Una catechesi erudita
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Una catechesi erudita
di Stéphanie Le Bars
in “Le Monde” dell'11 marzo 2011 (traduzione: www.finesettimana.org )
Raramente un papa è stato così prolifico. Pubblicando, il 10 marzo, il secondo tomo del suo studio
su Gesù, Benedetto XVI moltiplica gli eventi editoriali “in uscita mondiale”. Alcuni mesi dopo la
pubblicazione del suo libro-intervista, Luce del mondo, (80 000 copie vendute in Francia), il papa
esce dai sentieri battuti dai suoi predecessori (encicliche di difficile approccio, esortazioni
apostoliche, catechesi romane...) per affermare che la sua elezione a capo della Chiesa cattolica,
quasi sei anni fa, non gli ha impedito di proseguire le sue ricerche di teologia. Ha terminato il suo
libro il 25 aprile 2010, in piena tormenta per gli scandali di pedofilia nella Chiesa.
Presenta quindi il secondo tomo di una trilogia, la cui prima parte, uscita nel 2007, affrontava la vita
di Gesù, dal battesimo alla trasfigurazione. Questa volta lo studio riguarda i principali punti della
fede cristiana, “la passione, la morte e la resurrezione di Gesù”, ed invita i suoi lettori ad una
catechesi erudita. “Non ho voluto scrivere una 'Vita di Gesù'”, precisa il papa, che dà per acquisital'idea secondo la quale “in duecento anni di studio esegetico, l'interpretazione storico-critica ha
ormai dato tutto ciò che aveva di essenziale da dare”.Senza rifiutare questo studio scientifico, Benedetto XVI si impegna a far scoprire quello che chiama
il “Gesù reale”, - quello che i credenti “conoscono” attraverso la fede - , come complemento al
“Gesù storico”. Quest'ultimo approccio, largamente trattato da altri autori di ogni tendenza, è
“insufficiente” a render conto della capacità di Gesù a “superare le esperienze comuni
dell'umanità”, come spiega Mons. Eric de Moulins-Beaufort, incaricato dalla Chiesa cattolica
francese di presentare il libro del papa.
Benedetto XVI, nella prefazione, assicura di aver sentito le critiche espresse sul primo tomo,
giudicato troppo astratto e teologico: “Ho cercato di riflettere solo sulle parole e sugli atti
essenziali di Gesù – guidato dall'ermeneutica della fede ma tenendo conto allo stesso tempo e inmaniera responsabile della ragione storica contenuta in questa stessa fede.”In un racconto cronologico e narrativo, il papa si basa naturalmente sui quattro vangeli, ma si avvale
anche dell'Antico Testamento per svolgere la sua esegesi ed affrontare nuovamente nozioni come il
rapporto del cristianesimo con l'universale, con la violenza o con lo Stato. Riprende inoltre gli
insegnamenti diffusi a partire dal Concilio Vaticano II (1962-1965). Ad esempio, il rifiuto
riaffermato della nozione di “popolo deicida” nei confronti del popolo ebraico nel suo insieme, è
valso a Benedetto XVI le “felicitazioni” del primo ministro israeliano e del Consiglio delle
istituzioni ebraiche in Francia (CRIF)...
L'opera, che si legge più facilmente di un manuale di teologia, non contiene né rivelazioni né
scontri frontali. Con dei riferimenti “un po' datati”, secondo Mons. de Moulins-Beaufort,
Benedetto XVI prosegue a suo modo lo studio sull'articolazione tra fede e ragione. Inoltre, benchéfirmi il libro “Joseph Ratzinger-Benedetto XVI”, l'autore non si pone come papa che esercita il
“magistero della Chiesa”.Ma è chiaro che la sua posizione darà alla sua analisi un'eco superiore a quella di qualunque altro
teologo contemporaneo. Un'eco che il papa desidera amplificare rispondendo per la prima volta, il
22 aprile, venerdì santo, a domande su Gesù nel corso di una trasmissione della TV pubblica
italiana RAI Uno.
(traduzione: www.finesettimana.org )