L'ESPERIENZA DI SAVE THE CHILDREN A...

35
L'ESPERIENZA DI SAVE THE CHILDREN A L'AQUILA APRILE-OTTOBRE 2009 MANUALE OPERATIVO PER REALIZZARE ATTIVITÀ EDUCATIVE E PSICOSOCIALI IN SITUAZIONE DI EMERGENZA NAZIONALE

Transcript of L'ESPERIENZA DI SAVE THE CHILDREN A...

L'ESPERIENZA DI SAVE THE CHILDREN

A L'AQUILAAPRILE-OTTOBRE 2009

MANUALE OPERATIVO

PER REALIZZAREATTIVITÀ EDUCATIVE

E PSICOSOCIALI IN SITUAZIONE DI

EMERGENZANAZIONALE

Raccolta materiali ed editing a cura di:Chiara LugariniAlessia SartarelliElena Scanu Ballona

Foto di copertina: Save the Children

Grafica:Enrico CalcagnoAC&P Roma

Stampa:Artigrafiche Agostini

Pubblicato da:Save the Children Italia OnlusVia Volturno 58 - 00185 Roma

Save the Children Italia OnlusVia Volturno 58 - 00185 Romatel +39 06 480 70 01fax +39 06 480 70 [email protected]

www.savethechildren.it

2

PREFAZIONE

INTRODUZIONE

PARTE PRIMA: ACCORGIMENTI PRATICI E SUGGERIMENTI ORGANIZZATIVI E METODOLOGICI

1 L’approccio partecipativo e non assistenziale

2 Obiettivi e principi generali per la programmazione e la realizzazione delle attività

3 Suggerimenti di ordine organizzativo per la pianificazione delle attività

4 Scegliere le attività in funzione del momento: dall’emergenza acuta verso il post emergenza

PARTE SECONDA: ALCUNE ATTIVITÀ REALIZZATE NELLE TENDOPOLI

1 Auto-appello e calendario

2 Laboratorio fiaba 1: “Dalla narrazione alla drammatizzazione”

3 Laboratorio fiaba 2: “Ascolta e crea”

4 Ludoteca creativa: creazione di giochi da usare al campo

5 La clinica del libro

6 Laboratorio di manualità “Ri…costruiamo”

7 Laboratorio di cucina

8 Musical

9 Laboratorio teatrale

10 Libro di testimonianze per narrare e condividere l’accaduto.“Racconti dalla Tenda. La voce dei ragazzi del campo Ex Italtel 1”

11Cineforum

12 Giornata intercampi e mercatino creativo

13 Altre attività

CONCLUSIONI

2

5

9

29

Indice

4

L'ESPERIENZA DI SAVE THE CHILDREN A L'AQUILA

Acausa di guerre, di conflitti o di fenomeni naturali sconvolgenticirca 300 milioni di bambini si ritrovano ad essere vittime disituazioni straordinarie nelle quali i loro diritti fondamentali

vengono meno. Save the Children da anni lavora per portare lorosupporto e ha sviluppato programmi finalizzati a garantire la protezionedei minori in contesti di emergenza, sia internazionali che nazionali. In modo particolare ha individuato nella creazione di “Spazi a misura diBambino” un modo per concretizzare i principi e gli approcci contenutinella Convenzione Onu sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza e perperseguire le cinque priorità relative alla protezione, definite neldocumento di Save the Children Child Protection in Emergencies:Priorities, Principles and Practices: il diritto alla protezione dal dannofisico, il diritto alla protezione dalla sofferenza psicosociale, il diritto allaprotezione dalla separazione famigliare, il diritto alla protezione dal

reclutamento in eserciti o gruppi armati e il diritto allaprotezione dallo sfruttamento e dalla violenza.Gli Spazi Child Friendly forniscono ai bambini unambiente protetto nel quale partecipare ad attivitàorganizzate di gioco, socializzazione, apprendimento enel quale possono esprimersi durante il percorso diricostruzione della loro vita. Proprio come gli adulti,anche i bambini e gli adolescenti hanno, infatti, bisognodi percepire una struttura, un fine e un significato per la

propria vita. L’esperienza sul campo suggerisce che i bambini e gliadolescenti sono in grado di reagire meglio da un punto di vistapsicologico durante e dopo un’emergenza se vengono create strutture eabitudini, il più possibile a loro familiari, che consentano di ritornare a unsenso di normalità, nonostante gli sconvolgimenti e i cambiamenti attornoa loro. L’intervento condotto in quattro tendopoli a L’Aquila e dintorni ha cercatodi contribuire proprio a questo ritorno alla normalità e, attraverso unavarietà di attività psicosociali ed educative proposte, ha inteso garantire ilpiù possibile lo sviluppo e la partecipazione dei bambini, delle bambine edegli adolescenti che da Aprile a Ottobre hanno frequentato i nostri Spazia misura di Bambino.

Prefazione

5

Subito dopo il terremoto del 6 aprile 2009, che ha colpito la città diL’Aquila e gli altri comuni nelle vicinanze, Save the Children Italia hadeciso di intervenire, aprendo all’interno di quattro tendopoli1 un CFS

(Child Friendly Space) o “Spazio a Misura di Bambino”, con l’obiettivo dioffrire un supporto ai bambini, alle bambine e agli adolescenti, garantendoloro uno spazio fisico nel quale essere accolti, coinvolti e tutelati nei lorodiritti, così come sancito dalla Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia edell’Adolescenza (CRC). In particolar modo, seguendo il protocollo adottato da Save the ChildrenAlliance in contesti di emergenza, lo staff si è fin da subito trovato a doverindividuare e realizzare una varietà di attività psicosociali, ludiche e,successivamente, educative da proporre ai bambini e ai ragazzi, ospiti delletendopoli create dalla Protezione Civile per accogliere la popolazione rimastapriva delle abitazioni. Per Save the Children Italia questa è stata la prima

esperienza di partecipazione e di gestione di unasituazione di emergenza all’interno del propriopaese. Questo manuale vorrebbe essere un contributoper gli operatori, i volontari e tutti coloro che inuna situazione di emergenza nazionale sitrovino ad affrontare con la stessa urgenzasituazioni simili e ad avviare attività e giochiper coinvolgere i bambini e gli adolescenti,

avendo cura non solo di “intrattenere”, di riempire degli spazi temporalilasciati vuoti dagli eventi, quanto di contribuire attivamente al ricrearsi dicondizioni di “normalità” e di occasioni all’interno delle quali bambini eragazzi possano sperimentare nuove forme di socialità e di aggregazione,trovare supporto psicosociale, ri-attivare o ri-scoprire proprie competenze eabilità, apprendere, condividere e partecipare. Agire tempestivamente in una situazione di emergenza è ovviamentecomplesso e molti dettagli del lavoro trovano spazio e attenzione solo in unsecondo tempo. Per lo staff di Save the Children, fin da subito è statoimportante cercare di sviluppare una proposta ludica ed educativa che, purtenendo conto delle limitazioni dovute alla situazione e alle esigenzeconnesse alla vita all’interno di una tendopoli, fosse il più possibilericonducibile ad una metodologia e ad un’organizzazione aventi comeriferimento pedagogico ed educativo i diritti della Convenzione.Fondamentale - e non scontato -, è stato condividere tale approccio con glioperatori che si relazionavano direttamente con i bambini e gli adolescenti etrovare i modi per semplificare loro l’organizzazione delle singole attività. Aldi là di un breve training iniziale e della condivisione di altro materiale diriferimento, abbiamo tracciato delle brevi linee guida sulle quali abbiamo poiimpostato il nostro accompagnamento e la nostra pianificazione primaquotidiana poi settimanale all’interno degli “Spazi a Misura di Bambino”. Leattività che qui presentiamo sono il frutto, potremmo dire, di unametodologia via via più condivisa e imperniata sul rispetto dei principifondamentali contenuti nella Convenzione Onu sui diritti dell’Infanzia edell’Adolescenza (CRC), dell’esperienza e della conoscenza della cultura edelle abitudini locali di cui gli operatori sono stati importanti depositari edella condivisione costante con i ragazzi e i bambini che frequentavano letende, oltre che con i genitori e la comunità rappresentata nella tendopoli.Le attività proposte sono quelle effettivamente realizzate all’interno dei campide L’Aquila; riprendono non solo gli spunti trovati dagli operatori e dallostaff in manuali di giochi e di attività educative così come elementisperimentati in altri contesti, ma anche specificità legate al contesto locale, dicui anche in una situazione di emergenza italiana, come quella del terremotodi aprile, ci pare si debba comunque tener conto, proprio per potersi“riallacciare” ad una “normalità” precedente.

Introduzione

PARTE PRIMA:ACCORGIMENTI PRATICI

E SUGGERIMENTI ORGANIZZATIVI E METODOLOGICI

8

L'ESPERIENZA DI SAVE THE CHILDREN A L'AQUILA

I l 6 aprile 2009 una violenta scossa di terremoto ha colpito, alle 3:32 delmattino, la città de L’Aquila in Abruzzo e diversi altri centri della zona.La scossa ha raggiunto i 5,8 gradi della scala Richter ed è stata la più

violenta di uno sciame sismico che è proseguito per diversi mesi,suscitando forte preoccupazione e timori tra la popolazione. Le scossesuccessive sono proseguite durante tutta l’estate.L’impatto della scossa principale è stato disastroso: si contano oltre 300vittime, 22 delle quali con meno di 16 anni e 1.600 feriti, di cui circa 200gravi. Circa 65.000 persone sono state costrette a lasciare le proprieabitazioni, distrutte o pericolanti e di cui la Protezione Civile ha poidichiarato l’inagibilità totale o parziale. Oltre alle gravi perdite umane,anche i danni materiali sono stati ingenti: alcuni centri abitati sono statipraticamente rasi al suolo. La popolazione ha assistito sgomenta allatrasformazione radicale del proprio territorio e delle proprie abitudini,mentre molti dei punti di riferimento sono venuti meno: le abitazioniinagibili, le scuole chiuse, il centro della città impraticabile all’interno dellazona rossa delimitata dalle autorità competenti. Le persone costrette ad abbandonare le proprie abitazioni sono statealloggiate principalmente in campi di tende allestiti nell’area colpita o inalberghi e case private della costa adriatica abruzzese e marchigiana.In sei mesi, da aprile a ottobre, sono state assistite oltre 53.000 persone,delle quali quasi 23.000 alloggiate nelle 143 tendopoli allestite nei setteCentri Operativi Misti (COM) in cui l’Autorità per la Protezione Civile hasuddiviso l’area aquilana colpita dal sisma.

Quando il terremoto ha colpito la città di L’Aquila, Save the Children Italiaha deciso di intervenire per prestare supporto ai bambini, alle bambine eagli adolescenti sia della città che di altre realtà locali ugualmente colpitedall’evento, applicando le procedure e gli standard messi a punto dallaSave the Children Alliance e sfruttando così le competenze chel’organizzazione ha maturato operando in altri contesti di emergenza.Grazie alla collaborazione di esperti e alla prassi già sperimentata a livellointernazionale, lo staff dell’organizzazione si è adoperato per adattare leattività realizzate alla realtà locale, cercando in questo modo di fornire unarisposta che fosse il più possibile efficace e adeguata al contesto specificodi un’emergenza sul suolo nazionale. Ciò che ha caratterizzato l’interventoè l’approccio non assistenzialista con il quale sono state definite erealizzate le attività di supporto rivolte ai bambini e agli adolescenti, cosìcome le azioni dirette alle loro famiglie. Save the Children, infatti, opera

con un approccio di tipo partecipativo ed inclusivoche coinvolga direttamente sia i destinatari del

suo intervento, i bambini e i ragazzi, siagli altri attori della comunità,quali le famiglie, le istituzioni, ireferenti, ecc., al fine digarantire un’effettivasostenibilità e di rafforzare alcontempo tutte quellerisorse individuali ecomunitarie che possanofavorire il superamento

FOTO

: EM

ILIA

NO

CE

LLI

9

della situazione di emergenza e di crisi. Tra i riferimenti teorici del lavorodell’organizzazione, uno dei principali è la Convenzione sui Dirittidell’Infanzia e dell’Adolescenza, di cui si è tenuto conto nella definizionedelle attività proposte ai bambini e agli adolescenti, in particolare perquanto riguarda il favorire la partecipazione, la non discriminazione,l’inclusione e la protezione dei destinatari degli interventi.In questa prospettiva, sono stati allestiti degli Spazi a Misura di Bambino(Child Friendly Spaces) in quattro delle tendopoli che hanno accolto gliabitanti de L’Aquila e località limitrofe; nello specifico, gli spazi destinati aibambini e agli adolescenti sono stati aperti nei campi di Bazzano,Paganica, Acquasanta ed Ex-Italtel 1. Gli Spazi a Misura di Bambino sonoaree all’interno delle quali operatori selezionati in loco e appositamenteformati da Save the Children hanno progettato e condotto attivitàpsicosociali ed educative attraverso cui bambini e bambine, ragazzi eragazze di età diverse potessero recuperare la dimensione del gioco,quella della socialità ma anche quella educativa, venuta a mancare conl’interruzione delle scuole. All’interno dei CFS le attività, definite in strettarelazione al contesto, all’età e agli interessi dei ragazzi, hanno favorito lapartecipazione, il riallacciarsi di relazioni tra pari, atteggiamenti cooperativie di reciproco supporto, consentendo anche ai bambini e agli adolescentidi rielaborare l’esperienza traumatica del terremoto sia a livello individualeche in gruppo. Tra le attività realizzate fra aprile e ottobre 2009, nelcampo di Ex-Italtel 1 è stata proposta e condivisa con i bambini e con iragazzi la possibilità di realizzare un libro che raccogliesse letestimonianze, le parole, i vissuti di tutti. Dal desiderio di dare loro voce ènato dunque il volumetto che qui viene presentato.

L’IMPEGNO DI SAVE THECHILDREN NELLEEMERGENZETra i settori di intervento di Save the Children a livellonazionale e internazionale -educazione, salute, protezionedall’abuso e sfruttamento,sviluppo economico e sicurezzaalimentare, diritti e

partecipazione di bambini e di giovani - la risposta alleemergenze ha semprerappresentato un ambito diazione molto rilevante. Nel 2008l'organizzazione ha supportatobambini e adulti in situazioni diemergenza in oltre 40Paesi del mondo, intervenendoper esempio in seguito ai cicloniin Bangladesh e Birmania,all’uragano ad Haiti, al conflittonella Repubblica Democraticadel Congo, a ai terremoti in

Pakistan e in Cina, alle alluvioni inVietnam, Mozambico, Hondurase Bolivia. Nel 2009, Save theChildren ha prestato soccorsoai minori e alle popolazionisfollate del Pakistan, alle vittimedella carestia in Kenya, aibambini coinvolti nella guerratra Tamil ed esercito governativoin Sri Lanka e nel conflitto aGaza, e ancora alla popolazionecolpita dal perdurare della crisialimentare in Etiopia. Alla basedel tempestivo attivarsi di Savethe Children in situazioni diemergenza è la convinzione chenelle emergenze i bambini sianoparticolarmente vulnerabili edesposti al rischio di traumi fisicie psicologici, di cadere inpovertà o divenire vittime disfruttamento, abuso e violenze.Per questo, sin dalle prime fasidi un'emergenza,L'Organizzazione garantisce siaaiuti di prima necessità - cibo,acqua potabile, tende, kit igienici– sia interventi di protezione deiminori, come l'allestimento dispazi a misura di bambino einterventi di ricongiungimentofamiliare.

FOTO

: RIC

CA

RD

O V

EN

TUR

I/CO

NTR

AS

TO

LE TESTIMONIANZE DEI RAGAZZI

12

L'ESPERIENZA DI SAVE THE CHILDREN A L'AQUILA

L’arrivo nel campoDopo il terremoto ho preso la macchina e siamo andati a vedere i mieiparenti e poi ci siamo fermati con la macchina in questo piazzale. Ilgiorno dopo siamo andati a casa e papà ha dovuto prendere a calci laporta, per prendere un po’ di vestiti. Poi zio ci ha portato la roulotte.Mamma mi ha detto che sarei andato dai suoi amici a Rieti e là sonorimasto una decina di giorni. Là ho sentito qualche scossa ma ilpomeriggio uscivo a giocare a pallone e stavo in giro...insomma quelloche faccio qua. Quando sono arrivato qua guardavo la televisione,stavo sempre in roulotte. Per fortuna ho conosciuto Carmine, Diego egli altri, abbiamo cominciato ad andare al mare insieme. La cosa bella èstato fare amicizia con loro e penso che questa amicizia durerà anchedopo.All’inizio ho avuto problemi con mamma perché stavo fuori fino atardi... d’estate faccio tardi la sera e lei lo sa, ma all’inizio non era estatee lei non era a abituata. Non si fidava delle persone con cui uscivo, poiha capito che erano bravi ragazzi e ora è tranquilla.

Oggetto rappresentativo di questa esperienzaSe devo pensare ad un oggetto dico Save the Children. Quando sietevenuti voi quattro a parlare, a dire che lunedì alle 5.30 c’era la riunioneper parlare per dire cosa è successo...io ho fatto tardi perché stavo ascuola. Avendo fatto amicizia, essendoci conosciuti meglio, mi sonoaffezionato a voi. Una delle due fortune è stato incontrare voi. Oraabbiamo preso più confidenza e oggi vi ho detto di andare a mangiarela pizza tutti insieme.

Che ti manca della vita di prima?La vita di prima...oddio! Sono stati più importanti ‘sti quattro mesi quache tre anni a scuola. Gli altri facevano battute su di me, mi davanosempre torto. Qua mi trattano come una persona normale.

Sulla vita praticaIn roulotte non ci sto mai! Mamma si lamenta che non sto mai a CASA.Ma che faccio in roulotte? Oggi non ho portato i vassoi con il pranzo esi è arrabbiata! Poi abbiamo parlato della scuola. Non riapre quella cheavevo scelto io: scienze motorie. Forse farò le industriali. L’alberghiero ètroppo lontano...tra il viaggio la mattina e quello all’ora di pranzo e poii compiti...quando faccio le mie cose? A mamma ho detto che ci devopensare. Dopo il terremoto non riaprono scienze motorie, non ci sonoiscritti; questa è una cosa negativa del terremoto, mi complica un po’ lavita.Casa mia è classificata B, ci vogliono dei lavori. Voglio tornare a casa.Mi manca il mio bagno, la mia doccia, la mia camera, latelevisione...quella non ce l’ho più perché si è rotta. Qua devo fare 1km per farmi la doccia.Qua è una specie di vacanza: esco, rientro, riesco, torno tardi...perfortuna che ho conosciuto gli amici!

Quella notteIl terremoto non l’ho sentito. Mi ha svegliato la caduta della televisionee poi mia mamma che ha iniziato ad urlare.Alcune persone hanno detto che avrebbero fatto altre scosse forti permetterci paura. Mandavano messaggi con scritto che Giuliani avevadetto che avrebbe fatto una scossa. Non può essere qualcunodell’Aquila. Lo prenderei a schiaffi.Chi non ha sentito il terremoto non può capire. Quando ha fatto unascossa, quelli della Protezione Civile si sono messi a ridere “che è una

ALESSIO14 ANNI

13

scossa questa?”, ma che ti ridi! Non possono capire.Non ho paura di tornare a vivere a casa. Dopo la riparazione, casa èsicura. Per me è finita. Come dice Domenico, con ‘sta cosa bisognaconviverci. Mamma dice che a scuola non mi ci manda perché sta sullafaglia, né al cinema, né a casa da solo. Volevo prendere un paio dipantaloni e mi ha fatto accompagnare da papà. Mia zia quando sente ilterremoto si mette a piangere e urlare, prende mio nipote e anche lui simette a piangere.Se abitui un figlio così si abituerà sempre così per questo fatto. Quella notte mi ha messo paura ma è passato. Come certa gente che si è trasferita...perché? Mamma mi ha chiesto “Ce neandiamo?” “No mamma!!! Se tutti se ne vanno, L’Aquila la chiudiamo.Mamma! L’Aquila non riparte!”. Se ragioniamo così non riparte.

Il centroPrima al centro uscivo con gli amici, facevamo gli stupidi, fischiavamo alleragazze che passavano. Del centro mi mancheranno di più i portici di sanBernardino. Lì avevamo il nostro posto fisso.

Cambiamento genitoriMamma non è cambiata molto. È più incavolata del solito, però. Con mianonna che non vuole la badante.Mio fratello di 26 anni si laurea a luglio prossimo. All’ultimo esame hapreso trenta. Dopo un brutto periodo, è stato lasciato dalla fidanzata. Oraabita a Montereale con la nuova ragazza.

Uscita dal campoNon mi è piaciuto per niente, preferirei la tenda all’hotel, dove mi stannotutti antipatici. All’inizio ero triste, ora un po’ di meno, continuo a vederegli altri, mi ci sento per telefono.

Quella notteStavo dormendo beatamente, appena ha fatto la scossa ho creduto chemi stava svegliando papà e che muoveva il letto. Appena svegliato misono messo sotto le coperte dalla paura. Papà mi ha preso e mi sonomesso le scarpe...mannaggia! Le scarpe con i lacci. Siamo scesi e poisiamo andati in macchina e da mio cugino. Lì c’erano i miei cugini.Abbiamo passato la notte in macchina. Mi ricordo i rumori di tutte legrappe di mio padre.

Arrivo al campoAl campo c’erano le tre tende della mensa e dei signori della ProtezioneCivile mi hanno offerto gli ovetti. Io sono stato uno degli ultimi adarrivare perché ho passato le prime due settimane da mio zio.

Aspetti positivi e negativiDi negativo al campo c’è solo il bagno, poi invece ci sono tanti amici enon si mangia così male. Per primo ho conosciuto Slavic, dopo Fabrizia.Slavic stava con i clown e ci siamo messi a fare dei passaggi con lepalline. Mi ricordo bene la festa hawaiana perché io sono arrivatoall’ultimo momento. Abbiamo mangiato e tutti i maschi con le collane coni fiori, non vedevo l’ora di tornare al campo, dopo un po’ di giorni.

L’uscita dal campoL’uscita è stata dura perché era la casa dove ho mangiato e dormito persei mesi. È stata più dura lasciare il campo, più di casa mia, perché acasa ci tornerò, al campo no.

Andrea d.p.11 anni

14

L'ESPERIENZA DI SAVE THE CHILDREN A L'AQUILA

Va bene, il terremoto ha distrutto un po’ tutto, però grazie a Save theChildren, che ci hanno un po’ ravvivato e che avete fatto i lavorettiinsieme a noi, ci avete fatto stare tanto bene.

La vita nel campoCerchiamo di passare le giornate: a giocare a calcio, a basket, apallavolo o ci arrangiamo e giochiamo con i giochi nostri chec’avevamo.

Come ti sentiDa una parte sò contento che ho fatto le amicizie qua al campo eanche che ci sta della gente che cerca di aiutare, tipo che riesce a farpiù o meno dimenticare il terremoto, la cosa che è successa la fa piùdiventare un gioco.

L’arrivo al campoSono arrivato, stavano a montare le tende, stavano a montare tutto. Laprima amicizia che ho fatto è stata Massimo. Io stavo a giocare con miocugino e lui mi ha detto “Gioca con me”, che mio cugino stava a fàstorie che voleva la palla. “Gioca con me e giochiamo insieme”. Daquello siamo diventati tanto amici.

Prima dove staviIo ho fatto il terremoto, stavo fuori di casa e dormivo in macchina.Sono stato i primi due giorni a dormire in macchina e ci siamoarrangiati là fuori pure a cucinare e dopo però per fortuna abbiamogirato e abbiamo trovato ‘sta tendopoli. Io stavo con mamma, papà emio fratello e dopo c’erano anche nonno e nonna.

Quella notteStavo al letto e ho sentito tutti i piatti che cascavano e vedevo latelevisione, siccome io ce l’ho su un piedistallo davanti al letto, vedevoche traballava ma non cascava e da là sono rimasto così dentro al letto,perché avevo troppa paura. Per esempio, quando risento il terremotomi metto sempre paura.

Sentimenti Qua al campo il terremoto non si sente tanto. Certe volte quasi me nescordo che ha fatto il terremoto, sto con gli amici e con voi e unodimentica. Però dopo ci ripensi.

FuturoSpero che rientrerò a casa perché voglio andare a dormire a casa. Casamia è B, c’ha delle cose fuori che non permettono di entrare, ma speroche me la riaggiustino.

La scuolaDevo fare la prima media alla Patini e praticamente è l’unica scuola,diciamo, agibile all’Aquila, però la palestra non ci sta più ma miaccontento lo stesso.Qua certe volte ce se ne dimentica che ha fatto il terremoto, puregrazie ai comportamenti della gente; invece di pensare come sta la casati dice come stai tu e non parla del terremoto; però tu ci devi pensareper forza perché alle tendopoli vedi le tende, quindi ci ripensi.

Oggetto rappresentativo dell’esperienzaL’oggetto che rappresenta questa esperienza è un pupazzo che sichiama Geppo, quello là me lo sono portato dal primo giorno alla

ANDREA P.11 ANNI

15

tenda, perché a casa stava sempre sul letto. Geppo è un pagliaccio conil naso rosso.

Una cosa positiva La cosa positiva è che ho conosciuto gli amici, che penso che non avreimai potuto conoscerli se non faceva il terremoto, e dopo qua conosci lagente e ti impari a vivere la situazione.

Una cosa negativaLa cosa negativa è che ci sta sempre il terremoto che uno non puòrientrare alla casa.

Quella notteLa prima notte ho dormito in macchina con un po’ di paura e un po’d’ansia nei confronti dei familiari che non ho visto.

Arrivo al campoDopo un giorno sono venuto qui al campo. È stata un’avventura nuova,ho conosciuto nuove persone, ho provato la sensazione di dormire intenda.

Che cosa manca della vita di primaMi manca la scuola ma non studiare; mi mancano gli amici, leprofessoresse e soprattutto mi manca fare lo sport (rugby, piscina,calcio) e gli allenatori che mi sostenevano quando giocavo.Da un lato il terremoto è stato meglio perché mi ha fatto conoscerenuovi amici e mi ha distratto da delle preoccupazioni come i voti dellascuola. Mi sono sentito bene quando abbiamo fatto il musical , che harappresentato un momento bello in cui mi dovevo impegnare almassimo per rendere la gente orgogliosa. Mi sentivo il re del palco,stavo bene perché la gente mi acclamava.Mi sono sentito felice anche quando sono venute delle persone dellaProtezione Civile molto simpatiche che facevano divertire la gente.

Tutto comincia in un giorno d’estate, era il 27 agosto del 2009 e a meerano tornate in mente tutte quelle cose brutte che erano successe. Se volete ve le elenco.La prima è stata quella notte quando tutti gli allarmi delle case vicinoalla mia non smettevano di suonare ed io stavo impazzendo perchéquando ha cominciato a tremare la terra io ho pensato: “Finiscesubito!”. No, invece a sentire che non finiva, ho sentito nel mio cuoremolte brutte sensazioni.Dopo di che con i miei genitori siamo andati a vedere la casa di miazia e lì mi sono commosso, ma non per la casa distrutta, ma per ilfatto che il terremoto per me è stato come un piccolo trauma. Poiabbiamo deciso io e la mia famiglia di andare al campo di tende ExItaltel 1. La prima amicizia che ho fatto è stata con una ragazza dinome Fabrizia, che siccome piaceva ad un ragazzo, tutti quanti gli altriragazzi si sono vergognati e allora mi sono fatto avanti e ho detto “Civado io”.Poi ho conosciuto i ragazzi di Save the Children con cui abbiamo fattotantissime esperienze. La mia preferita è stata quando abbiamo fatto ilmusical “Dal caos al debutto”, dove si ballava, si recitava e se volevipotevi cantare. Con la Save mi ci sono spisciato dalle risate. Ma lo devoammettere, non mi pigliate in giro, ma io con la Save e per i discorsiche mi hanno fatto, io qualche volta mi ci sono messo a piangere. Io per oggi ho finito, spero che vi piaccia...al prossimo libro...ciao.

daniele13 anni

16

L'ESPERIENZA DI SAVE THE CHILDREN A L'AQUILA

Arrivo nel campoQuando sono arrivato nel campo stavo con mamma e mia sorella. Zia ezio.Stavano montando le tende. Non mi piaceva molto. La prima sera cheho dormito sono stato male. Avevo paura.Adesso il campo è più bello. C’è il tendone (mensa), c’è più gente, cisono più roulotte. Ho conosciuto dei bambini e ragazzi.

Che fate durante il giorno?Andiamo in giro, parliamo, andiamo in bici. La cosa che mi piace di piùè andare in bici e ballare la break dance. Mi è piaciuto fare un musical,si ballava, si facevano delle recite. Il pubblico ci ha applaudito. I mieigenitori mi hanno detto solo bravo.

Vita prima del terremotoPrima era bella. Andavo in giro con gli amichetti, andavo a casa con gliamichetti, facevo uno sport: calcetto. Ancora lo faccio. Un po’ mi mancafare queste cose.

Se potessi esprimere un desiderio?Non ce l’ho un desiderio.

A settembre?Farò la terza elementare. Non rivedrò i miei amici e le mie maestreperché prima andavo a Santa Barbara e ora vado a Madonna dellaStrada perché sta più vicino a casa.Sono tanto contento che tornerò a casa, lì ci sono i miei giocattoli.

Quella notteQuella notte stavo con Emanuele a parlare di Marylin Manson epensavo che si era incazzato quando ha fatto il terremoto delle 11perché parlavamo male di lui. Eravamo abituati. Alle 12 torno a casa eripasso per il compito del giorno dopo. Alle 3 mi sveglio, ero nel letto,rimango là per tutta la durata. Sul momento meglio rimanere qua. Nonmi aspettavo che fosse successo un casino del genere. Non si eranofatte crepe. Nella mia camera non era cascato nulla. Mi alzo, vedo che imiei stanno bene. Decidiamo di uscire. Al secondo piano c’era tuttapolvere. Al primo piano c’erano cm di mattoni. Abbiamo visto la casasenza i muri. Uno pensa: “Che faremo dopo”. Eravamo preoccupati perandare avanti. Abbiamo chiamato la gente, le linee erano intasate.Abbiamo fatto un giro in macchina e abbiamo avuto l’ulterioreconferma dei danni, case crollate. Abbiamo passato il resto della nottein macchina. Siamo andati in hotel a Roseto. La prima settimana aParma da un amico mi sono rilassato. Poi sulla costa non ero propriotranquillo.

Vita al mareA Roseto i primi tempi è stato abbastanza bello, c’erano tutte personedell’Aquila. Nelle giornate di pioggia era morto, noioso, andavo ascuola per occupare il tempo. Ci hanno fatto stare bene. Finita la scuolaman mano sempre più gente andava via o perché le case erano agibilio perché si trasferivano. C’erano persone normali, i turisti eranoamichevoli, ci facevano uscire con loro. La cosa importante è trarre ilbuono da ogni situazione. Ho imparato che non ti devi deprimere.Quando tornavo a L’Aquila non era come prima: non ci sono posti, ilcentro prima era affollato. È stata dura lasciare L’Aquila, ma sei costretto

DAVIDE CE.8 ANNI

DENNIS15 ANNI

17

e non hai altra scelta. Ho preso alcune cose mie, sono salito, horischiato. In albergo mi è mancato lo spazio, la privacy, eravamo in tre in unastanza, mi è mancato l’ozio sul divano, guardare la tv, andare a dormirequando volevo, la libertà, la possibilità di uscire. A l’Aquila, mi piacevaandare alla Villa. Ci sono tornato, ma non è la stessa cosa. Mi sonomancati gli amici, alcuni ancora non li rivedo, uno si è trasferito aPescara, mi mancherà tantissimo. Non avevi una sicurezza con gli amicia Roseto. Andavano e tornavano.Ho imparato molto, ad organizzarmi; entrando in contatto con la genteimpari cose. C’è un amico in albergo che sta finendo l’università dimatematica, mi ha insegnato la matematica, l’inglese. Ho imparato adadattarmi e forse non avrei mai imparato senza questa cosa; mi èservito a molto.

Uscita dal campoPer i miei amici è stata traumatica, perché erano molto attaccati.L’impressione che ho avuto è stata come la perdita di una persona.Facevano foto al campo sgombro e sembrava un funerale. È statotraumatico anche se dal punto di vista oggettivo andavano in un postomigliore.

Cosa diresti ad un ragazzo della tua età che non ha vissuto questaesperienzaI ragazzi dovrebbero sapere che più che i danni del momento è bruttoil dopo, le conseguenze morali. Ho cambiato modo di pensare su tutto:viversi le cose che capitano, viversi la vita, ci tengo di più ad essereinformato. Prima del terremoto nessuno amava L’Aquila, neanche noi.Ora tutti si comprano la maglietta. Ora mi rendo conto che è casa mia.

Quella notteNon mi ricordo tanto. Con le prime scosse mi sono addormito vestitosul divano. Poi alla botta la corrente non se ne era andata. Ho aperto laporta e ho strillato “ooohhh”. Siamo usciti fuori. Abbiamo chiamatopapà che dormiva a San Giacomo. Siamo partiti in sette in macchinaperché papà non rispondeva. Per L’Aquila pareva che era scoppiata laguerra. Casa pensavamo che era crollata, troviamo papà in mutande chesi metteva il giacchettino da lavoro. Prima piangevamo, ma a vederepapà così vestito siamo scoppiati a ridere. Mamma ha detto a papà:“Dove ce l’hai il telefono?”. Papà ha risposto: “Ha tirato ‘na botta”.Siamo partiti io, Carmine e papà con la Uno. Siamo andati dallacomare. Siamo andati a San Bernardino a prendere un signore che è difamiglia. Se sentano quelle botte. Siamo andati alla Guardia di Finanzae ci siamo fermati davanti ad una casa crollata per vedere se c’eraqualcuno. La mattina siamo andati a casa e abbiamo montato untendone. Abbiamo fatto pure il bagno. Sto tendone era leggero. Loabbiamo legato al trattore, alla macchina. È venuto mio cugino cheabitava di fronte al tribunale e siamo andati a mettere da mangiare alconiglio.

Arrivo al campoAl campo siamo arrivati il terzo giorno. C’erano solo un po’ di tende.Carmine ha aiutato a montare pure la nostra. Ho pensato...non miricordo.

Aspetti positiviHo fatto nuove esperienze, amici. La prima persona che ho conosciuto

DIEGO16 ANNI

18

L'ESPERIENZA DI SAVE THE CHILDREN A L'AQUILA

è stata Fabrizia. Le ho chiesto se mi faceva un disegno e ha detto si.Nella mia tenda abbiamo dormito tutti insieme. Mi è piaciuto. Tuttiriuniti. Ci siamo uniti ancora di più.

Aspetti negativiNiente di che, qualche litigata. È stato tutto positivo.

Uscita dal campo.Mi è dispiaciuto tanto. Da una parte ero contento di riprendere leabitudini, dall’altra non vedere più voi è brutto. Mi manca stare tuttiuniti. Ora anche se ti pigli un gelato non è più come prima, ma si deveandare avanti, bisogna mettere fine a ‘sta storia.

Cosa ti ha insegnato questa cosaQuesta cosa mi ha insegnato che se perdi delle persone puoi andareavanti... pensavo che era più difficile, però ce la sto facendo anche semi dispiace. Rimpiango che il giorno prima ho litigato con la miafidanzata Micaela che è morta alla Villa.

Quella notteInizialmente ero a casa quando ha fatto la prima scossa, non me losarei aspettato. Siamo andati in piazza, c’era un botto di gente e puregli studenti davanti casa. Dopo un’ora abbiamo detto: “Rientriamo”.Quando siamo rientrati stavo a parlare con mamma e ha fatto laseconda. Sono risceso senza nessuna intenzione di risalire. Tanta lapaura che non ho preso niente. È venuto pure Angelo in piazza, siamoandati da zia e abbiamo scelto di dormire in macchina. Non riuscivo adormire, mi sono messo le cuffiette e poi mi sono addormentato.Quando l’ha fatta mi sono svegliato ma non ho realizzato subito. Mi èrimasto impresso un palo della luce, che se ne è andata. Appena finitala scossa siamo andati da nonna e si vedeva poco; sembrava nebbiainvece era la polvere delle case che avevano ceduto. Non miimmaginavo quanti danni avrebbe fatto. Ho visto una casa che cadendoha bloccato la via. Arrivati da nonna, ci siamo messi a dormire inmacchina e le scosse continuavano. Zia ogni tanto accendeva ilriscaldamento della macchina.

Arrivo al campoQuando sono entrato al campo non sapevo cosa dovevo pensare.L’unica cosa era: “Dove siamo finiti, cosa facciamo, comecontinueremo”. Non è stato facile. Ci siamo ritrovati dall’avere una casapropria a stare in un campo a dover condividere tutto con tutti.

Che cosa mancaMi mancano un sacco di cose, il modo in cui vivevo. Prima uno sialzava, andava a scuola...Per quanto riguarda la privacy stavo meglio. Le maniere, i modi. Dicasa mi manca mettermi a fare le peggio merende mentre mi guardavola tv.

Vita pratica: aspetti negativiGli aspetti negativi della vita sono la scomodità, la perdita della privacy.Una delle peggio cose è il caldo che prima non si soffriva.

Vita pratica: aspetti positiviNon è come prima, tu esci dalla tenda, hai gli amici che ti sostengononei momenti difficili e bla bla.

EMANUELE15 ANNI

19

Oggetto rappresentativoDal computer ad un pezzetto di stoffa che mi ricorda le tende, tutto miricorderà questa esperienza.

Il futuroImmagino che una volta smantellato il campo andremo a vivere nellecasette di legno. La vita sarà più o meno quella di prima. L’unica cosanegativa è che noi verremo divisi, chi da una parte chi dall’altra.

Uscita dal campoOrribile. Vissuta da tutti noi come una cosa brutta. Inizialmente per noiera come se le strade si dividevano. Poi ci siamo ricreduti, la Save ècontinuata ad andare avanti. Il campo è dove hai fatto tutte leesperienze con i tuoi amici. La gente ti diceva: “Dentro le tende nonsi poteva andare avanti”. Io personalmente ci avrei passato l’inverno. Iproblemi che all’inizio parevano essere grandi, come passare inaccappatoio davanti agli altri, con il passare del tempo sono diventatiun’abitudine, sembrava normale. Ora come ora, molte cose miricordano la tenda e quello che abbiamo passato là. Se mi dovessecapitare una canzone là ti viene nostalgia, pure mò la vivi in mododiverso. Potrebbe darsi che ora stai più comodo con il bagno a duepassi mentre lì dovevi uscire dalla tenda, ma sono cose che non tiimportano. Verso la fine si cominciava a vivere... è stato sempre piùbrutto perché erano gli ultimi giorni. La Protezione Civile cominciavaa smontare le tende disabitate. Qualche volta ripasso ancora al campoe la cosa che maggiormente mi chiedo è...vederlo vuoto è come senon te ne fai una ragione. E comunque ti ricordi tutto quello passato;in fin dei conti è come se non lo avessero smontato, quello è e quellorimane. Un’altra cosa che ti manca è che uscivi dalla tenda e avevisempre le stesse persone vicino; era il nostro “villaggetto”, uscivi,mangiavi, andavi alla Save e rientravi solo per dormire. Passavi legiornate a fare lo stupido con gli altri, questa è un’altra cosa che timanca.

Cosa diresti ad un ragazzo della tua età che non ha vissutoquesta esperienzaIl terremoto è stato terribile però ha portato con sé aspetti positivi,come quello del vivere in un campo assieme a persone conosciute lì econdividere con loro le migliori esperienze...già vivere in un campo èuna nuova esperienza, inizialmente non molto bella...ma quello che cisuccede all’interno è tutta un’altra storia...e quindi anche se ilterremoto è stato peggio di tutto questo, senza di lui non ci saremmoconosciuti...la Save e gli altri...Mò sto alla Guardia di Finanza e anchese sotto alcuni punti di vista lì si sta meglio, mi manca comunque lavita di prima, ma porterò sempre con me il ricordo del campo ExItaltel 1...

Quella notteCi siamo messi a dormire tutte e tre, io, mamma e Giorgia. Ci siamomesse con il letto vicino alla porta perché avevamo paura di un mobile.Mamma non ha chiuso la porta blindata. Appena svegliata strillavo,istintiva come cosa. Mamma e mia sorella si sono vestite. Mi sonomessa le scarpe per cercare Giotto, convinta che fosse morto. Ma eradietro, me lo sono messo in braccio. Sono scesa per le scale, il muroera sulle scale. Ci siamo allontanate verso Onna convinte fosse meglio.C’era nebbia, non sapevamo che era la polvere delle macerie. Misembrava strano che da Onna non uscissero macchine e persone. Alla

FABRIZIA14 ANNI

20

L'ESPERIENZA DI SAVE THE CHILDREN A L'AQUILA

stazione c’era un signore che spostava i sassi. Per qualche ora abbiamogirato a vuoto. Poi non mi ricordo, abbiamo girato per far passare iltempo.

Arrivo al campoSono arrivata l’8 aprile, due giorni sono stata a Rieti. Non mi ero resaconto della situazione. Non avevamo vestiti. I primi giorni non sonostati semplici. Rimanevo sola, non conoscevo nessuno, solo qualchepersona grande. Ho conosciuto Daniele perché faceva il portavoce diun ragazzo a cui piacevo. Prima ancora Diego, perché i primi giornimamma lavorava in infermeria. Lì entra un ragazzo con i pantalonibeige, Timberland, una giacca marrone e mi aveva colpito perché avevail piercing sul sopracciglio. Lui entra e dice: “È risuccesso, mi serve lacrema, mi sono ribruciato le orecchie”. Si era bruciato con il sole e conla crema aveva le orecchie bianche. Da lì lo salutavo. Dopo tutti glialtri. L’ultimo Emanuele, dopo due mesi, perché l’ho provato aconoscere ma mi ha snobbato. Passo con un foglio per far firmare perfar rimanere una ragazza della Protezione Civile e lui dice: “Tanto misono dimenticato come si scrive, è tanto che non vado a scuola”. Lasera parlavamo di film horror e Massimo per infilarsi nel discorso dicevache pure lui li vedeva.

Aspetti positivi e negativi della vita nel campoLa situazione era difficile, ma gli amici ti aiutavano, compresi voi diSave. Appena iniziato Save abbiamo sistemato i peluches belli e brutti.È stata una cosa bella, quando ci sentivamo tristi voi eravate un puntodi riferimento e lo siete tuttora. L’aspetto positivo era che c’era purepapà in tenda per riallacciare i rapporti, ma poi è diventata una cosanegativa. La cosa brutta è che non è comodo, non c’erano le stufeall’inizio, l’acqua calda. Non conoscevo nessuno, stavo sola.

Uscita dal campoL’uscita è stata bruttissima, mamma diceva che era meglio, ma ‘steparole da un orecchio entravano...ci abbiamo vissuto sei mesi tuttiinsieme, era bello, un cambiamento troppo grande in due-tre giorni.Vedere un parcheggio vuoto non è bello. Però è ricominciata la vita, ciprovi, non si può stare in una tendopoli, per altri due mesi però...Unsacco di cose non si possono più fare, fare stupidaggini, pure volendo,saltare dai container, togliere gli asciugamani quando uno si fa ladoccia, fare lo spionaggio in mezzo alle tende e là uscivano le cose piùassurde, mancano pure le litigate.

Lunedì 6 aprile 2009 h 3:32

L’Aquila e provincia viene colpita da una maledetta scossa di 6,3 dellascala Richter...Case costruite di sabbia crollano, causando all’incirca 300 morti, i qualipurtroppo non hanno avuto la possibilità di continuare la propria vita.Altri, come me, invece hanno dovuto iniziare una nuova vita nelletendopoli. Una vita in cui non si ha una privacy, la propria intimità; unavita in cui si deve condividere tutto: i bagni, le docce, le tende, il cibo,il vestiario ecc. In quella terribile notte l’unica cosa che riuscivo a pensare era l’essereabbandonato da tutto il mondo. Mi sono sentito disperato, impauritoma soprattutto perso perché non sapevo dove rifugiarmi nelle nottifuture.Appena avvertita la scossa io e la mia famiglia, come tutti gli altri

JONES14 ANNI

21

condomini, siamo scesi nel prato davanti casa in attesa che qualcuno ciportasse notizie, cibo e acqua. La paura era tanto di stare sotto casa masoprattutto di salire per prendere qualche vestito e coperta.I primi tre giorni che hanno seguito la scossa li abbiamo passatidormendo in macchina al freddo; l’unica fonte di calore che potevamoavere proveniva dai copertoni d’auto che bruciavamo.Durante il giorno ce ne stavamo attorno al focolare della notte prima,giocavamo a carte, ci raccontavamo storie e quello che pensavamo sulterremoto. Sembrava la route dei boyscout se non fosse stato per lescosse che continuavamo ad avvertire. Era come se fossimo diventatitutti dei “geologi”perché ognuno diceva la sua: ad esempio “Questa èl’ultima scossa” o “Non ce ne saranno più”, oppure “Questa è stata del5° della scala Richter, ho il presentimento che prima o poi si aprirà laterra!”. Ed io personalmente pensavo che quello sarebbe stato il miofuturo modello di vita, era una sensazione di disperazione, perchénemmeno i miei genitori sapevano che fare. Quei giorni resterannoindelebili nella mia mente, ma anche quelli che sto vivendo ora. Dopo itre giorni trascorsi in macchina, mi sono trasferito nel campo Ex Italtel1. Inizialmente questo campo era gestito dalla Protezione Civile delgruppo lucano, il quale si occupava delle cose pratiche come ilmontaggio delle tende, la distribuzione del cibo, la pulizia del campo...Noi residenti ci sentivamo esclusi perché nessuno si occupava di noinegli altri momenti della giornata: nessuno organizzava attività per noiragazzi e non scambiavano parola con noi residenti, perché c’eranodelle necessità fondamentali che non potevano trascurare. Dopo un po’di tempo è venuta un’organizzazione che si chiama Save the Childrenper organizzare qualche attività per noi ragazzi ma anche per i bambini.Così passiamo del tempo con loro. Penso che non sono l’unico ragazzoche si trova bene con questi quattro operatori perché se non ci fosserostati sarebbe stata una desolazione e ci saremmo sentiti soli. Le attivitàprincipali che facciamo sono giocare a pallavolo, calcio, basket, lettura.La cosa più semplice ed inaspettata è stato un semplice torneo difreesbee che per me è una cosa nuova che ho imparato. Ovviamenteperò non tutto era facile, abbiamo passato un brutto periodo in cui nonfaceva altro che piovere e quindi al campo tutto era un disastro. Lapioggia portava tanta tristezza e disagi, per esempio per mangiaredovevamo stringerci tutti in quattro tende. Con questo fenomenonaturale era difficile organizzare attività e quindi tornava la noia. Ma noinon ci facevamo fermare da una dannata pioggia. Dopo questo periodoè subentrato il problema del sole. Nelle tende c’era un caldo terribile, icondizionatori ancora non arrivavano e in quel momento mancavanoanche gli ombreggianti. Sembravamo proprio dei disperati: c’è genteche ha perso lavoro e casa, alcuni che hanno perso delle persone carecome familiari, amici, ecc. Abbiamo perso anche il nostro punto diriferimento, il centro storico, però ora andiamo al centro commerciale,anche se non è lo stesso. Il centro storico è molto più bello e ampio,perché ci sono dei buoni nascondigli, per fare uno degli esempi piùbanali. Prima, io disprezzavo la vita in casa e infatti non ci volevorientrare. Ora ho capito che tutto quello è una cosa più importante,cioè nessuno deve disprezzare ciò che ha, perché un giorno se nepentirà come me. Stando al campo, ho perso le mie abitudini, quelloche adoravo di più è lo stare ai fornelli; spesso a casa cucinavo io edalle facce sembrava che piaceva a tutti. Nel campo, invece, la miapassione era stare al bar che avevano messo su, però sapevo che mimancava qualcosa e questa cosa non la sono riuscito a capirenemmeno ora. Sfortunatamente adesso il bar è stato chiuso e non hoaltro modo per coltivare la mia passione.Uno dei disagi maggiori che ho subito è stato di dovermi preparare pergli esami di terza media; studiare al campo era pesantissimo per il caldo

22

L'ESPERIENZA DI SAVE THE CHILDREN A L'AQUILA

di quei giorni e per la difficoltà di trovare un posto tutto mio etranquillo per potermi concentrare. Nonostante tutto sono riuscito asuperare questo ostacolo e ora penso alla scuola futura. Ma nella vitadel campo non ci sono solo cose negative, una cosa che ho notato èche si è creato un legame speciale tra noi ragazzi. Siamo più uniti, ciaiutiamo uno con l’altro. Se uno di noi subisce un torto noi andiamo indifesa dell’amico. La particolarità dei legami di amicizia nel campo èche non hanno età; perché quando eravamo a casa si tendeva a starecon i coetanei mentre qui l’età non conta e stiamo tutti insieme,sembriamo quasi una famiglia allargata. Oltre al legame con i ragazzidel campo c’è anche il rapporto con i volontari della Caritas. Loro sonoarrivati verso i primi di luglio ed il loro compito era soprattutto di starecon noi del campo. All’inizio li ho giudicati un po’ invadenti, ma comeil detto dice: “l’abito non fa il monaco”. Si sono rivelati simpatici,divertenti, pazienti, rispettosi. Con alcuni volontari si è creato unrapporto speciale di collaborazione, affetto e amicizia, una cosaveramente inaspettata di cui sono soddisfatto. Se devo essere sincero,ho un po’ paura di essere preso in giro perché penso che i legami chesono nati qua possono scomparire e che tutte le persone che conoscosi dimenticheranno di me; è facile stare bene nel campo, prometteretanto e poi al primo ostacolo, come quello della distanza, scappare. Daun lato sono quasi sicuro che questo possa succedere, ma in fondo hola speranza che alcune amicizie vengano mantenute e si rinforzino.

Uscita dal campoMi è sembrata brutta. Quando hanno smontato tutto, tutti con le valigieverso le macchine, quando hanno smontato la Save. Ora non cisvegliamo più insieme. Mi manca condividere le cose con gli altri,all’inizio sembrava brutto condividere, ora mi manca. Adesso ciassegnano le casette, ognuno avrà il proprio bagno così non devi faremezzo km per andare al bagno. Passare davanti al campo vuoto mi fapensare ai momenti sia brutti che belli.

Mi è piaciuto il campo, sono andato in bici; mi è piaciuta la Save edormire in tenda, giocare con i bambini della mia età. La mia famigliasta ancora tutta insieme dopo il terremoto e questo mi piace. Mi èdispiaciuto andare via dal campo perché non posso più andare in bicicon gli amici.

Quella notteSono uscito dal bagno e sono andato a guardare la tv e papà mi ha detto“Vai a dormire che è tardi”; mi sono messo a letto, ho giocato un po’ allecarte e praticamente quando le ho posate sulla scrivania ha fatto questascossa. Mamma mi ha cominciato a chiamare, io ho preso le mie scarpesenza calzini e sono andato da lei in pigiama. Lei mi ha chiesto se leandavo a prendere un giubbotto e io gliel’ho preso. Poi ci ha fattoscendere, però la porta non si apriva perché era rimasto incastratoqualcosa e quindi ha fatto un po’ di forza e l’ha aperta. Poi ci ha preso lamano e ci ha fatto scendere veloci. Poi siamo rimasti tutta la notte svegliio e mia sorella. Mia madre stava a parlare con gli altri fuori, mentre ognitanto faceva qualche scossa. Stavamo davanti casa in una strada nuovadove non era pericoloso. Siamo stati là un giorno ad aspettare. Ad uncerto punto abbiamo deciso di andare ad un campo. Mamma è venuta aprendere residenza qua. E siamo venuti tutti qua. Una signora dellaProtezione Civile ci ha accompagnato alle tende 15 e 16.

MARCOLINO 5 ANNI

MASSIMO11 ANNI

23

Nei primi giorni non c’era ancora il tendone mensa, non c’era niente,vedevo camion che venivano e questi qua avevano montato le tendee stavano a mettere i lettini e robe del genere. Però i letti ce li siamofatti noi. Abbiamo incominciato a metterci nelle tende. Io mi ero presotutte le comodità. Dopo un po’ di giorni, visto che mia zia avevarecuperato un pallone, giocavo con quello. E poi un giorno stavopassando per qua e ho visto l’area bambini dove però si potevanoancora prendere i giochi. Ho preso qualche gioco, tipo spade, qualchegioco da ninja perché non c’avevo niente. Poi ho preso qualchepupazzetto. Con quelli mi ci diverto di più. Un giorno sono andato almagazzino e ci ho trovato le Micro Machine. I primi giorni si gelava difreddo, mi imbottivano di coperte, per uscire la mattina dovevo fare isalti mortali perché c’era proprio un muro che mi aveva sepolto, comein mezzo alle macerie ricoperto. I primi giorni non conoscevonessuno. Andrea P. è stato il primo che ho conosciuto, lui stava agiocare col pallone da basket e io con quello da calcio e il cuginovoleva giocare col pallone e piangeva perché non ce lo voleva fàgiocare. Allora io gli ho detto “Giochiamo, così lui non piange” e cisiamo conosciuti. Poi di sera quando stavo andando a mangiare hoconosciuto Slavik, Valerio e Daniele mentre giocavamo a schiacciacinque. Poi il giorno uscivano e giocavano. Poi Andrea doveva andare al mareperché la madre doveva trovare un lavoro e non è che tornavasempre. C’era prima un signore grasso che era andato al Sebach e noigli abbiamo tirato la pallonata e poi siamo scappati. Poi Andreadoveva andare al bagno e gli ha aperto la porta e questo è uscitotutto arrabbiato e ci voleva menare. Slavik si stava allacciando lescarpe e questo ha provato a dargli uno schiaffo ma lui è riuscito ascappare.Poi il giorno dopo mi sono svegliato e questo qua se ne era andato eeravate venuti voi del Save e ci avevate detto il pomeriggio venite quaal Save e noi siamo venuti. Mi ricordo che c’erano Marta e Domenicoe stavamo, visto che le femmine volevano giocare a pallavolo e imaschi a calcio io sono andato a prendere il mio pallone e abbiamogiocato a tedesca. Poi io me ne sono dovuto andare. All’inizio non mi stavate tanto simpatici e poi mi stavate sempre piùsimpatici e robe varie. Poi facevano robe creative, percorso a ostacoliuna volta. Ci avete accompagnato in questo problema fino ad oggi. Ciavete fatto fare gite e tante altre cose. Voi siete stati un modo per....iovi sono molto riconoscente. Ci avete fatto fare musical e tante altrecose. Il musical è stato quello che mi è piaciuto di più perché èvenuta la Rai, noi pensavamo che era solo gente del campo. Non sose erano molto emozionati pure alla fine. Ero molto emozionato primache iniziasse. Mi ricordo che prima che iniziavo ero andato a Maranacon Emanuele e io dicevo alla mamma: “Andiamo, dobbiamo fà ilmusical”. Ho conosciuto nuovi amici, la vita mi è cambiata perché inclasse mia era sempre la solita storia. Andavo a scuola, la domenica eil sabato di pomeriggio quando era festa, andavo in giro con gli amiciper giocare a Metal of Conor. È un gioco per la play station con learmi, lo facevamo come se lo facevamo noi. O a nascondino. Tantigiochi. Ma Metal of Conor era il preferito. L’ultimo giorno che ho vistoi miei amici è a Madonna fore e poi è successo tutto il terremoto. Inquesti giorni ho conosciuto sempre nuova gente. Con alcuni mi citrovavo bene e con alcuni male. A volte facevamo partite di calcio eanche di pallavolo. Lì ho imparato a battere. Non è che batto tantobene, ma un po’ meglio di prima.

Vita di primaMi manca qualche amico, la casa con i miei giochi. Prima stavo a casa

24

L'ESPERIENZA DI SAVE THE CHILDREN A L'AQUILA

mia, non uscivo mai. Giocavo con la play station o con i pupazzetti,facevo un misto, qualcuno di Dragon Ball qualcuno di Sonic, ci facevole trame. Facevo la collezione di anime e dei pupazzetti di DragonBall. Quando sono salito a casa, le cose che ho preso le carte e unregalo che mi ha fatto mia zia e le miniature di Dragon Ball, però unanon l’ho ritrovata e mi dispiace perché oltre che a giocarci le usavoanche come collezione. Il punto è che mia sorella si era fatta unborsone per un sogno e non ci aveva detto niente sennò io avreipreso la playstation. Poi potevo uscire e poteva pure crollare. Tanto acasa oltre a quello non tengo nient’altro. Però preferirei più che sisalvasse così tutti i soldi che avevano usato...era proprio nuova. Cel’aveva data per eredità un signore che aveva accudito mamma.L’avevamo finita da poco, c’eravamo andati ad abitare. Il 6 aprile stavolà. Visto che facevano ‘ste scosse dormivo vestito.Poi avevano messo un bar e uno della Protezione Civile ci facevasempre la merenda e si dispiaceva perché non le mangiavamo tutte.Un altro ci dava le cose ed era tipo amico. È’ rimasto tanto tempo aservire al bar.Qualcuno con cui mi trovo bene in questo campo è Andrea,Emanuele. Lui l’ho conosciuto una sera che abbiamo fatto l’arrostocon 4 tende, 13, 14, 15 e 16 e l’ho conosciuto. Poi una sera stavamoalla fabbrica, è venuto e ci siamo messi a parlare. La fabbrica è ilnostro luogo di culto. Lì ci ballavamo la break e ora abbiamo smesso.È inutile ballarla ora perché faccio sempre gli stessi passi. AncheAndrea pensa la stessa cosa. La cosa più bella che mi piacerebbe fare sarebbe prendere le cose,quelle che mi servono a casa e trasferirci in un altro posto erincontrare qualche amico di qua. Mi piacerebbe se rifacessero ilcentro. Ci andavo qualche volta a prendere un gelato o alla Befana,ma non mi andava. Come ho detto, stavo sempre a casa, o ladomenica a mangiare da mia nonna. Un po’ prima del terremotosiamo andati vicino al Gran Sasso, la strada era chiusa perché c’era laneve e siamo stati un po’ là e poi siamo andati da mia nonna.

La vita nel campoQua facciamo sempre la stessa cosa, giochiamo a pallavolo, calcio,faccio la tedesca. Di solito preferiscono di più giocare a pallavolo,non so perché. Mi sta piacendo un po’ di più ma non sempre mi vadi giocarci. Sò andato a calcio per due anni, fino a prima delterremoto. Penso di non riandarci perché alle medie è più faticoso epenso ci saranno più compiti anche se non li vorrei fare. Nella scuoladove vado io c’è una palestra e là possiamo giocare a basket, calciopallavolo. Se mi danno pochi compiti un hobby fuori dalla scuola.

Aspetti positiviHo conosciuto persone.

NegativiCerti della PC non mi piacciono; certi sono buoni; ma la maggiorparte non mi piacciono.Poi alcuni ci mettono più tempo a darci da mangiare e si fa la fila finofuori. Ogni settimana c’è una Protezione Civile diversa. Di solito fannorobe buone, ‘sta settimana no. Per esempio, il tacchino e la pasta colpesto. Per mangiare ci sono degli orari, se prima andavi alle 7 emezza non c’era la fila. Ieri, per esempio, la fila arrivava fino fuori. Stasettimana mettono mozzarella, roba che non mi piace.

Come si vive in tendaSi sta comodi, si sta bene. Però anche a casa. A casa mi sò

25

dimenticato come dormivo. Proprio il mio letto. Tengo solo il cuscinoche mi ricorda solo di testa come mi ci mettevo. Però preferivo di piùmettermi sopra le coperte, se faceva caldo mi scoprivo del tutto, sefaceva freddo mi coprivo tutto. Mi ricordo da piccolo stavo tutto sottole coperte perché tenevo un po’ paura e stavo a sudà come un pazzoe non smettevo più di sudare, proprio come una pioggia sudavo. Peròd’estate il brutto è che non posso fà compleanni perché gli amicistanno al mare, non ci stanno. Sono nato il 17 giugno. Manco ascuola, perché non arriva fino al 17. Non posso fà i compleanni pertutti gli amici, perché qualcuno potrebbe già essere al mare. Sòabituato a farlo a casa di mio nonno perché l’estate vado aMonticchio. L’ho sentiti i miei amici, stanno un po’ spersi per letendopoli o al mare. Un mio amico sta a Villarosa, un altro sta inroulotte. Io qua mi ci trovo bene, con gli amici qua la mattina...facciamo sempre le stesse cose, al limite ci vediamo i cartoni ilpomeriggio. Ci vediamo Marvel. Quello che non ci piace è Superman,quello è brutto proprio. I più fighi sono Iron Man, la Torcia Umana,Spiderman e Volverin. Superman, diciamo, non mi va a genio, misembra un secchione quando porta gli occhiali, invece quando èsenza porta solo una calzamaglia, poi senza occhiali uno lo dovrebbericonosce, pure dalla voce, ha salvato mille volte la stessa persona checi lavora e questa non si è accorta chi è Superman, allora questo èuno scandalo. Spiderman è un po’ più difficile, perché è solo dallavoce. La Torcia Umana... vabbè è conosciuta perché si fannoconoscere, i Fantastici quattro. Iron Man con la maschera è in unmodo e senza è in altro. Questi 4 sono i super eroi che mi piaccionodi più: Spiderman ha il suo umorismo che piglia in giro tutti i nemici,e ci combatte pure. Poi Iron Man lo vedi con ‘sta corazza che tieneaddosso che lo distrugge, mi sembra troppo forte, poi la torcia umanapuò volare ed è di fuoco e mentre sta in volo lancia attacchi di fuoco.Poi Volverin sempre mi è piaciuto, fin da piccolo. Per me è fortissimoperché tiene gli artigli tipo come spade che taglia tutto. Quandofacevano X-man io me lo vedevo, tranne tutto. Mi piace troppoperché c’è Volverin.

Un oggettoUn gioco della play station. Quello mi piace troppo! All’inizio tu, nelgioco, sei un ragazzo normale e alla scuola nessuno ti rispetta perchénon sei di nessun clan, né bulli, né fighetti. E tu questi clan, ti devibattere per prendere la fiducia. All’inizio ti vede uno e ti mena. Se erauno gli menavo, ma se erano in due provavo a menargli, mistendevano se era qualcuno palestrato, se erano più di tre ne mescappavo e quelli mi inseguivano e non mi lasciavano mai perdere.Prima volevo essere un bulletto ma vedendo sto gioco, che questoruba le bici, scassina tutto, cioè non è che voglio andare a fare quelloche fa lui, però voglio essere normale senza nessuna appartenenza diclan. Mi sò legato troppo perché è un gioco che ci stanno molte risse, segli meni o ti acchiappa qualche adulto e ti porta alla polizia o viene lapolizia. Quel gioco rappresenta un po’ la vita di un ragazzo di 15anni. E alla fine finisce in un collegio e uno vuole governare la scuolae questo lo deve sconfiggere perché pure lui la vorrebbe governare.Governare la scuola nel senso di comandare tutti i ragazzi che fannoparte. Era un casino, si sono messi tutti contro di te; con un tuoamico sei andato contro un ragazzo che era escluso. Con un’amica seiarrivato al capo, lo batti e gli spieghi come sono andate le cose. È’ ungioco un po’ da vandalo. Quando me lo sò comprato, una signora miha chiesto se facevo quelle cose e io le ho detto che ci volevo sologiocare perché l’ho visto ad mio amico e mi piaceva.

26

L'ESPERIENZA DI SAVE THE CHILDREN A L'AQUILA

Quella notteMi ha tremato il letto. Poi siamo scappati.

Arrivo al campoDopo un po’ di giorni siamo arrivati al campo perché per un po’ siamostati in hotel.

Lato positivoAbbiamo fatto il musical. Ci siamo divertiti a calcio e pallavolo.

Lato negativoLa squadra della Protezione Civile perché secondo me sono antipatici.Poi stare nelle tende. Nelle tende è più freddo e a casa è più caldo.

Che cosa manca della vita di primaMi mancano i gatti, i cani, le colombe ed i criceti. Ho paura di tornare acasa.

Vita praticaDurante il giorno vado in giro, cammino. Ho nuovi amici. Mi piaceballare. Facevo scuola di break. Non mi ricordo da quanto tempo. Sonocontento se riaprisse.

Arrivo al campoI primi giorni sono stata da mia zia al mare. Quando sono arrivata quaho fatto tantissime amicizie grazie a voi di Save the Children. Poi hoconosciuto anche qualcuno della Protezione Civile, mi sono sentitabene. La frase che mi ha stupito di più è che mia nonna è uscita da casa e hadetto: “Oh Dio mio, il terremoto è più forte della guerra”.

La notteMezz’oretta siamo stati rinchiusi dentro perché la porta non si apriva,perché le pareti si erano ristrette. Allora mia mamma con un calcio l’hasemiaperta e mio nonno con una spallata l’ha rotta. Poi siamo scappati.C’ero io, mio fratello, che è quello che mi ha fatto più pena, perché gliocchi non ce li aveva aperti, ma chiusi per la paura. Poi da sotto casasono ritornata sopra a pigliare le scarpe, un elastico per i capelli e ungiaccone. Sono scesa scalza con il pigiama, faceva tanto freddo. Iocredevo che pioveva, ma fortunatamente no. Poi mi sono preoccupataper i miei parenti, ma anche per gli amici di scuola. Una mia amicastava a Bagno, lì ci stavano molti danni e casa di mia zia è da buttà giù.È come se le case stessero sedute. Stanno incrinate dietro. Però mi sonotranquillizzata quando sono arrivata qui, perché ho conosciuto moltibambini e quella che mi sta più simpatica è Veronica. Da quel giornofin quando non ci daranno le case non mi allontanerò mai.

Vita nel campo: positivoNel campo si gioca a briscola, si fanno tipo dei tornei di pallavolo e cidivertiamo tanto. Il campo è grande e c’è molto spazio per giocarci.

Vita campo: negativoL’aspetto negativo del campo è che ci stanno troppi bambini che fannocose brutte. Ad esempio, il bar l’hanno chiuso perché di notte sonoandati a rubare tipo gli Estathè. È come stare dentro una casa solo che si sta un po’più stretti.

RICHARD10 ANNI

VALENTINA CE10 ANNI

27

Oggetto rappresentativo dell’esperienzaIl campetto di pallavolo perché prima là non c’era, quando poi l’hovisto ci stavano le porte; la sera mi ci vado a mettere, mi ci siedo, èspazioso e ci possono fare giochi con l’acqua, calcio, pallavolo.

Cosa mancaPrima del terremoto mi piacevano tanto i telefilm degli animali, poi sequa li fanno in televisione me li vedo. Devo dire che sto bene qua. Durante il giorno a volte andiamo a casa. Quando dico le preghiere la sera dico che il terremoto deve finire.

Quella notteHo preso paura. Quando mi sono svegliato si sono aperte porte,finestre, tutto. Ho sentito la gente strillare, ho visto le case distrutte,crollate a via XX Settembre. Mi sono avvicinato a Piazzale Paoli, hovisto un buco; la gente strillava. Siamo saliti su una macchina, ci siamofatti un giro per vedere come stava un’amica.

Ingresso al campoSono stato felice perché ho incontrato gli amici, ho conosciuto voi dellagrande Save. Mi piaceva venire alla Save, costruire la casetta. Non mipiaceva quando il direttore strillava: “Non sprecate l’acqua”. Quando ipiccoli rispondevano ai grandi con le parolacce non mi piaceva.

Uscita dal campoÈ stato brutto perché se ne sono andati tutti gli amici, hanno smontatole tende, tutto. Io mi sono sentito male, mi sentivo in un modo: solo!!In albergo mi trovo diverso da prima, non c’è spazio come al campo,posso solo stare in camera: è diversissimo stare in camera.

Arrivo al campoStavo a casa vicino ad un parcheggio delle macchine ed una signoravicino a noi ci ha detto che qua era libero, allora mamma è venuta edha prenotato i posti. Poi siamo arrivati io e Massimo dopo un po’ ditempo. Al campo mi sentivo più sicura e protetta perché c’era una casa adisposizione, da mangiare, la Protezione Civile ci ha aiutato tanto.Diciamo che stiamo abbastanza bene per la nostra situazione.

La notteSono scesa dalle scale a quattro a quattro, tenevo il cane in mano. Misono messa tanta paura, le signore si erano messe così tanta paura chenon volevano uscire e mamma non riusciva a cacciarle ed ha aiutatoanche mia zia; mio padre ha detto: “Scendi, scendi!”.

Vita nel campoDiciamo che io sto bene. Qualche persona si lamenta, io sto bene così;sto bene qua perché ci sta da mangià e abbastanza volte lo fannobuono; ci sta l’acqua, ci stanno le macchinette che sono una cosa inpiù, perché in certi campi non ci stanno.Il giorno sto con Valentina e gioco fuori, sennò sto in tenda perché nonme ne tiene di stare fuori senza compagnia. In tenda gioco con ilNintendo, con il cellulare, vedo la tv, rimetto apposto.

VALERIO11 ANNI

VERONICA10 ANNI

28

L'ESPERIENZA DI SAVE THE CHILDREN A L'AQUILA

Aspetto negativo vita campoQuello che non sopporto sono i bagni sporchi, la maggior parte dellevolte la gente non tira l’acqua.

Aspetto positivo vita campoNon lo so. Gioco con le altre persone, ho conosciuto altri bambini e hofatto nuove amicizie.

Cosa mancaMi manca la camera, le cose che facevo il giorno: i compiti, i collage, lescritte, di tutto. A casa hai un tavolo molto grosso, l’acqua vicino; qua itavoli invece sono piccoli e l’acqua devi andarla a prendere. Prima mipiaceva di più perché avevo un tavolo a disposizione, mio fratelloaveva la cameretta sua, la scrivania e quindi se ne andava, mentre iofacevo i compiti all’altra scrivania e potevo occupare tutto lo spazio chevolevo. Mò invece ho un piccolo tavolino e dei letti.

OggettoUna tenda. Perché non lo so, mi piace vivere nelle tende; con ilterremoto già dall’inizio pensavo che me ne dovevo comprare una, poisiamo andati a vedere e costavano troppo e abbiamo aspettato.

FuturoIl futuro è nella mia casa con delle mie amiche tra due o tre anni.Giochiamo, ridiamo, scherziamo, facciamo tante cose. Devo fare laquinta elementare, ma la scuola Celestino V a Valle Pretara la spostano,ma sono sempre le stesse maestre. Per certi bambini è brutto cambiaremaestre. Un mio amico stava sulla costa e si è segnato a scuola, ma eradiverso: compagni diversi, maestre diverse. Io sono andata a Pile e misono trovata bene. Tipo con il pulmino è stata una nuova esperienza: lamattina aspettavo e correre per andare a prenderlo è stata una bellaesperienza.

FO

TO: S

AVE

TH

E C

HIL

DR

EN

LA METODOLOGIAUTILIZZATA

32

L'ESPERIENZA DI SAVE THE CHILDREN A L'AQUILA

L’ idea di scrivere un libro che desse voce alletestimonianze dei bambini, delle bambine edegli adolescenti che hanno frequentato la

tenda al campo di ex- Italtel è nata dal confronto conloro; confronto e dialogo spesso informali che hannoaccompagnato tutte le attività di giorno in giornorealizzate. Una volta emerso questo desiderio diraccontare, di scrivere e di disegnare, si è deciso didedicare un tempo specifico alla preparazione dellaraccolta e sono stati individuati anche degli strumentie delle tecniche che potessero aiutare i bambini e iragazzi ad esprimersi ma anche a ricordare, arecuperare quegli elementi per loro più importantilegati ai diversi tempi dell’emergenza: la notte delterremoto, l’arrivo al campo, lo stabilirsi di unaquotidianità nella tendopoli, fino alla chiusura dellatenda a loro dedicata e del campo stesso.

Guidare una discussione e una narrazione di questogenere è stato importante per evitare che i bambini egli adolescenti si trovassero in difficoltà o a disagionel ritornare con la mente a momenti vissuti, quasida tutti, in modo traumatico. L’adozione di unametodologia partecipata ha fatto sì che tutti, ognunosecondo il proprio modo, potessero volendoraccontare e contribuire così alla creazione del libro;fatto questo importante in quanto il libro è natoproprio dalla volontà di unire in un unico oggetto levoci di tutti e di tutte.Qui di seguito si riportano le parole stimolo che inoccasioni diverse hanno orientato i momenti dibrainstorming dai quali i ragazzi sono partiti nellaloro ricostruzione di quanto vissuto in questi mesidopo il terremoto.

CASA

divano

TEREMOTO colorata

desiderio instabile

paura camino play station

SALOTTO bianca

Parole stimolo

il brainstorming collettivo

Nel corso di un lavoro in gruppo, airagazzi e alle ragazze è stata propostauna parola stimolo, cui potesseroassociare liberamente un altro termine,una parola, un’emozione. Il brainstormingche ne è sortito può essere consideratoun momento di mutuo scambio,conoscenza e riflessione.La scelta delle parole stimolo si è basata

su concetti di particolare rilievo esignificato per i ragazzi:

CASA: tema centrale dell’esperienza. Lacasa è associata alla sicurezza perduta,alla paura provata nei primi momentidel terremoto. La casa è anche la primapreoccupazione delle famiglie per la vitadopo l’emergenza e torna spesso nelleriflessioni e nei ricordi dei ragazzi.

PAURA: è il sentimento dominante cheha caratterizzato il primo periodo dellapermanenza nel campo e che siripresenta ad ogni nuova scossa.

AMICIZIA: è uno dei valori principali sucui si è costruita l’esperienza all’internodella tenda Save the Children.

33

L'ESPERIENZA DI SAVE THE CHILDREN A L'AQUILA

PAURA

AMICIZIA

SCOSSA

LASCIARE GLI ALTRI SOLITUDINE

GIOCARE CANE TERRORE

SEMPRE TERREMOTO

CondiviSione

fa n’aperta

domani

Save the Children

È meglio perdere unadonna Che un amiCo meglio Soli Che male

aCCompagnati

fiduCiareCiproCa

SinCerità

SiCurezza

CaCCia alteSoro

Contentezza

filia

aiuto

riSpetto diffiCile

gioia

È una riCerCa

amore

aiutarSi l’unl’altro

eSSere fedeli

ComprenSione

viCinanzaemotiva

Salvezza

per tutti

Compagni dibanCo

FOTO

: SAV

E T

HE

CH

ILD

RE

N

Save the Children Italia OnlusVia Volturno 58 - 00185 Romatel +39 06 480 70 01fax +39 06 480 70 [email protected]

www.savethechildren.it

Save the Children è la più grandeorganizzazione internazionaleindipendente per la difesa e lapromozione dei diritti dei bambini. Esiste dal 1919 e opera in oltre 120 paesi del mondo con una rete di 29organizzazioni nazionali e un ufficio di coordinamento internazionale: laInternational Save the Children Alliance,Ong (Organizzazione non governativa)con status consultivo presso il ConsiglioEconomico e Sociale delle Nazioni Unite (ECOSOC).

Save the Children Italia è stata costituita alla fine del 1998 come Onlus(Organizzazione non lucrativa di utilitàsociale) ed ha iniziato le sue attività nel1999. Oggi è una Ong (Organizzazionenon governativa) riconosciuta dalMinistero degli Affari Esteri. Porta avanti attività e progetti rivolti sia ai bambini e alle bambine deicosiddetti paesi in via di sviluppo che aquelli che vivono sul territorio italiano.