UNA VOCAZIONE el.em.en.tar.e - bosich.it fileTentazione di esistere (Emil Cioran). Così l'antico...

11
(1) Terra Terza - Olio su Tela - cm 69x82 - 2010 (2) - Terra Seconda - Olio su Tela - cm 69x82 - 2010 L'ipotesi interpretativa dell'operare instancabile di G.B. mi appare una coazione a signi/ficare, a lasciare segni, forti, grassi, a di/pingersi, in/tagliarsi, in/cid/er/si.. …. Instancabilmente. Aggiogato, ad arare un duro terreno sassoso, come Jasone, un Drago. Soltanto al fine, forse, il Vello. D'oro. Scorgo una con-nex-ione mythicamente necessaria tra Histria e Colchide, un Occidente che si fa Oriente e un Oriente che si fa Occidente, scambiandosi le parti (e i parti). Ri- emerso. Ri-Sorto al Di/ven/ire, da un incrocio histro (pater) -gallurese (mater) da un suo personalissimo prologo prenatale, recava con Sé in Sé, un Dono e un Destino misto, un misc-uglio di complesse razze e karma psychici da scontare, nel Crogiolo diadico di questo Pianeta, di una Terra actualmente in doglie nella spasmodica doppia tensione di scaricarsi dell'ultimo peso (un dyno-antropo-sauro ormai ingestibile, che mette a repentaglio il resto della sua grande Famiglia d'Herbe d'Huomini e di Animali) e di portare alla luce un pro-METH-eo e un E-NEA-de post-humano. Un profugo da qwesta ult/ima Trojah, Sint-esi katastrofika delle éschate fasi del Kaliyuga. Come se comunque occorresse, in questo momento di transito, di passaggio epochale, che un figlio della Terra e del Cielo, incidesse nella dura cervice e nel duro codice di questo esituale arsenomorpho, nella sua mens tutta volta a uno smisurante mensurare, kalkolare, qwantifikare, solidificare, piombifikare, più che aurificare, il volto più efestino e più Tubalqaino..... UNA VOCAZIONE el.em.en.tar.e... Hilariensis

Transcript of UNA VOCAZIONE el.em.en.tar.e - bosich.it fileTentazione di esistere (Emil Cioran). Così l'antico...

(1) Terra Terza - Olio su Tela - cm 69x82 - 2010

(2) - Terra Seconda - Olio su Tela - cm 69x82 - 2010

L'ipotesi interpretativa dell'operare instancabile di G.B. mi appare una coazione a signi/ficare, a lasciare segni, forti, grassi, a di/pingersi, in/tagl iarsi, in/cid/er/si . . …. Instancabilmente. Aggiogato, ad arare un duro terreno sassoso, come Jasone, un Drago. Soltanto al fine, forse, il Vello. D'oro. Scorgo una con-nex-ione mythicamente necessaria tra Histria e Colchide, un Occidente che si fa Oriente e un Oriente che si fa Occidente, scambiandosi le parti (e i parti). Ri-emerso. Ri-Sorto al Di/ven/ire, da un incrocio histro (pater) -gallurese (mater) da un suo personalissimo prologo prenatale, recava con Sé in Sé, un Dono e un Destino misto, un misc-uglio di complesse razze e karma psychici da scontare, nel Crogiolo diadico di questo Pianeta, di una Terra actualmente in doglie nella spasmodica doppia tensione di scaricarsi dell'ultimo peso (un d y n o - a n t r o p o - s a u r o o r m a i ingestibile, che mette a repentaglio il resto della sua grande Famiglia d'Herbe d'Huomini e di Animali) e di portare alla luce un pro-METH-eo e un E-NEA-de post-humano. Un profugo da qwesta ult/ima Trojah, Sint-esi katastrofika delle éschate fasi del Kaliyuga. Come se comunque occorresse, in questo momento di transito, di passaggio epochale, che un figlio della Terra e del Cielo, incidesse nella dura cervice e nel duro codice di questo esituale arsenomorpho, nella sua mens tutta volta a uno smisurante mensurare, kalkolare, qwantifikare, solidificare, piombifikare, più che aurificare, il volto più efestino e più Tubalqaino.....

UNA VOCAZIONE el.em.en.tar.e...

Hilariensis

(3) Terra Prima - Olio su Tela - cm 69x82 - 2010

L'ipotesi interpretativa dell'operare instancabile, e apparentemente coatto a cui GB non si è mai sottratto, che mi ispira in questo intervento (lo conosco, o mi illudo di conoscerlo, da decenni) è quella di una continua, perenne invocazione-evocazione degli El.Em.En.Ti, che governano la Dynamis del Di-Venire nelle sue indefesse met-Amor-fosi. Sembra non sussistere ente, che si sottragga, in questa forse éschata fase del Kali-yuga, alla tentazione, alla fascinazione di existere;

che non abbandoni il Divino Ozio per tuffarsi, rituffarsi nei Gorghi del Gran Mar della Natura – come per una superna inevadibile Necessitas. Ne derivano ab- e ad-infinite tensjoni, di forme in eterna diuturna Rotazione, com:binazione, trasformazione, Trasfigurazione... ….. …..... Sembrerebbe che ogni statica, ogni fondamento,

UNA VOCAZIONE EL.EM.EN.TAR.E(SaToRi di Joseph Božić, aliter Giuseppe Bosich)

(4) Acqua Prima - Olio su Tela - cm 69x82 - 2010

(5) Acqua Seconda - Olio su Tela - cm 69x82 - 2010

ogni firmamento, si desti alla consapevolezza di una radicale Impermanenza - e pur tuttavia ambisca a una cosa sola, a uscire da una incantata impasse, ebbra di per-mut-az-yoni. Ed ecco gli antiqui, gli archaici déi (con dée) tornare a scendere, anzi a precipitare giù, serpentina per serpentina, in-re-si-s t - ib- i l -m-ent-e at t rat t i dal la Tentazione di esistere (Emil Cioran). Così l'antico Giove ricorreva ai più vari artifici, per ripresentarsi sull'oscenario humano di una storia sempre più in preda alla laida chronaca quotidiana (v. E. A. Pōē, The Raven e Sonetto alla scienza) ed Hera sale sull'autobus in Athene, all'alba del MM. Solo per restare in O c c i d e n t e , n e l l ' O c c i d e n t e geografico – ora che occidentificato il pianeta - Helios non trova più un Oriente da cui tornare a sorgere. Lucrezio, nel bene e nel male, nel brutto e nel bello, ha classicamente sintetizzato Athene e Roma, ricordate da Pōē come: “The glory that was Rome and the splendor that was Greece” connettendo la discesa della Dea (Venere) e l'ascesa della Terra, di Gaya. E l'ascesa di Roma e dell'Italia, l'Isola d i r u g i a d a n e l c u o r e d e l Mediterraneo. Giuseppe Bosich – qual profugo EN-eade anche lui da una moderna Troya Kali-yuga e globale, per la chronaca, Kali-Phornia, incide il suo segno, dettato dalla Dea delle Metamor fos i necessar ie a riattraversare il Mare dei morti/fikati e rifondare la scomunicante città. Spiritualmente. “Oh degli Eneadi Madre, Venere Alma, gaudio degli Déi e degli Humani; sotto i fluenti segnacoli del Firmamento... ….. ….....Tu che sola vivifichi e il Mare e la Terra, che recan messi, che recan navi, e tutti animi rianimi i viventi – avidi gli sguardi, appena sorti - di Luce, avidi di Sole. Ed ecco fuggono al Tuo Avvento – oh Dea - le tempeste e gli enfi di nuvole cieli mentre la Terra tutta è tutto un fiorir soave... ….. …..... e il Mare tutto un sorrider meiditerraneo non appena placato si dichiara l'Etere. Ed ecco che non appena spalancasi la beltà de l la luce d i Pr ima-Vera e rinvigorisce l'Aura Favonia... ecco che gli Uccelli per primi - impresso il Cuore della Tua Potenza - scattano ad annunziar il tuo Avvento, a darne il Segnale..... …..... …...........

(6) Acqua Terza - Olio su Tela - cm 69x82 - 2010

E poi le indomite fiere e gli armenti tutti a saltare a saltare per i lieti pascoli.....a guadare fiumare e torrenti........ talmente, oh Diva, Te cupidi seguon comunque dovunque Tu l'induca a seguirti.............” e poi ovviamente Ovidio e poi e poi. E fuoruscendo dal mondo classico, dal nostro Mediterraneo (anzi, Meiditerraneo, per restaurare uno almeno dei tanti nomi sfigurati dagli invasori nordici forse, dopo la katastrofe di Thera) ovviamente l'India, Madre di tutti i culti, di tutti gli amori, di tutti gli avatara. Trasfiguratrice di tutta la Biothanata Danza Elementare che si celebra nel Divin Sam-Sara di tutte le sementi in fermento. Danza di Luci e di Ombre, Danza di Notti e Dì, di Noche obscura e di

Giorno DIAMANTE-Folgore. Danza di Amore Folgore. Danza di Amore e Morte insieme.. Ahi, dolce-amara, amara-dolce Sorte.... amara-dolce Morte-e-Vita insieme”. Fuoco Acqua Terra Vento PNEUMA sigillati insieme - divina Im-pronta - in Pace -Tregua -Gue r ra . . . i n MET.AMOR. FICI...SPONSALI (((((Fervono .. febbrili... febbricitanti.....))))) (((((gli Elementi))))) (((((Ferve febbrile per-ENNE-mente in Amore))))) (((((fedele al suo Destino per-enne-mente in doglie la Musa))))) (((((la Dike e l'Adrasthea che ditta dentro))))) LE MET-AMOR-FOSI DI JOSEPH BOŽIĆ aliter G.B.

Hilariensis

(7) Aria Seconda - Olio su Tela - cm 69x82 - 2010

(8) Aria Prima - Olio su Tela - cm 69x82 - 2010

PER UNA INTERPRETAZIONE DELL’ARTE PITTORICA IN BASE

ALL’ARTE DELLA PAROLA; IN PARTICOLARE DELLA

PITTURA DI G.BOSICH.

Pongo come archetipo la Parola e l’arte della Parola. Ritengo che dalla indagine dei nomi – e in secondo luogo della scrittura che li trasporta, più o meno fedelmente, - sia possibile trarre gli auspici per una interpretazione di tutte le arti; e non solo. Consideriamo il caso G. B. Ritengo che l’elemento ispiratore primo sia costituito dal tesoro di leggende e favole e tradizioni orali, che egli ha ricevuto in custodia da bambino e da ragazzo. Questo tesoro (suiddatu, in tempiese) non l’ha mai abbandonato; egli ha continuato ad auscultarlo, per transmutare i materiali che ne attingeva via via da idola auris in idola mentis, da imagini acustiche in imagini ottiche. Anche Guglielmo Bilancioni,otorino-laringo-iatra e Dan t i s ta , c i tando un ’amp ia bibliografia, sosteneva già ottanta anni fa, nel suo saggio su Lutero (ed. Pozzi, 1926) qualcosa del genere: ovvero il primato del senso de l l ’ud i to , ne l l ’uomo (come c o n f e r m a t o d a l l a m o d e r n a embriologia) in certi uomini, ispirati dalla Parola, che erano portati, sulla scorta di una lunga tradizione o per diretta rivelazione acustica a ritener sacra, profetica, divina. Le mie ricerche sono assai anteriori alla recentissima lettura di questo testo; ma vi ho trovato vari elementi a rinforzo. Che la pittura di G. B. dopo la fase grafica, sia una pittura di metamorfosi ed essa stessa metamorfica è evidente già a un primo sguardo. Affascinato da questo fenomeno, però non si contenta soltanto di descrivere metamorfosi già esistenti; si dà un gran da fare per esprimerne altre, a molti livelli, in una proliferazione dall’estro spesso incontenibile, come è tipico in casi del genere. La metamorfosi diventa una chiave di lettura e di rappresentazione di tutto, m i c r o c o s m o u m a n o c o m e macrocosmo, in cui il primo è inscrivibile, ma non forse esauribile.Per quanto mi riguarda ho studiato questa metamorfosi in ambito linguistico e scritturale dagli anni 60.

(9) Aria Terza - Olio su Tela - cm 69x82 - 2010

In questo intervento intendo provare a interpretare la metamorfosi di Bosich in chiave linguistica; tentando di avvicinarmi al suo approccio “ottico” col mio “otico”, ovvero raffrontando occhio e orecchio; tradizione ottica e tradizione orale: o meglio aur-ale, ove aur- indica sia l’orecchio che la bocca. Possiamo anche esprimere la stessa idea con il termine aurorale. Ritengo che Bosich sia un lampante esempio di tradizione orale tradotta in ottica: una erodotea autopsia che non abbandona, non tradisce l’ascolto della Parola. Opera anzi per riconnetterle in un segno “mistico” che le contenga entrambe, con una notevole consapevolezza. E’ come se l’auroralità gli dettasse le imagines; insomma, gli succede come è successo a tanti, che

ne han lasciato ricordo; ma solitamente si avvalevano della scrittura e non della pittura (o della scultura). Dante, per tutti, che sostiene di scrivere “a quel modo che ditta dentro”; e parla di “dittator”; e tra i moderni a me particolarmente noti, la poetessa Regina Elia Paessler, un singolare caso moderno, studiato da parecchi, autrice di alcuni perfetti sonetti che contengono molti elementi che fanno pensare ai Fedeli d’Amore; compreso il talento divinatorio e terapeutico. Questo dictator è presente in Bosich ed egli si adopera a tradurne le parole in immagini con una costanza e una fedeltà incrollabile. Possiamo esprimere la stessa cosa sostenendo che egli continua a tradurre il dialogo verbale interiore, le rivelazioni interiori della Parola materna e tradizio -

(10) Fuoco Primo - Olio su Tela - cm 69x82 - 2010

(11) Fuoco Terzo - Olio su Tela - cm 69x82 - 2010

-nale, in pitture, in segni accessibili anche per l’occhio. Fosse stato cantore, musico, non ce ne sarebbe stato bisogno. L’archetipo di ogni metamorfosi è accessibile agli uomini, tramite la Parola, la lingua materna; è la madre, e/o l’ambiente femminile a iniziare ad essa il frutto del suo grembo, a cui dà così una seconda vita, quella sociale, dopo quella individuale. Il fiat lux (dare alla luce) è preceduto dal fiat vox: sarà la vox a dominare la vita umana, più che la lux (come per i vegetali).

Questa la mia premessa, su base Giovannea, ma anche africana (v. Dogon e Bambara) nonché indo-tibetana. La philosophia perennis, se i n t e n d e s s e s u c c e d e r e a l l a Metamorphosis perennis, farebbe magra figura. La m. p. è infatti in-ad-dom-est-ic-ab-ile. Non è filosofabile. Ovviamente è precedente all’antropo e alla sua logica e valica ogni confine. Li crea per valicarli e li valica per ricrearli. Non ha fini e non ha inizi; E’; e nello stesso tempo e luogo non è. Essere-e-non-essere in-simultanea- istantanea. Sarebbe allora Chaos? (Greco chàos e chaòs, significanti caos e nobiltà). Ordine e chaos insieme e dal loro casto-incestuoso con-nub-io scocca, come dalla nube la folgore, si direbbe in ka-SHMiR, il bio/thanatos: ovvero la UNIO (UNI-versa) di Vita e Morte in-sieme. In-seme.

Posseduto, invaso da questo vero, l’Arte che si manifesta attraverso G.B., è una “sezione” dell’Arte im-m a n - e n t e i n N a t u r a ; consapevole/inconsapevole che sia il così detto autore, in qualsiasi misura. Certo l’artista occidentale generico, m e d i o , s o s t i e n e d i e s s e r s i emancipato da tutto ciò; ci mette la sua firma il suo marchio il suo segno, inconfondibile, sostiene.

Sostiene che la roba che produce è tutta sua; al massimo si riconosce in parte in debito con qualcuno che lo ha preceduto, che ha dato inizio al modo (e alla moda) in cui lui si trova inserito (inseritosi da sé o dalla critica). Bisogna uscire dall’Occidente, da questo Occidente ueber-borghese (ciò che è difficilissimo, oggi, che Occidente è quasi tout le monde, e nell’Occidente han confluito, pare, nord e sud, est ed ovest e anche zenit e nadir).

(12) Fuoco Secondo - Olio su Tela - cm 69x82 - 2010

Ma questo è l’Occidente storico, economico, tecnologico, scientifico: non è l’Occidente naturaleE’ l’Occidente che si adopera a domare la “metamorfosi per-enne”; che si illude di conoscerne le leggi e finanche di poterle cavalcare, variare ad libitum, per assumere, della metamorphosis, il controllo. Questa è la sua “gloria” e la sua “dannazione”. Questa la sua impostazione, la leva archimedea che poggiata su questo fulcro fa emergere dall’infinito potenziale il suo possibile atto. La sua possibile commedia e la sua possibile tragedia. Il suo divenire e il suo Untergang. S e c o n d o l ’ i n d o - o c c i d e n t a l e A n a n d a Coomaraswamy compito dell’arte è quello di trasfigurare la natura in Arte appunto. Credo

che la Natura sia già Arte; e che il suo “creator spirito” o il suo “ordinatore” – altre ipotesi queste antropo-logiche – è già di per sé un Grande Artista. Non scorgiamo forse in qualsiasi ente in atto una manifestazione della Grande Arte della Natura? L’antropo non fa che manifestare a sua volta un inna to i s t in to a r t i s t i co . P iù o meno allontanandosene, più o meno ad esso “fedele d’amore”: “signi-ficando” a quel modo che “ditta dentro”. Questo dittatore è in ogni cosa, in ogni aspetto della Natura Naturans, articolando in tutte le forme le sue per-enni epi-fanie ed epi-fonìe. Prendiamo il Linguaggio. Nel Linguaggio notiamo, dia-cronicamente e sin-cronicamente, un per-enne per-mut-are di fonie, di accenti, di toni, di vocali e

(13) Catena D’Unione con Isola - Olio su Tela - cm 200x160 - 2005

(14) Scaffale Alchemico - Olio su Carta - cm 50x70 - s.d.

con-sonanti; e anche un continuo trapassare metaforico e metafonico da un senso all’altro, da una suggestione all’altra. Parlo del Linguaggio normale; i linguaggi specialistici sono costretti a porre un argine a questa Potenza, a questa energia ed enargia interna, a questa inarrestabile cangianza, instaurando una meccanica corrispondenza biunivoca tra significante e significando. E violentando, sverginando la Natura stessa del Linguaggio. Consci di questa interna energia, la scrittura sanscrita, ad esempio è riuscita a darsi una struttura che le permette di restare assai vicina ad essa; così che una parola, una frase, un titolo, una composizione, possa significare assai di più di quel che appare di voler dire a prima vista: come si osserva per es. in un’opera di un secolo fa dedicata al linguaggio perduto dei simboli, in inglese (Bailey). La stessa cosa possiamo dire per le interpretazioni “cabalistiche” della tradizione ebraica. E Dante sostiene che molti sono i significati della sua Comedia, che si inserisce perfettamente nella tradizione. Del resto si rifaceva ai provenzali; e provenzale era anche Nostradamus, che nelle sue Centurie sembra che si sia avvalso di tecniche affini. Sostengo che la chiave linguistica – intesa come sopra la Lingua, come innata e naturale epi-fonia

(15) La Grande Giostra - Olio su Tela - cm 160x200 - 2002 - 2004

perennis – possa essere con vantaggio utilizzata per interpretare ogni altra forma d’arte. Che la Tradizione orale – materna – contiene in sé questa chiave, come un modulo, un codice che era, e che è ancora, custodito “en archè”. Che se l’uomo perdesse la lingua, e la tradizione materna, non sarebbe più tale. Che la madre, dopo di aver dato il figlio “alla luce”, gli dà una seconda nascita, la parola, il Verbo. E che il fiat vox precede il fiat lux. E che probabilmente la tradizione occidentale, che si rifà alla Bibbia, ed ha un netto taglio patriarcale (attenuato nel messaggio del Christòs), si è

appropriata di una precedente tradizione matriarcale, alterandone il messaggio: fondato su di un fiat vox, prima che su di un fiat lux. Sulla Parola e sull’audizione, più che sulla visione. Su di una Welt-an-hoer-ung, più che su di una Welt-an-schau-ung (oggi decaduta a Welt-an-show).Ne consegue che la lettura dell’arte metamorfica che si manifesta in G.B. non è che una sezione del folklore a cui egli – consapevole-inconsapevole, attinge. E che per la comprensione della fase iniziale bisogna guardare al suo folklore; ma per la comprensione delle fasi successive, a causa della

(17) Pescatrice e Calamaro - Olio su Carta - cm 35x50 - 2004

(16) Tessuto D’Umanità (Grande Rosso) - Olio su Tela - cm 200x160 - 2004

metamorfosi e della metaforizzazione per-enne in atto, quel folklore non basta più. Quel folklore, il modulo, la chiave analogica che gli offriva, ha coinvolto, dal la sua nicchia, senza mai fondamentalmente tradirla, tutto il mondo moderno, l’intero Occidente e il suo divenire. Un divenire fondamentalmente impostato su di una Welt-an-schau-ung/Welt-an-schmerz e quindi sugli strumenti della visione, dell’okkio; che ha condotto e conduce una “guerra” ideologica a danno dell’audizione. Chi si ricorda ancora dello SHMA’ Isra’èl? Che era una impostazione “acustica”; che conteneva un rinvio, un ricordo della Tradizione archea. Ritorna restaurato nel Nuovo Patto: “En archei en o Logos”In principio era la Parola (materna). Dunque l’arte che si manifesta, epifanicamente, in G.B. prima ancora che guardata, va “ascoltata”, con l’audizione interiore. Collegandoci al suo folklore e al folklore in genere. Per una resurrezione, per una nuova epifonia del Verbo. (Ma occorre prima un lungo studio dedicato a decifrare il suo argot pittorico-figurativo).

Hilariensis