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CULTURE Dalmeri: quando eravamo cacciatori > pagine 40-41 Mensile della Provincia autonoma di Trento anno XLV - numero 289 il Trentino giugno 2009 www.provincia.tn.it Tutto il racconto dell’economia IL LUTTO L’addio a Lenzi, Zandonai e Zortea > pagina 3 NAZ/220/2008 Le parole e le immagini della quarta edizione del Festival di Trento > pagine 4-25 TERREMOTO Una chiesetta dal Trentino > pagine 30-31 TURISMO Toni & Gerry Bayern & tv > pagina 32 SALUTE Quel patto con Innsbruck > pagina 33 In caso di mancato recapito restituire al CPO di Trento per la consegna al mittente, previo pagamento resi

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CULTUREDalmeri: quandoeravamo cacciatori> pagine 40-41

Mensile della Provincia autonoma di Trento anno XLV - numero 289

il Trentino giugno 2009

www.provincia.tn.it

Tutto il racconto dell’economia

IL LUTTOL’addio a Lenzi, Zandonai e Zortea> pagina 3

NAZ/220/2008

Le parole e le immagini della quarta edizione del Festival di Trento > pagine 4-25

TERREMOTOUna chiesetta dal Trentino> pagine 30-31

TURISMOToni & GerryBayern & tv> pagina 32

SALUTEQuel pattocon Innsbruck> pagina 33

In caso di mancato recapito restituire al CPO di Trento per la consegna al mittente, previo pagamento resi

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il Trentino – giugno 20092

Rivista mensile della Provincia autonoma di TrentoAnno XLV - numero 289giugno 2009Piazza Dante n. 15, 38100 TrentoTel. 0461 494684-37 www.riviste.provincia.tn.itDirettore responsabile: Giampaolo PedrottiCoordinatore editoriale: Carlo MartinelliRedazione: Pier Francesco Fedrizzi, Mauro Neri, Marco Pontoni, Lorenzo Rotondi, Fausta Slanzi, Corrado ZanettiVanda Campolongo, Marina Malcotti,Elisabetta Valduga, Silvia VernacciniAmministrazione: Orietta Frisinghelli, Daniela Poletti, Mariarosa PontaltiHanno collaborato: Cristina Andreotti, Stefano Bertoni, Sara Guelmi, Stefano Neri, Luciano Pontalti, Arianna Tamburini, Daniele ValersiFotografie:Archivio: Ufficio stampa Provincia autonoma di Trento; Trentini nel Mondo; Apt Valli di Sole Pejo e Rabbi; Museo Tridentino di Scienze Naturali; Tiroler Landeskrankenanstalten; Trentino Spa (Lucio Tonina); Giuseppe Cadrobbi, Piero Cavagna, Franco Michelotti, Daniele Mosna, Dino Panato, Corrado Poli, Foto Rensi, Fiorenza Tisi Le immagini dell’Archivio Ufficio stampa – Festival dell’economia sono di Roberto Bernardinatti, Romano Magrone, Daniele Mosna, Hugo MunozImpaginazione: Artimedia - TrentoStampa: S.I.E. Spa Società Iniziative Editoriali - Trento

Registrazione del Tribunale di Trento n. 100 del 13.08.1963 – iscrizione nel R.O.C. n. 480

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il Trentino

In copertina: bambini al Festival, foto Archivio Ufficio stampa – Festival dell’economia (Romano Magrone)

Il luttoCaduti sul campo della generosità 3

Il Festival dell'economiaVenerdì 29 maggio 4Sabato 30 maggio 8Domenica 31 maggio 14Lunedì 1 giugno 20I processi 24

NotizieLa sfida alla crisi economica 26Indimenticabile Nino 27Quando la (larga) banda passò… 29Un accordo nanotecnologico 29Dalla parte dell'Abruzzo 30Toni & Gerry 32

SaluteIl patto con Innsbruck 33Un regalo grande grande 34

TerritorioZattere lungo il fiume 35Il movimento degli olivi 36

SocietàDal servizio civile a quello vinile 38

CultureQuando eravamo cacciatori 40Viaggio nelle scuole musicali 42

BibliotecaPremio ITAS 46

IeriIl contadino Giusto 47

Il prossimo numero de il Trentino (n. 290 luglio-agosto) uscirà a fine luglio

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Luigi Zortea

Nasce a Zortea, appunto, frazione di Canal San Bovo, nel 1942. In politica e in Primiero – risiede infatti a Transacqua – “è un’istituzione”: respon-sabile Acli del Prmiero dal 1960 al 1982, della quale presiede anche la cooperativa edilizia, è fondatore di Radio Primiero. Attivo in qualità di vicesindaco già all’epoca della grande alluvione che investe il Vanoi, quella del 1966, diviene quindi sindaco di Canal San Bovo dagli anni 1994 al 2000 e poi ancora dal 2004 ad oggi. Nel suo ultimo viaggio in Brasile intendeva proprio gettare le basi per un gemellaggio tra il Primiero e Piraquara, il comune alla periferia di Curitiba dove, nel 1878, era nata la colonia primierotta e veneta di S. Maria del Nuovo Tirolo, oggi Novo Tirol. Lascia la moglie Giuliana e i tre figli, Michela, Annalisa e Massimo.

Giovanni Battista Lenzi

Nasce a Samone, in Valsugana, nel 1951: è “el Gia-ni”, un uomo che mette la passione per la politica al servizio della sua terra, attivandosi subito con grande entusiasmo per rilanciare gli studi sulla figura dello statista Alcide Degasperi, modello per lui d’ispirazione etica nella buona amministrazio-ne. Attivo nel mondo agricolo con la presidenza di diversi Consorzi, entra nel direttivo provinciale della Cisl e già nel 1985 diviene sindaco del suo paese; nel 1996 e poi nel 2000 la nomina a pre-sidente del Comprensorio Bassa Valsugana e del Tesino. Per due volte viene eletto nel Consiglio provinciale, prima nelle fila della Margherita poi in quelle dell’Upt. Lascia la moglie Maria Grazia e le due figlie, Sabrina e Monica, quest’ultima asses-sore comunale.

Caduti sul campo della generositàLorenzo Dellai

Ha segnato l’intero Trentino, e non poteva essere altrimenti, la notizia della tragedia aerea che si è consumata tra il Brasile e l’Europa, sull’Oceano Atlanti-co. Tragedia della generosità e dell’impegno, che ha colpito persone che non si erano mai risparmiate, che mai si erano tirate indietro. L’espressione “caduti sul campo”, il campo del

lavoro, il campo della solidarie-tà, il campo della fratellanza, mi sembra essere davvero la più vera, la più autentica. È succes-so proprio nel giorno conclusi-vo del quarto Festival dell’eco-nomia che si è confermato, una volta di più, luogo del dialogo e del confronto. Molte relazioni hanno toccato il tema della cri-si, della povertà, dei diritti. Non posso evitare di pensare che i trentini su quell’airbus erano – anzi, sono e saranno sempre – un pezzo importante di que-

sto Trentino solidale e aperto, schierato dalla parte dei più deboli, pronto a dare, a strin-gere mani, a gettare ponti. Quel Trentino che vediamo all’opera in Brasile così come in Abruzzo, a fianco dei nostri emigrati così come dei diseredati di cui a vol-te conosce appena il nome.

Il nostro commosso pen-siero va ai nostri concittadini, ai nostri amici fraterni che si erano recati in Brasile portando con sé la fiamma della speran-za. Lo facciamo convinti che

quella fiamma deve continuare ad essere alimentata, deve con-tinuare a brillare. Lo dobbiamo a Giovanni Battista, Rino e Lu-igi. Erano lì per rappresentare la nostra gente e la grande so-lidarietà che il nostro popolo sa esprimere. Erano lì per rappre-sentare il senso di riconoscenza verso i nostri padri che negli anni difficili dell’emigrazione hanno saputo resistere ed han-no contribuito con i loro sacri-fici a costruire parte del nostro benessere.

Rino Zandonai

Nasce a Pedersano, comune di Villalagarina, nel 1949. Di temperamento determinato ed entusiasta, per vent’anni dirige a Liegi, in Belgio, una scuola superiore, venendo così a contatto con la realtà dei discendenti trentini all’estero e rimanendone defi-nitivamente attratto. Così, dopo aver partecipato come delegato, a Roma, alla prima Conferenza nazionale dell’emigrazione, dal 1990 è diretto-re dell’Associazione Trentini nel Mondo, anima e cuore dei tanti tantissimi suoi circoli nel mondo: in Belgio, Svizzera, Germania, Francia, in Bosnia e, soprattutto, nell’America Latina. Anche l’Unaie, l’Associazione nazionale immigrati ed emigrati ha con lui “un debito” di riconoscenza per la sua in-stancabile dedizione. Lascia la moglie Viviana e le due figlie, Laura e Debora.

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Contro la crisi in cerca di identità

Dedicata al tema “Identità e crisi glo-bale” la quarta edizione del Festival dell’economia di Trento si è aperta, come è ormai tradizione, al castello del Buonconsiglio con i saluti del pre-sidente della Provincia autonoma di Trento Lorenzo Dellai, del sindaco di Trento Alessandro Andreatta, del re-sponsabile scientifico Tito Boeri e dei rappresentanti di alcuni dei principa-li partners dell’evento, Innocenzo Ci-polletta (Università di Trento), Gian-franco Fabi (Il Sole 24 Ore), Giuseppe Laterza (gruppo Laterza), Corrado Passera (gruppo Intesa Sanpaolo).“È esplosa una crisi che rappresenta il convitato di pietra di questa edizio-ne del Festival, e che non avremmo mai voluto invitare. Da qui, da una Trento che 500 anni fa con il Conci-

Venerdì 29 maggio

lio si confrontò con un altro genere di crisi, non meno lacerante, si proverà a fare il punto della situazione e ad indicare le prospettive future.” Que-ste le premesse. Innocenzo Cipolletta. “Parlare di crisi potrebbe sembrare persino una mancanza di rispetto nei confronti di quanti stanno soffrendo a causa di essa. A nostro giudizio, invece, que-sta scelta ci offre proprio la straor-dinaria opportunità di conoscere più da vicino cause e prospettive della crisi, e la conoscenza è di per sé un antidoto alla paura, nonché la molla per fare progredire le genti. Personal-mente penso che il peggio sia pas-sato, anche perché forse il peggio è stato sovrastimato. Non eravamo alla vigilia dell’apocalisse, forse la nostra non-conoscenza dei meccanismi del-la crisi ci ha portato fuori strada.” Tito Boeri. “L’Europa non è stata in grado di dare una risposta coordinata e sopranazionale alla crisi e è per que-sto che è importante interrogarsi sul

tema dell’identità e su quelli ad essa connessi, con riferimento alle rispo-ste circoscritte o locali, che possono produrre distorsioni nel nostro siste-ma di welfare. Pensiamo ad esempio alla social card, caratteristico di un approccio selettivo alla protezione sociale che taglia fuori chi non è classificato cittadino italiano, anche se vive qui e paga le tasse in Italia, e magari premia chi è in possesso della cittadinanza ma ha vissuto la mag-gior parte del tempo altrove”.Giuseppe Laterza. “Un mese fa ero ad Oxford per festeggiare gli 80 anni di un grande sociologo, Ralf Dahren-dorf, che è stato protagonista della prima edizione del Festival. Ad un certo punto uno degli ospiti, Parta

Dasgupta, anch’esso relatore ad una delle passate edizioni del Festival trentino, ha parlato di fiducia come di un prodotto della conoscenza, che a sua volta è un prodotto della de-mocrazia, del pluralismo. Venendo a Trento per questo Festival si respira qualcosa del genere, si respira uno straordinario senso civico, dovuto al rapporto dialettico individuo-socie-tà”.Gianfranco Fabi. “L’informazione ha un ruolo fondamentale ed è per que-sto che abbiamo sempre supportato questo evento, espressione di una realtà locale capace di produrre una riflessione di portata nazionale e in-ternazionale. Dobbiamo innescare un nuovo circolo virtuoso, fondato sulla centralità della persona, sulla coesio-ne e la partecipazione, e l’informazio-ne in queste dinamiche può dare un contributo prezioso.”Corrado Passera. “Il tema di quest’anno è, per la nostra classe dirigente, una sfida culturale prima ancora che economica. Identità e globalizzazione: è questo il binomio ‘critico’, perché la globalizzazione, prima ancora della crisi, mette in discussione la vita quotidiana, fisica delle persone e delle comunità. Fra le reazioni positive alla globalizzazione abbiamo avuto ad esempio il glocali-smo, che non scopriamo adesso. Ora nello scenario globale ha fatto irru-zione la crisi che è il prodotto in realtà di tante crisi che agiscono anche sul-le identità. La reazione della politica è stata prevedibile e abbastanza mo-derata: non si è ceduto, come 70 anni fa, alla tentazione del protezionismo.

Dall’alto in senso orario: Inaugurazione, James Heckman, Castello del Buonconsiglio, George Akerlof, Campo base.

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Si sta cercando di impostare, attra-verso il G20, una risposta multilate-rale alla crisi. L’Europa rappresenta ancora, in questo contesto, il modello migliore, anche se migliorabile, Italia compresa”. Lorenzo Dellai. “Il ruolo della politica è innanzitutto tenere assieme tutte le realtà che si confrontano nel Fe-stival, e che gli danno un carattere aperto, dialogante, che lo connota in maniera irripetibile. Perché in un momento di crisi noi continuiamo ad organizzare un evento come questo? Ritengo che proprio in un momento del genere sia più che mai necessario far crescere un polo della conoscenza e della riflessione. Il Festival per noi rappresenta non solo un investimen-to materiale perché è soprattutto un grande impegno culturale, che ha come pilastri il pluralismo delle idee e il dialogo fra i saperi, ed è quindi lontano da qualsivoglia appiattimen-to su alcuni indicatori, su qualsivo-glia dittatura del Pil. In questi mesi in Trentino stiamo affrontando anche altre occasioni di riflessione, sulla

nostra Autonomia speciale, sul ruo-lo delle discipline umanistiche, e a settembre organizzeremo un grande incontro, assieme alla Diocesi, con i nostri missionari. Il Festival dell’eco-nomia si colloca dunque all’interno di un confronto più vasto e generale e ci aiuta a disegnare una nuova idea di futuro, a livello globale e territoriale. La difesa dell’identità dei territori è la cifra che distingue una globalizzazio-ne selvaggia da una globalizzazione accettabile. Questo pensiamo come territorio autonomo e siamo pertanto molto interessati a confrontarci sul tema che abbiamo messo al centro della quarta edizione del Festival, che riteniamo centrale per il futuro stesso della nostra comunità”.

Nobel 1/Heckman e i bambini

Succede anche questo, in un appun-tamento che è riuscito a trasformare in argomento popolare temi spesso vissuti come ostici e lontani, certa-mente non facili. Succede che “pri-ma” dell’inaugurazione ufficiale la quarta edizione del Festival dell’eco-nomia di Trento prenda il via con James Heckman, 65 anni, premio Nobel nel 2000 per i suoi contributi allo sviluppo della teoria e dei metodi per l’analisi di campioni selettivi. La sua conversazione è su “Economia e psicologia della personalità”. Ri-spettando i tempi, sfidando il caldo, scherzando con uno studente (“ad un premio Nobel dell’economia non capita mai di essere riconosciuto per strada, ma se questo dovesse mai accadere forse potrebbe succedere solo qui, a Trento”), Heckman dispen-sa dati e grafici, riuscendo però a rendere decisamente concreta la sua lezione. Perché dietro i suoi studi e le

sue teorie pulsano le vite di milioni di persone, sta la vita quotidiana di chi, appunto, è dentro l’economia ma è, anche, dentro i propri aspetti psi-cologici e comportamentali. È lungo questo crinale che si dipana la sua ricerca. “Il cuore del problema – dice – riguardo alle disuguaglianze, sta nella capacità di arricchire la vita dei bambini, arricchendo la vita delle famiglie. Non è nella scuola che si decide il loro destino. È nell’ambiente familiare che più è ricco, stimolante e partecipativo, più offre opportunità. Per questo servono politiche sociali che diano respiro e motivazione ai nuclei familiari. È al di là della scuo-la che si devono aiutare le famiglie. Tutti i nostri studi lo dicono chiaro: le priorità degli interventi socali an-drebbero assegnate ai bambini più piccoli. Perché sono i programmi di intervento sui bambini piccoli ad ave-re risultati molto più alti. Dobbiamo uscire da certi standard: il divario tra bravi e meno bravi si inverte quando ci sono interventi precoci fatti in ma-niera creativa. Dobbiamo arricchire la vita dei bambini quando loro sono piccoli. Dopo, è tardi. Questo è un più ampio concetto di politica sociale cui mi piace pensare quando si parla di efficienza ed equità”. Ancora: “La formazione del reddito può essere indotta da conoscenze e personali-tà. Cosa sappiamo del processo di formazione delle capacità? Io dico che l’investimento sulla persona e sull’ambiente è fondamentale. Se l’ambiente nel quale inizia la vita di un uomo è stimolante, ciò influenza le sue capacità di apprendimento.

Dall’alto in senso orario: Piazza Duomo, Libreria, in cerca di informazioni, Orchestra di Porta Palazzo (Torino).

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Motivare il successo scolastico di un bambino è fondamentale. Più tardi si fa l’investimento sui giovani svantaggiati, meno efficace sarà il risultato”. E con un’ultima immagi-ne affidata all’attento pubblico – “ci sono persone intelligenti che non si svegliano la mattina ed altre, assai meno dotate, che sono però capaci di organizzarsi” – James Heckman si congeda. Economista che non teme di misurarsi con la felicità, le disugua-glianze, i bambini delle periferie che rischiano la deriva criminale, i tratti del comportamento, le infermiere che parlano con le ragazze incinte.

Nobel 2/Ackerlof e il box

L’ottimismo, il senso della giustizia, la corruzione e la malafede, l’illusione del denaro, le bugie che raccontiamo a noi stessi e agli altri: secondo Geor-ge Akerlof, premio Nobel 2001, l’eco-

nomia è tutta qui. Ruota attorno a quelli che, rifacendosi a John Mainard Keynes, chiama gli “spiriti animali”, alle energie mentali di base – oggi riconosciute come fattori economici – che muovono le azioni degli individui. Sono gli “animal spirits” che creano la psicologia degli individui, le cate-gorie da utilizzare per costruire una nuova teoria economica, un nuovo manuale capace di spiegare perché l’economia mondiale è precipitata dall’ottovolante, piombando in una crisi senza precedenti. A ventiquattro ore dall’uscita dell’edizione italiana del suo ultimo libro Spiriti animali – Come la natura umana può salvare l’economia (Rizzoli), scritto assieme a R. Shiller, Akerlof irrompe al Festi-val decretando il fallimento dell’idea che le persone, e dunque l’economia così come la sua crisi attuale, siano mosse da motivazioni soltanto eco-nomiche perseguite razionalmente. È soltanto analizzando il ruolo degli spiriti animali e la loro influenza sulle decisioni economiche – spiega l’eco-nomista californiano – che possiamo spiegarci perché le economie cadono in recessione, le banche hanno potere sull’economia, le persone non trova-

no lavoro, nel lungo periodo sussiste una relazione inversa tra inflazione e disoccupazione, risparmiare per il futuro è così arbitrario, i prezzi fi-nanziari e gli investimenti societari sono così volatili, i mercati immobi-liari attraversano cicli e perché nelle minoranze svantaggiate la povertà persiste per generazioni. Cosa occor-re dunque capire, secondo Akerlof, di quanto è avvenuto e cosa è auspica-bile che accada? Primo: il ruolo dei governi non è solo quello di puntella-re le banche per ampliare il credito e

non far saltare il sistema – processo oltre modo costoso – devono anche fare in modo che esse siano solvibili. I governi possono anche finanziare direttamente le imprese, ed è quanto si sta facendo in Usa, ma si tratta di una soluzione estrema. Resta il pro-blema delle regole e dei controlli. “Il capitalismo – dice Akerlof – è come un bambino nel box: fino a quando è dentro si sta tranquilli, ma quando il bambino esce, ecco che occorre con-trollare dove va e cosa fa”. E se qual-cuno avesse l’ardire di far ricadere tutta la colpa della crisi sulla finanza creativa, sappia – parola del premio Nobel – che “la finanza creativa può aiutare a farci uscire dalla crisi”.

Dall’alto in senso orario: Internet Wi-Fi, Dal mondo per il Festival, scoiattolo in fiore, Radio 24, le borse ecologiche dello scoiattolo.

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Alla riscoperta della reputazione

Diego Della Valle è, quel che si dice, un “imprenditore di successo”, ma chi sono oggi – e soprattutto, chi saranno domani, dopo la crisi – gli imprenditori di successo? Quelli che hanno saputo dare ai propri prodotti un’immagine più forte? No, quelli i cui prodotti hanno una migliore repu-tazione. La crisi – spiega Giampaolo Fabris, fondatore di Demoskopea, studioso dell’opinione pubblica ed ascoltato editorialista – sta creando una nuova generazione di consuma-tori-elettori, che dal prodotto, e dal suo prezzo, non si fanno più fagoci-tare ma che al prodotto danno, o ne-gano, il voto. Decretando il successo o meno di un marchio. È il passaggio tra marketing e societing, una mu-tazione antropologica che entrambi i protagonisti del “Dialogo” ospitato

a Palazzo Geremia (per assistervi il popolo dello scoiattolo s’è messo in fila già un’ora prima) definiscono epocale. Chiamati a parlare di come si costruisce oggi, al tempo della cri-si, un brand, una marca, Della Valle e Fabris hanno delineato il nuovo pro-filo del consumatore e del prodotto, laddove il primo è diventato molto più pragmatico, difficile da accontentare e sempre più insoddisfatto di ciò che acquista (cosa di cui gli imprendito-ri non sono affatto consapevoli), ed il secondo sempre più lo specchio di una nuova etica sociale di massa che orienta le scelte di acquisto in base a valori quali il rispetto dei diritti dei lavoratori e dell’ambiente.È la crisi ad aver cambiato i consu-matori? Della Valle non lo pensa: “Il cambiamento è iniziato ben prima della crisi, prima dell’11 settembre, ed è stato un mutamento originato dall’enorme impulso alla diffusione della conoscenza e delle tecnologie. Occorre fare una prima distinzione

fondamentale tra marchio noto e marchio coerente, sostituendo all’im-magine, che si costruisce in dieci giorni, la reputazione, per costruire la quale serve una vita. Questo è ciò che fa la differenza e che insegna la crisi in atto. I marchi che sono crolla-ti quando la gente ha iniziato a dire “spendo meglio”, sono quelli senza reputazione, che non certificano cioè il produttore. Oggi dobbiamo torna-re a fare buoni prodotti e chi non lo fa o non lo ha fatto farà una fatica enorme a riposizionarsi a crisi finita. Quando terminerà questa crisi, da nessuno prevista e che ci preoccupa ci ritroveremo un mercato di consu-matori più consapevoli e produttori più focalizzati sui consumatori e meno sulle proprie aziende”.

La cattedrale di Montezemolo

È nel futuro la via alla speranza e la risposta alla crisi, non solo economi-ca, che ha sconquassato in maniera globale la nostra quotidianità, messo in ginocchio le economie del pianeta e spazzato via un certo modo di inten-dere la finanza, talmente creativa da oltrepassare la soglia della spregiu-dicatezza. Dal Festival dell’Economia arriva una lettura originale da parte di due testimoni d’eccezione, Luca Cordero di Montezemolo e Giuliano Amato, chiamati a colloquiare sul libro Costruire una Cattedrale. Per-ché l’Italia deve tornare a pensare in grande di Enrico Letta. L’ultima fatica dell’ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio, durante il governo Pro-di, edita da Mondadori, vuole offrire un contributo alla riflessione sul futu-ro dell’Italia e del Partito democrati-co, ma si presta ad una lettura a 360 gradi del nostro Paese e del contesto Internazionale. E, allora, ritorna la do-manda: come uscire dalla crisi?Il professor Sottile e il presidente del-la Ferrari preferiscono partire da lon-tano, dall’analisi globale, meno insi-diosa della palude politica italiana. “Il problema si pone per noi come si pone per il mondo – spiega Amato – la crisi che stiamo attraverso è tale che non possiamo uscire come ci eravamo entrati e il Festival ha messo in risalto questo aspetto con la giusta impor-tanza. La crisi ha la causa originaria nello squilibrio tra economie asiatiche ed americane. Noi, italiani, dobbiamo uscirne diversi perché siamo entrati maluccio, siamo entrati con una fi-

Sabato 30 maggio

Dall’alto in senso orario: Format, Info Point, Diego Della Valle, segreteria del Festival.

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nanza pubblica che non permetteva interventi, con pochissimi margini in cui operare e con un Paese che negli ultimi anni è cresciuto meno degli al-tri”. E allora, per Amato la risposta è nella capacità, a tutti i livelli, di pen-sare ad un diverso modo di operare: “La politica deve unire e puntare ad obiettivi reali, l’economia deve mette-re nelle condizioni di preparare il Pae-se alla ripresa. È finito il tempo degli orizzonti chiusi sul presente, i nostri imprenditori e industriali devono in-vestire nel lungo tempo. Così come, in politica, moderati e progressisti devo-no lavorare insieme su un progetto di largo respiro”. Il presidente Monteze-molo trova nel libro di Letta gli spunti del dibattito di questi ultimi mesi e l’indicazione a guardare avanti: “Noi non possiamo avere un Paese che ha dei dati che non merita: il più basso indice di natalità e occupazione fem-minile. Questo è un Paese che merita molto, molto di più ma che è ancorato a temi del passato. Ci stiamo renden-do conto che non possiamo permet-terci di avere un dibattito della poli-tica su problemi lontani dal Paese. I cittadini si misurano quotidianamen-te con problemi quali la burocrazia, la scuola per i figli, il funzionamento dei servizi pubblici e la difficoltà ad arrivare alla quarta settimana del mese”. Aggiunge Montezemolo: “Pro-viamo a premiare chi è più capace ed

ha voglia. In Italia siamo prigionieri del dibattito del passato e dell’emer-genza continua e lo conferma il dato sulla mobilità sociale: siamo un Pa-ese bloccato dove gli architetti sono figli di architetti, mentre in America diventa presidente un giovane per-ché è bravo a prescindere dal colore della pelle”. E Letta propone dunque di costruire una nuova “Cattedrale”. Un’occasione per uscire dal presente e proiettarsi al futuro.

Il best seller di Ferrari

Gian Arturo Ferrari, direttore generale della Divisione Libri del Gruppo Mon-dadori, era la persona giusta per in-serirsi nel tema del Festival dell’Eco-nomia e sviscerare quel che significa oggi “Identità”, anche in epoca di crisi, per le grandi imprese editoriali. Per la serie di incontri “Intersezioni”, Ferrari, introdotto da Stefano Salis come un “filosofo della scienza pre-stato al mondo editoriale”, ha tenuto una vera e propria lezione di storia su come il libro e tutto il mondo che gli gira attorno è andato sviluppandosi, evolvendosi e cambiando a partire da tremila anni fa (quando con la diffu-sione dei poemi omerici nasce anche l’idea di “libro”) per giungere fino ai successi e ai problemi di oggi, ai best seller, anzi, ai “mega seller” di Stieg Larsson, di Saviano, di Stepheny Meyer oppure di Khaled Hosseini, sulla cui origine però rimangono ancora molti misteri. “La questione

dell’identità – ha detto Gian Artu-ro Ferrari – mi porta a dire che, a maggior ragione in una nazione che legge poco come l’Italia e che oggi è pure in crisi, le diverse case editrici devono affinare le proprie identità. Dirò di più: la Mondadori, in realtà, è una compagine che controlla più case editrici. Bene, la nostra scelta è stata ed è quella di conservare e di valorizzare quelle singole identità: ogni nostra casa “consorella” ha il proprio marchio, il proprio brand, la propria storia, ognuna è una società autonoma con propri autonomi piani editoriali”.E il best-seller? Come nasce questo fenomeno? “Difficile rispondere: for-se il mega seller nasce da internet e dal passa parola che in rete provoca vere ondate di vendite, degli tsunami che investono le librerie; forse nasce dal grande pubblico degli adolescen-ti che viaggiano preferibilmente su internet, oppure dai grandi punti di vendita che trattano i libri come i supermercati trattano i detersivi, fa-cendo ruotare e mettendo nelle posi-zioni migliori delle librerie i titoli che via via tirano di più”.Vivrà il libro? “La concorrenza del digitale e dell’informatica è grande, l’evoluzione tecnologica ci conduce verso lidi che possiamo ben prevede-re, con prodotti altamente sofisticati che costano sempre meno. Staremo a vedere quel che accadrà, continuando però a lavorare come abbiamo sem-pre fatto, per tradurre un’idea, una storia, un testo in un libro. Rispettosi dell’identità che ci siamo costruiti o che abbiamo ereditato”.

I Cartamondi, Facoltà di Economia, Gian Arturo Ferrari, Luca Cordero di Montezemolo.

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Gli occhiali rosa di Benabou

Il professor Roland Jean Marc Be-nabou, docente di Economia e affari pubblici alla Princeton University, ha dato la sua interpretazione dal punto di vista cognitivo del crollo dei mercati e delle bolle speculative, principali fattori scatenanti dell’at-tuale crisi economica. Ha voluto dare centralità al fattore psicologico nelle scelte finanziarie di aziende e banche e ha proseguito affiancando alle illu-sioni umane anche l’effetto negativo di credenze assolute, di religioni ma anche di fiducia cieca sul successo di un governo piuttosto che di un altro. “Si tratta – ha affermato il docente di Princeton – di “Group Think”, gruppi di pensiero che vanno distinti dalle ideologie”. Una branca dell’economia è concen-trata proprio sullo studio degli effetti negativi dati da comportamenti uma-ni irrazionali: Roland Benabou ha citato due esempi clamorosi di casi in cui i dirigenti non hanno voluto vedere né ascoltare gli allarmi. Uno è quello dell’esplosione dello Space Shuttle. In questo caso i dirigenti si sono rifiutati anche solo di vedere le immagini dei danni per poter dedurre le cause solo in base alle loro astra-zioni o opinioni personali. Il secondo è quello della società statunitense En-ron. Nel periodo del massimo rischio il manager pare giocasse a golf in tranquillità, convinto che la situazio-ne si sarebbe risolta positivamente.È insito nell’essere umano rifiutare il pensiero di un tracollo e se gli effetti non sono da subito devastanti si ten-

de a continuare sullo stesso percor-so. Benabou cita anche l’economista Greenspan dicendo che anche se al-lertato da un suo funzionario non ha voluto riconoscere il grado di rischio del settore dei mutui immobiliari. Sembra che una visione assenna-ta della realtà, definita empirica e illuminista da Benabou, sia meno contagiosa di quella eccessivamente ottimista e baldanzosa. Le illusioni, o meglio le percezioni distorte seguono infatti un andamento gerarchico. In un’azienda, ma anche nel governo di un Paese, il modo di affrontare e di interpretare la realtà del leader influenza direttamente la visione dei dipendenti come dei cittadini. Per Benabou tutto è interdipendente. Guardare le cose con gli occhiali rosa fa bene sul momento, ma se si met-te la testa sotto la sabbia troppo a

lungo il fallimento è inevitabile. “La certezza irreale di raggiungere profit-ti sempre maggiori ha causato il crol-lo di gruppi come Lehmann Brothers e City Group “conclude senza mezzi termini Benabou".

La nuova ecologia di Fitoussi

Quello che si è fatto negli ultimi due secoli è un progresso enorme. Più o meno metà della popolazione mon-diale, circa tre miliardi di individui, può definirsi abbastanza ricca. Per un miliardo di essa però la vita non è così facile. Tutt’altro. La povertà esiste, anche se spesso facciamo finta di non vederla. La crisi odierna del capitalismo, è un dato di fatto, sta scuotendo non solo le istituzioni finanziarie internazionali ed i bilanci pubblici di quasi tutti gli Stati, ma gli stessi paradigmi dominanti nel campo delle scienze economiche. Lamentarsi, piangersi addosso non

serve. Quello che serve è ripensare le possibilità stesse di un nuovo svi-luppo. Avere il coraggio e la volontà di rimettere in discussione premesse che apparivano fino ad ora scontate. Una via d’uscita potrebbe essere quella tracciata da Jean Paul Fitous-si, presidente dell’Osservatorio Fran-cese per la congiuntura economica, e dall’economista Eloi Laurent in La nuova ecologia politica. Economia e sviluppo umano.Nel libro, edito da Feltrinelli, i due studiosi suggeriscono il bisogno di un nuovo paradigma fondato su un’idea di economia aperta. Un’eco-nomia consapevole del suo contesto ambientale, sociale e politico. “Non è infatti la teoria economica in se stessa la colpevole dei mali attua-li bensì la sua definizione ristretta come scienza di processi autonomi. La crisi finanziaria mondiale, ma an-che quella energetica ed alimentare – afferma Fitoussi – ci riporta vice-versa al rapporto essenziale che deve

Dall’alto in senso orario: Scoiattolo al Castello, musica dal vivo con Trentino Arcobaleno, Roland Jean-Marc Benabou, il tribunale della crisi, Jean Paul Fitoussi.

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esistere tra la ripartizione dei “mezzi di sussistenza” e la ripartizione del “diritto a sussistere”, tra ecologia, democrazia e giustizia sociale”. Un nuovo sviluppo in sostanza potrà essere sostenibile solo se sarà demo-cratico, nel senso che saprà assicu-rare a ognuno il diritto di esistere. In altre parole: l’unica decrescita dav-vero importante è la decrescita delle disuguaglianze.

Degasperi secondo Caracciolo

Non esiste un’identità culturale uni-ca dell’Europa. Non sceglie le vie di mezzo, Lucio Caracciolo, direttore e fondatore della rivista di geopolitica Limes, giornalista, nonché professo-re di geografia politica il quale, ha tracciato un breve excursus storico dell’Europa quale “non” entità geo-grafica. «L’Europa – sono le parole di Caracciolo – è un’entità storica più che geografica e in questo sen-so l’Unione Europea rappresenta una delle tante Europe della storia, una costruzione che, fra l’altro, sta cam-

biando a ritmi piuttosto sostenuti i propri confini, uno spazio in continua espansione». L’Europa che Caracciolo definisce dei “padri fondatori” – tra cui si colloca a pieno titolo Alcide Degasperi – per poter costruire un sistema di convi-venza e di regole condivise deve su-perare l’equilibrio delle potenze: «Tre sono, soprattutto, i padri fondatori: Alcide Degasperi, Robert Schuman e Konrad Adenauer, tre uomini ponte, personalità che avevano vissuto in prima persona il dramma delle fron-tiere che insanguinavano l’Europa, i quali fecero di tutto per impedire il ripetersi di questo doppio suicidio collettivo. È da qui che scaturisce la scintilla del primo europeismo, basato su una concezione di tipo fe-deralista, nella prospettiva di Stati nazionali che, nel tempo, avrebbero dovuto evolversi in uno stato federale

europeo». Ma questo cammino verso un’idea le federale venne prima incri-nato dall’ingresso del Regno Unito, che storicamente era sempre stato un’identità esterna all’Europa, e successivamente frantumato ineso-rabilmente nel 1989. Il futuro è tutto da costruire, perché, per proseguire, l’Europa deve recuperare una dimen-sione globale, ovvero deve riuscire a rapportarsi con il mondo e ad uscire da una visione europocentrica, anche se lo stesso Caracciolo, in questo sen-so, ritiene davvero miracoloso il per-corso compiuto dall’Europa: «Questo insieme euroatlantico ha dimostrato una grande capacità di attrazione di spazi e, quindi, di contaminazio-ne, visto che l’allargamento non può essere a una sola direzione. Il nostro miracolo è stato quello di aver saputo mantenere una forma comune a que-sto insieme costruito negli anni ’50, pur inglobando Paesi profondamente diversi da quelli che lo avevano co-stituito».

Le vedute di Padoa – Schioppa

Con le monete ha una certa dimesti-chezza, Tommaso Padoa-Schioppa. La sua storia lo dimostra, esperienza ministeriale (breve, ma della quale “non mi pento certo di averla fat-ta”) compresa. Adesso è presidente del Comitato finanziario del Fondo monetario internazionale. E con una battuta che ha strappato sorrisi e applausi ha concluso la sua con-versazione con Salvatore Rossi (di-rettore dell’Area ricerca economica e relazioni internazionali della Banca d’Italia) attorno al suo più recente li-bro, La veduta corta, a sua volta una conversazione con Beda Romano sul grande crollo della finanza, edito da Il Mulino. Dal pubblico gli è stata chiesta una opinione sull’euro. In soldoni (ap-punto): potrà resistere la moneta unica di un Paese che unico non è neanche per idea? Risposta: “Sono i giornalisti inglesi a pormi spesso questo quesito. Mi domandano se l’euro crollerà. Io dico sempre: anche l’impero romano è crollato dopo 500 anni. Quindi è possibile che l’euro crolli tra 500 anni. Peraltro, senza la moneta unica l’Europa sarebbe stata spazzata via dalla crisi”. I sondaggi? “Stanno alla politica come la veduta corta sta al mercato, appunto. Anche se sono convinto che l’azione ben svolta crea il tempo di cui ha bisogno. Fa riflettere il fatto che oggi negli Stati Uniti i cittadini ritengono che Obama avrà bisogno di più tempo di quanto ipotizzato per portare a termine le sue riforme. Ci

Le vignette di Zap & Ida, Orchestra di Piazza Caricamento (Genova), Tommaso Padoa-Schioppa, maxivideo al castello, Lucio Caracciolo.

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può essere un effetto pedagogico in politica, evidentemente”.Spazio anche per il ruolo dell’infor-mazione: “I giornalisti rischiano tal-volta di essere come quella mosca che si adagia sulla Cappella Sistina, e non la vede”. Per l’Europa: “Ci vo-gliono autonomia e pensiero critico per farla uscire dalla crisi”. Lehman Brothers, giusto andare al fallimen-to? “Non c’è la controprova e certo non può sempre essere pantalone a pagare, forse un giorno capiremo che il fallimento non è stato un cattivo investimento sul futuro. Semmai ci si dovrebbe chiedere chi salvare e chi no. Va bene mandare a mare azionisti e dirigenti, ma i risparmiatori-clienti no. Vanno definite regole credibili in caso di liquidazione”.Ma, ora, come si sta affrontando la crisi? “Per ora la si gestisce. E ci si attrezza, penso agli Stati Uniti, puntando a cambiare leggi e rego-

lamenti. Ma ci vorranno anni, anche per cambiamenti modesti e insuf-ficienti, come temo”. L’Italia? “La crisi è meno grave che altrove. Ma l’organismo colpito è più debole di altri. Restiamo un Paese infiacchito da una crescita drogata. Su questo malato agisce la crisi”.

La nuova resistenza di Petrini

Mercato globale e identità, omolo-gazione e libertà: caratteri diversi, spesso contrastanti, di una contem-poraneità che a volte si fatica a com-prendere ed accettare. Su questa ap-parente idiosincrasia si sono misurati Carlo Petrini, fondatore di Slow Food, e Innocenzo Cipolletta, presidente del Gruppo Ferrovie dello Stato, che con generosità e senza tatticismi hanno accettato una sfida davvero globale. Petrini si è calato nel ruolo del bonario (ma non troppo) saggio ancorato alla tradizione popolare che per secoli ha retto equilibri sociali legati alla Ter-

ra Madre: “Siamo i nuovi partigiani chiamati alla Resistenza”. Cipollet-ta, per contro, ha vestito gli scomodi panni del difensore di una modernità ricca e globale: “Lo spreco è anche simbolo di ricchezza e di libertà”. Ne è uscita una sera “leggera”, nel senso nobile del termine, su temi dramma-tici e laceranti. In apertura, Petrini ha enfatizzato la nuova rivoluzione della globalità che ha permesso la diffusione della conoscenza. “È grazie alla Rete che siamo riusciti a condi-videre valore messi in discussione

da una concezione violenta della globalizzazione. L’identità è un valore forte e importante, ammesso che noi riconosciamo che non esiste identità senza scambio. È il meticciato che rafforza l’identità”. Con Petrini in sala non poteva mancare il tema del cibo, introdotto dal suo “avversario”, Cipolletta: “Noi oggi produciamo cibo per 12 miliardi di persone e noi sia-mo in 6 miliardi e mezzo. Certo esiste il problema, che non è banale, della distribuzione ma a cui dobbiamo tro-vare una soluzione”. “La logica del consumismo – ha chiosato Petrini – ci ha preso l’anima e si basa su tre pilastri: velocità, creazione di bisogni indotti e lo spreco. È lo spreco la follia del consumismo: dobbiamo combat-tere questa logica perversa. Bisogna andare in profondità e passare a consumi sostenibili, dove si privilegia

Dall’alto in senso orario: Al Caffé delle Lingue, Laboratori steineriani, in famiglia al Festival, le dirette TV di Format, Carlo Petrini.

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la qualità alla quantità, dove si edu-cano i giovani contro lo spreco, dove si educa ad una diversa attenzione al mercato. Non sono alchimie ma è la volontà di creare un nuovo umanesi-mo. Io, questo nuovo umanesimo, non ce l’ho, lo cerco e lo auspico, ma sono convinto che ci dobbiamo misurare con i tre pilastri”. All’ironia sferzan-te di Petrini ha risposto Cipolletta, con il sorriso del realismo che, quasi scomodo, ricorda i vantaggi di un be-

nessere acquisito: “Lo spreco fa parte del nostro mercato, la nostra ricchez-za che si basa anche sullo spreco. Domandiamoci come si fa a vivere in una società in cui noi abbiamo il prodotto che ci serve, quando ci serve e come ci serve. E una società simile al Grande Fratello. Ci hanno provato i Paesi Socialisti del secolo scorso, ma ad un certo punto il grande cervello-ne dello Stato che pensava a tutto è scoppiato, mandando al collasso il sistema. La civiltà dei consumi si-gnifica che io ti metto a disposizione una scelta vasta e il commerciante ti mette a disposizione una scelta di prodotti e quindi la sovrabbondanza e quindi anche lo spreco”. E che dire del tempo, terreno favorevole a Petrini che ha trovato una prateria aperta: “La vita è lunga, ma siamo noi che la bruciamo. Non abbiamo più tempo anche se lavoriamo meno. Passiamo più tempo a dimagrire che a mangia-re. C’è gente che porta i bambini nei centri commerciali, alla domenica. Siamo fuori di melone!”.

Dall’alto in senso orario: Io gioco con l’Economia, la vignetta di Danilo Paparelli che ha vinto il concorso web dello Studio d’Arte Andromeda, il punto informativo di CO2rner gli amici del clima.

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Alla ricerca della trasparenza

La crisi economica innescata dal-lo scoppio della “bolla” dei mutui subprime, esplosa negli Stati Uniti e poi propagatasi in tutto il mercato globale, ha subito fatto dire, a molti cronisti ma anche ad alcuni econo-misti, che ci si trovava di fronte ad uno scenario del tutto simile a quello della Grande Depressione del 1929. Ci ha pensato l’economista israe-liano Assaf Razin, docente presso le università di Tel Aviv e di Ithaca (New York) a fare un po’ di storia e di chiarezza. Le due crisi, ha detto in conclusione Razin, hanno certamente alcuni elementi in comune, ma an-che molte differenze. Una delle più vistose e fortunatamente positive è stata la diversa reazione allo scoppio della bolla delle banche centrali. Ma per evitare che il dramma si ripeta, occorrono regole certe e condivise e

soprattutto trasparenza. Razin è im-mediatamente entrato nel merito del tema che il Festival dell’economia 2009 gli ha assegnato: “È come la Grande Depressione?”. “Forse non sarebbe giusto prendere in esame solo la grande crisi depressiva del ‘29-’35 – ha esordito – perché dalla fine del secondo dopoguerra ad oggi sono stati ben diciotto i casi di re-gressioni economiche e di crisi regi-strati in diverse parti del mondo. Ma per comodità prendiamo come termi-ni di paragone la cosiddetta Grande Depressione a cavallo degli Anni Venti e Trenta e l’attuale crisi dei “subprime” americani. Le somiglian-ze che possiamo registrare sono sei. Entrambe le crisi sono nate a seguito di bolle speculative; sono cominciate nel settore finanziario e si sono poi gradualmente diffuse nell’economia reale, facendo fallire numerosi istitu-ti finanziari oppure rendendo neces-sari in alcuni casi interventi “salva-banche”; in tutti e due i casi la crisi sembra essere iniziata con lo scoppio della bolla, anche se forse i prodromi erano già avvertibili in precedenza; il credito delle banche s’è prosciugato in entrambi i casi; sia nel 1929 che nel 2008-09 si è fatto ricorso alla politica dei tassi zero negli Stati Uni-ti; ultima somiglianza, sia allora sia oggi, la crisi è cominciata negli Stati Uniti e poi si è successivamente este-sa ad altri Paesi”.Ma le similitudini finiscono qui. “Esi-stono infatti delle differenze fonda-mentali che rendono l’attuale crisi profondamente diversa da quella del ’29 – ha affermato Assaf Razin – le

risposte delle politiche fiscali e mo-netarie, ad esempio, quelle dei gover-ni e delle banche centrali oggi sono state molto più rapide e vigorose di quanto furono durante i primi tempi della Grande Depressione”.

Il senso civico di Algan

L’identità nazionale non è un fatto-re a sé stante. Non è una variabile culturale distante dall’economia di un Paese. È – al contrario – un ele-mento che plasma l’economia e la politica e, a sua volta, ne è plasmato. Questo il nucleo della presentazione di Yann Algan, docente di economia alla Paris School of Economics e alla University Paris East, pluripremiato e recentemente nominato miglior gio-

vane economista francese dell’anno. Questo giovane economista sottoli-nea anzitutto la forza dell’identità nazionale, in gran parte plasmata attorno a valori culturali come il senso civico, la fiducia negli altri, la cooperazione – quei valori che com-pongono in un’unica espressione il cosiddetto “capitale sociale”. Accade così che il semplice fatto di abitare in un certo Paese comporta, a pari-tà di altre condizioni come l’età e il genere, il possesso – o, al contrario, la mancanza – di senso civico. Dati alla mano gli abitanti dei paesi del Nord Europa possono contare su un alto grado di fiducia e senso civico; mentre accade il contrario nell’Euro-pa mediterranea. E l’economia cosa c’entra con questo? C’entra. Secondo i dati presentati da Algan, il livello di fiducia – dunque il capitale sociale – influisce sulla richiesta o meno di maggior regolamentazione economi-ca.Algan attribuisce all’educazione un ruolo importante in tutto questo pro-cesso. Genitori “sfiduciati” tendono,

Domenica 31 maggio

Dall’alto in senso orario: The Bastards Sons of Dioniso, Yann Algan, FestivalInRock, Assaf Razin, il Ristorante del Festival.

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evidentemente, a trasmettere uno scarso senso civico ai figli. Dunque, viene da chiedere, la regolamenta-zione è buona o cattiva? Dipende. “È positiva in presenza di un alto senso civico – conclude Algan – è negativa se il senso civico non c’è”.

Obama e l’Sos di Galimberti

“Colpevoli sono i regolatori, non gli economisti: le crisi si creano perché non sono prevedibili, ma c’è stata negligenza nel non capire le impli-cazioni. Presto per dire se la delibe-rata passività del governo italiano sia una scelta saggia. Siamo usciti dalla camera di rianimazione, ma occorre che il paziente abbia voglia di vivere. La fiducia? La gente vuole leader credibili: servirebbero molti Obama nel mondo”. Così Fabrizio Ga-

limberti dopo l’uscita del suo ultimo libro Sos economia, ovvero la crisi spiegata ai comuni mortali (Laterza). Editorialista del Sole 24 Ore, uno dei più autorevoli giornalisti economici italiani, dice che “quando la casa brucia, la prima cosa da fare è spe-gnere l’incendio, penseremo poi ai

danni provocati dall’acqua utilizzata dai pompieri”. Ma allora, di fronte a Cipolletta che parla di “ottimismo di regime” e al governatore della Banca d’Italia che invita a dare speranza alla gente, dobbiamo essere ottimi-sti o pessimisti? “Siamo usciti dalla camera di rianimazione – la risposta di Galimberti – il pronto soccorso ha operato bene, grazie a bravi medici, ma occorre che il paziente non voglia morire, insomma che i privati chie-dano soldi per spenderli e non per metterli sotto il materasso”. Torna la questione della fiducia, ma oggi chi può far risalire il termometro della fiducia? “Si può dire alla gente che deve essere ottimista ma lo si deve fare in modo credibile. Oggi in Euro-pa, non solo in Italia, mancano lea-der capaci di far sognare. Forse solo Obama oggi gode di stima e capacità oratoria, ci vorrebbero altri Obama nel mondo”. Galimberti ha risposto ad alcune delle molte domande a lui rivolte dal pubblico. La riforma del-le pensioni, ad esempio. “Penso che

in Italia si riuscirà ad elevare l’età pensionabile e ad equipararla tra uomini e donne, è una questione di buon senso oltre che di elementare giustizia, facile da spiegare e che si imporrà per forza di cose”. Sarà salu-tare questa crisi? “Certo, la crisi sta portando devastazioni ovunque ma genera anche salutari ristrutturazio-ni. Poi, si sta affermando un rifiuto generalizzato verso le disparità di reddito e ciò porterà ad un migliora-mento dei rapporti sociali e ad una migliore disuguaglianza. Un giorno potremo dire che questa crisi ci ha portato cose buone”.

Onado e la ricerca del pettine

La ricerca delle responsabilità che hanno portato alla crisi economica è il tema dell’ultimo libro di Marco Onado, economista ed editorialista del Sole 24 Ore: un’analisi approfon-dita e consapevole. Nel suo I nodi al pettine, non mette sotto accusa né il mercato né il capitalismo, poiché a detta dello stesso autore “una demo-nizzazione della finanza in generale non giova”. Riassume invece, in una citazione finale, il significato del tito-lo affermando che “le regole sono il pettine che ancora manca”: a filtrare i nodi della crisi, dovrebbero essere, infatti, le regole del Parlamento e

Dall’alto in senso orario: L’ecomobile al Festival, la libreria, Fabrizio Galimberti, il laboratorio della Coccinella, Marco Onado.

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le prassi di controllo delle autorità. Purtroppo secondo Salvatore Rossi, direttore dell’Area Ricerca economica e relazioni internazionali della Ban-ca d’Italia, il “pettine” americano è piuttosto malandato, mentre quello italiano non è del tutto da buttare. Continuando nella stessa metafora, Rossi conviene sul fatto che in ogni caso il pettine non possa essere una barriera stagna, che paralizzerebbe il mercato, ma soltanto uno strumento per fermare le patologie di sistema più rilevanti. Per Onado non è cosa semplice costruire un pettine delle regole che sciolga i nodi della crisi, ma un auspicio per il futuro.

Van Winden pensa positivo

L’interazione promuove il legame so-ciale a patto che sia volontaria e che crei benefici comuni. Solo quando lo scambio di idee, emozioni, opinioni è pianificata e non legata al caso, su-bentra difatti l’interesse e la fiducia verso il proprio interlocutore. Anzi. C’è di più. Se tali condizioni si veri-ficano il rapporto diventa talmente intenso da farci condividere, in parte, la stessa identità dell’altro. È dunque fondamentale migliorare i contatti fra i gruppi, etnici e non. Riuscire ad abbattere i pregiudizi.Il pensiero è quello di Frans Van Win-den, docente di Economia all’Uni-versità di Amsterdam e noto esperto di economia delle scelte politiche, economia sperimentale, economia comportamentale e neuro-economi-cs. Pioniere nella sperimentazione

di quanto le emozioni incidano sulle scelte economiche Van Winden so-stiene che la diffidenza verso l’altro sia un segnale di un preciso processo psicologico che va compreso e rico-struito. Il tutto con uno scopo ben preciso: mettere in atto una catena

che ci porti a “prenderci cura ed a fidarci vicendevolmente”. Un aiuto in tal senso può arrivare dalla neu-roscienza, disciplina nata all’inizio degli anni ’80 per mano di alcuni studiosi dell’“Università di Har-vard” volta ad indagare l’encefalo attraverso l’ausilio di esperimenti in laboratorio e macchinari quali la tomografia e la risonanza magneti-ca. Strumenti che, contrariamente alle precedenti metodologie fisiche, rendono possibile indagare il cervello umano o animale nella sua assoluta integrità, senza invasività e alcuna interferenza con le normali funzioni cerebrali. Seguendo il flusso ematico, ad esempio, si scoprono quali aree celebrali vengono attivate e, di con-seguenza, quali saranno i compor-tamenti, le reazioni che la persona attiverà. Cosa possono fare i politici in questo senso? Come può lo Stato garantire una pacifica convivenza tra i propri cittadini e gli immigrati, quando essa è imposta anziché vo-luta? La soluzione, per Van Winden,

è sempre la stessa: facilitare un’in-terazione significativa. Trovare forme di partecipazione multietniche tese al bene comune, come per esempio le attività di sicurezza del quartiere. La chiave vincente è proprio questa: fornire momenti di collaborazione, di confronto, di unione. Occasioni che ci facciano capire, una volta per tutte, che l’altro non è così diverso da noi. Chi non conosciamo può diventare amico. Chi, a priori, temiamo può ri-velarsi meritorio della nostra fiducia. Bisogna pensare positivo, diffondere i buoni esempi di integrazione. In pa-role semplici, crederci.

La salvezza di Alesina

Insegna economia ad Harvard ed è uno degli italiani da anni in odore di Nobel. Con Francesco Giavazzi è l’autore de La Crisi. Può la politica salvare il mondo? pubblicato da Il Saggiatore. Un libro le cui bozze sono state consegnate un mese dopo il fal-limento di Lehman Brothers. “E poi-ché il tono del libro è comunque rela-tivamente ottimista, abbiamo temuto di essere smentiti clamorosamente dai fatti. Non è stato così. Certo, la situazione è grave, la crisi c’è ma oc-corre ricordare che dal 1980 ad oggi il mondo non era mai cresciuto in questo modo. E quando tra vent’anni scriveremo la storia di mezzo secolo questo resterà un periodo di grande crescita”. E dunque? L’analisi di Alberto Alesi-na va oltre il libro e fa tesoro anche di quanto successo in questi ultimi

I laboratori di Io gioco con l’Economia, la biciclettata ecologica, Alberto Alesina, curiosi al Campo base di piazza Duomo.

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mesi. Domanda: la crisi è finita? Risposta: attenzione all’eccesso di ottimismo di oggi così come all’ec-cesso di pessimismo di ieri. Le buone notizie continueranno ad alternarsi a quelle cattive. Il 2009 sarà difficile: la disoccupazione continuerà a salire sia in Italia che in Europa che negli States. E dopo? Deficit, inflazione? Un po’ di inflazione farà bene, dice Ale-sina, ma con moderazione. Il rischio infatti è che ci sia poi bisogno di una seconda recessione per eliminarla. Ed è difficile riconquistare credibili-tà. E le conclusioni sono queste: non si possono evitare crisi finanziarie del tutto senza bloccare la crescita, un minimo di rischio ci sarà sempre. Certo, occorre lavorare perché si pos-sa esprimere una sorta di distruzione creativa. E il rientro dal debito dovrà essere accompagnato con un ritiro della mano pubblica dall’economia.

Occhio agli egoisti razionali

Per molti anni gli economisti hanno tralasciato il settore dell’economia comportamentale dando praticamen-te carta bianca al modello predomi-nante che è quello dell’egoista razio-nale. Siamo tutti egoisti razionali. Ma è veramente così? Per il professore Tore Ellingsen – docente di economia alla Stockholm School of Economics – no. La realtà è più complessa per-ché più complessa è la natura uma-na. Ecco quindi che gli economisti farebbero bene a farsi dare una mano da altri studiosi come gli psicologi e i sociologi – “che altro non sono che economisti che si sono stufati di ana-lizzare tutto solo ed esclusivamente tenendo conto di numeri e percentua-li” – ha commentato con ironia.E ha poi chiesto al pubblico: “Fino a che punto è saggio secondo voi, quando si mettono a punto le isti-tuzioni di una società o la struttura di governance interna di un’azienda,

presumere il peggio sui governanti, i cittadini o i lavoratori?” La risposta che tutti si sono dati al termine della dotta lezione è che questo è un at-teggiamento molto pericoloso perché se si pensa che i propri dipendenti siano dei furfanti li si incoraggia ad esserlo. Una sorta di profezia autoil-luminante. Allo stesso modo un dato-re di lavoro che si comporti in modo egoistico basando tutta l’efficienza della sua azienda su un sistema di controlli e di incentivi economici in-coraggia i suoi dipendenti ad avere comportamenti poco collaborativi.E a corroborare questo credo un altro interrogativo: “L’incentivo monetario elimina il senso civico?” si chiedeva Titmuss. Parrebbe di sì – se è vero come è vero che quando è stato in-trodotto il pagamento nelle donazioni di sangue molti – soprattutto giovani donne – hanno smesso di farlo. Per-ché? Perché la motivazione umanita-ria – che il denaro ha abbattuto – era alla base della loro scelta.

La camicia di forza di Barbero

Alessandro Barbero, uno dei maggiori storici italiani, insegna Storia Medie-vale a Vercelli. È anche scrittore. Ha pubblicato romanzi e molti saggi di storia medievale. Ha vinto il Premio Strega nel 1996. A Trento ha illu-strato il punto di vista degli storici sul tema dell’Identità. Lo ha fatto a partire dai risultati delle ricerche di antropologi che hanno riscontrato che tutti i nomi dei popoli primitivi, dall’America all’Africa, all’Australia, nelle rispettive lingue hanno lo stes-so significato: “Uomini”. Questa la prima barriera innata tra un popolo e l’altro. Ognuno si arroga fin dalla Preistoria il diritto di essere l’auten-tico genere umano, mentre gli altri sono “esseri inferiori”. Oggi, afferma Barbero, “siamo al punto finale di un’evoluzione stori-ca che ha visto imporsi i sentimenti nazionalisti, ma non è dato sapere cosa succederà”. Gli Stati Uniti sono l’unico Paese che oggi sfugge a quel-la camicia di forza che è l’identità nazionale perché vi vivono etnie di-verse. Ragione non irrilevante del suo successo. Sarà l’Europa in grado di fare lo stesso?

Le Ferrari dei neopatentati

La responsabilità della finanza nella crisi? Quella di aver acquisito trop-po potere politico. Ma ora dobbiamo salvarla, perché è necessaria allo sviluppo. “La rabbia nei confronti della finanza? Sacrosanta, ma non

Dall’alto in senso orario: Scoiattolo ovunque, Orchestra J. Futura in Duomo, Alessandro Barbero, il Teatro Sociale

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va usata per bloccare lo sviluppo del-la finanza, perché ciò vorrebbe dire bloccare l’economia per i prossimi trent’anni. Usiamola piuttosto per approvare riforme che limitino il po-tere politico di Wall Street, rendendo il sistema finanziario più competiti-vo ed efficiente”. È la conclusione di Luigi Zingales, docente di Economia all’Università di Chicago, autore di Salvare il capitalismo dai capitalisti (Einaudi).Gli ultimi trent’anni – ha spiegato Zingales – sono stati eccezionali, il periodo in cui è stata creata la maggior quantità di ricchezza nella storia dell’umanità: il Pil mondia-le è raddoppiato, si è dimezzata la percentuale di persone al mondo che vive con meno di 2 dollari al giorno,

impetuoso è stato lo sviluppo nei Paesi emergenti (in Cina il reddito pro capite è quasi decuplicato). E la finanza ha giocato un ruolo fonda-mentale, identificando opportunità di investimento e riallocando il capita-le tra i vari paesi. Senza la finanza non vi sarebbe nemmeno internet né, oggi, le imprese innovative che ricercano nuovi farmaci e nuove me-todiche diagnostiche per combattere il cancro.Non solo la finanza è importante per la crescita – sostiene Zingales – ma una finanza sofisticata è tanto più importante quanto più sviluppato è un Paese. Nei momenti di forte cam-biamento tecnologico, la finanza ha un ruolo importante nel trasferire ri-sorse dalle vecchie alle nuove impre-se. Che cosa, allora, è andato storto? È accaduto che la quantità di reddito appropriata dal sistema finanziario a partire dagli anni ’80 ha ecceduto qualsiasi ragionevole relazione con

il possibile contributo economico di questo settore. L’avete mai sentita la parabola degli autonoleggiatori che affittano le Ferrari ai neopatentati? Eccola. Immaginate un Paese in cui non esistono limiti di velocità e dove il governo ama i giovani e il loro desi-derio di libertà al punto da offrire agli autonoleggiatori un rimborso inte-grale in caso di incidenti, imponendo addirittura una percentuale minima di noleggi a favore di giovani. Tanti incidenti, di chi la colpa? Degli auto-noleggiatori che, motivati dal profit-to, affittano le Ferrari che poi vanno a schiantarsi? Oppure del governo che non ha imposto i limiti di velocità e che, ripagando i danni degli inci-denti, ha eliminato gli incentivi ad affittare le macchine solo a persone affidabili? Risposta scontata: la col-pa è del governo. L’industria dell’au-tonoleggio è solo, indirettamente, responsabile per aver fatto pressioni politiche per non avere limiti di velo-cità ed essere sussidiata. “La colpa principale – spiega Zingales ad un affascinato pubblico che non perde una sua parola – è dunque del potere

politico che si è fatto influenzare. È normale che un giovane chieda trop-pa libertà ai genitori, se la riceve non è colpa sua ma dei genitori. Lo stesso vale in politica, e se è normale, e pure salutare, che esistano pressioni dai vari gruppi di interesse, molto meno normale e salutare è che il potere po-litico venga completamente catturato da uno di questi gruppi di interessi. L’avrete capito: l’autonoleggio è l’in-dustria finanziaria, la mancanza di limiti di velocità è l’insufficienza sui limiti di assunzione di rischio, il sus-sidio in caso di incidenti è la politica di salvataggio operata dal governo americano, le quote per i giovani sono le quote dei mutui subprime ai meno abbienti richiesti dal Congres-so a Fannie and Freddie.

Rampini e l’impostura svelata

Con la capacità di analisi e con la velocità di espressione che lo con-traddistingue, Federico Rampini ha iniziato e terminato la sua disanima della crisi mettendo in rilievo ciò che si respira negli ultimi tempi e cioè “la gran voglia di voltar pagina sen-za trarre alcuna lezione dalla crisi”. Facendo riferimento a uno dei punti trattati nel suo ultimo libro (appena pubblicato) Rampini, inviato specia-le in Asia ed editorialista de la Re-pubblica, ha alzato e puntato il dito contro il guasto profondo delle regole fondamentali dell’economia di mer-cato e cioè la perdita di connessione tra merito e profitto, tra la creazione di ricchezza reale e i super premi

Dall’alto in senso orario: Duccio Canestrini, Mettiti in gioco, Federico Rampini, in coda per una conferenza, Luigi Zingales.

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che i manager dell’establishment americano hanno incassato. In un momento in cui le fila delle fasce po-vere ingrossavano sempre più, in cui gli americani perdevano il lavoro e la casa da un giorno all’altro, il top ma-nagement statunitense continuava a prendere cifre da capogiro. Rampini li ha chiamati “incompetenti e diso-nesti”. Ha messo in luce come i ma-nager abbiano garanzie contrattuali a prova di “qualsiasi cancellazione e che non valgono per nessun altro, e che non fanno riferimento ai risul-tati ottenuti”. Secondo Rampini in questo modo si è stravolto il sistema di incentivi e deterrenti che è il fon-damento dell’economia di mercato e in questo modo il capitalismo di-venta irresponsabile. “Si è persa la capacità del mercato di allocare le risorse in modo efficiente, premian-do le aziende sane e punendo quelle insolventi con la promessa implicita che sarà il governo a salvare quelle troppo importanti per permettersi il fallimento”. Rampini nella sua rela-

zione ha ribadito più volte che non siamo fuori da guado e che non sono state affrontate le cause vere. Secon-do Rampini la crisi ha messo a nudo un’impostura che non può durare e cioè quella di dare ancora credito a consigli di amministrazioni di SpA che hanno fallito. La logica selettiva del capitalismo poteva funzionare se avesse mantenuto fede alle promes-se. “Una rottura si è consumata – se-condo l’editorialista di la Repubblica

– fra la società occidentale e l’élite che guida le grandi aziende”. E, se è vero che tra gli effetti collaterali della crisi c’è stato un indebolimento del-la democrazia, è anche vero che un segnale importante del cambiamento

epocale nella società americana è l’elezione, il 4 novembre 2008, di un presidente nero di 47 anni. Ciò signi-fica che anche nei momenti più bui, una parte della società civile ameri-cana ha continuato a credere che il cambiamento fosse possibile. Questa parte di società ha organizzato dal basso, e già da parecchi anni, forme di consenso per una politica nuova. Ci ha creduto fino in fondo e ha avuto ragione.

L’attesa al Teatro Sociale per i testimoni del tempo che affrontano “il capitalismo irresponsabile”.

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Il luogo ideale è quello della cultura

Tra le politiche anti immigrati e quelle che promuovono una società multietnica, entrambi difficili da at-tuare ed entrambe non prive di rischi, Thierry Verdier, professore di Econo-mia alla Paris School of Economics, ne individua una terza possibile: la promozione di un’identità multipla, originata dall’interazione delle diver-sità che oggi tendono a coagularsi in comunità, e identità, separate. E qual è il luogo dove tale identità mul-tipla può più facilmente crearsi, ri-verberandosi poi all’intera società? È il luogo della cultura, dell’istruzione, dell’università, piuttosto che quello urbano. Verdier riassume il concetto con una battuta: “Più che sex in the city, meglio sex in the university”. E chi più di lui può testimoniarlo? Figlio di madre caraibica di pelle scura e padre francese, sposato ad una bra-

siliana, Verdier smonta subito chi gli chiede se l’elezione di un presidente nero in Usa possa imprimere nuova velocità all’integrazione dei neri: “Obama un nero? In Usa basta avere una sola goccia di sangue nero per essere considerati tali, ma in Brasile, ad esempio, dove vi sono tre gruppi,

bianco, nero e indio, è sufficiente che via sia anche una sola goccia di sangue bianco perché un nero venga considerato appunto un bianco. E Obama è figlio di madre bianca!”.Punto di partenza dell’analisi di Ver-dier è la considerazione, fatta propria da un economista e non già da un sociologo, che alla luce delle tenden-ze dei flussi immigratori fra Paesi, la diversità culturale, l’integrazione culturale e la formazione delle iden-tità sono e saranno elementi centrali delle società moderne. Certo, la crisi economica globale rallenterà questo processo, ma questa è la tendenza. La domanda posta dall’economista francese riguarda le modalità con

le quali processi diversi di assimila-zione delle minoranze influenzano il grado di sostegno popolare alle poli-tiche di redistribuzione ed al welfare state.Ma è la forza del capitale sociale, dunque, a porsi come “ponte tra i gruppi”. Un dibattito, ammette Ver-dier, che è molto influenzato dalla situazione americana, dove solo il 24 per cento dei cittadini afferma che è giusto “aiutare i poveri”, mentre in Europa tale percentuale è del 60 per cento.

Internet e Format: che cifre!

Nella prima giornata oltre un milione e 700mila sono stati gli internauti che digitando www.festivaleconomia.it sono ent rati a far parte della comu-nità virtuale della manifestazione. Più di un milione e 300mila quelli della giornata di sabato, mentre domenica gli accessi sono stati 1.663.195 per un totale nei tre giorni del Festival di 4.689.684. Con i numeri dell’ultima giornata, quella del primo giugno, si è superato quota cinque milioni.Protagonista anche la WebTv del Festival. Tra sabato e venerdì oltre 38mila sono stati gli utenti che hanno seguito le dirette dei Format proposti, più di 45mila i filmati consultati on-demand. Domenica 31 maggio 34.500 gli accessi alle dirette e 41.300 quelli ai video ondemand. Il totale nelle tre giornate ammonta quindi a 72.600 per le dirette e a 85.300 per i video ondemand. Una curiosità. Le parole più ricercate sono nell’ordine: festi-

Lunedì 1 giugno

Dall’alto in senso orario: Il Nettuno al Festival, Note comuni Identità diverse in piazza Fiera e via Oss Mazzurana, Thierry Verdier, Laboratorio studenti MIDE.

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val, economia, trento 2009, festivale-conomia, j futura, bastard, Heckman, festivalinrock, Talbott, Burda, Krue-ger, Rachel, John, economias, econo-mics, Kranton.Quanto alle pagine più visitate, in te-sta quelle del programma seguite da eventi, foto e agenda. Infine un dato sul tempo di permanenza sul sito: ben il 15.8% degli internauti resta sul sito tra i 5 e i 15 minuti. Da non

dimenticare, poi, la diretta tivù satel-litare, analogica e digitale garantita – per 12 ore al giorno – dagli studi di Format, il Centro audiovisivi della Provincia autonoma di Trento, che ha seguito i principali appuntamenti del Festival, dando voce a relatori ed ospiti.

Glaeser torna in città

Edward Glaeser – docente di economia all’Harvard University – ha ripercorso le radici della crescita storica delle città ed il conseguente affermarsi del fenomeno dell’urbanizzazione; parte integrante di un fenomeno di socia-lizzazione umana che, altro non fa che alzare il livello della conoscenza e dell’intelligenza locale. Un paradosso

iniziale ha guidato l’intera relazione: “Com’è possibile, che in un’era ca-ratterizzata dal costo virtualmente azzerato delle vie di trasporto e della facilità della comunicazione, le città siano diventate così importanti?”. L’ipotesi del docente americano è che uno dei maggiori effetti della globa-lizzazione sia stato l’aumento dell’in-telligenza. “Si diventa intelligenti stando a stretto contatto con persone intelligenti”, perché l’essere umano è per antonomasia essere sociale. Le abilità e le competenze presenti in una città determinano il potenziale di crescita della città stessa. Il rap-porto tra capacità e reddito diventa inscindibile: con l’aumentare della conoscenza cresce anche il reddito. Città come Boston, New York, Londra, Bangalore, Città del Messico ne sono un esempio chiaro. Le città – nella visione del docente americano – tendono ad ospitare un alto tasso di povertà, ma questo

dato è da leggere in termini positivi: è un riflesso della tendenza diffusa a raggiungere i grandi centri in quan-to portatori di benessere. Vivendo in grandi città non è importante se – per ragioni economiche – si è sprovvisti di un mezzo proprio: si è già immersi nella metropoli. Le città in quest’otti-ca sono il posto in cui la gente vuole vivere, “le città non rendono le per-sone povere, al contrario attirano le persone povere”. Nell’analisi di Glaeser, le amministra-zioni governative troppo spesso inve-stono in infrastrutture, potenziando grandi opere pubbliche nel tentativo di ristorare città in declino. Questa tendenza è però improduttiva e priva di obiettivi ben delineati. L’obiettivo finale dovrebbe essere il benessere delle persone e non la crescita mera-mente fisica della città. In chiusura il cattedratico di Harvard ha affrontato il tema delle credenze sui pericoli di diversi gruppi etnici.

Lo scoiattolo in via Dogana, musiche e danze dal mondo, traduttori al lavoro, Edward Glaeser, balli dei Balcani, i vignettisti dello Studio Andromeda.

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Se l’errore umano è in contrasto con i principi della scienza economica moderna, gli strumenti dell’economia sono utilissimi nel comprendere gli errori di massa.

La crisi alimentare scomparsa

Jayati Ghosh, economista indiana, docente di economia e presidente del Centre of Economic Studies and Planning Jawaharlal Nehru University di Nuova Delhi: “A metà del 2008 c’è stata la diffusa percezione di una crisi alimentare di enormi proporzioni, che metteva a rischio la sopravvivenza di milioni di persone; dopo l’esplosione della crisi finanziaria, però, questo problema, pur tutt’altro che risolto, è scomparso dalla scena pubblica”. E la causa prima della crisi alimen-tare va comunque imputata, secondo l’economista indiana, alla deregula-tion finanziaria avviata nel 2000 negli

Stati Uniti con il “Commodity Futures Modernization Act”. La deregulation avrebbe provocato un aumento della speculazione nel mercato con una conseguente volatilità dei prezzi. I dati presentati durante l’incontro mostrano un’impennata dei prezzi tra il gennaio 2007 e l’ottobre 2008, se-guita da una fase di crollo altrettanto netto. Tutto ciò avrebbe provocato

una crisi disastrosa nei Paesi in via di sviluppo. “Nel 2008 – dice Jayati Ghosh – ci sono stati 33 Paesi in una situazione di crisi media o grave”. E la situazione sembra non essere mi-gliorata. I costi umani della crisi sono evidentemente molto alti. Risponden-do ad una domanda del pubblico in sala, la relatrice avanza l’ipotesi che la preoccupante scia di suicidi tra gli agricoltori indiani sia legata alla forte crisi del settore. L’intervento si chiude con l’indicazione di alcune misure che andrebbero adottate per alleviare la crisi. La ricetta di Jayati Ghosh comprende un forte intervento governativo per proteggere lo svilup-po dell’agricoltura, accompagnato da accordi internazionali che regolino il mercato finanziario.

Nobel 3/Gli scenari di Spence

La chiusura della quarta edizione del Festival dell’economia – nella splen-dida cornice del Teatro Sociale – è stata affidata al premio Nobel 2001, Michael Spence. Il terzo premio Nobel a prendere la parola in questa quarta edizione. Una relazione, la sua, de-dicata agli scenari del dopo-crisi di medio e lungo periodo, centrata in particolar modo sul ruolo dei Paesi emergenti, su tutti Cina e India.Spence ha illustrato la genesi della crisi, originatasi nel sistema finan-ziario statunitense. Il sistema di re-golamentazione dei mercati finanzia-ri di stampo anglosassone ne è uscito completamente screditato. Anche il capitale che fuoriusciva dai Paesi avanzati dirigendosi verso i Paesi in via di sviluppo è venuto meno, causa la stretta creditizia. Si sono abbassa-ti i consumi, e a risentirne sono stati gli scambi commerciali e, quindi, di

Dall’alto in senso orario: Ritmi dell’Africa, musiche tzigane, Michael Spence, in bici al maxischermo, Jayati Ghosh, The Idan Raichel Project.

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nuovo, i Paesi emergenti. Nell’uscire dalla crisi, Spence si è detto sicuro che non torneremo ad uno scenario identico a quello di prima. Ci sarà un “nuovo normale”, il settore finan-ziario sarà molto più strettamente regolamentato, forse persino troppo, i margini di riserva saranno più ele-vati, il costo del capitale superiore, e complessivamente, per effetto di tut-te queste variabili, la stessa crescita sarà un poco minore. Maggiori risorse saranno destinate ai risparmi (quelli delle famiglie negli Usa si erano az-zerati). Bisognerà quindi cercare di colmare il deficit della domanda. “Se gli americani devono tirare la cinghia a spendere potrebbero essere i Paesi in via di sviluppo, che in pas-sato hanno risparmiato di più. I ci-nesi ad esempio hanno un’altissima propensione al risparmio. Se invece non riusciamo a colmare il deficit della domanda è probabile che i Pae-si si orienteranno verso il protezioni-smo, al fine di trattenere all’interno la propria domanda e bloccare i com-

petitori esterni.” Qual è lo scenario di lungo periodo sul quale si proietta la crisi? L’economia globale, negli ulti-mi 30 anni, è cambiata in maniera spettacolare. 30 anni fa solo il 16% della popolazione viveva in Paesi svi-luppati, la gran parte dell’umanità in Paesi poveri. La crescita spettacolare di Cina e India ha fatto sì che oggi il 60% della popolazione mondiale viva in Paesi avanzati o ad altissimo tas-so di crescita. Verso la metà del secolo – se non subentreranno eventi assolutamente eccezionali – circa due terzi dell’uma-nità vivrà in contesti “avanzati”, per quanto riguarda non solo reddito ma consumo energetico e quant’altro. Uno degli effetti di questo cambia-mento epocale è che il G20 sta su-bentrando al G7 nel coordinare lo sviluppo economico mondiale. Questi 20 Paesi esprimono nel comples-so il 90% del Pil mondiale. Ai tassi di crescita attuali l’India e la Cina

nei prossimi decenni supereranno, insieme, gli Usa o la Ue, in termini assoluti; successivamente la Cina supererà quegli stessi competitors da sola. Cosa ne è dei Paesi che dal G20 restano fuori? Questi 120 Paesi circa sono Paesi poveri, per molti ver-si impotenti di fronte alla crisi attua-le. Non hanno riserve, non riescono a

stabilizzare le loro valute. Sono però importanti: se nell’economia glo-bale un terzo delle persone vengono escluse dalla crescita si genereranno fatalmente nuovi problemi globali. In ultima analisi, i Paesi del G20 hanno una missione storica su tutte: aiutare e sostenere tutti gli altri. Ciò con rife-rimento a molti campi: se cresceranno improvvisamente i prezzi dei generi alimentari, come successo lo scorso anno, molte persone moriranno di fame; se l’impatto dei cambiamenti climatici sarà conforme alle peggiori previsioni, bisognerà aiutare chi vive nei Paesi meno sviluppati a difender-si dai suoi effetti più perniciosi (allu-vioni, carestie, siccità ecc.).

Dall’alto in senso orario: Barattiamo? Il mercatino dei bambini, The Idan Raichel Project, lo stand anticrisi della Provincia, la cerimonia conclusiva, i Cartamondi.

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ECONOMISTI. LA SENTENZATrenta giovani, provenienti da diverse

parti d’Italia e dall’estero, hanno formato la giuria del “Tribunale della Crisi”, una delle novità introdotte dalla quarta edizione del Festival. I giurati sono stati selezionati dalla Facoltà di Economia di Trento che ha tenuto conto dei profili e delle loro motivazioni. Sono: Paolo Ballerini, Francesco Bertocco, Emiliano Bozzi, Matilde Ceron, Alessandro Curto, Andrea Giannuzzi, Valentina La Rosa, Nicolò Mondo, Elia Nicastro, Silvia Piovesan, Alessio Romeni, Francesco Saddi e Daniele Tori provenienti dal Nord Italia; Stefano Alli Maccarani, Camilla Carabini, Giuseppe Del Matto, Mattia Di Ubaldo, Leandro Lodi, Marina Montemurro e Giulia Troiani provenienti dal centro Italia; Sarah Cirillo, Valeria Cosseddu, Paola Gelatti, Daniele Mignini, Andrea Mura, Alfonso Parziale,Sebastiano Putoto Vincenzo Recchia, Oscar Salza e Laura Ferro provenienti dal sud Italia; Erinda Xhaferraj, Renisa Gorezi e Ada Jano, Uarda Haxhimihali provenienti dall’Albania.

La Giuria del Festival dell’economia di Trento, giudicando in piena libertà e autonomia gli ECO-NOMISTI, dopo il dibattimento che ha visto ieri partecipi il professor PEDROTTI ROBERTO e il pro-fessor LUI GI GUISO rispettivamente nei ruoli dell’accusa e della difesa, presidente il dott. GAGGI MASSIMO.

Giudica gli Economisti rispetto ai seguenti capi d’imputazione:– rispetto all’accusa di non aver previsto la crisi, pur essendo

la stessa prevedibile;

– rispetto all’accusa di non aver previsto le conseguenze degli shocks sull’economia mondiale;

– per aver basato le loro speculazioni su modelli eccessivamente astratti e matematizzati;

– per aver osservato la realtà alla luce di aspettative razionali, informazione completa e mercati efficienti;

– per essere stati negligentemente all’oscuro di alcuni importanti sviluppi del mercato del credito;

– per non aver sollevato moniti sufficientemente pervasivi nei confronti delle istituzioni finanziarie, che spesso sono state avallate nei loro progetti;

– per essersi fidati eccessivamente di economisti alla guida delle più importanti istituzioni monetarie;

– per non aver compreso con sufficiente rapidità le conseguenze del tracollo del credito sull’economia reale;

– rispetto al capo d’imputazione numero 9, la giuria si riserva il diritto di giudicare congiuntamente gli economisti, politici e regolatori nella prossima sede dibattimentale;

– rispetto all’accusa di essersi voltati indietro e non aver cercato di trarre una sufficiente autocritica rispetto agli errori passati;

PRIMO PROCESSO

LA GIURIA:

Colpevoli

Pertanto la Giuria condanna:Gli economisti a tenere in maggiore considerazione le innovazioni degli strumenti e dei mercati finanziari nell’elaborazione dei propri modelli e teorie, a collaborare alle conseguenze delle crisi cicliche che affliggono i nostri mercati;e nella figura del prof. Guiso Luigi al pagamento di un caffè nei confronti del prof. Perotti Roberto, presso il più vicino bar della città di Trento.

Colpevoli

Colpevoli

Colpevoli

Colpevoli

Colpevoli

Assolti

Assolti

Grazie a...Da quattro anni – e l’appuntamento è già per la quinta edizione: nelle pros-sime settimane verrà indicato il tema – il Festival dell’economia vive e piace grazie al decisivo contributo di molti.Promotori, organizzatori, partner, sponsor, staff, volontari, ufficio stampa.L’ordine non importa. Perché tutti, dagli ideatori scientifici agli operai, da chi cura l’allestimento delle sale a chi organizza la presenza di centinaia di ospiti, da chi assicura le riprese televisive a chi segue gli spettacoli, da chi si occupa di bambini, o di libri o degli info point a chi scatta le fotografie, da chi corre per quattro giorni a chi deve stare fermo per altrettanti giorni, hanno la stessa importanza. Per questo il Festival ringrazia tutti. Poiché l’elenco sarebbe troppo lungo e il rischio di dimenticare qualcuno altret-tanto certo, non si nomina nessuno. E grazie a tutti, di nuovo.

Assolti

I processi

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La Giuria del Festival dell’economia di Trento, giudicando in piena libertà e autonomia la FINAN-ZA, dopo il dibattimento che ha visto partecipi il professor ONADO MARCO e il professor ZINGALES LUIGI, rispettivamente nei ruoli dell’accusa e della difesa, presidente il dott. GAGGI MASSIMO, esaminati gli atti e sentite le conclusioni delle parti. Considerando:– la Finanza e gli strumenti innovativi introdotti negli ultimi anni sono un mezzo utile per lo

sviluppo dell’economia reale se non vengono usati in modo distorto. Come dimostrato dal Pm Onado e dal testimone della difesa Brunnermeyer;

– l’inadeguatezza dei metodi di pricing che hanno portato a tener conto sempre meno del colla-terale e sempre più dei prezzi degli altri strumenti, determinando un progressivo scollamento dalla realtà;

– singolarmente ogni banca poteva ritenere di aver fatto hedging ma da un punto di vista macroeconomico il mercato non stava fornendo la copertura necessaria, stava invece incre-mentando il rischio;

– il sistema finanziario in senso lato presentava lati oscuri e volutamente tenuti in ombra attraverso l’uso di mercati non regolamentati, lo scambio di strumenti finanziari con elevato rischio di controparte e la creazione di veicoli fuori bilancio sottocapitalizzati.

– il conflitto d’interesse epidemico all’interno del mondo finanziario e la correità delle banche e delle autorità di controllo;

– la giuria ribadisce come detto da entrambe le parti che il profitto non costituisce nel modo più assoluto una colpa e che anzi il conseguimento del profitto leciti rappresenta l’elemento fondante del capitalismo.

Giudica, rispetto ai seguenti capi d’imputazione:– consapevolmente e deliberatamente creavano strumenti finanziari complessi,

tali da impedire agli investitori di valutarne l’effettiva rischiosità;

– consapevolmente e deliberatamente occultavano i rischi insiti negli strumenti finanziari complessi, in veicoli societari non trasparenti o opachi;

– consapevolmente e deliberatamente accreditavano presso il pubblico come “innovazioni finanziaria”, utili allo sviluppo economico collettivo, procedure o accordi contrattuali che in realtà servivano solo a conseguire profitti di enorme entità, seppur talora soltanto apparenti;

– consapevolmente e maliziosamente inducevano in errore migliaia di famiglie, le quali di conseguenza sottoscrivevano mutui a condizioni che si sono rivelate successivamente diverse da quanto rappresentato ed economicamente insostenibili, in termini che le banche prevedevano essere tali fin dall’inizio; pratiche che sono state definite predatory lending nella pratica e nella letteratura economica. Con l’aggravante della continuazione nel reato e della gravità del danno arrecato;

– intenzionalmente e sistematicamente sottovalutavano i rischi assunti, in modo da creare un pericolo enorme per l’intero sistema finanziario mondiale, conseguendo però pingui profitti;

– consapevolmente inducevano le autorità preposte alla redazione dei criteri contabili internazionali ad adottare tecniche idonee a gonfiare gli utili nella fase iniziale del boom e, successivamente, le inducevano ad abbandonarli precipitosamente appena la crisi si era manifestata, con la conseguenza di dilatare artificiosamente i profitti e di confusione e incertezza negli investitori;

– maliziosamente rappresentavano, in modo sistematici, alle autorità di controllo una situazione della propria situazione di rischio distorta e falsa, ostacolando in questo modo l’attività di vigilanza;

Inoltre la Giuria ha preso in considerazione le richieste formulate dalla difesa: pertanto – rigettiamo la contro querela proposta dalla difesa per diffamazione nei confronti dell’accusa

poiché il fatto è stato dimostrato, in base alle motivazioni di cui sopra, fondato;– inoltre, la giuria ha deciso sulla richiesta da parte della difesa per la condanna dei soli

regolatori. Sul punto la giuria stessa ricorda che i regolatori sono stati oggetto di un separato processo, avendo già ricevuto una condanna, e ritiene che il sistema finanziario sia anch’es-so responsabile.

Giudicando in piena libertà e autonomia i POLITICI ed i CONTROLLORI, dopo il dibattimento che ha visto partecipi il professor SPAVENTA LUIGI e i professori PRAT ANDREA e PADOAN PIER CARLO, rispettivamente nei ruoli dell’accusa e della difesa, presidente il dott. GAGGI MASSIMO.Considerando:– la vigenza negli Stati Uniti di una legislazione inadeguata ed estremamente permissiva,

la quale ha contribuito a introdurre vari elementi di instabilità nel sistema economico, così come testimoniato da Luigi Zingales;

– il persistente conflitto di interessi tra le autorità di vigilanza e le banche, ovvero tra control-lori e controllati; un conflitto di interessi il quale ha determinato uno stato di cecità selettiva delle autorità preposte alla vigilanza. La Giuria prende atto così di quanto evidenziato dal pubblico ministero Lugi Spaventa, ovvero del mancato funzionamento delle attività delle agenzie di rating e del continuo scambio di ruoli tra i vari organi;

– la presenza di influenze determinanti delle varie lobbies politiche ed economiche; – il comportamento negligente delle autorità di vigilanza europea, in particolare nel caso in-

glese e irlandese, seppur durante il dibattimento si sarebbe potuto allegare un maggior numero di prove.

Giudica, rispetto ai seguenti capi d’imputazione:– le principali autorità preposte alla vigilanza bancaria statunitense,

per aver posto in essere condotte attive e omissive che hanno contribuito alla crisi, o comunque fornito un oggettivo contributo causale al verificarsi della stessa;

– gli esponenti del Congresso e dell’amministrazione degli Stati Uniti, per aver posto in essere condotte attive e omissive tali da contribuire alla crisi o di aver fornito un contributo causale al verificarsi della stessa;

Nella fattispecie la Giuria non considera le influenze delle varie lobbies politiche ed economiche attenuanti delle colpe sopra evidenziate, poiché le varie scelte del legislatore devono essere solamente subordinate al perseguimento dell’interesse generale.

– le principali autorità di vigilanza europee di aver posto in essere, condotte attive o omissive in grado di fornire un contributo oggettivo causale al verificarsi della crisi;

la Giuria giudica inoltre sul capo di imputazione seguente, opportunamente rinviato nella precedente sentenza, ovvero l’accusa che:

– gli economisti hanno giocato troppo facilmente allo scaricabarile con politici e regolatori;

poiché dal dibattimento è emerso piuttosto il contrario.

POLITICI E CONTROLLORI,

LA SENTENZA

SECONDO PROCESSO TERZO PROCESSO

LA FINANZA. LA SENTENZA

Per questi motivi la Giuria condanna:Regolatori che sono risultati colpevoli alla pubblica ammissione degli errori da loro commessi ed esorta inoltre la classe politica a varare una riforma mirante alla regolamentazione dei persistenti conflitti di interesse e alla realizzazione di un si-stema economico più efficiente e trasparente.

Colpevoli

Colpevoli

Colpevoli

Assolti

Per questi motivi la Giuria condanna:Il management delle banche alla restituzione dei guadagni correlati alle responsabilità accertate e ai lavori socialmente utili.

Colpevoli

Colpevoli

Colpevoli con dolo eventuale

Colpevoli

Assolti

Assolti

Colpevoli

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il Trentino – giugno 200926

Notizie

La sfida alla crisi economica

… alla ferroviaVia libera a una serie di interventi, per complessivi 5.950mila euro, per Ferrovia Trento Malè e per Trenti-no Trasporti spa., che riguardano: sistemi di telecontrollo e teleco-mando di impianti ferroviari; sop-pressione del passaggio a livello di Lamar di Gardolo; rete wireless sul-la ferrovia, impianti di sicurezza e sistema di avviso sonoro al pubblico in stazioni; manutenzione di stazio-ni e linee ferroviarie; progettazione e manutenzione di ponti, gallerie e muri di sostegno. La Giunta ha concesso a Trentino Trasporti spa la prima tranche del trasferimen-to statale (complessivamente circa 3.560mila euro circa) per l’acquisto di due nuovi Minuetto per la Ferro-via della Valsugana.

La Giunta provinciale ha stabilito le modalità con cui le imprese commer-ciali possono comunicare l’inizio di saldi, promozioni, liquidazioni e ini-ziative simili. In questo modo ha reso operativa la nuova legge (L.P 4/2009) che prevede che queste operazioni commerciali possano essere realizzate tutto l’anno, con alcune garanzie per i consumatori, relative in particolare alla loro durata (massimo 60 giorni per ogni iniziativa). L’obiettivo è quello di favorire una maggiore autonomia decisionale degli operatori economi-ci e una loro più forte responsabilizzazione. Adesso tutte le tipologie di “vendite presentate al pubblico come occasioni particolarmente favorevo-li” possono essere fatte, in linea di massima, tutto l’anno. Restano escluse le iniziative classificate come “promozionali”. La legge prevede numerose misure per favorire la massima trasparenza dei prezzi. www.commercio.provincia.tn.it.

Con due delibere la Giunta pro-vinciale ha confermato il lavoro preparatorio condotto dal Servizio Trasporti con le società Trentino trasporti spa e Aeroporto Caproni spa. Con la prima sono stati defi-niti interventi urgenti sul 2009 per oltre 3,5 milioni di euro, con la se-conda gli investimenti concordati ammontano ad oltre 1 milione di euro. Gli interventi riguardano la sistemazione di piazzole di ferma-ta e pensiline, la realizzazione delle rimesse di Penia (Canazei) e Ca-vedine, l’adeguamento di impianti, attrezzature e macchinari nei vari depositi ed officine aziendali. Viene inoltre avviato un programma per l’acquisto di mezzi del tipo auto-snodato a “due piani”, ritenuti ne-cessari sulle linee extratraurbane per eliminare i bis e quindi ridurre i costi di esercizio. Gli investimenti con la Aeroporto Caproni spa pre-vedono l’attrezzaggio impiantistico del nuovo hangar, la sistemazione del deposito carburanti e l’adegua-mento delle superfici di sicurezza.

Fra le novità più apprezzate della quarta edizione del Festival dell’econo-mia, lo stand sulla manovra anticrisi realizzato dalla Provincia in una ten-sostruttura in piazza Duomo, a Trento. Obiettivo: raccontare, attraverso la voce dei dirigenti generali della Provincia e delle parti sociali (impren-ditori, sindacati, lavoratori) natura e obiettivi dei provvedimenti messi in campo in questi mesi dall’amministrazione per fronteggiare gli effetti del-la recessione internazionale. Da sabato 30 maggio a lunedì 1° giugno, il “salotto” del capoluogo, che ha ospitato anche il consueto stand dei libri, una mostra fotografica di Romano Magrone e alcune iniziative curate dagli sponsor del festiva, la manovra anticongiunturale – che impegna comples-sivamente quasi 1.200 milioni di euro nel bilancio provinciale 2009 e nei primi mesi del 2010 – è stata illustrata dai suoi coordinatori, anche con l’ausilio di video e slides, in una serie di conversazioni aperte che hanno avuto come protagonisti i dirigenti provinciali, assieme a sindacalisti, rap-presentanti degli imprenditori, semplici cittadini interessati a capire come la nostra Autonomia ci può aiutare a superare quella che è stata definita la peggiore crisi economica dal 1929. Fra una conferenza e l’altra, anche uno spettacolo, Tempi moderni, danza e video ispirati al celebre film di Chaplin del 1936, a cura di Artedanza. Questi i relatori di parte provinciale che si sono alternati allo stand nei quattro giorni del festival dell’Economia: Ivano Dalmonego, Antonella Chiusole, Paolo Spagni, Raffaele De Col, Claudio Moser, Paolo Nascivera, Luciano Malfer, Michele Michelini, Michele Colasanto (Presidente Agen-zia del Lavoro), Diego Laner (Consigliere Trentino Sviluppo).

Ristrutturazioniammesse tuttele domande

La Provincia si impegna a finanziare tutte le domande di contribuzione per ristrutturazioni e altri interventi analoghi in edilizia abitativa (pervenute o spedite per posta entro il 5 maggio) che saranno giudicate ammissibili da Cassa del Trentino spa al termine della fase istruttoria. Dalle prime stime effettuate, le circa 3.400 domande pervenute agli sportelli competenti contengono richieste di contributi per interventi sul patrimonio edilizio abitativo pari a circa 85 milioni di euro. L’esame delle domande pervenute a Cassa del Trentino è attualmente ancora in corso. Sono stati rimodulati anche i tempi della manovra, sia per il numero elevato di domande ricevute sia soprattutto per non congestionare le imprese trentine che eseguiranno i lavori giudicati finanziabili. Crescono pertanto da 60 a 90 i giorni a disposizione, dalla data di presentazione della domanda, per terminare la fase istruttoria e concedere il contributo al soggetto avente diritto. Crescono anche i giorni a disposizione per espletare le pratiche riguardanti l’inizio e fine dei lavori.

Saldi: più autonomia per le categorie

Al Festival lo stand sulla manovra della Provincia

Dall'aereoporto…

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il Trentino – giugno 2009 27

Il mAeStRo DI PRoDIAllievo di Nino Andreatta, l’ex-presidente del Consiglio Romano Prodi ha ricordato gli anni trascorsi assieme al “maestro” in Trentino. All’epoca giovane laureato, Prodi ha ricordato l’importanza del Pia-no urbanistico varato con Kessler. «Sono stupito che esso non abbia beneficamente ‘infettato’ il resto del Paese – ha detto – perché fu un atto di estrema importanza sia sul piano della sprovincializzazio-ne del territorio, sia su quello della crescita democratica. Trento oggi gode ancora, nella preparazione della sua classe politica, nella com-plessità della sua governance, delle scelte fatte all’epoca, che purtroppo altrove abbiamo dimenticato». Infi-ne, uno sguardo sull’Andreatta pri-vato, che non riusciva a fermarsi, che «non riusciva a fare le vacanze, mentre a me sono sempre piaciute tanto. Ma aveva in sè questa gran-dissima curiosità, che lo spingeva sempre a esplorare nuove strade, aveva fra le altre cose una passione personale per la Mitteleuropa, per l’Est».

Indimenticabile NinoCosì il Trentino ricorda Beniamino Andreatta

SPenDeRSI PeR glI AltRIImportanza dell’investimento nelle risorse umane e benessere come frutto di fatica, di impegno quo-tidiano, di produzione di valori: questi due degli insegnamenti, dei lasciti della vicenda umana e po-litica di Beniamino Andreatta, ri-cordati da Lorenzo Dellai in aper-tura dell’incontro organizzato in un’affollatissima sala Depero. Ed insieme a questo, un’esortazione a inventare e a innovare, per il bene dell’Autonomia del Trentino e per portare la nostra economia fuori dalle secche della crisi. Annunciata anche un’iniziativa patrocinata dal-la Banca Intesa San Paolo, assieme all’Università di Bologna, una fel-lowship europea rivolta a studiosi che vogliano cimentarsi con i vari filoni del pensiero e dell’opera di Nino Andreatta. Molti gli ospiti intervenuti a questo omaggio ad uno degli intellettuali e politici più importanti fra quelli – e non sono pochi – che il Trentino ha prodotto e che nel corso del suo cammino ha dato un contributo importantissi-mo alla crescita del Paese, anche sul piano civile ed etico, senza tuttavia mai dimenticare la sua terra di ori-gine. Un insegnamento riassunto da Giovanni Bazoli nella formula: spendersi per gli altri, spendersi per la conoscenza, il progresso e la feli-cità degli uomini, badando al dare e non al ricevere. «Se Beniamino non se ne fosse andato – ha aggiunto – forse le vicende recenti della po-litica nazionale sarebbero state di-verse. L’assenza del suo magistero, della sua capacità di analisi sempre unite ad una concreta progettualità, pesa moltissimo sulla vita politica e civile del nostro Paese».

tRentInItà mItteleuRoPeADieci parole da Enrico Letta, uno degli “allievi” di Nino Andreatta, per ricordare il suo maestro: la prima è “Trentino”, e «oggi – ha aggiunto Letta – vorrei essere un trentino a tutti gli effetti, perché ho sempre invidiato i modi di essere e di vivere propri di questa terra e che vedevo riflessi in Beniamino Andreatta. Per Nino il Trentino era la Mitteleuropa, e questa considerazione guidò anche le sue decisioni nel campo della politica estera, compresa la sua visione critica dell’allora G7, in cui pure l’Italia sedeva, di fronte all’incedere della globalizzazione». Letta ha ricordato a questo proposito anche la sofferenza di Andreatta di fronte alla dissoluzione dei Balcani, che rappresentava anche la morte di un pezzo di Mitteleuropa.Scorrendo il libro che a Nino Andreatta ha dedicato Giampaolo Andreatta, ex-dirigente della Provincia autonoma, edito da Il Margine, Letta ha quindi evocato una seconda parola, “unicità”, per indicare la caratteristica precipua del pensiero di Nino, un pensiero non assimilabile nemmeno a quello del resto della sinistra Dc, nella quale pure Andreatta militava. La terza parola è “autonomia”, con riferimento sia alla sua condotta personale, sia al rispetto dell’autonomia altrui (con un no secco, in politica, ad ogni forma di centralismo democratico), sia infine, ovviamente, all’assetto istituzionale del Trentino. La quarta parola è "globalizzazione", intuita da Andreatta molto prima che divenisse parte della vulgata politica corrente. E poi ancora altre parole e con esse altri ricordi, anche personali, per delineare un percorso di vita così denso di insegnamenti: attenzione (al dettaglio), limite (da spostare sempre un po’ più in là, per andare “oltre”), cambiamento, curiosità, giovani ed infine sobrietà (“la parola che forse in questi giorni con più orgoglio vogliamo mettere in campo nel ricordare Nino Andreatta”).

Economista e politico di grande valore, Beniamino Andreatta, nato a Trento nel 1928 e scomparso il 26 marzo 2007 a Bologna, ha lasciato nella sua terra di origine una traccia indelebile, specie quando collaborò con l’allora presidente della Provincia autonoma di Trento, Bruno Kessler. È stato ricordato il 7 maggio con una messa celebrata da monsignor Iginio Rogger alla Badia di San Lorenzo e più tardi con un incontro pubblico in sala Depero, al quale hanno partecipato fra gli altri l’ex-presidente del Consiglio Romano Prodi, il deputato Enrico Letta, il presidente di Mittel Giovanni Bazoli e il presidente della Provincia autonoma di Trento Lorenzo Dellai che, nei rispettivi campi, hanno collaborato a lungo con Beniamino Andreatta.

«... c'è questo bisogno di catturare il fuo-co dell'intelligenza e di trapiantarlo qui, in Trentino, perché non si disperda, perché non si debba andare più nel mondo a ricercarlo, perché ci sia una capacità autonoma di sviluppo, di creazione, di mantenimento, e si creino nuove tensioni attraverso questo e quindi si renda opaca la funzione del benessere ma si senta sempre che il benessere è frutto di energia, è frutto di fatica, è frutto di impegno talvolta fino allo spasimo». (B. Andreatta)

Marco Pontoni

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il Trentino – giugno 200928

termoidraulico & Co. tre nuovi mestieriSi amplia la “famiglia” dei Maestri artigiani. Dopo il falegname-arre-datore, l’acconciatore, l’estetista e il sarto, il titolo di Maestro artigiano potrà essere conferito anche per i mestieri di termoidraulico, carpen-tiere in ferro e lattoniere. Appositi gruppi di lavoro predisporranno il profilo professionale dei tre mestie-ri, individuando le conoscenze e le abilità pratiche che dovranno essere già possedute da chi presenterà la domanda e quelle che saranno svi-luppate nell’apposito corso di “spe-cializzazione”. Sarà predisposto un bando di ammissione al corso che accompagnerà i candidati per un anno intero (1 giorno alla settima-na) e che sarà suddiviso in tre gran-di aree: aziendale, tecnico-profes-sionale e trasmissione del mestiere. I corsi dell’area aziendale sono stati affidati ad Accademia d’impresa, mentre il modulo relativo alla tra-smissione del mestiere sarà realiz-zato dall’Agenzia del lavoro e darà anche la qualifica di “tutore” azien-dale prevista delle norme in mate-ria di apprendistato.

Certificati e pediatri accordo modificato La Giunta provinciale ha modifica-to l’accordo provinciale dei medici pediatri di libera scelta del luglio 2007, che prevede il rilascio gra-tuito agli assistiti dei certificati di idoneità alla pratica sportiva non agonistica. Questi certificati sono pagati al pediatra dall’Azienda sa-nitaria, nella misura di euro 17,00 a certificato, nel limite del 20% degli assistiti in carico a ciascuno. Il limite era stato introdotto per consentire una previsione dei costi, con l’intesa tuttavia di modificarlo qualora non fosse risultato ade-guato a sostenere la spesa di tutti i certificati rilasciati. Da una verifica effettuata è risultato il superamento del limite individuale da parte di al-cuni pediatri. La proposta prevede dunque di elevare il tetto massimo dal 20% al 25%, conteggiandolo su tutti gli assistiti in provincia e non sul singolo pediatra.

Una struttura “Ad personam”Il 9 maggio, nel giorno della “Festa dell’Europa” c’è stata l’inaugurazione, in via Pranzelores a Trento, di “Ad Personam”, la nuova moderna strut-tura multifunzionale territoriale dell’Ufficio FSE. Spazi multimediali, an-golo morbido per i giochi dei bambini, materiale informativo, personale giovane e preparato: “Ad Personam” è destinato a diventare un punto di riferimento per l’intera comunità che può così contare su di una rinnovata opportunità in grado di facilitare ulteriormente la vicinanza tra comunità trentina e l’Europa. Si tratta di un’opportunità non propriamente nuova, dal momento che esisteva già come Sportello di Orientamento Formati-vo con sedi in tutti i comprensori sin dal 2002, ma che oggi si presenta con una veste tutta nuova ed una mission più ampia. Dai primi servizi di informazione sulle opportunità formative promosse dal Fondo Sociale Europeo si è gradualmente passati alla proposta di servizi più ampi come: l’attività di orientamento e supporto alle transizioni scolastiche in collabo-razione con le Istituzioni scolastiche, l’accompagnamento per la fruizione di “Buoni formativi individuali” o per la fruizione di “Buoni di servizio” dedicati alla conciliazione tra lavoro e cura familiare, i servizi di consulen-za informativa e orientativa sulle opportunità di mobilità, full immersion e stage all’estero rivolte a giovani diplomati e laureati in collaborazione con il Fondo valorizzazione e professionalizzazione dei giovani trentini, via via fino ai nuovi servizi di valorizzazione delle competenze e di soste-gno del reddito per far fronte all’attuale crisi economica e occupazionale in collaborazione con l’Agenzia del Lavoro ed i Centri per l’Impiego. “Ad Personam” si presenta come un Centro risorse per il cittadino-persona, così come sottolinea la stessa denominazione, indipendentemente dal suo status sociale o professionale specifico (studente o lavoratore, occupato o disoccupato, donna o uomo, padre o madre, giovane o adulto, ecc..), in cui è possibile trovare servizi fondamentali per maturare condizioni personali e sociali di piena occupabilità e cittadinanza attiva, sulla falsariga di altre esperienze di valore europee (come i Carrefour o i CIO francesi, i Biz te-deschi, o gli IAG inglesi).

opere anticalamità in 11 ComuniLa Giunta provinciale ha approvato il primo stralcio del Piano degli in-vestimenti per opere di prevenzione dalle calamità per il periodo 2009-2011. Gli interventi previsti riguardano una serie di opere, quali la messa in sicurezza di strade e di versanti, la sistemazione di reti di acque bianche, canalizzazioni, regimazione di acque meteoriche e rifacimento di ponti, proposte dai Comuni di Vattaro, Lavarone, Tesero, Centa San Nicolò, Castelfondo, Castel Condino, Strigno, Civezzano, Spormaggiore, Denno e Faedo. L’importo programmato delle opere ammonta a circa 2.270mila euro, di cui 1.979mila euro a carico del bilancio provinciale.

Artigiani

Europa e società Fare sport

Sostegno ai percorsiLa Giunta provinciale ha appro-vato due interventi del “Fondo per la valorizzazione e professionaliz-zazione dei giovani”, Fondo che ha l’obbiettivo di sostenere i giovani nei percorsi di alta formazione e specializzazione anche all’estero. Il primo intervento, pensato per sostenere giovani con interesse ed impegno verso percorsi di eccel-lenza e formazione universitaria, si pone l’obiettivo di sostenere i tassi di passaggio dalla scuola superiore all’università per gli studenti me-ritevoli di famiglie con condizione economica disagiata. Il secondo, prevede una borsa di studio agli studenti, residenti in Provincia di Trento da almeno 3 anni, iscritti ad un dottorato di ricerca.

Giovani

C’è la Carta di levico termeDopo un ampio dibattito è stata approvata la “Carta di Levico Ter-me”. Con questo documento i par-tecipanti al convegno nazionale “La nuova salute in Europa – Cure per tutti senza frontiere” che si è tenuto a Levico Terme, hanno preso atto con soddisfazione che il Parlamen-to Europeo ha approvato la diret-tiva sui diritti dei pazienti relativi all’assistenza sanitaria transfronta-liera. Questa approvazione sanci-sce il diritto dei cittadini europei ad usufruire delle prestazioni sanitarie anche non ospedaliere nei vari pae-si dell’Unione Europea. In partico-lare la direttiva chiarisce i diritti dei pazienti ad ottenere, in uno stato membro diverso da quello di origi-ne, le cure e i rimborsi delle spese sanitarie. Ha voluto anche fissare principi comuni per tutti i sistemi sanitari dell’Unione e istituire un quadro per la cooperazione in set-tori come il riconoscimento delle prescrizioni mediche. Durante il dibattito è emerso che, nonostante l’iter non sia ancora concluso e con problemi di armonizzazione dei vari sistemi sanitari da affrontare, la collaborazione in campo sani-tario potrà avere per l’Europa e il processo di integrazione, la stessa importanza avuta dall’introduzione della moneta unica.

Nuova salute

Notizie

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Il Gruppo Prysmian di Milano e la Fon-dazione Bruno Kessler hanno siglato un innovativo accordo di collaborazione

per attività di ricerca e sviluppo in quattro aree strategiche di interesse: nanotecnolo-gie, fibre ottiche e sviluppo di nuovi mate-riali per la produzione di cavi energia e TLC. «Partecipo volentieri – ha detto Lorenzo Dellai, presidente della Provincia autonoma di Trento – alla firma di questo accordo di collaborazione perché è un ulteriore passo verso la costruzione di rapporti operativi tra i centri di ricerca trentini e importanti realtà del mondo delle imprese. In questo

Reti di accesso, VoIP, videoconferenza, posta elettronica

La Giunta provinciale ha approvato le linee guida per lo sviluppo della larga banda in Trentino che fissano i criteri

per un nuovo modello di sistema pubblico trentino grazie all’innovazione tecnologica. Una prima delibera individua le caratteristi-che delle “reti di accesso”, ovvero quelle che raggiungono l’utente finale comprendendo l’ultimo miglio, ma anche la concessione di contributi a Comuni, comunità ed enti pubblici strumentali per la realizzazione dell’infrastruttura. Sfruttando le potenziali-tà della fibra ottica, le reti di accesso contri-buiscono a diffondere internet sul territorio e a portare all’utente finale (sia esso citta-dino, impresa o pubblica amministrazione) un insieme di servizi che incentivino l’uso della rete. Una seconda delibera promuo-ve il processo di innovazione del sistema pubblico trentino. Un primo passo è stata la pubblicizzazione di Informatica Trentina quale società di sistema la cui governance è stata allargata agli enti pubblici territoriali e a Trentino Network, società che gestisce le reti pubbliche sul territorio. Ai soggetti pubblici che acquisiscono connettività alla

nuova rete a banda larga, Informatica Tren-tina mette a disposizione servizi quali il VoIP, la videoconferenza, la posta elettroni-ca – anche certificata, e il protocollo federa-to, al fine di eliminare lo scambio cartaceo fra amministrazioni e promuovere la condi-visione elettronica dei documenti. In que-sto processo di riordino ed indirizzo verso le iniziative di e-government e innovazione tecnologica che interessano il Sistema Pub-blico Trentino, è stato approvato il nuovo Piano degli investimenti per il Sistema In-formativo Elettronico Provinciale (S.I.E.P.), lo strumento di programmazione settoriale. Questo Piano va a costituire e sostenere il sistema informativo allargato al complesso della pubblica amministrazione del Trenti-no su tutto il territorio della provincia.

750 chIloMETRI, 740 IMPIANTI

La larga banda rappresenta per il Trentino uno strumento fondamentale per accrescere la competitività dell’intero sistema: enti pubblici, privati, imprese. In un momento di criticità come quello che stiamo vivendo, la Provincia autonoma di Trento ritiene che la produttività dell’intero sistema Trentino possa essere sostenuta da un uso strategico ed intensivo delle tecnologie informatiche. La Provincia ha investito in questa direzione con la realizzazione di una rete in fibra ottica di oltre 750 chilometri, che si estende in tutte le vallate del Trentino, e delle rete Wifi, una delle più estese reti senza fili d’Europa. La rete Wifi, con i suoi 740 impianti, garantisce una connessione veloce a internet nell’intera provincia. La morfologia del nostro territorio rende infatti onerosa, lunga e antieconomica la copertura della popolazione da parte degli operatori di telecomunicazioni. La Provincia ha pertanto assunto un ruolo fondamentale per far diventare il Trentino un’area interessante e attraente.

Info: numero verde 800 228040

Un accordo nanotecnologiconel cammino che abbiamo intrapreso. Per noi è importante la ricerca di base, ma an-che il trasferimento delle conoscenze. Sia-mo molto soddisfatti che Prysmian, leader mondiale nel suo settore, ci abbia cercato per valorizzare e mettere in campo siner-gie tra la cultura della ricerca e la cultura d’impresa». Prysmian e FBK imposteranno assieme i progetti di ricerca anche concor-dando team misti di ricercatori per l’inno-vazione nell’ambito delle nanotecnologie, fibre ottiche e sviluppo di nuovi materiali per la produzione di cavi per energia e tele-comunicazioni.

Quando la (larga) banda passò…

caso poi, trattandosi di una multinazionale, questa firma rafforza l’internazionalizzazio-ne del sistema trentino». «L’accordo – ha poi sottolineato il presidente di FBK, Andrea Zanotti – rappresenta una tappa nuova

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Notizie

L’hanno messa in piedi in meno di tre giorni, dipinta con impregnante verde, quasi a ricordare la speranza. E ora la chiesetta costruita dai trentini a Cansatessa, frazione de L’Aquila, ha conosciuto la sua consacrazione. Ha una base di otto metri per tredici e può ospitare fino a 200 persone. L’hanno chiamata “Chiesa della Risurrezione”, anche perché concepita nel giorno di Pasqua e sorta nello stesso tempo impiegato da Cristo per “ricostruire il tempio”. Ci hanno lavorato i vigili del fuoco di Strigno e Villagnedo assieme ai Nuvola, ai tecnici provinciali. «È un grande dono per la nostra comunità», ha dichiarato l’arcivescovo Giuseppe Molinari, ringraziando il presidente della Provincia autonoma di Trento Lorenzo Dellai e l’assessore provinciale Lia Beltrami. Una messa è stata officiata dall’arcivescovo di Trento Luigi Bressan che, davanti al crocifisso ligneo donato dal Comitato presepe di Scurelle, ha esortato ad essere sempre «costruttori di solidarietà e bontà».

“Iniziamo con oggi la ricostruzione”. Stefania Pezzopane, presidente della Provincia de L’Aquila ne è convinta. La firma del protocollo condiviso fra la sua amministrazione e quella della Provincia autonoma di Trento di fatto mette a disposizione le aree sulle quali potranno essere costruite le casette in legno che consentiranno ai senzatetto di lasciare le tende per una sistema-zione più decorosa. È stata questa un’occasione per dire grazie per ciò che il Trentino sta facendo per aiutare chi è stato colpito da un sisma che ancora oggi fa paura. Ma è stata anche l’occasione per annunciare il frutto di un ac-cordo perfezionato nel corso degli ultimi sopralluoghi effettuati tra Paganica, Sant'Angelo e San Demetrio per dare il via all’attività di ricostruzione. «È forte il sostegno che ci stanno dando gli enti locali – ha detto Stefania Pezzopane – e specialmente il Trentino che si è mosso fin dalla prima ora dell’emergenza. Con loro vogliamo costruire un legame forte perché, nonostante la distanza, ci accumuna il fatto di essere gente di montagna». «Abbiamo ereditato lo spi-rito della solidarietá dai nostri padri – ha commentato il presidente Loren-zo Dellai – e sappiamo quanto sia importante continuare ad esserci, anche quando i riflettori si spengono. Ci siamo impegnati a costruire almeno 100 casette in legno che speriamo di ultimare entro luglio. Vi troveranno ospitali-tà circa 600 persone. A questo sforzo si accompagna anche la disponibilità di altre espressioni della nostra comunità, dal volontariato alle organizzazioni sindacali e di categoria». Le casette prefabbricate variano da 40, a 70 fino a 100 metri quadrati. Saranno costruite con pannelli in legno e verranno into-nacate all’esterno. Non si mancherà di dedicare cura all’aspetto ambientale. Le prime 9 casette saranno allestite nella frazione di Stiffe.

I tecnici ITEA in Abruzzo hanno dimostrato fin dall’inizio una im-mediata integrazione nella macchi-na operativa della Protezione Civile trentina, proseguendo il lavoro già avviato dalla struttura nell’attività di controllo statico e di sopralluo-go nelle aree interessate dal sisma. Paganica e Navelli i paesi di desti-nazione dei 24 volontari, composti da architetti e ingegneri dei vari enti pubblici e privati trentini, tra cui ITEA S.p.A., Provincia autono-ma di Trento, Università, APSS e liberi professionisti locali. Durante la permanenza in Abruzzo si è data priorità alla verifica dell’agibilità degli edifici. In particolare, si è pro-seguito nelle operazioni di rilievo a Paganica e si è iniziata ex novo l’at-tività nel comune di Navelli. Tutte le attività sono state precedute da un corso di formazione sulla me-todologia standard da seguire nella compilazione delle schede relative ai controlli di agibilità, in modo da assicurare un’omogeneità di tratta-mento dati da parte di tutti i tecnici. La seconda missione ha visto l’af-fiancamento dei sopraccitati inter-venti con attività progettuali sulle aree destinate alla costruzione delle prime case in legno. Coordinate dalla Protezione Civile trentina, le 9 squadre hanno svolto i controlli ispettivi nelle sedi di destinazione compiendo circa un sopralluogo all’ora. Qualche squadra è stata impiegata anche come supporto tecnico ai vigili per le valutazioni di interventi di messa in sicurezza.

I trentini non stanno lavorando solo al campo Paganica 3 (decine di tende dove sono accampate circa 400 persone) ma anche al monastero S. Chiara dove le Clarisse sopravvissute al parziale crollo dell’antico edificio religioso attendono con serena gratitudine il completamento del prefabbricato in le-gno in cui onorare la clausura. Altre squadre di vigili del fuoco (al momento sono 170 tra vigili permanenti, vigili volontari, forestali, tecnici di vari ser-vizi della Provincia, NuVola, Croce rossa, psicologi, soccorso alpino) stan-no lavorando in diversi quartieri del capoluogo per operazioni di recupero, puntellamento di edifici e messa in sicurezza di strutture. Da annotare è la casetta in legno montata a Fossa da una delle ditte specializzate, con qua-lità di materiali e tecniche di costruzione tali da rendere riduttivo il nome “casette in legno”. A L’Aquila, campo di lavoro per i tecnici impegnati nei controlli statici, più che i cumuli di macerie fanno impressione le palazzine che, tuttora in piedi, in realtà hanno schiacciato sotto il loro peso metri e metri quadrati di piani terra, con brandelli di lamiere e pilastri divelti ad in-dicare quelli che un tempo erano garages. Tutto da demolire, tutto da rifare. A fianco delle tendopoli i bambini giocano al pallone. La voglia di normalità è tanta. Ma le rovine, le tute colorate della protezione civile e il timore di nuove scosse ricordano che c’è davvero ancora tanto da fare.

Inauguratala chiesettatrentina

A L’Aquila, alla presenza del mini-stro dell’interno Roberto Maroni, in occasione delle cerimonie per il 157esimo di fondazione della Polizia di Stato, Lorenzo Dellai ha incontrato il responsabile della Protezione civile nazionale, Guido Bertolaso. Gran parte dei discorsi ufficiali ha riguardato inevitabil-mente l’emergenza terremoto e la ferma volontà di procedere, anche nella fase della ricostruzione, nel rispetto di quel principio di piena collaborazione che ha finora con-traddistinto gli interventi promossi dai trentini.

Una firma per la ricostruzione

l’aiuto dei tecnici

Piena collaborazione

Dalla parte dell'Abruzzo

Il lavoro dei volontari

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Sono quattro le aree sulle quali la Protezione civile trentina sta ope-rando nella zona de L’Aquila. A Stif-fe e a San Demetrio sono previste una quarantina di casette in legno per dare una sistemazione dignitosa ad almeno 120 senza tetto. «Stiamo già intervenendo a Coppito – spiega il capo della protezione civile tren-tina, Raffaele De Col – per realiz-zare alcune soluzioni abitative per le famiglie sfollate di ufficiali della Guardia di Finanza. Con lo stesso

impegno stiamo affrontando i pro-blemi di 450 persone nel comune di Villa Sant’Angelo dove contiamo di realizzare almeno 104 casette in le-gno». Un ultimo intervento riguarda infine Colle di Maggio dove il con-tributo dei trentini è stato richiesto per realizzare degli edifici a sostegno dell’attività dell’ospedale psichiatrico della zona. In questo caso verranno installati 9 moduli abitativi che a suo tempo erano stati utilizzati per i ter-remotati di Valtopina.

Al cAMPo-TENDE

Sono continue le attività di assistenza ai civili a Paganica 3, il grande campo-tende affidato alla Provincia autonoma di Trento. Qui sono alloggiati 94 nuclei familiari che, a causa del terremoto, sono rimasti senza una casa. In questo campo base si sono alternati finora 1.050 tra donne e uomini scesi dal Trentino per dare il loro aiuto ai senzatetto: sono per la maggior parte volontari dei vigili del fuoco dei vari corpi della nostra provincia, degli Alpini (NuVola), della Croce Rossa, del Soccorso alpino, dell’Associazione psicologi per i popoli. Ci sono poi anche molti dipendenti provinciali, sia dei servizi che fanno capo alla protezione civile (antincendi, geologico, prevenzione rischi, edilizia, ripristino ambientale, viabilità, ecc.) sia del Corpo forestale. Molti sono anche i volontari “tecnici” (ingegneri, architetti, geologi).

casette in legno per quattro aree

www.vicinieconcreti.it

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La visibilità passerà anche attraverso l’esposizione dei nostri loghi all’interno dell’Allianz Arena, un gioiello capace di contenere 69.000 spettatori e che fa regi-strare sistematicamente il tutto esaurito. In Germania e in Baviera, in particolare, abbia-mo già molti amici, circa 500.000 turisti per oltre due milioni di giornate di presenza, ma ora puntiamo ad incrementare questo numero». Anche Karl-Heinz Rummenigge ha sottolineato questo aspetto. «Vogliamo adoperarci in prima persona – ha detto l’ex bomber dell’Inter – per promuovere il Trentino e le sue bellezze. Io conosco molto bene questo territorio, ne apprezzo la natu-ra, come il Lago di Garda e le Dolomiti, ma anche i prodotti come il vino ed il Trentin-grana. Inoltre, con l’arrivo di Louis van Gaal sulla nostra panchina, il vostro nome si farà largo anche in Olanda».

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Toni & Gerry

Forte di una stagione invernale da re-cord, il Trentino si appresta a salutare l’estate. Lo fa dopo aver ideato un’im-

portante campagna promo-commerciale (l’investimento è pari a due milioni di euro), che interessa Rai e Mediaset, ma anche la carta stampata e il web. Sono Gerry Scotti con il suo programma di successo Chi vuol essere milionario, Caterina Balivo con I so-gni son desideri, Filippa Lagerback con Che tempo che fa, Carlo Conti con L’eredità e i giocatori della Juventus Iaquinta, Camora-nesi, Giovinco e Manninger, testimoni della campagna televisiva che lungo tutto il mese di maggio si è impegnata nel convincere gli italiani a scegliere il Trentino per le vacanze estive.

L’iniziativa, realizzata da Trentino spa, e dell’assessore provinciale al turismo Tizia-no Mellarini, che ha condiviso le aspettative degli operatori, si inserisce nella manovra anticrisi della Provincia, supportata da un lato dai timori che la recessione eroda an-che le spese per la vacanza e dall’altro dalla consapevolezza che il turismo ha significa-tive potenzialità anticongiunturali.

A Monaco di Baviera, invece, nella sede della storica compagine calcistica – che ha in squadra, tra gli altri, il centravanti della nazionale italiana, Toni – presentazione ufficiale dell’accordo di partnership tra il Trentino ed il Bayern del presidente Franz Beckenbauer. Di fronte alla stampa italiana e tedesca l’assessore all’agricoltura, foreste, turismo e promozione e presidente di Tren-tino spa, Tiziano Mellarini, ed il presidente del consiglio di amministrazione della so-cietà biancorossa, Karl-Heinz Rummenigge, hanno firmato l’accordo triennale. Spiega

Il Trentino turistico stringe alleanze sportive e televisive

Mellarini: «Si tratta di un progetto impor-tante che interesserà tutto il territorio. In Trentino già tra qualche mese, ovvero tra la fine di luglio e l’inizio di agosto, arriveranno le squadre giovanili, sette formazioni per un totale di circa 400 atleti tra gli otto ed i di-ciotto anni. Poi, nell’estate 2010, sarà ospite del nostro territorio la prima squadra.

l'assessore Mellarini con Karl-heinz Rummenigge del Bayern Monaco.

Jerry Scotti, testimonial per il Trentino.

Notizie

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nato reparto di Nefrologia dell’Ospe-dale di Tre nto , a capi-re che, l’essere vicini a un Centro di Trapianto fortemente innova-tivo per l’epoca come quello di Innsbruck, era un’occasione da cogliere, iniziando subito un rapporto di collaborazione.

A capo del grande proget-to della Chirurgia dei Trapian-ti c’è sempre stato il professor Raimund Margreiter, artefice

quindi sottoscritto un nuovo Accordo con il Land Tirolo per assicurare il trapianto di organi e tessuti a favore dei cittadini trentini anche presso la Clini-ca universitaria di Innsbruck. Questo accordo è stato ora sostanzialmente rinnovato per altri 10 anni grazie alla comu-nione di intenti raggiunta tra le Amministrazioni trentina e tirolese.

Il primo trapianto renale fatto presso il Centro Trapianti dell’Università di Innsbruck ad una paziente trentina in tratta-mento emodialitico risale al 1 gennaio del 1978.

Fu Dante Torelli, medico venuto dall’Ospedale Niguar-da di Milano a dirigere il neo-

Il patto con Innsbruck

Cristina Andreotti Luciano Pontalti

del primo trapianto di rene nel 1974, del primo trapianto di fe-gato nel 1977, seguito nel 1979 dal primo trapianto di rene e pancreas e nel 1985 da un tra-pianto combinato di rene e fe-gato, primo in Europa. Questo chirurgo geniale, già presiden-te della Società Europea dei tra-pianti, autore di oltre 600 pub-blicazioni, è stato per i medici di Trento che si sono occupa-ti di insufficienze di rene, fega-to e pancreas, un maestro e per i pazienti un grandissimo me-dico che li ha aiutati in tempi in cui la chirurgia dei trapian-ti in Italia doveva ancora con-solidarsi.

Presso l’Ambulatorio Tra-pianto Renale, dal 1978 al 30 aprile 2009 i pazienti trentini hanno ricevuto 163 trapianti di rene, 10 trapianti combina-ti rene e pancreas, 6 trapianti combinati rene e fegato. A que-sti trapianti vanno assommati i numerosi trapianti di fegato isolato. La collaborazione con il Centro Trapianti di Innsbruck vive di contatti e si concretizza in consulti pre e post trapianto sempre in tempi rapidi e con risposte efficaci.

Se la possibilità di affidare pazienti ad Innsbruck nel 1987 aveva rappresentato un’espe-

rienza di avanguardia, la pro-secuzione della collaborazione con il Centro Trapianti di Inn-sbruck insieme con l’affermarsi dell’attività dei centri italiani di riferimento, ha permesso alla sanità del Trentino di raggiun-gere un civilissimo traguardo: a fine 2008 il 50% delle persone affette da insufficienza renale terminale venivano infatti trat-tate con il trapianto renale.

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Data da molto tempo il rapporto di collabo-razione con il Tirolo

in materia di trapianti. Ancora nel 1978, nell’ambito dell’assi-stenza ospedaliera indiretta, la Giunta provinciale assicurava un rimborso delle spese affron-tate dai cittadini trentini sotto-posti a trapianto renale presso la Clinica universitaria di Inn-sbruck. Dopo l’avvio di questa positiva esperienza pervennero numerose richieste da parte di cittadini e associazioni affinché il Servizio sanitario provinciale potesse assicurare un interven-to diretto a copertura delle spe-se sanitarie per l’esecuzione di trapianti presso la Clinica uni-versitaria di Innsbruck.

Accogliendo le istanze della popolazione la Provincia auto-noma di Trento stipulava così nel 1987 una convenzione con il Land del Tirolo per l’effet-tuazione di trapianti di rene e, in relazione a questi, anche di trapianti di pancreas e fegato. La gestione della convenzione venne allora affidata all’Unità sanitaria locale del Compren-sorio della Valle dell’Adige.

Nel 1989 l’Austria entrava a far parte dell’Unione europea e nel 1995 il Parlamento italia-no ratificava l’accordo-quadro fra Italia e Austria per la coo-perazione transfrontaliera. Il nuovo scenario e, non di meno la nuova organizzazione sani-taria provinciale intervenuta con l’istituzione dell’Azienda provinciale per i servizi sanita-ri portarono ad una revisione della convenzione in atto. Per il decennio 1999/2008 venne

Il chirurgo Raimund Margreiter e, sopra, la clinica universitaria di Innsbruck.

Un incontro con il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano e l’udienza generale dal Papa, Benedetto XVI, assieme ad alcune famiglie di donatori e ad un folto gruppo di trapiantati diventati genitori. In questo modo anche l’assessore alla salute, Ugo Rossi, ha voluto testimoniare l’adesione della Provincia autonoma di Trento alla Campagna nazionale 2009 su donazione e trapianto di organi, tessuti e cellule, promossa dal Ministero del Lavoro, della salute e delle Politiche sociali e dalle Associazioni di settore. Tra i trapiantati che hanno partecipato, infatti, anche una signora trentina, Claudia Caon di Scurelle Valsugana, a Roma con il marito Luca Cerato e con le due figlie di otto e sei anni. La manifestazione principale di quest’anno si è infatti concretizzata con un significativo raduno a Roma di genitori trapiantati e i loro figli. La delegazione era composta da 40 famiglie di trapiantati provenienti da tutte le regioni italiane e una decina di familiari di donatori rappresentativi di nord, centro, sud e isole.

Continua la collaborazione con il Centro trapianti austriaco

Salute

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il Trentino – giugno 200934

lE DoNAzIoNI DI oRGANI IN TRENTINo

Complessivamente – dal 1979, data di “inizio” della raccolta di dati sui trapianti – sono stati utilizzati in Trentino, nel periodo 1979-2007, 109 donatori (su 140 donatori complessivi segnalati), per un totale di 316 organi utilizzati. Negli anni, a partire dal 1979, si è registrato un trend di costante crescita del numero dei donatori, di pari passo con lo sviluppo delle attività di trapianto: negli ultimi 10 anni le attività di donazione e prelievo a scopo di trapianto hanno fatto registrare negli ospedali provinciali un totale di 69 donatori segnalati, dei quali 56 effettivi utilizzati. Nel 2008, dopo un periodo di leggera flessione, è stata registrata su tutto il territorio nazionale una crescita del numero dei donatori.

C’è un atto della volontà umana che non conosce soste. 24 ore al giorno,

12 mesi all’anno, dal primo gen-naio al 31 dicembre, festività in-cluse. Si tratta della donazione, del prelievo e del trapianto di organi e tessuti. Lo si può fare sempre, soprattutto alla fine del-la propria vita con organi e tes-suti. C’è sempre qualcuno che ha bisogno. Per sensibilizzare maggiormente la popolazione la prima settimana di maggio, in Italia, è stata dedicata alla donazione di organi e tessuti. In Trentino si è voluto fare di più, ampliando a tutto il mese le attività di sensibilizzazione.A maggio, quindi, dall’APSS sono partite numerose iniziative re-alizzate dal coordinamento aziendale trapianti in collabora-zione con le associazioni AIDO (Associazione italiana per la do-nazione di organi, tessuti e cel-lule) e ANED (Associazione na-zionale dializzati e trapiantati).

Ne parliamo con Maurizio Ragagni, il coordinatore tra-pianti dell’APSS.

Dottor Ragagni, quest’anno che cosa avete fatto per sensi-bilizzare i trentini alla dona-zione?Va premesso che il risultato della donazione d’organi è legato a due momenti precisi: l’informazione e la sensibilizzazione della popo-lazione; la formazione e la moti-vazione del personale sanitario.

e per raggiungere questi obiettivi cosa avete fatto?Per coinvolgere il personale sa-nitario, il coordinamento tra-

Un regalo grande grande

Stefano Bertoni pianti ha pensato di realizzare quattro serate, durante le quali proiettare film in qualche modo collegati alle problematiche della donazione, del trapianto di organi e tessuti. Ogni sera-ta è stata quindi presentata da un giornalista noto al pubblico trentino, mentre al termine del-la proiezione è seguita una bre-ve discussione.

e per sensibilizzare i cittadini?L’AIDO ha previsto di ripetere a Trento il successo che c’è stato a Rovereto con il balletto portato a teatro “Con il cuore in sospe-so”, tratto dal romanzo di Cristi-na Bono. Sempre l’AIDO ha così organizzato a Borgo Valsugana una grossa manifestazione, il 9 e il 10 maggio, per il 25esi-mo anno della sua fondazione. A queste iniziative si sono ag-giunte attività di formazione realizzate dal coordinamento trapianti dell’APSS negli Istitu-ti superiori, all’Università della terza età e alla Facoltà di socio-logia. I trentini sono noti per la loro solidarietà, come si vede in questo periodo con i terremota-ti d’Abruzzo.

Come si comportano nel cam-po della donazione?L’attività di donazione d’organi nel 2009 ha raggiunto, in pro-

iezione annuale nei primi tre mesi, i livelli migliori a livello nazionale come numero di do-natori per milione d’abitanti (superiore a 45 per milione).

e per i tessuti le percentuali sono le medesime o ci sono differenze?Va detto che l’attività di prelievo di tessuti va distinta in prelievo di cornee, multitessuto, di osso e vasi da donatori viventi, mem-brana amniotica, cordone om-belicale e cellule staminali.

e la donazione di tessuti?Anche questa va bene. Ricor-diamo che per la donazione di cornee gli ospedali che segna-lano i donatori sono quelli di Trento, Rovereto, Borgo, Cava-lese e Tione.

Per le staminali?Gli ospedali di prelievo sono attualmente quelli di Rovere-to, Arco, Cavalese, S. Camillo a Trento e, entro l’anno, si ag-giungerà probabilmente anche Cles.

C’è differenza tra l’attività di donazione e prelievo e quella di trapianto?Sì. L’attività di trapianto per i pazienti trentini si svolge in centri di riferimento in Veneto

(a Verona e Padova), in Lom-bardia (a Milano) e in Austria (a Innsbruck).

e quella di trapianto di tessuti?I trapianti di cornea vengono eseguiti a Trento e a Rovereto, mentre c’è una richiesta sempre crescente di valvole e tessuti vascolari di derivazione uma-na da parte della cardiochirur-gia e della chirurgia vascolare dell’ospedale di Trento.

l’apertura della neurochirur-gia a trento ha determinato una variazione del numero dei donatori?Sicuramente molti potenziali donatori, che precedentemen-te venivano trasferiti a Verona o a Bolzano, oggi rimangono a Trento. Con la conseguenza che c’è una maggiore identificazione di potenziali donatori. Inoltre, ricordiamo che l'Azienda Pro-vinciale per i servizi sanitari ha attivato un poliambulatorio tra-pianti per il fegato e per il rene. Attualmente sono più di 400 le persone che accedono ai servizi offerti (pazienti trapiantandi e trapiantati).

le liste d’attesa in questo set-tore come sono?Per quanto riguarda il rene, più del 40% dei pazienti che entrano in lista ogni anno vengono tra-piantati. E questo è il dato in as-soluto più positivo d’Italia. Per cuore e fegato i tempi d’attesa rimangono quelli nazionali: da 6 a 18 mesi.

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Salute

Chi dona gli organi salva una vita

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il Trentino – giugno 2009 35

Fiumi di piccole e medie dimensioni e torrenti, serrati da argini e spez-

zati da lunghe serie di briglie, pur appartenendo all’esperienza di un’esigua minoranza di pe-scatori, assicurano comunque oggi il piacevole contorno della scampagnata estiva.

Nei secoli scorsi, invece, mentre pesanti carri trainati da buoi arrancavano lungo strade sconnesse e tortuose, i torrenti e i fiumi offrivano buone vie di comunicazione e di trasporto: imbarcazioni di diversa forma e dimensione, cariche di merci e persone, discendevano e risa-livano i corsi d’acqua, portate dalla corrente, spinte dai remi o trainate da uomini e animali.

La mostra Menadàs, Zat-tieri, Barcari – Trifter, Flößer, Schiffslait, allestita fino al 5 lu-glio presso il Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina a

Zattere lungoil fiumeSan Michele, una mostra sui traffici lungo l’Adige

San Michel all’Adige, con la col-laborazione dell’Associazione Porto Fluviale di Bolzano, rievo-ca gli intensi traffici che si svol-gevano lungo il corso dell’Adige e dei suoi principali affluenti. La prima parte del percorso è dedicata alle imbarcazioni pro-tagoniste del trasporto fluviale: zattere, burchi, burchielle, bar-che di Pescantina, rascone.

Nella seconda parte il vi-sitatore discende idealmente l’Adige, da Terlano a Verona, toccando i numerosi porti si-tuati lungo il corso del fiume. Documenti originali e notevoli reperti, tra cui la preistorica pi-roga di Monticolo e il traghet-to di Cornaiano, arricchiscono l’ampio apparato iconografico.

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Info: Museo degli Usi e costumi della Gente Trentina Via E. Mach, 2 38010 San Michele all’Adige (TN) tel. 0461 650314 www.museosanmichele.it

Trento, Ponte di San lorenzo, 1910.

Territorio

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Mostra itinerante e incontri nel paesaggio del GardaIl movimento degli olivi

In un contesto climatico e ambientale unico, quale il Garda Trentino, Villino

Campi – APPA (in collabora-zione con Provincia autonoma di Trento, Rete trentina di edu-cazione ambientale, i Comuni di Arco, Riva del Garda e Na-go-Torbole nonché numerosi soggetti ed enti del territorio), propone una mostra itineran-te che indaga il profondo rap-porto che lega la coltivazione dell’olivo alla cultura della zona, mettendo a confronto la realtà locale con quella di altri Paesi, attraverso un approccio multi-disciplinare e sensoriale.

È nel Benaco trentino che l’olivo, assieme ad altre piante tipicamente mediterranee, rag-giunge il limite settentrionale di distribuzione in Europa, in una terra eccezionale dove le aspe-rità alpine sono mitigate dal-la dolcezza del lago di Garda. Qui il paesaggio è fortemente contraddistinto dall’olivo, che ricopre, rendendoli argentei, i declivi, i terrazzamenti e interi versanti di monti, come il Brio-ne, un microcosmo di piccole coltivazioni che si spandono a macchia d’olio sui declivi del-la valle glaciale del Sarca. E la storia di queste piante affonda le radici fino all’epoca romana, stando alle scoperte archeolo-giche degli ultimi anni, ovvero da circa duemila anni. Proprio la presenza di quest’albero fu, per i visitatori d’Oltralpe, un preannuncio del sud, il primo contatto con il Mediterraneo; gli olivi del Brione, quelli che ri-coprono il pendio meridionale del castello d’Arco, quelli di Va-rignano, di Laghel, di Torbole, hanno sempre attratto i nume-rosi visitatori che giungevano soprattutto dal Nord Europa.

È un equilibrio fragile, quello degli olivi secolari del Sommolago, perché il rischio maggiore per queste piante si-tuate al limite settentrionale di distribuzione è rappresentato dal gelo: dopo una gelata da 9 a 10 gradi sotto zero, sulle foglie si osservano delle necrosi mar-roni a strisce e sotto i 14 sono

Il cAlENDARIo DEGlI EVENTI

Visite guidate alla mostra, con letture– Villino Campi Riva del Garda:

3 luglio, 21 agosto – ore 11.00-12.30

Visite guidate alla mostra, con assaggio di bruschette

– Forte Superiore di Nago: 3, 20 settembre – ore 18.00-19.00

Mostra collettiva di opere di artisti localicon il Gruppo Amici dell’Arte – Villino Campi Riva del Garda:

28 agosto-20 settembre

Passeggiate nelle olivaie, con esperto naturalista– Bosco Caproni ad Arco:

19 giugno – ore 9.30-12.30– Biotopo monte Brione a Riva del Garda:

29 luglio, 26 agosto – ore 9.30-12.30– Parco delle Busatte a Nago-Torbole:

4 settembre – ore 9.30-12.30

Tour alla scoperta dell’olivo e dei prodotti della Strada del Vino e dei Sapori– dal Lago di Garda alle Dolomiti

di Brenta 31 ottobre, 7, 14, 21, 28 novembre, intera giornata

Passeggiate nell’oliveto a Limone sul Garda – tutti i giovedì, fino al 24 settembre

ore 9.00-12.00

Visite e degustazioni all’Oleificio di Limone sul Garda– dal lunedì al venerdì,

fino al 15 ottobre ore 16.00-18.00

Tutti gli ingressi e la partecipazione agli eventi sono gratuiti, eccetto dove specificato diversamente

°C sotto lo zero:congelano rami e tronco degli olivi

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Territorio

l'Olif del Bottes, l'olivo ultra secolare di Varignano d'Arco.

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ta, note botaniche e caratteri-stiche dell’olio prodotto in zona con quello di altre zone in Italia e nel mondo, tracciando anche un percorso dell’olio attraverso

DoVE E qUANDo

Villino Campi Riva del Garda (5 giugno – 28 ottobre 2009)Orario: dal 5 giugno al 13 settembre: 10.00-15.30 dal martedì al venerdì; 16.00-19.00 sabato, domenica e festivi; chiuso il lunedì e il 27 agosto. Dal 15 settembre al 28 ottobre la mostra è aperta solo dal martedì al venerdì.

Forte Superiore di Nago (28 agosto – 20 settembre 2009)Orario: 15.00-21.00 dal martedì alla domenica; lunedì chiuso

Frantoio Agraria Riva del Garda (31 ottobre – 31 dicembre 2009)Orario: 8.00-12.00 e 14.00-18.00 dal martedì al sabato; lunedì chiuso

Informazioni e prenotazioni: dal lunedì al venerdì, dalle ore 9.00 alle 12.00Villino Campi – Centro di valorizzazione scientifica del GardaAgenzia Provinciale per la Protezione dell’Ambientevia C. von Hartungen n. 4, Riva del Garda – tel. 0461 493763 - fax 0461 493764 e-mail: [email protected] – www.appa.provincia.tn.it

congelate, i rami e il tronco si congelano invece a temperatu-re inferiori a 18 gradi sotto lo zero. Ad esempio, una gelata storica in zona è stata quella del gennaio 1985, quando le temperature minime scesero a -11,5 gradi e gli olivi ne furono danneggiati, soprattutto sulle chiome. Qui, sia la formazione delle nuove foglie che la fiori-tura iniziano alcune settimane più tardi rispetto alle regioni Mediterranee: le giovani foglie crescono a partire dalla metà di aprile, la fioritura avviene a giu-gno, mentre i frutti si possono raccogliere solo a fine ottobre.

Le peculiarità degli olivi nell’Alto Garda – emerse anche dalle osservazioni fenologiche effettuate sugli olivi dell’Ar-boreto di Arco – saranno af-frontate nella mostra, curata da Fiorenza Tisi, che metterà a confronto produzione e raccol-

storia, mitologia, elementi sim-bolici, note ecologiche, arte e sacralità.

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Sopra e nella pagina a fianco, olivaie nel Basso Sarca.

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SERVIZIO VINILE, la mo-stra allestita presso l’ex Convento degli Agostinia-

ni a Trento, gioca sull’assonanza tra Civile e Vinile. Assonanza che crea un inedito spazio di espressione e di confronto tra ES.SER.CI., Esperienze Servizio Civile, e il vecchio 33 giri, appunto in vinile, con il suo carico di sugge-stione e di storia.

Il vinile è oggi, per molti, un og-getto in disuso di cui gli adulti hanno un r i cordo ,

Dal Servizio civile a quello vinile Un inedito spazio di espressione e confronto, a 33 giri

Sara Guelmi Archivio fotografico VINILE

anche vagamente nostalgico, che riporta a note care. Note che hanno accompagnato più epoche, ascoltate grazie a de-licate puntine e a impianti che ormai hanno perso il posto d’onore.

Per i collezionisti, il vinile è un oggetto di culto: significa ri-cerca amorosa, e a volte un po’ maniacale, di un LP raro o di un’edizione limitata.

Per altri è un’eco lon-tana, soppiantata da

tecnologie che compattano, in congegni sem-pre più picco-li, ogni tipo di

musica, da a s co l t a re spesso in

solitudine mi-meticamente isolati da minuscoli auricolari. Per i più giovani il vinile è or-mai storia. Storia di una musica delle generazioni pas-sate, di cui recuperare

suoni e parole nelle versio-

ni originali o reinter-pretate con ritmi nuovi. Ma è una musica im-

m a t e r i a l e , possibilmente

da scaricare da internet. Il Vinile

è cosa out. Anche il cd, pur nella sua materialità, bril-lante e iridescente alla luce, è al-tra cosa rispetto all’ingombran-te, pesante, delicato LP.

Per XX.9.12 ARCHIVIo VInIle, quest’oggetto fuori moda si è trasformato in una suggestione creativa per fondere tutte le arti. «L’intento è quello di proseguire il concetto iniziato dal movimento Fluxus nel 1961 negli Stati Uniti: arrivare, attra-verso una serie di happenings legati alla contemporaneità del-le arti totali, al superamento di ogni barriera tra la creatività e l’atteggiamento indiscriminato della nostra vita». Il progetto ha coinvolto finora più di 170 artisti di provenienza interna-zionale e si arricchisce via via di nuove contaminazioni arti-stiche aderendo alle suggestioni del Ready Made.

FoRME cIRcolARI

Lia: con Ascoltami ma ascoltiamoci «la forma circolare del disco evoca morfologicamente il globo terrestre; così la musica, il cui fine intrinseco è essere ascoltata, ricorda la voce del mondo che invoca l’attenzione dell’uomo sulle problematiche sociali e ambientali».

Elena, invece, con Un occhio al vinile rappresenta un occhio che guarda il mondo e un’epoca stravolta da continui cambiamenti. La pupilla non riesce a cogliere l’istante e rimane vuota, priva di immagini. La lacrima è segno bivalente di gioia o dolore al continuo cambiamento».

Agnese: il suo DiscoMoneyStar significa che «alla ricerca del successo troppe volte gli artisti dimenticano il vero significato della musica. I soldi, la fama e l’immagine prendono il posto delle vere emozioni che la musica può dare. Ma il vinile rappresenta qualcosa di più profondo: sensazioni e suoni che vanno al di là del chiasso della “businessmusic”. Il disco subisce una metamorfosi e diventa una stella, metafora di quella mutazione avvenuta nella musica, che rispecchia lo scenario moderno nel quale l’ottica del guadagno prevale su tutto».

Stefano: r.i.p. «è un’istallazione ispirata alla teoria sul destino dell’universo denominata Big rip (grande strappo) che prevede una continua accelerazione dell’espansione dell’Universo e alla fine, l’universo frantumato in piccole particelle. La chiave dell’opera è infatti il continuo

accelerare dell’evoluzione del mondo tecnologico che annienta tutto ciò che ha precedentemente costruito. È ciò che è successo al vinile: piccolo universo “strappato” all’esistenza dall’evoluzione tecnologica. I cocci vengono raccolti da un universo superiore che ne decide il prossimo destino: farlo divenire opera d’arte».

Giuseppe: lunaelaltro «Il mare in tempesta e la Luna al centro del cielo. Due elementi che si guardano, ogni notte, ovunque, comunque, mettendosi a disposizione di chi ha gli occhi giusti per guardare. L’opera rappresenta i due elementi naturali più citati in canzoni, poesie e opere letterarie di diverso genere che accompagnano l’uomo nei momenti di riflessione e solitudine».

Linnet: La contaminazione «L’onda sonora in espansione nell’aria (la struttura in ferro) entra in contatto con tre dischi, i cui molteplici colori rappresentano ciascuno un genere musicale: dalla contaminazione tra i generi nasce una musica più ricca e diversa, con una maggiore valenza innovativa e creativa».

Daniele: a.k.a. Papa Killa «Il Quadrifoglio è il simbolo della Crew e della Casa Discografica del Rapper “Lil’ Flip”. La G al centro vuole significare Green, colore del Quadrifoglio, e Gangsta.

L’installazione di Compact Disk sul vinile vuole sottolineare il veloce passaggio, da un punto di vista tecnologico, dal vinile al CD, fino agli odierni Mp3, Mp4 e iPod».

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Società

1. Linnet Betta 2. Stefania Simeoni 3. Silvia Bertoni 4. Mirta Boneccher 5. Lucia Abbasciano 6. Roberto Fornasier 7. G. Pietro Casisa Vianello 8. Luigi Ballarin

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Reagendo a queste sugge-stioni un gruppo di giovani im-pegnati nel Servizio Civile ha colto l’opportunità offerta dal laboratorio Servizio Vinile or-ganizzato dalla Provincia con la regia dell’artista trentina Anna-maria Gelmi.

Si tratta di ragazzi e ragazze che senza alcuna presunzione artistica, ma anzi sfidando l’inti-mo pudore ad esprimere la pro-pria creatività, hanno affidato al vinile un proprio messaggio personale e la propria voglia di comunicare per simboli.

Un percorso che li ha ac-compagnati nella scoperta di un linguaggio inusuale con gram-matiche sconosciute e vocaboli fatti di colori, segni ed oggetti.

Anche se la prospettiva ini-ziale non era certo quella si pro-durre tanti piccoli capolavori, l’esito è andato oltre le aspettati-ve. Lo spazio della creatività ha dato forma ed espressione agli infiniti modi con cui le espe-rienze quotidiane, le sensazioni più intime, il rapporto con gli altri e lo sguardo verso il futuro sono visti e sentiti dai giovani che hanno accettato la sfida con entusiasmo e voglia di “ES.SER.CI.”

DoVE E qUANDo

La mostra XX.9.12 ARCHIVIO VINILE è allestita dal 22 giugno al 4 luglio 2009 presso l’ex Convento degli Agostiniani, in vicolo San Marco 1 a Trento. Accanto agli elaborati dei giovani la mostra propone una sezione di 60 installazioni appositamente scelta da XX.9.12 ARCHIVIO VINILE.

In occasione dell’inaugurazione, lunedì 22 giugno 2009, alle ore 18.00, performance dell’artista Adolfina De Stefani in

collaborazione con artisti e giovani in Servizio Civile.

Orario: dalle ore 15 alle ore 22; domenica chiuso

Una sfida innanzitutto con se stessi, accettando il rischio di mettersi in gioco, ma soprattut-to di non subire passivamente l’omologazione o il rassicuran-te abbraccio dei luoghi comu-ni. Come afferma Ferdinando Camon l’approccio all’arte «…non è mai un’operazione indo-lore. Non è mai neutrale. Uno

scrittore, un pittore, un regista, quando comincia a lavorare su un’opera, è perché ha qualcosa da dire. Qualcosa di nuovo ri-spetto alla morale cor-rente, a tutto ciò che già c’è». Riflette-re e comuni-care attraverso

l’arte messaggi di umanità, esprimere disponibilità

di partecipazione solidale sono i fondamenta-li con i quali i giovani in

Servizio Ci-vile si sono confrontati e che hanno

voluto met-tere al centro della loro espe-rienza. Per questo, protagoni-sti consapevoli di un percorso privilegiato hanno condiviso l’idea di offrire i loro elaborati per contribuire concretamente ad un progetto di bene comune:

le opere dei giovani saran-no messe

all’asta il 29 giu-gno per sostenere

il progetto Un amico in

più per fermare l’AIDS che, attra-

verso l’Associazione Amici del Senatore Spa-

gnoli onlus, offre farmaci an-tivirali alla popolazione dello Zimbabwe.

Visitare la mostra e parte-cipare all’asta è l’invito a condi-videre un percorso di crescita personale e civico che i giovani e gli artisti di XX.9.12 ARCHI-VIO VINILE rivolgono a tutti coloro che credono che anche un piccolo contributo persona-le possa essere utile per rendere migliore il mondo.

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zie al quale i ragazzi hanno la possibilità di entrare in contatto con le pietre dipinte, con i cal-chi dei pavimenti originali e con il ricchissimo repertorio di stru-menti e di reperti.

I visitatori possono quin-di sperimentare direttamente i materiali e le tecniche di lavo-

Quando eravamo cacciatoriRiparo Dalmeri: una mostra fra natura, arte e preistoria

Stefano Neri

La mostra temporanea sulla preistoria antica del territorio, aperta a Gri-

gno fino al 27 settembre 2009 ed organizzata dal Museo Tri-dentino di Scienze Naturali in collaborazione con il Comune di Grigno, pone al centro dell’at-tenzione il sito archeologico del "Riparo Dalmeri": una realtà im-portante della preistoria trenti-na ed europea di 13 mila anni fa. Il percorso espositivo inizia con l’inquadramento del popo-lamento preistorico alpino nel quadro dell’evoluzione umana. Mediante installazioni multime-diali si procede poi con l’esplo-razione delle vicende climatiche del territorio subalpino appro-fondendo le dinamiche delle età glaciali e soffermandosi infine sul progressivo i n g r e s s o de l l e

ScUolE IN VISITA

Il programma di visita per le scuole, oltre al servizio di interpretazione dell’esposizione, offre coinvolgenti laboratori di archeologia imitativa. Tra questi ricordiamo la confezione di ornamenti (bracciali, collane, ecc.), la

lavorazione dell'osso, la cucitura delle pelli, il tiro con l'arco e il più ginnico tiro con il propulsore preistorico. Per le scuole la visita alla mostra e le attività di archeologia imitativa, della durata complessiva di tre ore circa, sono disponibili dal lunedì al sabato mattina. La visita al sito preistorico con bus-navetta può completare la giornata o può essere prenotata anche separatamente. In alternativa alla visita al sito, è possibile abbinare alla mostra

l'escursione naturalistica, condotta da un esperto, al biotopo Fontanazzo che si trova nella località Selva, a circa due chilometri da Grigno. Il biotopo comprende prati, campi coltivati, diversi corsi d’acqua e lembi di bosco lungo le

rive del Brenta, che sono la componente vegetazionale più caratteristica del Fontanazzo. La zona protetta racchiude inoltre alcune importanti sorgenti di fondovalle. Per consentire un’adeguata assistenza alla visita, per accedere ai

laboratori di archeologia imitativa e per il servizio navetta è necessaria la prenotazione presso i Servizi Educativi del Museo Tridentino di Scienze Naturali di Trento ai seguenti recapiti:

tel. 0461 228502 222916; fax 0461 270385; [email protected].

comunità umane, così come documentato dalla distribuzio-ne dei siti preistorici.

Attraverso ricostruzioni che riproducono gli ambienti di grotta il visitatore entra in contatto diretto con il patrimo-nio carsico della Valsugana, co-gliendo il significato in termini di evoluzione del territorio e del clima del Paleolitico, anche in rapporto alle ricerche scientifi-che svolte da organismi interna-zionali. Un contatto più diretto con il mondo dei cacciatori prei-storici è fornito da alcuni esem-plari di animali imbalsamati che sono stati documentati nei depositi del Riparo Dalmeri: tra quelli più caratteristici, figurano un gigantesco alce e uno stam-becco. Il “cuore” dell’esposizio-ne è costituito dalla ricostru-zione della capanna con rami e copertura di pelli, così come ipotizzata sulla base delle prove

rinvenute durante lo scavo. L’area

della capanna diviene quindi il laboratorio di archeologia imitativa, gra-

razione utilizzate dagli antichi cacciatori per realizzare varie tipologie di manufatti. L'espo-sizione dei reperti è accompa-gnata da vivaci documentazioni video sulle ricerche e sugli am-bienti circostanti il sito preisto-rico e da pannelli che aiutano l’interpretazione.

A fianco, il manifesto della mostra, Grigno Valsugana. Sotto, pietra dipinta raffigurante la figura umana. Nella pagina a fianco, in alto, simulazione delle pietre dipinte all’interno del Riparo Dalmeri. In basso, la ricostruzione della capanna nel sito archeologico. Pietra dipinta con rappresentazione di un animale.

Culture

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il Trentino – giugno 2009 41

tà della sua frequentazione, il modo con il quale erano macellati gli animali, il modo di preparare le armature per le lance e le frec-ce e come venivano utilizzati gli strumenti in selce per tagliare la carne e raschiare le pelli. Inoltre, grazie allo scavo in estensione di più di 200 metri quadrati, è stato possibi-le analizzare la distribuzione dei manufatti e interpretare l'organizzazione dello spazio abitato e le attività che vi venivano svolte. Eccezionale è la scoperta dell'“impronta” circolare di una capanna di oltre quattro metri di diametro collocata al di sotto della volta rocciosa e dei buchi per i pali utilizzati per sostenerla. Al suo interno vi erano forti concentrazioni di carboni, di resti ossei di animali e di strumenti in selce, a dimostra-

zione di attività di macella-zione. Allo stato attua-

le delle ricerche il livello più antico

della frequenta-zione umana

del riparo ha r e s t i t u i t o 265 pietre con pittu-

Si trova a 1.240 metri sul livello del mare, sul margine settentrionale dell’Alto-piano dei Sette Comuni a sbalzo sulla

Valsugana, sull’Altopiano della Marcèsina, nel Comune di Grigno. Il riparo sottoroccia venne individuato nella primavera 1990 da Giampaolo Dalmeri, ricercatore del Museo Tridentino di Scienze Naturali. La scoperta avvenne nell’ambito di una serie di ricerche su territorio nei dintorni della Grotta di Er-nesto, un vicino sito preistorico scoperto solo pochi anni prima. Già nell'autunno di quell’anno venne eseguito un primo son-daggio e furono rinvenuti i primi manufatti preistorici di epoca paleolitica (13mila anni fa). Da allora ogni anno l’archeologo Giam-paolo Dalmeri ha diretto le campagne di scavo, studiando e pubblicando i risultati delle ricerche. In quasi vent'anni di ricer-che lo scavo è stato frequentato da centi-naia di volontari, specialisti del settore e ricercatori. Oltre alla grandissima quantità di manufatti in selce scheggiata, una delle caratteristiche più esclusive del deposito ar-cheologico è dato dalla conservazione di re-perti organici quali carboni, ossa di mammiferi, minuscoli reper-ti quali le scaglie o le vertebre di pesce, ma anche da piccoli den-ti umani da latte. Ciò ha permesso di definire come veniva utilizzato l’antico riparo sottoroccia, la stagionali-

DoVE E coME

Grigno si trova nella porzione meridionale della Valsugana e può essere raggiunto con i mezzi propri o, in alternativa, utilizzando l’affascinante linea ferroviaria regionale che collega Trento a Venezia (per orari www.trenitalia.it). Una terza modalità, assolutamente raccomandabile, è quella di prevedere la visita nell'ambito di un'escursione cicloturistica sulla pista ciclabile della Valsugana (www.trentino.to/home/ruote_amiche.it).

re in ocra rossa. Si tratta di una tra le più importanti scoperte fatte negli ultimi anni, che colloca questo giacimento tra quelli di maggiore importanza tra tutti i giacimenti preistorici con testimonianze artistiche.

All’inizio le pietre furono solo intuite in quanto le pitture erano coperte da con-crezione di calcite; ora sono perfettamente osservabili grazie a delicatissimi interventi di pulizia e restauro. Vi sono raffigurazio-ni che rappresentano con verismo e preci-sione anatomica le pose di vita di animali, che sono gli stessi poi documentati come presenti nel sito. Su altre pietre sono state dipinte delle stilizzazioni geometriche, qua-drati, cerchi, linee a bande parallele e figure ramiformi. Su altre ancora sono rappresen-tate impronte di mani e figure umane. La gran parte delle pietre erano state deposte con la faccia dipinta rivolta verso il basso.

Il ritrovamento nasconde sicuramente una simbologia che oggi, purtroppo, pos-siamo solo intuire e provare ad interpreta-re. Con tutta probabilità l'area delle pietre dipinte descrive e delimita uno spazio "ri-tuale" nel quale avveniva la selezione della pietra, l'atto pittorico e la sua deposizione con la superficie decorata orientata verso il basso. Il capovolgimento e il conseguen-te occultamento dell'immagine doveva far parte integrante del rito, così come sugge-risce un piccolo segno di riconoscimento (sempre in ocra rossa) spesso presente sulla porzione esposta. Si potrebbe pensare a riti magico-religiosi legati alla fecondità umana e animale o propiziatori per il buon succes-so della caccia

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Il Riparo

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il Trentino – giugno 200942

Il ritmoper le vallidel Noce

La Scuola di Musica “Celestino Eccher” na-sce nel 1986 per volontà di alcuni insegnan-ti della Val di Non, Val di Sole e di Trento

con l’obiettivo di offrire un servizio strutturato e un pacchetto formativo che valorizzi, oltre allo studio dello strumento, la formazione musica-le e l’attività corale; in breve tempo è diventata un importante centro di formazione e didattica musicale per le valli del Noce. La scuola è oggi costituita da 14 soci lavoratori e 15 dipendenti e conta più di 450 allievi diretti, coordina i corsi di formazione rivolti ai 260 allievi dei corpi bandi-stici delle valli del Noce, collabora con gli Istituti Comprensivi delle due valli per un totale di 1000 ore annue, interviene infine nelle strutture socio-sanitarie con progetti di musicoterapia curati da personale specializzato. Il suo impegno, in ordi-ne agli orientamenti didattici provinciali, è fina-lizzato a dare una risposta concreta alle richieste dell’utenza, ad offrire un servizio aggiornato e al passo con realtà non solo provinciali, ma anche nazionali ed europee, a valorizzare la musica nel suo triplice ruolo formativo, culturale e sociale, ad offrire opportunità di fare musica a partire dalla prima infanzia fino all’età adulta, ad essere anello di congiunzione con le istituzioni pubbliche per lo studio professionale, a favorire scambi culturali con altre realtà presenti sul territorio, come pure a livello nazionale ed internazionale. Nel corso dei vent’anni di attività la scuola si è distinta nella musica corale, particolarmente con il Coro di voci bianche “C. Eccher” (nella foto), che si è distinto ottenendo nel 2008 il secondo posto assoluto e il premio speciale per la miglior esecuzione del bra-no d’obbligo al Concorso Florilège di Tours (Fran-

cia), nonché con il Coro Giovanile Femminile, che ha partecipato a diversi eventi di rilievo. In qualità di agenzia culturale promuove importanti manifestazioni, quali la Rassegna Internazionale di Cori Voci Bianche Celestino Eccher, che porta in Trentino cori italiani ed europei, favorendo lo scambio culturale nello spirito europeistico che distingue la nostra Provincia. L’ottava edizione della rassegna vedrà la partecipazione straordina-ria di Naomi Faran, direttrice di coro israeliana e coordinatrice del Ministero della Pubblica Istru-zione di Israele, oltre ad altri direttori di fama in-ternazionale. Il NonSoleJazz Festival, coordinato da Enrico Merlin, è organizzato in collaborazione con sei Comuni della Val di Non e di Sole e con l’A.P.T. della Val di Non; è parte del circuito Tren-tino Jazz, sotto l’egida della Provincia autonoma di Trento. Giunto alla sua settima edizione, ha as-sunto caratura nazionale ospitando artisti di pri-mo piano e organizzando qualificati seminari che attirano appassionati da tutto il Nord Italia.

SCUOLA DI MUSICA “CELESTInO ECChER"

SedeVia Campi Neri, 1 38023 CLESTel. 0463 424310 Fax 0463 424310 [email protected]

Altre sedi Campodenno, Denno, Fondo, Livo, Monclassico, Ossana, Rumo, Segno di Taio

CorsiCanto, Chitarra classica, Chitarra moderna/elettrica, Clarinetto, Fisarmonica, Flauto, Percussioni, Pianoforte, Saxofono, Tastiere, Violino, Violoncello

DirettriceChiara Biondani

www.scuoladimusicaeccher.itinternet

Culture

Daniele Valersi Fotoservizio: Giovanni Cavulli Archivio fotografico Scuole musicali

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SCUOLA MUSICALE DELLE GIUDICARIE

SedeVia Monsignor Perli, 238079 TIONE DI TRENTOTel. 0465 322921Fax 0465 [email protected]

Altre sediBagolino, Storo

CorsiBatteria, Canto classico e leggero, Chitarra classica, ritmica e fingerstyle, Clarinetto, Contrabbasso, Fisarmonica, Flauto, Oboe, Organo, Ottoni, Percussioni,Pianoforte, Saxofono, Tastiere, Viola, Violino, Violoncello. Ed infine, Solo...danza!

DirettorePeter Lanziner

Giudicarietra Baby la laed anziani

di artisti locali e tutte le performances realizzate dagli allievi dei vari corsi. La scuola è attiva in modo capillare con progetti specifici e individua-lizzati rivolti al sociale (Anffas, Centri Sociali An-ziani) e alle scuole (dalle materne alle superiori) attraverso i Progetti Musicalità; conferma inoltre il proprio ruolo di agenzia culturale organizzan-do rassegne musicali in tutte le stagioni (concerti dell’Orchestra Haydn, Musicomania, Incontri con la musica, Gli Organi delle Giudicarie) e amplian-do, da quest’anno, il comparto dei progetti e degli eventi con nuove iniziative: dai pomeriggi tra mu-sica e immagine, ai laboratori musicali dedicati ai piccoli, alle feste a tema per i giovani.

La volontà di offrire più punti di vista per av-vicinarsi alla musica e al campo artistico ha fatto della scuola un ambiente dove praticare l’arte e il suo potere educativo suonando, danzando e can-tando, in una dimensione di piacere oltre che di apprendimento, in cui si alimenta e si costruisce il desiderio di conoscenza, giustizia, solidarietà e bellezza per un duraturo ed equilibrato sviluppo nella società.

La Scuola Musicale delle Giudicarie nasce nel 1983 come associazione culturale; nel luglio 2008 si è trasformata in una coopera-

tiva di servizi nella cui compagine sociale trovano spazio sia i soggetti privati (genitori, allievi) sia gli Enti pubblici (Comuni). Ad oggi conta circa 850 allievi, considerando anche i corsi per le Bande e alcuni cori del territorio.

Oltre ai percorsi standard che seguono gli orientamenti didattici provinciali, la scuola pro-pone già da tempo un’offerta formativa ampia ed articolata, volta ad abbracciare una larga fascia di età attraverso proposte innovative che permetto-no di conoscere l’universo musicale in tutte le sue sfaccettature. Vi troviamo “Baby la la”, dedicato ai bambini piccolissimi (dai 6 mesi ai 3 anni), Musica con Figurenotes® – il sistema di notazione alter-nativo che permette di superare le difficoltà insite nel sistema tradizionale, consentendo sia ai bam-bini piccoli che ad allievi con bisogni speciali, di fare musica – e tutti i laboratori che gli allievi pos-sono scegliere di frequentare e che arricchiscono e completano il percorso musicale standard: Mu-sica d’Insieme, Teatro Musicale, Orchestra, Mu-sica Leggera, Musica e Movimento, Laboratorio di Fiati. Da quest’anno, inoltre, si sono aggiunte nuove sperimentazioni per rispondere sempre meglio alle richieste del territorio, come “Play Off” (corso di solo strumento per gli adolescenti) e “Solo… danza!”, percorso dedicato espressamen-te all’arte coreutica. In un’ottica di contaminazio-ne tra diverse forme artistiche fa spicco Quadri di un’esposizione, incontro interdisciplinare tra musica, danza e arti visive, che trasforma le aule della Scuola in spazi espositivi, accogliendo opere www.scuolamusicalegiudicarie.it

internet

PUNTATA DEL VIAGGIONELLE SCUOLE MUSICALI 4a

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SCUOLA MUSICALE CIvICA DI RIvA DEL GARDA

SedeVia F. Guella38066 RIVA DEL GARDATel. 0464 556774Fax 0464 [email protected]

Altre sediNago-Torbole, Tiarno di sotto, Molina di Ledro, Pieve di Ledro

CorsiBasso elettrico, Canto, Chitarra classica, Chitarra moderna/elettrica, Chitarra jazz, Clarinetto, Fisarmonica,Flauto, Ottoni, Percussioni, Pianoforte, Saxofono, Tastiere, Violino, Violoncello.

DirettoreCarlo Pedrazzoli

La Scuola Musicale Civica di Riva del Garda (ArteMusica Società Cooperativa), con 50 anni di tradizione, vanta serietà e compe-

tenza in tutti gli stili musicali (dalla musica baroc-ca al jazz e al rock) e offre la possibilità di studiare con insegnanti estremamente preparati in una sede attrezzata e confortevole. Attualmente sono 400 gli allievi, dai 3 agli 80 anni, che frequentano i corsi della scuola. Fra le tante attività e gruppi che la scuola ha avviato in questi anni, l’impegno per la coralità è estremamente importante. Quat-tro sono i cori in attività, fra questi il coro di Voci Bianche “Garda Trentino”, nato nel gennaio 2000, che già dopo pochissimi mesi dalla sua nascita si è esibito ad Arco e a Trento nella Rassegna di Cori di Voci Bianche indetta dalla Federazione Cori del Trentino e, nello stesso anno, è stato presente al benvenuto a Sua Santità il Dalai Lama, per l’inau-gurazione del Giardino della Pace di Arco. Il coro ha evidenziato le sue potenzialità riscuotendo un caloroso successo di pubblico in numerose altre occasioni di prestigio: nei concerti natalizi ad Arco, Riva del Garda, Villa Lagarina e Madonna di Campiglio (in collaborazione con Musica Riva Festival e col Maestro Mauro Maur), nel concerto di chiusura del Musica Riva Festival del 2002 sot-to la direzione del Maestro Isaac Karabtchevsky. L’attività del coro è integrata dal progetto Acca-demia Corale dei Piccoli, che mira a sviluppare le competenze musicali dei bambini per prepararli in modo consapevole ad un approccio corale.

Molto ampia è l’offerta di corsi collettivi, attra-verso i quali l’esperienza musicale viene condivisa col gruppo: Cultura musicale (approfondimento delle conoscenze in campo musicale attraverso la

storia della musica, l’analisi di partiture e la guida all’ascolto); Principi di composizione (introdu-zione a tecniche compositive, orchestrazione e arrangiamento in relazione ai vari periodi stori-ci); Coro; Musica d’insieme (fare musica piace-volmente mettendo alla prova le competenze ac-quisite nelle lezioni di strumento); Introduzione all’opera lirica; Laboratorio di vocalità lirica; La-boratorio Big Band; Guida all’ascolto; Coro gio-vanile (dalla scuola romana del ‘500 alle ballate irlandesi e americane dei nostri giorni).

La scuola offre inoltre l’opportunità di un programma personalizzato ad indirizzo profes-sionalizzante, in preparazione all’ammissione al conservatorio secondo le nuove disposizioni mi-nisteriali. Da anni la scuola collabora con l’Unione dei sei comuni della Valle di Ledro e con le ban-de locali per la formazione dei giovani bandisti. Negli ultimi anni si è rafforzata la collaborazione con la Federazione dei Corpi bandistici attraverso la gestione di corsi anche nelle sedi di Pomarolo, Ala, Lizzana e Mori.

La scuola organizza inoltre varie attività arti-stiche per conto dei Comuni dell’Alto Garda, fra le quali spiccano il Garda Jazz Festival e il Festival della Lettura di Riva del Garda.

Sul Gardatra rocke barocco

www.scuolamusicaleriva.itinternet

Culture

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SCUOLA MUSICALE “ARCO”

SedeVia Caproni Maini, 26/B 38062 ARCOTel. 0464 516681 Fax 0464 [email protected]

Altre sediCavedine, Lasino/Pergolese, Terlago, Vezzano

Corsi Canto, Chitarra classica, Chitarramoderna/elettrica, Clarinetto, Contrabbasso-Basso elettrico, Fisarmonica, Flauto, Ottoni (tromba, trombone, corno, euphonium, basso tuba, flicorno soprano), Percussioni,Pianoforte, Sassofono, Tastiere, Violino, Violoncello

DirettoreAlessio Tavernini

«Nella formazione dell’ethos la musica svolge una parte predominante, in quanto disciplina che coinvolge la

mente, il cuore, il corpo». Avendo presente questa asserzione, che risale all’antichità classica, il ruolo che la scuola musicale di Arco si assume è quel-lo di fornire a tutti i propri utenti un’istruzione musicale a tutti i livelli, che incontri le più diffe-renti aspirazioni ed esigenze culturali. La scuola cerca quindi di svolgere questo servizio superan-do difficoltà logistiche e aprendo l’attività anche a luoghi e situazioni che finora non hanno goduto di questa opportunità; si rivela perciò preziosa la collaborazione con i Comuni della Valle dei La-ghi, con le bande musicali presenti sul territorio e, non ultima, quella con la scuola dell’obbligo, in particolare con le scuole elementari.

Il personale docente della scuola, in accordo con la Provincia autonoma di Trento, è continua-mente aggiornato e preparato per poter risponde-re in modo esauriente alle diverse esigenze artisti-co-culturali dell’utenza. Chi intraprende lo studio di uno strumento viene guidato attraverso un per-corso didattico progettato per fornire le basi ne-cessarie all’apprendimento tecnico ed espressivo dello strumento, con un programma differenziato a seconda dell’età e delle richieste culturali.

Affiancano i corsi di strumento di matrice tra-dizionale numerose proposte innovative, come il corso “Musica popolare, canzoni d’autore, rock” dove lo studio della musica moderna viene affron-tato attraverso gli stili e gli autori più importanti; l’allievo, infatti, oltre all’opportunità di immer-gersi in armonie e suoni affascinanti, ha qui l’oc-casione d’imparare divertendosi, “ricostruendo”

insieme ad altri allievi brani che spaziano dai Be-atles ai Green Day. Per quanto riguarda la musica jazz la scuola inizia dalle prime basi, presentan-do i temi più belli della storia del jazz – da Louis Armstrong, George Gershwin, Duke Ellington a Charlie Parker, Thelonious Monk, Miles Davis e tanti altri – per poi aiutare a sviluppare le qualità necessarie all’improvvisazione attraverso le meto-dologie più moderne e le tecniche più importanti. Lo studio dello strumento viene affiancato dalle lezioni di armonia jazz e laboratorio jazz, attività importanti per chi vuole avvicinarsi ad una mu-sica difficile ma al contempo estremamente affa-scinante.

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Arco, jazz innovazione e tradizione

PUNTATA DEL VIAGGIONELLE SCUOLE MUSICALI 4a

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Biblioteca PREMIO ITAS A cura di Silvia Vernaccini

n “CARDO D’ORO”, DEDICATO ALLA MEMORIA DI MARIO RIGONI STERN

Christoph Ransmayr, La montagna volante, Feltrinelli, Milano, 2008, pp. 320, euro 19,50

È davvero un racconto straordinario, un’emo-zione continua dell’anima leggere l’avventu-ra di due fratelli irlandesi che affrontano il Phur-Ri, “la montagna volante”, la vetta più alta dell’Everest di cui narrano le leggende delle genti nomadi del Tibet. L’autore, l’au-striaco Ransmayr, coinvolge il lettore con un linguaggio filosofico-poetico, una composi-zione del testo insolitamente “a bandiera”, esteticamente in prosa ma fedele al contem-po ad ogni descrizione tecnica alpinistica. Lo strettissimo e intimo rapporto uomo-natura che impregna queste pagine rimanda giusta-mente a quegli stessi sentimenti che ispiraro-no i romanzi dello scomparso scrittore, Mario Rigoni Stern.

n “CARDO D’ARGENTO” PER OPERE NEL CAMPO DELL’AMBIENTE MONTANO

Antonio Bernard, La nuova guida del Catinaccio,

Mediterranee, Roma, 2008, pp. 372, euro 29,50

Il Catinaccio è uno dei gruppi dolomitici più frequentati eppure custodisce, tra le sue pa-reti, le sue guglie e le sue gole, ancora dei percorsi sconosciuti. Questa guida, realizzata dal fassano Antonio Bernard – Accademico del CAI e istruttore di alpinismo – descrive con particolare minuzia nei disegni e nei dati, sia le ascensioni “classiche” sia quelle più nascoste. Inoltre, dei tantissimi e diversi ambienti qui segnalati, non dimentica mai di trattare l'aspetto storico in aggiunta a quello naturalistico.

n Hervé Gaymard, Memoria d’autunno. Al piccolo

San Bernardo con Rigoni Stern, Liaison, Courmayer, 2008, pp. 34, euro 12

Hervé Gaymard, deputato e presidente del Consiglio Regionale della Savoia, un giorno leg-ge L’anno della vittoria di Rigoni Stern: ne rima-ne entusiasta e, dopo aver “divorato” tutti i suoi libri tradotti in francese, decide di conoscerlo di persona. In queste poche ma dense pagine, scritte proprio qualche settimana prima della morte del grande scrittore di Asiago, emerge il calore di quell’incontro, l’amicizia e la stima che subito unì i due uomini “delle nevi”.

n Goretta Traverso, La via della montagna. Un cammino possibile, Priuli & Verlucca, Scarmagno (Torino), 2008, pp. 272, euro 14,50

È la prima donna ad essere salita sugli 8000, il Gasherbrum II in Pakistan, nel 1985; è la vedo-va del grande alpinista Renato Casarotto, de-ceduto sul K2 nel 1986. Ugualmente, Goretta Traverso non vuole essere definita un’alpini-sta, perché per lei la montagna è una via per conoscere se stessi, forse solo la più ardua! Con sensibilità l’autrice racconta momenti, ri-flessioni ed episodi di alcune delle maggiori imprese vissute col marito: un intenso per-corso umano che va spesso a intrecciarsi con l’antico “spirito” dei popoli delle montagne.

n “CARDO D’ARGENTO” PER OPERE DI SAGGISTICA Dario Gasparo (a cura di), La Val Rosandra e l’ambiente circostante, Lint Editoriale, Trieste, 2008, pp. 268, euro 35

La Val Rosandra, Parco e Riser-va naturale nel Carso triestino,

è nota fin dai tempi lontani per la sua straordi-naria naturale bellezza, offerta da corrose pa-reti calcaree, da profonde grotte, da habitat particolari scelti da altrettanto particolari spe-cie animali, da rare presenze floristiche. Una ricchezza che, riconosciuta anche dalla Comu-nità europea, viene esaltata in queste pagine attraverso i contributi di riconosciuti esperti in grado di “sviscerarla” nei suoi risvolti storici, ambientali, biologici e antropici.

n SEGNALATI DALLA GIURIA Mariano Allocco,

Ex sudore populi. Appunti politici dalle Alte Terre del Piemonte, Agami, Madonna dell’Olmo (Cuneo), 2008, pp. 176, euro 15

Un contadino coi suoi due muli attraversa un vecchio ponte in pietra “imbrattato” dal-la scritta Viva la rivoluzione contadina: così la fotografia della copertina di questo singolare libro che affronta il problema della montagna come “scenario” culturalmente emarginato rispetto a quello rappresentato dalla pianu-ra. L’autore figura come primo firmatario del Patto delle Alpi Piemontesi (2006), docu-mento politico volto a ristabilire un equilibrio anche economico «tra monte e piano».

n Paolo Valente, Merano. Breve storia della città sul confine, Raetia, Bolzano, 2008, pp. 236, euro 19,90

Merano, nella sua lunga storia, è sempre sta-to un luogo di confine tra il mondo tedesco e quello italiano, punto di passaggio tra presente e futuro, tra le montagne dei ghiacciai e le ter-re mediterranee. Con passione e il supporto di minuziose ricerche lo scrittore meranese, Paolo Valente, descrive la città dalle tracce dei suoi primi abitatori nel Mesolitico all’attuale svilup-po turistico.

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Sfogliando “Il Trentino”:agricoltura nelle valli Giudicarie

Silvia Vernaccini«Voglio rimanere agricoltore – afferma il giovane Giusto indi-cando i fertili prati – perché questa è la mia terra e costi quello che costi la voglio lavorare con passione e tenacia» e la foto che riprende il ragazzo mentre indica con orgoglio la sua terra, il Bleggio, è in tal senso più che mai esplicita. Ma, riporta l’arti-colo apparso su il Trentino del maggio 1964 riferito al “dossier” Comprensorio delle Valli Giudicarie, Giusto è uno dei pochi che la pensano così, perché «i giovani continuano a ripetere di voler abbandonare le attività agricole per quelle industriali. Hanno nel sangue le delusioni dei vecchi e il miraggio che li segue ovunque è su una strada diversa (…) più promettente e facile». Anche in Trentino, infatti, nel secondo dopoguerra l’agricoltura aveva perso il suo ruolo centrale, prima esaltato nella veste del mondo rurale dal regime fascista; l’ampliarsi dei mercati e la concorrenza con i prodotti stranieri aveva spinto i Trentini a un graduale abbandono delle campagne, che da una 50% di impiegati nel settore agricolo sono così passati, oggi, ai recenti 6%. «Si ha ben voglia di ripetere che i contadini dovranno cambiare mestiere. Io sono convinto che la nostra funzione è insostituibile, qui più che altrove», sono le parole di Angelo da Cares che, seduto sul suo carro trainato da un dolce e mansueto asino, porge fiero il profilo al fotografo. Sono due “ritratti”, questi, che a livello “artistico” rivelano la modernità già allora della rivista istituzionale il Trentino, capace di comu-nicare attraverso l’uso coinvolgente dell’immagine e, a livello storico, in grado di offrire un quadro socio-economico, in que-

Nelle immagini tratte dal n. 3 de il Trentino, Angelo Salizzoni da Cares sul suo carro e il contadino Giusto Iori di Bivedo.

sto caso della società giudicariese, ben rapportabile ad altre valli trentine. Oggi l’agricoltura trentina, anche se legata anco-ra alla piccola proprietà, si mostra tecnologicamente avanzata: le coltivazioni sono varie e spaziano dai frutteti ai vigneti, dai piccoli frutti agli ortaggi. Oltre a un progressivo ampliarsi dei settori dell’agricoltura biologica e integrata – la Val di Gresta, soprannominata la “Valle degli Orti”, fu tra le prime in Italia ad adottare un’agricoltura nel rispetto dell’ambiente – importante è il crescente riconoscimento di leggi che sostengono l’agri-coltura di montagna così come le aree cosiddette “pregiate”. Ecco quindi che gli operatori economici spingono l’attenzione dell’opinione pubblica e dei consumatori verso un’agricoltura “buona, pulita e giusta”. All’agricoltura trentina, e a quella di montagna in particolare, viene riconosciuto un ruolo centrale nello sviluppo del territorio, nella coesione sociale della co-munità, nello sviluppo delle risorse paesaggistiche e turistiche oltreché, ovviamente, nella valorizzazione delle produzioni agro-alimentari.www.trentinoagricoltura.it

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Ieri

Il contadIno GIusto

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