David Maria maniaco di - Mariangela MaravigliaDavid Maria Turoldo maniaco di Dio a colloquio con...

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David Maria Turoldo maniaco di Dio a colloquio con Mariangela Maraviglia a cura di Renzo Salvi Renzo Salvi rate e poeta, giomalista (e polemi- sta), cristiano e prete antesignano del Concilio, predicatore, uomo di comunicazione radiofonica e tele- visiva (e cinematografi ca), testimo- ne e interprete di un rinnovamen- to ecclesiale intrecciato con il farsi nuo\-o della storia sociale e civile, nella Resisten- za e nel tempo dei nmovimenti, giovanili, operai, popolari, femminili... E poeta, po- eta, poeta in ogni tempo... La figura di David Maria Turoldo approda alla biogra- fia ufficiale, sistematica, documentata nel centenario della nascita avvenuta a Coderno di Sedegliano (Udine) il22 no- vembre 1916. Arriva in questo modo a compimento anche il lungo itinerario di ricerca iniziato intorno al 2000 con il rior- dino, e poi la cata).ogazione sistematica, dell'Archivio Turoldo voluto dalla nsua, co- munità ser-vita di Fontanella di Sotto il Monte, proseguito con incarichi e collabo- razioni con la Fondazione per le Scienze Religiose Giovanni XXIII di Bologna, con- fluite in un dottorato di ricerca confidato ad una storica di provata capacità come Mariangela Maraviglia, già autrice di ri- cerche e pubblicazioni su don Primo Mazzolari, sorella Maria di Campello, Achille Grandi, Giuseppe Lanzadel Vasto, @ O N t! rD I.JJ F F ut a o F a o (, o O O o aa

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vembre 1916. Arriva in questo modo acompimento anche il lungo itinerario diricerca iniziato intorno al 2000 con il rior-dino, e poi la cata).ogazione sistematica,dell'Archivio Turoldo voluto dalla nsua, co-munità ser-vita di Fontanella di Sotto ilMonte, proseguito con incarichi e collabo-razioni con la Fondazione per le ScienzeReligiose Giovanni XXIII di Bologna, con-fluite in un dottorato di ricerca confidatoad una storica di provata capacità comeMariangela Maraviglia, già autrice di ri-cerche e pubblicazioni su don PrimoMazzolari, sorella Maria di Campello,Achille Grandi, Giuseppe Lanzadel Vasto,

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mons. Carlo Manziana.Edito il volume per i tipi di Morcelliana,con il titolo David Maria Turoldo. LcL vita, latestimonianza ( I 9 1 6- 1 992), 1' autnce è oraraggiungibile peruna conversazione che diaconto, in forma di interwista, di un percor-so fatto di fatica, scoperle, documenti diforma e chiave letteraria diversa tutti daripercorrere nell'ottica del rigore storico.

È addirittura nella prima pagina del-l'introduzione, in più passaggi, unasortq. di tua presq di distanza dallo sti-le in precedenza, e sin qui, wtilizzatoper narrare di Davide e forse anche diuna tua cautela nei confronti di uncefio modo

" swo, di dar notiz.ie di sé...

In effetti, l'analisi degli scritti dedicati aTuroldo, primo gradino della mia ricerca(pubblicata agli inizi di questo lavoro, nel20 1 3, come Ricognizione bibliografia nellarivista oCristianesimo nella Storia» e orairt www.mariangelamaraviglia. it/), facevaemergere il grande fascino esercitato dal-la personalità turoldiana su una vasta pla-tea di amici e seguaci che lo riconosceva-no portavoce delle loro stesse istanze dirinnovamento ecclesiale e sociale. PadreDavid trascinava con il calore della suaparola, conquistava con il suo impegnogeneroso e irmente, si imponeva con la suafisicità straripante: tutti elementi che con-tribuivano ad alimentare intorrro a lui nleg-gende", non di rado arricchite di tratti pit-toreschi, diffuse in vita e rievocate con af-fetto dopo la morte.Turoldo stesso tendeva a rileggersi un po'in chiave «automitobiograficar, intrecciàn-do i vissuti personali con una ferwida e spes-so splendida reinterpretazione poetica.Naturalmente non mancavano preziose ri-costnrzioni - a partire dal tuo Davide. InParokL e la comunicazione (Cittadella 2006)- tanta splendida critica letteraria, alcuniaffondi storiografici su periodi specifici,ottime tesi spesso pubblicate: mancava unaricostruzione storica complessiva e il miolavoro aspirerebbe a sanare tale vuoto.

C'è un Davide Tu.roldo «nuovo» e, senon inedito, almeno inatteso - per teo per chi leggerà - che emerge da que-sto tuo lavoro di ricerca durato ormaipiù di quattro anni?

La vita di Turoldo è apparsa ben prestoar,vincente anche a me che non ero nturol-

diana di elezioner: una grande ar.wenturaumana, che ha intrecciato gran parte del-la storia del Novecento, non solò italianae non solo religiosa, con :una ricchezzainattesa e sorprendente. Le carte di archi-vio rinvenute nei conventi dei Servi diMaria e in archivi istituzionali e privati,insieme alle tante testimonianze orali rac-colte, se da una parle mi sgomentavanoper la Ioro enorme quantità, dall'altra per-mettevano di ricostmire con puntualità ocon maggior completezza vicende e incon-tri. Lar,ventura di Turoldo si traduceva inuna mia ar,ventura personale alla scoper-ta della sua azione nella Resistenza mila-nese, nella Firenze di Giorgio La Pira, nel-le battaglie degli anni Sessanta, Settanta,Ottanta. Mi appassionava poter ritessere ifili complessi di relazioni da lui intratte-nute con tante personalità del tempo: ilcardinal Ildefonso Schuste4, padre Agosti-no Gemelli, Giuseppe Lazzati, GiuseppeDossetti, don Zeno Saltini, don Primo Maz-zolari, don Lorenzo Milani, Giovanni Bat-tista Montini, Carlo Maria Marlini, EnzoBianchi, Raniero La Valle, Gianfranco Ra-vasi; in ambito laico Carlo Bo, Alda Meri-ni, Pier Paolo Pasolini, Andrea Zanzotto,per limitarmi ad alcuni nomi di assolutanotorietà. Mi commuoveva ripercorrerecon padre David i dolorosi forzati «esili»che - su comando delle autorità ecclesia-stiche - lo allontanarono dall'Italia nel1953 e nel 1958. Mi sorprendeva scoprirel'umanissima ostinazione con cui, insiemeal fraterno compagno di sempre, padre Ca-millo De Piaz, tentò di instaurare una trat-tativa per la liberazione di Aldo Moro.Episodi sconosciuti, come quest'ultimo,venivano alla luce, ciò che appariva fmttodi memorie imprecise e talvolta fantasio-se acquistava la consistenza della storiadocumentata, e la personalità di Turoldo- pur non priva di debolezze e contraddit-torietà - emergeva nel suo instancabileimpegno di tradurre nella vita la fede cri-stiana. Convinto com'era che nla Parola diDio è un fatto e non un suono».

Scoruendo la tua ricerca si individua-no alcune grandi scansioni nella vitadi Davide; troviamo in primo luogoMilano: nella guena, durante e dopo-laResistenza; poi il fiancheggiamento pta-tico a Nomadelfia (e non poche discus-sioni teoiche con don Zeno); e "gJi annicon la valigia", forse un po' mitizzatima ben dolorosi, determinati dalla vo-

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lontà, di alcuni settori della Chiese -«perché non coaguli...» - col solo bre-ve ritomo per la Missione di Milano vo-luta da Montini, arcivescovo, in qual-che modo q sua volta "in esilio"...

Luigi Santucci, fraterno amico della pri-ma ora, rievocando gli anni milanesi, am-mirava in Turoldo Ìa capacità di .dilapi-darsi senza risparmio [...] puntando tuttosul Vangelo». Questo atteggiamento, checontrassegnò padre David per l'intera suavita, 1o portò a ricoprire spesso un rrroloda protagonista di eventi storici e vicen-de, con coraggio e perfino sprezzo del pe-ricolo. Così, insieme a De Piaz, animò laResistenza milanese facendo del conven-to di San Carlo un crocevia di incontri einiziative che andar.a dalla diffusione del-la stampa clandestina - il periodico «LUo-rno)) -r all'aiuto ai perseguitati politici, allacollaborazione con gruppi antifascisti, ilpiù noto dei quali fu il Fronte della Gio-ventù animato dai comunisti Eugenio Cu-riel e Gillo Ponteconro. Dopo la Resisten-za, la comunità di Nomadelfia, con il suogeneroso intento di offrire famiglie a bam-bini abbandonati, apparve non solo a Tu-roldo l'immagine ideale di una societàesemplata sul Vangelo, efficace controcan-to di un cattolicesimo italiano colpevol-mente compromesso con la politica. Pa-dre David sostenne e finanziò con le sueamicizie f iniziativa, mentre continuava lasua infuocata predicazione nel Duomomilanese e con De Piaz dava ar,vio alle at-tività culturali deÌla Corsia dei Servi: unferwente attir,ismo che lo fece individuarecome pericoloso fomentatore di critica edi dissenso e ne deterrninò prima l'allon-tanamento a Innsbmck (1953), poi un ri-torno «a distanza, a Firenze (1954-1958),in seguito un nuovo nesiÌio, di due anni aLondra. Fu solo nell'ottobre 1960 che riu-scì a tornare di nuovo in Italia, dove fuaccolto nel conr,ento di Udine per poi de-cidere di andare a vivere a Sotto il Monte,la terra di papa Giovanni. Il fatto che i for-zati traslochi arnenissero in conventi del-l'Ordine dei Ser-vi di Maria a cui Turoldoapparleneva non li rendeva meno amari,come attestano le numerosissime letterecon cui padre David invoca di poter ritor-nare in Italia. Linvito a partecipare allaMissione milanese, insieme ad altre figu-re discusse ed emarginate del cattolicesi-mo italiano come don Primo Mazzolari oi padri Ernesto Balducci e Nazareno Fab-

bretti, segnala la necessità au/ertita daGiovanni Battista Montini di aprirsi al pen-siero e alla cultura contemporanei, purcritici e lontani dal cattolicesimo tradizio-nale, per ridare vitalità alla proposta cri-stiana minacciata dal dilagante materiali-smo. A parlire da questo comune sentire,tra il Ser-vo di Maria e l'arcivescovo mila-nese scattò una benevolenza reciproca checontinuò anche negli anni futuri del papa-to montiniano, non compromessa neppu-re dalla oprudenza, con cui PaoÌo VI ge-stiva la stagione del post Concilio.

Citavi poco fa anche i molti incontri egli intrecci di vita con figure di moltaimportanza nella Chiesa italiana. Dia-mo qualche elemento di interpretaTio-ne: alcuni di questi erano vissuti comeprogressisti moderati, altri come com-battivi e battaglieri. Come si rcLccorda-no con le posizioni e come con gli iti-nerari di David"e? Per esempio trovia-mo Lazzclti che si rende disponibilecome responsabile per le iniziative edi-toriali della Corsia dei Servi proprioquando aniyailprimo esiko (con graviattiti con l'ordine dei Serviti e il Vati-cano) e poi ancora, quando twiene lascelta di collocarsi a Fontanella di Sot-to il Monte, come consigliere dietro lequinte, insieme ad un (per molti) inat-teso Loris Capovilla.

Turoldo, nell'impeto travolgente che con-trassegnava i suoi tanti impegni e attività,non mancava di una notevole accorLezzanelle sue scelte ecclesiali. I1 suo linguag-gio è evangelicamente critico ma mai finoalla provocazione di rotture irreparabilicon f istituzione ecclesiale, come si sareb-be visto negli anni della contestazione edella nascita del1e comunità di base. Puroscillando dolorosamente «tra pietà e fu-rore, tra fedeltà e ribellione», corn€ SCri-veva neÌ 1971 all'amico e collaboratoreAbramo Levi, la sua scelta si collocava ac-canto a religiosi e laici come Balducci,Enzo Bianchi, Raniero La Valle, Gian Pa-olo Meucci, più che ai non pochi che ce-dettero alla delusione, abbandonando laChiesa o costituendo comunità di base al-ternative. Turoldo tentò per quanto possi-bile di favorire il dialogo: è interessanteche, allo scoppiare de1 caso dell'Isolotto,nel gennaio 1969, cercasse di darvita a unagiornata di riflessione e di "unione dellaChiesa italiana", bocciata dagli amici per

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il rischio di possibili str-umentali zzazioni,o che invitasse don Enzo Mazzi a "ripo-sarsi, a Sotto il Monte, dove awebbe tro-vato nfratelli e amici, con i quali confoon-tarsi sulle comuni attese di una nascentenchiesa nuova». Allergico agli autoritari-smi gerarchici, padre David appare distan-te anche da purismi e integralismi di sini-stra: nella stagione di Nomadelfia peresempio, uno degli elementi di massimoattrito con don Zeno fu l'atteggiamentosettario, che imputava al prete di Carpi, diriconoscere nella propria esperienza l'uni-ca realtà cristiana dalla parte dei poveri.Tutto questo per dire che l'amicizia e laricerca di appoggio di figure istituzionali,qualiLazzati e Capovilla, confermano l'es-sere e lavorare «dentro» la Chiesa, e den-tro quella parte di Chiesa disposta all'au-toriforma, perché semplicemente padreDavid non si poteva pensare né poteva ac-cettare di esserne collocato in nessun sen-so nfuorir. In questa stessa chiave va lettoil dialogo sempre apefto con i suoi vesco-vi: Schuster che gli affida la predicazionemilanese, Gaddi che lo accoglierà a Sottoil Monte, Martini che lo awebbe riabilita-to dopo decenni di ostracismo da parte deisettori più conservatori del cattolicesimoitaliano.

Lo scoruere dei decenni non cambiò nélo stile né la radicalità della testimo-nianza, né la incredibile capacità diintrecciare l'Annuncio e la sua stori-cizzazione nella densità degli eventi.

Con il procedere degli anni e con l'evolve-re degli scenari internazionali fu il temadella pace a imporsi, ancora una volta de-clinato nei termini messianici di palinge-nesi globale, di "utopia che porta avanti ilmondor: accanto alla richiesta di nuoverelazioni economiche e del diritto alla vitaper le popolazioni impoverite, si affaccia-va la necessità di una concezione non de-predatoria della natura, perché, scrivevapadre David, è impossibile creare pacesulla terra finché non si risolva il "mici-diale dispotismo di un uomo che si credein potere di manomettere ogni cosa» se-condo il principio per cui "tutto ciò che èpossibile è anche lecito".

Credo sia addiittura supefiluo chieder-ti quati siano l{t cifra e la radice ultimadella vita di Davide dopo la tua sceltadi titolare I'ultimo capitolo "l,o fede ela poesia, fino all'ultimo respiro, ...

nl-a fede e la poesia" sono i due doni chevennero riconosciuti a Turoldo dal criticoe amico Carlo Bo e a cui egli rimase fedelefino alla fine. La poesia turoldiana, di de-nuncia o di esortazione negli anni delle lot-te, ritorrrò ad assumere, secondo me conmaggior efficacia, le coloriture più intimee soffede del primo tempo nell'ultimo, se-gnato dall'insorgere del cancro che aweb-be condotto padre David alla morte. I suoiversi, nutriti dalla lettura, traduzione e me-ditazione dei Salmi, di Giobbe, di Qoelet,tornavano a concentrarsi sul drammaticocorpo a corpo con un Dio nascosto ma alcui sguardo non si può rinunciare, che eratratto distintivo della sua ricerca di "36-malato di Dio, e perfino «maniaco di Dio,,come scriveva negli ultimi fogli vergati. Nerisultava una poesia-confessione di un'ani-ma, non sempre tecnicamente ar,verlita ecome tale non amata dalla critica lettera-ria, ma apprezzata da una vasta platea dilettori che nella voce di Turoldo sentivanorisuonare le proprie stesse attese e inter-rogazioni sul male, la morle, il senso deltutto. Che nell'impetuoso frate friulano ri-conoscevano quel «poeta, profeta, distur-batore delle coscienze, uomo di fede, uomodi Dio, amico di tutti gli uomini, a cuiandava la gratitudine di Carlo Maria Mar-tini nel corso della cerimonia funebre svol-tasi nella chiesa di San Carlo al Corso l'8febbraio 1992.

Gli anni Settanta e Ottanta furono gli annidelle lotte e delle speranze di cambiamen-ti radicali della storia, poi cadute sotto ilfuoco delle Brigate Rosse. Turoldo più disempre prese la parola: dai pulpiti, dai te-atri, dalle fabbriche, dalle piazze, dallaradio e dalla televisione; e praticò senzarisparmio i più diversi generi letterari:dalla poesia al teatro, dall'articolo di gior-nale al saggio, dal commento biblico allanarrativa. Tanto intervenire nei problemidella società, della cultura, della politica -mai in prima persona in favore di un par-tito - era motivata dall'interpretazione inchiave liberatrice della fede cristiana, chelo portò ad appoggiare le istanze di giusti-zia che si levavano dai diversi continenti,in primo luogo dall'America Latina, valo-izzandone le voci significative, come Er-nesto Cardenal e Rigobefia Menchù, o can-tandone i martiri, come Oscar Romero. Renzo Salvi