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27 Giugno 2011 – www.trasumanar.com - Anno I n°12 UNA STORIA D'AMORE E DI TENEBRA Italia 2.0 Politica <<Io lavoro per la maggioranza. Sicuramente parlavo e informavo il dott. Letta delle informazioni che mi venivano comunicate e partecipate.>> Il procuratore un po’ sudato e attanagliato da brividi derivati da un’emozione silente, domanda: <<Perché lo faceva?>> Sembrerà una domanda scontata, forse. Possiamo definirla pure banale osservando le faccende sulla quale è rivolta: relazioni segrete, amorfe collaborazioni tra finanzieri, giornali chini al Padrone, treni rosso e argento, servigi politici, di televisione. Stiamo parlando di uno schifoso pranzo tra topi di fogna che rosicchiano tutto, dai bassifondi fino al sole; insaziabili; distruttori di ogni sistema legale; sicuri e soddisfatti. Benny Nonasky ATTENTATO AI TERRENI DI LIBERA A GIOIA TAURO Società Nella notte del 19 giugno un incendio doloso ha colpito duramente la cooperativa “Valle del Marro – Libera Terra”, distruggendo sette ettari di ulivi e mandando in fumo cinque anni di lavoro. E’ l’ultima di molte intimidazioni della ‘ndrangheta che ha dimostrato non solo di avere la memoria lunga e di non dimenticare ma anche di non sopportare che le sue proprietà vengano riutilizzate a fini sociali, per un’economia sostenibile e pulita ed un modello di società, alternativi ed opposti a quelli del mondo mafioso. Segno che il lavoro fatto in questi anni da Libera Terra va nella direzione giusta ed ha raggiunto risultati importanti. Jacopo Ciammariconi INDICE: Una storia d'amore e di tenebra. Italia 2.0 a pag. Attentato di Libera e Gioia Tauro. Società a pag. Libia: un'identità nascosta da troppi dominatori. Mondo 900 a pag. Vienna: sicurezza nucleare. Freschi e radioattivi. Nucleare a chi?! a pag. Il goal più bello di sempre. Storia a pag.

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UNA STORIA D'AMORE E DI TENEBRA Italia 2.0 Politica

<<Io lavoro per la maggioranza. Sicuramente parlavo e informavo il dott. Letta delle informazioni che mi venivano comunicate e partecipate.>> Il procuratore un po’ sudato e attanagliato da brividi derivati da un’emozione silente, domanda: <<Perché lo faceva?>> Sembrerà una domanda scontata, forse. Possiamo definirla pure banale osservando le faccende sulla quale è rivolta: relazioni segrete, amorfe collaborazioni tra finanzieri, giornali chini al Padrone, treni rosso e argento, servigi politici, di televisione. Stiamo parlando di uno schifoso pranzo tra topi di fogna che rosicchiano tutto, dai bassifondi fino al sole; insaziabili; distruttori di ogni sistema legale; sicuri e soddisfatti.Benny Nonasky

ATTENTATO AI TERRENI DI LIBERA A GIOIA TAURO

Società

Nella notte del 19 giugno un incendio doloso ha colpito duramente la cooperativa “Valle del Marro – Libera Terra”, distruggendo sette ettari di ulivi e mandando in fumo cinque anni di lavoro. E’ l’ultima di molte intimidazioni della ‘ndrangheta che ha dimostrato non solo di avere la memoria lunga e di non dimenticare ma anche di non sopportare che le sue proprietà vengano riutilizzate a fini sociali, per un’economia sostenibile e pulita ed un modello di società, alternativi ed opposti a quelli del mondo mafioso. Segno che il lavoro fatto in questi anni da Libera Terra va nella direzione giusta ed ha raggiunto risultati importanti.Jacopo Ciammariconi

INDICE:

●Una storia d'amore e di tenebra. Italia 2.0 a pag.●Attentato di Libera e Gioia Tauro. Società a pag.●Libia: un'identità nascosta da troppi dominatori. Mondo 900 a pag.●Vienna: sicurezza nucleare. Freschi e radioattivi. Nucleare a chi?! a pag.●Il goal più bello di sempre. Storia a pag.

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UNA STORIA D'AMORE E DI TENEBRA Italia 2.0 Politica

<<Io lavoro per la maggioranza. Sicuramente parlavo e informavo il dott. Letta delle informazioni che mi venivano comunicate e partecipate.>> Il procuratore un po’ sudato e attanagliato da brividi derivati da un’emozione silente, domanda: <<Perché lo faceva?>> Sembrerà una domanda scontata, forse. Possiamo definirla pure banale osservando le faccende sulla quale è rivolta: relazioni segrete, amorfe collaborazioni tra finanzieri, giornali chini al Padrone, treni rosso e argento, servigi politici, di televisione. Stiamo parlando di uno schifoso pranzo tra topi di fogna che rosicchiano tutto, dai bassifondi fino al sole; insaziabili; distruttori di ogni sistema legale; sicuri e soddisfatti. Quella domanda è scontata. O forse lo era, perché anche il procuratore deve deglutire, freddo, un paio di secondi, prima di proseguire con l’interrogatorio, dopo aver ricevuto la risposta. La seguente: <<Per amor della politica.>>.(Bisignani – P4)

*Se sei uno scarafaggio, sei un Re. Se sei una mosca, una Regina. Se sei quello che sei, allora sei un pover’uomo che scavalca cumuli di rifiuti e si chiude la bocca e il naso per non respirare quel mix micidiale di batteri invisibili che sono l’esercito del nuovo impero dei Borbone. 2400 tonnellate di pattume. Montagne alte anche tre metri. Roghi notturni tra foreste di plastica nera cha sprigiona fumo come messaggio per dire a Dio cosa siamo diventati. Non chiedetemi se ne è già a conoscenza o se è in procinto di mandare un diluvio per ripulire le strade. Di certo lui non ha di questi problemi. Non li ha neppure la Lega che vive a mille chilometri di distanza, convinta di giacere su un’isola deserta. Loro al Nord ‘a mundizza non a vonnu. Berlusconi china il capo con un sorriso smagliante e sculettando va a riferirlo al Paese. Scarafaggi e mosche applaudono fieri, i batteri si sbronzano tra il gioco dei bambini e negozi chiusi o deserti. C’è un filo contorto che può causare altri danni. Oltre i soliti capricci dei leghisti, è come se fosse in atto una ripicca, come se Berlusconi fosse soddisfatto da questo marciume e delirio, pensando fra sé (forse non tanto fra sé): “Non mi hanno ascoltato? Non mi hanno votato? Se lo meritano”. Aspetta il momento adatto per tornare Salvatore, eroe come solo Lui può essere: un Cristo che muore e dopo tre giorni “resuscita”. E così, per duemila lunghi anni. Per questo Napolitano ha detto: <<Soluzione rapida e

duratura>>. Per questo la procura ha affermato: <<Apriremo un’inchiesta per epidemia colposa.>> Per questo gli scarafaggi hanno chiamato urgentemente il Premier per dirgli di sbrigarsi, <<che qui la situazione ci sta sfuggendo di mano…>>.(Napoli, 2011)

*La Lega non vuole la legge Bavaglio. Diciamo che la Lega non vuole molto di quello che desidera Berlusconi e, se quest’ultimo, avesse ancora un cuore, avrebbe un altro infarto. Ma ormai è insensibile. Ma per fortuna che ci sono gli amici e le amiche che hanno sempre una spalla e una mano per sostenerlo (e per farsi sostenere). Decreto Mastella. Mini disegno di legge che riscrive solo l’Art. 114 del codice di procedura e il 684 del codice penale, un solo articolo, tutto puntato contro i giornalisti. Magari da approvare subito, entro agosto, cioè prima della chiusura estiva delle Camere. Deve uccidere la verità. E’ il suo compito principale. Le intercettazioni lo rendono nudo e vulnerabile. E’ sempre convinto che i fatti suoi o dei suoi più intimi collaboratori, anche se leniscono lo Stato in senso morale e istituzionale, siano roba personale, privata, legittima. Le tenebre che impone non hanno feritoie per nessuno. Quando ci entri (o se ci sei già dentro, quindi la maggioranza della popolazione), come un cieco, ti devi fermare ed ascoltare, per poi scegliere la direzione che capti sia quella da te desiderata. Ma non è così. Tutto è un grande Italian show. Tutto è televisione e sesso e amore. Le tenebre rendono tutto questo più intimo, erotico. Questa è la casa dei sogni di un pene che non ha cuore. E anche se ora di mattina è cameriere nelle stanze nebbiose di Bossi e il pomeriggio il solito comico in giacca e cravatta, la notte prosegue a tessere la sua storia, inviando biglietti a compari e disertori, per difenderlo e aiutarlo. E non importa che dica: <<L’Italia è incivile, sulle intercettazioni si cambia (ma non è stato lui con la sua televisione e suoi giornali, a farci innamorare dei gossip e della cronaca nera?)>>. Non è importante che il mondo lo/ci guardi sgomenti e indignati e sconsolati: per l’onor di patria: <<questo è amor per la politica>>.Di Benny Nonasky

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ATTENTATO AI TERRENI DI LIBERA A GIOIA

TAURO Il pizzino Società

Nella notte del 19 giugno un incendio doloso ha colpito duramente la cooperativa “Valle del Marro – Libera Terra”, distruggendo sette ettari di ulivi e mandando in fumo cinque anni di lavoro. E’ l’ultima di molte intimidazioni della ‘ndrangheta che ha dimostrato non solo di avere la memoria lunga e di non dimenticare ma anche di non sopportare che le sue proprietà vengano riutilizzate a fini sociali, per un’economia sostenibile e pulita ed un modello di società, alternativi ed opposti a quelli del mondo mafioso. Segno che il lavoro fatto in questi anni da Libera Terra va nella direzione giusta ed ha raggiunto risultati importanti. La cooperativa nasce nel 2004 e gestisce sessanta ettari di terreno confiscati alla ‘ndrangheta, il cui riutilizzo per fini sociali è permesso dalla legge 109/96, nata dalla raccolta di firme promossa dall’associazione Libera. Su questi terreni sono lavorati e prodotti cibi genuini, i quali rappresentano una piccola grande vittoria sulla criminalità organizzata perché simboli di un’ alternativa possibile e vincente. In particolare la cooperativa produce olio, melanzane, pesto di peperoncini… L’attentato ha distrutto sette degli undici ettari di un uliveto vicino a Oppido Mamertina che la cooperativa aveva in gestione, dando un duro colpo alla produzione agricola. Intanto un’altra intimidazione avveniva nei confronti di Don Tonino Vattiata, la cui macchina è stata incendiata nella notte del 20 giugno. Don Tonino Vattiata fa parte del coordinamento di Libera a Vibo Valentia e combatte la ‘ndrangheta in prima linea con tenacia e coraggio. Anche luci oltre le ombre. Cesare Prandelli, ct della Nazionale, ha deciso, insieme al presidente della Figc Giancarlo Abete, di far allenare gli azzurri nel campo di Rizziconi in provincia di Reggio Calabria. Il campo è stato confiscato al boss Teodoro Crea nel 2003 ma finora non è stato ancora riutilizzato, anche a causa delle molte minacce e intimidazioni portate avanti dagli ‘ndranghetisti. Non sarà la rivoluzione, ma rappresenta sicuramente una maggiore sensibilità rispetto a queste tematiche, anche da parte da ambienti, come quello calcistico, finora non troppo attenti a tali problematiche, e un segnale di volontà di cambiamento che può raggiungere un vasto pubblico. In questi giorni, inoltre, vicino a Torino, in località San Sebastiano Po, sta avendo luogo (dal 24 al 26 giugno) “Armoni-

a”, un festival musicale, giunto ormai alla sua terza edizione, in una cascina confiscata alla famiglia ‘ndranghetista dei Belfiore, da cui è partito l’ordine di uccidere il procuratore della Repubblica Bruno Caccia nel 1983, a cui il cascinale è dedicato. Tre giorni di musica e arte proprio in concomitanza con l’anniversario dell’omicidio del coraggioso magistrato (26 giugno), per restituire alla società un luogo impregnato di morte e criminalità, puntando sulla bellezza e la partecipazione. Another world is possible.Di Jacopo Ciammariconi

LIBIA: UN'IDENTITÀ NASCOSTA DA TROPPI

DOMINATORIMondo 900 Storia

Da sei mesi la Libia cerca di rapire prepotentemente l'attenzione di ognuno di noi, da sei mesi la Libia è una nazione e non un pezzo di terra nel deserto, da sei mesi la Libia sembra esserci. Prima di tutto questo, prima degli spari, prima delle bombe e prima dei morti, questo paese ha attraversato un secolo di storia rimanendo nell'ombra, continuando ad essere una pedina importante ma pur sempre una semplice pedina. In nessun altro luogo al mondo si trovano i segni del passaggio di tante civiltà diverse: in Libia, a partire dal 1000 a.C., si sono stabiliti Fenici, Greci, Romani, Vandali, Bizantini, Arabi, Spagnoli, Turchi, ed Italiani. Non ci vuole uno stratega per capire quanto questo Paese sia importante per il dominio del Mediterraneo. Fu il secolo scorso, però, con le smanie colonialiste del

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vecchio continente, a portare la Libia sotto qualche riflettore. All'inizio del 1900 il suolo libico era di dominio turco da quasi due secoli, l'odierna Libia era in realtà formata da due province: la Tripolitiania e la Cirenaica. L'Impero Ottomano iniziava a dare però i primi segni di un'inevitabile decadenza.

Approfittando di questa "morbida" situazione, l'allora capo del governo italiano Giovanni Giolitti, diede vita ad una delle (rare) vincenti campagne colonialiste italiane: la campagna di Libia. Un'eventuale perdita sarebbe stata un notevole smacco per un Italia che, pochi anni prima, era riuscita a farsi scappare la Tunisia a causa di una Francia che sembrava riuscisse ad ottenere ogni cosa. Inoltre, nel corso del 1910, si era intensificata la voce nazionalista che dipingeva la Libia come la "terra promessa". Gli sbarchi italiani in territorio libico iniziarono nell'ottobre del 1911 e portarono alla rapida conquista delle principali città costiere come Tripoli, Bengasi e Tobruk. L'impero turco perse nella guerra di Libia tutto il suo contingente militare affacciato sulle coste meridionali del Mediterraneo, la perdita del dominio in Libia fu uno dei tanti tasselli che portò all'inevitabile declino dell'Impero Ottomano. Con il trattato di Losanna del 1912 la Libia diventa ufficialmente una colonia italiana. Ma le popolazioni arabe della Cirenaica non si rassegnarono ad un'ennesima sottomissione, proseguirono così azioni di guerriglia contro gli italiani che, anche a causa dello scoppio della prima Guerra Mondiale, furono obbligati notevolmente a ridurre la loro presenza militare oltremare. Fu necessaria quindi, negli anni successivi alla guerra, un'operazione di ripristino della sovranità italiana che durò per tutti gli anni Venti. Il controllo italiano sul territorio rimase circoscritto sino al tardo ventunesimo secolo, quando le truppe al comando del generale Pietro Badoglio intrapresero una serie

di campagne volte alla pacificazione dell'area che divennero presto una repressione brutale e sanguinosa. La resistenza libica fu soffocata definitivamente solo dopo l'esecuzione del capo dei ribelli Omar al-Mukhtar il 15 settembre 1931. Nel 1934 vennero unificate le due province e proclamato così il Governatorato Generale della Libia e successivamente i cittadini africani potettero godere dello status di "cittadini italiani libici" con tutti i diritti che ne conseguirono. Il primo governatore fu Italo Balbo, a cui si deve la creazione della Libia attuale sul modello di quella dell'imperatore romano Settimio Severo (nato in Libia). Nel 1937 Balbo divise la Libia italiana in quattro province ed un territorio sahariano: la Provincia di Tripoli, la Provincia di Bengasi, la Provincia di Derna, la Provincia di Misurata e il Territorio Militare del Sud con capoluogo Hun. Nel 1943, durante la seconda Guerra Mondiale, le truppe degli Alleati occuparono il territorio Libico. Con il Trattato di Pace del 1947 la Libia viene definitivamente tolta agli italiani. Con l'aiuto dell'ONU, il 24 dicembre 1951 la Libia dichiara l'indipendenza come Regno Unito di Libia, monarchia ereditaria e costituzionale sotto re Idris Senussi. Stati Uniti e Gran Bretagna lasciano però alcune delle loro basi militari sul territorio, poiché andarsene totalmente da un territorio così geograficamente strategico sarebbe un errore imperdonabile. Nel 1953 la Libia entra a far parte della Lega Araba e, due anni dopo, ottiene una rappresentanza all'ONU. Fu nell’Aprile dello stesso anno che la Libia scoprì di essere particolarmente ricca di giacimenti petroliferi: dopo 10 anni iniziarono le prime esportazioni e su questo business si fonda la principale ricchezza della nazione. Tuttavia, il re Idris Senussi non riuscì a placare le continue rivolte interne, e nel 1969 viene deposto da un gruppo di ufficiali.

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Il paese fu ribattezzato Repubblica araba di Libia e Mu'ammar el-Gheddafi divenne presidente del governo provvisorio. Egli avviò un programma di nazionalizzazioni delle grandi imprese e dei possedimenti italiani, chiudendo inoltre le basi militari statunitensi e britanniche. La piena sovranità politica permise al governo libico di impiegare le entrate delle grandi imprese petrolifere nello sviluppo di infrastrutture nel Paese. Nel 1970 i beni degli italo-libici furono confiscati, e gli stessi cittadini furono costretti a lasciare il Paese entro il 15 ottobre del 1970. La Libia tentò poi di unirsi politicamente con gli altri stati come la Tunisia, il Ciad e il Marocco, senza riuscirci mai appieno. Negli anni ottanta, la Libia di Gheddafi si configurò come "stato canaglia", sostenitore di gruppi terroristici quali l'irlandese IRA e il palestinese Settembre Nero. Gheddafi fu progressivamente emarginato dalla NATO e il 15 aprile 1986 Tripoli fu bombardata dai caccia americani, rispondendo con un attacco missilistico contro Lampedusa. L'ONU impose quindi un embargo alla Libia, durato fino al 2003, quando il governo di Gheddafi ammise la responsabilità civile verso le vittime. Si arriva poi ai giorni nostri e a questa primavera che pervade tutto il mondo arabo, si arriva a essere considerati davvero solo quando si muore cercando di liberarsi da ciò che opprime, e questo la Libia l'ha capito.Di Valentina Di Clemente

VIENNA:SICUREZZA NUCLEARE.FRESCHI E RADIOATTIVI

Nucleare a chi?!Scienza e Ambiente

Si è conclusa venerdì scorso la conferenza di cinque giorni dell'Aiea (l'International Atomic Energy Agency) tenutasi a Vienna con la partecipazione dei maggiori esponenti del mondo del nucleare, che aveva come tema centrale la sicurezza e un'analisi approfondita dell'incidente di Fukushima. A rappresentare il nostro paese c'era il direttore generale dell'Ispra Stefano Dellaporta.La conferenza, svoltasi sotto la presidenza dell'ambasciatore brasiliano Antonio Guerreiro, si è aperta con l'intervento del direttore generale dell'Aiea Yukiya Amano il quale ha esortato la comunità a una risposta internazionale alle paure delle persone accresciute esponenzialmente in seguito all'evento giapponese. Precedentemente però era stato presentato un rapporto di 160 pagine di un gruppo di studiosi dell'Agenzia inviati a studiare il fenomeno che ha terrorizzato il Giappone e non solo. In esso vengono messe bene in evidenza la responsabilità, e quindi le colpe, dei dirigenti Tepco, mentre d'altra parte risulta sottolineata la determinazione e l'eroismo dei dipendenti, i quali, a quanto pare, hanno fatto il possibile per contenere i danni.La Dichiarazione della Conferenza Ministeriale sulla sicurezza nucleare dell'Aiea, è stata presentata il 20 giugno, giorno dell'apertura; tra i vari punti il secondo e il terzo recitano rispettivamente: “Riconoscere gli sforzi della comunità internazionale per migliorare le conoscenze in materia di sicurezza nucleare e la

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radioprotezione e rafforzare gli standard internazionali in materia di sicurezza nucleare, […] e la necessità di trarre una lezione dall'incidente verificatosi nella centrale nucleare Power Daiichi di Fukushima”; “Riconoscere che alcuni Stati considerano il nucleare come una valida opzione nel soddisfare il loro bisogno di energia, ma anche che altri Stati membri hanno deciso di utilizzare o eliminare gradualmente l'energia nucleare”.“Le valutazioni nazionali sono il punto di partenza,” spiega Amano, “ma devono essere seguite da ispezioni degli esperti internazionali dell'Aiea”, ispezioni che saranno “sistematiche e periodiche”. Gli impianti attivi nel mondo sono 440, troppe perché possano essere controllate tutte insieme dall'Agenzia. Dunque si è parlato di un sistema a selezione casuale con cui, in un periodo di tre anni, una centrale su dieci verrà esaminata. Il direttore generale preparerà ora un piano di azione che sarà sottoposto all'approvazione di un Consiglio dei governatori Aiea e una conferenza generale a settembre.Al termine della conferenza ministeriale il presidente ha presentato un sommario con tutti i punti toccati dall'incontro internazionale. I primi cinque riguardano il rafforzamento degli standard di sicurezza dell'Aiea:“1. L'Aiea è stata incoraggiata a rivedere e rafforzare, [...], i suoi standard di sicurezza in tutte le aree relative a: esigenze di progettazione, [...] incidenti gravi di gestione delle singole unità e, soprattutto, siti multi-unità, tra cui la perdita estesa dell'ultimo dissipatore di calore e di generi di prima necessità, la gestione di idrogeno, monitoraggio post-incidente e la sicurezza dello stoccaggio del combustibile esaurito. Altri temi includono, ma non sono limitati a, l'uso di centri di emergenza migliorati sui siti, e la disponibilità e la capacità di staff del sito di lavorare nella condizione di incidente grave.2. L'Aiea è stata incoraggiata a svolgere un ruolo guida nel raccogliere i risultati di tutte le analisi pertinenti alle lezioni apprese nella valutazione, gestione e comunicazione di tutte le conseguenze dell'incidente. Questo potrebbe servire come input importante per la revisione e l'aggiornamento degli standard di sicurezza Aiea. A tal fine, si potrebbero assegnare missioni più dettagliate all'Aiea in settori specifici quali la valutazione dei pericoli esterni, il controllo dell'esposizione pubblica e la bonifica delle aree evacuate.3. Tutti gli Stati membri sono stati incoraggiati a fare un fermo impegno per applicare gli standard di sicurezza Aiea nelle loro disposizioni nazionali per garantire la sicurezza nucleare in modo trasparente e

chiaro. Questo potrebbe garantire che i livelli più alti e più robusti di sicurezza nucleare siano in tutti gli Stati membri.4. E' d'obbligo per i nuovi paesi che intraprendono programmi nucleari dare piena attuazione agli standard di sicurezza Aiea, integrare le lezioni apprese dall'incidente di Fukushima nello sviluppo dei loro programmi e dimostrare la preparazione completa per far operare centrali nucleari prima della messa in moto del primo reattore.5. Parti contraenti di convenzioni internazionali sono state incoraggiate ad avviare un aggiornamento delle convenzioni alla luce dell'incidente di Fukushima. Per esempio, la Convenzione sulla Sicurezza Nucleare (CNS) può essere rafforzata tenendo in considerazione fattori quali la trasparenza, l'indipendenza degli organismi di regolamentazione, la preparazione alle emergenze e il processo di peer review (revisione paritaria ndr)”.All'inizio della conferenza si è ricordata l'importanza che dovrebbe avere per la comunità internazionale l'incidente avvenuto pochi mesi fa a Fukushima, quale esempio per tutti di ciò che può accadere quando l'uomo tenta di controllare qualcosa che non è del tutto in grado di controllare (e mai lo sarà): la natura. Si spera che ora questi grandi imprenditori che investono tempo e denaro nel nucleare capiscano, non del tutto s'intende, ma almeno in parte, che ciò che è successo dovrebbe aprire gli occhi un po' a tutti, persino a loro. Forse ora si attenderà almeno un millesimo di secondo in più prima di firmare l'apertura di una nuova centrale. Certo è che se abbiamo bisogno di esempi del genere per capire che (almeno per ora) il nucleare non fa per noi umani stiamo freschi. E radioattivi.

I documenti sopracitati possono essere scaricati dalla pagina www.trasumanar.com/Vienna-sicurezza-nucleare-freschi-e-radioattivi. Di Alessandro Pietrantonio

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IL GOAL PIÙ BELLO DI SEMPRE Storia

Il 24 giugno di 25 anni fa, su un campo da calcio di Città del Messico, un uomo ha elevato per 10 secondi il gioco del calcio a poesia, a pura arte, al pari di un verso di Dante o di un’opera di Raffaello, in un gesto che ha trasceso dalla dimensione atletica per cristallizzarsi nel tempo e nella memoria. Sono i 10 secondi in cui Diego Armando Maradona ha incantato il mondo segnando quello che tutt’ora è considerato il goal più bello della storia del calcio. Evidentemente il concetto di bellezza è estremamente soggettivo, quindi si può anche discutere con questa definizione (d’altronde la storia del pallone ha un ricco campionario di perle realizzative) ma quel goal, per il contesto e la modalità in cui è stato realizzato, è andato ben oltre la dimensione calcistica, come il suo autore d’altronde. Siamo al 54 minuto dei quarti di finale dei Mondiali del 1986 in Messico; nello stadio di Città del Messico in campo si sfidano l’Argentina e l’Inghilterra, una disputa non solo sportiva: infatti le due nazioni si erano scontrate nel 1982 per il controllo delle Isole Falkland/Melvinas (isole vicine alla costa argentina ma di proprietà inglese) che i generali argentini, i quali tenevano l’Argentina sotto una durissima dittatura militare, avevano cercato di prendere agli Inglesi. Ne era scaturita una guerra, vinta facilmente dai soldati inglesi contro i poco armati ed inesperti militari argentini. Ma la rivalità era rimasta, anche dopo la caduta del regime militare, e molto forte anche. L’Argentina vede questa partita come una rivincita. Il primo tempo finisce 0-0, senza particolari emozioni. Ma al 50 minuto, ecco che Maradona sorprende il mondo intero ed il portiere inglese Shilton con un gesto (il primo, il secondo avrà luogo di lì a poco) che consegnerà lui e la partita alla storia: il cross di Valdano viene deviato dalla difesa inglese e la palla sta per essere presa dal numero uno inglese Shilton quando Maradona salta e spinge la palla nella porta avversaria con un pugno. L’arbitro e il guardalinee non vedono e convalidano il gol, a nulla valgono le proteste inglesi: è la “mano de Dios”.Ma è al minuto 54 che Maradona esprime tutta la sua grandezza: prende palla nella sua metà campo e nel giro di 10 secondi realizza un’opera d’arte: parte una discesa inarrestabile nella quale scarta quattro avversari e il portiere Shilton e manda la palla in rete. 2-0 per l’Argentina (la partita finirà poi 2-1 con una rete realizzata da Lineker all’81 per la compagi-

ne inglese) ma è il talento di Maradona che sovrasta tutto e tutti, riconosciuto anche dagli avversari che non possono fare altro che applaudire. Questo goal è insieme uno straordinario gesto atletico ed un momento di pura estasi che va oltre la condizione transagonisitica: è simbolo di una semplice e allo stesso tempo inarrivabile perfezione; l’essenza stessa non solo del calcio, ma dello sport tutti. Uno di quei momenti che rimarranno per sempre impressi nella memoria, che ancora oggi,a distanza di 25 anni, è una fonte straordinaria di emozioni.Di Jacopo Ciammariconi

Redazione:Alessandro Pietrantonio e Benny Nonasky:[email protected]:Jacopo Ciammariconi: [email protected] Di Clemente:[email protected] Minichiello:[email protected] Murotto: [email protected] Nonasky: [email protected] Pietrantonio:[email protected]:Gonario Arru([email protected]);Alessandro Martino([email protected])Grafica Cartacea:Gabriele Murotto [email protected]