NOSTPAIS ... · nostra Rossana anno dopo ... di casa anche in pieno gior-no, vipere dalla fontanina...

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NOST PAIS - NOTIZIARIO PERIODICOA CURA DELLA PROLOCO ROSSANA DI CULTURA - STORIA -TRADIZIONI -ATTUALITÀ N. 46 • SETTEMBRE 2013 “Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese, vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante nella terra cʼè qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti”. (C. Pavese) Come un tifone tropicale la crisi si è abbat- tuta anche sul nostro piccolo Comune, la CEROS fabbrica storica ha chiuso i battenti lasciando a casa 53 dipendenti, quasi tutti resi- denti nel nostro paese. E' questa una costan- te in questi ultimi anni, basta aprire un qual- siasi giornale, per leggere notizie di chiusura di aziende falcidiate dai debiti, da una tassazione pubblica insostenibile, lo Stato per salvare se stesso fa fallire le aziende che sono (o erano) quelle che pagano le tasse, una spirale per- versa degna di un sistema schizofrenico. Ma questa crisi non è solo economica è soprattut- to una crisi di valori, una crisi culturale. Mai come adesso è necessario un ripensamento, una nuova visione del futuro, dello stato, delle istituzioni, (molte di queste sono inutili), soprattutto quelle che, pur essendone incari- cate, non risolvono i problemi. E’ necessaria una nuova coesione sociale, un ritorno alla solidarietà quella concreta, se vogliamo risalire la china dobbiamo rimboccarci le maniche da soli. Credo che in questi anni, il benessere con tutti i suoi aspetti positivi, abbia però inaridito alcune “tendenze umane” (tendenze perchè innate in noi) che invece potrebbero essere molto utili in questo momento storico. Proverò a fare alcune analisi in merito. Il nostro Comune, 900 circa anime, è considerato da molti troppo piccolo, per i servizi, lo sviluppo urbanistico (con relativi interessi) e altro anco- ra. Riflettendoci è evidente che una collettività organizzata, per tutta una serie di ragioni dovrebbe essere più strutturata per giustifica- re tutta una serie di opportunità, è la stessa critica che si fa alle micro-imprese (artigiane e commerciali, agricole) sono troppo piccole per il mercato globale, non sono concorrenziali e credo che anche qui le ragioni, per una simile affermazione, ci siano. Ma proprio queste debolezze, possono diventare una forza pro- pulsiva, se un Comune come il nostro si tra- sforma da “luogo di convivenza” in una vera e propria comunità. Cosa significa questa affer- mazione? Significa, almeno per il mio pensie- ro, che se riuscissimo (condizionale d'obbligo) a unire le nostre forze, i nostri interessi diffusi, le nostre aspettative in un unico obiettivo, noi diventeremo una forza, capace di affrontare le insidie del futuro, una città non avrebbe que- sta opportunità, neanche un paese medio grande. Non è questa una ricetta dell'oggi, in culture diverse dalle nostre, dove l'interesse comune era maggiore di quello individuale (esempio i khibbutz in Israele) funzionano da sempre. E’ evidente che non è possibile dal- l'oggi al domani, trasformare Rossana, con la nostra mentalità in una comune, ma personal- mente ritengo che qualcosa si può comunque fare, dando delle risposte concrete a certi pro- blemi come ad esempio il lavoro. Quale oppor- tunità ci da il nostro paese? Un’economia fore- stale per esempio, sentivo in questi giorni par- lando con gli operatori del settore che il taglio della legna da ardere diventa sempre meno conveniente, troppo lavoro per poca resa, regole nuove da rispettare, perchè non pensa- re ad una cooperativa o qualcosa di simile, che attraverso la partecipazione di tutti diventi più competitiva e di conseguenza più redditizia? Qualcuno obietterà che negli anni settanta l'esperienza di cooperative agricole c'è già stata, e non ha poi funzionato forse come avrebbe dovuto, ma i tempi sono cambiati, il mondo è cambiato, bisogna cambiare anche la nostra mentalità. Stessa cosa per i prodotti agricoli locali, ci sono coltivazioni di piccoli frut- ti, di castagni, di alberi da frutta, qualcuno parla di piantamenti di nocciole, perchè non organizzare una filiera che possa valorizzare, sostenere , promuovere e commercializzare questi prodotti? Non funziona perchè ognuno vuole gestire a modo suo? a mio giudizio è possibile trovare comunque una soluzione che pur rispettando l'interesse del singolo contem- poraneamente promuova la collettività (un esempio il Porro di Cervere). Per non dimenti- carci del fungo, Rossana è stata per anni la Capitale del Fungo almeno della provincia di Cuneo, se non più lontano e adesso, quando va bene, ci ricordano per la Sagra evento straordinario ma estremamente sacrificato per una sola giornata. Perchè non provare a strutturare, nella stagione dei funghi, un mer- cato settimanale, per attirare turisti e visitato- ri? a Venasca mi risulta che il mercato delle castagne funzioni. Non sono le mie delle pro- vocazioni, sono idee che possono concretiz- zarsi, ovviamente con l'interesse e la parteci- pazione di più persone, abbiamo una Pro Loco con un’esperienza di cinquant'anni, produttori determinati e capaci, commercianti lungimi- ranti, bisogna parlarne e provare a fare qual- cosa. Se non faremo nulla, forse avremo meno problemi, faremo meno discussioni, forse non litigheremo neanche, ma assisteremo passiva- mente ad una rivoluzione che comunque modificherà le nostre abitudini, le nostre cer- tezze, consapevoli di aver comunque perso una occasione di far valere la forza di una comunità. Giuliano Degiovanni IMPEGNO PIACEVOLE Invito del Presidente Ciao, voglio rubare due minuti del vostro tempo per porvi una domanda!! In questi giorni ho riflettuto un su cosa siano le Proloco, secondo la mia idea e ho deciso di scrivere due righe. Ritengo che far parte di una Proloco sia un impe- gno che ognuno è libero di scegliere; forse, all’inizio, si è un pò titubanti e ci si pongono mille domande del tipo: “Ma cosa dovrò fare?” “Non mi “guarderanno male quelli che già ne fanno parte?” “E se poi non mi trovo a mio agio?” Queste sono domande nor- mali, che penso si siano posti in tanti; penso anche, però, che col tempo scatti un qualcosa dentro; per cui da quel giorno far parte della Proloco non è più un impegno faticoso, un sacrifi- cio, bensi’ diventa un impe- gno piacevole ed una passio- ne che si è felici di svolgere; insomma, si inizia a sentirsi “UN PEZZO DI PROLOCO”. Inoltre, sono sicuro che la soddisfazione che si prova quando alcune persone ti fanno i complimenti per la riuscita di una festa, di una polenta o semplicemente di un thè caldo, ti ripaghi di tutto il lavoro svolto!! Ecco, ho voluto scrivervi queste parole per far nasce- re in voi una domanda : “Sono io un pezzo di Proloco?”... se non si prova non lo si saprà mai .... Intanto, mentre voglio ringra- ziare i collaboratori della Proloco di ieri, di oggi e di domani faccio gli auguri a tutti di una nuova splendida Sagra. Mattia Armando LA FORZA DI UNA COMUNITA’ Collaborazione ed intraprendenza per riavviare l’economia Ritornano i “Lou Dalfin” Lou Dalfin rivisiteranno ancora una volta la musica della tradi- zione occitana con vioulo, pivo, armoni a semitoun, pinfre, are- bebo e viouloun e invitano tutti alla serata di venerdì 4 ottobre. Sembra ringiovanito il nostro antico “Ciuché” che da secoli sorveglia e scandisce le ore belle e tristi dei rossanesi. E’ l’ora della 48ª Sagra

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NOST PAIS - NOTIZIARIO PERIODICOA CURA DELLA PROLOCO ROSSANA DI CULTURA - STORIA - TRADIZIONI -ATTUALITÀ N. 46 • SETTEMBRE 2013

“Un paese ci vuole, non fosseche per il gusto di andarsene via.

Un paese, vuol dire non essere soli,sapere che nella gente, nelle piantenella terra cʼè qualcosa di tuo,che anche quando non ci seiresta ad aspettarti”.

(C. Pavese)

Come un tifone tropicale la crisi si è abbat-tuta anche sul nostro piccolo Comune, laCEROS fabbrica storica ha chiuso i battentilasciando a casa 53 dipendenti, quasi tutti resi-denti nel nostro paese. E' questa una costan-te in questi ultimi anni, basta aprire un qual-siasi giornale, per leggere notizie di chiusura diaziende falcidiate dai debiti, da una tassazionepubblica insostenibile, lo Stato per salvare sestesso fa fallire le aziende che sono (o erano)quelle che pagano le tasse, una spirale per-versa degna di un sistema schizofrenico. Maquesta crisi non è solo economica è soprattut-to una crisi di valori, una crisi culturale. Maicome adesso è necessario un ripensamento,una nuova visione del futuro, dello stato, delleistituzioni, (molte di queste sono inutili),soprattutto quelle che, pur essendone incari-cate, non risolvono i problemi. E’ necessariauna nuova coesione sociale, un ritorno allasolidarietà quella concreta, se vogliamo risalirela china dobbiamo rimboccarci le maniche dasoli. Credo che in questi anni, il benessere contutti i suoi aspetti positivi, abbia però inariditoalcune “tendenze umane” (tendenze perchèinnate in noi) che invece potrebbero esseremolto utili in questo momento storico. Proveròa fare alcune analisi in merito. Il nostroComune, 900 circa anime, è considerato damolti troppo piccolo, per i servizi, lo sviluppourbanistico (con relativi interessi) e altro anco-ra. Riflettendoci è evidente che una collettivitàorganizzata, per tutta una serie di ragionidovrebbe essere più strutturata per giustifica-re tutta una serie di opportunità, è la stessacritica che si fa alle micro-imprese (artigiane ecommerciali, agricole) sono troppo piccole per

il mercato globale, non sono concorrenziali ecredo che anche qui le ragioni, per una simileaffermazione, ci siano. Ma proprio questedebolezze, possono diventare una forza pro-pulsiva, se un Comune come il nostro si tra-sforma da “luogo di convivenza” in una vera epropria comunità. Cosa significa questa affer-mazione? Significa, almeno per il mio pensie-ro, che se riuscissimo (condizionale d'obbligo)a unire le nostre forze, i nostri interessi diffusi,le nostre aspettative in un unico obiettivo, noidiventeremo una forza, capace di affrontare leinsidie del futuro, una città non avrebbe que-sta opportunità, neanche un paese mediogrande. Non è questa una ricetta dell'oggi, inculture diverse dalle nostre, dove l'interessecomune era maggiore di quello individuale(esempio i khibbutz in Israele) funzionano dasempre. E’ evidente che non è possibile dal-l'oggi al domani, trasformare Rossana, con lanostra mentalità in una comune, ma personal-mente ritengo che qualcosa si può comunquefare, dando delle risposte concrete a certi pro-blemi come ad esempio il lavoro. Quale oppor-tunità ci da il nostro paese? Un’economia fore-stale per esempio, sentivo in questi giorni par-lando con gli operatori del settore che il tagliodella legna da ardere diventa sempre menoconveniente, troppo lavoro per poca resa,regole nuove da rispettare, perchè non pensa-re ad una cooperativa o qualcosa di simile, cheattraverso la partecipazione di tutti diventi piùcompetitiva e di conseguenza più redditizia?Qualcuno obietterà che negli anni settantal'esperienza di cooperative agricole c'è giàstata, e non ha poi funzionato forse comeavrebbe dovuto, ma i tempi sono cambiati, ilmondo è cambiato, bisogna cambiare anche la

nostra mentalità. Stessa cosa per i prodottiagricoli locali, ci sono coltivazioni di piccoli frut-ti, di castagni, di alberi da frutta, qualcunoparla di piantamenti di nocciole, perchè nonorganizzare una filiera che possa valorizzare,sostenere , promuovere e commercializzarequesti prodotti? Non funziona perchè ognunovuole gestire a modo suo? a mio giudizio èpossibile trovare comunque una soluzione chepur rispettando l'interesse del singolo contem-poraneamente promuova la collettività (unesempio il Porro di Cervere). Per non dimenti-carci del fungo, Rossana è stata per anni laCapitale del Fungo almeno della provincia diCuneo, se non più lontano e adesso, quandova bene, ci ricordano per la Sagra eventostraordinario ma estremamente sacrificatoper una sola giornata. Perchè non provare astrutturare, nella stagione dei funghi, un mer-cato settimanale, per attirare turisti e visitato-ri? a Venasca mi risulta che il mercato dellecastagne funzioni. Non sono le mie delle pro-vocazioni, sono idee che possono concretiz-zarsi, ovviamente con l'interesse e la parteci-pazione di più persone, abbiamo una Pro Lococon un’esperienza di cinquant'anni, produttorideterminati e capaci, commercianti lungimi-ranti, bisogna parlarne e provare a fare qual-cosa. Se non faremo nulla, forse avremomenoproblemi, faremo meno discussioni, forse nonlitigheremo neanche, ma assisteremo passiva-mente ad una rivoluzione che comunquemodificherà le nostre abitudini, le nostre cer-tezze, consapevoli di aver comunque persouna occasione di far valere la forza di unacomunità.

Giuliano Degiovanni

IMPEGNO PIACEVOLEInvito del Presidente

Ciao, voglio rubare dueminuti del vostro tempo perporvi una domanda!!In questi giorni ho riflettutoun pò su cosa siano leProloco, secondo la mia ideae ho deciso di scrivere duerighe. Ritengo che far partedi una Proloco sia un impe-gno che ognuno è libero discegliere; forse, all’inizio,si è un pò titubanti e ci sipongono mille domande deltipo: “Ma cosa dovrò fare?”“Non mi “guarderanno malequelli che già ne fannoparte?” “E se poi non mitrovo a mio agio?”Queste sono domande nor-mali, che penso si sianoposti in tanti; penso anche,però, che col tempo scattiun qualcosa dentro; per cuida quel giorno far partedella Proloco non è più un

impegno faticoso, un sacrifi-cio, bensi’ diventa un impe-gno piacevole ed una passio-ne che si è felici di svolgere;insomma, si inizia a sentirsi“UN PEZZO DI PROLOCO”.Inoltre, sono sicuro che lasoddisfazione che si provaquando alcune persone tifanno i complimenti per lariuscita di una festa, di unapolenta o semplicemente diun thè caldo, ti ripaghi ditutto il lavoro svolto!!Ecco, ho voluto scriverviqueste parole per far nasce-re in voi una domanda :“Sono io un pezzo diProloco?”... se non si provanon lo si saprà mai ....Intanto, mentre voglio ringra-ziare i collaboratori dellaProloco di ieri, di oggi e didomani faccio gli auguri a tuttidi una nuova splendida Sagra.

Mattia Armando

LA FORZA DI UNA COMUNITA’Collaborazione ed intraprendenza per riavviare l’economia

Ritornano i “Lou Dalfin”

Lou Dalfin rivisiteranno ancora una volta la musica della tradi-zione occitana con vioulo, pivo, armoni a semitoun, pinfre, are-bebo e viouloun e invitano tutti alla serata di venerdì 4 ottobre.

Sembra ringiovanitoil nostro antico “Ciuché”che da secoli sorvegliae scandisce le ore bellee tristi dei rossanesi.

E’ l’ora della 48ª Sagra

Grazie alla generosità dellaPro Loco e dei cittadini diRossana, da settembre laScuola Primaria può usu-fruire della propriaLavagna InterattivaMultimediale. E cos’è laLim? Si tratta di uno stru-mento che si affianca, e inparte sostituisce, la benpiù nota lavagna in arde-sia. Detto in due parole, sitratta di una grande lava-gna bianca, capace diproiettare le immagini pro-venienti da un computer acui è collegata. Grazie allasuperficie touch screen delsuo schermo è possibilepoi lavorare su di essa,scrivendo con un’appositapenna o operando diretta-mente con le dita. Leopportunità che offre que-sto mezzo sono innumere-voli: consente di affrontarele diverse discipline e iconsueti programmi scola-stici lavorando, ad esem-pio, su testi digitali già dis-ponibili o creandone dinuovi o di apprendereattraverso esercizi tecnolo-gici interattivi. È facileimmaginare come, dalpunto di vista comunicati-vo, la Lim utilizzi un lin-guaggio accattivante edefficace, molto vicino aglialunni “nativi digitali” delNuovo Millennio. La Scuoladi Rossana avrebbe moltodifficilmente potuto acce-

dere a tale risorsa, viste lepiccole dimensioni delnostro plesso e le esiguedisponibilità provenientidal Ministero. Grazie aiproventi della raccoltaferro avvenuta nella pri-mavera, noi alunni e inse-gnanti abbiamo ricevutoquesto prezioso regalo, dicui non possiamo fare altroche ringraziare, promet-tendo di farne buon uso!Ma non è finita! Con ilgeneroso contributo delladitta Retti.Fil di SandraBarberis abbiamo potutoacquistare anche una mac-china fotografica digitale,che potremmo utilizzare

nelle numerose occasioniche si presenteranno nelcorso dell’anno scolastico!Azioni di questo tipo, insie-me alla più volte dimostra-ta disponibilità di famigliedel paese nell’accogliercidurante le varie passeggia-te o nel seguirci ed aiutar-ci nella realizzazione divarie iniziative, sono con-crete dimostrazioni dell’im-portanza che le Scuole diRossana rivestono per isuoi residenti e di come siintenda promuovere la vitadel paese a partire dallenuove generazioni.

Alunni e insegnanti della Scuola Primaria

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Racconta, chi ha vissuto itempi del dopoguerra chenel nostro paese, se si parti-va di casa per andare alpascolo o a cercare funghi,bisognava munirsi del basto-ne e stare attenti a non per-derlo perché non se nesarebbe trovato un altro intutta la montagna, tanto ilterritorio era curato e colti-vato fin nei più piccoli detta-gli. Oggi, un’ affermazionedel genere fa persino un po’sorridere, tanto siamoimmersi in una boscagliaintricata ed insidiosa, che daquest’anno ha rivisto nellazona di Lemma anche laricomparsa dei lupi.Abbandono inesorabiledelle coltivazioni che attana-glia il nostro paese datodallo scarso reddito per gliagricoltori che ancora si osti-nano a lavorarle più per abi-tudine o per il piacere divedere ancora qualcheprato o castagneto curato.Le nuove generazioni estra-nee alla civiltà contadinafatta di sapienza, cultura efatica, sradicate dalla corren-te di pensiero dell’industria-lizzazione e delle nuove tec-nologie che iniziano a scric-chiolare sotto i colpi dellacrisi economica. Anche lanostra Rossana anno dopoanno assomiglia sempre piùad un villaggio amazzonico,invasa da una vegetazioneche entra ormai in paese da

ogni lato. E’ ormai consuetu-dine vedere animali selvaticidi ogni tipo quasi nel cortiledi casa anche in pieno gior-no, vipere dalla fontaninadel cimitero e chissà, magaria breve anche qualche lupoaffamato aggirarsi in paese.Sarebbe bello ripulire perbene dal bosco, una bellafascia attorno al paese,riportare alla luce dei beiprati curati, ognuno con unpiccolo sforzo, di certomigliorerebbe il paesaggio,la gradevolezza e l’armoniaestetica del nostro belpaese. Non me ne voglianoanimalisti ed ambientalistiche sicuramente ne sannoben più di me dell’ecologiadella flora e della fauna, maveramente forse è il tempodi ritornare un po’ “allanatura” dei nostri luoghi chenon sono boschi o selveabbandonate ma sono terremodellate da millenni di atti-vità umana. Se si voglionovedere boschi e forestesconfinate, dominate daorsi, lupi e ogni magnificoanimale selvatico, c’è laSiberia, il Canada,L’Amazzonia. La bellezza diun campo,un prato, un ter-razzamento o una vigna,frutto di millenni di culturacontadina sono una specifi-cità della nostra Italia chetutto il mondo ci invidia.Forse dovremmo essernepiù orgogliosi.

Manuele Barbero

Mentre avanza la boscaglia...Riscopriamo la nostra cultura contadina

I Ragazzi di Prima Media scrivono

Cara scuola... non ti dimenticheremo maiCara scuola,eccoci giunti alla fine della scuola prima-ria! Ci mancherà tanto il prossimo anno

quando andremo alle medie! Avremonostalgia delle insegnanti, soprattutto diEmma e di Teresa : con le loro divertentilezioni di matematica e di italiano e con laloro dolcezza e la loro bontà ci hanno inse-gnato molte cose! La maestra Emma cimancherà per i suoi colorati adesivi e pertutte le belle esperienze; la maestra Teresaci mancherà per le sue fantastiche idee perabbellire i quaderni e l’aula e per i suoiconsigli sulla vita in generale. Per ultimo,ma non meno importante, ci mancherà ilmaestro Cavo per le sue spiritose barzellet-te e per le sue lezioni piene di allegria. Cimancheranno sicuramente i lavoretti di

arte e immagine, le attività di gruppo, masoprattutto le partite di calcio e pallavolo el’intervallo lungo! Con l’insegnante di sto-ria abbiamo realizzato un plastico dellaciviltà egizia e uno dell’antica Roma: sonoi nostri capolavori! Ma l’attività più diver-tente è stata quella di raccogliere lo scartodei pastelli temperati… “La fabbrica deltemperato”: abbiamo riempito due sec-chi!!! Inoltre ci dispiacerà lasciare lanostra cara aula, sempre abbellita contanti cartelloni e lavoretti eseguiti concreatività e fantasia. Ci ricorderemo sem-pre delle nostre gite, soprattutto quella alSalgari Campus in terza e poi altre, comequella a Torino al Museo egizio. Chenostalgia poi delle numerose passeggiateautunnali al castello e allafonte Olivetta! Ricorderemovolentieri le castagnate nelcortile, le recite nel salone eil presepe che ogni annoallestivamo nell’atrio. Sonostati molto divertenti i corsidi nuoto, di pingpong, di cal-cio… e i numerosi ed inte-ressanti progetti ai qualiabbiamo partecipato. Inquesti cinque anni siamocresciuti, maturati e siamodiventati molto amici, insie-me abbiamo riso, scherzato,

giocato, ma siamo anche stati capaci disuperare difficoltà, ansie e paure, sempreaccompagnati, sostenuti e rassicurati dainostri insegnanti, Ovviamente, certe volte,abbiamo anche discusso, ma essendo tuttimolto uniti, i nostri litigi si sono semprerisolti in fretta. Le medie saranno sicura-mente un po’ più difficili, ma staremo unitie ci impegneremo per ottenere dei buonirisultati. Cara scuola non ti dimentichere-mo mai!!!ADDIO SCUOLA PRIMARIA!

Hida Bance, Anna Barile, Benedetta Lerda,Helen Chiotti, Michela Milanesio,Christian Giraudo, Lorenzo Riba, SofiaPerotto, Stefano Villar.

LLAAVVAAGGNNAA IINNTTEERRAATTTTIIVVAA AA SSCCUUOOLLAA,, EEVVVVIIVVAA!! !!

CEROS:Doloroso epilogo

Venerdì 12 luglio, mentre i rossa-nesi erano riuniti in piazza Gazelliper commemorare il tragico incen-dio del 1944 e per festeggiare laconsegna della medaglia di bronzoal valor civile al Comune, presso lasede della Confindustria a Cuneo, ladirigenza del Gruppo svizzero pro-prietario della Ceros, comunicava lacessazione dell’attività produttivadello stabilimento rossanese.La notizia veniva comunicata a tuttala popolazione presente nella piazzadal sindaco Carpani, suscitandoincredulità e sconcerto. Un bruttocolpo per il nostro paese e soprat-tutto per le famiglie dei 53 exdipendenti. Le organizzazioni sin-dacali si sono attivate al fine di otte-nere, per tutti i licenziati, l’accessoagli ammortizzatori sociali che con-sentano di mitigare la difficile situa-zione. Ai lavoratori rimasti senzalavoro giunga la solidarietà di NostPais e gli auguri affinché possanorisolvere in tempi brevi la loro diffi-cile situazione.

Quest’estate in occasionedella Festa alla Cappella diSant’Anna, il giorno precedentesi è voluto ricordare e festeggia-re i 100 anni del Pilone diBorgata Mungiat, costruito sul-l’allora strada di accesso dalleborgate del vallone di Lemmaverso Busca. Il Pilone è in buonostato di conservazione, era statocostruito in mattoni e copertocon le tegole, in alcuni punti erastato usato anche il cemento,materiale moderno per queitempi. Non si conoscono i nomidi coloro che lo costruirono siconosce invece il nome del pit-tore che eseguì i dipinti, si trattadi Francesco Agnesotti, pittoresampeyrese che eseguì moltelavori in tutta la valle fino aglianni ’50, è chiaro che si tratta diuna delle sue prime opere. Ildipinto sul lato destro esternoraffigurante San GiovanniBattista è scomparso quasi del

tutto, così come la scritta deicommissionanti “Monge eGirino fecero fare”. Sulle altrepareti le pitture sono ben visibi-li. Nella parte centrale della nic-chia interna è raffigurataSant’Anna e Maria Bambina, conla firma del pittore e la data. Ailati sono raffigurati SanChiaffredo a cavallo e SantaMargherita. Sul lato esterno sini-stro Sant’Antonio da Padova, sulretro invece è stata affrescatauna rappresentazione della Pietàcon il Cristo deposto dalla Crocetra le braccia della Madre pian-gente, guardando con attenzio-ne si nota una lacrima. Per ricor-darne il centenario dopo averprovveduto a ripulire dalle ster-paglie intorno, lunedì 25 luglioalla sera è stato recitato ilRosario in processione dallaCappella di Sant’Anna al Pilone,sosta davanti e ritorno semprecon preghiere e canti religiosi. Altermine è stato offerto un rinfre-

sco e la serata è proseguita concanti popolari attorno al falò.Nei giorni scorsi, il pilone che sitrova in prossimità della Collettadi Rossana è stato risistemato,pur essendo su territorioBuschese, è luogo di transito dimolti rossanesi ogni giorno, lastrada ha storia antica, se neconosce l’esistenza già ai tempidei Marchesi di Busca. In passa-to c’è stato un periodo dovetransitare di notte non era sicu-ro, proprio sulla cima della”Colla” il luogo era diventatopoco affidabile e malfamato,pure utilizzato come discaricaabusiva. Anche il pilone non ver-sava in buono stato, ricopertodalla vegetazione e con il tettocrollato. Una ventina di anni fa,con un lavoro di ripulitura e unpo’ di restauro è stato salvatoall’abbandono e all’oblio. Sulnostro territorio ci sono moltecostruzioni religiose e purtrop-po molte di esse, a causa di mol-teplici fattori (spopolamento,incuria) versano in cattive condi-zioni, mentre in passato eranoluoghi di devozione, testimo-nianze silenziose di una federicca e generosa. Oggi ci sonomezzi, materiali ed attrezzatureche consentirebbero di tenere inpiedi questi piloni senza alcunadifficoltà, manca la volontà e lafede, al contrario del tempo deinostri padri che con molti sacri-fici ci hanno lasciato questi segnidella loro devozione.

BR.1 C.

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Da 100 anni vigila sulla borgata MungiatRiscoperto un bel Pilone dipinto da Francesco Agnesotti

NUSALLA PIANTA DEL NOCESCUBASS ACCESSORIO PER PULIRE IL FORNOASSIDENTU IMPRECAZIONE, ACCIDENTIPUGNAGNA FORTE SFITTASMANGEE’ PRUDEREFALABRAC PERSONA ALTA E ROBUSTATURIBI’ VORTICE, TURBINECULOU COLINO, FILTROCALA’ DISCESA, PULIZIA DELLA STRADA DALLA NEVERUGNUN RENEARGAUCIA’ IN MANICA DI CAMICIASÈP PARTE IN LEGNO DELLO ZOCCOLOLAITIN SIERO DEL LATTEFE SORTI LA FICCA PREPARARE IL TERRENO AL CORSO

DELL’ACQUA PER L’IRRIGAZIONE DEI TERRENIBACIAS RECIPIENTE IN PIETRAPURTIET PICCOLO PORTICO, RIPARO DAVANTI

ALLE CAPPELLEMANGIUIRA MANDIBOLALIOUTA IN QUEL LUOGO VENTURIN ORFANO DEGLI ISTITUTI MINORILI

BR.1 C.

Lu disiju nosti VejDal Piemuntes all’Italiano

CULTER era il nome del primocoltello in pietra usato nell’anti-chità. Da allora questo utensilene ha fatta di strada modifican-dosi di secolo in secolo in fattodi forme, manici metalli e affi-latura. Ettore Lombardo diRossana non nasconde il suoentusiasmo per questa forma diartigianato che ha imparato eperfezionato nel tempo e che glista dando parecchie soddisfa-zioni. La fama di valente artigia-no coltellinaio ha oltrepassato iconfini paesani e le sue parteci-pazioni a mostre e fiere non sicontano più. La passione per icoltelli gli è venuta frequentan-do le mostre e botteghe degliabilissimi artigiani di Vernanteche vantano una lunga tradizio-

ne in fatto di lame. Di coltelli neha realizzati alcune decine. Daquelli semplici e tradizionali, adaltri, più sofisticati per i qualiservono alcuni giorni di impe-gnativo lavoro. Si inizia con lascelta delle lame, ricavate soli-tamente da materiali di recupe-ro, poi la forgiatura e la temprae quindi l’affilatura che richiedo-no abilità ed esperienza. Infinela preparazione del materialeper il manico normalmente dilegno (bosso) oppure osso dibue o corna di cervo che richie-dono una sapiente e pazienterifinitura. Osservando i magnifi-ci pezzi unici del nostro Ettorenon si può che ammirarne lapraticità unita alla bellezza e all’originalità.

Il 25 luglio ci ha lasciati,all’età di 91 anni, MariaGiusiano ved. Bernardi, datutti conosciuta perl’attività encomiabile diPostina, svolta dal 1951 al1982, data del suo pensio-namento. La Posta aLemma, fino al 1955, veni-va recapitata 3 volte la setti-mana e la Postina partivada Lemma per Rossana eritorno a piedi. Dal 1955,con la strada appena ulti-mata (non asfaltata) si eramunita di un motorino(Legnano) e successivamen-te, nel 1966, della miticaVespa 50 verde che moltiricorderanno, con il suo por-tapacchi sempre pieno oltreche della Posta, anche dellaspesa fatta per conto di per-sone che non erano munitedi mezzi di trasporto e chela incaricavano di fare. LaPosta veniva recapitata apiedi e con qualsiasi condi-zione di tempo, portatanelle numerose e disagiateborgate oltre Lemma (Culin,Peran, Bunet, Burgà Grossa,Lerda, ecc…..). A quei tempil’arrivo della Postina eraun’occasione , per molte per-sone, di scambiare dueparole con qualcuno che

non fosse della borgata, aparte la partecipazione peralcuni alla Messa domenica-le, poteva succedere che perdue o tre mesi non si uscissedalla propria casa.La ricor-diamo forse un po’ schiva,ma sempre gentile e puntua-le, precisa nel suo lavoro edisponibile verso chi le chie-deva un aiuto, che lei pote-va sbrigare scendendo ognigiorno a Rossana, il tuttosenza rumore e non facendocome ai nostri giorni, cheprima di fare qualcosa pergli altri, si calcola se c’è untornaconto. Anche per questimotivi, nel 1995 a Lemma,le era stato assegnato il pre-mio “Fedeltà alla monta-gna”.

Piero Armando

ARCÒRD ËD ROSSANA

Ancheuj Rossan-a, për colpa ‘d n’ariëttasvolasso j’agn e mi i torno masnà;am ven-o an ment le gran corse ant la viëttatra ‘l Simiteri e le ca dla Ruvà.

Peu im vëddo là a la fontan-a Rivëttapër empe ‘l fiasch ëd col’eva gelà,e dòp lassù sij tre gir dla Colëttasu cola bici dal roe s-centrà.

Castagne a sëste, profum ëd bolé,por e misteri surtì dal Castel,le scoribande giù al bial a pësché,

valà ij ricòrd! Ma fra tùit ël pì bel:Parin Bastian ch’a ancamin-a a fumé mentre Marin-a a travaja al fornel.

Sebastiano Morello

La postina di LemmaFu premiata per la “Fedeltà alla Montagna”

Ettore: l’ artista dei coltelliCostruisce pezzi unici per pura passione

Come si insegnavaeducando

LA MOSCAUna mosca sudicinasta ronzando qui in cucinachissà dove sarà stataquante cose avrà toccato

Non venir sul mio paninonon posarti sul piattino questa zuppa è tutta miabrutta mosca vola via

Asilo di Rossana – anno 1936

UUNNAA NNUUOOVVAA CCRROOCCEE SSUULL PPUUNNTTOO PPIIÙÙ AALLTTOO DDII RROOSSSSAANNAA

Una elegante croce in ferro, alta 8 metri, costruita edonata dalla ditta Garnero Livio di Piasco è stata tra-sportata sul monte San Bernardo con il “Cingo” Merlodella squadra AIB di Rossana ed è stata sistemata insostituzione di quella in legno rovinata dalle intemperie.Sabato 24 agosto,davanti ai numerosipartecipanti, Don PaoloGerardi ha celebratol’annuale Messa ed habenedetto la nuovacroce che resterà atestimoniare la fede e lagenerosità dei frazioni-sti di Lemma.

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EEEEssssppppeeeerrrriiiieeeennnnzzzzeeee

GGGGiiiioooovvvvaaaannnniiii rrrroooossssssssaaaannnneeeessssiiii iiiinnnn CCCCaaaallllaaaabbbbrrrriiiiaaaaSimona Isaia e MichelaBerardo, giovani ragazze ros-sanesi, quest’estate hannopreso parte a un’esperienzadavvero particolare: diecigiorni di volontariato nel SudItalia. Le due ragazze, laprima segretaria nella dittarossanese Far, e la secondaalla ricerca di un lavoro stabi-le, sono da sempre animatricinell’oratorio di Rossana. Inquesta intervista ci racconta-no come hanno affrontatoquesta esperienza delicata maricca di emozioni.Simona e Michela, dove sieteandate quest’estate e quandosiete partite?Simona e Michela:Quest’estate, dal 28 luglioall’8 agosto siamo andate aLocri, in Calabria per vivereun’esperienza missionaria.Siamo stati ospitate da DonMimmo e Don Piervito nell’o-ratorio salesiano di Locri. Neipomeriggi andavamo a Platì,un piccolo paesino pocodistante da Locri, e lì andava-mo a fare l’estate ragazzi coni bambini del paese.Come è nata l’idea di affron-tare un esperienza di volonta-riato missionario così partico-lare? Prima della partenzaavete dovuto seguire un per-corso formativo?Michela: Simona mi ha propo-sto di partecipare a un corso aTorino, tenuto dai salesiani,sul tema della missione. Io hoaccettato per curiosità e per-ché questo tema mi ha sempreaffascinato. Da lì è nato tutto.Simona: La voglia di andare inmissione era in me già datempo. L’anno scorso chiesi aMichela se fosse venuta conme a fare il Corso Partenti daiSalesiani a Torino, un corsospecifico per persone chehanno intenzione di partireper una missione salesiana inPaesi disagiati.In questi incontri abbiamotrattato vari argomenti: eco-nomia mondiale, guerre, flussimigratori, dottrina socialedella Chiesa, passando ancheper argomenti più personali emotivazionali come la spiri-tualità giovanile salesiana.Abbiamo ascoltato alcunetestimonianze di ragazzi cheavevano già vissuto

l’esperienza della missione.Perché la scelta di Locri?Michela: Quando ho iniziato ilcorso non avevo intenzione dipartire, decisione in granparte presa dalla precarietàdella mia situazione lavorati-va. La sera nella quale doveva-mo però dare una rispostadefinitiva è stata fatta la pro-posta di un’esperienza di diecigiorni in Italia per chi nonpoteva partire per un periodopiù lungo verso altre parti delmondo. Allora ho accettatosenza indugi!Simona: Anche io inizialmentenon avevo intenzione di parti-re, un po’ perché avevo paura,e un po’ perché al lavoro nonmi avrebbero dato un mese diferie. Ma quando è uscita laproposta di Locri non hoavuto dubbi, ho preso ilfoglietto su cui a ottobreavevo scritto "non so separto" e ho scritto: parto ITA-LIA.Secondo voi, la realtà di Locrie dell’entroterra calabrese, èparagonabile a quella deipaesi del terzo mondo?Perché lì c’è bisogno di unamissione educativa?Simona e Michela: Sì, perchéanche se eravamo sempre inItalia ci pareva di essere in unaltro mondo: case costruite ametà ma abitate, le personeche non capiscono l’italiano eparlano solo in dialetto, matri-moni combinati, ragazze chiu-se in casa che non possonouscire liberamente. Qui forsec’è una povertà diversa daipaesi del terzo mondo: i soldici sono (anche se sono guada-gnati in modo non semprelecito): i bambini hanno cellu-lari di ultima generazione,sono vestiti firmati anche soloper giocare. In questa zonamanca la possibilità di avereun’alternativa onesta, la spe-ranza di trovare un lavoro chenon sia assoggettatodall’Ndrangheta che controllaogni cosa. A Locri c’è bisognodi una missione educativa per-ché questi ragazzi hanno ildiritto di imparare a sperare ea scegliere per loro. Sceglieredi fare una vita onesta, nelproprio paese, senza doversisottomettere alla ‘‘ndranghe-ta. Crediamo ci sia bisogno di

una speranza,una via difuga, un’altrapossibilità. Ecome ci èstato detto:“bisogna sem-pre seminare,ma non si puòp re tende reche germoglisubito”.Siete anima-trici datempo, qualisono le princi-pali differen-ze tra il

nostro oratorio e quello diPlatì?Simona e Michela:Fisicamente l’oratorio di Platìnon esiste, mentre noi possia-mo usufruire di ampi spazi elocali appositi. E i ragazzi, inetà da scuola superiori, lascia-no l’oratorio, perché vieneconsiderato un luogo perbambini; non si accorgonoperò che c’è bisogno di lorocome animatori! Un gruppovero e proprio di animatorinon c’è a parte alcune ragazzedella nostra età che danno unmano come assistenti. I bam-bini sono proprio come ibimbi di Rossana invece, pic-cole pesti ma bellissimi contanta gioia addosso! Poco fa abbiamo citato la‘Ndrangheta. Sicuramente neavevate già sentito parlare,ma come ci si sente ad osser-varla così da vicino?Simona e Michela: Abbiamovisitato alcuni paesi dellaLocride, zona della Calabriaduramente provata dalla pre-senza dell’Ndrangheta, Locri,Platì, San Luca, Gerace. Ognigiorno conoscevamo situazio-ni forti e anche difficili dacapire e digerire: è statomolto importante avere ungruppo con cui condividereciò che vivevamo e conosceva-mo. Sentendo testimonianzeforti abbiamo capito che la‘ndrangheta non riguardasolo gli affiliati. Per la gentecomune, per tutti gli abitantidei vari paesi dell’entroterracalabrese rimanerne fuori èpressoché impossibile. E’ unamano che ti opprime, che tioffre favori e poi ti chiede lasottomissione. E’ molto radi-cata, e dato lo stampo familia-re dell’organizzazione èmolto resistente. E’ davveroimpressionante come non la siveda, ma la si percepisca inogni ambito.Cosa vi portate dietro da que-st’esperienza?Michela: Sicuramente moltivolti di chi ho conosciuto. Poila voglia di far qualcosa, dinon permettere ai ragazzi diperdere la speranza in uncambiamento e la convinzioneche, come diceva Don PinoPuglisi, “se ognuno fa qualco-sa, allora si può fare molto!”Simona: E’ stata un’esperienzadavvero forte: l’essere stata inmissione in Italia ti fa capireche il bisogno è ovunque: nonserve andare lontano per tro-vare povertà, anche se informe diverse da quella a cuisiamo abituati a pensare. Nonpassa giorno in cui non pensiai ragazzi che abbiamo incon-trato, a ciò che abbiamo vistoo sentito: il mio cuore è anco-ra a Locri. Credo che la veramissione sia iniziata al nostroritorno: essere anche qui cri-stiani felici che hanno vogliadi impegnarsi per gli altri.

Wanda Burzio

Eventi dell’EstateRievocazione Storica - 23 Giugno 2013

Consegna Medaglia di Bronzo al Gonfalone12 Luglio 2013

Festa d’Estate - 26/27/28 Luglio 2013

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Chi visita la frazioneBianciotto oggi, prova sgo-mento e tristezza. La cappel-la e il campanile pericolanti,la scuola e le case attorno, ingran parte disabitate. I prati, icampi e i sentieri un tempoben tenuti e percorsi dauomini intraprendenti ,donne operose, frati e nobilidell’Eremo, da bimbi vocianti,oggi sono soltanto un ricor-do. Era il 1942, quando lafamiglia di Chiaffredo e MariaBottero provenienti dalla fra-zione Rivoira (Villar SanCostanzo) si stabilivano nelcasale Colombè (Colombaia)a monte della cappella diBianciotto, comune di Busca,parrocchia di Rossana.I coniugi Bottero, sposati all’i-nizio del novecento, avevanomesso al mondo 18 tra figli efiglie, tre dei quali morti intenera età. Oggi di quellagrande famiglia sono rimastein vita tre sorelle, una di que-ste, Maggiorina, residente aRossana, ricorda con commo-zione gli anni della sua giovi-nezza. In quei tempi, nonerano poche le famiglie con7, 8, 10 figli, ma come si vivequando le bocche da sfamaresono niente meno che 15 ?Maggiorina risponde con unsorriso:” Ma noi in casa, nonabbiamo mai vissuto tuttiinsieme. Quando io sononata, nel 1927, i fratelli esorelle più vecchi erano giàaffittati o facevano le campa-gne e via via che crescevamoandavamo a cercare un lavo-ro dove si trovava. Io avevo11 anni quando mi affittaro-no. Sono stata a San Biagio diCentallo, poi al Termu diVillafalletto, poi a Lagnasco,dai Pansa, dove mi sono tro-vata bene. Certo che unavolta, si imparava presto avivere e le difficoltà fortifica-vano la volontà el’intraprendenza. ”Il casaleColombè, di proprietà deimarchesi dell’Eremo di Buscaera in quei tempi una veracascina, con un grande caseg-giato e con 90 giornate di ter-reno, boschi compresi.Quando papà Chiaffredodecise di venire a Bianciottoaveva già 69 anni, ma previ-dente com’era, aveva volutodare un tetto e una occupa-zione ai figli che avesserodeciso di fermarsi in famiglia.Mamma Mariulin di 14 annipiù giovane di lui, era vigoro-sa e intraprendente e riuscivaa conciliare: allattamenti,lavaggi e rammendi con lemolteplici incombenze quoti-diane. A noi oggi, imbevuti di

comodità e poco inclini aiprolungati sacrifici questoappare inconcepibile. “ Miamadre” racconta ancoraMaggiorina, “ per più di diecianni non riuscì ad andare unasola volta al mercato, impe-gnata com’era per le conti-nue gravidanze, se riusciva,scendeva alla cappella per lamessa della domenica.”Eppure, anche se a costo digrandi sacrifici siamo sempreriusciti a tirare avanti, nellamia vita non ricordo di averpatito la fame. Il ciabot delColombè rendeva bene. Nellastalla avevamo un toro e unadecina di vacche. Facevamo ilpane di segala e grano (bar-barià). Oltre ai vari cerealiavevamo le castagne, compre-se le bracalle, che vendevamofresche e secche, c’era lavigna e molte piante dimele. Un anno, ricordo lagioia della mamma, quandoun negoziante, che avevacomprato le mele in primave-ra (sla fiur) aveva anticipatoun bel gruzzolo che servì perpagare l’affitto di un anno.Non mancarono i grandidolori, come quando nel’42in autunno mio fratelloQuinto, del ’17, partì per laRussia e non tornò più. Nellasua ultima lettera ci rassicura-va che stava bene ..che nonpativa il freddo… Quantecorse fece nostra madre percercare qualcuno che lepotesse dare qualche infor-mazione, qualche speran-za…. Ci dovemmo rassegna-re.” Poi, sopraggiunse la guer-ra anche nei nostri paesi.Sulla colletta arrivarono imilitari sbandati e si riversa-rono a decine nella conca diBianciotto e su verso Lemma.Maggiorina ricorda le preoc-cupazioni dei genitori:”Anche da noi si nascoserodue sbandati. Quandoc’erano i rastrellamentinostro padre , già preoccupa-to per la sicurezza dei mieifratelli doveva pensare anchea costoro…In casa eravamosempre 9 o 10 persone e lamamma doveva organizzareogni giorno un pò di pranzoe di cena per tutti. Un giornoarrivarono dei partigiani epretesero che lei preparasse10 chili di tajarin.. Nel ’44,non ricordo più in qualemese, arrivarono anche lamarchesa Costanza Grimaldicol marito conte Ignazio,erano sposati da poco tempoe per sfuggire ai pericoli dellacittà, avevano deciso di stabi-lirsi al Colombè. Mamma fuinvitata a cucinare anche per

loro, noi ci recavamo a Buscadal fattore che provvedevaper le provviste. La marchesae il marito si fermarono finquasi alla fine della guerra”. Efinalmente arrivò la paceanche sulla collina diBianciotto. Con la primaverariprendeva la vita e si ritorna-va a lavorare con entusiasmo

e speranza. Al Colombè sigiocava alle bocce e si allesti-va la stanza grande dove nellefeste più importanti arrivava-no Giacu ‘d Pinu e SergioBerardo con le loro fisarmo-niche e la gioventù che salivada Bianciotto e dal Villar davavita a canti e balli che si pro-traevano a lungo. Maggiorinaricorda: “Quelle feste fatte dicose semplici duravanoanche più di un giorno….lagente, dopo tanti spaventiaveva voglia di dimenticare ilpassato. Mio fratello più pic-colo, Ottavio, aveva ormai 14anni, così mio padre e miamadre ora potevano ripren-dere fiato, dopo tante fatiche.A ben pensarci, posso direche in fondo, nonostante gliinevitabili piccoli screzi eincomprensioni, nella nostrafamiglia siamo sempre andatid’accordo. I padri di una voltaerano sovente burberi emaneschi, ma mio padre erabuono, non mi ricordo chemi abbia dato uno schiaffo. Lesoddisfazioni della mamma?Lei raccontava con un certocompiacimento che per isuoi 15 figli viventi, ai tempidel Duce era stata premiatacon quindici coccarde trico-lori e fatta sfilare per le vie diBusca. Negli ultimi anni divita era ancora riuscita a rea-lizzare qualche desiderio,andava al mercato, cercava lacompagnia delle amiche, poi

volle recarsi a Cannes per tro-vare i figli Giuseppe e Teresa,che vivevano con le rispetti-ve famiglie, infine volle visita-re mia sorella Vincenza sposa-ta a Milano.che oggi ha 94anni. Anche l’altra mia sorellaIda che è del ’29, vive ancoranel milanese. Quante cose cisarebbero ancora da raccon-

tare. Ricordo che ogni tantopassava al Colombè il coman-dante della Forestale cheosservando l’incredibile vita-lità di mia madre le diceva:lei signora, andrà in paradisocon gli zoccoli”. Quel compli-mento e quell’augurio eranopiù che meritati.Il papà Chiaffredo mori nel1946. La salma veniva in queitempi portata a spalle daBianciotto fino alla posa di

San Lorenzo dove su un carrofunebre si proseguiva finoalla parrocchia di Rossana..Mamma Mariulin, così vitale egenerosa fu stroncata da unbrutto male nel 1952. all’etàdi 64 anni. Anche lei fu tumu-lata nel nostro Camposanto. Ilparroco don Aimar, nell’ora-zione funebre mise in risalto

“le grandi doti umane e cri-stiane di una:” madre di 18figli di cui 15 viventi”. Nel1948, al ballo di Madonnadelle Grazie, Maggiorinaaveva incontrato BattistinCucchietti che la portò all’al-tare nel 1951. E oggi, dopo 62anni di matrimonio, pur tratanti acciacchi e fatiche, vivo-no circondati e sostenuti dal-l’affetto dei loro cari.

B.C.

In paradiso con gli zoccoliPiccola storia di una grande famiglia

Cappella di Bianciotto, oggi

La Famiglia Bottero negli anni ‘30

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In ogni Provincia era ilProvveditorato agli studi cheprovvedeva alla nomina deidocenti. Ottennero il trasferi-mento a Rossana capoluogodalle frazioni le maestre:Bottasso, Curti, MarinoGiuseppina, Pignata Caterina,Sismonda Giovanna, e la gio-vanissima e bella FilippiMaria. Le aule erano tre stan-

ze in via Marconi, dietro laCrusà, dove pure c’eral’alloggio per una maestra.Erano aule con fuori il gabi-netto ed il portico per lalegna, provveduta dalComune e dalle famiglie conpiù alunni. L’ultima maestrache abitò presso le scuole èstata la Sig.na AdelinaRinaudo insegnante aRossana per molti anni. Miasorella Elda fu sua allieva pertutti e cinque gli anni. Eramolto severa ed esigente,insegnava con bravura e dol-cezza, teneva molto alla “bella calligrafia”. Mio fratelloAttilio, ebbe come insegnantela Sig.na Testa Rosalia, io lasorella Angela Testa vedovaSargiotto. Convinta fascista,organizzava bene i “sabati” nelcortile della Casa del Fascio.Per noi ragazzini erano unafesta: Piccole italiane, Balilla,l’orto di guerra, la raccolta del

ferro per la Patria ecc.ecc. Nel caseggiato c’era pure

l’alloggio per la Bidella incari-cata di accendere le stufe inogni aula, aspettare gli alunni,mettere a scaldare i “ bara-chin” per il pranzo degli sco-lari che arrivavano da lontanoe in più, assisteva gli alunninel gioco, prima delle lezionipomeridiane. All’inizio del‘900 le scuole erano classifi-cate in:Scuole Rurali Superiori, sti-pendio: Maestri Lire 900,Maestre Lire 720Scuole Rurali Inferiori, stipen-dio: Maestri Lire 800, MaestreLire 640Scuole Urbane Superiori, imaestri guadagnavano Lire1320 e le Maestre Lire 1056Scuole Urbane Inferiori, lo sti-pendio dei Maestri era di Lire1000 mentre le Maestre Lire800.

Gli stipendi venivano pagatiad aprile come acconto e poia luglio come saldo.Risulta dall’Archivio che lamaestra Destrù fece ricorso alPodestà per gli stipendi rite-nuti troppo scarsi. Bel coraggio per quei tempi!!

Adalgisa Isaia

Rossana in CattedraRicerca dell’Insegnante Adalgisa Isaia

NOSTPAISREDAZIONE:

Paolo Carpani - Giuliano DegiovanniBeppe Cravetto - Gemma Bertola

Alessandra Monge - Mauro BodreroManuele Barbero - Marzio Salvatico

HANNO COLLABORATOBruno Campagno - Wanda B. Burzio

Piero Armando - Adalgisa IsaiaSebastiano Morello

Nel luglio del ’43 gli alleati si appre-stavano ad invadere la Sicilia.Sulla collina che dall’abitato di Geladegrada verso la spiaggia, centinaiadi soldati italiani stavano accanto ailoro pezzi di artiglieria nell’ansiosaattesa dello sbarco che si prevedevaimminente. Tra loro c’èra il sergenteBonetto Bartolomeo classe 1916 diRossana, Nuciu poco tempo primadella sua scomparsa avvenuta nel1997così ricordava quello storicoavvenimento: “Eravamo accampatisulla collina di Gela e la propagandafascista ci martellava continuamentecon slogan ottimistici che garantivanoche mai e poi mai gli alleati avrebbe-ro toccato il suolo siciliano. Le nostrearmi erano pronte, e poi avevamo connoi i tedeschi, insomma si dovevastar tranquilli e fiduciosi”…… Ma il ser-gente Bonetto non condivideva quellasicurezza. Esplorando in lungo e inlargo la zona di sua competenzaaveva notato che se gli alleati avesse-

ro iniziato i bombardamenti, su quel-la collina spoglia esposta al mare epriva di qualsiasi riparo le cose sisarebbero messe male. “Un giorno,esplorando minuziosamente fra alcu-ne rocce, dietro un piccolo cespuglio,notai un piccolo buco nel terreno…eraun passaggio che portava a una pic-cola grotta. Questa scoperta, che ioattribuisco a una grazia dellaMadonna di Valmala fu la mia salvez-za. Quando un mattino scorgemmoall’orizzonte una moltitudine di navicapimmo che era giunta l’ora dell’at-tacco. Infatti, poco tempo dopo, sullacollina si scatenò l’inferno, inutileresistere, con i miei compagni ci rifu-giammo nella grotta che fu la nostrasalvezza. Infine riuscimmo a risalirela collina e rifugiarsi per un pò ditempo nei dintorni della città. Poicominciammo a ritirarci versoMessina e poi la Calabria. Nuciu,durante la risalita dell’Italia prima aranghi ancora compatti e poi in segui-

to allo sbandamento dell’8 settembre,con pochi amici, riuscì dopo rocam-bolesche avventure ad arrivare a casacon il grande rammarico di aver

smarrito il diario dove aveva annota-to giorno per giorno tutti i particolaridella sua esperienza militare.

B.C.

Quell’ estate del ‘43 in SiciliaRicordi di guerra del sergente Bonetto Bartolomeo (Nùciu ‘ d Tardiju)

Scolaresca di Lemma anni 1948-1949 - Ins. Unia Anna Maria di MondovìFoto di Rita Garnero - 3ª da sinistra fila centrale

Scuola di Rossana anno scolastico anni ‘20 - Insegnante BottassoFoto di Stefanin Perona - 2°in alto da sinistra

Nuciu Bonetto durante un corso militare di equitazione