Tesina Di Psicologia 1 - La Memoria

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 Corso di Laurea in SCIENZE MOTORIE Allievo ALICATA ALESSANDRO MATRICOLA 010025 Tesina di Psicologia I Docente Prof. DELFINI PIETRO Titolo: LA MEMORIA Anno accademico 2008-09

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Corso di Laurea in SCIENZE MOTORIE

Allievo ALICATA ALESSANDRO

MATRICOLA 010025

Tesina di Psicologia I 

Docente

Prof. DELFINI PIETRO

Titolo: LA MEMORIA 

Anno accademico 2008-09

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La memoria è quella funzione psichica volta all'assimilazione, allaritenzione e al richiamo di informazioni apprese durante l'esperienza. Nonesiste alcun tipo di azione o condotta senza memoria (ad esempio nellecondotte sociale, oppure nei fenomeni di rinforzo nell'apprendimento

animale). La memoria, detta anche funzione mnestica, non risultanecessariamente stabile a parità di contenuti o classi di stimoli. Èinfluenzata da elementi affettivi (come emozione e motivazione), oltreche da elementi riguardanti il tipo di informazione da ricordare. Questafunzione psichica si delinea come un processo legato a molti fattori, siacognitivi che emotivi, e come un processo eminentemente attivo, non, oalmeno non solo, di un processo automatico o incidentale. Questo  processo si configura allora come un percorso di ricostruzione econcatenamento di tracce piuttosto che come un semplice

immagazzinamento in uno statico spazio mentale.Sigmund Freud connette alla dimenticanza e all'oblio meccanismi didifesa quali la repressione e la rimozione. A titolo esemplificativodell'approccio psicodinamico dello studio della memoria, Freud mette inevidenza un processo di allontanamento attivo dei contenuti minacciosi,che tendono a rimanere inconsci.1 La memoria non è semplicemente elaborazione di idee, sentimenti edemozioni passate, nonostante il senso comune la consideri così. Ancheessere consci di sé è un atto di memoria. La capacità di integrare nuoveinformazioni o combinare diversamente informazioni note richiede unaforma di memoria legata alla coscienza di ciò che è qui e ora. Tutti icompiti che svolgiamo quotidianamente richiedono la presenza di atti dimemoria – “presente consapevolezza” (nella definizione di Baddeley eWilkins – 1984 – e di Meacham e Leiman 1982). Ricordare un numero ditelefono o suonare il violino richiedono processi mnestici diversi: espliciil primo, implici il secondo; tuttavia, entrambi richiedono un’integrazionedi passato e presente.Perché ci sia ricordo, deve essersi verificata una qualche forma diapprendimento. L’informazione deve essere acquisita (codifica),

conservata (ritenzione) e reperita per il suo utilizzo (recupero). Queste trefasi non sono necessariamente sequenziali e ma rappresentano lo schemadi funzionamento del processo di memoria.La Codifica: si riferisce all’elaborazione dell’informazione per il suosuccessivo inserimento in memoria (es. suddividere un numero ditelefono in gruppi di numeri cui è possibile attribuire un significato) ed èdiversa per ciascun individuo.La strategia più comune per immagazzinare l’informazione è laripetizione. Uno stesso contenuto può essere registrato in memoria

1 Nozione presa dal sito: http://www.wikipedia.it “Portale di Psicologia”.

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tramite un certo codice (visivo, fonologico, motorio, semantico…) oppuretramite più codici (codifica multidimensionale). Il codice è un insieme diregole e operazioni tramite le quali la mente trasforma l’informazione inuna forma che può essere conservata in memoria.

Il recupero dell’informazione avviene attraverso il processo inverso didecodifica.Gli studiosi distinguono due tipi di codifica: superficiale e profonda,secondo la quantità di elaborazione cui lo stimolo è sottoposto (1972).Più profonda è l’elaborazione, più probabile è la ritenzione a lungotermine. La qualità e la quantità dell’informazione recuperata dipendonoin modo cruciale dalle connessioni fra tracce di memoria(es.il colore dellacamicia, la persona seduta accanto,…) Nel 1940 Katona riteneva che lachiave di tutto fosse l’organizzazione e che questa fosse un processo

inseparabile dalla memoria. Memorizziamo bene quando scopriamo un“ordine” da dare al materiale. Nel 1956 Miller ha coniato il termine chunk   per definire le unità di base dell’informazione in memoria. Il processo dichunking consiste nell’organizzazione del materiale in più ampie unitàdotate di significato. Il chunk, in quanto unità di base di informazione, può essere una sola lettera o un gruppo di lettere dotate di significato. Ilchunking facilita i processi di codifica e recupero dell’informazione poiché riduce la quantità di materiale da elaborare. È stato dimostrato chel’apprendimento è più facile se gli item da ricordare vengono presentati in  blocchi della stessa categoria, ma che si tende spontaneamente a far ricorso a strategie di chunking anche con item che apparentemente nonhanno nulla in comune (Tulving – organizzazione soggettiva). Lacapacità di ricordare organizzando il materiale in unità dotate disignificato si sviluppa con l’età. Sembra che i bambini non facciano usodi alcuna strategia. Le prime strategie di ripetizione (rehearsal)compaiono verso 7 anni di età e sono di tipo non cumulativo (i bambiniripetono una parola alla volta), mentre le strategie di ripetizione degliadulti sono di tipo cumulativo (ripetere gruppi di parole).2 

Tra i padri fondatori della Psicologia della Memoria c’è HermannEbbinghaus. Dopo aver rinvenuto su di una bancarella a Parigi il testo "elementi di psicofisica " di Gustav Fechner, Hermann Ebbinghaus (1850-1909), psicologo tedesco, decise di dedicarsi interamente allo studio dellamemoria.  Nel 1885 pubblicò il libro "Sulla memoria", testo che rappresenta una pietra miliare della psicologia.  Nel 1890 fondò la "rivista di psicologia e fisiologia degli organi disenso".

2 Tratto da: ”Psicologia della memoria” di Brandimonte.

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Ebbinghaus non disponeva di un laboratorio, e svolse le sue ricerche inrelativa solitudine, senza alcun collegamento con le università del tempo. Nonostante questo, il suo lavoro è estremamente rigoroso.L'autore imparava scrupolosamente a memoria gruppi di sillabe senza

senso (facendole scorrere in un dispositivo detto mnemometro ) , per cercare di capire come influiscono sulla memoria fattori come il numerodi ripetizioni.In psicologia esistono tre modi per valutare la memoria:1) prove di rievocazione : si chiede alla persona di richiamare alla menteciò che ha memorizzato in precedenza;2) prove di riconoscimento : si mostra al soggetto un insieme di oggetti ofotografie e si chiede di riconoscervi cose già viste in precedenza;3) prove di riapprendimento : si impara due volte la stessa lista di sillabe

in due sedute successive e a distanza di tempo. L'apprendimento dellalista nella seconda seduta è naturalmente facilitato. Il risparmio di lavoronella seconda seduta, restituisce la misura della memoria accumulatanella prima.Lo psicologo tedesco utilizzò quest'ultimo metodo. Nel corso delle sue ricerche, Ebbinghaus arrivò ad alcune conclusioni chesono state sostanzialmente confermate dalle ricerche successive, traqueste ricordiamo:1) L'effetto del superapprendimento: aumentando il numero di ripetizionila memorizzazione cresce fino ad una certa soglia;2) la curva dell'oblio: la memoria dei dati appresi in una determinatasessione diminuisce con il passare delle ore e dei giorni. L'oblio è piùmarcato nelle prime ore e meno dopo un certo numero di ore. Le tracce, passato il primo indebolimento, diventano più tenaci;3) l'apprendimento massivo e distributivo: distribuire il carico diapprendimento su più sessioni rende la memorizzazione più facile chetentare di apprendere tutto in una sola volta. Per ricordare meglio, bisogna suddividere l'apprendimento in più sedute distanziate;4) l'effetto seriale: la posizione delle sillabe è importante ai fini della

memorizzazione. Le prime e le ultime sillabe di una lista, si ricordano piùfacilmente di quelle di mezzo.  Nel 1885, grazie alle numerose ricerche sperimentali, lo scienziatotedesco stabilisce quella che passerà alla storia come "legge diEbbinghaus":"tra l'ampiezza del materiale da memorizzare e il tempo di apprendimentovi è un rapporto costante".L'approccio di Ebbinghaus alla memoria viene definito associazionismo .L'impostazione associazionista, tipico degli empiristi inglesi del XVIII e

del XIX secolo (come Locke, Berkeley, Hume, James Mill, John StuartMill), oggi è fortemente criticato, in quanto si ritiene che pone troppo

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l'accento sull'apprendimento meccanico e poco sul significato delmateriale da memorizzare. Nella vita reale, in effetti, l'apprendimento è strettamente legato ad altrifattori, come la motivazione, il significato, la preparazione culturale del

soggetto ed altro (Ebbinghaus, ricordiamolo, studiava sillabe senzasenso).Gli psicologi della Gestalt criticheranno l'approccio associazionista einsisteranno sulla necessità di un apprendimento intelligente e non " pappagallesco ".Come ha fatto notare lo psicologo inglese Bartlett, nella memorizzazionecorretta di un testo, il senso e il retroterra culturale del soggetto svolgonoun ruolo decisivo.

Frederic Bartlett (1932) seguì invece un approccio strutturalista, usandostimoli di tipo naturale. E viene data grande importanza alle differenzeindividuali. Un classico esempio di approccio strutturalista allo studiodella memoria è fornito dal concetto di schema di Bartlett, definito comeelemento dotato di senso, caratterizzato da un contenuto e da un processo,che veicola il processo di codifica ritenzione e richiamo mnesticomediando il ricordo di informazioni successive. Bartlett individuò lestrategie individuali messe in atto nell'atto del ricordare e dell'apprendereinsieme a tutti i processi di aggiustamento, razionalizzazione, edancoraggio che caratterizzano questi processi. Entro queste strategie tuttii ricordi memorizzati sono caratterizzati dal fatto che sono dotati di senso  per la persona che ricorda. Fu professore di psicologia sperimentaleall'Università di Cambridge dal 1931 fino alla cessazione della propriaattività nel 1951. Con Kenneth Craik fu responsabile per l'istituzione delReparto di Psicologia Applicata Medical Research Council in Cambridgenel 1944. Fu uno dei precursori della psicologia cognitiva.

La memoria non è semplicemente elaborazione di idee, sentimenti edemozioni passate, nonostante il senso comune la consideri così.

Anche essere consci di sé è un atto di memoria. La capacità di integrarenuove informazioni o combinare diversamente informazioni note richiedeuna forma di memoria legata alla coscienza di ciò che è qui e ora. Tutti icompiti che svolgiamo quotidianamente richiedono la presenza di atti dimemoria – “presente consapevolezza” (nella definizione di Baddeley eWilkins – 1984 – e di Meacham e Leiman 1982). Ricordare un numero ditelefono o suonare il violino richiedono processi mnestici diversi,rispettivamente espliciti e impliciti, che però richiedono un’integrazionedi passato e presente.

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Il Sistema di memoria è la struttura in grado di conservare l’informazionenel tempo.

I SISTEMI DI MEMORIA

Distinzione tra:

Sistemi di memoria esternaSistemi di memoria interna

Un sistema di memoria esterno può essere descritto in termini di proprietàquali la capacità, il codice, la velocità di codifica e di recupero, lasuscettibilità alle interferenze e altri parametri.

•  Acquisizione e codificazione, recepimento dello stimolo etraduzione in rappresentazione interna stabile e registrabile inmemoria. Lavoro di categorizzazione ed etichettatura legato aglischemi e alle categorie preesistenti.

•  Ritenzione ed immagazzinamento. Stabilizzazionedell'informazione in memoria e ritenzione dell'informazione stessa per un determinato lasso di tempo.

•  Recupero. si riferisce al modo in cui l’informazione viene estrattada un sistema;

 L’acquisizione dell’informazione (processo di apprendimento)

La memoria non è la stessa cosa dell'apprendimento. Quest'ultimo  presuppone la capacità di conservare una precedente esperienza eindica la capacità di modificare un comportamento in rapporto aquanto si è appreso. P.es., se un insegnante esige l'acquisizionecorretta di 10 formule matematiche, impegna la memoria di uno

studente; se poi propone la soluzione di un problema chiedendo diapplicare quelle formule, esige l'intervento di un apprendimento.Quindi l'apprendimento serve per scoprire o applicare delle leggigenerali di azione nei fatti particolari. Si potrebbe anche dire che lamemoria rende testimonianza al passato, mentre l'apprendimento dàun valore al passato, per comprendere il presente e progettare ilfuturo. Il fatto di avere una grandissima memoria non sta di per sé adindicare che si è capaci di apprendimento (in quanto anche ideficienti mentali possono avere una spiccata capacità mnemonica).

In sostanza, l'apprendimento lo si verifica nel momento in cui il

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soggetto deve manifestare il proprio comportamento per adattarsi aun ambiente mutato.La strategia più comune per immagazzinare l’informazione è la suareiterazione (reharsal). La codifica è un processo attivo che richiede

l’attenzione selettiva nei confronti del materiale da codificare (cfr.attenzione). Tulving e Thomson (1973) hanno enunciato l’importante principio della specificità di codifica, secondo cui “soltanto ciò che èstato immagazzinato può essere recuperato e il modo in cui qualcosa  può essere recuperato dipende dal modo in cui è statoimmagazzinato”. Rifacendoci al fenomeno del cocktail party giàmenzionato, si potrebbe ipotizzare che, benché siano in qualchemodo registrati tutti i messaggi, solo alcuni sono immessi inmemoria (Shiffrin, 1988). Il processo di memorizzazione potrebbe

dunque dipendere dalla quantità/tipo di attenzione richiesta per codificare il materiale, e potrebbe essere favorito se questo ha unarilevanza personale (autobiografica) per l’individuo (self-referenceeffect, Roger, Kuiper e Kirker, 1977). La codifica si riferisceall’elaborazione dell’informazione per il suo successivo inserimentoin memoria (es. suddividere un numero di telefono in gruppi dinumeri cui è possibile attribuire un significato) ed è diversa per ciascun individuo.Lo stesso contenuto, inoltre, può essere registrato in memoria tramiteun codice (visivo, fonologico, semantico, motorio…) oppure tramite  più codici (codifica multidimensionale). Il codice è un insieme diregole e operazioni tramite le quali la mente da all’informazione inuna forma che può essere conservata in memoria. La decodifica è il  processo inverso, tramite il quale la mente recupera l’informazionedalla memoria. Gli studiosi affermano l’esistenza di due livelli dicodifica: superficiale e profonda, secondo la quantità di elaborazionecui lo stimolo è sottoposto (Crack, Lockhart 1972). Più profonda èl’elaborazione, più probabile è la ritenzione a lungo termine. Adesempio è più probabile qualcosa che sia stato elaborato tramite

connessione ad altri elementi con significato. Queste connessionisaranno cruciali per il recupero dell’informazione. Nel 1940 Katonariteneva che la chiave di tutto il processo fosse l’organizzazione,  processo inseparabile dalla memoria, tramite la quale item diversivengono organizzati, secondo determinate caratteristiche, incategorie di ordine superiore dette anche unità concettuali (Lockhart)o percettive (Wertheimer).  Nel 1956 Miller ha coniato la definizione di chunk per definire leunità di base di informazione di memoria. Il processo di chinking

consiste nella suddivisione del materiale da ricordare in unità disignificato più ampio. Il chunk, in quanto unità di base di

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informazione, può essere una sola lettera o un gruppo di letteredotate di significato. Il chunking facilita i processi di codifica erecupero dell’informazione poiché riduce la quantità di materiale daelaborare; in generale tutti i processi di organizzazione sono più

efficaci a questo scopo.

 LA RITENZIONE 

Ci sono due meccanismi di immagazzinamento delle informazioni,uno per la memoria a breve termine (MBT) e uno per la memoria alungo termine(MLT).Nelle memoria temporanea (a breve termine) siverifica un rapido deterioramento delle informazioni, mentre lamemoria a lungo termine conserva leinformazioni in modo

sostanzialmente stabile.L'informazione che arriva alla MBT, se non èoggetto di attenzione, comincia subito a cancellarsi anche se,mediante una ripetizione, può essererestaurata.La capacità dellamemoria a breve termine è quindi limitata: se un'informazione nonviene ripetuta con sufficiente frequenza, scompare. Il complessodeidati presenti in ogni istante nella memoria a breve termine vienedetto "cuscinetto di ripetizione". L'informazione viene conservata nel"cuscinetto"finché non è trasferita nella memoria a lungo termine ofinché non è rimpiazzata da una nuova.La memoria a lungo terminesi considera essere virtualmente illimitata, ma la riattivazione diun'informazione può essere impedita dall'incompletezzadelleassociazioni necessarie alla sua identificazione.Possiamo definire il processo di recupero dell'informazione nellamemoria a breve termine come un processo seriale: maggiori sonogli items in memoria, e più lungo è il processo di ricerca di essi.Steve Sternberg valutò la velocità dei processi di recupero, con valoricompresi tra i 25 ed i 30 simboli al secondo (circa 33 millisecondi  per simbolo!). Facendo un paragone con un sistema di schedaturaclassico, nella memoria a lungo termine si arriva direttamente al

casellario giusto, ma successivamente si deve rintracciare la schedaesatta al fine di trovare il ricordo specifico che si vuole recuperare.Con esperimenti ingegnosi, nel 1960 George SPERLING ha potutodimostrare l’esistenza di un altro tipo di memoria, di durata moltoinferiore a quella della memoria a breve termine e a volte chiamataULTRABREVE.Negli esperimenti di Sperling tale memoria riguardala percezione visiva immediata. Per questa ragione essa è stata poichiamata MEMORIA ICONICA.In anni successivi Neisser e altri hanno dimostrato che esiste una

memoria ultrabreve anche per la percezione uditiva, chiamataMEMORIA ECOICA.

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Sperling ha condotto esperimenti in cui ai soggetti veniva presentato  per un tempo brevissimo (decine o centinaia di millisecondi) un pattern visivo costituito da una matrice di lettere avente una formadel tipo:

V X T SR G Y BK M H Z

Dopo la scomparsa dello stimolo il soggetto doveva ricordare ilcontenuto della matrice. Nei primi esperimenti Sperling usava uncompito di RIFERIMENTO TOTALE: il soggetto doveva riferireil contenuto di TUTTA la matrice. Ovviamente la prestazioni deisoggetti erano piuttosto scarse: non più di 4 o 5 lettere su un totaledi 12, in accordo con quanto si era appena trovato relativamente

alla memoria a breve termine. Tuttavia, dato che alcuni soggettiriferivano di aver memorizzato TUTTA la matrice, ma di non saper richiamare questa informazione, Sperling introdusse un nuovo tipodi compito, chiamato RIFERIMENTO PARZIALE. Nel riferimento parziale il soggetto deve riferire il contenuto solodi UNA PARTICOLARE RIGA della matrice presentata.Tuttavia, dato che il soggetto non deve conoscere in anticipo qualeriga gli verrà richiesta, lo sperimentatore gli comunica la rigadesiderata facendogli sentire, DOPO LA SCOMPARSA DELLAMATRICE, un SUONO:• ALTO, se va riferita la prima riga• MEDIO, se va riferita la riga intermedia• BASSO, se va riferita l’ultima rigaLa variabile indipendente, manipolata dallo sperimentatore, è laDURATA dell’intervallo di tempo tra la scomparsa della matrice ela comparsa del suono.Con questa tecnica, Sperling ha scoperto che, se la durata di questointervallo di tempo era abbastanza piccola (non oltre i 250 o, almassimo, 500 millisecondi), allora la prestazione dei soggetti su

una singola riga era molto buona: ricordavano 3 o addirittura 4lettere su 4. Se invece la durata di questo intervallo aumentava, la prestazione dei soggetti decadeva rapidamente. Dato che i soggettinon sapevano in anticipo quale riga della matrice dovevano riferire,le loro buone prestazioni indicano che avevano memorizzatoTUTTA la matrice. Tuttavia, dato che le prestazioni decadevanodopo 250 o 500 millisecondi, questa memoria era, anche se digrande capacità, ULTRABREVE.Successive ricerche hanno confermato e ampliato quanto scoperto

da Sperling. Ogni modalità sensoriale specifica sarebbe associataad una memoria dovuta alla persistenza di breve durata

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dell’eccitazione prodotta dalla stimolazione sui recettori sensoriali.Queste memorie vengono oggi chiamate REGISTRISENSORIALI. Casi particolari sono la MEMORIA ICONICA(oggi stimata intorno al secondo) e la MEMORIA ECOICA

(stimata tra 1 e 4 secondi).Caratteristiche generali dei registri sensoriali:1. specifici nella modalità2. relativamente grandi nella capacità, ma di brevissima durata3. lo stimolo è poco elaborato

IL MODELLO GENERALE DELLA MEMORIA(Atkinson e Shiffrin, 1968)

INPUT SENSORIALE

REGISTRI SENSORIALI

MEMORIA A BREVE TERMINE  RIPETIZIONE INTERNA

MEMORIA A LUNGO TERMINE

  Nel modello di Atkinson e Shiffrin non si descrive ilfunzionamento dettagliato della memoria a lungo termine, ma soloquello della memoria a breve termine. In particolare, si supponeche essa abbia una struttura A PILA: l’ultima informazione entratasi sovrappone a quelle precedenti, in modo tale che la più vecchia(quella in fondo alla pila) viene eliminata dalla memoria.Inoltre la probabilità che una informazione passi dalla memoria a  breve termine a quella a lungo termine dipende da quantol’informazione è riuscita a rimanere nella memoria a breve termine,

grazie alla RIPETIZIONE INTERNA e, quindi, grazie all’entitàdelle elaborazioni cui è stata sottoposta.

 IL RECUPERO DELL’INFORMAZIONE 

  Nel 1967 Neisser formalizzerà i principi del nuovo modello  psicologico e darà vita al paradigma dello Human InformationProcessing (HIP). Neisser ipotizzò che esistano diversi stadi dielaborazione dell’informazione. Oggi sappiamo, invece, che

l’elaborazione cognitiva non dipende solo dallo stimolo, ma anchedalle aspettative del soggetto, dalle sue caratteristiche e interessi

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individuali (come sottolineato dallo stesso Neisser, 1976,attraverso il concetto di schema). Neisser ha proposto un modellocircolare che tenesse conto dell’impostazione ecologica. L’autore  parte dall’idea che noi possediamo una sorta di mappa cognitiva

del mondo, costituita da schemi cognitivi, che ci guida nell’azionee nell’esplorazione del nostro ambiente.Sulla base di tale mappaelaboriamo una serie di aspettative sugli eventi e applichiamo inostri schemi all’ambiente (selezionando alcune informazioni,  piuttosto che altre). A volte ci imbattiamo in informazioniinaspettate (disponibili nell’ambiente) che ci portano a modificare inostri schemi e la nostra mappa cognitiva.Il recupero si riferisce al modo in cui l’informazione viene estrattadal sistema.

Il recupero può avvenire attraverso:

•  Riconoscimento•  Rievocazione

Il riconoscimento del materiale appreso è generalmente piùsemplice della rievocazione, in quanto il soggetto devesemplicemente stabilire se si tratta di materiale presentato in precedenza oppure no.La rievocazione può essere seriale, libera o guidata.La rievocazione seriale è la più complessa, perché il soggetto deverecuperare le informazioni nell’ordine in cui le ha apprese; larievocazione libera è un po’ più semplice perché non vi sonovincoli al recupero. Infine, la rievocazione guidata è la piùsemplice in quanto vengono forniti dei suggerimenti.Gli studi sulla rievocazione hanno evidenziato che le prime parolee le ultime parole di una lista vengono ricordate meglio, tali effetti

vengono definiti primacy e recency. Un altro effetto noto riguardala distribuzione dell’esercizio, frazionare lo studio del materiale in  più sessioni ha effetti benefici sulla rievocazione e determina prestazioni migliori rispetto allo studio massivo.Il riapprendimento si riferisce al processo di riacquisizione dialcune informazioni, memorizzate in precedenza, che sembravanoessere state dimenticate.In genere la fase di riapprendimento è più breve rispetto all’apprendimento originario.

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L’OBLIO NELLA MEMORIA UMANA

L’ Oblio è la perdita di informazioni nel sistema di memoria.Senza oblio la memoria diventerebbe un magazzino saturo,

nell’impossibilità di ricevere nuove informazioni.Fatori influenti sull’oblioDescriviamo i principali fattori che favoriscono o determinal’entità dell’oblio delle informazioni nel sistema di memoria.

1. Tempo- In generale: più è lungo l’intervallo di ritenzione (intervallo traapprendimento e la rievocazione) minore è la percentuale dimateriale che si ricorda.

Di solito, l’oblio è molto rapido all’inizio (si perde oltre il 50 per cento del materiale dopo un’ora), poi va rallentando per stabilizzarsi nel tempo con il passare dei giorni.Vi sono però molte eccezioni a questa regola generale:Spesso si ricordano molto bene eventi accaduti molti anni prima,ma ci si può dimenticare il nome di una persona che ci viene presentata non appena abbiamo finito di stringerle la mano.

2. Accuratezza (a livello di codifica): l’accuratezza con cuil’informazione è stata appresa (codificata) originariamente.

3. Esperienza (a livello di ritenzione): le esperienze dell’individuodurante il periodo di ritenzione

4. Contesto (a livello del recupero) : le condizioni in cui vieneoperato il recupero.5. Distrazione e i problemi di attenzione:Distrazione: focalizzazione dell’attenzione su elementi diversi

rispetto al materiale-bersaglio da apprendere e da ritenere.

Tipi di distrazioni:1. distrazione al momento della codifica dell’informazione (è comese non venisse registrata)2. distrazione nella fase di recupero del materiale giàimmagazzinato (si tratta di una distrazione temporanea).

La selezione delle risorse attentive

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a. In entrambi i casi di distrazione si è in un problema di selezionedelle risorse attentive che consente di mettere a fuoco, di codificaree di ritenere certi item anziché altri. b. Se si presta attenzione alle informazioni nel momento in cui vi

vengono presentate, una distrazione immediatamente successiva può produrre una perdita di informazione. Per non dimenticare, ènecessario allora sia prestare attenzione all’informazione nelmomento della codifica, sia non essere distratti nel periodoimmediatamente successivo.In un esperimento i soggetti udivano dei trigrammi consonanticicome P, T, K o L, C, J, che dovevano essere rievocati dopo unintervallo di ritenzione variabile dai 3 ai 18 s. I soggetti, se eranoimpegnati soltanto in questo compito, lo eseguivano alla

  perfezione. però durante l’intervallo di ritenzione dovevanocompiere un compito distraente (contare all’indietro per tre), larievocazione diventava praticamente nulla dopo 18 s.

L’interferenza di altri ricordi

La capacità di ricordare qualcosa può essere interferita dal ricordodi altro materiale, soprattutto se queste sono simili o legateconcettualmente al materiale da ricordare.Interferenza di altri ricordi: quanto più sono simili gli item da

ricordare tanto maggiore è la probabilità di fare confusione fra diessi e quindi tanto maggiore è l’oblio.Interferenza retroattiva: particolare tipo di interferenza di altriricordi. Essa rappresenta l’interferenza prodottadall’apprendimento di un nuovo materiale sull’apprendimento divecchio materiale appreso precedentemente.Interferenza proattiva: particolare tipo di interferenza di altriricordi. Essa rappresenta l’interferenza che vecchio materialeappreso in precedenza produce sull’apprendimento di nuovo

materiale.Entrambi i tipi di interferenza aumentano in funzione dellasomiglianza dei due tipi di materiali da apprendere e da ricordare.l’interferenza proattiva e l’interferenza retroattiva indicano chequanto apprendiamo viene a interagire con quanto già appreso eviceversa.Di conseguenza, quanto più l’apprendimento è differenziato eintegrato nel patrimonio delle proprie conoscenze, tanto più limitatisono gli effetti dovuti a entrambi i tipi di interferenza.

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Wickens presentò a dei soggetti una serie di parole e poi necontrollò la rievocazione. Le prime tre parole della lista erano nomidi frutta; la quarta parola cambiava a seconda dei gruppi in cuierano stati suddivisi i soggetti, e poteva essere il nome di un frutto,

di un vegetale, di un fiore o di una professione. Il resto della listaera di nuovo identico per tutti i soggetti. Il grafico 7.8 mostra ilgraduale peggioramento della rievocazione delle prime tre paroleman mano che l’interferenza proattiva diminuisce l’effetto priorità.Però il grado di interferenza proattiva esibita dal quarto itemdipende chiaramente dalla sua somiglianza con i primi tre. È comese vi fosse, nel caso di un netto mutamento di categoria, unadiminuzione dell’interferenza.

6. I fattori emozionaliÈ opinione diffusa ritenere che quanto più un evento èemozionalmente denso, tanto più sarà ricordato ed esente da oblio.In una ricerca autobiografica Linton giunse alla conclusione che,  per non cadere in oblio, un evento deve essere: essere saliente evalutato come fortemente emotivo nel momento in cui succede;rimanere relativamente unico (se succedono altri eventi simili,aumenta il rischio dell’oblio); deve determinare una svolta nella  propria esistenza. Wagenaar ripeté lo studio di Linton,e osservòche, in generale, gli episodi emotivamente coinvolgenti sonoricordati meglio di quelli poco coinvolgenti; gli eventi piacevolisono rievocati più facilmente di quelli spiacevoli. Anche ricerchein laboratorio hanno sottolineato l’importanza dei fattori emotivinella resistenza all’oblio (i soggetti ricordano un numero piùelevato di elementi con le diapositive emotive che con quelleneutre o insolite). In generale, il materiale emozionalmente salienteviene ricordato meglio di quello neutro, in quanto caratterizzato damaggiore distintività e unicità.

Un problema si pone per gli eventi traumatici, fortementespiacevoli e dolorosi (come abusi sessuali, stupri, rapine ecc.).Secondo alcuni essi vengono rimossi e cadono nell’oblio; secondoaltri, possono essere recuperati. Il problema di forme particolari dimemoria rimossa rimane controverso: non ne viene negata la possibilità, ma non ne viene affermata con certezza l’esistenza.

Le cause organiche dell’oblio

Alcune forme di oblio hanno un preciso fondamento organico.

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Amnesie organiche: causate da danni cerebrali, malattie, traumicranici o interventi chirurgici al cervello.

Morbo di Alzheimer: colpisce le persone anziane. La riduzione

 progressiva dell’ossigenazione del cervello e la sua atrofia generale provocano una riduzione complessiva delle funzioni cognitive, ivicompresa la memoria.

Effetti più specifici sulla memoria possono essere causati da altritipi di danno cerebrale:

Amnesia retrograda: è la perdita di memoria limitata ai fatti precedenti al danno cerebrale.

Sono temporanee e sono spesso causate da un trauma cranico e dashock elettroconvulsivi. Queste amnesie possono riguardare pochiistanti, giorni o perfino settimane, a seconda della gravità deltrauma. Con il passar del tempo, vengono ricordati anzitutto glieventi più vecchi, finché, alla fine, l’amnesia svanisce. Spesso, però, il ricordo degli eventi accaduti poco prima del trauma cranicoè perduto per sempre, in quanto non è stato possibile il processofisiologico di consolidamento della traccia.

Amnesia anterograda: consiste nella perdita di memoria limitata aifatti successivi al danno cerebrale.Forme croniche di queste amnesie possono essere prodotte da unalesione dell’ippocampo.La psicosi di Korsakoff: è una malattia associata all’alcolismo

cronico e alla conseguente malnutrizione; essa provoca dannicerebrali permanenti. Chi è colpito da questa malattia soffre diamnesia anterograda, per cui può ricordare gran parte della vita precedente, ma non riesce a ritenere nuove informazioni per più diqualche minuto.

Localizzazione della memoriaLa presenza delle amnesie pone in evidenza che la memoria non èlocalizzata in specifiche aree corticali (come il linguaggio), bensì èdistribuita in maniera diffusa nelle diverse regioni del cervello(comprese le strutture sottocorticali).

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Esistono vari modelli di memoria:

•  IL MODELLO ASSOCIATIVO

•  IL MODELLO STIMOLO-RISPOSTA

•  IL MODELLO “Human Information Processing” (HIP)

Il modello associativo della memoria ha costituito la proposta più antica per spiegare come funziona la memoria umana; esso si caratterizza per ilfatto di poter descrivere le relazioni associative fra le informazioni inmemoria: tali relazioni, infatti, orientano anche il ricordo. Per associazione si intendeva la relazione tra 2 elementi empirici e ideativi,che si organizzano mediante contiguità, somiglianza e contrasto. Il primostudio sperimentale sulla memoria risale al 1880 ed ha per autore

Ebbinghaus, il cui obiettivo era quello di vedere come opera la memoria,intesa come “capacità pura”, ovvero quando non è influenzata dalleconoscenze e dalle capacità di organizzare proprie al soggetto; a tal fineegli ricorse a 2 innovazioni tecniche: a) cominciò innanzitutto a far uso dimetodi statistici; b) l’errore variabile qualitativo veniva eliminato privando il materiale da apprendere di significato. Questo metodo, notocome metodo dell’apprendimento, fu perfezionato da altri sperimentalisti,tra cui Cattel.Ebbinghaus dimostrò che non si memorizzano i singoli termini, ma lesequenze ordinate di termini di una serie (quanto più è ridotta la distanzafra i termini maggiore è la forza dell’associazione). Questo fenomeno fuda lui definito contiguità temporale.Ebbinghaus dimostrò che è più facile imparare una lista breve di terminiche una lunga. La memoria umana non è come quella di una macchinacalcolatrice, che immagazzina informazioni finchè c’è spazio. Talifenomeni hanno dato luogo all’ipotesi che il meccanismo della memoriaabbia 2 stadi: dapprima le informazioni sono immagazzinate nellamemoria immediata e/o in quella a MBT (a breve termine), dalla qualesono trasferite a un magazzino più permanente o MLT (a lungo termine).

Estes ha rielaborato il concetto di associazione avvicinandolo a quello dicluster o aggruppamento categoriale (organizzazione di items secondo lacategoria di appartenenza). La memoria è come un reticolo associativo diunità verbali e relazioni.Il modello della memoria associativa umana (HAM: human associativememory) di Anderson e Bower (1973) costituisce un ulteriore sviluppodei principi associativi, considerati come qualcosa in più di un semplicelegame: le loro reti associative sono definite “semantiche”. Il modelloassume che ogni nodo di una frase può costituire un punto di partenza per 

il recupero mnestico. Il modello di Anderson e Bower privilegia l’unità

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rappresentata dalla frase. I soggetti infatti memorizzano la frase non tanto pezzo per pezzo, ma come configurazione complessiva.Per quanto riguarda le suddivisioni in sistemi di memoria il modello piùcelebre è quello proposto da Tulving che, sulla base di evidenze

neurologiche, psicologiche ed evolutive, propone una suddivisionedella memoria a lungo termine in tre sistemi:

Il modello stimolo-risposta si è richiamato alle teorie comportamentiste,che si basano sulla connessione fra la stimolazione ambientale e larisposta comportamentale, ed ha portato a studiare la memoria attraversole modalità dell’apprendimento di materiali verbali non linguisticamenteorganizzati (liste parole). Per la teoria stimolo-risposta è centralel’evento, costituito dal rinforzo, in cui è possibile individuare anche una

componenete motivazionale. In ambito comportamentista è stata usata  particolarmente una tecnica, quella dell’apprendimento di coppieassociate (ACA), costituite dallo stimolo, da una risposta, da un rinforzo,che viene dato solo alla risposta giusta per porvocare l’apprendimento.La tecnica ACA è servita soprattutto per verificare se l’apprendimento siadel tipo “tutto o niente” o “incrementale. L’interpretazione “tutto oniente” consente l’elaborazione di modelli matematici semplici.L’interpretazione “incrementale” è in genere associata all’idea di unasoglia, di un’intensità determinata necessaria affinchè vi sia ricordo.Il modello di Underwood e Schultz costituisce una delle analisi piùdettagliate di come impariamo una coppia di termini secondo i  presupposti delle teorie stimolo-risposta. Lo stimolo e la risposta sonocostituiti da sillabe senza senso formate da una consonante seguite da unavocale: quelle più difficili sono formate da 3 consonanti. Il lavorosperimentale verte sull’analisi dell’importanza di 2 variabili già elaboratedagli associazionisti: la frequenza con cui un item verbale si presenta nellinguaggio che usiamo, e la prossimità temporale o recenza (recency).Quest’ultima è un meccanismo selettivo, per cui conoscendo gli stimoli più recenti dovrebbe essere possibile differenziarli e selezionarli da quelli

 presentati precedentemente.

Il modello human information processing (HIP), ovverodell’elaborazione umana dell’informazione, si propone di considerarecome oggetto psicologico l’uomo che opera sull’informazione  proveniente dal modo esterno codificandola e decodificandola. Daglistudiosi che seguono questo modello è comunemente accettata l’idea chesi possano distinguere 2 tipi di memoria: la memoria a breve termine(MBT) e la memoria a lungo termine (MLT). Il modello più conosciuto è

quello proposto da Atkinson e Shiffrin (1968), che prevede 6 stadi dielaborazione per le informazioni.

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 L’immaginazione occupa una parte importante in psicologia.Con il termine immaginazione ci riferiamo alla capacità di rappresentareun oggetto assente oppure un affetto, una funzione semantica, una

tendenza istintuale, non attualmente presenti. Quindi al processocognitivo di produzione delle immagini mentali.Il comportamentismo considerava l’immaginazione un processosoggettivo, individuale, accessibile solo con l’introspezione, nonindagabile con metodi oggettivi.  Negli anno ’60 la ricerca in ambito cognitivista dimostrò attraversorisultati sperimentali che era possibile misurare oggettivamente i processidi produzione e manipolazione delle immagini mentali. Nell’esperimento della rotazione mentale di Shepard e Metzler (1971) si

dimostrò che il processo interno soggettivo, necessario per confrontaredue oggetti ruotati l’uno rispetto all’altro, si basava su una rotazioneimmaginativa della mente, misurabile con i tempi di reazione.L’esperimento consisteva nel presentare ai soggetti, coppie di disegni. Per ogni coppia doveva essere premuta una leva se i due disegnirappresentavano gli stessi oggetti, oppure un’altra leva se i disegniraffiguravano oggetti diversi.I risultati di Shepard e Metzler, hanno aperto un nuovo capitolo della psicologia cognitivista in quanto indicavano la possibilità di misurare inmodo oggettivo le operazioni compiute dalla mente sulle immaginimentali.Due aspetti fondamentali dell’immaginazione possono essere riassuntida:

1.TEORIA DELLA DOPPIA CODIFICA DI PAIVIOPaivio sostiene che i processi cognitivi operano attraverso due modidistinti anche se interagenti: un sistema non verbale, immaginativo, e unsistema verbale specializzato.Le parole a carattere immaginativo, cioè che sono sottoposte sia codifica

verbale che immaginativa, sono memorizzate più facilmente dei concettiastratti.

2.PROBLEMA DELLA NATURA DELLE RAPPRESENTAZIONIMENTALI·Concezione pittorica o analogica: le immagini rappresentano gli oggetti egli eventi esterni non in modo identico ma isimorfico, mantenendo in unacornice interna la collocazione degli oggetti e dei loro particolari nellostesso ordine e relazione che hanno nella realtà.

·Concezione proporzionale: le immagini sono il risultato delle descrizionisulle relazioni tra oggetti ed elementi, formulate in proposizioni.

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 Un’immagine mentale è un tipo di rappresentazione: una specie dimodello della cosa che rappresenta, una configurazione di simboli creati,usati e interpretati dagli esseri umani per comunicare. Quando si parla

d’immaginazione nella psicologia dei processi cognitivi, non si fariferimento alla fantasia o ai processi creativi, ma ad una specifica attivitàdella mente che riguarda la produzione e l’uso d’immagini mentali.Dagli inizi degli anni Settanta in poi, con l’affermarsi del cognitivismo,l’interesse per quest’area di ricerca si è fatto sempre più forte. Paivio fu il  primo ad ipotizzare l’esistenza di due sistemi distinti di MLT per ilricordo di parole e per il ricordo d’immagini (teoria del doppio codice). Ildibattito sulle immagini mentali si è articolato attorno a due domande:1. se l’architettura della mente contenga o no strutture e processi specifici

dell’immaginazione;2. quale sia la natura di tali processi.

Tra gli anni ’70 e ’80, il dibattito ha visto contrapporsi:1.i pittorialisti, che sostenevano che l’immaginazione è una formaseparata di rappresentazione che opera indipendentemente dalla forma dirappresentazione per mezzo di proposizioni. Ritenevano che vi fosse unastretta somiglianza tra figure e immagini mentali.2.i proposizionalisti, che sostenevano che i dati sperimentali riportati dai  pittorialisti potessero essere altrettanto validamente spiegati senzasupporre che le nostre rappresentazioni interne posseggano una strutturasimil-figurativa. Le rappresentazioni che sottendono l’esperienzasoggettiva di avere un’immagine sono descrizioni strutturali,sottoprodotti di regole e proposizioni codificate simbolicamente. Unadescrizione strutturale rappresenta un oggetto attraverso una rete di  proposizioni astratte che contengono informazioni sulle proprietà delle parti dell’oggetto e sulle loro relazioni spaziali.

Un’immagine mentale è un fenomeno soggettivo, non direttamente

osservabile; quindi le sue proprietà e le sue funzioni possono solo essereinferite. Inoltre le immagini mentali sono notoriamente elusive. Nei compiti d’immaginazione la rappresentazione è dinamica, nel sensoche la persona deve manipolare mentalmente in qualche modo la propriaimmagine per rispondere alla richiesta del compito (nei compiti dimemoria visiva è statica). I compiti d’immaginazione più usati sono:1.la rotazione mentale;2.lo scanning mentale; i soggetti perlustrano la propria immagine, laispezionano, percorrendola mentalmente da un punto all’altro. Se

un’immagine mentale raffigura veramente l’oggetto, essa deve avere unagrandezza, una forma e un orientamento spaziale e queste proprietà

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devono riflettersi nel tempo necessario a perlustrare visivamenteun’immagine;3.le scoperte mentali includono le sintesi mentali, la scomposizione difigure intere nelle loro parti componenti o la sottrazione di parti allo

scopo di individuare nella parte rimanente un nuovo oggetto familiare. Inquesti compiti il soggetto scopre aspetti nuovi che non erano inclusinell’interpretazione iniziale, per i quali, cioè, non vi era stata codificaesplicita;4.i paradigmi d’inferenza selettiva (F). I risultati mostrano che la rispostavisiva interferiva di più con il compito d’immaginazione, mentre larisposta verbale interferiva di più con il compito di classificazione.Questo tipo d’interferenza, definita interferenza specifica della modalità,è rivelata dal tempo di risposta medio necessario per svolgere il compito.

I soggetti impiegavano più tempo nella classificazione di parole quandodovevano dare una risposta verbale e nell’ispezione della lettera quandodovevano dare una risposta visuo-spaziale.

  Negli studi sull’immaginazione, la cronometria mentale consiste nelmisurare il tempo che i soggetti impiegano a svolgere un compitod’immaginazione che comporta una trasformazione spazialedell’immagine mentale. Dire che una rappresentazione è analogicasignifica dire che essa ha relazioni non arbitrarie con l’oggetto cherappresenta.La questione del formato delle immagini mentali è strettamenteintrecciata a quella della relazione tra immaginazione e percezione.Questo implicherebbe che almeno alcune delle rappresentazioni  percettive possano essere attivate da processi d’alto livello oltre che partire da informazioni sensoriali.

Immaginazione e percezione

I contenuti dell’attività immaginativa sono determinati dai processi

 percettivi che sempre li precedono, e il materiale grezzo di un’immaginementale è un percetto.Le ricerche di Kosslyn sulla perlustrazione mentale d’immagini hannocercato di individuare alcune proprietà strutturali delle immagini mentaliche esse sembrano condividere con i percetti. I risultati di questi studisuggerivano che l’immagine mentale è organizzata in modo che riflette lastruttura spaziale dell’oggetto esterno e in particolare le distanze relativetra le sue parti. Lo stesso sistema di MBT visiva fa da supporto sia alleimmagini che ai percetti. L’idea di base è che le immagini posseggano

una struttura che riflette la struttura degli oggetti rappresentati e che

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questo influenzi il modo in cui queste rappresentazioni funzionano nellanostra testa.

I percetti sono stabili in quanto riflettono la realtà circostante: essi cioè

tendono a permanere finché permane lo stimolo esterno, mentre leimmagini mentali sono instabili; tendono a decadere rapidamente a menoche non vengano rigenerate continuamente. I percetti non sono alterabili a piacere, mentre le immagini si.

Infine, le immagini mentali sono diverse dalle percezioni perchéquest’ultima opera a ciclo continuo, producendo in noi percettiininterrottamente e indipendentemente dalla nostra volontà, mentre leimmagini mentali sono volontarie e facilmente eliminabili quando non ci

servono più.•  Immaginazione e memoria

La maggior parte della ricerca sviluppatasi intorno agli anni ’70 hastudiato l’immaginazione come mediatore della memoria. L’interesse si èfocalizzato sull’utilità dell’immaginazione come mnemotecnica e suglieffetti della qualità dell’immagine sulle prestazioni mnestiche. Per ricordare meglio una serie d'informazioni, la teoria del doppio codicesuggerisce di associare ad ogni parola un’immagine mentale. Le paroleconcrete vengono ricordate meglio di quelle astratte e le figure vengonoricordate meglio delle parole. Le parole concrete tendono ad avere un altovalore d’immagine. Il valore d’immagine è definito da Paivio (1971)come la facilità con la quale uno stimolo induce un’immagine mentale.Immaginabilità e concretezza sono, in genere, correlate. Le immaginimentali sono efficaci strumenti del ricordo e possono essere utilizzatesistematicamente come vere e proprie tecniche di memoria.

•  Immaginazione e MBTI modelli più recenti dell’immaginazione e della memoria postulano

l’esistenza di una struttura di memoria visiva a breve termine che serveda buffer temporaneo per l’elaborazione delle immagini. Come abbiamogià visto, il taccuino visuo-spaziale è un sistema due componenti deputatoal mantenimento e all’elaborazione delle immagini mentali visive. Puòessere alimentato attraverso la percezione visiva o attraverso lagenerazione di un’immagine a partire da informazioni della MLT. Èanche responsabile della preparazione e dell’uso delle mnemotecniche acarattere immaginativo e probabilmente anche dei classici fenomeni diricordo visivo di configurazioni.

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 Nella teoria di Kosslyn, le immagini mentali sono aree d’attivazione in unsistema bidimensionale chiamato buffer visivo che ha proprietà spaziali eviene utilizzato anche per i processi percettivi. Kosslyn ipotizza che il  buffer visivo corrisponda alla memoria visiva a breve termine. Le

immagini al suo interno quindi sono soggette a decadimento e possonoessere mantenute solo a prezzo di un certo sforzo e con l’aiuto di processidi “ripetizione mentale visiva”.

Inoltre, le immagini mentali temporaneamente mantenute nel buffer visivo hanno proprietà che dipendono dalla struttura del buffer. Unaconseguenza della natura analogica dell’immagine mentale è che noi non  possiamo formare un’immagine sul buffer visivo senza attribuirvi unacerta grandezza. Il concetto di rappresentazione immaginativa si riferisce

alle informazioni immagazzinate in memoria a lungo termine e cheservono per formare l’immagine.La maggior parte dei modelli dell’immaginazione postula l’esistenza divere e proprie immagini solo nelle MBT; nella MLT si suppone esistanoregole di costruzione per la formazione dell’immagine nella memoriaattiva.

•  Immaginazione e MLT Nella teoria di Kosslyn, le immagine mentali vengono formate sul buffer visivo in due modi: direttamente attraverso gli occhi, in seguitoall’osservazione di uno stimolo, o indirettamente, dalla MLT. Nella MLTesistono rappresentazioni “letterali”, che conservano l’informazionesull’aspetto esterno dell’oggetto, e rappresentazioni “proposizionali” o“astratte”, che descrivono un oggetto o una scena sotto forma di una listadi proposizioni. A queste liste si accede attraverso nomi che indicano ilcontenuto dell’immagine e il formato della codifica.Il buffer visivo e la MLT sono strutture-dati. Accanto ad esse, Kosslyn postula l’esistenza di tre processi fondamentali per la:1. generazione; processo che agisce sull’apparenza degli oggetti e sulla

loro struttura spaziale, e da questi crea l’immagine nel buffer;2. ispezione; processo che esamina le aree attivate nel buffer, permettendoci di riconoscere forme e configurazioni spaziali degli oggettiimmaginati;3. trasformazioni; processi che modificano le immagini così formate.Un insieme di moduli d’elaborazione lavora per produrre, mantenere etrasformare le immagini. Uno speciale modulo d’elaborazione, chiamatoregenerate, riattiva quelle parti che stanno per decadere e ne permettel’ispezione per un tempo più lungo.

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La teoria del doppio codice di Allan Paivio assume che il comportamentosia mediato da due sistemi di MLT indipendenti ma interconnessi chesono specializzati per codificare, organizzare, immagazzinare,trasformare e recuperare l’informazione. Indipendenza significa che ogni

sistema può lavorare autonomamente; interconnessione significa chel’informazione può essere tradotta da un codice all’altro con facilità. Ilsistema verbale è composto di unità chiamate logogens, le qualicontengono informazioni di cui ci serviamo quando utilizziamo le parole,mentre il sistema immaginativo, più concreto, è composto di unitàchiamate imagens, le quali contengono le informazioni necessarie per generare immagini mentali. Il sistema verbale, avendo a che fare con illinguaggio, opera in maniera sequenziale, mentre il sistemaimmaginativo, avendo a che fare con rappresentazioni di oggetti, opera in

maniera sincronica. Nel 1932, Bartlett condusse una serie di esperimenti utilizzando il metododella riproduzione seriale. Questa tecnica consiste nel far riprodurre aisoggetti del materiale appreso precedentemente. Con il progredire dellaserie di riproduzioni le differenze rispetto al materiale originarioaumentano. Studi più recenti hanno dimostrato che l’elaborazione verbaledi stimoli visivi può interferire con la capacità di distinguere un target dadistrattori simili dal punto di vista verbale.

La conclusione delle ricerche fatte è che la ricodifica verbale di stimolivisivi ha effetti negativi sul ricordo perché determina l’allontanamento daquei processi non verbali che sono critici per la corretta esecuzione dialcuni compiti cognitivi. Questo tipo di interferenza che si riferisceall’interazione tra codici di memoria è conosciuto come inferenzaintermodale. Un’ipotesi plausibile è che anche l’elaborazione di immaginimentali possa essere influenzata negativamente dalla ricodifica verbaledegli stimoli visivi.Le risposte verbali avrebbero luogo a spese dell’apprendimento visivo

  perché il coinvolgimento del sistema verbale ha ridotto il tempo e lerisorse cognitive disponibili per codificare l’informazione pittorica.Secondo un’ipotesi alternativa, l’elaborazione verbale di stimoli visivinon riduce il tempo e la quantità d’informazione visiva codificata, ma  piuttosto offusca i ricordi visivi, e peggiora la prestazione quando ilcompito richiede analisi visiva piuttosto che verbale. Si tratterebbequindi, di una difficoltà di accesso alla traccia visiva, e non di una reale perdita d’informazione. È stato, infatti, dimostrato che se durante la fasedi recupero si presentano ai soggetti cue visivi che erano presenti nel

contesto della codifica, l’interferenza verbale può essere prevenuta e latraccia visiva recuperata nella sua integrità.

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La memoria si potrebbe anche dividere in 3 parti:

• MEMORIA EPISODICA

• MEMORIA SEMANTICA• MEMORIA PROCEDURALE

Secondo Tulving, la memoria episodica dovrebbe riguardare tutte leinformazioni il cui accesso è fortemente legato al CONTESTO in cui leinformazioni stesse sono state acquisite.ESEMPI:- Le informazioni relative ad una specifica lista di parole da imparare a memoria in un esperimento di

laboratorio- gli episodi della propria vita- le faccende da sbrigare il giorno dopoMemorie personali, eventi autobiografici immagazzinati nella memoria,ricordi di episodi specifici in cui è chiaro il riferimento a un contenuto  particolare e a un contesto definito. La distinzione tra la memoriaepisodica e la memoria semantica, introdotta da Tulving negli annisettanta, è stata ripresa da Bowlby per chiarire la modalità con cui siorganizzano i modelli operativi interni dell'attaccamento.Questa circostanza ha indotto vari ricercatori a proporre ulteriorisuddivisioni della MEMORIA EPISODICA: Memoria degli eventiimmediati, memoria degli eventi storici, memoria autobiografica,memoria prospettica.

La memoria semantica sarebbe deputata a contenere le informazioni e leconoscenze di carattere generale, in parte indipendenti dal contesto in cuisono state acquisite, quali:

• I CONCETTI E LE RELAZIONI TRA I CONCETTI

• LE INFORMAZIONI LINGUISTICHE E LESSICALI• LE CONOSCENZE MATEMATICHE E LOGICHE

LA MEMORIA PROCEDURALE contiene le PROCEDURE, cioè lesequenze organizzate di azioni, dirette a conseguire uno scopo. Molte procedure, anche se le conosciamo e le sappiamo eseguire perfettamente,non possono facilmente essere descritte in termini verbali, al contrario diquanto accade per i contenuti della memoria episodica e della memoriasemantica. Dai numerosi esperimenti effettuati sembra che l’andamento

nel tempo del processo di acquisizione di

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  procedure sia regolato da leggi universali , indipendenti dal contenutodelle procedure stesse e dalle differenze individuali.La rigida suddivisione introdotta da Tulving tende a far trascurare moltieffetti dovuti alla interazione tra memoria episodica e memoria

semantica. Essi sono dovuti al fatto che il sistema cognitivo umano tendea raggruppare le informazioni di natura episodica in CATEGORIE, la cuinatura è legata alle conoscenze generali del soggetto e che quindi sonogestite dalla memoria semantica. Questa strategia è necessaria per evitareo limitare gli effetti di INTERFERENZA tra informazioniepisodiche, che ne impedirebbero il recupero.Questo effetto (detto anche TIP-OF-TONGUE EFFECT) consiste nelladifficoltà a ricordare informazioni ben conosciute e familiari, associato alfatto che, tutte le volte che si cerca di ricordarle, vengono in mente

informazioni dello stesso tipo, ma diverse da quelle cercate. La causa diquesto effetto consiste in un fenomeno noto come INIBIZIONEINDOTTA DAL RECUPERO.Questo fenomeno consiste nel fatto che il richiamo di un elementoappartenente da una data categoria INIBISCE temporaneamente ilrichiamo di altri elementi appartenenti alla STESSA categoria Se, quindi,l’elemento recuperato non è quello cercato, diventa assai difficilerichiamare quest’ultimo. Fortunatamente il sistema cognitivo umano noncolloca ciascun elemento nell’ambito di UNA SOLA categoria.