Abruzzo, un anno dopo Il terremoto - Save the Children e le voci dei bambini

19
INTRODUZIONE Il prImo Intervento dI emergenza dI Save the ChIldren In ItalIa I meSI dopo Il SISma: una rICoStruzIone lenta e CompleSSa tornare In ClaSSe dopo Il terremoto: Save the ChIldren InSIeme a IKea SoStIene la rIpreSa della SCuola la CoSta: Il CaSo dI roSeto, dove Save the ChIldren ha ContrIbuIto al progetto “gIoCamare” ConCluSIonI 3 6 8 22 28 33 Indice

description

Abruzzo: un anno dopo il terremotoL'esperienza sul campo di Save the Children e le voci dei bambini. Dati, testimonianze, condizioni di vita un anno dopo il terremoto.Scarica il rapporto in:http://www.savethechildren.it

Transcript of Abruzzo, un anno dopo Il terremoto - Save the Children e le voci dei bambini

Page 1: Abruzzo, un anno dopo Il terremoto - Save the Children e le voci dei bambini

INTRODUZIONE

Il prImo Intervento dI emergenza dI Save the ChIldren In ItalIa

I meSI dopo Il SISma: una rICoStruzIone lenta e CompleSSa

tornare In ClaSSe dopo Il terremoto: Save the ChIldren InSIeme a IKea SoStIene la rIpreSa della SCuola

la CoSta: Il CaSo dI roSeto,dove Save the ChIldren haContrIbuIto al progetto“gIoCamare”

ConCluSIonI

3

6

8

22

28

33

Indice

Page 2: Abruzzo, un anno dopo Il terremoto - Save the Children e le voci dei bambini

3

ABRUZZO: UN ANNO DOPO IL TERREMOTO

6 aprile 2009: dati, testimonianze,condizioni di vita subito dopo il terremoto

nella notte del 6 aprile 2009, alle 3.32 una violenta scossa diterremoto colpisce la città de L’Aquila e numerosi comuni nellazona. La scossa raggiunge i 5,8 gradi della scala Richter ed è la più

forte tra quelle che da giorni e da mesi in verità colpiscono la città a piùriprese, durante il giorno e durante la notte. Già da tempo la popolazione era preoccupata, le istituzioni siinterrogavano su quali misure preventive adottare; a fine marzo unascossa di magnitudo quattro aveva messo in allerta i cittadini: sui muridegli edifici del centro erano comparse le crepe, gli universitari della Casa

dello Studente chiedevano di avereinformazioni sulle condizioni di sicurezzadella loro dimora, gli aquilani siriversavano in strada ogni volta che laterra tremava un po’ più forte. Quando l’Italia si sveglia il 6 aprile, lascossa nella notte ha già portatodistruzione e dolore, le cifre si saprannoman mano. Le prime informazioniriferiscono di migliaia di persone fuggite

in strada o riparate nelle auto, di numerosi edifici lesionati, di casedistrutte sia nel centro storico della città che nelle zone circostanti e in altricomuni limitrofi. Nel giro di poche ore giungono sul territorio le squadredella Protezione Civile a supportare i vigili del fuoco e tutti coloro checercano di prestare soccorso; nei mesi saranno migliaia i volontari di varieassociazioni ed organizzazioni a prestare servizio all’interno delletendopoli, distribuendo cibo, occupandosi degli anziani, dei bambini edegli adolescenti, come ha fatto da subito anche Save the Children.L’impatto della scossa è disastroso: 308 vittime, di cui una cinquantinasono studenti universitari e 22 hanno meno di sedici anni; oltre 1.500 iferiti, oltre 65.000 gli sfollati, 23.000 circa le case distrutte: la ProtezioneCivile le ha dichiarate man mano inagibili o solo parzialmente agibili, mala gente per giorni ha preferito non tornarci. Alcuni centri abitati sono statiquasi interamente rasi al suolo. E’ il caso, ad esempio, di Onna, unpiccolo comune situato a una decina di chilometri da L’Aquila: le casesono crollate quasi tutte. Stefania Pezzopane, Presidente della Provincia,accorsa sul luogo parla di “scenario di guerra”: “È una cosaimpressionante anche perché qui sono tutte case basse, quindi è stata unatragedia inaspettata. In piedi è rimasta qualche casa, ma poche. In piedi èrimasto l’asilo, ad esempio, ma la scuola, no. La scuola è crollata. Anche il cemento armato ha ceduto”1.Ovunque la popolazione assiste sgomenta alla trasformazione radicale delproprio territorio e della propria quotidianità, alla perdita dei tradizionalipunti di riferimento: gli edifici dichiarati inagibili, la città chiusa dentro iconfini invalicabili della “zona rossa”, le scuole, i punti di ritrovo e disvago, i bar chiusi a tempo indeterminato, le vie intorno alle proprie caseimpraticabili. Girare a L’Aquila e nei suoi dintorni nei primi giorni diAprile è terribile, la città è “chiusa”, inaccessibile, silenziosa e cosparsa ditende blu collocate a formare le 170 tendopoli di emergenza cheaccoglieranno fino ad Ottobre migliaia di persone: oltre 17.000 nelle prime48 ore e ben 35.000 fino all’avvio della ricostruzione e della consegnadelle prime case. Oltre 30.000 sono i cittadini che hanno trovato ospitalitàpresso hotel della regione e in particolare sulla costa, dove si stima che

Foto R. Venturi - Contrasto

Introduzione

1 Corriere della Sera, 6 Aprile 2009.

Page 3: Abruzzo, un anno dopo Il terremoto - Save the Children e le voci dei bambini

5

ABRUZZO: UN ANNO DOPO IL TERREMOTO

4

14.000 persone si siano concentrate tra aprile e ottobre. I dati raccolti dalla Protezione Civile subito dopo il terremoto indicavanoche sul totale della popolazione colpita, i bambini e gli adolescenti eranopari a circa 12.530, di cui quasi 6.000 di età compresa tra gli 0 e i 9 anni e6.540 di età fra i 9 e i 19 anni.

La Protezione Civile riferisce anche i dati relativi alla distruzione delpatrimonio artistico della città: tra i tanti vale la pena ricordare i danniriportati dalla basilica romanica di S. Maria di Collemaggio, fondata nel1287 per volere di Celestino V, la cui facciata costituisce il massimocapolavoro dell’arte abruzzese e quelli alla chiesa di San Bernardino, allacupola della chiesa delle Anime Sante o del Suffragio, che si trova nellapiazza principale dell’Aquila, l’antica piazza del Mercato. Il contatto direttocon alcuni degli abitanti de L’Aquila e dei dintorni ci dirà nei mesi quantoanche questa perdita del patrimonio artistico e culturale sia mal vissutadalla popolazione che per mesi teme di “perdere” la propria città, già inpassato messa a dura prova da violenti terremoti (nel 1300 e poi nei primianni del 1700), ma poi sempre ricostruita.Il 10 aprile nella Piazza d’Armi della Scuola Ispettori della Guardia diFinanza di Coppito in provincia dell’Aquila il cardinal Tarcisio Bertone el’arcivescovo della città, Giuseppe Molinari, celebrano i funerali dellevittime del terremoto del 6 aprile. Oltre cinquemila sono i presenti epartecipano anche le massime autorità dello stato. Al termine dellacerimonia anche l’imam Bashan Mohammed Nour legge un pensiero perle sei vittime islamiche del terremoto d’Abruzzo. L’Italia segue dalletelevisioni la cerimonia partecipando al lutto cittadino e i giornali neriporteranno la cronaca nei giorni seguenti. L’opinione pubblica italiana estraniera segue la vicenda e numerosi sono gli aiuti messi a disposizioneda altri paesi, dalla Commissione Europea, ma anche quelli che arrivanoda singoli individui o da gruppi di amici, dalle scuole. Nel giro di pochigiorni e settimane innumerevoli sono le iniziative di solidarietà e disupporto che raggiungono gli abitanti de L’Aquila e in particolare glisfollati che vivono all’interno delle tendopoli.

Foto L. Zanecchia

IL 6 APRILE NEL RICORDO DI EMANUELE E FABRIZIA

emanuele di 15 anni racconta cosìquella notte del 6 aprile:“Inizialmente ero a casa quando hafatto la prima scossa, non me losarei aspettato. Siamo andati inpiazza, c’era un botto di gente epure gli studenti davanti casa.dopo un’ora abbiamo detto:“rientriamo”. Quando siamorientrati stavo a parlare conmamma e ha fatto la seconda.Sono risceso senza nessunaintenzione di risalire. tanta la paurache non ho preso niente. e’ venutopure angelo in piazza, siamo andatida zia e abbiamo scelto di dormirein macchina. non riuscivo a

dormire, mi sono messo le cuffiettee poi mi sono addormentato.Quando l’ha fatta mi sono svegliatoma non ho realizzato subito. mi èrimasto impresso un palo dellaluce, e poi la luce che se ne èandata. appena finita la scossasiamo andati da nonna e si vedevapoco; sembrava nebbia invece erala polvere delle case che avevanoceduto. non mi immaginavo quantidanni avrebbe fatto. ho visto unacasa che cadendo ha bloccato lavia. arrivati da nonna, ci siamomessi a dormire in macchina e lescosse continuavano. zia ogni tantoaccendeva il riscaldamento dellamacchina”.Fabrizia, 14 anni, si ricorda diessersi messa dormire quella notte

con la mamma e con giorgia, suasorella: “Ci siamo messe con il lettovicino alla porta perché avevamopaura di un mobile. mamma nonha chiuso la porta blindata. appenasvegliata strillavo (…). mamma emia sorella si sono vestite. (…)Sono scesa per le scale, il muro erasulle scale. Ci siamo allontanateverso onna convinte fosse meglio.C’era nebbia, non sapevamo cheera la polvere delle macerie. misembrava strano che da onna nonuscissero macchine e persone. allastazione c’era un signore chespostava i sassi. per qualche oraabbiamo girato a vuoto. poi non miricordo, abbiamo girato per farpassare il tempo”.

Page 4: Abruzzo, un anno dopo Il terremoto - Save the Children e le voci dei bambini

anche Save the Children immediatamente valuta come poterintervenire e forte dell’esperienza maturata da altre Save theChildren in ambito internazionale, si reca sul posto per portare

supporto ai bambini, alle bambine, agli adolescenti vittime del terremoto ealle loro famiglie. Per Save the Children Italia si tratta del primo interventoin situazione di emergenza, ed è condotto con l’ausilio della InternationalSave the Children Alliance che mette a disposizione procedure e standardgià sperimentati in altri contesti. Con il contributo di operatori locali e diuno staff appositamente dedicato essi verranno adattati alle esigenze e allespecificità locali. Nel giro di pochi giorni vengono allestite quattro tendenei campi di Bazzano, Paganica 2, Ex Italtel 1 e Acquasanta destinate adaccogliere i bambini e gli adolescenti e a coinvolgerli in attivitàpsicosociali, ludiche ed educative a partire dal rispetto di alcuni dirittifondamentali sanciti nella Convenzione Onu sui Diritti dell’Infanzia edell’Adolescenza: sono le tende chiamate “Spazi a Misura di Bambino” oCFS (Child Friendly Space).

Gli Spazi a Misura di Bambino costituiscono uno degli interventiprogrammatici di Save the Children mirati alla protezione dei bambini edegli adolescenti dal danno fisico e dal disagio psicosociale2; il loroallestimento contribuisce alla continuità dell’ apprendimento e dellosviluppo dei bambini e dei ragazzi sia durante che dopo un’emergenza.Le principali finalità e gli obiettivi dell’intervento realizzato da Save theChildren attraverso l’allestimento dei 4 CFS sono state: · promuovere anche in un contesto di emergenza il rispetto e la tutela deidiritti dell’infanzia e dell’adolescenza a partire dalla definizione di attivitàe dall’adozione di comportamenti e strategie finalizzate a proteggere ibambini e gli adolescenti, vittime particolari del terremoto;

· favorire la partecipazione attiva, l’inclusione della comunità ed evitareatteggiamenti di chiusura e perdita di fiducia nel futuro o l’instaurarsi dilogiche assistenziali, coinvolgendo fin da subito nella definizione e nellarealizzazione delle attività tutti i principali attori: i bambini, le bambine,gli adolescenti, le loro famiglie, i responsabili presenti nelle tendopoli,quali ad esempio referenti per la cucina e la mensa, capi campo, ecc...;

· offrire ai bambini opportunità di crescere, apprendere, giocare ecostruire/rafforzare la resilienza dopo un’emergenza o una crisi, odurante un’emergenza prolungata;

· creare opportunità che consentissero ai bambini, ai ragazzi e alleragazze di sperimentare forme cooperative di socializzazione o diricostruire relazioni affettive tra pari e con gli adulti, inevitabilmentevenutesi a modificare a causa degli eventi traumatici.

Tra aprile e ottobre, quando le tendopoli vengono chiuse dalla ProtezioneCivile, oltre 230 bambini e adolescenti hanno beneficiato in modo direttodell’intervento di Save the Children, grazie al quale sono state sostenuteanche le famiglie, coinvolte all’interno delle attività proposte e comunqueinterlocutori privilegiati dello staff attivo all’interno dei campi.

Il primo intervento di emergenza di

Save the Children in Italia

ABRUZZO: UN ANNO DOPO IL TERREMOTO

2 Il documento di Save theChildren “Child Protection inEmergencies: Priorities,Principles and Practices”individua cinque prioritàrelative alla protezione dadeclinare poi in strettoriferimento al contesto specificoin cui si va ad operare: il dirittoalla protezione dal dannofisico, il diritto alla protezionedalla sofferenza psicosociale, ildiritto alla protezione dallaseparazione famigliare, il dirittoalla protezione dalreclutamento in eserciti ogruppi armati e il diritto allaprotezione dallo sfruttamento edalla violenza.

Foto E. Celi

Foto L. Zanecchia

Page 5: Abruzzo, un anno dopo Il terremoto - Save the Children e le voci dei bambini

9

ABRUZZO: UN ANNO DOPO IL TERREMOTO

a48 ore dopo il terremoto sono già operativi sul campo numerosiuomini delle Forze dell’Ordine, dei Vigili del Fuoco, dellaProtezione Civile; presenti anche 800 medici della Croce Rossa e

circa 4.500 volontari. 2.962 sono le tende montate per accogliere almeno18.000 persone in 30 campi di accoglienza e 13 Posti Medici per offrire laprima assistenza. Nei giorni a seguire per garantire un miglior coordinamento territoriale laProtezione Civile istituisce all’Aquila e nei comuni limitrofi colpiti dalterremoto sette Centri Operativi Misti (C.O.M) a cui se ne aggiungerà unottavo successivamente. Ogni C.O.M è responsabile delle attività diassistenza e di supporto di un’area specifica secondo le direttive dellaDi.Coma.C, la Direzione Di Comando e Controllo, istituita nel palazzettodello sport della scuola allievi sottufficiali della guardia di Finanzadell’Aquila, all’interno della quale si terrà il coordinamento di tutte leazioni intraprese dalle istituzioni locali e nazionali e dalle associazionipresenti sul territorio.Le verifiche di agibilità degli edifici avviate fin da subito da parte di tecnicispecializzati permetteranno poi ai singoli C.O.M di monitorare le presenzeall’interno delle tendopoli e di coordinare le iniziative per il ritorno degliabitanti nelle loro abitazioni o in altri alloggi, così come l’allocazione dinuove case.Dal 6 aprile al 2 ottobre sono stati effettuati 75.210 sopralluoghi. Il 49%degli edifici è risultato agibile, circa il 15% è stato dichiarato appartenerealla categoria B o C, mentre oltre il 25% è stato classificato come E. Dalla fine del mese di settembre sono state iniziate le verifiche degliedifici catalogati come F, ovvero inagibili per grave rischio.4

vivere nelle tendopoli: gli spazi a misura di bambino, puntiimportanti di riferimento per bambini,adolescenti e famiglie“Ho un ricordo bellissimo della Save, mi sono divertito tantissimo, sifacevano un sacco di attività creative, si costruivano un sacco di giochi…”(Lorenzo, 15 anni) L’esperienza di Save the Children ruota fortemente intorno all’esperienzadella vita all’interno delle tendopoli, a cui oltre 30.000 persone di ogni etàsi sono dovute adattare per sei mesi, affrontando difficoltà logistiche, disicurezza personale, e che soprattutto, si sono dovute in qualche modoadattare ad uno stile di vita totalmente diverso, alla mancanza di privacypersonale, alle file per andare in bagno o a mangiare, alla provvisorietàdella situazione complessiva.

I mesi dopo il sisma:una ricostruzionelenta e complessa.

Dalle case alle tendopoli

VOCI SOTTO LE TENDE

“In quella terribile notte l’unicacosa che riuscivo a pensare eral’essere abbandonato da tutto ilmondo. mi sono sentitodisperato, impaurito masoprattutto perso perché nonsapevo dove rifugiarmi nelle nottifuture. (…) I primi tre giorni che

hanno seguito la scossa liabbiamo passati dormendo inmacchina al freddo; l’unica fontedi calore che potevamo avereproveniva dai copertoni d’autoche bruciavamo.dopo i tre giorni trascorsi inmacchina, mi sono trasferito nel campo ex Italtel 1”. (Jones, 15 anni).

“Quando sono entrato al camponon sapevo cosa dovevo pensare.l’unica cosa era: “dove siamofiniti, cosa facciamo, comecontinueremo”. non è statofacile. Ci siamo ritrovati dall’avereuna casa propria a stare in uncampo a dover condividere tuttocon tutti”. (emanuele 15 anni)3

3 Testimonianze deiragazzi:“Racconti dalla tenda.Emergenza Abruzzo: la vocedei ragazzi del campo ex-Italtel1”, Save the Children, 2009.

4 Fonte: “Sei mesi dal 6 aprile”,Speciale Abruzzo e Noi, n.19del 6 ottobre 2009, ProtezioneCivile. Gli edifici sono staticlassificati in: A Edificio agibile;B Edificio temporaneamenteinagibile (tutto o parte) maagibile con provvedimenti dipronto intervento, che lorendano sicuro per i residenti;C Edificio parzialmenteinagibile; D Edificiotemporaneamente inagibile darivedere con approfondimento;E, F Edificio inagibile

Foto L. Zanecchia

Foto L. Zanecchia

Page 6: Abruzzo, un anno dopo Il terremoto - Save the Children e le voci dei bambini

11

ABRUZZO: UN ANNO DOPO IL TERREMOTO

10

Le tendopoli sono state gestite quasi interamente da comitati regionalidella Protezione Civile che garantivano sia l’allestimento e il supportologistico, sia il funzionamento delle mense, sia, almeno nella maggioranzadei casi e grazie alla presenza di numerosi volontari che si alternavano nelcampo, la realizzazione di attività ricreative rivolte ai bambini o agli adulti.In alcune tendopoli i residenti hanno dato vita a comitati di gestione chepermettessero loro di avere una visione generale della vita del campo, diaffrontare le difficoltà; in altri gli attori presenti hanno trovato forme dicoordinamento su obiettivi specifici.In alcuni campi sono state allestite delle tende all’interno delle qualibambini e/o adolescenti hanno potuto continuare la scuola, in altri perragioni diverse questo non è avvenuto.Gli Spazi a Misura di Bambino (CFS), creati da Save the Children inquattro campi, sono riusciti ad accogliere e coinvolgere da aprile a ottobrecirca 250 tra bambini e adolescenti. La presenza di una tendaspecificatamente dedicata ai più piccoli è stata riconosciuta comeparticolarmente preziosa sia dai bambini e dai ragazzi, sia dalle lorofamiglie, ma anche dai coordinatori dei campi, e questo per diverseragioni: è divenuta luogo sicuro di aggregazione dove bambini eadolescenti hanno potuto ritrovare o creare nuove amicizie con coetanei,superando almeno in parte le difficoltà date dall’aver perso i propri amicie compagni di scuola; le attività hanno permesso ai bambini e ai ragazzinon solo di “occupare del tempo” ma di apprendere nuove cose, disviluppare nuove abilità (ad esempio manuali e creative), di superaretensioni e di affrontare in modo guidato e protetto le paure e i dubbilegati all’esperienza vissuta.

Inoltre, il fatto che la tenda Save fosse aperta tutti i giorni e gestita daoperatori che non sono cambiati nel tempo ha fatto si che bambini eragazzi individuassero nello staff dei punti di riferimento a cui rivolgersidirettamente almeno in alcuni momenti della giornata, lasciando inquesto modo ai genitori e più in generale ai loro famigliari il tempo e ilmodo di tener dietro alle questioni più pratiche legate alle case, allavoro, ecc. “Andavo al lavoro più tranquilla. Ero serena e lavoravotranquilla. Sapevo che i ragazzi durante il giorno non erano soli maseguiti da voi, quindi io non avevo ansia”, ci dice una madre del campodi ex-Italtel.

Foto F. Cellini

APPUNTAMENTO NEL CFS DI SAVE THE CHILDREN

“Inizialmente questo campo (ex-Italtel 1) era gestito dallaprotezione Civile del gruppolucano, il quale si occupava dellecose pratiche come il montaggiodelle tende, la distribuzione delcibo, la pulizia del campo… noiresidenti ci sentivamo esclusiperché nessuno si occupava di noinegli altri momenti della giornata:nessuno organizzava attività per noiragazzi e non scambiavano parolacon noi residenti, perché c’eranodelle necessità fondamentali che

non potevano trascurare. dopo unpo’ di tempo è venutaun’organizzazione che si chiamaSave the Children per organizzarequalche attività per noi ragazzi maanche per i bambini. Così passiamodel tempo con loro. penso che nonsono l’unico ragazzo che si trovabene con questi quattro operatoriperché se non ci fossero statisarebbe stata una desolazione e cisaremmo sentiti soli. le attivitàprincipali che facciamo sonogiocare a pallavolo, calcio, basket,lettura. la cosa più semplice edinaspettata è stato un semplicetorneo di freesbee che per me è

una cosa nuova che ho imparato.ovviamente però non tutto erafacile. (…) una cosa che ho notatoè che si è creato un legamespeciale tra noi ragazzi. Siamo piùuniti, ci aiutiamo uno con l’altro. Seuno di noi subisce un torto noiandiamo in difesa dell’amico. laparticolarità dei legami di amicizianel campo è che non hanno età;perché quando eravamo a casa sitendeva a stare con i coetaneimentre qui l’età non conta estiamo tutti insieme, sembriamoquasi una famiglia allargata.” (Jones,15 anni)5

5 “Racconti dalla tenda.Emergenza Abruzzo: la vocedei ragazzi del campo ex-Italtel1”, Save the Children, 2009.

Page 7: Abruzzo, un anno dopo Il terremoto - Save the Children e le voci dei bambini

13

ABRUZZO: UN ANNO DOPO IL TERREMOTO

Nel corso dei mesi bambini e ragazzi hanno potuto partecipare alaboratori creativo manuali, alla realizzazione di spettacoli teatrali emusicali, che hanno coinvolto anche gli adulti residenti nelle tendopoli;hanno partecipato ad un laboratorio di fotografia le cui immagini,scattate in tutti e quattro i campi in cui era presente Save the Children,hanno dato luogo ad una mostra fotografica; hanno dato vita alaboratori di cucina finalizzati alla preparazione della merenda e allavalorizzazione delle tradizioni e della cultura locale; hanno partecipatoa cineforum, ad attività sportive e di movimento, a gite ed usciterealizzate al di fuori dei campi. Nel campo di Paganica 2 sono statianche “ri-costruiti” dei giochi da tavolo, come il “Monopoli” e il “Giocodell’Oca”: i ragazzi li hanno rivisitati, modificando i personaggi, le proveda superare, i luoghi tradizionali, sostituendoli con altri più aderenti allavita quotidiana della tendopoli. Ne sono derivati il “Tendopoli” e il“Gioco dell’Oca-mpo”.A conclusione del progetto, grazie al contributo degli operatori chehanno gestito gli Spazi a Misura di Bambino e allo staff impegnato nelprogetto, Save the Children ha prodotto un manuale operativo,all’interno del quale sono tracciate delle linee guida utili a coloro che sitrovassero a dover realizzare attività rivolte a bambini e ad adolescentiin una situazione di emergenza. Vengono, inoltre, descritte le proposteche più hanno avuto successo con i bambini e i ragazzi nei campi.7

la “casa” nei racconti, disegni,pensieri dei ragazziTra le attività proposte non sono mancati momenti di discussione e diriflessione guidata sull’esperienza vissuta, sui timori, sulle aspettativeper il futuro. Nel corso di questi momenti, spesso informali, i bambini ei ragazzi hanno voluto parlare anche delle loro case, disegnarle,raccontarle. Nel campo di Paganica e in quello di ex-Italtel insieme airagazzi, e a partire da una loro idea, sono state costruite una “casetta-veranda” che completasse la tenda Save, spazio creato e gestito dairagazzi stessi, e una casetta vissuta come luogo simbolico dellaricostruzione dal punto di vista dei più giovani. In fase di discussione, invece, e riprendendo le testimonianze date dairagazzi del campo di ex-Italtel, raccolte attraverso un brainstorming, suparole stimolo, alla voce “casa” vengono associati termini chedescrivono oggetti o luoghi specifici (salotto, camino, divano),situazioni vissute in casa come il giocare alla play station, i colori, ildesiderio, la paura, l’instabilità. “Mi manca qualche amico, la casa coni miei giochi. Prima stavo a casa mia, non uscivo mai. Giocavo con laplay station o con i pupazzetti, facevo un misto, qualcuno di DragonBall qualcuno di Sonic, ci facevo le trame. Facevo la collezione dianime e dei pupazzetti di Dragon Ball”. (Massimo 11 anni)“Mi manca la camera, le cose che facevo il giorno: i compiti, i collage, lescritte, di tutto. A casa hai un tavolo molto grosso, l’acqua vicino; qua itavoli invece sono piccoli e l’acqua devi andarla a prendere. Prima mipiaceva di più perché avevo un tavolo a disposizione, mio fratello avevala cameretta sua, la scrivania e quindi se ne andava, mentre io facevo icompiti all’altra scrivania e potevo occupare tutto lo spazio che volevo.Mò invece ho un piccolo tavolino e dei letti. (…) Il futuro è nella miacasa con delle mie amiche tra due o tre anni”. (Veronica 10 anni).“Stando al campo, ho perso le mie abitudini, quello che adoravo di più èlo stare ai fornelli; spesso a casa cucinavo io e dalle facce sembrava chepiaceva a tutti” (Jones 15 anni)8.

12

Dai focus group realizzati a metà luglio con i genitori e con ibambini/adolescenti emergevano le seguenti osservazioni: Agli occhidelle famiglie della comunità, lo Spazio e gli operatori rappresentanoun punto di riferimento importante e sicuro a cui affidare i figli, dove ibambini hanno imparato a socializzare. Sono particolarmente soddisfattidelle attività in piscina, delle letture, del ricamo, del fatto che i bambiniabbiano qui imparato il rispetto delle regole. I bambini descrivono loSpazio come spazioso, bello, divertente e che permette di sconfiggerela noia, anche quando è brutto tempo. Le attività più apprezzate sonoquelle all’aria aperta come la piscina e il frisbee. Gli adolescenti sonocontenti dello Spazio (“meno male che c’è”, “è stato giusto crearlo”):riconoscono il fatto che le attività organizzate hanno diminuito lasensazione di solitudine e hanno creato momenti di distrazione dallesensazioni negative; apprezzano l’opportunità di un luogo d’incontrocon gli amici, le passeggiate e la piscina.6

Ad ottobre, per condurre una valutazione di quanto realizzato Save theChildren ha condotto altre interviste con i gruppi di adolescenti; alladomanda: Quale è stato il cambiamento più significativo nella tua vitache potresti attribuire al progetto, alle attività dei CFS? Alcune dellerisposte date sono state le seguenti: “Grazie a voi ho capito tante coseche mi avete insegnato”. “Sono cambiate tante cose, gli amici, sono piùfelice”. “Vedere le cose sotto più punti di vista, condividere le opinioni”.“Gli amici, avere imparato qualcosa che mi piace, aver imparato tantecose con il musical”. “Tanti, diciamo che è stato tutto un cambiamento”.“Mi ha aiutato a fidarmi di più delle persone”. “Si voi mi avete dato unamano in tutto, mi avete aiutato a decidere per la scuola”.

I CFS, o Spazi a Misura di Bambino, sono stati aperti tutti i giorni daaprile a ottobre; al loro interno a seconda della fascia di età deglioperatori locali, appositamente selezionati e rapidamente formati daSave the Children, hanno organizzato diverse attività di tipo psicosocialee ludico-educative che favorissero il recupero da parte dei bambini edegli adolescenti, ma anche che permettessero loro di partecipareattivamente alla definizione e alla gestione del proprio tempo libero. La metodologia utilizzata, oltre a far riferimento agli standard adottati daSave the Children in situazioni di emergenza, si è attenuta a quantodefinito dalla Convenzione dei Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza; inparticolare, si è cercato di proporre attività, giochi e situazioni chefacilitassero l’espressione da parte di tutti, l’inclusione e il rispetto dellespecificità di ognuno, la protezione, lo sviluppo di relazioni cooperativepiuttosto che di competizione. Nella programmazione delle diverse attività e dei giochi da proporre aibambini e agli adolescenti si è, inoltre, tenuto in considerazione ilvariare delle fasi specifiche dei tempi dell’emergenza. I bambini e iragazzi reagiscono, infatti, in modo diverso con il passare del tempo epossono presentare bisogni, desideri, necessità man mano differenti peri quali devono essere sostenuti attraverso modalità e proposte adeguatee specifiche: dall’offrire rassicurazione e conforto (prima assistenzapsicologica), favorendo la creazione di rituali di elaborazione deglieventi dolorosi, al progressivo coinvolgimento dei bambininell’ideazione di attività da svolgere negli Spazi a Misura di Bambino. A partire da metà maggio e poi in modo progressivo, all’interno degliSpazi a Misura di Bambino, gli operatori hanno proposto attività semprepiù strutturate, ma di tipo diverso: attività sportive, attività culturali, dicomunicazione ed immaginative, attività creative e manuali. Attenzione è stata anche data all’alternanza tra momenti di gioco piùstrutturati e momenti più liberi, gestiti in autonomia dai partecipanti.

6 Dalle risposte dei focus grouprealizzati a Bazzano,Acquasanta, Ex-Italtel ePaganica da parte dello staff diSave the Children e a cuihanno partecipato bambini,adolescenti e genitoribeneficiari dell’intervento.

7 “L’esperienza di Save theChildren a L’Aquila. Aprile-Ottobre 2009. Manuale operativo perrealizzare attività educative e psicosociali in situazione diemergenza nazionale”, Save the Children, 2010.

8 “Racconti dalla tenda.Emergenza Abruzzo: la vocedei ragazzi del campo ex-Italtel1”, Save the Children, 2009.

Foto L. Zanecchia

Foto L. Zanecchia

Page 8: Abruzzo, un anno dopo Il terremoto - Save the Children e le voci dei bambini

1514

la chiusura delle tendopoli: di nuovo una situazione di disagio.spariti i punti di riferimentoprecedenti al terremoto

“L’altro giorno siamo passati con Steven davanti all’ex tendopoli diBazzano e lui ha detto che gli mancava il campo. A me sinceramente no”.(Luana, mamma del campo di Bazzano)

Per quanto possa sembrare incredibile, non per tutti è stato facile lasciarele tendopoli a settembre e ad ottobre: per alcuni ha pesato la difficoltàdell’andare a stare in un’altra sistemazione transitoria, per un tempospesso indefinito; per altri ha pesato il dover affrontare per una secondavolta un cambiamento radicale nell’organizzazione della propriaquotidianità o il venir meno di relazioni costruite nel corso dei mesi. Inparticolare questo lo abbiamo verificato sul campo parlando con i bambinie con i ragazzi che partecipavano alle attività degli Spazi a Misura diBambino: “È stato brutto perché se ne sono andati tutti gli amici, hannosmontato le tende, tutto. Io mi sono sentito male, mi sentivo in un modo:solo!! In albergo mi trovo diverso da prima, non c’è spazio come al campo,posso solo stare in camera: è diversissimo stare in camera”.Gli Spazi a Misura di Bambino sono diventati nel tempo un punto diriferimento prezioso, vissuto dai ragazzi come luogo sicuro in cuiesprimersi e condividere esperienze, confrontarsi e il campo con i suoitempi di vita diversi ha probabilmente concesso a molti di loro di gestirsiin modo più autonomo, con meno vincoli e meno preoccupazioni. L’ideadi doversi spostare nuovamente, di doversi riadattare ad un’ennesimanuova situazione, di dover ricreare nuove relazioni amicali è stata vissutada alcuni con difficoltà tanto che, insieme agli operatori, Save the Childrenha scelto di dedicare le ultime settimane ad attività specificatamenteincentrate sulla chiusura dei campi, cercando allo stesso tempo diricostruire insieme ai ragazzi quanto vissuto e di creare le condizioni perdare continuità all’esperienza anche al di fuori delle tendopoli. Ciascuncampo ha scelto di dare spazio a momenti formali o non formali nei qualii ragazzi e i bambini si confrontassero in merito alle aspettative per la vitafutura, alle paure e ai dubbi, piuttosto che organizzare merende e feste disaluto, nelle quali sono state coinvolte anche le famiglie e altri membridella comunità. Album fotografici, indirizzari, piccoli doni simbolici hannoaccompagnato la chiusura dei campi e quindi della tenda Save.“L’uscita è stata bruttissima, mamma diceva che era meglio, ma ‘ste paroleda un orecchio entravano… Ci abbiamo vissuto sei mesi tutti insieme, erabello, un cambiamento troppo grande in due-tre giorni. Vedere unparcheggio vuoto non è bello. Però è ricominciata la vita, ci provi, non sipuò stare in una tendopoli, per altri due mesi però… Un sacco di cose nonsi possono più fare, fare stupidaggini, pure volendo, saltare dai container,togliere gli asciugamani quando uno si fa la doccia, fare lo spionaggio inmezzo alle tende e là uscivano le cose più assurde, mancano pure lelitigate”. (Fabrizia, 14 anni)9

nella logica della continuità: dagli spazi a misura di bambino (cfs)ai centri aggregativi (cag) ed altriservizi sul territorio un progettopilota di save the children“Steven va a scuola, poi quando torna fa i compiti e poi la TV. Ci sarebbebisogno di qualche cosa di sociale nel paese, un’associazione, qualcosa chepossa coinvolgere i ragazzi. Ora lui mi dice: “Andiamo all’Aquilone” (centrocommerciale). Ecco c’è solo il centro commerciale come luogo di incontro etutti i ragazzi si trovano lì”. (Luana, mamma del campo di Pazzano)

A partire dall’esperienza vissuta, dalle competenze acquisite e dallarelazioni positive instauratesi nei campi tra gli operatori, i bambini e iragazzi, e dal constatare che ci sarebbe stato bisogno anche nei mesisuccessivi di avere un luogo a disposizione dei più giovani che fungesseancora da punto di riferimento, da luogo di aggregazione in cui ritrovarsie proseguire alcune delle attività proposte nei mesi dell’emergenza, Savethe Children ha scelto di sviluppare un progetto di capacity building e distart up che portasse alla costituzione di un’associazione locale in grado direalizzare attività a favore dell’infanzia e dell’adolescenza. In questo modol’Organizzazione ha voluto rispondere alle paure e ai desideri espressi dairagazzi che frequentavano gli Spazi a Misura di Bambino e che temevanodi ritrovarsi sperduti e nuovamente privi di un luogo nel quale incontrarsi,ma anche a quelle dei genitori che si sono più volte dichiarati preoccupatirispetto alle possibilità educative e ricreative che la città avrebbe potutooffrire ai propri figli dopo il terremoto.In più occasioni, parlando sia con gli adulti che con gli adolescenti,abbiamo registrato che a L’Aquila e nei dintorni non c’erano moltestrutture dedicate all’infanzia e ai ragazzi e che la quasi totalità di questeerano private e in gran parte di carattere sportivo. Per gli adolescenti i

ABRUZZO: UN ANNO DOPO IL TERREMOTO

9 “Racconti dalla tenda.Emergenza Abruzzo: la vocedei ragazzi del campo ex-Italtel1”, Save the Children, 2009.

PENSANDO AI MESI TRASCORSI NELLATENDOPOLI E NELLA TENDA DI SAVE THE CHILDREN, QUAL È IL RICORDOPOSITIVO CHE TI PORTI VIA?

l’esperienza di stare con gli altri perché mi hacambiato il carattere, poi anche il tempo passatoinsieme.nonostante le litigate ci consideriamo una famiglia.gli amici ed un’estate fichissima.gli amici e pure i Save.amici e Save.l’affetto di Save.tutte belle giornate.lo stare insieme. l’avere sempre qualcuno disponibile che ti ascoltava. Il divertimento.I pianti di tutti. la casetta! te lo ricordi che tu mi hai pure mandato lafoto quando so partito per la macedonia!

QUAL È, SE C’È, IL RICORDO NEGATIVO?

non c’è.Il distacco da tutti voi, non ci vediamo più tutti i giorni.Il distacco da voi e il passare a Italtel e vedere il vuoto.Il distacco e le litigate per il musical.Il distacco da voi e dagli amici e dal campo.Che hanno smontato il campo.non vederci più tanto.passare al campo e non vedere nulla.Che mò è finita e stiamo tutti lontani. nessuno. le ricordo tutte come belle giornate.

Page 9: Abruzzo, un anno dopo Il terremoto - Save the Children e le voci dei bambini

17

ABRUZZO: UN ANNO DOPO IL TERREMOTO

Laboratorio di fiabe, decoupage, cineforum, bricolage, teatro, recicling-gioco, sono alcune delle principali attività portate avanti all’interno delledue strutture, aperte a bambini e ragazzi dai 3 ai 18 anni.Nei prossimi mesi obiettivo dell’Associazione “Il Cantastorie” sarà, oltre aquello di sviluppare il volume delle attività nei centri e di coinvolgere unbuon numero di utenti, quello di ricercare partnership con altri attori delterritorio o con altre organizzazioni, di presentare progetti, gettando così lebasi per una futura sostenibilità. Tra le ragioni per cui è sembrato opportuno provare ad aprire dei centridi aggregazione rivolti a bambini e ad adolescenti, vi è anche il fatto chenel piano di ricostruzione della città e degli altri comuni del crateresicuramente questo genere di strutture non sono state considerateprioritarie, perché l’attenzione e le risorse sono andate alle case e allescuole in primis. In più occasioni gli operatori hanno parlato di tessutosociale disgregato sul quale bisognerebbe intervenire.

la questione “casa”: soluzioni,criticità, testimonianze“Ti piacciono le nuove case?” “Si mi piacciono molto, solo che sonomonotone, anche se ben arredate. Ho notato che le persone non ci mettonoquadri o le cose loro”. (Andrea,11 anni)

Il tema della casa è stato fin da subito e lo è tuttora un tema moltodelicato per la popolazione aquilana e degli altri comuni del cratereinvestiti dal terremoto: la perdita o abbandono della propria casa, ilsuccessivo rientro ma in abitazioni diverse e nuove è stato motivo permolte famiglie di disagio, senso di precarietà e smarrimento e i bambinihanno spesso avvertito e subito le difficoltà, l’insicurezza, la rabbia o latristezza dei genitori. Tra settembre e ottobre, infatti, le tendopoli sonostate smantellate e i residenti sono stati collocati in diverse strutture. Dafine luglio a fine settembre il numero di coloro che erano ospitati nelletende è passato da circa 20.167 a 8.799; già a dicembre non vi eranessuno che vivesse in tenda.

16

punti di ritrovo erano più facilmente, dunque, le vie del centro storico ocomunque del centro locale, i bar, i centri commerciali ed è anche perquesto che le attività proposte nei CFS sono risultate spesso moltoaccattivanti, in quanto inusuali occasioni per “fare” e per “apprendere” inmodo divertente e collaborativo. I ragazzi avrebbero volentieri proseguitoalcune delle esperienze vissute al campo e nelle interviste realizzate aconclusione delle attività negli Spazi a Misura di Bambino, spesso nonsono in grado di scegliere quali attività nello specifico vorebberocontinuare: “tutto”, ricorre nelle loro risposte.

A novembre, dopo aver condiviso idee e progettualità per il futuro con glioperatori che lavoravano negli Spazi a Misura di Bambino di Paganica,Bazzano ed ex-Italtel, Save the Children alla luce anche della scarsità diservizi per l’infanzia e per i ragazzi presenti sul territorio, mette a punto eavvia un progetto pilota che vuole dare seguito e continuità alle attivitàsvolte nei CFS, assicurando il proseguimento delle attività educative ericreative rivolte ai bambini e agli adolescenti che si trovano ora a vivereall’interno delle nuove strutture abitative (agglomerati, “new town”, ecc.)sorte dopo la chiusura delle tendopoli. Obiettivo generale del progetto èdunque quello di contribuire al benessere dei minori del territorio attraversola realizzazione di attività educative e ludiche che li aiutino a recuperare unadimensione sociale, all’interno di un luogo a loro appositamente dedicato egestito secondo i principi affermati nella Convenzione dei Diritti dell’Infanzia.Il progetto si è sviluppato secondo i seguenti passi: · avvio della formazione e dell’accompagnamento del gruppo di operatorigià coinvolti nelle attività dei Centri a Misura di Bambino, al fine dicostituire un’associazione, il cui statuto non sia solo documento formalequanto piuttosto manifesto condiviso nel quale sono esplicitate le finalità ele azioni che il gruppo intende perseguire. Questa fase che è iniziata anovembre si è conclusa a gennaio con la registrazione dell’Associazione diPromozione Sociale “Il Cantastorie”, composta da 8 soci fondatori.Contemporaneamente, proprio per approfondire gli obiettivi su cuilavorare, durante la formazione sono stati introdotti concetti e strumentilegati alla progettazione, all’organizzazione dei compiti, all’importanza dellepartnership e del lavoro di rete, ecc. Questa parte di carattere piùmetodologico è tuttora in corso;

· ricerca dei luoghi nei quali aprire dei piccoli centri di aggregazione (CAG)e definizione degli accordi affinché si potessero avviare le attività con ibambini e con gli adolescenti il prima possibile;

· apertura dei centri e promozione sul territorio sia dei centri chedell’Associazione. Due i centri che sono stati aperti e dove sono stateavviate le attività: il CAG “Peter Pan” a Pizzoli, con il sostegno dellaCooperativa Aurora e del Comune; il CAG “Alla ri.scossa” a Paganica,presso la struttura gestita dall’Associazione Biblipaganica.

VOGLIA DI AGGREGAZIONE E DI STARE INSIEME

rispondono così alcuni ragazzi eragazze del campo di paganica 2chiuso in ottobre alla domanda: “C’è qualcosa che hai sperimentatoall’interno del CFS e che vorresticontinuare? ad es. attività creative,manuali, teatro, ecc. ma anche

modalità di lavorare e stareinsieme?”guardare i film, giocare al tendopoligioco dell’o’campoSicuramente le attività di lavorettiche abbiamo fatto ma anche il resto…..cioè la Save beh è stato un punto di ritrovoanche se in tenda…..

Sono state tante le cose belleappunto però si facevano sempreinsieme soprattutto quandostavamo al campetto eravamosempre noi….abbiamo avuto una guida in tuttele cose, infatti leonà….quandoabbiamo provato a fa’ la casetta noida soli alla terra abbiamo litigato!

LE VOCI DI ALCUNIOPERATORI DEI CFS E ORASOCI FONDATORIDELL’ASSOCIAZIONE “ILCANTASTORIE”

“I ragazzi hanno perso i loro puntidi riferimento prima con ilterremoto e poi, paradossalmente,con la chiusura delle tendopoli:prima un loro luogo era il centrostorico che ora non c’è più;successivamente c’è stata la tendaSave. e’ difficile in questo momentoper i ragazzi ricrearsi dei luoghi edei punti di aggregazione e diriferimento ed è quindi importantefare ciò che si può per facilitarequesto processo. avere uno

spazio, inoltre, è utile perché sipossa ricreare una sorta di “routinenormale”. “I ragazzi, i bambini hanno, secondome, bisogno di stabilità e questa lasi può raggiungere grazie a dellerelazioni positive e costruttive chepossono essere valorizzateall’interno di un centro diaggregazione”. “Il gruppo è una grande forza e ilmodo di stare insiemesperimentato dai ragazzi negli Spazia misura di bambino durante imesi nelle tendopoli, è importantee utile sia durante l’emergenza chenel post emergenza”. “anche secertamente alcuni elementi delmodello CFS vanno rivisti ora

perché la situazione dei bambini,soprattutto per i più piccoli, èmolto diversa da quella che vivonoora; ci possono essere bisognidiversi”.“e’ importante sfruttare le risorseemerse dopo il terremoto, nonlasciarsi fermare e anche pensaredi poter apportare miglioramentialla qualità della vita dei bambini edei ragazzi”.

esmeralda, 20 anni, utente delcag “alla ri.scossa”di paganica“abbiamo ancora bisogno di unposto come questo centroaggregativo in cui ritrovarci tuttiinsieme per passare del tempo o astudiare o anche a giocare”.

Page 10: Abruzzo, un anno dopo Il terremoto - Save the Children e le voci dei bambini

19

ABRUZZO: UN ANNO DOPO IL TERREMOTO

dove le distanze maggiori si percorrevano con 15 minuti di auto, mentreora i nuovi villaggi sono separati tra loro e non ci sono molti collegamentied è più complesso spostarsi. I collegamenti principali portano al centrocommerciale o alla Guardia di Finanza. Sta morendo una comunità”.

Alcuni dei genitori che durante l’emergenza erano beneficiari del progettodi Save the Children di Spazio a Misura di Bambini, i ragazzi e glioperatori che coinvolti nel progetto, dichiarano che punti di ritrovo nonce ne sono più e che tutti si ritrovano oramai nei centri commerciali, all’“Aquilone”, o in altri che stanno sorgendo. “Prima per molti il centrostorico era il luogo dello “struscio”, dove si sapeva che si potevanoincontrare gli amici, i conoscenti. Non c’era bisogno di pensare molto acosa fare, all’ “aggregazione” in senso astratto, perché si andava lì e quelloera il nostro modo di stare insieme”. O ancora: “Lavorando nel centro,incontravo ogni giorno decine di persone che ora non saprei comerintracciare, perché non avevo bisogno di avere i loro numeri in agenda,eravamo certi che ci saremmo visti. Ora non è più così. Prima inpochissimo tempo ti spostavi, ora è tutto più complicato”.

alloggi temporanei e impersonaliNelle parole di alcuni di coloro che abitano nei nuovi alloggi o in quelledei loro familiari ritorna spesso l’idea che questi edifici e queste abitazionisiano spersonalizzati e spersonalizzanti e che sia difficile sentirsi parte diun territorio, di un tessuto aggregato. Le case vengono in genere definite“confortevoli”, “calde”, “carine”, “ben arredate”, eppure prive di elementispecifici in grado di restituire a chi vi abita la sensazione della casa vera epropria. La mamma di un bambino di Bazzano che ha frequentato latenda di Save the Children durante l’emergenza si esprime così: “Guarda iMAP sono carini, confortevoli, c’è tutto, ma non è la stessa cosa che stare acasa propria. Mio padre, per esempio, ha 70 anni e ora vive in un MAP eper quanto confortevole gli manca il posto in cui ha vissuto fino ad unanno fa, gli mancano il suo ambiente, le sue cose. Anche per mia sorella ècosì. Hanno perso i sacrifici fatti durante tanti anni per costruire ocomunque per crearsi la loro casa”.Più duro il commento di Lorenzo, 15 anni, che alla domanda se glipiacciano o meno le nuove case risponde in questo modo: “Non tantoperché sembrano tutti loculi, soprattutto la sera guardandoli da lontanosembra di vedere un grande cimitero…”.

18

Secondo i dati pubblicati a fine gennaio 2010 dalla Protezione Civile,12.803 persone erano alloggiate in nuove abitazioni, 2.831 risiedevano inModuli Abitativi Provvisori (MAP), 2730 in strutture temporanee quali glialberghi del capoluogo, o della costa (3.624), 926 vivevano presso laCaserma di Coppito, sede della Scuola Sottoufficiali della Guardia diFinanza che ospitò anche il G8; numerosi erano coloro che vivevano inabitazioni in affitto di cui molte sulla costa (2.376 persone) e alcunicittadini si trovavano in altre strutture temporanee.10

progetto c.a.s.e. e map(moduliabitativi provvisori)Per quanto riguarda in particolare gli interventi messi in opera per trovareuna sistemazione alla popolazione sfollata che non è potuta tornare nelleproprie case in quanto distrutte o inagibili, la Protezione Civile hapredisposto due progetti principali: il progetto C.A.S.E e i MAP.Per i cittadini de L’Aquila con una casa distrutta o inagibile, una dellesoluzioni abitative è C.A.S.E , il piano per la progettazione e larealizzazione di nuovi Complessi Antisismici Sostenibili Ecocompatibili chela Protezione Civile ha iniziato a realizzare in 19 aree a partire dall’estate.La stima iniziale era di costruire 164 complessi, per un totale di circa 4.500appartamenti che dovrebbero ospitare circa 18.000 persone.Una seconda soluzione individuata per i comuni del cratere, esclusaL’Aquila, sono i MAP - Moduli Abitativi Provvisori, di cui ne sono statiprevisti circa 2.300 moduli tra quelli messi a gara (1500) quelli donati(277) e quelli derivanti dall’estensione degli affidamenti in essere; in tuttodovrebbero accogliere un totale di 6.250 persone. Al 31 gennaio sono 19 le aree in cui sono state ultimate le Case e in cuisono alloggiate 12.803 persone; mentre sono 37 le aree dei MAP in cuihanno trovato alloggio 2.831 persone. Nonostante gli sforzi fatti le persone che non sono ancora rientrate in unacasa sono molte di più di quelle che hanno avuto o che avranno unnuovo alloggio nel progetto CASE11 e alcune questioni controversecontinuano ad essere dibattute sia tra i cittadini che a livello istituzionale.

la disgregazione del tessuto sociale: le “NEW TOWN” e i “non luoghi”Per quanto gli alloggi nelle case o nei moduli abitativi siano staticonsegnati piuttosto celermente, permettendo quindi ad almeno una partedella popolazione che abitava nelle tendopoli di non trascorrere l’invernonelle tende, non va sottovalutata la fatica di un nuovo insediamento. Lepersone che sicuramente si dichiarano contente di aver ricevuto unasistemazione lamentano tuttavia spesso il fatto che le nuove case sianodistanti da dove avevano la loro, da dove erano abituati a vivere e ilconseguente isolamento, la perdita delle relazioni e di modalità relazionaliche esistevano prima del sisma. I nuovi insediamenti, le “new town”,sorgono infatti in zone a volte anche distanti da L’Aquila dove i cittadinihanno accesso ai servizi strettamente essenziali o ne possono usufruire abreve distanza. Scarsi sono, ad esempio, gli esercizi commerciali, mentremancano i luoghi di aggregazione, i punti di ritrovo. Giusy, che vive elavora a L’Aquila e che ci tiene a specificare il suo “essere aquilana”, cosìli descrive:“I nuovi villaggi sono dormitori senza identità. Non esistono piùluoghi di incontro. I locali, i ristoranti e i pub di cui prima la città vivevanon ci sono più. La gente non sa dove incontrarsi. L’Aquila è una città

10 Fonte: Report aggiornamentoCASE e MAP e Reportaggiornamenti Alberghi del 29gennaio 2010, sito dellaProtezione Civile.

11 Un documento del 28/2/2010dell’Ufficio per la Ricostruzioneriporta i seguenti dati: In totalesono rilevate 5.321 persone instrutture ricettive, 926 instrutture di permanenzatemporanea, 1.113 negliappartamenti privati nel circuitodi assistenza e dislocati nelleprovince di Teramo, Chieti ePescata, 213 in affitto fondoimmobiliare, 1.945 in affitto concontratto concordato con DPC(comune AQ) e 27.788 insistemazione autonoma(comune AQ).

12 Il container è unasistemazione propria.

INTERVISTA A LORENZO, 15 ANNI, GIÀ NEL CAMPO DI PAGANICA 2. ORA IN

UN CONTAINER

d: dove vivi adesso?r: In un container in un piazzalevicino casa mia12 . d: Come ti trovi qui?r: mi trovo molto male, perché èpiccolo. ho una camera 3 metriper 3 e un fratello piccolo di unanno e mezzo quindi ti puoiimmaginare. d: e’ passato un anno: cosa è

cambiato nella tua vita?r: nella mia vita è cambiata casa e paganica; il container è troppopiccolo e poi a paganica è tuttodiverso perché prima andavamo al Castello a passare il tempo,adesso è in zona rossa, noi ognitanto ci andiamo lo stesso ma se ci beccano i vigili…

Page 11: Abruzzo, un anno dopo Il terremoto - Save the Children e le voci dei bambini

ABRUZZO: UN ANNO DOPO IL TERREMOTO

Comune de L’Aquila, che non sono mai state rimosse e che costituisconoun primo evidente impedimento alla ricostruzione. Circa un terzo deltotale, vale a dire 1 milione di metri cubi, si troverebbe sulle strade,mentre 2 milioni sarebbero quelle accumulate all’interno delle case e neicortili.La riapertura del centro, la possibilità che cessi di essere “una cittàfantasma”, come tutti lo definiscono, ricorre nelle conversazioni: il centrocostituiva un importante luogo di incontro e la sua non accessibilità è daalcuni associata alla “perdita dell’identità sociale”, delle “abitudini di vita”.Lungo le cancellate che bloccano l’accesso alle vie molti cittadini aquilanihanno appeso le chiavi di quelle che erano o che sono le loro case, nonagibili.

20

A questo si aggiunge poi spesso l’incertezza rispetto a quanto tempodovranno rimanere in queste case: la sensazione della provvisorietà simescola paradossalmente al timore di dover rimanere per un tempo moltomaggiore rispetto a quanto preventivato, desiderato e dalle istituzionidichiarato. Nel confronto con alcuni cittadini questo tema emerge in modoesplicito: da una parte la gratitudine, il riconoscimento di quanto fatto perrisolvere la questione della casa, dall’altra la paura, soprattutto da parte dichi abita nelle nuove case, di non ritornare mai più alle proprie per viadei tempi lunghi e incerti della ricostruzione. Timore ancora maggiore tracoloro che abitavano nel centro storico.

il centro storico: zona rossa ancora chiusa e la questione delle macerie

Un altro tema-problema emerso in modo spiccato tra febbraio e marzoriguarda il futuro del centro storico: “il problema dei problemi”, secondoalcuni. In più occasioni i cittadini che vivevano nelle vie del centro,fortemente danneggiato dal sisma, hanno manifestato il loro desiderio dichiarezza in merito alle iniziative predisposte per recuperare gli edificilesionati e più generalmente, per la ricostruzione. Gli alloggi parzialmenteo temporaneamente inagibili sono il 15%, ma gli edifici distrutti ogravemente inagibili nel centro storico dell’Aquila sono il 74% del totale13. Le questioni che si riferiscono alla riapertura del centro e alla risoluzionedei numerosi problemi sono molto complesse; una riguarda losmaltimento dei circa 4,5 milioni di tonnellate di macerie solo per il

INTERVISTA A MARIA LAURA,MAMMA DI JACOPO, GIÀ NELCAMPO DI BAZZANO ORA IN

UNA NUOVA ABITAZIONE

d. dove abitate ora?r. a bazzano, nelle nuove CaSe. d. Che effetto fa tornare in unacasa anche se non è la tua/lavostra?r. dopo l’esperienza della tendaentrare in una casa nella quale èpossibile ritrovare un pò di privacyè davvero tanto. la vita nelle tendeè stata dura e quindi avere unacasa è sicuramente una cosapositiva. Certo è difficile ritrovartisenza le tue cose. ti ritrovi in unarealtà che non è la tua, anche sepuoi cercare di personalizzarla. le case sono comode, hannotutto, sono confortevoli. davveroabbiamo trovato tutto dentro masono molto asettiche e ognunocerca di personalizzarle un pò asuo gusto insomma.d. e’ una situazione temporanea ostabile secondo te? Cosa vi hannodetto?r. Si tratta di una sistemazione

provvisoria ma non ci hanno dettoper quanto tempo dovremorestare qui. Secondo mepasseranno almeno 10 anni perchéla situazione è complicata e primaprenderanno in considerazione lecase danneggiate in modo che altripossano rientrare e solo dopointerverranno su quelle classificatecome e F o della zona rossa.d. Come sono queste CaSe? Cisono negozi, punti di incontro, ecc.?r. Ci sono solo le case, non cisono negozi, non ci sono bar. nonc’è stato nessun decreto checonsenta di aprire qualcosa inquesto senso, almeno credo.hanno attrezzato un campetto peri ragazzi in cui possono andare agiocare a basket. poi ci sono iservizi autobus che portano ibambini e i ragazzi a scuola e gliautobus per andare in città. manon c’è altro.

Foto F. Cellini

13 Fonte: www.censis.it: 43° Rapporto Censis sullasituazione sociale delPaese/2009, Dicembre 2009

Page 12: Abruzzo, un anno dopo Il terremoto - Save the Children e le voci dei bambini

Tornare in classedopo il terremoto:Save the Children

insieme a IKEA sostiene la ripresa

della scuola

23

ABRUZZO: UN ANNO DOPO IL TERREMOTO

22

14 Dati della Protezione Civilesubito dopo il terremotoindicavano che sul totale dellapopolazione colpita, i bambinie gli adolescenti erano pari a12.530, di cui quasi 6.000 di etàcompresa tra gli 0 e 9 anni e6.540 tra i 9 e 19 anni. Fonte“Abruzzo e noi” 2009.

15 Fonte Ufficio ScolasticoRegionale, marzo 2010.

“Questa scuola è molto più bella di prima, molto più colorata epiù sicura. Per me il rapporto con i compagni, con le maestre,si è pure rafforzato dopo il terremoto”. (Paola, V elementare)

“La scuola frequentata dai miei figli è collocata in un MUSP. Si trattasicuramente di spazi adeguati e luminosi, ma la sensazione dominanteche si prova al loro interno è un diffuso senso di precarietà, l’idea che perun po’ può funzionare, funziona certamente, ma che non è così chesogniamo gli edifici scolastici della nostra città futura. il timore è cheresteranno le sedi delle nostre scuole per chissà quanto tempo!”(docente scuola secondaria II grado)A un anno dal terremoto, il ritorno ad una relativa normalità si misuraanche dal fatto che tutte le scuole dell’Aquila e delle zone interessate dalsisma sono aperte ed operative, siano esse ospitate nei MUSP (Moduli adUso Scolastico Provvisori) siano esse in muratura. Sono 12.53014 bambini,le bambine e gli adolescenti costretti ad interrompere l’attività scolastica aseguito del terremoto, per l’inagibilità della quasi totalità delle scuole. Sono 72 le scuole che hanno ripreso le lezioni: 4 sono ospitate nei MUSPe le restanti in edifici scolastici agibili e in possesso di tutti i requisitinecessari per la ripresa delle attività didattiche. Gli studenti e studentessedi tutti comuni del cratere sono 16.658: di essi seguono le lezioni neiMUSP in 9.216 mentre 7.442 ragazzi sono tornati in Istituti Scolastici inmuratura o cemento armato dove sono stati realizzati degli interventi.15

Dalle esigenze emerse nel corso delle attività extrascolastiche negliSpazi a Misura di Bambino e dal confronto con le Istituzioni delterritorio, Save the Children ha sviluppato e proposto per l’annoscolastico 2009/2010, in collaborazione con l’Università di Roma Tre, unprogetto annuale da realizzare nell’ambito delle scuole primarie,secondarie di I e II grado del L’Aquila. L’impegno e la presenza operativa sul territorio durante l’emergenza sitraduce in un progetto annuale che vede l’apertura di un dialogo con ilcontesto scolastico, fortemente provato dal terremoto per cui nasce ilprogetto: “Abruzzo: Ricostruiamo la scuola con IKEA”, attualmentein fase di realizzazione grazie al finanziamento di IKEA Italia. L’idea progettuale si concretizza nell’obiettivo generale, che mira adoffrire un pacchetto di percorsi formativi articolati, atti a fornireindicazioni metodologiche e strumenti didattici utili a sviluppare unprogetto centrato sulla rielaborazione e la narrazione di quanto vissutodurante e dopo il terremoto al fine di dare la possibilità ai protagonistidi conoscere, di confrontarsi e di esprimersi secondo modalità elinguaggi diversi. In questa prospettiva, l’obiettivo generale viene perseguitoprevalentemente attraverso percorsi rivolti a docenti e a studenti estudentesse. Ci si avvale dell’attivazione di laboratori mirati sia asostegno delle attività curriculari, sia delle esigenze/interessi espressidagli studenti al di fuori dell’orario scolastico.

I MUSP

cosa sono. I moduli ad usoScolastico provvisori, sostituisconotemporaneamente le scuoledanneggiate o distrutte dalterremoto del 6 aprile. Sonostrutture prefabbricate adatte alle

zone in cui verranno montate,anche in aree a 1.500 metri dialtitudine. dove. le scuole sono staterealizzate a l’aquila e nei comuni diCampotosto, montereale, ovindoli,rocca di mezzo, Scoppito, arsita,popoli, vittorito e bazzano.

che tipo di scuole. Sono statecostruite e sono in via direalizzazione asili nido, scuoled’infanzia, scuole primarie, scuolesecondarie di primo grado, unistituto professionale, un istitutotecnico, un convitto provinciale e ilconservatorio a. Casella

Foto F. Cellini

Foto F. Cellini

Page 13: Abruzzo, un anno dopo Il terremoto - Save the Children e le voci dei bambini

25

ABRUZZO: UN ANNO DOPO IL TERREMOTO

di una trasmissione radiofonica o televisiva; con la progettazione di unaredazione radio fonica/televisiva; con la produzione di un file audio(mp3) con la produzione di un file video dalla telecamera. La Radio è ospitata all’interno dello spazio telematico della piattaforma diformazione (www.sc-formazione.it), già esistente, denominato BlogEs(http://www.blog-eas.net/blog/) può quindi essere ascoltata/guardatacollegandosi in rete. L’attività di “Good morning L’Aquila” consente ai ragazzi e alle ragazze diesercitare il diritto alla partecipazione e il diritto ad esprimere le proprieopinioni e i propri punti di vista. Utilizzare, dunque, le Nuove TecnologieDigitali per consentire agli studenti di esercitare il diritto alla partecipazione,il diritto alla cittadinanza digitale e di sviluppare nuove conoscenze e nuovecompetenze in ordine ai nuovi linguaggi e ai nuovi media in una situazionestraordinaria come quella del dopo terremoto.“Good morning L’Aquila” raccoglie le produzioni giornalistiche dei ragazziche, realizzate con modi e con tecnologie diverse, vanno a costituire spaziOn demand, oppure in diretta della radio stessa.

CortometraggioUtilizzo del linguaggio cinematografico per raccontare e raccontarsi …I docenti si confrontano con gli esperti sui modelli della comunicazioneeducativa, finalizzata a stimolare negli allievi lo sviluppo della propriaidentità e a rafforzare in loro la capacità di adattarsi alla realtà per superarequel senso di impotenza che spinge verso l’adeguamento vittimistico.Inoltre si intende rafforzare le loro competenze sull’uso del linguaggiocinematografico finalizzato alla stimolazione della pro-attività negli allievi. I docenti, supportati da esperti, allestiscono un set didattico e sono i tutor diun gruppo di studenti che produce un cortometraggio e gestisce lasocializzazione del loro progetto e la pubblicizzazione del lavorocinematografico. Per le attività pratiche, si prevede l’allestimento di vari laboratori: “scritturaautobiografica”, linguaggi multimediali, tecnologie di comunicazione.Le attività relative alla realizzazione della Radio “Good morning L’Aquila” edel cortometraggio sono dirette a docenti e alunni/e di scuole superiori di IIgrado.

“Capire il terremoto”, in collaborazione con INGV (Istituto Nazionale diGeofisica e Vulcanologia)Il laboratorio, diretto alla scuola primaria, ha l’obiettivo di facilitare lacomprensione di cosa accade durante il terremoto: alla terra, agli edifici eagli individui. Si tratta di un laboratorio scientifico e sulla prevenzione perrendere i bambini/e mediatori delle conoscenze acquisite sul terremoto. I bambini/e utilizzano una piccola città di cartone per verificare i criteri diuna buona urbanistica antisismica, vengono proposti loro alcuni giochi percomprendere come si possano diminuire i rischi in caso di terremoto.

“Il fagotto magico” Il laboratorio, diretto alla scuola primaria, propone, seguendo il “filone delviaggio” una maggiore consapevolezza dei bisogni e delle capacità diadattamento dei bambini/e rendendoli consapevoli della crescita personale. La metodologia permette di proiettare nel futuro le positività scaturitedall’esperienza vissuta sotto forma di “fagotto magico”, da portare con loronel viaggio verso il futuro. E’ un viaggio individuale, all’interno del qualenon mancano le interazioni e lo scambio, ma è soprattutto incentrato sullaindividualità dell’esperienza di crescita personale.

“In viaggio verso il futuro”Il laboratorio, diretto alla scuola primaria, partendo dal vissuto delle

24

Nello specifico, le attività previste mirano a raggiungere i seguenti obiettivispecifici:1 Potenziare la professionalità del docente in una situazione critica,

utilizzando l’esperienza maturata nella gestione della prima fase diemergenza a partire delle criticità rilevate; rafforzando metodologie dilavoro atte a sostenere i bambini e le bambine in situazioni di emergenzae nella fase apparentemente meno acuta (di medio e lungo periodo).

2 Supportare bambine, bambini e adolescenti nel ritorno ad una situazionedi normalità e ora destrutturata, attraverso la promozione di percorsiformativi capaci di fornire loro occasioni di partecipazione ed espressionesu tematiche opportunamente scelte e condivise, potenziando nelcontempo le loro capacità di rielaborazione individuale e collettiva inmerito alla micro e macro realtà che li circonda.

Il progetto si realizza in collaborazione con il Dipartimento di Scienzedell’Educazione dell’Università di Roma Tre, l’Ufficio Scolastico Regionaledell’Abruzzo, l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV),l’Associazione ConUnGioco. Il progetto, inoltre, si svolge con lacollaborazione del MIUR nell’ambito del Protocollo d’intesa in corso.

La metodologia - In relazione alla Convenzione sui Diritti dell’Infanzia edell’Adolescenza (CRC), intesa come strumento pedagogico/didattico, siprivilegia la centralità dei destinatari delle attività nell’ideazione,realizzazione e valutazione delle diverse attività. La metodologia adottata,nello specifico, considera i bambini e le bambine, i ragazzi e le ragazzesoggetti attivi dell’attuazione dei loro diritti allo sviluppo, quali: istruzione,gioco, tempo libero, partecipazione, del loro diritto a vivere in contesti attia favorirli. Aver strutturato le proposte intorno al principio di partecipazione significafavorire la piena espressione delle competenze proprie dei ragazzi e delleragazze, rendendoli appunto, protagonisti attivi di ciascun laboratorio. Insintesi, il fattore critico di successo della metodologia, risiede nellacostruzione dei percorsi che scaturiranno dalle stesse esperienze dei ragazzi,dalle loro riflessioni sui vissuti e sulla loro produzione di immagini, deirapporti con la propria realtà di appartenenza, con la rete di solidarietàsviluppata in seguito all’evento del terremoto.

le attività del progetto “abruzzo:ricostruiamo la scuola con iKea”SAVESCHOOL: una scuola in ri-costruzione – con la collaborazione diINGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia)on questa attività Savethe Children si propone di facilitare i docenti nelle attività curriculari in unascuola post-terremoto, di fornire un setting formativo e dei contenuti cheaiutino il gruppo dei docenti nella costruzione di ipotesi di soluzione deiproblemi emersi, di aiutare una ricostruzione del tessuto relazionale tracolleghi attraverso una comunicazione funzionale; di porre come chiave dilettura e di soluzione dei problemi la centralità degli adolescenti e i lorodiritti (CRC) come finalità prima e ultima della scuola.

Radio “Good morning L’Aquila”Utilizzo del linguaggio giornalistico per raccontare e raccontarsi …Nel laboratorio i docenti acquisiscono conoscenze e competenze percoordinare una redazione radiofonica e progettare e creare un canaleaudio/televisivo per la loro scuola: con la conoscenza di una radio o di unaTV sul web sia nella forma on demand che nella forma in diretta; conl’utilizzazione di una consolle di registrazione (in remoto) per la produzione

Foto F. Cellini

Foto L. Zanecchia

Page 14: Abruzzo, un anno dopo Il terremoto - Save the Children e le voci dei bambini

27

ABRUZZO: UN ANNO DOPO IL TERREMOTO

26

bambine e dei bambini abruzzesi, propone un viaggio verso il futuroutilizzando i diritti della CRC come strumenti per stimolare attraverso ilgioco una riflessione proiettata su un orizzonte di cambiamento. La finalità generale è quella di supportare le bambine e i bambini acostruire scenari futuri non negando la loro condizione di (post) terremotati,ma partendo da questa come parte della loro esperienza di vita persuperare la fase dell’emergenza, servendosi dei loro punti di vista, dei lorodiritti, delle loro idee.

“Le mappe invisibili” in collaborazione con la cooperativa ConUnGiocoIl laboratorio, diretto alla scuola secondaria di I grado, ha l’obiettivo disupportare i ragazzi/e de L’Aquila a ricostruire l’identità profonda della città:un’identità fatta di cose immateriali, della memoria e dall’immaginario deiragazzi/e. L’attività si ispira alla città invisibile di Eufemia, la città in cui siscambia la memoria. I ragazzi/e individuano e segano sulla mappa della città i luoghi che sonolegati alle loro emozioni descrivono e collocano sulla mappa personaggi“speciali”, per scrivere una storia che rappresenti le loro emozioni.

Gemellaggi tra le scuole dell’Aquila, Roma e MilanoIl progetto prevede un laboratorio, diretto alle scuole secondarie di I grado,“Gemell’Aquila” che ha come obiettivo promuovere attività educativebasate sulla Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza dirette afavorire la partecipazione attiva e lo scambio tra ragazzi/e delle città deL’Aquila, Milano e Roma sul tema della ricostruzione promuovendo illoro punto di vista.

IL PROGETTO“RICOSTRUIAMO LA SCUOLACON IKEA” IN BREVE

al progetto partecipano i seguentiIstituti Scolastici: Istituto SuperioreCotugno Istituto Comprensivod’eramo; circolo rodari, Scuola

elementare degasperi, scuolamedia mazzini. l’Istitutocomprensivo di bisenti e arsita(prov. di teramo) pergemell’aquila. Coinvolte nel progetto 30 classi distudenti di scuole primarie esecondarie di I e II grado, nel

territorio colpito dal sisma. nelle città di roma e milano sonointeressate all’attività di gemellaggio“gemell’aquila” 10 classi di scuolesecondarie di I grado. I destinatari del progetto sonocomplessivamente 1.100 trastudenti e studentesse.

qualcuno viaggia ancora dalla costao dai paesi dell’interno). perquest’anno il numero dei nostrialunni è quindi rimastopraticamente stabile; abbiamo peròtimori per l’anno prossimo.d. Come sono cambiati gli alunni?la paura che qualcosa possaaccadere, esiste?r. la paura è stata nostra costantecompagna in questi mesi. all’iniziomolti alunni e genitori rifiutavanol’idea di rientrare negli edifici inmuratura e chiedevano che ancheper la nostra scuola fosserocostruiti dei muSp. poi èsubentrata la rassegnazione, maper mesi ogni più piccolo tremoliofaceva sbiancare i volti dei ragazzi efermava il cuore e a seguire sonoiniziate le domande di senso: glialunni, le cui condizioni oggettive divita erano di gran lunga più faticosedi quelle precedenti al sisma, sichiedevano se valesse davvero lapena di affaticarsi sui libri, diimparare qualcosa, quando poi laterribile esperienza vissuta avevaloro insegnato che nulla dura, nullaè per sempre, anzi ched’improvviso, senza una ragioneplausibile, in pochi secondi, tutto iltuo mondo va giù e non riesci piùa raccattarne i pezzi. Comeinsegnante, profondamenteconvinta che l’arte e la culturapossono conferire orizzonti disenso all’esistenza umana hocercato non dico di dare risposte(che ovviamente non ci sono onon sono le stesse per tutti) ma diconvincere attraverso l’esempio ela scelta di autori e letture ad hoc,che la vita vale comunque la penadi essere vissuta intensamente, perquanto breve e assurda essa sia.Intorno ai primi di dicembre hannoiniziato a circolare voci sempre piùinsistenti su una nuova scossa dientità paragonabile a quella del 6aprile, che si sarebbe dovutaverificare entro un certo numerodi ore. anche se io personalmenteho considerato tali voci comeleggende metropolitane e hocercato in tutti i modi di riportare

gli alunni alla razionalità, non c’èstato verso, per alcuni giorni, disvolgere le lezioni regolarmente. latensione era palpabile ed ogni piùpiccolo rumore o tremolioprovocava crisi di panico, pianto enervosismo. e’ evidente che in quelcontesto il mio compito di adultoe di docente era di ragionare con iragazzi, lasciarli esprimere e darloro modo di sfogare la paura e larabbia.d. Il percorso didattico ha subitocambiamenti? Si è tenuto conto diquello che è avvenuto?r. Considerando che insegno in unliceo e che i “contenuti” disciplinarinon possono essere consideratiopzionali, considerando inoltre chesono convinta che apprendere èl’unica vera forza di cambiamentodel presente e del futuro,considerando che quello che ci èaccaduto e che ancora ci staaccadendo è il frutto dell’ignoranzae della superficialità, è peròinnegabile che il percorso didatticoha subito dei cambiamenti, se nonaltro perché il tempo scuolaridotto e il “buco” dell’anno scorso,hanno costretto me e i mieicolleghi a rivedere tempi eobiettivi. d. gli studenti sono stanchi,dimostrano qualche sintomo da post trauma?r. non sono psicologa e non sodire con esattezza se le cose cheho descritto fin qui possono essereconsiderati sintomi da post trauma.gli studenti appaiono più confusi emeno concentrati, attribuisconomeno peso ai loro risultatiscolastici, guardano al loro futurocon un senso di incertezza etimore più diffuso ed esibito diquanto avveniva prima.d. e voi? Qualcuno si chiede comevi sentite?r. tra noi capita spesso di parlaredi questo. le sensazioni sonoabbastanza comuni: confusione,difficoltà di concentrazione,tendenza alla distrazione,depressione e paura del futuro, mace la faremo!

d. Qual è il confine tra l’essere unprofessionista e al tempo stessoessere “vittima “ di terremoto?r. In quanto professionista dellaformazione e della comunicazionecredo di avere qualche strumentoin più per “leggere” quel che ci staaccadendo. mi mancano peròstrategie efficaci per contrastare laderiva della motivazione e dellasperanza che noto tra noi adulti,docenti e non, e tra i ragazzi.Qualche scintilla di luce viene daitentativi di sottrarci, attraverso lariflessione e, lasciatemelo dire, laribellione, alla sensazione che tuttoormai sia stato scritto e decisoaltrove e che a noi non resti altroche accettare quello che c’è, belloo brutto che sia, oppure andarcenealtrove, a ricostruire un futuro senon per noi, almeno per i nostriragazzi.d. Che speranze ha?r. Speranze? in questo momentopoche, ma la depressione e lamancanza di senso potrebberoessere sintomi post traumatici;magari domani mi sveglierò consensazioni diverse, ritornerò nellamia casa, riprenderò le mieabitudini, ritroverò la città perduta,riavrò, nuova certo, ma più intensa,la mia vita. e capirò che i sintomipostraumatici sono finiti, che sonofinalmente guarita!

LA TESTIMONIANZA DI UNA DOCENTE

d. Come è iniziato il nuovo annoscolastico? r. da settembre sono tornata avivere all’aquila anche se non acasa mia. Sia io, che i miei figli (terza media) che mio marito(università) abbiamo ripresol’attività pieni di entusiasmo,contenti di essere all’aquila e decisia far la nostra parte per farripartire le cose. anche i mieialunni condividevanoquell’entusiasmo iniziale, quellavoglia di esserci. oggi, per mecome per i ragazzi, molto diquell’entusiasmo si è spento nellafatica quotidiana di vivere in un

contesto difficile ed “esploso” in cuiper qualunque esigenza ènecessario prendere l’automobile eviaggiare per chilometri.d. le iscrizioni che si sono avute,hanno mantenuto lo stessonumero ?r. bisogna riconoscere che nelsettembre del 2009 il desiderio ditornare alla normalità, in contesticonosciuti ed amati, ha spintomoltissimi a tornare all’aquila. Inostri alunni, ma anche quelli dellealtre scuole, sono rientrati in massaanche con notevoli disagi (alcunihanno viaggiato dalla costa ognimattina fino a dicembre/gennaio;

Page 15: Abruzzo, un anno dopo Il terremoto - Save the Children e le voci dei bambini

La costa: il caso di Roseto, dove

Save the Children ha contribuito

al progetto“Giocamare”

29

ABRUZZO: UN ANNO DOPO IL TERREMOTO

28

Foto

nelle ore e nei giorni che hanno seguito la scossa del 6 aprilenumerosi cittadini aquilani o degli altri comuni del cratere, e inparticolare le famiglie con figli piccoli, anziani o persone disabili,

hanno cercato una sistemazione sulla costa abruzzese, individuandosoluzioni in modo autonomo o con il supporto della Protezione Civile. Inpochissimo tempo il numero di persone che hanno lasciato la zona colpitadal terremoto è cresciuto fino ad arrivare al numero di 27.000 persone, dicui si stima che almeno 14.000 si siano concentrate nei piccoli comunidella costa teramana, mete abituali delle vacanze estive. Tra i comunianche Roseto dove, come in altri comuni, si è provveduto da subito arispondere ai bisogni primari, aprendo gli alberghi, i campeggi, tutte lestrutture ricettive e mettendo a disposizione case private in modo daaccogliere tutti coloro che da L’Aquila arrivavano in situazione di disagio edifficoltà. Oltre che sul piano materiale si è cercato anche di forniresupporto psicosociale agli adulti e anche ai più giovani. Il Sindaco Franco Di Bonaventura esprimeva in alcune interviste di allorala necessità di ricreare un contesto di accoglienza in grado di orientare,dare un sostegno diretto e immediato, sia di carattere informativo,burocratico, quanto di carattere psico-sociale, predisponendo nuovi spazidi accoglienza, ad esempio, per rispondere ai bisogni diffusi di custodiadiurna dei bambini, oltre l’orario scolastico. Da queste premesse è nato“Ricomincio da te”, il progetto attivato nel territorio di Roseto degliAbruzzi grazie al quale con il supporto di Save the Children Italia si èvoluto mettere in Rete il Comune di Roseto, l’Associazione L’AngeloCustode, la Cooperativa I Colori e il Cismai.

Durante l’estate, sono stati avviati e hanno funzionato uno sportello“Famiglia” e un Centro ludico-ricreativo per bambini e ragazzi denominato“Giocamare”. Lo sportello “Famiglia” ha fornito un servizio specializzato di

Foto Save the Children

Page 16: Abruzzo, un anno dopo Il terremoto - Save the Children e le voci dei bambini

31

ABRUZZO: UN ANNO DOPO IL TERREMOTO

Il Comune, inoltre, è riuscito fino a dicembre a fornire dei supporti anchemateriali alla popolazione sfollata; aiuti però che si sono interrotti con lafine dell’intervento della Protezione Civile. Attualmente il Comune fornisceil servizio mensa e il servizio trasporto per i bambini e i ragazzi aquilaniche frequentano le scuole.Dopo aprile le scuole della costa si sono trovate ad accogliere gli studentiprovenienti da L’Aquila e dagli altri comuni del cratere e in alcuni casianche i docenti che non potevano più prestare servizio presso i loroistituti. Oltre alla questione degli alloggi anche il tema della scuola è stato ed èun tema importante e delicato allo stesso tempo. La maggior parte dellefamiglie che si sono stabilite sulla costa, anche se in modo temporaneo,hanno di fatto iscritto i loro figli nelle scuole del territorio; in alcuni casi iragazzi hanno frequentato i primi mesi a Roseto e poi, quando c’è stata lapossibilità di rientrare a L’Aquila, si sono trasferiti in un’altra scuola.

Accanto a questi esistono tuttavia gli “studenti pendolari”, bambini eragazzi che si ritrovano ogni mattina a viaggiare dalla costa a L’Aquila perandare a frequentare le lezioni nelle scuole del capoluogo. La ragione diuna simile scelta sta nel fatto che, nelle graduatorie per l’assegnazionedelle nuove case ai cittadini vittime del terremoto, un punteggio venivadato anche dall’avere uno o più figli del nucleo familiare iscritti nellescuole aquilane. Pur di avere un punteggio maggiore, alcuni genitorihanno preferito questa opzione rispetto all’ipotesi di iscrivere i figli aRoseto o negli altri comuni.

30

ascolto, informazione, orientamento per le famiglie con bambini colpitedal terremoto in particolare su temi riguardanti la salute, la scuola e ibisogni psico-sociali. Nel centro “Giocamare” è stato realizzato unprogramma per cui al mattino si svolgeva una colonia marina, mentre nelpomeriggio era in funzione una ludoteca. Oltre 60 bambini hannofrequentato lo spazio nel corso dell’estate. Parallelamente il progetto ha realizzato anche alcuni incontri di supporto edi confronto con i docenti e con i volontari impegnati in altre azioni disupporto alla popolazione aquilana ospitata nel comune.Importanti anche le relazioni con i genitori che dapprima in modoinformale, venendo a riprendere i figli, e poi invece anche in un incontroappositamente creato per loro, hanno avuto modo di scambiarsiinformazioni relative al terremoto e alla ricostruzione, ma anche dicondividere preoccupazioni e stati d’animo, pensieri e paure relative alloro ruolo di genitori in un delicato momento di crescita dei figli.“L’incontro (con le famiglie) segna un momento importante. Raccontiamo iracconti dei loro figli, facciamo vedere i disegni, li invitiamo a condividereil “Giocamare” con noi ma prima ancora con loro, con i bambini. (Igenitori) pensavano che bastasse portarli via da lì quella notte. (…) Conloro non parlano mai di queste cose”, racconta, infatti, Raffaellacoordinatrice di “Giocamare”, riportando le sue osservazioni sulle difficoltàdegli adulti nella relazione con i bambini.È passato quasi un anno dal terremoto e siamo tornati a parlare conRaffaella della Cooperativa I Colori partner del progetto e cercato diraccogliere dati e impressioni, voci che ci aiutassero a capire che cosaaccade ora a Roseto.Si stima che ai primi di marzo 2010 siano circa 3.500 le persone chevivono sulla costa teramana in alloggi temporanei, quali case in affitto estrutture alberghiere. A Roseto, ci dice una persona del Comune, ci sonocirca 800-1000 persone ancora, ma il dato è molto fluido perché lesituazioni cambiano velocemente e ci sono cittadini aquilani che rientranoperché hanno trovato un’altra sistemazione nelle nuove case, nei MAP oprivatamente, ma possono allo stesso tempo giungerne di altri, trasferiti aloro volta da situazioni temporanee.

Ai primi di marzo sono alloggiate in hotel e residence, solo a Roseto, 1066persone, mentre 160 vivono in appartamenti in affitto.16

Una percentuale molto bassa di persone, inoltre, ha deciso di trasferirsidefinitivamente a Roseto: “chi ha potuto, si è comprato casa”, ci diconoall’ufficio stampa del Comune e “anche se non abbiamo un dato preciso,ci sono state diverse richieste di cambio di residenza”. “C’è anche chi hatrasferito la propria attività commerciale da L’Aquila a qui, come nel casodi una giovane coppia che ha scelto di riaprire la libreria che avevano incittà, qui da noi”.

LORENZO, L’AQUILA CHE VORREI

“ho cambiato casa, anche se adessoche sono tornato a l’aquilarivedendo i miei amici mi sembra diaver ritrovato un po’ di normalità.Sto bene anche se mi mancano ilgiardino di casa mia, le passeggiate incentro, la mia scuola, il vedersi con

gli amici più spesso.riguardo alla scuola, nei primi mesidell’anno scolastico mi sono iscrittoa roseto poi sono tornato al’aquila. a scuola non si parla ingenere del terremoto, lo si fa moltopoco, solo quando viene unapsicologa. Io penso tanto a ciò cheè successo anche se ne parlo poco;a volte ne parlo con la mamma.

nel tempo libero gioco con gliamici, vado al centro commerciale,ma credo che quello di cuiavrebbero più bisogno i ragazzi siauscire liberamente e andare incentro, riprendersi la città. Il miodesiderio per il futuro infatti è divedere l’aquila ricostruita, doveognuno abbia le proprie case”.(lorenzo, 10 anni)

MARTINA: ROSETO-L’AQUILA TUTTI I GIORNI PER ANDARE A SCUOLA

“per quanto riguarda martina (III media) non sono riuscita aparlarci ma ciò che posso direcon sicurezza, perché lo ricordobene, è che non si sentivaveramente da nessuna parte. lamattina la sveglia suonavadecisamente presto, verso le sei.partenza per l’aquila con ilpullman della protezione Civile,pranzo praticamente al saccodistribuito ai ”pendolari” prima diripartire e alle 15.30 arrivopresso il nostro Centro. martina èstata veramente felice di

frequentare le nostre attivitàanche se vi ha trovato pochicompagni della sua età dalmomento che la nostra utenza ècomposta prevalentemente dabambini tra i 6 e i 10 anni.purtroppo molte volte nonriusciva a terminare i compitianche perché era impossibileviaggiare con tutti i libri necessari,quelli per la mattina e quelli per ilpomeriggio. Ciò che ha trovatoda noi è stata la possibilità diinventarsi uno spazio “normale” ditempo che altrimenti avrebbetrascorso in albergo e senzaamici. per fortuna, e ne siamocontenti, da gennaio è tornata al’aquila. martina ha anche unasorellina più piccola che frequenta

la scuola materna che in questimesi ha fatto la stessa vita. moltefamiglie hanno fatto questa sceltadi sacrificio perché l’iscrizione al’aquila dava punteggio perl’assegnazione delle case. Questo è ciò che i genitori hannoripetuto”. 17

DATI RELATIVI ALLE ISCRIZIONI ALLE SCUOLE DELL’INFANZIA,ELEMENTARI E MEDIE DEGLI ALUNNI PROVENIENTI DA L’AQUILA:

Scuole dell’infanzia ed elementari: 63 (fino a dicembre 2009) 39 (da gennaio2010). Scuole medie: 11 (fino a dicembre 2009) 6 (da gennaio 2010) .

16 Fonte:l’ufficio stampa del Comune di Roseto.

17 Testimonianza raccolta dal referente della CooperativaI Colori, Roseto.

Page 17: Abruzzo, un anno dopo Il terremoto - Save the Children e le voci dei bambini

33

ABRUZZO: UN ANNO DOPO IL TERREMOTO

i n questi mesi durante i quali Save the Children ha lavorato dapprimaper contribuire a dare una risposta ai bisogni e alle necessità dettatedall’emergenza e successivamente in una prospettiva di ri-costruzione,

l’Organizzazione ha avuto l’opportunità di relazionarsi con diversepersone: bambini, adolescenti, prima di tutto ma anche genitori, educatori,docenti, dirigenti, volontari e funzionari della Protezione Civile, referentidelle istituzioni locali, ecc. Ciò che appare evidente è che nella maggior parte dei casi sia i bambiniche gli adulti hanno desiderio di raccontare, di dire la loro su quantoaccaduto e su come è stata gestita l’emergenza. Non tutti raccontano e siesprimono con la stessa facilità, differenti sono i punti di vista e diversa èanche la rielaborazione personale di quanto successo. Fra gli adulti spessoemergono le contraddizioni, i paradossi nei quali i cittadini si ritrovano: lagratitudine per quanto ricevuto ma anche lo sconforto per quanto resta dafare o per l’incertezza di una condizione che rischia di prolungarsi inmodo imprevedibile. Alcuni, ancora, lamentano il costante ritrovarsi aparlare, a discutere del terremoto e dei suoi effetti devastanti, a discapitodell’emergere di strategie individuali e collettive rivolte al futuro e alla

ricostruzione; altri, invece, ritengono che proprioadesso ci sarebbe l’esigenza di strutture e diiniziative atte a sostenere gli adulti ed i ragazzinella rielaborazione del proprio vissuto. In ognicaso è da tenere presente questo vissuto a voltenegativo e pessimista dei “grandi”, che si ripercuotee fa sentire anche sui bambini. I quali, nelcomplesso, risultano più reattivi e positivi deigenitori: l’esperienza nelle tendopoli viene per

esempio descritta in più casi come un’esperienza davvero bella di cuiquasi si ha nostalgia.In genera le, alla luce anche dei momenti di valutazione svolti con ibambini, gli adolescenti e tutti quegli adulti (operatori, insegnanti, genitori)coinvolti nei progetti portati avanti da Save the Children sia nella faseacuta dell’emergenza che nella post emergenza e ricostruzione, emergonoalcune osservazioni e richieste. Tra queste, per esempio, l’esigenza diricostruire un tessuto sociale che si è disgregato, prima per il terremoto epoi per una ricostruzione che ha “separato”, piuttosto che riavvicinato (lenuove case dislocate a chilometri di distanza dal centro della città, le “newtown” distanti tra loro), tanto che persino le tendopoli per alcuni avevanoalmeno il pregio di favorire l’instaurarsi di una socialità, di una rete direlazioni più stretta e più solidale di quanto non avvenga oggi. Questo sitraduce spesso nella richiesta esplicita di ricreare occasioni e spazi chefacilitino l’aggregazione, l’incontro per contrastare la sensazione diprovvisorietà e di spersonalizzazione dei luoghi e per ovviare alla perditadel centro storico come punto principale della vita economica e socialeaquilana. Sono i bambini, gli adolescenti, i loro familiari ma anche gli educatori adesprimere per primi il forte bisogno di luoghi e strutture, gruppi oassociazioni che favoriscano l’instaurarsi o il recupero di relazioni nellequali allo “stare insieme” si accompagni lo scambio, l’opportunità diapprendere, di fare qualcosa di utile o anche, per alcuni, di rielaborare inmodo costruttivo l’esperienza del terremoto che, con il passare dei mesi,ritorna e riemerge nelle persone in modo diverso. La preoccupazionedegli adulti è che i centri commerciali diventino l’unico o il principaleluogo di aggregazione dei ragazzi che già manifestano spesso scarsointeresse per altre attività e debolezza rispetto ad un loro investimento perla costruzione del loro futuro. “Ci sarebbe bisogno di proseguire interventicome quello realizzato da Save the Children nelle tendopoli perché iragazzi possano trovare il modo di valorizzare le proprie risorse e

32

voci di bambini e ragazzi aquilanitrasferitisi sulla costa o tornati a casa dopo un periodo trascorsosulla costa

ROSA LUDOVICO 10 ANNI

d. È passato un anno dalterremoto: cosa è cambiato nellatua vita?r. Il cambiamento più grande éche ancora non abito a casa mia.d. dove vivi adesso?r. a roseto.d. ti trovi bene? r. mi trovo benissimo.d. Che cosa ti manca di più dellatua città/o del luogo in cui viveviprima?r. Ciò che mi manca di più sono imiei amici.d. Sei tornato nella scuola diprima o ti sei iscritto qui a roseto? r. mi sono iscritto a roseto.d. a scuola si parla di quello che èsuccesso? Con le proff? o con icompagni? r. a scuola, a roseto, non se neparla più. d. Che cosa racconti tu? Cosadicono/chiedono loro? r. non ne parlo.d. Quali sono secondo te ibisogni più importanti deibambini/ragazzi della tua età inquesto momento? r. avere degli amici.d. Cosa desideri per il tuo futuro? r. desidero che non accadanopiù cose brutte.

ROSA LETIZIA,7ANNI

d. È passato un anno dal terremoto:cosa è cambiato nella tua vita?r. non abito a casa mia.d. dove vivi adesso?r. a roseto.d. ti trovi bene? r. mi trovo benissimo.d. Che cosa ti manca di più della tuacittà/o del luogo in cui vivevi prima?r. mi mancano i miei amici.d. Sei tornato nella scuola di primao ti sei iscritto qui a roseto? r. mi sono iscritta a roseto.d. a scuola si parla di quello che èsuccesso? Con le proff? o con icompagni? r. a scuola non se ne parla più. d. Che cosa racconti tu? Cosadicono/chiedono loro? r. no, non ne parlo.d. Quali sono secondo te i bisognipiù importanti dei bambini/ragazzidella tua età in questo momento? r. giocare, divertirsi, andare a scuola.d. Cosa desideri per il tuo futuro? r. desidero che non ci sia più ilterremoto.

EDOARDO,10 ANNI

d. e’ passato un anno dal terremoto:cosa è cambiato nella tua vita?

r. niente, ho dimenticato.d. dove vivi adesso?r. vivo a l’aquila.d. ti trovi bene?r. Si.d. Che cosa ti manca di più dellatua città/o del luogo in cui viveviprima?r. mi manca la mia casa, il fatto dipoter andare liberamente in giro apiedi, un mio amico scomparso.d. Sei tornato nella scuola di primao ti sei iscritto qui a roseto? r. nei primi mesi dell’annoscolastico a roseto, poi sonotornato a l’aquila.d. a scuola si parla di quello che èsuccesso? Con le proff? o con icompagni? r. Se ne parla quando viene unapsicologa oppure quando facciamole prove per l’evacuazione.d. Che cosa racconti tu? Cosadicono/chiedono loro? r. non racconto.d. Quali sono secondo te i bisognipiù importanti dei bambini/ragazzidella tua età in questo momento? r. potersi ritrovare in un luogotranquillo (ricreativo, ludico, ecc.)senza avere troppi pensieri per latesta.d. Cosa desideri per il tuo futuro? r. l’aquila ricostruita e desiderotornare in una nuova casa miadove poter fare ciò che voglio.

conclusioni

Page 18: Abruzzo, un anno dopo Il terremoto - Save the Children e le voci dei bambini

35

ABRUZZO: UN ANNO DOPO IL TERREMOTO

possibile, anche conoscendo la storia della città, accettare la distruzionedel terremoto, più complicato è accettare l’errore e l’ingiustizia di chi nonsi è preoccupato di garantire la sicurezza delle persone. Nelle voci dimolti, il tema della ricostruzione si lega a quello della giustizia. Del restoanche pensando ai bambini e ai ragazzi, il rispetto e la tutela dei lorodiritti non può prescindere dal rispetto e dalla tutela dei diritti di tutti icittadini.

Sicuramente vi sono anche altri temi e problemi che la comunità si troveràancora a dover gestire nei prossimi mesi. Save the Children ha sceltofinora di restare a L’Aquila a testimonianza del suo impegno a favoredell’infanzia e dell’adolescenza, realizzando e sostenendo quelle iniziativeeducative e ludiche che possono permettere ai bambini e ai ragazzi diritrovare una “normalità”, per quanto questa non possa che risultaresempre e sicuramente diversa da quella vissuta prima del 6 aprile.

34

proseguire quel percorso di rafforzamento personale che trae beneficio dallavoro e dall’incontro con gli altri. Anche se il contesto ora è molto diversoda quello delle tendopoli, resta il bisogno di far capire ai ragazzi - e con iragazzi - quali possono essere le loro risorse per ripartire e per andareavanti”. Un altro elemento di riflessione riguarda l’importanza di trovare i modi ele strategie per sostenere i bambini e gli adolescenti, ma anche gli adultiche con loro si relazionano (genitori, docenti, ecc.), nei percorsi diadattamento alle nuove condizioni di vita: l’ingresso in nuovi alloggi, ilmodificarsi delle abitudini, del modo di occupare il tempo libero, ilmutare degli spostamenti, ecc. “Sono contenta di essere rientrata nella miacasa”, dice una mamma dell’ex campo di Bazzano, “per tante ragioni masicuramente anche perché credo che per mio figlio sarebbe stata duracambiare ancora. Certo, poi ce l’avrebbe fatta ad abituarsi, ma nonsarebbe stato facile: per i ragazzi credo che ci voglia più tempo perrielaborare che cosa è successo e capire come andare avanti”. Le voci dalcampo di ex-Italtel anche lo ricordavano: dura la notte del 6 aprile,difficile abituarsi alla vita del campo ma “brutto e triste” anche andare via:“Hanno smontato le tende, tutto. Io mi sono sentito male, mi sentivo in unmodo: solo!”. (Valerio, 11 anni). Il continuo modificarsi della situazionerisulta difficile per i bambini e per gli adolescenti e il tessuto sociale nonsembra essere sufficientemente forte in questo momento per portare unsostegno strutturato, coordinato; la famiglia, la scuola, i singoli portanoavanti uno sforzo e un’attenzione spesso su iniziativa personale mentre siavrebbe maggiore efficacia se ci fossero interventi integrati, mirati e piùlargamente diffusi sul territorio.In questo quadro, si può leggere in modo più chiaro la richiesta da partedegli aquilani di un maggior coinvolgimento della società civile e delleistituzioni locali nella definizione e nell’attuazione delle strategie per laricostruzione al fine di ridare vita a quella che da molti è chiamata “la cittàfantasma” e permettere ai suoi cittadini di ritrovarvisi. Save the Children sta cercando di muoversi in questa direzione, portandoavanti due progetti, uno legato al mondo della scuola, l’altro agli spazi diaggregazione informale, con l’intento di valorizzare le risorse e lecompetenze del luogo e di rafforzare gli attori locali affinché individuino imodi e i contenuti di azioni in grado di avere un impatto maggiore sulterritorio, ovvero di rispondere a quei bisogni e a quelle esigenze che glistessi cittadini aquilani riportano con le loro testimonianze. In questi mesi,in diverse occasioni, ci si è trovati davanti alla difficoltà di suggeriremodelli educativi o di lavoro vissuti inizialmente come “distanti” dallarealtà aquilana, ma il lavoro condiviso dall’organizzazione con educatori,docenti e altri soggetti del luogo ha fatto sì che questi modelli, questepiste di lavoro venissero adattate alle specificità del contesto, risultando inquesto modo più adeguate. “E’ difficile per chi come voi viene dalle grandicittà capire veramente cosa è successo a L’Aquila; qui prima non si parlavadi “modelli aggregativi” perché era naturale per tutti, adulti e giovani,ritrovarsi al centro, o comunque in città. Forse anche prima questo nonera sufficiente, ma era un nostro modo di stare insieme. Il problema è orache il centro non c’è più, che è difficile ritrovarsi con gli altri e allora benvengano proposte anche più articolate, che permettano ai ragazzi di stareinsieme e di parlare, di conoscere”. (ex operatrice degli Spazi a Misura diBambino e ora operatrice del Centro aggregativo).Infine, ma non di poco conto, emerge l’esigenza di fare luce sullequestioni giuridiche pendenti relative agli appalti della ricostruzione ma,ancora di più, di fare chiarezza sulle ragioni che hanno determinato ilcrollo inspiegato di numerosi edifici e, in taluni casi, la morte di chi virisiedeva. Come in altri luoghi, ciò che risulta incomprensibile è come siastato possibile che quello che è accaduto sia accaduto realmente. E se è

VORREI… L’AQUILA, NEIDESIDERI DEI BAMBINI DI UNAQUINTA ELEMENTARE.

vorrei…Che prima di diventare adultal’aquila si potesse rifare un pochinopiù bella… Che si ricostruisse il centro e che ciposso riandare senza problemi.Che si ricostruisca l’aquila anche

con le cose vecchie, perché adessorifaranno tutto nuovo, sicuramente. Che l’aquila sia ricostruita, ma nonsolo come case, anche comepersone, cioè che chi ha perso iparenti si riprenda dal trauma.prIvaCY e sicurezza.avere case sicure. e il gioco e lostudio.avere qualcuno con cui confidarsi.Che i bambini siano amati, rispettati

e ascoltati. per noi bambini avere una casa el’amore dei genitori. Invece perquelli più grandi la solidarietà,perché è molto importante.l’altruismo.la scuola, lo studio… e poi per iragazzi più grandi secondo me iluoghi, cioè, perché poi non siritrovano. la scuola e amore dai genitori.

Foto L. Zanecchia

Page 19: Abruzzo, un anno dopo Il terremoto - Save the Children e le voci dei bambini

Ringraziamentie contributi

A cura di: Chiara LugariniTesti di:Francesca BilottaChiara LugariniAlessia SartarelliFederico Cellini

Con la collaborazione diEmanuela Salvatori e Diane Risopoulos

Si ringraziano per la collaborazionel’ufficio stampa della Provincia diL’Aquila, l’ufficio stampa delComune di Roseto, RaffaellaD’Elpidio della Cooperativa IColori, gli operatori che hannolavorato negli Spazi a Misura diBambino durante i mesidell’emergenza, i docenti, i bambini,i ragazzi e i genitori intervistati.

Inoltre un ringraziamentoparticolare a tutti coloro cheall’interno di Save the Childrenhanno contribuito alla realizzazionedel progetto.