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TOPOGRAFIA

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TOPOGRAFIA

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La terra

La forma della terra è molto vicina a quella di una sfera, essendo schiacciata leggermente ai poli. Naturalmente dobbiamo immaginarla come una sfera senza le irregolarità delle montagne, cioè con la superficie data dal livello dei mari. La terra compie due movimenti, uno intorno al sole (movimento di rivoluzione) e l’altro intorno a se stessa (movimento di rotazione). L’asse intorno al quale la terra gira nel movimento di rotazione, si chiama asse terrestre. Le estremità di questo asse si chiamano poli (poli nord o artico l’uno, polo sud o antartico l’altro).

Le principali dimensioni della terra sono le seguenti:

� Raggio equatoriale � Raggio polare � Lunghezza del meridiano � Lunghezza dell'equatore � Area della terra

km 6.378 km 6.356 km 39.921 km 40.056 kmq 510.100.934

Nella pratica è sufficiente ricordare che il raggio medio è di circa km 6.370 e che la circonferenza massima è di circa km 40.000.

Meridiani e Paralleli

I piani passanti per l'asse della terra disegnano delle circonferenze immaginarie tutte uguali, passanti per i poli. Le metà di queste circonferenze sono denominate meridiani (fig. 1). Ve ne sono 180 verso Est e 180 verso Ovest, a partire dal meridiano fondamentale chiamato anche meridiano zero. Su molte carte geografiche il meridiano fondamentale è quello passante per Greenwich (Inghilterra). In Italia, per le carte topografiche dell’Istituto Geografico Militare (I.G.M.), si considera come meridiano fondamentale quello passante per Monte Mario (Roma).

Un piano perpendicolare all'asse della terra e passante per il centro della terra stessa, determina sulla superficie della sfera una circonferenza massima che si chiama equatore; tutti i punti di questa circonferenza sono equidistanti dai poli. L’equatore divide la terra in due emisferi: quello che contiene il polo nord si dice boreale o settentrionale, quello contenente il polo sud si dice australe o meridionale. Tutti gli altri piani perpendicolari all'asse della terra determinano altre circonferenze immaginarie, di varia grandezza e diminuenti man mano che si avvicinano ai poli, che si chiamano paralleli (fig. 1). Ne vengono tracciate 90 verso Nord e 90 verso Sud, a partire dall’equatore. Se si immagina un certo numero di paralleli e di meridiani tracciati sulla superficie della terra, si avrà unreticolo geografico, che servirà per la determinazione della longitudine e della latitudine.

Latitudine e Longitudine

In topografia è essenziale fissare la posizione di punti della superficie terrestre. Ciò si può fare a mezzo delle coordinate geografiche, cioè la latitudine e della longitudine. Si ricordi che la misura di un arco di circonferenza si può effettuare che in gradi. Quindi:

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�la latitudine di un punto qualsiasi della terra, è la misura in gradi, a partire dall’equatore, dell’arco di meridiano passante da quel punto. La latitudine è settentrionale o meridionale a seconda se il punto è a nord o a sud dell’equatore.

�la longitudine di un punto qualsiasi della terra, è la misura in gradi, a partire dal meridiano fondamentale, dell’arco di parallelo passante da quel punto. Se il punto si trova a est del meridiano fondamentale, è longitudine orientale, se si trova a ovest, è longitudine occidentale.

Indicazione di un punto

I bordi di una carta topografica sono per così dire "incorniciati" da strisce alternativamente bianche e righe parallele. Questi segmenti indicano il reticolato geografico, cioè la latitudine e la longitudine. Ogni striscia è pari a un Minuto Primo di Latitudine o a un Minuto Primo di Longitudine. Nelle carte italiane dell’I.G.M. la latitudine è sempre riferita all’equatore, mentre la longitudine è riferita al meridiano di Monte Mario (Roma), che divide in pratica l’Italia in due parti, una di longitudine Est e l’altra di longitudine Ovest.

A Est c’è gran parte della costa adriatica, il Friuli Venezia Giulia, le Marche, l’Abruzzo, le altre regioni meridionali e la Sicilia; a Ovest il Tirreno verso Nord, la Toscana, l’Emilia, gran parte delle regioni settentrionali e la Sardegna. Ai quattro vertici della carta topografica sono indicati i valori della latitudine e della longitudine

del vertice stesso. Per le carte più vecchie è indicata solo la longitudine al meridiano di Monte Mario (Roma), mentre le carte più recenti riportano entrambi i valori (E.D. = longitudine da Greenwich).

Reticolo U.T.M.

Alcune carte topografiche riportano un reticolato (che in quelle più recenti è di colore viola), reticolato che non coincide con quello della cornice bianco-nera della carta. Tale reticolato è relativo alla Proiezione U.T.M. (Universale Trasversa Mercatore).

Che cosa è l'UTM L'UTM è un sistema di rappresentazione della superficie terrestre in fusi. Tutta la terra è suddivisa in 60 fusi e in 20 fasce; i fusi sono contraddistinti con un numero, le fasce con una lettera. L'incrocio di un fuso con una fascia si dice zona. L'Italia è compresa nei fusi 32-33-34 e nelle fasce S e T, e quindi nelle zone 32S-32T-33S-33T-34S-34T.

Quadrati di 100 km di lato Le zone hanno un'estensione troppo ampia, e quindi necessario suddividerle in superfici ancora più piccole. A tale scopo vengono tracciate tante rette parallele all'equatore, distanti 100 km l'una dall'altra, e tante rette parallele al meridiano centrale del fuso, ugualmente distanziate di 100 km. Avremo così ottenuto un reticolato a maglie quadrate di 100 km di lato.

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Individuando con una lettera ogni colonna di quadrati di 100 km di lato e con un'altra lettera ogni riga di quadrati, ciascun quadrato viene identificato con due lettere.

Quadrettatura I quadrati di 100 km sono, a loro volta, suddivisi in quadrati minori di 1 km di lato, questi quadrati minori sono disegnati sulle carte topografiche e formano ilreticolo chilometrico e sostituiscono efficacemente il reticolo geografico.

Designazione di un punto Qualsiasi punto della superficie terrestre può essere individuato mediante:

�la zona alla quale il punto appartiene (e cioè numero del fuso e lettera della fascia);

�il quadrato di 100 km (2 lettere);

�le coordinate del punto stesso (4+4 cifre, oppure 3+3).

Ad esempio la scritta 32T LR 3490 5008 indica univocamente la posizione di un punto.

I Punti Cardinali

I punti cardinali sono detti così perché servono da "cardine" per l’orientamento. Essi sono la direzione dei poli e quella dove sorge e dove tramonta il sole. Sono così denominati:

�Nord, o Settentrione, o Mezzanotte: dalla parte in cui a mezzogiorno nell’emisfero boreale si dirige l’ombra degli oggetti; �Sud, o Meridione, o Mezzogiorno: dalla parte opposta all’ombra degli oggetti a mezzogiorno; �Est, o Levante, o Oriente: dalla parte dove sorge il sole; �Ovest, o Ponente, o Occidente: dalla parte dove tramonta il sole.

La rosa dei venti in figura mostra chiaramente la posizione dei singoli punti cardinali. Su di essa sono indicati anche i nomi e le caratteristiche dei venti provenienti da queste direzioni.

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Le Carte

Le carte possono essere in base alla scala: Geografiche se hanno una scala maggiore di 1:1.000.000; Corografiche se la scala è compresa fra 1:100.000 e 1:1.000.000; Topografiche se la scala è compresa fra 1:10.000 e 1:100.000; Mappe e piante se la scala è inferiore a 1:10.000.

In Italia esistono vari tipi di carte che rappresentano l’intero territorio nazionale, come le carte del Touring Club o dell’Automobil Club, oppure aree particolari di esso (un gruppo montuoso, un parco nazionale, ecc.), come ad esempio le carte del Club Alpino Italiano o di altri editori. Ognuna di queste carte risponde a scopi diversi perché si rivolge a persone diverse (escursionisti, naturalisti, studiosi, ecc.). Le carte usate più spesso nelle attività scout sono quelle dell’Istituto Geografico Militare (I.G.M.), alla scala 1:25.000, sono molto precise, ma purtroppo non sempre sono molto aggiornate. L’I.G.M. pubblica vari tipi di carte a scale diverse: in scala 1:100.000, in scala 1:50.000, in scala 1:25.000 e altre. Le carte più vecchie sono stampate in bianco e nero, le più recenti sono a colori. La carta alla scala 1:100.000 è detta Foglio. Per coprire tutta l’Italia vi sono 285 Fogli, ciascuno dei quali copre un’area di circa 40 x 40 km ed è indicato da un numero. Ogni Foglio è composto da 4 Quadranti e da 16 Tavolette. Vediamo meglio come funziona questa suddivisione.

Ogni Foglio è suddiviso in 4 Quadranti alla scala 1:50.000, numerati con cifre romane (I, II, III, IV), ciascuno dei quali copre un’area di circa 20 x 20 km. Ogni Quadrante è suddiviso in 4 Tavolette alla scala 1:25.000, individuate dai punti cardinali (NE, SE, SO, NO), ciascuna delle quali copre un’area di circa 10 x 10 km. Oltre a ciò, tutte le carte topografiche dell’I.G.M. sono contrassegnate anche da un titolo. Quindi per indicare in maniera completa una Tavoletta vi sarà il numero del Foglio, il numero del Quadrante e la denominazione della Tavoletta. Ad esempio 28 I NE Monte Rosa significa: Foglio 28, quadrante I, Tavoletta NE, titolo Monte Rosa. Per

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alcune zone esiste anche un ulteriore suddivisione della Tavoletta in 4 Sezioni alla scala 1:10.000.

Le scale di misura

Se sorvoli con un aereo una determinata zona vedrai strade, fiumi, campi, boschi, paesi e montagne. Una carta topografica è un disegno di quella zona come se fosse vista dall’alto, con dei simboli per rappresentarle strade, i fiumi, i campi, i boschi, ecc. Avrai certamente visto delle carte dove è raffigurata l’Italia, o l’Europa, oppure altri continenti. Conoscerai certamente anche le carte stradali usate dagli automobilisti, oppure le carte di zone particolari (un gruppo montuoso, un parco nazionale, ecc.). Avrai anche notato che per ognuna di queste carte il disegno è più o meno piccolo rispetto al terreno reale. Ad esempio se il disegno è 100.000 volte più piccolo della zona che rappresenta si dice che la sua scala è di 1:100.000 (si legge uno a centomila). Questo significa che le misure sono state ridotte di centomila volte e quindi 1 centimetro sulla carta corrisponde a 100.000 centimetri (1 chilometro) sul terreno.

Corrispondenze

Scala 1 Km sul terreno equivale a: 1 cm sulla carta equivale a:

1:5.000 20 cm sulla carta 50 m sul terreno

1:10.000 10 cm sulla carta 100 m sul terreno

1:25.000 4 cm sulla carta 250 m sul terreno

1:50.000 2 cm sulla carta 500 m sul terreno

1:100.000 1 cm sulla carta 1 Km sul terreno

Un piccolo trucco per sapere immediatamente a quanti metri sul terreno equivale un centimetro sulla carta, è quello di coprire gli ultimi 2 zeri del numero della scala e leggere il resto. La scala, quindi, è il rapporto fra la lunghezza sulla carta e la corrispondente lunghezza reale sul terreno.

Le scale grafiche

Su molte carte topografiche è riportata la scala grafica, che è molto utile perché permette di effettuare una misurazione direttamente sulla carta senza bisogno di fare calcoli.

Orientare la carta topografica

Se sei senza bussola e vuoi orientare la carta, devi individuare su di essa il luogo dove sei e almeno un altro punto di

riferimento (ad esempio un paese ben visibile). Ricordando che il Nord nelle carte è posto sempre in alto, metti la carta per

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terra e poggia su di essa un bastoncino messo in modo da fargli toccare il luogo in cui ti trovi e il posto di cui conosci il nome, ad esempio un paese. Quindi, ruota la carta (e con essa il

bastoncino), finché quest’ultimo si venga a trovare nella direzione del paese. Otterrai la carta in posizione orientata. L’orientamento sarà più preciso se i punti conosciuti sono due o tre.

Se hai una bussola, mettila sulla carta e ruota insieme carta e bussola finché l’ago calamitato si dispone parallelo al margine laterale della carta (il Nord in una carta topografica è sempre

posto in alto). A questo punto la carta è orientata.

La tua posizione sulla carta topografica

Per individuare in quale parte della carta sei, scegli nel paesaggio due o tre punti evidenti (paese, monte, ecc.) che conosci e che puoi individuare sulla carta, e rileva i loro azimut rispetto a te. Orienta la carta con l’aiuto della bussola, come indicato sopra, e riporta sulla carta stessa i due o tre azimut che hai rilevato, facendoli passare per i punti scelti. Il punto dove si incontrano gli azimut è la tua posizione sulla carta.

La Bussola

La bussola è costituita da un ago magnetico posto su un quadrante. L'ago magnetico è poggiato su un piccolo perno ed è libero di ruotare. Essendo attratto dal polo magnetico della Terra, l'ago si orienta secondo una direzione costante Nord - Sud. L'ago della bussola ha una parte bianca e una colorata (in genere nera o rossa).

La parte colorata indica il nord. Attento a non confondere la parte colorata con quella bianca perché potresti avere spiacevoli sorprese. Inoltre, quando usi la bussola, mettiti lontano da metalli (cancellate, automobili, ecc.) e da campi elettrici (linee elettriche, pile, ecc.) in quanto l'ago magnetizzato ne viene influenzato e l'orientamento ne risulta falsato. La bussola, però, non ti serve solo per trovare il Nord, ma, con il goniometro che è riportato su di essa, ti aiuta a misurare un azimut, cioè l'angolo formato fra il Nord e un'altra direzione.

I tipi di bussola

Con la bussola di fig. 1 puoi solo vedere la direzione del Nord e quindi non è molto adatta per le attività scout, perché con essa non è possibile rilevare un azimut in modo abbastanza preciso. La bussola di fig. 2 ha l'ago immerso in un liquido speciale per smorzarne le oscillazioni. È montata su una piastrina trasparente sulla quale sono riportate anche alcune scale di misura. Ha il cerchio graduato che può ruotare e quindi con un po' di attenzione permette di misurare un azimut, anche se in maniera abbastanza approssimativa. Per le attività ti occorre una bussola goniometrica di tipo perfezionato, come quella di fig. 3. Queste bussole hanno l'ago immerso in un liquido speciale che ne smorza le oscillazioni, hanno un mirino, il cerchio graduato

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(goniometro) che può ruotare, e uno specchio, sul coperchio o al di sotto del quadrante della bussola. Lo specchio permette di vedere contemporaneamente sia il cerchio graduato che l'ago della bussola mentre si traguarda con il mirino e quindi permette delle misurazioni sufficientemente precise. La Misurazione degli Angoli Per misurare un angolo su un foglio di carta si utilizza il goniometro. Per misurare un angolo quando si è all'aria aperta, occorre una bussola che sia provvista di goniometro (oltre che di mirino e specchietto).

Sistemi angolari

Gli angoli vengono misurati in gradi. Esistono vari sistemi angolari di misurazione, il più usato è il Sistema Sessagesimale, in cui il cerchio è diviso in 360° (Gradi). Il Grado è diviso a sua volta in 60' (Minuti Primi).

Il Minuto Primo &egarve diviso in 60'' (Minuti Secondi). Mentre il Minuto Secondo è diviso in 100 Centesimi. Alcune bussole, invece di quello sessagesimale, riportano Il Sistema centesimale, nel quale le suddivisioni del cerchio sono 400 invece di 360. In questo sistema, quindi, un angolo retto è suddiviso in 100 Gradi Centesimali. Ogni Grado centesimale (si scrive 1c) è diviso in cento Minuti Primi e ogni Minuto Primo in 100 Minuti Secondi. Un altro sistema di misurazione è il Sistema millesimale, che si trova riportato su alcuni modelli di bussole militari. Il cerchio è suddiviso in 6400 Millesimi (si scrive 6400°°).

Un Millesimo è l'angolo che un metro forma alla distanza di un chilometro.

Azimut

Quando si parla di azimut molti pensano che questa parola significhi "direzione", ma questo è inesatto perché l'azimut non è una direzione ma un angolo. L'azimut di un certo oggetto (ad esempio una casa) rispetto a te, è l'angolo formato dalla direzione del Nord e dalla direzione nella quale tu vedi la casa. In altre parole l'azimut della casa è l'angolo, del quale tu sei il vertice, formato fra la linea della direzione Nord e la linea che va da te alla casa L'azimut si misura in gradi (in senso orario). Azimut 0° vuol dire che l'oggetto si trova esattamente a Nord rispetto a te, azimut 90° che a te si trova ad Est, azimut 180° che si trova a Sud e così via.

Misurazione di un azimut

Chiarito quindi, che uno dei due lati di un azimut è sempre la direzione Nord, vediamo come usare la bussola per determinare il valore di un azimut.

Portare la bussola all'altezza degli occhi e, con l'aiuto del mirino, punta l'oggetto del quale vuoi misurare l'azimut. Fatto ciò ruota il

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cerchio graduato fino a far coincidere lo zero (0°) o la N con il Nord dell'ago della bussola. A questo punto leggi il valore dell'azimut sul cerchio graduato in corrispondenza del mirino. Per eseguire questa operazione senza perdere il puntamento dell'oggetto, devi servirti dello specchio, mettendolo in modo da vedere il cerchio graduato mentre traguardi nel mirino e ruoti il cerchio graduato. Descritte così, tutte queste operazioni ti possono sembrare complesse. Prendi la bussola e prova a misurare un azimut, seguendo le istruzioni. La prima volta incontrerai qualche difficoltà, poi, con la pratica, ti accorgerai invece che è abbastanza semplice. Occorre però essere molto precisi. Abituati a utilizzare spesso la bussola in modo da essere in grado di svolgere tutte le operazioni senza esitazioni.

Azimut sulla

carta

topografica

Per misurare l'azimut sulla carta topografica occorre il goniometro. Se vuoi misurare l'azimut di un oggetto da un certo punto, prendi una matita sottile e traccia una linea leggera fra il punto e l'oggetto del quale vuoi misurare l'azimut. Poi, sempre con la matita, traccia la direzione del Nord passante per il punto. Quindi, con un goniometro, misura l'angolo formato dalle due linee: questo angolo è l'azimut cercato

Marcia all'azimut

Con questo nome si indica un percorso effettuato seguendo una direzione assegnata tramite un azimut. Dato che c'è da seguire una linea retta, in teoria dovresti effettuare il percorso camminando sempre diritto davanti a te. Dato, però, che generalmente il terreno è vario e dovrai attraversare valli, monti, fiumi e simili, occorrerà fare in un altro modo.

Dal punto di partenza misura con la bussola l'azimut che devi seguire e cerca lungo questa direzione un oggetto ben visibile, come ad esempio una roccia o un albero isolato. Poi mettiti in cammino e raggiungi questo oggetto. Qui giunto misura di nuovo l'azimut, cercando un nuovo oggetto e così via, fino al punto di arrivo. Se hai un compagno con te e se non ci sono oggetti particolari visibili, manda avanti il tuo amico lungo la direzione dell'azimut. Quando è sufficientemente lontano, aiutalo a mettersi in posizione sulla direzione dell'azimut, facendogli dei segnali con le braccia o con un fischietto. Quando è in posizione, fagli segno di fermarsi e di aspettarti. Raggiungilo e poi mandalo ancora in avanti a un nuovo punto lungo la direzione dell'azimut. E così via, fino al punto di arrivo.

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Aggirare un ostacolo

Se, mentre stai seguendo un azimut, incontri un ostacolo che non può essere oltrepassato, dovrai aggirarlo. Per farlo dovrai usare la bussola.

Sistema degli Angoli Retti Se da A devi raggiungere X, giunto in B misura un angolo retto verso C e misura la distanza BC, contando i passi. Quando sei arrivato in C misura un altro angolo retto e riprendi l'azimut che stavi seguendo, fino a giungere in D. In D misura un altro angolo retto e percorri una distanza DE, che sarà uguale a BC. Da E riprendi il tuo azimut fino a X.

Sistema dei 120° Un altro sistema è quello illustrato in figura. È analogo al precedente, ma in questo caso si devia ogni volta di un angolo di 120°. La distanza Bc deve essere uguale alla distanza CD.

Azimut reciproco

Mentre stai seguendo un certo azimut, potresti voler controllare la tua direzione di marcia. Per fare ciò dovrai rilevare l'azimut reciproco, cioè l'azimut del tuo punto di partenza rilevato dalla posizione in cui sei giunto. L'azimut reciproco si ottiene aggiungendo o togliendo 180° da quello di

andata, a seconda che sia minore o maggiore di 180° Ad esempio, se stai seguendo un azimut di 60°, l'azimut reciproco sarà 60° + 180° = 240°. L'azimut reciproco ti sarà utile per controllare la tua direzione mentre sei in cammino, oppure quando sarai giunto al punto di arrivo del tuo azimut. Potrai servirti anche per tornare al punto di partenza.

Percorso all'azimuth...

Cos'è l'AZIMUTH???

L'azimuth è un angolo! Formato dalla retta nord-sud che passa da un punto dato (che diremo P, di partenza) e dalla retta che va dal punto P ad un secondo punto (detto A, di arrivo), come potete vedere nella figura.

Quindi, percorso all'azimuth significa semplicemente camminare in linea retta, seguendo un angolo costante con la retta N-S.

L'esempio classico è il seguente: dato il punto di partenza P raggiungere il punto di arrivo A camminando con un angolo azimutale (o angolo di marcia) di X°. Se da P non si vede il punto A (per la presenza di montagne, case, alberi...) il metodo più semplice è quello di procedere per riferimenti successivi.

Ovviamente, è indispensabile usare la bussola!!! È bene che questa abbia un quadrante girevole (magari con fondo trasparente), un collimatore, una tacca di mira e uno specchietto.

Con l'ausilio della bussola, da P si identifica un punto - che chiameremo P1 - intermedio tra P ed A, che si trova esattamente sulla retta PA.Praticamente si devono seguire questi passaggi:

(1) sulla bussola si fa ruotare il quadrante in modo da far corrispondere l'angolo X° con il collimatore, quindi (2) si alza la bussola fino a prendere la mira (cioè far allineare la linea di sguardo con la tacca di mira e con il collimatore) e (3) si orienta lo specchietto in modo da permetterci di guardare contemporaneamente il piano della bussola e il "bersaglio", che si troverà all'infinito sulla linea di mira. A questo punto (4) si ruota sul proprio asse fino a far

corrispondere - controllando con lo specchietto - l'ago magnetico con il Nord sul piano della bussola; (5) il riferimento P1 sarà il punto più lontano visibile e

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raggiungibile sulla linea di mira, che sarà ora diventata linea azimutale. In mancanza di un riferimento "naturale" (un albero, un cespuglio, una casa...) si può utilizzare una seconda persona che viene mandata avanti a fare da "riferimento animato"!!!

In presenza di ostacoli insormontabili, che bisogna aggirare, ci si deve comportare come segue: Poniamo - come illustrato nella figura accanto - di dover raggiungere il punto B a partire da A con un angolo azimuth di 73°. Giunti al punto C con una marcia retta, ci si trova costretti ad aggirare la casa procedendo per angoli retti. Quindi si gira a destra, aggiungendo 90° al nostro azimuth di partenza e compiendo un nuovo piccolo percorso all'azimuth (73°+90° = 163°) fino al punto D. (Ovviamente, è possibile aggirare la casa anche da sinistra, ma si dovranno sottrarre 90°). È indispensabile misurare il più accuratamente possibile - in passi - la distanza CD. Arrivati al punto D si

riprenderà l'azimuth originale (73°) fino al punto E. Non è necessario tener conto della distanza DE. Giunti ad E si girerà a sinistra, sottraendo 90° all'azimuth originale (73°-90° = 343°) per coprire il tratto EF, che avrà la stessa lunghezza di CD. Giunti al punto F - che si trova sulla retta AB - si riprenderà l'azimuth originale.

Rilievo Topografico

Con il termine di rilievo topografico si vuole indicare la rappresentazione in scala di un edificio o di una zona. Tale rappresentazione dovrà tenere conto, oltre che della reale geometria di ciò che si sta rilevando, anche del corretto orientamento rispetto al nord. Se vogliamo realizzare il rilievo topografico della casa raffigurata in fig. 1 (in pianta), dobbiamo per prima cosa rilevare le misure perimetrali ponendoci agli spigoli della casa e misurare la lunghezza dei lati e il loro orientamento (angolo azimut). Riportiamo i dati come nella seguente tabella:

Lato Misura Azimut

AB 30 m 0° N BC 8 m 270° N CD 5 m 180° N DE 12 m 270° N EF 25 m 180° N FA 20 m 90° N

Nell'operazione di rilevamento, decidiamo un senso di percorrenza del perimetro della casa (nell'esempio, in senso antiorario). Posizioniamoci nello spigolo A e puntiamo con il collimatore della bussola lo spigolo B. Quindi, annotato il valore dell'azimut nella tabella, procediamo a misurare il lato con opportuni metodi (palmo della mano, passo, guidone,

cordino pre-misurato, o altro a nostro piacimento purché corretto). Segnati tutti i dati si procede alla riproduzione del disegno su carta. Per prima cosa si segnano sul foglio il Nord e la Scala più opportuna. Per far ciò un metodo è quello di identificare il lato più lungo della casa e far in modo che, ridotto in scala, entri dentro al foglio. Supponiamo di utilizzare una scala 1:1000 per il nostro esempio. Riportiamo tutte le misure dei lati nella nostra scala:

Lato Reale in scala

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AB 30 m 3,0 cm BC 8 m 0,8 cm CD 5 m 0,5 cm DE 12 m 1,2 cm EF 25 m 2,5 cm FA 20 m 2,0 cm

Procediamo adesso a disegnare il primo lato ponendo cura di scegliere opportunamente, ma arbitrariamente, il punto di partenza A. Da questo punto tracciamo un lato lungo 3 cm in direzione 0° N (utilizziamo il goniometro), segnamo quindi il punto B. Da questo punto, in direzione 270° N, tracciamo un segmento di 0,8 cm e segnamo il punto C. Proseguendo in tal guisa otterremo il disegno della casa. Verifichiamo che il primo e l'ultimo punto coincidano; se ciò non avviene avete commesso un errore o nella fase di rilevamento o in quella di disegno. Se nelle vicinanze della casa vi sono elementi degni di nota (statua, pozzo, strada, fontana, etc.) la loro posizione sarà riprodotta nel disegno. A questo scopo si dovrà prendere la distanza che questi elementi hanno rispetto lo spigolo più vicino della casa e la misura dell'angolo azimut. Nell'esempio lo spigolo H della statua dista 4 m dallo spigolo E della casa in direzione 0° N, per cui sarà rappresentato a 0,4 cm dallo spigolo E della casa. Ultimate il disegno cancellando tutte le linee e le lettere che vi sono servite per la costruzione e ricordandovi di indicare la scala utilizzata e la direzione del nord. Apponete inoltre il nome dell'oggetto da voi rilevato, la data e il nome della squadriglia.

Schizzo Topografico

Gli schizzi topografici non sono altro che rappresentazioni più o meno schematiche del terreno, fatti durante un un'hike.

Analizzeremo due metodi rapidi ed efficaci: lo schizzo francese e lo schizzo belga (o "percorso rettificato"). La scelta tra questi ed altri metodi si basa su diversi fattori:

(a) lo scopo a cui deve servire lo schizzo, (b) la lunghezza dell'itinerario, (c) il tempo che si ha a disposizione, (d) la precisione che si deve ottenere, (e) i mezzi a disposizione e (f) le persone che useranno lo schizzo.

Ingredienti: carta millimetrata, squadrette, matita, bussola, goniometro, e quanto altro possiate giudicare utile (temperino, gomma...).

Lo schizzo francese richiede molta precisione e molto tempo. Esso consiste nel disegnare la strada come la si vede e come la si percorre.

Prima di tutto bisogna dare un

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orientamento al foglio di carta, segnando una freccia indicante il Nord in un angolo (di solito in alto a sinistra). È ancora preferibile utilizzare il lato superiore del foglio come Nord, come nelle tavolette topografiche. Ancora, è bene decidere subito la scala alla quale vorremo disegnare il nostro schizzo, e riportarla sul foglio.

Tenendo il foglio orientato si inizia il disegno della strada seguendo la stessa direzione in cui la si vede realmente, cioè con lo stesso angolo azimut. Si misurerà il primo tratto di strada retto (o assimilabile ad una retta) e lo si riporterà in scala sul foglio, con l'orientamento corretto. Arrivato al primo cambiamento di direzione si traccia il secondo tratto di strada con il nuovo orientamento. E così via.

Ovviamente, oltre alla strada percorsa, dovremo disegnare - con simboli topografici - tutto ciò che ci circonda ai margini della strada e anche il lontananza: case, ponti, corsi d'acqua, montagne e colline... È opportuno indicare dove portano le strade che incrociano quella che stiamo percorrendo (aiutandosi con gli appositi cartelli stradali, ove possibile) e la direzione dei corsi d'acqua.

Se si decide di non utilizzare alcuna scala, è opportuno segnare le lunghezze ai lati di ogni singolo tratto di strada.

Lo schizzo belga è in qualche modo più rapido e di più semplice realizzazione.

Preso un foglio di carta millimetrata lo si divide in 5 colonne (che chiameremo 1, 2, 3, 4, 5), lasciando un po' più grande quella centrale (3), che indicherà la strada percorsa. In questa colonna si traccerà la strada (con il relativo simbolo topografico) con delle frecce indicanti la direzione del Nord man mano che la strada cambierà direzione.

In pratica, dopo aver stabilito e indicato la scala che verrà utilizzata, partendo dal basso traccerò nella colonna 3 la strada (linea intera, tratteggiata, punteggiata...) ovviamente in scala. All'inizio del primo tratto indicherò la direzione del Nord. Nelle colonne appena laterali (2 e 4) si indicherà tutto ciò che si vede nelle adiacenze della strada, tenendo

sempre presenti le direzioni e le distanze. Nelle colonne 1 e 5 si indicherà tutto ciò che si vede in lontananza. Le indicazioni nelle colonne 1, 2, 4 e 5 dovranno essere preferibilmente disegnate con simboli topografici o, in alternativa, potranno essere descritte per esteso. Al primo cambio di direzione traccerò una linea orizzontale e ripartirò ridisegnando la strada e la direzione del nord e così via.

Al termine, posso ricostruire il percorso tagliando il foglio in corrispondenza delle linee orizzontali e posizionando i vari frammenti di seguito (la linea della strada deve essere

continua) badando a che le diverse frecce indicanti il Nord siano tutte parallele.

È consigliabile indicare sempre nello schizzo - di qualunque si tratti - le distanze percorse (in metri o in passi), le ore di arrivo (o il tempo di percorrenza) nelle singole "tappe" e le condizioni meteorologiche (direzione del vento, nuvole, pioggia...). Infine, per fini di "archivio" e documentazione, può essere utile scrivere anche particolari annotazioni riguardanti lo stato d'animo dei singoli, le attività eseguite nel corso della strada...

Allora... Buona strada!!!

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Lo schizzo panoramico

Per disegnare uno schizzo panoramico, dovrai costruire innanzitutto un visore prendendo un cartone robusto, o un pezzo di compensato, o anche quattro assicelle incollate in moda da formare una "finestrella" di circa cm 30 x 20. Con del filo bianco suddividi il visore in riquadri, così come mostrato in figura.

Lo stesso tipo di quadrettatura la riporterai a matita sottile anche sul foglio da disegno che fisserai su una tavoletta da tenere sulle gambe. È preferibile preparare i fogli con la quadrettatura a casa, prima della partenza. Per tenere il visore sempre alla stessa distanza dagli occhi, lega uno spago al visore e passalo dietro al collo. Ti occorre ancora una matita bene appuntita, una gomma e puoi iniziare il tuo schizzo panoramico. Comincia con l’individuare alcuni punti caratteristici del paesaggio (case, alberi isolati, campanili, ecc.) e inizia da essi il disegno, in modo da avere dei punti di riferimento chiari ed evidenti. Questo ti aiuterà tutte le volte che dovrai allineare di nuovo il visore. Disegna il paesaggio in maniera graduale, e quindi completalo con il chiaroscuro, per rifinirlo e per dargli il senso della profondità. Per una migliore rifinitura puoi ripassare ed inchiostrare il disegno a china. Per finire indica l'orientamento dello schizzo e i nomi dei luoghi raffigurati, aiutandoti con la carta topografica e la bussola. Non dimenticare di indicare anche la denominazione o le coordinate topografiche del luogo da dove lo schizzo è stato ripreso.

Misurare un percorso

Quanto è lunga la strada da percorrere? Per saperlo prendi un foglio di carta e segna con una matita sul suo bordo il tuo punto di partenza. Poi segui il percorso e segna il punto di arrivo. Riporta questa misura con la scala grafica disegnata sulla carta e avrai la distanza da percorrere. Puoi adoperare uno spago. Adagialo sulla carta lungo la strada che vuoi misurare, poi tendi lo spago sulla carta grafica riportata sulla carta e saprai qual è la distanza. Esiste uno strumento, chiamato curvimetro, che ha una rotellina collegata con una lancetta. Metti la lancetta sullo zero, fai scorrere la rotellina sulla strada che devi percorrere e leggi direttamente la distanza sul cerchio graduato che corrisponde alla scala della carta.

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Il percorso rettificato

Il percorso rettificato ti serve per effettuare in maniera rapida un rilievo topografico di una certa zona, basandoti su un disegno schematico che tracci poco a poco, mentre sei in cammino. Questo disegno schematico si chiama percorso rettificato e consiste, come dice il nome, nel raddrizzare il percorso, cioè nel disegnare tutta la strada che percorri lungo una linea retta. Al termine, poi, disegnerai le varie parti del percorso una dietro l’altra, così come sono nella realtà, in modo da costruire una cartina topografica della zona.

1° fase: il percorso rettificato

Dividi il foglio in 3 parti. Nella parte centrale del foglio disegna in scala la strada percorsa e i suoi immediati dintorni (fig. 1). Inizia dal basso del foglio e procedi verso l’alto. Utilizza i comuni simboli topografici convenzionali, oppure altri simboli di tua invenzione. Ogni volta che la strada cambia direzione dovrai tracciare una linea orizzontale di separazione e disegnare il nuovo tratto di strada fino alla curva successiva. Otterrai, così, i vari "pezzi" di strada, uno dopo l’altro.

Nella fascia centrale del foglio indica, per mezzo di frecce, le varie posizioni che il Nord assumerà via via rispetto alla strada percorsa. Nel percorso rettificato riportato nella figura accanto, oltre ala freccia indicante il Nord, sono stati segnati anche i gradi dell’angolo che la strada forma con il Nord (cioè l’azimut di ogni "pezzo" di strada). Nelle due fasce laterali dovrai scrivere tutto quello che vedi, sia a destra che a sinistra della strada percorsa, tenendo sempre presenti distanze e direzioni. Sul margine sinistro del foglio segna la lunghezza di ogni tratto.

2° fase: la trasformazione topografica

Finito lo schizzo, potrai costruire una carta topografica schematica della zona dove sei passato. Basterà prendere un altro foglio di carta, segnare su di esso la direzione del Nord e disegnarvi la strada percorsa, tenendo presenti l’orientamento dei vari "pezzi", cioè le varie direzioni Nord, e le distanze.

In altre parole, disegna in scala il primo "pezzo" del percorso, mettendo il suo Nord parallelo a quello che hai segnato sul nuovo foglio di carta. Poi disegna il secondo "pezzo", mettendo sempre

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il Nord parallelo a quello segnato, poi il terzo "pezzo" e così via. Ricostruirai, in questo modo, il tracciato effettivo della strada.

Successivamente disegnerai anche tutto quello che precedentemente avevi annotato sulle due fasce laterali del percorso, tenendo sempre presenti le direzioni e le distanze. Otterrai, così, una cartina topografica della zona che hai percorso.

Il profilo altimetrico

Il profilo di un monte o di una valle ti aiuterà a saperne di più sulla forma e sulla pendenza di un territorio. Per disegnare il profilo fra i punti A e B della carta topografica, comincia col mettere il bordo di un foglio di carta fra i punti A e B. Segna sul foglio di carta i punti in cui esso interseca una curva di livello, specificandone la quota. Su un altro foglio disegna una riga lunga come AB e poi traccia tante parallele quante sono le curve di livello. Le parallele vanno tracciate nella stessa scala della carta. Ad esempio, 100 metri alla scala 1:50.000 sono 4 mm, quindi le parallele vanno tracciate a 4 mm una dall’altra. Appoggia, ora, il foglio con i punti su quello con le parallele e riporta i punti, altitudine per altitudine, segnandoli con una crocetta. Unisci e avrai il profilo del territorio.

Misurazione delle altezze

Il metodo delle dieci volte

Misura 18 metri dal piede dell’albero e pianta il bastone in terra. Spostati di altri 2 metri e, faccia a terra, traguarda la sommità dell’albero, segnando dove la linea di mira taglia il bastone. Misura ora sul bastone la distanza h tra il segno e il terreno e moltiplica per 10. Essendo la base del triangolo maggiore di 10 volte più grande di quella del triangolo minore, (20 m e 2m) è evidente che l’altezza da misurare sarà dieci volte maggiore di quella

segnata sul bastone.

Il metodo indiano

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Volgi le spalle all’albero che vuoi misurare, poi piegati e guardalo attraverso le gambe, tenendo le caviglie con le mani. Avanza, o indietreggia, finché non vedi tutto l’albero. Misura la distanza fra te e la base dell’albero. L’altezza dell’albero è la metà di questa distanza. Per ottenere dei buoni risultati, però, devi fare prima diverse prove, misurando un oggetto del quale conosci l’altezza,

in maniera da determinare esattamente la posizione che devi assumere: mani sulle caviglie, o un po’ più in alto o più in basso, gambe tese o ginocchia leggermente flesse, ecc.

Il metodo della matita

Metti ai piedi dell’albero una persona della quale conosci l’altezza. Stando a una distanza presumibilmente almeno doppia di quella ricercata, conta, con l’aiuto di una matita o di un bastoncino tenuto in mano con il braccio teso, quante volte l’altezza dell’oggetto conosciuto sta nell'altezza dell’albero. Moltiplica questo numero per la lunghezza dell’oggetto e otterrai l’altezza desiderata.

Il metodo dell'ombra

Se c’è il sole pianta in terra il bastone, poi misura l’ombra del bastone e quella dell’albero. Con delle semplici proporzioni otterrai:

Il metodo dei triangoli

Pianta un bastone scout a qualche distanza dal piede dell’albero del quale vuoi misurare l’altezza. Mettendoti faccia a terra, spostati opportunamente per trovare sul terreno il punto dal quale vedi allineate la sommità del bastone e quella dell’albero. Se è necessario, sposta il bastone per facilitare la ricerca. L’altezza

sarà:

Il metodo

della

rotazione

Mettiti a una certa distanza dall’oggetto

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che vuoi misurare. Tenendo un bastoncino con il braccio teso, traguarda in maniera da vedere l’oggetto compreso fra la sommità del bastoncino e il tuo pollice. Ruota ora il bastoncino di 90° in posizione orizzontale. Mantieni il pollice alla base dell’oggetto e guarda dove la sommità del bastoncino tocca ora il suolo. La distanza X da questo punto alla base del palo è uguale all’altezza X del palo.

Valutazione delle distanze

Con un po’ di esperienza e con molto esercizio, potrai imparare a valutare

le distanze a colpo d’occhio. Ricorda, però, che ci sono condizioni che fanno sembrare gli oggetti più vicini, mentre ve ne sono altre che li fanno sembrare più lontane.

Gli oggetti ti sembrano più vicini quando:

�L’atmosfera è molto limpida (ad esempio dopo un temporale); �La luce è viva e vi batte sopra; �Fra te ed essi c’è una superficie di acqua, di neve, o di sabbia; �Il terreno è piatto; �Da mezza costa di una collina guardi verso l’alto o verso il basso.

Gli oggetti ti sembrano più lontani quando:

�Il terreno è accidentato; �Sono in ombra; �Fa molto caldo e c’è umidità nell’aria; c’è poca luce (sei al crepuscolo o c’è foschia); �Guardi attraverso una valle; �Lo sfondo è del loro medesimo colore; �Sono in fondo a un viale o a una lunga strada dritta;

Misurazione delle

distanze

Il metodo della bussola

Stando su un lato del fiume (punto B) individua un punto evidente dall’altro lato (roccia A). Rileva l’azimut della direzione BA (ad es. 120°). Aggiungi 45° all’azimut della direzione BA (120° + 45° = 165°). Cammina lungo il fiume perpendicolarmente ala direzione BA tenendo la bussola orientata verso l’azimut di 165°. Quando con questo azimut riuscirai a vedere nel mirino la roccia A, fermati. La distanza CB è uguale alla larghezza del fiume.

Il metodo dei millesimi

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Per misurare le distanze con una buona precisione, puoi utilizzare il sistema dei "millesimi". Il millesimo, o grado millesimale, è l’angolo sotto il quale si vede 1 metro quando si è

alla distanza di 1 km. Con questo sistema l’angolo gira è diviso in 6400 millesimi, o gradi millesimali (si indicano con °°).

Se riesci a misurare sotto quale angolo millesimale vedi un certo oggetto del quale conosci le dimensioni (ad esempio una casa), puoi calcolare la distanza che c’è tra te e la casa, applicando la formula seguente:

Ad esempio, se vedi una casa alta 10 metri sotto un angolo di 5 millesimi, questo significa che la casa si trova a 2 km di distanza. Infatti:

Viceversa, se conosci la distanza, puoi calcolare la dimensione dell’oggetto con il calcolo seguente:

Il metodo del cappello di Napoleone

Stando sulla riva del fiume individua un oggetto ben visibile sull’altra sponda. Inclina il cappellone in modo da traguardare il punto prescelto con la tesa dello stesso cappellone. Senza alzare né abbassare la testa, girati su te stesso fino a trovare sulla tua riva un punto che sia allineato con la tesa del cappellone. La distanza fra te e questo punto è uguale alla larghezza del fiume.

Il metodo del

pollice

Il tuo pollice può

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esserti molto utile per valutare con buona approssimazione le distanze. Puoi adoperarlo in due modi, uno è valido per distanze inferiori a 3 km, l’altro per distanze maggiori.

Fino a 3 km:

Stendi il braccio con il pollice alzato davanti agli occhi e copri con esso un oggetto che si trovi alla distanza cercata e che sia facilmente valutabile, ad esempio la larghezza di una finestra, la facciata di una casa, ecc. La distanza fra te e quell’oggetto si ottiene moltiplicando per 25 la larghezza dello spazio coperto dal pollice.

Oltre 3 km:

Stendi il braccio con il pollice (oppure con una matita) alzato davanti agli occhi. Traguarda prima con l’occhio destro, poi con il sinistro sempre tenendo immobile la mano. Valuta la distanza tra i due punti traguardati e moltiplica per 9, otterrai la distanza che c’è fra te e i punti traguardati. Esercitati in varie circostanze e su terreni differenti perché se la teoria è semplice non sempre lo è la pratica.

N.B.: Nelle figure non sono rispettate le proporzioni.

Il metodo delle perpendicolari

Individua un oggetto (A) ben visibile sull’altro lato del fiume. In corrispondenza ad esso, pianta un bastone (B) sulla tua riva. Cammina lungo la riva, perpendicolarmente alla direzione AB, per una certa distanza, ad es. 50 metri. Pianta qui un altro bastone (C). Continua a camminare per una distanza uguale alla precedente (altri 50 metri). Pianta qui un terzo bastone (D). Ora cammina perpendicolarmente alla direzione BD. Quando vedrai allineati il bastone C con il punto A fermati. La distanza DE è uguale alla larghezza del

fiume. Se sulla riva del fiume vi è poco spazio (vedi disegno), puoi percorrere una distanza CD pari alla metà di BC. In tal caso la distanza DE sarà pari alla metà della larghezza del fiume.

Il metodo del sasso

Per valutare la larghezza di un corso d’acqua, mettiti sulla sua riva nel punto O, e lascia cadere un sasso verticalmente nell’acqua. Se l’acqua è calma, dal punto O dov’è caduto il sasso, partono dei cerchi concentrici che si allontaneranno sempre più. Segui con gli occhi uno di questi cerchi e, nel momento preciso in cui esso tocca la riva opposta nel punto K, cerca il punto M in corrispondenza della riva lungo la quale sei tu. Misura la distanza OM, essa sarà uguale alla distanza OK.

La stadia

La stadia è uno strumento molto semplice che serve per misurare le distanze. Essa si compone di un pezzo di cartoncino o di legno di forma rettangolare, nel quale è intagliato un triangolo isoscele, come in figura. Uno spago, da tenere fra i denti, ti consente di

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tenerla sempre alla stessa distanza dai tuoi occhi. Per usare questo strumento devi graduarlo. Per fare ciò, vai con un’altra persona di altezza media (circa m 1,70) in aperta campagna e mandala successivamente a 100 metri, a 150 metri, a 200 metri, ecc. Ogni volta osservala fra quali punti del triangolo vedi compresa tutta la persona e segna su quei punti la distanza (in metri) a cui si trova la persona. Una volta che hai graduato la stadia, quando vuoi misurare una distanza, guarda una persona attraverso il triangolo, facendo muovere lo strumento da una parte o dall’altra finché vedi la persona compresa all’interno del triangolo: la distanza riportata sul triangolo è la distanza cercata. La stadia serve solo per la persona che l’ha graduata, quindi ognuno deve averne una per sé.

La stadia millesimale

Per misurare gli angoli millesimali in maniera precisa, puoi fabbricarti unna stadia millesimale. Prendi un doppio decimetro, lega ad esso una cordicella e fai un nodo all’altro capo della

cordicella in maniera che la distanza fra il nodo e il doppio decimetro sia di 50 cm.

Tendi la cordicella, tenendo il nodo fra i denti, in questa maniera manterrai il doppio decimetro sempre alla distanza di 50 cm dai tuoi occhi. Se tieni tesa la cordicella, le graduazioni del doppio decimetro coprono gli

angoli seguenti:

se non hai il doppio decimetro, puoi utilizzare la tua mano, ponendola davanti agli occhi con il braccio teso.

Nella figura puoi vedere quanti gradi millesimali copre approssimativamente ciascun dito.

Declinazione Magnetica

La declinazione magnetica è quel fenomeno per cui mentre le carte sono disegnate riferendosi al nord geografico, l'ago segna il nord magnetico. Questi due Nord non coincidono, infatti mentre in Nord geografico è situato al Polo Nord, il Nord magnetico si

trova nell'isola Bathurst, nell'Arcipelago Artico canadese a una distanza di circa 2.200 km dal Polo Nord.

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Il fenomeno varia in relazione al tempo e al luogo, da un anno all'altro, ma addirittura nel corso della stessa giornata, per esempio per l'influsso delle macchie solari.

L'ago della bussola non punta al Nord geografico, ma è leggermente spostato verso occidente di alcuni gradi. Molte bussole hanno sul cerchio graduato un piccolo segno colorato: è l'indicazione approssimata del Nord magnetico. Utilizzando la bussola, devi far coincidere l'ago con questo punto e non con il Nord. L'angolo formato dalla direzione del Nord magnetico e da quella del Nord geografico si chiama declinazione magnetica. Dato che il Nord magnetico cambia posizione, anche la declinazione magnetica varia. Il suo valore e quello delle sue variazioni annuali sono riportati sulle carte topografiche.

In Italia il fenomeno è minimo, e per quanto riguarda l'orientamento le carte sono pensate per ovviare il problema. Tuttavia se usate carte diverse e/o vi trovate all'estero, allora può essere utile accennare il problema. Basta pensare che con 1 grado di declinazione su 1 Km si ha un errore di 17,45 m, quindi se fate 10 Km, vi troverete fuori di quasi 200 m, se poi addirittura si avessero 10 gradi, sareste lontani dal punto che vi interessa quasi 2 Km! Per correggere la bussola, potete procurarvi una carta isogonica aggiornata. Nella maggior parte dei casi invece, potrete far riferimento alla carta medesima, il valore della declinazione magnetica è riportato sul margine destro delle carte topografiche dell'I.G.M., insieme alla data in cui è stata rilevata. Calcola quanti anni sono trascorsi da quella data fino ad oggi. Moltiplica gli anni per 7' (la declinazione magnetica diminuisce ogni anno di 7'). Il risultato della moltiplicazione è il valore ad oggi della declinazione magnetica della tua carta. Per avere l'orientamento corretto devi sottrarre a 360° la declinazione magnetica: questa sarà la direzione del Nord.

C'è anche un'altro sistema, se sapete dove siete, potete puntare un riferimento (più è lontano e più l'operazione sarà precisa), ora adoperando la mappa e la bussola stabilite l'azimut. Dopodiché puntate il riferimento in questione (con la freccia di direzione) e fate coincidere ago e freccia di orientamento. Anche qui rilevate l'azimut. Comparate i due risultati, la differenza vi restituirà la declinazione.

Nozioni

Scientifiche

Il campo magnetico terrestre (c.m.t.) è la forza che agisce sull'ago di una bussola, ed è stato studiato per la prima volta, in modo sistematico, dal fisico inglese William Gilbert (1544-1603). Il campo magnetico terrestre può essere rappresentato come un dipolo geocentrico inclinato di 11°30' rispetto all'asse di rotazione terrestre (modello di Gauss, 1830). Di conseguenza i poli magnetici non corrispondono ai poli geografici (definiti dall'asse di rotazione della Terra). Si chiama "campo normale" o "di Gauss" il campo corrispondente a quello teorico generato dal sopra accennato dipolo; il "campo reale" effettivamente misurato, differisce a causa delle variazioni nel tempo e delle anomalie magnetiche. In realtà i poli magnetici reali, nord e sud, si trovano attualmente (1998) e rispettivamente a nord-ovest dell'isola di Bathurst nelle Isole della Regina Elisabetta (arcipelago artico canadese), a circa 76° N e 101° log. W, e nella Commonwealth Bay in Antartide a circa 67° S e 143° log. E. Questi poli magnetici variano col tempo e non corrispondono ai "poli di Gauss" che sono quelli teorici corrispondenti al dipolo magnetico, situati quello nord a 78°36' lat. N e 70°6' long. W, e l'altro esattamente agli antipodi. La direzione del c.m.t. è in generale quella delle linee di forza del dipolo, ma in realtà per

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definire il c.m.t. sono indispensabili 7 elementi, che sono: l'inclinazione I (angolo che il c.m.t. forma con il piano orizzontale); la declinazione D (angolo che la direzione del Nord magnetico forma con quella del Nord geografico); la componente H del c.m.t. secondo il piano orizzontale, detta "componente orizzontale"; la componente Z del c.m.t. secondo la verticale (componente verticale); la componente X secondo il meridiano geografico (componente Nord); la componente Y del c.m.t. secondo il parallelo geografico passante per O, detta componente Est). In generale, semplificando, il c.m.t. si può rappresentare con un vettore che viene individuato dalla misura di tre grandezze: declinazione, inclinazione e intensità totale del campo, che può essere divisa nelle sue componenti orizzontale e verticale (vedi descrizione sopra). Per quel che riguarda il verso, il segno di I è positivo se il polo Nord dell'ago della bussola sta sotto all'orizzonte (come capita generalmente nell'emisfero boreale), e negativa nel caso opposto. La Z ha lo stesso segno dell'inclinazione I, per cui sarà positiva se rivolta verso l'interno della Terra, e negativa nel caso contrario. La D è positiva se l'estremità dell'ago rivolta verso il Nord magnetico si trova ad Est del meridiano geografico passante per il centro dell'ago (in tal caso si parla di "declinazione orientale"), e negativa se l'estremità dell'ago diretto a Nord sta ad ovest del meridiano geografico passante per il centro dell'ago (declinazione occidentale). Per quel che riguarda l'intensità del campo magnetico terrestre, esso varia dai poli (dove è misurato in circa 0,75 gauss) all'equatore (magnetico) dove scende a circa 0,35 gauss (valore medio). (Il Gauss [G] è l'unità di misura dell'induzione magnetica nel sistema CGS elettromagnetico, e corrisponde a 0,0001 tesla). In ogni caso il c.m.t. è molto irregolare, esistendo zone anomale in cui si superano i 3 gauss, e zone in cui si scende a 0,25 gauss. L'origine del c.m.t. è dovuta per il 95% alla struttura dell'interno della Terra, mentre il restante 5% è dovuto agli effetti di corpuscoli elettrizzati provenienti dal Sole e subordinatamente ai fenomeni elettrici che si producono nell'atmosfera). Per quel che riguarda l'origine del c.m.t. dovuta alla struttura interna della Terra, una delle teorie più apprezzate è quella delle "correnti termoelettriche". Esse sono originate per effetto termoelettrico, a causa della disomogeneità termica delle diverse parti del nucleo. L'ipotesi non è stata accettata per spiegare interamente l'intensità del c.m.t. L'ipotesi più attuale ed accettabile è la così detta ipotesi della "dinamo autoeccitata" (una dinamo cioè che utilizza la corrente da essa stessa prodotta per eccitarsi). Traslando questo modello al caso della Terra, a giocare un ruolo fondamentale sarebbe la presenza di moti convettivi nella parte esterna e fluida del nucleo. La presenza di un nucleo metallico interno e di moti convettivi nel suo involucro fluido più esterno sembra essere una condizione indispensabile per la presenza di un campo magnetico, in un dato pianeta. Nel nostro sistema solare, non tutti i pianeti presentano un campo magnetico. Marte e Venere per esempio sembrano esserne privi oppure il campo magnetico non è sufficientemente intenso da poter essere misurato dagli strumenti. La Luna ha mostrato l'esistenza di un debolissimo campo magnetico, probabilmente residuo di un campo magnetico più intenso durato sino a circa 3 miliardi di anni fa. Le misurazioni della sonda Mariner 10 hanno mostrato che Mercurio possiede un campo magnetico la cui intensità è circa 1/100 di quello terrestre. Il campo magnetico terrestre non è costante, ma varia col tempo. Le principali variazioni sono le seguenti: variazioni diurne: sono quelle che avvengono nell'arco delle 24 ore. Esse dipendono dallalatitudine e dall'ora; esistono poi variazioni mensili, annuali e secolari. Sono state riconosciute variazioni cicliche sia di 27 giorni (probabilmente dovute all'interazione ionosfera-Luna) sia di 11 anni, associate all'attività ciclica solare. Esistono inoltre delle variazioni irregolari. Queste sono frequenti e sono dovute a disturbi magnetici. Se i disturbi sono molto intensi e distribuiti nell'intero pianeta allora si parla di tempeste magnetiche, più frequenti ed intense alle elevate latitudini. Esistono poi perturbazioni minori del campo magnetico terrestre, per esempio le tempeste magnetiche polari, le "baie" (così dette poiché nelle registrazioni presentano un andamento a profonda insenatura) e le micropulsazioni. Con il termine di "anomalie magnetiche" si intendono le differenze fra il campo magnetico reale, quello che viene effettivamente misurato, ed il "campo normale": in alcune zone della superficie terrestre queste differenze sono notevoli, essendo dovute oltre alle variazioni dell'intensità del campo nel tempo, anche e soprattutto al fatto che il nostro pianeta non è uniformemente magnetizzato. Le anomalie magnetiche locali possono essere dovute alla presenza nella superficie o nel sottosuolo di giacimenti di rocce magnetiche, contenenti minerali di ferro.

Le curve di livello

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Una carta topografica deve rappresentare due cose: quello che c’è sul terreno (paesi, boschi, strade, fiumi, ferrovie, ecc.) e i rilievi (monti, colline, vallate, ecc.). Per rappresentare quello che c’è sul terreno si utilizzano i simboli grafici, mentre per rappresentare la conformazione del suolo si ricorre alle curve di livello, che sono le linee ideali che uniscono tutti i punti di uguale quota rispetto al livello del mare.

Il principio su cui si basa la loro costruzione è semplice: se immagini di sezionare una certa zona con una serie di piani orizzontali, tutti alla stessa distanza fra loro, otterrai altrettante linee curve, più o meno sinuose. Queste linee uniscono i punti che si trovano alla stessa quota. Se ora proietti queste curve su un foglio, avrai su di esso altrettante curve, una per ogni piano orizzontale con il quale hai sezionato il terreno. Queste curve sono dette curve di livello o isoipse (parola che in greco significa "uguale altezza"). Quanto più le curve di livello sono ravvicinate tra loro, tanto più il pendio è ripido e viceversa, quanto più sono distanziate, tanto più il pendio è dolce. La differenza fra una curva di livello e quella successiva è detta equidistanza e la trovi segnata sulla carta topografica.

In sintesi:

�Più le curve sono vicine, più il pendio è ripido; �Più le curve sono distanti, più il pendio è dolce; �Quando le curve sono parallele, il pendio è uniforme; �Le curve a V con il vertice verso il monte indicano una valle; �Le curve a V con il vertice verso il declivio indicano un contrafforte.

All’inizio le curve di livello ti sembreranno un po’ complicate, ma se farai pratica, utilizzando spesso la carta topografica in attività all’aperto, ben presto imparerai a distinguere su di essa i

monti, le valli, le colline e gli altri particolari.

Il Cross-Orientamento (l'Orientering)

Il Cross-Orientamento è un ottimo mezzo per imparare le tecniche dell’orientamento e della topografia. È conosciuto anche con il nome di Orienteering.

Il Cross-Orientamento è un itinerario a cronometro da percorrere a piedi, individualmente o di Pattuglia, con l’aiuto di una bussola ed eventualmente di una carta topografica. Nel raggio di circa 2 km sono segnati 5 o 6 punti facilmente identificabili (alberi, rocce, ecc.). Su ogni punto vi è un cartello di colore bianco-arancione o bianco-rosso, denominato "lanterna", sistemato in modo da essere visibile solo all’ultimo momento. Nei pressi del cartello sono posti dei cartoncini da prendere oppure vi è una scheda da firmare per dimostrare che sei passato da quel punto. Alla partenza ti viene consegnata una carta topografica sulla quale sono segnati i punti da raggiungere. Con il solo aiuto della bussola, dovrai passare per tutti i punti nel minor tempo possibile, seguendo l’itinerario che ritieni più vantaggioso. Vince chi arriva al traguardo impiegando il minor tempo.

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Nel Cross-Orientamento è importante rendersi conto delle distanze da percorrere. Misurando sulla carta le distanze e conoscendo la tua velocità media in marcia e di corsa, puoi valutare il tempo necessario. Se vi sono dislivelli, o se vi è una vegetazione fitta, dovrai aumentare il tempo previsto.

Il Cross-Orientamento può anche essere realizzato dando ai concorrenti un azimut per raggiungere il primo punto e la lista degli azimut successivi che ti permetteranno, una volta giunto sul primo punto, di raggiungere il secondo, da qui di raggiungere il terzo e così via. Il primo punto da raggiungere ti può essere indicato attraverso le coordinate del punto stesso da individuare su una carta topografica. Può anche esserti richiesto di riportare sulla carta topografica la posizione dei punti successivi.

Orientamento

Orientarsi con un bastone

Pianta in terra un bastone, puntandolo verso il sole in maniera che non faccia ombra sul terreno. Dopo almeno una ventina di minuti apparirà l’ombra alla base del bastone, questa ombra punta ad Est. Aspetta fino a quando questa ombra è lunga almeno 15 cm, poi traccia la

perpendicolare alla direzione dell’ombra e otterrai il Nord.

Orientarsi con

l'orologio

Metti l’orologio ben orizzontale, prendi uno stelo, o un fiammifero, e appoggialo al quadrante. Poi ruota l’orologio finché

l’ombra dello stelo ricopre esattamente la lancetta delle ore. Dividi per due l’ora segnata dall’orologio (N.B.: conta le ore da 0 a 24) e, senza muovere l’orologio, metti un altro stelo, in maniera che tocchi sia il centro dell’orologio e sia l’ora che è metà di quella segnata.

Questo secondo stelo segna la direzione del Nord. Ad esempio, se l’orologio segna le 8 del mattino, il Nord sarà nella direzione delle ore 4 (infatti 8 : 2 = 4). Se l’orologio segna le 16, il Nord è nella direzione delle ore 8 (16 : 2 = 8). Se sei in un periodo dell’anno in cui è in vigore l’ora legale, regola le lancette sull’ora solare, portandole indietro di 1 ora.

Orientarsi con il sole

Il sole a Est, passa a mezzogiorno per il Sud e tramonta a Ovest (naturalmente ci riferiamo all’ora solare e non all’ora legale). Quindi alle 6 di mattina il sole è a

Est, alle 9 a Sud-Est, alle 12 è a Sud, alle 15 è a Sud-Ovest, alle 18 è a Ovest e così via, fino a trovarsi alle 24 a Nord (dove naturalmente non possiamo vederlo). In autunno-inverno il sole non è visibile alle 6 o alle

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18, perché non è ancora sorto oppure è già tramontato.

Orientarsi con le stelle

In una notte serena le stelle sono un’ottima guida per trovare il Nord.

�Con l'Orsa Minore

Nel nostro emisfero la Stella Polare indica il Nord. Essa fa parte della costellazione del Piccolo Carro, o Orsa Minore, ed è la prima stella del timone del Carro o, se preferisci, quella posta sulla punta della coda dell’Orsa.

�Con l'Orsa Maggiore

Non sempre la Stella Polare è ben visibile. Per individuarla si ricorre, allora, alla costellazione del Grande Carro, o Orsa Maggiore, che ha una forma simile a quella del Piccolo Carro, ma è più grande e più luminosa e quindi maggiormente visibile. Il Grande Carro è costituito da quattro stelle che formano il carro e da tre che formano il timone. Se riporti sul prolungamento delle

due stelle alla base del carro un segmento pari a 5 volte la loro distanza, arrivi alla Stella Polare.

�Con Cassiopea

Quando l’Orsa Maggiore non è visibile, si ricorre a Cassiopea, una costellazione formata da 5 stelle a forma di W (d’estate) o di M 8d’inverno), che si trova nel cielo dal lato opposto dell’Orsa Maggiore. La stella centrale di Cassiopea è rivolta verso la Stella Polare.

�Con Orione

Individua la costellazione di Orione e traccia una linea immaginaria fra la stella centrale della cintura e il centro della testa. Prolungando questa linea si arriva alla Stella Polare. Inoltre questa linea ti dà, con una buona approssimazione, la direzione Sud-Nord. Alle nostre latitudini, però, Orione è visibile di sera solo dall’autunno all’inizio della primavera.

Orientarsi con la luna

La luna è visibile perché è illuminata dal sole. Essa può aiutarti a controllare la tua posizione in maniera approssimativa ma sufficientemente indicativa. La luna impiega 29 giorni a ruotare intorno alla terra, questo periodo si chiama mese lunare. Nel corso del mese lunare il nostro satellite passa attraverso quattro fasi, ognuna delle quali dura poco più di 7 giorni. Le fasi lunari sono:

1.Primo quarto: la luna crescente, riconoscibile per avere la gobba a ponente (la luna è a forma di D).

2.Luna Piena.

3.Ultimo quarto: la luna calante, riconoscibile per avere la gobba a levante (la luna è a forma di C).

4.Luna nuova: non è visibile.

Una regoletta per ricordare le fasi lunari è la seguente: quando vedi la luna a forma di D essa Cresce, mentre quando è a forma di C essa Diminuisce. Anche la luna, come il sole, sorge a Est, dopo 6 ore è a Sud e tramonta a Ovest, 12 ore dopo

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essere sorta. Però, mentre il sole ogni mattina alle 6 si trova a Est, purtroppo la luna non ha il buon gusto di fare altrettanto, ma sorge a rari differenti a seconda delle fasi. La tabella in figura ti dà le posizioni delle luna nelle varie fasi. Potrai utilizzarla per orientarti, sia pure in

maniera approssimativa, tenendo conto dell’ora e osservando in quale fase si trova la luna.

Trucchi per non perdersi

Esistono vari trucchetti da poter utilizzare per non perdersi, ve ne illustriamo alcuni molto semplici: 1. Il muschio al piede degli alberi è più abbondante dalla parte dei venti che portano la pioggia e nella parte che rimane costantemente all'ombra, generalmente a O-N-O.

2. Gli alberi sono generalmente incurvati dai venti dominanti es. Nord Est dal Grecale. 3. Nelle vecchie chiese, la posizione del coro (parte opposta all'ingresso e generalmente dietro l'altare) è orientata verso Est. 4. Al mattino il vento soffia sempre dalla stessa direzione conoscendone il nome locale, si sa la direzione d'arrivo

La tavoletta pretoriana

La Tavoletta Pretoriana serve per effettuare rilievi topografici rapidi di una zona non molto ampia, ad esempio la zona del tuo campo estivo. Puoi fabbricarti facilmente una Tavoletta Pretoriana con una tavoletta di legno di circa 30 x 40 cm, con un righello e con una bussola per dare l’orientamento.

Per effettuare un rilievo con la Tavoletta Pretoriana, come prima cosa devi cercare due punti del terreno, che chiameremo A e B, dai quali puoi vedere bene la zona che vuoi rilevare e dei quali puoi misurare esatta la distanza che c’è da uno all’altro. Questi due punti saranno la linea di riferimento del tuo rilievo topografico. Scelti i due punti, devi tracciarli sulla carta, con la distanza in scala, poiché da essa dipende la proporzione del tuo rilievo topografico. Quindi, se vuoi il rilievo in scala 1:1.000 e se i due punti sono a 200 metri di distanza uno dall’altro, dovrai tracciarli sulla carta alla distanza di 20 cm (200 : 1.000 = 0,2 m = 20 cm).

Segna sul foglio la direzione del Nord, poi pianta uno spillo in corrispondenza del punto A. Vai ora sul punto A del terreno, orienta la tavoletta e, mettendo il righello aderente allo spillo, mira verso i punti caratteristici della zona (case, ponti, ecc.). Traccia per ciascuno di essi una linea con la matita e annota su ogni riga a quale punto si riferisce. Vai ora sul punto B, orienta di nuovo la tavoletta secondo la direzione del Nord che avevi segnato prima, e ripeti l’operazione per gli stessi punti caratteristici. I punti dove si incrociano queste linee ti danno l’esatta posizione di ogni oggetto sulla carta. Completa ora i dettagli, come sentieri, alberi, corsi d’acqua, ecc. e avrai la tua cartina topografica.