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DIREZIONE Ugo Finetti - Stefano Carluccio (direttore responsabile) Email: [email protected] Grafica: Gianluca Quartuccio Giordano GIORNALISTI EDITORI scarl Via Benefattori dell’Ospedale, 24 - Milano Tel. +39 02 6070789 / 02 683984 Fax +39 02 89692452 Email: [email protected] FONDATA DA FILIPPO TURATI NEL 1891 Rivista di Cultura Politica, Storica e Letteraria Anno CXXII – N. 2-3 / 2013 Registrazione Tribunale di Milano n. 646 / 8 ottobre 1948 e n. 537 / 15 ottobre 1994 – Stampa: Industria Grafica - Editoriale Pizzorni - IGEP srl - Via Castelleone, 152 - 26100 Cremona - Abbonamento annuo: Euro 50,00 Euro - 10,00 POSTE ITALIANE S.p.A. Spedizione in a.p.D.L. 353/03 (conv. L. 46/04) Art. 1 comma 1, DCB Milano - Mens. 9 7 7 8 0 0 0 0 5 7 0 0 3 1 3 0 0 2 ISSN 1827-4501 PER ABBONARSI Abbonamento annuo Euro 50,00 c/c postale 30516207 intestato a Giornalisti editori scarl Banco Posta: IBAN IT 64 A 0760101600000030516207 Banca Intesa: IBAN IT 06 O 0306901626100000066270 E-mail: [email protected] Editore - Stefano Carluccio La testata fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7/08/1990 n.250 ultimi anni, a esigenze fondate e domande pressanti di riforma delle istituzioni e di rinnovamento della politica e dei partiti - che si sono intrecciate con un’acuta crisi finanziaria, con una pesante recessione, con un crescente malessere sociale - non si sono date soluzioni soddisfacenti : hanno finito per prevalere contrapposizioni, lentezze, esitazioni circa le scelte da compiere, calcoli di convenienza, tatticismi e strumentalismi. Ecco che cosa ha condannato alla sterilità o ad esiti minimalistici i confronti tra le forze politiche e i dibattiti in Parlamento. Quel tanto di correttivo e innovativo che si riusciva a fare nel senso della riduzione dei costi della politica, della trasparenza e della moralità nella vita pubblica è stato dunque facilmente ignorato o svalutato : e l’insoddisfazione e la protesta verso la politica, i partiti, il Parlamento, sono state con facilità (ma anche con molta leggerezza) alimentate e ingigantite da campagne di opinione demolitorie, da rappresentazioni unilaterali e indiscriminate in senso distruttivo del mondo dei politici, delle organizzazioni e delle istituzioni in cui essi si muovono. Attenzione : quest’ultimo richiamo che ho sentito di dover esprimere non induca ad alcuna autoindulgenza, non dico solo i corresponsabili del diffondersi della corruzione nelle diverse sfere della politica e dell’amministrazione, ma nemmeno i responsabili di tanti nulla di fatto nel campo delle riforme. Imperdonabile resta la mancata riforma della legge elettorale del 2005. Ancora pochi giorni fa, il Presidente Gallo ha dovuto ricordare come sia rimasta ignorata la raccomandazione della Corte Costituzionale a rivedere in particolare la norma relativa all’attribuzione di un premio di maggioranza senza che sia raggiunta una soglia minima di voti o di seggi. La mancata revisione di quella legge ha prodotto una gara accanita per la conquista, sul filo del rasoio, di quell’abnorme premio, il cui vincitore ha finito per non riuscire a governare una simile sovra-rappresentanza in Parlamento. Ed è un fatto, non certo imprevedibile, che quella legge ha provocato un risultato elettorale di difficile governabilità, e suscitato nuovamente fru- strazione tra i cittadini per non aver potuto scegliere gli eletti. Non meno imperdonabile resta il nulla di fatto in materia di sia pur limitate e mirate riforme della seconda parte della Costituzione, faticosamente concordate e poi affossate, e peraltro mai giunte a infrangere il tabù del bicameralismo paritario. Molto si potrebbe aggiungere, ma mi fermo qui, perché su quei temi specifici ho speso tutti i possibili sforzi di persuasione, vanificati dalla sordità di forze politiche che pure mi hanno ora “Dal discorso per il Giuramento di Giorgio Napolitano ai Grandi Elettori dopo la sua ri- conferma alla Presidenza della Repubblica”. Giorgio Napolitano È emerso da tali incontri, nella mattinata di sabato, un drammatico allarme per il rischio ormai incombente di un avvitarsi del Parlamento in seduta comune nel- l’inconcludenza, nella impotenza ad adempiere al supremo compito costituzio- nale dell’elezione del Capo dello Stato. Di qui l’appello che ho ritenuto di non poter declinare - per quanto potesse costarmi l’accoglierlo - mosso da un senso antico e radicato di identificazione con le sorti del paese. La rielezione, per un secondo mandato, del Presidente uscente, non si era mai verificata nella storia della Repubblica, pur non essendo esclusa dal dettato costituzionale, che in questo senso aveva lasciato - come si è significativamente notato - “schiusa una finestra per tempi eccezio- nali”. Ci siamo dunque ritrovati insieme in una scelta pienamente legittima, ma eccezionale. Perché senza precedenti è apparso il rischio che ho appena richiamato : senza precedenti e tanto più grave nella condizione di acuta difficoltà e perfino di emergenza che l’Italia sta vivendo in un contesto europeo e internazionale assai critico e per noi sempre più stringente. Bisognava dunque offrire, al paese e al mondo, una testimonianza di consapevolezza e di coe- sione nazionale, di vitalità istituzionale, di volontà di dare risposte ai nostri problemi : passando di qui una ritrovata fiducia in noi stessi e una rinnovata apertura di fiducia internazionale verso l’Italia. E’ a questa prova che non mi sono sottratto. Ma sapendo che quanto è accaduto qui nei giorni scorsi ha rappresentato il punto di arrivo di una lunga serie di omissioni e di guasti, di chiusure e di irresponsabilità. Ne propongo una rapida sintesi, una sommaria rassegna. Negli ULTIMO AVVISO D a almeno tre anni abbiamo operato perchè nel sistema politico in declino nascesse una reazione vitale per favorire le riforme istituzionali con i ca- ratteri essenziali delle trasformazioni sociali che la prima parte della Co- stituzione aveva indicato. La crisi dei partiti ha provocato la disfatta sociale, la disgrega- zione della coesione sociale e minaccia di travolgere le istituzioni. Un nuovo virus è penetrato nel corpo vivo della nazione: il fascismo mediatico. Un mezzo di comunicazione è diventato un fine, senza regole, senza guida e senza cul- tura politica. Questo virus ha intaccato tutti i partiti ed ha paralizzato i sindacati. La democrazia politica e sociale nelle sue forme storiche organizzate è senza ossigeno. Il Parlamento sempre più impotente ne ha preso atto e ha rivolto il suo disperato SOS all’anziano Capo dello Stato, ultimo figlio generoso e forte della grande generazione dei padri repubblicani. Napolitano non imporrà niente. Ha già dato molto e, forse, troppo. Ora sono i partiti che dovranno offrire la loro rivoluzione culturale. Se non lo faranno sappiano che il Presidente della Repubblica ha due pistole cariche: lo scioglimento delle Camere e la sua lettera di dimissioni. Se non sarà costretto ad impugnare queste armi vorrà dire che il fascismo telematico è stato distrutto nella sua fase ascendente più pericolosa. s Rino Formica UN DURO ATTO DI ACCUSA PER L ’“IMPERDONABILE NULLA DI FATTOIN MATERIA DI RIFORME SOPRATTUTTO DELLA LEGGE ELETTORALE DI FRONTE AD UN DRAMMATICO ALLARME RINNOVAMENTO DELLO STATO, CONTRO PULSIONI EVERSIVE Continua a pagina 24

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DIREZIONEUgo Finetti - Stefano Carluccio

(direttore responsabile)Email: [email protected]

Grafica: Gianluca Quartuccio Giordano

GIORNALISTI EDITORI scarlVia Benefattori dell’Ospedale, 24 - Milano

Tel. +39 02 6070789 / 02 683984Fax +39 02 89692452

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Rivista di Cultura Politica, Storica e LetterariaAnno CXXII – N. 2-3 / 2013

Registrazione Tribunale di Milano n. 646 / 8 ottobre 1948 e n. 537 / 15 ottobre 1994 – Stampa: Industria Grafica - Editoriale Pizzorni - IGEP srl - Via Castelleone, 152 - 26100 Cremona - Abbonamento annuo: Euro 50,00 Euro - 10,00

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La testata fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7/08/1990 n.250

ultimi anni, a esigenze fondate e domande pressanti di riforma delle istituzioni e di rinnovamentodella politica e dei partiti - che si sono intrecciate con un’acuta crisi finanziaria, con una pesanterecessione, con un crescente malessere sociale - non si sono date soluzioni soddisfacenti : hannofinito per prevalere contrapposizioni, lentezze, esitazioni circa le scelte da compiere, calcoli diconvenienza, tatticismi e strumentalismi. Ecco che cosa ha condannato alla sterilità o ad esitiminimalistici i confronti tra le forze politiche e i dibattiti in Parlamento.

Quel tanto di correttivo e innovativo che si riusciva a fare nel senso della riduzione dei costidella politica, della trasparenza e della moralità nella vita pubblica è stato dunque facilmenteignorato o svalutato : e l’insoddisfazione e la protesta verso la politica, i partiti, il Parlamento,sono state con facilità (ma anche con molta leggerezza) alimentate e ingigantite da campagne diopinione demolitorie, da rappresentazioni unilaterali e indiscriminate in senso distruttivo delmondo dei politici, delle organizzazioni e delle istituzioni in cui essi si muovono. Attenzione :quest’ultimo richiamo che ho sentito di dover esprimere non induca ad alcuna autoindulgenza,non dico solo i corresponsabili del diffondersi della corruzione nelle diverse sfere della politicae dell’amministrazione, ma nemmeno i responsabili di tanti nulla di fatto nel campo delle riforme.

Imperdonabile resta la mancata riforma della legge elettorale del 2005. Ancora pochi giornifa, il Presidente Gallo ha dovuto ricordare come sia rimasta ignorata la raccomandazione dellaCorte Costituzionale a rivedere in particolare la norma relativa all’attribuzione di un premio dimaggioranza senza che sia raggiunta una soglia minima di voti o di seggi.

La mancata revisione di quella legge ha prodotto una gara accanita per la conquista, sul filodel rasoio, di quell’abnorme premio, il cui vincitore ha finito per non riuscire a governare unasimile sovra-rappresentanza in Parlamento. Ed è un fatto, non certo imprevedibile, che quellalegge ha provocato un risultato elettorale di difficile governabilità, e suscitato nuovamente fru-strazione tra i cittadini per non aver potuto scegliere gli eletti.

Non meno imperdonabile resta il nulla di fatto in materia di sia pur limitate e mirate riformedella seconda parte della Costituzione, faticosamente concordate e poi affossate, e peraltro maigiunte a infrangere il tabù del bicameralismo paritario.

Molto si potrebbe aggiungere, ma mi fermo qui, perché su quei temi specifici ho speso tutti ipossibili sforzi di persuasione, vanificati dalla sordità di forze politiche che pure mi hanno ora

“Dal discorso per il Giuramento di Giorgio Napolitano ai Grandi Elettori dopo la sua ri-conferma alla Presidenza della Repubblica”.

Giorgio Napolitano

È emerso da tali incontri, nella mattinata di sabato, un drammatico allarme per ilrischio ormai incombente di un avvitarsi del Parlamento in seduta comune nel-l’inconcludenza, nella impotenza ad adempiere al supremo compito costituzio-

nale dell’elezione del Capo dello Stato. Di qui l’appello che ho ritenuto di non poter declinare -per quanto potesse costarmi l’accoglierlo - mosso da un senso antico e radicato di identificazionecon le sorti del paese.

La rielezione, per un secondo mandato, del Presidente uscente, non si era mai verificata nellastoria della Repubblica, pur non essendo esclusa dal dettato costituzionale, che in questo sensoaveva lasciato - come si è significativamente notato - “schiusa una finestra per tempi eccezio-nali”. Ci siamo dunque ritrovati insieme in una scelta pienamente legittima, ma eccezionale.Perché senza precedenti è apparso il rischio che ho appena richiamato : senza precedenti e tantopiù grave nella condizione di acuta difficoltà e perfino di emergenza che l’Italia sta vivendo inun contesto europeo e internazionale assai critico e per noi sempre più stringente.

Bisognava dunque offrire, al paese e al mondo, una testimonianza di consapevolezza e di coe-sione nazionale, di vitalità istituzionale, di volontà di dare risposte ai nostri problemi : passandodi qui una ritrovata fiducia in noi stessi e una rinnovata apertura di fiducia internazionale versol’Italia. E’ a questa prova che non mi sono sottratto. Ma sapendo che quanto è accaduto qui neigiorni scorsi ha rappresentato il punto di arrivo di una lunga serie di omissioni e di guasti, dichiusure e di irresponsabilità. Ne propongo una rapida sintesi, una sommaria rassegna. Negli

ULTIMO AVVISO

D a almeno tre anni abbiamo operato perchè nel sistema politico in declinonascesse una reazione vitale per favorire le riforme istituzionali con i ca-ratteri essenziali delle trasformazioni sociali che la prima parte della Co-

stituzione aveva indicato. La crisi dei partiti ha provocato la disfatta sociale, la disgrega-zione della coesione sociale e minaccia di travolgere le istituzioni.

Un nuovo virus è penetrato nel corpo vivo della nazione: il fascismo mediatico.Un mezzo di comunicazione è diventato un fine, senza regole, senza guida e senza cul-

tura politica. Questo virus ha intaccato tutti i partiti ed ha paralizzato i sindacati.La democrazia politica e sociale nelle sue forme storiche organizzate è senza ossigeno.Il Parlamento sempre più impotente ne ha preso atto e ha rivolto il suo disperato SOS

all’anziano Capo dello Stato, ultimo figlio generoso e forte della grande generazione deipadri repubblicani. Napolitano non imporrà niente. Ha già dato molto e, forse, troppo.

Ora sono i partiti che dovranno offrire la loro rivoluzione culturale. Se non lo farannosappiano che il Presidente della Repubblica ha due pistole cariche: lo scioglimento delleCamere e la sua lettera di dimissioni.

Se non sarà costretto ad impugnare queste armi vorrà dire che il fascismo telematico èstato distrutto nella sua fase ascendente più pericolosa. s

Rino Formica

■ UN DURO ATTO DI ACCUSA PER L’“IMPERDONABILE NULLA DI FATTO” IN MATERIA DI RIFORME SOPRATTUTTO DELLA LEGGE ELETTORALE

DI FRONTE AD UN DRAMMATICO ALLARMERINNOVAMENTO DELLO STATO, CONTRO PULSIONI EVERSIVE

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24 ■ CRITICAsociale2-3 / 2013

chiamato ad assumere un ulteriore carico di re-sponsabilità per far uscire le istituzioni da unostallo fatale. Ma ho il dovere di essere franco :se mi troverò di nuovo dinanzi a sordità comequelle contro cui ho cozzato nel passato, nonesiterò a trarne le conseguenze dinanzi al paese.

Non si può più, in nessun campo, sottrarsi aldovere della proposta, alla ricerca della soluzio-ne praticabile, alla decisione netta e tempestivaper le riforme di cui hanno bisogno improroga-bile per sopravvivere e progredire la democraziae la società italiana.

Parlando a Rimini a una grande assemblea digiovani nell’agosto 2011, volli rendere esplicitoil filo ispiratore delle celebrazioni del 150° dellanascita del nostro Stato unitario : l’impegno atrasmettere piena coscienza di “quel che l’Italiae gli italiani hanno mostrato di essere in periodicruciali del loro passato”, e delle “grandi riservedi risorse umane e morali, d’intelligenza e di la-voro di cui disponiamo”. E aggiunsi di aver vo-luto così suscitare orgoglio e fiducia “perché lesfide e le prove che abbiamo davanti sono piùche mai ardue, profonde e di esito incerto. Que-sto ci dice la crisi che stiamo attraversando. Crisimondiale, crisi europea, e dentro questo quadrol’Italia, con i suoi punti di forza e con le sue de-bolezze, con il suo bagaglio di problemi antichie recenti, di ordine istituzionale e politico, di or-dine strutturale, sociale e civile.”

Ecco, posso ripetere quelle parole di un annoe mezzo fa, sia per sollecitare tutti a parlare illinguaggio della verità - fuori di ogni banale di-stinzione e disputa tra pessimisti e ottimisti - siaper introdurre il discorso su un insieme di ob-biettivi in materia di riforme istituzionali e diproposte per l’avvio di un nuovo sviluppo eco-nomico, più equo e sostenibile.

E’ un discorso che - anche per ovvie ragionidi misura di questo mio messaggio - posso solorinviare ai documenti dei due gruppi di lavoroda me istituiti il 30 marzo scorso. Documenti dicui non si può negare - se non per gusto di pole-mica intellettuale - la serietà e concretezza. An-che perché essi hanno alle spalle elaborazioni si-stematiche non solo delle istituzioni in cui ope-rano i componenti dei due gruppi, ma anche dialtre istituzioni e associazioni qualificate. Se poisi ritiene che molte delle indicazioni contenutein quei testi fossero già acquisite, vuol dire cheè tempo di passare, in sede politica, ai fatti; se sinota che, specie in materia istituzionale, sonostate lasciate aperte diverse opzioni su varii temi,vuol dire che è tempo di fare delle scelte con-clusive. E si può, naturalmente, andare anche ol-tre, se si vuole, con il contributo di tutti.

Vorrei solo formulare, a commento, due os-servazioni. La prima riguarda la necessità che alperseguimento di obbiettivi essenziali di riformadei canali di partecipazione democratica e deipartiti politici, e di riforma delle istituzioni rap-presentative, dei rapporti tra Parlamento e go-verno, tra Stato e Regioni, si associ una forte at-tenzione per il rafforzamento e rinnovamentodegli organi e dei poteri dello Stato. A questi so-no stato molto vicino negli ultimi sette anni, enon occorre perciò che rinnovi oggi un formaleomaggio, si tratti di forze armate o di forzedell’ordine, della magistratura o di quella Corteche è suprema garanzia di costituzionalità delleleggi. Occorre grande attenzione di fronte a esi-genze di tutela della libertà e della sicurezza danuove articolazioni criminali e da nuove pulsio-ni eversive, e anche di fronte a fenomeni di ten-sione e disordine nei rapporti tra diversi poteridello Stato e diverse istituzioni costituzional-mente rilevanti. Né si trascuri di reagire a disin-formazioni e polemiche che colpiscono lo stru-mento militare, giustamente avviato a una seriariforma, ma sempre posto, nello spirito della Co-stituzione, a presidio della partecipazione italia-

na - anche col generoso sacrificio di non pochinostri ragazzi - alle missioni di stabilizzazionee di pace della comunità internazionale.

La seconda osservazione riguarda il valoredelle proposte ampiamente sviluppate nel docu-mento da me già citato, per “affrontare la reces-sione e cogliere le opportunità” che ci si presen-tano, per “influire sulle prossime opzioni del-l’Unione Europea”, “per creare e sostenere il la-voro”, “per potenziare l’istruzione e il capitaleumano, per favorire la ricerca, l’innovazione ela crescita delle imprese”.

Nel sottolineare questi ultimi punti, osservoche su di essi mi sono fortemente impegnato inogni sede istituzionale e occasione di confronto,e continuerò a farlo. Essi sono nodi essenziali alfine di qualificare il nostro rinnovato e irrinun-ciabile impegno a far progredire l’Europa unita,contribuendo a definirne e rispettarne i vincolidi sostenibilità finanziaria e stabilità monetaria,e insieme a rilanciarne il dinamismo e lo spiritodi solidarietà, a coglierne al meglio gli insosti-tuibili stimoli e benefici.

E sono anche i nodi - innanzitutto, di fronte aun angoscioso crescere della disoccupazione,quelli della creazione di lavoro e della qualitàdelle occasioni di lavoro - attorno a cui ruota lagrande questione sociale che ormai si imponeall’ordine del giorno in Italia e in Europa. E’ laquestione della prospettiva di futuro per un’in-tera generazione, è la questione di un’effettiva e

piena valorizzazione delle risorse e delle energiefemminili. Non possiamo restare indifferenti di-nanzi a costruttori di impresa e lavoratori chegiungono a gesti disperati, a giovani che si per-dono, a donne che vivono come inaccettabile laloro emarginazione o subalternità.

Volere il cambiamento, ciascuno interpretan-do a suo modo i consensi espressi dagli elettori,dice poco e non porta lontano se non ci si misurasu problemi come quelli che ho citato e che sonostati di recente puntualizzati in modo obbiettivo,in modo non partigiano. Misurarsi su quei pro-blemi perché diventino programma di azione delgoverno che deve nascere e oggetti di delibera-zione del Parlamento che sta avviando la sua at-tività. E perché diventino fulcro di nuovi com-portamenti collettivi, da parte di forze - in primoluogo nel mondo del lavoro e dell’impresa - che“appaiono bloccate, impaurite, arroccate in di-fesa e a disagio di fronte all’innovazione che èinvece il motore dello sviluppo”. Occorreun’apertura nuova, un nuovo slancio nella so-cietà ; occorre un colpo di reni, nel Mezzogiornostesso, per sollevare il Mezzogiorno da una spi-rale di arretramento e impoverimento.

Il Parlamento ha di recente deliberato addirit-tura all’unanimità il suo contributo su provve-dimenti urgenti che al governo Monti ancora incarica toccava adottare, e che esso ha adottato,

nel solco di uno sforzo di politica economico-finanziaria ed europea che meriterà certamenteun giudizio più equanime, quanto più si allon-tanerà il clima dello scontro elettorale e si trarràil bilancio del ruolo acquisito nel corso del 2012in seno all’Unione europea.

Apprezzo l’impegno con cui il movimentolargamente premiato dal corpo elettorale comenuovo attore politico-parlamentare ha mostratodi volersi impegnare alla Camera e al Senato,guadagnandovi il peso e l’influenza che gli spet-ta : quella è la strada di una feconda, anche seaspra, dialettica democratica e non quella, av-venturosa e deviante, della contrapposizione trapiazza e Parlamento. Non può, d’altronde, reg-gere e dare frutti neppure una contrapposizionetra Rete e forme di organizzazione politica qualistoricamente sono da ben più di un secolo eovunque i partiti. La Rete fornisce accessi pre-ziosi alla politica, inedite possibilità individualidi espressione e di intervento politico e anchestimoli all’aggregazione e manifestazione diconsensi e di dissensi. Ma non c’è partecipazio-ne realmente democratica, rappresentativa ed ef-ficace alla formazione delle decisioni pubblichesenza il tramite di partiti capaci di rinnovarsi odi movimenti politici organizzati, tutti comun-que da vincolare all’imperativo costituzionaledel “metodo democratico”.

Le forze rappresentate in Parlamento, senzaalcuna eccezione, debbono comunque dare ora

- nella fase cruciale che l’Italia e l’Europa attra-versano - il loro apporto alle decisioni da pren-dere per il rinnovamento del paese. Senza teme-re di convergere su delle soluzioni, dal momentoche di recente nelle due Camere non si è temutodi votare all’unanimità. Sentendo voi tutti - ono-revoli deputati e senatori - di far parte dell’isti-tuzione parlamentare non come esponenti di unafazione ma come depositari della volontà popo-lare. C’è da lavorare concretamente, con pazien-za e spirito costruttivo, spendendo e acquisendocompetenze, innanzitutto nelle Commissioni diCamera e Senato. Permettete che ve lo dica unoche entrò qui da deputato all’età di 28 anni eportò giorno per giorno la sua pietra allo svilup-po della vita politica democratica.

Lavorare in Parlamento sui problemi scottantidel paese non è possibile se non nel confrontocon un governo come interlocutore essenzialesia della maggioranza sia dell’opposizione. A 56giorni dalle elezioni del 24-25 febbraio - dopoche ci si è dovuti dedicare all’elezione del Capodello Stato - si deve senza indugio procedere allaformazione dell’Esecutivo. Non corriamo dietroalle formule o alle definizioni di cui si chiacchie-ra. Al Presidente non tocca dare mandati, per laformazione del governo, che siano vincolati aqualsiasi prescrizione se non quella voluta dal-l’art. 94 della Costituzione : un governo che ab-

bia la fiducia delle due Camere. Ad esso spettadarsi un programma, secondo le priorità e la pro-spettiva temporale che riterrà opportune.

E la condizione è dunque una sola : fare i con-ti con la realtà delle forze in campo nel Parla-mento da poco eletto, sapendo quali prove aspet-tino il governo e quali siano le esigenze e l’inte-resse generale del paese. Sulla base dei risultatielettorali - di cui non si può non prendere atto,piacciano oppur no - non c’è partito o coalizione(omogenea o presunta tale) che abbia chiestovoti per governare e ne abbia avuti a sufficienzaper poterlo fare con le sole sue forze. Qualunqueprospettiva si sia presentata agli elettori, o qua-lunque patto - se si preferisce questa espressione- si sia stretto con i propri elettori, non si posso-no non fare i conti con i risultati complessivi del-le elezioni. Essi indicano tassativamente la ne-cessità di intese tra forze diverse per far nasceree per far vivere un governo oggi in Italia, nontrascurando, su un altro piano, la esigenza di in-tese più ampie, e cioè anche tra maggioranza eopposizione, per dare soluzioni condivise a pro-blemi di comune responsabilità istituzionale.

D’altronde, non c’è oggi in Europa nessunpaese di consolidata tradizione democratica go-vernato da un solo partito - nemmeno più il Re-gno Unito - operando dovunque governi formatio almeno sostenuti da più partiti, tra loro affinio abitualmente distanti e perfino aspramenteconcorrenti.

Il fatto che in Italia si sia diffusa una sorta diorrore per ogni ipotesi di intese, alleanze, me-diazioni, convergenze tra forze politiche diverse,è segno di una regressione, di un diffondersi del-l’idea che si possa fare politica senza conoscereo riconoscere le complesse problematiche delgovernare la cosa pubblica e le implicazioni chene discendono in termini, appunto, di mediazio-ni, intese, alleanze politiche. O forse tutto questoè più concretamente il riflesso di un paio di de-cenni di contrapposizione - fino allo smarrimen-to dell’idea stessa di convivenza civile - comenon mai faziosa e aggressiva, di totale incomu-nicabilità tra schieramenti politici concorrenti.

Lo dicevo già sette anni fa in quest’aula, nellamedesima occasione di oggi, auspicando chefosse finalmente vicino “il tempo della maturitàper la democrazia dell’alternanza” : che signifi-ca anche il tempo della maturità per la ricerca disoluzioni di governo condivise quando se ne im-ponga la necessità. Altrimenti, si dovrebbe pren-dere atto dell’ingovernabilità, almeno nella le-gislatura appena iniziata.

Ma non è per prendere atto di questo che hoaccolto l’invito a prestare di nuovo giuramentocome Presidente della Repubblica. L’ho accoltoanche perché l’Italia si desse nei prossimi giorniil governo di cui ha bisogno. E farò a tal fine ciòche mi compete : non andando oltre i limiti delmio ruolo costituzionale, fungendo tutt’al più,per usare un’espressione di scuola, “da fattoredi coagulazione”. Ma tutte le forze politiche siprendano con realismo le loro responsabilità :era questa la posta implicita dell’appello rivol-tomi due giorni or sono.

Mi accingo al mio secondo mandato, senza il-lusioni e tanto meno pretese di amplificazione“salvifica” delle mie funzioni ; eserciterò piut-tosto con accresciuto senso del limite, oltre checon immutata imparzialità, quelle che la Costi-tuzione mi attribuisce. E lo farò fino a quandola situazione del paese e delle istituzioni me losuggerirà e comunque le forze me lo consenti-ranno. Inizia oggi per me questo non previstoulteriore impegno pubblico in una fase di vitagià molto avanzata ; inizia per voi un lungo cam-mino da percorrere, con passione, con rigore,con umiltà. Non vi mancherà il mio incitamentoe il mio augurio.

Viva il Parlamento! Viva la Repubblica! Vival’Italia! s

Giorgio Napolitano

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