Umberto Saba - La Vita E Le Opere (Ita)

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UMBERTO SABA Ricerca di Marco Turchi Scuola media CAVALCANTI

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UMBERTO SABA

Ricerca di Marco Turchi

Scuola media CAVALCANTI

Classe III E

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ANNO SCOLASTICO “2002 – 2003”La vita e le opere

Umberto Saba, poeta italiano, nasce a Trieste il 9 marzo 1883 da Ugo Edoardo Poli, veneziano e da Felicita Rachele Cohen, triestina, di origine ebraica.Suo padre, commerciante di religione cattolica, abbandona la moglie Rachele mentre è ancora in attesa del figlio, che soffrì sempre per questa lacerazione, per il dolore e il rancore che aveva provocato nella madre (“ Mio padre fu sempre per me l’assassino”).Nei primi anni di vita viene affidato ad una balia slovena, di nome Peppa Sabaz, con la quale ebbe sempre un buon rapporto affettivo; frequenta poco le scuole lasciando gli studi ancora adolescente per lavorare come commesso.Svolge all’inizio i più svariati mestieri, ma già a 20 anni, pubblica la prima raccolta di poesie dove sostituisce definitivamente al cognome paterno, Poli, lo pseudonimo di Saba che in ebraico significa “pane”. Il poeta ha scelto questo nome e per riconoscenza verso la madre, che aveva fatto tanti sacrifici per lui e perché era quasi simile a quello della balia.A 20 anni, avendo deciso di dedicarsi alla letteratura, si trasferisce per qualche tempo a Pisa e poi a Firenze per seguire alcuni corsi all’università; in Toscana ha la possibilità di conoscere di persona Gabriele d’Annunzio.Nel 1907, in quanto cittadino italiano, compie il servizio militare a Salerno: è per lui un’esperienza importante, che lo allontana dall’ambiente dove si dava importanza all’estetica e lo avvicina alla vita quotidiana, che da allora in poi costituisce lo sfondo costante della sua poesia.Tornato a Trieste, nel 1909, sposa Carolina (Lina) Wolfer, dalla quale ha l’unica figlia, Linuccia. L’anno dopo pubblica a proprie spese la raccolta Poesie (1910), per la quale usa per la prima volta lo pseudonimo Saba.Allo scoppio della prima guerra mondiale viene richiamato nell’esercito, ma viene impiegato solo in servizi amministrativi, anche perché in quegli anni si manifesta con maggior evidenza la malattia nervosa che lo avrebbe accompagnato per tutta la vita.

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Alla fine del conflitto (1918) ritorna a Trieste, ormai italiana, dove compra una libreria antiquaria, presso la quale fonda una piccola casa editrice privata.Riprende a scrivere e a pubblicare poesie: Cose leggere e vaganti (1920) e L’Amorosa spina (1921), che con le raccolte precedenti confluirono nella prima edizione del Canzoniere.Inizia in questo periodo una cura psicoanalitica con un allievo di Freud, il dottor Weiss.Nel 1938 in Italia entrano in vigore le leggi razziali: è costretto, poiché figlio di un’ebrea, ad abbandonare Trieste se vuole salvare la vita e va a Parigi, Roma e Firenze, aiutato da cari amici, tra cui Eugenio Montale.Nel 1945, dopo la liberazione, torna nella città natia, pieno di speranze; pubblica la seconda edizione del Canzoniere, esce il libro di prose Scorciatoie e raccontini, scrive l’unico suo romanzo incompiuto Ernesto (pubblicato postumo nel 1975).Ottiene alcuni importanti riconoscimenti ufficiali, come il premio dell’Accademia del Lincei (1951) e la laurea honoris causa dell’Università di Roma.Ben presto ritornano sempre più forti e frequenti le crisi nervose di cui soffre da decenni ed è costretto a ricorrere alla morfina.Ad abbattere definitivamente il poeta è la malattia dell’amata moglie. E’ esattamente nove mesi dopo la morte di lei che Umberto Saba si spenge il 25 agosto 1957 nella clinica di San Giusto a Gorizia, da dove non è più uscito dopo la morte della moglie.

La sua poesia

Umberto Saba costituisce un caso particolare nella poesia del Novecento. In un momento in cui si produceva una poesia di carattere fortemente simbolico, Saba usa un linguaggio “senza storia”, fatto di parole comunissime, quasi banali, e celebra nelle sue poesie la più grigia realtà quotidiana.

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In Saba non c’è critica o ironia, ma un grande amore per ciò che osserva e descrive. Non c’è aspetto della vita di tutti i giorni che il suo occhio benevolo non scruti: l’ubriaco nel caffè, la mensa dei poveri, una capra, un ragazzo che gioca al pallone, un coccio abbandonato sulla spiaggia.Da questo deriva il sapore tradizionale della sua poesia che si avvicina molto alla forma narrativa. Egli definisce la sua poesia “ Musa di semplici panni”Su questi materiali Saba costruisce testi di straordinaria intensità che portano a riflettere sui grandi temi della storia, della religione, dell’esistenza umana e dei sentimenti. Il tutto facilitato da un tipo di linguaggio che consente al lettore di affrontare i testi e di coglierne il messaggio poetico senza eccessiva difficoltà.La poesia di Saba è come una continua autobiografia che mescola le visioni dell’amatissima Trieste a un incessante bisogno di introspezione psicologica.Temi fondamentali sono il dolore che domina il mondo e la ricerca di una saggezza che muta ogni disperazione in un “doloroso amore” per la vita.

Bibliografia:

L’enciclopedia della letteratura Mario Luzi De AgostiniEnciclopedia dei ragazzi Rizzoli