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Sommario E E d d i i t t o o r r i i a a l l e e p p a a g g . . 1 1 C C e e r r a a u u n n a a v v o o l l t t a a p p a a g g . . 3 3 U U n n p p e e n n s s i i e e r r o o d d i i v v i i t t a a v v i i s s s s u u t t a a p p a a g g . . 6 6 P P a a e e s s e e m m i i o o p p a a g g . . 7 7 I I M M e e d d e e g g o o z z p p a a g g . . 8 8 P P e e r r c c h h é é s s i i d d i i c c e e ? ? p p a a g g 1 1 0 0 L L a a p p o o e e s s i i a a p p a a g g . . 1 1 1 1 P P r r o o v v e e r r b b i i e e f f i i l l a a s s t t r r o o c c c c h h e e p p a a g g . . 1 1 4 4 I I l l n n o o s s t t r r o o d d i i a a l l e e t t t t o o p p a a g g . . 1 1 5 5 R R i i c c o o r r d d i i a a m m o o i i S S a a n n t t i i p p i i ù ù n n o o t t i i p p a a g g . . 1 1 6 6 U U l l c c u u g g i i a a a a d d e e l l e e g g n n p p a a g g . . 1 1 8 8

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Sommario

EEddiittoorriiaallee ppaagg.. 11

CC’’eerraa uunnaa vvoollttaa ppaagg.. 33

UUnn ppeennssiieerroo ddii vviittaa vviissssuuttaa ppaagg.. 66

PPaaeessee mmiioo…… ppaagg.. 77

II MMeeddeeggoozz ppaagg.. 88

PPeerrcchhéé ssii ddiiccee?? ppaagg 1100

LLaa ppooeessiiaa ppaagg.. 1111

PPrroovveerrbbii ee ffiillaassttrroocccchhee ppaagg.. 1144

IIll nnoossttrroo ddiiaalleettttoo ppaagg.. 1155

RRiiccoorrddiiaammoo ii SSaannttii ppiiùù nnoottii ppaagg.. 1166

UUll ccuuggiiaaaa ddee lleeggnn ppaagg.. 1188

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Ul Murum Estate 2016

Fondazione Residenza Amica Onlus Pag. 1

Editoriale

La Redazione giornalino ha cortesemente chiesto a Barbara, la nostra tirocinante, di regalarci alcune sue riflessioni sul lungo periodo che ha trascorso tra di noi…in anticipo la ringraziamo per la sua presenza e per il lavoro svolto. Un grandissimo saluto ai lettori del giornalino “UL MURUM”!

Mi chiamo Barbara, ho 23 anni e sto studiando per diventare educatrice

professionale.

A Novembre ho iniziato un percorso di tirocinio come animatrice, qui in

Residenza Amica e con un po’ di malinconia mi ritrovo a dire che tutto questo

finirà presto, perché le mie ore, ahimè sono terminate.

Magari vi state chiedendo che ruolo ha un’animatrice in casa di riposo… vi

assicuro che in moltissimi se lo chiedono!

Vi spiego meglio, l’animatrice non è quella dei villaggi turistici, che fa ballare,

cantare e giocare tutti, ma è quella figura che regala una carezza, è quella che ti

chiede ogni giorno “COME STAI?”; che con tanta fatica e mi sento di aggiungere

PAZIENZA, fa riemergere le abilità nascoste e sepolte degli ospiti, ti fa

esprimere le tue emozioni in modi diversi e ti aiuta a comunicare anche quando a

volte il corpo non lo permette più.

L’animatrice, come dice la parola stessa, mette l’anima nel suo lavoro e mette al

centro del suo operato la persona, l’ospite e il suo benessere in tutta la sua

globalità.

Il mio è stato un percorso di tirocinio costruttivo tutto in crescendo, ho

imparato tante cose, sia come persona, sia come futura lavoratrice.

Ci sono stati degli episodi che mi hanno costretto a riflettere su me stessa, sul

mio modo di essere e sul mio modo di relazionarmi con le altre figure

professionali presenti in struttura. Ho notato che è proprio difficile comunicare

quando si lavora insieme con altre persone; possono nascere dei malintesi, dei

rancori, ma a volte anche delle belle amicizie, l’importante, a mio parere, è che ci

sia rispetto reciproco.

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Ul Murum Estate 2016

Fondazione Residenza Amica Onlus Pag. 2

Ringrazio in modo particolare Gisella, Monia, Sara e Daniela, che mi hanno

accompagnato in questo percorso considerandomi una vera e propria collega, si

sono fidate di me e delle mie capacità e di questo sono proprio grata.

Ringrazio tutti gli operatori che mi hanno donato un sorriso e un saluto anche

nelle giornate più burrascose e i volontari che si donano con così tanto impegno.

Ovviamente il grazie più grande va a tutti gli ospiti della struttura che mi hanno

accolto a braccia aperte e mi hanno insegnato a vedere con occhi diversi la vita.

I loro consigli sono stati utilissimi e ascoltare le loro storie mi ha aperto la

mente facendomi viaggiare nel tempo!

Le cose che mi mancheranno di più saranno quei sorrisi gratuiti, quelle

chiacchierate che ti fanno dimenticare le cose tristi e quei racconti di vita che

mi porterò per sempre nel cuore, come un prezioso tesoro da custodire dentro

di me.

Barbara

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Ul Murum Estate 2016

Fondazione Residenza Amica Onlus Pag. 3

I mestieri di una volta

Mestieri passati che sollecitano ricordi, ricordi e tante emozioni…

El magnan

“Pignatt, cazzùu, cazzaroeul e scaldin; per taccà on manegh o stoppà on busin portej a bass o donn, l’è chi el magnan ch’el rangia j pignatt de tutta Milan. Magnan… magnano! Calderett, ramin, padej, coverc, pedrioeu, palett, colin, cont on rebattin, ‘na gotta de stagn mì ve giusti tuttcoss o donn! Magnan…”

IL MAGNANO (lo stagnino). “Pentole, mestoli, casseruole, e scaldini; per

attaccare un manico o tappare un buchino portateli giù o donne, è qui il magnano

che aggiusta le pentole di tutta Milano. Magnan…magnano! Calderette, ramini,

padelle, coperchi, imbuti, schiumarole, colini, con un ribattino, una goccia di

stagno io vi aggiusto ogni cosa o donne! Magnano…”.

Il magnano: artefice di ferro, di lavori minuti, e di piccoli ingegni, come chiavi,

toppe; a distinzione del fabbro, che fabbrica ferri grossi, come zappe, vanghe; e

del maniscalco, che fabbrica ferri per le bestie. Lo derivano da

magnusaerarius…forse perché i lavori del ferro servono grandemente alla

saldezza e alla sicurezza delle costruzioni e delle abitazioni; e perché quella del

magnano, come richiedente più destrezza negl’ingegni, diventa arte maggiore

rispetto al fabbro ferraio. Altri perché il magnano è tutto nero, più

lontanamente lo derivano da mandueus, figura paurosa per i bambini.”

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Ul Murum Estate 2016

Fondazione Residenza Amica Onlus Pag. 4

A Milano per dire che ognuno loda la propria arte si usava l’espressione

proverbiale: “Ogni magnan loda la sua bolgia”. “Falla de magnan” significava poi: farla da furbo, il magnano essendo sempre

stato ritenuto estremamente scaltro nel farsi compensare per le sue preziose

prestazioni.

Di un individuo sempre lercio e sporco si diceva che era “tenc come on magnan” ; di un oggetto irreparabile che non avrebbe potuto aggiustarlo “nanca el magnan”.

(da “MESTIERI MENEGHINI d’altri tempi”

Il Carrobbio)

Mi ricordo …

Elisa ricorda e recita questa filastrocca:

Donne donne gh'è chì el magnano

Donne donne gh'è chí el magnano

che'l gh'ha voeuja de lavorà

e se gh'aví quajcoss de fà giustà

tosann gh'è chí el magnan

che'l gh'ha voeuja de lavorà

Salta foeura ona sposotta

cont in man 'na pignatta rotta

E se me la giustii propi de galantòmm

mí sí ve la daría de nascost del mè omm

El marito apos a l'uscio

el gh'aveva sentito tutto

el salta foeura cont on tarèll in man

e pirn e pum e parn su la crapa del magnan

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Ul Murum Estate 2016

Fondazione Residenza Amica Onlus Pag. 5

El magnano el dis nagotta

e 'l va via con la crapa rotta

senza ciamà dottór nè avocatt

el s'è stagnàa la crapa al post di sò pignatt.

Traduzione

Donne donne c'è qui lo stagnatore (colui che un tempo riparava le pentole) che ha voglia di lavorare

se avete qualcosa da fare aggiustare Ragazze, c'è qui lo stagnatore

che ha voglia di lavorare

Esce fuori una sposina con in mano una pentola rotta

"E se me la aggiusti proprio da galantuomo io ve la darei di nascosto da mio marito"

Il marito da dietro l'uscio

aveva sentito tutto esce fuori con un mattarello in mano

e pim e pum e pam sulla testa dello stagnatore

Lo stagnanore non dice nulla e va via con la testa rotta

senza chiamare né dottore né avvocato si è stagnato la testa al posto delle sue pentole.

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Fondazione Residenza Amica Onlus Pag. 6

Un pensiero di vita

vissuta

I NONNI RACCONTANO LA LORO ESTATE

Quando eravamo bambini l’estate ci sembrava lunghissima e

le giornate, così calde ed assolate, parevano non finire mai.

Era la stagione che amavamo di più perché non si andava a

scuola e noi bambini avevamo tanto tempo da dedicare ai

giochi.

In campagna c’erano molti lavori da fare: la fienagione, la

trebbiatura, la sgranatura del mais, che allora si faceva a

mano. E quanti giochi nei cortili! Quando eravamo piccoli si

poteva giocare anche nelle strade perché di automobili ne passavano pochissime.

Si giocava con le biglie, a nascondino, a rialzo, alla lippa con due pezzi di legno,

agli indiani e cow-boy…

Le bambine il pomeriggio andavano dalle suore per imparare a ricamare e a

cucire. La cosa che più ricordiamo con piacere è che ci piaceva moltissimo, nelle

sere d’estate, andare a caccia di…lucciole! Noi bambini le mettevamo in un

bicchiere per poterne ammirare la debole luce, ma poi le liberavamo subito

perché era più bello vederle rincorrersi tra l’erba alta.

Non c’era l’abitudine di andare al mare o in montagna perché si era tutti un po’

poveri.

Ma sicuramente non ci ricordiamo di esserci mai annoiati, ve lo assicuriamo!

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Paese Mio…

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ppooeessiiaa,, oovvvviiaammeennttee ll’’hhaa ddeeddiiccaattaa aall ssuuoo ppaaeessee,, lluuooggoo ddoovvee èè nnaattoo ee hhaa vviissssuuttoo llaa

ssuuaa iinnffaannzziiaa..

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NNaattaallee GGaalliimmbbeerrttii

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Fondazione Residenza Amica Onlus Pag. 8

II MMEEDDEEGGOOZZ

Ovvero i rimedi della nonna!

IL BASILICO

PROFUMO DI BASILICO

Il basilico è uno dei simboli della cucina mediterranea, sulla pasta, nella caprese:

i suoi utilizzi davvero non si contano. Coltivarlo è abbastanza facile, sia nell'orto

che sul balcone, fatene la prima delle piante aromatiche della vostra collezione.

In vaso

L'ideale è utilizzare il classico vaso di terracotta, di una dimensione di almeno

20 centimetri di altezza. Se il terriccio che andate ad usare è sufficientemente

ricco il basilico non necessita di nessuna ulteriore concimazione. Disponete sul

fondo del vaso dai 2 ai 4 cm di terriccio, spargete sopra i semi, ricoprite con

dell'altra terra: i semi dovranno trovarsi circa a metà dello strato di terra.

Annaffiate delicatamente o, meglio, vaporizzate con uno spruzzino.

Le qualità di basilico

Si fa presto a dire basilico, ma ne esistono moltissime

specie differenti. In Italia i più diffusi sono

sostanzialmente due: il basilico napoletano e quello

genovese, che ci ricordano inevitabilmente l'uno la pizza

margherita e l'altro il pesto! Il primo è il più comune e profumato, il secondo ha

ricevuto anche una certificazione come prodotto DOP. Ha invece foglie molto

più piccole e appuntite il basilico greco, una varietà che resiste meglio nei climi

freddi.

Quanto annaffiare

Il basilico ha bisogno di acqua soprattutto nella prima settimana successiva alla

semina, poi via via sarà necessario annaffiarlo solo quando la terra inizia a

seccarsi. Fate attenzione però che non ci sia ristagno: la terra non deve mai

essere impregnata di acqua. E viceversa per quanto il basilico, da brava pianta

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Ul Murum Estate 2016

Fondazione Residenza Amica Onlus Pag. 9

mediterranea, ami il sole non è bene che rimanga esposto direttamente al sole

per tutto il giorno: collocatelo dove la luce sarà abbondante ma non diretta,

almeno durante le ore centrali del giorno.

La raccolta

Nel giro di una settimana le sementi dovrebbero cominciare a germogliare, nel

giro di un mese invece potrete iniziare a raccogliere le vostre foglie di basilico.

Cominciate sempre da quelle più grandi e alla base della pianta, in modo da

permettere alla vostra pianta di continuare a crescere.

Quando acquisti il basilico fresco scegli foglie consistenti e carnose, dal colore

brillante e dal profumo gradevole. Il basilico si può conservare comodamente in

frigo avvolto con della carta assorbente leggermente umida, così da

permettergli di rimanere più fresco più a lungo! Puoi anche lasciarlo essiccare o

congelarlo in freezer dopo averne scottato rapidamente le foglie per evitare

l’imbrunimento. In alternativa tritalo direttamente: si mantiene circa 8-10 mesi

chiuso negli appositi sacchetti freezer, senza perdere sapore!

Il basilico, come già detto, è naturalmente indispensabile per la preparazione del

pesto alla genovese, insieme a pinoli, aglio, olio e Parmigiano, ma è utilizzato

anche nella classica pizza, nella pasta o nelle insalate, direttamente a crudo.

Perché fa bene? Con le foglie di basilico si possono preparare infusi diuretici,

mentre l'olio essenziale si usa per i massaggi.

IL CONSIGLIO IN PIÙ

-Se raccogli il basilico tra le 18 e le 22, dura di più perché

verso sera il contenuto di zuccheri nelle cellule è maggiore e

quindi mantengono più a lungo il metabolismo cellulare anche

dopo la raccolta.

- Puoi aromatizzare il tuo aceto con delle foglie di basilico

fresco; lasciane macerare una bella manciata in un litro di

aceto bianco, e toglile dopo una settimana, prima di usarlo:

sentirai che profumo!

- Una bella pianta di basilico molto profumata, posta sul balcone, funziona anche

per tenere lontane le zanzare.

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Perché si dice?

ANDARE CON IL CAVALLO DI SAN FRANCESCO

Significa spostarsi a piedi, con le proprie gambe, senza servirsi di animali o

mezzi di trasporto. Il richiamo a san Francesco è un riferimento allo stato di

povertà assoluta a cui erano tenuti i seguaci del santo di Assisi che, come dice

Dante, ancora giovane abbandonò gli agi paterni per unirsi in mistico matrimonio

alla povertà: “…a cui, come a la morte, la porta del piacer nessun diserra” (Paradiso, XI, 59-60).

ESSERE IN UN GINEPRAIO Essere, ritrovarsi o cacciarsi in qualche modo in una qualsiasi situazione confusa,

complicata, difficile e intricata dalla quale è molto complicato venirne fuori.

Non riuscire facilmente a districare i rami e trovare la giusta via d’uscita.

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LLaa ppooeessiiaa

LA SPIGOLATRICE DI SAPRI

Eran trecento, eran giovani e forti, e sono morti.

Me ne andavo al mattino a spigolare, quando ho visto una barca in mezzo al mare: era una barca che andava a vapore; e alzava una bandiera tricolore; all'isola di Ponza si è fermata, è stata un poco e poi si è ritornata; s'è ritornata ed è venuta a terra; sceser con l'armi, e a noi non fecer guerra.

Sceser con l'armi, e a noi non fecer guerra, ma s'inchinaron per baciar la terra, ad uno ad uno li guardai nel viso; tutti aveano una lagrima e un sorriso. Li disser ladri usciti dalle tane, ma non portaron via nemmeno un pane; e li sentii mandare un solo grido: “Siam venuti a morir pel nostro lido”.

Con gli occhi azzurri e coi capelli d'oro un giovin camminava innanzi a loro. Mi feci ardita, e, presol per mano, gli chiesi: “Dove vai, bel capitano?” Guardommi, e mi rispose: “O mia sorella, vado a morir per la mia patria bella». Io mi sentii tremare tutto il core, né potei dirgli: “V'aiuti il Signore!”

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Quel giorno dimenticai di spigolare, e dietro a loro mi misi ad andare: due volte si scontrâr con li gendarmi,

e l'una e l'altra li spogliâr dell'armi: ma quando fûr della Certosa ai muri, s'udirono a suonar trombe e tamburi; e tra 'l fumo e gli spari e le scintille piombaron loro addosso più di mille.

Eran trecento e non voller fuggire; parean tremila e vollero morire: ma vollero morir col ferro in mano, e avanti a loro correa sangue il piano: fin che pugnar vid'io per lor pregai, ma a un tratto venni men, né più guardai: io non vedea più fra mezzo a loro quegli occhi azzurri e quei capelli d'oro.

Eran trecento, eran giovani e forti, e sono morti.

LUIGI MERCANTINI

La spigolatrice di Sapri è una celebre poesia scritta da Luigi Mercantini, la cui

fama è indissolubilmente legata a questo componimento oltre che all'Inno di

Garibaldi.

Narra la sfortunata spedizione di Carlo Pisacane nel Regno delle Due Sicilie. Il

poeta adotta il punto di vista di una lavoratrice dei campi, intenta alla

spigolatura e presente allo sbarco, che incontra Pisacane e se ne invaghisce; la

donna parteggia per i trecento, ma assiste impotente al loro massacro da parte

delle truppe borboniche.

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Particolarmente conosciuto - e citato - è il ritornello: Eran trecento, eran giovani e forti, e sono morti.

Ricordi…

Quando si tagliava il grano, dopo il passaggio della “macchina”, a terra

rimanevano delle spighe di grano e noi ragazzi venivamo mandati nei campi a

raccoglierle, si facevano dei mucchi con cui poi venivano formati i covoni.

Irma

Quando avevamo finito di tagliare il grano e questo era stato portato via,

bisognava “spigolare” per raccogliere le spighe rimaste a terra. Un lavoro

veramente faticoso.

Renzo

Nei campi oltre a spigolare, andavamo anche a tagliare il grano, indossavamo gli

zoccoli e spesso ci ferivamo i piedi con le piante di frumento che erano state

tagliate.

Maria Z.

La falce che si usava per tagliare il grano si chiamava “missùra” , Irma si ricorda

che il suo papà gliene aveva fatta una piccola apposta per lei!

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Fondazione Residenza Amica Onlus Pag. 14

LUGLIO

“Se luglio fa tempesta – l’uva

non empie la cesta.”

“La pace in casa vale più di ogni

capitale.”

“Una cosa è promettere, l’altra

è mantenere!”

GIUGNO

“Giugno è il padre dei poveri e la

frusta dei contadini.”

“Giugno tonante - raccolto

abbondante!”

“Giugno lucciolio – festa nel

granaio!”

AGOSTO

“L’acqua lontana non spegne il

fuoco.”

“Gioventù disordinata – fa

vecchiaia tribolata.”

“Il mondo è come il mare – vi

affoga chi non sa nuotare!”

Proverbi e

filastrocche

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Il nostro dialetto

“IL PAIOLO – ul stagnaa” :

Il paiolo è una delle pentole dalla tradizione più antica; in passato era realizzato

esclusivamente in rame. Oggi, disponibile anche in alluminio è lo strumento indispensabile per

la cottura della polenta.

Pochi cibi hanno la necessità assoluta di essere cotti in una pentola ben precisa: uno di questi

è la polenta. La polenta deve essere rimestata continuamente durante la cottura: per questo

c’è bisogno di usare un contenitore ben specifico, che impedisca al composto di attaccarsi alle

pareti e di conseguenza di bruciarsi: il paiolo in rame. La forma tipica del paiolo; anticamente

aveva il fondo bombato e un unico manico arcuato perché veniva appeso al focolare.

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San Luigi

San Luigi Gonzaga religioso

21 giugno

Castiglione delle Stiviere, Mantova, 9 marzo 1568 - Roma, 21 giugno 1591

Figlio del marchese Ferrante Gonzaga, nato il 19 marzo

del 1568, fin dall'infanzia il padre lo educò alle armi,

tanto che a 5 anni già indossava una mini corazza ed un

elmo e rischiò di rimanere schiacciato sparando un

colpo con un cannone. Ma a 10 anni Luigi aveva deciso

che la sua strada era un'altra: quella che attraverso

l'umiltà, il voto di castità e una vita dedicata al

prossimo l'avrebbe condotto a Dio. A 12 anni ricevette

la prima comunione da san Carlo Borromeo, venuto in

visita a Brescia. Decise poi di entrare nella compagnia

di Gesù e per riuscirci dovette sostenere due anni di

lotte contro il padre. Libero ormai di seguire Cristo,

rinunciò al titolo e all'eredità ed entrò nel Collegio

romano dei gesuiti, dedicandosi agli umili e agli ammalati, distinguendosi

soprattutto durante l'epidemia di peste che colpì Roma nel 1590. In

quell'occasione, trasportando sulle spalle un moribondo, rimase contagiato e

morì. Era il 1591, aveva solo 23 anni.

Protettore: dei giovani, degli scolari e degli studenti.

Etimologia: di origine franca, significa “famoso nella battaglia”.

Il matrimonio dei suoi genitori - il marchese Ferrante Gonzaga e Marta dei conti

Tana di Chieri (Torino) - si è celebrato nel palazzo reale di Madrid, perché

Ferrante è al servizio di re Filippo II di Spagna. Luigi è poi nato nel castello di

famiglia: è il primo di sette figli, erede del titolo e naturalmente con un futuro

di soldato. Perciò il padre lo porta in mezzo alla truppa già da bambino. Poi

cominciano per lui i soggiorni in varie corti e gli studi.

Nel 1580, dodicenne, Luigi riceve la prima Comunione dalle mani di san Carlo

Borromeo. Nel 1581 va a Madrid per due anni, come paggio di corte e studente.

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È di questa epoca un suo ritratto. Autore è il grande El Greco, che mostra il

Luigi autentico (come pochi altri suoi ritratti), e ben diverso dal fragile piagnone

raffigurato più tardi da tanta pittura per sentito dire, fuorviata dal fervore

maldestro di oratori e biografi: purtroppo la sua austerità di vita (da lui

contrapposta alla fiacchezza morale del gran mondo) sarà, per molto tempo,

presentata come una sorta di avversione ossessiva nei confronti della donna.

In Spagna, Luigi è brillante alunno di lettere, scienza e filosofia e tiene la

tradizionale dissertazione universitaria; insieme, legge testi spirituali e

relazioni missionarie, si concentra nella preghiera, decide di farsi gesuita e –

malgrado la contrarietà del padre – a 17 anni entra nel noviziato della Compagnia

di Gesù a Roma, dove studia teologia e filosofia.

Nel 1589 (a 21 anni) lo mandano a Castiglione delle Stiviere per mettere pace

tra suo fratello Rodolfo (al quale ha ceduto i propri diritti di primogenito) e il

duca di Mantova. Obiettivo raggiunto: Luigi si muove bene anche in politica,

anche se la sua salute è fragile (le severe penitenze certamente non lo aiutano).

Nel ritorno a Roma, un misterioso segnale gli annuncia vicina la morte. È il

momento di staccarsi da tante cose. Ma non dalla sofferenza degli altri; non

dalla lotta per difenderli. Nel 1590/91 un insieme di mali infettivi semina morte

in tutta Roma, stende in 15 mesi tre Papi uno dopo l’altro (Sisto V, Urbano VII,

Gregorio XIV) e migliaia di persone. Contro la strage si batte Camillo de Lellis

con alcuni confratelli, e così fa Luigi Gonzaga. Ma siccome è malato anche lui da

tempo, gli si ordina di dedicarsi ai casi non contagiosi. Però lui, trovato in strada

un appestato in abbandono, se lo carica in spalla, lo porta in ospedale,

incaricandosi di curarlo. Poi torna a casa e pochi giorni dopo è morto, a 23 anni.

"In una commovente lettera, il 10 giugno, egli prese commiato dalla madre" (L.

von Pastor).

Nel 1726, papa Benedetto XIII lo proclamerà santo. Il suo corpo si trova nella

chiesa di Sant’Ignazio in Roma, il capo è custodito invece nella basilica a lui

dedicata, in Castiglione delle Stiviere, suo paese natale.

Autore: Domenico Agasso

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Ul cugiaa de

legn

RISOTTO CON PISELLI E BASILICO Ingredienti:

320 g di riso

200 g di piselli freschi

basilico

½ cipolla

5 cl di brodo vegetale

50 g di grana grattugiato

olio extravergine d'oliva

sale

pepe

Preparazione:

In una casseruola fate rosolare con un filo di olio la cipolla mondata e tritata,

quindi unite i piselli sgranati. Bagnate con qualche cucchiaio di brodo e lasciate

cuocere per 15 minuti. Frullate i piselli tenendone da parte alcuni interi per

guarnire. Fate rosolare per qualche minuto il riso con poco olio, bagnate con 2-3

mestoli di brodo e portare a cottura, unendo del brodo man mano che si asciuga.

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Aggiungere la crema di piselli, qualche foglia di basilico spezzettata e il grana e

mantecare con cura. Regolate di sale e pepe e servire il risotto guarnendolo con

i piselli interi tenuti da parte e una foglia di basilico.

Per valorizzare il sapore dei piselli, aggiungi un po’ di zucchero durante la

cottura.

Commento

Finito il risottino…vi consigliamo un bicchierino di fresco vino bianco o per chi lo

preferisce un buon Barbera!!!

BUON APPETITO

A TUTTI !!!

LLaa rreeddaazziioonnee ddeell ggiioorrnnaalliinnoo

((AAddrriiaannaa,, AAnnggeelloo,, AAnnttoonniiaa,, BBiiaannccaa,, EEddooaarrddoo,,

EElliissaa,, FFrraanncceessccaa,, IIrrmmaa,, IIvvoo,, LLuuiiggii MM..,, MMaarriiaa ZZ..,,

NNaattaallee,, OOrrnneellllaa,, RReennaattoo,, RReennzzoo,, RRiinnaa ee

ccoonnssuulleennttii))