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Alice nel paese delle meraviglie – ovvero le innovazioni di prodotto per una zootecnia e un turismo rurale sostenibili Sommario Alice nel paese delle meraviglie – ovvero le innovazioni di prodotto per una zootecnia e un turismo rurale sostenibili..........................1 Interpretazione economia neoclassica della produzione agricola........2 Interpretazione economica del sistema agricolo derivata dall’applicazione dei concetti dalla fisica termodinamica (teoria fondi e flussi).............................................................6 Utilità e bisogni del consumatore....................................12 Biodiversità, differenziazione paesistica e qualità..................17 Le innovazioni per la zootecnia e il turismo sostenibili.............18 L’importanza della filiera corta.....................................19

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Alice nel paese delle meraviglie – ovvero le innovazioni di prodotto per una zootecnia e un turismo rurale sostenibili

SommarioAlice nel paese delle meraviglie – ovvero le innovazioni di prodotto per una zootecnia e un turismo rurale sostenibili.........................................................................................................................................................1

Interpretazione economia neoclassica della produzione agricola................................................................2

Interpretazione economica del sistema agricolo derivata dall’applicazione dei concetti dalla fisica termodinamica (teoria fondi e flussi)...........................................................................................................6

Utilità e bisogni del consumatore...............................................................................................................12

Biodiversità, differenziazione paesistica e qualità......................................................................................17

Le innovazioni per la zootecnia e il turismo sostenibili...............................................................................18

L’importanza della filiera corta...................................................................................................................19

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Interpretazione economia neoclassica della produzione agricola

Nella fisica meccanica di derivazione ottocentesca il tempo è considerato come un intervallo, e i fenomeni studiati sono reversibili. Il classico esempio è quello delle palle da biliardo.

Sempre nella fisica meccanica classica, quando ci si riferisce allo spazio e al tempo ci si riferisce “astrattamente” a una «distanza uniforme e un intervallo di tempo uniforme», perciò «i fenomeni meccanici sono indipendenti dal Luogo e dal Tempo».

Fig. 2 – Newton e la mela

Secondo questa visione del mondo in qualsiasi posto e in qualsiasi tempo dell’universo si trovi Newton sempre la mela cadrà sulla sua testa con una accelerazione determinata dalla forza di gravità non influenzata dallo stadio evolutivo dell’universo stesso.

Una volta caduta a terra, in teoria, con una forza contraria alla forza di gravità la mela può ritornare sulla pianta. In teoria!!!! Ma in realtà non è poi così facile.

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Analogamente si interpretano i fenomeni economici secondo la teoria neoclassica attualmente dominante come concezione. Così, a esempio, una rappresentazione valida in tale contesto del processo agricolo è quella rappresentata in figura

Fig. 3 – Schematizzazione del processo produttivo in una generica

I fattori possono essere a logorio totale o a logorio parziale ma sono sempre pensati come un flusso che è determinabile in termini di funzione di produzione che mette sul mercato una serie di prodotti alimentari ampiamente sostituibili l’uno con l’altro.

Fig. 4 – Schema di flusso del processo produttivo nell’ottica dell’economia neoclassica

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Il quanto produrre è identificabile nel punto di incontro tra curva della domanda (essa stessa determinata dalla utilità che tali alimenti soddisfano in una generica popolazione di consumatori) e curva dell’offerta.

Fig. 5 – Curve di domanda e offerta che determinano, nel loro punto di incontro, quantità e prezzo della produzione ottimale nel processo agricolo

La quantità prodotta dal processo viene determinata dalla funzione di produzione come quella presa a esempio in figura.

Fig. 6 – Funzione di produzione di una generica coltura a cui vengono somministrate dosi crescenti di ferilizzante

Per ogni fattore, sia esso a logorio totale o parziale esiste una funzione di produzione e ad essa è connessa una dose marginale ottimale.

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Fig. 7 – Curva della produttività marginale di un generico fattore produttivo

La curva della produttività marginale implica che non si debba superare il valore di dose aldilà del quale si ha una variazione negativa del reddito prodotto. Nelle ipotesi più semplici esiste una ampia sostituibilità tra fattori.

NELLE FORMULE E NEI GRAFICI FIN QUI RIPORTATI TEMPO E LUOGO NON ESISTONO E I PROCESSI SONO RIPETIBILI. I CICLI POSSONO ESSERE RIPRODOTTI ALL’INFINTO.

Questa visione del mondo è facilmente assimilabile a quella dei non-luoghi delle rappresentazioni dei mercati legate ai mercati delle aziende multinazionali che infatti producono utilizzando un modello derivato da tale tipo di teoria.

Fig. 8 – Dopo il fallimento dell’Argentina del 2012 il paese si è ripreso grazie ai proventi del fenomeno di “soizzazione” e “maisizzazione” dell’agricoltura con l’impiego di nuove tecniche molto estensive che hanno radicalmente modificato il paesaggio del paese. Mutata anche la dieta con una radicale diminuzione dei consumi di carne bovina.

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Fig. 9 – Flussi di scambio sul mercato globalizzato

Interpretazione economica del sistema agricolo derivata dall’applicazione dei concetti dalla fisica termodinamica (teoria fondi e flussi)

Nella fisica termodinamica, invece, i fenomeni fisici hanno un verso temporale.

Fig. 10 – Senso e non senso

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Fig. 11 – Vale la didascalia inserita in figura

Non è vero che tutti i fenomeni sono reversibili!!! Nella loro definizione entrano i concetti di localizzazione e il tempo cronologico.

Una visione termodinamica del processo economico si basa sull’assunzione che la bassa entropia, essendo scarsa, diviene il “substrato fisico” del valore economico. La scarsità è dovuta al fatto che, «una data quantità di bassa entropia può esser utilizzata da noi una sola volta».

Fig. 12 – Schema di flusso del processo produttivo nell’ottica dell’economia a fondi e flussi

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A esempio, è chiaro a tutti che consumo di terreno agricolo e di paesaggio sono fenomeni pressoché irreversibili. Ricostruire l’ordine intrinseco di un terreno agricolo e di un paesaggio al fine di attuare attività di agricoltura sostenibile è un processo molto difficile da realizzare un volta che sono stati distrutti. A esempio se dovessimo distruggere il terreno dei vigneti delle Langhe e quel tipo di paesaggio, al limite potremmo pensare di cercare di riprodurli nelle località dove erano precedentemente e non, a esempio, in un deserto o in Antartide. Mentre, al contrario, appare evidente che se per caso dovesse bruciare del concime o i fitofarmaci che vengono impiegati nella coltivazione dei vigneti delle Langhe questi potrebbe essere facilmente sostituiti. Da ciò discende la necessità di comprendere la differenza che nell’approccio disciplinare dell’economica a fondi e flussi esiste tra queste due tipologie di fattori.

«Le coordinate di fondo rappresentano la base materiale del processo, quelle di flusso descrivono il cambiamento (trasformazione) ottenuto tramite tale base materiale»

Non si può attraversare un fiume sul flusso di manutenzione di un ponte

Un “fondo” è un fattore «che entra ed esce dal processo produttivo con la propria efficienza immutata»: per far sì che ciò avvenga è necessario che un certo ammontare di capitale e lavoro sia impiegato per riportare il fondo alle condizioni iniziali. Un flusso, invece, è un fattore che «attraversa il processo e viene utilizzato dagli elementi del fondo». Un fondo offre solo il proprio servizio, non può in alcun modo incorporarsi nei prodotti finali. I flussi in entrata, invece, possono cumularsi nei fondi (per il loro mantenimento), o subire trasformazioni, cosicché si possono ritrovare materialmente nei flussi in uscita (prodotti o scarti)

Confrontando le figure 4 e 12, appare evidente che la differenza fondamentale tra interpretazioni della produzione in modo neoclassico o secondo la bioeconomia è l’introduzione, in quest’ultima, del FATTORE TEMPO, che, come visto, ha rappresentato anche il passaggio tra fisica meccanica ottocentesca e fisica termodinamica. Inoltre, il processo di produzione non è più rappresentato da un’unica funzione nello spazio euclideo, ma da una funzione di funzioni dove le coordinate sono funzioni del tempo t e non semplici variabili o costanti numeriche. Una tale concezione non può che fare mergere parallelamente il principio SOSTENIBILITA’. Se i processi DURANO NEL TEMPO, debbono essere SOSTENIBILI nel TEMPO.

Infatti, da una parte i flussi provengono dai fondi, dall’altra i fondi per mantenere la loro funzionalità nel tempo (la loro SOSTENIBILITA’) hanno bisogno di una quantità di elementi di flusso, i quali poi sono necessari anche per avviare i processi produttivi. Se aumenta il flusso di beni prodotti, ma diminuisce il fondo – inteso non solo come materie prime, ma anche in senso lato come ambiente naturale – il benessere diminuisce. Ovviamente, se uno dei due fattori dovesse ridursi a zero, per esempio esaurimento risorse naturali, anche il benessere si azzererebbe, e quindi la sopravvivenza umana sarebbe messa a rischio.

Al contrario, la teoria tradizionale ritiene capitale artificiale e naturale abbastanza sostituibili tra loro cosicché finisce per assumere un atteggiamento ottimista riguardo alla sostenibilità, ottimismo rafforzato anche dalla convinzione che il progresso tecnico possa aumentare molto la produttività dei fattori. Alla fine, i molti e differenti modelli elaborati giungono nel loro complesso

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a delineare un’economia capace di crescere impiegando quantità sempre minori di materia, al limite tendenti a zero, per unità di prodotto.

Nel contesto qui trattato dei fondi e dei flussi, invece, ciò che entra nel processo economico rappresenta risorse naturali dotate di valore, e ciò che ne è emesso scarti senza valore. Ma questa differenza qualitativa è confermata, anche se in termini diversi, da quel particolare (e caratteristico) ramo della fisica noto come termodinamica. Perciò, «le risorse naturali possono passare attraverso il processo economico solo una volta: lo scarto rimane irreversibilmente uno scarto». Di conseguenza, il processo economico è unidirezionale, come la stessa vita biologica

Dal punto di vista della termodinamica, la materia-energia entra nel processo economico in uno stato di bassa entropia, e ne esce in uno stato di alta entropia

Non si possono sostituire completamente le risorse naturali con capitali manufatti, contrariamente da quanto affermato dalla teoria neoclassica.

Nella fisica termodinamica si ha quindi una riscoperta della dimensione locale. Questa teoria del processo produttivo agricolo ci fa pensare a immagini del tipo di quelle che seguono.

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Si tratta di un paradigma del sistema produttivo agricolo radicalmente diverso nella sua concezione rispetto a quello considerato nella agricoltura “a soli flussi” teorizzata dal modello neoclassico. La concezione a fondi e flussi comporta la messa in conto di una concezione di “locale” dei processi e tiene in considerazione la “sostenibilità” della produzione agricole in un’ottica territoriale con una particolare attenzione agli scambi di merci ed energia con l’ambiente circostante (mantenimento della fertilità del terreno, ricerca dell’efficienza energetica tramite l’impiego delle energie rinnovabile, contenimento dell’impatto ambientale, impiego di concimi organici, etc.). Il tutto in un’ottica che non pensa solo “ad ottimizzare il presente” ma immagina di “mantenere nel tempo” le risorse fondo per trasferirle alle generazioni successive “migliorate”.

Adottare una visione di tale fatta, significa al giorno d’oggi parlare non solo di globalizzazione ma anche di rilocalizzazione dei processi.

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Di fronte alla tendenza alla riduzione delle differenze spaziali ci si può porre semplicemente con un atteggiamento di difesa localistica dalla globalizzazione (DIFESA DELLE TRADIZIONI-DIFESA DEL LOCALISMO-DIFESA DEL VECCHIO MODO DI PRODURRE). Rilocalizzare, invece, significa cercare un DIVERSO POSIZIONAMENTO NELLA GLOBALIZZAZIONE, UTILIZZANDO L’INNOVAZIONE (ANCHE TECNOLOGICA) PER CERCARE DI ATTUARE UNO SVILUPPO PER COSI’ DIRE “NEO-ENDOGENO”.

Utilità e bisogni del consumatore

Come visto, l’intera teoria economica neoclassica si basa sull’assunto che la determinazione della funzione di produzione si connessa al fatto che sia possibile stabilire un punto di equilibrio tra la curva della domanda e dell’offerta in modo da stabilire la quantità di prodotto che deve essere immesso sul mercato. La domanda è definita in base alla teoria dell’utilità dei beni. Questo approccio innanzitutto stabilisce che, a parità di altre condizioni, una quantità maggiore di un bene è sempre preferita a una quantità minore (per ogni bene). In altre parole il consumatore non è mai sazio. L’ipotesi di non sazietà è al tempo stesso biologicamente infondata e, soprattutto, estremamente pericolosa. Nessun organismo vivente è spinto a consumare più di quanto gli sia necessario. Per mantenersi in buone condizioni di salute e assicurare la continuità della propria specie. Il troppo, come il troppo poco, è sempre da considerarsi pericoloso nel mondo biologico.In questa teoria il consumatore, poi, con a disposizione un determinato reddito fissato a priori, messo di fronte a un paniere di beni è in grado di scegliere quella composizione che meglio soddisfa le sue aspettative di utilità. In pratica ogni consumatore tende a massimizzare U secondo il seguente approccio:

U=f(X1, X2, ..., Xn),

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dove U cioè l'utilità del consumatore viene a dipendere esclusivamente dalle quantità X1 .. Xn dei «beni» consumati dal soggetto. In altre parole il benessere degli individui è ricondotto al flusso di beni che essi sono in grado di consumare.

Questo approccio ha una fragilità intrinseca in quanto si basa su una ipotetica conoscenza del comportamento del consumatore eccessivamente semplificata e fondata sugli assunti arbitrari del concetto di utilità.

Si potrebbe paragonare questo approccio a quello di Alice nel paese delle meraviglie quando vuole giocare a crocket. Quando ella cerca di colpire il riccio con il fenicottero pensando di indirizzarlo al disotto degli archetti del crocket i comportamenti della supposta mazza (il fenicottero) e palla (il riccio) non rispettano assolutamente il suo desiderio di avere oggetti inanimati che riflettano i principi della meccanica classica alla base del un gioco immaginato.

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Possiamo concludere che, così come il fenicottero e il riccio non possono essere considerati come degli oggetti inanimati del gioco del crocket, i consumatori non possono essere considerati come delle perfette macchine da scelta che determinano un paniere di beni che massimizza la loro supposta utilità sostituendo i beni l’uno con l’altro.

Feniotteri, ricci e consumatori mostrano un comportamento molto più complesso che va aldilà di semplici regole aritmomorfiche (codificabili con numeri e rappresentabili attraverso formule).

Contributi provenienti dai più svariati campi disciplinari, dalla biologia all'antropologia, dalle scienze sociali alla psicologia, ci insegnano che un autentico benessere è il portato di molteplici dimensioni: la sua complessità deriva appunto dal fatto che non è possibile ridurre la dimensione fisico-biologica a quella meccanicistica dell'utile.

Derivare una legge della domanda, che nell’ipotesi neoclassica è quella che determina l’andamento del processo produttivo, basando il comportamento del consumatore solo sul rapporto tra prezzi e quantità di beni, è una eccessiva semplificazione ed è fuorviante. Tale modello non solo non tiene conto dell’apprendimento e dell’influenza delle esperienze sul consumatore, ma si basa sulla premessa irrealistica che le famiglie possiedano una perfetta conoscenza di tutte le combinazioni tra prodotti e prezzi, con i quali ottimizzare l’impiego del proprio budget.

Mentre stava approfondendo la sua idea che la rappresentazione delle preferenze, su di un campo di beni cardinali misurabili, possa riflettere un residuo qualitativo, Georgescu-Roegen (il fondatore della teoria a fondi e flussi e della bioeconomia) arrivò a formulare quello che chiamò Principio di

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Complementarietà. Tale principio afferma che se un consumatore ha una certa quantità di un bene a, o di un altro bene b, che rappresentano un reddito equivalente, allora nessuna mescolanza dei due beni può essere equivalente a una delle due posizioni iniziali. Questo per la presenza di un residuo QUALITATIVO (effetto della maggiore diversità intrinseca della miscela), perciò non serve una verifica empirica: è sufficiente che la scelta sia influenzata dalla qualità. Inizialmente, l’Autore asserì che le mescolanze sono generalmente preferite; più tardi però affermò che: solo l’evidenza empirica può determinare il senso, positivo o negativo, in cui il residuo qualitativo influisce sulla proporzionalità! Ma, in ogni caso, il fantasma della QUALITA’ resta nascosto nella scelta che non è completamente RAZIONALIZZABILE come vorrebbe la teoria neoclassica.

I fenomeni della vita non sono così semplici, perché non tutti i loro aspetti hanno la trasparenza dei concetti aritmomorfici. Senza concetti dialettici le scienze della vita non potrebbero realizzare il loro compito

Il cambiamento qualitativo si sottrae alla schematizzazione aritmomorfica.

C’è un limite a ciò che possiamo fare con i numeri, come a ciò che possiamo fare senza di essi

A esempio, le notazioni:

0-1; VERO-FALSO; ETICO-NON ETICO

non sono la stessa cosa!!! Anche se in un computer si possono codificare con la stessa logica digitale.

Una grande influenza in ciò ha la conoscenza esosomatica legata al fatto che l’uomo può essere inteso anche un come animale sociale.

Il motto che riassume questa impostazione potrebbe essere quello dantesco del canto ventiseiesimo dell’Inferno:

Considerate la vostra semenza: fatti non foste per viver come bruti, ma per servir virtute e canoscenza.

Ma mano che vengono soddisfatti i bisogni primari di base, lo scopo ultimo del processo si allontana sempre di più dallo schema neoclassico di soddisfacimento di una astrattamente

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determinabile e determinata utilità derivata dal possesso di un “paniere di beni tra loro sostituibili”. In tale allontanamento il processo economico diventa l’idea di un flusso immateriale che perlopiù va a soddisfare “scopi ultimi” o “bisogni ultimi” alla base di un concreto ≪godimento della vita≫: proprio dal raggiungimento e soddisfacimento di quest’ultimo dipende il processo economico e il valore di ciò che produce.

Per Georgescu-Roegen, il godimento della vita non è un asettico concetto di equilibrio biologico vitale di un soggetto, ma deriva sia dal benessere derivante da beni materiali, sia dal benessere derivante dalla realizzazione delle aspirazioni e degli interessi di un individuo, legandosi alla qualità del tempo lavorativo e del tempo libero che l’individuo spende. In questa definizione viene implicitamente compresa anche la qualità relazionale della vita, che un individuo ha la possibilità di sviluppare all’interno di una determinata società.

Accrescono il godimento della vita il flusso dei beni di consumo e il godimento del tempo libero; lo diminuiscono, invece, le fatiche del lavoro.

Altro aspetto essenziale è che il processo economico, potendo assorbire solo energia ma non materia dall’ambiente esterno alla Terra, non può compiere lavoro per un tempo infinito; in altre parole «il movimento perpetuo è impossibile». Questo è alla base del fatto che per essere sostenibile un processo non deve tenere solo conto del fatto che i fattori possono essere scambiati tra loro in modo meccanicistico, ma che è indispensabile tenere conto del tempo. Quindi la formula di sopra va scritta più correttamente come:

e = (i1*l)+(i2*(1-l)) – (j*l)

Con: l a rappresentare iltempo di lavoro i1 e i2 di godimento per il tempo passato a consumare e per il tempo libero j di fatica

Il godimento della vita di un individuo, quindi, e influenzato dai beni di cui può disporre, dalla fatica del lavoro che sopporta per procurarseli e dal tempo libero che gli rimane. Un’affermazione all’apparenza banale, talmente banale che gran parte degli economisti non la prende in considerazione.

Il problema non è tornare poveri per diventare felici (cioè ritornare all’agricoltura tradizionale per produrre beni per l’autosostentamento), ma ridurre gli sprechi connessi all’ottica che benessere sia solo uguale a maggiore consumo di beni materiali per riscoprire come essere felici (cioè INNOVARE per produrre beni COMPLESSI E SEGMENTATI in grado anche di richiamare valori tradizionali). L’uomo ricco non può consumare che poco più dell’uomo povero. Oltre una soglia di ragionevole benessere, la ricchezza sembra avere un effetto negativo. Si deve perciò tenere conto

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di parametri alternativi, come ad esempio le relazioni interpersonali, i valori legati a famiglia, la qualità dei servizi offerti dalla Stato, la sanità, l’istruzione, la sicurezza e la fiducia nelle istituzioni

CONSUMATORE TRADIZIONALE UTENTE FILIERA LUNGA

CITTADINO-CONSUMATORE UTENTE FILIERA CORTA DI AZIENDE DI ZOOTECNIA E TURISMO

SOSTENIBILIIl consumatore fronteggia combinazioni alternative di diversi beni che non implicano né incertezza né rischio

Il cittadino-consumatore è soggetto alle leggi della termodinamica e della biologia che implicano incertezza e rischio. L'unità di analisi non è l'individuo, quanto la relazione circolare tra due o più sistemi (per esempio biosfera, società, organizzazioni complesse, famiglie ecc.).

Ipotesi di non sazietà. Il consumatore non è mai sazio: dato un paniere qualsiasi X'; allora X" è preferito a X' se X" è ottenuto aggiungendo a X' una quantità positiva di almeno un bene.

I bisogni del cittadino-consumatore sono (generalmente) saziabili.

Ogni punto X= (x,, x,, . . . , x,) delle curva di utilità è una « allocazione)) (o paniere, formato dalle quantità misurabili x, del bene 1, 2, . . . , n). Dati due panieri di beni X' e X", l'HO preferirà l'uno all'altro, o considererà le due alternative come indifferenti. L'indifferenza è una relazione simmetrica, la preferenza no. Scriviamo: X' P X" per la preferenza e X' I X" per l'indifferenza. La relazione di non preferenza N (la negazione di P) è transitiva. Cioè, se X' N X" e X" N X"', allora X' N X"'.

Il cittadino-consumatore è orientato dalla saggezza sistemica anziché dalla razionalità strumentale. Non mira alla massimizzazione di alcuna variabile semplice, quanto piuttosto a una condizione di equilibrio fra le più variabili. Ricerca la felicità intesa come pluralità di valori, tra loro (almeno parzialmente) irriducibili. La felicità/benessere dipende, tra l'altro, dalle relazioni tra i soggetti (reciprocità). Il cittadino-consumatore è caratterizzato dalla coesistenza di comportamenti di tipo competitivo (espansivo) con comportamenti di tipo cooperativo (di equilibrio)

Le preferenze del consumatore non cambiano nel tempo se non le influenziamo attraverso la pubblicità.

Le leggi economiche non sono universali bensì condizionate dal contesto storico, culturale e istituzionale (localismo).

Biodiversità, differenziazione paesistica e qualità

Un’altra importante considerazione che emerge dagli studi di Bioeconomia si ricollega al Principio di Complementarietà, in base al quale un individuo che può avere due beni, rappresentanti un reddito equivalente, generalmente preferisce una mescolanza di questi, fatto salvo una verifica empirica ed eventuali eccezioni legate alla natura particolare dei beni considerati. Analogamente, anche il benessere degli individui della popolazione H, non solo è maggiore se vi è una presenza di una certa mescolanza tra flussi e fondi, ma tale mescolanza è necessaria.

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Le innovazioni per la zootecnia e il turismo sostenibili

Come sopra visto, nel settore di mercato di nostro interesse le produzioni agricole e comportamento del consumatore si allontanano di molto da quello che è un approccio meccanicistico che tipicamente serve a produrre prodotti di base per altri settori (commodities)

Questo permette di affermare che sia oggi possibile individuare uno o delle nicchie di mercato dove cercare di soddisfare bisogni emergenti dei cittadini-consumatori alla ricerca di prodotti sostenibili, che cioè siano prodotti secondo una approccio che tenga conto della specificità territoriale (i fondi) dai quali nascono e che soddisfino non tanto i loro bisogni “primari” come “alimenti” ma che offrano loro “cibo per l’anima e per lo spirito” cioè per il “godimento della vita” in tutti i suoi aspetti più profondi e complessi.

IN TERMINI DI MARKETING QUESTO AL GIORNO D’OGGI VIENE CHIAMATO PASSARE A BENI CON ALTO CONTENUTO DI SERVIZIO!!!!

Cioè INNOVARE e passare da prodotti “alimenti”, che in genere trovano sul mercato globale dei prodotti che competono sul prezzo, a prodotti simbolici, dove la differenza percepita consente di avere un incremento del valore aggiunto. Cou uno slogan, se si vuole, significa passare da:

AGRICOLTURA AD AGRICULTURA

Ciò attraverso la reintroduzione dell’importanza della dimensione storica, di quella istituzionale, di quella sociale e di quella antropologica, assolutamente fondamentali per l’elaborazione di una strategia produttiva nel contesto della zootecnia e del turismo sostenibili.

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L’importanza della filiera corta

Un approccio che si è molto diffuso per realizzare gli obittivi di innovazione di cui sopra si sono definiti i contorni riguarda l’attivazione di processi produttivi a filiera corta in sostituzione di quelli a filiera lunga.

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Le imprese agricole, di fronte alla possibilità di incontrare direttamente il consumatore finale, hanno attivato processi di riorganizzazione aziendale finalizzati a favorire:

• la diversificazione interna delle attività aziendali, con l’ottenimento di una gammadi prodotti/servizi e la creazione di occasioni di integrazione del reddito e di occupazione;• l’organizzazione e la vendita di risorse, prodotti, attrazioni (sia integrandosi con altreimprese agricole, sia con altri soggetti non agricoli) con l’avvio di nuovi sistemidi gestione dell’azienda e la creazione di un nuovo rapporto con il territorio eil contesto locale in cui l’azienda è inserita ( Di Napoli, 1994).

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Infatti, in senso restrittivo si potrebbe dire che l’agriturismo attiene ai servizi di ospitalità e ristorazione, spesso in congiunzione alla vendita di prodotti aziendali (Sotte, 2006). Ma in realtà la gamma dei servizi agrituristici si differenzia ulteriormente per:

a) tematizzazioni: percorsi eno-gastronomici, “Strade del Vino”, “Strade dell'Olio”, “Città del Pane” o

del Tartufo o Formaggio percorsi d’arte ecc. Da qui l'idea di unire aziende diverse su di un unico percorso ideale di condivisione di prodotti gastronomici e enologici che ha felicemente realizzato il connubio fra turismo agricolo e turismo enogastronomico. E’ così possibile seguire itinerari preposti ed organizzati per degustare, conoscere ed acquistare le più svariate tipologie di prodotti, garantiti per genuinità e originalità, provenienza della materie prime e metodi di lavorazione (Bortone, 2011). Vengono definiti come percorsi segnalati e pubblicizzati con appositi cartelli, lungo i quali risiedono valori naturali, culturali e ambientali, vigneti e cantine di aziende agricole singole o associate, aperte al pubblico; esse costituiscono uno strumento attraverso il quale i territori per esempio vinicoli e le relative produzioni possono essere divulgati, commercializzati e fruiti in forma di offerta turistica (legge 268/99 art.1 comma 2) (Gobbi, 2011)

Turismo verde: il turismo dei Parchi è sempre più diffuso, nel quadro di una politica di fruizione del patrimonio naturalistico che tende a fare del parco naturale un vero e proprio polo di sviluppo economico (Bortone,2011).I Parchi sono mete molto ambite dai turisti, quella che prima era considerata una “nicchia”, oggi sta diventando una forma molto richiesta di turismo, per il desiderio e la ricerca di una vacanza tranquilla, lontana dalle nevrosi e dal caos degli

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stabilimenti balneari affollati e per la maggiore sensibilità e interesse verso l’ecologia e la natura. (Bortone, 2011)

Turismo storico-culturale: sempre più turisti decidono di trascorrere le loro vacanze all’interno di strutture agrituristiche per visitare e riconoscere monumenti e spazzi si diversi periodi storici, per poter riscoprire tradizioni popolari e locali che ancora oggi sopravvivono e vengono tramandate nelle zone rurali del nostro Paese. Già da qualche anno questa motivazione si affianca a quella più tradizionale della vacanza balneare, anche per gli italiani per cui è consuetudine soggiornare in una destinazione di mare e, contemporaneamente, visitare i principali paesi limitrofi che abbiano qualche interesse storico o culturale, partecipare alle sagre ed alle feste, visitare mostre e musei ed acquistare i prodotti tipici locali, siano essi enogastronomici o di artigianato. (Bortone, 2011)

b) Ruolo socio-culturale: fattorie didattiche: in queste strutture il ruolo socioculturale dell’agriturismo assume

caratteristiche più specializzate ed incisive, con la creazione di una vera e propria fattoria didattica rivolta in modo particolare agli studenti, ma anche alle associazioni, e in più generale a gruppi organizzati. Le fattorie didattiche propongono generalmente corsi di preparazioni alimentari (conserve, pane, insaccati, formaggi, gastronomia), di osservazione ecologica ed educazione ambientale, di produzione agricola, come visita all’azienda e illustrazione delle diverse fasi del ciclo produttivo di ciascuna coltivazione o allevamento (Bortone, 2011)

agrinido: con il termine agrinido si intende una struttura di accoglienza realizzata all’interno di un’azienda agricola destinata ad accogliere bambini fino all’età di 3 anni, o dai 3 a sei anni (agriasilo). Il numero di queste strutture sta crescendo in modo notevole in questi anni poiché, è sempre maggiore la richiesta da parte delle famiglie che i figli crescano in un ambiente famigliare, semplice e naturale. (Meneguzzi, 2010)

aziende museo laboratori artistici, scuole d’arte iniziative di valorizzazione della cultura rurale;

c) agricoltura sociale: nasce come di interazione tra diversi settori: agricoltura, diversificazione aziendale e multifunzionalità, servizi socio-sanitari, reti di comunità, mercati della reputazione, domanda sociale di servizi da parte delle popolazioni in ambito rurale ed urbano. Nei confronti degli utenti, l’agricoltura sociale fa leva su diversi campi di azione che la rendono adattabile ad un largo numero di bisogni e di categorie di persone, nell’organizzazione di servizi della rete di protezione sociale. L’agricoltura sociale infatti, contiene al suo interno molte tipologie di sevizio, può offrire risposte di tipo co-terapeutico, educativo, formativo, inclusivo, di servizio, per una ampia gamma di persone (con disabilità fisica e mentale/psichiatrica, con dipendenze, a bassa contrattualità nell’inserimento lavorativo, migranti, vittime di tratta, minori,

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bambini, anziani). le pratiche più diffuse nell’agricoltura sociale sono considerate quelle che fanno uso di piante ed animali in ambienti confinati e dove non è presente un processo con un significato produttivo. E’ il caso della pet-therapy, o di attività di giardinaggio, che pure ricadono nell’ombrello più ampio del green care. ( Di Iacovo, 2011)

Negli specifici campi di azione, le pratiche dell’agricoltura sociale sono diversamente condotte da:

Aziende agricole e strutture co-terapeutiche che organizzano servizi specifici e mirati (ad es per persone con disagio psichico o mentale) mediante l’organizzazione di attività mirate, tra cui attività e terapie assistite con animali (l’ippoterapia ne è un esempio) o le pratiche orti-colturali

Aziende agricole produttive di inclusione terapeutica sociale e lavorativa, che fanno leva su processi produttivi ordinari presenti in azienda per facilitare percorsi di co-terapia rivolti a persone con disagio psichico o mentale, adulti o minori, o di inclusione sociale e lavorativa per persone con disabilità o soggetti a bassa contrattualità;

Aziende agricole attive nei servizi civili - sia in aree rurali, sia perturbane - valorizzano le economie di scopo e gli spazi aziendali per organizzare servizi destinati a bambini (che rientrano sia nella categoria della agricoltura sociale che socioculturale), anziani, (con strutture diurne di accoglienza, alloggi di emergenza per persone con difficoltà abitativa o per l’erogazione di servizi di prossimità).

Aziende agricole pubbliche di formazione al lavoro, si tratta normalmente di strutture o parti di attività realizzate in strutture penitenziarie pubbliche che si dotano di proprie aziende agricole a fini di formazione al lavoro.(Di Iacovo, 2011)

Infine vanno comprese nell’allargamento tutte le iniziative di cura dell’ambiente e del paesaggio sia come servizi ai privati, che (più spesso) come fornitura di servizi pubblici:

a) progettazione, cura e gestione del verde pubblico e privato, urbano e rurale;

b) gestione della natura e del paesaggio, difesa idrogeologica; c) prevenzione spegnimento incendi e cura foreste; d) produzione di energia (eolica, biomassa); e) gestione riserve faunistico-venatorie, caccia e pesca; f) lavori pubblici (manutenzione opere pubbliche, spalatura neve) con i mezzi agricoli; g) protezione civile (Sotte, 2006)

L’importanza dei network per attirare i flussi

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La competitività delle imprese agricole che hanno scelto la via della rilocalizzazione, tuttavia, deriva anche dalla capacità di creare configurazioni relazionali in grado di deviare a proprio favore i flussi di risorse. Questo approccio è fondamentale

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