Cartografia, topografia

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ASSOCIAZIONE NAZIONALE VIGILI DEL FUOCO IN CONGEDO ”VOLONTARIATO E PROTEZIONE CIVILE” Manuale tecnico - pratico - informativo Cartografia, topografia e orientamento ANVVFC, ”VOLONTARIATO E PROTEZIONE CIVILE” , Presidenza Nazionale , febbraio 2008 pag 6 Definizione e scopo della topografia Nel suo significato etimologico, topografia vuoi dire descrizione dei luoghi. La topografia è, infatti, quella scienza che ha per scopo lo studio, la descrizione e la rappresentazione del terreno. Più precisamente possiamo dire che la topografia studia il terreno nelle sue forme, dimensioni e caratteristiche, lo descrive e quindi lo rappresenta in vari modi: carte geografiche, carte topografiche, plastici ecc. La dimensione della terra studiata fin dall’antichità portò il filosofo Erastotene 2000 anni fa a determinare la lunghezza del raggio terrestre attraverso la misura dell’ombra di una pertica e la misura della distanza tra due città, ottenendo un valore di 6.300 km, molto prossimo a quello determinato oggi: 6.370 km. Successivamente si determinò che la terra non era sferica ma avesse la forma di uno sferoide, secondo Newton di un elissoide. Oggi tenendo conto della differenza della distribuzione delle masse la superficie viene indicata con una forma matematicamente complessa che prende il nome di Geoide. Questa superficie teorica corrisponde a quella che avrebbe se gli oceani si potessero estendere sotto i continenti con il livello dell’acqua in quiete. Nella pratica ritorniamo a considerare la superficie come un elissoide per le valutazioni geodetiche ed una sfera locale per le determinazioni in zone limitate ed addirittura in piano per misure inferiori ai 20 Km. Mappa dell’arcidiacono Riperti 1757

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Definizione e scopo della topografia Nel suo significato etimologico, topografia vuoi dire descrizione dei luoghi. La

topografia è, infatti, quella scienza che ha per scopo lo studio, la descrizione e la rappresentazione del terreno. Più precisamente possiamo dire che la topografia studia il terreno nelle sue forme, dimensioni e caratteristiche, lo descrive e quindi lo rappresenta in vari modi: carte geografiche, carte topografiche, plastici ecc.

La dimensione della terra studiata fin dall’antichità portò il filosofo Erastotene 2000 anni fa a determinare la lunghezza del raggio terrestre attraverso la misura dell’ombra di una pertica e la misura della distanza tra due città, ottenendo un valore di 6.300 km, molto prossimo a quello determinato oggi: 6.370 km.

Successivamente si determinò che la terra non era sferica ma avesse la forma di uno sferoide, secondo Newton di un elissoide. Oggi tenendo conto della differenza della distribuzione delle masse la superficie viene indicata con una forma matematicamente complessa che prende il nome di Geoide.

Questa superficie teorica corrisponde a quella che avrebbe se gli oceani si potessero estendere sotto i continenti con il livello dell’acqua in quiete.

Nella pratica ritorniamo a considerare la superficie come un elissoide per le valutazioni geodetiche ed una sfera locale per le determinazioni in zone limitate ed addirittura in piano per misure inferiori ai 20 Km.

Mappa dell’arcidiacono Riperti 1757

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Reticolato geografico, coordinate geografiche I due punti diametralmente opposti del geoide e li chiamiamo Polo nord e Polo sud e il

diametro che li congiunge l’asse terrestre. I piani che passano attraverso l’asse terrestre sono chiamati piani meridiani e generano

sulla superficie degli archi che chiameremo con lo stesso nome meridiani; i piani perpendicolari all’asse terrestre, paralleli tra loro, generano sulla superficie dei

cerchi paralleli tra di loro che chiameremo paralleli.

La longitudine (ω ο λ) di un punto è l’arco di parallelo compreso tra il meridiano che comprende il punto e un meridiano preso come origine di riferimento

Per convenzione internazionale il meridiano di origine è il meridiano di Greenwich (sobborgo vicino a Londra ove ha sede un osservatorio astronomico).

Nelle misure internazionali la longitudine si misura per 180° a est e per 180° a ovest dal meridiano di riferimento di Greenwich

La cartografia italiana tuttavia utilizza un meridiano locale di riferimento ed è quello di Monte Mario vicino a Roma; si trova a 12° 27’ 08” ad est dal meridiano di Greenwich.

La latitudine (φ) di un punto è l’arco di meridiano compreso tra il parallelo che comprende il punto e il parallelo preso come origine di riferimento che è l’equatore, il cerchio parallelo con il massimo raggio.

La latitudine è quindi compresa tra 0° e 90° nord (emisfero boreale) e da 0 e 90 ° (emisfero australe) sud.

Qualunque punto del globo è unicamente definito da un valore di Latitudine e un valore di Longitudine.

Rappresentazione cartografica della superficie terrestre. Il problema della cartografia è quello di rappresentare sul piano ad una scala opportuna,

un sistema di paralleli e meridiani sui quali sia possibile riportare i disegni topografici. In realtà non è possibile riportare sul piano una superficie curva come la sfera senza

alterare le forme e i rapporti tra le dimensioni; avremo sempre delle deformazioni che si cercherà di ridurre.

Nel trasportare sul piano della carte le condizioni del terreno non è possibile mantenere contemporaneamente inalterate:

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- le distanze, - le aree, - gli angoli.

A seconda delle esigenze produrremo delle rappresentazioni cartografiche: equidistanti, quando le distanze sulla carta corrispondono esattamente a quelle del

terreno, equivalenti, quando le superfici riportate sulla carta corrispondono esattamente a quelle

misurate sul terreno, conformi, quando gli angoli misurati sulla carta corrispondono esattamente a quelli

misurati sul terreno, afilattiche quando sono alterati distanze, superfici, angoli, per conciliare le diverse

esigenze. I mezzi che usa il cartografo per rappresentare in scala la superficie terrestre possono

essere - basati su leggi geometriche, che danno origine alle proiezioni prospettiche e di

sviluppo; - basati su sull’impostazione matematica che danno origine a presentazioni analitiche. Distanza reale, naturale e grafica. Il topografo per rappresentare graficamente il terreno sulla carta deve per forza alterare

le dimensioni reali secondo un rapporto di riduzione chiamato scala. Considerando due punti qualsiasi del terreno, A e B, possiamo individuare le distanze

come: distanza effettiva: la distanza che

sarebbe misurata percorrendo punto per punto la linea che individua la sezione del territorio;

distanza reale: (indicata nel grafico come Dr) è la lunghezza del segmento A-B;

distanza naturale: (indicata nel grafico come a-b ) è la proiezione sul piano cartografico della distanza reale Dr;

distanza grafica: è la distanza naturale ridotta secondo la scala grafica ( es 1:25.000 come dire che 1 cm = 25.000 cm = 250 m)

L’altezza del punto B, riferita alla quota del punto A rappresentata dal segmento B-C (h) si riposta in cartografia attraverso l’altimetria.

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Scala La scala esprime il rapporto tra una distanza misurata sulla carta e la distanza misurata

sul terreno ed è espresso come 1 : 200000, 1 : 120000, 1 : 100000, 1 : 50000, 1 : 25000, 1 : 10000 che corrisponde alla carta al 200.000 ecc.

Nelle varie scale il rapporto sta ad indicare: lunghezza

misurata sulla carta

Scala 1:10.000 Scala 1:25.000 Scala 1:50.000 Scala 1:100.000

0,2 mm 2 m 5 m 10 m 20 m 1 mm 10 m 25 m 50 m 100 m 1 cm 100 m 250 m 500 m 1 km 10 cm 1 km 2,5 km 5 km 10 km

Abitualmente sulla cartografia è riportato il rapporto della scala insieme alla costruzione

grafica, tratto rettilineo che esprime la distanza grafica in cm cui corrispondente la lunghezza naturale in km.

Secondo parametri medici si ritiene che l’occhio umano riesca a percepire al massimo differenze grafiche dell’ordine di 0,2 mm, conseguentemente errori di valore inferiore non sono percepibili;

sulla scala della tavoletta 1:25.000 la precisione massima ottenibile nella lettura e misura grafica non può essere superiore a 5 m, parimenti il topografo che disegna la carta può trascurate le misure lineari di valore inferiore ai 5 metri.

Rappresentazione U.T.M.

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Il reticolato usato universalmente è il reticolato U.T.M. (Universal Transverse Mercator proyection) che corrisponde a quello tracciato sulla proiezione cartografica universale trasversa di Mercatore,

rappresentazione: costruita in base a formule analitiche e non con metodi geometrici, conforme, gli angoli sono uguali agli angoli reali, non è equivalente né equidistate, cilindrica inversa, trasformazione della proiezione cilindrica di Mercatore universale, si estende a tutto il globo, escluse le calotte polari. Per ridurre gli errori angolari e di superficie si sfrutta la sola parte centrale delle

proiezione cilindrica inversa, denominata fuso;

Si è suddiviso il globo in 60 fusi dell’ampiezza di 6 ° di longitudine che si estendono in latitudine dal parallelo + 80 a – 80, escludendo le calotte polari, numerati partendo dal meridiano opposto (antimeridiano) di Greenwich che si trova a 180° di longitudine; il territorio italiano si trova compreso tra i fusi 32, 33 3 per poco a Otranto nel fuso 34. Il meridiano centrale al fuso è tangente al cilindro, ogni fuso ha una cartografia analitica indipendente da quella degli altri fusi e un reticolato chilometrico indipendente.

Cartografia italiana

L’Italia si estende in longitudine dal meridiano 6° est di Greenwich al meridiano 18 ° est di Greenwich; il meridiano 12° est di Greenwich è il meridiano che separa la cartografia. Per ridurre gli inconvenienti determinati da una cartografia analitica indipendente i e un reticolato chilometrico indipendente sul territorio si è creata una zona di sovrapposizione di 30 ‘.

La carta d’Italia fa riferimento al meridiano di Monte Mario che si trova a 12° 27’ 8”,40 a est di Greenwich ed allora per mantenere le caratteristiche del fuso la squadratura dei fogli inizia dal meridiano 5° 57’ 8”,40 a est di Greenwich, (12° 27’ 8”,40 longitudine di monte

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Mario – 6° larghezza del fuso, + 30’ di sovrapposizione ) fino a 12° 27’ 8”,40, per riprendere con l’altro fuso fino a 18° 27’ 8”,40.

Le carte topografiche al 25.000 e al 50.000 nella zona di sovrapposizione avranno due tipi di reticolato, uno principale, l’altro di sovrapposizione.

Coordinate chilometriche U.T.M.

Se in qualsiasi fuso lasciamo solo il meridiano centrale e l’equatore possiamo identificare tutti i punti di quel fuso misurando la distanza da questi due assi; la distanza prende il nome di coordinata chilometrica.

La coordinata chilometrica Nord (nel nostro emisfero boreale) cioè l’ordinata Y rappresenta la distanza in chilometri dall’equatore ed è espressa da un insieme di caratteri con uno o due numeri più piccoli che indicano le migliaia o le centinaia di chilometri seguiti da due numeri più grandi che esprimono le decine e le unità di chilometri: esempio “4450” stanno ad indicare la distanza di 4.450 chilometri dall’equatore.

Per le ascisse misurate dal meridiano centrale si avrebbero numeri positivi verso EST e numeri negativi nella direzione inversa; per evitare i numeri negativi si assegna al meridiano centrale anziché il valore 0 un valore fittizio di 500; in questo modo un punto che si trova a 2 km a est del meridiano centrale assume il valore di 502, un punto che si trova a 5 km a ovest del meridiano centrale assume il valore di 495.

La distanza massima di in punto a ovest del meridiano centrale può essere pari a 350 km circa se si trova sull’equatore, infatti la larghezza massima del fuso all’altezza dell’equatore è pari a meno di 700 km, 350 km a est e km, 350 a ovest del meridiano; aggiungendo il valore fittizio di 500 avrà una ascissa di (500-350) 150, valore positivo. In questo modo non esistono coordinate chilometriche negative. La distanza tra i due punti rimane pari alla

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differenza dei valori (502 km – 495 km = 7 km), mentre volendo conoscere la distanza effettiva dal meridiano di riferimento occorre togliere il valore fittizio di 500 e se il numero risultante è negativo significa che il punto si trova ad ovest del meridiano centrale.

Il numero 4987 scritto sulle ordinate

indica che quella linea di quadrettatura è posta alla distanza di 4.987 km dall’equatore, il numero 318 scritto sulle ascisse indica che quella linea di quadrettatura è posta alla distanza di 318 km dalla falsa origine del meridiano, pari a (500-318) 182 km dal meridiano centrale del fuso. L’indicazione 3 17 000 m sta ad indicare la distanza di 317 km e 000 metri

La teoria di poter designare un punto con le sole coordinate chilometriche e l’indicazione del fuso di appartenenza non trova applicazione pratica per la difficoltà nella ricerca dell’elemento cartografico che contiene il punto descritto dalle coordinate chilometriche.

Per semplificare l’individuazione delle aree si è ritenuto opportuno suddividere i fusi in 20 fasce parallele con una ampiezza di 8° a partire dal parallelo a 80° Sud, fino al parallelo 80° Nord, contraddistinte dalle lettere dalla C alla X , le fasce che comprendono l’Italia sono quelle contraddistinte dalle lettere S e T. Incrociando le fasce con i fusi si contraddistinguono con 32S, 32T, 33S, 33T, 34S, 34T, le ultime due per una piccola porzione nell’area di Otranto.

La coppia di numero-lettere dell’alfabeto individua la zona che individua una superficie di terreno ancora troppo ampia.

Per suddividere ancora il terreno, partendo dall’equatore e dal meridiano centrale del

fuso si sono tracciate delle parallele all’equatore e al meridiano centrale distanziate di 100 km tra loro.

Ogni quadrato con il lato di 100 km è stato identificato con una copia di lettere che non hanno alcun riferimento con le lettere che individuano le fasce.

Prendiamo come esempio una cartografia in scala 1:50.000 e troviamo sul bordo della carta l’inquadramento dell’elemento:

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ci troviamo nel Nord Ovest al confine tra l’Italia e la Francia, la tavola di inquadramento ci fa rilevare un’area compresa tra il 6° e il 12° meridiano a est di Greenwich, e tra il 44° e il 48° parallelo a nord dell’equatore, siamo quindi nel fuso 32 e nella fascia T, all’interno di questa area la zona è individuata con la sigla NL caratteri , dentro la quale una quadrettatura divide la superficie in 12 quadri, quello tra il 45° e il 46° parallelo e tra il 6° e 8° meridiano prende il n° 7, una ulteriore quadrettatura entro il quadro 7, con 30 elementi contrassegnati in ordinata con le lettere da a alla e ed in ascissa con i numeri da 1 a 6, il nostro elemento topografico è quindi individuato da:

Osserviamo che il nostro foglio cartografico è compreso tra i paralleli 45° e 45° + 1/5 di grado, pari a 45° 12’ a nord, e tra i meridiani 6° + 2/6 (2°/6 = 20’ * 2 = 40’) e 6 + 3/6 (2°/6 = 20’ * 3 = 60’ = 1°) nell’intervallo tra 6° e 8° e precisamente tra 6° 40’ e 7°

Con riferimento alla quadrettatura

chilometrica Gauss-Boaga riprendiamo in margine alla carta la tabella che riporta i valori dei vertici della mappa:

lo spigolo alto a sinistra che corrisponde alla longitudine 6° 40’ 00” Est, latitudine 45°12’00” Nord, si trova a 1.316.677 m dalla falsa origine del meridiano di Monte Mario ed a 5.007.729 m a nord dell’equatore

lo spigolo alto a destra che corrisponde alla longitudine 7° 00’ 00” Est, latitudine 45°12’00” Nord, si trova a 1.342.859 m dalla falsa origine del meridiano di Monte Mario ed a 5.007.027 m a nord dell’equatore.

Questa cartografia quindi rappresenta un territorio che:

sul margine nord ha una lunghezza di 26 km e 182 metri, pari a cm 52,36 nella scala 1:50000

sul margine sud ha una lunghezza di 26 km e 273 metri, pari a cm 52,54 nella scala 1:50000

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sul margine ovest ha una lunghezza di 22 km e 218 metri, pari a cm 44,43 nella scala 1:50000

sul margine est ha una lunghezza di 22 km e 219 metri pari, a cm 44,43 nella scala 1:50000

Sempre sul bordo del foglio troviamo

ancora il quadro d’unione che ci fornisce i riferimenti cartografici per la scala 1:25.000 e i riferimenti per la cartografia di contorno al nostro foglio.

Misura delle coordinate Le coordinate metriche di un punto possono essere misurate con un decimetro, uno

scalimetro o un coordinatometro; lo scalimetro consente di misurare le distanze grafiche trasformandole in distanze naturali in funzione della scala, il coordinatometro oltre questa funzione consente anche di effettuale la misura delle ascisse e delle ordinate contemporaneamente. È costituito da una squadretta di materiale trasparente sulla quale sono riportate le gradazioni in funzione delle scala della carta.

Si dispone il coordinatometro con il lato orizzontale lungo a retta orizzontale, facendola scorrere fin quando sul lato verticale si incrocia il punto da leggere. Si legge le distanze prima sull’ascissa ( orizzontale) e poi sull’ordinata (verticale).

Nord, geografico, rete e magnetico, convergenza rete. Il Nord geografico (N) è il punto di incontro dei meridiani e dell’asse terrestre

nell’emisfero boreale; per definizione è un punto fisso. Il Nord rete (Nr o Nq) è il punto di incontro dei meridiani e della rete, la direzione è

individuata dalla direzione del meridiano locale. Per definizione corrisponde a un punto all’infinito.

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L’angolo compreso tra la direzione del nord geografico e nord rete si chiama convergenza rete (γ);

nel meridiano centrale del fuso il nord rete e geografico coincidono, l’angolo di convergenza rete è 0;

anche all’equatore la direzione del nord rete e geografico coincidono, l’angolo di convergenza rete è 0;

il valore dell’angolo (γ) è riferito al centro della carta topografica ed è scritto sul bordo della carta stessa;

il valore dell’angolo (γ) aumenta con

l’aumentare della latitudine, positivamente dal meridiano centrale verso est, negativamente dal meridiano centrale verso ovest;

La convergenza rete (γ) può essere calcolata attraverso la formula : γ = Δ ω sen φ , ove Δ ω rappresenta la differenza di longitudine tra il meridiano passante per il punto e il meridiano centrale del fuso a cui il punto appartiene e φ è la latitudine del punto. Ricordiamo che in l’Italia il fuso di riferimento 32 ha il meridiano centrale a 9° est da Greenwich, mentre fuso di riferimento 33 ha il meridiano centrale a 15° est da Greenwich.

Il prospetto per l’applicazione delle formula ed un esempio di calcolo si

trova sul foglio di excel allegato insieme ad altre utilità di trasformazione delle misure degli angoli.

Il Nord magnetico è il punto di convergenza delle linee di forza del campo magnetico terrestre, la sua direzione è individuata dall’ago delle bussola; la posizione è variabile nel tempo.

La declinazione magnetica (δ) è l’angolo compreso fra la direzione del Nord Geografico e la direzione del Nord magnetico; varia nel tempo e nello spazio e si sposta in Italia di 7-8’ verso est.

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Il valore è indicato sul bordo della carta e si riferisce all’anno in cui è stata stampata la carta, deve essere aggiornato alla data di utilizzo.

Segni convenzionali Il topografo utilizza appositi simboli per rendere possibile la rappresentazione di quei

particolari del terreno che hanno una certa importanza per chi usa la carta, particolari che non sarebbe possibile rappresentare in scala, come una strada, una ferrovia, un ponticello o una casa; i segni convenzionali servono anche per rappresentare quei particolari che non esistono sul terreno come i confini amministrativi

Orografia e altimetria. Le forme e le altezze del terreno sono rappresentate con curve di livello, quote e

tratteggio; per il rilevamento ha particolare importanza il punto trigonometrico, rappresentato come un triangolo equilatero con al centro un puntino, che è un punto in

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posizione elevata determinato con la massima precisione sia nella posizione planimetrica che altimetrica.

Un punto sulla cartografia è rappresentato in modo completo se oltre alla posizione planimetrica è indicata anche la sua altimetria.

Ricordiamo che si intende per quota la distanza verticale dal punto al livello del mare e dislivello tra due punti la differenza tra le loro quote.

Per dare una immediata informazione sulle condizioni altimetriche del territorio si ricorre al metodo del lumeggiamento a sfumo che consiste nel riportare sul disegno le ombre che i diversi rilievi proietterebbero quando illuminate da una lue che in genere si dispone a Nord-Ovest in modo da far arrivare i raggi sul terreno con una inclinazione di 45°.

Informazioni simili sono ratte dalla cartografia tratta con il metodo delle tinte ipsometriche, che consiste nel dare un colore con graduazione e sfumature diverse a seconda dell’altitudine; si usa il blu per le distese d’acqua, mari, laghi e fiumi, con intensità maggiore o minore per indicare la profondità, il verde per la pianure, il marrone per le montagne e le colline, il bianco per i nevai e i ghiacciai.

In entrambi i casi l’impressione che si determina è quella di consentire a colpo d’occhio di riconoscere l’andamento del suolo con le sue pianure, le vallate, i rilevi, i valichi.

Il metodo dei punti quotati consiste nel riportare a fianco delle emergenze più

significative il numero che rappresenta il valore della quota espresso in metri. Si usa principalmente per le cime delle montagne, per i valichi, per le distese di pianure o d’acqua, per gli edifici caratteristici che possono essere utilizzati come punti di riferimento.

Il metodo più significativo che consente di effettuare anche elaborazioni di calcolo è quello delle curve di livello. Si tratta di tracciare la linea di intersezione della superficie del terreno con piani orizzontali a quote equidistanti; in questo modo tutti i punti che si trovano sulla linea sono alla stessa quota altimetrica e potendo camminare sulla linea si percorrerebbe un sentiero in piano.

Se proiettiamo le curve di livello sul piano della cartografia ne risultano degli andamenti sinuosi con linee che si allontanano tanto più diminuisce la pendenza del terreno e linee che si avvicinano tanto più cresce l’inclinazione del versante.

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Il terreno compreso tra le due curve viene trattato come se avesse una pendenza

uniforme. Il dislivello tra due curve di livello successive è chiamato equidistanza (h) , l’intervallo

(d) è la distanza orizzontale tra due curve di livello successive, la pendenza (p) è il rapporto tra l’equidistanza e l’intervallo: pendenza = l’equidistanza / l’intervallo.

Il valore della curva di livello è indicato solo sulle curve principali, es. le curve a quota 100, 200, ecc.

Per trovare il valore di un punto intermedio non quotato occorre effettuare una interpolazione tra le curve di livello superiore e inferiore, esempio: conoscendo la quota della curva inferiore (525 m) l’equidistanza (25 m), l’intervallo ( 40 m) e la distanza del punto (M) dalla curva di livello (30 m) si determina il valore della quota del punto (M) = 525 + ((25/40) * 30) = 543,75 m.

Orientamento della carta

Individuare sul terreno la direzione dell’oriente, è come dire individuare sul terreno la direzione dei punti cardinali; la carta topografica è caratterizzata dall’avere il lato superiore rivolto a nord, la destra a est, la sinistra a ovest e il bordo inferiore rivolto a sud;

per potersi servire della carta occorre orientare la carta nello stesso senso del territorio che si osserva, quindi se guardo il territorio rivolgendomi a Nord posiziono la carta davanti a me con il lato superiore rivolto in avanti, in questo modo la carta e il territorio sono orientati; ma per fare questo devo spere dove si trova il Nord sul terreno che sto osservando.

Orientamento per mezzo del terreno: se noto sulla carta due punti conosciuti visibili sul territorio e ancor meglio se riconosco il punto nel quale mi trovo, oppure un tratto rettilineo di una strada o un fiume con andamento quasi rettilineo, basterà posizionare la carta in orizzontale e farla ruotare fin quando l’allineamento riconosciuto sulla carta si presenti con un andamento parallelo a quello esistente; a questo punto sarà la carta con il suo bordo superiore a indicarmi dove si trova il Nord e similmente gli altri punti cardinali.

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Orientamento per mezzo del sole: il sole sorge approssimativamente a est, e tramonta verso ovest; a mezzogiorno mi indica la direzione del sud.

Occorre tener conto che il sole nell’arco della giornata di 24 ore con il suo moto apparente percorre il giro completo di 360° , in un’ora copie un tragitto pari a (360/24 =) 15°.

Il sole alle 9 del mattino proietterà l’ombra di un albero, uno spigolo di una casa, un bastone piantato per terra, in una direzione che si discosta da quella proiettata a mezzogiorno con un angolo di (12 - 9 =) 3 * 15° = 45° ; se alla linea dell’ombra delle ore 9 aggiungo 45° (i lati di un foglio formano un angolo di 90°, piegandolo a metà ottengo il 45°) ottengo la direzione dell’ombra a mezzogiorno ovvero la direzione Nord-Sud.

Orientamento a mezzo delle stella polare: la stella polare indica la direzione del nord; occorre individuarla nella coda del piccolo carro o orsa minore, eventualmente attraverso il prolungamento delle linea che congiunge le stelle posteriori del grange carro (orsa maggiore) che ha stelle più lumonose.

Orientamento a mezzo dell’orologio: occorre posizionale uno spillo, un ago di pino o un sottile elemento, in verticale nel centro del’orologio. L’orologio deve essere ruotato in piano fin quando l’ombra dello spillo cade sulla lancetta delle ore dell’orologio. Il Nord è indicato dalla bisettrice dell’angolo compreso tra la direzione della lancetta delle ore (l’ombra) e la direzione delle ore 12.

Un altro metodo che si basa sulle stesse proprietà consiste nel dirigere la lancetta delle ore verso il sole; il Nord è individuato dalla bisettrice dell’angolo determinato della lancetta delle ore e dalla ipotetica indicazione dell’ora attuale/2; esempio 9/2= 4h e 30’ (per le ore pomeridiane ore 16,30 = 8h 15’).

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ASSOCIAZIONE NAZIONALE VIGILI DEL FUOCO IN CONGEDO

”VOLONTARIATO E PROTEZIONE CIVILE”

Manuale tecnico - pratico - informativo

Cartografia, topografia e orientamento ANVVFC, ”VOLONTARIATO E PROTEZIONE CIVILE” , Presidenza Nazionale , febbraio 2008 pag 20

Orientamento a mezzo della bussola: è il metodo diretto più facile. L’ago della bussola ci indica la direzione del Nord magnetico, effettuata la correzione dell’angolo come già indicato nelle pagine precedenti, la carta viene posizionata in coerentemente. Per semplificare il posizionamento della bussola sulla cartografia IGM è riportato in alto (verso il Nord) una scaletta graduata sulla quale tracciare la declinazione magnetica; sul bordo della carta in basso è individuato un punto (P) da unire con un segmento diretto al segno sulla scala graduata; posizionando la bussola orientata a nord sulla retta tracciata sulla carta si ottiene l’orientamento corretto della cartografia.