Tradizione e innovazione: la stenografia in Senato · prendeva nessuno steno-grafo, mentre nel...

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Tradizione e innovazione:

la stenografia in Senato

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a cura dell'Ufficio comunicazione istituzionale

Servizio dei resoconti e della comunicazione istituzionale

novembre 2011

Fotografie: Archivio fotografico del Senato della Repub-

blica. Le immagini delle pagine 7 e 8 sono tratte dal volume

“La stenografia parlamentare” di Giovanni Bertolini edito

dal Senato della Repubblica, anno 1992.

© Senato della Repubblica

Stampato su carta riciclata al 100%.

Stampa: monocromo grafica srl - Roma

La presente pubblicazione è edita dal Senato della Repub-

blica. Non è destinata alla vendita ed è utilizzata solo per

scopi di comunicazione istituzionale.

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La pubblicità dei la-

vori parlamentari è una

delle caratteristiche fon-

damentali dei Parlamenti

moderni, la cui evoluzione

si è compiuta in direzione

della massima trasparenza

dei dibattiti.

Pertanto uno degli ele-

menti per misurare la de-

mocraticità dell’ordina-

mento parlamentare è co-

stituito dal livello di co-

noscibilità di quanto viene

detto e deciso nelle As-

semblee parlamentari.

L'articolo 64 della Co-

stituzione prevede che le

sedute delle Camere siano

di norma pubbliche. I re-

soconti parlamentari at-

tuano questo principio.

Nella seconda metà

del XVII sec. in Inghilterra

assolve questo compito

la stampa, che comincia

a fornire tempestivamente

l’informazione sui dibattiti

e le deliberazioni dei Co-

muni e dei Lord.

Si trattava, natural-

mente, di servizi giorna-

listici e non di atti parla-

mentari veri e propri, ma

ebbero comunque il me-

rito di far conoscere

quanto avveniva nelle

Aule parlamentari ad un

numero crescente di per-

sone e non più solamente

agli addetti ai lavori.

Tutto ciò avvenne tra

numerose difficoltà. Basti

pensare che ancora nei

Cenni SToriCi

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primi anni del XIX secolo

era fatto divieto ai “re-

socontisti” di prendere

appunti durante le sedute

parlamentari. Dovevano

affidarsi alla sola forza

della memoria.

La Costituzione fran-

cese del 1791 diede il pri-

mo crisma di ufficialità

alla pubblicità dei lavori,

ma di fatto già da tren-

t’anni il Parlamento in-

glese, tra mille resistenze,

si muoveva in questo sen-

so.

In Italia, fino all’av-

vento dello Statuto Al-

bertino, era vietata anche

la pubblicità dei dibattiti

giudiziari e per le prime

tre legislature parlamen-

tari e per parte della quar-

ta, cioè fino al 1851, i

La macchina “Michela”,

il modello meccanico in uso al Senato dal 1880 al 1980

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resoconti delle Camera e

del Senato del Regno di

Sardegna sono partico-

larmente carenti.

In Senato, nel 1848,

la pianta organica era

molto ridotta e non com-

prendeva nessuno steno-

grafo, mentre nel Parla-

mento francese gli ste-

nografi erano già quat-

tordici.

Solo nel 1856 gli ste-

nografi entrarono a far

parte a tutti gli effetti

della pianta organica del

Senato del Regno e, alla

fine del XIX secolo, il

servizio di stenografia fu

modernizzato con l’intro-

duzione della macchina

“Michela", ideata dal pro-

fessor Antonio Michela

Zucco e utilizzata in Aula

per la prima volta nel di-

cembre 1880.

Immagine del professor Antonio Michela Zucco

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La stenografia nasce

dal bisogno di superare

un problema pratico, cioè

scrivere alla velocità del

parlato. Mediamente si

possono pronunciare fino

a 200 parole al minuto (e

arrivare a pensarne 300),

mentre si arriva a scri-

verne 25 al minuto, che

con una tastiera dattilo-

grafica diventano circa

70.

La questione, perciò,

si pone anche nelle aule

parlamentari, dove l’au-

silio di un metodo di ste-

nografia si rivela fonda-

mentale nel lavoro del

resocontista.

Il problema di avere

un resoconto puntuale,

preciso e tempestivo trovò

soluzione in Senato con

gli studi del professor An-

tonio Michela Zucco, che

nella seconda metà del

XIX secolo inventò un

rivoluzionario sistema ste-

nografico che prese il suo

nome.

Il sistema“Michela"

Il sistema “Michela”

si basa sul principio della

divisibilità delle parole in

sillabe e della rappresen-

tazione con una singola

battuta rendendo più ve-

loce la composizione di

il SiSTema STenografiCo

“miChela”

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una intera parola.

Questi due elementi

vengono inoltre combi-

nati con la possibilità,

propria di ogni sistema

stenografico, di utilizzare

abbreviazioni e sigle.

Per ottenere questi ri-

sultati la macchina ori-

ginaria utilizzava una ta-

stiera composta da venti

tasti, simili a quelli di un

pianoforte e una striscia

di carta su cui venivano

impressi i segni steno-

grafici.

A ognuno dei venti

tasti corrisponde un segno

stenografico che, da solo

o in combinazione con

altri segni, consente di

rappresentare tutti i suoni

pronunciabili dall’appa-

rato vocale. Questo con-

sente quindi di stenogra-

fare anche in altre lingue,

addirittura prescindendo

dalla conoscenza delle

stesse da parte dello ste-

nografo.

La tastiera è ideal-

mente divisa in due parti

comandate dalle due mani

in modo tale che a cia-

scun dito sono assegnati

solo due tasti e sempre

gli stessi.

Uso della tastiera “Michela”

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A ogni pressione con-

temporanea delle dita di

entrambe le mani su uno

o più tasti corrisponde

sulla stessa riga della stri-

scia di carta la scrittura

di una combinazione di

suoni e quindi di una sil-

laba.

Poiché nella lingua

italiana la maggior parte

delle sillabe è composta

al massimo da quattro

suoni (coincidenti con

singole lettere o con loro

aggregazioni), sia i venti

tasti sia la striscia di carta

sono idealmente divisi in

quattro parti, da sinistra

a destra. Nella prima parte

viene scritto il suono di

inizio sillaba; nella se-

conda il suono che even-

tualmente precede quello

della vocale accentata

della sillaba; nella terza

(la più importante del si-

stema) il suono della vo-

cale accentata della sil-

laba; nella quarta parte,

infine, il suono che even-

tualmente segue quello

della vocale accentata.

La striscia stenografica

così ottenuta contiene una

serie di fonemi che ven-

gono letti riga per riga

in modo da ricostruire le

singole parole.

Esempio di striscia in alfabeto “Michela”

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L'evoluzionedella “Michela"

La macchina “Miche-

la” era inizialmente un

mobile di legno su tre

piedi che lo stenografo

poteva spostare all’interno

dell’Aula non esistendo

un impianto di amplifi-

cazione e si è modificata

nel tempo utilizzando di-

versi materiali.

Negli anni, in Senato

sono state molte le spe-

rimentazioni nel campo

della resocontazione, fino

al riconoscimento vocale,

che però non si sono di-

mostrate, quanto a pre-

cisione, affidabilità e ve-

locità, all’altezza del si-

stema stenografico “Mi-

chela". Così si è scelta la

strada di coniugare il me-

todo tradizionale “Miche-

la" con i nuovi mezzi

messi a disposizione dal-

l'informatica, analoga-

mente a quanto fatto nei

più importanti Parlamenti

del mondo.

La nuovatastieraelettronica

L’applicazione del-

l’elettronica alla tastiera

“Michela” aveva consen-

tito già in passato di giun-

gere alla traduzione dei

singoli fonemi in modo

automatico, ma i software

dell’epoca, anche per la

limitata potenza di ela-

borazione non consenti-

vano un’efficace tradu-

zione dei fonemi in pa-

role.

Solo nel 1993, con la

comparsa sul mercato di

nuovi software e di ela-

boratori più potenti, sono

iniziate in Senato le prime

sperimentazioni dei pro-

grammi di trascrizione

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assistita (computer aided

trascription), all’epoca già

largamente diffusi nel

mercato statunitense. An-

che la tastiera Michela è

stata reingegnerizzata

con l’eliminazione della

striscia di carta (sostituita

dal suo equivalente elet-

tronico sul PC) e l’ado-

zione del diffuso proto-

collo Midi-USB per la co-

municazione con il com-

puter.

La tastiera “Michela”

alla cui costante innova-

zione negli ultimi decenni

hanno contribuito gli ste-

nografi anche con la pre-

sentazione di tre brevetti,

è pertanto oggi del tutto

computerizzata: il soft-

ware decodifica gli ste-

nogrammi e i discorsi ste-

nografati compaiono su-

bito in chiaro sullo scher-

mo di un PC.

Con la “Michela” gli

stenografi del Senato han-

no conseguito ai cam-

pionati di stenografia tre

titoli mondiali (1983,

1985 e 1995) e dal 1977

al 1996 tutti i titoli ita-

liani. Ai campionati mon-

diali del 2009 una gio-

vane stenografa del Se-

nato ha raggiunto con la

tastiera “Michela” la più

elevata velocità di scrit-

tura stenotipica tra tutti

i concorrenti: 445 sillabe

al minuto (equivalenti a

circa 200 parole al mi-

nuto).

Il nuovo modello di “Michela”

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Il resoconto stenogra-

fico, cioè il documento a

stampa (ma pubblicato

anche online) nel quale è

riportato fedelmente tutto

ciò che accade in Aula e,

in alcuni casi, nelle Com-

missioni, è l’atto ufficiale

che certifica quanto è

successo in Senato: è lo

strumento per conoscere

cosa avviene nelle Aule

parlamentari.

Con il resoconto, ad

esempio, è possibile ri-

costruire l’iter di una leg-

ge, i passaggi e le di-

il reSoConTo STenografiCo

Resoconti stenografici di Aula e Commissione

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scussioni che hanno por-

tato al testo definitivo, o

anche interpretare cor-

rettamente il pensiero del

legislatore.

Il Senato dispone an-

che di un archivio au-

diovisivo, che tuttavia

non può essere sostituivo

del resoconto la cui pub-

blicazione è specifica-

mente prevista dall’arti-

colo 60 del Regolamento

del Senato.

La redazione dei re-

soconti del Senato è af-

fidata a un ufficio appo-

sitamente dedicato, l’Uf-

ficio dei resoconti, ed è

organizzata secondo un

programma strutturato:

al tavolo di lavoro, che

si trova al centro del-

l’Aula, siede uno steno-

grafo che, in un turno di

cinque minuti, digita sulla

“Michela" tutto ciò che

viene detto.

Le cose sono molto

cambiate da quando non

esisteva l’amplificazione

e gli stenografi si spo-

stavano da una parte al-

l’altra dell’Aula insieme

con il loro strumento di

lavoro per non perdere

neppure una parola: la

tastiera della Michela era

infatti montata su un mo-

Il tavolo degli stenografi nell’Aula del Senato

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biletto che permetteva

loro di avvicinarsi di volta

in volta al senatore che

interveniva.

Dagli anni ’50, con

l’avvento dell’amplifica-

zione in Aula, il tavolo

degli stenografi è stato

posizionato al centro

dell’emiciclo e l’ascolto

del dibattito viene facili-

tato con le cuffie.

Al termine del turno

di cinque minuti, lo ste-

nografo viene affiancato

dal collega che farà il

turno successivo, in modo

da sovrapporsi per evitare

interruzioni, e dopo aver

inviato il file al sistema

di trascrizione si reca in

una delle stanze attigue

per l’elaborazione del re-

soconto.

Per questa operazione

che comporta oltre ad

una correzione gramma-

ticale e lessicale del testo,

elimanando ridondanze e

ripetizioni, un’attenta ve-

rifica di tutti i riferimenti

normativi e testuali ci

sono circa 40 minuti di

tempo, al termine dei qua-

li lo stenografo torna in

Aula per il turno succes-

sivo.

Al tavolo al centro

Il tavolo degli stenografi nell’Aula del Senato

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dell'emiciclo siede anche

un secondo stenografo

che, tra gli altri compiti,

ha quello di cogliere il

clima creatosi durante il

dibattito.

Questa parte del re-

soconto è detta “fisiono-

mia”. In essa – in corsivo

e tra parentesi – vengono

descritti fatti che a volte

avvengono nel corso dei

lavori (ad esempio, in-

terruzioni, ilarità, applau-

si, tumulti, agitazioni, gri-

da, azioni) e che, pur non

essendo interventi for-

malizzati, sono rilevanti

nella vita delle Assemblee

parlamentari.

Con l’evoluzione delle

procedure informatizzate,

questa organizzazione

consente la pubblicazione

della bozza non definitiva

del resoconto già in corso

di seduta sul sito internet:

www.senato.it.

Anche la versione car-

tacea è pronta in tempi

strettissimi: il lavoro degli

stenografi viene assem-

blato e su questo viene

poi effettuato un controllo

incrociato.

Le bozze così corrette

e ormai definitive sono

pronte per la stampa e

per la pubblicazione sul

sito internet in formato

elettronico certificato.

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Questa lettera è uno dei tanti riconoscimenti

che salutarono il sistema stenografico

ideato dal professor Antonio Michela Zucco

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