Una primavera “calda” I mo rt al eC n...I ng ic sm l pd v - t u ol ac rd ineà h , ’ p g - gia...

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PERIODICO DI INFORMAZIONE MUSICALE DELL’ASSOCIAZIONE AMICI DEL CARLO FELICE E DEL CONSERVATORIO N. PAGANINI Autorizzazione del Tribunale di Genova del 22/1/92 Una primavera “calda” C i sono autori ricordati per una mole imponente di com- posizioni, altri per uno sparuto gruppetto di esse ed al- tri ancora la cui immortalità è legata ad un titolo. E’ questo il caso di Bizet, giovane e prolifico compositore francese, morto prematuramente a 38 anni dopo la prima di Car- men, che, beffardamente, non ottiene nemmeno l’ombra del successo imperituro di cui godrà da allora in avanti. Come mai questo evento eccezionale? Era Bizet nulla di più che un onesto artigiano cui capitò un colpo di genio? No; chi conosce la Sinfonia in do maggiore o i Pescatori di Perle o L’Arlesienne sa bene che ci troviamo di fronte ad uno Schubert francese dove l’impronta del genio suggella molti suoi lavori. Costantemente alto il livello artistico quin- di, ma senza dubbio con la sua ultima opera Bizet rag- giunge in un colpo solo l’obiettivo di un perfetto equilibrio tra potenza drammatica, caratterizzazione dei personaggi, costruzione musicale, equilibrio di esotismo e classicismo, senso del colore orchestrale ed inevitabilità melodica, di rarissima coerenza. Forse prima di Carmen solo Fidelio vantava una tensione drammatica senza alcun cedimento. DINO BURLANDO ORAFO Pezzi unici di laboratorio 16121 GENOVA - PIAZZA COLOMBO, 3/10 TEL. E FAX 010 589362 [email protected] Immortale Carmen C on “Carmen”, spettacolo fra i più attesi dell’attuale stagione del Carlo Felice, il cartellone lirico si avvia alla conclusione. Mancano ancora due soli titoli, un bal- letto (“Biancaneve”) e un’opera (“Il barbiere di Siviglia”) e poi calerà il sipario su una stagione che ha avuto ec- cellenti picchi positivi (pensiamo a “Otello” e a diversi concerti sinfonici), ma anche brusche “cadute”. Se l’attività artistica si concederà una pausa di rifles- sione, in Teatro i prossimi mesi saranno molto caldi. Il piano industriale varato dal consiglio d’amministrazione e fortemente osteggiato dai sindacati è, al di là dei giu- dizi che se ne possono dare, l’unico grimaldello in gra- do di aprire i forzieri del ministero. Le ragioni, vanno detto, sono equamente suddivise fra le due parti che si contrappongono nella vertenza. I vertici del Teatro debbono, per garantire un rapporto equilibrato fra entrate (in diminuzione) e uscite (in au- mento) ridurre i costi fissi e questo comporta tagli al personale con la riduzione di un organico già sottodi- mensionato. D’altra parte i lavoratori sono stanchi di dover pagare ancora una volta in prima persona dopo i due anni di contratti di solidarietà che non hanno risol- to il problema, caso mai, hanno protratto l’agonia. L’auspicio è che, sedendo a un tavolo con effettivo spirito collaborativo, vertici e sindacati riescano a ri- toccare il piano (che il sindaco Marco Doria ha definito passibile di correzioni e interventi, purchè non sia stra- volto nei suoi equilibri numerici) per rendere meno ama- ra la pillola ai dipendenti e dare una nuova speranza al Teatro. In gioco ci sono molti posti di lavoro e soprat- tutto la cultura di una intera città che, in un’epoca gri- gia come la nostra, non può certo fare a meno del suo Teatro musicale. Roberto Iovino n. 111 - Maggio 2014 Lorenzo Costa (segue a pagina 2)

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PERIODICO DI INFORMAZIONE MUSICALE DELL’ASSOCIAZIONE AMICI DEL CARLO FELICE E DEL CONSERVATORIO N. PAGANINIAutorizzazione del Tribunale di Genova del 22/1/92

Una primavera “calda”

Ci sono autori ricordati per una mole imponente di com-posizioni, altri per uno sparuto gruppetto di esse ed al-

tri ancora la cui immortalità è legata ad un titolo. E’ questoil caso di Bizet, giovane e prolifico compositore francese,morto prematuramente a 38 anni dopo la prima di Car-men, che, beffardamente, non ottiene nemmeno l’ombradel successo imperituro di cui godrà da allora in avanti.

Come mai questo evento eccezionale? Era Bizet nulla dipiù che un onesto artigiano cui capitò un colpo di genio?No; chi conosce la Sinfonia in do maggiore o i Pescatori diPerle o L’Arlesienne sa bene che ci troviamo di fronte aduno Schubert francese dove l’impronta del genio suggellamolti suoi lavori. Costantemente alto il livello artistico quin-di, ma senza dubbio con la sua ultima opera Bizet rag-giunge in un colpo solo l’obiettivo di un perfetto equilibriotra potenza drammatica, caratterizzazione dei personaggi,costruzione musicale, equilibrio di esotismo e classicismo,senso del colore orchestrale ed inevitabilità melodica, dirarissima coerenza. Forse prima di Carmen solo Fideliovantava una tensione drammatica senza alcun cedimento.

DINO BURLANDOORAFO

Pezzi unici di laboratorio16121 GENOVA - PIAZZA COLOMBO, 3/10

TEL. E FAX 010 [email protected]

Immortale Carmen

Con “Carmen”, spettacolo fra i più attesi dell’attualestagione del Carlo Felice, il cartellone lirico si avvia

alla conclusione. Mancano ancora due soli titoli, un bal-letto (“Biancaneve”) e un’opera (“Il barbiere di Siviglia”)e poi calerà il sipario su una stagione che ha avuto ec-cellenti picchi positivi (pensiamo a “Otello” e a diversiconcerti sinfonici), ma anche brusche “cadute”.

Se l’attività artistica si concederà una pausa di rifles-sione, in Teatro i prossimi mesi saranno molto caldi. Ilpiano industriale varato dal consiglio d’amministrazionee fortemente osteggiato dai sindacati è, al di là dei giu-dizi che se ne possono dare, l’unico grimaldello in gra-do di aprire i forzieri del ministero.

Le ragioni, vanno detto, sono equamente suddivisefra le due parti che si contrappongono nella vertenza. Ivertici del Teatro debbono, per garantire un rapportoequilibrato fra entrate (in diminuzione) e uscite (in au-mento) ridurre i costi fissi e questo comporta tagli alpersonale con la riduzione di un organico già sottodi-mensionato. D’altra parte i lavoratori sono stanchi didover pagare ancora una volta in prima persona dopo idue anni di contratti di solidarietà che non hanno risol-to il problema, caso mai, hanno protratto l’agonia.

L’auspicio è che, sedendo a un tavolo con effettivospirito collaborativo, vertici e sindacati riescano a ri-toccare il piano (che il sindaco Marco Doria ha definitopassibile di correzioni e interventi, purchè non sia stra-volto nei suoi equilibri numerici) per rendere meno ama-ra la pillola ai dipendenti e dare una nuova speranza alTeatro. In gioco ci sono molti posti di lavoro e soprat-tutto la cultura di una intera città che, in un’epoca gri-gia come la nostra, non può certo fare a meno del suoTeatro musicale.

Roberto Iovino

n. 111 - Maggio 2014

Lorenzo Costa(segue a pagina 2)

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La Lirica

(dalla prima pagina)

Salutata da Nietzsche come “l’opera perfetta” (complicedi questo giudizio anche la rottura del filosofo con Wagner),Carmen si rivela come tale ad ogni rappresentazione.

Il Preludio, celeberrimo, è costruito secondo lo schemabipartito delle ouverture romantiche, ma l’assertività deidue temi, la marcia dei toreador in apertura, con il suo bril-lante carattere marziale e il tema dell’aria di Escamillo, liri-co e cantabile, costituiscono nella loro naturalezza una dia-de musicale che fa presa su chiunque. Ma non è solo il co-lore e la facilità melodica a connotare l’inizio di Carmen,perché magistralmente dopo la chiusa del Preludio, irrom-pe immediatamente il tema della morte, che sarà ripresonell’incontro Carmen Don Josè, nel terzo atto e nel Fina-le.Perentorio e minaccioso nella sua tonalità minore questotema connota tutta l’opera ed è elemento dominante piùancora di quello “sensuale” e di quello brillante spagnoleg-giante. In un’alternanza continua questa parentesi tenebro-sa porta al quadro locale del coro introduttivo e della mar-cia dei bambini. Atmosfere più francesi che spagnole re-spiriamo fino all’arrivo in scena di Carmen. Non a caso laprotagonista viene introdotta con una danza tipica spagno-la, la Habanera in ritmo lento non lontano da quello del Tan-go. Certamente il colore locale e la sottile sensualità datadal ritmo stesso e dalla vocalità, fanno di questa pagina unaltro esempio di riuscita perfetta, nonostante la forma re-sti quella canonica dell’opera francese con tanto di inter-venti corali. Non siamo ancora all’epoca in cui la musica po-polare spagnola viene citata senza un maquillage armoni-co e orchestrale accademico (bisognerà aspettare Albeniz, De Falla e Turina), ma l’effetto all’epoca fece esclamare amolti che un francese aveva composto la più bella operaspagnola. L’aria del fiore di Don Josè e l’aria di Micaela so-no rispettivamente l’omaggio all’aria tenorile imprescindibi-le ai tempi e l’aria sopranile lirica trasognata pura in cui Bi-zet immette tutta la sua vena di espansione melodica. Pa-gina di per sé gradevole quella di Micaela ma non capola-voro, si potrà dire; ma attenzione perché essa rappresen-ta l’altro amore rispetto a quello prospettato da Carmen:puro, angelico, canonico il primo, sensuale, selvaggio, in-definito il secondo. Ecco allora la differenza formale del di-scorso musicale. Perfetta alternanza di atmosfere trovia-mo nel secondo atto tra dimensione corale collettiva, can-zoni, duetti, concertati. Anche qui il colore locale spagnolo

ricorre alla citazione della danza (Habanera), ma le chiuserichiamano le vertigini corali di Berlioz. Ancora una volta pil-lole di Spagna innestate in un ordito francese. Mirabilissi-mo il terzo atto a partire dallo stupefacente Preludio, in cuil’intreccio tematico di flauto e oboe dipana un quadro not-turno (ed il terzo è atto interamente notturno!) che per ef-ficacia timbrica e poetica richiama l’apertura dell’atto delNilo di Aida. Notte, presagi di morte investono tutta la pri-ma parte di quest’atto così bello (e naturalmente meno co-nosciuto) a partire dal terzetto delle carte, scarna e tragi-ca profezia di un destino mutato rispetto alle premesse.L’irruzione di Escamillo, ancora una volta con un’aria di di-sarmante efficacia melodica porta ulteriore novità nel’in-treccio, ma la “guasconeria” brillante da lui rappresentata,lascia spazio ad una chiusa drammatica. Nuovamente il co-lore spagnolo apre l’ultimo atto come brillante e festosa in-troduzione, a partire dall’Aragonaise orchestrale, ma è dalfatidico “C’est toi? C’est moi!” che l’ispirazione di Bizet pren-de il volo in un Finale dove il declamato musicale sostituiscela forme canoniche e crea il climax drammatico di tutta l’o-pera. Ultimo eco della corrida e Carmen muore colpita dachi non sa fare a meno di lei e che non riesce ad accetta-re il suo bisogno assoluto di libertà. I due accordi finali sug-gellano la fine di un amore assoluto ma impossibile. Lamorte preventivamente raffigurata già dall’inizio, concludela parabola di Carmen e Josè. E difficilmente avrebbe po-tuto essere resa in musica con maggiore e determinanteefficacia. Onore a Bizet.

Lorenzo Costa

Immortale Carmen

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L’intervista

“Carmen è un personaggio straordinario, colossale.Racchiude in sé tante donne differenti. Rappresenta

la sensualità, ma anche la determinazione, la violenza”. So-nia Ganassi parla del personaggio che si accinge a inter-pretare al Carlo Felice. Un personaggio che la lega parti-colarmente al teatro genovese: “Qui – ricorda – l’ho de-buttato nel 2002 con la direzione di Michel Plasson e laregia di Hugo De Ana. Da allora l’ho reinterpretata una so-la volta. Ma in tutte e tre le occasioni mi sono resa contoche Carmen offre infinite possibilità interpretative che di-pendono dalla sensibilità della cantante, naturalmente, maanche dal taglio che vuole dare all’intera storia il regista.La sua grandezza sta proprio in questo: essere una figuraaperta proprio perché Bizet lascia spazio a varie chiavi dilettura”.

-Come è diventata cantante?“Ho scoperto la musica da sola. Ero ancora una ragaz-

zina, il canto mi ha affascinato da subito. Nel 1990 la vit-toria a Spoleto mi ha aperto le porte alla professione. Il de-butto importante è arrivato nel 1992 all’Opera di Romacon il “Barbiere di Siviglia”…

-E proprio con l’opera rossiniana si è presentata qui aGenova per la prima volta nello stesso 1992…

“Al Carlo Felice sono molto affezionata. Amo il vostroteatro perché ha una sala meravigliosa e cantare su quelpalcoscenico dà una splendida sensazione. E poi, aggiun-go un elemento personale, l’amore per Genova è aumen-tato in questi ultimi anni perché il mio compagno è un pro-fessore d’orchestra al Carlo Felice”.

-Insomma, si sente, ormai, un po’ genovese…“Nel nostro lavoro vagabondo è difficile sentirsi di una

città. Le mie radici di nascita sono a Reggio Emilia, ma poile vere radici sono dove si hanno i propri affetti”

-Nella sua intensa carriera, c’è un episodio divertenteche ricorda con particolare piacere?

“Ce ne sono tanti. Abbiamo citato i miei esordi con ilBarbiere e mi viene in mente un’edizione al Metropolitan.Io ero alle prime armi, mentre Basilio era, in una recita, ilgrande Samuel Ramey, una splendida persona, ma che miincuteva, per la sua grande fama, un certo timore. Per meera un mito. Ramey non aveva potuto fare prove con noi,gli avevano spiegato velocemente le posizioni principali. Aun certo momento io dovevo passargli la custodia di un

Sonia Ganassi, Carmen, mon amour

violino. E, arrivati al momento, io gli lanciai l’oggetto, men-tre lui si aspettava un passaggio più lento. Morale, nonprese la custodia che lo centrò in piena testa. Lui rimasesbalordito e io, altrettanto sorpresa, scoppiai a ridere.Una risata contagiosa tanto che in scena ridevamo tutti,tranne Ramey. Il pubblico pensò ad una gag e scoppiò inun fragoroso applauso”.

-Il suo sogno nel cassetto?“Anche in questo caso, debbo dire che ce ne sono tan-

ti. Molti non si potranno esaudire. Penso ad esempio adopere come Armida o Alceste di Gluck che vorrei affron-tare ma che nella situazione attuale dei Teatri sono eventidavvero rari. Una pazzia, però, la farò, spero, a breve:“Cavalleria rusticana”. E’ un capolavoro assoluto e credo diavere ormai la maturità per affrontarla, dalla mia espe-rienza di belcantista”.

Roberto Iovino

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L’approfondimento

“Quando presi a far la musicadell’Alceste mi proposi di spo-

gliarla affatto di tutti questi abusiche introdotti o dalla mal intesavanità dei cantanti o dalla troppacompiacenza dei maestri, da tantotempo sfiguravano l’opera italiana,e del più pomposo e bello di tutti glispettacoli ne fanno il più ridicolo e ilpiù noioso … pensai di restringerela musica al suo vero ufficio di ser-vire la poesia per la espressione eper le situazioni della favola senzainterrompere l’azione … ho credutopoi che la mia maggior fat icadovesse ridursi a cercare una bellasemplicità …” così il compositoretedesco Christoph Willibald Gluckesponeva nella Prefazione dell’Alce-ste (1767) le sue idee sulla dram-maturgia musicale. Per Gluck, dicui quest’anno ricorre il terzo cen-tenario della nascita (Erasbach, 2luglio 1714 – Vienna, 15 novem-bre 1787), critici e musicologi han-no versato fiumi di inchiostro. Ènoto come dall’incontro del musici-sta con il poeta livornese Ranieride’ Calzabigi abbiano trovato attua-zione quelle istanze di rinnovamen-to cui l’opera seria italiana aspiravada anni. Altrettanto note le istanzestesse … il soggetto dell’operadoveva essere riferito a grandieventi, a forti passioni a personag-gi straordinari e unitario, ruotanteattorno a un’azione sola e coeren-te, senza interruzioni o divagazioni… inevitabili dunque l’abolizione del-le arie con il da capo e la conse-guente eliminazione di ogni libertàdi improvvisazione virtuosistica daparte dell’interprete, l’attenuazione

pessimi, r isultat iletterari”. C’è poichi ha rilevato quan-to più incisivi, nell’e-voluzione dell’opera,siano stati i lavoriteatrali di Mozart -e non soltanto latrilogia dapontiana,ma anche e soprat-tutto Idomeneo eLa Clemenza diTito. Si è accettata,insomma, troppo alungo la vulgata diun Gluck riformato-re che in un soffio

distrugge l’Opera Seria e getta lebasi della “musica dell’avvenire”, ali-mentata dall’enfasi di parte dellacritica, pronta a dimostrare unasua presunta superiorità rispettoalla musica del tempo, in quantoprecursore del futuro “drammamusicale” wagneriano. Certo Glucke Calzabigi ebbero l’indubbio meritodi aver attuato una teorizzazionesistematica e coerente, certo laloro concezione melodrammaturgi-ca influenzò l’attività creatrice dinumerosi compositori, specialmen-te italiani e francesi, favorendo,paradossalmente, il trapianto dell’o-pera italiana in altri stati europei,ma se non vogliamo cadere nelleforzature a lungo inculcateci dacerta critica tedesca imbevuta diwagnerismo, dobbiamo necessaria-mente riconoscere i tanti debiticontratti con predecessori e con-temporanei, nonché la reale inci-denza delle loro teorizzazioni.

Aureliano Zattoni

Gluck … qualche considerazione a trecento anni dalla nascita

del lo stacco trarecitativo ed aria,l ’ampliamento delruolo del coro, l’im-piego di sinfonie ini-ziali ridotte e finaliz-zate ad introdurregli ascoltatori nel cli-ma dell’opera (eroi-co, pastorale, dram-matico). Fondamen-tale, poi, l’esecuzio-ne … controllata eguidata dal composi-tore, necessitava diun luogo convenien-te, di interpret iappositi e adeguati, di un pubblicoselezionato, preparato e illuminato.Tutto ciò, ovviamente, non eraapparso dal nulla, frutto della supe-riore genialità di compositore elibrettista ma, come sempre acca-de, derivava da un processo piùlungo e sedimentato nel tempo. Aben guardare, nell’ambito della pro-duzione drammaturgica gluckiana,furono solo tre i lavori (Orfeo edEuridice, Alceste, Paride ed Elena),in cui trovarono una reale e com-pleta applicazione le teorie elabora-te di concerto con Ranieri de’ Cal-zabigi e non è mancato fra i criticichi ha evidenziato come i risultatipiù interessanti non vadano ricer-cati tanto nei libretti, quanto nelleprefazioni agli stessi, testimonianzadella temperie culturale dell’epoca“richiamando per certi versi, gliautori del futurismo italiano: tantoprolifici in proclami e manifestiestetici ed artistici, quanto incon-cludenti nei modesti, quando non

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Nei giorni scorsi il pianista ligure Mas-simo Anfossi (diplomatosi alcuni

anni fa al “Paganini”) è stato protagonistaalla Beethoven Haus di Bonn di una esecu-zione particolarmente importante. Sul for-tepiano di Beethoven (il Conrad Graf del1824) ha infatti interpretato la “FantasiaInedita Biamonti 213” da lui incisa tempofa in prima registrazione mondiale per l’eti-chetta “Inedita” di Roma. La Fantasiaappartiene a una raccolta di manoscritti(Kafka Skizzenbuch) custoditi al BritishMuseum e databili fra gli ultimi anni diBonn e l’inizio dell’Ottocento. Il lavoro èincompiuto: dovrebbe essere articolatoinfatti in tre movimenti, ma l’Allegro finalenon è stato portato a termine dal musicista.Completi sono invece l’Allegro iniziale el’Andante centrale che appaiono paginegradevoli, costruite con estro in un climache rimanda ad Haydn, autore “vicino” algiovane Beethoven. Anfossi ne garantisceuna lettura chiara e limpida nel disco cheoffre altri brani poco conosciuti del compo-sitore di Bonn. Giovanili sono le Variazioni(Anhang 10), il Rondò (Anhang 6) il Kla-viertstucke (WoO 54) e le Bagatelle (WoO52), tutte databili probabilmente intorno afine Settecento o inizi Ottocento. Più tardesono invece le Bagatelle op.126 e i Klavier-tuske WoO 60, 61. Nel complesso un affa-scinante viaggio nel pianismo beethovenia-no colto nei suoi aspetti meno noti e risoltoda Anfossi con felici intuizioni interpretativee ammirevole chiarezza espositiva. r.i.

“Il Canto delle mandriane bernesi”è una breve composizione per vocefemminile e chitarra, giocata a metàtra la romanza da salotto e l’aria d’o-pera, in cui si respira un che di“eroico” che ritroveremo in moltimomenti verdiani. Il resto del pro-gramma del cd è la fedele riprodu-zione del repertorio che Mazzinistesso amava eseguire, da solo ocon altri strumentisti, e che in unalettera londinese del 1841 richiedealla madre, affinché gli inviasse dal-l’Italia i pezzi indicati. Ecco allora ilcelebre Cantabile in Re Maggioreper violino e chitarra e tre brani perchitarra sola di Paganini, la Serena-ta op. 96 di Carulli per due chitarre,due trascrizioni di ouverture di Ros-sini, La pietra del paragone” e “LaGazza ladra” adattate da Carulli e l’a-dattamento di Mauro Giuliani dell’A-ria “Qual mesto gemito” della rossi-niana “Semiramide”.

Un cd di un repertorio inconsuetoe vario, ottimamente eseguito daimembri della Camerata Musicale Li-gure (Simone Mazzone e Josè Sca-nu, chitarre, Giovanni Sardo, violino,Marco Moro, flauto) che regalanoesecuzioni accurate e meditate neibrani solistici o in duo, ed un ade-guato senso del colore brillante e delvirtuosismo negli adattamenti delleouverture rossiniane. L’intero cd èeseguito con strumenti d’epoca perquanto concerne il violino e le duechitarre, con accordatura a 436 hz.Da segnalare la buona prova del so-prano Lilia Gamberini, elegante e si-cura interprete vocale nella prima re-gistrazione assoluta del Canto dellemandriane Bernesi di Mazzini.

L.C.

Anfossi interpreta un Beethoven inedito

Il panorama discografico si arri-chisce di un cd edito dalla De Ve-

ga che, una volta tanto, ha la suapiena ragione d’essere. Si tratta diuna raccolta tripartita dove troviamopezzi dove la chitarra è protagonistaunica ed assoluta, altri dove condivi-de il palco con un altro strumentosolista o con la voce, ed infine altriancora dove rientra in un ensemblepiù ampio.

Il minimo comune denominatoredella raccolta è… udite udite… Giu-seppe Mazzini! Non è un caso diomonimia ma trattasi veramente del-lo storico patriota, fondatore dellaGiovine Italia, che figura nel cd in an-che in qualità di compositore del pri-mo brano “Il canto delle mandrianebernesi”. Per la prima volta su cd lavoce della chitarra appartenuta aMazzini.

Come ben spiegato nelle accuratenote del libretto, redatte da RaffaeleMellace, docente di Storia della Mu-sica all’Università di Genova, la Musi-ca per Mazzini rivestiva un dupliceruolo: da un lato quello “sociale e po-litico”, ben descritto nel saggio del1836 “Filosofia della Musica”, dall’al-tro quello personale e privato, chevedeva il grande uomo politico impe-gnato a suonare la chitarra (in parti-colare quella realizzata da GennaroFabbricatore nel 1821, sua caracompagna negli anni dell’esilio londi-nese), e talvolta a cimentarsi in bre-vi composizioni. Ed è proprio la Fab-bricatore, di cui Josè Scanu è cura-tore ufficiale su incarico del Comunedi Genova (la chitarra è infatti custo-dita nel Museo del Risorgimento diVia Lomellini), che dà voce ai braniregistrati.

Giuseppe Mazzini, musicofilo!

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Attualità e attività

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Una borsa di studio per Alice e CarolinaLa nostra Associazione ha assegnato nei giorni

scorsi due borse di studio ad altrettante studen-tesse del Conservatorio “Paganini”. Si tratta di AliceQuario Rondo e Carolina Pivetta che dallo scorso annolavorano alla informatizzazione dell’archivio storico delCarlo Felice. Il progetto ideato da Roberto Iovino è na-to nel 2012 ed è stato inserito in una convenzione frail Conservatorio stesso e la Fondazione lirica.

Nel primo anno hanno lavorato alla archiviazione einformatizzazione del materiale (programmi, locandine,fotografie) quattro studentesse (Nicole Olivieri, CarolinaPivetta, Alice Quario Rondo, Carlotta Viale) che hannousufruito di crediti da parte del Conservatorio.

Il lavoro è poi proseguito quest’anno con Alice e Ca-rolina, entrambe nel frattempo laureate all’Istituto mu-sicale. La borsa di studio, nel premiare la loro attività,sottolinea l’attenzione con cui la nostra Associazionesegue tanto il Teatro quanto l’attività del Conservatorio.

Garaventa, il ricordo di una grande voce

La nostra Associazione aveva inprogramma per l’autunno pros-

simo una serata dedicata agli 80 an-ni di Ottavio Garaventa. Il grande te-nore genovese, purtroppo, è man-cato nelle scorse settimane susci-tando profonda commozione inquanti lo avevano ammirato sul pal-coscenico per le sue straordinariequalità musicali e, nel quotidiano,per la sua generosità umana.

Raccontava con giustificato orgo-glio di essere stato l’unico a vincereil Concorso Aslico come baritono epoi come tenore. Allievo della zia Ro-setta Noli, Garaventa aveva, infatti,iniziato una splendida carriera comebaritono. Ma poi aveva avuto il co-raggio e l’umiltà di rimettersi in di-scussione quando aveva capito che

la sua voce virava verso un registrotenorile. E aveva fatto bene. Cometenore, infatti, si è imposto a livellointernazionale per la bellezza del tim-bro, per un fraseggio chiaro e peruna tecnica che gli ha consentito diesibirsi nei più grandi teatri del mon-do con un repertorio di oltre 113opere. Sua grande passione, Verdi,naturalmente, senza dimenticareDonizetti e anche qualche fortunataescursione nel verismo. A Genova,Garaventa ha cantato molto spesso.Ci piace ricordarlo nel “Mefistofele”di Russell del 1987, un Faust hippyinappuntabile vocalmente. La sua vo-ce rimane nel ricordo di quanti lohanno applaudito e, per fortuna, intante incisioni discografiche. Segna-liamo, ad esempio, “La traviata” re-

gistrata nel 1968 con Renata Scot-to (Opera Addiction), mentre al1981 risale un altro Verdi pregevo-le, un “Nabucco” diretto da MaurizioArena a Verona con Renato Brusone Ghena Dimitrova (ed. Warner).

Ampio il repertorio discograficodonizettiano: dal “Diluvio universale”genovese (Opera rara) a “CaterinaCornaro” (Bongiovanni), da “MariaStuarda” con la Verrett e la Caballè(Myto) a “Les Martyrs” con LeylaGencer e Ferruccio Furlanetto (Li-ving Stage). r.i.

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I nostri Concerti

L’11 marzo si è esibito per i no-stri Soci un pianista affermato

e molto apprezzato dal pubblico edalla critica internazionale: FrancoTrabucco. Il programma, che com-prendeva due Sonate di Beethoven,op. 101 n. 28 e l’op. 110 n. 31, e8 Klavierstücke di Brahms., è statosvolto da Trabucco con la consuetamaestria e professionalità dimo-strando ancora una volta la merita-ta fama. Per quanto ovvio, occorresegnalare il tripudio di applausi daparte del folto pubblico presente.

Ainizio stagione avevamo con-cordato con il M° Acquaviva,

segretario artistico del Carlo Felice,due concerti con i solisti dell’orche-stra.

Come programmato, il primo siè svolto il 25 marzo e ha visto pro-tagonista Pier Domenico Sommati,primo violino dei secondi che, ac-compagnato al pianoforte da GuidoBottaro, ha magistralmente inter-

pretato la Sonata n. 3 in Re minoreop. 108 di Brahms e la Sonata inLa maggiore di Franck.

La sensibilissima interpretazioneha suscitato l’entusiasmo dei socipresenti che hanno ringraziato i dueartisti con calorosi applausi.

Il secondo ha avuto luogo il 22aprile ed è stata una vera sorpresa!In tanti anni di attività non ci eramai capitato di ascoltare il Settimi-no in Mi bemolle maggiore op. 20di Beethoven.

Una composizione giovanile cheaveva contribuito all’affermazionedel suo autore e che è stata inter-pretata in modo mirabile dai pro-fessori dell’Orchestra del Carlo Feli-ce che hanno acconsentito a venire

a suonare nella nostra Associazio-ne per farci scoprire l’ennesimameraviglia del genio di Bonn.

Il programma era completato dalQuartetto per flauto e archi K 285di Mozart.

Tutti gli otto artisti si sono prodi-gati con passione nell’interpretazio-ne dei due brani e, qui, desideriamoricordarli all’attenzione dei nostrisoci: Flavio Alziati, flauto, Pier Do-menico Sommati, violino, Carlo An-drea Malanima, viola, RiccardoAgosti, violoncello, Andrea GabrieleDe Venuto, contrabbasso, CorradoOrlando, clarinetto, Luigi Tedone,fagotto e Fabio Uscidda, corno.Speriamo di poterli ancora ascolta-re in un prossimo futuro!

Abbiamo conosciuto una nuova“Amica”: Stefania Fassi. Stefa-

nia, una gentile, giovane signora, èallieva di Sabrina Lanzi ed è venutaa “salvare” il concerto dell’8 aprilein sostituzione di altro allievo infor-tunato. Il suo programma era in-centrato su due Sonate di Haydn

(Hob 33 e Hob 50), una di Clemen-ti (op. 39 n. 2) e Variazioni Serieu-ses op. 54 di Mendelssohn. La gio-vane pianista ha assolto il suo deli-cato compito interpretativo con unamusicalità avvolgente che ha con-quistato tutti, meritandole i più ca-lorosi applausi e ringraziamenti.

Venerdì 23 maggio, ore 15,30:Museo di Palazzo RealeI CAPOLAVORI DELLA GALLERIA SABAUDA

A seguireCommenda di PrèMOSTRA “I TEMPLARI”

Lunedì 2 giugno, gita a Milano per la mostra “KLIMT, ALLE ORIGINI DI UN MITO”

ANDAR PER MOSTRE E PER MUSEI

Amici del Carlo Felice e del Conservatorio N. Paganini

Quote socialiSocio ordinario da € 85,00Socio sostenitore da € 145,00Socio familiare € 50,00Giovani € 30,00 (fino al 25° anno di età)

Per coloro che desiderano iscriversi o rinnovare con bonifico:IBAN: IT 92 I 05034 01424 000000021647

Page 8: Una primavera “calda” I mo rt al eC n...I ng ic sm l pd v - t u ol ac rd ineà h , ’ p g - gia come la nostra, non può certo fare a meno del suo Teatro musicale. Roberto Iovino

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Attività sociale

Periodico d’informazione musicale

Direttore responsabileRoberto Iovino

AssociazioneAmici del Carlo Felice

e del Conservatorio N. Paganini

Presidente: Giuseppe IsoleriSegreteria: Adriana Caviglia

Maria Grazia RomanoTel. (010) 352122 - (010) 589059

Cell. 3470814676 - Fax (010) 5221808

www.AmiciCarloFeliceConservatorioPaganini.orgcontatti@AmiciCarloFeliceConservatorioPaganini.org

Stampa: Essegraph srl (Sorriso Francescano) - Genova

Si ringrazia

per la concreta collaborazione

ATTIVITÀ SOCIALE DAL 3 MAGGIO AL 21 GIUGNO 2014Salone di Rappresentanza del Circolo Unificato - Concerti del Martedì, ore 16,00dell’Esercito - Via S. Vincenzo, 68: - Conferenze Musicali del Martedì e

- Un Palco all’Opera, ore 15,30Auditorium “E. Montale” del Teatro Carlo Felice: - Audizioni discografiche e

Storia della Sinfonia, ore 16,00Concerti nei Musei, ore 16.30

Sabato 3 maggio, ore 16INCONTRI ALL’AUDITORIUM: AUDIZIONI DISCOGRAFICHECARMEN di G. BizetRelatore Lorenzo Costa,

Martedì 6 maggio, ore 16CONCERTO “I RAGAZZI DI NEVIO ZANARDI”Classe di violoncello,

Giovedì 8 maggio, ore 16,30CONCERTI DI PRIMAVERA: MUSEO D’ARTE ORIENTALE “E. CHIOSSONE”DAVIDE NARI, sassofono,

Venerdì 9 maggio, ore 15,30PALCO ALL’OPERA: UNA VOCE, UN MITO: MARIA CALLASA cura di Leonardo Paganelli,

Martedì 13 maggio, ore 15,30L’EVOLUZIONE DEL VIRTUOSISMO DA MONTEVERDI A PUCCINIA cura di Athos Tromboni,

Giovedì 15 maggio, ore 16,30CONCERTI DI PRIMAVERA: MUSEO D’ARTE ORIENTALE “E. CHIOSSONE”DUO PIVETTA - BARBAGELATA, flauto e pianoforte,

Martedì 20 maggio, ore 16**CONCERTO DI FELIPE AVELLAR DE AQUINO, violoncello e CINZIA BARTOLI, pianoforte

Giovedì 22 maggio, ore 16,30CONCERTI DI PRIMAVERA: GALLERIA NAZIONALE DI PALAZZO SPINOLASILVIA VIGNOLO, pianoforte,

Martedì 27 maggio, ore 15,30I TRE CONCERTI DI DVORAK: L’ATTRATTIVO, IL BELLO, IL SUPREMOA cura di Barbara Catellani,

Giovedì 29 maggio, ore 16,30CONCERTI DI PRIMAVERA: GALLERIA NAZIONALE DI PALAZZO SPINOLAVALENTINA MESSA, pianoforte,

Martedì 3 giugno, ore 16**CONCERTO DI JUAN AUGUSTIN TISCAR, pianoforte,

Giovedì 5 giugno, ore 16,30 **CONCERTI DI PRIMAVERA: GALLERIA NAZIONALE DI PALAZZO SPINOLAMARTIN MUNCH, pianoforte,

Venerdì 6 giugno, ore 15,30PALCO ALL’OPERA: NORMA di V. BelliniA cura di Maria Teresa Marsili,

Sabato 7 giugno, ore 16INCONTRI ALL’AUDITORIUM: AUDIZIONI DISCOGRAFICHEIL BARBIERE DI SIVIGLIA di G. RossiniRelatore Lorenzo Costa,

Martedì 10 giugno, ore 16**CONCERTO DI ERIKA GRIMALDI, soprano e SEBASTIAN ROGGERO, pianoforte

Giovedì 12 giugno, ore 16,30CONCERTI DI PRIMAVERA: GALLERIA NAZIONALE DI PALAZZO SPINOLACHRISTIAN PASTORINO, pianoforte,

Martedì 17 giugno, ore 16**CONCERTO DI PAOLO ZAMPINI, flauto e PRIMO OLIVA, pianoforte

Sabato 21 giugno, ore 16,30CONCERTI DI PRIMAVERA: GALLERIA NAZIONALE DI PALAZZO SPINOLASIMONE SAMMICHELI, pianoforte.

** Concerti in collaborazione con Associazione Musicale Dioniso.

MUSEO E. CHIOSSONE