un cuore grande come il mondo SANKALPA - cadelleore · 2018-02-19 · Davide, accolto da un popolo...

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un cuore grande come il mondo Dall’associazione pag. 8 l’arte Di camminare Dall’eremo pag. 4 gioia che riannoDa cà Delle ore pag. 22 Dallo sgUarDo nasce l’incontro con il monDo pag.29 libero e bambino trimestrale Dell’associazione sanKalpa onlUs anno XVi - n. 3 Dal sanscrito: il “primo giorno” (Dalla DipenDenza alla libertà) SANKALPA

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un cuore grande come il mondo

Dall’associazione

pag. 8

l’arte Di

camminare

Dall’eremo

pag. 4

gioia che

riannoDa

cà Delle ore

pag. 22

Dallo sgUarDo

nasce l’incontro

con il monDo

pag.29

libero e

bambino

trimestrale Dell’associazione sanKalpa onlUs anno XVi - n. 3

Dal sanscrito: il “primo giorno” (Dalla DipenDenza alla libertà)

SANKALPA

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eremo Di s. pietrosituato tra le verdi colline di mason Vic. tra ulivi, vi-

ti e ciliegi, è un luogo di pace e silenzio, di serenità eraccoglimento, di ricerca spirituale e meditazione. iprimi cenni della sua esistenza risalgono al 1293 edopo varie alternanze di custodia, arriva a questa or-mai semi-distrutta chiesetta, nel 1983, padre ireneoda gemona, frate francescano, che con devozioneed impegno, con l’aiuto di tanti volonterosi, ha ridatovita all’antica costruzione. nel tempo è diventato uncentro di spiritualità e di accoglienza dove si può fa-re esperienza di preghiera e raccoglimento, di incon-tri individuali e di gruppo, formazione umana espirituale, condivisione...

è il “cuore” che pulsa e nutre tutte le attività fon-date da p. ireneo e che da qui sono partite.

associazionesanKalpa

l’associazione sankalpa nasce nel giugno 2000 pressol’eremo di s. pietro a mason Vicentino con due attività:presso la comunità terapeutica “cà delle ore” di breganzee presso l’eremo di s. pietro. poi, per rispondere piena-mente ai principi fondamentali cui si ispira “l’uomo è natoper ricevere doni e diventare a sua volta dono e per risco-prire la sua essenza e impegnarsi nell’umanizzazione” leattività si sono sempre più ampliate. ad oggi siamo impe-gnati nella comunità, all’eremo, nella realizzazione com-pleta del giornale sankalpa, con aiuti verso bosnia, brasile,africa e india, nelle raccolte di generi di prima necessità,nelle raccolte fondi con mercatini, cassettine presso esercizidel territorio, adozione di progetti a distanza e sensibiliz-zazione individuale e quanto ancora troveremo sul nostrocammino.

Fraternità s. FrancescocomUnità ca’ Delle ore

ca’ delle ore cooperativa sociale gestisce l’omonima comunità terapeutica,creata nel 1984 per il recupero e la riabilitazione di persone affette da dipendenzada sostanze ed alcool. la comunità è situata sulle colline dell’alto vicentino, abreganze (Vi), in una struttura ampia ed accogliente immersa nelle prealpi venete.sono accolti sino ad un massimo di 25 utenti residenziali, mantenendo nel profilodi “piccola comunità” un rapporto tra numero di utenti e operatori basso, perfavorire un approccio il più possibile individualizzato e personalizzato. il progettoterapeutico riabilitativo sankalpa, mira alla rinascita del soggetto ad una nuova vitanella sua interezza di uomo, proponendo un approccio di ampio respiro, che trovale sue radici nella visione francescana della vita e nella psicologia transpersonalee sistemico-costruttivista. il progetto sankalpa prevede un percorso individualizzatodi psicoterapia personale e di gruppo, integrato con una serie di attività psicocor-poree, culturali e educative, anche esterne alla comunità, nonché incontri con lefamiglie, e fase per il reinserimento lavorativo e follow up dopo la dimissione.

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proseguendo il nostro cammino alla ricerca di “belle notizie”, desideriamoora soffermarci sulle “belle notizie” nelle nostre vite.

Queste, inevitabilmente, sono attraversate da momenti belli e momenti brutti,o forse diventano tali per come li guardiamo, per come li viviamo.

In mezzo alle altalenanti vicende della vita sappiamo riconoscere e apprezzarele “belle notizie” oppure vediamo sempre e solo il bicchiere mezzo vuoto? Edeventualmente, riusciamo a vedere le “brutte notizie” come occasioni propizieper trasformare noi stessi, come nuove opportunità per creare nuove e bellenotizie per noi e per gli altri?

Questo ci dovrebbe aiutare anche nel nostro rapporto con gli altri: invece diandare a caccia dei “difetti” di chi ci è vicino, invece di criticarli, giudicarli sullabase di nostri pregiudizi o presunzioni, potrebbe aiutarci a focalizzare e valorizzarele “belle notizie” che ognuno porta con sé.

Per esempio, prendendo spunto da un pensiero di un nostro collaboratoreanche noi ci chiediamo: “Come si possono trasformare le paure e le debolezzein punti di forza?”

Le “belle” e “buone” notizie della nostra vita, anche le più piccole, che cisfiorano, ci toccano, ci travolgono... vissute con intensità possono aiutarci nellaformazione di pensieri positivi che a loro volta incidono sulla nostra disposizioned’animo per affrontare al meglio le vicende della vita.

Dalla reDazione

le belle-bUone notizie

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Dall’eremo

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tempo Di gioia…

...questo tempo, sì proprio il nostro TEMPO è il tempo dove può fiorire la GIOIA

di VIVERE dando finalmente spazio a COLUI che ne è l’origine, la fonte: Dio.È chiaro che qui non sto parlando di una “gioia qualsiasi” o da confondersi con

la “felicità”, quella che si può comprare agli angoli della strada… nel seguire mode…droghe… religioni “fai da te”… ecc…

Vanità… tutto è Vanità (così recita l’autore dell’Ecclesiaste). È impressionante comesia forte il richiamo ad un ritorno alle Origini, alle Fonti… a un Nuovo Umanesimoche mette all’ordine del giorno la dimensione contemplativa nella vita… la misericordiae la compassione nelle relazioni fra le persone… il fare vero di una solidarietà… senzai fatti la fede non è fede… e questo non è più rimandabile… questo è il mio e tuo tempodi fare il passo e dare concretezza ai sogni di bellezza e bontà che un “certo Dio”, che“un certo Gesù” ha detto che è Padre di tutti, ci insegna a realizzare…

Re-impariamo ad ASCOLTARE IL CUORE e “a muovere le mani” (Papa Francesco)e sarà TEMPO DI GIOIA.

Padre Ireneo

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Dall’eremo

marta, la ragazzina di 11 anni che già la voltascorsa ci aveva regalato una pagina del suo dia-rio, ce ne ha regalato un’altra:

Gesù, le tue labbra ci hanno donato i profumi, i tuoiocchi ci hanno donato i colori, le tue orecchie la dolce mu-sica accompagnata dal meraviglioso canto degli uccellinie le tue mani ci hanno donato le carezze ma il tuo cuoreci ha donato una cosa unica l’amore e x questo io ti rin-grazio.

Grazie Gesù per l’amore perché il cibo e l’acqua non ba-stano per vivere bene.

Senza l’affetto e l’amore nessuno può vivere bene.Per questo io ti dico ancora

Grazie

Una pagina

Di Diario

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il 29 giugno scorso la chiesetta di San Pietro a MasonVicentino ha ospitato la prima edizione del Premio “Te-nacia nelle diversità”. Un pre-

mio concepito e realizzato daldirettivo dell'associazione Sankalpaper festeggiare e pubblicamente ri-conoscere le varie persone ed entiche silenziosamente nel nostro ter-ritorio contribuiscono con gratuitàe solidarietà a rendere migliore lasocietà nella quale viviamo, rega-lando del tempo e dei sogni a chicon difficoltà quotidianamente simisura con i propri limiti e i disagipersonali.

Quest'anno la scelta è cadutavicina, si è voluto segnalare ilgruppo “Acqua Amica” che fa par-te della Società Sportiva Dilettan-tistica Rari Nantes di Marostica.Si tratta di una sezione ricreati-vo-agonistica che con forza, co-stanza e sconfinata umanità daanni avvicina i ragazzi con disa-bilità alla pratica sportiva in pi-scina e alle discipline acquatiche.Attraverso un calendario di alle-namenti e di gare coinvolge e mo-tiva persone in difficoltàaiutandole a valorizzare la propria individualità. In questoprogetto le famiglie sono parte integrante e imprescin-dibile e la rete che negli anni si è via via costruita e raf-

forzata è l'esempio di come l'iniziativa dettata da necessitàpossa divenire riferimento sociale importante in auto-

nomia e con il supporto eventualedi comuni e fondazioni.

Sul chiudere della giornata, conil sole che filtrava tenue dalle vetratedella chiesa, Padre Ireneo ha cele-brato una Messa augurale, in coin-cidenza della solennità dei SS.Pietro e Paolo, così diversi tra loroe a modo loro così tenaci nel loroimpegno, complementari come do-vrebbe essere il respiro di una so-cietà che pur procedendo a velocitàdiverse si fa carico di portare tutti,nessuno escluso, verso un progettocomune di inclusione. A uno a unogli atleti e i dirigenti hanno ricevutoalla fine della celebrazione un ri-conoscimento da parte dell'asso-ciazione Sankalpa, felice di averpotuto dare merito a una realtà cheassieme a molte altre, poco visibilima indispensabili, ogni giorno con-corre a fare migliore il mondo cheabitiamo.

Un arrivederci all'anno prossimo,speranzosi di veder crescere pro-getti e iniziative che meritano di es-

sere segnalate e premiate.

Giacomo Rosa

Umanità, Forza e costanza

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Quella che noi soci di Sankalpa abbiamo vissuto do-menica 28 agosto non è stata soltanto una visita ailuoghi che per quasi trent'anni hanno abbracciato

e si sono nutriti della presenza di Padre David Maria Turoldo,ma un immersione nel piccolo mondo valligiano che il pre-cursore, riformista e sacerdote friulano scelse come suo covo.Avversato, criticato e screditato dalla Chiesa intorpidita easfittica degli anni sessanta, venne invitato a rianimare questiluoghi intrisi di preghiera e di sospiri millenari dal vescovodi Bergamo mons. Gaddi, e qui poté finalmente respirare.Non venne riabilitato ma poté finalmente sposare un luogogeografico con un suo luogo dello Spirito, vivendo la di-mensione di priore di un'abbazia tra le più antiche della pe-nisola, dalla quale cavò linfa da donare ai suoi giorni dibattaglia e di ricerca e a cui donò anima, attraverso quel fittotraffico di vite che giungevano a Sant'Egidio per un conforto,una predica o per mezz'ora di semplice riposo della mente.

L'abbazia rettoria di sant'Egidio in Fontanella al Monte,poco distante da Bergamo, è accoccolata al sommo di unastretta valletta che porta al monte Canto, ultimo avampostodelle Prealpi orobiche prima della sconfinata pianura padanache galoppa fino alle coste tirreniche e ai primi cumuli ap-penninici della Liguria.

Sta giusto alle spalle della cittadina di Sotto il Monte, chediede i natali a papa Giovanni XIII, per secoli periferia ruraledella Repubblica di Venezia, che qui seppe essere un po'meno Serenissima con il contado di Terra Ferma.

Accoccolata, in effetti, è aggettivo troppo delicato per espri-mere l'asprezza di questi pendii, la coriacea robustezza dipiante e arbusti, la quadratura delle massicciate che solcanoil limite di proprietà parcellizzate e frazionate oltre ognisenso di logica e di utilità, antitesi assoluta delle sonnolentebaronie inerti del mezzogiorno d'Italia, fin troppo vaste perpoter essere amministrate. Qui sta il vero profondo nord,chi ci è passato lo sa. Ma qui insolitamente è sorto un angolodi raro garbo e accoglienza. L'ordine e la pulizia degli ultimianni e la sacralità plurisecolare di questo luogo hanno fattoil resto. Lascia perplessi come Turoldo, globetrotter forzato,costretto dalle gerarchie a un dilaniante pellegrinaggio dellafede, volutamente effimero affinché non mettesse radici epotesse seminare nuovo pensiero, nuova sensibilità, dellavera ecumene, abbia attecchito qui, fiorendo dal 1964 al1992, anno della sua morte.

Eppure qui è splendidamente germogliata l'arte di padreDavide, accolto da un popolo nerboruto e volitivo. Turoldoera uomo luminoso, figlio legittimo del suo nord, profetico

come i grandi evangelizzatori del nord europa. Filosofia ecuore. Le ombrosità, la laboriosità, la concretezza, la dolcezzanascosta da uno strato di ruvidezza, posta lì un po' per edu-cazione e un po' per darsi del tempo per capire. La sua mis-sione ha i connotati di una disarmante limpidezza: L'amoreper gli ultimi e per chi non ha diritti o li vede calpestati quo-tidianamente. Il coraggio di denuncia, il disinteresse per lepiccinerie di sacrestia.

Occhio intelligente e disincantato ma innamorato dellaverità a tal punto da non concedergli di retrocedere neppuredi un passo, nemmeno quando il farlo avrebbe significatoalleggerirsi da angherie e concedersi un benefico, vitale re-spiro. La facciata piana dell’abbazia romanica, edificata conblocchi di arenaria grigia di Mapello, contiene l'idea di chiesacome puro luogo di preghiera. Casa nella quale entrare conil proprio fardello di dolori, lamentazioni, speranze e gioie.Identità architettonica che con il fiorire del gotico è andatasmarrita. La cattedrale e il duomo sono divenuti più tardiluoghi di celebrazione, di contemplazione e spesso di osten-tazione. Un vero peccato perché l'abbazia di Sant'Egidio èun connubio di bellezza e fede non facile a trovarsi.

La messa delle 10 e mezza, celebrata proprio lì, da don At-tilio, attuale rettore vescovile dell'abbazia, è quanto di piùsuggestivo si potesse sperare. Il vigore risoluto ma cortesedel celebrante e la mistica alternanza dei capitelli romanici,non uno uguale all'altro, di questa massiccia ma affascinantechiesa hanno dato a noi tutti la vera sensazione di essere deifortunati. Tra quei banchi e il pulpito a coro, semplice e spo-glio, aleggiava il piacere di ascoltare la Parola, ed è apparsochiaro il senso di presenziare a un convivio e non a unosterile rituale ingolfato dall'abitudine. È stata la cosa a mioparere più intensa di tutta la giornata, ancor più della toccantevisita al piccolo cimitero di Fontanella dove sono sepolti Tu-roldo e monsignor Capovilla, il mite cardinale padovano,memoria storica del papa Buono, a cui si è avvicinato spi-ritualmente nei suoi ultimi anni di vita più che centenaria.

Per completezza ci sarebbe da aggiungere la visita, fattanel pomeriggio, alla casa natale di papa Roncalli proprio lìa due passi dall'abbazia che sorge nel comune di Sotto ilMonte Giovanni XXIII, ma dopo il pieno di senso mattutino,posso dire garbatamente che nulla ha aggiunto. Anche ilrientro è parso leggero, quasi giungesse a completamentodi un viaggio sì attraverso luoghi, ma al contempo attraversopersone che hanno dato senso a quei luoghi.

Giacomo Rosa

Dall’eremo

Una presenza ViVa

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Dall’associazione

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notizie…

Dal 10 al 13 giugno u. s. si è svolto il pellegrinaggio ad Assisi,per il Giubileo della Misericor-dia, a cui hanno partecipatosoci ed amici dell’AssociazioneSankalpa. Sono state giornateintense e ricche di respiro toc-cando i luoghi simbolo del-l’umanesimo francescano contanti spunti di riflessione perpoter essere veri uomini e veredonne nel mondo contempo-raneo.

Il 2 agosto scorso all’Eremo di S. Pietroè stato celebrato il “Perdonod’Assisi”. Questa volta, dopoil viaggio appena effettuatoad Assisi e all’interno dell’an-no giubilare della Misericor-dia, è stato vissuto con unaspiritualità ed un significatopiù intenso e profondo.

In questi mesi fra Memo, il nostro puntodi riferimento della Missione di Cumura,in Guinea Bissau, è in Italia, tra noi, al suopaese Isola Vicentina, per un periodo di ri-poso. È già venuto a trovarci alcune volte,ma tra ottobre-novembre sarà con noi unpomeriggio intero per testimoniare ed illu-strarci le attività, le difficoltà, la vita dellasua Missione.Ad Ottobre, presso l’Eremo di S.

Pietro, riprenderanno i corsi diMeditazione, il mercoledìsera per i nuovi parteci-panti ed il venerdì per chiha già fatto altri corsi. Laserata di presentazione sisvolgerà all'Eremo venerdì14 ottobre ore 20.00.

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Dall’associazione

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Un ringraziamento particolare atutti i soci - volontari che in modo si-lenzioso, gratuito, costante ed attentodonano il loro tempo nelle varie attivitàproposte dall’Associazione Sankalpa afavore di chi è in situazioni di necessità.Le attività sono varie e diversificate traloro ed impegnano in modi e tempi di-versi, ma facendo un conteggio som-mario e per difetto delle varie oreimpiegate per il loro svolgimento, sonoemerse cifre da capogiro: 25.750 nel-l’arco dell’anno, queste solo per i mo-menti visibili e quantificabili. C’è poiuna buona parte di laboriosità invisibileed incalcolabile ma altrettanto impor-tante ed apprezzata. Il ringraziamentova anche per le modalità con cui ven-gono portate avanti le attività secondolo spirito Sankalpa. Raul Follereau diceva “La caritàè una presenza. Bisogna non solo dare, ma darsi” e noidi Sankalpa cerchiamo di impegnarci a fondo, qua-lunque sia l’attività richiesta.

Venerdì 19 agosto si è svoltopresso l’Eremo di S. Valentinoa Salcedo un incontro di pre-ghiera secondo lo stile dellacomunità di Taizè col tema“Taizè Oasi per l’anima”.

Il 3 ottobre, a Salcedo si svolgerà il “Transito diS. Francesco”. Per gli orari seguire gli avvisi espostiall’Eremo, sul sito dell’Associazione Sankalpa e dellaparrocchia di Salcedo (www.parrocchiasalcedo.it)

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Dall’associazione

su internet, dove tutti scrivono, si rispondono, con-trobattono, dove ognuno proclama la sua verità, doveognuno si sente in diritto di poter criticare e giudicare

tutto e tutti, dove ognuno si sente un dio perché ha il suomomento di notorietà, per caso mi sono trovata a leggerequesta frase: “Cercare il bello nelle piccole cose è una noia(veramente era usata un’altra parola), una litania per ras-segnati”.

Invece noi di Sankalpa, imperterriti, continuiamo a guar-dare tutto il bello e il buono che la vita ogni giorno ci regala,anche con le sue piccole cose. È vero che c’è anche il male,il brutto, la cattiveria… basta accendere la TV, leggere ungiornale, guardarsi intorno, se ne sentono di tutti i colori.Ci si mette poi anche la natura con le sue potenti forze adaggiungere dolori, morti e distruzione (pensiamo al ter-remoto che ultimamente ha colpito il centro Italia).

Ma cosa ricaviamo a insistere sempre e solo sulle bruttenotizie? Che diventiamo pessimisti, diffidenti, paurosi, la-mentosi, individualisti…, insomma il male contamina an-che la nostra mente condizionando il nostro pensiero e lenostre azioni, cioè il nostro modo di essere e di agire, quindisi allarga e si diffonde sempre più.

Basta vedere come siamo sempre pronti a lamentarci diogni cosa, puntando sempre il dito contro chiunque.

A volte siamo direttamente interessati e travolti da di-spiaceri, difficoltà varie, soprusi, ingiustizie… e cadiamoin momenti e periodi di scoramento e abbattimento, mase non reagiamo mettendoci in cammino alla ricerca disoluzioni, se sono possibili, o di modalità giuste di acco-glienza di ciò che c’è, quando altro non si può fare, si rischiadi cadere in un baratro di depressione e disperazione chenon aiuta affatto.

So bene che quando capitano dispiaceri e difficoltà è dif-ficile anche “ragionare”, ci sono passata, io mi sono fermatae messa in cammino alla ricerca di soluzioni possibili. Hotrovato quello che non cercavo (e che non sapevo nemmenopossibile) che mi ha aiutato a risolvere le difficoltà del mo-mento ed ogni volta che mi capita qualcosa cerco sempredi guardare le opportunità nelle difficoltà, il significato diquell’avvenimento, il bicchiere mezzo pieno tenendo peròanche l’attenzione alla bottiglia intera, cioè alla fonte, allasorgente, a Dio che tutto può, tutto sa, tutto sistema con lesue modalità.

Nei momenti difficili vengono tutte le paure, i dubbi, leincertezze sul nostro essere ed il nostro operare, un po’come Giovanni il Battista che, in carcere, manda a chiederea Gesù: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo attendereun altro?” (Mt. 11,2-11).

Nonostante avesse visto e sentito tanti avvenimenti operatida Gesù, è assalito da dubbi e pone una domanda moltoseria, ma solo rivolgendosi a Lui può avere le conferme ele risposte a quello che cerca.

Così noi, fermandoci possiamo intravvedere l’operato diDio nella nostra vita e mettendoci in cammino ricercarele risposte che ancora attendiamo.

Non lasciamoci sopraffare dalle avversità, non rimaniamonella sofferenza, nell’isolamento, nell’angoscia, nelle in-soddisfazioni.

Apriamo i nostri occhi, le nostre orecchie, il nostro cuorea Lui, non attendiamo sempre un “altro” come lo vogliamonoi, ma riconosciamo Lui nella nostra quotidianità, Luicome è veramente ed accogliamo serenamente Colui chedona senso e bellezza alla creazione, al mondo intero, allaVita!

sei tU colUi che DeVe Venire…?

di armida galasso

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Dall’associazione

sabato 3 settembre in piazza S. Pietro si è svolto ilGIUBILEO DEGLI OPERATORI DI MISERI-CORDIA proprio alla vigilia della canonizzazione

di Madre Tersa di Calcutta.Le due cose sono strettamente collegate, infatti alla ca-

nonizzazione, Papa Francesco ha sollecitato: “Abbiamoascoltato nel Vangelo che: «una folla numerosa andavacon Gesù» (Lc 14,25). Oggi quella “folla numerosa” è rap-presentata dal vasto mondo del volontariato, qui convenutoin occasione del Giubileo della Misericordia. Voi sietequella folla che segue il Maestro e che rende visibile il suoamore concreto per ogni persona. Vi ripeto le parole del-l’apostolo Paolo: «La tua carità è stata per me motivo digrande gioia e consolazione, poiché il cuore dei credenti èstato confortato per opera tua» (Fm 7). Quanti cuori i vo-

lontari confortano! Quante mani sostengono; quante la-crime asciugano; quanto amore è riversato nel servizionascosto, umile e disinteressato! …… La sequela di Gesùè un impegno serio e al tempo stesso gioioso; richiede ra-dicalità e coraggio per riconoscere il Maestro divino nelpiù povero e scartato della vita e mettersi al suo servizio.Per questo, i volontari che servono gli ultimi e i bisognosiper amore di Gesù non si aspettano alcun ringraziamentoe nessuna gratifica, ma rinunciano a tutto questo perchéhanno scoperto il vero amore.

Ed ha concluso, nell’Angelus, affidando il mondo delvolontariato a Madre Teresa, per averla anche come esem-pio di operosità umile, silenziosa e determinata e oran-te.

continua a pag. 12

giUbileo operatori

Di misericorDia

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Dall’associazione

L’InnO ALL’AMORE - S. PAOLO -PRIMA LETTERA AI CORInzI 13,1

Ora vi insegno qual è la via migliore:Se parlo le lingue degli uomini e anche quelle degli angeli,ma non ho amore,sono un metallo che rimbomba,uno strumento che suona a vuoto.Se ho il dono di essere profetae di conoscere tutti i misteri,se possiedo tutta la scienzae ho tanta fede da smuovere i monti,ma non ho amore,io non sono niente.Se do ai poveri tutti i miei averi,se offro il mio corpo alle fiamme,ma non ho amore,non mi serve a nulla.Chi ama è paziente e generoso.Chi ama non è invidiosonon si vantanon si gonfia di orgoglio.Chi ama è rispettosonon cerca il proprio interessenon cede alla colleradimentica i torti.Chi ama non gode dell’ingiustiziala verità è la sua gioia.chi ama è sempre comprensivo,sempre fiducioso,sempre paziente,sempre aperto alla speranza.L’amore non tramonta mai:cesserà il dono delle lingue,la profezia passerà,finirà il dono della scienza.La scienza è imperfetta,

la profezia è limitata,ma quando verrà ciò che è perfetto,esse svaniranno.Quando ero bambinoparlavo da bambino,come un bambinopensavo e ragionavo.Da quando sono un uomoho smesso di agire così.Ora la nostra visione è confusa,come in un antico specchio;ma un giorno saremo a faccia a facciadinanzi a Dio.Ora lo conosco solo in parte,ma un giorno lo conoscerò pienamentecome lui conosce me.Ora ci sono tre cose che non svaniranno:fede, speranza, amore.Ma più grande di tutte è l’amore.

Riportiamo per intero ilDISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO

3 settembre 2016Abbiamo ascoltato l’inno all’amore che l’Apostolo Paolo

scrisse per la comunità di Corinto, e che costituisce unadelle pagine più belle e più impegnative per la testimo-nianza della nostra fede (cfr 1 Cor 13,1-13). Quante voltesan Paolo ha parlato dell’amore e della fede nei suoi scritti;eppure in questo testo ci viene offerto qualcosa di stra-ordinariamente grande e originale. Egli afferma che, adifferenza della fede e della speranza, l’amore «non avràmai fine» (v. 8): è per sempre. Questo insegnamento deveessere per noi di una certezza incrollabile; l’amore di Dionon verrà mai meno nella nostra vita e nella storia delmondo. È un amore che rimane sempre giovane, attivo,

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Dall’associazione

dinamico e attrae a sé in maniera incomparabile. È unamore fedele che non tradisce, nonostante le nostrecontraddizioni. È un amore fecondo che genera e vaoltre ogni nostra pigrizia. Di questo amore noi tutti sia-mo testimoni. L’amore di Dio, infatti, ci viene incontro;è come un fiume in piena che ci travolge senza peròsopprimerci; anzi, al contrario, è condizione di vita:«Se non ho l’amore non sono nulla» - dice san Paolo(v. 2). Più ci lasciamo coinvolgere da questo amore epiù la nostra vita si rigenera. Dovremmo veramentedire con tutta la nostra forza: sono amato, perciò esisto!L’amore di cui parla l’Apostolo non è qualcosa di astrattoe di vago; al contrario, è un amore che si vede, si toccae si sperimenta in prima persona. La forma più grandeed espressiva di questo amore è Gesù. Tutta la sua per-sona e la sua vita non è altro che la manifestazione con-creta dell’amore del Padre, fino a giungere al momentoculminante: «Dio dimostra il suo amore verso di noinel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristoè morto per noi» (Rm 5,8). Questo è amore! Non sonoparole, è amore. Dal Calvario, dove la sofferenza delFiglio di Dio raggiunge il suo culmine, scaturisce lasorgente dell’amore che cancella ogni peccato e chetutto ricrea in una vita nuova. Portiamo con noi sempre,in maniera indelebile, questa certezza della fede: Cristo«mi ha amato e ha consegnato sé stesso per me» (Gal2,20). Questa è la grande certezza: Cristo mi ha amato,e ha consegnato sé stesso per me, per te, per te, per te,per tutti, per ognuno di noi! Niente e nessuno potràmai separarci dall’amore di Dio (cfr Rm 8,35-39). L’amo-re, dunque, è l’espressione massima di tutta la vita e cipermette di esistere!

Davanti a questo contenuto così essenziale della fede,la Chiesa non potrebbe mai permettersi di agire comefecero il sacerdote e il levita nei confronti dell’uomolasciato mezzo morto per terra (cfr Lc 10,25-36). Nonsi può distogliere lo sguardo e voltarsi dall’altra parteper non vedere le tante forme di povertà che chiedonomisericordia. E questo voltarsi dall’altra parte per nonvedere la fame, le malattie, le persone sfruttate…, questoè un peccato grave! È anche un peccato moderno, è unpeccato di oggi! Noi cristiani non possiamo permetterciquesto. Non sarebbe degno della Chiesa né di un cri-stiano “passare oltre” e supporre di avere la coscienzaa posto solo perché abbiamo pregato o perché sono an-dato a Messa la domenica. No. Il Calvario è sempre at-tuale; non è affatto scomparso né rimane un bel dipintonelle nostre chiese. Quel vertice di com-passione, dacui scaturisce l’amore di Dio nei confronti della miseriaumana, parla ancora ai nostri giorni e spinge a daresempre nuovi segni di misericordia. Non mi stancheròmai di dire che la misericordia di Dio non è una bellaidea, ma un’azione concreta. Non c’è misericordia senzaconcretezza. La misericordia non è un fare il bene “dipassaggio”, è coinvolgersi lì dove c’è il male, dove c’è lamalattia, dove c’è la fame, dove ci sono tanti sfruttamentiumani. E anche la misericordia umana non diventa tale– cioè umana e misericordia – fino a quando non ha

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raggiunto la sua concretezza nell’agire quotidiano. L’am-monimento dell’apostolo Giovanni rimane sempre valido:«Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma coifatti e nella verità» (1 Gv 3,18). La verità della miseri-cordia, infatti, si riscontra nei nostri gesti quotidiani cherendono visibile l’agire di Dio in mezzo a noi. Fratelli esorelle, voi qui rappresentate il grande e variegato mondodel volontariato. Tra le realtà più preziose della Chiesaci siete proprio voi che ogni giorno, spesso nel silenzioe nel nascondimento, date forma e visibilità alla miseri-cordia. Voi siete artigiani di misericordia: con le vostremani, con i vostri occhi, con il vostro ascolto, con lavostra vicinanza, con le vostre carezze… artigiani! Voiesprimete il desiderio tra i più belli nel cuore dell’uomo,quello di far sentire amata una persona che soffre. Nellediverse condizioni del bisogno e delle necessità di tantepersone, la vostra presenza è la mano tesa di Cristo cheraggiunge tutti. Voi siete la mano tesa di Cristo: avetepensato questo? La credibilità della Chiesa passa in ma-niera convincente anche attraverso il vostro servizioverso i bambini abbandonati, gli ammalati, i poveri senzacibo e lavoro, gli anziani, i senzatetto, i prigionieri, i pro-fughi e gli immigrati, quanti sono colpiti dalle calamitànaturali… Insomma, dovunque c’è una richiesta di aiuto,là giunge la vostra attiva e disinteressata testimonianza.Voi rendete visibile la legge di Cristo, quella di portaregli uni i pesi degli altri (cfr Gal 6,2; Gv 13,34). Cari fratellie sorelle, voi toccate la carne di Cristo con le vostre mani:non dimenticatevi di questo. Voi toccate la carne di Cristocon le vostre mani. Siate sempre pronti nella solidarietà,forti nella vicinanza, solerti nel suscitare la gioia e con-vincenti nella consolazione. Il mondo ha bisogno di segniconcreti di solidarietà, soprattutto davanti alla tentazionedell’indifferenza, e richiede persone capaci di contrastarecon la loro vita l’individualismo, il pensare solo a sé stessie disinteressarsi dei fratelli nel bisogno. Siate semprecontenti e pieni di gioia per il vostro servizio, ma non

fatene mai un motivo di presunzione che porta a sentirsimigliori degli altri. Invece, la vostra opera di misericordiasia umile ed eloquente prolungamento di Gesù Cristoche continua a chinarsi e a prendersi cura di chi soffre.L’amore, infatti, «edifica» (1 Cor 8,1) e giorno dopo giornopermette alle nostre comunità di essere segno della co-munione fraterna.

E parlate al Signore di queste cose. Chiamatelo. Fatecome ha fatto Sister Preyma, come ci ha raccontato lasuora: ha bussato alla porta del tabernacolo. Così corag-giosa! Il Signore ci ascolta: chiamatelo! Signore, guardaquesto… Guarda tanta povertà, tanta indifferenza, tantoguardare dall’altra parte: “Questo a me non tocca, a menon importa”. Parlatene con il Signore: “Signore, perché?Signore, perché? Perché io sono tanto debole e Tu mi haichiamato a fare questo servizio? Aiutami, e dammi forza,e dammi umiltà”. Il nocciolo della misericordia è questodialogo con il cuore misericordioso di Gesù.

Domani, avremo la gioia di vedere Madre Teresa pro-clamata santa. Lo merita! Questa testimonianza di mi-sericordia dei nostri tempi si aggiunge alla innumerevoleschiera di uomini e donne che hanno reso visibile conla loro santità l’amore di Cristo. Imitiamo anche noi illoro esempio, e chiediamo di essere umili strumenti nellemani di Dio per alleviare la sofferenza del mondo e do-nare la gioia e la speranza della risurrezione. Grazie.

E prima di darvi la benedizione, vi invito tutti a pregarein silenzio per tante, tante persone che soffrono; pertanta sofferenza, per tanti che vivono scartati dalla società.Pregare pure per tanti volontari come voi, che vanno in-contro alla carne di Cristo per toccarla, curarla, sentirlavicina. E pregare pure per tanti, tanti che davanti a tantamiseria guardano da un’altra parte e nel cuore sentonouna voce che dice loro: “A me non tocca, a me non im-porta”. Preghiamo in silenzio.

[silenzio]

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Dall’associazione

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ciao a tutti, mi chiamo Alberto e faccio parte delgruppo pacchi dell’Associazione da circa un annoe mezzo. Lo scopo principale è dare un aiuto a

circa un centinaio di famiglie in difficoltà economica, do-nando generi di prima necessità (alimentari, di pulizia eun mercatino di abbigliamento). Il gruppo è parte di unacatena formata da più gruppi, possiamo dire che si co-mincia con il gruppo raccolta, dove appunto si raccolgonoi beni che vengono donati dalle persone all’uscita dai su-permercati, successivamente il gruppo smistamento lisuddivide, li controlla e li ripone a magazzino. Il nostroinvece si occupa di prelevarli dal magazzino seguendo leindicazioni delle liste di prelievo per ogni famiglia (inbase al nucleo familiare), inscatolarli e riporli in scaffali.Il primo mercoledì di ogni mese consegniamo questi pac-chi alle famiglie. Un ulteriore aiuto alla raccolta dei beniarriva dal Banco Alimentare di Verona, dove con il furgoneandiamo a prendere un paio di bancali di merce, la sud-dividiamo e la consegniamo. Questa è l’attività pratica.

Nella semplicità di fare questecose però si racchiude un signi-ficato più profondo. Devo am-mettere che ho iniziato questapartecipazione con scopi un po’egoistici, dopo un periodo di cri-si personale sentivo il bisognodi fare qualcosa per gli altri perstare bene me stesso, per cercareun senso nel vivere quotidianoche sentivo mi stava scivolandovia. Ho trovato un aiuto aiutando nell’attività. La cosa piùbella è proprio sentirsi parte di un gruppo, non più isolatoa me stesso, ma assieme a persone che condividono e cre-dono in idee comuni. Con il tempo, a mente aperta (piùo meno), ecco che ritorno a imparare a vivere, dove il cre-dere in sani princìpi che accomunano le persone del grup-po mi insegna a superare i pregiudizi che avevo versol’esteriorità delle persone. Ecco come il gruppo diventauna scuola di vita, ci sono persone diverse che vanno evengono e altre che rimangono, ci sono quelle più intro-verse e quelle più estroverse, quelle serie e quelle scherzose,quelle più orgogliose e quelle più umili. Però tengo contoche questo obiettivo comune dell’attività e questo crederein un principio comune supera la singola persona con isuoi pregi e i suoi difetti. Accomuna tutte le persone. Ilprincipio del donarsi e aprirsi verso gli altri, affidandosia Dio per superare le proprie paure nel farlo, fa acquistareun significato più profondo nel fare il pacco da donarealla famiglia. Non è un’attività solo pratica, diventa unostato d’animo. Anche i comportamenti delle famiglie bi-sognose che prendono i pacchi mi aiutano a superare ilmio egocentrismo che mi faceva da arbitro critico versogli altri. Ci sono famiglie che ringraziano di ciò che rice-vono, altre che vogliono sempre di più. Ho in testa un’im-magine di una donna che cerca di accaparrarsi tutti glioggetti gratuiti in uno scatolone, non lasciando nulla agli

altri dietro di lei in fila. Il comportamento mi ha urtatonell’anima. Ma chi sono io in realtà per giudicare? Mi hadato fastidio perché io ero come quella signora: l’università,il lavoro, la televisione e i miei difetti di carattere mi di-cevano che bisogna primeggiare sugli altri per affermarsi,non avevo la testa sobria, e il mondo era una sfida. Farparte di un gruppo con valori positivi e credere in Diodiventa una liberazione e fa vivere meglio. Non sono ioa controllare la situazione, non devo essere io a giudicareo pretendere che gli altri facciano come voglio io. Io peròson libero di scegliere con chi stare. Condivido i princìpidell’Associazione e mi sento libero nel farne parte. Tempofa l’avrei vissuta come una debolezza, perché il mio tempodoveva essere ricompensato con denaro oppure fama equalche forma di potere. E vivevo male e arrabbiato. Laricompensa spirituale nell’aiutare gli altri è ciò che dà lagioia di vivere, e la gioia di vivere è Dio (lo disse fra lerighe padre Ireneo una volta, semplice ma che mi haridato speranza, io che credevo in chissà quali macchi-

nazioni complottistiche religiose,ahahah. “Dio è Vita”, disse). Orache ho passato il periodo di crisipersonale, mi piace ugualmentefare i pacchi, proprio perché ri-tengo giusto farlo e basta. Ora chesto bene, traggo gioia dalla com-pagnia di amici, sento che è benee mi sento libero di seguire questastrada almeno finché il futuro melo permette. Ho guadagnato la

gioia di vivere anche grazie all’Associazione, è bello se po-tessi fare la stessa cosa ad altri, senza aspettarmi ricom-pense. E so che non sono io a donare l’aiuto, io faccio datramite tra una persona che dona il bene al supermercatoe una che lo riceve. Io metto solo un po’ del mio tempoa disposizione affinché la speranza di chi dona al super-mercato arrivi a chi la riceve, imparando ad affidare lamia vita a Dio e senza giudicare. Con questi princìpi cercodi diminuire il mio ego, la mia superbia, cerco di viveresereno prendendo le cose per quelle che sono, imparandoad ascoltare gli altri e facendo tesoro dei loro consigli.

Mettere un pacco di pasta nella scatola da donare aduna famiglia mi riempie di gioia perché mi sembra di se-guire i princìpi di amore verso il prossimo, e non è piùuna debolezza ammettere che i religiosi hanno ragionenel dire che amare il prossimo fa vivere bene. Inoltre, farparte della catena dei gruppi dell’Associazione mi ricordache questo amore non arriva da me egoista, ma da Dio.Per concludere mi piace la citazione di Madre Teresa,“tutto ciò che facciamo è una goccia nell’oceano, ma semai la facciamo l’oceano avrà una goccia di meno!” (epure io sono solo una goccia nell’oceano...)

Un sincero ringraziamento a tutti coloro che rendonopossibile lo svolgimento dell’attività.

Ciao, e un augurio di vita serena a tutti.Alberto

Un pensiero nei pacchi

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Dall’associazione

iIn un anno di attività, le “Rac-colte alimentari” che quindici-nalmente svolgiamo presso i

supermercati del nostro territorio,ci hanno visto impegnati presso gliesercizi sotto elencati.

Ringraziamo tutti i direttoridelle varie filiali e le sedi generaliche hanno, e continuano ad avere,fiducia in noi e nel lavoro cheportiamo avanti. Ringraziamoanche per le disponibilità future.

Ringraziamo, inoltre, tutte lepersone che nel fare la spesa perloro, hanno donato qualcosa pergli altri.

calenDario Delle raccolte2015/2016

Con la disponibilità e l’impegno di tutti si possono alleggerire i pesi di tanti. Non ci si conosce gli uni gli altri,ma ognuno sa che l’altro esiste e che fa parte della stessa vita.

Io posso fare cose che non tu non puoi, tu puoi fare cose che io non posso. Insieme possiamo fare grandi cose.

(Madre Teresa)

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Dall’associazione

29 agosto 2015c.c. carreFoUr thiene

12 settembre ‘15sisa VillaVerlasisa isola VicentinaeUrospar calDogno

26 settembre ‘15c.c. emisFero zanèeUrospar thiene

10 ottobre ‘15c.c. campo romano schio (interspar e acqua e sapone)eUrospin zanè

24 ottobre ‘15ipercoop schiocoop malocoop s.Vito

07 novembre ‘15a&o laghetto (Vi)pam Vicenza

14 novembre ‘15caD DUeVillepUnto simplY (montecchio precalcino)priX thiene caD thiene

28 novembre ‘15eUrospin sarceDoeUrospin pioVenecoop carrè

19 dicembre ‘15conaD marosticaconaD sanDrigoa&o sanDrigo

24 dicembre ’15a&o cartigliano

09 gennaio 2016c.c. il griFone bassanoalÌper bassano via s. giovanni boscoalÌ bassano via cellini

23 gennaio ‘16ipersimplY poVolaroalÌ Vicenza via perizalÌ Vicenza via rossini

06 febbraio ‘16coop bolzano Vicentino

coop Vicenza via bedeschialÌ monticello conte otto

20 febbraio ‘16interspar borgo berga (Vi)interspar mercato nUoVo (Vi)

05 marzo ‘16alÌper DUeVilleeUrospin motta di costabissarapriX motta di costabissara

19 marzo ‘16c.c. emisFero bassanoFamila bassano

02 aprile ‘16alÌper tezze sUl brentacrai tezze sUl brentaeUrospesa tezze sUl brenta

16 aprile ‘16Famila schio via XX settembreFamila schio ss.trinitàeUrospar schioa&o torrebelVicino

30 aprile ‘16c.c. centro pallaDio (emisFero) Vicenzac.c. parco città (Famila) Vicenza

14 maggio ‘16a&o cartiglianocrai tezze sUl brentapUnto sma zUgliano

28 maggio ‘16porta a portasan giorgio Fara e salceDo

04 giugno ‘16alÌper camisanomaXÌ QUinto Vicentino

18 giugno ‘16coop marostica via Vecelliocoop marosticavia montellocoop sarceDo (ex sisa)

paUsa estiVa

si riprende il 10 settembre 2016

emisFero zanèeUrospar thiene

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esiste una sottile, ma nodale "differenza"tra poesia religiosa e poesia preghiera.Quest'ultima si può definire tale quando si

riscontra una "invocazione", una preghiera ri-volta all'Altissimo. Preghiere di credenti di-chiarati e non, difatti è folta la schiera degliautori quali Leopardi, D'Annunzio, Montale,dichiaratamente lontani dal cristianesimo eritrovati quali autori di poesie-preghiere, ac-comunati da un'unica motivazione spiritua-le: far affiorare liberamente ed ancheinconsciamente fuori di sé la limpida edinesauribile esigenza squisitamente umanadi pregare al di là di ogni schema precosti-tuito e ripetitivo. Molti dei testi che com-pongono questa antologia sono statiraccolti presso la Biblioteca ApostolicaVaticana, gli altri testi sono stati "indivi-duati" tra le opere di vari autori noti emeno noti, che si sono succeduti nell'ar-co di circa otto secoli.

E così, in un excursus che parte dal 1200 con SanFrancesco d’Assisi e arriva fino ai giorni nostri,troviamo le migliori composizioni poetiche di au-tori noti e meno noti. Dai classici Dante, Petrarca eBoccaccio dei primi secoli della letteratura italia-na, attraverso Ariosto, Tasso, Manzoni, Carducci,Pascoli, Quasimodo – solo per citarne alcuni – ar-riviamo ai moderni e contemporanei Turoldo,Wojtyla, Testori.

I testi sono raccolti in rigoroso ordine cronologi-co, mantenendo la trascrizione originale. Per age-volare il lettore, ogni autore è accompagnato dauna breve biografia.

Si tratta di un’antologia di poesie-preghiere –particolare nel suo genere all’interno del panoramaletterario – che contiene 209 poesie-preghiere di58 autori diversi, per un totale di 360 pagine.

Da leggerea cura della redazione

Poesie-preghiere da San Francesco

ad oggi

Dall’associazione

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aFrica

aAnche a Cumura, in GuineaBissau, i missionari francescanipresenti dagli anni Cinquanta,

lavorano per dare agli abitanti del luo-go un futuro nelle loro meraviglioseterre, a lungo sfruttate e impoveritedai coloni portoghesi. La loro presen-za, sorta inizialmente per curare i nu-merosi malati di lebbra della zona, èdiventata poi fondamentale comepunto di riferimento per un progressocivile, culturale e sanitario, aggior-nandosi negli anni e rispondendo alleesigenze che di volta in volta la storiadi quella gente proponeva. Qui, oltre acontinuare a curare i lebbrosi, ci si facarico dei malati di TBC e HIV; dellemolte mamme che senza il reparto dimaternità continuerebbero a partorirein casa, con tutti i rischi che in quel-l’area si corrono, non ultimo quello didare alla luce bambini sieropositivi; sicerca di dare un’istruzione valida findall’asilo (come possiamo vedere nellefoto inviateci dal nostro amico Fra’Memo) proprio con l’obiettivo di la-sciare, prima o poi, la missione nellemani di quel popolo. Continuiamo adaiutarli, i risultati si vedono.

NGuinea Bissau - Cumura N

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“aiutiamoli a casa loro” è un'espressione semprepiù usata ultimamente. Per qualcuno sta di-ventando uno slogan, parole molto efficaci

per legittimarsi a guardare dall'altra parte. Per altri lestesse parole significano un vero e proprio impegnoper la vita.

Molto prima che la situazione esplodesse portandoa compimento ciò che i più saggi prevedevano da tem-po, qualcuno aveva veramente iniziato ad aiutare i po-poli dei paesi poveri ad avere una vita dignitosa nelleloro terre natie, cercando di dare loro gli strumentinecessari per ripartire dopo decenni di colonialismopredone e parassitario. Missionari che per scelta, vo-cazione, per uno senso di giustizia tanto umano quantodivino, hanno dedicato la loro vita a chi non avevaniente, nemmeno la speranza.

Tra questi c'è il nostro amico Baba Camillo, il mis-sionario trentino parroco di Kipengere, villaggio tragli altopiani meridionali della Tanzania.

Chi ha avuto la fortuna di essere suo ospite e di vi-sitare i luoghi in cui da decenni lui lavora e costruisce,ha avuto modo di apprezzare tanto le sue straordinariequalità dell'anima (mitezza, fermezza e simpatia...tantoper dirne alcune) quanto la manualità, la perizia, lecapacità di progettazione e realizzazione.

In concreto, gli abitanti di Kipengere hanno: acquapotabile nelle case, corrente elettrica, strade, scuole,strutture sanitarie, un centro nutrizionale per i moltiorfani del luogo, stufe per il riscaldamento (siamo acirca 2000 metri d'altitudine) e, da un paio d'anni, unostabilimento per l'acqua minerale.

Noi di Sankalpa, insieme ad altri amici, gruppi e as-sociazioni, aiutiamo Baba Camillo a casa sua, Kipen-gere. Siamo sicuri che grazie al suo lavoro, lapopolazione locale amerà la propria terra, avrà vogliadi prendersene cura, potrà credere nel futuro.

NTanzania - Kipengere Nhelp mission

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l’Associazione A.R.Pa di Lecco,alla quale ci appoggiamo pereffettuare viaggi umanitari,

continua ad organizzare le carovaneverso la Bosnia Erzegovina con caden-ze mensili. Da parte nostra c’è semprela disponibilità a partecipare ai viaggicon nostri volontari, nell’attesa di or-ganizzarli proseguiamo ad inviare gliaiuti verso la Bosnia attraverso amiciche effettuano periodicamente deiviaggi.

le ultime notizie inviateci dal ve-scovo di Palmares ci hanno in-formato sul trasferimento di Pe

Gusmao a Maceió, nel vicino stato diAlagoas, per una maggiore vicinanzadella sua famiglia e per una più adattaassistenza nell’ospedale del posto per iproblemi del suo caso.

Il centro “Francisco e Clara” prose-gue con le varie attività portate avantidal nuovo parroco di Barreiros, la co-munità per tossicodipendenti situataai piedi del Santuario ospita oltre 20ragazzi e adulti con un processo direcupero che è motivo di grande gio-ia; si stanno valutando i vari inter-venti da effettuare alla Croce delSantuario ed il progetto per i bagni;inoltre sono contenti per l’aumentodelle vocazioni sacerdotali nella dio-cesi ma è una sfida soprattutto ilmantenimento universitario di questigiovani. Ringrazia, infine, per il no-stro aiuto materiale, affettivo e spiri-tuale sentendosi sostenuti dalla caritàe dalla fratellanza di altri che credonoin loro.

NViaggi umanitari Nbosnia erzegoVina

NBarreiros - Palmares Nbrasile

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Da quest'anno, l'Associazione Sankalpa ha deciso diappoggiare le attività di “Aiuto Bambini Betlemme”,una Onlus che opera in particolare in un ospedale

di Betlemme in cui lavora Suor Lucia Corradin, di MasonVicentino.

Betlemme è una delle città più famose del mondo. Se-condo l'etimologia ebraica significa la “Casa del pane”,secondo quella araba è la “Casa della Carne”; per noiCristiani è soprattutto quel luogo - non molto accogliente,stando alle cronache del tempo - in cui è nato Gesù.

Siamo poco più a sud di Gerusalemme, nel cuore dellaTerra Santa, secondo una geografia millenaria. La geo-politica moderna, invece la colloca in Cisgiordania (oWest Bank), uno dei due territori dai confini incerti –insieme alla Striscia di Gaza – che costituiscono l'attualePalestina. Siamo, insomma, al centro di un conflitto,quello arabo-israeliano, che dagli inizi del '900 e in par-ticolare dal 1948 (anno della nascita ufficiale dello Statodi Israele) sta segnando la storia del medio oriente e ditutto il mondo. Ben poco senso ha schierarsi a favore diIsraele o della Palestina e sposare l'una o l'altra causa.Chiunque lo voglia può documentarsi e farsi una propriaidea, senza però trascurare due aspetti molto importanti:il primo è che non si tratta di un conflitto religioso madi una guerra per il controllo del territorio; il secondo èche, ancora una volta, in un'area fuori dai confini delVecchio Continente è stata proprio la politica ambiguae doppiogiochista di alcuni paesi europei a creare i pre-supposti per il conflitto. L'unica cosa che ha senso, inuna terra spesso in rima e in tinta con guerra e terrore,

è stonare, sporcarsi le mani; smettere una logica marzialee prendersi cura delle persone senza distinguere nazio-nalità, religione o estrazione sociale; soprattutto se questepersone sono i bambini, gli unici a essere sempre e ovun-que, comunque innocenti.

Proprio da Mason Vicentino, il paese in cui ha sedela nostra associazione, proviene Suor Lucia Corradin,una delle Suore Elisabettiane che lavora nel più impor-tante ospedale per bambini di quell'area, il Caritas BabyHospital. Da un incontro con Padre Ireneo e altri membridella nostra associazione è nata la decisione di sostenereil suo impegno e le attività di Aiuto Bambini Betlemme,l'organizzazione umanitaria internazionale – con sedianche in Italia – che si occupa di questa struttura. Il Ca-ritas Baby Hospital di Betlemme è aperto dal 1952, natosu iniziativa di Padre Ernst Shnydrig la cui volontà eraquella di assicurare l'assistenza sanitaria di base ai bam-bini vittime del conflitto arabo israeliano iniziato dapoco. Da quel momento l'ospedale ha continuato senzainterruzione ad accoglierli, assisterli e tentare di curarlisempre con una matrice cristiana a fondamento dellapropria opera. Il Vangelo è sin dall'inizio l'ispirazionenon solo per l'attività medica e sanitaria, ma anche pertutte le azioni e gli sforzi volti a creare solidarietà, rispettoe comprensione reciproca tra palestinesi e ebrei israeliani.Al momento, dopo più di 60 anni di attività, il poliam-bulatorio dell'ospedale cura ogni anno quasi 38.000 bam-bini e gli 82 letti dei diversi reparti ne ospitano circa 4000all'anno. Tenendo presente che in quell'area, tra Betlem-me e Hebron, vivono circa 300.000 bambini privi di

betlemme

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un'assistenza medica sufficiente, la presenza e l'attivitàdel Caritas Baby Hospital risulta assolutamente indi-spensabile. Negli ultimi anni, fortunatamente, il sistemasanitario di quell'area è notevolmente migliorato e havisto sorgere altri ospedali e strutture pediatriche. In-tanto, il Caritas Baby Hospital oltre all'eccellenza nellecure, vuole continuare a offrire amore, umanità, com-passione, vicinanza alle famiglie che perdono i proprifigli quando non è possibile curarli. Crescere e viverein Palestina è molto difficile; non solo per il pericolodi rimanere vittima di attentati o bombardamenti, maanche per la difficoltà di uscire dall'emarginazione deicampi profughi dove si diffonde quella logica di odioe vendetta che spesso finisce per reclutare giovani guer-riglieri, prima o poi protagonisti di qualche attaccoche inevitabilmente finisce con l'innescare la reazionedel nemico. L'azione del Caritas Baby Hospital e diAiuto Bambini Betlemme vuole essere allora volta,oltre che alle cure mediche, anche alla promozione so-ciale, al rispetto e alla pace perché siano sempre menoi bambini e le famiglie nel dolore. Chiudiamo l'articoloproprio con le parole scritte da Suor Lucia una voltatornata a Betlemme dopo il suo soggiorno in Italia.

Cari Amici,sono Suor Lucia, rientrata in Italia a inizio aprile per

un periodo di riposo, dopo i consueti tre anni di servizioal Caritas Baby Hospital. Sono partita da Betlemme bi-sognosa di rigenerarmi: i miei amici, colleghi e i bambinimi hanno “implorato” di riposare, ma di non dimenti-carli… e come avrei potuto, vivendo in amicizia e cor-dialità con ognuno di loro per così tanto tempo? Di questesettimane qui in Italia posso dire di aver vissuto espe-rienze straordinarie, doni che mi ricordano la bellezzae creatività dello Spirito del Signore, che sempre ci sor-prende. Nonostante questo tempo sia stato pieno di im-pegni religiosi e di occasioni di vita privata, non hodimenticato la promessa che ho fatto ai miei colleghi, aibambini, alle mamme del Caritas Baby Hospital. Hocolto ogni occasione per dare voce alle loro esperienzedi vita attraverso la mia testimonianza. In queste setti-mane ho respirato e toccato con mano il mio essere sem-pre più pellegrina, amata e benedetta in questo miocammino tra la Terra Santa e l’Italia. Ritorno arricchitaa tanti livelli e soprattutto grata degli incontri e delle re-lazioni vissuti! Ritorno a Betlemme ancora come pelle-grina, ristorata e contenta di tornare... Ringrazio tuttivoi carissimi amici per tutti i ponti intessuti tra Italia eTerra Santa, grazie alla vostra presenza, alla vostra so-lidarietà e al vostro entusiasmo, per tramite dell’Asso-ciazione Aiuto Bambini Betlemme.

Il Caritas Baby Hospital ha bisogno di voi! Vi esortoa continuare nel vostro impegno qui in Italia, così comea venire in Terra Santa e a non avere paura: vi aspet-tiamo in questa terra, che proprio perché abitata dal Si-gnore è benedetta, e aspetta la nostra collaborazione esostegno. Tutti apparteniamo a questa terra perché abitatidal suo Spirito, mossi a consolare e a prenderci cura.Viaspettiamo a braccia aperte. Non dimenticatevi di noi.

Suor Lucia Corradin

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NVicariato Apostolico del Napo N

Viviamo tempi difficili di crisi sot-to vari aspetti, da quello econo-mico, che attira l’attenzione di

tutti, a quello soprattutto valoriale, peril quale si rimane indifferenti.

Ma noi di Sankalpa, fiduciosi semprenella Provviden-za e consapevoliche nulla avvie-ne per caso, daquest'anno, ab-biamo deciso diappoggiare unanuova realtà, (ol-tre al Caritas Ba-by Hospital diBetlemme) a se-guito dell’incon-tro avvenutoall’Eremo di S.Pietro nella scor-sa primaveracon + Adelio Pasqualotto, vescovo vi-centino, Vicario Apostolico del napo,Ecuador che ultimamente ci ha aggior-nato con questa lettera:

L’attuale Vicariato Apostolico del Napo(Ecuador) è tutto immerso nell’Amaz-zonia ecuadoriana.

Il territorio che appartiene al VicariatoApostolico è di circa 25mila km2. Grandidistanze: 6 ore di macchina da punta apunta.

Adesso ci sono strade che facilitano i

collegamenti, ma le distanze sono distan-ze… Alcune località ancora oggi si rag-giungono solo a piedi, altre solo in canoa.Ma ormai le strade, anche solo sterrate,collegano la maggior parte del territo-rio.

Agricoltura, pascoli,“commercio”, soprat-tutto di prodotti agri-coli, sono le fonti diguadagno della popo-lazione. Da noi non cisono grandi estensionidi terra; solo piccolefette di terra dovepiantano qualche al-bero da frutta, limoni,arance, qualche piantadi cacao, un po’ di yuc-ca, quello che serve permantenere la famiglia.

La nostra missione,affidata da Propaganda Fide nel 1922ai Giuseppini del Murialdo, si è specia-lizzata nel campo dell’educazione: ab-biamo 104 scuole missionarie. In tuttogli abitanti del nostro territorio sono145mila, sparsi in tante comunità e vil-laggi. Le parrocchie sono 22. Non abbia-mo sacerdoti residenti per tutte leparrocchie. Collaborano comunità reli-giose femminili con una presenza pre-ziosa e molto attiva nei villaggi.

Oggi la nostra educazione cattolica stavivendo momenti grossi di difficoltà e di

discriminazione da parte del governo edenti pubblici, anche se chi forma partedel mondo delle autorità attuali sonotutti ex allievi/e della missione.

Stiamo affrontando in alcune scuoleil problema dell’acqua potabile. Ecco doveho impegnato i fondi che ho ricevuto davoi. Di cui vi ringrazio proprio tanto.Nella scuola Jaime Roldós Aguilera diCotundo (quasi 800 alunni, dall’asilo ai18 anni); siamo riusciti a canalizzarel’acqua del fiume.

La missione offre medicine e attenzionegratuita alla popolazione con tre ospedali,con vari dispensari medici, con personalee strutture che in questi posti possiamoconsiderare ancora di avanguardia. Cer-to che c’è da camminare ancora parecchioper arrivare all’eccellenza. Però garan-tiamo un tipo di attenzione personaliz-zata, fatta di professionalità, ma anchedi tanto affetto e amore.

Vi lascio questo panorama. E vi chiedodi raccomandarci sempre al Signore e dipregare per noi missionari e missionarie,che il Signore ci dia salute per poter la-vorare e annunciare con gioia il suo van-gelo. Pregate anche per la nostra gente eil nostro popolo. Ancora grazie per le vo-stre offerte. Emoziona pensare che ci sonoancora cuori generosi ed altruisti.

Vi regalo la mia benedizione.

+ Adelio Pasqualotto, vescovo vicentino, Vicario Apostolico del Napo, Ecuador

ecUaDor

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25sanKalpa

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NSOS Tibet India Nepal N

continua la nostra collaborazione con l’Associazione “Foodfor Life” soprattutto per il loro impegno per la nutrizione escolarizzazione. Infatti ogni giorno vengono distribuiti in

media 2.000 pasti nutrienti a persone bisognose (orfani, vedove, nonvedenti…). La malnutrizione è la principale causa di malattia, e unpasto nutriente può fare una grande differenza, come pure un bam-bino istruito cresce e diventa parte integrante della società, mentreun bambino di strada cresce vivendo di elemosina.

www.ciboperlavita.org - www.fflvrindavan.org

continuiamo sempread essere accanto adEugenia e Gendun

sempre impegnati in paesidevastati come il Tibet, opoveri come l’India.

“Alcune famiglie possonocontare su di noi - ci dicono- quando in situazioni di mi-seria e disperazione un pa-dre o una madre riesce adavere un piccolo lavoro chegli assicura il minimo indispensabile per dar da mangiare ai proprifigli, quando ricevono un sostegno e riescono a farli studiare, quandoincontrano una mano amica, quando nei loro occhi riemerge improvvisala gioia di vivere, allora anche noi ritroviamo senso e significato inquesto lungo e faticoso ma meraviglioso cammino. Grazie per aiutarciad aiutare”.

www.sostibet.org

aChennay City, le attività di Selvyn Roy edei suoi collaboratori proseguono su duefronti.

Il primo è quello che ben conosciamo di PremaVasam, l'orfanotrofio per bambini orfani e disabili(ormai più di 200) fondato dallo stesso Selvyn. Neglianni il centro è cresciuto, ha coinvolto sempre piùcollaboratori e specialisti, è riuscito a ottenere il so-stegno finanziario delle amministrazioni locali. Oltreal vitto, all'alloggio, alle cure mediche e all'assistenzasanitaria (in alcuni casi si tratta di interventi deli-catissimi per le disabilità più gravi) alcuni degli ospitidi Prema Vasam seguono percorsi scolastici cheoltre ai diplomi di primo grado li porta al consegui-mento di laurea e master.

L'altro fronte è stato aperto più recentemente econsiste nella costruzione - 75 km più a sud - diPrem Illam, la Casa delle Ragazze, un vero e proprionuovo edificio che avrà solo ospiti femminili e chevuole ripercorre la strada di Prema Vasam. Questanuova struttura arriverà a ospitare 60 ragazze conformula residenziale e 30 per le cure giornaliere.Con il sostegno poi di enti e fondi governativi, po-tranno prendere il via tutti i programmi per curarele ospiti sia mentalmente che fisicamente, oltre chei diversi progetti per l'aiuto delle meno fortunate.Molte di loro potranno studiare nelle scuole e neicollege della zona, per tutte saranno poi propostealtre attività per potenziare i propri talenti, comedanza, pittura, karate, canto e musica.

I lavori di Prem Illam stanno proseguendo benee si è ormai arrivati al tetto. Considerato la tipologiadi ospiti saranno ovviamente necessari accorgi-menti architettonici particolari; vista, inoltre, l'am-piezza della superficie, i costi sono consistenti(preventivati 275.000 euro circa) e ogni contributo,anche il più piccolo, è importantissimo.

inDia

NPrema Vasam N

NVrindavana NFOOD FOR LIFE

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il più brutto giorno del piùbell’anno che ho passato da 20anni è andato….

La bella notizia è che ho ritro-vato il coraggio, quando stai an-negando non sai se lasciartiandare tra le onde e annegare otrovare il coraggio che accendela forza per arrivare fino a riva…

Ho dovuto fare e devo ancorafare tanto per rafforzare quel filodi (verità-giustizia-speranza) checredevo spezzato. Tutto quelloche mi è capitato me lo sono cer-cato, ma tra queste righe vorreicapiste che nonostante il mio sor-riso e il mio ottimismo non è fa-cile uscire da una dipendenzagrave che dura da tanti anni e

spogliarsi da quelle maschere equei falsi sé, di convenienza.

Ho capito che la guerra che de-vo affrontare quotidianamente èquella con me stesso.

Ricomincerò da qui… è veroche la mia amente mi porta a casatra quelle strade, quelle facce,quelle sicurezze che mi ricordanola mia infanzia, sempre. Ma ilmio cuore dice che è qui che tro-verò lo scopo e l’amore, la vita.

La droga ad Elia è servita a nonfar vedere i suoi difetti, solo ades-so dopo 25 anni di dipendenza èsicuro che quelli sono i suoi pre-gi.

Elia

pensieria cura della comunità ca’ Delle ore

NVita divina N

La VITA è l’unico dono meravigliosoche non ti inganna

Il divino l’ha donataGioia e amore albergano in essa

Se tu, cuore, hai il coraggio di accettarla

Alessio R.

Da ca’Delle ore 35 anni di ACCOGLIENZA26

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belle notizie o cattive notizie… Riflettendo atten-tamente sul tema della rivista Sankalpa per il2016 mi sono posto alcune domande: come fare

a stabilire se una notizia è buona oppure cattiva? E an-cora, chi può dire o stabilire se una notizia è positiva onegativa?

Ho imparato sulla mia pelle che ogni situazione èneutra e dipende da chi la vive stabilire se si tratta dibene o male, positivo o negativo.

Vi porto un esempio che mi sembra eclatante. Il ter-remoto a l’Aquila ha raso al suolo una città bellissima,ricca di storia e provocato decine di morti. Una cata-strofe!

Eppure, tempo dopo, è emersa un’intercettazione te-lefonica tra due personaggi che esultavano perché sipregustavano la spartizione dei fondi per la ricostru-zione della città.

Sicuramente noi ben pensanti ci siamo scandalizzatinel sentire questi individui senza scrupoli ridere e farebattute su questa immane tragedia, ma chi di noi, nelsuo piccolo mondo, non ha mai goduto di una disgra-zia o di una disavventura accaduta a qualche cono-scente che non ci stava particolarmente simpatico?

Chi è senza peccato scagli la prima pietra.Quello che ci appare come negativo negli altri spes-

so è una nostra proiezione della realtà che sta dentrodi noi e perciò sarebbe bene imparare a leggere ciòche accade da diversi punti di vista.

Quando Gesù diceva amate i vostri nemici intende-va non solo coloro che non ci piacciono, ci stanno an-tipatici o ci hanno fatto del male ma anche i nostrinemici interiori come la malattia, la paura, la rabbia…Tutto ciò che proiettiamo all’esterno ma che parte dadentro di noi. “Ogni cosa che accade è per la nostraelevazione. Un frutto dolce e fragrante è nascosto inogni evento di qualsiasi tipo” è una massima di un gu-ru indiano che mi aveva molto colpito perché com-porta un profondo discernimento.

Ma per discernere, non per giudicare, è opportunosforzarsi di tirarsi fuori dalla situazione e dal nostromodo di pensare influenzato da molteplici fattori: lanostra famiglia di appartenenza, il tipo di educazioneche ci è stato impartito,la società in cui viviamo, le no-stre esperienze personali, etc..

Per discernere dobbiamo tornare ai più alti principiche devono essere i veri fari delle nostre vite, comePadre Ireneo qui a Cà delle Ore ci ricorda sempre: Ve-rità, Giustizia, Amore e Compassione.

Solo così sapremo trasformare le paure e i nostripunti deboli in forza. Nulla accade per caso o per sfor-tuna, tutto e tutti siamo intimamente collegati.

La nostra responsabilità, quindi, è creare verità, giu-stizia e amore incondizionato nelle nostre vite e, di ri-flesso, per il mondo intero.

Fabrizio M.

NTutta questione di punti di vista N

27sanKalpa

Da ca’Delle ore 35 anni di ACCOGLIENZA

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Da ca’Delle ore

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35 anni di ACCOGLIENZA

ate che leggi vogliamo chiedere: sei sicuro che isogni che insegui siano sogni tuoi? Noi viviamoquesti tempi cercando una risposta a questa do-

manda. Da più di un anno io ed Alessandro siamo fuoridai social network e dall’utilizzo del telefono cellulare,da più di un anno siamo fuori dagli appuntamenti dilavoro, dal fare soldi e spenderli in modo compulsivo,dal desiderare, dal fare sesso e dalla brama di possedere.Quindi la foto del bambino, che per voi sarà ormai vec-chia, perché “cannibalizzata dai media”, a noi fa farebrutti sogni sia da svegli così come quando dormiamo.Noi ci rivediamo in questo bambino. Proprio mentretanti guardano le olimpiadi, altri impegnati a trovare iPOKEMON e chi a fare soldi qui nel primo mondo,proprio lì sotto, dopo le sponde orientali del mediter-raneo, due milioni di persone restano senz’acqua edelettricità, altre muoiono sotto le macerie prodotte dallebombe e chi come questo bimbo si salva per magari di-ventare un “migrante”. “Siamo anime precipitate in unreality show e violentate dai mezzi d’informazione. Mi-lioni di cittadini ubriacati dalla materia, intontiti daldesiderio di possesso, schiacciati dalla paura di nonavere abbastanza soldi per sopravvivere, si combattonofra loro mentre vengono immolati sull’altare “della so-cietà del consumo”. La nostra psiche di fanciulli è statadeturpata dal paradigma cartesiano. Qualcuno succhiail nostro sangue sotto i nostri occhi proprio adesso,mentre noi facciamo a gara a chi resiste di più con latesta dentro il cesso!!” cit. di Salvatore Brizzi, dal libroIL RISVEGLIO.

ALLORA; se sei sicuro che siano ancora i TUOI SO-GNI, sappi che questa è una tua responsabilità e chedovrai farci i conti d’ora in poi .

Le iene che governano il mondo e che hanno fattoquesto a milioni di altri bambini e civili, sono protettedal consenso che trovano presso le stesse vittime chequotidianamente dilaniano … “Noi”

Io e Alessandro ci siamo presi la responsabilità di scri-vere questo articolo, facendo così il primo passo perdare l’esempio, ovvero; imitando Neo di Matrix, abbiamoscelto la pillola rossa e adesso osserviamo l’assopimentodella ragione globale, l’edu -castrazione convenzionale,le droghe e tutto quello di cui abbiamo fatto esperienzain questi decenni dal di fuori e sempre stando bene at-tenti a ciò che comporterebbe l’esaudirsi di un nostrodesiderio.

Questa è una bella notizia della nostra vita, ovveroche iniziamo a ragionare con la nostra testa, a porci do-mande, a non dare le cose per scontate. Molto spesso,ci siamo accorti, il farsi domande è di gran lunga piùimportante che cercare continuamente risposte.

…..NAMASTEDavide Ma.

Alex B.

NEdu-Castrazione NQuesto è il sogno che propinano:

….E questo è il suo vero volto:

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Da ca’Delle ore 35 anni di ACCOGLIENZA

nella mia vita ci sono stati periodi al-talenanti. Le più belle esperienze cheho vissuto sono state da bambino,

nella fase pre-adolescenziale. Ho avuto inseguito però diverse disavventure. Il primoamore a 16 anni con una delusione che miportò sull’orlo della depressione. Io non vo-levo e non accettavo il rifiuto quando av-venne.

Da quel giorno diventai, se possibile, an-cora più fragile. Anche se con altre ragazzeebbi delle possibilità, nel mio cuore c’era an-cora soltanto lei. Ed ecco che allora mi ag-grappai alle droghe, che sostituivano lesconfitte con il sesso opposto. A 27 anni tuttoil malcontento nella mia vita mi portò al-l’eroina.

Lei mi alleviava la pesantezza del vivere emi allontanava ancora di più dal mondo edalle cose più vere. Non ero a conoscenzadella dipendenza ma mi accorsi presto dicosa si trattava. Avevo in mente solo LEI etutto il resto del mondo sembrava non esserevisibile ai miei occhi. Ripensando a quel pe-riodo mi incupisco di fronte a tutti i raggirie ai piccoli crimini che ho commesso neiconfronti di estranei ma soprattutto dellamia famiglia.

Quello che mi feriva di più era la perditadi fiducia nei confronti di quest’ultimi. Il 15giugno dell’anno scorso ho fatto un’overdose.Sono stato vicino alla morte e se non fossestato per l’intervento di mia sorella Cinzia,

che ringrazierò a vita, ora non sarei qui ascrivere tutto ciò. Questo mi ha fatto riflet-tere e nel giro di pochi mesi, tramite il mioSer.T, il 5 aprile sono arrivato qui a Cà delleore. In questo luogo ho sentito subito l’op-portunità che volevo da tanto tempo e cioèil cambiamento.

Mi sono accorto che in quasi 5 mesi horaggiunto piccoli traguardi come la fiduciain me stesso e il rapporto più estroverso congli altri e riesco finalmente a vedere il bic-chiere mezzo pieno. Sono molto soddisfattodi tutto ciò a tal punto da affrontare le gior-nate con l’intensità che ci vuole (grazie ancheai consigli dei miei compagni con i quali hostretto un bel legame).

Ringrazio anche lo staff della comunitàper la loro comprensione ed un grandissimosupporto. Sapendo che quest’anno è il 35°anniversario della fondazione SANKALPA,ringrazio con tutto me stesso Padre IreneoForgiarini che, con le sue parole, mi ha datouna motivazione e una marcia in più per lamia rinascita e per trovare i miei punti diforza, Sono inoltre certamente convinto chegrazie ai suoi insegnamenti potrò fare ancoramoltissimi passi avanti. Ringrazio Enrico,Cristina ,Cinzia, Ilaria, Max e i miei nipotiLuis, Mathias e Cristal, la mia famiglia, checon il loro amore mi hanno spronato ad in-traprendere questo cammino.

Vi voglio bene.Alessio R.

NL’esperienza di una vita N

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N Il buono dove non ti immagini N

in questo particolare momento della mia vita, volgendo il miosguardo indietro verso il passato, non riesco a vedere momentiche possano essere raccontati rientrando nel tema annuale di

questo giornale. Mi balzano alla mente invece solo ricordi di falli-menti, di continui rinvii ed enormi scuse e menzogne verso gli altrima soprattutto verso me stesso; tutte situazioni che hanno congelatoil mio essere in una stasi temporale dalla quale non ero in gradodi uscire, mantenendomi perennemente bloccato in un circolosenza fine dove la vita scorre al centro ma io ci potevo solo orbitareattorno “giocando” una partita da spettatore.

Questo è ciò che accade quando “scegli” di vivere da tossicodi-pendente. È difficile, d’altro canto, valutare quanto qualcuno effet-tivamente scelga di rimanere/continuare ad essere untossicodipendente. L’alterazione biochimica a livello cerebrale chele sostanze psicoattive compiono, cambiano enormemente il mododi percepire e reagire a situazioni comuni presenti nella vita quo-tidiana e si radicano profondamente nel mondo di chi ne fa uso.

Ma (si, c’è un ma!) anche per questo c’è speranza! Lo stato perfortuna ci mette momentaneamente a disposizione dei mezzi percontrastare questa piaga sociale, ovvero: comunità terapeutiche direcupero come Ca’ delle Ore.

Se è vero che è difficile valutare, come scrivevo pocanzi, quantoqualcuno scelga di “vivere” da tossicodipendente, è anche vero chesi può scegliere di non esserlo più chiedendo aiuto a questo tipo distrutture. E forse è proprio questa una buona notizia nella mia vitae cioè di aver scelto, entrando qui a Ca’ delle Ore, di voler poterscegliere un altro tipo di vita: una vita senza droga.

Ora, so bene che qualcuno potrebbe obiettare che l’entrare in unacomunità terapeutica per tossicodipendenti può non essere vistaesattamente come una buona notizia… Posso comprendere questotipo di obiezione. Chi la muove però forse non si è mai trovato nellesituazioni descritte sopra e/o non ha mai avuto amici o parenti inquesto tipo di difficoltà. Perché decidere di intraprendere questopercorso è una scelta coraggiosa. Non è facile decidere che è arrivatoil momento di cambiare in modo tanto radicale e profondo la propriavita anche per il solo fatto che cambiare può far paura dato che sisa ciò lascia ma non si sa ciò si trova (e posso confermare che è unasensazione spaesante!).

Dopo poco più di sei mesi posso con sicurezza affermare checambiare, soprattutto attraverso un’ampia conoscenza di se stessi,è possibile. Posso certamente affermare inoltre che un percorsocome quello che sto affrontando io, assieme ad un’altra ventina diragazzi, è un percorso che farebbe bene anche a chi crede di nonavere dipendenza alcuna (in quanto dipendenza da internet, sesso,gioco d’azzardo, tecnologia e lavoro non sono ancora percepite co-munemente come “droghe” vere e proprie). I valori che qui vengonotrasmessi sono potenti e universali e tutti diventeremmo personemigliori se li conoscessimo, li ascoltassimo ed introiettassimo.

Spero di saper sfruttare al meglio tutte le possibilità offertemi daquesta idilliaca struttura nelle colline breganzesi cercando in futuro,a percorso terminato, di ricordare le difficoltà incontrate ma anchele gioie nelle piccole cose e gli insegnamenti dei grandi principiepistemologici che fanno di un uomo un vero uomo.

Marco C.

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buone notizie? La prima cosa che una persona potrebbe pensare stando qui in comunità sarebbe “cherazza di domanda è?”. “Come posso essere felice se sono arrivato a dovermi rinchiudere?”. Io vi dicoinvece che non sono mai stato così felice di aver preso una simile decisione.

Erano anni che non stavo così, che non mi sentivo così libero pur essendo “vincolato” ad una casa!Quando dovevo ancora entrare in comunità le mie giornate erano tutte uguali, tutte dettate dalle sostan-

ze, si cominciava la mattina bevendo e si finiva alla sera ancor peggio. Non era divertimento, era diventatoun obbligo, qualcosa che non riuscivo più a interrompere, come una valanga che prende velocità.

Erano le sostanze a dominare la mia vita e io ne avevo perduto il controllo.Oggi invece posso riprendere a vivere, a pensare lucidamente, a non essere schiavo, a SENTIRE il mondo

intorno a me. Ogni tanto ammetto che si possono passare giornate dure, che sembrano infinite perché si sache la dipendenza è una brutta carogna, ma qui sto imparando a guardare il bicchiere mezzo pieno: osser-vare i passi avanti fatti e non solamente quelli ancora da fare, mi sforzo di avere punti di vista differenti, mifaccio domande invece che darmi subito delle risposte.

Di strada ne ho ancora molta da fare ma i primi germogli di quello che ho piantato e che sto coltivandoqui dentro si cominciano a vedere, me ne rendo conto guardando gli occhi di mia madre, lo sguardo dimio fratello, l’abbraccio di mio padre quando vengono a trovarmi.

Magari per una persona normale può essere poco, può essere una cazzata ma vi assicuro che quando sie-te schiavi della droga si dimentica velocemente cos’è l’AMORE.

L’amore è ciò che fa girare il mondo, l’amore verso gli altri ma prima di tutto verso se stessi.Io credo di essere arrivato qui in comunità grazie all’amore che la mia famiglia mi ha costantemente fatto

sentire ogni giorno anche dopo tutte quelle che ho combinato e ho fatto passare loro.Sono stati loro a far riaccendere quella luce che si stava spegnendo dentro il mio cuore, a incitarmi, e ora

sono qua, sono felice, con la voglia di andare avanti, di migliorare e di ripagarli di tutto l’amore che ognigiorno so che mi mandano.

Un grazie particolare e un bacione a mamma, papà, Miky, nonna e zio Alex che non mi hanno mai la-sciato andare…!

Mauro

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Da ca’Delle ore 35 anni di ACCOGLIENZA

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Da Assisi – dal Protomonastero S. ChiaraUna parola dalla clausura:

«èdifficile separare i nomi di Francesco e Chiara,questi due fenomeni, queste due leggende,leggende di santità. È una cosa profonda, una

cosa che non può essere capita se non attraverso i criteridella spiritualità francescana, cristiana, evangelica; chenon può essere capita con i criteri umani. Il binomioFrancesco e Chiara è una realtà che si comprende sola-mente attraverso le categorie cristiane, spirituali, delCielo, ma è anche una realtà di questa terra, di questacittà, di questa Chiesa. Tutto ha avuto corpo qui. Nonsi tratta di puro spirito, non sono e non erano puri spiriti:erano corpi, erano persone, erano spirito. »

Così si è espresso il papa san Giovanni Paolo II, nel1982 la prima volta che è venuto ad Assisi, in un discorsoimprovvisato e fuori programma, ma che coglie profon-damente la bellezza della santità di Francesco e Chiara,persone concrete, come noi, vissute in un tempo precisoe in una storia con le sue bellezze e contraddizioni, come

la nostra, persone che sono state conquistate da Cristoe si sono lasciate trasformare nella Sua immagine, digloria in gloria, secondo l’azione dello Spirito.

Chiara si definiva “plantula”, piccola pianta, di Fran-cesco. Dai suoi scritti trapela una profonda unità di spi-rito e di grazia che la lega al poverello, è per mezzo dilui che la misericordia di Dio ha condotto lei e le sorellesulla “via” di Gesù Cristo. Francesco fu per lei un validoaiuto, un dono inestimabile della Provvidenza di Dio,ma tale da non farle mai distogliere lo sguardo dal Si-gnore Gesù, centro di ogni sua scelta.

Se penetriamo in questa relazione fiorita nell’unicatensione verso Gesù Cristo, appassionatamente amato,scopriamo un rapporto vivo e personale con il SignoreGesù come unico bene veramente necessario, come Co-lui che da’ pienezza alla vita.

Il vivere il Vangelo con la vita e non tanto con i discorsiaccattivanti, il lasciarsi raggiungere dalla vita di Cristoe cesellare dalla sua grazia per essere nuova creatura èl’avventura più bella e sconvolgente che si possa verificarenell’esistenza umana, perché la fecondità di una vita non

acquerello di antonia bortoloso

con il monDo

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dipende dalla notorietà o dall’efficienza, ma è intrinsecaalla sua realtà di comunione con Dio.

Una comunione che per realizzarsi ha bisogno del sìdella nostra libertà, un sì che nella vita deve avanzaresenza stancarsi, come quello della Vergine Maria, cheha reso nostro fratello il Signore della maestà.

Convertirsi al Vangelo nello scorrere dei giorni è unlasciarsi purificare il cuore, sperimentando l’alienazioneprofonda che lo abita, ma anche il suo immenso bisognodi Dio e la forza della grazia che lo ricrea. La vita è com-plessa, non dispensa nessuno da questa apertura al reale,perché nel cuore dell’uomo si ingaggia una lotta tra laluce e le tenebre, di cui la violenza e le guerre nel mondone sono la concreta manifestazione.

Se guardiamo con sincerità nel nostro cuore, dove isentimenti si incrociano con le decisioni, le paure conle gioie, le delusioni con le speranze scopriamo comeluce e tenebra, vita e morte, accoglienza e resistenza,chiarezza e incertezza vi abitino e abbiano bisogno dellaluce del Cristo Risorto, solo così possiamo continuare ascommettere sul poco che abbiamo e il molto che spe-riamo. L’Incarnazione e la Pasqua non sono solo eventidella vita di Gesù ma misteri che ci fanno entrare nel-l’agire di Dio e danno senso ai passaggi del nostro vissuto,facendocelo riconoscere come “il Signore”, poiché Diosempre si incarna, ossia agisce nella nostra realtà con-creta, e sempre porta alla luce attraverso le tenebre, at-traverso un mistero di morte e risurrezione. Per questosolo l’incontro con Gesù, il Vivente, ci aiuta a rileggerecon occhi nuovi l’esistenza nostra e degli altri, a vivereil Vangelo come Parola che plasma la vita e risana le re-lazioni, a dare alla storia in cui viviamo un respiro ampioe uno sguardo di fede, a dipendere da Dio, Padre delleMisericordie, come lo definiva S. Chiara.

Una dipendenza che non è per opprimere ma per cu-

stodire, per dirci che non siamo onnipotenti ma creatureamate con una predilezione inaudita. È lo sperimentarenello scorrere dei giorni in molteplici modi la fedeltàdell’amore provvidente di un Dio, che è Padre, Padredelle Misericordie. Allora si comprende l’esclamazionestupita di Chiara alla fine della vita: «Va’ sicura perchéhai una buona guida nel viaggio. Va’, perché Colui cheti ha creata ti ha santificata; e, custodendoti sempre comela madre il figlio, ti ha amato di tenero amore. Tu, o Si-gnore, sii benedetto, che mi hai creata» (Leggenda di S.Chiara 29).

Il Vangelo è un seme che cresce pazientemente e lavita è il terreno in cui porta frutto, non stanchiamoci didipendere da Dio. La dipendenza da Dio libera l’uomoda se stesso e dalle proprie illusioni o sogni fallaci, lorende piccolo davanti a Lui, lo espone continuamentealla sua onnipotente misericordia e alla sua grazia, lasola che opera meraviglie... incessantemente.

Nella dispersione della nostra ricerca d’amore, nell’il-lusione di bastare a noi stessi Chiara ci propone con au-dacia la testimonianza che Dio è l’Assoluto che puòcolmare la vita di gioia profonda e dare vero senso a ogninostra attesa e speranza: Lui si dona a noi in Gesù e vivenella concretezza dei gesti semplici di ogni giorno, perchédall’ascolto al Vangelo rinasca in noi la fede e nella fedefiorisca la santità, che è l’opera dello Spirito del Risortoin noi.

Allora riprendendo le parole del papa san GiovanniPaolo II «… vi auguro di ripetere nella nostra epoca ilmiracolo di san Francesco e di santa Chiara … Nella no-stra epoca è necessario ripetere la scoperta di santa Chia-ra perché è importante per la vita della Chiesa … ci vuolela riscoperta della leggenda divina di Francesco e diChiara».

sr. Maria Chiara.

con il monDo

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Questo grido pellegrino l'ha lan-ciato l'amico Simone Frignani,l'autore di tre dei più bei Cam-

mini in Italia: "Il Cammino di San Be-nedetto", "L'Italia Coast to Coast" e "LaRomea Germanica" e, con la capacitàvirale del web, sta rimbalzando nelletantissime pagine pellegrine che si in-trecciano nell'etere come lo fanno itantissimi cammini italiani.

Sì perchè l'Italia è sempre più per-

che la gioia ti persegUiti!

di angela seracchioli

con il monDo

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piccoli, vivi e fuori dal coro!

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corsa da genti di tutto il mondo, silenziose e colorateche passano fra la folla dei turisti. Qui ad Assisi, se tifermi a guardarli individuando fra i vestiti leggeri deitanti, le loro magliette tecniche e gli zaini polverosi, livedrai un po' stralunati, confusi dopo il tanto silenziodei sentieri.

Qualcuno si ferma per una meritata e fresca birra,altri svicolano per le stradine meno battute dalla massaquasi nascondendosi alla ricerca di un poco di ritrovatosilenzio. I solitari, commossi di una commozione tuttatrattenuta, si fanno un selfie con dietro la Basilica diFrancesco dove immortalare in uno scatto quell'emo-zione che non sapranno mai raccontare. Poi tutti si ina-bissano nella Tomba di Francesco e lì tirano fuori dalloro zaino interiore le loro vite arrotolate e compattatecome i quattro indispensabili stracci che si portano die-tro in quello zaino fatto scendere dalle spalle con sol-lievo, un gesto ripetuto migliaia di volte che sa di riposo,d'arrivo.

E quella gioia che li perseguita è una gioia così sem-plice da essere inusuale, quasi rara. Uno sfrigolio cel-lulare fatto di muscoli che pompano, di sudore chegocciola, di tendini indolenziti, di respiro che a voltesi fa corto e affannoso ma che se poi, magicamente, siè accordato col ritmo dei passi e il battito del cuore, èdivenuto silenzio, fondo dove la voce di tutto ciò cheti circonda esplode in un canto fatto di sussurri di vento,del piegarsi delle fronde, del vibrare dei fiori, del goc-ciolio della pioggia, del cric croc della ghiaia come bassocontinuo di una sinfonia dove i tuoi passi sono parte,dove tu sei parte, un vuoto che si sposta, che scorre nonopponendo resistenza.

Gioia pura la doccia a fine tappa, sorella acqua chetutto lava portandosi via polvere, affanni e dolori e lagratitudine per lei è il frutto spontaneo.

Gioia succulenta quel cibo che è ancora più buonose ti viene offerto da chi ti stava attendendo, aspettavaproprio te senza averti mai conosciuto e ti fa festa comeun amico ritrovato.

Gioia a braccia aperte è il condividerlo con gli altripellegrini che lì, attorno a quella tavola, sono esseri

umani impregnati di aria e di sole, senza titoli, senzarazze, nazionalità o credo, sorelle e fratelli della strada.Gioia intima e bambina il sonno ristoratore che ti ap-pesantisce le palpebre e ci scivoli dentro con quella fa-cilità senza pensieri di un'infanzia lontana e dimenticata.

I perseguitati dalla gioia ora dormono, domani è unaltro giorno e a ogni giorno basta la sua pena. Altriorizzonti li aspettano, di essi sanno solo quello che han-no letto nella pagina seguente della guida, poche righe,una cartina, che trattengono i passi di chi l'ha scritta,un condensato di consigli e indicazioni che, a volte, infiligrana, fanno trasparire le emozioni pellegrine diquei primi percorritori della traccia che essi seguirannoe faranno loro rendendola vita pulsante ad ogni passo.

Sognano i pellegrini, sogni a volte confusi e a voltelimpidi come premonizioni, le gioie accumulate li hannoresi più lucidi, aperti al nuovo, dimentichi del tempo;il tempo e lo spazio sono divenuti l'Ora oramai ieri, oranel sogno e domani nel passo successivo, un’Ora cheavanza.

Ieri ad un amico pellegrino dicevo: "I pellegrini nonsanno di essere dei mistici della strada, non danno unnome a quegli sbocchi di gioia che li attendono dietrola curva di un sentiero, forse è la prima volta di tuttauna vita che si imbattono in una gioia bambina, la vi-vono con umiltà, per un attimo sono infinitamente pic-coli come lo era Francesco e questa piccolissima infinitàè un abisso che quasi spaventa perchè troppo sempliceper essere vero, troppo breve per trattenerlo e, se ciprovi, scompare perchè non ha la sostanza di ciò chepuò essere trattenuto come una stella cadente che haattraversato il tuo cielo per meno di un battito di ciglia”.

Che la gioia ti perseguiti tu che mi leggi, noi che scri-viamo guide dei passi pellegrini, forse l'abbiamo fattosolo per questo, perchè la gioia si propaghi come unadolce persecuzione, perchè tu che la proverai possa pas-sare ad un altro la voglia di provarci a provarla, così,semplicemente, con uno zaino in spalla, un paio di scar-pe amiche e la paura che si sfilaccia ad ogni passo perlasciarti dietro la curva di un sentiero, libero e bambino,finalmente!

le informazioni riguardo

le celebrazioni all’eremo di s. pietro

si possono trovare sul sito

www.sankalpa.it

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con il monDo

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mai, forse, come in questo perio-do, i media stentano a riman-darci notizie quanto meno

gradevoli. Avviene ogni anno d’estate,quando sembrano non esserci notizieeclatanti, quando la politica se ne va invacanza, i media vanno a caccia di tra-gedie famigliari, omicidi, violenze diogni tipo, perché sanno che la gente inqualche misura ne è attratta, con curio-sità morbosa, direi malata. Ma quest’an-no le notizie reali hanno superato lanostra immaginazione.

Il mondo sembra impazzito: la “terzaguerra mondiale a pezzi” sta assumendorisvolti sempre più barbari e ancor piùdifficili da comprendere, ammesso chemai si sia riusciti a comprendere unaguerra: terrorismo, razzismo, fenomenidi emulazione, come se il mondo stesseper implodere per i mali da lui stessocausati. Una società indubbiamente ma-lata, un mondo che si chiude in sé stessoe che pertanto non può che produrreMale. E quel che è peggio, sembra chela storia, avvenimenti simili occorsi inpassato, non abbia insegnato proprionulla, tutto ritorna in eguale misura senon peggiore…

Quante volte è successo anche nellenostre vite, quando tutto il male delmondo sembra crollarci addosso e cisembra di non farcela, non ci sentiamo“all’altezza” di quanto la vita ci riserva.La vita a volte ci danneggia, ci fa sban-dare. Grandi perdite o grandi errori, oil semplice processo di invecchiamento,o la delusione nelle nostre aspettative,una relazione in frantumi, ognuno diquesti avvenimenti ci ferisce in un mo-do o nell’altro. Può destabilizzarci, scuo-tere la fiducia in noi stessi, o darci lasensazione che mai riusciremo a sor-

la nostra“statUra”

di susanna Facci

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montare quelle difficoltà, quelle sofferenze. La vita “ri-chiede un continuo rimettere assieme i pezzi, una rein-tegrazione – la guarigione del Sé. Ma quella guarigionedel Sé è, in realtà, un contributo al nostro benessere, aquella consapevolezza in espansione che noi chiamiamosalute” [L. Freeman, “Daily Wisdom”]. Ed è pur vero che,se ci guardiamo indietro, siamo sempre riusciti a superareanche quei momenti, ne siamo sempre usciti, alcunevolte più malconci di altre, ma sempre in piedi, in unmodo o nell’altro siamo riusciti a proseguire il nostroCammino. Se ci facciamo caso, ogni accadimento, perquanto brutto o doloroso possa essere, avviene semprein proporzione alla nostra capacità di affrontarlo. Quelloche fa la differenza in quei momenti è proprio il modocome ne usciamo, perché, come ci ricorda spesso PapaFrancesco “Nell'arte di camminare, quello che importanon è di non cadere, ma di non rimanere caduti”… “Dioci vuole in piedi”.

Tutto dipende da come guardiamo quegli eventi, sottoquale ottica, se ci lasciamo sopraffare o, altrimenti, se liconsideriamo momenti propizi per andare in profonditànelle nostre vite. Tutto dipende dal valore che diamo anoi stessi e, pertanto, alle nostre vite. Spesso guardiamosolo a noi stessi, soprattutto in quei momenti, tutti ci ca-schiamo. E così per noi è facile anche scivolare nella cri-tica dell’altro, puntando il dito su difetti, mancanze altrui– tutti ne abbiamo - e non, invece, sulla “bellezza” cheognuno porta con sé. La cultura in cui siamo immersici abitua a occuparci solo di quel che sentiamo e di quelloche capita a noi, mentre “in una persona, tutto dipendedallo sguardo; dallo sguardo nasce l’incontro, e lo sguardogià segna in modo indelebile la relazione” [Javier Garrido,“Francesco di Gesù”]. Tutto dipende da dove attingiamo

per avere un aiuto, se dai vari “pokemon go” abili soload anestetizzare il nostro più vero sentire, il nostro per-cepire la verità, soprattutto quando non ci piace, oppurese ci affidiamo a qualcosa di più profondo, alla ricercadi una Verità più alta, alla ricerca del Bene anche inmezzo al Male. Tutto dipende da dove vogliamo volgereil nostro sguardo.

In questi tempi bui grande Luce e Respiro sono giuntidalla Giornata Mondiale della Gioventù tenutasi a Cra-covia. In una delle sue splendide omelie Papa Francescoci ha ricordato Zaccheo e la sua “bassa statura” che gliimpediva di vedere il Maestro: anche noi oggi possiamocorrere il rischio di non sentirci “all’altezza, perché ab-biamo una scarsa considerazione di noi stessi”[…] il“non accettarsi, vivere scontenti e pensare in negativosignifica non riconoscere la nostra identità più vera: ècome girarsi dall’altra parte mentre Dio vuole posare ilsuo sguardo su di me, è voler spegnere il sogno che Eglinutre per me. Dio ci ama così come siamo, e nessun pec-cato, difetto o sbaglio gli farà cambiare idea […]. Spessonella nostra vita “puntiamo in basso anziché in alto” ma“affezionarci alla tristezza non è degno della nostra staturaspirituale […] è un virus che infetta e blocca tutto, chechiude ogni porta, che impedisce di riavviare la vita, diricominciare” [Papa Francesco, 31 luglio 2016]. C’è unasorgente di Vita Vera in ognuno di noi, una fonte ine-sauribile di buone notizie, “la parte migliore” che nullae nessuno ci potrà mai togliere [Cfr. Lc 10, 38-42], e que-sta è la vera bella notizia per ognuno di noi che, pur inun cammino fatto di piccoli o grandi ostacoli, a piccolipassi, non dovremmo mai dimenticare!

E proprio quando il bruco pensò che il mondo fossefinito, diventò farfalla (Anonimo)

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per mia impostazione culturale rispettole idee di ognuno e di ciascuno, dettociò non mi sottraggo dall'affermare il

mio dissenso in merito a quanto espresso invideo o carta stampata da personaggi più omeno in vista, sulla legalizzazione delle so-stanze, su come la droga terapeutica sdoganila droga ricreativa.

Ognuno mena il can per l'aia dove megliopascola il proprio gregge, personalmente nonmi frega una mazza di chi le spara a destra echi a sinistra, di chi usa le parole per creareconsensi, neppure cammino seminando ve-rità, diffido di chi le ha ben depositate al fondodelle tasche, di chi pensa di esser capace disalvare chi. Dunque evitando inutili prese diposizione ideologiche, rimango convinto,dalle sempre nuove ricerche scientifiche, sa-nitarie (peraltro assai autorevoli), da ciò chevedo in Comunità Casa del Giovane dovesvolgo il mio servizio, dal carico come sommadegli errori della mia esperienza, i più esposticioè i più giovani pagheranno come al solitoil dazio maggiore, per cui credo sia importantenon tanto liberare la droga a discapito del li-berare dalla droga.

Le varie mafie non hanno l'erba-cannabiscome primo capitolato per riempire di doblonid'oro le stive dei loro galeoni, a mio avvisonon sconfiggi il mercato in questa maniera,affermare ciò equivale a svolgere un'informa-zione manipolata e manipolante.

Con una canna non è mai morto nessuno?È accaduto e continua ad accadere, non a tutti,certo, solamente a QUALCUNO.

Siccome ci sono altre porcherie legali perchèfarla tanto lunga con sta roba LEGGERA il-legale? Proprio perchè ce ne sono fin troppedi irresponsabilità non è il caso di aggiungernealtre, è già più che sufficiente uno stato con ilgrembiule da oste, con la livrea da biscazziereper un azzardo declinato incredibilmente so-stenibile, dentro una società bullistica che nonne ha la dovuta e rigorosa consapevolezza.

I minori sono i maggiori fruitori di cannoni,illegali, oggi, e domani che sarà legale, lororimarranno comunque out, ma maggiormen-te invitati dal mercato illegale che li affascineràcon un surplus di roba ancora più deleteria.

In galera non c'è nessuno per uno spinello,in galera non ci vai per uso modico, per spac-cio di una minima quantità, in galera il so-vraffollamento disumano è dovuto a ben altro.

Personalmente non sono un giustizialista,non credo nel castigo salvavita, nei divietiideologici, credo fermamente nella necessitàdi non ingrossare le fila di una certa indiffe-renza sociale, QUESTO SÌ. Quanto meno pertutela e garanzia dei più giovani. Le parole va-ligia dove mettere dentro tutto e il contrariodi tutto, servono unicamente a fare ammalarela comunicazione, l'informazione, quella veritàche tanto insistentemente proponiamo e pro-piniamo a pochi cents.

Droga ricreatiVaaUtorizzazione

Del tribUnale Di Vicenza

n° 1008 Del 19/09/2001

Direttore responsabile:

maria lUisa DUso

responsabili Di reDazione

e collaboratori:

FeDerico manzarDo, sU-

sanna Facci, Fabio bertol-

Do, giacomo rosa, armiDa

galasso, p. ireneo Forgia-

rini, giUseppe Fochesato,

antonia bortoloso, mat-

teo treVisan, christian

toDesco, paola cremone-

se, Fr. angelo Visentin,

Vincenzo anDraoUs, an-

gela maria seracchioli.

coorDinamento

reDazionale:

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realizzazione graFica:

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di Vincenzo andraous

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èil titolo che ogni anno veniva evidenziato nel calen-dario-lunario per la provincia di Treviso, negli annidella guerra e del dopoguerra. Bepo significa Giu-

seppe, Gobo sta per gobbo e Casier è il paese in periferiadi Treviso. Lì abitava questo Bepo, divenuto simpatico atutti per la sua opera che orientava sulle previsioni deltempo. Forse lavorava tutto un anno per indovinare la si-tuazione del meteo. L’iniziativa poteva sembrare facile,anche perché le stagioni, i mesi, le settimane, i giorni, daun anno all’altro si assomigliavano... Le quattro stagionierano ben precise segnate da una data e dal “che tempofa”. Oggi, e ormai da parecchio tempo... sembrerebbe chele stagioni non si caratterizzino più per il risveglio dellaPrimavera, per il caldo dell’Estate, per i colori dell’Autunno,per il freddo dell’ Inverno... I Ghiacciai non si sa più checosa siano; i Fiori non hanno stagione; Caldo o Freddosono regolati da condizionatori... Rimane vero però che,quando arriva il giorno di San Lorenzo, il 10 Agosto... an-che oggi, c’è un forte invito da parte della “devozione po-polare”, chiamiamola così, a guardare il cielo stellato. Lameraviglia delle Stelle Cadenti dona alla bellezza del cielouna nota che attira l’attenzione anche della nostra anima.Noi non abbiamo tanti richiami che ci invitino a contem-plare lo spettacolo della Natura, anche perché siamo “cir-condati solo da opere umane che, almeno apparentemente,

rimandano soltanto all’uomo: automobili, strade, palazzi,grattacieli... ”. Raramente si sperimenta il buio che ci donala possibilità di vedere il cielo stellato ed esclamare con ilSalmo 18: “I cieli narrano la gloria di Dio, e il firmamentoannunzia l’opera delle sue mani”.

Riporto quanto scrive su Avvenire del 10 Agosto G.S.Lodovici. “Il fisico e Premio Nobel Enrico Fermi racconta“di avere ascoltato, una notte, le placide conversazioni didue contadini... finché essi tacquero come se la maestàdel cielo serena e solenne di quella notte italica, priva diluna ma folta di stelle, avesse riversato su quei semplicispiriti, un misterioso incanto. Ruppe il silenzio ma nonl’incanto, la voce grave di un grosso contadino che standodisteso sul prato con occhi volti alle stelle, esclamò, quasiobbedendo ad una ispirazione profonda: “Come è bello!Eppure c’è chi dice che Dio non esiste!”. “Quel contadinonon sapeva nemmeno leggere. Ma c’era nell’animo suo,custoditovi da una vita laboriosa, un breve angolo in cuiscendeva la luce di Dio, con una potenza non inferiore aquella dei profeti e forse superiore a quella dei filosofi”.

Ho voluto riportare un po’ di quanto l’Avvenire ci offre,per dire che anche le riviste e i giornali molte volte riflet-tono un mondo di “belle e buone notizie” che ci ossigenanolo spirito e ci fanno capire che spetta a noi fermarci a con-templare il bello e il buono che c’è.

bepo gobo Da casier

di F. angelo Visentin ofm

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Francesco, ancora ritorna a direai fiori, agli alberi, al fiume,

a dirlo danzandocome facevi

per le vie e i colli dell'Umbria;a gridarlo al mondo intero,a quanti incontri per via;

ma gridarlo danzandocome facevi:

«Amate, solo amatee amatevi

e datee donatevi

e perdonatee fate pace».

Dire solo questo,gridarlo anche alle pietre.

P. Davide Maria Turoldo

(1916 – 2016 Anno Centenario della nascita)

NAmate, solo amate N

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