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UFFICIO COMUNICAZIONE/URP Direttore Dr Sandro Cortese
Rassegna Stampa
07 Giugno 2012
A cura dell’Ufficio Comunicazione/URP
Nursing Up e Rsu cercano una mediazione con il management commissariale dell'Azienda sanitaria
Rianimazione, vertice all'Utg La carenza di personale e i livelli assistenziali al centro del confronto
PERSONALE aU'osso, rischi per l'utenza, una sanità da salvare. Questi temi dell'incontro che l'organizzazione sindacale Nursing Up ha affrontato nel corso della riunione convocata in Prefettura. Le questioni investono principalmente l'Unità operativa di Anestesia e Rianimazione dello "Jazzolino" alle prese con una grave carenza di personale infermieristico e di supporto assistenziale. Al vertice eranopresenti il coordinatore provinciale del Nursing Up Serafino Pantano, le Rsu Nivia Federico e Stefano Moscato, ed il dirigente sindacale Gregorio Po-listina.
In rappresentanza dell'Asp il presidente della commissione straordinaria Vincenzo Indolf i ed il direttore sanitario aziendale Mario Tarabbo. Pantano, inparticolare, ha ribadito che «il rischio aumenta enormemente ogniqualvolta si verificano delle emergenze rianimatorie in altre unità operative dell'ospedale e viene richiesto l'intervento dell'equipe di rianimazione che, in base all'attuale organizzazione del lavoro, deve allontanarsi dal proprio reparto per far fronte a tali emergenze lasciando spesso, all'interno del reparto di rianimazione, un solo Infermiere ad assistere sei pazienti critici e ad affrontare le eventuali emergenze interne che dovessero verificarsi, eventi certamente non rari in ambiente di te-rapiaintensiva».
Soltanto la professionalità e lo spirito di abnegazione del personale della rianimazione - hanno aggiunto gli altri rappresentanti sindacali - ha scongiurato fino ad oggi il
verificarsi di incidenti anche gravi. Solo nell'ultimo anno tale situazione è statapiù volte segnalata ai vertici aziendali anche da parte dei lavoratori della stessa unità operativa ma ad oggi la loro voce è rimasta inascoltata.
I rappresentanti dell'Asp dopo aver ascoltato l'intervento del sindacato, hanno voluto sottolineare «le difficoltà incontrate nella gestione delpersonale, a causapri-ma di tutto dei rigidi paletti previsti dal piano di rientro, ma anche dall'elevato numero di Infermieri inpossessodi limitazioni certificate dal medico competente ». « Fino a questo momento - ha dichiarato il direttore Tarabbo - si è sempre cercato di mantenere operativi tutti i reparti ed i servizi limitando i tagli e le chiusure, erogando però dei livelli essenziali di assistenza di "bassoprofilo" ».
A questo punto però - ha aggiunto - si «renderà necessario un drastico cambio di rotta che produrrà inevitabili tagli». L'Azienda, infatti, è orientata a privilegiare i settori dell'Emergenza-Urgen-za e delle Terapie Intensive, cioè Pronto Soccorso, Suem 118, Rianimazione ed Utic. A tali servizi saranno garantiti organici completi per l'erogazione di Lea di "alto profilo", a scapito di altri servizi e reparti che saranno chiusi o fortemente ridimensionati attraverso un appositopiano di riorganizzazione.
II Nursing Up ha subito manifestato la sua contrarietà a tale decisione, in quanto convinto che «per risolvere la problematica del reparto di rianimazionebasterebbe una migliore gestione delle risorse umane disponibili, senza
arrivare alla chiusura di reparti e servizi». Ha aggiunto che, qualora dovesse esserci, la riorganizzazione del personale «dovrà avvenire nel rispetto di quanto previsto dalle norme vigenti». Su questo il Nursing Up - si legge nella nota diffusa alla stampa- «vigilerà e si opporrà ad ogni abuso o prevaricazione che dovesse ancora ripetersi nei confronti dei lavoratori».
A questo ricorda che nel recente passato, in seguito ai trasferimenti «selvaggi» messi in atto dall'azienda, il Nursing Up è intervenuto non solo per contestare il metodo adottato, ma anche per suggerire soluzioni più democratiche, concertate, e condivise quali, ad esempio, l'avviso interno a domanda. In quell'occasione Tarabbo diede rassicurazioni al sindacato che, però, - dice il sindacato - «poco tempo dopo furono smentite da altri ordini di servizio, anch'essi molto discutibili sul piano della legittimità».
L'incontro si è concluso con l'invito, da parte del delegato del prefetto, di rinviare nelle sedi opportune la discussione relativa alla razionalizzazione delle risorse umane, vista, secondo il suo parere, la disponibilità al dialogo dimostrata da parte dei rappresentanti dell'Asp.
Il Nursing Up rimanendo in attesa che l'azienda assuma, in tempibrevi, le decisioni opportune coglie l'occasione per fare un appello anche alle forze politiche del territorio affinché si interessino di un problema che riguarda non solo la tutela dei diritti dei lavoratori ma anche, e soprattutto, la salute pubblica.
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B PALMI (RC)
La giustizia italiana ha impiegato 20 anni per fare giustizia. Un tempo incredibilmente lungo per rimediare al-lo spaventoso danno che quei medici avevano provocato a un bambino al momento della nascita. La storia di Vincenzo (nome di fantasia, ndr), si è conclusa, però, con un parziale riconoscimento (seppur milionario) e la condanna dei due sanitari che, in solido all'ex As io di Palmi, dovranno risarcire il giovane e la sua famiglia con una cifra che supera il milione di euro. La sentenza emessa nella giornata di ieri dalla sezione civile del Tribunale di Palmi ha decretato, infatti, che i medici dell'ospedale di Oppido Mamertina, nella Piana di Gioia Tauro, M. T. Z., e A. C, insieme all'ex As io di Palmi, dovranno versare al giovane di Taurianova 983mila euro a titolo risarci-torio; I50inila euro, invece, dovranno essere divisi tra i genitori del ragazzo, oltre al pagamento delle spese legali.
La storia Tutto ha inizio nel 1992,
quando la madre di Vincenzo viene ricoverata nel piccolo ospedale di Oppido Mamertina per un parto naturale. Come ha accertato il Tribunale, che ha fatto propria la consulenza tecnica dell'ufficio del professore Pietrantonio Ricci (anatomopatologo docente dell'università Magnia Grecia di Catanzaro), il bambino avrebbe subito un'asfissia perinatale che «è esitata in mi quadro tetraparesi spastico-distonica con deficit cognitivo grave». Nella stessa perizia si sostanziavano «gravi elementi di colpa nei confronti dei sanitari che hanno assistito la partoriente sotto il profilo della imperizia/imprudenza», che sarebbe consistito «nel non aver monitorato il battito cardiaco fetale duran-
La sede dell'ex As n. IO
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Malasaiiità Maxicondanna per due medici Dovranno versare a un giovane di Taurianova 983miki euro a titolo di risarcimento te il periodo dilatativo e durante il successivo periodo espulsivo, specialmente nei momenti in cui la progressione del feto si arrestava e si rendeva necessario ricorrere al parto operativo». In poche parole, come sottolineano i legali della famiglia, gli avvocati Oreste e Caterina Albanese, «al momento del parto i medici anziché agire per tempo praticando il parto cesareo, dopo sei ore di travaglio, hanno inspiegabilmente applicato per facilitare il parto diversi tipi di ventosa». Secondo il perito, quella pratica su un fe
to affetto da ipossia e acidosi avrebbe concorso ancora di più a peggiorare la situazione.
A concorrere a rendere il quadro ancora più complicato, così come accertato nel corso del processo, anche le gravi carenze della struttura ospedaliera dove il bambino è nato. Struttura nella quale non era disponibile il cardio-tografo, strumento indispensabile per il monitoraggio del battito fetale e, inoltre, l'assenza al momento del parto di un medico anestesista reperibile. A questo proposito la perizia del Chi ha stabilito che
quello «strumento di monitoraggio delle condizioni fetali è di estrema importanza. Infatti - scrive il perito - qualora rilevi la presenza di una sofferenza fetale, consente di intervenire in maniera tempestiva evitando danni irreversibili e al nascituro e alla madie». Danni irreversibili, invece, che hanno condannato Vincenzo a una vita difficile, ma che ha portato alla chiusura dopo poco tempo dell'intero reparto di ostetricia.
FRANCESCO ALTOMONTE [email protected]
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«I politici locali visitino le strutture sanitarie»
«Le dichiarazioni del direttore generale dell'Asp ci stupiscono. Contestare alcune decisioni da lui assunte non vuol dire a nostro avviso aizzare le persone, né tanto meno difendere giochi politici di alcun genere. Vuol dire semplicemente non condividere gli atti da lui adottati. E in una dialettica democratica, anche le contestazioni aiutano a crescere e migliorare». È l'idea di Sergio Costanzo secondo cui «il dg dell'Asp si è reso conto da solo in quale stato di abbandono si trova l'ospedale di Soveria Mannelli. Bastava dare un semplice sguardo alle aiuole dell'area esterna, piene di sterpaglie e di rettili. Quando il direttore dice di aver toccato con il suo operato lobby e interessi, dovrebbe dire quali sono queste lobby in modo tale che i cittadini sappiano da chi guardarsi, dovrebbe dire chi sono i dirigenti che hanno ricevuto incarichi senza possedere i titoli e fare i nomi dei medici che vogliono fare i prima
ri con le 'logiche del passato", perché ciò servirà a mettere in guardia gli ammalati. Dovrebbe ancora dire perché le fasce dei dipendenti sono bloccate e perché ha nominato un'apposita commissione togliendo l'incarico al dirigente preposto perché non condivideva il fatto - sono queste le voci di corridoio - che le fasce debbano essere assegnate anche a chi non ne ha diritto; dovrebbe dire perché in sede di contrattazione con i sindacati ha chiesto il 10% del fondo del comparto da utilizzare a suo piacimento, dovrebbe spiegare perché lui si fa pagare ferie arretrate, quando questo non viene consentito a tutti gli altri dipendenti. Sono queste le cose che interessano quotidianamente ai cittadini e ai dipendenti, noni programmi a lunga scadenza e le conferenze stampa. Chiedere aiuto alla politica non è certamente un buon segnale. Ai politici, noi invece chiediamo di visitare tutte le strutture del territorio».
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La Giunta emana un avviso ma il consigliere regionale del Pel Censore scrive a Scopelliti e al "Massicci"
Piano di rientro, dirigente cercasi «Andrebbe contro la norma e sarebbe un aggravio per le spese della Regione»
diGIOVANNIVERDUCI
REGGIO CALABRIA - La Giunta regionale cerca un dirigente, ma Bruno Censore prova a stoppare questo progetto. Sotto la lente d'ingrandimento del consigliere regionale del Partito democratico, infatti, è finito l'avviso emanato il 30 maggio scorso dal Dipartimento regionale Organizzazione e Personale per il conferimento di incarichi di dirigente di Settore e di Servizio presso la Giunta Regionale.
Tra i posti disponibili risulta esserci anche quello del Dirigente di Settore del Piano di Rientro del dipartimento Tutela della salute e politiche sanitarie. Proprio questa posizione presente nell'avviso ha spinto Bruno Censore a prendere carta e penna e rivolgere un'interrogazione al presidente della Giunta regionale Giuseppe Scopelliti. Per Censore, infatti, «il conferimento di incarico di dirigente di Settore per il piano di Rientro segna di fatto un atto che può dirsi in netto contrasto con i vincoli tuttora in corso del Piano di Rientro ».
Questo piano, che prevede il taglio dei costi e la razionalizzazione del settore sanitario, per il consigliere regio-naledelPd «obbligale Regione Calabria al vincolo del
blocco delle assunzioni e del turn-over nel settore sanitario».
I costi sono il punto nodale dell'interrogazione di Bru-noCensore. L'eventuale conferimento dell'incarico di dirigente Dirigente di Settore del Piano di Rientro del dipartimento Tutela della salute e politiche sanitarie comporterebbe un aggravio delle spese per le casse della Regione Calabria che andrebbe «ad incidere pesantemente sul bilancio regionale».
II testo dell'interrogazio-nesaràinviatoanchealal Tavolo di monitoraggio interministeriale per la verifica sugli atti del Piano di Rientro ed al Ministero del tesoro : il cosiddetto "Tavolo Massicci". Per Censore, infatti, «si tratterebbe di una sfida che ancora una volta il governo regionale intenderebbe lanciare al tavolo interministeriale romano suscitando le ire di chi da tempo tiene sottocchio i conti sanitari della regione».
Ma non solo. La scelta sarebbe in contrasto - stando alle osservazioni del consigliere regionale del Pd - "con l'attuale normativa regionale e nazionale vigente' '.
«I miei dubbi su questa nuova operazione sono molteplici - ha commentato Cen
sore. C'èdacapireperchépri-ma di reclutare dirigenti da altri comparti della pubblica amministrazione - ammesso che sia consentito farlo in questo momento - non siano state avviate procedure interne per l'individuazione di queste figure in seno alla Giunta e al Consiglio regionale, cosa che del resto consentirebbe un utile risparmio di risorse in un momento di grave crisi economica».
«L'interrogazione che ho posto al governatore Scopelliti vuole accertare la reale natura di questa operazione che è stata fatta con i criteri d'urgenza -solo una settimana di tempo per l'invio dei curricula - e per un periodo di cui non si conoscono i tempi. Ho inteso investire della questione anche il tavolo interministeriale per la verifica del Piano di rientro - ha concluso il consigliere del Pd - in quanto trovo questo provvedimento in linea con il percorso di rientro concordato con Roma e poi perché non credo utile investire risorse regionali per il reclutamento di personale amministrativo e burocratico quando ci sono settori determinanti per la vitadeicittadini-quale quello sanitario - che
soffrono tagli indiscriminati nelle strutture, nei servizi e nel personale».
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Emanuela latitile
Salvo ripensamenti, questa mattina s'incatenerà per protesta, insieme con il figlioletto, davanti all'ospedale di Locri. Due settimane addietro aveva lanciato, anche attraverso le colonne del nostro giornale, un accorato appello al presidente della Regione, Giuseppe Sco-pelliti, perché non abbandoni la sua famiglia duramente provata da un caso di malasanità, su cui si è espressa anche la magistratura. Francesco Umbaca, camionista di Bianco, è il papà di Nicolas, un bambino dì quasi otto anni (li compirà il 12 ottobre), affetto da tetraparesi spastica (è paralizzato, non vede, non parla, non sente) causata da, sostiene, un'asfissia per un taglio cesareo eseguito con molto. Per quel caso due medici sono stati condannati, seppur in primo grado, dal Tribunale di Reggio, sezione staccata di Melito. Ebbene, uno di quei due medici, da un giorno all'altro potrebbe essere nominato nuovo primario dell'Unità operativa di Ostetricia e ginecologia dell'ospedale dì Locri, alpo-sto dell'uscente al quale l'Asp 5
non ha rinnovato il contratto. Attraverso l'avv. Pedinando
Parisi, uno dei suoi legali dì fiducia, Umbaca ha fatto giungere agli organi d'informazione il suo disappunto per la possibile nomina del primario che, scrive, «il 21 dicembre 2011 è stato condannato a seguito di giudizio abbreviato, a un anno di reclusione per le lesioni gravissime» subite dal figlio al momento del parto. Francesco Umbaca sottolinea pure che il professionista che dovrebbe giungere a Locri «è imputato per falso in atto pubblico aggravato poiché, al fine di nascondere le proprie responsabilità in merito alle lesioni subite dal bambino, avrebbe manomesso la cartella clinica relativa a quel parto». Una tesi accusatoria che, secondo l'aw. Parisi, «sta trovando piena conferma nel corso dell'istruttoria dibattimentale». Un altro appello Umbaca lo rivolge al professionista interessato perché «rinunci al prestigioso ruolo» anche «per evitare d'incontrare la mamma del bambino che, per ragioni geografiche, fa riferimento all'ospedale di Locri ove si reca spesso» proprio per far prestare assistenza al piccolo. •«
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Il documento a tutela dei cittadini è stato sigiato ieri dall'Azienda sanitaria provinciaie e dall'Arpacal Calabria
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L'Asp censirà i siti a rischio, l'altro ente si occuperà del monitoraggio
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Emma Ciconte, Gerardo Mancuso, Marisa Fagà e Francesco Falco nel corso dell'incontro che ha preceduto la sigla del protocollo d'intesa
Daniela Amatruda
Siglato ieri il protocollo d'intesa tra l'Asp dì Catanzaro e l'Arpacal Calabria per l'avvio delle attività da mettere in atto «per la salvaguardia della salute dei cittadini dai rìschi derivanti dalla esposizione ad amianto».
In attesa delle lìnee guida del "Piano regionale Amianto", con questo atto i due enti partiranno già con una serie dì interventi dì prevenzione con una mappatura del territorio e lo studio di siti e manufatti contenenti amianto che verranno poi smaltiti secondo le norme della legge regionale del 27aprile2011n.l4.
La firma del protocollo è avvenuta nella sede dell'Asp in via Vinicio Cortese, a Catanzaro, alla presenza del direttore generale Gerardo Mancuso e del presidente Arpacal, Marisa Fagà.
Alla conferenza, moderata dall'addetto stampa Asp Pasqua-lino Natrella, hanno preso parte anche Emma Ciconte, responsabile Spìsal dell'Asp di Catanzaro; Francesco Falco, direttore provinciale dell'Alpaca!; Giuseppe De Vito, responsabile dipartimento prevenzione Asp e Pietro De Sensi, direttore amministrativo Arpacal.
In natura l'amianto è un materiale molto comune e la sua resistenza al calore e la sua struttura fibrosa lo rendono adatto come materiale per indumenti e tessuti da arredamento a prova di fuoco, ma la sua ormai accertata noci vita per la salute ha portato a vietarne l'uso in molti Paesi, tra i quali anche l'Italia (dal 1992). L'amianto friabile, infatti, per effetto di qualsiasi sollecitazione o vibrazione, può sprigionare nell'aria le polveri contenenti fibre d'amianto che,
se respirate, possono causare gravi patologìe come tumore ai polmoni e malattìe croniche sìa ai polmoni che alla vescica. Il rischio cresce all'aumentare dell'esposizione, ma le malattìe possono comparire anche dopo 15-20 anni dall'esposizione. Oggi l'amianto non viene più usato, ma sono tanti ancora i siti e ì manufatti che lo contengono e che sono presentì su tutto il territorio.
I due enti, ognuna per le proprie competenze professionali e tecniche, sì occuperanno di diversi àmbiti dì intervento. Il "Servizio dì prevenzione, igiene e sicurezza" negli ambienti dì lavoro (Spìsal) e l'Unità operativa di igiene e sanità pubblica ("Uoisp") dell'Asp di Catanzaro saranno impegnati nel censimento dei siti contenenti amianto; nella compilazione dì un registro delle imprese che effettueranno attività dì
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bonìfica e smaltimento dì amianto o dì materiali contenenti amianto; nell'attivazione dei rapporti con il Cor Calabria e forme dì collaborazione con ì medici di base e repartì dì oncologia degli ospedali per la ricerca attiva dei tumori professionali, nella raccolta dei dati forniti annualmente dalle imprese riguardanti i relativi addetti che utilizzano indirettamente amianto nei processi produttivi o che svolgono attività dì smaltimento o bonìfica dell'amianto e nella campagna di
informazione e sensibilizzazione. L'Arpacal, invece, sì occuperà di realizzare una mappatura geore-ferenziata delle zone interessate dalla presenza dì amianto nell'ambiente naturale o costruito; dell'attività dì monitoraggio ed analisi dì laboratorio sui manufatti o siti contenenti amianto su richiesta dell'Asp in base ai dati emergenti dal censimento attuato e di fornire supporto tecnico-scientìfico all'Asp. Inoltre, nell'ambito del protocollo d'intesa, i due Enti awìeranno un'attivi
tà dì ricerca scientìfica ed epidemiologica al fine dì valutare l'impatto sulla popolazione e sull'ambiente della diffusione delle fibre dì amianto presentì nella pietra verde del Reventìno.
«Questo protocollo - ha spiegato il dott. Gerardo Mancuso - serve per tranquillizzare la popolazione perché rappresenta un'opera di prevenzione e tutela da rischi che potrebbero sorgere nel futuro se facciamo passare ancora del tempo». •*
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BONDI VIGILERÀ SULLA SANITÀ
Si a compensazione crediti per la Calabria
ROMA - Scivolone del governo in Aula al Senato sulla spending re-view: l'Assemblea di Palazzo Madama infatti cancella un comma del decreto legge che prevedeva che gli organi costituzionali, dal Parlamento al Quirinale, fossero esclusi dai tagli del supercom-missario. A conti fatti, in realtà, cambia poco dal momento che queste istituzioni godono di autonomia secondo la nostra Costituzione e dunque si trattava, sottolineano i più (ma non la firmataria, la senatrice di Grande Sud Adriana Poli Bortone), di una misura ridondante. Il via libera di Palazzo Madama al provvedimento arriverà questa mattina (il testo poi passerà alla Camera) ma intanto oggi i senatori hanno approvato un pacchetto di novità, tra cui spunta la possibilità per Enrico Bondi di intervenire direttamente solo sulla spesa sanitaria delle Regioni in rosso e non su tutti i capitoli delbilancio. Via libera anche alle misure sui crediti delle imprese, di cui rivendicano il merito sia il Pdl sia il Pd. Di seguito le novità principali.
- SÌ ALLA COMPENSAZIONE CREDITI. Arriva la certificazione dei crediti delle imprese verso
le P.A., comprese le Regioni sottoposte a piani di rientro da extra-deficit nella sanità. Il testo stabilisce anche la compensazione dei crediti vantati verso lo Stato con le cartelle esattoriali.
- REGIONI IN ROSSO, ECCO LE FORBICI. Il supercommissa-rio potrà decidere di tagliare autonomamente la spesa sanitaria delle Regioni in deficit, e dunque commissariate, ma non intervenire sugli altri capitoli del bilancio.
- POTERI BONDI ANCHE SU SOCIETÀ CONTROLLATE NON QUOTATE. Bondi potrà intervenir e non solo sulle società a totale partecipazione pubblica ma anche su quelle «non quotate controllate da soggetti pubblici».
- BENI E SERVIZI, MA ANCHE IMMOBILI. Il supercom-missario avrà anche il compito di «ottimizzare, in collaborazione con l'Agenzia del demanio, l'utilizzazione degli immobili di proprietà pubblica, al fine di ridurre i canoni e i costi di gestione delle amministrazioni pubbliche». -ARRIVA LA GUARDIA DI FINANZA . Bondi potrà fare affidamento anche sulla guardia di Finanza per raggiungere gli obiettivi per i quali e stato incaricato.
- GOVERNO E PARLAMENTO. Il premier o un ministro da lui delegato deve riferire due volte all'anno al Parlamento. Lapri-ma relazione avverrà però entro il prossimo 31 luglio. Il governo dovrà però anche presentare al Parlamento il programma dei tagli strutturali, quindi quelli che vanno oltre il contenimento della spesa per beni e servizi, entro il 30 settembre 2012.
- ACQUISTI CENTRALIZZATI. I parametri prezzo-qualità individuati dalla Consip diventano «imprescindibili» per le ammini-strazionipubbliche. Anzi, sepos-sibile, le amministrazioni pubbliche devono applicare parametri migliorativi. Si punta poi a utilizzare il più possibile il sistema informatico. - OFFERTE PUBBLICHE, NUOVE REGOLE PER TUTTI. Le nuove norme relative alle offerte pubbliche varranno per tutti, anche per quei casi controversi che sono all'attenzione della giustizia amministrativa.
- APPALTI PUBBLICI, ARRIVA STRETTA. Vengono infatti rafforzati i poteri dell'Osservatorio, abbattendo i limiti dell'entità delle gare pubbliche da 150mila euro a 50mila euro.
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Il piano: tagli degli stipendi, spazi in affitto e dismissioni
Da ospedali a coop La riforma della Sanità di Boldrin
DI P I E R R E DE NOLAC
iù che una riforma sanitar ia , sarà un vero e proprio terremoto. L'economista Michele
B o l d r i n s ta preparando un documento che sconvolgerà il mondo della salute, prevedendo la trasformazione degli ospedali in cooperative. Finirà sul tavolo del presidente del consiglio M a r i o Mont i . Boldrin sta mettendo a punto un paper nel quale smonterà l'attuale sistema sanitario italiano, rendendo protagonisti i medici e il personale paramedico. Obiettivo dichiarato è quello di tagliare drasticamente il costo delle cure e migliorare la qualità delle prestazioni, togliendo di conseguenza dai bilanci delle regioni il peso ormai insostenibili delle spese per la sanità.
Boldrin è da quasi t rentanni negli Stati Uniti, insegna nel dipartimento di economia della Washington University, e nel suo sito internet, sotto la foto che lo ritrae, ha voluto scrivere la frase «Whereof one cannot speak, thereofone must be sileni». Insieme con Alberto Bis in , S a n d r o B r u s c o , And r e a Moro e Giulio Zanel la due anni fa ha pubblicato il libro «Tremontì. Istruzioni per il disuso», proprio quando l'allora ministro dell'Economia godeva di una popolarità straordinaria, ritenuto anche dal mondo
accademico un «genio». Ora Boldrin sfida il moloch
della sanità: una scommessa quasi impossibile da vincere e che punta tutto sul modello cooperativo applicato alla salute. Non sarà facile. Innanzitutto, l'adozione di una gestione cooperativa prevede una riduzione (e non certo indifferente) degli stipendi di primari e medici e la valorizzazione delle professionalità assieme all'aumento del numero delle prestazioni. Magari anche con la concessione di fruire degli spazi ospedalieri per gli s tud i professional i dei medici , affittando i locali anche ai luminari che oggi ricevono privatamente. Fondamentale, per la riuscita dell'operazione, la forza straordinaria della patrimonializza-zione immobiliare della sanità pubblica italiana: si t ra t ta di aree preziosissime, spesso situa te nei centri storici delle grandi città e in cattive condizioni a causa della vetustà, che potrebbero essere destinate a una dismissione per creare ex novo poli funzionali e moderni, con minori costi di funzionamenti, da affidare alle cooperative di camici bianchi. Ma già c'è chi critica il progetto di Boi-
Michele Boldrin
drin, prevedendo una fortissima influenza del mondo assicurativo nel sistema sanitario, e in particolare dalle compagnie legate alle coop: un legame che però sembra quasi indispensabile, anche per le difficoltà che oggi incontrano medici e Asl con le assicurazioni, che negano la stipula delle polizze o obbligano a pagare dei premi
stellari. Ma si tratta di una strada da percorrere rapidamente , a quanto dicono gli esperti di economia sanitar ia , dato che la sanità pesa sui bilanci delle regioni anche fino al 90%. Tanto da provocare dissesti finanziari e interventi statali per ripianare i debiti (per non par
lare della crisi delle industrie farmaceutiche, che attendono anche due anni per incassare i crediti relativi alle forniture di medicinali).
A quanto pare, comunque, il progetto di Boldrin sarebbe l'unico destinato a non finire impallinato sotto il tiro dei sindacati, ostili alla privatizzazione della sanità ma certo non contrari (almeno formalmente) a una ridefinizione del sistema ospedaliero scegliendo un modello cooperativo.
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LEGISLAZ.&POLITICA SANITARIA Pag. 12
«Collaborerò con Bondi La Sanità menta la sene A» Baiami: mntmh^^acommmBmfàbMsmmqmMwm Inlervei/ròmtichtò
DA ROMA MARCO IASEVOLI
C. éS^ ono andato a Ginevra, e per i
%& ministri di tutto il mondo i w8& riferimenti erano due: l'Italia
e gli Usa, la seria A della Salute. Torno a Roma e trovo una relazione della Corte dei conti stravolta e distorta, in cui due righe sulla corruzione oscurano l'ampio elogio della nostra spending review. E una distorsione, una montatura che non so spiegarmi...». Renato Balduzzi è seduto sulla punta di un bel divano in pelle nera. Ha appena concluso una riunione con il comandante dei Nas, il generale Cosimo Piccinno, per fare il punto sulle operazioni anticorruzione. Tra le mani tortura l'i-Pad. Il ministro scorre ed evidenza la relazione dei giudici contabili.
le regioni «I cittadini ora sono sempre più attenti ai comportamenti etici, e i governatori hanno capito che la Salute dei cittadini è un'assoluta priorità: su questo tema si vincono e si perdono le elezioni» Più la rilegge più si sente sotto assedio. «Non ci crederà, ma tutti ci invidiano: nessuno resta fuori dalle cura, non chiediamo ai cittadini la carta di credito, eppure abbiamo un buon equilibrio tra risorse e risultati. Vogliamo perdere questo primato? Vogliamo andare in serie B?». Però, ministro, quando si parla di tagli si parla di Salute... La Sanità ha iniziato a rimodulare la spesa
prima di tutti gli altri settori e, come ha detto la Corte dei conti, nel 2011 i costi sono calati. Abbiamo un lungo trend positivo... Il governo intanto nomina un supercommissario come Enrico Bondi per metterci le forbici-Prima di tutto ci tengo a dire che sinora non abbiamo avuto alcun contrasto interno al governo. E con Bondi ci sarà piena collaborazione. Dico soltanto che noi sappiamo bene dove e come rivedere la spesa. Se non vogliamo incidere sui servizi, se non vogliamo perdere il nostro primato, allora i tagli lasciateli indicare a noi. Anche il Senato ha confermato il potere d'intervento di Bondi sulle regioni in rosso-Tanto rumore per nulla. È stato semplicemente eliminato un dubbio interpretativo, specificando che Bondi può intervenire solo sul capitolo-Sanità, e non sull'intero bilancio della regione che ha un piano di rientro sanitario. Un'ovvietà che non cambia nulla rispetto al decreto del governo. Torniamo alla corruzione, ministro. Lei la considera poco rilevante? Nient'affatto. Gli intrecci pubblico-privato sono quelli in cui più facilmente si annidano episodi esecrabili, la cronaca ce li racconta inesorabili e la nostra è una
preoccupazione costante, una lotta senza quartiere. I Nas lavorano giorno e notte, entro pochi giorni metteremo a punto nuove norme per stringere il cerchio intorno a chi ruba. E poi c'è il ddl anticorruzione che il governo vuole fortemente portare fino in fondo. Però sotto c'è un problema più serio... Quale? Deve crescere, e sta crescendo, l'attenzione che gli italiani hanno verso i comportamenti etici degli
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amministratori. Il Paese sta soffrendo, è necessario, anzi vitale, la consapevolezza che per salvarci dobbiamo smetterla di
fondi ìnte^atìwi «Il nostro sistema è invidiato nel mondo, ma se ci sarà unalunga recessione dovremc riflettere sulla sua sostenibilità Al via una task force di studio sulle assicurazioni private: ci sono spazi per odontoiatria, oculistica ed estetica» fare i furbi e pensare al bene comune. Qualche segno concreto? Da un po' di tempo le elezioni regionali non si giocano più su appartenenze e clientele. Chi ha governato male va a casa. E la gestione della Sanità è l'indicatore numero uno tra le mani dei cittadini. Potrebbe servire togliere 11 potere di nomina alla politica? Per darlo a chi? Ora il sistema è razionale: se nomini degli incompetenti, paghi alle elezioni. Secondo il Censis nove milioni di italiani hanno difficoltà nell'accedere alle cure. È
così? Il Censis pone il problema della sostenibilità del sistema sanitario così com'è, una questione seria...
Quale è la sua posizione? Innanzitutto dobbiamo migliorare il sistema attuale qualificando la spesa ed evitando anche un centesimo di sprechi. Ma non si può negare che se ci fosse un lungo periodo di recessione dovremmo fare ulteriori riflessioni. Ovvero? Tra pochi giorni convocherò una task force sui fondi integrativi sanitari. Voglio capire perché non hanno funzionato... Un'apertura alle assicurazioni private? No, solo un approfondimento per essere pronti ad ogni scenario, anche quello peggiore. Come potrebbe funzionare la sanità integrativa nel nostro sistema? L'importante è non creare doppioni con quanto offre il Servizio sanitario nazionale: vedo spiragli per l'odontoiatria, in parte per l'oculistica, e per l'estetica. Però attenzione, quanto accade negli altri Paesi ci insegna una cosa: non basta che una parte dei cittadini si autoassicuri per creare risparmi. La spesa sanitaria è finanziata anche dal ticket: così com'è fatto, non piace nemmeno a lei. Gambiera? Presenterò una proposta chiara: in base al reddito e ai carichi familiari ci sarà una "franchigia" per ogni cittadino, una quota massima di soldi che l'utente può spendere per fare visite ed esami. Oltre quella cifra, sarà esentato. E chi ha di più contribuirà di più. Penso sia arrivato il momento in cui di ogni scelta politica venga verificato l'impatto sulla famiglia.
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La contestazione dell'Agenzia delle Entrate nata dal fatto che la Svizzera è entrata nella black list
Roche Italia accusata di evasione fisco più leggero per 1,1 miliardi
EMILIO RANDACIO
MILANO — Un debito stellare con il fisco. Un miliardo e 138 milioni di euro che, secondo un accertamento effettuato dall'Ufficio delle Entrate diMilano due anni fa, il colosso farmaceutico Roche (81 mila dipendenti in 151 paesinelmon-do), avrebbe omesso di pagare
nel quinquennio 2005-2010. Per la multinazionale che ha
sede a Basilea, il grattacapo con il fisco nasce dalla riforma del testo di legge sulle imposte dirette che ha incluso nella black list anche la Svizzera. In sostanza, il fisco italiano impone che quando si fanno affari con paesi che rientrano in questa categoria, nonsipossa-no praticare fiscalità differenti da quella vigente nelBelpaese. Un bel problema, visto che Ro-cheltalia (sede legale aMonza, attiva dal 1897,600 dipendenti, società leader nel campo della prevenzione farmaceutica), basa la propria attività
principalmente sullo sfruttamento dei prodotti brevettati dalla casa madre. Nel mirino degli 007 del fisco, qualche mese fa, sono quindi finiti i bilanci di due controllate: la Roche Pharma specializzata in prodotti oncologici (800milio-ni di euro evasi secondo l'accusa) , e Diagnostics (318). Nello specifico, i brevetti dei prodotti commercializzati passando da Basilea, sarebbero stati messi a bilancio con una fiscalità differente da quella italiana, risparmiando una vera e propria montagna di soldi.
Dopo gli accertamenti fiscali, l'Agenzia delle Entrate ha anche inviato la segnalazione alla procura di Milano. Attualmente, uno dei manager delle due società italiane e difeso dall'avvocato Marcello Elia, è iscritto nel registro degli indagati per un articolo della legge in tema di violazione fiscale. Ma non ci sono solo brutte notizie per la multinazionale. Il colosso farmaceutico, per
quanto riguarda le presunte irregolarità di Diagnostics, ha già chiuso pochi giorni fa il contenzioso con l'Erario, facendo limare al ribasso la cifra globale contestata. In totale, le parti hanno chiuso la pratica con un versamento intorno ai 30 milioni di euro (circa il 10% della presunta contestazione), che Roche ha effettuato direttamente nelle casse dell'Erario. E la stessa trattativa sembra essere in dirittura d'arrivo anche per lapraticapiù corposa da 800 milioni di euro di evasione. Sanato il contenzioso con il fisco, anche il manager indagato potrebbe sperare in un'archiviazione dell'inchiesta penale pendente.
La controllata Diagnostic ha già transato pagando 30 milioni sugli oltre 300 dovuti
AZIENDE FARMACEUTICHE Pag. 15
"Il luminare voleva 200 euro in contanti dopo la
visita. La fattura? Andava chiesta
direttamente a lui"
Se il medico è bravo ma non paga le tasse
MENO male che a Milano abbiamo Postacelere! Le devo raccontare una cosacheècapitataamiomaritoechecihalasciati a dir poco sconcertati. Mio marito ha telefonato all'Istituto
(omissis) per prenotare una vis ita privata con uno specialista che da molti anni lavora presso il medesimo. Dopo aver fissato l'appuntamento, l'impiegata gli comunica che il costo della visita è di euro 200 che dovranno essere versati non alla cassa dell'ospedale ma direttamente al medico, il quale accetta solo contanti! Mio marito ha chiesto allorase il medico gli avrebbe rilasciato personalmente larelativa fattura e l'impiegata gli ha risposto che questo avrebbe dovuto chiederlo al medico stesso. Mio marito ha giàproweduto adisdire l'appuntamento, ma l'amaro in bocca è rimasto a entrambi. Lei come giudica il comportamento delmedicoedeH'ospedale?Conprofondastima (anche se qualche volta non sono completamente d'accordo con lei...).
Francesca A.
Il giudizio implica un punto di vista basato su certezze e mi dispiace, ma. nel momento storico a.ttua.le,misisono ridotte (esesi riducono a.me, pensospessoachecosaaccadenellutestadeipoverielettoriitaliani, quel
li molto più ignoranti e manipolabili del vecchio Knla). Provo pero a. scomporre e ricomporre la sua lettera.
1) Un medico, credo importante, di un istituto d'eccellenza, che prende i soldi in contanti come un camorrista., non mi fa simpatia, tutt'altro.
2) I medici possono fare, queste attinta (intra ed extra moenia) e. ci mancherebbe altro, ma nella vita professionale e non occorrerebbe un po'di «temperanza». P. una. paiola del tutto fuori moda., eforsefuori lungo. Perché vige—è innegabile, e non è solo demerito di Silvio Berlusconi —una sorta di «lìberi tutti» (difregareglialtrì.odifarsigliaffaraccipro-prì) che alla, fine rende solo i forti più forti, e ideboli. più deboli. Il malato èpiùdeboledel medico, almeno durante visita e diagnosi. Poisi vede.
3) Milano è piena di bravi medici, non certo grazie a Formigoni, ma perché esiste una tradizione plurisecolare di scienziati e clinici illustri. Dal vostro, ecco, io non ci andrei, così come ha deciso suo marito. Non è cheì dottori non possano esseretaccagni e avidi. Ma, malauguratamen-tearrivinononbuonenotizie,èmeglioapprenderledauno,oltrechebra-vo,onesto. Dareicontantiauno(omissis...)dievasore,nonfabenealmo-rale del paziente.
SEGR.GENERALE&PERSONALE Pag. 16