Un anno dopo

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ANNO XXVIII NUMERO 9 NOVEMBRE 2013 Un anno dopo La Chiesa di Nola si è ritrovata in Cattedrale per vivere la chiusura dell’Anno della Fede. Il racconto del cammino nelle parole di sacerdoti e laici. Uno sguardo al Progetto Policoro di Alfonso Lanzieri A Lauro singolare festa di Ognissanti di Pierluigi Milosa A Scafati si inaugura presidio di Libera di Giusy Cirillo Speciale Alle origini della Chiesa di Nola

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Mensile della Chiesa di Nola Novembre 2013

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    Un anno dopoLa Chiesa di Nola si ritrovata in Cattedrale per vivere la chiusura

    dellAnno della Fede. Il racconto del cammino nelle parole di sacerdoti e laici.

    Uno sguardo al Progetto Policoro di Alfonso Lanzieri

    A Lauro singolare festa di Ognissanti di Pierluigi Milosa

    A Scafati si inaugura presidio di Libera di Giusy Cirillo

    SpecialeAlle origini della Chiesa di Nola

  • novembre 2013 02

    mensile della Chiesa di Nola

    in Dialogo mensile della Chiesa di NolaRedazione: via San Felice n.29 - 80035 Nola (Na)Autorizzazione del tribunale di Napoli n. 3393 del 7 marzo 1985Direttore responsabile: Marco IasevoliCondirettore: Luigi MucerinoIn redazione:Alfonso Lanzieri [333 20 42 148 [email protected]], Mariangela Parisi [333 38 57 085 [email protected]], Mariano Messinese, Antonio Averaimo, Vincenzo FormisanoStampa: Giannini Presservice via San Felice, 27 - 80035 Nola (Na)Chiuso in redazione il 23 novembre 2013

    Papa Francesco consegna alla Chiesa e al mondo intero la sua prima Esortazione apostolica. Un documento impor-tantissimo, scritto dal Papa di proprio pugno, dal sapore fortemente programmatico, perch delinea il nuovo volto di Chiesa voluto da Papa Francesco. Una Chiesa povera, vicina alla gente, chiamata a cercare nuove strade e ad uscire da se stessa, per annunciare il Vangelo della misericordia a tutti gli uomini.Un documento di enorme importanza e molto atteso, perch il primo dopo lenciclica Lumen fidei (alla quale aveva gi lavorato papa Benedetto XVI), scritto interamente dal papa, un riassunto della sua visione e del suo pensiero.

    PAPA FRANCESCO

    Evangelii gaudiumEsortazione apostolica

    Editore:San Paolo EdizioniCollana:I papi del 2000Pubblicazione:28/11/2013Pagine:200Formato:Libro in brossuraISBN: 9788821591389

  • 03novembre 2013

    La Terza PaginaIl percorso dellAnno della Fede appena concluso

    DA BENEDEttO A FRANCESCOdi Franco Iannone

    LAnno della fede si avvia al suo epilogo. Il popolo di Dio sparso nel mondo intero ha vissuto con grande intensit questo momento. La santa Sede informa che oltre 8 milioni e mezzo di pellegrini si sono recati alla tomba di Pietro per professare la fede. Ci che stato vissuto, invece, a livello locale impossibile descriverlo in pienezza. tante iniziative, in tutto il mondo, hanno evidenziato quanto la fede presente e permanga viva e dinamica nel nostro popolo.

    Per restare in casa nostra, i Dialoghi in Cattedrale per ricordare linsegnamento del Vaticano II, catechesi sul CREDO nelle varie zone pastorali e parrocchie, celebrazioni varie, avvio del Sinodo diocesano, testimonianze di carit, attivit culturali di diverso genere tutto questo permane come un segno che attesta limpegno dei cristiani nel mondo. Insomma, questo Anno stato realmente unesperienza di grazia che ci porteremo dentro con rinnovato senso di gratitudine al Signore per quanto ci ha fatto vivere.

    Ci che ci ha segnato pi profondamente, per, e che ha reso veramente singolare questanno, stato il passaggio di testimone alla guida della Chiesa da Benedetto XVI a Francesco. Siamo stati cos proiettati in uno scenario inedito come inedita ogni sorpresa dello Spirito di Dio: due Papi, entrambi vivi (in ogni senso!), attraverso la Cui convivenza (sia pure a livelli diversissimi, poich

    uno emerito, laltro felicemente regnante) lo Spirito Santo ha voluto quasi visivamente spiegarci cosa la fede vera. Attraverso la Porta Fidei di Benedetto siamo entrati nello splendore della Verit, la fides quae, direbbero i teologi seri, il Vangelo di Dio o, meglio, il Vangelo che Dio poich nel nostro tempo in cui in vaste zone della terra la fede nel pericolo di spegnersi come una fiamma che non trova pi nutrimento, la priorit che sta al di sopra di tutte di rendere Dio presente in questo mondo e di aprire agli uomini laccesso a Dio. Non ad un qualsiasi dio, ma a quel Dio che ha parlato sul Sinai; a quel Dio il cui volto riconosciamo nellamore spinto sino alla fine (cfr Gv 13, 1) in Ges Cristo crocifisso e risorto, il Dio vivo e vero, che apra lorizzonte del futuro delluomo ad una prospettiva di ferma e sicura speranza, una speranza ricca di eternit e che permetta di affrontare con coraggio il presente in tutti i suoi aspetti (Benedetto XVI).

    A met anno arrivato Papa Francesco. I primi mesi del Suo pontificato ci stanno richiamando alla concretezza delle parole, dei gesti, della vita. Sar Lui non a chiuderla, quella Porta, ma a chiedere alla Chiesa di varcarla decisamente per uscire, alla Luce della Fede, in lumine fidei, verso tutte le periferie geografiche ed esistenziali, perch la Verit maturi in Amore, la fides quae divenga fides qua, cio

    atteggiamento, stile di vita e logica di comportamento quotidiano. Come ha scritto splendidamente nella Sua prima Enciclica (da Lui stesso definita a quattro mani) Lumen Fidei: lamore ha bisogno di verit. Solo in quanto fondato sulla verit lamore pu perdurare nel tempo, superare listante effimero e rimanere saldo per sostenere un cammino comune. Se lamore non ha rapporto con la verit, soggetto al mutare dei sentimenti e non supera la prova del tempo. Senza verit lamore non pu offrire un vincolo solido, non riesce a portare l io al di l del suo isolamento, n a liberarlo dallistante fugace per edificare la vita e portare frutto.

    Se lamore ha bisogno della verit, anche la verit ha bisogno dellamore. Amore e verit non si possono separare. Senza amore, la verit diventa fredda, impersonale, oppressiva per la vita concreta della persona. La verit che cerchiamo, quella che offre significato ai nostri passi, ci illumina quando siamo toccati dallamore. In questo senso, san Gregorio Magno ha scritto che amor ipse notitia est, lamore stesso una conoscenza, porta con s una logica nuova(n. 27).

    Da Benedetto a Francesco, dallo splendore della Verit alla concretezza dellAmore, consapevoli ormai che chi crede vede e chi ama conosce veramente: certo che stato proprio bello questAnno della Fede!

  • novembre 2013 04

    mensile della Chiesa di Nola

    Cristo la luce delle genti hanno gridato al mondo i padri conciliari il 21 novembre del 1964, attraver-so la costituzione dogmatica Lumen Gentium, richiamando tutti allessen-ziale della Fede. Contempliamo lo sguardo del Signore Ges, unico re-dentore della Chiesa linvito rivolto alla Chiesa di Nola dal suo Pastore, mons. Beniamino Depalma, durante la celebrazione della chiusura dellan-no della Fede, tenutasi in cattedrale il 23 novembre sera.

    Un anno di grazia, aperto da papa Benedetto l11 ottobre del 2012, che ha permesso di riscoprire la bellezza del cammino di fede che - ha sotto-lineato Depalma - non una dottrina ma un incontro che ti sconvolge e ti cambia la vita.

    Ha parlato con commozione il ve-scovo di Nola nellesprimere il suo desiderio di una Chiesa che torni a far risplendere sul suo volto quello di Cristo, che si riscopra sempre pi popolo sacerdotale e profetico, po-polo di Dio: la via da seguire Cri-sto, da contemplare quotidianamente con lo sguardo amoroso e adorante dei dodici apostoli, con lo sguardo di Paolo, con lo sguardo del centurione romano sotto la croce, con lo sguar-do del buon ladrone che pur ricono-scendosi peccatore ebbe il coraggio di dire a Ges ricordati di me: il la-drone aveva contemplato lo sguardo del Signore e aveva imparato a la-sciarsi illuminare da Dio, ad accoglie-re il suo respiro, il suo amore, il suo abbraccio, il dono della sua libert, il dono della speranza che non delude mai: il ladrone aveva avuto fede.

    Lindicazione di mons. Depalma risuonata chiara: limpegno per la Chiesa di Nola deve essere quello di contemplare il volto e lo sguardo del maestro: dalla contemplazio-ne che scaturisce la sequela: non per essere ammiratori ma per essere di-scepoli, per essere con Lui sempre, tutti i giorni. S

    oprattutto quando arriva il momen-to del dolore, della notte che sembra non finire: nella vita dei discepoli - ha ricordato Depalma - la croce non pu mancare: Cristo ha attraversato

    anche il dolore, la sofferenza, la mor-te ma al ladrone ha detto oggi sarai con me in paradiso.

    Ma per credere il ladrone ha do-vuto incontrare lo sguardo del Signo-re, per convertirsi ha dovuto ricevere uno sguardo damore che gli ha per-messo di scoprire la preziosit della sua esistenza: ancora oggi, quello sguardo cambia le vite, ancora oggi Cristo, cambia la storia.

    tutto parte dalla contemplazione che - ha ricordato il vescovo Depal-ma - porta alla testimonianza perch i testimoni irradiano la luce ricevu-ta; dalla contemplazione scaturisce la missione: fermatevi accanto alla gente perch la difficile ma entusia-smante missione della Chiesa por-tare tutti a guardare il Signore; dalla contemplazione scaturisce la nostra esistenza cristiana: ho perduto -dice-va Charles de Foucauld - la testa per il mio Dio.

    Lanno della Fede, che per la Chiesa

    di Nola ha segnato anche lindizione del Sinodo diocesano, si concluso dunque con la certezza che se il cuore di un cristiano di Cristo, quel cuore non teme nulla; che se anche que-sti sono tempi nei quali dei cristiani e della Chiesa sembra nessuno si fidi, continuando a volgere lo sguardo al Risorto la Chiesa pu scalfire ogni diffidenza; un anno che termina la-sciando a tutti la certezza che la Fede una responsabilit e un impegno e come Chiesa - ha concluso mons. Depalma - dobbiamo impegnarci per permettere a Dio di entrare nella no-stra vita; a guardare al Vangelo come possibilit di umanit; ad annunzia-re la buona notizia; a fare della fede la possibilit di cambiare la societ e la cultura odierna; ma soprattutto questanno lascia a tutti la certezza che la Fede gioia, quella che viene dalla bellezza di Ges Cristo e che consente ai cristiani di incendiare il mondo con la speranza.

    Chiusura dellanno della Fede in Cattedrale. Il vescovo: La fede un incontro che cambia la vita

    DISCEPOLI, NON AMMIRAtORIdi Mariangela Parisi

  • 05novembre 2013

    Un anno DoPo

    CREDO IN UN SOLO DIO,PADRE ONNIPOTENTE,

    CREATORE DEL CIELO E DELLA TERRA,

    DI TUTTE LE COSEVISIBILI E INVISIBILI.

    Credo la sua paternitche diventa misericordia,

    la sua accoglienzache diventa per me possibilit

    di santit,la sua cura

    che diventa scoperta della mia anima,dei sentimenti che provo,

    delle virt che vivo,del perdono che sperimento,

    e tutto questo sua impronta,traccia della sua stessa vita

    CREDO IN UN SOLO SIGNORE,GES CRISTO,

    UNIGENITO FIGLIO DI DIO,NATO DAL PADRE PRIMA DI TUTTI

    I SECOLI:DIO DA DIO, LUCE DA LUCE,

    DIOVERO DA DIOVERO,GENERATO, NON CREATO,DELLA STESSA SOSTANZA

    DEL PADRE;PER MEZZO DI LUI TUTTE LE COSE

    SONO STATE CREATE.Credo la sua perfetta umanit

    e la sua perfetta divinit,credo che da sempre uno col Padre,

    che da lui ogni cosa provienee che tutto questo stato segno

    di quella fraternitche venuto ad aprire nel mio cuore

    in cui posso sentirmifiglio e fratello nel Padre

    e in Cristo Signore.PER NOI UOMINI E PER LA NOSTRA

    SALVEZZADISCESE DAL CIELO,E PER OPERA DELLO

    SPIRITO SANTOSI INCARNATO NEL SENO

    DELLA VERGINE MARIAE SI FATTO UOMO.

    E chiede a noi oggi di fare lo stesso,di non lasciare la nostra storia,

    la nostra terra martoriata,di restare e vivere non semplicemente

    luno a fianco allaltro,ma scoprendo di dover vivere

    luno per laltro:tutto questo diventa sua opera

    e segno nuovo di speranza.FU CROCIFISSO PER NOI SOTTO

    PONZIO PILATO,MOR E FU SEPOLTO.

    Credo che non devo dimenticarechi nella sofferenza,

    che devo aver fedeanche nel momento del dolore,

    che mi appartengono i gemiti di ogni vitaperch in quei lamenti e in quelle

    lacrimesono le sue lacrime, il suo sudore,

    la sua passione.IL TERZO GIORNO RISUSCITATO,

    SECONDO LE SCRITTURE, SALITO AL CIELO,

    SIEDE ALLA DESTRA DEL PADRE.Credo la resurrezione,

    la vita nuova di cui Lui primizia.Credo che il male vinto,che la morte sconfitta.

    Credo la possibilit del domaniper me e per gli altri.

    Credo la fiducia verso i giovani,la possibilit dei diseredati,

    la costruzione di un cuore nuovoper i disperati.

    Credo la resurrezionee che un pezzo della nostra vita,

    quella umana,abita i cieli,

    a perenne memoria dellamore di Dioche mai dimentica le sua creature.

    E DI NUOVOVERR, NELLA GLORIA,

    PER GIUDICARE IVIVI E I MORTI,E IL SUO REGNO NON AVR FINE.

    Credo il Regno di Dio,piccolo granello di senapa,

    tocco di lievito nella massa della farina,piccola cosa che mi ricordache da ci che piccolo,meravigliosamente nasce

    lo stupore delle grandi cose.Mi impegno a vivere da beato,

    a saper guardare il bene,a saper abbattere gli ostacoli,

    a saper costruire punti in comune,in una parola a fare Regno di Dio

    in me e intorno a me.CREDO NELLO SPIRITO SANTO,CHE SIGNORE E D LAVITA,

    E PROCEDE DAL PADRE E DAL FIGLIO.

    CON IL PADRE E IL FIGLIO ADORATO E GLORIFICATO,

    E HA PARLATO PER MEZZO DEI PROFETI.

    Credo lo Spiritoche santo e santifica.

    Novit perenne, soffio vitale,fuoco purificante,

    soffio leggero che smuove le fogliee vento impetuoso che gonfia le vele.

    Spirito che guida la storia,sovverte le logiche,

    rende forti i deboli per la forza dellamore,

    intrepidi i timorosiper la gioia della speranza.

    Credo lo Spirito che giuda la mia vita,che mi chiede di costruire

    il futuro con lui,che mi chiama a non arrendermi,

    che mi invita al coraggio,che mi chiede di non tacere,

    di non omettere.CREDO LA CHIESA,

    UNA, SANTA, CATTOLICA E APOSTOLICA.

    Credo la chiesa e questa Chiesa di Nolacui appartengo e che mi appartiene.

    In lei la fede mi stata donatasulla testimonianza dei santi vescovi

    Felice e Paolinolesperienza dei Dodici arrivata

    fino a me.La divisione che in essa posso trovare

    so che non lultima parola della sua vita,

    perch la mia chiesa vuole essere una;se il mio peccato la indebolisce,la mia conversione la corrobora,

    perch la mia chiesa vuole essere santa;seppure uso ancora il termine straniero,il mio cuore non estraneo a nessuno

    e desidero che tutti abbianola gioia di incontrare il Risorto,

    perch la mia chiesavuole essere cattolica;

    il mio riconoscermi come chiesaaffianco alle altre comunit credenti,

    rafforza la mia Chiesa cheoggi come allora

    pone sulla testimonianza degli apostolie dei loro successori

    la propria forza e comunione.PROFESSO UN SOLO BATTESIMOPER IL PERDONO DEI PECCATI.

    ASPETTO LA RISURREZIONE DEI MORTI

    E LAVITA DEL MONDO CHEVERR.Credo che una vita nuova

    mi stata data nella grazia battesimale,

    che il mio continuo essereun peccatore pentito e perdonato

    converte la mia vitaverso gesti di accoglienza

    e di solidarietperch nel mio limite mi accorgo

    che solo il dono della grazia pu tutto.Cos attendo,

    in una vita difficile ma bellail tempo dellincontro

    perch la luce piena del Risortoabbatta tempi e spazioper ricongiungerci tutti

    in un solo popolo nuovo.AMEN.

    La professione di fede del 23 novembre

  • novembre 2013 06

    mensile della Chiesa di Nola

    LE INIzIAtIVE PROMOSSE DA ASSOCIAzIONI E MOVIMENtI DIOCESANI NELLANNO DELLA FEDE

    Comunione e LiberazioneLe radici del crederedi Alfonso Lanzieri

    Vitaliano Sena, responsabile dioce-sano di Comunione e Liberazione, ha risposto ad alcune domande, raccon-tandoci come il movimento ha vissuto lAnno della Fede appena trascorso.

    Qual stato il vostro approccio a questo evento ecclesiale straordina-rio?

    Il movimento stato senza dub-bio molto interessato da questo avve-nimento, non poteva essere altrimenti del resto. Il nostro percorso formati-vo ordinario durante tutto lanno ha avuto come filo conduttore proprio il tema della fede; il movimento ha ri-servato anche unattenzione speciale a tutte le manifestazioni, eventi, in-contri, promossi dalla Chiesa nazio-nale.

    Avete anche promosso delle inizia-tive speciali a livello diocesano? S, il movimento ha proposto in diocesi la Mostra della Fede. Un momento di evangelizzazione e racconto della fede attraverso la pittura. La mostra stata itinerante: durante lultima quaresima, infatti, labbiamo porta-ta a Nola, a Pomigliano e poi a San Giuseppe Vesuviano, con un ottimo riscontro in termini di visitatori. I dati ufficiali dicono che lhanno vista pi di tremila persone, tra le quali tantis-simi ragazzi.

    Che bisogno cera di indire un Anno

    della Fede? Negli ultimi tempi, a pa-rer mio, ci siamo un po troppo sof-fermati sulle conseguenze della fede, in altre parole i suoi effetti: il dover assumere un certo atteggiamento morale, determinati comportamenti in ambiti specifici della vita etc. Tut-te cose sacrosante, per carit, delle quali per ci siamo occupati forse in maniera eccessiva trascurando il fatto centrale della fede: Dio che si incar-na e condivide la storia degli uomini. Guardare solo alle ricadute pratiche, che indubbiamente la fede deve ap-portare nella vita del credente, rischia di farci distaccare un po dalla radice della fede: lincontro esistenziale con Ges. Linsistenza del movimento nei percorsi di questanno stata proprio la personalizzazione della fede: che cosa Cristo per me? Qual il mio rapporto con lui? Ecco, lAnno della Fede stata unoccasione per rimet-tere al centro questi aspetti.

    Loccasione stata colta? Questo pi difficile dirlo. Quelli della fede non sono mai dei frutti eclatanti. Come facciamo a dire quante perso-ne sono state interiormente raggiun-te davvero in questo anno? Quanti hanno incontrato la fede? Certamen-te stato messo in campo un grande sforzo, poi la risposta personale e difficilmente quantificabile. Natu-ralmente i frutti, nascosti, ci sono e sono copiosi e senzaltro dopo questo anno il problema della fede come in-contro tra me e Cristo resta al centro del nostro annuncio.

    RnSRiscoprendo la Paroladi Maria Grazia Giova

    Lanno della fede ci ha permesso di varcare una porta che ci ha immes-so in un cammino lungo tutta la vita. Il Rinnovamento nello Spirito Santo, presente in Italia con 1900 gruppi e nella diocesi di Nola con 10 gruppi, si immesso in questo cammino cer-cando di tradurre in opere e missione le varie sollecitazioni.

    Da mesi, come movimento, ci si stava interrogando su come uscire dal cenacolo per andare al mondo con forza e franchezza divenendo te-stimoni autentici di Ges Signore e Salvatore. Le indicazioni offerte dal Papa emerito Benedetto hanno con-fermato la necessit di un tempo nuo-vo dove ogni battezzato si riscoprisse un evangelizzatore: nato cos il pro-getto 10 piazze per 10 comandamen-ti, per proporre una rilettura dei dieci comandamenti alluomo del nostro tempo. I gruppi della diocesi di Nola hanno partecipato allevento svoltosi a Napoli il 15 settembre 2012: in mol-ti siamo confluiti a piazza Dante per il pellegrinaggio annuale delle famiglie per la famiglia ed insieme come un fiume in piena tra preghiera e canti siamo arrivati poi a piazza del Plebi-scito per levento dieci piazze. Il co-mandamento affidato alla Campania stato il IV : Onora il padre e la ma-dre. Simultaneamente allo svolgersi

  • 07novembre 2013

    LE INIzIAtIVE PROMOSSE DA ASSOCIAzIONI E MOVIMENtI DIOCESANI NELLANNO DELLA FEDE

    di questo evento di popolo, durato tutto lanno, nel RnS iniziata una verifica e una riflessione che, allin-domani del sinodo dei vescovi sulla nuova evangelizzazione, ha prodotto un testo intitolato Piano per La Nuova Evangelizzazione, uno strumento che offre una visione ampia, con criteri di discernimento e linee dimpegno correlati perch ogni cristiano possa abbracciare con convinzione e com-petenza questa sfida per la Chiesa del nostro tempo.

    In diocesi abbiamo potuto cele-brare lanno della fede sia a livello lo-cale attraverso iniziative riguardanti i gruppi e le loro attivit di routine sia a livello diocesano.

    Facciamo memoria grata per due eventi in particolare: il primo il ro-veto ardente di preghiera svoltosi il 14 dicembre 2012 nella chiesa del Ges nuovo a Nola, alla presenza del nostro Vescovo; il secondo il con-vegno diocesano dei gruppi del Rin-novamento svoltosi il 14 aprile 2013 nella parrocchia di San Sebastiano martire a Brusciano, dove abbiamo meditato il tema: Coraggio: io ho vinto il mondo insieme al nostro co-ordinatore nazionale, Mario Landi.

    Siamo grati al Signore per quanto in questo anno ha realizzato e credia-mo fortemente che la riflessione deb-ba continuare anche sotto il pontifi-cato di Papa Francesco perch tante sono le attese e i bisogni delluomo del nostro tempo!

    Centro La Pira PomiglianoAttraverso lartedi Mariangela Parisi

    Ci piace raccontare tra le esperienze del territorio ispirate dallanno della Fede, la pubblicazione, da parte del Centro La Pira di Pomigliano dArco, di La Bellezza del Creato. Bellezza di Dio a cura di Rosa Maria Cosentino che, nel 2010, nellambito percorso di riflessione Guardando lalto, vedendo laltro, tra mistica, eti-ca ed estetica promosso proprio dal Centro, cur un lavoro multimediale di ricerca attinente al mondo dellarte pittorica analizzata nei suoi richiami religiosi dal quale nata la pubblica-

    zione.La presenza della bellezza del mondo - ricorda lautrice, citando la scrittrice Simon Weil - la prova sperimenta-le della possibilit dellincarnazione. La bellezza infatti la strada verso - continua - Dio nella storia delluma-nit. Nella stessa linea vanno anche le parole pronunciate dal papa Bene-detto XVI in occasione dellincontro con gli artisti avvenuto nella Cappella Sistina nel 2009: lautentica bellez-za - disse il papa emerito - schiude il cuore dellumano alla nostalgia, al desiderio profondo di conoscere, di amare, di andare verso lAltro, verso lOltre da s.C, secondo papa Benedetto, una via della bellezza che percorso esteti-co ma allo stesso tempo itinerario di fede e Rosa Maria Cosentino offre al lettore un possibile percorso attraver-so alcuni antichi mosaici, miniature e dipinti ognuno dei quali accompa-gnato da versetti tratti dalla Bibbia, dal Cantico di San Francesco. Non si

    tratta spiega mons. Pasquale DO-nofrio, che ha curato la postfazione n di un saggio n di un manuale, piuttosto una suggestione per parole ed immagini: ci sono poche battute atte a suggerire pi che a spiegare, un testo in cui il fruitore di sente libero di lasciarsi portare e accompa-gnare, mai costretto in interpretazio-ni e adesioni a scuole di pensiero o di critica. una bella esperienza di libert, proprio nello stile pedagogico che il Centro porta avanti. Uno stile che si fonda sulla ricerca di un continuo confronto con le diverse espressioni dellumano, sul fare della sede fisica del La Pira un ambiente ha sottolineato DOnofrio in cui le diverse appartenenze di credo e di cultura non diventano mai ostacolo ma possibilit di democraticit ed ac-coglienza: un ambiente che testimo-nia una Chiesa del dialogo, una Chie-sa fatta di credenti disposti a vivere la fede non come un privilegio ma un dono da condividere.

    Un anno DoPo

  • novembre 2013 08

    mensile della Chiesa di Nola

    arrivato quasi in sordina, cammi-nando lungo la navata laterale del Duomo. entrato in punta di piedi, come fa chi entra in una casa in cui si sente un ospite, col timore di chi varca una porta che una porta su un mondo che non gli appartiene. Eccolo Erri De Luca, 63 anni racchiusi tutti nelle curve che rigano il suo vol-to tenero e dolce. Sembra un po spa-esato, sar per il luogo sacro in cui si trova, e in cui non molto abituato a muoversi, o per la folla di gente che lo accerchia prima ancora che inizi a parlare: gente accorsa per assistere a questo primo incontro del secon-do ciclo dei Dialoghi in Cattedrale intitolato Alla ricerca di un Volto; gente accorsa per ascoltare lauto-re di Penultime notizie circa Ieshu/Ges, il cattivo maestro, come lo ha definito qualche detrattore: anche uno spillo avrebbe dovuto sgomita-re per trovare posto. Ma appena si

    siede, Erri De Luca perde quellarea spaesata, perch si sente a suo agio solo con le parole, e quando inizia a parlare un fiume in piena, quasi un professore senza cattedra. Dispensa pillole di saggezza, citazioni bibliche, aneddoti e scampoli di autobiogra-fia. Si definisce non credente pi che ateo, perch ho escluso la divinit dalla mia vita, ma non da quella degli altri. E nel grembo di questa auto-definizione c il motivo per cui Erri si trova qui davanti a crocifissi, pa-storali e fedeli. Lo affascina la figura di Cristo, la sua umilt e ricorda che se vivesse oggi sarebbe uno dei pro-fughi che arrivano a Lampedusa sui barconi della morte. Ma c unaltra cosa che incuriosisce la mente acu-ta di Erri De Luca: i miracoli: Sono simpatici e somigliano ai fulmini, per-ch hanno bisogno di un innesco di scintilla. E la scintilla ha le sembianze di una richiesta, di una preghiera o

    di una supplica. Senza queste, il mi-racolo che corregge e stravolge le leggi della natura, non potrebbe ma-nifestarsi. Mai.

    Il suo cruccio il miracolo di Laz-zaro, che definisce atroce, perch Ges costringe il suo amico a morire unaltra volta. Questa volta in modo definitivo. Per De Luca la risurrezione non possibilit di vivere ancora, ma di morire di nuovo. E allora il pensie-ro plana sul ricordo di sua madre e sul modo di vivere il lutto per un non credente.

    La risurrezione il punto di in-ciampo, lostacolo contro il quale sbatte chi non crede. l che si ferma chi non ha una fede abbastanza for-te. difficile affidarsi alla speranza di abbracciare di nuovo le persone che abbiamo perso: Io so che lultimo abbraccio che ho dato a mia madre, stato lultimo, non ce ne saranno al-tri. Il lutto, per un non credente, non

    Sul finire dellanno della Fede, Erri De Luca inaugura il secondo ciclo dei Dialoghi in Cattedrale

    IL VANGELO SECONDO DE LUCAdi Mariano Messinese e Ermelinda La Manna Ambrosino

  • 09novembre 2013

    attesa di un nuovo incontro, ma un ergastolo, sulla prigione del mio lutto c scritto fine pena mai. E allo-ra come elabora il lutto Erri De Luca? La risposta non per nulla scontata: Io riabbraccio mia madre in sogno, quando mi capita di sognarla, e me la ritrovo accanto quando scrivo di lei e della mia infanzia a Napoli. tutta in questa frase la potenza maieutica della sua scrittura, il punto pi alto della sensibilit di questo scrittore, che con i suoi occhi dolci e azzurrissi-mi ha incantato la platea.

    A conclusione di questa lezione di teologia, il pubblico affascinato ha cercato di ricambiare tanta generosi-t nellunico modo possibile: un ap-plauso lunghissimo.

    Alla fine, il Vescovo Depalma si alza e ringrazia lo scrittore: Grazie, Erri, perch ci hai spronato a pensare, a riflettere. I cristiani pensano e riflet-tono, perch sono cercatori di verit, proprio come te. Parole che hanno imbarazzato un timido De Luca, sem-pre a disagio nel ricevere complimen-ti. Del resto aveva gi confessato la sua timidezza tra le pagine del libro Il torto del soldato: Non sono abi-tuato alla cortesia di una persona sconosciuta.

    Sulle tracce di un VoltoSecondo ciclo dincontri nella cattedrale di Nola

    Il Vangelo si sa!- fatto di volti, di dialoghi, di incontri liberi, gratuiti, inediti, attraverso cui Dio passa nella vita degli uomini e delle donne por-tandovi la novit e la grazia del Regno e chiedendo apertura disponibile e generosa. Quello di Ges uno stile ospitale fatto di porte aperte, di mense condivise, di parole offerte e ricevute. Si direbbe, quella del Maestro, una pastorale occasionale che nulla concede allimprovvisazione superficiale, sempre attenta, per, ad ogni seme di vita, ad ogni frammento di storia in cui lEterno non smette di abitare. E cos anche questanno la Cattedrale di Nola apre le sue porte a nuovi incontri perch la fede della Chiesa possa ancora dialogare con le parole degli uomini e delle donne che sempre pen-sano e cercano vie e vita. Se no, che Sinodo quello che vogliamo celebra-re? Dopo lascolto del Concilio, allora, che ci ha visti lanno scorso coinvolti e partecipi, ci concentriamo questanno sul motivo del Concilio, che poi il motivo dellazione della Chiesa: cercare il Volto di Cristo perch Cristo la luce delle genti: questo santo Concilio, adunato nello Spirito Santo, desidera dunque ardentemente, annunciando il Vangelo ad ogni creatura (cfr. Mc 16,15), illuminare tutti gli uomini con la luce del Cristo che risplen-de sul volto della Chiesa (LG 1). Abbiamo invitato scrittori, attori, filosofi, personalit, a prima vista, altre rispetto al nostro paesaggio abituale ma che condividono la nostra passione e il nostro desiderio di bene e di vita. Ciascuno di loro, a suo modo, si lasciato interrogare dal Nazareno e se la risposta non sempre stata credente lattrazione che hanno provato ce li rende compagni di viaggio. Dopo Erri De Luca verranno a trovarci Lina Sa-stri - il prossimo 10 gennaio - Massimo Cacciari e speriamo ancora altri. Vorremmo disegnare, per noi, per la citt, per tanti, una Chiesa ospitale, capace di ascolto e di dialogo, sempre disposta alla simpatia per il mondo, libera dalla paura dellaltro, pronta invece a scorgere nelle differenze un appello dello Spirito che provoca, oggi come non mai, a uscire verso ogni periferia per portarvi la gioia dellincontro con Cristo. Come a Pentecoste.

    Un anno DoPo

  • novembre 2013 10

    mensile della Chiesa di Nola

  • 11novembre 2013

    Vangelo, giovani e lavoroUno sguardo al Progetto Policoro della nostra diocesi

    Alla Scoperta di DioRacconto dellescursione delle parrocchie del secondo decanato

    Perch farsi prete oggi?/2Continua il racconto dei nuovi presbiteri della diocesi di Nola

    Crescere sognando si pu!A Madonna dellArco la Festa di inizio anno delle Scuole cattoliche

    In Diocesi

  • novembre 2013 12

    mensile della Chiesa di Nola

    Uno sguardo al Progetto Policoro della nostra diocesi

    VANGELO, GIOVANI E LAVOROdi Alfonso Lanzieri

    Il 2013-2014 un anno pastorale importante per il Progetto Polico-ro della diocesi di Nola. Tra qualche mese, infatti, questo importante pro-getto della Chiesa italiana festegger il suo diciottesimo anno di presenza sul territorio della diocesi dei santi Felice e Paolino, raggiungendo quindi la maggiore et. La Diocesi di Nola abbraccia il Progetto Policoro nel 1996 promuovendolo attraverso lo sportello informativo Inventalavoro, con cui si cerca di collegare Chiesa, giovani disoccupati e mondo del la-voro. Desideriamo essere una via aperta per coloro che vogliono tra-sformare la passione in lavoro mi dice subito Don Giuseppe Autorino, responsabile diocesano, che incon-tro assieme a due sue collaboratrici, Giuseppina Orefice e Martina Lucchi, per conoscere meglio le ultime novi-t del progetto. Della nostra equipe fanno parte manager, imprenditori, professionisti di ogni genere prose-gue Don Giuseppe i quali mettono a disposizione le loro competenze per aiutare i ragazzi che vengono a bus-sare alla nostra porta per far diven-tare impresa le loro idee. I passi sono lenti e delicati aggiunge Giu-seppina Orefice occorre calcolare la fattibilit del progetto e poi seguir-lo, passo dopo passo, fino alleven-tuale concretizzazione.

    Il Progetto Policoro, nato nella omo-nima citt in provincia di Matera, nel 1995, come progetto organico della Chiesa italiana per dare una risposta al problema della disoccupazione gio-vanile in Italia, non va ridotto a mero servizio di orientamento al mondo del lavoro. Le parole dordine del Pro-getto Policoro sono Vangelo, Giovani e Lavoro precisa Don Giuseppe e questo vuol dire che lintenzionalit di fondo levangelizzazione. Certo, miriamo ad offrire ai ragazzi che si ri-volgono a noi formazione e informa-zione, orientamento, aiuto e accom-pagnamento per provare a inserirsi in maniera efficace nel mercato del lavoro, ma prima di tutto testimonia-mo loro che la ricchezza del Vangelo pu cambiare la vita ed capace di rialzarti e darti speranza. Incontran-

    do il Progetto Policoro, in sostanza, in primis ci si imbatte in una rete di aiuti e affiancamenti che ti forniscono un ausilio pratico allinserimento o al reinserimento nel mondo del lavoro, ad esempio guidandoti nella stesura del curriculum vitae, nello sviluppo del tuo progetto dimpresa o nel tro-varne uno in base alle tue attitudini e competenze e molto altro ancora. Ma pi ancora, si vince la solitudine in cui pu venirsi a trovare chi cerca lavoro in questo contesto di crisi generaliz-zata, e si allontana il duplice rischio della rassegnazione e del mendicare assistenza o favori a destra e a manca dal potente di turno. Proprio perch lintenzionalit di fondo levangeliz-zazione, allora, il Progetto Policoro conta sullunione delle forze dellUf-ficio di Pastorale giovanile, di quello della Pastorale Sociale e del Lavoro e della Caritas diocesana: il Progetto Policoro chiarisce Don Giuseppe vive dellunione e del coordinamento di questi tre ambiti della pastorale diocesana, il progetto di queste tre pastorali. Non una realt altra che si aggiunge. In questa prospettiva rimarca Giuseppina Orefice va letta la nostra presenza al percorso della Scuola socio-politica diocesana dello scorso anno, la nostra collabo-razione con la Caritas diocesana nel progetto Connecting People, vol-to alla formazione e allinserimento nella societ degli immigrati; cos come anche la frequentazione de-gli eventi organizzati dalla pastorale giovanile come le Giornate della gio-vent diocesani, in cui possiamo in-contrare tanti giovani e parlare loro del Policoro. Mentre ascolto i miei interlocutori, una parola mi risuona nella testa: sinergia. La sinergia con-tinuamente da perseguire cos mi viene spiegato - tra pastorale giova-nile, pastorale sociale e del lavoro e caritas. Decido di chiedere se si tratta del termine giusto per esprimere les-senza dellopera del Progetto Polico-ro. Mi risponde Martina Lucchi: S, un buon termine. Oltre alla sinergia tra le tre pastorali, c poi la sinergia che cerchiamo di ottenere quando una persona o un gruppo di persone

    si rivolgono a noi. Il nostro compito annodare intelligenze, filiere forma-tive, risorse economiche, competen-ze; insomma unificare le tante forze spesso disperse nel tessuto sociale e metterle al servizio di un obiettivo specifico. Mettere insieme, fare in-contrare, fare rete, incoraggiare co-operazioni e scambi di aiuti; creare sinergie, appunto. t

    utto questo molto importante al fine di creare le condizioni necessa-rie al proprio inserimento nel mondo del lavoro e aiuta anche a creare tra i ragazzi una mentalit nuova, in cui tu sei il protagonista del tuo futuro, attivi le tue personali potenzialit in rete con altri, in unottica dimpren-ditorialit personale. Volendo fare un esempio, proprio nella prospettiva del creare rete, il Progetto Policoro ha preso recentemente parte ad un ta-volo di lavoro con alcuni imprenditori della zona discutendo della possibilit di collegare il mondo della scuola e quello delle aziende attraverso degli stage. Oppure, in collaborazione con lUfficio Scuola della diocesi di Nola, abbiamo presentato un progetto a diversi presidi di istituti scolastici del territorio, col quale vogliamo abitua-re i ragazzi a pensare con lo spirito cooperativo contro un certo indivi-dualismo che abita la nostra terra. I giovani aiutati dal Progetto Policoro a trovare spazio nel mondo del lavo-ro sono tanti; una storia tra le tante? Giusto per fare un esempio ri-sponde prontamente Don Giuseppe - posso parlarti della cooperativa po-lifunzionale La Miriade sorta a Mu-gnano del Cardinale verso la fine del 2011. Ci lavorano in tre Filomeno, Giuditta e Angela e offrono servi-zi per la famiglia, come doposcuola, babysitter e svago sportivo. Martina aggiunge che quando riusciamo ad accompagnare dei giovani dalla fase progettuale fino allattuazione prati-ca di unimpresa, chiamiamo questo il risultato finale gesto concreto. Il sito nazionale del Progetto Policoro offre una sorta di catalogo dei gesti concreti, di tutte quelle situazioni in cui si riusciti a tramutare in realt il sogno iniziale.

  • 13novembre 2013

    in Diocesi

    Sapori dIrpinia: un successo del progetto Policorodi Francesco Sodano e Giuseppina Orefice

    Il piacere di mangiare sano, lamore per la tradizione, sono questi gli elementi che hanno dato vita allAzienda Agricola Francesco Sodano di Avella. Un progetto aziendale che ha provato a raccogliere le sfide lanciate da questo tempo di crisi mescolando unesperienza lunga oltre mezzo secolo con una grande spinta innovativa. Francesco Sodano era gi alla guida della sua azienda da circa un anno quando ha conosciuto lAnimatrice di Comunit della Diocesi di Nola, che per la prima volta gli ha presentato il Progetto Policoro e le sue opportunit. Da subito condi-videndo la sobriet e la passione dellambizioso progetto, Francesco non ha esitato a chiedere sostegno e supporto per studiare insieme le modalit per migliorare lazienda e per poter realizzare un nuovo ramo aziendale. Lattivit principale era la coltivazione di frutta in guscio. Oggi lazienda trasforma anche i prodotti, da circa due anni, infatti, iniziata la lavorazione dei prodotti coltivati nei terreni aziendali.

    Il titolare dellazienda oggi collabora anche con lquipe diocesana del Progetto Policoro costituita nel 2012 al fine di mettere a disposizione dei giovani della diocesi consulenze gratuite di esperti in diversi settori per studiare e valutare la fattibilit dellidee presentate allo sportello Inventalavoro.

    Con gioia e passione Francesco testimonia lesperienza che lo hanno visto protagonista di una sfida importante: con determinazione, impegno e sacrificio si possono realizzare anche i sogni pi ambiziosi. Francesco ha incontrato moltissimi giovani alla GRG di Salerno prendendo parte ai laboratori Giovani, Vangelo e Lavoro, organizzati dagli animatori di Comunit di tutta la regione Campania.I ragazzi che ascoltano lesperienza del Gesto Concreto del Pro-getto Policoro testimoniata da Francesco, loro coetaneo, 21enne studente e imprenditore giovanissimo restano sem-pre meravigliati e nei loro occhi si legge lo stupore di chi ancora pu sperare di poter esprimere i propri talenti nel proprio territorio e non necessariamente rivolgersi al politico di turno oppure fare la valigia e lasciare questa terra.

    Lazienda agricola Sodano dapprima occupata nella coltivazione e selezione di prodotti di qualit, nocciole e noci, ha provato ad avvicinare la gente alle eccellenze dei nostri territori promuovendo una qualit senza compromessi e per farlo ha studiato una linea di piccoli formati, adatta anche per la vendita al dettaglio e perfetta per il consumo quotidiano di nocciole, noci, semilavorati (granella e farina di nocciole) e creme spalmabili alla nocciola. In tempo di crisi e di fallimenti economici Francesco ha saputo guardare fuori dalla sua azienda ed riuscito a leggere i bisogni del territorio e anche a rispondere ai cambiamenti che questo richiedeva alla sua azienda.

    Oggi lazienda continua a crescere aggiungendo nuove confezioni alla produzione gi consolidata. Nel progetto di trasformazione aziendale, nato dalla collaborazione con lAnimatrice e don Giuseppe Autorino, tutor del Progetto Policoro della Diocesi di Nola, si puntato alla promozione del territorio dando vita ad unintera linea di prodotti sotto il nome di Sapori DIrpinia. Un brand che si dato come obiettivo quello di raccogliere sotto un unico marchio tutte le eccellenze delle terre Irpine attraverso una stretta collaborazione con altre Aziende agricole locali. Il co-stante incremento degli standard qualitativi, la ricerca di un prodotto esclusivo, la conoscenza diretta della materia prima, lesperienza accumulata nel tempo ed una collaudata rete di vendita hanno consentito nei primi due anni di attivit di coprire buona parte anche del territorio nazionale, affermandosi sempre pi come sinonimo di garanzia ed affidabilit.

    Dunque c ancora una speranza per i giovani di questa terra che si mettono in ascolto del territorio e valorizzano i propri talenti.

  • novembre 2013 14

    mensile della Chiesa di Nola

    Racconto dellescursione delle parrocchie del secondo decanato

    ALLA SCOPERtA DI DIOdi Giuditta Canonico

    A volte ci capita di guardare lo-rizzonte dal balcone di casa in una tiepida giornata o dal finestrino della macchina mentre aspettiamo che il semaforo diventi verde e ci chiedia-mo: che cosa c oltre? Una doman-da alla quale non tutti sappiamo ri-spondere, e molto spesso la fantasia viaggia veloce.

    Qualche settimana fa, abbiamo vissuto una giornata a dir poco spet-tacolare e mozza fiato. Accompagnati dai ragazzi della sezione CAI (Centro Alpini Italiani di Quadrelle), abbiamo fatto unescursione partendo dalla localit Litto per arrivare alla loca-lit Petrarola, abbiamo attraversato un antico sentiero montano percorso per anni dai nostri avi, caratterizzato

    dalla presenza di grandi fosse di ter-ra dove un tempo veniva raccolta la neve che poi era utilizzata per refri-gerare cibo e bevande.

    stato un percorso estenuante, ri-pido e faticoso ma all arrivo in cima, siamo rimasti tutti a bocca aperta. Ci siamo trovati davanti ad un panorama splendido, laria serena abbracciava i comuni del mandamento baianese e un silenzio avvolgente ci rapiva.

    proprio vero, ammirando la bel-lezza della creato ci accorgiamo di quanto sia grande Dio, di quanto sia grande il suo amore per noi. Un piccolo paradiso terrestre, a pochi passi dalle nostre case, era sempre stato sotto i nostri occhi ciechi, ora l davanti a noi ci offriva una pace dei

    sensi mai provata. In cima ci siamo attrezzati rapi-

    damente: una semplice roccia di-ventata un altare, fiori di montagna sono stati sufficiente per adornare e colorarelaltare di pietra, il canto degli uccelli unito al nostro ha animato la liturgia e coccolati dal sole, ci siamo preparati per la Santa Messa.

    Durante lomelia don Giuseppe ci ha ricordato: inutile affannarsi per ricercare la ricchezza e il lusso, non sono queste le cose essenziali della vita, non sono queste le cose che ci possono rendere felici. Linvito dun-que a guardarsi intorno perch sono le piccole cose a donarci la felicit e la serenit nel cuore, sono le piccole cose che ci fanno capire che la gioia

  • mensile della Chiesa di Nola

    II

    Il soffitto della navata centrale del Duomo di Nola, ricoperto da cas-settoni in cartapesta che fingono il legno dorato, decorato con opere pla-stiche e pittoriche che fanno riferimen-to ai principali protagonisti della mille-naria storia della diocesi; senza dubbio, tra esse emerge, per il forte messaggio iconografico, il magnifico dipinto, rico-verato nellalloggio centrale della volta, raffigurante lApoteosi di San Felice.

    Lopera, olio su tela, divisa in due registri: in quello inferiore rappresen-tato un episodio relativo alla morte di san Felice, in quello superiore descrit-ta lassunzione del protovescovo nolano nella schiera dei santi.

    Guardando il dipinto, in basso ve-diamo un fertile e dolce declivio, forse antica memoria della Campania felix, in cui si consuma, tra la commozione degli astanti e del pietoso sacerdote El-pidio, il rito straziante del compianto, e successivo seppellimento, del corpo martirizzato di Felice; questultimo, di cui si intravede poco discosta la testa individuata da unaureola, ancora gron-dante di sangue, ricoperto da un umi-le lenzuolo bianco.

    Inoltre, probabilmente per sottoli-neare che levento si svolse in unepoca ancora fortemente intrisa di paganesi-mo, sul margine sinistro della scena raffigurato un tripode posto su un base quadrata, utilizzato per compiere sacri-fici agli dei.

    Alzando lo sguardo, in alto a sinistra, la mestizia lascia spazio ad un clima di giubilo: tra i bagliori di un cielo abba-cinante, una fanfara festante di cheru-bini e tubicini scorta il santo vescovo, sorretto da un carro di nubi e vestito del pallio e del pastorale, verso la luce dellEterno; e ormai, quando Felice gi stato sottratto al mondo dei morti e condotto nella sfera del divino, il dolo-re del martirio subto solo un ricordo, affidato ad una palma, orgogliosamente ostentata da un angelo.

    Lautore del dipinto, realizzato nel primo decennio del secolo XX, Sal-vatore Postiglione, pittore napoletano formatosi presso la scuola del celeber-rimo Domenico Morelli, di cui seppe riproporre la novit, rivoluzionaria per larte figurativa napoletana dellepoca, della pittura di macchia.

    LA CoPErtINAdi Luigina Panagrosso

  • aLLe origini DeLLa chiesa Di noLa

    III

    IL CuLto DI S. FELICE VESCoVo E MArtIrEdi Angelo Masullo

    Il visitatore che si trovasse nella Cattedrale di Nola il 15 novembre, giorno della festa del patrono della citt, S. Felice primo vescovo di Nola che sub il martirio nel 95 d. C. durante la persecuzione di Domiziano, resterebbe stupito ed impressionato dalla fila interminabile di fedeli, tra i quali molti giovani, che, per tutta la giornata e fino a notte inoltrata, ordinatamente, pazientemente, in un silenzio carico di mistero, scendono nella cripta di S. Felice, per toccare la lastra di marmo posta sul muro che la tradizione indica come il luogo di sepoltura del Santo, dalla quale scaturisce la manna.

    come un andare alle radici della propria fede per un atto di venerazione e, nello stesso tempo, per attingere la forza della testimonianza cristiana dal contatto con la tomba del protovescovo che ha subito il martirio per la fede e che manifesta la sua vici-nanza protettrice con il segno della manna.

    la testimonianza di un culto antico, splendido e tenace che le generazioni da secoli si tramandano.

    Gi lo storico nolano, Ambrogio Leone, nella sua opera De Nola (Venezia 1514), descrive con precisione il muro con la lastra di marmo ed il fenomeno della manna.

    Ma il culto, ovviamente, ben pi antico e ne troviamo testimonianza nel Martiro-logio Geronimiano, primo e pi importante catalogo universale dei martiri e dei santi in generale, compilato in Italia intorno alla met del V secolo, ma che giunto a noi in manoscritti derivanti da una compilazione redatta ad Auxerre alla fine del VI secolo con laggiunta di un gran numero di santi della Gallia.

    Nei tre codici pi importanti di detto martirologio: Epternacensis (inizi VIII sec.), Bernensis (met VIII sec.) e Wissemburgensis (772), al 27 luglio riportata la com-memorazione in Nola del natale Felicis con la specificazione, nei codici Bernensis e Wissemburgensis de ordinatione episcopatus, che ne indica certamente la dignit epi-scopale, e che potrebbe anche riferirsi alla celebrazione dellinizio di una comunit or-ganizzata. Analoga commemorazione si trova in numerosi altri martyrologia contracta della famiglia geronimiana, quasi sempre con lindicazione della dignit episcopale.

    La collocazione della celebrazione al primo posto tra quelle segnate al 27 luglio in tutti i codici del geronimiano e la presenza in un abreg spagnolo (X sec.) di detto martirologio, privo delle commemorazioni gallicane aggiunte ad Auxerre e quindi proveniente da un prototipo diverso forse pi antico, fa pensare che linserimento del protovescovo nolano nel martirologio geronimiano sia avvenuto fin dalla sua prima compilazione (431 - 450).

    Brevi stralci della passio, evidentemente gi ben diffusa alla fine dellVIII secolo, corredano la commemorazione nei Martirologi storici: Martirologio Lionese (anteriore allanno 806), Martirologio di Floro (met IX sec.), Martirologio di rabano Mauro (pri-ma met IX sec.), Martirologio di NokterBalbulus (fine IX sec.); nel Parvum romanum, nel Martirologio di Adone e nel Martirologio di usuardo, tutti della seconda met del IX sec., la commemorazione segnata alla data del 15 novembre.

    Nel Calendario Marmoreo d Napoli (seconda met IX sec.) la commemorazione segnata al 20 luglio.

    Nei Calendari Mozarabici alla data del 27 luglio riportata la commemorazione di S. Felice con la specificazione episcopi nolensis.

    Anche nel codice manoscritto del Breviario Nolano (fine XIV sec.) lufficio di S. Felice, vescovo e martire, riportato al 15 no-vembre.

    Altre importanti testimonianze si trovano in documenti civili:- in un atto di donazione di un terreno, redatto nel maggio 1026, tra i proprietari confinanti citato: de alio latere terra Epi-

    scopi Sancti Felicis Nolani, chiara testimonianza dellesistenza di benefici dedicati al santo;- nella clausula deprecatoria di un atto ricognitivo di ultime volont redatto a Cicala (Nola) nel settembre 1176 si invocano,

    tra gli altri, il beato Felice martire ed i confessori Felice e Paolino;- in un atto di vendita di una vigna sita nei pressi di Montefusco (AV), redatto a Montefusco nellaprile 1195, uno dei confini

    : a secunda parte fine re ecclesie Sancti Felicis. Il sac. Michele Musto, nel libro Santa Paolina, afferma che gi alla fine del IX secolo sul Monte S. Felice in territorio di Santa

    Paolina (AV) esisteva una chiesa dedicata a S. Felice V. e M., primo vescovo di Nola, come pu rilevarsi dalla platea abaziale di Montefusco.

    una chiesa dedicata a S. Felice, primo vescovo di Nola e martire, esisteva in Sorrento nel VII sec. (cfr DoNNorSo V., Memorie storiche della citt di Sorrento, Napoli 1740).

    Queste testimonianze, fin dai tempi pi remoti e costanti nel corso dei secoli, attestano un culto ben diffuso e radicato, ben di-stinto e simultaneo a quello di S. Felice presbitero e confessore e ricevono conferma dalle indagini archeologiche che hanno portato alla scoperta di una domus ecclesiae risalente alla fine del I secolo, successivamente inglobata in una fabbrica sacra sorta nellarea tra il IV e gli inizi del VI secolo, nel luogo di sepoltura del protovescovo Felice da sempre venerato nella cripta della Cattedrale.

  • mensile della Chiesa di Nola

    IV

    IL MIrACoLo DELLA MANNA DI SAN FELICEdi Domenico De risi

    Parte integrante della devozione a san Felice vescovo e martire il cosiddetto miracolo della manna. chiamato cos un liqui-do simile allacqua, che, da una fessura sul marmo della tomba del santo, attraverso un canaletto argenteo, si raccoglie in un piccolo calice. Attestato gi in epoca rinascimentale, ma verosimilmente pi antico, il miracolo veniva verificato pi volte nel corso dellanno (fino a sei volte, contro le due attuali) ma poteva anche darsi che la manna stillasse in altre date, come ad esempio quando venivano in visita personaggi importanti (pensiamo a SantAlfonso, ai re del regno delle Due Sicilie a Pio IX) o semplici devoti, quasi come un segno di gradimento da parte del santo. Non sempre la quantit della manna era uguale: quando era scarsa o, peggio, quando la manna mancava del tutto, ci era percepito come sicuro pronostico di calamit (generalmente si attendevano terremoti o eruzioni del Vesuvio), mentre labbondanza del sacro liquido era segno chiarissimo della protezione del santo.

    Questa valenza profetica segnalata gi dai prestigiosi Acta Sanctorum (Ex ejus vero copia futurae ubertatis praesagium sumunt Nolani. Fertilem annum fore, si largus fluxerit, faustumque, nec vana fide, autumant; adversa metuunt, si tenuior), ripresa anche dagli storici posteriori Ferraro e remondini. Alla manna venivano attribuite propriet terapeutiche: per questa ragione essa veniva raccolta in boccette di vetro e mandata agli ammalati o,comunque, a quanti ne facevano richiesta; Gianstefano remondini, ad esempio, riferisce che il vescovo di Aversa, Card. Innico Caracciolo (1642-1730), guar da una malattia di petto dopo aver bevuto alcune gocce di manna sciolte in un cucchiaio di acqua. Dal 1753 il miracolo cominci ad essere registrato sistematicamente, come si faceva a Napoli sin dal 1659 per il prodigio della liquefazione del sangue di S. Gennaro. Lidea fu del Canonico tesoriere Nicola Nappi, che cominci una raccolta di verbali, o cronache, del miracolo, da lui intitolata Annualis descriptio miraculorum sacri li-quoris Sancti Faelicis Episcopi et Martyris[...], raccolta portata avanti ancora oggi dai Canonici tesorieri del Capitolo Cattedrale e che costituisce, insieme alle cronache susseguenti, il primo volume di una serie che se ne arricchita di un secondo, che parte dal 15 Novembre1907 per arrivare ai giorni nostri. Dal 1905, sotto lepiscopato di Mons. Agnello renzullo, la quantit della manna cominci a rarefarsi, suscitando non solo sgomento nei fedeli, ma anche velenose critiche contro il vescovo, reo di aver consentito una manomissione del sepolcro del santo in seguito ai lavori di rifacimento della cattedrale dopo lincendio doloso del 1861. Nella ricostruzione, infatti, laspetto della cripta (la quale, stando alle descrizioni di Ambrogio Leone e di Gianstefano remondini, era una vera e propria basilica a tre navate, con colonne, statue di marmo, affreschi e stucchi) venne profondamente e inspiegabilmente modificato, trasformando il venerando luogo di culto in unaula a volta ribassata, priva di colonne ed estremamente disadorna. Leco di questo clima estremamente teso, generatosi allindomani del nuovo assetto dato alla cripta, risuona vivacemente nelle pagine del-la Annualis descriptio miraculorum. A tal proposito, occorre evidenziare che le cronache del miracolo della manna (1753-1907), lungi dallessere soltanto laconiche descrizioni di un prodigio di provincia, ritraggono con vivida immediatezza la Nola che dal sec. XVIII trapassa verso il XX. Sono state trascritte e raccolte in volume nel 2012.

    LURNA DI SAN FELICE E IL SUO RESTAUROdi Daria Catello

    Nella cripta della Cattedrale di Nola custodita lurna reliquiario della manna di san Felice. Lurna, posta in aderenza alla parete affrescata in corrispondenza del foro da cui trasuda la manna del santo, costituita da un piede, con alto fusto in bronzo con applicazioni in argento, su cui posta una struttura architettonica a pianta quadrata. Lurna architettonica, realizzata in stile neogotico, presenta agli angoli due colonnine tortili sormontate da capitelli decorati

    con gigli e, alla base delle colonne, sono incernierati due candelieri mobili a tre luci. Al centro della porticina di custodia, raffigurato, allinterno di una cornice polilobata, san Felice vescovo benedicente. un ricco timpano triangolare conclude la com-posizione.

    Da un documento custodito nellArchivio del duomo sappiamo che lopera fu realizzata nel 1909 dallargentiere Vincenzo Catello, di cui porta anche il marchio di identificazione.

    Vincenzo Catello, dopo aver svolto per alcuni anni la direzione artistica della nota ditta Pane, una tra le pi prestigiose azien-de di argenteria del XIX secolo, la rileva nel 1872 con alcuni soci, che ben presto liquider diventando lunico titolare.

    Nei primi anni di attivit il Catello esegue importanti lavori tra cui lurna dei santi martiri Mauro, Sergio e Pantaleone, patroni di Bisceglie e i busti in argento dei santi medici Cosma e Damiano per lomonima chiesa di Secondigliano.

    Nel 1889 cambia sede e, nei nuovi ampi locali messigli a disposizione dal Presidente dellIstituto Casanova, allestisce una nuova e attrezzatissima officina nella quale si obbliga di istruire nellarte trenta alunni. Nella nuova sede esegue laltare bronzeo per la chiesa di San Sebastiano a Caltanissetta, una cornice con base di 3,20 metri per la chiesa di Santa Maria Assunta di Biccari, la statua di san Cataldo per il Duomo di taranto purtroppo trafugata il 2 dicembre del 1983 e lurna reliquiario di Nola. A queste importanti sculture in argento vanno aggiunte il busto di san Felice, protettore di Pescocostanzo, quello di san Gioacchino e di santa Lucia entrambi per la Cappella del tesoro di San Gennaro, il santAnselmo per la chiesa di San Nicola di Mira a Vietri di Potenza e la statua a figura intera di san Marcellino per lomonima chiesa di Lausdomini. Sarebbe troppo lungo in questa sede elencare le numerosissime opere secondarie quali calici, ostensori, candelieri e corone in argento e oro prodotte nella bottega dellargentiere.

    ritornando allurna di san Felice, dal documento sui Lavori occorsi per il Duomo di Nola apprendiamo il peso comples-sivo dellargento utilizzato e il costo per la realizzazione dellopera: infatti nel documento riportato urna eseguita secondo modello ricevuto dal quale ricavatosi le forme a tassello per fusione a cera perduta; lavorata a cesello, composta di vari pezzi e messa insieme; risulta dal peso di argento K= 6.370 pari a once 238 e 1/3 a 6.50 per argento e manifattura. Lurna, come ci testimonia anche il documento trascritto, realizzata interamente mediante fusione a cera persa ad eccezione dei fondi in rame

  • aLLe origini DeLLa chiesa Di noLa

    V

    dorato e della porticina in argento, anchesso dorato, eseguiti in lastra. Il restauro dellurna rientrato nel pi ampio intervento di recupero della cripta di san Felice. In questoccasione lurna stata

    staccata dalla parete alla quale era collegata per mezzo di staffe metalliche ed stata trasportata in laboratorio. L opera versava in pessime condizioni per la presenza di consistenti depositi di materiali incoerenti, polveri, sostanze grasse e cere e, soprattutto, per i prodotti della corrosione del rame e del ferro che avevano attaccato le superfici metalliche.

    Lintervento di restauro, promosso dallufficio dei Beni culturali di Nola, stato svolto sotto lalta sorveglianza della Soprin-tendenza di Napoli e Provincia. tutte le fasi del lavoro sono state accompagnate da una dettagliata documentazione fotografica e, per testimoniare al meglio lo stato di conservazione dellopera, sono stati elaborati grafici specifici nei quali sono stati evidenziati i danni di natura chimica (ossidi, carbonati, cloruri, solfuri, ecc) e di natura meccanica (lesioni, cricche, deformazioni, parti sostituite e mancanti, ecc).

    Il tabernacolo stato smontato nelle varie parti che lo compongono. In primo luogo stato separato il piede in bronzo dalla so-vrastante struttura architettonica, alla quale era collegato mediante quattro grossi perni in ferro; successivamente si passati allo smontaggio dellurna vera e propria: stata rimossa la camera interna in rame dorato a fuoco e sfilata dalle cerniere la porticina. A questo punto stato possibile dividere le tre facciate architettoniche, i cui giunti di collegamento erano celati dalle belle colonnine tortili. Lo smontaggio risultato impegnativo sia per il numero dei pezzi, complessivamente 29, ma soprattutto per i complessi si-stemi attraverso i quali le varie parti erano collegate tra loro. Si sono dovute ripercorrere in ordine inverso le medesime operazioni svolte dallargentiere in fase di montaggio dellopera, con lulteriore difficolt dovuta alla notevole ossidazione dei perni in ferro.

    Dopo aver accuratamente catalogato e fotografato tutte le parti per assicurare un perfetto rimontaggio dellopera, iniziata la lunga e delicata fase di pulitura. In primo luogo stato rimosso il consistente strato di vernice che nel tempo aveva completamente alterato il colore dellargento e successivamente, per ciascuna delle parte costituenti lopera, elementi in bronzo, argento, argento dorato e rame dorato, sono stati valutati i prodotti e le metodologie di pulitura pi opportune. Per tale scopo sono stati effettuati preliminarmente dei saggi di pulitura, in seguito ai quali si scelto di procedere ad una pulitura di tipo chimico eseguita per im-mersione in acqua demineralizzata e sostanze chelanti.

    Si passati quindi alla revisione strutturale dellurna, i rinforzi in ferro sono stati perfettamente puliti per eliminare i fenomeni di corrosione attiva e successivamente trattati con convertitori di ruggine per inibirne la riformazione. Per quanto riguarda invece i perni filettati, questi erano completamente, ossidati pertanto stato necessario, in fase di rimontaggio, sostituirli con nuovi ele-menti, mentre stato possibile riutilizzare i dadi di fissaggio delle lastre in rame dorato alla struttura in argento.

    stata effettuata la consueta prova di montaggio per verificare lintero lavoro, quindi sono state protette tutte le superfici in-terne ed esterne con vernici antiossidanti per garantire la migliore conservazione dellopera nel tempo, infine stato eseguito il montaggio definitivo.

  • mensile della Chiesa di Nola

    VI

    LA PASSIo DI S. FELICE*di Edoardo DAngelo

    uno solo il testo agiografico noto su Felice martire e vescovo di Nola. Si tratta della Passione catalogata al n. 2869 dalla Biblio-theca Hagiographica Latina.Ai tempi dellimperatore Marciano vive in Nola Felice, un ragazzino di 15 anni, ma gi completamente dedito a Cristo. ogni mattina si reca sulle rive del mare a pregare, e il Signore non gli fa mancare il suo sostegno compiendo miracoli relativi alla pesca. un giorno Felice guarisce due indemoniati, e zittisce la madre, che lo vorrebbe meno fervido nella sua fede. I priores della citt infatti odiano Felice, e lo denunciano al preside Archelao, che lo fa catturare e lo interroga; Felice fa crollare un tempio pagano. Archelao si converte e i Nolani eleggono Felice loro vescovo. Il re di Persia Elech manda a chiamare Felice per guarire il figlio inde-moniato. Al ritorno dalla Persia, Marciano fa arrestare Felice, e lo tortura; poi lo fa bruciare vivo, ma il santo esce illeso dal rogo: si convertono anche i soldati romani, e Marciano li fa decapitare. Anche le frustate irrogate al santo spariscono miracolosamente dal suo corpo. Viene a quel punto decapitato con altri 3200 cristiani. Il prete greco Elpidio ne raccoglie il corpo e lo seppellisce in ecclesia in civitate Nolana.

    Del testo esiste a tuttoggi ununica edizione, che peraltro pu difficilmente essere definita critica, dal momento che fondata su uno solo dei nove testimoni noti, e cio il codice attualmente a Londra (P. Fbrega Grau, Pasionario hispanico (s. VII-XI), Madrid-Barcellona 1955, Il pp. 315-320).

    Ecco di sguito i nove testimoni che tramandano la Passione, presentati con i sigla adottati nelledizione critica del testo in corso di pubblicazione per lEdizione Nazionale dei testi Mediolatini dItalia (ed. Societ Internazionale per lo Studio del Medioevo Latino - Edizioni del Galluzzo, Firenze):

    X = London BM, Add. 25600. Leggendario di inizi del sec. X, contiene Passioni legate alla citt di Cordova; fu vergato per il monastero di S. Pedro de Cardea (Spagna), su ordine dellabate Damiano, ed eseguito da un Gomes dictus peccator, il 26 Novembre 919.

    Z = Paris, BNF, Par. lat. 17002. Leggendario del sec. X, proveniente da Moissac (regione Midi-Pyrnes).J = Paris, BNF, Par. lat. NA 2180. Leggendario del sec. X (ante 992), proveniente dal monastero castigliano di San Pelayo in

    Baldem de Abellano.F = Paris, BNF, Par. lat. NA 2179. Leggendario del sec. XI (1039), intitolato Vitae sanctorum, 2 colonne, proveniente dallabbazia

    spagnola di San Domenico di Silos (arcidiocesi di Burgos).W = Paris, BNF, Par. lat. 11753. Leggendario pergamenaceo della fine del sec. XII (gi a Saint-Germain). Non chiare le origini

    del volume, il cui santorale contiene le leggende relative a santi sia di Francia, che di Italia centro-meridionale.Y = Paris, BNF, Par. lat. 5306. Leggendario del sec. XIV. Stando al santorale, lorigine del codice sembrerebbe attribuibile alla

    Francia meridionale/Spagna settentrionale.N = Nola, Archivio Storico della Diocesi Breviarium, ufficio Proprio di s. Felice. Questo codice degli inizi del sec. XIV, con-

    servato attualmente nellArchivio Storico Diocesano a Nola.V = Nola, Archivio Storico della Diocesi, Sante Visite, I. Questo testimone costituito dalla trascrizione fatta realizzare nel

    1551, di unantica pergamena oggi scomparsa.Vaticano, BAV, Burgh. lat. 297, ff. 266v-268r. Leggendario del sec. XIV.Il dato che qui interessa soprattutto il fatto che la paradosis della Passione origini in larga parte dalla Spagna del Nord o della

    Francia meridionale: cos i testimoni J X F Y Z e W. Questi manoscritti riprendono con buona probabilit una redazione precedente l806, presente nel cosiddetto Martirologio Lionese.

    La realizzazione delledizione critica ha condotto a unimportante scoperta: i nove testimoni sono in realt portatori di due reda-zioni distinte della Passio:

    redazione Ispanica, o Visigotica (FelHisp: codici X, Z, J, F, Y)redazione Nolana (FelNol: codici W, N, V).Le due redazioni si distinguono per forti differenze stilistiche, nonch una serie di differenze contenutistiche per la presenza/as-

    senza di determinati elementi e/o episodi. Inoltre, interessanti le differenze che coinvolgono ad es. il dies Natalis del santo (FelHisp: 27 luglio / FelNol: 14 gennaio testimone W, 15 novembre testimoni N V), o quella che coinvolge la menzione del luogo del martirio di Felice, Palma, elemento fino a oggi del tutto sconosciuto, presente nella redazione Nolana.

    Difficile stabilire la relazione precisa tra le due redazioni. Da unanalisi della presenza di lectiones faciliores, sembrerebbe che FelHisp possa derivare da FelNol, ma certezze non ve ne sono. Il dato della diffusione agio-geografica del testo sembra indicare un origine campana della tradizione, e una sua diffusione nel mondo iberico tramite i movimenti delle popolazioni visigote, che dopo varie scorrerie in Italia fondarono un regno appunto a cavallo dei Pirenei. Certo si tratta di una tradizione antica (lo testimonia anche la patina linguistica del testo). Come et di composizione della stesura originaria della leggenda si pu pensare, anche per limportanza che nel testo ha l elemento etnico greco, certamente a un momento precedente alla crisi iconoclasta (met sec. VIII); ma potrebbe non essere improprio alzare ulteriormente il terminus ante quem almeno a un momento precedente alla Guerra greco-gotica (535-553).

    * Passio S. Felicis Nolensis episcopi et martyris (BHL 2869)

  • aLLe origini DeLLa chiesa Di noLa

    VII

    Molte diocesi dellItalia meridionale vantano origini apostoliche e tra queste diocesi vi anche quella nolana. Il primo storico della diocesi di Nola, Gianstefano remondini, nella sua nota Della Nolana Ecclesiastica Storia, fa risalire le ori-gini della diocesi alla predicazione apostolica, grazie alla quale la primitiva comunit cristiana di Nola sarebbe sorta. E precisamente colui che ha portato il Vangelo a Nola come a Napoli - sarebbe lapostolo Pietro nel suo viaggio verso roma. La tradizione dellorigine apostolica della diocesi di rif ad unidea sorta gi nel VI secolo, periodo in cui molte diocesi cercavano in tutti i modi, a volte anche forzando la storia, di dare onore alla proprie chiese facendo risalire la prima semina del vangelo diretta-mente a coloro che su mandato di Cristo ne sono divenuti apostoli. Chiaramente non possibile sostenere tale tesi, in quanto non suffragata da fonti certe che possono reggere alla minima critica storiografica.

    Le uniche notizie del periodo pi antico le dobbiamo allopera di Paolino che, innamorato del confessore della fede, il presbitero Felice, venerato nel Coemeterium di Nola, una volta stabilitosi presso la sua tomba, ne tesse le lodi, ne narra le glorie con i suoi Carmi natalizi. tuttavia da Paolino non dobbiamo attenderci una storia dettagliata dei primi secoli della vita della chiesa a Nola. A lui interessa solo presentare la figura del confessore Felice e cos diffonderne il culto. Da qui, Felice sarebbe presbitero a servizio di una comunit cristiana presente a Nola, guidata prima dal vescovo Massimo e dopo dal vescovo Quinto. Il tutto andrebbe colloca-to nella seconda met del secolo III, il che vuol dire che in questo periodo in Nola vi era una presenza di cristiani, una comunit appunto, per da quanto tempo essa esista sembra che a Paolino poco interessi di dare notizie. Pertanto possibile solo ipotizzare, senza per questo voler inventare nulla, che per esserci una comunit gi strutturata gerarchicamente con un vescovo proprio e un collegio di presbiteri, tra cui spicca per santit e apostolicit il presbitero Felice, le sue origini sono da ricercarsi tra la fine del I e i primi decenni del II secolo. Ancora, da quando sappiamo da Paolino, il Coemeterium di Nola era il cuore pulsante della fede, per il culto e la particolare devozione verso questo confessore della fede cristiana. I pellegrinaggi di fedeli stanno a testimoniare la loro particolare devozione e cos Felice diventerebbe il vero centro della stessa comunit cristiana.

    Quando nel 409 Paolino viene eletto vescovo, egli si stabilisce a Cimitile. La sua scelta consequenziale alla sua maturazione di fede. necessario tuttavia porsi alcune domande: era Cimitile gi cos fondamen-tale per la comunit cristiana di Nola al punto da permettere a Paolino tacitamen-te di trasferire la sede della chiesa locale o si deve a Paolino la fama di Cimitile? possibile che i cristiani di Nola non avesse-ro un proprio centro religioso e cultuale? Questa domanda ci rimanda direttamente al periodo precedente al IV-V secolo e, qui a mio avviso, la tradizione del culto di Feli-ce vescovo e martire, ritenuto come primo vescovo della diocesi, pu dirci molto pi di quanto si pensi.

    Le prime tracce sono da ritrovarsi nel Martirologio Geronimiano, formatosi tra il V-VI secolo, mentre la Passio, redatta tra il IX e X secolo, passa in diversi martirolo-gi medioevali, da quello lionese dell806 a quelli di Floro e di Adone fino ad arrivare al Martirologio romano. Si tratta di un caso di omonimia con il presbitero Felice, di uno sdoppiamento come la critica tende a considerare come molti storici ritengono e lo stesso Giovanni Santaniello sembra sposarne la tesi nella voce Nola nel Dizionario storico delle Diocesi, apparso qualche anno fa?

    bene sapere che tra il IX e X secolo in diverse diocesi italiane furono redatte biografie di santi vescovi per giustificare quella tipica visione del vescovo del periodo altomedioevale, come signore della citt, signore della propria chiesa, detentore della sovra-nit regale, e per rispondere anche ad un esigenza di tipo agiografico ritenendo questi elementi presenti gi nelle figure dei primi santi vescovi delle proprie diocesi. tuttavia, ci non vuol dire che sono del tutto frutto di fantasie. Al di l della critica testuale delle biografie, allo storico interessano due elementi fondanti: il nome del santo e il dies festivitatis.

    La tradizione nolana, elemento non secondario per la storia, ha sempre festeggiato il suo primo vescovo con lo stesso nome del presbitero Felice e ricorda di fatto che lorigine della diocesi prima di Paolino e che col nome di Felice viene chiamato il primo vescovo della diocesi. L omonimia con il presbitero Felice non dice necessariamente sdoppiamento.

    Cimitile, dunque, gi importante per la presenza del confessore della fede, diviene sede del vescovo per la presenza di Paolino. Cimitile diventer il centro di missione per lintero territorio nolano con a capo il vescovo che risiede presso la tomba del martire. con la sua opera pastorale che si inaugura un nuovo periodo per Nola e i suoi casali. Compito proprio del vescovo sar quelle-vangelizzazione ancora necessaria per coloro che affollavano le basiliche per la venerazione delle reliquie del martire Felice, un evangelizzazione incentrata sulla figura del Cristo e del suo testimone. Forse in questo periodo che si pu iniziare a parlare di Nola come diocesi, con un territorio da evangelizzare, con un metodo del tutto particolare che nasce appunto da un centro diocesi, come oggi lo definiremmo, che si contraddistingue per la sua peculiarit monastica. Il vescovo risulta essere cos di nuovo al centro della vita e dellidentit della chiesa.

    Evangelizzazione di un territorio, ma quale? Si dovr attendere la bolla pontificia di Innocenzo III del 15 aprile del 1215 per conoscere i confini della diocesi nolana. Ma di questo si potr parlare unaltra volta.

    SuLLE orIGINI DELLA DIoCESI DI NoLAdi Giovanni De riggi

  • mensile della Chiesa di Nola

    VIII

    Nellambito delle ricerche volte alla definizione delle dinamiche di cristianizzazione di Nola e del suo territorio stata effettuata unindagi-ne archeologica nella cripta di san Felice vescovo e martire, luogo di culto dove la tradizione locale ha da sempre collocato la sepoltura del protovescovo nolano dal-la quale scaturisce la cosiddetta manna, fenomeno documentato a partire fin dagli inizi del XVI secolo e che nel passato aveva luogo pi volte durante lanno.

    Lindagine stata preceduta da una campagna di prospezioni geoarcheologiche e da unattenta analisi del luogo di culto - in particolare della parete occidentale con la lastra marmorea frammentaria di spolio con foramen da cui, attraverso una cannula dargento inserita in una fenditura ad u praticata nel marmo e protetta da un taber-nacolo in metallo, scaturisce la manna - che avevano permesso di acquisire impor-tanti informazioni circa la stratificazione archeologica del sito, in particolare quella muraria.

    Lo scavo, concentrato nellarea presbite-rale del sacello feliciano alle spalle dellal-tare maggiore, pur nellesiguit dello spazio esplorato ha permesso di documentare di-

    verse fasi di utilizzo dellarea in epoca antica e di riassetto del luogo di culto nonch una pi puntuale interpretazione delle fonti documentali e bibliografiche relative al luogo di culto.

    La cripta di san Felice vescovo, chiamata anche succorpo, ubicata al disotto della basilica cattedrale di Santa Maria Assunta in Cielo e vi si accede, come per il passato, tramite due scale poste in corrispondenza delle due navate laterali delledificio sacro soprastante. Essa mostra un orientamento inverso rispetto a quello della cattedrale, con ingresso ad est e abside ad ovest.

    Limpianto attuale, ad aula con volta ribassata, dovuto agli interventi post incendio della cattedrale del 1861, che ne modifica-rono profondamente lassetto documentato dalle fonti documentarie e bibliografiche a partire dagli inizi del XVI secolo.

    La cattedrale con il sottostante sacello rappresenta il fulcro dellinsula episcopalis, ubicata nella zona settentrionale della citt ed articolata in diversi corpi di fabbrica sorti nel tempo a diverse quote.Fu edificata per volere del conte Nicola orsini tra il 1371 e il 1395, sulla precedente basilica di IV-V / VI secolo, con il prospetto principale orientato in direzione del palazzo comitale e lattuale Piazza Duomo, nuovo centro della vita sociale ed economica della cittadina rivitalizzata dalla politica urbanistica ed economica degli orsini: qui erano ubicati il sedile e la dogana, le botteghe degli artigiani e dei venditori. Crollata nel 1583, venne riedificata dal vescovo Fabrizio Gallo. Il 13 Febbraio 1861 un incendio doloso la distrusse quasi interamente e i lavori di ricostruzione si con-clusero nel 1909.

    La cattedrale venne costruita in unarea gi insediata in epoca romana, come testimoniano alcune evidenze archeologiche, collocabili tra let repubblicana e quella imperiale, venute in luce in occasione di scavi urbani sistematici e durante i lavori di me-tanizzazione. La Nola romana divisa in regiones (si conoscono i nomi della regio Iovia, della regio romana e della regio Media), doveva avere assunto un impianto regolare probabilmente in concomitanza con la deduzione sillana o con quella augustea, allorch vennero realizzati importanti edifici pubblici: il teatro e lanfiteatro. Alcuni studiosi di topografia antica attraverso lo studio delle evidenze archeologiche e lanalisi di sopravvivenze nel tessuto viario medievale, hanno formulato lipotesi di un impianto regolare della citt, rintracciabile nella zona della cattedrale e a sud di essa, con insule dal modulo di m.70x70 (Paolo Sommella, Italia An-tica. Lurbanistica romana, Nola (Fig. 37), Juvence, roma 1988, p. 128).

    tra le evidenze archeologiche prossime allarea dellinsula episcopalis si ricordano gli impianti termali messi in luce nella corte di Palazzo orsini e al disotto della chiesa del convento di San Francesco. Lassetto dellinsula episcopalis e delle aree limitrofe, cos come si era venuto a configurare in epoca bassomedievale, ci tramandato da Ambrogio Leone nel De Nola del 1514 e dalla pianta di Girolamo Moceto allegata al volume dellerudito.

    Lo scavo della cripta, che ha raggiunto la quota di m. - 3,74 circa dal piano di calpestio di Piazza Duomo, ha accertato la presen-za alla quota riferita dei resti di una preparazione pavimentale in taglime di tufo e di una fossa di scarico colma di materiale edi-lizio misto a ceramiche duso comune, da fuoco e a vernice nera. Sulle evidenze descritte si estendeva uno spesso livello di terreno

    LA PrELIMINArE INDAGINE ArCHEoLoGICA NELLA CrIPtA DI S. FELICE VESCoVo E MArtIrEdi Nicola Castaldo

    Figura 1: Nola, cripta di san Felice vescovo. La parete occidentale con il muro in opus vittatum su cui applicata la lastra marmorea di spolio del miracolo della manna.

  • aLLe origini DeLLa chiesa Di noLa

    IX

    misto anchesso a materiale edilizio frammentato, ossa animali e ceramiche, tra cui cospicua vernice nera. La preliminare analisi dei materiali rinvenuti, ancora in corso di studio, li colloca cronologicamente ad epoca ellenistico-romana (II-I secolo a.C.).

    Nel livello descritto venne tagliato il cavo di fondazione di un muro in opus vit-tatum, realizzato con ricorsi di tufo e laterizio, che costituisce parte integrante della parete occidentale del sacello feliciano, ovvero la parete su cui applicata la lastra marmorea del miracolo della manna (fig. 1). La struttura muraria presenta anda-mento curvilineo e unaltezza massima conservata di m. 3,23. Lanalisi stilistica degli esigui resti delle pitture che decorano la parete in opus vittatum, successive a quelle documentate fino al 79 d.C. nellarea vesuviana, accostabili forse a quelle ostiensi, li colloca ad epoca medio imperiale, quando il IV stile viene rielaborato ed inqua-drabili cronologicamente tra la fine del I secolo d.C. e la prima met del secolo successivo. La muratura descritta era forse relativa ad un esedra collocata in un viri-darium o ad unaula absidata pertinente ad una grande domus della prima et impe-riale, impiantata sui resti di un precedente edificio di epoca ellenistico-romana. Al complesso residenziale forse apparteneva lambiente con murature in opus vittatum intercettato a via San Felice, al disotto delle opere di sostruzione della cattedrale.

    La concavit della parete in opus vittatum della cripta venne regolarizzata con la creazione di una fodera muraria, su cui venne applicata una lastra di spolio in marmo pavonazzetto (fig. 2).

    Lindagine archeologica ha evidenziato che i reiterati lavori strutturali e di am-modernamento del sacello sacro, attestati dalle fonti bibliografiche ed archivistiche a partire dal XIV secolo, hanno alterato o completamente rimosso, almeno nel settore indagato, la stratificazione archeologica di epoca tardoantica e altomedievale, non essendosi rinvenute finora chiare testimonianze relative alle fasi storiche suddette. un grosso intervento strutturale venne realizzato, probabilmente, nella prima met del XVII secolo. In occasione di tale intervento si procedette alla riconfigurazione del piano di calpestio della cripta che venne notevolmente abbassato, operazione che comport la rimozione della stratificazione pavimentale precedente, fino ad intercettare il livello archeologico di et ellenistico-romana e la messa in luce della fondazione del muro in opus vittatum. In questa fase venne realizzata una spessa struttura muraria in pietrame di tufo, una sorta di platea, messa in opera direttamente sul livello di frequentazione ellenistico-romano ed appoggiata alla fondazione del muro in opus vittatum.Sulla platea, rinvenuta concentrata nello spazio compreso tra la parete occidentale e lattuale altare maggiore ed estesa per tutta la larghezza dellaltare suddetto, vennero realizzati una serie di pavimenti e venne eretto, accostandolo direttamente al muro in opus vittatum, un altare in blocchetti irregolari di tufo al quale, successivamente, venne addossata una scala con gradini rivestiti in battuto di lapillo.

    Sullaltare in muratura, sulla scala con gradini in battuto di lapillo e sulla parte emergente della platea, vennero realizzate le opere di sostruzione della scala con gradini di marmo e il ballatoio relativi alla fase di ammodernamento della cripta post incendio del 1861.

    Al momento rimane da chiarire la configurazione e lesatta collocazione cronologica e funzionale della spessa struttura muraria in conci irregolari di tufo intercettata alle spalle del muro in opus vittatum, a cui ammorsata. In via dipotesi la struttura, che presenta un paramento murario in conci di tufo pseudorettangolari separati da spessi giunti irregolari, sulla base dindizi tipologici e radiometrici, potrebbe riferirsi ad una fabbrica sacra sorta nellarea tra il IV e gli inizi del VI secolo inglobando e riadattando le precedenti strutture romane.

    La struttura absidata in opus vittatum intercettata lascia ipotizzare la presenza di un pi ampio complesso abitativo, verosi-milmente appartenente ad una famiglia cristianizzata della aristocrazia cittadina, probabilmente utilizzato fin dai primi secoli dellImpero dalla comunit religiosa nolana e che costitu lembrione e lelemento catalizzatore attorno al quale si svilupparono gli edifici sacri successivi.

    Significativa a tal proposito la testimonianza di San Gregorio Magno che attesta la presenza nella citt di Nola di una comunit religiosa femminile gi nella seconda met del V secolo: Insinuatum nobis est ancillas Dei quasdam Nolanae civitatis in Aboridana domo commorantes (S. Gregorii Magni registrum epistularum, edidit Dag Norberg, I, Libri I-VII, tournholti[Corpus christiano-rum. Series Latina, 140 ], 1982, p. 21).

    La scoperta dei resti ben conservati di una domus romana al disotto della cattedrale e la presenza di un luogo di culto utilizzato ininterrottamente dai primi secoli dellImpero fino ad oggi, si presenta di notevole interesse e riapre il dibattito circa il rapporto tra il santuario sorto a Cimitile attorno alla tomba di Felice presbitero, reso famoso grazie anche agli scritti di san Paolino, e la vicina citt di Nola sede episcopale ab antiquo.

    tratto da Nicola Castaldo, La preliminare indagine archeologica nella cripta di san Felice vescovo e martire, in La cripta di San Felice vescovo e martire nellinsula episcopalis di Nola, folder, Marigliano 2013, schede 8-10.

    Figura 2: Nola, cripta di san Felice vescovo. La parete occidentale con la fodera muraria, il muro in opus vitta-tum e la lastra marmorea di spolio del miracolo della manna.

  • mensile della Chiesa di Nola

    X

    LA CrIPtA DI SAN FELICE VESCoVo E MArtIrE di Antonia Solpietro e Nicola Castaldo

    Le recenti indagini archeologiche condotte nella cripta di san Felice vescovo al di sotto della cattedrale di Nola, hanno portato alla luce strutture murarie che consentono di attestare lantichit del luogo di culto sorto in unarea gi insediata in epoca romana: una domus utilizzata poi come ecclesia e che avrebbe rappresentato lembrione attorno a cui si sarebbe sviluppata la prima basilica cristiana. Queste notevoli testimonianze materiali associate ad una serie di indagini diagnostiche condotte nel corso dei lavori consentono, oggi, una pi critica lettura delle fonti documentarie pi volte citate dagli storici.

    La prima descrizione del sacello feliciano risale agli inizi del XVI secolo e ce ne fornisce testimonianza Ambrogio Leone nel De Nola: la descrizione fatta dal dotto umanista della basilica feliciana con particolare attenzione alla configurazione dello spazio della parete occidentale quella che meglio consente di ricostruire il probabile assetto della primigenia basilica nolana, sorta tra il IV-V

    Nola, cripta di san Felice vescovo. Ricostruzione fotografica dellaltare in muratura addossato al muro in opus vit-tatum con il tabernacolo orsiniano della seconda met del XV secolo. (ricostruzione Emilio Castaldo).

  • aLLe origini DeLLa chiesa Di noLa

    XI

    e il VI secolo. Ai tempi del Leone laccesso al succorpo feliciano avveniva, come tuttora, dalla soprastante cattedrale mediante due scale poste

    nelle navate laterali, che immettevano in un ambiente con copertura a volta poggiante su tre file di colonne. oggi tale assetto stato completamente modificato dallintervento di ricostruzione del duomo post incendio del 1861, che ha conferito alla cripta limpianto di unaula unica priva di colonne e con volta ribassata.

    La lastra di riutilizzo in marmo pavonazzetto, fissata sulla fodera che ricopre la parete occidentale e da cui stilla attraverso un apertura la manna, poggiava, secondo la testimonianza del Leone, su un altare marmoreo la cui fronte non si esclude possa essere stata la lastra in marmo nota come croce gemmata, oggi conservata sulla parete orientale della cripta. tuttavia importante sot-tolineare che il sacello, descritto dal Leone agli inizi del XVI secolo, aveva subito almeno due fasi di ammodernamento. La prima riconducibile al conte Nicola orsini che, tra il 1371 ed 1395, port a completamento la costruzione della cattedrale ad una quota pi elevata rispetto allantica basilica feliciana e alle altre fabbriche sorte nellarea. Il secondo intervento, descritto dallo stesso Leo-ne, si deve al conte Gentile orsini che nel XV secolo fece rivestire di legno di quercia le antiche colonne, le pareti ed il pavimento del sacello feliciano e realizz un imponente altare marmoreo, in posizione avanzata e distinta rispetto a quello su cui si elevava la lastra della manna, successivamente smembrato e di cui oggi si conserva solo il tabernacolo eucaristico incassato sulla sinistra della parete occidentale.

    Agli anni di Gentile orsini va ricondotto anche il dipinto di San Felice vescovo, affrescato in parte sulla parete occidentale e in parte sullantica lastra marmorea da cui stilla la manna.

    La visita pastorale del 1551 e la successiva del 1580 confermano lassetto del sacello feliciano descritto dal Leone. La configura-zione della cripta rimase inalterata fino al crollo della cattedrale avvenuto nel 1583: ricostruita dal vescovo Fabrizio Gallo (1585 1615) fu completata negli arredi e nelle decorazioni dal suo successore Giovan Battista Lancellotti (1615 1655). I lavori di ricostruzione della fabbrica non furono avviati subito dopo il crollo e lo stesso completamento del sacello feliciano avvenne solo entro il primo decennio del XVII secolo. Sembra confermare tale ipotesi la visita pastorale del vescovo Gallo del 1586, compiuta a tre anni di distanza dal crollo della cattedrale, che documenta lassetto della cripta invariato. da supporre che i lavori fossero stati avviati tra il 1587 e il 1588 per essere completati, nella struttura, negli anni novanta del XVII secolo. Circa la cripta si segnala che il foramen dovette essere racchiuso da una fenestrella. Di notevole interesse la visita ad limina del vescovo Gallo, che fornisce notizie circa gli interventi di rifacimento della cattedrale e del sottostante sacello feliciano: i dati archeologici acquisiti durante lo scavo sembrano confermare quanto documentato dalla visita, ossia un radicale intervento di consolidamento a fundamentis dell edificio sacro.

    ipotizzabile dunque una prima fase in cui furono avviati i lavori strutturali della cattedrale e del sacello feliciano e una fase successiva di abbellimento di questultimo avvenuta entro il 1610. durante questi lavori che si procedette allo smontaggio dellal-tare marmoreo di Gentile orsini il cui tabernacolo eucaristico venne riposizionato sulla parete occidentale. Durante lindagine ar-cheologica emerso, al di sotto della lastra del miracolo, un altare in muratura di tufo, sgrossato e rastremato nella parte superiore. Il confronto tra il tabernacolo eucaristico, laltare in muratura descritto e la cosiddetta fenestella inferiore ha portato a riconoscere una perfetta corrispondenza metrica tra i vari elementi descritti: il vano del tabernacolo eucaristico coincide con la fenestella infe-riore mentre nella cornice superiore, in asse con il foramen, riconoscibile una lacuna della decorazione che corrisponde al vano della fenestella superiore realizzata a protezione del foro della manna. Nellinsieme il nuovo assetto dato alla parete occidentale della cripta dava lidea di un sarcophago, come ricordato lapparato nelle fonti del XVIII e XIX secolo.

    Gianstefano remondini nel 1740 pot effettuare un sopralluogo nella cripta e fornire una descrizione del luogo e un disegno della fenestella con il foramen. ulteriore conferma dellassetto della parete occidentale data dal Diario della solennit del glorioso Martire S. Felice, redatto nel 1850.

    Le fonti fin qui citate, ad eccezione di quella del remondini, descrivono sempre un unico luogo deputato alla raccolta de