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UFFICIO COMUNICAZIONE/URP Direttore Dr Sandro Cortese Rassegna Stampa 07 Giugno 2012 A cura dell’Ufficio Comunicazione/URP

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UFFICIO COMUNICAZIONE/URP Direttore Dr Sandro Cortese

Rassegna Stampa

07 Giugno 2012

A cura dell’Ufficio Comunicazione/URP

Nursing Up e Rsu cercano una mediazione con il management commissariale dell'Azienda sanitaria

Rianimazione, vertice all'Utg La carenza di personale e i livelli assistenziali al centro del confronto

PERSONALE aU'osso, rischi per l'utenza, una sanità da salvare. Questi temi dell'in­contro che l'organizzazione sindacale Nursing Up ha af­frontato nel corso della riu­nione convocata in Prefettu­ra. Le questioni investono principalmente l'Unità ope­rativa di Anestesia e Riani­mazione dello "Jazzolino" al­le prese con una grave caren­za di personale infermieristi­co e di supporto assistenzia­le. Al vertice eranopresenti il coordinatore provinciale del Nursing Up Serafino Panta­no, le Rsu Nivia Federico e Stefano Moscato, ed il diri­gente sindacale Gregorio Po-listina.

In rappresentanza dell'Asp il presidente della commissione straordinaria Vincenzo Indolf i ed il diretto­re sanitario aziendale Mario Tarabbo. Pantano, inpartico­lare, ha ribadito che «il ri­schio aumenta enormemen­te ogniqualvolta si verificano delle emergenze rianimato­rie in altre unità operative dell'ospedale e viene richie­sto l'intervento dell'equipe di rianimazione che, in base all'attuale organizzazione del lavoro, deve allontanarsi dal proprio reparto per far fronte a tali emergenze la­sciando spesso, all'interno del reparto di rianimazione, un solo Infermiere ad assiste­re sei pazienti critici e ad af­frontare le eventuali emer­genze interne che dovessero verificarsi, eventi certamen­te non rari in ambiente di te-rapiaintensiva».

Soltanto la professionalità e lo spirito di abnegazione del personale della rianimazio­ne - hanno aggiunto gli altri rappresentanti sindacali - ha scongiurato fino ad oggi il

verificarsi di incidenti anche gravi. Solo nell'ultimo anno tale situazione è statapiù vol­te segnalata ai vertici azien­dali anche da parte dei lavo­ratori della stessa unità ope­rativa ma ad oggi la loro voce è rimasta inascoltata.

I rappresentanti dell'Asp dopo aver ascoltato l'inter­vento del sindacato, hanno voluto sottolineare «le diffi­coltà incontrate nella gestio­ne delpersonale, a causapri-ma di tutto dei rigidi paletti previsti dal piano di rientro, ma anche dall'elevato nume­ro di Infermieri inpossessodi limitazioni certificate dal medico competente ». « Fino a questo momento - ha dichia­rato il direttore Tarabbo - si è sempre cercato di mantenere operativi tutti i reparti ed i servizi limitando i tagli e le chiusure, erogando però dei livelli essenziali di assistenza di "bassoprofilo" ».

A questo punto però - ha aggiunto - si «renderà neces­sario un drastico cambio di rotta che produrrà inevitabi­li tagli». L'Azienda, infatti, è orientata a privilegiare i set­tori dell'Emergenza-Urgen-za e delle Terapie Intensive, cioè Pronto Soccorso, Suem 118, Rianimazione ed Utic. A tali servizi saranno garantiti organici completi per l'ero­gazione di Lea di "alto profi­lo", a scapito di altri servizi e reparti che saranno chiusi o fortemente ridimensionati attraverso un appositopiano di riorganizzazione.

II Nursing Up ha subito manifestato la sua contrarie­tà a tale decisione, in quanto convinto che «per risolvere la problematica del reparto di rianimazionebasterebbe una migliore gestione delle risor­se umane disponibili, senza

arrivare alla chiusura di re­parti e servizi». Ha aggiunto che, qualora dovesse esserci, la riorganizzazione del per­sonale «dovrà avvenire nel ri­spetto di quanto previsto dal­le norme vigenti». Su questo il Nursing Up - si legge nella nota diffusa alla stampa- «vi­gilerà e si opporrà ad ogni abuso o prevaricazione che dovesse ancora ripetersi nei confronti dei lavoratori».

A questo ricorda che nel re­cente passato, in seguito ai trasferimenti «selvaggi» messi in atto dall'azienda, il Nursing Up è intervenuto non solo per contestare il me­todo adottato, ma anche per suggerire soluzioni più de­mocratiche, concertate, e condivise quali, ad esempio, l'avviso interno a domanda. In quell'occasione Tarabbo diede rassicurazioni al sin­dacato che, però, - dice il sin­dacato - «poco tempo dopo fu­rono smentite da altri ordini di servizio, anch'essi molto discutibili sul piano della le­gittimità».

L'incontro si è concluso con l'invito, da parte del dele­gato del prefetto, di rinviare nelle sedi opportune la di­scussione relativa alla razio­nalizzazione delle risorse umane, vista, secondo il suo parere, la disponibilità al dia­logo dimostrata da parte dei rappresentanti dell'Asp.

Il Nursing Up rimanendo in attesa che l'azienda assu­ma, in tempibrevi, le decisio­ni opportune coglie l'occasio­ne per fare un appello anche alle forze politiche del territo­rio affinché si interessino di un problema che riguarda non solo la tutela dei diritti dei lavoratori ma anche, e so­prattutto, la salute pubblica.

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reparto di Anestesia e Rianimazione dell'ospedale "Jazzolino"

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B PALMI (RC)

La giustizia italiana ha im­piegato 20 anni per fare giu­stizia. Un tempo incredibil­mente lungo per rimediare al-lo spaventoso danno che quei medici avevano provocato a un bambino al momento del­la nascita. La storia di Vincen­zo (nome di fantasia, ndr), si è conclusa, però, con un par­ziale riconoscimento (seppur milionario) e la condanna dei due sanitari che, in solido al­l'ex As io di Palmi, dovranno risarcire il giovane e la sua fa­miglia con una cifra che supe­ra il milione di euro. La sen­tenza emessa nella giornata di ieri dalla sezione civile del Tri­bunale di Palmi ha decretato, infatti, che i medici dell'ospe­dale di Oppido Mamertina, nella Piana di Gioia Tauro, M. T. Z., e A. C, insieme all'ex As io di Palmi, dovranno versa­re al giovane di Taurianova 983mila euro a titolo risarci-torio; I50inila euro, invece, dovranno essere divisi tra i genitori del ragazzo, oltre al pagamento delle spese legali.

La storia Tutto ha inizio nel 1992,

quando la madre di Vincenzo viene ricoverata nel piccolo ospedale di Oppido Mamer­tina per un parto naturale. Come ha accertato il Tribuna­le, che ha fatto propria la con­sulenza tecnica dell'ufficio del professore Pietrantonio Ricci (anatomopatologo docente dell'università Magnia Grecia di Catanzaro), il bambino avrebbe subito un'asfissia pe­rinatale che «è esitata in mi quadro tetraparesi spastico-distonica con deficit cognitivo grave». Nella stessa perizia si sostanziavano «gravi elemen­ti di colpa nei confronti dei sa­nitari che hanno assistito la partoriente sotto il profilo della imperizia/impruden­za», che sarebbe consistito «nel non aver monitorato il battito cardiaco fetale duran-

La sede dell'ex As n. IO

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Malasaiiità Maxicondanna per due medici Dovranno versare a un giovane di Taurianova 983miki euro a titolo di risarcimento te il periodo dilatativo e du­rante il successivo periodo espulsivo, specialmente nei momenti in cui la progressio­ne del feto si arrestava e si rendeva necessario ricorrere al parto operativo». In poche parole, come sottolineano i le­gali della famiglia, gli avvoca­ti Oreste e Caterina Albanese, «al momento del parto i me­dici anziché agire per tempo praticando il parto cesareo, dopo sei ore di travaglio, han­no inspiegabilmente applica­to per facilitare il parto diver­si tipi di ventosa». Secondo il perito, quella pratica su un fe­

to affetto da ipossia e acidosi avrebbe concorso ancora di più a peggiorare la situazione.

A concorrere a rendere il quadro ancora più complica­to, così come accertato nel corso del processo, anche le gravi carenze della struttura ospedaliera dove il bambino è nato. Struttura nella quale non era disponibile il cardio-tografo, strumento indispen­sabile per il monitoraggio del battito fetale e, inoltre, l'as­senza al momento del parto di un medico anestesista re­peribile. A questo proposito la perizia del Chi ha stabilito che

quello «strumento di monito­raggio delle condizioni fetali è di estrema importanza. In­fatti - scrive il perito - qualo­ra rilevi la presenza di una sofferenza fetale, consente di intervenire in maniera tem­pestiva evitando danni irre­versibili e al nascituro e alla madie». Danni irreversibili, invece, che hanno condanna­to Vincenzo a una vita diffici­le, ma che ha portato alla chiusura dopo poco tempo dell'intero reparto di ostetri­cia.

FRANCESCO ALTOMONTE [email protected]

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«I politici locali visitino le strutture sanitarie»

«Le dichiarazioni del di­rettore generale dell'Asp ci stupiscono. Contestare al­cune decisioni da lui assun­te non vuol dire a nostro av­viso aizzare le persone, né tanto meno difendere gio­chi politici di alcun genere. Vuol dire semplicemente non condividere gli atti da lui adottati. E in una dialet­tica democratica, anche le contestazioni aiutano a cre­scere e migliorare». È l'idea di Sergio Costanzo secondo cui «il dg dell'Asp si è reso conto da solo in quale stato di abbandono si trova l'ospedale di Soveria Man­nelli. Bastava dare un sem­plice sguardo alle aiuole dell'area esterna, piene di sterpaglie e di rettili. Quan­do il direttore dice di aver toccato con il suo operato lobby e interessi, dovrebbe dire quali sono queste lobby in modo tale che i cittadini sappiano da chi guardarsi, dovrebbe dire chi sono i di­rigenti che hanno ricevuto incarichi senza possedere i titoli e fare i nomi dei medi­ci che vogliono fare i prima­

ri con le 'logiche del passa­to", perché ciò servirà a mettere in guardia gli am­malati. Dovrebbe ancora di­re perché le fasce dei dipen­denti sono bloccate e per­ché ha nominato un'appo­sita commissione togliendo l'incarico al dirigente prepo­sto perché non condivideva il fatto - sono queste le vo­ci di corridoio - che le fasce debbano essere assegnate anche a chi non ne ha dirit­to; dovrebbe dire perché in sede di contrattazione con i sindacati ha chiesto il 10% del fondo del comparto da utilizzare a suo piacimento, dovrebbe spiegare perché lui si fa pagare ferie arretra­te, quando questo non viene consentito a tutti gli altri di­pendenti. Sono queste le co­se che interessano quotidia­namente ai cittadini e ai di­pendenti, noni programmi a lunga scadenza e le confe­renze stampa. Chiedere aiu­to alla politica non è certa­mente un buon segnale. Ai politici, noi invece chiedia­mo di visitare tutte le strut­ture del territorio».

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La Giunta emana un avviso ma il consigliere regionale del Pel Censore scrive a Scopelliti e al "Massicci"

Piano di rientro, dirigente cercasi «Andrebbe contro la norma e sarebbe un aggravio per le spese della Regione»

diGIOVANNIVERDUCI

REGGIO CALABRIA - La Giunta regionale cerca un dirigente, ma Bruno Censo­re prova a stoppare questo progetto. Sotto la lente d'in­grandimento del consiglie­re regionale del Partito de­mocratico, infatti, è finito l'avviso emanato il 30 mag­gio scorso dal Dipartimento regionale Organizzazione e Personale per il conferimen­to di incarichi di dirigente di Settore e di Servizio presso la Giunta Regionale.

Tra i posti disponibili ri­sulta esserci anche quello del Dirigente di Settore del Piano di Rientro del diparti­mento Tutela della salute e politiche sanitarie. Proprio questa posizione presente nell'avviso ha spinto Bruno Censore a prendere carta e penna e rivolgere un'inter­rogazione al presidente del­la Giunta regionale Giusep­pe Scopelliti. Per Censore, infatti, «il conferimento di incarico di dirigente di Set­tore per il piano di Rientro segna di fatto un atto che può dirsi in netto contrasto con i vincoli tuttora in corso del Piano di Rientro ».

Questo piano, che prevede il taglio dei costi e la raziona­lizzazione del settore sanita­rio, per il consigliere regio-naledelPd «obbligale Regio­ne Calabria al vincolo del

blocco delle assunzioni e del turn-over nel settore sanita­rio».

I costi sono il punto nodale dell'interrogazione di Bru-noCensore. L'eventuale con­ferimento dell'incarico di di­rigente Dirigente di Settore del Piano di Rientro del di­partimento Tutela della sa­lute e politiche sanitarie comporterebbe un aggravio delle spese per le casse della Regione Calabria che an­drebbe «ad incidere pesante­mente sul bilancio regiona­le».

II testo dell'interrogazio-nesaràinviatoanchealal Ta­volo di monitoraggio inter­ministeriale per la verifica sugli atti del Piano di Rien­tro ed al Ministero del tesoro : il cosiddetto "Tavolo Massic­ci". Per Censore, infatti, «si tratterebbe di una sfida che ancora una volta il governo regionale intenderebbe lan­ciare al tavolo interministe­riale romano suscitando le ire di chi da tempo tiene sot­tocchio i conti sanitari della regione».

Ma non solo. La scelta sa­rebbe in contrasto - stando alle osservazioni del consi­gliere regionale del Pd - "con l'attuale normativa regiona­le e nazionale vigente' '.

«I miei dubbi su questa nuova operazione sono mol­teplici - ha commentato Cen­

sore. C'èdacapireperchépri-ma di reclutare dirigenti da altri comparti della pubblica amministrazione - ammesso che sia consentito farlo in questo momento - non siano state avviate procedure in­terne per l'individuazione di queste figure in seno alla Giunta e al Consiglio regio­nale, cosa che del resto con­sentirebbe un utile rispar­mio di risorse in un momen­to di grave crisi economica».

«L'interrogazione che ho posto al governatore Scopel­liti vuole accertare la reale natura di questa operazione che è stata fatta con i criteri d'urgenza -solo una settima­na di tempo per l'invio dei curricula - e per un periodo di cui non si conoscono i tem­pi. Ho inteso investire della questione anche il tavolo in­terministeriale per la verifi­ca del Piano di rientro - ha concluso il consigliere del Pd - in quanto trovo questo provvedimento in linea con il percorso di rientro concor­dato con Roma e poi perché non credo utile investire ri­sorse regionali per il recluta­mento di personale ammini­strativo e burocratico quan­do ci sono settori determi­nanti per la vitadeicittadini-quale quello sanitario - che

soffrono tagli indiscrimina­ti nelle strutture, nei servizi e nel personale».

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Emanuela latitile

Salvo ripensamenti, questa mattina s'incatenerà per prote­sta, insieme con il figlioletto, davanti all'ospedale di Locri. Due settimane addietro aveva lanciato, anche attraverso le colonne del nostro giornale, un accorato appello al presidente della Regione, Giuseppe Sco-pelliti, perché non abbandoni la sua famiglia duramente pro­vata da un caso di malasanità, su cui si è espressa anche la ma­gistratura. Francesco Umbaca, camionista di Bianco, è il papà di Nicolas, un bambino dì quasi otto anni (li compirà il 12 otto­bre), affetto da tetraparesi spa­stica (è paralizzato, non vede, non parla, non sente) causata da, sostiene, un'asfissia per un taglio cesareo eseguito con molto. Per quel caso due medici sono stati condannati, seppur in primo grado, dal Tribunale di Reggio, sezione staccata di Melito. Ebbene, uno di quei due medici, da un giorno all'al­tro potrebbe essere nominato nuovo primario dell'Unità ope­rativa di Ostetricia e ginecolo­gia dell'ospedale dì Locri, alpo-sto dell'uscente al quale l'Asp 5

non ha rinnovato il contratto. Attraverso l'avv. Pedinando

Parisi, uno dei suoi legali dì fi­ducia, Umbaca ha fatto giunge­re agli organi d'informazione il suo disappunto per la possibile nomina del primario che, scri­ve, «il 21 dicembre 2011 è stato condannato a seguito di giudi­zio abbreviato, a un anno di re­clusione per le lesioni gravissi­me» subite dal figlio al momen­to del parto. Francesco Umbaca sottolinea pure che il professio­nista che dovrebbe giungere a Locri «è imputato per falso in atto pubblico aggravato poi­ché, al fine di nascondere le proprie responsabilità in meri­to alle lesioni subite dal bambi­no, avrebbe manomesso la car­tella clinica relativa a quel par­to». Una tesi accusatoria che, secondo l'aw. Parisi, «sta tro­vando piena conferma nel cor­so dell'istruttoria dibattimen­tale». Un altro appello Umbaca lo rivolge al professionista inte­ressato perché «rinunci al pre­stigioso ruolo» anche «per evi­tare d'incontrare la mamma del bambino che, per ragioni geo­grafiche, fa riferimento all'ospedale di Locri ove si reca spesso» proprio per far prestare assistenza al piccolo. •«

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Il documento a tutela dei cittadini è stato sigiato ieri dall'Azienda sanitaria provinciaie e dall'Arpacal Calabria

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L'Asp censirà i siti a rischio, l'altro ente si occuperà del monitoraggio

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Emma Ciconte, Gerardo Mancuso, Marisa Fagà e Francesco Falco nel corso dell'incontro che ha preceduto la sigla del protocollo d'intesa

Daniela Amatruda

Siglato ieri il protocollo d'intesa tra l'Asp dì Catanzaro e l'Arpacal Calabria per l'avvio delle attività da mettere in atto «per la salva­guardia della salute dei cittadini dai rìschi derivanti dalla esposi­zione ad amianto».

In attesa delle lìnee guida del "Piano regionale Amianto", con questo atto i due enti partiranno già con una serie dì interventi dì prevenzione con una mappatura del territorio e lo studio di siti e manufatti contenenti amianto che verranno poi smaltiti secondo le norme della legge regionale del 27aprile2011n.l4.

La firma del protocollo è avve­nuta nella sede dell'Asp in via Vi­nicio Cortese, a Catanzaro, alla presenza del direttore generale Gerardo Mancuso e del presiden­te Arpacal, Marisa Fagà.

Alla conferenza, moderata dall'addetto stampa Asp Pasqua-lino Natrella, hanno preso parte anche Emma Ciconte, responsa­bile Spìsal dell'Asp di Catanzaro; Francesco Falco, direttore pro­vinciale dell'Alpaca!; Giuseppe De Vito, responsabile dipartimen­to prevenzione Asp e Pietro De Sensi, direttore amministrativo Arpacal.

In natura l'amianto è un mate­riale molto comune e la sua resi­stenza al calore e la sua struttura fibrosa lo rendono adatto come materiale per indumenti e tessuti da arredamento a prova di fuoco, ma la sua ormai accertata noci vita per la salute ha portato a vietarne l'uso in molti Paesi, tra i quali an­che l'Italia (dal 1992). L'amianto friabile, infatti, per effetto di qual­siasi sollecitazione o vibrazione, può sprigionare nell'aria le polve­ri contenenti fibre d'amianto che,

se respirate, possono causare gra­vi patologìe come tumore ai pol­moni e malattìe croniche sìa ai polmoni che alla vescica. Il rischio cresce all'aumentare dell'esposi­zione, ma le malattìe possono comparire anche dopo 15-20 anni dall'esposizione. Oggi l'amianto non viene più usato, ma sono tanti ancora i siti e ì manufatti che lo contengono e che sono presentì su tutto il territorio.

I due enti, ognuna per le pro­prie competenze professionali e tecniche, sì occuperanno di diver­si àmbiti dì intervento. Il "Servizio dì prevenzione, igiene e sicurez­za" negli ambienti dì lavoro (Spì­sal) e l'Unità operativa di igiene e sanità pubblica ("Uoisp") dell'Asp di Catanzaro saranno im­pegnati nel censimento dei siti contenenti amianto; nella compi­lazione dì un registro delle impre­se che effettueranno attività dì

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bonìfica e smaltimento dì amian­to o dì materiali contenenti amianto; nell'attivazione dei rap­porti con il Cor Calabria e forme dì collaborazione con ì medici di ba­se e repartì dì oncologia degli ospedali per la ricerca attiva dei tumori professionali, nella rac­colta dei dati forniti annualmente dalle imprese riguardanti i relati­vi addetti che utilizzano indiret­tamente amianto nei processi produttivi o che svolgono attività dì smaltimento o bonìfica dell'amianto e nella campagna di

informazione e sensibilizzazione. L'Arpacal, invece, sì occuperà di realizzare una mappatura geore-ferenziata delle zone interessate dalla presenza dì amianto nell'ambiente naturale o costrui­to; dell'attività dì monitoraggio ed analisi dì laboratorio sui ma­nufatti o siti contenenti amianto su richiesta dell'Asp in base ai dati emergenti dal censimento attua­to e di fornire supporto tecni­co-scientìfico all'Asp. Inoltre, nell'ambito del protocollo d'inte­sa, i due Enti awìeranno un'attivi­

tà dì ricerca scientìfica ed epide­miologica al fine dì valutare l'im­patto sulla popolazione e sull'am­biente della diffusione delle fibre dì amianto presentì nella pietra verde del Reventìno.

«Questo protocollo - ha spiega­to il dott. Gerardo Mancuso - ser­ve per tranquillizzare la popola­zione perché rappresenta un'ope­ra di prevenzione e tutela da ri­schi che potrebbero sorgere nel futuro se facciamo passare ancora del tempo». •*

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BONDI VIGILERÀ SULLA SANITÀ

Si a compensazione crediti per la Calabria

ROMA - Scivolone del governo in Aula al Senato sulla spending re-view: l'Assemblea di Palazzo Ma­dama infatti cancella un comma del decreto legge che prevedeva che gli organi costituzionali, dal Parlamento al Quirinale, fossero esclusi dai tagli del supercom-missario. A conti fatti, in realtà, cambia poco dal momento che queste istituzioni godono di au­tonomia secondo la nostra Costi­tuzione e dunque si trattava, sot­tolineano i più (ma non la firma­taria, la senatrice di Grande Sud Adriana Poli Bortone), di una mi­sura ridondante. Il via libera di Palazzo Madama al provvedi­mento arriverà questa mattina (il testo poi passerà alla Camera) ma intanto oggi i senatori hanno approvato un pacchetto di novi­tà, tra cui spunta la possibilità per Enrico Bondi di intervenire direttamente solo sulla spesa sa­nitaria delle Regioni in rosso e non su tutti i capitoli delbilancio. Via libera anche alle misure sui crediti delle imprese, di cui ri­vendicano il merito sia il Pdl sia il Pd. Di seguito le novità principa­li.

- SÌ ALLA COMPENSAZIONE CREDITI. Arriva la certificazio­ne dei crediti delle imprese verso

le P.A., comprese le Regioni sot­toposte a piani di rientro da extra-deficit nella sanità. Il testo stabilisce anche la compensazio­ne dei crediti vantati verso lo Sta­to con le cartelle esattoriali.

- REGIONI IN ROSSO, ECCO LE FORBICI. Il supercommissa-rio potrà decidere di tagliare au­tonomamente la spesa sanitaria delle Regioni in deficit, e dunque commissariate, ma non interve­nire sugli altri capitoli del bilan­cio.

- POTERI BONDI ANCHE SU SOCIETÀ CONTROLLATE NON QUOTATE. Bondi potrà interve­nir e non solo sulle società a totale partecipazione pubblica ma an­che su quelle «non quotate con­trollate da soggetti pubblici».

- BENI E SERVIZI, MA AN­CHE IMMOBILI. Il supercom-missario avrà anche il compito di «ottimizzare, in collaborazione con l'Agenzia del demanio, l'uti­lizzazione degli immobili di pro­prietà pubblica, al fine di ridurre i canoni e i costi di gestione delle amministrazioni pubbliche». -ARRIVA LA GUARDIA DI FI­NANZA . Bondi potrà fare affida­mento anche sulla guardia di Fi­nanza per raggiungere gli obiet­tivi per i quali e stato incaricato.

- GOVERNO E PARLAMEN­TO. Il premier o un ministro da lui delegato deve riferire due vol­te all'anno al Parlamento. Lapri-ma relazione avverrà però entro il prossimo 31 luglio. Il governo dovrà però anche presentare al Parlamento il programma dei ta­gli strutturali, quindi quelli che vanno oltre il contenimento della spesa per beni e servizi, entro il 30 settembre 2012.

- ACQUISTI CENTRALIZZA­TI. I parametri prezzo-qualità in­dividuati dalla Consip diventano «imprescindibili» per le ammini-strazionipubbliche. Anzi, sepos-sibile, le amministrazioni pub­bliche devono applicare parame­tri migliorativi. Si punta poi a utilizzare il più possibile il siste­ma informatico. - OFFERTE PUBBLICHE, NUOVE REGOLE PER TUTTI. Le nuove norme re­lative alle offerte pubbliche var­ranno per tutti, anche per quei casi controversi che sono all'at­tenzione della giustizia ammini­strativa.

- APPALTI PUBBLICI, ARRI­VA STRETTA. Vengono infatti rafforzati i poteri dell'Osservato­rio, abbattendo i limiti dell'entità delle gare pubbliche da 150mila euro a 50mila euro.

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Il piano: tagli degli stipendi, spazi in affitto e dismissioni

Da ospedali a coop La riforma della Sanità di Boldrin

DI P I E R R E DE NOLAC

iù che una riforma sa­nitar ia , sarà un vero e proprio terremoto. L'economista Michele

B o l d r i n s ta preparando un documento che sconvolgerà il mondo della salute, preve­dendo la trasformazione degli ospedali in cooperative. Finirà sul tavolo del presidente del consiglio M a r i o Mont i . Bol­drin sta mettendo a punto un paper nel quale smonterà l'at­tuale sistema sanitario italia­no, rendendo protagonisti i me­dici e il personale paramedico. Obiettivo dichiarato è quello di tagliare drasticamente il costo delle cure e migliorare la qua­lità delle prestazioni, togliendo di conseguenza dai bilanci delle regioni il peso ormai insosteni­bili delle spese per la sanità.

Boldrin è da quasi t rentan­ni negli Stati Uniti, insegna nel dipartimento di economia della Washington University, e nel suo sito internet, sotto la foto che lo ritrae, ha voluto scrivere la frase «Whereof one cannot speak, thereofone must be sileni». Insieme con Alberto Bis in , S a n d r o B r u s c o , An­d r e a Moro e Giulio Zanel la due anni fa ha pubblicato il li­bro «Tremontì. Istruzioni per il disuso», proprio quando l'allora ministro dell'Economia godeva di una popolarità straordina­ria, ritenuto anche dal mondo

accademico un «genio». Ora Boldrin sfida il moloch

della sanità: una scommessa quasi impossibile da vincere e che punta tutto sul modello co­operativo applicato alla salute. Non sarà facile. Innanzitutto, l'adozione di una gestione coo­perativa prevede una riduzione (e non certo indifferente) degli stipendi di primari e medici e la valorizzazione delle professiona­lità assieme all'au­mento del numero delle prestazioni. Magari anche con la concessione di fruire degli spazi ospedalieri per gli s tud i professio­nal i dei medici , affittando i locali anche ai luminari che oggi ricevo­no privatamente. Fondamentale, per la riuscita dell'operazione, la forza straor­dinaria della patrimonializza-zione immobiliare della sanità pubblica italiana: si t ra t ta di aree preziosissime, spesso si­tua te nei centri storici delle grandi città e in cattive condi­zioni a causa della vetustà, che potrebbero essere destinate a una dismissione per creare ex novo poli funzionali e moderni, con minori costi di funziona­menti, da affidare alle coope­rative di camici bianchi. Ma già c'è chi critica il progetto di Boi-

Michele Boldrin

drin, prevedendo una fortissi­ma influenza del mondo assicu­rativo nel sistema sanitario, e in particolare dalle compagnie legate alle coop: un legame che però sembra quasi indispensa­bile, anche per le difficoltà che oggi incontrano medici e Asl con le assicurazioni, che ne­gano la stipula delle polizze o obbligano a pagare dei premi

stellari. Ma si trat­ta di una strada da percorrere rapida­mente , a quanto dicono gli esperti di economia sani­tar ia , dato che la sanità pesa sui bi­lanci delle regioni anche fino al 90%. Tanto da provocare dissesti finanziari e interventi statali per ripianare i de­biti (per non par­

lare della crisi delle industrie farmaceutiche, che attendono anche due anni per incassare i crediti relativi alle forniture di medicinali).

A quanto pare, comunque, il progetto di Boldrin sarebbe l'unico destinato a non finire impallinato sotto il tiro dei sindacati, ostili alla privatiz­zazione della sanità ma certo non contrari (almeno formal­mente) a una ridefinizione del sistema ospedaliero scegliendo un modello cooperativo.

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LEGISLAZ.&POLITICA SANITARIA Pag. 12

«Collaborerò con Bondi La Sanità menta la sene A» Baiami: mntmh^^acommmBmfàbMsmmqmMwm Inlervei/ròmtichtò

DA ROMA MARCO IASEVOLI

C. éS^ ono andato a Ginevra, e per i

%& ministri di tutto il mondo i w8& riferimenti erano due: l'Italia

e gli Usa, la seria A della Salute. Torno a Roma e trovo una relazione della Corte dei conti stravolta e distorta, in cui due righe sulla corruzione oscurano l'ampio elogio della nostra spending review. E una distorsione, una montatura che non so spiegarmi...». Renato Balduzzi è seduto sulla punta di un bel divano in pelle nera. Ha appena concluso una riunione con il comandante dei Nas, il generale Cosimo Piccinno, per fare il punto sulle operazioni anticorruzione. Tra le mani tortura l'i-Pad. Il ministro scorre ed evidenza la relazione dei giudici contabili.

le regioni «I cittadini ora sono sempre più attenti ai comportamenti etici, e i governatori hanno capito che la Salute dei cittadini è un'assoluta priorità: su questo tema si vincono e si perdono le elezioni» Più la rilegge più si sente sotto assedio. «Non ci crederà, ma tutti ci invidiano: nessuno resta fuori dalle cura, non chiediamo ai cittadini la carta di credito, eppure abbiamo un buon equilibrio tra risorse e risultati. Vogliamo perdere questo primato? Vogliamo andare in serie B?». Però, ministro, quando si parla di tagli si parla di Salute... La Sanità ha iniziato a rimodulare la spesa

prima di tutti gli altri settori e, come ha detto la Corte dei conti, nel 2011 i costi sono calati. Abbiamo un lungo trend positivo... Il governo intanto nomina un supercommissario come Enrico Bondi per metterci le forbici-Prima di tutto ci tengo a dire che sinora non abbiamo avuto alcun contrasto interno al governo. E con Bondi ci sarà piena collaborazione. Dico soltanto che noi sappiamo bene dove e come rivedere la spesa. Se non vogliamo incidere sui servizi, se non vogliamo perdere il nostro primato, allora i tagli lasciateli indicare a noi. Anche il Senato ha confermato il potere d'intervento di Bondi sulle regioni in rosso-Tanto rumore per nulla. È stato semplicemente eliminato un dubbio interpretativo, specificando che Bondi può intervenire solo sul capitolo-Sanità, e non sull'intero bilancio della regione che ha un piano di rientro sanitario. Un'ovvietà che non cambia nulla rispetto al decreto del governo. Torniamo alla corruzione, ministro. Lei la considera poco rilevante? Nient'affatto. Gli intrecci pubblico-privato sono quelli in cui più facilmente si annidano episodi esecrabili, la cronaca ce li racconta inesorabili e la nostra è una

preoccupazione costante, una lotta senza quartiere. I Nas lavorano giorno e notte, entro pochi giorni metteremo a punto nuove norme per stringere il cerchio intorno a chi ruba. E poi c'è il ddl anticorruzione che il governo vuole fortemente portare fino in fondo. Però sotto c'è un problema più serio... Quale? Deve crescere, e sta crescendo, l'attenzione che gli italiani hanno verso i comportamenti etici degli

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amministratori. Il Paese sta soffrendo, è necessario, anzi vitale, la consapevolezza che per salvarci dobbiamo smetterla di

fondi ìnte^atìwi «Il nostro sistema è invidiato nel mondo, ma se ci sarà unalunga recessione dovremc riflettere sulla sua sostenibilità Al via una task force di studio sulle assicurazioni private: ci sono spazi per odontoiatria, oculistica ed estetica» fare i furbi e pensare al bene comune. Qualche segno concreto? Da un po' di tempo le elezioni regionali non si giocano più su appartenenze e clientele. Chi ha governato male va a casa. E la gestione della Sanità è l'indicatore numero uno tra le mani dei cittadini. Potrebbe servire togliere 11 potere di nomina alla politica? Per darlo a chi? Ora il sistema è razionale: se nomini degli incompetenti, paghi alle elezioni. Secondo il Censis nove milioni di italiani hanno difficoltà nell'accedere alle cure. È

così? Il Censis pone il problema della sostenibilità del sistema sanitario così com'è, una questione seria...

Quale è la sua posizione? Innanzitutto dobbiamo migliorare il sistema attuale qualificando la spesa ed evitando anche un centesimo di sprechi. Ma non si può negare che se ci fosse un lungo periodo di recessione dovremmo fare ulteriori riflessioni. Ovvero? Tra pochi giorni convocherò una task force sui fondi integrativi sanitari. Voglio capire perché non hanno funzionato... Un'apertura alle assicurazioni private? No, solo un approfondimento per essere pronti ad ogni scenario, anche quello peggiore. Come potrebbe funzionare la sanità integrativa nel nostro sistema? L'importante è non creare doppioni con quanto offre il Servizio sanitario nazionale: vedo spiragli per l'odontoiatria, in parte per l'oculistica, e per l'estetica. Però attenzione, quanto accade negli altri Paesi ci insegna una cosa: non basta che una parte dei cittadini si autoassicuri per creare risparmi. La spesa sanitaria è finanziata anche dal ticket: così com'è fatto, non piace nemmeno a lei. Gambiera? Presenterò una proposta chiara: in base al reddito e ai carichi familiari ci sarà una "franchigia" per ogni cittadino, una quota massima di soldi che l'utente può spendere per fare visite ed esami. Oltre quella cifra, sarà esentato. E chi ha di più contribuirà di più. Penso sia arrivato il momento in cui di ogni scelta politica venga verificato l'impatto sulla famiglia.

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La contestazione dell'Agenzia delle Entrate nata dal fatto che la Svizzera è entrata nella black list

Roche Italia accusata di evasione fisco più leggero per 1,1 miliardi

EMILIO RANDACIO

MILANO — Un debito stellare con il fisco. Un miliardo e 138 milioni di euro che, secondo un accertamento effettuato dall'Ufficio delle Entrate diMi­lano due anni fa, il colosso far­maceutico Roche (81 mila di­pendenti in 151 paesinelmon-do), avrebbe omesso di pagare

nel quinquennio 2005-2010. Per la multinazionale che ha

sede a Basilea, il grattacapo con il fisco nasce dalla riforma del testo di legge sulle imposte dirette che ha incluso nella black list anche la Svizzera. In sostanza, il fisco italiano im­pone che quando si fanno affa­ri con paesi che rientrano in questa categoria, nonsipossa-no praticare fiscalità differenti da quella vigente nelBelpaese. Un bel problema, visto che Ro-cheltalia (sede legale aMonza, attiva dal 1897,600 dipenden­ti, società leader nel campo della prevenzione farmaceuti­ca), basa la propria attività

principalmente sullo sfrutta­mento dei prodotti brevettati dalla casa madre. Nel mirino degli 007 del fisco, qualche mese fa, sono quindi finiti i bi­lanci di due controllate: la Ro­che Pharma specializzata in prodotti oncologici (800milio-ni di euro evasi secondo l'ac­cusa) , e Diagnostics (318). Nel­lo specifico, i brevetti dei pro­dotti commercializzati pas­sando da Basilea, sarebbero stati messi a bilancio con una fiscalità differente da quella italiana, risparmiando una ve­ra e propria montagna di soldi.

Dopo gli accertamenti fisca­li, l'Agenzia delle Entrate ha anche inviato la segnalazione alla procura di Milano. Attual­mente, uno dei manager delle due società italiane e difeso dall'avvocato Marcello Elia, è iscritto nel registro degli inda­gati per un articolo della legge in tema di violazione fiscale. Ma non ci sono solo brutte no­tizie per la multinazionale. Il colosso farmaceutico, per

quanto riguarda le presunte ir­regolarità di Diagnostics, ha già chiuso pochi giorni fa il contenzioso con l'Erario, fa­cendo limare al ribasso la cifra globale contestata. In totale, le parti hanno chiuso la pratica con un versamento intorno ai 30 milioni di euro (circa il 10% della presunta contestazione), che Roche ha effettuato diret­tamente nelle casse dell'Era­rio. E la stessa trattativa sem­bra essere in dirittura d'arrivo anche per lapraticapiù corpo­sa da 800 milioni di euro di eva­sione. Sanato il contenzioso con il fisco, anche il manager indagato potrebbe sperare in un'archiviazione dell'inchie­sta penale pendente.

La controllata Diagnostic ha già transato pagando 30 milioni sugli oltre 300 dovuti

AZIENDE FARMACEUTICHE Pag. 15

"Il luminare voleva 200 euro in contanti dopo la

visita. La fattura? Andava chiesta

direttamente a lui"

Se il medico è bravo ma non paga le tasse

MENO male che a Milano abbiamo Postacelere! Le devo rac­contare una cosacheècapitataamiomaritoechecihalasciati a dir poco sconcertati. Mio marito ha telefonato all'Istituto

(omissis) per prenotare una vis ita privata con uno specialista che da molti anni lavora presso il medesimo. Dopo aver fissato l'appunta­mento, l'impiegata gli comunica che il costo della visita è di euro 200 che dovranno essere versati non alla cassa dell'ospedale ma diretta­mente al medico, il quale accetta solo contanti! Mio marito ha chiesto allorase il medico gli avrebbe rilasciato personalmente larelativa fat­tura e l'impiegata gli ha risposto che questo avrebbe dovuto chieder­lo al medico stesso. Mio marito ha giàproweduto adisdire l'appunta­mento, ma l'amaro in bocca è rimasto a entrambi. Lei come giudica il comportamento delmedicoedeH'ospedale?Conprofondastima (an­che se qualche volta non sono completamente d'accordo con lei...).

Francesca A.

Il giudizio implica un punto di vista basato su certezze e mi dispiace, ma. nel momento storico a.ttua.le,misisono ridotte (esesi riducono a.me, pensospessoachecosaaccadenellutestadeipoverielettoriitaliani, quel­

li molto più ignoranti e manipolabili del vecchio Knla). Provo pero a. scomporre e ricomporre la sua lettera.

1) Un medico, credo importante, di un istituto d'eccellenza, che pren­de i soldi in contanti come un camorrista., non mi fa simpatia, tutt'altro.

2) I medici possono fare, queste attinta (intra ed extra moenia) e. ci mancherebbe altro, ma nella vita professionale e non occorrerebbe un po'di «temperanza». P. una. paiola del tutto fuori moda., eforsefuori lun­go. Perché vige—è innegabile, e non è solo demerito di Silvio Berlusconi —una sorta di «lìberi tutti» (difregareglialtrì.odifarsigliaffaraccipro-prì) che alla, fine rende solo i forti più forti, e ideboli. più deboli. Il malato èpiùdeboledel medico, almeno durante visita e diagnosi. Poisi vede.

3) Milano è piena di bravi medici, non certo grazie a Formigoni, ma perché esiste una tradizione plurisecolare di scienziati e clinici illustri. Dal vostro, ecco, io non ci andrei, così come ha deciso suo marito. Non è cheì dottori non possano esseretaccagni e avidi. Ma, malauguratamen-tearrivinononbuonenotizie,èmeglioapprenderledauno,oltrechebra-vo,onesto. Dareicontantiauno(omissis...)dievasore,nonfabenealmo-rale del paziente.

SEGR.GENERALE&PERSONALE Pag. 16