La Trieste letteraria del primo Novecento...della letteratura triestina del Novecento, Italo Svevo e...

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Collana In viaggio con l’arte Collana diretta da Giuseppe Ferraro S92/DG La Trieste letteraria del primo Novecento

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CollanaIn viaggio con l’arte

Collana diretta daGiuseppe Ferraro

S92/DG

La Trieste letterariadel primo Novecento

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Prima edizione: Ottobre 2006S92

Ristampe8 7 6 5 4 3 2 1 2006 2007 2008 2009

Questo volume è stato stampato pressoArti Grafiche Italo CerniaVia Capri, 67 - Casoria (NA)

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Redazione: Giovanni Ciotola

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Premessa

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La collana In viaggio con l'arte: percorsi letterari, artistici e musicali tratta alcuni dei

centri d'Italia e d'Europa più affascinanti e ricchi di storia, non proponendosi come

pura e semplice guida turistica, ma accompagnando il viaggio - reale o virtuale che sia - del lettore con descrizioni, racconti, letture di autori, che, mentre forniscono notizie

interessanti sui luoghi e le figure che sono ad essi legate, possano suscitare nel

visitatore suggestioni ed emozioni particolari.

Il percorso su Trieste è incentrato per larga parte su un itinerario letterario, che ne

occupa l’intera sezione centrale e vede protagonisti i due maggiori rappresentanti della letteratura triestina del Novecento, Italo Svevo e Umberto Saba, nonché le

grandi figure della letteratura europea che illustrarono la città con la loro presenza: lo

scrittore irlandese James Joyce, che visse a Trieste per oltre un decennio, lasciando

una notevole traccia della sua opera, così profondamente innovatrice delle tecniche

narrative del romanzo, nella cultura di questa città; e il poeta Rainer Maria Rilke, che fu ospite dei principi di Thurn und Taxis nel castello di Duino, nei pressi della città,

traendone ispirazione per le sue Elegie duinesi. Le loro pagine ci guideranno in un

itinerario virtuale, alla scoperta della città e della sua storia recente, nel contesto,

particolarmente significativo, di un’epoca che segna il passaggio dalla dominazione

austriaca all’annessione all’Italia. Completa la sezione una rubrica sulla diffusione delle teorie di Freud e sul rapporto tra psicoanalisi e arte. Va ricordato, infatti, che

Trieste fu tra le prime città italiane ad accogliere le nuove teorie elaborate da Freud e

dalla scuola viennese, sia per la sua posizione geografica e la sua appartenenza

all’impero austriaco, sia per il contributo di Edoardo Weiss, triestino di nascita e

allievo diretto di Freud, che aprì a Trieste uno studio, frequentato tra gli altri da Saba. Il contesto storico trova piena illustrazione, a sua volta, nella sezione introduttiva, con

l’apporto di una serie di letture concernenti il dibattito su irredentismo e interventismo

e sul passaggio di Trieste all’Italia.

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Infine una sezione a sé, dal titolo “Per non dimenticare”, è incentrata totalmente sulla

Risiera di San Sabba, divenuta, dopo l’8 settembre 1943, Polizeihaftlager (Campo di

detenzione di polizia), destinato sia allo smistamento dei prigionieri, diretti ai campi di sterminio in Germania o in Polonia, sia alla detenzione e all’eliminazione in loco di

partigiani, ebrei e detenuti politici. L’illustrazione storica è completata dalle

testimonianze tratte dal processo celebrato nell’aprile del 1976 nei confronti dei

responsabili dei crimini commessi durante l’occupazione tedesca alla risiera.

Le tre sezioni sono tutte corredate dalla “visita virtuale” ai luoghi presi in esame, con preziose informazioni turistiche ad essi relative.

Premessa

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Mappa di Trieste

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1 • La città asburgica

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Indice

Premessa Pag. 3Mappa di Trieste » 5

Parte prima: La città tra impero asburgico e italianità

1. La città asburgica » 10■ Da Angelo Ara: Trieste. Un’identità di frontiera

T.1 La città nuova » 13T.2 La comunità ebraica » 15

■ Da Giosue Carducci: Odi barbareT.1 Miramar » 16

Visita virtuale: La Trieste asburgica » 202. L’irredentismo triestino » 24

■ Da «La Rivoluzione liberale»T.1 Irredentismo triestino e politica estera del Regno d’Italia » 29T.2 Interventismo e Nazionalfascismo: polemica tra un “uni-

tario” e lo storico Salvatorelli » 323. Trieste italiana » 35

■ Dal «Corriere della Sera»T.1 Cinquant’anni dopo: Trieste e la voglia di patria » 37

Visita virtuale: Il Museo del Risorgimento » 41

Parte seconda: La vita letteraria

1. Trieste nella letteratura del primo Novecento » 442. Svevo e Trieste » 48

■ Da Italo Svevo: Una vitaT.1 Fuga da Trieste » 51

■ Da Italo Svevo: SenilitàT.1 La città del lavoro » 55

■ Da Italo Svevo: La coscienza di ZenoT.1 L’apprendistato di Zeno alla Borsa » 59

Visita virtuale: La Trieste di Svevo » 633. Trieste nel Canzoniere di Saba » 69

■ Da Umberto Saba: CanzoniereT.1 Città vecchia » 72T.2 Caffè Tergeste » 73T.3 Trieste » 73

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T.4 Tre poesie a Linuccia (II) Pag. 74T.5 La casa della mia nutrice (prima versione) » 75T.6 La casa della mia nutrice (seconda versione) » 75

Visita virtuale: La Trieste di Saba » 774. La grande letteratura europea a Trieste: Joyce e Rilke » 81

■ Da James Joyce: Poesie da un soldoT.1 Sulla spiaggia a Fontana » 83

■ Da Rainer Maria Rilke: Elegie DuinesiT.1 Elegia IV » 84

Visita virtuale: Sulle tracce di Joyce e Rilke a Trieste » 865. I Caffè letterari » 90

Visita virtuale: I Caffè di Trieste » 926. Trieste e la psicoanalisi » 96

■ Da Edoardo Weiss: Elementi di psicoanalisiT.1 Che cos’è la psicoanalisi? » 100

■ Da Italo Svevo: Soggiorno londinese e 8 lettere a Valerio JahierT.1 La psicoanalisi: tra scetticismo e interesse letterario » 101

■ Da Umberto Saba: Lettere sulla psicoanalisiT.1 L’entusiastica scoperta di una nuova scienza » 102

Parte terza: Per non dimenticare: la Risiera di San Sabba

1. La storia della Risiera » 1042. Il processo » 106

■ Le voci di San SabbaT.1 Franc S̆ircelj » 108T.2 Marta Ascoli » 108T.3 Galliano Fogar (1) » 109T.4 Umberto Terracini » 109T.5 Galliano Fogar (2) » 110T.6 Enzo Collotti » 110T.7 Claudio Schwarzenberg » 111

3. La Risiera, monumento nazionale » 112■ Decreto del Presidente della Repubblica » 113Visita virtuale: La Risiera di San Sabba » 114

Indice

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La cittàtra imperoasburgicoe italianità

1 • La città asburgica2 • L’irredentismo triestino3 • Trieste italiana

Parte prima

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1 • La città asburgica

Il periodo pre-asburgico La Trieste in cui vissero Italo Svevo eUmberto Saba era figlia del grande sviluppo del XVIII e XIX se-colo, avvenuto all’ombra dell’impero asburgico. Nata alla fine del I secolo a.C. come municipium romano, con ilnome di Tergeste, la città aveva sostanzialmente conservatonel Medioevo la sua antica dimensione, con la caratteristicapianta triangolare, il cui vertice era rappresentato dal Colle diSan Giusto, sormontato dalla Cattedrale, unico rilevante monu-mento di quell’età. Sede del potere temporale dei vescovi dal948, a seguito della concessione di Lotario II, re d’Italia, al ve-scovo Giovanni, si costituì in Comune nel Trecento, ma benpresto si vide minacciata dall’espansionismo veneziano, tantoda essere indotta a porsi spontaneamente sotto la protezionedel duca Leopoldo III d’Asburgo, con l’Atto di Dedizione del 30settembre 1382.

La Cattedrale di San Giusto

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Il governo austriaco sulla città Iniziava così il lungo periododi governo degli Asburgo sulla città, che, pur sotto forme politi-che diversificate, era destinato a durare fino al 1918, con unasola breve e poco significativa interruzione durante l’età napo-leonica, e a segnare in modo decisivo la città e la sua cultura.All’interno dei possedimenti asburgici Trieste occupò tuttaviaper alcuni secoli un ruolo marginale. La situazione cambiò conla guerra dei Trent’anni, il cui esito fu l’incremento dei possedi-menti degli Asburgo in Italia, e con la definitiva vittoria sui Tur-chi, che aprì all’impero la penetrazione nei Balcani e la possibi-lità di controllare i traffici marittimi dell’Adriatico, in concorrenzacon la Repubblica di Venezia. Trieste assunse allora un ruolostrategico fondamentale, con il suo porto sull’Adriatico, per fa-cilitare i collegamenti tra la zona interna dell’impero e i posse-dimenti italiani e come avamposto per l’espansione nei Balcanie per il controllo dei traffici nel Mediterraneo orientale.

Il grande sviluppo Così, proclamata contro Venezia la libertàdi navigazione nell’Adriatico, nel 1719 l’imperatore Carlo VI di-chiarò Trieste porto franco. Questo status fu ulteriormente va-lorizzato dalla politica di Maria Teresa, ascesa al trono nel1740, che concesse a Trieste immunità e franchigie, istituì unaborsa di commercio e favorì la nascita delle industrie. Questafelice condizione attirò un’immigrazione massiccia di commer-

1 • La città asburgica

Il Borgo Giuseppino in una foto d’epoca

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cianti, banchieri, imprenditori, artigiani e manovali, provocan-do anche l’incremento della comunità ebraica. Dai tremila abi-tanti della fine del Seicento, Trieste passava ai trentamila di unsecolo dopo, tra italiani, sloveni, ebrei e tedeschi. Le mura siampliarono enormemente, includendo il cosiddetto Borgo Te-resiano e successivamente il Borgo Giuseppino ai piedi delColle di San Vito.Dopo il declino dovuto all’occupazione napoleonica, la città,restituita all’Austria con il Trattato di Campoformio, riprese nel-l’Ottocento il suo sviluppo, arricchendosi di prestigiosi edificineoclassici, come la facciata del Teatro Grande (oggi TeatroVerdi), opera dell’architetto Matteo Pertsch; il Palazzo Carciotti,anch’esso progettato da Pertsch; e l’edificio della Borsa (oggisede della Camera di Commercio), opera di Antonio Molinari.Intorno alla metà del secolo veniva completamente rinnovata lamedievale Piazza Grande (oggi Piazza dell’Unità d’Italia), la piùgrande piazza europea tra quelle aperte sul mare, ed era eret-to il nuovo Palazzo Municipale.

L’ascesa del nuovo ceto borghese Lo splendore della cittànon rimaneva però fine a se stesso, ma si accompagnava al-l’intraprendenza del nuovo ceto industriale, mercantile e capi-talistico. Nella prima metà dell’Ottocento nascevano così e sisviluppavano le grandi compagnie assicurative, quali le Assi-

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Palazzo Carciotti

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curazioni Generali, il Lloyd Adriatico, la RAS (Riunione Adriati-ca di Sicurtà), nonché le società di navigazione; nel 1829 nelporto di Trieste faceva le sue prove di navigazione la Civetta, ilprimo piroscafo europeo con propulsione a elica. Un’ulterioreascesa doveva verificarsi poi con la politica del nuovo impera-tore, Francesco Giuseppe I, che nel 1850 conferì a Trieste unostatuto autonomo di città-provincia, che essa conservò fino allaprima guerra mondiale. La città toccava così, tra la fine dell’Ot-tocento e l’inizio del Novecento, il culmine del suo sviluppo: al-la vigilia della guerra, con i suoi 250.000 abitanti circa, era or-mai la quarta città dell’impero.

Da Angelo Ara:

Trieste. Un’identità di frontiera

T.1 La città nuova

Dall’istituzione del porto franco, attraverso un’ascesa che investe due secoli dellasua storia, Trieste cambia volto, da città di provincia a centro mercantile tra i piùimportanti dell’impero asburgico, in cui opera una nuova classe cosmopolitica dicommercianti, industriali, imprenditori, attirati sempre più numerosi dalla Mitteleu-ropa e dai confini orientali. Riportiamo la descrizione che ne fa Angelo Ara nel suosaggio Trieste. Un’identità di frontiera, scritto con Claudio Magris ed edito nel 1982

[…] Per Trieste i decenni successivi alla nascita del portofranco sono quindi an-ni di continuità, nel senso che la città riesce a darsi un’immagine radicata nellasua tradizione, ma sono anche un periodo di mutamento profondo, che AngeloVivante ha pregnantemente riassunto, parlando di trasformazione «da comunechiuso oligarchico in emporio statale cosmopolita». Nel corso dell’Ottocento, purin mezzo a tante presenze culturali, e soprattutto a quella particolarmente intensadella cultura tedesca, la città si dà una fisionomia nazionale precisa, con unamaggioranza italiana e una minoranza slovena. Nello stesso tempo però essa hauna sua immagine «internazionale», che le deriva da un nuovo ceto dirigente,una borghesia mercantile e poi anche finanziaria e - sia pure su scala minore -imprenditoriale, che è cosmopolita non solo per la varietà delle sue origini, maanche e soprattutto per il respiro delle attività che intraprende e per la visione che

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1 • La città asburgica

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essa ha del ruolo e della funzione di Trieste. Mercanti e uomini d’affari, comeFranz Taddäus Reyer, Marco Parente, Giovanni Guglielmo Sartorio, Karl Ludwigvon Bruck, Pasquale Revoltella e Masino Levi intessono una fittissima trama ditraffici e di iniziative, che fanno di Trieste un polmone dell’economia austriaca, le-gato al suo retroterra absburgico, per il quale la città ha ormai un interesse vitale,ma aperto verso l’Italia, il Levante, il Mediterraneo e tutta l’Europa.Le più sofisticate esigenze dell’economia cittadina e la disponibilità di capitali sti-molano la nascita di attività diverse da quelle commerciali. Sorgono i due colossiassicurativi triestini, le Assicurazioni Generali e la Riunione Adriatica di Sicurtà,che saranno centri importantissimi nella vita finanziaria austriaca, all’interno dellaquale garantiranno una influente presenza al capitale triestino, e la cui proiezioneinternazionale, con il flusso costante di uomini e di esperienze che essa determina,contribuirà non poco a mantenere in vita l’originaria fisionomia cosmopolita delmondo economico triestino, anche quando il ritmo dell’afflusso di uomini d’affariverso la città andrà inevitabilmente attenuandosi rispetto ai frenetici anni della pri-ma espansione. Dall’esigenza di offrire più ampi servizi al commercio e alla navi-gazione nasce, sulla base dell’intuizione di Karl Ludwig von Bruck, la prima sezio-ne del Lloyd Austriaco, dalla quale poi si sviluppa la seconda sezione, quella dellanavigazione a vapore, il cui consolidamento sarà però reso possibile solo da unintervento governativo e da incentivazioni statali. È questo un segno del significatocentrale che Trieste ha ormai nel sistema dei traffici austriaci, ma anche dell’im-possibilità di sostenere completamente questo ruolo senza l’appoggio statale. Ilnesso tra Trieste e l’Austria si fa quindi più stretto, come intuisce il conte FranzStadion, uno dei governatori della città negli anni del Vormärz, che individua inTrieste una delle principali arterie della monarchia e un suo veicolo di sviluppo edespansione, e che nello stesso tempo chiede per la città aiuti adeguati da parte diVienna. Le vicende del Lloyd sono quindi una testimonianza della sempre cre-scente importanza che Trieste riveste per lo stato, ma insieme anche dell’impossi-bilità delle forze cittadine di fare fronte da sole ai compiti nuovi: il capitale cittadi-no rimarrà dominante nelle attività mercantili e assicurative, ma il capitale statale eaustro-tedesco controllerà il Lloyd e la nascente industria di Trieste.L’espansione dell’economia triestina anche in settori diversi da quello mercantileaccelera quindi il processo di compenetrazione della città nello stato. Dopo il dif-ficile periodo dell’occupazione francese e quello del delicato assestamento segui-to al ritorno degli austriaci, per Trieste si apre infatti dal punto di vista economicoil momento forse più dinamico e creativo della sua storia, che è insieme il perio-do nel quale si consolida la sua fisionomia sociale. All’interno dell’Austria della

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Parte prima • La città tra impero asburgico e italianità

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Restaurazione, Trieste è un centro con un suo volto peculiare: i legami con il cir-costante mondo rurale sono scarsi, nonostante il flusso dei contadini che si tra-sferiscono in città; la vita economica è fondata sul ritmo delle attività commercialie di quelle che da esse sorgono e si sviluppano; la classe mercantile è diventatail ceto dirigente, e continuamente si evolve e si rinnova, in una città che non co-nosce privilegi e gerarchie tradizionali, e non ne ha ancora costituiti di nuovi.Trieste è quindi - per la natura della sua economia, per la struttura della sua so-cietà e per lo stesso rinnovato volto edilizio che viene assumendo - una città bor-ghese; è ormai chiara e distinta questa impronta saliente della Trieste contempo-ranea, che sarà colta, quando essa ormai sta volgendo al declino, dalla letteraturatriestina […].

T.2 La comunità ebraica

In questa espansione un ruolo importante è occupato dalla comunità ebraica: ungruppo composito per provenienza, ma proprio per questo più incline all’integra-zione nel clima cosmopolitico della città che geloso della sua diversità.

[…] Nella città che si espande, che si arricchisce di uomini e di attività e insiemeconosce nuovi problemi, un posto tutto particolare occupa quella componenteebraica, che si sviluppa anch’essa a partire dall’istituzione del portofranco, e che di-venta il lievito di tanta parte della vita economica, culturale e civile di Trieste. Sitratta di un aspetto della realtà cittadina che è quasi un simbolo della multiformitàtriestina: è una comunità che non ha né un’unica lingua né un’area di provenienzaunitaria, il cui denominatore comune, spesso molto esile e labile, è costituito dallafede religiosa. È composta da sefarditi e da askenaziti, da cittadini austriaci, origi-nari del centro e della periferia dell’impero, da italiani delle zone centro-settentrio-nali della penisola e soprattutto da sudditi pontifici, da stranieri, che giungono daregioni diverse e dai grandi nodi del commercio europeo. Tutti sono attirati a Trie-ste, come gli altri immigrati, dallo sviluppo commerciale e finanziario della città, maancora di più dalla realtà di una società giovane e nuova, senza gerarchie e senzabarriere. A Trieste diventano a loro volta una delle forze trainanti di questo processodi rinnovamento economico e civile. In assenza di una solida e già costituita bor-ghesia cittadina, in una città che ha perso la sua vecchia classe dirigente e ne staelaborando una nuova, gli immigrati ebrei svolgono un ruolo essenziale nella for-

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mazione di un moderno ceto borghese triestino e contribuiscono a dargli la sua in-confondibile impronta cosmopolita. Nello stesso tempo però Trieste integra e uni-sce nel tessuto italiano della città la maggioranza dei suoi abitanti ebrei, dando lorouna compattezza che non possedevano prima dell’immigrazione, ma facendo sì,nello stesso tempo, che la specificità ebraica diventi un valore secondario rispetto aquei valori culturali che li legano a tutta la popolazione di Trieste. La volontà di unacompleta emancipazione politica e civile, che sembra loro imperfettamente realizza-ta nella monarchia absburgica, e quella tensione morale che spinge spesso il «di-verso» ad essere il più conforme possibile all’ambiente che lo circonda, a espri-merne, in forma talora esasperata, la mentalità e i valori (elemento questo che acco-muna tanti triestini, italiani per scelta e non per origine), spiegano l’attrazione cosìforte che l’Italia e la sua cultura eserciteranno sull’ebraismo triestino […].

Da Giosue Carducci:

Odi barbare

[I]

T.1 Miramar

La costa e il Castello di Miramare costituiscono lo sfondo del racconto poeticodella tragica vicenda di Massimiliano d’Asburgo, in questa celebre lirica di Car-ducci, tratta dalla raccolta delle Odi barbare. La partenza dell’arciduca dal dolcenido d’amore, invano costruito, si tinge dei foschi presagi della tragica fine chel’attende, a sua volta interpretata dal poeta come nemesi storica per le colpe dicui si è macchiata la dinastia nella sua altèra volontà di dominio.

O Miramare, a le tue bianche torriattedïate per lo ciel piovornofosche con volo di sinistri augellivengon le nubi.

O Miramare, contro i tuoi granitigrige dal torvo pelago salendocon un rimbrotto d’anime crucciosebattono l’onde.

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Meste ne l’ombra de le nubi a’ golfistanno guardando le città turrite,Muggia e Pirano ed Egida e Parenzogemme del mare;

e tutte il mare spinge le mugghianticollere a questo bastïon di scoglionde t’affacci a le due viste d’Adria,rocca d’Absburgo;

e tona il cielo a Nabresina lungola ferrugigna costa, e di baleniTrieste in fondo coronata il capoleva tra’ nembi.

Deh come tutto sorridea quel dolcemattin d’aprile, quando usciva il biondoimperatore, con la bella donna,a navigare!

A lui dal volto placida raggiavala maschia possa de l’impero: l’occhiode la sua donna cerulo e superboiva su ‘l mare.

1 • La città asburgica

Panorama del Golfo di Trieste

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Addio, castello pe’ felici giorninido d’amore costruito in vano!Altra su gli ermi oceani rapisceaura gli sposi.

Lascian le sale con accesa spemeistorïate di trionfi e incisedi sapïenza. Dante e Goethe al sireparlano in vano

de le animose tavole: una sfingel’attrae con vista mobile su l’onde:ei cede, e lascia aperto a mezzo il librodel romanziero.

Oh non d’amore e d’avventura il cantofia che l’accolga e suono di chitarrelà ne la Spagna de gli Aztechi! Qualelunga su l’aure

vien da la trista punta di Salvorenenia tra ‘l roco piangere de’ flutti?Cantano i morti veneti o le vecchiefate istriane?

- Ahi! mal tu sali sopra il mare nostro,figlio d’Absburgo, la fatal Novara.Teco l’Erinni sale oscura e al ventoapre la vela.

Vedi la sfinge tramutar sembiantea te d’avanti perfida arretrando!È il viso bianco di Giovanna pazzacontro tua moglie.

È il teschio mózzo contro te ghignanted’Antonïetta. Con i putridi occhi

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in te fermati è l’irta faccia gialladi Montezuma.

Tra boschi immani d’agavi non maimobili ad aura di benigno vento,sta ne la sua piramide, vampantelivide fiamme

per la tenèbra tropicale, il dioHuitzilopotli, che il tuo sangue fiuta,e navigando il pelago co ‘l guardoulula - Vieni.

Quant’è che aspetto! La ferocia biancastrussemi il regno ed i miei templi infranse;vieni, devota vittima, o nepotedi Carlo quinto.

Non io gl’infami avoli tuoi di tabemarcenti o arsi di regal furore;te io voleva, io colgo te, rinatofiore d’Absburgo;

e a la grand’alma di Guatimozinoregnante sotto il padiglion del soleti mando inferia, o puro, o forte, o belloMassimiliano. -

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Massimiliano d’Asburgo