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UFFICIO COMUNICAZIONE/URP Direttore Dr Sandro Cortese
Rassegna Stampa
08 Novembre 2012
A cura dell’Ufficio Comunicazione/URP
Nell'inchiesta sono indagati
per abuso d'ufficio tutti i componenti la
giunta regionale
presenti al momento della
delibera con cui la Sarlo fu
nominata
Nomina della dirigente Sentiti Mancini e Caridi
Gli assessori regionali Giacomo Mancini e Antonio Caridi sono stati interrogati dal sostituto procuratore della Repubblica di Catanzaro Gerardo Dominijanni nell'ambito dell'inchiesta sulla nomina di Alessandra Sarlo a dirigente generale del Dipartimento controlli della Regione. Nell'inchiesta sono indagati per abuso d'ufficio tutti i componenti la giunta regionale presenti al momento dell'approvazione della delibera. Il primo ad essere sentito, ieri mattina, è stato Mancini. Poi, nel primo pomeriggio, è toccato a Caridi, accompagnato dal suo legale, l'avvocato Natale Polimeri. L'assessore, ha riferito il difensore al termine dell'interrogatorio, ha risposto alle domande formulate dal pm «chiarendo il modus operandi delle riunioni della Giunta regionale. Riteniamo di avere chiarito quanto contestato nel capo d'imputazione a dimostrazione della totale estraneità a quanto contestato». L'inchiesta avviata dalla Procura ruota intorno alla nomina di Alessandra Sarlo, avvenuta nell'agosto 2011 dopo che un avviso interno non aveva portato all'individuazione di un candidato che avesse i requisiti per l'incarico nella nuova struttura Controlli. La stessa Sarlo, nel 2010, è stata, per un breve periodo, commissario dell'Asp di Vibo Valentia. La dirigente regionale è la moglie del giudice Vincenzo Giglio, arrestato su impulso della Dda di Milano.
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Se ne parla a Gioia
La salute globale
nuova sfida della sanità
GIOIA TAURO - "La salute globale: unasfidaperl'opera-tore sanitario": è questo il te-madiunconvegnopromosso dall'Ordine dei Medici della Provincia di Reggio, ed in particolaredallaCommissio-ne formazione ed aggiornamento, coordinata da Antonino Zema.
L'evento è in calendario per la giornata di sabato prossimo a Gioia Tauro presso l'Istituto Superiore Teologico Pastorale Papa Giovanni XIII. La giornata formativa sarà aperta dal saluto del presidente dell'Ordine dei Medici, Pasquale Veneziano, e sarà moderata dal coordinatore della Commissione aggiornamento, Antonino Zema e dal vicepresidente dell'Ordine dei Medici, Giuseppe Zampogna.
Laprimarelazionesaràcu-rata da Sergio Corica, Responsabile dell'Unità Operativa di Ostetricia e Ginecologia della Casa di Cura, Villa Elisadi Cinquefrondi ed avrà ad oggetto "ilprogetto "equal opportunities for healt: action for development: un piano di azione per promuovere la salute globale".
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ROMA Ancora tre anni di lacrime e sangue per il sistema sanitario regionale, e quindi per tutti i calabresi costretti a curarsi in Calabria. Slitta infarti al 2015 l'epilogo del Piano di rientro della spesa sanitaria che avrebbe dovuto completarsi entro il 31 dicembre prossimo.
Piano di rientro prorogato: altri 3 anni dikcrime e sangue La decisione assunta ieri a Roma dal Tavolo Massicci
DI TERESA MUNARI
Ancora tre anni di lacrime e sangue per il sistema sanitario regionale, e quindi per tutti i calabresi costretti a curarsi in Calabria. Slitta infatti al 2015 l'epilogo del piano di rientro della spesa sanitaria che avrebbe dovuto completarsi entro il 31 dicembre prossimo: la decisione assunta ieri al Tavolo Massicci si è resa necessaria non avendo il commissariamento raggiunto gli obiettivi prefissati e stando anche alla evidente applicazione disomogenea del "piano" sul territorio.
E le conseguenze sono pesanti. La proroga che blinda l'azione commissariale nega ai precari della sanità, circa 1.200 persone in tutta la Calabria, l'assunzione e qualsiasi sbocco diverso da altalenanti rinnovi. Ma nega anche nei fatti alla nostra Regione ogni autonomia politica, gestionale ed amministrativa in uno dei settori più delicati della amministrazione dovendo, il commissario ad acta Scopelliri e i sub commissari Pezzi e D'Elia continuare ad agire su linee guida prefissate, rispondendo con cadenza trimestrale del proprio operato al ministro della Sanità, delle Finanze, ai tecnici del tavolo presieduto dall'ispettore capo dell'Igespes Francesco Massicci, e dunque al Governo.
Insomma anche se al tavolo Massicci si è presentato un governatore-commissario consapevole che il piano non poteva dar esiti conclusivi entro il 31 dicembre, bisogna dargli atto che comunque ci ha messo la faccia ed ha registrato di buon grado una decisione che, per come stavano le cose, non poteva che sfociare in una pro
roga. Lunga oltre ogni ragionevole aspettativa, ma così è.
Ed anche l'ispettore Massicci deve aver capito le difficoltà che sta incontrando il governatore nel realizzare quanto stabilito, perché ha insistito molto sulla necessità di ristabilire fra la governance del sistema sanitario un clima di serenità e di collaborazione fattiva. Evidentemente le dimissioni del sub-commissario Pezzi, annunciate e poi ritirate senza altra spiegazione che una sorta di insofferenza a criteri che non condivideva, a Roma non sono passate inosservate. Ma in realtà, a ben vedere, i rapporti fra Scopelliri e il generale sembrano improntati sulla cordialità e allora cos'è che avrebbe indotto il sub commissario a dare forfait? Certamente dei travisamenti, ma determinati da chi, vicino al governatore, non agisce nell'ottica di rendere più efficace la sua azione di governo. E la gestione della sanità in Calabria, con il flop registrato ieri, è la riprova della inadeguatezza di alcune responsabilità che Scopelliri assegna più in maniera fideistica, che obiettiva. Qualche esempio? Partiamo dalla scelta dei manager, quando le competenze nel campo dell'ambiente sembrano sufficienti per gestire un'azienda sanitaria come quella di Reggio che distribuisce servizi su una provincia dove insistono circa 700mila abitanti e senza il supporto di un direttore sanitario aziendale, peraltro previsto dalla legge. Con le persone al posto giusto si riuscirebbe meglio a valutare se un ospedale deve essere chiuso per potenziarne un altro che ha invece migliori chances. E il caso di Melito Porto Salvo dove l'ostetricia è chiusa per leg-
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gè, ma il personale resta a disposizione mentre dovrebbe supportare Reggio che scoppia o magari Locri.
Ma non è solo l'Azienda reggina a preoccupare. Si pensi all'annosa questione della "Fondazione Campanella" per la quale Massicci ha in mente un solo epilogo: trovare una soluzione giuridica diversa da quella ipotizzata in commissione del consiglio regionale. E poi c'è Cosenza dove è dal 2007 che il legislatore calabrese
spera di poter accorpare in una sola le quattro aziende che resistono al tempo e alle lobby, ma ai consigliori di Scopelliri questo eclatante precedente non interessa, tant'è che suggeriscono una nuova legge, la proposta Chiappetta, che azzeri l'esistente per inglobare in una nuova azienda sanitaria tutti gli ospedali esistenti nella provincia.
E si potrebbe continuare, ma servirebbe?
TERNA Sopra, Scopelliti e i sub commissari Pezzi e D'Elia
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Trentamila posti letto in meno nel 2015
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di MARGHERITA DE BAC
E ntro II 31 dicembre le Regioni dovranno in
dicare dove e come ridurre 30 mila posti letto negli ospedali che saranno riutilizzati per altre funzioni. Si punta sull'efficienza e sull'eliminazione dei doppioni. À Roma, per esempio, solo ima cardiochirurgia delle 8 presenti rispetta i nuovi criteri.
Salita Lo schema di regolamento per il 2013-2015
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ROMA — Trentamila letti in meno negli ospedali italiani. Assume concretezza la prospettiva, delineata dal decreto sulla revisione della spesa (spen-ding review) della scorsa estate.
Entro il 31 dicembre le Regioni dovranno indicare dove e come effettueranno la riduzione. Si dovrà passare nel prossimo triennio 2013-2015 a un rapporto di 3,7 letti ogni mille abitanti dall'attuale 4,2, la media nazionale. Lo 0,7% devono essere dedicati a riabilitazione e lungodegenza di malati che hanno superato la fase acuta. Alcune Regioni, come Emilia Romagna, Veneto, Toscana 0 Lombardia, hanno già avviato questa operazione, altre invece devono cominciare
quasi da zero e non a caso sono quelle con maggior deficit, sotto piano di rientro. Il Molise è quella che deve ridurre di più (-33,2%), seguita dalla Provincia autonoma di Trento (-20,9%) e Lazio (-19,9%).
Si marcia dunque verso un sistema più moderno. Le parole chiave: meno ospedali (molto costosi e fonte di sprechi), più servizi territoriali, più ap~ propriatezza.
I criteri in base ai quali procedere sono indicati in uno schema di regolamento sugli «standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi dell'assistenza ospedaliera». Salvo sorprese verrà esaminato la prossima settimana dalla Conferenza Stato-Regioni, per
l'approvazione. Il documento è pronto, frutto del lavoro del ministero della Salute attraverso l'agenzia per i servizi sanitari (Agenas) diretta da Fulvio Moirano, che ha in mano anche il cosiddetto programma per la valutazione delle performance delle singole strutture.
Più che di sforbiciata, è corretto parlare di riconversione visto che i letti non verranno aboliti ma riutilizzati per funzioni diverse ad esempio residenze per anziani, lungodegenza. Il taglio non sarà attuato attraverso tanti piccoli interventi, un posto in meno lì, due in meno lì, secondo la logica della mediazione, specie nelle università.
Spariranno interi primaria-
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ti-doppione (oggi si chiamano unità operative complesse) selezionati in base al bacino di utenza e al rendimento. Questo a garanzia dei pazienti. Più una struttura accumula esperienza e casistica, più è sicura, soprattutto per quanto riguarda le alte specialità. Centri trapianti, cardiochirurgia, neurochirurgia. In molte realtà sono troppi e lavorano poco perché devono spartirsi i malati, a discapito della qualità.
Per alcune specialità (ad esempio by pass coronarico) vengono fissati dei limiti al di sotto dei quali non si dovrebbe scendere: almeno 150 l'anno. A Roma, tanto per fare un esempio, solo una cardiochirurgia delle 8 presenti rispetta questo ritmo. In Lombardia 10
su 18. «Chiudere i primariati?
Un'impresa, spesso non ci si riesce, si incontrano molte resistenza politiche», racconta Giuseppe Zuccatelli, oggi subcommissario della Sanità abruzzese, intervenuto su questo tema al convegno organizzato a Roma da «Meridiano Sanità» sulla salute in Italia in tempo di crisi economica. «Bisogna raggiungere l'indicatore sui letti stabilito dal ministero attraverso l'eliminazione di reparti interi, unico modo per ottenere risultati duraturi ed efficaci sul piano economico e di recupero di personale. Infermieri e ausiliari da utilizzare altrove e per coprire il turn over», analizza Zuccatelli. Dunque non tagli lineari, ciechi 0 effetto di sointe
e pressioni. Lo schema di regolamento suddivide gli ospedali in tre categorie (liub, spoke e integrativi) in base a grandezza e strutture. Si insiste sull'indice di occupazione dei posti letto che deve attestarsi su 80-90%: in reparti di 30 posti, ne devono essere occupati in media 28. Le misure antisprechi funzionano così.
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mdebaciWcorriere.it
il piano Entro il 31 dicembre le Regioni dovranno indicare dove e come effettueranno la riduzione
Com'è il cielo sopra Milano? Com'è il cielo sopra Milano? Ingegneri, gruisti e operai-alpinisti che lavorano per costruire ì grattacieli nei cantieri di Porta Nuova e Citylife lo raccontano su Sette domani in edicola con il Corriere della Sera
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Le cifre
2.183 1,878
1.771 1.183
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Molise La regione che deve tagliare di più
Campania Di quanto dovranno aumentare i posti letto in conseguenza della spending review
15 .9601 | i5,i37
Puglia 1.887 I I 21586 2157 2.174
Basilicata
Sardegn Campania 11442
Calabria
Posti letto 2009*
Posti letto dopo la spending review (applicando l'indice 3,7 ogni mille abitanti)
19,433 ! 18.689*
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La stima dei posti ietto che si dovranno tagliare per effetto cieiìa spending review
iì tasso di occupazione dei letti di un reparto che si deve raggiungere
i posti ietto ospedalieri ogni mite abitanti che dovranno esserci dopo il provvedimento (dai 42 attuali)
ii tasso ospedalizzazione (numero di ricoveri in rapporto ai posti ietto per anno} ogni mille abitanti che deve essere raggiunto (dai 180 permiite attuale)
Fonte: Ministero delia Salute, stime di Quotidiano Sanità - 'strutture pubbliche e private accreditate EMANUELE LAMEDiCA
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Taglio a 20mila posti letto Il piano Balduzzi sugli ospedali: via un migliaio di reparti e poltrone
I posti letto disponibili
Dati 2011
Lombardia 39.691
Emilia R. 21.752
Veneto 20.503
Lazio 20.475
Piemonte 20.061
Campania 17.147
Sicilia 16.613
Toscana 14.575
Puglia 13.415
Liguria 7.801
Calabria 7.345
Marche 6.951
Sardegna 6.327
Friuli V.G. 5.790
Abruzzo 5.551
Umbria 3.635
PA Trento 2.600
Basilicata 2.555
PA Bolzano 2.304
Molise 1.346
Valle d'Aosta 585 -[il
Roberto Turno ROMA
Forse i8-2omila posti-letto in meno per i ricoveri ordinari, almeno un migliaia di reparti doppione o poco (e male) impiegati che saltano, altrettanti primariati e poltrone di baroni della medicina che tremano. E piccoli ospeda-letti in bilico. È pronta la grande dieta per gli ospedali italiani, sia pubblici che privati. Dopo la
ITALIA
237.022
spen ding review di questa estate,
IL GIRO DI VITE Strutture ospedaliere divise in tre fasce e sfoltimento basato su volume minimo delle prestazioni, bacino d'utenza e soglie di rischio
arrivano le regole applicative che il ministro della Salute, Renato Balduzzi, ha appena inviato alle Regioni. Che dovrebbero tradurle in propri provvedimenti entro fine anno.
Ma già i governatori sono pronti a frenare. Non accettano ultimatum - ovvero che le misure siano ordinative, non indicative -lamentando un'invasione di campo e il mancato coinvolgimento nellamessaapunto del documento. Insomma, sarà un nuovo testa a testa. Anche perché il regolamento predisposto dal ministro della Salute insieme all'Economia (per il testo si veda www.240resanita.com) interviene pesantemente per riorganizzare dopo decenni e dare un senso compiuto a livello nazionale alla rete ospedaliera nazionale. Con
l'obiettivo dichiarato di garantire livelli di assistenza omogenei in tutta Italia sia per l'adeguatezza delle strutture, sia per le risorse umane impiegate in rapporto ai pazienti "serviti" e al livello di complessità delle singole strutture e dell'interazione con la rete di assistenza sul territorio.
Un intervento poderoso e necessario, anche se ciascuna Regione potrà lamentare le proprie specificità e qualcuna rivendicare gli in-terventigià attuati. Le ricadute pratiche in termini di tagli di posti letto, di reparti, primariati e anche di ospedaletti, è così legata alle scelte locali. Dove sarà inevitabile l'assalto a difesa di ospedali, discipline e poltrone. Quanto ai risparmi possibili dell'operazione, la spen-ding review (legge 135/2012) non li cifra, ma Balduzzi ha detto ripetutamente che per le Regioni ci saranno sicuramente minori spese. Tutto sta a vedere i tempi di realizzazione e quanto, come e se, il sistema terrà alle necessità di cura, anche per le possibili ricadute sulle Uste d'attesa, aspettando che il territorio si attrezzi davvero alla deospedalizzazione.
«Definizione degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi dell'assistenza ospedaliera»: già dal titolo ilrego-lamento mette le cose in chiaro.
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Con tre carte decisive da giocare nell'operazione di sfoltimento: i volumi minimi di prestazioni effettuate, le soglie di rischio degli outcome di cura, il bacino d'utenza della popolazione. Con un jolly per le Regioni che ospitano la mobilità dei pazienti in cerca di cure fuori casa.
Nell'ambito dell'aiterà valutazione saranno così costruiti gli standard delle prestazioni. Gli ospedali vengono distinti in tre classi: di base con un bacino di 8o-i5omila abitanti, con pronto soccorso e un numero essenziale di specialità; di primo livello, con i50-30omila abitanti, con dipartimenti di emergenza-urgenza con
numerose specialità e tecnologie avanzate; di secondo livello, tra óoomila e 1 milione di abitanti, prevalentemente ospedali-azienda, Irccs, ospedali di grandi dimensioni non scorporati dalla asl. Gli standard avranno valore per tutte le discipline, che saranno puntigliosamente verificate. Dalla verifica arriveranno i tagli. E non mancheranno sorprese e interventi a volte troppo a lungo rinviati: che dire delle 15 cardie del Policlinico Umberto I?E, sempre all'Umberto I, che dire delle 20 diverse chirurgie che in un anno hanno eseguito in tutto 400 in-terventisulla cistifellea in laparo
scopia, ma solo una ne ha fatti più di settanta mentre a Parma lo stesso risultato è stato raggiunto in soli tre reparti? Quanto alla cardiochirurgie, anche la Lombardia non scherza: ne ha 22, secondo la società di cardiochirurugia ne basterebbero dieci.
Nella ristrutturazione ci sarà spazio per la rete dell'emergenza-urgenza, per la chirurgia ambulatoriale, i centri-traumi, le reti per l'ictus. E anche le cliniche accreditate col Ssn dovranno partecipare: quelle considerate di «integrazione» alla rete ospedaliera pubblica manterranno l'accreditamento solo se hanno più di 80 posti-letto per acuti.
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dossier
Medicina tradizionale, fitoterapia, alimentazione,
DIFENDIAMOCI COME OGNI ANNO IL N05TR0 SISTEMA IMMUNITARIO È SOTTO ATTACCO: NON FACCIAMOCI COGLIERE IMPREPARATI!
di GIULIA CAGNACCI
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E così minuscolo che ce ne vogliono oltre centomila messi in fila per fare lo spessore di un capello, ma
ogni autunno-inverno ci aspetta al varco, regalandoci malesseri o acciacchi assai più gravi: è il virus dell'influenza- «Una malattia che, proprio perché torna ogni anno, prendiamo spesso sottogamba, considerandola poco più di un fastidio di qualche giorno e dimenticando che, invece, è una malattia di cui il nostro organismo farebbe sempre volentieri a meno e che può avere conseguenze molto, molto gravi» precisa Fabrizio Pregliasco, virologo e ricercatore del Dipartimento di Scienze biomediche per la salute dell'Università degli Studi di Milano, da anni in prima linea nello studio e prevenzione di questa patologia. «Evitarla o esserne colpiti in modo lieve è invece telativamente semplice, purché ce ne occupiamo in tempo, ricordandoci che così regaliamo una battaglia in meno al nostro corpo, già sottoposto ad attacchi su tanti altri fronti». Scopriamo allora con i nostri esperti come ci mette K.O. questo insidioso nemico deLLe nostre difese immunitarie e come difenderci da esso.
PICCOLI TRASFORMISTI ALL'ATTACCO «Fuori dal coipo umano il virus sopravvive solo qualche minuto, nelle goccioline re-spiratorie espirate da chi è già malato: ma è _ così che ci contagia, quando lo respiriamo J
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pmeopatia: tutti i rimedi
E INFLUENZA SE LA
FEBBRE sale sopra I 38° gradi, ci sono dolori muscolari o articolari e problemi respiratori.
ATTENZIONE ALLO
STARNUTO perché Lancia a oltre 150 Km orari le goccioline respiratorie, che arrivano a 2-3 metri di distanza.
SE DOPO 4-5
GIORNI non si è guariti, la visita dal medico è d'obbligo.
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UN PASSAGGIO VELOCE SOTTO IL RUBINETTO E DEL TUTTO INEFFICACE PER RIMUOVERE I VIRUS DALLE MANI: PALMI E DITA
VANNO INSAPONATI PER 10 SECONDI E SCIACQUATI PER ALTRI 30
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dossier INFLUENZA
I NOSTRI ESPERTI
PROFESSOR FABRIZIO PREGLIASCO
Virologo e ncercaiore del Dipartimento di Scienze Oiomeditne per la salute dell'Università degli Studi di Milana
PROFESSOR FABIO FIRENZUOLI
Professore di Fitoterapia all'Università di Firenze, direttore del Centro di Medicina integrativa presso l'azienda ospedal iero- uni versitar ia Careggi di Firenze
PROFESSOR EDOARDO FE1ISI
Professore di Medicinali omeopatici all'Università di Pavia, medico pneumolo-go e omeopata a Milano.
se qualcuno ha tossito o starnutito vicino a noi o quando tocchiamo una maniglia o un altro oggetto dove un malato ha depositato le goccioline respiratone, per esempio dopo essersi educatamente coperto bocca e naso mentre tossisce o starnutisce» spiega il professor Pre-gliasco. «Una volta dentro di noi, le sue glicoproteine penetrano la membrana delle nostre cellule attraverso i loro recettori, arrivano al nucleo e lo "contaminano" in modo da potersi riprodurre "fingendo" di essere una qualsiasi cellula del nostro organismo. Uno studio della Rockefeller University di New York pubblicato quest'estate su "Nacure" ha perfino identificato una proteina, la NSL, attraverso la quale il virus influenzale "imita" proprio una proteina umana fondamentale per la risposta anti-vitale, Pistone, per non farsi riconoscere subito come nemico». Risultato? «II virus si moltiplica migliaia di volte in poche ore, ma contro l'influenza, a differenza dagli altti virus, ci difendiamo con un eccesso di "citochine pro-infiammatorie"; in pratica, scateniamo una massiccia campagna infiammatoria noi stessi contro il virus nel tentativo di ucciderlo: il naso ci cola perché produciamo un quantità di muco acquoso pei "lavarlo via" e la febbre ci sale perché questo accelera il metabolismo e quindi velocizza la battaglia contro l'aggressione contrastandola meglio».
QUEST'ANNO TRE CEPPI VIRALI «Quest'inverno l'influenza sa rà più vivace perché, invece di doverci difendere da un solo virus, ne dovremo fronteggiare tre: il virus A (H IN 1) dell'influenza suina, già
Nemici al microscopio Nell'influenza di quest'anno
dovremo fronteggiare tre diversi virus: il virus A (H1N11
dell'influenza suina (in foto), già presente l'anno scorso e due
anni fa, e due nuove varianti, la H3N2 del virus A, chiamata
«Victoria», e il virus B/Wisconsin.
presente l'anno scotso e due anni fa. e due nuove varianti, la H3N2 del virus A (chiamata Victoria) e il virus B/Wisconsin. Per quesco, ci aspettiamo un'influenza medio-forte con un numero di malati da 4 a 6 milioni, a seconda di quanto saranno rigide le temperature a gennaio, febbraio ed eventualmente marzo. L'attacco verrà sferrato soprattutto dopo Natale, mentre prima avremo a che fare con i virus para-influenzali, incrementati soprattutto dagli sbalzi di temperatura. Riconosceremo la differenza dai sintomi perché si può parlare di influenza solo se ci sono ere condizioni presenti contemporaneamente: febbre improv
visa sopra i 38°, dolori muscolari o articolari e problemi respiraton di diverso tipo, come tosse, naso che cola o chiuso e mal di gola».
LA CORAZZA DEL VACCINO Che la pinna facile arma contro il contagio sia il vaccino lo sappiamo un po' tutti, ma come la mettiamo con la massiccia campagna messa in campo di due anni fa quando per il virus A (H1N1) si parlò di pandemia, cioè di epidemia generalizzata e poi superammo l'inverno senza troppi guai? «Il rischio di
Il decalogo anti-contagio O Lavarsi bene e spesso le mani. © Usare fazzoletti usa-e-getta. © Coprire naso e bocca con una sciarpa in seta o cotone sui mezzi pubblici o dove
c'è chi tossisce e starnutisce. © Vestirsi a strati per non sudare o avere freddo. © Evitare gli sbalzi di temperatura, per esempio coprirsi e scoprirsi entrando e uscendo dai negozi. © Tenere calda la testa- col raffreddarsi i naso e gola, cala l'effetto-barriera
delle cellule del tratto respiratorio contro (a penetrazione dei virus. © Mai lasciare i capelli umidì, a maggior ragione prima di uscire di casa. © Fare sport regolarmente.- si sviluppano così le endorfine che rinforzano il sistema immunitario. © Umidificare e arieggiare gli ambienti. © Non scambiarsi affettuosità se si è malati.
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ì pandemia è stato reale, ma proprio la massiccia campagna di vaccinazione e prevenzione ha fatto sì che da noi i danni siano stati contenuti. Ci è andata bene: avremmo forse preferito avere qualche decina di milioni di persone a letto e diecimila e più casi gravi o magari mortali?», osserva il professor Pregliasco. «Il vaccino, allora e anche oggi, è e resta un'opportunità per tutti, mentre diventa un salvavita per le persone fragili. Parlo in particolare di tutti gli anziani sopra i 65 anni, dei malati cronici, di tutte le persone dai sei mesi di vita in su, perle quali l'influenza può determinare una complicanza grave e di chi ha problemi respiratori o cardiaci: il solo fatto che cuore e respiro con la febbre alta accelerano fortemente è un fortissimo rischio, tant'è che ogni anno stimiamo in 2-3.000 le persone che perdono la vita per le conseguenze dell'influenza. Ovviamente, rivaccino non protegge da natte le forme non dovute a virus influenzali e a volte non evita completamente la malattia perché "copre" in media all'80%, ma ne attenua i sintomi e il rischio di complicanze. Non ha effetti collaterali e non devono farlo soltanto le pochissime persone intolleranti alle proteine dell'uovo. Si ricordi però che servono almeno 10 giorni perché il vaccino si "attivi" e ci protegga, perciò vale la pena di farlo entro novembre».
SEI ALLEATI PER STARE MEGLIO Se poi ci capita di essere colpiti dal virus, niente paura: «L'importante è ridurre i picchi dei sintomi e non i sintomi stessi, cioè la febbre
sopra il 38,5° e non a 37,2°, l'intontimento e i dolori la sera prima di dormire o una volta al giorno. Mai farlo però per 24 ore di fila, perché altrimenti rischiamo solo di non permettere alle nostre difese naturali di agire, creando l'illusoria sensazione di stare bene mentre invece la malattia fa il suo corso e sono "cancellati" solo i sintomi dal farmaco da banco. Sono loro il pilastro principale del
trattamento nelle sindromi influenzali e para-in
fluenzali, ma vanno usati con misura e "mirati": gli antistaminici contro naso che cola, starnuti e
congiuntivite; i vasocostrittori, contenuti
negli spray, contro il naso chiuso; colluttori e pastiglie
anticongestionanti o disinfettanti contro il mal di gola; sedativi, fluidificanti e mucolitici contro la tosse; polveri assorbenti, come il caolino e il subgallato di bismuto, e fermenti lattici in caso di diarrea; e, infine, anti-infìammaton con azione antidolorifica e antipiretica contro dolori e febbre alta Se non si è guariti dopo 4-5 giorni, la visita dal dottore è d'obbligo».
ANTIBIOTICI EANTI-VIRALI? MAI FAI-DA-TE Attenzione, poi, alle finte scorciatoie: «Gli antibiotici sono del tutto inefficaci contro i virus, anzi, ci indeboliscono nella battaglia contro di essi; perciò non vanno mai presi all'inizio dell'influenza, se non per chi soffre di pacologie respiratorie croniche. Comunque, solo il medico può dire quando servono davvero, se riconosce i
sintomi di un'infezione batterica che si sovrappone a quella virale, di solito mai prima di 4-5 giorni». E gli antivirali servono davvero? «Servono tantissimo, ma solo se c'è vera influenza e non semplici malanni da raffreddamento; e solo in casi di particolare "fragilità", per esempio bimbi che si ammalano spesso, anziani e malati cronici con problemi respiratori; anch'essi vanno prescritti dal medico, ricordando che vanno assunti per settimane o mesi dall'inizio della stagione fredda per la prevenzione e ai primi sintomi delPactacco acuto perché dopo 36-48 ore non servono più».
PER APPROFONDIRE
vjvvrj.salute.gov.it Prevenzione e controllo dell'influenza, raccomandazioni aer la stagione 2012-2013. Fer togliersi ogni dubbio, l'elenco compito delle aersone a rischio e quindi da vaccinare.
~ V
MEDICINA&FARMACOLOGIA Pag. 13
dossier INFLUENZA
FITOTERAPIA: ALZIAMO LE DIFESE «
Liberiamo il naso
Con gli olii essenziali di lavanda
(in foto), timo ed eucalipto
si possono decongestionare
le mucose del naso.
L a fitoterapia offre diverse armi con proprietà anti-infìammatorie
e anti-virali ben collaudate, cioè testate sia sul fronte dell'efficacia, sia su quello della sicurezza» spiega Fabio Firenzuoli, pioniere della fitoterapia in Italia e oggi professore di Fitoterapia all'Università dì Firenze, nonché direttore del Centro di Medicina integrativa presso l'azienda ospedaliero-universitaria «Careggi» di Firenze. Con due avvertenze quando si tratta di influenze e sindromi para-influenzali: «In primo luogo, gli adulti sani senza particolari condizioni di rischio non dovrebbero preoccuparsi troppo di evitare infreddature e influenze, consentendo all'oiganismo di superarle da sé; per gli altri, invece, i fitoterapia possono essere impiegati nella prevenzione, anche insieme al vaccino, in modo da ridun'e il rischio delle complicanze più gravi».
PREVENZIONE: PER POCHI... «La prevenzione ha senso per anziani, bambini facili ad ammalarsi
e persone con problemi respiratori o cardiovascolari, ma, più che sulla rinomatissima echinacea, sulla cui efficacia gli ultimi studi pongono alcuni dubbi, noi puntiamo sul-l'uncaria tomentosa, che si estrae da una liana dell'Amazzonia, ha buone proprietà anti-infiammatorie e im-munostimolanti; o sull'astragalo, una leguminosa usata dalla medicina cinese che agisce tonificando e stimolando il sistema immunitario. Vanno prese da quando inizia a fare freddo a tutto febbraio».
...E TANTE CURE PER TUTTI • Raffreddore «Quando perdia
mo la funzione del naso e le mucose non funzionano più bene, apriamo la porta a virus e batteri; per recuperarla possiamo farci utilizzare gli olii essenziali di eucalipto, timo o lavanda: ne bastano 1-2 gocce negli appositi diffusori, mai vicini al letto, durante la notte, per aiutare a decongestionare i tessuti e a fluidificare il muco. Utile è anche una tisana ottenuta mettendo in una tazza d'acqua fredda 2 chiodi di garofano e un frammento di can
nella, fatta bollire 2 minuti, riposare per 30 e flirtata, aggiungendo poi un cucchiaio di miele e mezzo limone spremuto». • Mal di gola «In caso di itritazione acuta, è utile la propoli, derivata dalla resina delle api, che attraverso sciacqui e gargansmi penetra con buoni effetti anti-infiammatori e anti-virali». • Gastroenterite «Per recuperare i liquidi e ridurre i sintomi è utile alternare 2-3 tazze di tè, nero o verde, con altre 2-3 di camomilla concentrata, ottenuta cioè mettendo in infusione 2-3 bustine per tazza: sia i polifenoli del primo, sia i flavonoidi della seconda hanno virtù anti-vitali e astringenti; la camomilla, inolcre, è un buon anti-infiammatorio». Convalescenza «Chi fatica a tornare in forma, purché non soffra dì pressione alta e assuma farmaci-anticoagulanti, può ricorrere al ginseng di origine cinese: è un ottimo tonico che dà un'immediata sferzata di energia e stimola il sistema immunitario; bastano 2-3 giorni, ma si può arrivare fino a 10».
A TAVOLA LA DIETA GIUSTA
« E a tavola, ma durante l'intero anno, che si fa la vera prevenzio
ne dell 'influenza, perché solo così ci si costruisce nel tempo il "carico" di vitamina C che ci protegge nella stagione ftedda: basta un'alimentazione quotidiana ricca di frutta e verdura per ammalarsi di meno e con sintomi molto più leggeri» si raccomanda il professor Fabio Firenzuoli, autore, tra l'altro, del libro divulgativo «I colori della salute»
(edizioni Tecniche Nuove) sulle proprietà benefiche della frutta e verdura in relazione ai di versi pigmenti colorati „_ . n • > " O G N I GIORNO
«Purtroppo, pero, 9 / > si DEVONO italiani ogni 10 se ne dimenticano e non raggiungono nemmeno la sufficienza, a cui si arriva consumando ogni giorno 5 porzioni tra frutta e verdura e di colori diversi. Arriviamo sguarniti all 'appuntamento
con l'inverno delle uniche difese ucili! La spremuta di arance non
fa quasi nulla se si comincia a berla quando siamo
già attaccati dai virus. Premessa l'importanza fondamentale di frutta e verdura consumate ogni giorno,
base della salute e della prevenzione, si può
ricorrere anche agli integratori alimentari durante autunno e inverno, ma sempre come extra
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e mai come alternativa» aggiunge il professor Pregliasco. «In questo caso, è bene puntare su quelli ricchi di più vitamine: C, ma anche E e del gruppo B; infine, aggiungerei zinco, sali minerali e probiotici. E vero poi che bisogna bere un paio di litri di spremuta di arance per introdurre il grammo di vitamina C necessario ogni giorno, un'impresa, che tra l'altro creerebbe inevitabili problemi gastnci, ma bisogna sempre ricordare che tutte le vitamine assunte direttamente dagli alimenti hanno una potenza assai superiore a quella delle vitamine "di sintesi", cioè prodotte in laboratorio, per esempio gli integratori: per costruirsi lo "scudo" anti-virale, basta davvero una spremuta al giorno e un'alimentazione quotidiana ricca di vitamina C. Tra le verdure, quelle che ce ne forniscono di più sono i peperoni, primi in assoluto, seguiti da cavolfiori e rucola: gli spinaci, invece, ne contengono un tetzo rispetto ai peperoni. Tra i frutti, ricchissimi ne sono: ribes, kiwi, papaia e fragole, seguite poi dagli agtumi» conclude il professor Firenzuoli.
OMEOPATIA: LA CURA DOLCE
Anche l'omeopatia offre utili rimedi per prevenire e curare i sintomi più diffusi dell'influenza e dei virus
para-influenzali: «La cura è sempre individuale ed è sempre bene almeno telefonare al medico omeopata, ma esistono preparati efficaci cui si può validamente ricorrere con l'auto-medicazione» spiega Edoardo Feli-si, professore di medicinali omeopatici all'Università di Pavia, oltre che medico pneumologo e omeopata a Milano. Tutti i prodotti, il cui nome in latino è seguito da una sigla che ne indica la diluizione, vanno
sciolti sotto la lingua lontano dai pasti e assunti per massimo 4-5 giorni, a esclusione di quelli per prevenzione e convalescenza. «Per i bambini, le dosi sono uguali a quelle per gli adulti perché i globuli vengono di solito diluiti in acqua o inghiottiti invece di essete sciolti in bocca e quindi l'assorbimento è ridono» aggiunge l'esperto. Dopo 3-4 giorni, se i sintomi non passano e se ci sono complicazioni come bronchiti oppute otiti, bisogna rivolgersi al proprio medico curante. Ecco i consigli sui prodotti da utilizzare durante la stagione fredda.
ECCO I GRANULI CHE CI AIUTANO PREVENZIONE Sia contro l' influenza, sia contro i virus para-inf luenzal i : Anas barbariae 200 K una dose a sett imana da ottobre-novembre fino a fine febbraio, o metà marzo se il periodo influenzale è più lungo.
CURA Anas barbariae 200 K. una dose o mezza dose, nei bambini, ogni 8 ore per le pr ime 24 ore.
Per l'influenza «classica» con febbre, debolezza, dolori articolari e muscolari forti, tosse e mal di gola: Bryonia alba 7-5 CH, 3-5 granuli, 4 volte al giorno.
Se compaiono febbre e dolori osteo-muscolar i , ma non disturbi respiratori : Rhus tox, o edera velenosa, 7 CH, 3-5 granul i , 4 volte al dì.
Se c'è solo mal di testa forte, con dolori muscolari , stanchezza e senso di prostrazione. Gelsemium o gelsomino selvatico 9 CH, 3-5 granul i , 4 volte al giorno.
Se la forma è solo gastroenterica con nausea e diarrea: Podophyllum 7 o 5 CH, dopo ogni scarica di diarrea; oppure Arsenicum album 9 CH, stessa posologia.
Se c'è forte mal di gola: Bryonia 5-7 CH o Gelsenium 9 C H , più Belladonna 7CH,
tutt i 3-5 granul i , assunti in alternanza per un totale di 6 dosi al giorno.
Per i raffreddori parainfluenzali con naso che cola: Allium cepa, o cipolla rossa, 5 CH, 3-5 granuli , 4 volte al giorno.
Se dopo qualche giorno i l muco intasa seni paranasali e tube con inizio di sinusite e dolore alle orecchie: Kali muriaticum 5 CH, 3-5 granuli, 3-4 volte al dì.
- 4 CONVALESCENZA Per r imettersi in forza: Sulfur iodatum 9 o 15 CH, 5 granuli una volta al giorno per una settimana.
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