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cristiani nel mondo In questo numero Assemblea mondiale Cvx di Buenos Aires. L’«opzione Francesco»: evangelizzare un mondo tumultuoso Migranti: un punto sul pensiero della Chiesa Rivista della CVX Comunità di Vita Cristiana Anno XXXIV · Gennaio-Aprile 2019 · Nº 1 Un nuovo tempo per l’Europa Un nuovo tempo per l’Europa

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cristiani nel mondo

In questo numero Assemblea mondiale Cvx di Buenos Aires. L’«opzione Francesco»:evangelizzare un mondo tumultuoso Migranti: un punto sul pensiero della Chiesa

Rivista della CVX Comunità di Vita CristianaAnno XXXIV · Gennaio-Aprile 2019 · Nº 1

Un nuovo tempoper l’Europa

Un nuovo tempoper l’Europa

2 CRISTIANI NEL MONDO · GENNAIO-APRILE 2019

Via del Caravita 8A - 00186 Roma

Direttore responsabileMassimo Nevola S.I.

Comitato di direzioneAntonio Salvio (direttore)Michele Cantone Patrizia GiordanoTiziana Casti Daniel NapoliRita Cecco Laura ScagliaCiro Chirico Paola SchipaniFrancesca Collu Paola Tomasini

Comitato di redazioneMassimo Gnezda (caporedattore)Raffaele MagroneAnna MuroloMassimo Nevola S.I.Francesco Riccardi

Direzione e amministrazioneVia del Caravita, 8A - 00186 Romatel. 346 471 9681e-mail: [email protected]

Progetto graficoGiampiero Marzi

Chi desidera dare un contributo per le spese di realizza-zione della Rivista, può farlo – specificando il motivo delversamento – tramite:conto corrente postale nº 76224005, intestato a: Cristianinel Mondo, Via del Caravita 8A, 00186 Roma;bonifico bancario: c/c intestato a: Comunità di Vita Cri-stiana Italiana (CVX Italia), Via del Caravita 8A, 00186Roma; coordinate bancarie: BPM, Ag. 1, Via di CampoMarzio 67/68, 00186 Roma; IBAN: IT21 T 0503403201 00000 0125472.

Periodico bimestrale TelematicoRegistr. Tribunale di Roma nº 34 del 22.1.1986

Non è stato sempre possibile reperire gli aventi diritto per lariproduzione delle immagini. L’Associazione è comunque adisposizione per l’assolvimento di quanto occorra nei loroconfronti.

cristiani nel mondoRivista della CVXComunità di Vita Cristiana d’Italia

3 EDITORIALEExodusDI P. MASSIMO NEVOLA S.I.

4 CVX E RETEINOPERAL’Europa che vogliamo

7 MIGRANTI E TERRAUn punto sul pensierodella ChiesaDI FRANCESCO RICCARDI

10 INCONTRO NAZIONALE DEI PADRI ASSISTENTI CVXCompagni di camminoDI P. MASSIMO NEVOLA S.I.

14 DUE SCUOLE DI FORMAZIONE POLITICACONnessioni e PoliedriDI RITA CECCO

18 RAPPORTO FINALE EXCO 2013-2018Contemplando il cammino della Comunità Mondiale

25 ASSEMBLEA MONDIALE CVX DI BUENOS AIRESL’«opzione Francesco»: evan-gelizzare un mondo tumultuosoDI AUSTEN IVEREIGH

38 INCONTRO COMUNITÀ DEL NORD-ESTPensieri sparsidella Comunità di TorinoDI CRISTINA DALPRÀ

39 LEGA MISSIONARIASighet, la mia isolache non c’èDI ILARIA DINALE

42 I CAMPI CON GLI OCCHI DEGLI ADULTII nostri genitori cubaniDI LORENZO SEVERINO E CLARA RECH

IN QUESTO NUMERO

In copertina: orologio astronomico di Praga (foto di Bruce Mars da www.pexels.com)

Èil titolo di una mostra inaugurata lo scor-so 20 febbraio nell’Oratorio del Caravita,la Chiesa della Cvx romana ed italiana.

Quando mons. Guerino Di Tora, presidentedella Migrantes mi aveva chiesto la disponibilitàallo svolgimento di un evento che dura sei mesi,non credevo avesse una potenza evocatrice cosìforte e shoccante della tragedia che si consumanei nostri mari ormai da troppi anni. Chi entranel Caravita resta davvero impressionato sia perle dimensioni sia per le forme delle tele. Verreb-be quasi da scappare e tuttavia qualcosa di mi-sterioso, che aleggia nel clima surreale che si ècreato, ti inchioda a restare e guardare una peruna le 15 tele esposte. Si è trasportati infatti inuna atmosfera di dolore e di redenzione. Il giorno dell’inaugurazione, porgendo il suo sa-luto, il Cardinale Gualtiero Bassetti, presidentedella Cei, ha definito la mostra una vera ViaCrucis dei nostri tempi. Tempi di trasformazio-ni epocali nei quali le comunità nazionali sonochiamate ad uscire radicalmente dai propri par-ticolari interessi per coordinarsi nella progetta-zione di una cosmopoli che veda insieme uomi-ni di ogni razza, cultura e religione convergerein una nuova società, multi-culturale, giusta esoprattutto fraterna. Quelle tele dunque rapiscono. Sono volti dipin-ti su tele che sono in realtà collage di carte digiornali e di riviste degli ultimi anni. Sopra pa-gine patinate con réclame di Mercedes e paginedi quotidiani di cronaca rosa o nera, l’autore Sa-fet Zec, di origini bosniache, ha dipinto dei vol-ti di uomini e donne incontrati nella tragicarealtà della guerra che colpì la sua terra negli an-ni novanta. I volti dei vinti dalla storia delleguerre e delle miserie che costringono a migra-re, hanno dei tratti inconfondibili, molto similinelle espressioni e nei lineamenti. Non importase non sono dipinti uomini e donne di colore. Icolori del dolore, come quelli delle gioie più ve-re, sono personali ed universali. Primeggianoinnanzitutto cinque tele che messe una accantoall’altra costituiscono un’unica rappresentazio-

ne: il barcone dei migranti, nella quale solo unametà si volta a guardare con speranza la nuovaterra, indicata con gioia da due bambini, il fu-turo dell’umanità. L’altra metà è curva sul pro-prio dolore, uomini e donne che abbraccianocadaveri di familiari, di amici o di semplicicompagni di sventura: nessuno alza più la testa.Sembra che la tela parli, e si oda il grido terra,terra! O che ripeta la tragica profezia di Gere-mia: «Un grido si è levato in Rama, pianto e la-mento amaro: Rachele piange i suoi figli e nonvuole essere consolata, perché non sono più»(31,15). Il cardinale Bassetti, nel vedere i bam-bini che indicano con gioia e speranza la nuovaterra, ci ricordava la celebre terzina dell’Ulissedantesco, quando l’eroe esprime la gioia che eb-bero nel vedere da lontano la montagna del Pur-gatorio: «noi ci allegrammo, e tosto tornò il pian-to; ché de la nova terra un turbo nacque, e percossedel legno il primo canto. Tre volte il fe’ girar contutte l’acque; a la quarta levar la poppa in suso ela prora ire in giù, com’ Altrui piacque, infin che ’lmar fu sopra noi richiuso». Il dramma dei tantiche non sono mai approdati né a Lampedusa néda nessun’altra parte, se non nel Paradiso diDio, dove sono proprio loro, i vinti di tutti itempi, i primi ad entrare. A vedere poi la tela con il corpo esanime del pic-colo Alen portato a riva dal mare, verrebbe dauscire dalla chiesa, da scappare. Un pugno allostomaco della nostra indifferenza. Ma una forzarecondita t’inchioda e stai lì, non esci, continuia guardare. È la luce dell’amore che comunquepromana da tutte le immagini, in particolare daquel piccolo Alvin. Un amore che interpella,che commuove e nello stesso tempo purifica dainostri egoismi, dai nostri cinici calcoli, che tra-smette energia per ricominciare a lottare perchél’Utopia del Nuovo Mondo si realizzi. Una for-za che alla fine da pugno diventa carezza conso-lante, che ti fa riappassionare alla vita, ridonan-done senso e bellezza.

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EDITORIALE

Exodus

DI P. MASSIMO NEVOLA S.I.

CONTINUA A PAGINA 13

Premessa Il presente documento nasce dal confronto sultema «L’Europa che vogliamo» tenutosi all’in-terno di Retinopera, la rete di 20 organizzazionidel mondo cattolico che promuovono la lorocollaborazione per dare concretezza ai principi eai contenuti della Dottrina Sociale della Chiesa,così da offrire tangibile risposta alle sollecitazio-ni che emergono dagli Orientamenti pastoralidei Vescovi italiani.Con questo documento Retinopera si rivolge alPaese, sottolineando la presenza in Europa diuna crisi sistemica che prima che economica èspirituale, dunque antropologica e sociale. Unacrisi che investe, oltre che i singoli Paesi e i di-versi popoli, anche l’Europa come Comunità dinazioni. Un’Europa il cui fondamento riman-gono le radici cristiane e che presenta criticitàche vanno storicizzandosi: il contrasto tra igrandi benefici materiali, sociali, ecologici e po-litici ottenuti fino ad oggi, da un lato, e le for-me di esclusione, povertà, disuguaglianza e per-dita di fiducia, dall’altro; la frattura tra chi cre-de ancora nell’esistenza di un comune progettoEuropeo, da un lato, e chi sente le istituzionieuropee sempre più lontane, dall’altro. «L’Unione Europea nasce come unità delle dif-ferenze e unità nelle differenze. Le peculiaritànon devono perciò spaventare, né si può pensa-

re che l’unità sia preservata dall’uniformità. Es-sa è piuttosto l’armonia di una comunità. I Pa-dri fondatori scelsero proprio questo terminecome cardine delle entità che nascevano daiTrattati, ponendo l’accento sul fatto che si met-tevano in comune le risorse e i talenti di ciascu-no. Oggi l’Unione Europea ha bisogno di risco-prire il senso di essere anzitutto “comunità” dipersone e di popoli consapevole che “il tutto èpiù della parte, ed è anche più della loro sempli-ce sommaî e dunque che ìbisogna sempre allar-gare lo sguardo per riconoscere un bene piùgrande che porterà benefici a tutti”» (Papa Fran-cesco, 24 marzo 2017).Alla luce della situazione odierna, avanziamo leseguenti proposte in capo a 6 punti nodali peruno sviluppo positivo dell’Europa che vogliamo.

1. Un’Europa democratica e partecipativaAuspichiamo una conduzione più democraticadelle Istituzioni europee, affinché il mandato ri-cevuto dai cittadini rappresenti il comune inte-resse dei popoli. Vogliamo un’Europa della cen-tralità dei popoli, dei cittadini, della società ci-vile, che tenga conto delle aspirazioni, dei sogni,dei drammi delle persone e delle comunità.Un’Europa della dignità e della libertà, nellaquale la cittadinanza europea si eserciti respon-sabilmente nei luoghi di partecipazione, dibat-

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CVX E RETEINOPERA

L’Europa che vogliamo

Venerdì 8 febbraio a Roma, nella Sala dei Mosaici dell’Ufficio del Parlamento Europeo in Italia, è stato pre-sentato il Manifesto di Reteinopera «I 6 punti dell’Europa che vogliamo».Come hanno scritto il Coordinatore di Reteinopera, Gianfranco Gattai e la Segretaria Sonia Mondin, l’inizia-tiva è nata dal confronto sul tema «L’Europa che vogliamo» all’interno della Rete a cui aderiscono: AzioneCattolica Italiana (Ac) – Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani (Acli) – Associazione Guide e ScoutCattolici Italiani (Agesci) – Compagnia dello Opere (CdO) – Centro Italiano Femminile (Cif ) – Comunità diSant’Egidio – Confcooperative – Coldiretti – Centro Sportivo Italiano (Csi) – Centro Turistico Giovanile (Ctg)– Comunità di Vita Cristiana (Cvx) – Focsiv (Volontari nel mondo) – Fondazione G. Toniolo – FederazioneUniversitaria Cattolica Italiana (Fuci) – International Catholic Rural Association (Icra) – Movimento AdultiScout Cattolici Italiani (Masci) – Movimento Cristiano Lavoratori (Mcl) – Movimento dei Focolari Opera diMaria – Rinnovamento nello Spirito Santo (Rns) – Unione Nazionale Istituzioni ed Ass.za Sociale (Uneba).

tito e conoscenza, anche valorizzando le nuoveforme di comunicazione digitale. Un’Europache dia vita a programmi mirati di formazioneed educazione alla cultura e al rispetto dei dirit-ti umani e sociali, nella quale la sovranità con-divisa appartenga al popolo europeo, chiamatoa esercitarla attraverso le Istituzioni veramenterappresentative. Raccomandiamo a noi stessi ed alla società italianatutta di impegnarsi a promuovere la partecipazio-ne, la corretta informazione, la valorizzazione edei corpi intermedi e dello spirito di sussidiarietà atutti i livelli, a cominciare dal ruolo della famiglia.

2. Un’Europa solidale e accoglienteAuspichiamo un’Europa dell’accoglienza e dellasolidarietà verso i soggetti più deboli, a partireda coloro che fuggono dalla morte e dalla dispe-razione cercando nei nostri paesi rifugio e di-gnità, di fronte ai quali sentiamo necessario unsussulto etico di noi tutti europei e un appelloalla responsabilità umanitaria dei governi del-l’Unione Europea. Vogliamo un’Europa dellafraternità, del rispetto dei diritti umani, dellalotta alle discriminazioni di ogni genere, dellacooperazione e del dialogo tra le religioni e le

Chiese, nonché della costruzione della pacemondiale, richiamata dai Trattati costitutivi del-l’Unione. Riteniamo che il principio di solida-rietà e di sussidiarietà, anch’essi contenuto neiTrattati, abbia potenzialità di sviluppo ancorainespresse, e che le istituzioni europee debbanopromuovere l’inclusione e la protezione sociale,ridurre le disuguaglianze interne ed esterne,rafforzare le competenze europee in materia so-ciale, lavorare per la realizzazione di un assettoeconomico basato sul valore della persona e sul-la solidarietà, e non sulla massimizzazione delprofitto e della competitività. Raccomandiamo a noi stessi ed alla società italia-na tutta la pratica della solidarietà e del rispettodei diritti umani, la ricerca di una politica comu-ne ordinaria verso migranti e rifugiati fondatasull’accoglienza e su una efficace integrazione –prendendo esempio anche da esperienze positivecome i corridoi umanitari – nonché il rafforza-mento del Pilastro sociale dell’Unione 1, da trasfor-mare in un vero e proprio Social Compact chevincoli gli stati al pari del Fiscal Compact (cheoggi impone loro diverse clausole quali il rapportodeficit/Pil e il pareggio di bilancio) e che sia pro-mosso e difeso nelle politiche estere dell’Ue.

3. Un’Europa del valore umano del lavoroe del lavoro per tuttiAuspichiamo priorità e dignità delle persone nellavoro, in special modo dei giovani, per una lo-ro maggiore valorizzazione e occupazione; la tu-tela di tutti i lavoratori con misure di formazio-ne, accompagnamento e sostegno; la promozio-ne di un lavoro libero, creativo, partecipativo esolidale. Vogliamo una Commissione Europeache verifichi il rispetto delle misure volte allacreazione di occupazione stabile e di qualità eche acquisisca poteri di vigilanza sul rispettodell’inclusione lavorativa, la riduzione dellamarginalità e la promozione di pari opportu-nità. Una Commissione Europea che adottistandard di sostenibilità sociale, ambientale e fi-scale, e contrasti la disoccupazione, l’economia

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Vogliamo un’Europa della centralità dei popoli, dei cittadini, della società civile, che tenga conto delle aspirazioni, dei sogni, dei drammi delle persone e delle comunità.

CVX E RETEINOPERA

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dello scarto, la corsa al ribasso sui diritti, l’elu-sione fiscale e le logiche protezionistiche.Raccomandiamo a noi stessi ed alla società italia-na tutta la adozione dei valori umani del lavoroquale criterio fondamentale dello sviluppo occupa-zionale, e l’impegno per la centralità della personanei processi produttivi, nelle finalità dell’economiae nelle modalità di gestione delle organizzazioniproduttive, di quelle sindacali e delle istituzioni diriferimento.

4. Un’Europa della promozione della cul-tura, della scienza e dell’arteAuspichiamo la salvaguardia del patrimonio na-turale e culturale, artistico, musicale, scientifi-co, orale e scritto, nei vari contesti, nazioni emacro regioni, la promozione dello scambio traculture ed esperienze umane, sociali, lavorative,la condivisione delle buone pratiche e l’inter-scambio tra istituzioni, imprese, associazioni,comunità e individui. Vogliamo un’Europa chesostenga la costruzione comune di una identitàlaica europea, all’interno della quale si tengaconto di tutte le espressioni sociali e religiosediffuse sul territorio europeo, perché si rafforzila generatività di processi unitari per la costru-zione di una cultura interumana centrata suldialogo.Raccomandiamo a noi stessi ed alla società italia-na tutta di valorizzare i diversi patrimoni socialie culturali dei popoli che la compongono; di edu-care i giovani a operare concretamente in formacongiunta per costruire una Europa dell’ambiente,della cultura e della scienza; di fissare quote per-centuali di prodotto interno per investimenti nellaricerca, nell’istruzione e nelle infrastrutture.

5. Un’Europa dello sviluppo sostenibile edell’economia integraleAuspichiamo un’Europa che sappia fare le sceltegiuste per uno sviluppo economico e sociale cir-colare e sostenibile e che rafforzi le priorità dellapolitica rispetto a strategie economicistiche.Un’Europa che diventi una forza protagonista a

livello globale in sintonia con gli obiettivi di svi-luppo sostenibile dell’Agenda Onu 2030 e gliAccordi di Parigi sul clima, protesa a rinnovare iprincipi fondativi del progetto europeo in ma-teria di ambiente, energia e sviluppo integraledella persona e del pianeta. Un’Europa che sipreoccupi responsabilmente della qualità delproprio territorio e del proprio ambiente natu-rale, sociale ed umano, e di promuovere l’acces-so ad un cibo di qualità per tutti. Raccomandia-mo a noi stessi ed alla società italiana tutta di la-vorare per lo sviluppo di una governanceistituzionale dei sistemi finanziari, che ridia allafinanza il ruolo di «strumento» al servizio dell’uo-mo e di promuovere un serio contrasto alla esclu-sione sociale e materiale, per l’uso responsabile del-le risorse del pianeta e per l’ecologia integrale.

6. Un’Europa del Terzo Settore e dell’asso-ciazionismo e della gratuità Auspichiamo il pieno e costruttivo coinvolgi-mento delle associazioni di base, ed in partico-lare di quelle giovanili, ed una politica che sap-pia coniugare la volontà di miglioramento dellaqualità della vita, della dignità umana, del ri-spetto dei diritti, espresse da quanti operano inmodo gratuito per gli altri e per il bene comunee dal Terzo Settore. Vogliamo un’Europa che fa-vorisca lo sviluppo di reti, di aggregazioni e dicooperazione tra associazioni ed espressioni del-la società civile, quali strumenti per il rafforza-mento di un’identità europea pacifica e solidale,e la definizione comune di ruolo, funzioni eprerogative delle realtà del Terzo Settore e delvolontariato, anche in termini fiscali. Racco-mandiamo a noi stessi ed alla società italiana tut-ta un maggiore e distintivo impegno nelle sedi enelle forme con le quali la società civile si aggregaed esprime le proprie aspettative, necessità edorientamenti valoriali.

1 https://ec.europa.eu/commission/priorities/deeper-and-fairer-economic-and-monetary-union/european-pillar-social-rights/european-pillar-social-rights-20-principles_it

Vogliamo una Commissione Europea che verifichi il rispetto delle misure volte alla creazione di occupazione stabile e di qualità e che acquisisca poteri di vigilanza sul rispetto dell’inclusione lavorativa, la riduzione della marginalità e la promozione di pari opportunità.

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MIGRANTI E TERRA

Le riflessioni scaturite dagli eventi in mate-ria di sicurezza ed immigrazione sono sta-ti per molti di noi una doccia fredda.

Siamo un popolo sensibile alle questioni etichedi alto spessore, a prescindere dall’ispirazionelaica o spiritualista che ci anima, o dobbiamo ri-scoprirci ancestrali ed imbarbariti?La terra sembra oramai come la tana di una fie-ra, non come la casa dove ci si sorride e ci siascolta. Non penso di essere un «anima bella»,capisco perfettamente la paura e la rabbia di chiogni sera scende dall’autobus alle fermate di pe-riferia e si guarda intorno.Solo che sono molto sensibile nei confronti delrischio «baratro», si comincia con dei provvedi-menti che inizialmente placano paura e rabbia esi va verso il nero totale.Vorrei contribuire alla nostra riflessione suitempi che stiamo vivendo tentando di ricavareun orientamento dall’insegnamento della Chie-sa in merito così come ci viene riassunto dalCompendio della Dottrina Sociale e dall’enci-clica Laudato Si’.Il primo elemento che mi sembra interessante èun chiarimento. Potremmo essere portati a pen-sare che la Chiesa, nel suo alto magistero, nondeve entrare in questioni concrete ma limitarsiall’enunciazione di principi aurei.A prescindere dal fatto che non riesco ad imma-ginare un essere umano che voglia dirsi tale sen-za interrogarsi sulle conseguenze delle proprieposizioni guardando in «faccia» il prossimo, no-to che il Compendio afferma in modo netto echiaro che la visione globale dell’essere umanoche la Chiesa propone si situa «ad un livello nonsolo teorico ma pratico»1 ed offre, oltre a signifi-cati, valori e criteri, anche «direttive d’azione»2.» chiaro che non viene messa in discussione l’in-dole secolare dei fedeli laici, però la Chiesa ri-vendica il diritto a non essere considerata unaspecie di Alice nel Paese delle Meraviglie che de-sta stupore o fastidio ogni volta che prende unaposizione concreta.Il proprium del magistero, credo, riemerge subi-

to dopo quando il Compendio individua nella«società riconciliata anticipatrice di nuovi cieli eterra nuova»3 la finalità delle proprie indicazio-ni. Qui siamo su un piano che supera netta-mente le finalità di chi ha una visione esclusiva-mente politica, anche nell’accezione più elevatadel termine.Volendo avvicinarci alla questione che ci inte-ressa, cioè il rapporto tra gli esseri umani ed iterritori che abitano o su cui si trovano a vivere,mi sembra si possano individuare due fonda-mentali principi che la Dottrina sociale indicacome punti di riferimento.Il primo di questi è il principio della destinazio-ne universale dei beni: «Dio ha destinato la ter-ra con tutto quello che in essa è contenuto all’u-so di tutti gli uomini e popoli, sicché i benicreati devono pervenire a tutti con equo crite-rio, avendo per guida la giustizia e per compa-gna la carità»4.Questo principio, ed il diritto che esprime, èpresentato dalla Chiesa come originario, natu-rale e primo, un qualcosa che riveste totale pie-nezza assiologica così da non dipendere da al-cun altra istanza di ordine etico. Il fondamentodi questa categoricità è eminentemente teologi-co-filosofico, tutto ciò che esiste è creato e l’es-

Un punto sul pensiero della Chiesa

DI FRANCESCO RICCARDI

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MIGRANTI E TERRA

sere umano è coronamento della creazione percui tra tutto ciò che esiste e l’essere umano inquanto tale, senza alcuna distinzione di ceto,esiste una relazione fondata sulla partecipazionemetafisica all’essere divino che la teologia tradi-zionale e la philosophia perennis insegnano esse-re conseguente all’atto creativo5.Stabilito questo principio è possibile compren-dere l’effettivo pescaggio di tutti gli altri princi-pi collegati con l’accesso ai beni. Ogni istitutosociale relativo ha valore nella misura in cui, inuna specifica cultura e situazione storica, facilital’accesso di tutti gli esseri umani ai beni. Nonviene fatta alcuna distinzione tra gli istituti san-citi da ordinamenti di tipo moderno e quelli in-valsi per tradizioni etniche così come non vienefatta alcuna distinzione tra istituti che contem-plano la proprietà dei singoli ed istituti che pre-vedono forme di disponibilità collettiva.È molto interessante osservare che il Compen-dio nella parte dedicata all’affermazione inequi-vocabile di questo principio6 cita in nota pro-nunciamenti di pontefici come Leone XIII, PioXI, Pio XII, Paolo VI e Giovanni Paolo II, papinotoriamente «bolscevichi»!Ora tra i beni la cui fruizione deve essere equa-mente garantita a tutti gli esseri umani, ovvia-mente in modo regolamentato, il territorio oc-cupa un posto basilare, non ha senso considera-re risorse di qualunque genere senza considerareciò che ne costituisce la fonte. Francesco pro-prio nel capitolo primo della Laudato Si’ dedicaspazio ad una disamina delle risorse attualmen-te a rischio, la cui tutela richiede in maniera evi-dente un’accorta gestione del bene territorio7.Non sfugge il fatto che si tratta di un problemadi grandezza storica prima ancora che politica.Siamo abituati da generazioni, si può dire dasempre, a concepire un collegamento quasiesclusivo tra porzioni di pianeta definite e chiu-se e gruppi umani anch’essi definiti. Il legametra il territorio di uno stato ed il popolo di quel-lo stato è un’abitudine di pensiero così radicatache quando, sommessamente, si fanno presenti

vari elementi di perplessità al riguardo si vieneconsiderati quanto meno degli eccentrici8. È l’i-dea di sovranità, al momento così in voga.La destinazione universale dei beni non consen-te di accedere a quest’idea di un legame quasiesclusivo, postula una «morbidezza». Pur nellanecessità di regolare in modo equo ed ordinatole presenze degli umani sui vari territori e laconseguente fruizione dei beni che questi terri-tori offrono, l’adesione al pensiero della Chiesarisulta incompatibile con la concezione patri-monialista della sovranità, quasi proprietà pri-vata di un determinato popolo.Entrare nell’ordine di idee che siamo solo i cu-stodi di una certa porzione di pianeta certo nonè facile. Soprattutto occorre riconoscere che èproblematico immaginare come passare dalladichiarazione di principio ad un concreto mo-dello sociale che la incarni. Scorrendo i testi distudiosi della questione ho trovato concetti co-me «sovranità ridimensionata», «diritti cosmo-politici», concetti credo ineludibili nel mondocome si va delineando ma difficilmente traduci-bili in proposte fattuali9.Però, anche a costo di rinunciare ad abitudini dipensiero inveterate, accettare l’idea della desti-nazione universale dei beni declinata come sem-plice «custodia» e non possesso del proprio ter-ritorio sarà un passo da fare, pena un vero e pro-prio regresso «evolutivo» dell’anima.Un secondo principio, fondamentale per il pen-siero della Chiesa, può aiutarci nella riflessionesulla tragedia dei migranti. Si tratta del princi-pio dell’unità della famiglia umana, che nonpuò essere oggetto di atteggiamenti informatiad esclusivismi di alcun tipo.Questo trova il proprio ovvio fondamento pro-prio nei testi primi della Sacra Scrittura, quan-do si dice che l’essere umano, ogni essere uma-no, è creato ad immagine di Dio (Gen 1,26-27).Il Corpus Paulinum, per parte sua, ribadisce conforza il rifiuto di ogni distinzione razziale o cul-turale tra gli esseri umani10.Tra i protagonisti del pensiero cattolico del XX

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secolo questo problema è stato molto sentito,date anche le vicende tragiche di cui sono statispettatori.In un precedente intervento11 ho riportato l’af-fermazione del Cardinale Pietro Pavan (1903-1994), storico collaboratore di Giovanni XXIIInella stesura della Pacem in Terris: «La vita uma-na si rivela, pure nella sua ricca varietà, fonda-mentalmente una… In fondo, più o meno con-sapevolmente, ciascuno viene a capire che tuttigli uomini, qualunque siano le loro peculiaritàetniche, avvertono gli stessi bisogni, sono impe-gnati nella soluzione di problemi identici, sonotesi verso le stesse mete». E come dimenticarel’intuizione, bellissima, di Giovanni Paolo II:«…il nostro rispetto per la cultura degli altri èradicato nel nostro rispetto per il tentativo cheogni comunità compie per dare risposta al pro-blema della vita umana».Si potrebbe obiettare che riportare queste posi-zioni è una critica sostanzialmente fuori bersa-glio nei confronti dei moderni sovranismi chesostengono voler unicamente tutelare la sicurez-za senza pregiudizi. Ma, penso, non possiamonasconderci dietro un dito. Nelle posizioni so-vraniste la confusione tra demos ed ethnos è quasisempre sullo sfondo, ed i personaggi che di que-ste posizioni si fanno araldi non di rado hannoun passato molto significativo in tal senso.Al pensiero della Chiesa non sfugge la rilevanzadella sovranità nazionale ma viene chiaramenteaffermato quale sia la vera natura di questarealtà storica e quali ne siano i limiti.Essa è «espressione di libertà» e, soprattutto,non è «un assoluto»12.Inoltre ogni espressione di sovranità nazionale,quali ad esempio le istituzioni che la sostengo-no, deve essere considerata come posteriore e se-condaria rispetto alla legge naturale che fondal’unità della famiglia umana13.Episodi come quelli a cui stiamo assistendo so-no chiaramente inaccettabili per chi fa riferi-mento a questi principi. Di più sono episodiche causano turbamento. Un migrante non è

una fonte di pericolo, è prima di tutto un’ap-partenente alla famiglia umana. Se le circostan-ze della vita lo hanno portato ad una condizio-ne in qualche modo destabilizzata e destabiliz-zante per chi lo accoglie questo è un problemada risolvere, ma non può essere un pretesto perdare sfogo ai nostri più bassi istinti.Siamo come sperduti di fronte ad un’epoca incui la solidarietà desta sorrisi compassionevolinella migliore delle ipotesi, ci sembra di viverequelle situazioni che Hannah Arendt chiamava«l’umanità in tempi bui».Però siamo anche consapevoli che questi sono imomenti in cui occorre tener fermo il timonesulla rotta giusta.Le ondate di paura dureranno il tempo che du-reranno, ma sono fiducioso circa il fatto che ilpensiero pacato, umanissimo e ragionevole del-la Chiesa rimarrà un punto di riferimento.

1 Cdsc n. 81, con bibliografia circa i singoli documenti direpertorio Aas.2 Ib.3 Ib. 82.4 Conc. Vat. II, Cost. Past. Gaudium et Spes, 69, Aas 58(1966)1090 citata da Cdsc 171.5 Si può approfondire l’antica nozione di partecipazionemetafisica così da apprezzarne le possibili valenze etichemediante numerosi scritti, anche reperibili online. Solo atitolo di esempio: JOSEPH KOTERSKI S.I., The Doctrine ofParticipation in Thomistic Metaphysics in https://mari-tain.nd.edu/ama/hudson/hudson18.pdf6 Nn. 171-184.7 Nn. 20-52.8 Ho avuto modo di interrogarmi su questo «legame» an-che imbattendomi in idee sinceramente oscure in un arti-colo scritto alcuni anni orsono per la rivista online Beneco-mune.net (Francesco Riccardi, L’Essere umano e la «sua»Terra).9 Per un interessante intervento sulla problematica si vedaad es. C.VENTURI - R.M. MICALLEF S.I., Gli sfollati am-bientali alla luce di Laudato Si’ in H.M.YANEZ (a cura di),Laudato Si’-Linee di lettura interdisciplinari per la cura dellacasa comune, Pug, Roma, 2017.10 Rm 10,12; Gal 3,26-28; Col 3,11.11 Cfr. supra 8.12 Cdsc n. 435.13 Ib. n. 437.

«Dio ha destinato la terra con tutto quello che in essa è contenuto all’uso di tutti gli uomini e popoli, sicché i beni creati

devono pervenire a tutti con equo criterio, avendo per guida la giustizia e per compagna la carità» (Gaudium et Spes, n. 69).

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Dal 6 all’8 febbraio scorso, presso la CasaS. Pietro Canisio, adiacente la Curia ge-neralizia dei padri Gesuiti a Roma, c’è

stato il raduno di padri assistenti della Cvx. Vihanno partecipato oltre il sottoscritto, una ven-tina di gesuiti insieme al Presidente nazionale,Antonio Salvio e altri due membri dell’Esecuti-vo nazionale: Daniel Napoli, della Comunità diPadova, e Paola Tomasini, della Comunità cit-tadina romana e animatrice del gruppo LmsTuko Pamoja.Erano ormai quattro anni che non ci incontra-va. L’ultima occasione fu infatti nella primaveradel 2015 presso la Casa dei padri Passionisti alCelio dove i padri assistenti si confrontaronosulle problematiche emergenti nel Sinodo sullafamiglia.Nello scorso febbraio si è voluto aggiornare inostri assistenti principalmente sui temi dell’As-semblea mondiale Cvx di Buenos Aires delloscorso luglio.Tre le dimensioni sottolineate nella tre giorni:a) Assistente come fondatore di Comunità; b)Assistente come accompagnatore di Comunitàe gruppi; c) Assistente come promotore di Reteignaziana sia a livello territoriale sia a livello na-zionale.Ci ha introdotti p. Stefano Bittasi, neo assisten-te della Cvx di Trento, con una bella e illumina-te comunicazione su S. Paolo, modello di riferi-mento per la nascita di nuove Comunità. Paolosi gioca con tutto l’entusiasmo dell’innamoratodi Cristo e per ciò stesso del suo Corpo Misticoche è la Chiesa. Il suo impegno si esprimerà pla-sticamente nell’espressione l’assillo per tutte leChiese (2Cor 11,28). Quando Paolo nei suoiviaggi apostolici passa ad annunciare Cristo Ge-sù, dapprima nelle sinagoghe e poi nelle agoràpagane, come compimento delle promesse deiprofeti e attesa dei desideri naturali di ogni uo-mo, nascono gruppi di fedeli che invocano ilNome di Gesù e si fanno poi battezzare. Alla lo-ro guida non resta lui stesso. Si scelgono anzia-ni, uomini prudenti, maturi e pieni di Spirito

santo. Lui segue con attenzione ma non impo-ne più nulla. Non è il padre, men che meno ilpadrone delle Comunità che sono sorte dopol’annuncio del Kerygma. Il suo ministero è dalui stesso paragonato a quello del madre (1Ts.2,7): prevalgono tenerezza, vicinanza affettuosae premurosa, mai possessiva, semmai liberanteperché si gioisce nel vedere il proprio figlio cre-scere e diventare adulto, autonomo e capace dicamminare con le sue proprie gambe. La mam-ma non abbandona il figlio a se stesso, lo seguecon attenzione e talvolta con preoccupazione.Ma la vera madre non è una chioccia che vuoletenere i figli sempre legati a sé, compiacendosidi vedere in essi il prolungamento di se stessa.Sarebbe una madre castrante, che non aiuta asviluppare alcun carattere maturo, anzi, crean-do un forte legame di dipendenza, finisce persoffocare la crescita. Paolo segue con attenzio-ne, ma lascia libere le comunità di seguire il lo-ro corso. Interviene per correggere come nei ca-si degli evidenti sbandamenti registrati nelleComunità di Corinto e di Galazia: ma lo fasempre attraverso lettere, raccomandazioni ac-corate, tra le lacrime (Vi ho scritto in un momen-to di grande afflizione e col cuore angosciato, tramolte lacrime, però non per rattristarvi, ma perfarvi conoscere l’affetto immenso che ho per voi.2Cor 2,4), mai con comandi perentori. Dall’esempio di Paolo ogni sacerdote, ogni cri-stiano impegnato nell’animazione di Comu-nità, nell’avvio di nuovi gruppi, ogni missiona-rio nell’impegno di impiantare nuove chiese,impara che uno pianta, un altro irriga ma è Cri-sto che costruisce (Cfr 1Cor 3, 5-17). Impegnodunque fino a dare la vita (1Ts 2,1-8) con quel-la libertà che si traduce in gioia nel vedere Cri-sto crescere negli altri. Il missionario è tale se re-sta fino in fondo amico dello sposo: «Ora questamia gioia è piena, Lui deve crescere ed io invece di-minuire» (Gv 3,29-30).Direttamente legata a questa prospettiva bibli-ca, si è successivamente inserito il discorso con-dotto da p. Herminio Rico, Assistente mondia-

INCONTRO NAZIONALE DEI PADRI ASSISTENTI CVX

Compagni di cammino

DI MASSIMO NEVOLA S.I.

le Cvx, che ha sottolineato che il ruolo propriodell’assistente è quello dell’accompagnatore,non del direttore d’opera. Più volte si è tornati aribadire che l’Associazione, ormai da cin-quant’anni, vede nel protagonismo laicale dispiritualità ignaziana la sua ragion d’essere. Pro-tagonismo laicale non solo nella testimonianzadi una matura vita di fede e nell’impegno apo-stolico sia di ambiente sia in progetti specifici(era proprio già nella Congregazione Mariana),ma anche nella gestione e nel governo stessodell’Associazione. Nello stesso impegno a pro-muovere e far nascere nuovi gruppi e Comunitàil padre assistente normalmente non si muoveda solo, ma si muove insieme ad altri laici chedivengono a pieno titolo protagonisti nell’evan-gelizzazione. Normalmente non è un singoloche fonda un gruppo, ma è una Comunità chene genera un’altra. È bello assistere al rito di in-corporazione nella Comunità mondiale di nuo-ve realtà nazionali accompagnate da una Comu-nità «madrina». Ciò non ridimensiona il ruolodel padre assistente, ma lo colloca nella giustadimensione dell’ecclesiologia del Vaticano II,ecclesiologia di Comunione e di Popolo di Dio.Lo stesso p. Herminio ha sottolineato, poi, co-me i tre pilastri su cui si fonda un gruppo Cvxsono la Spiritulità, la Comunità e la Missione se-condo il metodo Diav (Discernere, Inviare, Ac-compagnare Valutare), ma non come gradi suc-

cessivi bensì in una dimensione di contempora-neità. In ciò ricollegandosi al Documento finaledi Buenos Aires in cui si afferma che essere Cvxoggi significa approfondire il proprio carisma,condividerelo con altri e uscire dalle nostre Co-munità per portare Cristo agli altri.Ma come far crescere efficacemente il Popolo diDio? A tre voci (il sottoscritto, Antonio Salvioe Daniel Napoli) abbiamo offerto ai padri con-venuti le prospettive emerse nell’ultima Assem-blea mondiale di Buenos Aires. Non ci sonostati nuovi proclami rispetto alla precedenteAssemblea di Beirut. Si è sottolineato princi-palmente il modo di procedere delle Cvx nelMondo. E qui il contributo prezioso che siamochiamati ad offrire alla Chiesa, vivendolo confedeltà e coraggio, proprio per far lievitare nellecoscienze dei battezzati la dimensione di Popo-lo dell’Alleanza. Innanzitutto lo stile delle riunioni, con riferi-mento esplicito alla conversazione spirituale,condivisione del vissuto illuminato dalla Paroladi Dio, che deve distinguere il nostro incontrar-ci periodico. Senza questa condivisione è im-possibile arrivare al punto specifico della Cvx,che è l’esercizio comune del discernimento Spi-rituale vero e proprio, da usare sia per le opzionipiù ordinarie sia per le scelte di maggior valore.Non si approda al discernimento vero e propriose non si è abituati alla conversazione spirituale

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che crea il giusto clima di ascolto attento e in-condizionato, la corretta disposizione all’indif-ferenza, senza la quale il discernimento non ètale e diventa esercizio di convincimento ideo-logico o strumento per affermare la legge dellamaggioranza.Ai padri convenuti abbiamo chiesto due esercizidi conversazione spirituale in piccoli gruppi pertrasmettere chiaramente un messaggio: le riu-nioni non sono brillanti lezioni bibliche, doveal sacerdote, che si prepara e parla bene, ci sirapporta quasi sempre da discepoli in ascolto,cui quando va bene si pongono domande intel-ligenti e si condividono riflessioni e pensieri diapprofondimento. No. Questi sono corsi di ag-giornamento biblico-morale-spirituale, sarannopure interessanti catechesi che nutrono la for-mazione permanente e buone scuole di preghie-ra, ma non sono ancora propriamente riunioniCvx. La catechesi e la formazione permanentesono necessari, ma non sono ancora sufficientiper creare una comunità. Alla Comunità si arri-va quando si gusta la bellezza di crescere insie-me nel diventare fratelli: un cuor solo e un’ani-ma sola. L’assistente non può quindi limitarsi aprestazioni brillanti, toccate e fuga, lasciando ailaici poi di arrangiarsi da soli. » chiaro che assi-stenti a tempo pieno, come avveniva un temponelle Congregazioni mariane e anche nelle stes-se Cvx dai gruppi molto numerosi, ne avremosempre di meno. Non deve essere lui a guidaretutte le riunioni ne sarà colui che decide gli apo-stolati. Tutto questo avviene insieme nel proces-so della corresponsabilità di cristiani adulti ematuri. Ma l’assistente è compagno di cammi-no, che partecipa dall’interno ai processi dellaComunità e alle dinamiche di vita dei singoli.Quando si accetta la missione di accompagnareuna Cvx, la si accetta riconoscendo che si trattaper l’appunto di una vera e propria missione cuiva dato il tempo e l’attenzione dovuta, anche seessa non esaurisse – come avviene quasi dovun-que – l’arco d’azione del proprio Ministero pre-sbiterale. In alcune Comunità nazionali abbia-

mo Assistenti che non sono gesuiti e anche As-sistenti che sono semplici religiosi o religiosenon sacerdoti. In alcuni casi anche dei laici benformati alla spiritualità ignaziana sono assistentiCvx. La Compagnia di Gesù non si defila daquesto servizio specifico al laicato ignaziano cheè stato suo proprio per oltre quattro secoli. Macome emerso dall’ultima Congregazione gene-rale che ha eletto il p. Arturo Sosa alla guidadell’Ordine, la Compagnia concepisce il suo fu-turo apostolico, il suo impegno missionariosempre più in comunione con laici che parteci-pano direttamente alla gestione degli apostolati,condividendo la medesima spiritualità dei ge-suiti e offrendo il contributo di competenze chesono proprie della formazione acquisita.Ultima dimensione è stata quella dell’impegnonella creazione di Reti Ignaziane sia a livello na-zionale sia a livello locale. La Cvx non è la sola,né la principale realtà associativa ignaziana pre-sente in Italia e nel mondo. AdP, Meg, PietreVive, Jrs, Jsn ? giusto per citare qualche siglaben nota ? sono realtà ben vivaci con le qualisiamo chiamati ad entrare sempre più e sempremeglio in comunione. Non solo sporadiche col-laborazioni e coordinamenti per semplificare edeconomizzare risorse, ma Comunione fraterna.La famiglia ignaziana cresce con il moltiplicarsidi occasioni di incontro sia di impegno (cultu-rale, spirituale, apostolico) sia di agape fraterna.A volte si avverte ancora presente tra di noi ladivisione di cui parla S. Paolo a cui accennava-mo di sopra: io sono di Paolo, io di Apollo…Cristo non è diviso e il suo Spirito non divide.Di qui l’appello ad assistenti gesuiti, guide lai-che e religiosi coinvolti nell’animazione dellevarie componenti dell’ampia famiglia ignazianaa compiere ogni sforzo per non procedere a ran-ghi separati, talvolta contrapposti, ma a realiz-zare convergenze sempre più concrete e visibili,dove non deve mai mancare la festa e la condi-visione nella carità verso i più deboli.Nell’ultima sera è stato belle raccogliere la te-stimonianza dei ragazzi della Lms impegnati

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INCONTRO NAZIONALE DEI PADRI ASSISTENTI

Dall’esempio di Paolo ogni sacerdote, ogni cristiano impegnato nell’animazione di Comunità, nell’avvio di nuovi gruppi, ogni missionario nell’impegno di impiantare nuove chiese, impara che uno pianta, un altro irriga ma è Cristo che costruisce.

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nel sostegno dei gemellaggi missionari in Perù,Cuba, Kenya e Romania, che hanno riempitodi entusiasmo gli assistenti. Ci auspichiamoche in tanti si sentano spronati a condividereparte dell’estate o delle vacanze natalizie con ivolontari in queste che non sono avventure, maveri e propri luoghi in cui i più giovani stannogiocando se stessi, il loro futuro, l’impostazio-ne generale della loro vita.L’incontro è terminato con la visita alla sede rin-novata della Cvx presso la Residenza di S. Igna-zio e con un buon pranzo che ha rallegrato tuttii convenuti. Non sono riusciti a partecipare tut-ti gli assistenti anche per i tempi piuttosto stret-ti che ciascuno ha avuto a disposizione per po-

ter decidere, tra lettera di convocazione e svol-gimento del raduno. Si è deciso di realizzarlocomunque, anche se a ranghi rimaneggiati, pernon differire oltre la condivisione dei discorsidell’Assemblea di Buenos Aires, e permettere al-l’Esecutivo, che tra qualche mese termina il suomandato, di potersi rapportare ai padri assisten-ti. È stato comunque un bel momento e ci si èprefissato di conservare la scadenza biennale,così da rendere più fluido e fecondo lo scambiodi esperienze e le proposte di aggiornamento.

Il messaggio di questa mostra, sestiamo attenti, è presentato quotidia-namente in tutti gli interventi pub-blici di Papa Francesco. Pian pianosta passando in tutte le diocesi e an-che nelle Chiese separate fino a coin-volgere esponenti e semplici fedeli dialtre religioni e perfino non credenti.Goccia a goccia, qualcosa si muove,sia a livello italiano sia a livello inter-nazionale. » una profezia, più che unprogetto dettagliato. E come tutte leprofezie indica percorsi cui tenderepiuttosto che ricette applicative chevanno studiate da politici dalle am-pie vedute e tecnici competenti. Nonc’è mai stata profezia però che nonabbia avuto le sue resistenze e i suoimartiri.La potenza rivoluzionaria delle paro-le di S. Paolo ´davanti a Dio non ci stapiù giudeo o greco, schiavo o liberoª, di-vengono nuovamente attuali. Parolepiù potenti di una bomba atomica,contro cui si scagliarono invano i mi-

nistri dell’Impero, con le repressionipiù crudeli. Non prevalsero. E gli im-peri di oggi non prevarranno. Potran-no amplificare fino alla luna gli scan-dali degli uomini di chiesa, ma nonprevarranno. Il Papa ha le spalle gros-se, e tuttavia quanti attacchi e da tut-te le parti, alla sua persona e al suooperato! La voce autorevole del Papa,nella quale si ritrovano non solamen-te i cattolici ma tanti persone di buo-na volontà, dà fastidio alle lobby dipotere ed esse non perdono occasio-ne per stigmatizzare questo o quell’al-tro difetto presente negli uomini dichiesa al fine di spegnere la fiducia inessa e invalidare il magistero del suosupremo pastore. Commuove ascol-tare il Papa che proprio in questigiorni di inizio quaresima invita anon scoraggiarsi e a non demorderenel cammino del bene, della purifica-zione della Chiesa, a non mollare lapresa nel cammino verso la costruzio-ne di un mondo più giusto e frater-

no. Non c’è scandalo che possa odebba indebolire il vigore dell’An-nuncio, della Profezia, dell’impegnodella Carità fraterna.Mentre scrivo l’editoriale arriva latragica notizia della caduta dell’aereodell’Ethiopian Air Line dove hannoperso la vita 157 passeggeri, tra i qua-li alcuni volontari di Ong e VirginiaChimenti, capo scout di Roma 70, incui si sono cresciuti diversi ragazzidella nostra Lega Missionaria Stu-denti. Una notizia che mentre turbala nostra coscienza la sprona a con-centrarsi sull’essenziale. Nello strin-gerci al dolore di coloro che piango-no chi in questo mondo «non c’èpiù», vogliamo reagire alla tragediacon la Fede nel Signore la cui tombaè vuota perché Risorto. La nostra vitaè davvero un soffio, ma siamo semprenelle mani di Dio. E la vita va spesasenza dispersioni inutili, nella Causadel Suo Regno che poggia su due bi-nomi verità e libertà, giustizia e pace.

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Quando si accetta la missione di accompagnare una Cvx, la si accetta riconoscendo che si tratta per l’appunto di una vera e propria

missione cui va dato il tempo e l’attenzione dovuta, anche se essa non esaurisse l’arco d’azione del proprio ministero presbiterale.

CONnessioni è una comunità di giovani che dal 2009 si in-contrano per confrontarsi e formarsi sui granditemi dell’agenda politica, grazie all’impulso ori-ginario ed al supporto delle dirigenze nazionalidi associazioni e realtà giovanili di ispirazionecattolica. https://pensarepoliticamente.net/

Poliedri È innanzitutto un progetto pensato per tutti igiovani interessati alla «res publica», che si pre-figge di sviluppare in modo innovativo il temadella formazione politica fornendo conoscenzespecifiche. Il presupposto fondante è l’urgenzadi individuare cammini nuovi e persone nuoveper costruire spazi di convivenza civile fondatisul diritto al rispetto, sull’etica e sull’onore indi-viduale e collettivo che sono propri della demo-crazia.Il modello non è la sfera, che non è superiore alleparti, dove ogni punto è equidistante dal centro enon vi sono differenze tra un punto e l’altro. Il mo-dello è il poliedro, che riflette la confluenza di tut-te le parzialità che in esso mantengono la loro ori-ginalità. (Papa Francesco, Evangelii Gaudium, 236).

CONnessioni – come ricorda p. Francesco Oc-chetta S.I., il promotore del percorso – è innan-zitutto un luogo, simile ad un aeroporto, in cuigiovani impegnati e desiderosi di mettersi ingioco approdano con l’obiettivo di ricostruirsiper ricostruire le politiche.Ogni incontro si compone di cinque momenti,ciascuno dei quali è fondamentale nel percorsodi conoscenza reciproca e di coinvolgimento at-

tivo che la proposta offre. L’esperienza, infatti,privilegia persone motivate e desiderose di coin-volgersi e mettersi in gioco. Per questo, ai parte-cipanti ammessi vengono richiesti l’impegnodella massima puntualità e della partecipazionea tutti gli incontri in calendario.I cinque momenti proposti sono: 1. L’introdu-zione spirituale, in cui si impara a conoscere glistrumenti della spiritualità (regole del discerni-mento, la meditazione, la contemplazione, lalettura dei desideri, fare un’esegesi, leggere untesto biblico, ecc.); 2. Lezione del relatore eascolto di un’esperienza che sta costruendo de-mocrazia; 3. Lavoro in gruppi su casi concretiinerenti il tema dell’anno. È una sorta di «pale-stra» di democrazia; 4. La condivisione in ple-naria ed eventuale consegna del materiale perl’incontro successivo; 5. Il pranzo in comune,cui ciascuno contribuisce con disponibilità, conviveri e bevande, per crescere nella condivisionee nell’amicizia tra i partecipanti.Il tema che quest’anno CONnessioni ha decisodi approfondire riguarda l’Europa come comu-nità tra popoli e territori; i giovani delle nostrecomunità di vita cristiana che vi partecipano so-no Francesco Laviola e Gabriele Guasco, en-trambi di Roma.Gli incontri sono iniziati il 15 dicembre 2018 eprocedono secondo il calendario indicato (19gennaio 2019 23 febbraio, 13 aprile, 18 maggioe una Visita istituzionale da definire)Gli argomenti affrontati nei primi incontri ri-guardavano: I populismi, cosa sono e come na-scono? Quale linguaggio utilizzano?; L’Europa ele riforme; Comunicazione e sviluppo per l’Eu-ropa che cambia.

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DUE SCUOLE DI FORMAZIONE POLITICA

CONnessioni e Poliedri

DI RITA CECCO

Due iniziative molto interessanti nell’ambito della formazione politica: la prima è già presente da oltre diecianni nell’ambito della Civiltà Cattolica; la seconda ha preso avvio nell’ottobre 2018 a Genova.Entrambe hanno lo scopo di formare giovani che siano in grado di avere una visione ampia della politica edel suo agire.Ad entrambe partecipano o collaborano attivamente alcuni giovani delle nostre comunità Cvx- Lms.

I relatori che hanno partecipato sono tutti di al-to spessore a partire Giovanni Maria Flick, giàPresidente della Corte Costituzionale e Ministrodella Giustizia; Francesco Clementi, professoredi Diritto pubblico comparato all’Università diPerugia; Ciro Cafiero, avvocato giuslavorista;Giovanni Parapini, Direttore Comunicazione,Relazioni Esterne, istituzionali e InternazionaliRai; Leonardo Becchetti, professore ordinario dieconomia politica all’Università di Roma TorVergata e Luigi Bartone, architetto ed esperto dicomunicazione politica.

Stralci di alcuni interventi interventiDieci elementi per lo sviluppo futuro dell’Euro-pa vengono proposti dal costituzionalista Fran-cesco Clementi alla giornata su «Europa e rifor-me»: «Il prossimo voto europeo per la primavolta sarà un voto politico: perché la pace non èpiù scontata, la crisi economica ha aumentatola distanza con la politica, negli ultimi anni i ve-ti hanno dominato». «Tenere distinta la politicadall’economia è errato», ha osservato Clementi.L’analisi sulla situazione attuale è proseguita ri-levando che «la dimensione delle sfide che ab-biamo di fronte è maggiore degli strumenti cheabbiamo a disposizione». «Siamo legati comeEuropa ma ci sfuggono gli obiettivi del progetto– ha spiegato Clementi –. Dobbiamo recupera-re ragioni e interconnessioni dell’Europa oggi,

diverse da quelle di settant’anni fa». Non aven-do fatto sufficiente discernimento, «l’assetto or-ganizzativo dell’Unione è difficile da spiegare».«Dobbiamo dunque creare un’Europa politica,che superi la stasi di questi anni, trasformandol’interdipendenza in forza» ha proposto il costi-tuzionalista romano. La riaffermazione dell’Eu-ropa passa per la creazione di partiti politici, l’e-lezione diretta dei vertici istituzionali, una clas-se dirigente europea di qualità. «Un nuovoeuropeismo sta prendendo corpo» ha conclusoClementi, e fa parte della vita delle nuove gene-razioni, «che sono nate quando l’Europa era giàuna realtà e possono portare avanti il percorsodei padri dell’Unione».Interessante anche l’intervento dell’avvocatoCiro Cafiero che è stato di taglio tecnico-appli-cativo sul lavoro.Il tema dell’Europa tra lavoro e welfare vienepresentato partendo dalle fonti del diritto comu-nitario: «Il lavoro compare sia nei trattati sia indirettive e regolamenti europei – ha illustratoCafiero –. Una legislazione che si fonda su for-mazione dei lavoratori, loro libera circolazione,armonizzazione nel trattamento dei lavoratori inogni ordinamento». La Carta sociale europea,documento poco conosciuto del 1961, vieneanalizzata da Cafiero in un parallelo con dina-miche e problemi di oggi. Il testo contiene prin-cipi quali eque condizioni e libera scelta del la-

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voro. «L’attualità ci dice però che i lavoratori del-la green economy, i lavoratori temporanei, nonvedono tutelati i propri diritti» ha affermato Ca-fiero. La Carta parla poi di tutele sociali: «Il red-dito minimo garantito ha aspetti problematici:immobilizza l’ascensore sociale, può incoraggia-re l’indebitamento, fa crollare il patto intergene-razionale. La communitas di san Tommaso, ri-presa da La Pira ne L’attesa della povera gente,parla di pari diritto al lavoro e non ai sussidi». LaCarta sociale fa riferimento alle tutele in caso dilicenziamento. «Fino a qualche tempo c’era tu-tela reintegratoria, oggi invece si parla di tutelarisarcitoria. Le tutele andrebbero però – ha con-cluso – ancorate al reddito dei lavoratori».Anche Leonardo Becchetti ha portato delle sug-gestioni interessanti che riguardano gli aspettilegati alla comunicazione.«Oggi c’è bisogno di un quarto passo – sostieneBecchetti – saper comunicare la vision. La mi-sura del nostro successo è la capacità di portareavanti le nostre idee e i nostri valori».E ancora rispetto al mondo della globalizzazio-ne ha presentato questa bella immagine di unalbero pieno di frutti nella quale si ribadisce che

per raccogliere frutti è necessario avere la scaladella formazione e dell’innovazione.(https://pensarepoliticamente.net/)

Poliedri. A Genova è stata inaugurata sabato 13ottobre, la prima scuola genovese di «Politica ecittadinanza attiva», promossa dall’associazione«Poliedri». La Scuola è il frutto di un progetto ilcui percorso evolutivo ha richiesto due anni digestazione ed ha coinvolto larga parte della so-cietà civile ligure: professionisti, impiegati, am-ministratori pubblici, studenti oltre a docenti.Il corso, organizzato in collaborazione con ilDipartimento di Giurisprudenza dell’Universitàdi Genova e la Fondazione culturale San Fedele,è iniziato il 20 ottobre 2018 e terminerà a set-tembre 2019, con la consegna dei diplomi aipartecipanti. La formazione si articola sostan-zialmente in due momenti: lezioni frontali (di-dattica tradizionale) e laboratori (elaborazionedi progetti su temi specifici).Fanno parte del Comitato scientifico Guido Al-pa, Giuseppe Pericu, Adriano Patti, LetterioMauro, Giuseppe Costa, Stefano Poli, Leonar-do Becchetti, Valentina Di Gregorio, EmanuelePolizzi, Francesco Cavallini, Gaetano Piccolo eIgnazio Buffa.Il corso, oltre che del personale docente, si av-vale del contributo di giovani tutor d’aula che loscorso anno hanno sperimentato il percorso for-mativo per validarne efficacia ed efficienza.«Il progetto ha l’ambizione di formare i giovanialla politica ed alla cittadinanza attiva, fornen-do loro nozioni di base per entrare in azionecon competenza e libertà di pensiero in mododa contribuire al perseguimento del bene comu-ne, che è fine ultimo di ogni cittadino e ancorpiù di ogni persona che scelga consapevolmentedi impegnarsi» (https://www.poliedri.it/).Il corso prevede una fase iniziale di natura pret-tamente teorica grazie alla quale saranno ap-profondite alcune tematiche fondamentali me-diante lezioni frontali di due ore ciascuna a curadei referenti del Comitato Scientifico.

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DUE SCUOLE DI FORMAZIONE POLITICA

«Il reddito minimo garantito ha aspetti problematici: immobilizza l’ascensore sociale può incoraggiare l’indebitamento, fa crollare il patto intergenerazionale. La communitas di san Tommaso, ripresa da La Pira ne L’attesa della povera gente, parla di pari diritto al lavoro e non ai sussidi».

In particolare i temi (alcuni già affrontati e altriprevisti nelle prossime lezioni) riguarderanno laCostituzione, la storia dei movimenti e dei parti-ti italiani, la gestione amministrativa del benepubblico, l’etica, la dottrina sociale della Chiesail bene comune, la giustizia e legalità, l’economiae la politica: l’incidenza dell’economia sulle sceltepolitiche, i nuovi paradigmi derivanti dalla glo-balizzazione, il sistema di welfare, la sociologia, lagreen economy e green jobs e l’innovazione e soste-nibilità ambientale, solo per citarne i principali.Partecipa in modo attivo a questo progetto Al-berto Cattaneo della comunità di Genova, ilquale, anche e proprio per il suo ruolo politicodi Consigliere Comunale presso il Comune diGenova, spiega così la funzione di una scuola diformazione politica: «In ultimo attraverso le pa-role di un articolo che vi allego, voglio chiarirelo scopo profondo per cui due anni fa ci siamointerrogati su come ridare dignità ad un certomodo di fare politica: “attraverso le scuole diformazione politica non c’è il disegno di inseri-re una forza politica nuova di pressione in unoo nell’altro partito, per influire su di esso o con-dizionarlo. C’è unicamente il disegno di forma-re uomini liberi, che possano liberamente met-tersi in azione con competenza in molte direzio-ni: con una presenza costruttiva nel sociale –campo tradizionale di impegno dei cattolici: ba-

sti pensare alle forme di volontariato, all’atten-zione agli ultimi e agli emarginati, che vannoapprofondite e consolidate –; con la promozio-ne della coscienza civica in tanti campi della vi-ta sociale; con l’impegno – certamente anchequesto, ma non solo questo – nel campo dellapolitica dei partiti, ma in seguito a una sceltamatura, autonoma e motivata. In questo senso,certamente, le scuole di formazione politica co-stituiscono una sfida e un interrogativo per ipartiti, perché si muovono intenzionalmente aldi fuori delle logiche di schieramento e tendonoesplicitamente a spostare l’attenzione verso i va-lori, verso la sostanza dei problemi e verso lacompetenza, spiazzando chi si muove in un’ot-tica di mero pragmatismo politico. Ma questodi per sé non va visto con apprensione bensì consoddisfazione, come fatto appunto di libertà,come invito alla riflessione e al confronto contutti coloro, cattolici e non, che sentono questeesigenze, che sentono il bisogno di non porsicome obiettivo primario il successo politico im-mediato, ma la risposta a domande che matura-no nel profondo della coscienza civile del Paesenel mutare delle sue condizioni storiche. Ai par-titi accogliere questa sfida, lasciar crescere al lo-ro interno e attorno a loro uno spazio di libertàintellettuale e morale che è vitale per la loro ri-generazione”».

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RAPPORTO FINALE EXCO 2013-2018

IntroduzioneCome è stato espresso in diversi momenti inquesto ciclo di 5 anni, nelle nostre Assembleedel Libano 2013, e di Buenos Aires 2018, sia-mo in un tempo particolare: in un Kairós2. Lostesso che può essere inteso solo dagli occhi del-la speranza crescente. Da una fede ferma, chenella Cvx si mantiene nella nostra vocazionegrazie al seguire il Cristo per la costruzione delRegno dalla nostra spiritualità ignaziana. Unafede che desidera incontrare Dio in tutto e intutti, e trova senso solo dal discernimento e dal-la risposta ai segni dei tempi.In questo Kairós della Chiesa e del mondo, co-me Cvx assumiamo la domanda che Cristo cifa: «Quanto pane tenete? Andate a vedere» (Mc6,38), e nello scoprire ciò che ci è stato dato perGrazia, desideriamo riconoscerci e lavorare peressere: «Cvx, un regalo per la Chiesa e per ilmondo». È in questo spirito che desideriamocondividere con voi il nostro percorso comeConsiglio esecutivo mondiale, e quello che ab-biamo visto, sentito, udito e vissuto nella nostracomunità mondiale in questo periodo in cuifummo inviati a un servizio privilegiato dallaAssemblea del Libano. Per dar significato del-l’ampio, sfidante e inspiratore mandato che ci si

diede come ExCO mondiale nel documento delLibano, decidemmo trovare una immagine checi aiutasse a organizzarci perché tutti gli ele-menti fossero presenti, che avesse un dinami-smo proprio come quello della Cvx, e che per-mettesse un vero lavoro comunitario da partedell’ExCO per rispondere collegialmente a que-sta grande sfida a servizio della Cvx mondiale. Ècosì che si propose la immagine «la rosa dei ven-ti», che ci aiutò a dinamizzare i nostri propriprocessi di discernimento comunitario, e a or-ganizzarci come ExCO a rispondere a questomandato.Questa «rosa dei venti» sarà l’asse organizzativodi questo rapporto degli ultimi cinque anni seb-bene alcune delle sue parti siano state modifica-te o incorporate in altre durante il nostro man-dato. Una rosa dei venti ancorata ad un centroche è il «progetto di Dio e il seguire la missionedi Cristo» che rende possibile il suo movimentoe la sua ragione d’esistere. Un centro unito alpezzo che lo sostiene e si muove per orientarlonel miglior modo per ricevere il vento. Questopezzo è il nostro Consiglio esecutivo e il Segre-tariato mondiale, senza la cui presenza non po-tremmo rispondere al servizio quotidiano perservire tutta la comunità.

Contemplando il camminodella Comunità Mondiale

Il Comitato esecutivo mondiale della Clc-Cvx (ExCo) eletto alla fine dell’Assemblea mondiale del Libano hapresentato il Rapporto finale del Comitato esecutivo mondiale 2013-20181 ai delegati presenti all’Assembleamondiale della Cvx a Buenos Aires intitolato: «Contemplando il cammino della Comunità mondiale»Essendo il documento completo troppo lungo per la traduzione, abbiamo scelto, assieme al Segretario ese-cutivo della Cvx mondiale, di tradurre in italiano e pubblicare tre parti di questo rapporto: l’Introduzione, lasezione «C» (La nostra identità ignaziana laica) e le Conclusioni perché pensiamo siano riflessioni importantiper il futuro delle nostre comunità.Invitiamo tutti a prendere visione delle altre due parti di questo documento: A. Il nostro lavoro alle frontieree B. Il nostro essere Comunità mondiale, nella versione completa del Rapporto pubblicata come supplemen-to di «Progressio» n.74, che si può trovare nel nostro sito web1.Invitiamo ciascuna comunità locale, regionale e nazionale a riconoscersi nei concetti sottolineati in questoestratto del documento ed eventualmente a completarlo con la vita che lo Spirito ha rivelato alla propria Cvxsecondo i suoi propri tempi, luoghi e persone.

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In questo rapporto presentiamo la percezionedella Comunità mondiale dal nostro particolare(e a volte limitato) punto di vista come Consi-glio esecutivo mondiale.Descriviamo qui come ci siamo sforzati al finedi compiere il nostro compito di co-discerni-mento, i nostri intenti, risposte e iniziative peraccompagnare la Comunità mondiale nel suoattuale percorso, cercando di dare una miglioree più profonda risposta alla chiamata di Cristo.Inoltre identifichiamo alcune sfide, alcune pi-ste per proseguire che possono essere ripresedall’Assemblea e dal prossimo Consiglio esecu-tivo mondiale. Non è nostra intenzione spiega-re tutto, e a volte possono mancare dettagli og-gettivi. Pertanto, desideriamo offrire la nostraprospettiva e i nostri sforzi come gruppo invia-to dalla Comunità mondiale per accompagnar-la e appoggiarla nel suo percorso di corpo apo-stolico laico.

Identità ignaziana e processi di formazioneIn tutto il mondo, la Cvx ha implementato pro-grammi di formazione per aiutare le comunità

locali e i loro membri a progredire nelle diversetappe di crescita nella vocazione Cvx. Durantele visite dell’ExCo (a comunità nazionali, as-semblee regionali e incontri di formazione), irappresentanti e membri della Cvx hanno de-scritto le diverse maniere e i mezzi in cui si por-ta avanti la formazione Cvx. Sembra che i pro-cessi e le tappe descritte nel Supplemento 64 sia-no state impiegate, approfondite, sviluppate eadattate alle differenti circostanze (prendendoin considerazione fattori come età, dimensionedei gruppi, capacità dei membri, capacità del-l’accompagnatore, cultura e interpretazione).Pertanto, si ha l’impressione che la formazioneCvx ha preso forme distinte nel mondo attuale.La diversità nella implementazione e nella pro-grammazione della formazione non si identificacome una preoccupazione in se stessa. All’in-contrario, tende a dimostrare la ricchezza e lamaniera in cui lo Spirito può manifestarsi inciascuna circostanza particolare. Senza dubbio,è andata crescendo anche una preoccupazionerispetto alla integrità della formazione Cvx nel-la sua totalità. Sorgono domande circa la coe-

In tutto il mondo, la Cvx ha implementato programmi di formazione per aiutare le comunità locali e i loro membri a progredire

nelle diverse tappe di crescita nella vocazione Cvx.

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RAPPORTO FINALE EXCO 2013-2018

renza che si ottiene in quanto alla qualità dellaformazione e al sostegno per la crescita deimembri e accompagnatori nei distinti livelli (lo-cale, nazionale, regionale, mondiale).

Strutture, meccanismi e materiali di for-mazioneSappiamo che nelle distinte regioni ci sono co-munità nazionali che implementano program-mi di formazione solidi e con una coerenza in-terna assicurata. Ci sono comunità che hannopotuto creare, adattare, scegliere e sviluppare iprogrammi di formazione in accordo con le di-verse necessità (comunitaria, spirituale, aposto-lica) dei suoi membri. In vari casi, le comunitànazionali hanno membri ed equipe centrati nel-la formazione. Possono anche avere qualchepossibilità di condividere le proprie prassi conaltre comunità nazionali, sia anche attraversopiattaforme per pubblicare o condividere mate-riali, il processo di aiuto o la partecipazione aincontri Cvx regionali o internazionali.Ci hanno informato anche della forte necessitàdi contare su materiali di formazione da partedi comunità nazionali che sono nuove, sono increscita, hanno vissuto forti cambi di leadershipo hanno sofferto la perdita di memoria istitu-zionale. Abbiamo visto questa necessità moltopresente durante questi ultimi anni. » impor-tante notare anche che la richiesta di materialiper la formazione può essere un indicatore diuna più profonda necessità di procurarsi i fon-damenti del processo di formazione Cvx.

Formazione come nostra risposta caratte-risticaUn altro modello che abbiamo osservato, parti-colarmente nell’inchiesta sulle frontiere, è lagran quantità di comunità che considerò offrireistanze di formazione a diversi gruppi come ri-sposta (es.: Esercizi Spirituali, metodologieignaziane, abilitazione e educazione utilizzandopedagogie o concetti ignaziani). Questo è unadimostrazione del fatto che, insieme alle rispo-ste di tipo progettuali, la protezione e l’assisten-za diretta sul campo, la formazione stessa è unarisposta caratteristica della Cvx alle chiamateapostoliche.

Appoggio dell’ExCo Mondiale e conside-razioni futureSe si sono osservate bene le affermazioni men-zionate sin qui, questo ExCo non ha avuto esitonella formulazione e implementazione di unarisposta o strategia di appoggio adeguata per laComunità mondiale nell’ambito della forma-

zione durante questo periodo. Lamentiamo dinon aver fatto a sufficienza in questa area, ed èsolo per l’azione continua delle diverse comu-nità che proseguiamo nel vivere il nostro stile divita Cvx. Sicuramente, questo non allontana lapreoccupazione a causa di una trascuratezza del-la qualità o della integrità della formazione.Questa è una sfida che deve essere affrontatacon massima urgenza. Ci piacerebbe offrire al-l’Assemblea, e al prossimo ExCo, alcune delleconsiderazioni al momento di pianificare nel fu-turo l’appoggio alla formazione, in accordo conla nostra esperienza durante questo periodo:Valutazione del Supplemento 64 (Processo dicrescita) e integrazione dell’apprendistato attua-le, pratiche e domande nella formazione Cvx.Sostenere opportunità per sviluppare le capacitàdelle equipe di formazione e gli accompagnantiCvx.Appoggiare lo scambio (inter-comunitario, a li-vello regionale e mondiale) e l’accesso a mate-riali di formazione attraverso piattaforme digi-tali e fisicheStudiare la necessità e la possibilità di una strut-tura di formazione più permanente (per esem-pi, la tavola o istituto di formazione) per garan-tire un appoggio più corrispondente alla Comu-nità Mondiale.

Il nostro carisma CvxIl carisma Cvx è uno dell’ampia varietà di cari-smi con cui lo Spirito Santo ha dotato il mon-do. Cvx è stata chiamata a viverlo e, attraversodi lui, vediamo come lo Spirito lavora nel mon-do. E in questo mondo la Cvx affronta sfide co-stantemente in trasformazione in tutti i frontidove si trovano i suoi membri.I membri della Cvx hanno individuato aree digrande necessità nel nostro mondo tra i giovani,nelle famiglie, nel nostro ambiente, in quelliche affrontano la povertà estrema dovuta alla fa-me, la siccità, la guerra e il conflitto, e la migra-zione forzata. Le sfide abbondano al momentodi proclamare il Vangelo e riaffermare il signifi-cato della santità nella vita quotidiana. A tutti ilivelli, i membri della Comunità mondiale han-no la sfida di esprimere il proprio stile di vita ela propria risposta alla missione in maniera mol-to specifica, in accordo con le particolari lorocircostanze. In ogni caso, le nostre risposte sonostate specifiche, però il cammino verso questarisposta è la vita che viviamo attraverso il nostroessere Cvx.In molti aspetti, i percorsi che abbiamo apertoin Libano 2013 sono stati confermati dal Papatodi Francesco. Descrive molte di queste sfide nel-

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le sue encicliche e esortazioni apostoliche: Evan-gelii Gaudium, Laudato Si’, Amoris Laetitia,Gaudete et Exsultate, in più all’apertura dei Sino-di sulla famiglia, i giovani e l’Amazzonia. Manoa mano che discerniamo il nostro cammino inavanti, sottolineiamo alcuni aspetti specifici checontinuano ad essere fonte di consolazione e ri-sposta matura al nostro carisma.

Gli Esercizi spirituali di Sant’IgnazioGli Esercizi spirituali continuano ad essere la«fonte specifica e lo strumento caratteristicodella nostra spiritualità»3. Continuano ad essereun cammino per sperimentare il sentimentoprofondo di essere amati da Dio; è una conver-sione personale continua, di unione con Cristonella sua missione di portare la salvezza a tuttala creazione. Durante gli ultimi anni, la nostravita e affinità con gli Esercizi ha significato unafinestra unica (aperta) al cuore di Papa France-sco, specialmente quando parla di misericordia,discernimento, conversione e una relazione per-sonale con Cristo. Molti membri della Cvx han-no trovato ispirazione e hanno riaffermato que-sta connessione, così come anche il contributodella spiritualità ignaziana alla Chiesa attuale.Negli ultimi anni, molti si sono fatti con fre-quenza la seguente domanda: «Come ci sentia-mo chiamati a contribuire nel contesto del pa-pato di Francesco?».

L’esame di coscienza e il discernimentopersonaleL’esame di coscienza e il discernimento perso-nale sono pratiche inseparabili che ci hannoaiutato a vedere e stare attenti alle mozioni vivi-ficanti e alle sollecitazioni dello Spirito Santo,così come a riconoscere mozioni ci allontananodalla vita e dall’amore di Dio. Per noi, sono leradici dell’autenticità del nostro stile di vita edell’essere contemplativi nell’azione nella vitaquotidiana, molto più in là dei nostri piccoligruppi locali. La fedeltà a questi strumenti puòessere una sfida, dato che le pratiche profonda-mente personali non sono indagate, però siamoinvitati a portare i frutti di questi strumenti allenostre comunità.

La nostra identità laicaleLa nostra identità laicale e la nostra responsabi-lità di prendere il primato nella Chiesa4 si riaf-fermò quando l’ExCo Mondiale visitò il Dica-stero per la Vita, la Famiglia e i Laici. Sappiamoche non c’è una linea divisoria tra la nostra vitae la nostra missione. Siamo la Chiesa, viva nellenostre famiglie, tra amici e vicini, nel luogo di

lavoro, nella politica. Abbiamo un impatto di-retto nelle interazioni personali e possiamo la-vorare per fare cambiamenti nelle strutture op-pressive, che limitano la libertà e la integrità ditutti. Questa profonda consapevolezza della no-stra identità laicale è un regalo, così come unaconferma, specialmente nei luoghi dove domi-na il clericalismo.

Essere ComunitàIn quanto piccoli gruppi, abbiamo uno spazioper vivere concretamente in forma significatival’essere Chiesa. Riunirsi in piccoli gruppi offrepercorsi verso il dialogo, una maggiore intimità,amicizia, sostegno e maturità apostolica. ComeComunità mondiale, partecipiamo con la pre-ghiera, l’appoggio e la solidarietà tra di noi,condividiamo istanze e formiamo equipe di la-voro nelle aree di interesse ed esperienza condi-vise, come la formazione, le frontiere e l’accom-pagnamento. Una coscienza globale è un aiutoper concretizzare la visione trinitaria nel nostromondo, così come approfondire la nostra com-prensione e vivere la dimensione mistica di es-sere un corpo apostolico laico. La coscienza deldono della comunità è particolarmente impor-tante in un mondo che tende ad essere fram-mentato.

Il processo Diav5

Il Diav è uno dei frutti più concreti del carismaCvx nelle ultime due decadi. Per fruirne lo Spi-rito ha dovuto guidare la Comunità mondiale6

attraverso la coscienza di essere profondamentein comunità, la solidarietà in una missione co-mune e condividere la responsabilità nelle sueespressioni locali. Continua ad essere un proces-so di maturazione, in cui la Comunità mondia-le sta anche apprendendo attraverso la pratica,la consultazione e la sperimentazione. Il proces-so di discernimento, invio, appoggio e valuta-zione cattura il punto d’incontro degli elementidel nostro carisma ed ha raggiunto nella praticaalmeno due livelli (piccoli gruppi e comunitànazionale) nella Comunità mondiale. Inoltre hadato luogo ad alcune diverse implementazioni.I nostri apprendistati in questa area tuttavia ne-cessitano di consolidarsi. Senza dubbio, consi-derarlo come regalo pone la Cvx nella posizionedi poter contribuire al dialogo sulla necessitàrinnovata e sull’interesse riguardo al discerni-mento apostolico comunitario.Riconosciamo il dono di essere una Comunitàdi Vita Cristiana. Riceviamo testimonianze damolte persone di come le loro vite siano rimasteimpressionate in modo bello e profondo in più

di 70 paesi. Nell’illuminare queste luce sul no-stro carisma, si segnala la tensione verso la pra-tica costante e lo sviluppo sostenuto di ciò che èla Cvx nel mondo attuale. La sfida pare esserevivere fedelmente i fondamenti del nostro cari-sma e allo stesso tempo prestare una vigile at-tenzione a come lo Spirito guida la Comunitàmondiale.

Quello che abbiamo visto, quello che ab-biamo condivisoIl servizio che abbiamo vissuto come ExComondiale negli ultimi 5 anni è stato carico disfide e grazie. Abbiamo dibattuto sui nostri ri-spettivi ruoli, sulle azioni da promuovere, le ini-ziative da intraprendere. Il nostro desiderio diraggiungere un servizio sempre maggiore si è vi-sto sfidato dal confronto con le nostre capacitàe le nostre interazioni.In Progetti 1637 accennavamo che vedevamo ilmulino muoversi senza sforzo quando qualcunolo colloca in direzione del vento. Questa è l’im-magine del nostro mandato: catturare la brezzadello spirito, incontrarla, collocare le nostre ini-ziative nella sua direzione. Trovare i modelli edapprendere da loro. Non è stato un compito fa-cile essere una comunità di servizio diversa e ap-passionata. Alla fine del nostro mandato, ci sen-tiamo chiamati a ricordare la preghiera di PadrePedro Arrupe: «Io mi sento, più che mai, nellemani di Dio. Questo è ciò che ho desiderato dasempre nella mia vita, fin da giovane. Però conuna differenza: oggi tutta l’iniziativa ce l’ha il Si-gnore. Vi assicuro che sapermi e sentirmi total-mente nelle sue mani è una profonda esperienza».

La gioia e la consolazione della ComunitàmondialeDobbiamo ripetere che in ciascuna riunione delExCo precedente, fu sempre una consolazioneessere testimoni della Comunità mondiale.Quando ci sentivamo persi nella nostra ricercadi importanza, incontravamo sempre il cammi-no nel contemplare le comunità nazionali, le

iniziative a livello regionale, la maniera in cui laComunità mondiale ha tesaurizzato nel cuore lagrazia ricevuta in Libano, e la forma in cui harisposto alle chiamate nelle sue rispettive realtà.In questo rapporto, verificherete che abbiamofatto tesoro nel cuore delle loro vite, dei lorosforzi e abbiamo trovato esito nel seguire lachiamata dello Spirito manifestato attraverso lesue azioni. Di fatto, grazie a voi, abbiamo vistoil nostro corpo apostolico laico traboccare di vi-ta nello Spirito. Abbiamo scoperto che, nel pro-muovere e appoggiare le sue iniziative, ci siamoavvicinati di più a ciò che siamo, e a ciò a cuisiamo chiamati ad essere come parte dell’ExComondiale.Durante gli ultimi 5 anni, la percezione di esse-re Corpo apostolico ignaziano laico ha avuto unimpulso per via del grande desiderio di oppor-tunità e rilevanza apostolica. Molti membri del-la Comunità mondiale hanno dimostrato que-sto desiderio, secondo i risultati dei loro variprogetti apostolici. Inoltre, sono sorte domandesulla integrità nello stile di vita, la profondità, la

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RAPPORTO FINALE EXCO 2013-2018

forza generativa continua nel cuore delle realtàglobali in cambiamento. Pare, dopo 50 anni,che la post-rinnovazione, la creazione e la rive-lazione nella Comunità mondiale continuino inmaniera vibrante, specialmente nei momenti disolidarietà.

Sentire con la Chiesa: conferma e rivela-zioneLungo questo rapporto, abbiamo descritto unsenso di sincronizzazione con la Chiesa. Per noi,questo ha rappresentato una forte confermanon solo del nostro discernimento, ma anchedel nostro essere Chiesa. Questo fu particolar-mente evidente durante la riunione dell’ExConel 2016. Nella nostra valutazione, riteniamoche le iniziative che prosperavano erano quelleche stavano in sintonia con il ritmo della Chie-sa. La domanda di chi seguiva chi smise di averesenso: stavamo vivendo il sentirsi in comunio-ne. Un’unione che ci fa avanzare tanto inprofondità come in avanti. Abbiamo avvertitoche questa è stata una delle maggiori confermee invito (a perseguire) in questo mandato.

Il futuro delle FrontiereNel lavoro nelle nostre frontiere, dobbiamo te-nere d’occhio due aspetti: a) le frontiere sonouna risposta alla realtà secondo le esperienzedella Comunità mondiale, e b) la risposta utilealle frontiere si basa sulla nostra identità.

Identificazione delle frontiere come unarisposta alla realtàIl nostro lavoro continua alle frontiere. È statoimportante per l’ExCo mondiale osservare chele frontiere non definiscono la Cvx, ma piutto-sto si modellano con le chiamate del discerni-mento nella realtà concreta. Hanno legami soli-di con i nostri Principi Generali. L’Assembleadel Libano diede forma alle categorie apostoli-che, e la Comunità mondiale proseguì nel ri-spondere ad esse. In molti casi, le frontiere han-no animato il nostro riflettere, il focalizzare le

risposte e il cercare opportunità di lavoro nellarete. Le comunità nazionali che si sono sentiteinterpellate a lavorare in altre periferie, rispose-ro secondo il proprio discernimento. Anchequesto è un indicatore della profondità con cuisi percepiscono realtà specifiche.

Ispirandoci alla nostra identità per darerisposta alle frontiereAbbiamo già nominato il fatto che una rispostaimportante che le comunità nazionali (e i loromembri) hanno dato fu l’uso di elementi dellanostra identità (es.: la spiritualità ignaziana e isuoi attrezzi del mestiere, la formazione Cvx, imateriali per piccoli gruppi) per offrire pro-grammi sia educativi che formativi. Non sem-pre si ricorda che abbiamo osservato vite e pro-fessioni dedicate a questa chiamata.Nei casi della Frontiera Famiglia e FrontieraGiovani, fu necessario chiarire che erano spazidi a) ministero/ lavoro pastorale, dove cerchia-mo di rispondere alle necessità di altri, e b) la-voro di noi stessi: la vocazione Cvx, che com-prende molto chiaramente la nostra vita in fa-miglia, la nostra vita con i giovani e comegiovani. Ambedue gli spazi necessitano dellanostra attenzione, però è importante fare questedistinzioni.

Uno sguardo in avantiQueste periferie non smetteranno di esistere nelprossimo futuro. Invitiamo la Comunità mon-diale a guardare con profondità le proprie rispo-ste, in modo da equilibrare le iniziative apostoli-che a livello locale e Mondiale. È difficile separa-re le frontiere tra loro ed esiste una integrazionemanifesta nell’attenzione e nelle risposte dellagerarchia della Chiesa.

La grazia che chiediamoNel profondo dei nostri cuori, ci siamo chiestiche significa tutto questo per noi, come Cvx,come Comunità mondiale. Durante quasi dueanni abbiamo tentato di comprendere fino dove

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I membri della Cvx hanno individuato aree di grande necessità nel nostro mondo tra i giovani, nelle famiglie, nel nostro ambiente,

in quelli che affrontano la povertà estrema dovuta alla fame, la siccità, la guerra e il conflitto, e la migrazione forzata.

il Signore guida la nostra comunità in questomomento, più di 450 anni dopo i suoi inizi, 50anni dopo il suo rinnovamento8. Avvertiamoche stiamo vivendo un tempo speciale, tantonoi quanto la Chiesa. Sentiamo che siamo invi-tati a raggiungere altri tramite il cuore della no-stra identità, del nostro carisma, e offrirlo unavolta in più (come lo abbiamo fatto una e piùvolte nel corso degli anni, confidando che ognimomento è un invito). Però questo non è più diquello che è: un sentimento, una intuizione.Finalizziamo il nostro mandato con la ferrea fi-ducia che la Comunità mondiale e lo Spiritofoggiano i pezzi che compongono i nostri desi-deri personali, nazionali e regionali integrandoliin un tutto che la Cvx mondiale possa portareavanti nei prossimi 5 anni, o anche oltre in unfuturo sognato per il nostro corpo apostolico.In questo percorso abbiamo cercato di catturareciò che aveva risuonato nel cuore della Comu-nità mondiale, 50 anni dopo la prima volta incui manifestammo il nostro desiderio di conver-tirci in Comunità di Vita Cristiana. Desideria-mo una maggiore profondità e integrazione pervivere il nostro carisma Cvx nel mondo attuale.

1 La versione integrale di questo Rapporto finale del ExCo2013-2018, in inglese, può essere scaricata dal web: https://www.dropbox.com/s/dex1y9sty35qyqd/Contem-plating%20the%20Journey%20of%20the%20World%20Community%20(en).pdf?dl=02 Cfr. la 4ª Lettera del presidente alla Cvx mondiale: Con-vocazione della Assemblea mondiale di Buenos Aires 2018 (ininglese in: https://www.dropbox.com/s/jks3vpk8b1c0brh/WA2018Convocation(en).pdf?dl=0) e la 5ª Lettera delpresidente alla Cvx mondiale: Preparando il cuore e purifi-cando le intenzioni in vista della Assemblea mondiale di Bue-nos Aires (in inglese in: https://www.dropbox.com/s/3kk-bay21hn2nao8/05%20PresidentLetter2018.pdf?dl=0)Cfr. anche Progetti 168: La nostra Prossima AssembleaMondiale Cvx – Celebrazione, consolidamento e rinnova-mento della Cvx (in inglese in: http://www.Cvx-clc.net/l-en/projects/Projects_168.pdf ) e Progetti 169: Giorno del-la Cvx mondiale: Custodendo il nostro dono, offrendolo piùgenerosamente in allegria (in inglese in: http://www.Cvx-clc.net/l-en/projects/Projects_169.pdf )3 Principi Generali N. 5.Progetti 167: Una riunione (stra)ordinaria del Consiglioesecutivo mondiale 2017.4Diav: processo di Discernere, Inviare, Accompagnare eValutare. Vedi per esempio B. The Dsse dynamic inhttp://www.Cvx?clc.net/l?en/projects/Projects_149.pdf.5 Ricordare le grazie delle ultime Assemblee.6 Progetti 163: Uno spazio per respirare.7 Vi invitiamo ancora una volta a consultare Progetti 168 e169 per maggior chiarezza.

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RAPPORTO FINALE EXCO 2013-2018

I membri del Consiglio esecutivo mondiale del periodo 2013-2018 che ha stilato questo rapporto e organizzato l’Assemblea mondiale di Buenos Aires (da sinistra): Denis Dob-belstein (Consigliere), Mauricio Lopez (Presidente), Alwin Macalalad e Rojean Macalalad (Segretario Esecutivo), Arturo Sosa S.I. (Assistente ecclesiastico), Edel Churu (Vice Presi-dente), Najat Sayegh (Segretaria), Chris Hogan e Ann Marie Brennan (Consiglieri) e Herminio Rico S.I. (Vice Assistente ecclesiastico).

Centro Loyola, San Miguel, 24 Luglio 2018

Cari amici, è bello celebrare qui1 con voila 50ª assemblea mondiale della Cvx,in quella che è stata per la maggior

parte della sua vita gesuita, la «bottega» diFrancesco. Ho pregato durante la mia setti-mana di ritiro qui affinché ciò che vi dirò og-gi vi aiuti ad offrirvi per la missione nel mon-do turbolento d’oggi; in particolare nellaChiesa guidata in questo momento da Fran-cesco, convinto che il Signore ci sta chieden-do in particolare, in questo momento, dievangelizzare. Questo è il mio tema. Come cichiama il Papa ad evangelizzare in questotempo di cambiamento, di sradicamento, dideculturalizzazione del cristianesimo?La prima metà del mio intervento sarà in spa-gnolo, la seconda metà in inglese. Grazie algruppo di interpreti per la vostra pazienza eprofessionalità.Alcuni di voi hanno chiesto perché parlo spa-gnolo con un accento papale. Sono inglese,con nessuna connessione o sangue argentino,ma più di 25 anni fa sono venuto qui spesso

per delle ricerche per la Laurea Magistrale epoi un Dottorato di Ricerca a Oxford, pren-dendo come soggetto la Chiesa e la politica inArgentina all’inizio del ventesimo secolo. Hoimparato ad amare il mate amargo2 e capireperché le mucche felici fanno il miglior dulcede leche3. Così, io sono la prova che a volte idottorati possono essere utili. E che Dio, nel-la sua provvidenza, può poi fare uso delle co-se che facciamo nella nostra vita. All’età ditrent’anni, sono stato per un certo periodo unnovizio gesuita, in Inghilterra, abbastanza alungo per fare il lungo ritiro4 e per essere cam-biato da esso, e infine per abbracciare unachiamata come giornalista e scrittore. E queidue doni del mio passato – la mia conoscenzadell’Argentina, e la mia esperienza della spiri-tualità ignaziana – mi hanno dato la fiducianel 2013, per osare, come giornalista cattoli-co e commentatore della Chiesa, a scrivereuna biografia di Francesco.Negli ultimi due o tre anni ho lavorato a unnuovo libro su Francesco, un seguito (la con-tinuazione) di Tempo di Misericordia5, cheuscirà l’anno prossimo. Parte della mia ricer-

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ASSEMBLEA MONDIALE CVX DI BUENOS AIRES 2018

L’«opzione Francesco» :evangelizzare un mondo tumultuosoDI AUSTEN IVEREIGH*

Alla mattina del 3º giorno dell’Assemblea Mondiale della CVX a Buenos Aires abbiamo ascoltato il Dr.Austen Ivereigh, autore del libro «Tempo di Misericordia», una delle più complete biografie su PapaFrancesco. Nella sua relazione all’Assemblea vengono condensate intelligentemente le motivazioni ele linee d’azione di Papa Francesco per trasformare la Chiesa, completando un cambiamento in attodal Concilio Vaticano II. La visione di Bergoglio, ha radici profonde nel carisma ignaziano delle originidella Compagnia ed è in completa sintonia con la Teologia del Popolo nata in Argentina dopo il Concilio(da non confondere con quella della Liberazione) che mette al centro la gente comune, come soggettoattivo nella costruzione della società.

1 Il Centro Loyola funziona nell’edificio dello storico Colegio Máximo della città di San Miguel, nella provincia di Bue-nos Aires, dove J.M. Bergoglio fu scolastico, docente, rettore e finalmente provinciale dei gesuiti argentini negli anni’70.

2 Il mate è una infusione calda preparata con le foglie di erba Mate che si beve nel sud dell’America Latina. Gli inten-ditori lo bevono senza zucchero (amargo).

3 Il dulce de leche è una crema spalmabile, originaria dell’America Latina, preparata facendo cuocere a lungo latte ezucchero.

4 Si riferisce agli Esercizi Spirituali di Sant’Ignazio di 4 settimane.

* Austen Ivereigh è uno scrittore,giornalista e vaticanista londineseche da giovane è stato scolasticonella Compagnia di Gesù, ma poiha studiato al St. Antony’s Collegedi Oxford dove ha completato il suodottorato di ricerca con una tesi,poi pubblicata e intitolata «Cattoli-cesimo e Politica in Argentina,1810-1960». Dopo il Conclave del2013, si è interessato particolar-mente alla vita di Jorge Bergoglio.

ca è stata quella di comprendere il pensiero del-la Chiesa latinoamericana che sta dietro il pon-tificato. Così ho incontrato Mauricio6, un gior-no, a Quito.Un tema forte del nuovo libro è la convinzionedi Francesco che il Signore in questo tempovuole che la Chiesa evangelizzi; e per questo laChiesa deve cambiare, un cambiamento per ilquale il Concilio Vaticano II ci ha preparato,ma che non abbiamo ancora pienamente ab-bracciato.Con i cardinali prima del conclave, Bergoglioimmaginava Gesù non all’esterno che bussavaper essere lasciato entrare, ma all’interno, chechiedeva di uscire. Lui ha parlato di come laChiesa è paralizzata dall’introversione, quandovive della propria luce, diventando malata e au-toreferenziale, ripiegata come la donna di Lc13,11. La contrapponeva a una Chiesa evange-lizzatrice che mette Cristo al suo centro e vafuori alle periferie, ai luoghi del bisogno. Ilprossimo Papa, ha detto Bergoglio ai cardinali,dovrebbe aiutare la Chiesa ad essere una madrefeconda che vive della gioia di evangelizzare. Daparalitica storpia si deve trasformare in una ma-dre feconda, evangelizzatrice gioiosa: questo è ilcammino riassunto nella frase «una conversionepastorale e missionaria».Quel che segue si svolgerà in tre parti. Nella pri-ma voglio spiegare le origini del suo discerni-mento dei segni dei tempi che lo hanno portatoa questa diagnosi: qual è la causa della paralisi?In secondo luogo riassumerò ciò che la conver-sione pastorale implica: cosa significa essere unamadre feconda. Nella parte finale ho quattrosuggerimenti concreti per aiutarci a muoverci inquesta direzione.

Il testo sarà disponibile in seguito, ma potrestevoler prendere nota di tutto ciò che vi muove ovi ispira particolarmente.

Missione in risposta ad un cambiamentod’epocaIl discernimento dietro il pontificato di France-sco non è solo il suo, ma è il frutto di quello del-la Chiesa latinoamericana negli anni precedentila grande riunione continentale dei suoi vescoviad Aparecida7, in Brasile, nel maggio 2007. Èstato il primo incontro del Celam8 in 25 anni,che si è concluso con un documento (DA) il cuiautore principale è stato l’uomo che ora è Papa.Quando si parla di discernimento, ci sono di-versi tipi, ad esempio il discernimento ignazia-no degli spiriti, ma anche il «discernimento deisegni dei tempi» che la Gaudium et Spes ci chie-de di fare. La Chiesa del Nord non l’ha mai fat-to molto bene, ma è stato ben sviluppato inAmerica Latina. Aparecida è stato il frutto delpiù sofisticato discernimento dei segni del tem-po accaduto nella Chiesa, in qualsiasi parte delmondo, in quel momento. In molti studi e in-contri precedenti, il discernimento del Celamaveva mostrato come le forze della tecnocrazia edella globalizzazione stavano spazzando via ladebole appartenenza del cristianesimo cultura-le, portando un nuovo pluralismo, insieme anuove forme di esclusione sociale ed economi-ca, accanto a concentrazioni di ricchezza. Que-sto ha dimostrato la necessità di un «ritorno allefonti» della fede cristiana9.Aparecida ha descritto questo cambiamento intermini di un cambiamento d’epoca – un cam-bio d’epoca, non un’epoca di cambiamento – incui questa nuova turbolenza stava portando op-

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ASSEMBLEA MONDIALE CVX DI BUENOS AIRES 2018

5 Tempo di Misericordia. Vita di Jorge Mario Bergoglio di Austen Ivereigh, Mondadori, 2014.6 Mauricio López Oropeza, presidente della Cvx mondiale dal 2013 al 2018.7 La V conferenza generale dell’episcopato latinoamericano ha avuto luogo nella città brasiliana di Aparecida, sede del più

importante santuario mariano del Brasile. D’ora in poi Aparecida si riferirà a questa Conferenza Episcopale.8 Il Celam, Consiglio episcopale latinoamericano, raggruppa i vescovi dell’America latina e dei Caraibi dal 1955.9 CARLOS AGUIAR RETES, Globalización y nueva evangelización en América Latina y el Caribe, Reflexiones del Celam 1999-

2003, Secretaría General, Doc Celam n.165, Marzo 3, 2003 (in spagnolo).

portunità e vantaggi per quelli ben istruiti e li-beri, ma il suo effetto complessivo era di pro-durre grande angoscia, perché stava dissolvendoi legami di appartenenza. Il Celam ha visto cre-scere la disuguaglianza, il declino degli stati, lemigrazioni di massa, il disastro ecologico, il cul-to neo-darwinista del potere, la tecnocrazia, tut-te cose che conosciamo bene.Il cambiamento d’epoca, combinato con l’op-zione per i poveri, richiedeva che la Chiesa lati-noamericana si schierasse con i crocifissi dellanuova economia globale, abbracciando non so-lo coloro che erano materialmente poveri, mavittime dell’esclusione e della solitudine nellesue molte nuove forme: i migranti, gli anziani, ecosì via. Il nuovo contesto del pluralismo cultu-rale e religioso richiedeva nel frattempo che ilCorpo di Cristo operasse per costruire l’unità apartire da una diversità riconciliata nel dialogoe nella testimonianza condivisa.Ma il cambiamento d’epoca ha anche implica-zioni per l’evangelizzazione, perché la dissolu-zione dei legami di appartenenza stava elimi-nando i tradizionali meccanismi di trasmissionedella fede di generazione in generazione10. IlVangelo veniva escluso dalla cultura – decultu-ralizzato –, ed i tradizionali mezzi di evangeliz-zazione della Chiesa venivano spazzati via daquelle stesse forze di liquidità.Il cardinale Bergoglio ha detto ai suoi sacerdotiche «La caratteristica del “cambio d’epoca” è chele cose non sono più al loro posto. Ciò che pri-ma valeva a spiegare il mondo, le relazioni, il be-ne e il male, adesso sembra divenuto inservibi-le»11. Il cattolicesimo culturale – un insieme diregole e divieti, pratiche devozionali occasiona-li, ecc. – non sopravvivrà. La fede cattolica del

futuro dipenderà dall’incontro personale conGesù Cristo e dall’esperienza della misericordiatrasformatrice di Dio.Ciò che Aparecida ha espresso è stato il deside-rio di ritornare a «quell’atteggiamento che haseminato la fede negli inizi della Chiesa». Ciò dicui abbiamo bisogno ora è di abbracciare l’ideadi missione, non tanto un’attività o un pro-gramma, quanto un modo di essere: «perma-nente» e «paradigmatico»… Non è solo adextra, ma allo stesso tempo ad intra. Nell’andarein missione, la Chiesa si converte e si evangeliz-za. La sfida è stata quella di permettere un «in-contro personale e comunitario con Gesù Cri-sto che suscita discepoli e missionari», quel cheBergoglio ha descritto come l’encuentro fundan-te de nuestra fe, (l’incontro fondativo della no-stra fede). Ciò richiederà riforme spirituali, pa-storali e anche istituzionali «per rendere laChiesa visibilmente presente come una madreche si spinge fuori, una casa accogliente, unascuola costante di comunione missionaria»12.Ciò che Aparecida vedeva era che la tradizionaledistinzione tra paesi cristiani e territori di mis-sione non era più valida. L’Evangelii Gaudium(EG) vuole che cogliamo questo punto. Se laChiesa non è missionaria, non può evangelizza-re; e se non evangelizza, cessa di essere. Questa èla sfida; è anche l’invito, il kairós. Da qui la fa-mosa frase di Francesco dall’Evangelii Gaudium:«Sogno “un’opzione missionaria”, cioè un im-pulso missionario capace di trasformare tutto,affinché i costumi, i modi di fare le cose, i tem-pi e gli orari, il linguaggio e le strutture dellaChiesa possano essere adeguatamente canalizza-ti per l’evangelizzazione del mondo di oggi piut-tosto che per la sua autoconservazione»13.

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10 Documento di Aparecida [DA] 3711 Vedere il capitolo Tornare alle radici della fede: la missione come proposta e sfida del libro Nei tuoi occhi è la mia parola:

Omelie e discorsi di Buenos Aires 1999-2013, (Rizzoli) di J.M.Bergoglio.12 Ibidem, e inoltre nello stesso libro i capitoli Il messaggio di Aparecida ai presbiteri e La missione dei discepoli al servizio della

vita piena.13 Evangelii Gaudium n.27

Un tema forte del nuovo libro è la convinzione di Francesco che il Signore in questo tempo vuole che la Chiesa evangelizzi;

e per questo la Chiesa deve cambiare, un cambiamento per il quale il Concilio Vaticano II ci ha preparato, ma che non abbiamo

ancora pienamente abbracciato.

Vorrei farvi notare un aspetto importante inquesta storia: di fronte alla tribolazione della se-colarizzazione, la risposta della Chiesa latinoa-mericana non è quella di lamentarsi e condan-nare, ma di discernere e riformare. La domandanon è: come resisteremo o combatteremo que-sto attacco al nostro stile di vita e ai nostri valo-ri, ma: che cosa ci chiede lo Spirito Santo inquesto tempo di rapidi cambiamenti e di liqui-dità? Come cambiamo per evangelizzare?Si vede qui una pedagogia della riforma per lamissione in risposta alla secolarizzazione, moltodiversa dal mondo cattolico nord-atlantico, conle sue varie reazioni in risposta alla modernità:una risposta etica e difensiva; un ripiegamentonel tradizionalismo e nella nostalgia; una ricercadi nuovi Costantino – Putin, Trump, Salvini –o una rassegnazione da struzzo, persino cinica.Visto attraverso gli Esercizi14, Bergoglio percepi-sce queste reazioni difensive come segni di cede-re alle tentazioni tipiche della desolazione, unadesolazione innescata dal relativismo e dal laici-smo post-’68. La sua acuta percezione di ciò èstata plasmata da una serie di propri scritti deglianni Ottanta sui corpi religiosi in un’epoca di tri-bolazione15. Queste tentazioni erano essenzial-mente il motivo per cui la visione missionaria edevangelizzatrice del Concilio Vaticano II non sistava realizzando. Piuttosto che concentrarsi suCristo, la Chiesa, come Pietro che scendeva dallabarca su invito di Gesù, si concentrava sulle on-de. Piuttosto che discernere ciò che il SA dicevaalla Chiesa, la Chiesa si è concentrata sulla difesadi se stessa. Questa era una forma di paralisi.Concentrandosi sulla difesa dei suoi spazi mi-nacciati, piuttosto che occuparsi principalmen-te dei bisogni del popolo di Dio, il risultato è

stato quello di rafforzare la nozione giuridica epreconciliare della fede come codice morale.Più che una fonte di vita e di amore, un espertodi umanità, un’oasi di misericordia identificatadalla sua compassione e cura per i più poveri, laChiesa è diventata una società d’interesse perso-nale, una lobby politica, dura, moralistica, dog-matica, ecc. È la visione della Chiesa e del cri-stianesimo che noi, come cattolici nel mondod’oggi, incontriamo ogni giorno.Benedetto XVI ha condiviso questo discerni-mento sul deragliamento del cattolicesimo con-temporaneo ed è per questo che proprio all’ini-zio della sua prima enciclica, Deus Caritas Est, hasottolineato che «essere cristiani non è il risulta-to di una scelta etica o di un’idea nobile, ma l’in-contro con un evento, una persona, che dà allavita un nuovo orizzonte e una direzione decisi-va». La citazione appare nel documento di Apa-recida e di nuovo nell’Evangelii Gaudium, doveFrancesco dice di non stancarsi mai di ripeterequeste parole, «che ci portano al cuore stesso delVangelo». La verità assoluta, Francesco ha anchedetto, è l’amore di Dio per noi in Gesù Cristo.Quindi la verità è una relazione. Quando evan-gelizziamo, comunichiamo quella relazione, larelazione «Abbà» di Gesù con il Padre16.Ridurre l’offerta cristiana a qualche tipo di co-noscenza – etica o spirituale – è una tentazioneparticolare per i cattolici istruiti. Nel suo mes-saggio a questa assemblea, Francesco ci avvertedi questa «illusione gnostica». (Potrebbe valerela pena leggere il secondo capitolo di Gaudete etExsultate per vedere di che cosa ci avverte esat-tamente quando si riferisce ad una «spiritualitàdisincarnata». C’è una tentazione che, quando èresistita, diventa per voi fonte di grazia?) Quan-

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«Sogno “un’opzione missionaria”, cioè un impulso missionario capace di trasformare tutto, affinché i costumi, i modi di fare le cose, i tempi e gli orari, il linguaggio e le strutture della Chiesa possano essere adeguatamente canalizzati per l’evangelizzazione del mondo di oggi piuttosto che per la sua autoconservazione» (Evangelii Gaudium, n. 27)

14 EE.SS. di Sant’Ignazio.15 I tre testi sono: Umiltà. La strada verso Dio (1984, edito in Italia da Emi), il prologo alle Lettere della tribolazione (pubbli-

cato in «La Civiltà Cattolica» 2018, II, pp. 209-15) e Silencio y Palabra in Reflexiones en Esperanza (1990 in spagnolo).Vedere pure DIEGO FARES S.I., Contro lo spirito dell’«Accanimento», in «La Civiltà Cattolica» 2018, II, pp.216-30.

16 FRANCESCO, Lettera a chi non crede. Papa Francesco risponde al giornalista Eugenio Scalfari in «La Repubblica», Sett. 4,2013.

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do offriamo ciò che è vero e buono, dobbiamoricordare il terzo trascendentale, la bellezza17.Solo la bellezza di Dio può attrarre; quando sia-mo attratti, affascinati da quella bellezza, voglia-mo che gli altri condividano quella bellezza,quell’esperienza. Così – come Francesco disse aivescovi brasiliani, ricordando Aparecida – «Lamissione parte proprio da quell’incanto divino,lo stupore dell’incontro». La Chiesa perde per-sone quando importa una razionalità estraneaalla gente, dimenticando la «grammatica dellasemplicità»18.In sintesi: La bellezza di Dio è l’esperienza dellasua grazia e misericordia, incarnata nella perso-na di Cristo, disponibile a tutti e più facilmentedisponibile ai poveri.Questo è particolarmente vero quando si parla

di morale e di etica. In un discorso del 2004, perl’anniversario della Veritatis Splendor, Bergoglioha detto che Gesù non ci dà semplicemente uncodice morale o una serie di regole e rituali da vi-vere; vivere l’amore a cui Cristo ci chiama è im-possibile con le nostre forze, ma è possibile, hadetto Bergoglio, citando l’enciclica, «in virtù diun dono ricevuto», cioè la Sua grazia. Citandosant’Agostino, ha notato come non sia l’osser-vanza dei comandamenti a guadagnare l’amoredi Dio, ma il contrario: la misericordia e l’amoredi Dio ci permettono di essere morali e santi,misericordiosi e amorevoli19 (lo ha detto sempli-cemente in un ritiro che ha fatto nel 2012. IlVangelo non ci racconta se la donna adultera cheGesù ha perdonato in Gv 8 è tornata alla sua vi-ta peccaminosa e promiscua, ma si potrebbe es-

17 Hans Urs von Balthasar sviluppa la teologia cristiana alla luce del terzo trascendentale, la bellezza, che completa la visionedel vero e del buono (Gloria. Una estetica teologica, Jaca Book 1991).

18 Nell’Incontro con l’episcopato brasiliano nell’Arcivescovado di Rio de Janeiro (27 luglio 2013).19 È possibile essere santi, in Spadaro (ed), Nei tuoi occhi – (Cfr. nota 11).

sere sicuri che non l’ha fatto, «perché chi incon-tra una tale misericordia non può allontanarsidalla legge, questo è il risultato»20).Bergoglio si poneva una domanda importante:era forse perché la morale cristiana era così spes-so ridotta ad un alto precetto nelle nazioni occi-dentali che l’umanità contemporanea aveva ce-duto al relativismo? Se la morale è una sorta dicodice giudiziario, imposto dall’esterno, piutto-sto che una libera risposta del cuore all’esperien-za della misericordia di Dio, diventa un’ideolo-gia vulnerabile alla manipolazione, al servizio diinteressi politici o di altro genere. In questo ca-so, il relativismo diventa un’affermazione di li-bertà, un’affermazione di autonomia controun’imposizione.Da qui la sua critica, nell’Evangelii Gaudium,degli eticismi senza bontà21. Per eticismo Fran-cesco intende ridurre tutto all’etica. Il docu-mento critica «dottrine che sono più filosoficheche evangeliche», quelle che parlano più dellalegge che della grazia, più della Chiesa che diCristo; o che implicano che il cristianesimo siauna forma di stoicismo o di abnegazione o uncodice morale. Prima di tutto, ci dice, il Vange-lo ci invita a rispondere al Dio dell’amore che cisalva, a vedere Dio negli altri e ad uscire da noistessi per cercare il bene degli altri... Se questoinvito non si irradia con forza e attrattiva, l’edi-ficio dell’insegnamento morale della Chiesa ri-schia di diventare un castello di carte, e questo èil nostro rischio maggiore”22.Bergoglio una volta disse ai suoi catechisti chela grande intuizione di Aparecida era di vedereche il pericolo maggiore per la Chiesa non veni-

va dall’esterno, ma dall’interno, «dall’eterna esottile tentazione di rinchiuderci e di indossarearmature [abroquelarnos]23 per essere protetti esicuri»24. La parola che usa lì, abroquelamiento,è la stessa che ha usato recentemente in una let-tera ai vescovi del Cile in cui li ha chiamati aRoma per discutere della terribile crisi clericaledegli abusi sessuali. Ha scritto che in tempi ditribolazione, quando siamo «impauriti, arrocca-ti nei nostri comodi “palazzi d’inverno”, l’amo-re di Dio ci viene incontro e purifica le nostreintenzioni per amare come uomini liberi, matu-ri e critici»25. Questa è una descrizione potentedi una Chiesa difensiva e paurosa che non evan-gelizza: trincerati nei suoi comodi palazzi d’in-verno. Ed è un motivo per sperare che attraver-so la tribolazione e il fallimento — che la Chie-sa sta chiaramente soffrendo — Dio vieneincontro a noi, perché possiamo cambiare, per-ché anche noi possiamo sperimentare una con-versione missionaria e pastorale. Come nellanostra vita, i nostri momenti di sconfitta sonooccasioni di conversione e di crescita.

L’evangelizzazione missionaria è vicina econcretaAllora, che aspetto deve avere la nostra evange-lizzazione missionaria? In una certa misura que-sta domanda non ha una risposta, perché men-tre usciamo dai nostri palazzi d’inverno dobbia-mo abbandonare i nostri preconcetti e lasciarciguidare dallo Spirito, come ci ha ricordatoMauricio domenica26. Ma chiaramente qui c’èuna pedagogia della riforma. Bergoglio, dopoAparecida, ha sottolineato che una Chiesa con

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20 Cfr. A. IVEREIGH, Tempo di Misericordia, (capitolo 6, titolo completo in nota 5).21 EG 23122 EG 3923 Abroquelarsi, nel gergo militare trincerarsi: porsi al riparo in una trincea o in altra posizione fortificata.24 Vedere il capitolo Egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori, in Nei tuoi occhi… di J. M. Bergoglio.25 Lettera del Santo Padre Francesco ai Vescovi del Cile a seguito del report consegnato da S.E. Mons. Charles J. Scicluna (8

aprile 2018)26 Mauricio López Oropeza, Mensaje del presidente de la CVX Mundial a la Asamblea de Buenos Aires 2018. Vedere I quattro

«tripodi» per essere Chiesa nel mondo in «Cristiani nel Mondo» n. 3 del 2018: Condividendo Buenos Aires.

audacia evangelizzatrice, che offre l’incontrocon la misericordia di Cristo, ha bisogno dicambiamenti concreti e di una trasformazionedella mentalità. Ha anche stilato una lista per isuoi sacerdoti e catechisti, di quelli che egli ve-deva come i nuovi atteggiamenti di cui aveva bi-sogno, che avrebbe poi sviluppato nell’EvangeliiGaudium. Si tratta di un elenco interessante,che vi ho dato in un opuscolo su cui riflettere27.Una di queste era «l’azione pastorale con cuoresamaritano». Come la Santissima Trinità negliEE.SS.28 che risponde con amore ad un mondosofferente e peccaminoso, Bergoglio vedeva lanecessità che la Chiesa rispondesse alle angoscecausate dalla modernità liquida. Il simbolo diquesta angoscia è il migrante – che sia il rifugia-to, o le vittime delle tratte, o la famiglia in fugadalla guerra e dalla povertà – che per Francescoè l’icona del Cristo sofferente nel mondo di og-gi: abbracciando il migrante, creiamo un nuovofuturo.Nel 2001, Bergoglio ha tenuto una meditazionein cui invitava le persone a immaginarsi comeun migrante che arrivava da un’altra provinciadall’interno dell’Argentina a Buenos Aires. Haisolo una cosa nel tuo cuore e nella tua mente:sarò al sicuro, benvenuto, troverò riparo, sarò alcaldo? Troverò ospitalità? È la domanda postadagli esseri umani contemporanei che soffronola desocializzazione e lo sradicamento. Ed è po-sta in tre modi principali: affettivamente, nelsenso che la dissoluzione dei legami di apparte-nenza della famiglia, delle comunità e delle isti-tuzioni sta producendo una profonda angosciaemotiva e psicologica; esistenzialmente, nel sen-so che è più difficile avere una chiara identità esenso di sé, fare progetti e costruire un futuro; espiritualmente, nella perdita della trascendenza,

di segni e simboli che collegano il presente conl’eterno che la secolarizzazione sta portando29.Come buon samaritano, anche la risposta dellaChiesa a questa ferita è triplice: In primo luogo,aiutare le persone a riconnettersi alla creazione eal mondo come creature di Dio, che «lavora e la-vora» per loro conto. In secondo luogo, per spe-rimentare la famiglia e la comunità, i legami difiducia e amore incondizionato che costruiran-no la resilienza, il carattere e l’autostima. In ter-zo luogo, aiutare le persone a trovare rifugio:luoghi di pace, privacy e preghiera al riparo dalleincessanti pressioni del paradigma tecnocratico,luoghi dove possono riconoscere il loro valoreintrinseco e scoprire la santità. Qui potete vede-re la base delle sue priorità come Papa: ricostrui-re e restaurare l’ambiente umano danneggiatodalla tecnocrazia, come testimoniano le sue esor-tazioni apostoliche – Evangelii Gaudium, AmorisLaetitia, Gaudete et Exsultate – e naturalmenteLaudato Si’. La parola oikos, la nostra casa comu-ne, è la parola «ecologia». Francesco è un papaecologico, che ricostruisce i nostri ambienti –naturali, ecclesiali, familiari – affinché riflettanol’ospitalità e la misericordia di Dio.Questa capacità di accoglienza è la chiave dell’e-vangelizzazione. Ad Asunción (Paraguay), nelluglio 2015, Francesco ha detto che un cristia-no è colui che ha imparato ad accogliere gli al-tri, a mostrare ospitalità. «Quante volte imma-giniamo l’evangelizzazione intorno a migliaia distrategie, tattiche, manovre, trucchi, cercandodi convertire le persone con le nostre argomen-tazioni. Oggi il Signore ce lo dice molto chiara-mente: nella logica del Vangelo non si convincecon le argomentazioni, le strategie, le tattiche,ma semplicemente imparando ad accogliere, aospitare».30

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27 Vedere la versione italiana di questo opuscolo nel capitolo Tornare alle radici della fede: la missione come proposta e sfida, inNei tuoi occhi… di J.M. Bergoglio.

28 EE.SS. 102 riportati nel numero 1 del preambolo dei PP.GG. della Cvx.29 Vedere il capitolo Rendiamoci prossimi in mezzo alle differenze, in Nei tuoi occhi … di J.M. Bergoglio.30 Omelia durante la Santa Messa nel Campo grande di N?u Guazú (Asunción, Paraguay, 12 luglio 2015).

Ridurre l’offerta cristiana a qualche tipo di conoscenza – etica o spirituale – è una tentazione particolare per

i cattolici istruiti. Nel suo messaggio a questa assemblea, Francesco ci avverte di questa «illusione gnostica».

Ma questa è ospitalità e accoglienza missiona-ria. Dobbiamo andare a dare il benvenuto.Francesco insiste costantemente che la Chiesadeve essere vicina e concreta, perché è così cheDio salva l’umanità. L’Incarnazione è vicina econcreta. In una società liquida e tecnocratica,le tentazioni della Chiesa – il problema con tut-te le istituzioni – è di diventare astratti e remoti,di indietreggiare, di rifugiarsi in idee (gnosi) ofunzionalismo (pelagianesimo). Se oggi le per-sone sono arrabbiate con i loro leader e le loroistituzioni è perché la liquidità li ha fatti sem-brare lontani e indifferenti.La Chiesa deve andare nella direzione opposta.Deve imitare la sinktàkabasis di Dio31, l’abbas-samento di Dio verso di noi; deve mostrare unDio che si occupa del particolare, della persona,delle realtà piuttosto che delle idee. L’attenzioneè misericordia. È il momento che passiamo conle persone, uno per uno. Di fronte alla mancan-za di speranza, il Signore si commuove, scendee si avvicina. Il nostro compito, dice Francesco,è riscoprire il suo modo di avvicinarsi per evan-gelizzare. La parola chiave è «prossimità». Comeha detto in uno dei sinodi a cui ha partecipatocome vescovo: incontro, conversione, comunio-ne e solidarietà sono categorie che esplicitano la«prossimità» come criterio evangelico concretoche si oppone ai dettami di «un’etica astratta omeramente spirituale»32.Il passaggio dall’astratto al «vicino» e al «concre-to» della conversione pastorale è splendidamen-te catturato in Amoris Laetitia, al secondo capi-tolo. Come dice lui stesso: «Per molto tempoabbiamo creduto che solamente insistendo suquestioni dottrinali, bioetiche e morali, senzamotivare l’apertura alla grazia, avessimo già so-stenuto a sufficienza le famiglie, consolidato il

vincolo degli sposi e riempito di significato laloro vita insieme»33. Ma non ha funzionato. Ilmatrimonio è crollato, nel mondo cattolico co-me in qualsiasi altro luogo. In un mondo liqui-do, postmoderno, un’idea è solo un’idea; è unanarrazione; non ha il potere di cambiare o sal-vare. In una società cristiana sì, la Chiesa che vidice che il matrimonio è permanente è un ordi-ne che può essere obbedito o rifiutato; ma inuna società liquida, un impegno di permanenzadeve essere una convinzione del cuore. Non siaiuta la gente a sposarsi e rimanere sposati sem-plicemente opponendosi alle leggi sul divorzioo difendendo il principio di indissolubilità, maabilitando le persone ad impegnarsi ad amare ea stare insieme. Una Chiesa vicina e concreta sirende conto che è più difficile per le persone es-sere buone, vivere una vita ordinata, essere incomunità, stare insieme. Per questo l’AmorisLaetitia non insegna la verità sul matrimonio,anche se la riafferma in ogni pagina; mostrapiuttosto come la grazia di Dio ci permette divivere quella verità, per quanto apparentementeirregolare o lontana dalla Chiesa. Nell’essere misericordiosi, vicini e concreti, ab-biamo credibilità. Come dice Francesco nellaMisericordiae Vultus, Gesù ha dimostrato che lamisericordia è il criterio di credibilità della no-stra fede34. La Chiesa è credibile quando è mise-ricordiosa, perché comunica chi e come è Dio.E niente comunica meglio l’essere di Dio chel’essere misericordioso e agire con misericor-dia:ecco perché, in Gaudete et Exsultate, France-sco insiste sul fatto che il cuore del Vangelo èMatteo 25 e le Beatitudini. La misericordia siesprime sempre nell’azione: «misericordiar»35. Lamisericordia non sta mai fuori, puntando il ditoaccusatore e, dandovi lezioni; essa entra con voi

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31 J’umile di Dio, l’abbassamento di Dio verso di noi.32 Omelia durante la messa di chiusura del Congresso nazionale di dottrina sociale della chiesa, Rosario, 8 maggio 2011.

Vedere il capitolo Proposte di giustizia e di amore per un mondo disincantato in Nei tuoi occhi… di J.M. Bergoglio.33 AL 37.34 MV 9.

e vi accompagna. Secondo le parole di JamesKeenan S.I., la misericordia è «la volontà a coin-volgersi con il caos della vita dell’altro», cioèl’Incarnazione36.

Quando Francesco in Evangelii Gaudium si ri-ferisce alla «gerarchia» delle verità nella dottri-na cattolica37, si riferisce ad una priorità missio-naria. Tutte le verità rivelate sono importanti,ma alcune danno un’espressione diretta al cuo-re del Vangelo e sono ciò che la gente ha biso-gno di sentire prima di ogni altra cosa: «In que-sto nucleo fondamentale ciò che risplende è labellezza dell’amore salvifico di Dio manifestatoin Gesù Cristo morto e risorto».38. Per questoegli dice, nel paragrafo seguente, che «le operedi amore al prossimo sono la manifestazioneesterna più perfetta della grazia interiore delloSpirito». L’uomo può essere convinto dalla ve-rità o ispirato dalla bontà, ma solo se prima èstato catturato dalla bellezza; e la bellezza diDio è la sua misericordia. Senza questa bellez-za, come ha detto nel 2010, «la verità diventafredda e perfino impietosa e superba».39 In unritiro che ha dato una volta, ha detto che la ve-rità è come una pietra preziosa nella mano diuna persona: se viene offerta, seduce; se vienelanciata, ferisce.La misericordia affascina perché riflette la gra-tuità, che comunica chi e come è Dio: il donodella vita, dato liberamente, ricevuto gratuita-mente. Nella Chiesa primitiva, l’amore disinte-ressato mostrato dai cristiani verso coloro che

soffrivano — che scaturiva dalla loro direttaesperienza dell’amore di Dio in Cristo — hastupito e scandalizzato le comunità che li cir-condano, siano esse ebraiche o pagane40. Que-sto è ciò che Francesco vuole: che la Chiesa mis-sionaria di oggi riconquisti la gratuità della mi-sericordia. Gesù dice ai suoi discepoli:gratuitamente avete ricevuto; gratuitamente da-te. Quindi il primo compito di un discepolomissionario è quello di consentire, attraverso lasua misericordia, l’incontro con la gratuità diDio (la sua misericordia, il suo perdono, la suagrazia). Poi seguirà la trasformazione etica.Questo è uno dei motivi per cui Francesco nonlamenta costantemente la secolarizzazione: inessa ha individuato l’opportunità di recuperarela gratuità41. Questo è ciò che Francesco inten-de dire che questo è un tempo, un kairós, di mi-sericordia. La secolarizzazione, il trionfo dellatecnocrazia, la deculturazione del cristianesimodal diritto e dalla cultura occidentale, il falli-mento istituzionale della Chiesa, è come se tut-to fosse ora orientato a rivisitare la nascita dellaChiesa stessa, a ritornare alle sue fonti, al suo vi-gore missionario basato su un’esperienza direttadell’amore misericordioso di Dio. Questo è ciòche Francesco invita la Chiesa Cilena a vederequest’anno, a cominciare dal suo discorso nellacattedrale di Santiago a gennaio, dalle sue duepotenti lettere ai vescovi cileni, e infine dalla sualettera del 31 maggio al popolo di Dio in Cile42.Vale davvero la pena leggere queste lettere per

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35 Misericordiar: neologismo di Papa Francesco che significa agire con misericordia.36 J.F. KEENAN, The scandal of mercy excludes no one, Thinking Faith, Dic. 4, 2015.37 EG 36.38 Ibidem.39 Vedere il capitolo La verità che più brilla è la verità della misericordia in Nei tuoi occhi … di J.M.Bergoglio.40 RODNEY STARK, The Triumph of Christianity: How the Jesus Movement Became the World’s Largest Religion, (HarperOne

2012)41 CHRISTOPH THEOBALD S.I., Urgences Pastorales: Comprendre, Partager, Réformer, (Bayard, 2017) pp 68-69.42 Questa risposta si trova nel suo discorso al clero e ai religiosi nella cattedrale di Santiago il 16 gennaio; e poi in tre lettere:

1) Ai vescovi cileni a seguito del report consegnato da S.E. Mons. J. Scicluna (8 aprile 2018, in italiano); 2) La Lettera delSanto Padre ai Vescovi del Cile (17 maggio 2018, in inglese e spagnolo); 3) La Lettera del Santo Padre al Popolo di Dioche è in cammino in Cile (31 maggio 2018, in spagnolo).

«Quante volte immaginiamo l’evangelizzazione intorno a migliaia di strategie, tattiche, manovre, trucchi, cercando di convertire

le persone con le nostre argomentazioni. Oggi il Signore ce lo dice molto chiaramente: nella logica del Vangelo non si convince

con le argomentazioni, le strategie, le tattiche, ma semplicementeimparando ad accogliere, a ospitare». (Francesco)

vedere come Francesco sta aiutando la Chiesa afare in Occidente, nel luogo dove un tempo eraforte e ora è debole. Il suo modello è la trasfor-mazione di Pietro da discepolo in apostolo, peril fatto di essere stato perdonato da Gesù risortoper il suo abbandono e tradimento nella croci-fissione. Il perdono cambia Pietro da un’atten-zione interiore, che si concentra sulla sua deso-lazione e sui suoi persecutori, a un’attenzione aGesù, e da lì un’attenzione esterna, alla missio-ne e all’evangelizzazione.«Una Chiesa con le piaghe non si pone al centro,non si crede perfetta, ma pone al centro l’unicoche può sanare le ferite e che ha un nome: GesùCristo… Conoscere Pietro abbattuto per cono-scere Pietro trasfigurato è l’invito a passare dal-l’essere una Chiesa di abbattuti desolati a unaChiesa servitrice di tanti abbattuti che vivonoaccanto a noi». Questa è la conversione che eglitraccia per loro e indirettamente per noi43.Nella sua lettera al popolo di Dio in Cile, Fran-cesco mostra come abbandonare una culturaviolenta significa riconnettersi con il popolo diDio, e riconoscerli come soggetti e oggetti dievangelizzazione, come discepoli missionari.Come ha detto ai gesuiti in Colombia – e i ge-suiti qui si ricorderanno di aver detto lo stessonegli anni ’80 – che «purtroppo siamo spessotentati di evangelizzare per il popolo, verso ilpopolo, ma senza il popolo di Dio. Tutto per ilpopolo, ma niente con il popolo»44. «Il popolodi Dio non ha cristiani di prima, seconda o ter-za classe», dice Francesco ai fedeli del Cile. «Laloro partecipazione non è una questione di buo-na volontà, di concessioni, ma è costitutiva del-la natura della Chiesa. È impossibile immagina-re un futuro senza questa unzione che opera inognuno di voi, che certamente richiede nuoveforme di partecipazione»45. Se non sentiamo

queste parole rivolte a noi, non siamo con que-sto papato.Infine, il cambiamento dietro l’appello di Fran-cesco per una conversione missionaria e pasto-rale in risposta al cambiamento epocale com-porta la richiesta della grazia della consolazionee della gioia. Quando sant’Ignazio ha parlato di«consolazione» negli Esercizi ha parlato di«ogni aumento della speranza, della fede e dellacarità, di ogni felicità interiore»46 – la parolaspagnola è leticia – «che chiama e attrae alle co-se celesti». Guardate i titoli delle sue tre esorta-zioni apostoliche, Evangelii Gaudium, AmorisLaetitia e Gaudete et Exsultate – ed è chiaro chepensa che gli manchi qualcosa, qualcosa che stacercando di rimettere a posto. Francesco disseai gesuiti nel 2016 – ma vale per tutti gli evan-gelizzatori – che la loro «vera opera» era «con-solare i fedeli e, attraverso il discernimento,aiutarli affinché il nemico della natura umananon ci privi della nostra gioia: la gioia di evan-gelizzare, la gioia della famiglia, la gioia dellaChiesa, la gioia del creato…». È una gioia, na-turalmente, che deriva dall’accettazione ricono-scente che tutto è dono.

Quattro suggerimenti per abbracciare lamissioneHo usato un certo numero di parole e terminiche sono particolarmente significativi per cattu-rare questa transizione: trasformazione missiona-ria, conversione pastorale, vicina e concreta, mise-ricordia, grazia, ospitalità, gratuità, credibilità,Popolo di Dio, consolazione, gioia.Forse una o due di queste parole ti avranno col-pito, per quello che stai facendo e per quello chepotresti essere invitato a fare. Vorrei concluderecon quattro suggerimenti che potrebbero con-tribuire a stimolare quel senso di missione.

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ASSEMBLEA MONDIALE CVX DI BUENOS AIRES 2018

43 Incontro con i Sacerdoti, Religiosi/e, Consacrati e Seminaristi (Cattedrale di Santiago del Cile, 16 gennaio 2018).44 Incontro privato del Papa con i gesuiti a Colombia (in spagnolo) http://www.jesuitas.org.co/docs/809.pdf.45 Lettera del Santo Padre al Popolo di Dio che è in cammino in Cile (31 maggio 2018, in spagnolo).46 EE.SS. 336.

Quando Francesco in Evangelii Gaudium si riferisce alla “gerarchia” delle verità nella dottrina cattolica si riferisce ad una priorità missionaria. Tutte le verità rivelate sono importanti, ma alcune danno un’espressione diretta al cuore del Vangelo e sono ciò che la gente ha bisogno di sentire prima di ogni altra cosa.

Leggete Ad GentesIl mio primo suggerimento è di leggere il decre-to del Vaticano II sulla missione della Chiesa AdGentes. È breve e descrive esattamente l’Occi-dente: «Si danno a volte delle circostanze che,almeno temporaneamente, rendono impossibi-le l’annunzio diretto ed immediato del messag-gio evangelico»47 e aiuta a pensare all’evangeliz-zazione in contesti di ostilità, incomprensione osemplicemente ignoranza.Il futuro della Chiesa è descritto in Ad Gentes,perché questo è il contesto del cambiamentod’epoca. Una Chiesa missionaria non può per-mettersi di essere clericale: è necessario che unlaicato cristiano maturo agisca come missiona-rio con un’adeguata formazione apostolica. De-ve essere una diaspora missionaria, forse conparrocchie, scuole e reti complesse, ma la men-talità/approccio sarà quello qui descritto. Masiamo in una Chiesa che si trova tra questi duemodelli, passando da un paradigma cristiano aun paradigma missionario, che Francesco stacercando di accelerare. Ciò di cui c’è bisogno èuna missione che si svolge in una sorta di spazioall’avanguardia per essere occupato da piccoligruppi adattabili con un eros missionario.È questo il momento per la Cvx di vedersi libe-ra e mobile per aiutare a indicare la via, percreare spazi dove la Chiesa in un contesto di se-colarismo recupera la sua dinamica missionaria?È per questo che la Cvx ha prosperato soprat-tutto in Francia e in Uruguay, le capitali dellalaicità?Nel suo discorso nel 1979, padre Arrupe ha par-lato della Cvx come «un movimento spiritualeessenzialmente laico, con i limiti, sì, ma anchele opportunità apostoliche che questo impli-ca»48. Se lo metti con ciò che Francesco dice sulfatto che il popolo di Dio è ora essenziale per lamissione e l’evangelizzazione, mi sembra che

abbiate un modo di riscoprire e attivare la vo-stra identità donata da Dio come discepoli mis-sionari laici. Leggete Ad Gentes, amici miei, eforse vi vedrete lì.

Abbraccia la triplice dinamica della mise-ricordiaIl mio secondo suggerimento è di leggere AmorisLaetitia, perché lì vedete Francesco che cerca dispostare la Chiesa in una chiave missionaria nel-l’area vitale del matrimonio e della famiglia. Hocitato il capitolo 2, che è essenziale, ma vi invitoanche a riflettere sulla triplice dinamica del capi-tolo 8: accompagnamento, discernimento e in-

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47 Ad Gentes 6.48 P. PEDRO ARRUPE, Una comunidad al servicio de un solo mundo, discorso all’Assemblea Generale della Cvx, Sett. 13, 1979

(spagnolo, inglese, francese).

tegrazione. Questi tre passi riflettono il movi-mento di misericordia, che può essere espressocome sentire il bisogno (essere consapevoli dellasofferenza e dell’angoscia), rispondere concreta-mente (le Opere di Misericordia, rispondendo atutti i tipi di bisogni), e una terza fase di integra-zione, incorporazione, salvezza, che comportauna prudente attenzione al funzionamento dellagrazia nella vita spezzata delle persone.In questi tre passi di misericordia sperimentia-mo, letteralmente, l’amore salvifico di Dio. Es-sere salvati da Cristo è essere salvati in questomodo; e evangelizzare è offrire questa esperien-za. La mia comunità offre questa dinamica in treparti in quello che facciamo? Come lo facciamo?È un’offerta e un’esperienza sempre accompa-gnata dalla gioia, perché nasce dal ricordo rico-noscente dell’azione di Dio in noi; ecco perchéFrancesco è così insistente che ci sforziamo diricordare quell’azione nella nostra vita e nellastoria delle nostre nazioni.

RabdomantiDevo questo terzo suggerimento al teologo ge-suita francese Christoph Théobald, nel suo li-bro Urgences Pastorales, che parla di le charismedes sourciers, cioè di persone che vanno alle fon-ti, o rabdomanti. Intende le persone nelle no-stre comunità, che si guadagnano spontanea-mente la fiducia degli altri, che sono conosciuticome ascoltatori simpatici e che hanno l’artedella conversazione spirituale. Scoprire e rico-noscere questo ministero di ascolto, questo cari-sma è fondamentale per le comunità missiona-rie in una società molto mobile e liquida, dovele persone arrivano e partono continuamente49.Sourciers mi fa pensare a Gesù con la samarita-na al pozzo, è un ministero di attenzione a ciòche opprime e libera il popolo. Offre una viad’accesso all’ospitalità che noi, come Chiesa,possiamo offrire alla società contemporanea.

RiconciliatoriInfine, vi invito a riflettere sui famosi quattroprincipi dell’Evangelii Gaudium (217-237), cheFrancesco propone alla gente per progredirenella pace, nella giustizia e nella fraternità.Quando ho letto EG per la prima volta, non hocapito perché li ha inclusi in un documento sul-l’evangelizzazione, ma più ho compreso il suodiscernimento della modernità, ho visto perchéla costruzione della fraternità è un chiaro segnodel Vangelo in un mondo polarizzato. Tanto perfare un esempio recente, il suo discorso all’Uni-versità cattolica di Santiago del Cile a gennaio,in cui ha parlato della perdita del senso di unpopolo, di una famiglia e di una nazione e haavvertito che la vita sarebbe diventata semprepiù frammentata, conflittuale e violenta. Pensoche lo stiamo vedendo ora, nel mondo e nellaChiesa.Vi invito a rileggere quella sezione alla luce diun libro uscito l’anno scorso in italiano: JorgeMario Bergoglio - Una biografia intellettuale diFrancesco di Massimo Borghesi (Jaca Book,2017), scritta con la sua collaborazione. Vedretequanto sia potente il pensiero di Francesco, so-prattutto sulla Chiesa come coincidentia opposi-torum, un luogo dove le cose in tensione polarepossono essere tenute insieme e diventare cate-ne in un nuovo processo, come Francesco lo de-scrive in Evangelii Gaudium.La modernità è dominata, come sappiamo, dal-la grande triade della Rivoluzione Francese: li-bertà, uguaglianza, fraternità. I primi due sonostati promossi con grande vigore, specialmentedi recente il secondo: l’uguaglianza. Ma hannofatto progressi a spese della fraternità. La libertàe l’uguaglianza sono entrambi valori giuridici,che possono essere promossi dalla politica e daldiritto; ma la fraternità è una questione moralee spirituale.Ci sono molte forze che cercano di polarizzarci,

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ASSEMBLEA MONDIALE CVX DI BUENOS AIRES 2018

49 CHRISTOPH THEOBALD, Urgenze pastorali. Comprendere, condividere, riformare, Edb, 2018.

«Una Chiesa con le piaghe non si pone al centro, non si crede perfetta, ma pone al centro l’unico che può sanare le ferite e che ha un nome: Gesù Cristo… Conoscere Pietro abbattuto per conoscere Pietro trasfigurato è l’invito a passare dall’essere una Chiesa di abbattuti desolati a una Chiesa servitrice di tanti abbattuti che vivono accanto a noi». (Francesco)

costringendoci a scegliere le identità, ad assu-mere posizioni in una serie di false polarità. Inquesto contesto, evangelizzare è anche mostrareche è possibile avere ed essere una cultura del-l’incontro, una diversità riconciliata, una capa-cità di trascendere le polarizzazioni e creare unanuova cultura, di incontro ed inclusione e di-versità riconciliata.Essere in grado di discernere la differenza trauna vera contraddizione, il bene e il male, senzalasciarsi polarizzare su contrasti che non sonoveramente in opposizione. Questa è l’opera del-l’Incarnazione, che è forte e attiva nel nostromondo ogni volta che leggiamo i tempi, alla lu-ce del Vangelo e della nostra preghiera, e diven-tiamo operatori di pace e riconciliatori attivi neinostri luoghi di lavoro, nelle famiglie, nella no-stra vita civile e nella Chiesa, e possiamo mo-strare e insegnare agli altri come fare anche que-sto, come segni della presenza di Dio nel nostromondo turbolento.Voglio lasciarvi con quello che Francesco disseall’Azione Cattolica nel 2017: «La missione nonè un compito tra i tanti…, è il compito». E die-de loro questo consiglio: «Evitate di cadere nellatentazione perfezionista dell’eterna preparazio-

ne per la missione e delle eterne analisi, chequando si concludono sono già passate di modao sono superate. L’esempio è Gesù con gli apo-stoli: li inviava con quello che avevano. Poi liriuniva e li aiutava a discernere su ciò che aveva-no vissuto. Che sia la realtà a dettarvi il tempo,che permettiate allo Spirito Santo di guidarvi.Egli è il maestro interiore che illumina il nostrooperato quando siamo liberi da preconcetti econdizionamenti. S’impara a evangelizzareevangelizzando, come s’impara a pregare pre-gando, se il nostro cuore è bendisposto»50.Domenica sono stato con i giovani della par-rocchia di don Rafa51 che la settimana scorsahanno guidato la missione di quattro giorninella sua parrocchia. Avevano molte storie difede che avevano incontrato, ma anche storie divita e di sofferenza e molto altro ancora. Eranoincredibilmente commossi. Una di loro ha det-to che il suo cuore era «pieno fino a scoppiare».Un altro ha detto che si era reso conto che «mi-sionando, fuimos misionados» (in missione versogli altri, siamo stati noi evangelizzati). Questo èciò che siamo stati invitati a sperimentare oggi,e quello per cui Francesco ci chiama nellaChiesa.

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50 Discorso ai Partecipanti al Congresso del Forum Internazionale dell’Azione Cattolica (Fiac),27 aprile 2017, (Video).51 Don Rafael Velazco, fino al 2018 parroco di Patriarca San José (chiesa fondata da J.M.Bergoglio, suo primo parroco).

Ogni volta che partecipo ad un incontronazionale o allargato ad altre Cvx delNord-Est mi prende una certa trepida-

zione: voglia di sentire altri come vivono la lorofede nella vita di tutti i giorni! Ogni Cvx è di-versa all’altra e questa è una ricchezza. Siamostati accolti a braccia aperte a Padova lo scorsonovembre, abbiamo visto volti conosciuti, ma-gari il nome non ce lo ricordiamo, ma sappia-mo che è uno di noi, fratello nel Signore.Il tema dell’incontro al mattino riprendevaquello delle giornate mondiali: Quanti paniavete? Il sentire: vivere, camminare con il popo-lo; grazia da chiedere: maggiore integrazione fracarisma e modo di vivere.Ripercorrendo gli altri incontri a livello mon-diale sono stati ricordati i temi principali: a Nai-robi, nel 2008, il Diav; in Libano, nel 2013, fa-miglia - globalizzazione e povertà - ecologia -giovani. A Buenos Aires, 2018, corpo apostoli-co laico - discernimento. Sono stati propostimomenti vissuti, modi di procedere che hannosperimentato i nostri delegati Antonio, Daniel e

padre Massimo. Alcune frasi mi sono rimaste:al centro c’è Dio, il suo progetto e la missionedella Chiesa; Signore aiutaci a scoprire come lagrazia piove sempre su di noi; osservare la realtàe lo Spirito Santo; uscire all’incontro, c’è sem-pre chi ha più bisogno di noi; capacità di dive-nire agenti di riconciliazione; il discernimentocomunitario è una sfida, si affrontano ostacoli,resistenze, dolori.Nel pomeriggio ho partecipato al gruppo deicoordinatori per valutare l’opportunità di unirciin un coordinamento di tutto il Nord-Est, inmodo agile e costruttivo. Viene proposto p.Mario Marcolini come assistente spirituale ditale gruppo. Uno dei compiti sarà aiutare nelConvegno nazionale che si terrà a Padova dal 31ottobre al 3 novembre 2019.Abbiamo parlato del fare assieme le cose, che sì,è faticoso, che dobbiamo sopportarci a vicenda,ma anche Gesù ha adottato questo modo diprocedere, anzi una delle prime cose che fa èunirsi ad altri e fare comunità. Vero è che ci so-no stati tradimenti, allontanamenti, alcuni stan-no meglio di altri, ma Gesù ha detto che è bellostare assieme: bellezza e fatica.Abbiamo alcuni punti da considerare:Sono al posto giusto come comunità? In comu-ne abbiamo gli Esercizi spirituali, sono a mioagio?Modo di procedere in Cvx, che esiste a prescin-dere da me.Il mio essere ignaziano trova nutrimento nellaCvx?Abbiamo concluso la giornata con la SantaMessa.La giornata unitaria ci ha lasciato un altro gran-de dono, un modo di fare condivisione che nonavevamo ancora sperimentato, ma al quale ci at-teniamo una volta tornati a Trento, alla nostracomunità ed è la conversazione spirituale in tretappe: regalo grande che ci ha fatto crescere ul-teriormente.

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INCONTRO COMUNITÀ DEL NORD-EST

Pensieri sparsidella Comunità di TrentoDI CRISTINA DALPRÀ

Una delle immagini dei Convegnisti in Argentina «sui luoghi di Papa Francesco»,proiettata durante l’incontro delle Cvx nel Nord-Est a Padova.

«Il cuore ha le sue ragioni che la ragionenon conosce», sosteneva Pascal. Ognivolta che vado a Sighet, Romania, c’è

qualche faccia stupita pronta a domandarmi ilperché io sia lì, il perché io impieghi il mio tem-po libero nel volontariato e soprattutto perchéper farlo sia addirittura disposta a pagare. La ri-sposta? Non ce l’ho mai. Ora che ho scopertoquesto aforisma di Pascal posso provare a rici-clarlo, dato che a me non viene in mente una ri-sposta più sensata. «È una questione di cuore!»,è tutto ciò che riesco a dire. D’altronde motiva-zioni razionali non ce ne sono, devo essere paz-za. Anzi, dobbiamo essere pazzi. Perché ad ognicampo, estate e inverno, insieme a me partonoaltre decine di volontari, e tutti col mio stessosorriso assorto.A volte penso a Sighet come all’isola che nonc’è, un posto lontano persino dall’immaginariocomune; e se Bennato ci arrivava proseguendo

dritto fino al mattino dopo aver superato la se-conda stella a destra, per noi volontari la stradanon è da meno: venti, ventiquattro, ventisei oredi pullman (dipende dalla città da cui si parte)attraverso mezza Europa, autostrade e campa-gne, per arrivare in questo piccolo angolo dimondo di cui troppo spesso la stessa Romaniatende a dimenticarsi. Tra i quarantamila abitanti di Sighet non ci so-no sirene né pirati, in compenso sono tanti ibimbi sperduti pronti ad accoglierci. L’abban-dono è una ferita aperta nella società romena,dove ogni anno sono quasi diecimila i bambiniche nascono o rimangono senza famiglia. Di-ciotto anni fa, a Sighet, qualcuno (diamogli unnome, sono padre Massimo Nevola e padre Vi-tangelo Denora) ha sognato più in grande dime e ha cercato di dare una risposta concreta aquesto dramma: nel 2001 è nata la prima casa-famiglia del Progetto Quadrifoglio Onlus, che

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LEGA MISSIONARIA

Sighet, la mia isola che non c’è

DI ILARIA DINALE

oggi si occupa della crescita e dell’educazionedei circa venti bambini che vivono nelle attualidue case-famiglia. Dal 2001 ne è stata fatta distrada; le sconfitte sono state tante, le difficoltàancora di più, ma le soddisfazioni, quelle nonsono quantificabili: sono più di trenta i bambi-ni che nel corso degli anni sono passati dallenostre case, alcuni adesso lavorano, altri prose-guono gli studi, qualcuno ha già messo su fa-miglia. E ciascuno di loro è immensamentegrato per le possibilità di scelta che gli sono sta-te offerte, per l’alternativa ad una vita di stra-da, per l’amore donatogli dalla famiglia chel’ha accolto. Dal canto mio, ho conosciuto Sighet «solo» nel2013, ma è stato un colpo di fulmine. Da alloranon è passato anno senza che io facessi almenoun campo, senza che ne sentissi l’inspiegabilebisogno; e ho visto quei bambini crescere, alcu-ni nuovi arrivare, i bambini di ieri che si sono

laureati o sposati, la città cambiare impercetti-bilmente di anno in anno. La Sighet di oggi non è quella di vent’anni fa,del primo campo nel 1998. All’epoca la Roma-nia era uscita da poco dal comunismo, ancora lasocietà cercava di rimettersi in piedi e riorganiz-zarsi. C’erano delle strutture enormi al cui in-terno si trovavano centinaia e centinaia di bam-bini orfani, sani o con disabilità, che venivanoaccuditi da un punto di vista fisico ? un piattodi minestra e un letto ? ma senza le cure di cuiogni bambino ha bisogno per crescere: una ca-rezza, un abbraccio, una favola prima di andarea dormire. I primi volontari entrarono in punta di piedinella quotidianità della città offrendo un servi-zio aperto gratuitamente ad adulti e bambini,cioè organizzando nel periodo estivo una scuoladi italiano ed inglese: la scuola rimane un servi-zio attivo ancora adesso durante il mese di lu-

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LEGA MISSIONARIA

glio e circa duecento persone vengono a seguir-ne i corsi ogni anno, memori del nostro decen-nale impegno. La scuola è stato un utile mezzo per conosceremeglio Sighet e i suoi abitanti, le molteplicirealtà etniche, culturali e religiose che vi coesi-stono, le dinamiche sociali e familiari romene.Gradualmente le porte di più istituti si sonoaperte alle nostre attività, portandoci a contattocon orfanatrofi ed ospizi. Sighet oggi è diversa;le grandi strutture di vent’anni fa si sono ridottea piccoli centri delle dimensioni di case-famigliao quasi ? per numero di ospiti, fa eccezione solol’ospedale comunale ? oggi vi sono accolti bam-bini e, impossibile dimenticarli, quelli che era-no i bambini degli anni Novanta. Occorre quiaprire una breve parentesi: in Romania, assiemeall’abbandono, l’alcolismo e la dipendenza dadroghe di strada sono vive problematiche chehanno conseguenze fisiche oltre che sociali;inoltre, la regione di Sighet, situata nel nord delPaese, fu pesantemente investita dalla nube tos-sica di Chernobyl nel 1986, provocando danniirreparabili alla generazione dell’epoca. L’esito èla presenza di una massiccia percentuale di disa-bilità, fisiche o mentali, soprattutto tra le perso-ne nate negli anni Ottanta, cioè i bambini deglianni Novanta, oggi adulti che necessitano anco-ra una costante assistenza. È in questi istituti che ospitano bambini, disa-bili e spesso anche anziani che noi volontari pre-stiamo servizio; nessuno di noi ha titoli profes-sionali di cui fregiarsi, nessuno ha l’ambizionedi cambiare il mondo. Il sorriso è la nostra armaprincipale, affiancato da qualche palloncino, dacolori per pitturare, da trucchi per il viso o dauno stereo con la musica; animiamo, organiz-ziamo festicciole, portiamo a passeggio chi disolito non scende mai dal letto, aiutiamo amangiare chi non è in grado di farlo da solo,facciamo due chiacchiere con chi non ha nessu-no per parlare. E soprattutto baciamo, carezzia-mo, abbracciamo, abbracciamo fortissimo e cifacciamo abbracciare ancora più forte. Perché

laddove lo Stato ha migliorato l’assistenza me-dica, l’igiene, la corretta alimentazione, spessomanca ancora un qualcosa che trasformi la so-pravvivenza in Vita con la v maiuscola, quellagoccia di amore che condisca la quotidianità. Enonostante noi siamo lì per meno di due mesil’anno (tre campi di due settimane durante l’e-state, un campo di una settimana a Capodan-no), le persone con cui entriamo in contatto ciconoscono e ci aspettano: oltre all’impegno e al-l’amore, infatti, ciò in cui crediamo è la costan-za: forse è proprio questa la ragione per cui tor-no ogni volta. Ultimo ma non ultimo, un ulteriore modo perrelazionarci con le persone di Sighet è entrargliin casa. Letteralmente. Noi volontari veniamoospitati dalle famiglie che frequentano la par-rocchia cattolica e con loro condividiamo la ca-sa, i pasti, spesso dormiamo sui loro letti (l’ospi-te è sacro, il padrone di casa è disposto a dormi-re sul divano per accoglierlo). Ormai le famigliestesse ci conoscono, vogliono che chi è già statoda loro l’anno prima ci torni, ché ormai è comeun figlio o una figlia.I bambini delle case-famiglia del Progetto Qua-drifoglio, le persone ospitate nelle strutture co-munali, le famiglie ospitanti, le tante personedella città con cui sono entrata in contatto, lecentinaia di volontari con cui l’aver condivisoun campo ha formato un legame fortissimo: so-no tantissimi i volti che mi passano per la testaquando penso a Sighet. E se anche ripenso allepochissime ore di sonno di ogni notte, al lungoviaggio in pullman, al gelo dell’inverno e al cal-do torrido dell’estate, ai vestiti sporchi, alle si-tuazioni che mi hanno spaventata o fatta pian-gere, alle tante domande che mi sono fatta, seanche ripenso a tutto questo, la reazione è sem-pre e solo un sorriso a fior di labbra, una ragio-ne per cui dire grazie. «E ti prendono in giro se continui a cercarla, manon darti per vinto perché chi ci ha già rinun-ciato e ti ride alle spalle forse è ancora più pazzodi te».

CRISTIANI NEL MONDO · GENNAIO-APRILE 2019 41

La scuola è stato un utile mezzo per conoscere meglio Sighet e i suoi abitanti, le molteplici realtà etniche, culturali e religiose

che vi coesistono, le dinamiche sociali e familiari romene. Gradualmente le porte di più istituti si sono aperte alle nostre

attività, portandoci a contatto con orfanatrofi ed ospizi.

«Inostri genitori cubani», così gli oltretrenta ragazzi ci chiamavano durante ilmese passato insieme a lavorare all’Ha-

bana vieja. L’appellativo, con tutto il carico diaffetto che si portava dietro, ci ha improvvisa-mente chiarito la nostra identità all’interno delcampo: avevamo la responsabilità di dare pun-ti di riferimento, qualche sicurezza in più, seoccorreva qualche consiglio, e soprattutto l’e-sempio che, seppure over 50, ancora potevamoaccettare la sfida della scomodità, del disagio,della fatica se tutto ciò veniva condiviso contanti altri.Un bellissimo titolo guadagnato sul campo – èproprio il caso di dirlo – che bene descrive ilrapporto che si era creato tra noi «grandi» e i

giovani tra i 18 e i 30 circa, che hanno decisoanche quest’anno di imbarcarsi in una piccolafollia dei nostri tempi: pagare per lavorare, vive-re con tante restrizioni impensabili a casa, «sa-crificare» il tempo delle vacanze, agognato tuttol’anno, dedicandolo non a se stessi ma agli altri.Le motivazioni dichiarate di questa decisionesono tante, compreso il fascino di andare a Cu-ba. Ma di fondo c’era in tutti il desiderio distaccare dal modo utilitaristico in cui la nostravita è spesa, mettere per una volta qualcuno aldi fuori di sé al centro del proprio interesse, ac-cettare di delocalizzarsi. In una parola: vivere daadulti e non da bambini, ossia da persone chesanno dare e considerano il prendersi cura deglialtri una cosa naturale; persone che non pensa-

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I CAMPI CON GLI OCCHI DEGLI ADULTI

I nostri genitori cubani

DI LORENZO SEVERINO E CLARA RECH

no solo a chiedere, ad esigere di vedere soddi-sfatti i propri inesauribili bisogni, ma sanno pu-re mettere la sordina al proprio bulimico egoguardando oltre se stessi. Applicando questa sa-na ecologia della mente e del cuore, spesso ab-biamo dovuto riconoscere che è più ciò che siguadagna che quel si offre. Nessuno può illudersi che un mese di attivitàvolontaria possa risolvere i problemi di un uo-mo o di un popolo. Durante quel mese è piut-tosto il volontario che risolve molti dei suoiproblemi interni e risana il suo essere con unostile di vita più giusto, che resetta le sciocche va-cuità in cui di solito siamo tutti invischiati.Constatare che in condizione di povertà e sem-plicità lontanissime dalla nostra opulenza si puòessere allegri, generosi, ottimisti, ci indirizzaverso un cammino di libertà dalle nostre tiran-niche esigenze che altro non sono che sovra-strutture culturali, derive dell’essere. È commovente il senso di attesa che si coglie inciascuno dei cubani, piccoli e vecchi. Aspettanoper un anno il ritorno dei loro amici italiani dicui ricordano il nome perfettamente. L’acco-glienza che ci riservano è totale, affettuosa, gra-ta. Sembra incredibile ma siamo tornati a casacarichi di doni resi preziosi dal lavoro dell’uo-mo che aveva nobilitato la poverissima materiadi cui erano fatti: carta, tappi di bottiglia, ritaglidi stoffa hanno acquisito il valore della bellezzagrazie all’abilità delle loro mani, al loro ingegnooperoso, alla loro creatività resa sapiente dallamancanza del superfluo.Sono lezioni di cui abbiamo un disperato biso-gno, tanto da giovani quanto da persone matu-re. I nostri giovani, si sono spesi senza riserve epiù di uno si è legato talmente tanto ai tantiamici di Cuba che decide ogni anno di tornare.Nascono relazioni umane forti fondate non sul-l’interesse ma sullo scambio di umanità che èdavvero un bene perenne. Noi grandi abbiamoricevuto molto anche dal vivere insieme ai gio-vani: si torna ragazzi, si riscopre il fascino disi-nibito del ballare, del cantare, del chiacchierare

la sera, di giocare sulla spiaggia tutti insieme emagari di fare il bagno di mezzanotte. Cadono ipregiudizi, ci si capisce meglio quando si condi-vidono fatica, impegno e soddisfazione. I ragaz-zi erano stupiti che persone grandi desiderasse-ro ancora tutto questo, avessero ancora uno spi-rito di avventura e, soprattutto, lo desiderasserocome coppia. Forse in questo abbiamo dato lo-ro la tacita testimonianza che ad ogni età è pos-sibile condividere un desiderio e provare che èpossibile rimettere a fuoco ciò per cui vale la pe-na vivere sperimentando una galvanizzante sen-sazione di libertà.

Anche questo è stupefacente: ci si sente più li-beri quando si accetta di obbedire ad alcune re-gole che ci riportano al ritmo vero della vita.Ogni giorno abbiamo accettato di alzarci prestoper la preghiera comune, mangiare frugalmen-te, compiere i vari servizi con temperature eumidità tropicali, prendere una doccia quandol’acqua era disponibile, di nuovo pregare, cena-re e infine andare tutti insieme a bere qualcosain allegria prima di andare a dormire. Giornatescandite da ritmi precisi e fatte di preghiera, fru-galità, comunione, allegria, impegno per gli al-tri. E tutto questo in vacanza. Regole che pro-curano libertà, follia che dona saggezza.

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Constatare che in condizione di povertà e semplicità lontanissime dalla nostra opulenza si può essere allegri, generosi, ottimisti,

ci indirizza verso un cammino di libertà dalle nostre tiranniche esigenzeche altro non sono che sovrastrutture culturali, derive dell’essere.