Un mancato incontro tra Oriente e Incontri di civiltà ... · l’Oceano Pacifico e l’Oceano...

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Un mancato incontro tra Oriente e Occidente nella prima metà del XV secolo Incontri di civiltà I n queste schede abbiamo fi- nora parlato di incontri e anche di scontri tra civiltà diverse: Roma- ni e Germani, musulmani e cristia- ni, cristiani ed ebrei, musulmani ed ebrei. Troveremo ancora nella storia molti incontri che si tramuta- no in scontri. Ma qui apriamo una parentesi e parliamo invece di un incontro di civiltà mancato e di uno scontro che non ci fu, e che, se ci fosse stato, avrebbe potuto cambiare del tutto il corso della storia del mondo. Scena del no- stro racconto è la Cina, ben nota agli Europei fin dal Medioevo, tra l’altro per essere stata, nel XIII se- colo, la meta del viaggio di Marco Polo (vedi L’ora di storia, vol.2°, pagg. 36-38). È una Cina insolita: non l’immenso impero continen- tale, che siamo abituati a immagi- nare, ma l’impero meno esteso, governato allora dagli imperatori della dinastia Ming (vedi L’ora di storia, 2°vol., pagg.47-48), che nella prima metà del XV secolo percorre e domina con le sue navi l’Oceano Pacifico e l’Oceano India- no. I grandi progetti di spedizioni marittime dell’imperatore Zhu Di Fin dai primi anni del suo regno l’imperatore Zhu Di s’impegnò a costruire una flotta imponente e ad organizzare vaste spedizioni marittime, non solo di esplorazio- ne e di conquista, ma anche di scambi commerciali. Fu una scelta ideale e politica coraggiosa, per- ché era in contrasto con le idee e le convinzioni più antiche e diffu- 5 7423DER Paolucci, Signorini, L’ora di storia e-piuma - © 2005 Zanichelli editore, Bologna se, secondo le quali l’unica fonte della ricchezza economica e della stabilità politica di uno stato dove- va essere l’agricoltura, mentre l’at- tività dei mercanti, che traevano guadagno dal lavoro degli altri, era guardata con sospetto. Zhu Di in- coraggiò, al contrario, gli incontri e gli scambi di doni e di merci tra popoli diversi. «Ora – così procla- mava il decreto con il quale, nel 1403, ordinava di costruire una nuova flotta - gli abitanti dei quat- tro mari [il golfo di Chihli, il mar Giallo, il mar Cinese orientale e il mar Cinese meridionale] siano una famiglia sola. Fiorisca il com- mercio alle nostre frontiere e gli stranieri che vengono dai paesi lontani siano benvenuti fra noi». Tutte le province dell’impero furo- no coinvolte in questa impresa; per fornire il legname delle imbar- cazioni le foreste dell’interno furo- no saccheggiate. Centinaia di car- pentieri, fabbri, velai, cordai e per- fino orologiai furono trasferiti a for- za con le loro famiglie e alloggiati accanto ai cantieri di lavoro. «L’o- pera di costruzione fu eseguita in enormi bacini di carenaggio (qui la Cina anticipò la tecnologia euro- pea di centinaia di anni), che si aprivano sul corso dello Yangtze. In tal modo in soli tre anni i Cinesi costruirono all’incirca 1681 navi. L’Europa medievale non avrebbe mai potuto neanche concepire una flotta di simili proporzioni» (David Landes). La partenza Gran parte di questa flotta impo- nente, con 28 000 uomini a bordo – navi ammiraglie, navi da guerra, grandi giunche attrezzate per il tra- sporto di truppe e di cavalli, di se- te preziose e di acqua potabile – salpò nei primi mesi del 1405 dal golfo di Chihli, nel cui entroterra si trovava la capitale imperiale, Nan- chino. La partenza fu preceduta da una preghiera collettiva rivolta alla dea Tianfei e al dio dragone, per- sonificazione del mar Cinese orientale. Ancora oggi, a seicento anni di distanza, donne di pesca- tori e di marinai scendono al tem- pio di Jinghai, che ha resistito ai secoli, alle tempeste e alle trage- die della storia cinese, s’inginoc- chiano davanti alla statua della dea e bruciano incenso in suo onore. Pregano che le onde non si scate- nino contro i loro uomini in mare e non li travolgano e che le loro case non siano distrutte dai tifoni. L’alto livello scientifico e tec- nologico raggiunto dai Cinesi nel XV secolo nell’arte della navigazione e nell’arte militare A fondamento degli ambiziosi pro- getti dell’imperatore stava l’alto li- vello raggiunto dai Cinesi, ben pri- ma degli Europei, nella navigazio- Glossario Bacino di carenaggio. Il luogo, anche distante dal porto, apposi- tamente attrezzato e provvisto di paratie mobili, che possano apri- re e chiudere l’accesso all’acqua del mare, nel quale sono tirate in secco per la lavorazione le navi in costruzione o in riparazione.

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Un mancato incontro tra Oriente e Occidente nella prima metà del XV secolo Incontri di civiltà

In queste schede abbiamo fi-nora parlato di incontri e anche

di scontri tra civiltà diverse: Roma-ni e Germani, musulmani e cristia-ni, cristiani ed ebrei, musulmanied ebrei. Troveremo ancora nellastoria molti incontri che si tramuta-no in scontri. Ma qui apriamo unaparentesi e parliamo invece di unincontro di civiltà mancato e diuno scontro che non ci fu, e che,se ci fosse stato, avrebbe potutocambiare del tutto il corso dellastoria del mondo. Scena del no-stro racconto è la Cina, ben notaagli Europei fin dal Medioevo, tral’altro per essere stata, nel XIII se-colo, la meta del viaggio di MarcoPolo (vedi L’ora di storia, vol.2°,pagg. 36-38). È una Cina insolita:non l’immenso impero continen-tale, che siamo abituati a immagi-nare, ma l’impero meno esteso,governato allora dagli imperatoridella dinastia Ming (vedi L’ora distoria, 2°vol., pagg.47-48), chenella prima metà del XV secolopercorre e domina con le sue navil’Oceano Pacifico e l’Oceano India-no.

I grandi progetti di spedizionimarittime dell’imperatore Zhu DiFin dai primi anni del suo regnol’imperatore Zhu Di s’impegnò acostruire una flotta imponente ead organizzare vaste spedizionimarittime, non solo di esplorazio-ne e di conquista, ma anche discambi commerciali. Fu una sceltaideale e politica coraggiosa, per-ché era in contrasto con le idee ele convinzioni più antiche e diffu-

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se, secondo le quali l’unica fontedella ricchezza economica e dellastabilità politica di uno stato dove-va essere l’agricoltura, mentre l’at-tività dei mercanti, che traevanoguadagno dal lavoro degli altri, eraguardata con sospetto. Zhu Di in-coraggiò, al contrario, gli incontri egli scambi di doni e di merci trapopoli diversi. «Ora – così procla-mava il decreto con il quale, nel1403, ordinava di costruire unanuova flotta - gli abitanti dei quat-tro mari [il golfo di Chihli, il marGiallo, il mar Cinese orientale e ilmar Cinese meridionale] sianouna famiglia sola. Fiorisca il com-mercio alle nostre frontiere e glistranieri che vengono dai paesilontani siano benvenuti fra noi».Tutte le province dell’impero furo-no coinvolte in questa impresa;per fornire il legname delle imbar-cazioni le foreste dell’interno furo-no saccheggiate. Centinaia di car-pentieri, fabbri, velai, cordai e per-fino orologiai furono trasferiti a for-za con le loro famiglie e alloggiatiaccanto ai cantieri di lavoro. «L’o-pera di costruzione fu eseguita inenormi bacini di carenaggio (quila Cina anticipò la tecnologia euro-pea di centinaia di anni), che si

aprivano sul corso dello Yangtze.In tal modo in soli tre anni i Cinesicostruirono all’incirca 1681 navi.L’Europa medievale non avrebbemai potuto neanche concepireuna flotta di simili proporzioni»(David Landes).

La partenzaGran parte di questa flotta impo-nente, con 28000 uomini a bordo– navi ammiraglie, navi da guerra,grandi giunche attrezzate per il tra-sporto di truppe e di cavalli, di se-te preziose e di acqua potabile –salpò nei primi mesi del 1405 dalgolfo di Chihli, nel cui entroterra sitrovava la capitale imperiale, Nan-chino.

La partenza fu preceduta dauna preghiera collettiva rivolta alladea Tianfei e al dio dragone, per-sonificazione del mar Cineseorientale. Ancora oggi, a seicentoanni di distanza, donne di pesca-tori e di marinai scendono al tem-pio di Jinghai, che ha resistito aisecoli, alle tempeste e alle trage-die della storia cinese, s’inginoc-chiano davanti alla statua della deae bruciano incenso in suo onore.Pregano che le onde non si scate-nino contro i loro uomini in maree non li travolgano e che le lorocase non siano distrutte dai tifoni.

L’alto livello scientifico e tec-nologico raggiunto dai Cinesinel XV secolo nell’arte dellanavigazione e nell’arte militareA fondamento degli ambiziosi pro-getti dell’imperatore stava l’alto li-vello raggiunto dai Cinesi, ben pri-ma degli Europei, nella navigazio-

Glossario

Bacino di carenaggio. Il luogo,anche distante dal porto, apposi-tamente attrezzato e provvisto diparatie mobili, che possano apri-re e chiudere l’accesso all’acquadel mare, nel quale sono tirate insecco per la lavorazione le navi incostruzione o in riparazione.

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Incontri di civiltà

ne d’alto mare e nell’artiglieria do-tata di polvere da sparo. La mag-gior parte delle navi erano munitedi bussola, le prue erano rinforzatee rese capaci di resistere agli urticon le barriere coralline, sulle navida guerra c’erano catapulte incen-diarie e cannoni di bronzo in gra-do si sparare granate esplosive. Aguidare e a correggere la rotta del-le navi di mare in mare e di portoin porto c’erano timoni bilanciati,stive ben zavorrate e soprattuttouna già collaudata esperienza dinavigazione. Ogni nave aveva di-pinti sulla prua enormi occhi didragone, un modo simbolico dirappresentare insieme la sua po-tenza e la certezza della sua rotta.Le navi ammiraglie, chiamate «na-vi del tesoro», che ospitavano i co-mandanti e portavano i carichi piùpregiati di merci per l’esportazio-ne, avevano otto alberi, lussuosisaloni, ponti coperti forniti di ele-ganti balconate e ringhiere di ferro.Nei tesori ammassati nelle stivec’erano preziose porcellane dellemanifatture imperiali, grandi arazzi,drappi e tappeti di seta. A bordoc’erano astronomi, meteorologi,medici, farmacisti e botanici. C’era-no anche interpreti e traduttori dal-l’arabo e dal persiano, che eranoallora le lingue più diffuse nei por-ti e sui mari orientali.

Guida la flotta cinese un am-miraglio musulmanoAl comando di questa flotta impo-nente, in tutti i suoi viaggi, ci fusempre l’ammiraglio Zheng He.Era nato in una provincia perifericadell’impero cinese, da una famiglia

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musulmana. Rapito da bambinoda una banda di briganti guerrieri,era stato portato alla corte impe-riale. Divenuto paggio del principeZhu Di, ne era diventato amico econfidente e lo aveva aiutato nellalotta vittoriosa per la successioneimperiale. Grazie alla protezionedell’imperatore, dopo aver fattocarriera nell’esercito, era stato no-minato grande ammiraglio e postoa capo della flotta in procinto disalpare.

Sette grandi spedizioni navalicompiute da Oriente verso Oc-cidente Dal 1405 al 1433 la «flotta dei te-sori» compì sette grandi spedizioni,che la portarono ad esplorare ipaesi affacciati sull’Oceano India-no, il golfo Persico, l’Africa orienta-le e i confini meridionali dell’Egitto.L’ammiraglio Zheng He nel corsodelle spedizioni ebbe raramentebisogno di combattere e non sipropose mai né di invadere né di

conquistare le terre straniere nellequali approdava. Non ce n’era, delresto, nessun bisogno. Dappertut-to, dalla Corea a Calicut, dalla So-malia alla Tanzania e all’Egitto, isovrani locali facevano atti di sot-tomissione e offrivano tributi all’in-viato dell’imperatore della grandee potente Cina.

I Cinesi scambiavano i pregiati

NanchinoIMPEROMING Quanzhou

Qui NhonCHAMPA

SIAM

Kelantan

Malacca

Palembang

Surabaya

Semudera

Galle

Chittagong

Calicut

INDIA

Hormuz

PERSIA

Aden

GeddaARABIA

SOMALIA

MalindiMogadiscio

OceanoIndiano

OceanoPacificoMar

Arabico

� Le spedizioni navalidell’ammiraglio Zheng He.

� La giraffa portata in Cinadall’Africa dall’ammiraglio Zheng He.

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Incontri di civiltà

manufatti dell’artigianato cinese –le sete e le porcellane – che ave-vano a bordo con i rari prodottiche quei paesi lontani poteano of-frire alla ricca Cina. Le navi dellaflotta di Zheng He portarono in pa-tria animali esotici, come giraffe ezebre, e sostanze animali e vege-tali che potevano essere usate daimedici come farmaci. Le spedizio-ni, tuttavia, non aprirono la stradaa traffici normali e continuativi etanto meno fondarono stabili mer-cati. Si trattò quasi sempre discambi tra diseguali: doni offertidai deboli in cambio della benevo-lenza dei potenti.

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Ultimo viaggio e morte diZheng HeNel 1433, nel corso della settimae ultima spedizione, Zheng He siammalò e morì in mezzo all’Ocea-no Indiano, al largo di Calicut. Ave-va 62 anni. La cerimonia funebresi svolse secondo il rito della reli-gione islamica, nella quale Zhengera stato educato. Mentre il corpo,disposto con la testa in direzionedella Mecca e avvolto in un drap-po bianco, scivolava in mare, i mu-sulmani che erano a bordo del-l’ammiraglia ripetevano ad alta vo-ce la formula che introduce la pre-ghiera: «Allah è grande».

I cinesi non sono attratti dal-l’OccidenteNell’anno 1420, nel corso di unaspedizione, la flotta di Zheng Heera approdata sulle coste africanedi fronte al Madagascar. Questo fuil punto estremo che essa raggiun-se navigando verso Occidente. Seavessero proseguito il viaggio, i na-vigatori cinesi avrebbero compiutola circumnavigazione dell’Africasettant’anni prima del portogheseVasco de Gama [vedi L’ora di sto-ria, 2° vol., pag.60], naturalmentein senso contrario e sarebbero po-tuti giungere fin sulle coste euro-pee dell’oceano Atlantico e forseanche del Mediterraneo. Ma que-sto non accadde. Le regioni del-l’Occidente – i sovrani e i gover-nanti della Cina lo sapevano – era-no povere e raggiungerle non va-leva né la pena né la spesa.

� Una giunca atre alberidell’armata diZheng He. DaFocus, luglio 2005.

� Confronto di grandezza tra lanave ammiraglia di Zheng He euna caravella di Colombo.