Un vescovo che si fa popolo per il bene di tutti · gnato il vescovo don Tonino Bello, con La Pira,...

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C lasse 1954, nato e cresciuto a Biton- to, quarant’anni di sacerdozio il 24 agosto scorso, entrato nel Seminario regionale di Molfetta dopo il liceo classico – an- ni di vita associativa e di impegno nel sociale –, in- segnante di religione, educatore, vice-parroco e parroco, responsabile della Caritas, Licenza in sa- cra teologia nel 2000, guida e amico di giovani coin- volti dal suo dinamismo, pastorale attenta all’evan- gelizzazione e alla promozione umana, parroco e rettore di un santuario dedicato ai Santi Medici e diventato negli anni “clinica dello spirito e del cor- po” (dove ha realizzato un Centro di ascolto, una Casa di accoglienza per donne in difficoltà e minori a rischio, una Casa alloggio per malati di Aids e un Hospice per malati terminali), Francesco Savino, or- dinato vescovo il 2 maggio 2015, guida la diocesi di Cassano all’Jonio da tre anni e mezzo. Lo incontriamo in episcopio, un edificio stile tardo rinascimentale, nel centro storico, tra pa- lazzi antichi, fontane, botteghe e bar. «In questa terra di cultura mafiosa, va incoraggiata ogni speranza di cambiamento» di Marco Roncalli giornalista e scrittore Mons. Francesco Savino assieme a don Luigi Ciotti fondatore di Libera. Intervista a monsignor Francesco Savino Un vescovo che si fa popolo per il bene di tutti 22 Comuni _ 108.054 Abitanti _ 103.800 Battezzati _ 1.311 km/q Superficie _ 52 Parrocchie _ 62 Sacerdoti secolari _ 10 Sacerdoti regolari _ 7 Diaconi permanenti > Cassano all’Jonio < La diocesi si racconta VP 28 NOVEMBRE 2018

Transcript of Un vescovo che si fa popolo per il bene di tutti · gnato il vescovo don Tonino Bello, con La Pira,...

C lasse 1954, nato e cresciuto a Biton-to, quarant’anni di sacerdozio il 24agosto scorso, entrato nel Seminario

regionale di Molfetta dopo il liceo classico – an-ni di vita associativa e di impegno nel sociale –, in-segnante di religione, educatore, vice-parroco eparroco, responsabile della Caritas, Licenza in sa-cra teologia nel 2000, guida e amico di giovani coin-volti dal suo dinamismo, pastorale attenta all’evan-gelizzazione e alla promozione umana, parroco erettore di un santuario dedicato ai Santi Medici ediventato negli anni “clinica dello spirito e del cor-po” (dove ha realizzato un Centro di ascolto, unaCasa di accoglienza per donne in difficoltà e minoria rischio, una Casa alloggio per malati di Aids e unHospice per malati terminali), Francesco Savino, or-dinato vescovo il 2 maggio 2015, guida la diocesi diCassano all’Jonio da tre anni e mezzo.

Lo incontriamo in episcopio, un edificio stiletardo rinascimentale, nel centro storico, tra pa-lazzi antichi, fontane, botteghe e bar.

«In questa terra di culturamafiosa, va incoraggiata ogni

speranza di cambiamento»di Marco Roncalligiornalista e scrittore

Mons. Francesco Savinoassieme a don Luigi Ciottifondatore di Libera.

Intervista a monsignor Francesco Savino

Un vescovo chesi fa popolo per

il bene di tutti

22Comuni_

108.054Abitanti_

103.800Battezzati_

1.311 km/qSuperficie_

52Parrocchie_

62Sacerdoti

secolari_10

Sacerdotiregolari_

7Diaconi

permanenti

> Cassano all’Jonio < La diocesi si racconta

VP ● 28 ● NOVEMBRE 2018

Da Bitonto a Cassano, dalla Puglia alla Ca-labria come vescovo di Bergoglio: è stato diffi-cile? Conosceva già la diocesi?

«Sono un vescovo della Chiesa di Cristo Si-gnore, fedele al Papa che mi ha eletto vescovo, delquale cerco di seguire le indicazioni. Ma non ac-cetto la definizione di “bergogliano” che richiama“cordate”, dannosissime per tutti, cristiani e non,e certo non evangeliche. Quanto al resto, la re-sponsabilità del ministero episcopale è ben diver-sa da quella del ministero sacerdotale. Sono anni,questi, di conoscenza della nuova realtà: sentirneparlare è ben diverso che sperimentare. Mi aiutamolto il fatto di essere stato parroco tra la gente,stando dalla parte degli ultimi, come mi ha inse-gnato il vescovo don Tonino Bello, con La Pira,Dossetti, monsignor Oscar Romero, il teologoMetz, monsignor Lercaro, per citare alcuni tra imiei punti di riferimento».

Quali i caratteri peculiari di questa terra af-fidatale?

«La terra in cui si trova la diocesi presenta bel-lezze naturali e storico-culturali, ma anche difficol-tà socio-economiche ben note a chi deve resisterein un contesto di gravi carenze infrastrutturali. Lagente rimane radicata a una generosità sempliceche si apre all’accoglienza di chi arriva, riconoscele intenzioni di quanti ricoprono un ruolo istituzio-nale. Però, la cultura dominante è quella della ras-segnazione: qui è più difficile attivare processi dicambiamento. La fede è semplice e spesso ancora-ta a tradizioni devozionistiche, tra il sacro e il pro-fano, che sembrano inamovibili. Non ho visto “in-chini” nelle feste patronali, né infiltrazioni “stra-ne” in chi le organizza ma, come ho affermato inun documento da poco pubblicato sulle feste – esi-to di un cammino lungo nel quale mi sono confron-tato con tutti –, occorre riscoprire, nella religiosi-tà popolare, un autentico significato cristiano, an-corandole alla carità, senza sprechi, secondo l’iti-nerario liturgico. Penso che le feste in onore diun santo non vadano abbandonate a comitati

Nella foto: Francesco Savino tra i fedeli. Il suo intento è «essere vescovo per la gente, con la gente, tra la gente».

«Il coraggio della denuncia, la solidarietà con chivuole staccarsi dalla malavita sono da perseguire»

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autoreferenziali, costituiti da persone non affattopartecipi della vita parrocchiale».

La nuova generazione condivide questiobiettivi? Lei è anche delegato della Pastoralegiovanile calabrese, come vede la situazione?Nota differenze, ad esempio, in riferimento aicontesti, centri montani o costieri, grado discolarizzazione, educazione familiare...

«Qui come altrove, i giovani vivono in una in-differenza anche religiosa. Sì, in genere sono in ri-cerca di senso, di esperienze che rivelino l’Assolu-to, ma manifestano discontinuità anche nelle attivi-tà che svolgono. Cercano ma non hanno chiaro co-sa cercare, studiano con scarso interesse, sono at-tratti dal facile successo e dal divertimento che, an-che qui, specialmente in estate, arriva allo sballo.Non trovano spesso adulti che rendano possibili iloro sogni e che sappiano testimoniare, con la vita,la gioia del Vangelo nel quale troviamo non la pana-cea di tutti i problemi umani ed esistenziali, ma lasapienza di Dio che è quella del servizio umile».

Provi a indicare parole e gesti che hanno se-gnato questi suoi primi anni cassanesi...

«Sin qui il mio approccio si è basato sui valoridell’ascolto e dell’accoglienza, che mi hanno con-sentito di stabilire relazioni e favorito una capacitàdi discernimento personale e comunitario negli in-contri. Accolgo con discrezione e disponibilità le di-versità riconoscendo in esse una ricchezza. Tra i ge-sti che prediligo ci sono quelli sacramentali, l’euca-ristia, in primo luogo, insieme alla cresima; l’incon-tro con i detenuti del carcere di Castrovillari e la vi-

«Mettere al centro adulti,famiglie e giovani. Ripensarel’iniziazione cristiana in unasocietà ormai post cristiana»

Monsignor Savino conalcuni fedeli a Cracovia.

I giovani sono una risorsa,un vero capitale umanoche va interpretato

Monsignor Savino ha appena pubblicato unDocumento per disciplinare le feste religiosee per una rivalutazione della pietà popolare.Riprendendo quanto già il magistero dei Papie dei vescovi della Calabria hanno detto, Savinova alla radice delle tradizioni, affinché esse dianovigore e impulso alla nuova evangelizzazione. Enon siano, invece, occasione di spreco e sperperodel denaro della comunità. Ma, piuttosto,momenti per far emergere la carità e l’attenzioneverso i poveri e i più bisognosi. A partire dallariscoperta della domenica, “giorno della festa”.

Come incanalare nella giustadirezione le tradizioni popolari

> Cassano all’Jonio <

La diocesi si racconta

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cinanza ai disoccupati e ai lavoratori minacciati di li-cenziamento sono le mie scelte preferenziali».

Il suo rapporto con il clero e i laici...«Ho buone relazioni con i sacerdoti e trovo col-

laborazione responsabile nei laici. Tuttavia, registroelementi di laicizzazione del clero e clericalizzazio-ne dei laici. Secondo la consegna ricevuta da papaFrancesco al Convegno di Firenze di tradurre in dio-cesi l’Evangelii gaudium, abbiamo avviato un proget-to pastorale quadriennale in cui è coinvolto tutto ilpopolo di Dio nelle sue diverse articolazioni».

Con quale progetto pastorale?«Mettendo al centro adulti, famiglie e giovani.

Ripensando l’iniziazione cristiana in chiave catecu-menale in una società definita ormai post cristiana.Nei prossimi due anni sono a tema adolescenti egiovani da considerare una risorsa, un capitaleumano che va interpretato. Ci interrogheremo sucome incontrarli e come accompagnarli in un pro-cesso di generatività alla fede, in cui siano protago-nisti. Adolescenti e giovani sono la punta di ice-berg della crisi del nostro tempo che è spiritualeprima che valoriale o economico/finanziaria».

Quali le iniziative in cantiere, avviate, in fa-se di realizzazione...?

«Nell’Anno giubilare della misericordia abbia-mo costituito una Fondazione denominata “Casadella misericordia” in cui confluiscono tutti i “se-

gni”, così preferisco chiamare le realizzazioni, susci-tati dalla carità. Da qualche anno sono attivi dueCentri per minori migranti non accompagnati edue Residenze sanitarie per anziani. A dicembreapriremo un Centro polivalente per disabilità rica-vato da un ex convitto fatiscente. Si tratta del pro-getto “Durante noi” e “Dopo di noi”, che intendefarsi carico dei disabili non autosufficienti, anchequando viene a mancare il supporto dei familiari.Nella Chiesa è la fede che genera la carità: senza que-sta esperienza siamo soltanto operatori sociali. Tut-te le iniziative di solidarietà e di condivisione deriva-no dall’incontro con il Signore che cambia il nostrosguardo sulla storia e ci spinge a osare. Penso al fe-nomeno della ludopatia, o meglio, dell’azzardopa-tia, un altro dei nostri impegni: la diocesi ha sotto-scritto un protocollo d’intesa sulla prevenzione diquesta malattia sociale con i 22 Comuni che com-pongono la Chiesa locale. Mi capita di passare nottiinsonni quando mi soffermo sulle vittime dell’usodi droghe, della prostituzione, della malavita».

Come si armonizza il lavoro pastorale e dievangelizzazione locale con quello degli altrivescovi calabresi?

«Nella Conferenza episcopale calabra si di-scutono e si elaborano riflessioni e programma-zioni pastorali da declinare nei singoli territori.Siamo un vero e proprio laboratorio di idee. Perla pastorale sanitaria, di cui sono responsabi-le, abbiamo messo a tema i diritti di cura, le

Monsignor Savino con un gruppo di immigrati.

«Adolescenti e giovani sono la punta di icebergdella crisi del nostro tempo che è spirituale»

Il vescovoFrancescoSavinoincontragli studenti.

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cure palliative e tutto ciò cheattiene al “fine vita”. I costidella mobilità passiva (migra-zione sanitaria) sono esorbi-tanti e sono una delle causeprincipali che impedisconouna normale amministrazio-ne e una equa gestione dellasanità».

Qual è il suo rapportocon le amministrazioni co-munali?

«A Natale e a Pasqua in-contro gli uomini delle istitu-zioni per gli auguri che defi-nisco “scomodi”. Fuori diogni collateralismo, abbia-mo rapporti per protocolli diintesa e convenzioni nei pro-getti condivisi secondo i prin-cìpi di sussidiarietà circolaree verticale».

Ma il suo compito spe-cifico di vescovo?

«Penso sia quello di ve-gliare sulle persone e suquanto esse progettano e rea-lizzano. Certo, occorre nonsottrarsi alla propria parte diresponsabilità dando fiduciaa tutti. Ma vegliare sulle per-sone significa custodire cia-scuno nella preghiera perchécollabori alla realizzazionedel bene comune».

Quanto va diffondendo-si la cultura della legalità?Cosa fa la Chiesa locale?

«La cultura mafiosa emafiogena è dilagante e, spes-so, si fa fatica a riconoscernei segni e i confini. E non soloin Calabria. Gli intrecci tramicrocriminalità organizza-ta, spaccio di sostanze stupe-facenti, prostituzione, com-mercio clandestino di armi,

«Abbiamo già avviato unprogetto pastorale di quattroanni in cui tutto il popolodi Dio è coinvolto»

smaltimento di rifiuti, sfrutta-mento di stranieri e ‘ndranghe-tisti è noto. Senza dimenticar-si diramazioni che si allarganoall’inverosimile dal gioco d’az-zardo al terrorismo internazio-nale. Ma non possiamo demor-dere: il coraggio della denun-cia, la solidarietà con chi vuolestaccarsi da certi circuiti mala-vitosi sono da perseguire. Vaincoraggiata ogni speranza dicambiamento. In questa dire-zione vanno l’acquisizione daparte della Chiesa locale di be-ni confiscati alla mafia, il nuo-vo presidio di Libera, l’accom-pagnamento delle vittime diusura con la Fondazione SanMatteo e, più recente, la costi-tuzione di un’associazione,chiamata Areté, una scuola diformazione per la cittadinan-za responsabile».

Lei conosce tutti i suoipreti? I diaconi? Com’è la si-tuazione delle vocazioni...

«Certo: li incontro di fre-quente ed è facile intrattener-mi con ciascuno di loro. Talvol-ta la vigilanza e la custodia mi

costringe a interventi rigorosiche sono d’obbligo. Poche so-no le vocazioni al presbitera-to. La pastorale vocazionale ri-sente della condizione di ra-gazzi e giovani disorientati,senza punti di riferimento. Lecoppie di genitori e le comuni-tà parrocchiali spesso sono af-flitte da “infertilità” della fe-de, per cui i ragazzi vengonoguidati fino ai sacramenti diiniziazione, ma non sono gene-rati alla fede».

Come definirebbe il suostile di governo episcopale?

«Sono un “vescovo che cer-ca di farsi popolo”. Episcopoper la gente, con la gente, tra lagente, insieme a tutti coloroche servono il bene comune,pronti a investire le proprieenergie secondo lo stile del Van-gelo, da cui ricaviamo ogni gior-no la certezza che siamo in que-sto mondo con la prospettiva dioltrepassare la condizione uma-na, scorgendo in essa, anche inquella più segnata dall’errore,dal crimine e dalla miseria, unafinalità di salvezza».

La diocesi si racconta> Cassano all’Jonio <

Nella foto: monsignorSavino in un incontroa Vittorio Veneto.

SOMMARIO

«Questo povero gridae il Signore lo ascolta»

di Gianfranco Ravasi

Gli ultimi ed emarginatinella società

di Francesco Soddu

È la profeziadella povertà

di Enzo Bianchi

Un’economia che uccidedi Stefano Zamagni

Grido della terrae voce dei poveri

di Carlin Petrini

Il calore di un pastoriscalda

di Marco Impagliazzo

L’eucaristialuogo di fraternitàdi Goffredo Boselli

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