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Sommario
EEddiittoorriiaallee ppaagg.. 11
CC’’eerraa uunnaa vvoollttaa ppaagg.. 33
UUnn ppeennssiieerroo ddii vviittaa vviissssuuttaa ppaagg.. 66
IInnvveennttaa llaa ttuuaa ppooeessiiaa ppaagg.. 77
II MMeeddeeggoozz ppaagg.. 88
PPeerrcchhéé ssii ddiiccee?? ppaagg 1100
LLaa ppooeessiiaa ppaagg.. 1111
PPrroovveerrbbii ee ffiillaassttrroocccchhee ppaagg.. 1122
IIll nnoossttrroo ddiiaalleettttoo ppaagg.. 1133
RRiiccoorrddiiaammoo ii SSaannttii ppiiùù nnoottii ppaagg.. 1144
CCoommiicciittàà ppaagg.. 1166
AAllffaabbeettoo ddeellllee eemmoozziioonnii ppaagg.. 1188
UUll ccuuggiiaaaa ddee lleeggnn ppaagg.. 1199
Ul Murum Estate 2017
Fondazione Residenza Amica Onlus Pag. 1
Editoriale
Non potevamo non chiedere alla Nostra cara Dott.ssa Ripoli di dedicarci qualche
parola di saluto…
“SALUTO AI NONNI: LA DOT ROSA”
Pensavo non dovesse mai giungere l'ora di lasciarvi, lasciare la mia seconda casa, la mia seconda famiglia. Eppure è successo! È successo di essermi trovata davanti a un bivio e dover scegliere se andare avanti o fermarmi. La vita è fatta anche di scelte, di rinunce, di cambiamenti ... e voi saggi nonni me lo insegnate. Quante volte vi è capitato di fare cose che hanno comportato sacrificio o rinunce? ... poi ci si adatta e tutto prende una piega naturale ... basta fare tutto col cuore e tutto riesce al meglio. Io ho lavorato a Residenza Amica con un obiettivo : "il benessere dell'ospite" ... il vostro benessere. Nel corso della mia missione qualche battaglia l'ho vinta, qualche altra l'ho persa. Mi scuso con voi se qualche volta ho deluso le vostre aspettative, se non è stato possibile esaudire qualche vostro desiderio, mi scuso ancora! Spero che mi ricorderete sempre con affetto, lo stesso che io provo per voi. Voi mi avete dato tanto: mi avete dato la forza di andare avanti e di non mollare nei momenti difficili, mi avete dato gratitudine, riconoscenza anche quando i miei sforzi sembravano vani. Mi avete dato allegria con il vostro sorriso. Mi mancate. Mi manca il : "bongionno" di Ivo alla mattina appena entravo a Residenza Amica che era lì ad aspettarmi alla macchinetta del caffè. La compostezza dell'Elisa e il suo appuntarsi tutto sul diario con la sua
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cara e dolce amica Antonia, la richiesta di coccole del tenero Natale, le battute sornione di Carlo, la precisione, i suggerimenti e le critiche costruttive di Edoardo, la caparbietà di Silvia, l’amore per gli animali di Angela, la riservatezza di Maria, la simpatia di Luigi, la sorprendente amicizia nata tra Renzo e Franco, le lunghe passeggiate nel parco di Adriana, la ferrea memoria di Francesca, la tenacia di Nazareno, la travolgente Bruna con i suoi abbracci e il suo implorarmi di restare qui. E poi Bianca, Amalia, Ornella, Gabriella,Walter, Renato, Rita, Ernesta, Guido, Ida, Antonia, Rosanna,Carla, Alba, Solidea, Ambrogio, Giuseppina ... A voi tutti solo una parola GRAZIE. Grazie di cuore ❤
Rosa Ripoli
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I mestieri di una volta
C’era una volta… continuiamo il nostro ricordare nel passato “i mestieri di una
volta”.
Il Carrettiere
Il Carrettiere ha perduto da tempo carro e
cavallo e tira i suoi giorni nei ricordi. Vecchio
ormai e non più in tempo per cambiare mestiere,
ha tirato fino agli anni 60: ormai sulle strade
asfaltate si rincorrono veloci camion, motocarri e
trattori, tutto meccanizzato e quasi tutto
disumanizzato. Il mondo è cambiato e per molti
aspetti con soddisfazione, ma il mondo passato
merita pure di essere ricordato.
Vorrei riprendere il carrettiere, "trainiere" dal vivo, così com’era, con quel suo fare
spavaldo, allegro, talvolta canzonatorio. A ben pensare, il suo mestiere non era come
tutti gli altri. Egli non era un artigiano, non un contadino e non era un operaio, era un
uomo nobile che amava il suo animale. Il carro era fatto di legno durissimo nelle sue
parti portanti, legno di leccio, per lo più. I traini, oggi, si vedono solo nei musei della
civiltà contadina. Trasportavano di tutto, a secondo delle raccolte, convenivano
numerosi perle olive da portare ai frantoi, oppure l'uva degli estesi vigneti, da portare
agli stabilimenti e poi curavano la distribuzione ai grossisti. Trasportavano anche tufi
per le costruzioni.
La sera, poi per poco tempo si ritrovavano nella piazza grande, che era il loro circolo, e
poi tutti a casa. Il mestiere del carrettiere comportava, poi, un complesso di attività e
lavorazioni indotte: il carradore, il maniscalco, il sellaio. Queste attività, sono
scomparse quasi del tutto.
Dal sito: dovetiportailcuore.forumfree.it
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Il carradore
Spesso esercitato come attività autonoma dai contadini più poveri per trarne una
integrazione del reddito, quello del carradore era un mestiere complesso, che si
trasmetteva per via orale da una generazione all'altra. Il costruttore di ruote e di
carri deve sapere di matematica e di geometria, masticare di disegno, deve possedere
praticità, gusto e armonia, deve conoscere il legno (le varie essenze, varietà e
proprietà) e il ferro, deve saperli lavorare e legare tra loro.
Il carradore era anche maestro d'ascia. L'ascia è come una piccola zappa col filo del
taglio orizzontale, leggera e maneggevole, il ferro innestato alla parte terminale del
manico in legno ha una particolare inclinazione o angolatura, a 45 gradi. L'attrezzo è di
una tale semplicità che sicuramente è uno degli attrezzi più vecchi inventati dall'uomo,
eppure, chi lo sa usare ad arte con esso
spacca il legno, taglia, incide, sagoma e pialla.
Usava una grande varietà di attrezzi: raspe,
lime, scalpelli, sgorbie, pinze e tenaglie,
succhielli di varie misure, trapano a mano, il
graffietto per segnare, il gattuccio, un
seghetto a lama sottile, seghe a mano la cui
lama veniva tenuta in tensione da una corda
intrecciata con una stecca di legno poi fissata in contrasto al corpo centrale
dell'attrezzo, e seghe più piccole, e poi morsetti e "sergenti" (morsetti molto più
grandi), pialle, pialletti e sponderuole (pialla con corpo e ferro a registro più stretti),
compassi, squadre, per calcolare le circonferenze.
Le ruote erano composte da segmenti di circonferenza uguali
fra loro, in legno, da cui, previo opportuno incastro, partivano
due raggi, che terminavano incastrati nei fori che facevano
corona al mozzo della ruota. Per fabbricare il mozzo si
partiva da un parallelepipedo di legno di olmo o
maggiociondolo che veniva prima sbozzato con l'ascia così da
ottenere come un grosso cocomero con punte più accentuate, poi messo al tornio. La
mano esperta del carradore guidava e comandava l'attrezzo, il coltello, che con più
pressione della mano affondava e consumava il legno lì dove la circonferenza doveva
essere minore. Nella parte centrale del mozzo andavano poi ricavati gli alloggiamenti
per i raggi, e poi veniva bucata nel senso trasversale per consentire l'innesto della
parte terminale dell'asse (assale).
Quando poi le ruote dovevano essere innestate sulle parti terminali dell'asse, veniva
prima applicato un lubrificante speciale, grasso di pecora, che proteggeva a lungo le
parti metalliche a contatto fra loro. Dal sito: antichimestieri.it
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Mi ricordo …
NONNI: Il carro era molto importante perché veniva utilizzato sia come mezzo
di trasporto comune sia come strumento di lavoro nei campi e sulle strade.
NAZARENO: In genere sotto ai carri veniva legato un lume (a
petrolio) che era utile al carrettiere per illuminare la strada, quando
era costretto a viaggiare al buio.
LUIGI: Quando ero garzone falegname il mio datore di lavoro mi,
mandava con il carretto carico di legna da lavorare fino ai
laboratori, dove venivano affittati i macchinari specifici che usavo per lavorare
il legno.
ANTONIA M.: Il carretto faceva da locomotiva per ogni uso.
MARIA B.: Mio zio con il suo carretto ogni estate accompagnava la famiglia V.
(importante famiglia di Giussano) in montagna a Canzo/Sormano per la
villeggiatura.
ANTONIA S.: Quando eravamo giovani in occasione della festa patronale di San
Fermo ci si organizzava con un carretto per poterci andare in gruppo. Sul
carretto venivano posizionate circa una decina di sedie di legno impagliate, così i
pochi fortunati che avevano i soldi per poter pagare il “viaggio” si godeva la
festa. Mi ricordo che dai festeggiamenti tornavano portando angurie e piccole
confezioni di maiale (piedini e musetti) cucinato in umido, pronto da gustare!
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Un pensiero di vita
vissuta
RICORDO DELLA PRIMAVERA PASSATA!
25 marzo: Papa francesco bergoglio tra noi
Con immenso gaudio siamo in attesa dell’arrivo di Papa Francesco a Monza.
Le campane suonano a festa e il silenzio dell’immensa folla è di sublime
entusiasmo, questo Papa con la sua libertà di parola ha unito tanta gente,
lasciando tutti a cuor contento e noi tutti gli auguriamo un elisir di lunga vita.
Antonia S.
Questo nostro Papa è una persona molto accogliente, buona e disponibile ad
aiutare soprattutto le persone più deboli.
Adriana
OccasiOni d’incOntrO
Lunedì 3 aprile la buona Pasqua a noi nonnini son venuti a portare, non piccoli ma
piccolissimi bambini a piedi dall’asilo di Birone a Residenza Amica tutti in fila
come piccoli soldatini. Con il loro giovane istruttore hanno cantato e ballato e poi
unendosi tutte le maestre inginocchiate hanno fatto da trincea e a suon di note
tutte in coro hanno dato la BUONA PASQUA!
E non è finita… il 9 aprile sono arrivati i giovani della Banda Santa Cecilia di
Meda, accompagnati dal loro direttore d’orchestra, figura sempre importante.
E’ stato un vero spettacolo, scusate se mi permetto essendo amante della
musica mi sono tanto tanto emozionata!
Ora io, per aver organizzato questi bei momenti, ringrazio tutti i collaboratori
di Residenza Amica e di nuovo porgo gli auguri di buona Pasqua.
Antonia S.
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IINNVVEENNTTAA LLAA TTUUAA
PPOOEESSIIAA……
LLaa RReeddaazziioonnee ggiioorrnnaalliinnoo ccoonnttiinnuuaa aadd iinnvviittaarree oossppiittii,,
ffaammiilliiaarrii,, ooppeerraattoorrii,, vvoolloonnttaarrii ee cchhii lleeggggee qquueessttoo nnoossttrroo
eellaabboorraattoo aa ffaarrccii ppeerrvveenniirree ppooeessiiee ee//oo ssttoorriiee ddaa vvooii iinnvveennttaattee,,
ssiiccuurraammeennttee ssaarraannnnoo ggrraaddiittee ee ppuubbbblliiccaattee!!
UUnnaa nnoossttrraa oossppiittee ttrraa rriiccoorrddii ee ffaannttaassiiaa……
Maggio 2017
“FESTA DELLA MAMMA”
Maggio è il mese delle rose
Le rose s’arrampicano al muro e fanno da cornice, due boccioli
in un vaso creano romanticismo, la rosa per natura è
profumata, un bambino per una donna è come un fiore
profumato, cresce e posa in grembo della mamma e da quella
sontuosa boccuccia rosa il primo nome sarà… mamma!
…Claudio Villa cantava la canzone “Mamma”, in una frase dice:
“Stretti stretti uniti per la vita, non ci lasceremo mai…”
AUGURI A TUTTE LE MAMME
--AAnnttoonniiaa SSiirroonnii--
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II MMEEDDEEGGOOZZ
Ovvero i rimedi della nonna! COME DIFENDERSI DALLE ZANZARE
Come ogni anno, con l’arrivo della
bella stagione si ripresentano
puntualmente, con il loro fastidioso
ronzio e le loro punture sempre
inopportune, le zanzare: insetti che
si annidano e proliferano nelle acque
stagnanti e che solitamente ci
colpiscono a tradimento, lasciandoci
addosso, come ricordo, rossori,
gonfiori e pruriti.
Se, nonostante tutto il vostro impegno e l’impiego massiccio di metodi naturali
ed ecologici per tenere ben lontani questi indesiderati ospiti estivi, non siete
riusciti ad evitare di essere punti, cerchiamo di venire in vostro aiuto
segnalandovi i rimedi fai da te più diffusi per limitare, per quanto possibile,
antiestetici gonfiori e fastidiosissimi pruriti (a patto però che non soffriate di
allergie: in questo caso, solo un esperto può davvero esservi utile!).
GHIACCIO Passare sulla vostra puntura un cubetto di ghiaccio avvolto in un
fazzoletto di cotone ben pulito dovrebbe donarvi un po’ di sollievo, attenuando il
prurito e rinfrescandovi.
SALVIA Un rimedio di emergenza ma, in mancanza di altro, utile per alleviare
prurito e gonfiore, consiste nel bagnare la puntura con un po’ di saliva.
DENTIFRICIO Applicate un po’ di dentifricio, preferibilmente al mentolo, sulla
puntura e lasciatelo asciugare per 15-20 minuti prima di lavarlo via: dovrebbe
attenuare l’irritazione e concedervi un po’ di sollievo dal prurito.
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MIELE Il miele ha proprietà antibatteriche che possono rivelarsi utili di fronte
ad una puntura di insetto: per questo potete utilizzarlo sull’area di pelle irritata,
da solo oppure mescolato insieme ad un cucchiaino di bicarbonato di sodio.
LIMONE Secondo la saggezza popolare, strofinare sulla pelle una fettina di
limone permette di evitare le punture di zanzare. Se tuttavia siete già stati
punti, tenete presente che il limone è utile anche per lenire gonfiori e pruriti.
CIPOLLA Tra i cosiddetti “rimedi della nonna” c’è anche quello di passare sulla
puntura una fettina di cipolla: l’odore non vi favorirà nella vostra vita sociale, ma
il sacrificio potrebbe essere compensato dalla scomparsa del prurito.
SALE Sciogliete un cucchiaio di sale in un bicchiere d’acqua e, con l’aiuto di un
batuffolo, tamponate l’area della puntura, in modo da ridurre l’infiammazione.
TEA TREE OIL Reperibile in farmacia e in erboristeria, il tea tree oil a base di
maleleuca è un valido lenitivo per combattere le piccole irritazioni della pelle,
comprese anche le punture di zanzara.
AGLIO Sempre secondo la saggezza popolare, strofinare dell’aglio sulla puntura
di insetto dovrebbe svolgere un’azione lenitiva, attenuando gonfiori e pruriti (a
patto che l’odore non vi crei disagi). Inoltre, pare che mangiare abitualmente
aglio contribuisca a tenere lontane le zanzare e a prevenire future irritazioni.
BICARBONATO DI SODIO Abbiamo già visto all’opera il bicarbonato di sodio
associato al miele. In alternativa, è possibile mescolarlo con dell’acqua, in modo
da ottenere una pasta da applicare sulla puntura.
ASPIRINA Se non siete allergici o sensibili a questo farmaco, potete
schiacciare una compressa e mescolarla con dell’acqua, per poi passare la pasta
ricavata sulla zona irritata: si dice sia un rimedio efficace quanto semplice.
LAVANDA Anche la lavanda ha proprietà lenitive e rinfrescanti: per questo,
potete strofinare sulla vostra puntura delle foglie di lavanda oppure tamponarla
con un batuffolo intriso di olio essenziale di lavanda.
ALOE VERA Come la lavanda, anche l’aloe vera è famosa per le sue proprietà
lenitive: pertanto, applicando un gel o un preparato all’aloe vera sulla puntura,
infiammazione e prurito dovrebbero sparire.
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Perché si dice?
Chi non lavora non mangia
La costituzione dell’Unione Sovietica, approvata e promulgata in occasione del V
Congresso dei Soviet del 10 luglio 1918, all’art. 18, div. II, cap. V, dice
letteralmente: “L’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche decreta il
lavoro obbligatorio per tutti i cittadini della Repubblica e proclama il principio:
Chi non lavora non mangia”. Ma non è ai russi che si fa risalire il concepimento di
questo concetto. La massima era già nota agli antichi ebrei, che la usavano come
proverbio spicciolo, e venne consacrata da S. Paolo nelle sue lettere ai
Tessalonicesi: Si quis non vult operari, nec manducet (Se qualcuno non vuole
lavorare, non mangi). Da allora ha fatto molta strada, prima di varcare la cortina
di ferro. Veniva ampiamente usata nelle nostre campagne e nelle fabbriche
all’inizio della propaganda socialista, fin dalla fine dell’Ottocento, per vincere
l’avversione dei lavoratori credenti contro ogni forma di novità: come dire, il
socialismo ateo sotto l’egida degli antichi detti del Vangelo.
Chiudersi in una tOrre d’avOriO
Indica la solitudine sdegnosa e aristocratica di chi si astrae dalla realtà per chiudersi nella contemplazione del suo mondo interiore.
E’ un’espressione biblica che si trova nel Cantico dei Cantici: collum tuum sicut turris eburnea; oculi tui sicut piscinae in Hesebon (il tuo collo è una torre
d’avorio, i tuoi occhi vasche di Hesebon). Fu riferita poi alla Madonna, che nelle
litanie del Rosario è chiamata Turris eburnea. Per estensione, l’epiteto si
attribuisce a una donna di fiera inavvicinabilità.
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LLaa ppooeessiiaa
Canta il sogno del mondo Ama
saluta la gente
dona
perdona
ama ancora e saluta.
Dai la mano
aiuta
comprendi
dimentica
e ricorda
solo il bene.
E del bene degli altri
godi
e fai godere.
Godi del poco che basta
giorno dopo giorno
e pure quel poco
-se necessario-
dividi.
Vai di paese in paese
e saluta
saluta tutti…
…da una poesia di David Maria Turoldo
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Proverbi e
filastrocche
… IL SILENZIO E’ LA FORMA PIU’ ALTA DELLA PAROLA;
COMPRENDERLO E’ LA FORMA PIU’ ALTA DELL’ESSERE UMANO.
ELISABY
Un buon tacere non fu
mai scritto!
Taci che il nemico ti ascolta
Chi
troppo
parla
spesso
sbaglia!
Le parole si parlano, i silenzi
si toccano Fabrizio Caramagna
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Il nostro dialetto
“Ul pedrieou” : l'imbuto è uno strumento usato per travasare
liquidi in contenitori dall'imboccatura stretta. Ha forma conica, precisamente è
formato dall'assemblaggio di due tronchi di cono, uno con imboccatura larga per
ricevere e uno molto più stretto per incanalare i liquidi nel contenitore da
riempire. I materiali che lo costituiscono sono: metallo, plastica, vetro. Può
essere dotato di un piccolo manico, per tenerlo o appenderlo, e di una retina,
posta nel punto di congiunzione tra coppa e gambo, che serve da filtro.
CURIOSITA’: L'imbuto rovesciato, nel medioevo, era simbolo di pazzia.
Nel romanzo per ragazzi Il meraviglioso mago di Oz, di L. Frank Baum, l'uomo di
latta ha come copricapo un imbuto.
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Sant’Anna e San
Giocchino
26 luglio
Secondo un’antica tradizione che risale
al II secolo, ebbero questo nome i genitori
della beata Vergine Maria.
E’ il protovangelo di Giacomo, a darne i nomi. Il
culto di Sant’Anna esisteva in oriente già nel
secolo VI e si diffuse in occidente nel secolo
X. Più recente è il culto di San Gioacchino.
DAI “DISCORSI” DI SAN GIOVANNI DAMASCENO,
VESCOVO
Poiché doveva avvenire che la Vergine Madre di Dio nascesse da Anna, la
natura non osò precedere il germe della grazia; ma rimase senza il proprio
frutto perché la grazia producesse il suo. Doveva nascere infatti quella
primogenita dalla quale sarebbe nato il primogenito di ogni creatura “nel
quale tutte le cose sussistono” (Col. 1,17).
O felice coppia, Gioacchino ed Anna! A voi è debitrice ogni creatura,
perché per voi la natura ha offerto al Creatore il dono più gradito, ossia
quella casta madre, che sola era degna del Creatore. Rallegrati Anna,
“sterile che non hai partorito, prorompi in grida di giubilo e di gioia,
tu che non hai provato i dolori” (Is. 54,1). Esulta, o Gioacchino, poiché dalla
tua figlia è nato per noi un bimbo, ci è stato dato un figlio, e il suo nome
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sarà Angelo di grande consiglio, di salvezza per tutto il mondo, Dio forte
(cfr. Is. 9,6). Questo bambino è Dio.
O Gioacchino ed Anna, coppia beata, veramente senza macchia! Dal frutto
del vostro seno voi siete conosciuti, come una volta disse il Signore:”Li
conoscerete dai loro frutti” (Mt. 7,16). Voi informaste la condotta della
vostra vita in modo gradito a Dio e degno di colei che da voi nacque. Infatti
nella vostra casta e santa convivenza avete dato la vita a quella perla di
verginità che fu vergine prima del parto, nel parto e dopo il parto. Quella,
dico, che sola doveva conservare sempre la verginità e della mente e
dell’anima e del corpo.
O Gioacchino ed Anna, coppia castissima! Voi, conservando la castità
prescritta dalla legge naturale, avete conseguito, per divina virtù, ciò che
supera la natura: avete donato al mondo la madre di Dio che non conobbe
uomo. Voi, conducendo una vita pia e santa nella condizione umana, avete
dato alla luce una figlia più grande degli angeli ed ora regina degli angeli
stessi.
O vergine bellissima e dolcissima!
O figlia di Adamo e Madre di Dio. Beato il seno, che ti ha dato la vita!
Beate le braccia che ti strinsero e le labbra che ti impressero casti baci,
quelle dei tuoi soli genitori, cosicchè tu conservassi in tutto la verginità!
“Acclami al Signore tutta la terra, gridate, esultate con canti di gioia” (Sal.
97,4). Alzate la vostra voce, gridate, non temete.
Dal sito: ora-et-labora.net
In questo numero la Redazione Giornalino ha deciso di non raccontarvi la storia dei due
Santi sopra citati ma parlavi di loro e del loro ruolo nella storia!
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COMICITA’
Stanlio e Ollio
La coppia comica per eccellenza
Stan Laurel (per gli Italiani Stanlio), il cui
vero nome era Arthur Stanley Jefferson,
nacque a Ulverston (Gran Bretagna) nel
1890. Stan entrò presto a far parte della
compagnia di pantomime più nota
d’Inghilterra, in cui lavorava anche Charlie
Chaplin, che Stan continuò sempre a
considerare un modello.
Nel 1917 Stanlio girò una comica nella
quale recitava anche Oliver Norwell Hardy,
ossia Ollio. Il quale era nato ad Harlem
(Georgia) nel 1892 e, ancora bambino, si era esibito come cantante nei Minstrel shows, spettacoli nei quali attori bianchi cantavano truccati da neri
TEMI E FILM
In Esplosione (1929) di James Parrott gli starnuti di Ollio e i tentativi di
Stanlio di placarli fanno alla fine esplodere la loro casa. In La capra Penelope (1929) di Lewis R. Foster tutte le gag sono basate sui loro tentativi di tenere
nascosta una capra al padrone di casa, allergico agli animali. Mentre in
Piano...forte (1932), affrontata una scalinata ripidissima per portare un
pianoforte, i due si avvedono dell’esistenza di una strada molto più comoda e non
esitano a ritornare indietro per percorrerla!
Due simpatici pasticcioni
Nella coppia ognuno dei due rispecchia, rovesciandole, le caratteristiche
dell’altro con assoluta complementarità: Stanlio magro, con i capelli a spazzola e
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il cravattino a farfalla; Ollio grasso, con baffetti neri e cravatta lunga; uno più
‘saggio’ (Ollio) l’altro più ‘sognatore’; uno più impacciato (ancora Stanlio) l’altro
apparentemente più sicuro e autoritario. Stanlio dall’accento inglese, Ollio
americano del Sud. La forza comica dei due attori si basa sulla loro capacità di
combinare assieme i reciproci comportamenti. Stanlio è maldestro anche
nell’affrontare compiti semplicissimi, di fronte ai quali manifesta la sua
difficoltà grattandosi la testa con espressione perplessa, per poi lasciarsi
andare a piagnistei infantili di fronte all’inevitabile catastrofe. Ollio si mostra
invece sicuro di sé e, nel constatare l’inettitudine di Stanlio, cerca la complicità
dello spettatore guardando verso la macchina da presa, mentre dà sfogo alla sua
impazienza gonfiando le guance o arrotolandosi la cravatta. Ma, come il
compagno, anche lui riesce a far diventare insormontabili situazioni banali, ed
entrambi non fanno altro che complicarsi la vita con comportamenti inadeguati.
Come mi trovi? Oh, non sei cambiato affatto. Anche tu sei lo stesso: se non ti
avessi visto, non ti avrei riconosciuto
Mi credevano morto.
Come fai a sapere di essere vivo?
L'ho letto sul giornale:
Stènlio, sei sempre il solito “stupìdo!“
E come dice Ollio….„Arrivedorci!
da Gaffuri Alexander e Fabio Terraneo UAI NOT
SCENA TRATTA
DAL FIM
LA SCALA
MUSICALE
DEL 1932
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Alfabeto delle emozioni
La Redazione Giornalino in questo numero del Ul Murum ha deciso di inserire una
nuova rubrica “Alfabeto delle emozioni” , nella quale inseriremo, per ora la
preghiera del volontario, che in seguito sarà la traccia che ci permetterà di
citare le diverse parole legate alle emozioni e agli affetti.
PREGHIERA DEL VOLONTARIO O Signore,
tu ci hai insegnato che l’amore più grande è
dare la vita per i propri amici.
Aiutaci a scoprire nel volontariato l’opportunità
di incontrare non solo la sofferenza umana,
ma di vivere l’amore.
Apri i nostri occhi a riconoscere in ogni povero
il tuo volto e la tua presenza.
Apri le nostre menti a valorizzare
l’unicità di ogni persona,
con la sua storia e cultura.
Apri i nostri orecchi ad accogliere con gentilezza
le voci che chiedono ascolto.
Apri i nostri cuori ad offrire speranza dove c’è paura,
solidarietà dove c’è solitudine,
conforto dove c’è tristezza.
Aiutaci, o Signore, a testimoniare il Vangelo
con un sorriso, una parola, un gesto di affetto.
Donaci l’umiltà di riconoscere che noi
non siamo la luce,
ma strumenti della Tua luce,
non siamo l’amore,
ma espressioni del Tuo amore. Amen
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Ul cugiaa de legn
FILETTO DI TROTA SALMONATA AL FORNO CON POMODORINI
Ingredienti:
600 gr. filetti di trota salmonata
8 pomodorini ciliegini
1 spicchio di aglio
1 ciuffo di prezzemolo tritato
3 cucchiai di olio d'oliva extravergine
sale quanto basta
1 spolverata di origano
Preparazione:
Lavate, asciugate e tagliate a metà i pomodorini,
metteteli su un piatto, salateli, spolverateli con l’origano e un filo d’olio, teneteli da parte.
Sciacquate e asciugate il filetto di trota, verificate che non vi siano lische, eventualmente
estraetele con l’apposita pinza. Lavate e mondate il prezzemolo, tritatelo finemente insieme
all’aglio e tenete da parte. Preriscaldate il forno a 180° con funzione aria ventilata. Ungete
una pirofila con l’olio, aiutandovi con un pennello da cucina, adagiatevi il filetto di trota con la
pelle rivolta verso il basso a contatto con la pirofila, salatela e copritela con il trito di aglio e
prezzemolo. Distribuite attorno al pesce i pomodorini insaporiti prima, versate un filo d’olio
ed infornate a 180° per 20-25 minuti
Servite ben caldo.
CommentO
E’ un piatto gustoso ma leggero, adatto quindi in questo periodo e per le cene estive, potete
servirlo, in porzione ridotta, anche come antipasto se avete ospiti, volendo potete tagliare il
filetto con un coppapasta rotondo, impiattarlo ed adagiarvi sopra due metà dei pomodorini.
BUON APPETITO
A TUTTI !!!
Ul Murum Estate 2017
Fondazione Residenza Amica Onlus Pag. 20
I nostri cari ed assidui lettori si saranno accorti che in questo
nostro ultimo numero de “Ul Murum” la Redazione giornalino ha
deciso di inserire due nuove rubriche: Alfabeto delle emozioni e Comicità, la prima scelta per cercare di parlare di emozioni,
affetti e sentimenti; la seconda ci è stata proposta, e da noi
accettata con entusiasmo, da Alessandro un nostro
collaboratore esterno a Residenza Amica.
Ricordiamo inoltre che siamo sempre in attesa di ricevere
poesie inventate da Voi e/o nuove ricette che ci facciano
venire l’acquolina in bocca!!!
A PRESTO
LLaa rreeddaazziioonnee ddeell ggiioorrnnaalliinnoo
((AAddrriiaannaa,, AAnnttoonniiaa MM..,, AAnnttoonniiaa SS..,, EEddooaarrddoo,, EElliissaa BB..,,
EElliissaa CC..,, FFrraanncceessccaa,, IIvvoo,, LLuuiiggii MM..,, MMaarriiaa BB..,, NNaazzaarreennoo,,
RReennzzoo,, SSiillvviiaa ee ccoonnssuulleennttii))