Un paese frammenti di luoghi e persone

12

description

“Un paese. Frammenti di luoghi e persone” è il risultato di “Emmòscriviamo”, workshop intrecciato di reportage su luoghi e persone, e scrittura collettiva, tenuto dalla BAM! Bottega Artistico Musicale e dalla redazione di Napoli Monitor, in occasione dell’edizione zero del [Mò.dì] Maledetto Festival della Parola (Sapri, 30 aprile-1/2/3 maggio 2015). Gli scrittori che hanno contribuito alla realizzazione del libretto, hanno lavorato per quattro giorni a contatto con la realtà che li ospitava – il paese teatro dell’evento – ispirandosi liberamente alle storie delle anime che lo vivono, e provando a tracciarne un immaginario quadro finale, in qualche modo comunque sintetico delle dinamiche umane con le quali quelle stesse anime vengono quotidianamente a confrontarsi.

Transcript of Un paese frammenti di luoghi e persone

Page 1: Un paese frammenti di luoghi e persone
Page 2: Un paese frammenti di luoghi e persone

“Un paese. Frammenti di luoghi e persone” è il risultato di “Emmòscriviamo”, workshop intrecciato di reportage su luoghi e persone, e scrittura collettiva, tenuto dalla BAM! Bottega Artistico Musicale e dalla redazione di Napoli Monitor, in occasione dell’edizione zero del [Mò.dì] Maledetto Festival della Parola (Sapri, 30 aprile-1/2/3 maggio 2015).Gli scrittori che hanno contribuito alla realizzazione del Gli scrittori che hanno contribuito alla realizzazione del libretto, hanno lavorato per quattro giorni a contatto con la realtà che li ospitava – il paese teatro dell’evento – ispirandosi liberamente alle storie delle anime che lo vivono, e provando a tracciarne un immaginario quadro finale, in qualche modo comunque sintetico delle dinamiche umane con le quali quelle stesse anime dinamiche umane con le quali quelle stesse anime vengono quotidianamente a confrontarsi.

Page 3: Un paese frammenti di luoghi e persone

LIMITE

Daniele è un semplice trentenne di Sapri catapultato a Napoli, dalla piccola realtà di paese al grande universo di città.Conclude gli studi al liceo, si diploma e sceglie di intraprendere la vita universitaria.Primo periodo: DIFFICILE. La nostalgia inizia pian piano a prendere il Primo periodo: DIFFICILE. La nostalgia inizia pian piano a prendere il sopravvento nella sua nuova vita e lo spinge, quando possibile, a fare ritorno nel suo piccolo mondo: Sapri. Questo mondo a cui rimane legato, a partire dalla sua, ormai passata da un po', adolescenza. Qui c'è la sua storia, la sua famiglia, un pezzo di vita ancora molto presente nei suoi ricordi. Ricordi che tengono la sua mente tutt'oggi ancorata a ciò che lo ha cresciuto, a ciò che era ormai abitudine.Ma, in fin dei conti, Napoli non è così male. La gente è calorosa, quasi Ma, in fin dei conti, Napoli non è così male. La gente è calorosa, quasi come in un paese. Ecco, un paesone in città: non è più una semplice vetrina del mondo. Vede le stesse facce, fa le stesse cose. Si ritrova nella sua seconda casa, piena di relazioni e nuove opportunità.Il paese gli poneva dei limiti, rappresentati da ciò che lì manca. DoIl paese gli poneva dei limiti, rappresentati da ciò che lì manca. Do-vunque vai, però, tutto inizia a starti stretto. Sei tu, persona con sogni, speranze ed aspettative, a doverti creare la libertà; non autolimitarti dando vita ad una consuetudine che, di certo, non farà altro che strap-parti il biglietto di andata verso il futuro.

Beatrice

Page 4: Un paese frammenti di luoghi e persone

PETTEGOLEZZO

“Si ric ca” è consuetudine propria del paese, poiché il paese senza pet-tegolezzo non è paese. La gente non ha niente da fare e parla. Si annoia e quindi fantastica. Sì, perche molto spesso i pettegolezzi sonofantasie.Si ric ca la ragazza che osa indossare la minigonna sia una poco di buono. Si ric ca il signore con la villa sopra il paese abbia messo le corna alla moglie. Si ric ca la donna che si è sposata l'altro giorno nonfosse degna di indossare la veste bianca e che, dunque, prima arrivare all'altare, si fosse data alla pazza gioia con un altro uomo.In paese tutti sparlano, ma, a sparlare, non è nessuno: non a caso, In paese tutti sparlano, ma, a sparlare, non è nessuno: non a caso, si ric ca, non ha soggetto. La gente, però, finisce per crederci, poi, ai mormorii. E questo lo dice una signora che, trascorsa la prima notte dinozze, ha dovuto mostrare ai suoceri il proprio lenzuolo.Non appena si accusa di pettegolezzo, però, diventano tutti innocenti: "Ma chi, io?" - "Assolutamente no!"; e, anzi, le capre del paese si innal-zano a paladine della giustizia, azzittendo altre capre, altrettantovolgari, che tentano di mantenere limpida la propria reputazione, infan-gando quella altrui.Si ric ca, però, l'arte del pettegolezzo sia destinata a finire, poiché ai giovani di avere una buona reputazione non importa più. Le voci, però, quasi mai corrispondono a verità, e quindi ai giovani, almeno ad alcuni, importa eccome. Soprattutto quando si tratta di figli di infamati che, sentendo quelle voci, un po' male ci restano.

Irene

Page 5: Un paese frammenti di luoghi e persone

INTOLLERANZA

Un uomo sulla settantina seduto a un tavolino del bar salernitano dove ho consumato la colazione esamina disgustato il mio rossetto e la vivace to-nalità di azzurro con cui stamattina ho truccato gli occhi. Poi esplode."Hai sbagliato bagno, non è questo quello delle donne!".Mi volto. La mia mano rilascia la presa dalla maniglia e la porta della toilet contrassegnata dall'omino bianco su sfondo blu sparisce dal mio campo visivo. Rivolgo a quell'uomo uno sguardo interrogativo. "In quel bagno, o ci vai tu, o ci vado io", continua lui.Queste parole taglienti come la lama di un coltello mi fanno venire voglia di fuggire, di abbandonare quel bar senza pagare né salutare.Sotto i miei occhi si materializza il salotto di casa mia, quando, in quella Sotto i miei occhi si materializza il salotto di casa mia, quando, in quella maledetta giornata primaverile, le urla dei miei genitori squarciavano il si-lenzio. In quel clima così teso, le lacrime taglienti che non ero stato capace di trattenere mi solcavano, brucianti, il viso. Non ebbi il coraggio di restare: fuggii di casa come avrei voluto fuggire da quella vita che, con il tempo, ho poi imparato ad amare.I miei genitori, da sempre troppo presi dai loro stessi litigi per accorgersi di ciò che accadeva intorno a loro, nella loro stessa casa, ignoravano com-pletamente quella parte di me che preferivo mostrareall'esterno. Dopo appena una mezz'ora trascorsa sotto il sole che mi ab-bracciava, avevo già preso la mia drastica decisione.Così tornai a casa, barcollando su un paio di tacchi alti ticchettanti sull'asfalto e aggiustandomi il reggiseno che avevo indossato con la sfac-ciata intenzione di sembrare ciò che la mia famiglia avrebbedefinito una zoccola. “Ma come ti sei vestito?! Sembri un frocio!”, fu la reazione di un padre che ancora oggi, sprezzante, asserisce "meglio un figlio drogato che uno ricchione". "Non sembro un frocio, losono!”, la secca e decisa risposta di un figlio che ha scelto di liberarsi dalla paura e dalle catene che, di tanto in tanto, sente ancora attanagliarlo.

Elisa

Page 6: Un paese frammenti di luoghi e persone

APPARTENENZA

A diciotto anni, dopo aver trascorso tanto tempo in un piccolo paese di mare, decisi di trasferirmi a Roma, iniziare l'università e intraprendere un nuovo stile di vita. A quell'età si sente sempre la necessità di div-entare indipendenti e, la maggior parte delle volte, le tante ambizioni ti spingono ad allontanarti dal tuo paese d'origine.Così, improvvisamente, mi ritrovai catapultata nel caos di una grande metropoli; realtà particolarmente diversa da quella di paese, un po' dis-orientante, a mio parere.Terminata l'università, lavorai per due anni a Roma tra i ritmi frenetici della città. Poi, ebbi la possibilità di ritornare a Sapri, e colsi subito l'occasione. Quel paese che avevo tanto disprezzato e definito "noioso" nel periodo dell'adolescenza, aveva, in realtà, tutto quello di cui necessitavo...la famiglia, gli amici, le vecchiette del paese, le gior-nate tranquille e soleggiate, il mare, la semplicità di ogni cosa, i ricordi dell'infanzia, le feste, quel senso di appartenenza che ti lega profonda-mente a casa tua.Tutto quello che apprezzi solo quando sei costretto ad andar via.

Ludovica

Page 7: Un paese frammenti di luoghi e persone

CONDANNA

Sembrava di starne fuori, stanotte. Il vino era buono e, al ritorno, il lun-gomare sembrava scivolare via.Volevo vedere il mare, non mi capitava da tempo. Almeno da prima dell'obbligo di dimora. Dopo otto mesi trascorsi a rincasare alle 20:00, sono comunque uscito poco. Sotto casa, poi, quella siringa appuntata al muro e la sensazione di starci dentro. Non è questione di "obbligo di dimora", come recita la sentenza: diviene solo più difficile uscirne.Dentro, ci sto quando incrocio Elio alla Snai. Gioca forte lui, anche 100 Dentro, ci sto quando incrocio Elio alla Snai. Gioca forte lui, anche 100 euro a bolletta. Ma l'ha detto, "Tu si nu bravo guaglione, stai tranquil-lo".Dentro ci sto quando saluto zio Carlo al bar che fa angolo. Lui sa della roba, del blitz, della condanna.Sta dalla mia parte, ha messo una buona parola per il laboratorio.Dentro ci sto quando impasto al laboratorio. Io, che le mani in pasta non le ho mai tenute. Sapevano anche questo. Da allora, anche la sicu-rezza di essere, malgrado tutto, un ragazzo tranquillo, è un mododi rimanervi dentro.Ma uno scambio l'avrei fatto, uno solo. Otto mesi di domiciliari per tre anni e una condizione: la certezza che nessuno sapesse. Forse così ne sarei stato fuori.

Leandro

Page 8: Un paese frammenti di luoghi e persone

CONDANNA

Boom. Non ho più l'obbligo di dimora.Otto mesi in casa, e adesso posso uscire. Otto mesi di vita interrotta, di Otto mesi in casa, e adesso posso uscire. Otto mesi di vita interrotta, di dolore imposto, silenzi costretti, coprifuochi e parole vane. Poi ti arriva un pezzo di carta freddamente imbustato, e col suo bianco e nero - questione di secondi - ti comunica la tua libertà; e ti ritrovi nuovamente legittimato a giocarti le due euro della nonna sul tre a uno dell'Inter. Botta di vita. La mia.Boom. Non ho più l'obbligo di dimora. Eppure ce l'ho avuto, si. Al pari Boom. Non ho più l'obbligo di dimora. Eppure ce l'ho avuto, si. Al pari di quei ventiquattro poveri cristi, dimentichi di se stessi, che come me, all'alba di quel caldo 7 agosto che intorpidiva il paese, le duecentoguardie accorse a prelevare accompagnavano verso un destino già in qualche modo segnato, deciso, definito.Sempre, ricorderò quel lento andare di volanti, quella parata ostentata, quelle sirene inutili, quegli elicotteri assordanti, e quel paese in terrore.Sempre, lo sguardo chino di papà, la sua vergogna, il suo pudore. E la Sempre, lo sguardo chino di papà, la sua vergogna, il suo pudore. E la probabile, nera certezza che mi bucassi anch'io. Peggio, che ne fossi promotore.No. Io non sono un pesce grosso, io non uccido per mangiare, non fagocito le vite degli altri per dare un senso alla mia. Cercavo solo una rampa da skate, un campetto da calcio, una scuola di canto, una piazza accessibile, un sorriso, un'occasione.E la cercavo in voi. In voi che decidete, in voi che fate e potete.E la cercavo in voi. In voi che decidete, in voi che fate e potete.Boom. Non ho più l'obbligo di dimora, e oggi la mia occasione me la prendo da me.Mi spiace lasciarvi, mi scuserete; ma il treno è in partenza, la valigia chiusa, e io non voglio più restare.

Rosa

Page 9: Un paese frammenti di luoghi e persone

LEGAME

Nunzio ha gli occhi di strade appena asfaltate e un timido accenno di barba sulle gote; indossa la sua divisa da ferroviere un pò larga sulle spalle e slabbrata sull'orlo della manica destra. Ha le mani grandie abbronzate, solcate da vita vissuta e sporche di sogni sciupati.Sono solo le undici del mattino, ma sta già buttando giù il quinto caffè Sono solo le undici del mattino, ma sta già buttando giù il quinto caffè ristretto della giornata: "nella vita servono coraggio e coglioni, ma non vai da nessuna parte senza caffeina", mi dice.E così , mentre appoggia sulla panchina di legno la tazza fumante, mi inizia a parlare di sé, e parole, emozioni, ricordi prendono forma e sfrecciano sulle rotaie arrugginite della nostalgia, parallelamenteall'Intercity diretto a Paola che arriva zoppicando sul binario 2.Nunzio è siciliano, figlio di madre palermitana e padre messinese. A diNunzio è siciliano, figlio di madre palermitana e padre messinese. A di-ciannove anni intraprende la sua odissea nelle ferrovie dello Stato, abita non-luoghi e vive porzioni di attimi inquinati da solitudine epregiudizio.Poi, a ventisette anni, il trasferimento a Milano, una folata di vento decisa su un castello di sabbia precario.Arriva nella metropoli con un trolley di tela blu e uno zainetto imbottito Arriva nella metropoli con un trolley di tela blu e uno zainetto imbottito di arancini e sarde fritte: in una città di trambusto e mondi che corrono in senso antiorario, lui cerca i profumi della sua terra e l'abbraccio del suo mare.E' spaesato, è in bilico, ha carestia di sogni e siccità di aspettative. Va via. Sulla busta del trasferimento, in basso a destra, c'è scritto SAPRI. Due Sulla busta del trasferimento, in basso a destra, c'è scritto SAPRI. Due sillabe, un nuovo spicchio di vita.A Sapri arriva in un'alba di metà maggio; ha sempre il suo fedele zaino in spalla, ma questa volta è pieno di incertezze e precarietà. Milano ha ingoiato un pò di lui. Eppure qui si ritrova.Nella regolare scansione della quotidianità di paese raccoglie le scheNella regolare scansione della quotidianità di paese raccoglie le sche-gge sparse di un'esistenza anonima e informe. Qui si recupera, scopre l'amore, reinventa la vita.

Page 10: Un paese frammenti di luoghi e persone

Ormai è saprese da venticinque anni, conosce a memoria i volti dei pendolari e le storie degli bemigranti, i segreti dei luoghi e i mormorii delle onde.Quando legge "Messina" sui monitor delle partenze si stringe nelle spalle e gioca, nervoso, con la manica destra della divisa.Ma ormai il suo posto è qui: ha imparato a viaggiare col cuore e a sentirsi a casa in questo disordine di vite.

ElviraElvira

Page 11: Un paese frammenti di luoghi e persone

RITROVARSI

Non cambierei mai il mio lavoro: il mio bar, portato avanti con costante sac-rificio, è il palcoscenico della mia vita, il palcoscenico di un artista mancato.E' dove ho imparato a combattere, attraverso il continuo contatto con le persone, la timidezza che mi ha sempre caratterizzato, e dove, fiero delle mie origini, mi metto alla prova ogni giorno.Ebbene, la mia storia non comincia qui a Sapri; ma a Napoli, esattamente nel quartiere periferico di San Giovanni, una di quelle zone in cui è possibile cogliere uno dei tanti aspetti di una città così contraddittoria.Inizio a lavorare a quattordici anni, per pura passione, nell'ambito della ris-torazione, cui sarò legato per sempre.A diciannove anni, sconfortato dalla mancanza di prospettive future, parto da Napoli carico d'odio, e mi catapulto nella realtà totalmente opposta di un'industrializzata Torino. Qui, alternandomi tra lavoro in fabbrica e ris-torazione, e cercando di integrarmi il più possibile in quella realtà così diver-sa, trascorro otto anni della mia vita; per poi ritrovarmi, nel 2011, finalmente a Sapri, con l'opportunità di gestire, grazie al prezioso aiuto di mio fratello, un'attività come quella del DLF.Con grande passione ed entusiasmo, perfezionando giorno dopo giorno il centro focale del mio lavoro, ho visto realizzarsi davanti a me il sogno di una vita, un luogo in cui i più svariati tipi di persona potessero ritrovarsi in un'atmosfera di rilassata tranquillità. In una routine continua, ma stimolante, vedo ogni giorno passare davanti a me un'intera società.Si parte alle 4:30, ora in cui la vera realtà saprese, fatta di sacrificio e riSi parte alle 4:30, ora in cui la vera realtà saprese, fatta di sacrificio e ri-nunce, ricerca conforto in un caldo caffè; per poi proseguire con i muratori delle 6:00, gli studenti delle 7:45, gli impiegati delle 9:30, i ragazzi dark e metallari del pomeriggio, e tutte quelle persone che casualmente si ritrov-ano qui.E poi arrivo a sera, quando, stanco ma felice, ripenso a ciò che ho realiz-zato e a tutto ciò che sto vivendo, e tiro un sospiro di sollievo, pensando che, in fondo, non sia poi così male.

Ilaria

Page 12: Un paese frammenti di luoghi e persone