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cristiani nel mondo In questo numero La nuova Provincia Euro-Mediterranea Cvx «At the Frontiers»: Tre città per promuovere l’accoglienza Campi Lms Cvx e gli EESS per famiglie Rivista della CVX Comunità di Vita Cristiana Anno XXXII · Luglio-Ottobre 2017 · Nº 2 Lavori in corso Lavori in corso

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  • cristiani nel mondo

    In questo numero La nuova Provincia Euro-Mediterranea Cvx «At the Frontiers»:Tre città per promuovere l’accoglienza Campi Lms Cvx e gli EESS per famiglie

    Rivista della CVX Comunità di Vita CristianaAnno XXXII · Luglio-Ottobre 2017 · Nº 2

    Lavori in corsoLavori in corso

  • 2 CRISTIANI NEL MONDO · LUGLIO-OTTOBRE 2017

    Via del Caravita 8A - 00186 Roma

    Direttore responsabileMassimo Nevola S.I.

    Comitato di direzioneAntonio Salvio (direttore)Michele Cantone Patrizia GiordanoTiziana Casti Daniel NapoliRita Cecco Laura ScagliaCiro Chirico Paola SchipaniFrancesca Collu Paola Tomasini

    Comitato di redazioneMassimo Gnezda (caporedattore)Raffaele MagroneAnna MuroloMassimo Nevola S.I.Francesco Riccardi

    Direzione e amministrazioneVia del Caravita, 8A - 00186 Romatel. 346 471 9681e-mail: [email protected]

    Progetto graficoGiampiero Marzi

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    Periodico bimestrale TelematicoRegistr. Tribunale di Roma nº 34 del 22.1.1986

    Non è stato sempre possibile reperire gli aventi diritto per lariproduzione delle immagini. L’Associazione è comunque adisposizione per l’assolvimento di quanto occorra nei loroconfronti.

    cristiani nel mondoRivista della CVXComunità di Vita Cristiana d’Italia

    3 EDITORIALEPresenti e operosiDI ANTONIO SALVIO4 INTERVISTA A PADRE MATARAZZOLa nuova ProvinciaEuro-Mediterranea7 CVX EUROPEA «ALLE FRONTIERE»Tre città per promuoverela cultura dell’accoglienza

    DI ELEONORA MILAZZO E SIMONE RODELLA

    10 «AT THE FRONTIERS» A REGGIO CALABRIAVoci ed emozionidei volontari europeiDI IDA NUCERA

    12 CAMPO LMS A CUBA«Vacanze intelligenti»per fare qualcosa per gli altriDI PAOLO BONELLO

    15 CAMPO LMS IN PERÙÈ questione di Compromiso :da 20 anni una storia di relazioniDI TIZIANA CASTI E CHIARA CERETTI

    18 I CAMPI LMS A SIGHETUna storia d’amoreDI MICHELE CANTONE20 CVX E GLI EESS PER FAMIGLIE« Venite portando anche i bam-bini e facciamo un tentativo! »

    DI ELENA FARINA E PAOLO VISENTIN

    23 VITA CVXServizio mensaall’Oratorio del CaravitaDI OTTORINO AGATI

    IN QUESTO NUMERO

    In copertina: Un’immagine tratta dal campo in Perù di questa estate.

  • uesto numero di Cristiani nel Mondoonline esce dopo pochi mesi dalla na-scita della nuova Provincia Euro-Me-diterranea della Compagnia di Gesù,

    che riunisce le precedenti Province d’Italia (conl’Albania) e Malta.Come Cvx-Lms Italia siamo stati chiamati apartecipare ai lavori per il nuovo Progetto Apo-stolico della nascente Provincia.Una commissione, definita Gruppo Estensore,formata da 5 gesuiti italiani e 2 maltesi ha poisintetizzato tutto il lavoro svolto in un docu-mento finale: Verso la nuova Provincia. Letturadel contesto 2016-2017, documento che è «partedi un più ampio processo di lettura del contestoche le Province d’Italia e Malta hanno intrapre-so in vista della stesura del nuovo progetto apo-stolico».La lettura del Documento fa capire quanta ric-chezza e quante potenziali risorse vi siano ogginella nuova Provincia Euro-Mediterranea dellaCompagnia di Gesù.Il 1° Luglio 2017, infine, p. Arturo Sosa, Prepo-sito generale della Compagnia, nella Chiesa delGesù a Roma, con una solenne concelebrazioneEucaristica, ha ufficialmente dato inizio allanuova Provincia.Ringraziamo il Signore per averci dato la possi-bilità di partecipare con tutta la più ampia fa-miglia ignaziana — laici e gesuiti insieme — al-la preparazione del Progetto apostolico dellanuova Provincia, che nasce non come una meraoperazione aritmetica, in cui si mettono insie-me i dati delle due Province, ma come l’accetta-zione di una nuova sfida a cui il Signore ci chia-ma oggi. La lettura di un contesto nuovo, in cui gesuiti elaici ignaziani si trovano a vivere insieme, allaluce del discernimento ignaziano, porta a scelteconcrete per testimoniare, oggi come in passa-to, l’appartenenza a Cristo con gesti concreti difede e di solidarietà, per una scelta di Giustiziaal servizio dell’uomo e per la costruzione delRegno. «Albania, Malta e Italia hanno situazio-

    ni sociali complesse e in cambiamento, che so-no una sfida alla nostra capacità di capire e di-scernere — ha osservato nella sua omelia padreSosa — e l’incertezza davanti a un futuro chenon riusciamo ad anticipare è anche spinta amettere fiducia nel Dio che ha chiesto ad Abra-mo, a 75 anni, di lasciare la sua terra».P. Gianfranco Matarazzo, nominato dal p. Ge-nerale primo Provinciale della nuova Provincia,a termine della celebrazione ha così concluso:«Condividiamo una storia bella e ci sentiamochiamati a continuarla con la nuova Provincia,che non è una creazione burocratica, né nasceda esigenze organizzative… È una risposta a ciòche noi gesuiti sperimentiamo come chiamatadel Signore. Nessuno si senta escluso».Tutto ciò interpella anche noi, come laici dellaCvx-Lms: cercare e trovare la volontà del Signo-re come Comunità nazionale in un contestonuovo e in continuo cambiamento.Contemporaneamente al costituirsi della nuovaProvincia, i nostri Gruppi Cvx-Lms, come ognianno, hanno dato inizio alle attività formative edi missione estive. Molti gruppi hanno utilizza-to questo periodo per vivere l’esperienza annualedegli Esercizi Spirituali, nelle forme e nei modipiù compatibili alle realtà locali (Eess chiusi,Evo, Eess per Famiglie) o con giornate conclusi-ve dell’anno sociale sia a livello locale che zonale.Sighet (Romania), Truijo (Perù), Cuba, Ragusa,Torino e Reggio Calabria: sono stati quest’esta-te luoghi significativi per tantissimi giovani (emeno giovani) delle nostre Comunità. Essi han-no sperimentato, chi per la prima volta chi perl’ennesima volta, la vicinanza ed il servizio alprossimo, rendendo così concreta la parola«missionarietà» e che cosa significhi essere«Cvx-Lms in uscita». Altri diranno di più suqueste esperienze. A me preme invece ricordare, ancora una volta,che la cifra che ci rende credibili come cristiani,e a maggior ragione come laici Cvx-Lms, è il

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    EDITORIALE

    Presenti e operosi

    DI ANTONIO SALVIO, Presidente Cvx-Lms

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    INTERVISTA A PADRE MATARAZZO

    La nuova Provincia quanti gesuiti com-prenderà, quante case, quante opere?Innanzitutto, la nuova Provincia esprimerà unamissione rinnovata, arricchita dal cammino dipreparazione che abbiamo vissuto in questi an-ni, in uno spirito di collaborazione che uniscegesuiti e laici, spiritualmente vivace, con la gra-titudine per le belle consegne che riceviamo dal-le due Province di Malta e Italia. I gesuiti dellanuova Provincia sono intorno ai 520, con 62case e circa 70 opere. In questo scenario sono daincludere i tanti laici che condividono la nostramissione, le realtà associative che si riferiscono anoi, le reti in cui siamo organicamente inseriti,le opere che gestiamo con la Compagnia a livel-lo europeo…

    Quali sono le priorità del nuovo progettoapostolico?Il nuovo progetto innanzitutto riconosce il bellavoro apostolico che ci consegnano le due Pro-vince di Malta e d’Italia e prova a rilanciarlo, daun lato, puntando su quattro orientamenti e,

    dall’altro, supportandolo con degli strumentianche di verifica. E gli orientamenti sono: an-nuncio del Vangelo; apertura al discernimento;dimensione della giustizia; presenza nei processidi trasformazione delle culture. Questo proget-to mi è stato consegnato dai gruppi di lavoro adesso dedicati (Comitato di coordinamento,Gruppo revisore, Gruppo estensore) e all’inten-so processo di ascolto che abbiamo avviato nelleProvince. A questi orientamenti seguirà un la-voro di verifica dei progetti apostolici già strut-turati e considerati di interesse della Provincia,di elaborazione di progetti nuovi, di valutazionedei progetti che ci saranno sottoposti.

    Concretamente come si lavorerà: una solaconsulta? Una sola curia con un distacca-mento a Malta? Come verrà assicurata lagiusta partecipazione maltese?La nuova Provincia non è la somma delle dueprecedenti Province, non si riduce a una combi-nazione di quote percentuali e non è la risultan-te di tre territori, Albania, Malta e Italia, rispet-

    La nuova Provincia Euro-Mediterranea

    Con padre Gianfranco Matarazzo, che il 22 marzo scorso è stato nominato provinciale della nuovaProvincia Euro-Mediterranea (Italia, Albania e Malta), cerchiamo di capire i numeri e l’orizzonte diquesta realtà nuova, che nasce come risposta alla chiamata per ripensare la missione e la presenzadella Compagnia (pubblichiamo per gentile concessione di «Gesuiti News»).

  • to a cui trovare un compromesso al ribasso. Èuna realtà nuova e nasce come risposta a unachiamata che come gesuiti stiamo ricevendo perripensare la nostra missione e la nostra presen-za. Di conseguenza, essendo una nuova Provin-cia, avrà una sola consulta e una sola curia e lapartecipazione appassionata di tanti gesuiti elaici alla missione. Puntiamo su questa comu-nione e su questo stile e gli incarichi sarannodati agli uomini e alle donne migliori, di qua-lunque provenienza geografica.

    Ci sarà un Noviziato unico?Sì, il Noviziato sarà unico e sancirà, anche inquesto caso, ciò che già da tanti anni e con frut-to sta avvenendo. Infatti, già da tempo nel No-viziato si formano insieme giovani maltesi e ita-liani e l’equipe formativa già da tempo è italo-maltese.

    Non ci saranno problemi di lingua: italia-no, maltese, albanese, inglese…?Ce ne saranno, certo: si incontrano tre tradizio-ni linguisticamente ricche, come quella albane-se, quella maltese, quella italiana. Al tempo stes-so, a livello generale, c’è già una conoscenzabuona in entrambe le Province della lingua in-glese e di quella italiana, grazie anche alla for-mazione che già da molti anni i giovani gesuitimaltesi e italiani vivono insieme. E siamo nellecondizioni di poter fare meglio.

    Il nome della nuova Provincia è sicura-mente evocativo ma poco didascalico,non mette a fuoco i soggetti coinvolti. Siaprirà in futuro ad altre realtà? Il nome è innanzitutto un tentativo di ascoltodello Spirito e un progetto apostolico su un’areageopolitica storicamente tra le più decisive. Sul-la scia della nostra storia, vorremmo giocarci perfavorire il bene comune, sulla scia degli orienta-menti dichiarati nel progetto apostolico. Il no-me è la risultante di un processo di discerni-mento con una discreta consultazione e che ha

    contemplato più possibilità. In questa prima fa-se, ho raccolto riscontri entusiasti e sarcasmi. Ilnome della Provincia è anche un dono che si ri-ceve e una scelta di assumerlo come prezioso. Ilprocesso di ristrutturazione che ha coinvolto leProvince di Malta e d’Italia è parte di un proces-so più ampio che attraversa la Compagnia diGesù a livello universale ed è un fiorire di nominuovi. Quanto all’essere aperti ad altre realtà, losiamo per carisma e per le eventuali decisioniche prenderà il Padre Generale, com’è stato nelcaso della nuova Provincia.

    Chi sono i Patroni della Provincia Euro-mediterranea? Abbiamo puntato sulla continuità, conferman-do la patrona di entrambe le Province, cioè laMadonna della Strada, e abbiamo voluta arric-chirla con le testimonianze più recenti del no-stro carisma, cioè con i tre gesuiti martiri recen-temente beatificati in Albania. La testimonianzasuprema della vita non appartiene al passato. Igesuiti martiri hanno offerto la vita insieme adaltri carismi e in comunione con la Chiesa. Eraun gruppo internazionale, come nel Dna delnostro carisma, e descriveva le diverse vocazionipossibili nella Compagnia, tra cui quella sem-pre bella e attuale dei fratelli coadiutori.

    Quali saranno le prime iniziative? Abbiamo cominciato a collaborare per la nasci-ta della Provincia già da tempo con la definizio-ne del nuovo progetto apostolico, cioè ciò chedesideriamo realizzare insieme. Tutte le iniziati-ve che proponiamo sono finalizzate a impararea conoscerci meglio, a condividere, a riappro-priarci della nostra fede e del nostro carisma co-me Buona Notizia. Per puntare sulla comunio-ne del corpo, per recuperare stanchezze e con-flitti. Per animare spiritualmente la nostra vitacomunitaria. Per rilanciare la missione comefrutto di comunione ecclesiale e di collaborazio-ne con altri. In concreto valorizzeremo con que-sto spirito gli appuntamenti ordinari che già ci

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    Il processo di ristrutturazione che ha coinvolto le Province di Malta e d’Italia è parte di un processo

    più ampio che attraversa la Compagnia di Gesù a livello universale ed è un fiorire di nomi nuovi.

  • INTERVISTA A PADRE MATARAZZO

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    sono: l’incontro annuale dei superiori; quellodei direttori di opera; i ritiri del governo; la set-timana degli scolastici, quella dei giovani padrie fratelli; gli incontri degli amministratori e de-gli economi; gli incontri dei gruppi spiritualiignaziani… avremo una particolare cura nel va-lorizzare le presenze di laici e gesuiti maltesi, al-banesi e italiani nei diversi organismi e gruppidella Provincia.

    Che cosa si farà per far conoscere all’uni-ca Provincia le diverse componenti? Ci siamo preparati all’appuntamento con unprocesso lungo e ben rifinito anche dai governiche ci hanno preceduto, tra cui quello di p. Car-lo Casalone e p. Paul Pace. Molto importanteper me è stata l’interazione fraterna in questi ul-timi tre anni con p. Patrick Magro, ultimo Pro-vinciale di Malta. Un ruolo prezioso a livellostrategico è stato svolto dagli Uffici comunica-

    zione delle due Province. Nel corso di questi an-ni, abbiamo portato avanti un programma in-tenso di riunioni, di incontri, di ritiri, di mee-ting zonali, di gruppi dedicati che ci hanno per-messo di cominciare a conoscerci bene comegesuiti e laici che lavorano all’unica missione.Abbiamo già un intenso calendario davanti anoi: proveremo a valorizzarlo negli appunta-menti che offre e vi aggiungeremo tutto ciò cheil Signore ci ispirerà in termini di magis.

    Un suo augurio per il futuro? Innanzitutto, ringrazio il Signore per il donodella nuova Provincia, in particolare perché ciha fatto attingere alla ricchezza del nostro cari-sma e ce ne ha fatto sperimentare la sua attua-lità. Con questa gratitudine, invito tutti a rileg-gere la Formula dell’Istituto, a toccarne l’attua-lità profetica e contemplare la bellezza dellanostra vocazione nei carismi donati alla Chiesa.

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    servizio all’uomo e la lotta per la giu-stizia, «qui ed ora», per essere testi-moni credibili di Cristo, che ci chia-ma anche oggi a seguirlo.Sappiamo di essere molte volte inade-guati ad affrontare problemi di porta-ta epocali, quali quello dei migranti ole povertà estreme che attanaglianoancora tanti popoli. Ma, riprendendole parole del p. Generale, oggi dob-biamo avere ancora più fiducia «inDio che ha chiesto ad Abramo, a 75anni, di lasciare la sua terra».Con questo numero inizia anche ilnuovo anno sociale per la nostra Co-munità nazionale. Molti appunta-menti ci aspettano. Dagli impegni diservizio, che in tante realtà localiportiamo avanti da molti anni, agli

    impegni di formazione, che è alla ba-se del servizio e della missionarietà:programmi formativi, Esercizi spiri-tuali, etc.Sarà un anno sociale particolare, chesi concluderà a fine luglio 2018 conl’Assemblea mondiale della Cvx/Clcche, dopo l’ultima Assemblea tenuta-si a Beirut in Libano nel 2013, si terràquest’anno a Buenos Aires (Argenti-na). Assemblea che rinnoverà l’Esecu-tivo mondiale ed eleggerà il nuovoPresidente mondiale della Cvx.Non solo. Ma il 2018 sarà l’anno delSinodo indetto da Papa Francesco sultema: I giovani, la fede e il discerni-mento vocazionale. È un tema di vitaleimportanza, su cui ci stiamo interro-gando da tempo anche noi come Co-

    munità nazionale. Il discernimentofatto dal Consiglio nazionale a Geno-va, a Maggio scorso, e il documentoprogrammatico finale, redatto dall’E-secutivo nazionale, sottolineano —tra le cinque priorità individuate —l’impegno della Comunità nazionaleCvx-Lms «a far propria come prio-rità apostolica il cammino scelto dalPapa per la Chiesa universale: l’op-zione dei giovani».Mettendoci in unatteggiamento di preghiera operosa,chiediamo al Signore la luce percamminare lungo le strade che Lui ciindicherà in quest’anno che sta percominciare e a Maria di benedirci,affinché anche noi possiamo dire «siafatto di me secondo la tua parola»(Lc, 1, 38).

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    CVX EUROPEA «ALLE FRONTIERE»

    Che cos’è At the Frontiers?«Accogliere, proteggere, promuovere, integra-re». Gli stessi quattro verbi indicati da PapaFrancesco sono al centro della risposta della Cvxeuropea alla tragedia di chi fugge da guerra e di-sperazione. Dal suo lancio nel 2015, il campodi volontariato della Cvx europea At the Fron-tiers si pone come obiettivo la promozione diuna cultura di accoglienza e integrazione attra-verso l’incontro tra giovani europei e richieden-ti asilo.L’edizione estiva del 2017, la terza del campo, siè svolta con una formula rinnovata a Torino,Ragusa e Reggio Calabria, città in cui i volonta-ri provenienti da tutta Europa sono diventatipartecipi di diverse realtà di accoglienza ai mi-granti.

    Com’è organizzato il campo?Il progetto è coordinato dall’Euroteam, il comi-tato esecutivo delle Cvx europee, e dal Migra-tion Network. Viene finanziato con le donazionispontanee delle comunità Cvx nazionali di tut-ta Europa ed è organizzato e gestito sul campodalla Cvx-Lms Italia. Per questo dal 2016 ilcampo At the Frontiers è entrato ufficialmentenel novero dei campi missionari proposti dallaCvx-Lms. Questo garantisce un tramite ancorapiù diretto le Cvx-Lms locali, la comunità na-zionale e la realtà europea.Questa dimensione organizzativa ci permetteinoltre di sperimentare tutti i frutti della siner-gia interna alla Cvx-Lms, dove giovani ed adultihanno messo insieme le loro risorse per collabo-rare all’organizzazione del campo. Questo è av-

    Tre città per promuoverela cultura dell’accoglienzaDI ELEONORA MILAZZO E SIMONE RODELLA, Responsabili At the Frontiers, Cvx-Lms

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    CVX EUROPEA «ALLE FRONTIERE»

    venuto in particolar modo nel caso dei campi aTorino e Reggio Calabria dove sono presentidelle vivaci comunità Cvx-Lms. In entrambe lecittà la preparazione del campo ha visto unastretta collaborazione all’interno della comunitàcittadina e con altre realtà locali. A Torino i vo-lontari sono stati guidati nell’esperienza dallaCvx-Lms cittadina, con il supporto dell’IstitutoSociale che ha offerto loro alloggio. Anche aReggio Calabria la Cvx-Lms cittadina si è occu-pata di accogliere i volontari, con l’aiuto dei Pa-dri Scolopi di Parco della Mondialità, dove i vo-lontari hanno alloggiato. A Ragusa il campo hapotuto contare sul prezioso supporto delle Suo-re Cappuccine dell’Immacolata di Lourdes chehanno generosamente aperto la loro casa ai vo-lontari europei.

    Chi partecipa?La dimensione internazionale di At the Frontierscontribuisce a fare di questo campo un’espe-rienza di crescita personale e spirituale. I volon-tari coinvolti nel progetto dal 2015 sono per lamaggior parte giovani tra i 20 e i 35 anni, anchese non mancano preziosi volontari più maturi.Le domande di partecipazione ai campi di que-sta estate sono state più di 150. Per ciascun tur-no il numero di partecipanti varia dai 6 volon-tari richiesti a Torino ai 15 posti disponibili aReggio Calabria. Dati i posti limitati e per ga-rantire la partecipazione dei più motivati, i re-sponsabili del progetto hanno condotto breviinterviste su Skype che si sono rivelate utili an-che come momenti di mini-formazione dei fu-turi volontari.I volontari che si sono susseguiti a Ragusa pri-ma e, da questa estate, anche a Torino e ReggioCalabria vengono da vari paesi europei, princi-palmente Spagna, Portogallo e Italia, ma ancheGermania, Francia, Regno Unito, Belgio, Lus-semburgo, Lettonia e Polonia. Molti volontarivengono dal mondo Cvx o hanno fatto espe-rienze di spiritualità ignaziana nel loro paese diprovenienza. Dal 2016 il bacino di volontari si

    è ampliato anche grazie alla promozione delprogetto attraverso canali quali internet e Face-book. Insieme a questa apertura il progetto harafforzato la propria identità ignaziana. Il suostile si basa infatti sulla preghiera quotidiana ela revisione serale del giorno trascorso insieme.L’organizzazione quotidiana delle giornata ruo-ta intorno a due figure fondamentali. Il respon-sabile del campo, un membro della Cvx italianao europea, conosce la realtà della città e si occu-pa di guidare i volontari negli aspetti logistici,di spiegare loro lo spirito del campo, e il delica-to ruolo dei volontari europei nelle varie realtàdi accoglienza. Questa figura è affiancata daquella della guida spirituale, un membro dellaCvx italiana o europea, che si occupa di prepa-rare e guidare la preghiera mattutina e la condi-visone serale dei volontari, sulla base di lineaguida preparate e condivise ogni anno a livelloeuropeo.

    Che cosa si fa?Ogni giornata del campo si apre con gli spuntidella preghiera mattutina preparata dalla guidaspirituale. Si prosegue con una buona colazionenelle case che ospitano i volontari e si parte poiper i centri d’accoglienza dove, a piccoli gruppi,si svolge il servizio. Il pranzo si condivide con irifugiati che vivono nei centri e questo permettedi rinsaldare l’intesa reciproca.Se lo stile del campo e i suoi obiettivi sono glistessi in tutte le città, ciascun campo si differen-zia per i luoghi in cui i volontari svolgono il lo-ro servizio. A Ragusa, il campo prevede attivitàdi volontariato presso i centri di prima acco-glienza gestiti dalla Fondazione San GiovanniBattista con la quale questa estate abbiamo rin-novato la collaborazione nata nel 2015. I centridi accoglienza ospitano uomini e donne, per lamaggior parte giovani, in attesa di conoscere l’e-sito della loro domanda d’asilo. I nostri volon-tari si occupano sia di svolgere attività di sup-porto agli operatori del centro sia di offrire atti-vità ricreative extra, mettendo a frutto le loro

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    capacità. Alcuni esempi di attività svolte in pas-sato dai nostri volontari sono: corsi di lingua in-glese e italiana; laboratori musicali; laboratoridi pittura; corsi di cucina; partite di calcetto; se-minari di educazione sanitaria, storia italiana ededucazione civica.A Torino il campo prevede attività di volonta-riato presso i tre centri per rifugiati minorenninon accompagnati della Cooperativa Biosfera. Icentri sono appartamenti in uno dei quartieripopolari di Torino (le Vallette), due maschili euno femminile, e ospitano circa 8 ragazzi l’unodi età compresa tra i 15 e i 18 anni. Nei centri ègarantita la presenza costante di almeno un ope-ratore specializzato ma, specie nei mesi estivi, inostri volontari danno un grande contributoanimando le giornate degli ospiti, distraendoloro da noiose routine e pensieri di un passatotraumatico e un futuro incerto. Così riescono acreare legami positivi, fonte di crescita per lorostessi e per i giovani ospiti.

    Il campo a Reggio Calabria è quello che riflettepiù di tutti i tristi sviluppi della politica migra-toria italiana di questa estate. Il campo dovevaprevedere attività di prima accoglienza dei mi-granti che sbarcano in Calabria attraverso la col-laborazione della Cvx-Lms della città con ilCoordinamento diocesano sbarchi. In seguitoalla sospensione degli arrivi via mare i nostri vo-lontari si sono quindi dedicati a servizi di ani-mazione presso centri per minori non accompa-gnati. L’attività più importante che i volontaripossono svolgere è proprio instaurare relazionicon gli ospiti dei centri, parlando e condividen-do del tempo con loro.La giornata tipo del campo si conclude con lapreparazione della cena nelle strutture che ospi-tano i nostri volontari e la revisione del giornoin condivisione.Ogni campo alterna momenti di servizio, pre-ghiera, studio delle migrazioni e svago. Il finesettimana è infatti dedicato al riposo. I volontarine approfittano per visitare il luogo in cui si tro-vano per conoscerne tutta la bellezza, intessendolegami con la Cvx-Lms locale. Alcune volte que-sto avviene in compagnia dei rifugiati con cui sicondividono momenti di vera vacanza. Alcunigruppi sono andati al mare tutti insieme o aprendere un gelato. La domenica un gruppo divolontari ha condiviso la celebrazione della mes-sa con la comunità nigeriana di Ragusa.

    Uno sguardo al futuroL’edizione estiva 2017 si è appena conclusa e in-sieme al bilancio dell’esperienza abbiamo anchealcuni propositi per l’anno prossimo. Il primodi questi è organizzare un campo di Capodan-no, come già fatto a Ragusa nel dicembre 2016.Questo momento di festa con i rifugiati è un in-contro prezioso che speriamo poter ripetere nonsolo a Ragusa ma anche a Torino e Reggio Cala-bria. Un altro obiettivo per l’anno che viene èavviare il campo al Centro Astalli di Palermo in-sieme alla Cvx-Lms cittadina con la quale si ègià avviato un progetto in questo senso.

    La dimensione internazionale di «At the Frontiers» contribuisce a fare di questo campo

    un’esperienza di crescita personale e spirituale. I volontari coinvolti nel progetto dal 2015

    sono per la maggior parte giovani tra i 20 e i 35 anni, anche se non mancano preziosi volontari più maturi.

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    At The Frontier 2017, terza tappa: ReggioCalabria. Già da tempo Giuseppe Licor-dari, coordinatore della comunità Cvxdi Reggio Calabria, aveva sollecitato la nostraattenzione all’evento di fine agosto, che in dueround ci avrebbe visti coinvolti in modo indi-retto, ma non per questo meno intenso, allaforte esperienza di servizio, di chi sarebbe giun-to in città da diversi paesi europei. Dal 19 ago-sto al 16 settembre occorreva la disponibilitàper gli spostamenti quotidiani dal luogo di re-sidenza al Centro dei minori al rione Modena,cuore dell’esperienza. Non ci sarebbe stata lapresenza agli sbarchi, a cui alcuni di noi hannopartecipato, per battuta d’arresto a causa degli«sbarramenti» regolamentari del Ministro degliInterni.I primi momenti in città sono stati di ospitalitàdomenicale con un bagno nelle acque cristalli-ne di Scilla. Le altre giornate hanno avuto rit-mi intensi concludendosi in serata con mo-menti di comunicazione e preghiera guidati daGiuseppe. Per tutti è stato molto importante l’incontropresso la nostra sede conclusosi con un momen-to conviviale. Trovarsi dopo l’eucaristia, facen-do risuonare gli echi delle giornate vissute, hapermesso una conoscenza maggiore. La dimen-sione profonda di ascolto, ha aiutato a ricono-scere le comuni radici ignaziane, ovviando alledifferenze linguistiche, bypassate dall’uso dellalingua inglese, da un’ottima traduzione, quasisimultanea, fatta dall’unica italiana del gruppo,Marzia, di Palermo, e soprattutto dall’attenzio-ne al volto dell’altro. Dopo una breve presenta-zione di ciascuno per nome e nazionalità, in unclima inteso e vivace, si sono incrociate sponta-nee e informali domande e risposte:«Perché ci avete accolti?», chiede Antoine, il più«anziano» del gruppo, della Cvx parigina. «Èstato molto naturale — rispondono due mem-bri reggini — una volta appreso del progettoAtf, ci si è riuniti per organizzarci sul modo incui potevamo supportarvi. Incontrarvi è respira-

    re la dimensione europea del nostro esistere, ri-cordare che siamo una realtà di respiro mondia-le, non solo ristretto a quella cittadina. Accoglie-re, fa parte del nostro essere calabresi, insieme atanti “difetti” che ci vengono imputati, questoaspetto positivo è espresso da parole dialettali,forse non ben traducibili, ma molto efficaci, co-me “favorite”, oppure “trasite”, che significano:entrate e accettate la nostra ospitalità».

    Che cosa vi ha mossi a partire verso l’e-strema frontiera della penisola?«A Parigi — spiega Antoine — la comunità diappartenenza vive molto la dimensione spiri-tuale, ma poco l’azione sociale. Provare a vivereun momento diverso, più incarnato, è stato diconseguenza importante». Pedro, portoghese,invece, ha sentito più volte dentro di sé bussarequesta istanza, per aver conosciuto in più occa-sioni persone che negli anni precedenti avevanofatto l’esperienza di Ragusa ed essere rimastocolpito dalle parole di papa Francesco che piùvolte ha invitato ad essere nelle frontiere. JosèMaria di Valladolid, con l’entusiasmo dei suoidiciannove anni, spiega che pur essendo la Spa-gna a soli 14 Km dall’Africa, non è come l’Italiala principale meta di sbarco dei migranti, così,appena saputo del progetto, si è sentito prontoe motivato.

    Che segno vi ha lasciato l’incontro di que-sti giorni con i minori ?«Pur lavorando come psicologa — dice Leticia— ed avendo vissuto lo scorso anno a Ragusacon adulti migranti, dove ho colto l’estremavulnerabilità di questa dimensione umana, coni ragazzi è stata un’altra cosa. Gli adulti erano daun tempo maggiore in Italia, mentre i giovaniqui sono solo da circa 4\5 mesi. Hanno moltobisogno di ascolto e parlano tanto della loroesperienza, della loro vita e sono anche curiosidi conoscere. È stato più facile, gli adulti, dicontro, erano chiusi, depressi, i ragazzi ancorapieni di entusiasmo e di speranze».

    «AT THE FRONTIERS» A REGGIO CALABRIA

    Voci ed emozionidei volontari europeiDI IDA NUCERA

  • Come vivete la giornata con loro?«Dopo i primi giorni di conoscenza reciproca, lamattina arriviamo con le chitarre a svegliarli e laloro risposta è molto educata e partecipata! Lamusica è uno strumento importante, ma anchegiocare a carte e svolgere attività varie. Soprattut-to parlare con loro». Anche Sofia ed Ana sottoli-neano la differenza con Ragusa, dove gli adultinon hanno piacere a dirsi, tengono la drammati-ca esperienza chiusa dentro, mentre i ragazzi rac-contano, parlano del viaggio. Anche e soprattut-to della Libia, dove sono rimasti almeno per unanno. «Lo fanno, quasi scherzandoci, come peresorcizzare quanto vissuto. Ma sono “uomini fra-gili”, cresciuti troppo in fretta, si portano dentroun trauma che li rende fragili. Questo spiegal’importanza del narrarsi, per elaborare il dolo-re». Antoine condivide l’esperienza vissuta conun ragazzo senegalese, che gli ha chiesto di scri-vere la sua storia, rendendola pubblica online,per condividere la sofferenza vissuta. Non im-porta per il ragazzo, se non interesserà molti, im-portante che lo sia per i familiari e chi della Cvx,ha speso un momento del suo tempo ad ascolta-re e raccogliere le sue lacrime nascoste.La comunicazione sembra volgere al teminequando ci viene donata una testimonianza for-

    te e inaspettata, da Lucia, dentista del nostroCentro immigrati. Sollecitata dalla domandasulla condizione delle donne rifugiate, narra lasua esperienza, presso il centro di Archi dovesoggiornavano donne e ragazze. Storia di lacri-me che difficilmente possono essere asciugate econsolate, per questo ancor più preziosa e in-tensa. Donne che in Libia dormivano a turnoper vegliare nel tentativo, spesso vano, di evita-re violenze. Sono «merce» di scarso valore, edopo la Libia, il Mediterraneo: «sulle imbarca-zioni — continua Lucia — vengono chiusenella stiva, spesso a diretto contatto con il calo-re dei motori che insieme al combustibile, pro-voca sulla loro pelle ustioni terribili. Non pos-sono nemmeno lamentarsi perché rischiano diessere uccise e gettate in mare». Chi le ha vistee incontrate queste ragazze non può dimentica-re le loro carni ferite. Ferite che, se pur curate,restano indelebili nell’anima. Oggi siamo noi aparlare per loro, a riportare a casa, nel paese diprovenienza il ricordo, oggi siamo noi ad ascol-tare in silenzio, a raccogliere, testimoniare escrivere con tutto il rispetto possibile della loroimmensa tragedia. Speriamo e preghiamo il Si-gnore che giunga presto il tempo in cui potran-no farlo da soli.

    CRISTIANI NEL MONDO · LUGLIO-OTTOBRE 2017 11

  • «Click» fatto! Siamo alla fine di aprile,il bonifico per confermare i due bi-glietti aerei per Cuba è andato, ora-mai non si torna indietro, da buoni genovesi ab-biamo pagato e cascasse il mondo si va…A marzo, p. Massimo Nevola ci ha ripropostol’esperienza di Cuba e tutte le pigrizie, le validemotivazioni per declinare l’invito, da quelle piùreali a quelle un po’ più di comodo, sono saltatefuori: siamo stanchi, chissà Marta cosa farà inquel periodo, i genitori anziani, fa caldo, manon è un’esperienza per solo giovani…? Ma a p.Massimo, come si fa a dire di no? Ci conoscia-mo da più di 30 anni, da quando lui ai primipassi della sua esperienza da gesuita e io giovanestudente dell’Istituto «Arecco», calcavamo ru-morosamente lo studio di p. Enrico Deidda.Inoltre, c’è il 4 agosto, nostro comune giorno di

    compleanno e quest’anno particolarmente im-portante per p. Massimo, 60 anni! Chissà chefesta (maialino al forno, torta, sigari, ron…)!Quindi, con mia moglie Anna, abbandonatetutte le paure e le pigrizie, ci siamo buttati an-che quest’anno, un po’ ad occhi chiusi, in unanuova esperienza cubana.Con Anna abbiamo capito e ben messo a fuoco,soprattutto a seguito della nostra dolorosa vi-cenda familiare, che la nostra vita ha un sensose spesa bene per gli altri e quindi, per il perio-do estivo, cerchiamo di scegliere vacanze «intel-ligenti» (come direbbe p. Francesco Cavallini) ecioè momenti di riposo attivi, utili per definire inostri progetti e il nostro futuro, in ottica di«fare qualcosa per gli altri».Eccoci allora proiettati anche quest’anno nelcuore dell’Habana vieja, al Convento di Belen,

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    CAMPO LMS A CUBA

    «Vacanze intelligenti»per fare qualcosa per gli altriDI PAOLO BONELLO

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    ex collegio dei Gesuiti, ora utilizzato per attivitàsocio-culturali e di assistenza per gli anziani, enon solo, del quartiere.Il nostro «quartier generale» si trovava appuntonel cuore antico e pulsante de l’Habana, con isuoi colori, suoni e odori, spesso anche non deltutto piacevoli.Quello che colpisce di questa parte dell’Habanaè la gran quantità di persone che si trovano instrada, perché qui la vita è soprattutto sulla so-glia di casa, con tanti bambini che giocano concose semplici: un pallone, un carretto, delle bi-glie che devono evitare pozze d’acqua e rifiutivari sparsi per le strade.A proposito dei bambini: se ne vedono moltissi-mi in giro, perché qui le donne hanno molti fi-gli, spesso da padri diversi e spesso assenti ed èquesto uno dei servizi che vengono offerti dalnostro gruppo di volontari, in aiuto alle Suoredel Pilar che li accudiscono con tanta fatica etanto amore tutto l’anno.Vengono proposte attività ricreative fatte di gio-chi e gite al mare, un po’ per dare respiro allecoraggiosissime suore e un po’ per offrire diver-sivi a questi bambini che altrimenti gironzole-rebbero per le strade della città. Devo dire che inostri ragazzi volontari sono stati bravissimi,prova ne sono le lacrime e gli abbracci dei bam-bini al momento delle partenze.Un’altra attività che assorbe un gran numero divolontari ed impegno è la scuola di italiano.Vengono offerti corsi per bambini delle elemen-tari, ragazzi delle medie, del liceo, dell’univer-sità, fino alle classi degli anziani. Uno si puòchiedere, che valore può avere questa attività diinsegnamento a Cuba? Anch’io me lo chiedevoprima di affrontare questa esperienza e la rispo-sta l’ho scoperta in quei giorni e soprattutto almio ritorno a casa.A parte la stretta utilità di imparare una linguastraniera da poter eventualmente usare per lavo-rare nel turismo, il vero scopo di questa attività,a mio avviso, è quella di creare legami e corri-spondenze con gli studenti, perché il vero pro-

    blema del popolo cubano è quello di sentirsiisolato, abbandonato ed a volte anche un po’sfiduciato, perché l’auspicata apertura di Cubaverso il mondo e soprattutto del mondo versoCuba, con il superamento dell’embargo, tarda aconcretizzarsi in modo concreto ed efficace. Quindi, siamo e siamo stati dei piccoli evange-lizzatori portatori di speranza, mica poco!Terza attività che viene svolta durante il campomissionario di Cuba è quella presso l’Etad deOro, struttura che ospita persone affette da va-rie e gravi infermità fisiche e mentali.Gli ospiti (quelli che hanno capacità di intende-re), attendono da un anno all’altro l’arrivo deivolontari di p. Massimo, perché è l’unico mo-mento in cui possono essere accompagnati almare, al di fuori dell’opprimente struttura inquanto il poco personale presente, coadiuvatoda un gruppetto di suore, per me sante, a mala-pena riescono a garantire i bisogni primari chesono tantissimi, enormi e affrontati con mezziassolutamente inadeguati; è impossibile per lo-ro poter pensare di organizzare momenti diuscita dall’Istituto.Purtroppo, quest’anno a causa di una epidemiadi congiuntivite, unita anche alla rigidità della

    Quello che colpisce di questa parte dell’Habana è la gran quantità di persone che si trovano in strada,

    perché qui la vita è soprattutto sulla soglia di casa, con tanti bambini che giocano con cose semplici.

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    CAMPO LMS A CUBA

    nuova direttrice (ma anche questa è Cuba: ognipassaggio di qualunque procedura è assoluta-mente lento e maledettamente burocratico),questa attività è stata sospesa dopo solo un gior-no con grande delusione degli ospiti e di moltinostri volontari che oramai da molti anni conti-nuano a venire, fedeli a questo faticosissimo, maimportantissimo servizio.In sostituzione a questa attività ne sono statefatte altre, come l’animazione agli anziani del-l’Istituto Paula, la visita e consegna di beni diprima necessità e medicinali (introvabili a Cu-ba, causa embargo) ai malati del quartiere e mil-le altre attività di servizio che ogni giorno si pre-sentavano.Ultimo, ma non per importanza, è stato l’iniziodelle attività per far nascere anche a Cuba pres-so la Cattedrale de l’Habana le iniziative delle«Pietre Vive», oramai presenti ed in grandeespansione praticamente in tutto il mondo.Le attività di servizio impegnavano i volontari,dalle 9 del mattino alle 17 della sera, seguitedalla S.Messa quotidiana alle 18. Ogni giornatainiziava alle 7.30 con la lettura del libretto in-centrato su brani dell’Amoris Laetitia, predispo-sto da p. Bartolo Puca: bellissimo ausilio da uti-lizzare per la lettura di tutti, anche a casa.Questo stesso testo veniva letto in contempora-nea tutti i giorni da tutti i volontari missionaridei campi della Lms, che si svolgevano nel no-stro stesso periodo, in Perù e in Romania.Bellissimo questo legame a distanza con tutti glialtri volontari.Questo senso di legame l’ho trovato non solotra i ragazzi della Lega, ma anche con quelli del-la Cvx.Al campo hanno partecipato diversi membridella Cvx (tra l’altro avevamo l’onore di averecon noi Daniel membro dell’Esecutivo )… chegrande senso di Comunità si respirava: Cvx,Lms, Chiesa di Cuba, Chiesa Italiana.Avrei ancora mille altre cose da dire (anche per-ché durante il campo si prega, si fa volontariato,ma ci si diverte anche), mille storie e volti da ri-

    cordare (le Sisters, p. Lazarito, Celestino, l’in-stancabile Lourdes, tutti i miei allievi…) manon voglio divulgarmi oltre.Per completare queste mie note riporto un bra-no tratto dalla introduzione al libretto dellaAmoris Laetizia, scritto da Massimo Nevola, chemi pare dia un po’ il senso della partecipazioneda parte dei ragazzi volontari (e non solo) a que-sti campi missionari: «Il giovane che parte per icampi missionari porta allora con sé un tesoroche vuole condividere: se stesso con il bagagliodelle personali esperienze — i suoi punti di for-za, le sue fragilità — che costituiscono l’ossatu-ra della propria esistenza. Quando si condividenella gratuità si stabiliscono legami autentici,che durano nel tempo e determinano il ritornol’anno successivo e poi ancora in quello dopo ecosì via, perché quelle persone incontrate sonoormai parte della tua storia, sono dentro di te.Si condivide il cuore, la propria capacità di in-namorarsi, la propria fede, lo sdegno per le in-giustizie, l’amore per i piccoli e i deboli».

  • La nascitaNel 2002, durante il campo estivo della LegaMissionaria Studenti in Perù, p. FrancescoCambiaso S.I. e un gruppo di volontari italiania fine giornata, durante una passeggiata inCampiña de Moche, nella periferia di Trujillo,incontrano Judith, un donna speciale che rac-conta loro il suo sogno: dare una casa ai bambi-ni di strada a Trujillo. Era ospite in una struttu-ra nel centro della città, ma da poco tempo leavevano chiesto di andarsene. Quella storia ciha toccato. Abbiamo accolto la sfida, abbiamodeciso di aiutarla e al ritorno in Italia è iniziatauna piccola raccolta fondi per comprare un ter-reno e costruire una nuova casa.Così è nata un’amicizia tra Italia e Perù che ne-gli anni ci ha fatto crescere e maturare loro connoi, noi con loro. Mattone dopo mattone, annodopo anno abbiamo costruito un cammino

    condiviso per contribuire nel nostro piccolo acostruire un futuro migliore, partendo dai bam-bini di strada in Perù.

    La nascita dell’associazioneQualche anno dopo, nel 2008, è nata l’associa-zione Compagnia del Perù Onlus per garantireun sostegno stabile al progetto in Perù, perchédopo l’esperienza missionaria anno dopo annonon si può rimanere indifferenti di fronte allestorie dei bambini e di fronte ad una casa cheaccoglie e dona amore a chi non l’ha mai cono-sciuto, questo è stato il Compromiso (impegno)preso dai volontari cresciuti e cambiati grazie aicampi di volontariato al Centro de Atenciòn yEducaciòn a la Familia (Caef ).Fare qualcosa per loro voleva dire restituire aquei bambini il futuro che ci avevano donato,perché le vite di quei giovani universitari da

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    CAMPO LMS IN PERÙ

    È questione di Compromiso :da 20 anni una storia di relazioniDI TIZIANA CASTI E CHIARA CERETTI

  • quell’incontro erano cambiate. Scelte universi-tarie e lavorative, vita personale, tutto ha presouna direzione diversa.

    Il Centro de Atenciòn y Educaciòn a la Fa-miliaIl lavoro educativo del Caef vuole dare ai bam-bini vittime di violenza in ambito familiare unaseconda possibilità, la possibilità di scegliere diessere una persona capace di volere bene e discegliere il proprio futuro.Il Caef nonostante abbia fatto 20 anni lo scorso3 settembre, non ha mai smesso di crescere, hainfatti affiancato alla Casa famiglia che accoglie20 bambini, attività sul territorio per prevenirela violenza, che si sono concretizzate in progettieducativi in villaggi periferici dove gli operatoridel centro fanno sostegno scolastico e preven-zione alla violenza con i bambini e le loro fami-glie. Ad oggi sono attivi il progetto Escuela Sa-batina a Torres de San Borjas, rivolto a 40 bam-bini del villaggio, e il progetto Mi Escuelitapresso la Campiña de Moche a cui partecipano20 bambini.Come dice sempre Judith: «vogliamo non solospegnere l’incendio, ma anche prevenire ed evi-tare che divampi».Una metafora efficace che rende bene il duplicecompito del Caef.I riconoscimenti per l’instancabile lavoro pianpiano sono arrivati, dopo più di 700 bambiniaccolti nella Casa famiglia e oltre 1000 incontra-ti nei progetti di prevenzione. Nel 2012 il Caef èstato accreditato presso il Mimp (Ministerio dela Mujer y Poblaciones Vulnerables), come unodei pochi centri della regione La Libertad.La qualità del lavoro svolto si vede non solo ne-gli occhi dei bambini che sono passati dal Caefche ogni tanto bussano alla porta e tornano a«casa» per raccontare fieri i loro piccoli successi,ma anche nella voglia di mettersi in gioco con-tinuamente.Da qualche anno, grazie al contributo dellaFondazione Magis, l’impegno di Judith è cre-

    sciuto, è stata quindi data attenzione alla forma-zione, non solo degli operatori del centro maanche delle comunità locali. È stato avviato unpercorso di formazione per i responsabili dellemense popolari locali, un corso per operatoridegli altri centri residenziali della regione e de-gli incontri formativi sui temi della violenza fa-miliare in 4 scuole di Trujillo con incontri con iragazzi e con i professori.A ciò va aggiunta la collaborazione del centrocon le istituzioni locali per promuovere il vo-lontariato tra i giovani dell’università; è così cheda qualche anno si realizza il progetto «JuntosPodemos» in collaborazione con l’Universitàprivata del Nord di Trujillo.

    NoiAnche noi della Compagnia del Perù negli annisiamo cresciuti insieme a loro. La responsabilitàdel sostegno al progetto ci ha interrogato e con-tinua ad interrogarci. Siamo consapevoli del-l’impegno ed è per questo che in questi 10 anniabbiamo scelto di strutturarci sia per garantire ilsostegno economico al progetto che per formar-ci.La formazione ad oggi riguarda da un lato lapreparazione dei volontari in partenza dal cam-po di volontariato (avviata ogni anno a giugnoin collaborazione con la Cvx-Lms di Cagliaridal 2012). Dall’altra la formazione di tutti i vo-lontari passati per il Caef in questi anni e chevogliono approfondire le tematiche della rela-zione d’aiuto; ad oggi aperta anche ai volontaridella Cvx-Lms degli altri gemellaggi/campi chehanno il piacere di unirsi a noi in questo tipo diformazione.Inoltre, vi è l’importanza del profondo legameche ci unisce alla Cvx-Lms le cui radici profon-de ci permettono di rileggere l’esperienza natadall’incontro con un mondo diverso, lontanoma che ci interroga profondamente nel nostroquotidiano. L’opzione preferenziale verso i poverie la contemplazione nell’azione sono motori pro-pulsori di un’attività che ci porta all’incontro

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    CAMPO LMS IN PERÙ

  • con l’altro e alla responsabilità verso le relazioninate e vissute in Perù.

    Il campo di volontariatoCiò che in questi anni ha unito noi e il Caef è ilcampo di volontariato, è l’esperienza estiva chedà senso a tutto quello che è stato fatto.Sono più di 300 i ragazzi dai 18 anni in su chedal 2002 ad oggi sono partiti con noi.Ogni anno un gruppo di giovani provenienti datutta Italia decide di buttarsi in questa esperien-za e quest’anno siamo partiti in 26. È stato uncampo un po’ speciale, in quanto il Caef hacompiuto 20 anni e questo ha permesso di vive-re in pieno la sua storia, il suo vissuto e anche isuccessi e gli insuccessi.Oltre alle solite attività di animazione e soste-gno scolastico coi bambini, i volontari si sonotrovati a vivere e rileggere una storia attraversoattività più volte all’esterno della casa: come lapartecipazione ad un programma tv di un cana-le regionale peruviano in cui oltre l’intervista aJudith e alcuni componenti del direttivo dellaLega Missionaria e della Compagnia del Perù, ivolontari si sono cimentati in varie prove di cu-cina e danza. C’è stato il festeggiamento con le

    istituzioni come l’Università Privata del Nord(UPN) e tanti amici in cui si è raccontato tuttoil lavoro svolto in questi anni e ascoltato le sto-rie di L. (la bambina più grande del Caef ) e diO. che nel prossimo giugno si laurerà in inge-gneria industriale.Altra attività è stata la celebrazione del «Dia dela familia»,una giornata in cui le famiglie legateal Caef, vecchi operatori, volontari e tanti amicitrascorrono una giornata insieme; giocano,mangiano e condividono i loro traguardi di vi-ta. Per cui è stato sorprendente e commoventerivedere quelli che erano dei bambini della casa,diventati ormai adulti, arrivare con i loro figli eascoltare le loro parole fiere: «ho finito gli studie ora lavoro nell’impresa di famiglia».Tutto il lavoro dei volontari è stato rivolto a va-lorizzare le qualità e le capacità dei bambini, percui si sono realizzati due spettacoli, uno al Caefe l’altro a Torres de San Borjas, si è iniziataun’attività di produzione di borse e quindi inse-gnato ad usare una macchina da cucire, hannocreato degli strumenti musicali e realizzato unorto in casa.Ci sono stati anche tanti lavori manuali all’in-terno della casa per via del fenomeno del Niñoabbattutosi a marzo sul Perù; scartavetrate digruppo, coinvolgendo anche i bambini piùgrandi, e la nascita di un arcobaleno nel patiodel Caef hanno però reso un po’ magici moltidei pomeriggi di questo campo.Punto culminante è stata la celebrazione dei sa-cramenti: battesimi, prime comunioni e cresi-me. Presente anche il vicario del Vescovo diTrujillo, segno di un grande lavoro di comunio-ne con la Chiesa locale svolto da p. AlessandroViano S.I. in questi cinque anni della sua pre-senza al campo. Tutti i volontari hanno coltol’importanza del suo ruolo come guida spiritua-le del gruppo e soprattutto dei bambini. Le la-crime di Judith durante la celebrazione segnanouna crescita nel rapporto con Cristo, fonda-menta di questa avventura che dura ormai da20 anni.

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    I riconoscimenti per l’instancabile lavoro pian piano sono arrivati, dopo più di 700 bambini

    accolti nella Casa famiglia e oltre 1000 incontrati nei progetti di prevenzione.

    Nel 2012 il Caef è stato accreditato presso il Mimp (Ministerio de la Mujer y Poblaciones Vulnerables).

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    «PROGETTO QUADRIFOGLIO» – I CAMPI LMS A SIGHET

    uella con Sighet è una storia d’amoreche va avanti da più di vent’anni, conalti e bassi, successi e delusioni pro-prio come in un film romantico, ov-

    viamente a lieto fine. Per indagarne le originioccorrerebbe chiedere a P. Massimo Nevola S.I.,colui che per primo a Sighet ha dato una possi-bilità.Siamo negli anni Novanta e occorre selezionareuna nuova meta per i campi in sostituzione del-l’Albania, dove la situazione politica è diventatatroppo instabile. A p. Massimo vengono avan-zate varie proposte in tutta la Romania, ma solouna fa scattare qualcosa dentro di lui. Un’ecolontana, un nome già sentito, quello di Sighet,piccolo comune al confine con l’Ucraina. Ecco,ecco da dove arriva quella voce: Sighet è la cittàd’origine di Elie Wiesel, autore del libro La not-te, pietra d’angolo nel suo cammino personale.La scelta è allora ovvia, il segnale viene colto e icampi cominciano.

    Il primo servizio svolto è quello della scuola diitaliano e inglese — attualmente ancora in cor-so — per qualsiasi cittadino ne abbia bisogno,adulto o bambino che sia, a titolo del tutto gra-tuito. Comincia così a prender forma un rap-porto di fiducia e di scambio tra i volontari e gliabitanti di Sighet, destinato a infittirsi e raffor-zarsi col tempo.La pietra miliare del nostro operato in Romaniaviene posta pochi anni dopo, nel 2001, quandoviene aperta la prima casa famiglia. Una sera, diritorno da una festa, p. Massimo e p. VitangeloDenora — all’epoca ancora in formazione —conoscono da vicino una realtà purtroppo an-cora attuale in molte città romene. Tre bambi-ni, abbandonati a loro stessi, vivono in strada edormono in mezzo a immondizie e detriti, pro-prio lungo il cammino dei due padri. Non sipuò non fare nulla per loro. Dopo aver tentatoinvano di farli accogliere in qualche strutturadella città, p. Massimo e p. Vitangelo si organiz-

    Una storia d’amore

    DI MICHELE CANTONE

    Q

  • zano con i volontari del campo: una modestacolletta rende possibile l’acquisto di una casa,oggi Casa 1. Da qui parte un rapporto di co-stanza e amore in cui la centralità del ruolo deivolontari diventa sempre più forte e fondamen-tale. Esperienza che culmina nel 2006 con l’a-pertura della terza casa famiglia, purtroppo at-tualmente chiusa.Oggi le case famiglia sono due e nel corso deglianni il Progetto Quadrifoglio ha accolto e accom-pagnato nella crescita più di trenta bambini.I campi di volontariato, che si svolgono durantetre turni in estate e uno a Capodanno, vedonole case famiglia non come luogo di servizio, macome base operativa per le attività quotidiane,come luogo di ritrovo e condivisione tra volon-tari e bambini.L’ospitalità ci viene data dalle famiglie che fre-quentano la chiesa romano cattolica, che si tro-va nella piazza principale. In coppie, i volontaridormono, mangiano, ridono e vivono in comu-nione con giovani coppie, anziane vedove, fami-

    glie allargate e chi più ne ha più ne metta. Do-po quello con i bambini, il rapporto con le fa-miglie è l’altra relazione da coltivare e curarecon amore.L’ultima relazione è quella con le strutture incui prestiamo servizio. In un Paese in cui l’alco-lismo e l’abuso di droghe sono una ferita aperta,in cui trent’anni fa il disastro di Chernobyl haportato malattie e danni, in cui l’abbandonominorile e non solo è una realtà all’ordine delgiorno, sono numerosissime le strutture che ac-colgono «gli ultimi». Ospedali, case famiglia eospizi sono i luoghi in cui trascorriamo le no-stre giornate al fianco di bambini, anziani, ra-gazzi con handicap psico-motori, più in genera-le, persone abbandonate. Senza fregiarci di al-cun titolo professionale, portiamo con noil’entusiasmo e il buonumore, pronti ad animareladdove si può, consapevoli che l’aiuto più gran-de che si possa dare è offrire se stessi in manieracompleta e libera per restituire quella dignità dicui «gli ospiti» di queste strutture sono stati de-rubati.Tre sono le parole con cui è forse possibile sin-tetizzare la nostra esperienza in Romania: Co-stanza, la pazienza e la fiducia con cui solamen-te è possibile far crescere una relazione; Servizio,la disponibilità e l’umiltà di porsi mai al di so-pra né al di sotto di chiunque s’incontri duranteil cammino, ma sempre al fianco; Condivisione,dei pasti, delle giornate, delle emozioni, dellepreghiere, delle Messe, della quotidianità.Se vogliamo essere ancora più concisi, Amore.Sì, questa è una storia d’amore di cui vale la pe-na far parte. Vă as̨teptăm, mult̨umim din suflet.

    CRISTIANI NEL MONDO · LUGLIO-OTTOBRE 2017 19

    Portiamo con noi l’entusiasmo e il buonumore, pronti ad animare laddove si può, consapevoli

    che l’aiuto più grande che si possa dare è offrire se stessi in maniera completa e libera

    per restituire quella dignità di cui "gli ospiti" di queste strutture sono stati derubati.

  • «Bene, venite portando anche i bambinie facciamo un tentativo!». Così rispo-se padre Enrico Deidda S.I., nell’or-

    mai lontano 1997, ad alcune coppie sposate chegli dissero: «Sentiamo il bisogno di pregare conuna certa distensione di tempo, pensiamo agliesercizi spirituali, ma i bambini dove li lascia-mo?». Fu così che p. Enrico, già assistente na-zionale della Cvx Italia dal 1987 al 1994, presea cuore questa richiesta e diede inizio all’espe-rienza degli Esercizi Spirituali per famiglie, allaluce delle Annotazioni 18 e 19, in cui S. Igna-zio invita a saperli adattare alle diversità dellepersone e agli impegni della loro condizione(nell’Annotazione 18 si legge: «Questi esercizispirituali si devono adattare alle condizioni de-gli esercitanti, ossia alla loro età, cultura o intel-ligenza. Perciò, se uno è semplice o debole di sa-lute, non gli si deve proporre quello che nonpuò facilmente sostenere e da cui non può rica-vare vantaggio; ma a ciascuno si deve dare se-condo la disponibilità che dimostra, perchépossa ricavarne maggior aiuto e vantaggio»).La nascita di questa modalità «allargata alla fa-miglia», quindi, non è stata l’esito di una rifles-sione a tavolino, ma è venuta «dalla terra», cioèdalla vita vissuta di alcune coppie sposate configli piccoli che non volevano rinunciare ai frut-ti di una settimana di esercizi spirituali ignazia-

    ni, fatti magari prima di diventare genitori.Dopo l’iniziale tentativo del 1997, la prima set-timana di Eess cui parteciparono coppie con fi-gli piccoli fu all’Alpe di Poti, nel 1999, presso ilVillaggio Sacro Cuore, a pochi chilometri daArezzo.Pur essendo gli Esercizi Spirituali incentrati sulmetodo di S. Ignazio, le famiglie che vi prende-vano parte non erano tutte provenienti dalleComunità di Vita Cristiana; molte erano attrat-te dalla novità della proposta, venendo così acontatto per la prima volta con la spiritualitàignaziana. All’inizio, i figli dei partecipanti ve-nivano intrattenuti con giochi e dinamiche va-rie; la cosa diede frutto e si decise di ripeterla. Nel giro di pochissimi anni ci si rese conto chesarebbe stato più bello e completo rendere an-che i figli partecipi, con i dovuti accorgimenti,del percorso spirituale dei genitori; in questomodo da coinvolgere tutti i membri della fami-glia. Proprio per questo che si cominciò a chia-marli Esercizi spirituali per famiglie. Essere pre-senti con l’intera famiglia non era più conside-rata una situazione cui far fronte, ma unelemento fondante, prezioso, irrinunciabile: l’u-nità della famiglia che fa un percorso comune evive un tempo di presenza viva del Signore di-viene paradigma per la vita familiare al ritornonel quotidiano.

    20 CRISTIANI NEL MONDO · LUGLIO-OTTOBRE 2017

    CVX E GLI EESS PER FAMIGLIE – SULLA SCIA DI S. IGNAZIO DI LOYOLA

    « Venite portando anche i bambinie facciamo un tentativo! »DI ELENA FARINA E PAOLO VISENTIN

  • CRISTIANI NEL MONDO · LUGLIO-OTTOBRE 2017 21

    Due testimonianzeLa nostra esperienza a Sichar (Cagliari) è statamolto forte e inaspettata. Siamo arrivati lì percaso, ma p. Enrico dice che il caso è il Signoreche agisce in incognito (ndr: riportando un det-to di p. Filippo Clerici S.I.). Ed è stato propriocosì. Il Signore ci ha regalato momenti indi-menticabili. Tutta la famiglia al «lavoro» con ilSignore e per il Signore. E i frutti di questo la-voro sono stati tanti, piccoli e grandi: le canzoniche i bambini ancora cantano a tavola per lapreghiera prima del pranzo o della cena; i consi-gli ricevuti durante i colloqui con la guida cherisuonano nelle nostre menti e nei nostri cuori;le storie delle persone che abbiamo incontrato; ilavoretti dei bambini… Ma l’esperienza più for-te è stata la confidenza che si è creata tra noi e laBibbia. Sentivamo lo Spirito Santo agire in noi,ed ogni lettura ci trasmetteva sempre forti mes-saggi e tante domande. È stata un’esperienzamai provata prima. Abbiamo incontrato «la Sa-maritana» in tante coppie, come noi, assetate diDio e della sua misericordia (Davide e MariaGina, dalla Sardegna).

    All’inizio dell’estate, il Padre Maestro consegnaai novizi un bigliettino, con scritte le esperienzeda fare durante l’estate. A me disse: «Josef, hopensato di mandarti a Napoli. Farai una setti-mana con un gruppo di famiglie in esercizi spi-rituali. Ti occuperai dell’animazione dei bambi-ni». Così ci andai. Durante il giorno, mentre igenitori avevano gli incontri e i momenti dipreghiera, organizzavamo dei giochi per i bam-bini, cantavamo e danzavamo, ma c’erano an-che tempi di riflessione sulla traccia degli eserci-zi sulla quale stavano pregando i genitori, e pre-paravamo attività di arte che durante la Messaquotidiana i ragazzi presentavano all’offertorio.È stata un’esperienza interessante perché erauna novità per me vivere con una decina di fa-miglie in questo modo, cioè nel vederli stare insilenzio con la Bibbia in mano, e soprattuttonell’ascoltarsi a vicenda, nel condividere i vissu-

    ti, le fatiche e gioie, sia come marito e moglie,ma anche come amici e coppie amiche. Mi è ri-masta impressa la frase che mi disse una mam-ma: «Si impara ad essere genitore strada facen-do». Ho ammirato il fatto che queste famiglieavessero deciso di dedicare, durante l’estate,non solo un tempo per le vacanze, ma anche untempo di ascolto, di silenzio e di preghiera tuttiinsieme come famiglia, con altre famiglie. Cam-minare insieme nella fede: era bello per i figlivedere i loro genitori pregare e trascorrere mo-menti di condivisione. Nonostante avesseroenergia da vendere tutta la giornata, provai stu-pore quando li vedevo «fare silenzio per mam-ma e papà perché stanno pregando».Erano davvero speciali i momenti alla sera coni ragazzi, quando uscivamo sotto le stelle, ri-pensando sia ai momenti belli sia a quelli didifficoltà della giornata trascorsa, e ringrazian-do il Signore di tutto ciò. Ricorderò con parti-colare affetto l’ultima Messa, quando ciascunafamiglia, ripercorrendo il cammino fatto insie-me, ha condiviso la propria «stella», concluden-do con un abbraccio di famiglia (ndr: la «stella»è un cartoncino colorato a forma di stella ap-punto, in cui ciascuna punta corrisponde ad ungiorno della settimana di Esercizi Spirituali: ge-nitori e figli riuniti condividono le esperienzeimportanti vissute nel corso della giornata e suuna delle punte della stella scrivono la parola

    La nascita di questa modalità "allargata alla famiglia" non è stata l’esito di una riflessione a tavolino, ma è

    venuta "dalla terra", dalla vita vissuta di alcune coppie sposate con figli piccoli, che non volevano rinunciare

    ai frutti di una settimana di esercizi spirituali.

  • che meglio le rappresenta). Durante i salutidell’ultimo giorno pensai: «È stata una settima-na impegnativa, però che meraviglia!». In unasocietà lacerata da separazioni, litigi e insicurez-za, mi dà gioia, forza e speranza vedere personeche si mettono in gioco in una relazione, che sivogliono bene e che restano fedeli e leali nono-stante le difficoltà nel loro quotidiano, e che intutto questo cercano di amare Gesù e di esserea servizio degli altri» (Josef, novizio gesuita diMalta).

    Ricorda P. Enrico: «La sensazione di aver fra lemani un’esperienza di preghiera di grande aiutoe molto adatta all’unità e alla serenità della fa-miglia (molti bimbi — mi dicevano i genitori— parlavano della settimana all’Alpe di Poti co-me la più bella dell’estate!) mise in moto il tam- tam del passaparola». Da allora hanno preso ilvia altri corsi in Trentino, Lombardia, Piemon-te, Liguria, Marche, Lazio, Campania, Calabria,Sicilia e Sardegna.Questa modalità di fare gli EESS si è diffusa an-che grazie alle famiglie che, dopo averli vissutiin prima persona, hanno sentito forte la chia-mata a diffondere la grazia ricevuta; come è suc-cesso quest’anno con Massimo e ValentinaGnezda, della Cvx di Trieste, che li hanno atti-vati a Borca di Cadore, in Veneto.Da diversi anni, le coppie che condividono que-sta vocazione si ritrovano insieme alle guide e aipadri gesuiti, una volta l’anno (di solito a finegennaio) a Roma, accolti dalla Comunità citta-dina della Cvx-Lms, per un incontro di verificae rilancio per l’estate successiva. In quella occa-sione, inoltre, si prega e ci si interroga per indi-viduare una Parola-guida, unica per tutte le sediche, nonostante sia declinata in vario modo daipadri e dalle guide di ciascuna sede, evoca neipartecipanti dei vari luoghi un senso di apparte-nenza ad una comunità allargata: una «famigliadi famiglie!»Questo sentire comunitario è sostenuto nel cor-so dell’anno anche da alcuni strumenti Social:

    Blog (eessfamiglie.blogspot.it), pagina Facebook(Esercizi Spirituali per Famiglie - sulla scia diSant’Ignazio di Loyola) e gruppo di preghierasu WhatsApp.Da quest’anno è stato inoltre attivato un fondodi solidarietà per aiutare le famiglie che deside-rassero partecipare agli Esercizi ma non posso-no permetterselo economicamente. La Cvx-Lms Italia ha generosamente offerto ap-poggio a questo fondo mettendo a disposizioneun proprio conto corrente (IBAN: IT20G0501803200000000121526, con la causale speci-fica «Fondo Eess per famiglie sulla scia di S.Ignazio»). Per questo ringraziamo tutto l’Esecu-tivo nazionale ed in particolare il presidente An-tonio Salvio e Francesca Collu, tesoriera, che dadiversi anni partecipa con la sua famiglia agliEess per famiglie, ed Antonio Salvio.Ulteriore motivo di gioia è che non siamo gliunici a cercare una forma di esercizi spiritualiadatta alle famiglie. La strada della cura dellaspiritualità delle famiglie, con un approccioignaziano, è percorsa da diverse realtà, non solonella forma dei ritiri e dei percorsi durante l’an-no, ma proprio nella forma degli Esercizi spiri-tuali. Pensiamo, ad esempio, alle proposte fe-conde e preziose di Umberto e Maria GraziaBovani, nella sede di Boves, e alle settimane perfamiglie a Selva di Val Gardena, collaudate datanti anni e con tanta rilevanza a livello nazio-nale. È molto bello scorgere in questa conver-genza d’intenti un invito forte dello Spirito adinteressarsi della realtà familiare.La ricchezza di tutte queste esperienze è oggiraccolta dall’Associazione Rete Famiglie Igna-ziane, che si pone proprio l’obiettivo di sostene-re e diffondere le diverse iniziative, condividerela ricchezza che nasce da ogni esperienza e pro-porre formazione per chi desidera approfondireo promuovere la spiritualità ignaziana familiare.E se la scia di S. Ignazio è stata così fertile daispirare così tanti percorsi di aiuto alle famiglie,siamo certi che il dialogo e lo scambio tra tuttinon potrà che essere molto fruttuoso.

    22 CRISTIANI NEL MONDO · LUGLIO-OTTOBRE 2017

    CVX E GLI EESS PER FAMIGLIE – SULLA SCIA DI S. IGNAZIO DI LOYOLA

    Nel giro di pochissimi anni ci si rese conto che sarebbe stato più bello e completo rendere anche i figli partecipi, con i dovuti accorgimenti, del percorso spirituale dei genitori; in questo modo da coinvolgere tutti i membri della famiglia.

  • CRISTIANI NEL MONDO · LUGLIO-OTTOBRE 2017 23

    VITA CVX

    Dal mese di aprile 2017 è partito il pro-getto «Mensa» per i poveri della Città diRoma.

    Il progetto muove da un accordo tra i rappre-sentanti del Liceo Classico Statale «Ennio Qui-rino Visconti» di piazza del Collegio Romano— motore trainante è stata, in particolare, laDirigente scolastica Clara Rech — e il Rettoredell’Oratorio di San Francesco Saverio (dettoOratorio del Caravita) p. Massimo Nevola S.I,assistente nazionale della Cvx Lms.Tutti i sabato del mese, dieci studenti e alcuniloro professori, tra i quali merita una menzioneper l’ammirevole dedizione il Prof. Oronzo La-barile, nonché almeno due membri delle CvxLms romane (con turnazione regolamentata), sisono recati presso l’Oratorio per prestare il ser-vizio.L’attività consiste nella preparazione della sala(montaggio dei tavoli e delle sedie), nell’acco-

    glienza degli ospiti (nel numero di 80/90 perso-ne) e nella distribuzione del cibo fornito da unaapposita ditta di catering.L’elemento caratterizzante il servizio è il mododi accogliere le persone con le quali si instauraun vero e proprio rapporto di condivisione du-rante tutto il tempo di permanenza al Caravita;i volontari sono chiamati, quindi, a instaurarecon loro un legame che va ben al di là della sem-plice distribuzione del cibo. I volontari, infatti,pranzano insieme agli ospiti e con essi intesso-no un dialogo finalizzato a una reciproca cono-scenza.Prima del pranzo un padre gesuita o un volon-tario invitano gli ospiti a un breve momento diringraziamento al Signore per il cibo che stannoper mangiare e per il tempo che stanno per tra-scorrere insieme a noi.Non sono mancate alcune piccole difficoltà, so-prattutto pratiche, ma le abbiamo superate con

    Servizio mensaall’Oratorio del CaravitaDI OTTORINO AGATI, Cvx Prima Primaria

  • amore e impegno e, nel futuro, cercheremo dimigliorare sempre di più.L’entusiasmo per l’iniziativa ci ha inondati e,molto spesso, tra i volontari ci sono stati ancheoccasionali visitatori che, avendoci osservato,hanno chiesto di poter, seppur saltuariamente,dare una mano.La costanza del servizio è certamente molto im-pegnativa per tutti noi, ma crediamo talmentetanto nel progetto da riuscire anche a dimenti-care la fatica che, soprattutto nel periodo estivo,si è fatta sentire.Chi si trovasse a Roma e avesse piacere a parte-cipare all’iniziativa potrà avere informazioni sulsito: http://cvxlmsroma.blogspot.it/p/mensa-caravita.html.

    Noi non veniamo solo per il cibo, ma per ilcalore che ci dateIl senso del servizio alla mensa del Caravita perme è riassunto in questa frase detta in un ab-braccio pieno di commozione che ho ricevutoda Chiara (nome di fantasia), una signora ospi-te quando mi ha raccontato la paura e la tristez-za di essere stata rapinata pochi giorni prima deisacchetti della spesa proprio sulla porta di casa.Facciamo un servizio breve, concentrato in dueore di intensa attività. Tanta concretezza e azio-ne, poca o nessuna teoria: non è questione di te-sta, ma di mani condotte dal cuore per com-prendere cosa fare o cosa sia superfluo in certimomenti, come essere in sintonia con il lavorodegli altri, come accogliere gli ospiti nella no-stra casa, farli sentire e sentirli attesi, amici. Co-sì accade, come ciascuno fa con i propri amici,di dover comprendere quando tacere e quandoinvece saper ascoltare: molti ospiti amano parla-re e raccontarsi in un’infanzia lontana, in unpaese mai dimenticato, e descrivono la loro po-vertà come destino, come presente difficile, tramalattia e solitudine. Altri invece hanno il riser-bo di un saluto contenuto. Altri ancora hannole difficoltà di chi vive l’emarginazione.Per ciascuno di noi è il dono prezioso di sentirci

    nel poco, nel semplice e di poter contemplarenella goccia cose tanto più grandi.

    Paola MatucciCvx Magnificat Roma

    Servire alla mensa del Caravita è un’esperienzadifficile da descrivere in poche righe, perché èmolto più che solo un’attività di volontariato. Sipotrebbe dire che è un’occasione unica per i ra-gazzi di relazionarsi con una realtà completa-mente diversa dalla propria, ma che può arric-chire molto le loro vite. Nel bel mezzo dellapropria crescita, infatti, ciò di cui più un ragaz-zo ha bisogno sono le esperienze altrui, di chi“ne ha viste tante”, e non c’è occasione miglioreche sedersi e parlarne. Imparare ad ascoltare estabilire un rapporto sincero, ricco di emozioni,risate, sguardi, è qualcosa di impagabile, soprat-tutto in una società in cui sempre più facilmen-te si tende a dimenticare l’importanza dello sta-re insieme e del condividere.Dunque ragazzi, fidatevi di un coetaneo e but-tatevi in questa esperienza che vi travolgerà e vitrasformerà in persone più mature, consapevolie ricche di esperienze uniche!

    Marco PepeLiceo «Visconti» Roma

    24 CRISTIANI NEL MONDO · LUGLIO-OTTOBRE 2017

    VITA CVX

    L’entusiasmo per l’iniziativa ci ha inondati e, molto spesso, tra i volontari ci sono stati anche occasionali visitatori che, avendoci osservato, hanno chiesto di poter, seppur saltuariamente, dare una mano.

  • Dalla Calabria al Perù, da Cuba alla Romania i nostri volontari incontrano i volti e le storie di un’umanità a cui riconoscere un futuro di dignità e speranza.