Terramare Magazine - settembre/ottobre 2014

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ANNO 3 N.5 SETTEMBRE/OTTOBRE 2014 Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - 70% - CN/AN C A P I T A L E D E L L O S T O C C A F I S S O Nautica , 2014 anno del rilancio

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Bimestrale di enogastronomia, agricoltura, cultura, pesca e nautica

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ELLO STOCCAFISSO

Nautica,2014 anno del rilancio

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Direttore ResponsabileFrancesco GrecoIn Redazione: Marco Catalani

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Hanno collaboratoLe Associazioni:AGC AGRITALFedercoopesca-ConfcooperativeFederpesca - Lega Pesca - IMT DOC

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SOMMARIOANNO 3NUMERO 5SETTEMBRE / OTTOBRE2014

L’insegnamento di olivetti e la macroregione“Il vento di Adriano: le comunità adriatiche a confronto” è stato l’argomento del Forum della Macroregione Adriatico Ionica, organizzato da Regione Marche, Regione Lombardia e da Expo come opportunità di dialogo e confronto tra le macroregioni in vista del successivo appuntamento che la Regione Marche orga-nizzerà con i partner Mrai all’interno dell’Expo2015. Il dibattito ha preso ispirazio-ne dalla figura di Adriano Olivetti a cui è intitolato l’Istao, la scuola manageriale di Ancona, sorta nel 1967 su iniziativa dell’economista anconetano Giorgio Fuà che collaborò con il famoso imprenditore piemontese negli anni ’40. Olivetti fu un pioniere della sua epoca e ideò un nuovo modello di sviluppo della comunità, un modello che si identificava nella figura del metal-mezzadro. Pionieri siamo anche noi adesso in questa avventura della Macroregione e nell’esportare quel mo-dello, proposto da Olivetti, che in tempi di crisi economica di di ricerca di nuove soluzione, è più attuale che mai. Il tutto in attesa della data del 18 novembre. A Bruxelles si terrà infatti la conferenza di lancio della Strategia per la Macroregio-ne adriatico ionica, organizzata dalla Presidenza italiana del Consiglio dell’Unio-ne europea, in collaborazione con la Commissione Europea, e Regione Marche. Il futuro delle comunità adriatiche passa anche per questi incontri e dai dettami che da Ivrea, illuminarono il mondo economico internazionale ma che spesso viene dimenticato - colpevolmente - soprattutto in Patria.

Editoriale

Francesco Greco

6 Frodi alimentari 2014, sequestri per 32 milioni

8 Puglia, olio pericolo per via del batterio killer

28 E se si sversasse petrolio in Adriatico?

4 Ancona, chef in lutto: è morto Paolo Peverieri

30 Abbigliamento con le reti recuperate in mare

Castagne e marroni, il settore è in ripresa9

Lupi, campagna assediate e danni per milioni10

Federcoopesca, tavolo tecnico a Porto Viro31

Più info in pescheria grazie alla nuova etichettatura21

22 Nautica, a Genova il rilancio del settore

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CENA DI GALA DEL 27 GIUGNO

RISTORANTE GIARDINO

ANTIPASTO:

MOSCIOLI SELVAGGI DI PORTONOVO ALLA MARINARA

SARDONCINI A SCOTTADITO

PRIMI:

LE PAPPARDELLE DI ALDO IN SALSA DI MOSCIOLI

SAGNETTA IN SALSA DI STOCCO

SECONDO:

LO STOCCAFISSO DEL GIARDINO

VINI:

GHIFFA - BURACO - MUSSA VERDE

DELL'AZIENDA AGRICOLA TENUTA MUSONE CANTINA COLOGNOLA DI CINGOLI, VINCITRICE PER L'ANNO 2013 DEL MIGLIOR ABBINAMENTO ALLO STOCCAFISSO

SORBETTO AL LIMONE OFFERTO DELLA PREMIATA INDUSTRIA GIAMPAOLI

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SI ACCETTANO LE PRENOTAZIONI ENTRO E NON OLTRE IL 22 GIUGNO CHIAMANDO AL N° 340 3425495 - 330 912385

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ELLO STOCCAFISSO

CON IL PATROCINIO DI

festival della birra marchigiana

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Il cibo da strada legato, e ci mancherebbe altro, con la qualità dei prodotti e con le tradizioni locali. Che siano olive all’ascolana o baccalà fritto, pani ‘ca meusa siciliani o MarchBurgher, gli amburger 100% di carne bovina marchigiana, poco importa. L’essenziale è segnare la data in calendario: sabato 15 e domenica 16 novembre 2014. Sarà il weekend di Street Food della Vittoria, la manifestazione organizzata dall’Ordine Cultori della Cucina di Mare Re Stocco, Accademia dello Stoccafisso all’Anconitana e Coldiretti Marche con la collaborazione dell’Istituto Marchigiano di Tutela Vini. Il cibo da strada è antico quan-to la nostra civiltà. Basti pensare che esisteva già al tempo di greci e romani. Oggi è la moda del momento. Trasmissioni tv, esperti enogastronomi, chef hanno riportato in auge il cibo da strada. Quella di Ancona sarà una manifestazione per riaffermare i valori del patrimonio culturale del territorio, accompagnando i visitatori alla scoperta di antiche tradizioni, ricette e sapori per valorizzare e divulgare la conoscenza della cucina semplice, passeggiando nel bellissimo Viale della Vittoria di Ancona. Un itinerario magico e gustoso, alla scoperta delle bellezze e dei sapori dell’Italia. Saperi, curiosità, assaggi, acquisti. Una vetrina unica. Nell’ambito della quale ci sarà anche spazio per birre artigianali marchigiane, baccalà fritto e la novità culinaria che sarà presentata durante la kermesse: l’oliva all’ascolana farcita con lo stoccafisso. Il tutto preparato con prodotti rigorosamente provenienti dall’agricoltura della tradizione, in particolare biologici. Promozione turistica ma anche dello sport, visto come momento di aggregazione e salute. Grazie alla collaborazione con con la Sef Stamura Ancona, sarà organizzata la Mezza Maratona “Città di Ancona” sulle vie del Rosso Conero. La Strada del Rosso Conero è stata con due anni di anticipo rispetto alla 1999, data del riconoscimento normativo nazionale, anche se, come spesso accade nelle Marche, non viene promossa a dovere. Ecco allora che Street Food della Vittoria può portare a riscoprire non solo le tradizioni e le eccellenze culinarie ma anche un intero territorio che avrebbe tanto da offrire ma che

rimane troppo nascosto al grande pubblico.

Ci eravamo lasciati a fine giugno con la fortunata tre giorni de Il Viale dei Sapori.Ecco tornare gli stand nel capoluogo mar-chigiano ma stavolta sui banchi è il trionfo del cibo da strada.Il 15 e il 16 novembre

Ancona, lo street food sceglie il Viale della Vittoria

Arancini o cannoli siciliani, arrosticini abruzzesi. Dalla Sardegna arriva la bottarga, i prosciutti e i salumi, le tipiche seadas, il pane carasau, i pecorini e le ricotte. Formaggi anche dal Piemonte, salumi dalla Toscana, prodotti tipici pugliesi, campani e trentini. Ma anche caldarroste e proposte gluten free. Tanto da trovare e da assaggiare allo Street Food del Viale. Curiosando tra gli stand sarà naturalmente possibile incontrare tutte queste e tante altre tipicità. Street food ma anche una nutrita sezione dedicata alla birra artigianale marchigiana. Tra gli stand i visitatori potranno trovare birre prive di conservanti, non pastorizzate, non filtrate, a bassa fermentazione, di grano ma anche di castagne o aromatizzate alla mela rosa. Oppure gelatine di birra, ottime al posto di miele e mostarde per accompagnare i formaggi.

tra gli stand

Street Food della Vittoria si inserisce a pieno titolo nel percorso che condurrà l’Italia all’Expo 2015 per la progettazione parteci-pata del Padiglione ITALIA, atteso l’altissimo richiamo nazionale e internazionale sulla valorizzazione territoriale che, attraverso le tipicità delle produzioni agricole e il richiamo dell’attenzione sugli ingredienti, raccontano la Storia, la Tradizione e la Cultura. Altro aspetto da non sottovalutare il ruolo di Ancona all’interno del Piano di Azione della Macroregione Adriatico Ionica, dove uno dei pilastri è proprio quello della Politica del Mare che riguarda la “pesca e l’economia BLU”, senza dimenticare il turismo con speci-

fico riferimento alla qualità e tipicità. Su tutto, la promozione e la valorizzazione della cultura enogastronomica regionale e italiana, intesa come modalità di preparazione dei cibi con prodotti agricoli di qualità, tipici marchigiani e italiani. Il

forte collegamento che si sta creando in collaborazione con uno dei più grandi eventi sportivi, il Comune di Ancona e la presenza di realtà istituzionali e imprenditoriali del resto d’Italia, creerà l’opportunità di

interscambi commerciali culturali e sportivi.

Gli obiettivi

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Ancona culinaria perde una delle sue eccellenze. Si è spento pochi giorni fa, all ’età di 83 anni, Paolo Peverieri, nome

legato alla tradizione enogastronomica del ca-poluogo marchigiano. Un mago dello stocco tan-to che l ’Accademia dello Stoccafisso all ’Anco-nitana, nel 2012, gli aveva conferito la tessera di socio onorario. Una vita dedicata alla cucina e all ’accoglienza. Originario di Montecarotto, aprì insieme alla moglie Olivia, la Cantineta, storico locale nei pressi del porto, gestito per ben 43 anni. Era il 10 marzo del 1957 quando il locale aprì i battenti. Per ripercorrere un po’ la storia di Peverieri (a destra, nella foto in compa-gnia degli chef Adino Messi e Paolo Antinori, ndr) ci siamo affidati al libro Il crudo & il cotto, scritto da Danilo Tornifoglia e Maurizio Gioacchini (ed. Affinità Elettive): “Il suo pubblico è costituito da gente comune, per lo più operai e portuali, che affollano “La Cantineta” la mattina o il pome-riggio per bere vermuth e marsala all ’uovo o un buon bicchiere di vino. A pranzo mangiano pa-stasciutta e minestra a giorni alterni. Il secondo

piatto non esiste a meno che non lo portino i clienti da casa.”. Siamo al tempo dei primi Vino e Cucina. Peverieri passa dalle ricette tipiche dell ’entroterra regionale (fave lesse, potacchio e trippa) allo stoccafisso grazie a un operaio lontano da casa che ha il desiderio di evoca-re il cibo della madre. Il locale si trasforma in trattoria negli anni ‘60. Il menu è un trionfo del territorio: “vincisgrassi, spaghetti e tagliatelle al pomodoro, al ragù, al tonno, stracciatella e bollito, spezzatino alla cacciatora, spezzatino con i piselli, trippa alla canapina, quaglie, sar-doncini al limone e l ’amato stoccafisso” si leg-ge ancora nel libro di Tornifoglia e Gioacchini. Stoccafisso al quale, quasi un tributo alle origini contadine, sarà aggiunta la polenta. Tra i suoi clienti anche ministri e artisti. Come Lucio Dalla, ad esempio. Nel 1999 la cessione del locale per sopraggiunti limiti di età anche se aveva con-tinuato a frequentare gli ambienti dell ’enoga-stronomia cittadina per divulgare la cultura e le tradizioni del territorio.

Ancona dice addio al Re dello Stoccafisso: è morto Paolo Peverieri

Palo Peverieri

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Dedicare una giornata all ’educazione alimentare. La proposta, lanciata in Parlamento, è stata subito sposata a livello ministeriale tanto che sia quello delle Politiche Agricole che quello dell ’Istruzione stanno portando avanti il progetto. Materia che si cerca di

introdurre anche nelle scuole. “Dobbiamo fare in modo – spiega il ministro Maurizio Martina - che si apprenda fin da piccoli il valore e il significato di quanto è sulle nostre tavole ogni giorno perché questo vuol dire anche prevenire fenomeni purtroppo sempre più problema-tici come i disturbi alimentari e gli sprechi di cibo”. L’obiettivo della Giornata Nazionale proposta è quello di sensibilizzare i cittadini sui temi legati al cibo, a una nutrizione equili-brata e a un sano stile di vita.

Alimentazione, proposta Giornata Nazionale

Può la grande distribuzione difendere il km 0 e le produzioni di qualità? Nelle Marche ci sta provando la catena Auchan organiz-

zando La nostra terra, serie di iniziative a tema che coinvolgeranno fino a novembre i centri commerciali di Fano, Ancona, Senigallia e Porto Sant’Elpidio. Che l’attenzione sia tanta lo dimo-strano i numeri. Lo scorso anno la manifestazio-ne ha toccato quota 28mila visitatori in appe-na due giorni ad Ancona. “Spesso le aziende di qualità snobbano i centri commerciali ma qualcosa sta cambiando – spiega Lina La Gio-ia, property manager Marche per Gallerie Com-merciali Italia – Il mio sogno? Organizzare un mini Vinitaly per la regione”. Il programma prevede degustazioni enogastronomiche, musica, balli e artisti di strada all’interno delle gallerie commer-ciali. Tra i prodotti presenti: olio, vino e, partico-larità, birra che utilizza l’azoto anziché l’anidride carbonica. L’iniziativa è stata inoltre presenta-ta alle scuole. Sempre ottobre, per Auchan, è il mese del territorio. Il centro commerciale di Ancona ha, tra i suoi scaffali, spazio per circa 200 aziende della zona. Insomma, sarà an-che per le abitudini dei consumatori che negli anni si sono fatte più attente alla ricerca della qualità ma qualcosa sembra cambiare anche nella grande distribuzione. Tanto che, a colla-borare all’iniziativa, ha preso parte anche Chi mangia la foglia, associazione che si occupa della promozione delle erbe spontanee. E non è mancato l’interesse degli amministratori comu-nali di Ancona. Alla presentazione dell’iniziati-va hanno preso parte anche Roberto Grelloni, presidente della Commissione Servizi Sociali del Comune di Ancona, e il consigliere comunale Italo D’Angelo. Quest’ultimo ha promesso che La nostra terra sarà segnalato al ministro alla Salute Beatrice Lorenzin.

Ancona, anche ilcentro commercialepuò promuovere laqualità alimentare

Fiori d’arancio a Terramare:felicitazioni a Marco e Claudia

ANCONA - Festa grande nella redazione di Terramare Magazine per le nozze tra Mar-co Marinelli, titolare di Advance Multime-

dia, l ’azienda che si occupa della grafica e del layout della rivista, e Claudia Barca. La cerimo-nia si è stata celebrata, con rito civile, a Palaz-zo del Popolo. Le promesse e lo scambio degli anelli davanti al vicesindaco Pierpaolo Sediari e al cospetto di numerosi ospiti. Il ricevimento si è successivamente tenuto nell’incantevole Castello di Monterado, raffinata residenza storica nell’im-mediato entroterra senigalliese. A Marco e Clau-dia gli auguri di felicità e prosperità da parte di tutta la redazione e i collaboratori di Terramare.

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Quasi mil le persone denunciate, oltre 6mila multe e 32 milioni di euro di merce sequestrata. Stiamo parlando del bilancio, provvisorio, rife-rito ai primi otto mesi dell ’anno, del 2014 per quanto riguarda la

lotta alle frodi e alle sofisticazioni alimentari. I l Made in Italy, insomma, va difeso con un’attenda guardia per mantenere alti i l ivell i di eccel-lenza che contraddistinguono il Paese nel mondo. Gongola il Gover-no che sul settore sta investendo tanto. La convinzione è quella di poter esportare il sistema italiano dei controll i a l ivello europeo. Bruxelles ci riconosce il primato e l ’efficacia dei controll i (vedi articolo nella pagina fianco, ndr) e i l semestre italiano di presidenza dell ’Unione può fare il resto. Potenziare le frodi in campo estero significa anche limitare il fenomeno del cosiddetto Italian Sounding, la produzione di prodotti marcati come italiani ma lontani anni luce, per ingre-dienti e preparazione, dalle nostre eccellenze. Dal-lo sheepsmilk, falso pecorino toscano, al parmesan entrambi prodotti negli Stati Uniti, dal pecorino romano prodotto con latte di mucca (l ’origina-le, naturalmente, è di pecora) all ’Asiago del Wisconsin all ’olio extravergine campano prodotto in Mar yland. Un giro di affari che “gratta” al Sistema Italia qualcosa come 60 miliardi di fatturato. Per questo, tra gli obiettivi del Governo c’è anche il potenziamento della lotta agli i l le-citi sul web.

Frodi alimentari 2014,sequestri per 32 milioni

La lotta alla contraffazione non conosce soste. Tra Carabinieri, Fore-stale, Capitanerie di Porto e Ispettori, oltre 60mila controlli da gen-naio ad agosto

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Si chiama Ruc ed è l ’acronimo di Registro Unico dei Controll i. Si tratta di un nuovo strumento con il quale la Regione Emilia Ro-

magna è convinta di semplif icare l ’attività delle imprese che devono far fronte a controll i e al-tre incombenze burocratiche. I l Ruc è un archi-vio informatizzato nel Siar (Sistema Informativo Agricolo Regionale). A sua volta è connesso con l ’anagrafe regionale delle aziende, con Regio-ne, AGREA, Province, Comunità Montane Unioni di Comuni e, dopo l ’adozione di appositi pro-tocolli operativi, Arpa e Ausl. Mettendo tutto in rete i vari Enti preposti ai controll i, spesso iden-tici da ufficio a ufficio, dovranno controllare se la stessa ispezione è stata già effettuata. Si cer-ca, insomma, di eliminare i doppioni e di ridurre la mole di lavoro e gli oneri che gravano sulle imprese. Al momento nel Ruc sono presenti i r isul-tati di 51mila verif iche fatte in tutto il territorio regionale da 55 enti. Gli esiti sono validi per tutti i controllori per sei mesi. I l Governo è in-tenzionato a esportare questo modello su scala nazionale.

Lotta alla burocrazia, l’Emilia Romagna vara il Registro Unico per le imprese agricole

I l patrimonio agroalimentare italiano è ricco come le sue bellezze artistiche. Lo si sapeva. A confermarlo è stato pubblicato a settembre il

rapporto Istat che vede il Belpaese al primo po-sto per numero di riconoscimenti Dop, Igp e Stg conferiti dall ’Unione Europea. Le regioni più cer-tif icate sono l ’Emilia Romagna e il Veneto. Parlia-mo di oltre 80mila operatori certif icati: i l 91,2% svolge esclusivamente attività di produzione e il 6,6% di trasformazione; i l restante 2,2% effettua entrambe le attività. I produttori (75.156 unità), i l cui numero è stabile rispetto al 2012, sono particolarmente numerosi nelle attività relati-ve ai settori dei formaggi (27.190 unità, pari al 36,2% del totale), degli oli extravergine di oliva (19.083, 25,4%) e degli ortofrutticoli e cereali (17.076, 22,7%). Ovvio che tutto questo settore economico, per non incorrere in flessioni e man-tenere la sua credibilità sui mercati, soprattutto esteri, deve avere alle spalle un imponente siste-ma di controll i sulle certif icazioni. Ogni scanda-lo o presunto tale, amplif icato nell ’era del web marketing e dei social network che rende virale ogni notizia, nel bene e nel male, danneggia an-

che i produttori onesti. A testare la validità dei controll i italiani ci ha pensato la Commissione Europea che si occupa delle strutture naziona-li e dei sistemi di controllo che ha notificato al nostro Ministero delle Politiche Agricole che “ in l inea generale, i l sistema in atto in Italia per i controll i ufficiali delle denominazioni registrate come DOP/IGP/STG è efficace. I controll i uffi-ciali dei prodotti DOP/IGT/STG sono delegati a organismi di controllo, a loro volta sottoposti a un’adeguata supervisione. In molti casi, l ’Autori-tà di controllo ha attuato misure che vanno oltre i requisiti previsti dall ’UE”. “ I l sistema delle Dop e Igp – ha detto il ministro Maurizio Martina - è una garanzia per i consumatori, che valorizza i ter-ritori e l ’origine e sulla quale stiamo lavorando intensamente. Una parte fondamentale della tu-tela passa attraverso il sistema dei controll i, che è uno dei più avanzati al mondo. Non lo diciamo noi, ma un approfondito audit della Commissione Ue che nelle sue conclusioni conferma che l ’ Ita-lia mette in campo misure che vanno oltre quelle richieste dall ’Europa”.

Europa, l’Italia leader della sicurezza alimentare

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Frantoi chiusi, alberi malati e la denuncia che la raccolta delle olive, in Puglia, subirà cali anche dell ’80%. Tutto a causa di un batterio

nocivo per gli olivi. Si tratta della Xylella Fasti-diosa che ha colpito la provincia di Lecce duran-te l ’estate. A questo proposito il ministero delle Politiche Agricole ha disposto una serie di misu-re per affrontare l ’emergenza. Tra queste è stato nominato anche un Comitato Scientif ico compo-sto dai maggiori esperti nazionali e internaziona-li di f itosanità. L’Xylella fastidiosa è un batterio vettore della Malattia di Pierce, capace di at-taccare oliveti ma anche vitigni. Le piante attac-cate da questo batterio si difendono come pos-sono ma il raccolto è compromesso. A luglio la Commissione europea ha chiesto di identif icare le zone infette e le zone circostanti da eleggere a zone cuscinetto. “La gran parte della Provin-cia di Lecce – spiegano dal Ministero – è stata definita come “zona infetta” mentre per la zona cuscinetto, la Regione ha proposto una fascia di protezione dallo Ionio all ’Adriatico articolata in una profondità di 2 km nella area indenne e di 1 km nella area infetta”. Nelle zone così identif ica-te, si effettueranno adeguate misure fitosanita-rie individuate dal Comitato che formeranno og-getto del decreto di lotta obbligatoria che sarà sottoposto alla Conferenza Stato Regioni per i l previsto parere. I l piano di interventi prevede un monitoraggio di tutti i margini settentrionali della zona infetta che passi in analisi tutte le piante che abbiano manifestato sintomi di infezione. La zona cuscinetto (circa 15mila ettari) definitiva sarà stabilita a fine ottobre e sarà trattata con fitofarmaci autorizzati. Saranno inoltre disposti interventi agronomici contro gli insetti vettori del batterio, eliminando le piante ospiti non produt-tive come l ’oleandro, a vinca, l ’acacia. Le pian-te infette saranno estirpate. I controll i saranno estesi anche ai vivai nella zona infetta e sono previste indagini mirate anche rispetto all ’ inte-ro territorio nazionale. In campo anche il Cor-po Forestale dello Stato e l ’ Ispettorato per la tutela della qualità e la repressione delle frodi “soprattutto per quanto concerne la movimenta-zione del materiale a rischio” dicono dal Mipaaf. Con la Commissione europea sarà aperto un nuo-vo confronto per integrare le misure fitosanitarie sopraindicate, aggiornare e attivare concreta-mente il Piano d ’azione nazionale già presentato alla Commissione Ue.

Olive,emergenza in Salento per viadel batterio killer

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Sono state per secoli la fonte principale dell’ali-mentazione degli abitanti dei centri montani. Intere famiglie “vivevano” i boschi per prepararsi al rac-

colto autunnale che avrebbe fornito farina e cibo per passare l’inverno. Di castagne si parla fin dai romani. Fu proprio l’espansione dell’Impero a portare castagne-ti anche negli altri stati del bacino del Mediterraneo. Lo scorso anno Coldiretti lanciò l’allarme. Per la prima volta nella storia l’importazione di prodotti stranieri su-però la produzione Made in Italy soprattutto a causa del calo subito dai castagneti italiani minati da un in-setto killer. Una minaccia da non sottovalutare per un settore che conta 780mila ettari di bosco con 34.160 imprese agricole che danno occupazione nell’intera fi-liera a 100mila persone. La produzione ora sembra in ripresa anche se ben lontana dal riuscire a soddisfare la domanda interna. In Italia sono presenti 4 dop e a 12 igp sparse lungo la penisola. Castagne e marroni che, proprio in questo periodo, rivivono sulle tavole degli italiani. Da nord a sud troviamo prodotti certificati in Piemonte come la castagna dop di Cuneo e il marrone igp della Val di Susa, in Veneto, presente con il marrone dop di San Zeno (Verona) e le igp trevigiane di Com-bai e Monfenera. Tante certificazioni anche in Toscana con la castagna igp del Monte Amiata e i marroni dop di Caprese Michelangelo (Arezzo) e igp del Mugello. Sempre sull ’Appennino Tosco Emiliano ma in provincia di Bologna, abbiamo anche il marrone igp di Castel del Rio. Qualità che troviamo anche in Campania: castagna dop a Montella (Avellino) e marrone igp a Roccadaspi-de (Salerno). In Lazio, in provincia di Viterbo, abbiamo infine la Castagna di Vallerano dop. In questa zona ci sono circa 635 castegneti e i primi documenti scritti che testimoniano la coltivazione risalgono al 1500. Tuttavia la presenza di grotte scavate nel tufo destinate alla conservazione della castagne fanno pensare a periodi molto più antichi.

Castagne,produzione in ripresa dopo il terribile 2013

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Branchi di lupi, ma anche di cani inselvatichiti, che attaccano il bestiame. Danni per centinaia

di migliaia di euro per gli allevatori. Oppure campi distrutti dal passag-gio di cinghiali. O vigne che si sono trasformate in buffet per i caprioli. Nelle Marche, agricoltori e allevatori sono ai ferri corti anche perché gli in-dennizzi sono fermi al 2011. C’è una proposta di legge, ferma in Regione, da novembre 2013, che prevede in-vestimenti sulla prevenzione (spazi protetti, recinzioni, cani da guardia, eccetera), su forme assicurative per i risarcimenti e altre novità. L’assessore di riferimento, Paola Giorgi, ha criti-cato le lentezze dell’approvazione in consiglio e ha chiesto di accele-rarne l’iter. “Se la presenza degli ani-mali selvatici – ha detto - rappresen-ta un elemento di eccellenza per la biodiversità e per il valore intrinseco culturale, scientifico e naturalistico, il costo sociale di questa tutela non può ricadere esclusivamente sugli al-levatori e sulle attività agro-silvo pa-

storali che oggi hanno, nella regione Marche, un grande valore non solo socioeconomico, ma anche per la salvaguardia del paesaggio rurale. Pertanto occorre approvare velo-cemente la proposta di legge pre-sentata, senza ulteriori indugi o rin-vii, in quanto solo così si potrà dare una concreta risposta agli allevatori. Con l’approvazione di questa leg-ge si potrà investire sulla prevenzio-ne (come i spazi protetti, recinzione, cani da guardiania e altro ancora), su forme assicurative riguardanti il ri-sarcimento, sul monitoraggio e sulla comunicazione, in un percorso parte-cipato e di condivisione”. Il bolletti-no sembra quello di una guerra ben lungi dall’essere vinta. Circa 1500 capi uccisi nel 2012. Quasi 800, ma il dato è incompleto, nel 2013. Du-rante l’estate sono stati attaccati greggi a Frontone (Pesaro Urbino), dove è stato trovato anche un daino dilaniato a pochi metri dalle abita-zioni. Attacchi registrati anche a Car-toceto, patria dell’Olio extravergine

CAMPAGNE E PASCOLIColdiretti Marche denuncia una situazione incandescentetra allevatori e agricoltori in balia degli animali selvatici.

NIMALIA

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Dop. Un’azienda di Venarotta (Fer-mo) è stata addirittura attaccata 4 volte nel giro di pochi mesi, perden-do circa 124 capi di bestiame. Capi pregiati, di razza sopravvissana, quelli allevati da Guido Stangoni tra Venarotta e il monte Vettore. “Siamo davvero disperati per una situazione ormai insostenibile – spiega Stangoni -. Sto addirittura cercando di veglia-re vicino ai recinti all’interno del mio fuoristrada ma avendone due non riesco da solo a sorvegliarli. Così i lupi, che ormai non sembrano avere più paura di nulla, attaccano quelli non presidiati riuscendo a penetrare all’interno delle recinzioni”. Coldiretti ha più volte denunciato la situazio-ne che vede, tra l’altro, gli indennizzi della Regione fermi da tre anni. “Nel 2013 la Regione Marche - denuncia l’associazione - non ha rifinanziato il fondo per la copertura dei danni, con gravi ripercussioni per gli alle-vatori, che sono oggi di fatto “sco-perti” rispetto agli attacchi dei lupi. A tutt’oggi si attende ancora la delibe-

ra in materia da parte della Giunta, che avrebbe dovuto essere varata nel marzo dello scorso anno”. L’in-dennizzo previsto attualmente dalla legge per una pecora uccisa da un lupo va da 50 a 110 euro, a secon-da del peso dell’animale. “A questa cifra - sottolinea Coldiretti - vanno però tolti i 30/40 euro necessari allo smaltimento della carcassa, che l’al-levatore deve pagare di tasca pro-pria. Soldi che deve tirare fuori subi-to, mentre per ricevere l’indennizzo dovrà attendere un periodo indefini-to. La nuova delibera regionale do-vrebbe rivedere gli importi al rialzo (paradossalmente già rivisti, ma al ribasso, nel 2012) ma specificando che gli indennizzi verranno pagati solo se ci saranno i fondi. Quindi, an-che se dovesse essere riconosciuto un valore maggiore all’animale ucci-so, l’allevatore potrebbe comunque non vedere un soldo”.

SOTTO ASSEDIONel Fermano un’azienda è stata attaccata quattro volte in un paio di mesi. Persi tra 2012 e 2013 oltre 2000 capi.Danni anche per la proliferazione di cinghiali e caprioli.

ELVATICIS

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N on è un segreto che i fast food e i loro veloci ed economici prodotti s iano i preferit i dai giovani, ma in Ital ia, dove la cucina è elaborata e i l cibo è un culto, la soglia di attenzione verso un cibo di qualità è più alta. Nasce su que-

sti presupposti l ’ intuizione geniale di Bovinmarche che ha ideato e creato i l primo hamburger al 100% marchigiano: i l Marchburger! Questa nuova proposta è un’ott ima alternativa, tutta ital iana, al fast food Made in Usa, dedicata ai giovani ma anche a chi sceglie un pasto veloce e non impegnativo, senza r inunciare al la qualità. Marchburger è infatt i prodotto con carni provenienti da animali al levati nel le Marche, secondo la nostra antica tradizione, e certi f icati secondo i l discipl inare Bovinmarche approvato dal Mipaf.I cibi dei fast food attirano per l ’aspetto molto appetitoso e saporito ma non sem-pre sono l ’ott imale per una dieta sana: sono infatt i spesso causa di obesità per i grassi contenuti e per l ’assenza di vitamine e f ibre: l ’ idea innovativa di Bovinmarche è proprio quella di portare la qualità e la trasparenza anche in quei settori in cui tradizionalmente si usano materie prime scadenti e di bassa qualità.Nell ’ immaginario giovanile i l fast food è i l primo “ luogo” dove r itrovarsi con amici. Una sorta di r istorante molto economico dove la compagnia supera la r icerca della qualità del cibo. Lo street food nasce per recuperare i l gusto della condivisione, con cibi di qualità, in un ambiente aperto che lascia spazio al la social ità. Una vali-da e importante alternativa per proporre un’educazione alimentare che si al lontani sempre più da accattivanti snack nel cel lophane.I l Marchburger, sperimentato in numerose f iere, diventa quindi una valida alternativa e viene ora lanciato da Bovinmarche, grazie ad un mezzo mobile, come street food di alt iss ima qualità. Da oggi mangiare per strada potrebbe trasformarsi in un’espe-rienza unica: per mangiare un ott imo e sostanzioso panino fuori casa, non sarà più necessario recarsi presso una delle catene americane ma avremo f inalmente i l pani-no “gourmet ” con carne di razza bovina marchigiana. Si ha sempre meno tempo da dedicare a se stessi e spesso, le cortissime pause pranzo, sono la causa di un’al imentazione veloce che non trova nemmeno i l tempo di “control lare” quello che ci viene servito: i l 60% degli i tal iani, almeno una volta al la sett imana, consuma un panino fuori casa. In base ad un’ indagine condotta dalla Doxa, i l 25% dei consumatori mostra però insoddisfazione sul la qualità del panino consumato.Oltre 600 allevamenti, 70 macellerie e 5000 capi certi f icati al l ’anno: Bovinmarche è i l consorzio degli al levatori marchigiani che dal 1987 lavora con i l preciso inten-to d ’ identi f icare la carne di qualità delle Marche e di insegnare in modo chiaro e preciso ai consumatori come riconoscerla con certezza. Gli al levamenti sono tutt i di piccole dimensioni con una media di stal la di 15 capi, distr ibuit i su uno splendi-do terr itorio coll inare e pedemontano. Piccole aziende che producono pensando solo al la alta qualità con metodi ancora tradizionali, r ispettando i l benessere degli animali e l ’ambiente in cui vivono. Un modo di al levare che fa della zootecnia mar-chigiana un punto d ’eccellenza e di vanto, se non addir ittura unico, nel panorama nazionale, con qualità organolett iche e di genuinità dif f ici lmente r iscontrabil i in altre zone.Come se non bastasse, nel l ’ott ica della garanzia e della qualità, Bovinmarche ha svi luppato, per prima in Europa, un sistema di certi f icazione elettronica della carne in grado di affermare, in modo certo e con estrema sicurezza, provenienza e carat-terist iche di ogni s ingolo taglio di carne. In molt i degli al levamenti infatt i è presente la razza Marchigiana che ha ottenuto i l r iconoscimento europeo di “ Identi f icazione geografica protetta”, unico esempio in Ital ia sul la carne bovina.

IL MARChBURGER RILANCIA LASOCIALITà E LA CONDIVISIONE DELLO

street food

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Carnevale di Fano & Bianchello wine: buono a sapersi.

Custodi di una Natura che esprime Eccellenze. BIANCHELLO DEL METAURO DOCConoscere le Marche e le sue denominazioni;una scoperta in tutti i sensi.

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CAPOLAVORI UNICI, PROTAGONISTI DIUNA GRANDE TERRA.

www.imtdoc.it

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FONDI OCM PER L’ISTITUTO MARCHIGIANO DI TUTELA VINI: OLTRE 2,8 MLN DI EURO PER LA PROMOZIONE ESTERA 2014-2015

Oltre 2,8 milioni di euro per promuovere 16 denominazioni delle Marche nel mondo, dal Ver-dicchio al Rosso Conero, dalla Lacrima di Morro d’Alba alla Vernaccia di Serrapetrona. E’ quanto si appresta a investire l’Istituto Marchigiano di Tutela Vini (IMT) per la campagna di promozione 2014-2015 nei Paesi terzi e extra Ue grazie ai fondi previsti dall’OCM Promozio-ne vino. Il progetto “Marche top wines” realizzato dal maxi consorzio (800 soci, esprime il 90% dell’export complessivo delle Marche) partirà il 16 ottobre prossimo e prevede partecipazioni a fiere internazionali, attività di marketing expertice, instore promotion, workshop, wine tasting e incoming in azienda in Paesi chiave per l’export del vino marchigiano. Tra i mercati target, gli Usa (che assorbono il 35% del budget), seguiti da Cina e Hong Kong, Canada, Giappone ma anche Sud Est Asiatico (Singapore, Corea del Sud, Vietnam, Indonesia, Filippine), Sud America, Norvegia e Svizzera. Per il direttore di IMT, Alberto Mazzoni: “Questo progetto fa seguito a importanti azioni di promozione iniziate nel 2009, che ci hanno visto investire fino a oggi oltre 4,4 mln di euro di fondi OCM, di cui la metà a carico dei nostri produttori. Siamo partiti dagli Usa, che valgono circa il 60% dell’export Marche e sui quali continuiamo a inve-stire per consolidare il posizionamento del prodotto, così come in Canada. Ora guardiamo anche a Oriente, dal Giappone a Cina e Hong Kong fino al Sud Est Asiatico, dove l’obiettivo è conquistare posizioni rispetto ai vini esteri attraverso un’adeguata conoscenza del nostro pro-dotto dall’ottimo rapporto qualità-prezzo, elemento chiave per conquistare questi mercati”.

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Palazzo Ducale di Urbino & Colli Pesaresi wine: buono a sapersi.

Custodi di una Natura che esprime Eccellenze. COLLI PESARESI DOCConoscere le Marche e le sue denominazioni;una scoperta in tutti i sensi.

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CAPOLAVORI UNICI, PROTAGONISTI DI UNA GRANDE TERRA.

www.imtdoc.it

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Combatte il colesterolo, aiuta a prevenire gli infarti e le ma-lattie cardiocircolatorie. Per non parlare del sapore che conferisce ai nostri piatti. Stiamo parlando del peperonci-

no che, negli ultimi anni, torna a ripopolare la tavola e le campa-gne. Una riscoperta della tradizione che ci porta a raccontare la bella storia di Valerio Alesi e Barbara Rosati. Impiegato di Poste Italiane lui, avvocato lei. I due giovani vivono a Castel di Lama, in provincia di Ascoli Piceno e sono protagonisti di una bella start up seguita, passo dopo passo, da Coldiretti Marche. La coppia, appassionata di peperoncino, è passata da 7 piantine coltivate

sul balcone di casa per uso domestico all’apertura dell’azienda agricola Valesi, con un terreno di circa 6mila metri quadri nella zona di Castel di Lama. Si parte da 300 piante ma nel giro di un anno sono già passati a mille, con oltre 100 varietà di peperon-cino coltivate e vendute direttamente ai consumatori. Il prossimo obiettivo è quello di estendere ulteriormente la produzione e av-viare un processo di trasformazione del prodotto. Proprio Castel di Lama ha ospitata agli inizi di ottobre una quattro giorni eno-gastronomica dedicata a questa prelibata spezia.

L’agricoltura sociale si incontra a Corinaldo (Ancona) per lo sviluppo sostenibile del territo-rio. Legacoop Marche: “Nuove possibilità da questo settore”.

La storia di Valerio e Barbara dalla provincia di Ascoli Piceno: dalla coltivazione di 7 piante sul balcone a un’azienda agricola con oltre cento varietà di piccante

Un tempo era la Cesania Felix o la “Signoria dei Pove-ri”. I monaci di Fonte Avellana, tra l’XI e il XIV secolo avevano sostenuto e incentivato una forma di coo-

perazione tra i contadini delle valli del Misa e della Nevo-la. Servizi in rete per la popolazione in una forma arcaica di coesione sociale per vincere la fame. Oggi, ai tempi del benessere ma di fronte a un sistema in crisi, la ricetta dei monaci sembra tornata in auge. Sono queste le conclusioni raggiunte durante il convegno “La cooperazione agricola, forestale e sociale per modelli di sviluppo sostenibile” or-ganizzato dalle Centrali cooperative a Corinaldo (An). Si è trattato di un momento di sintesi dopo un anno di seminari, incontri e viaggi studio destinati alle cooperative per svi-luppare reti di agricoltura sociale e per la promozione del-la cooperazione agricola biologica. “L’agricoltura sociale, l’attività agricola che include persone svantaggiate e con disabilità, è una nuova possibilità di questo settore - ha det-to Simone Cecchettini, responsabile settore agroalimentare di Legacoop Marche –, da sviluppare nel cuore della valla-ta del Misa e del Nevola che vede una notevole presenza

di aziende biologiche organizzate in forma cooperativa e che, per noi, rappresenta il distretto dell’economia coope-rativa legata al grande binomio fra agricoltura, in particola-re quella biologica, e settore sociale. Un connubio che può creare opportunità di lavoro e di sviluppo del territorio gra-zie anche alle caratteristiche dell’essere impresa coopera-tiva, essere aggregati e stare insieme per dare una risposta migliore al mercato che ancora risente della crisi”. Biologico e integrazione possono incentivare anche altri mercati, ad esempio quello del turismo, e concorrere alla crescita di tut-to il territorio. I prodotti della terra vengono poi commercia-lizzati dalla grande distribuzione attraverso convenzioni tra le cooperative, i consorzi e i supermercati. “Questi settori, che sembrano in apparenza diversi fra di loro – ha spiega-to Sandro Buatti, agronomo -, hanno in comune il fatto che producono sostenibilità economica, ambientale e sociale. L’agricoltura sociale è un fenomeno che nasce in maniera spontanea sia da aziende agricole sia da cooperative so-ciali che svolgono attività agricola, coinvolge ora una ven-tina di coop nelle Marche e si sta espandendo”.

Agricoltura e cooperazione, la Storia si rinnovaValmisa e Nevola

Storie di terra,dall’orto in terrazzo...

...alla produzione di peperoncino

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La riscoperta dell’economia legata all’agricoltura, all’alimentazione e alla tutela del territorio con-quista le nuove generazioni. In un paese dove i

giovani laureati tendono a scappare all’estero sembra esserci un’inversione di tendenza per quanto riguarda l’orientamento scolastico. Gli istituti agrari hanno re-gistrato un +12% nelle iscrizioni per l’anno scolastico 2014/2015 e il 24% dei ragazzi iscritti al primo anno delle superiori hanno comunque scelto indirizzi lega-ti alla terra, all’alimentazione, all’enogastronomia e al settore alberghiero. Più 8% anche per la formazine professionale in campo agricolo e rurale. Senza dimen-ticare un dato importante: il 95% dei laureati in agra-ria trova lavoro prima e con remunerazioni superiori rispetto ai coetanei che si sono formati in altre discipli-

ne. Lo stesso ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina si è diplomato in un istituto agrario (a Ber-gamo). Proprio il Governo ha recentemente mes-so a punto un Piano Giovani per incentivare i giovani ad avviare aziende agricole con mu-tui a tasso zero per chi vuole fare impresa, deduzione del 19% per i giovani impren-ditori che affittano terreni, crediti d’im-posta per sviluppare l’e-commerce e le reti d’impresa, sconto Irap per nuove assunzioni oltre alla maggiorazione del 25% dei pagamenti di-retti europei per 5 anni”.

Istituti agrari, boom di iscrizioni:i giovani italiani riscoprono la terra

Tra il nonno e il nipote si pone la questione dell’avvenire delle

terre familiari e della dif-ficile trasmissione di beni e saperi ad una genera-zione che si è allontanata dalle pratiche tradizionali. Dobbiamo accettare il sa-crificio dei terreni agricoli ? Allo stesso tempo un ritrat-

to di famiglia e una critica alla politica energetica italiana: consacrare le ter-re agricole all’installazio-ne dei pannelli solari per la produzione di energia elettrica. È questa in estre-ma sintesi la trama del film Là, dove batte il sole, diret-to da Diego Feduzi e pro-iettato nei giorni scorsi a

Monsano (Ancona), in piena zona dei Castelli di Jesi. Una serata organizzati da Caa Fapi e dai Gruppi di Ricer-ca Ecologica delle Marche con il patrocinio del Comu-ne. Dopo la proiezione si è tenuto un partecipato dibat-tito sulle tematiche inerenti il ruolo attuale dell’agricoltura e quali programmi attuare

MarcheFilm e dibattito:

è giusto consacrare i terreni agricoli alla produzione di energia? Se ne è parlato a Monsano (Ancona) dove si cerca di far riconoscere il carciofo precoce Violetto di Jesi e si promuove la reintroduzione della canapa.

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A umentano gli occupati nelle campagne marchi-giane con una crescita del 19% rispetto all’anno precedente. È l’analisi della Coldiretti regio-

nale sulla base dei dati Istat relativi al II trimestre del 2014, secondo i quali i lavoratori sono saliti a quota 19mila contro i 16mila dello stesso periodo del 2013. “Un segnale importante rispetto al fatto che le nostre campagne possono offrire prospettive di lavoro sia per chi vuole intraprendere con idee innovative che per chi vuole trovare un’occupazione anche temporanea – sottolinea Tommaso Di Sante, presidente di Coldiretti Marche -. Occorre però che questa ‘voglia di campa-gna’ che vede protagoniste le nuove generazioni ven-ga adeguatamente sostenuta difendendo la redditività delle imprese agricole dalle distorsioni di filiera e dalla

concorrenza sleale dovuta alla mancanza di traspa-renza nell’informazione ai consumatori che permette di spacciare come Made in Italy prodotti importati”. Il trend occupazionale positivo sostiene la scelta di quei ragazzi che in numero sempre maggiore si iscrivono alle scuole di agraria. Secondo un’analisi Coldiretti su dati dell’Ufficio regionale dell’Istruzione, per l’anno scola-stico che va ad iniziare gli istituti di agraria nella no-stra regione sono passati da 495 a 611 nuovi iscritti (+23%), mentre gli indirizzi professionali agricoli sono diventati 186 da 173, con una crescita del 7%. Passo in avanti anche per quanto riguarda gli indirizzi enoga-stronomici e alberghieri, con un aumento dell’8% delle iscrizioni (da 1623 a 1753).

COLDIRETTI,CRESCONO GLI OCCUPATI NELLE CAMPAGNE MARCHIGIANE (+19%)

per affrontarne la decadenza. A Monsano si cerca il ricono-scimento del carciofo precoce Violetto di Jesi ma ci sono anche importanti ritorni alla coltivazio-ne della canapa. Proprio i Gre, impegnati da anni per la rein-troduzione di quest’ultima nelle Marche, hanno evidenziato come il ricorso a nuove colture potrebbe – attraverso la realiz-

zazione di filiere ridotte – aumentare il margine dei produttori agricoli e, al contempo, creare nuove opportuni-tà di sviluppo lavorativo sia nell’am-bito di lavorazione e conservazione di prodotti innovativi, sia aumentare le offerte di richiamo turistico che, non andrebbe dimenticato, non vive di solo mare. Il responsabile provinciale di Fapi Ancona, Massimo Conte, ha espresso soddisfazione per la serata

che ha visto coinvolti imprenditori, istituzioni e pubblico ed ha ringra-ziato l’Amministrazione comunale e I Gre delle Marche che hanno of-ferto un assaggio delle oramai fa-mose, Tagliatelle di Canapa della linea Cereali, condite con carciofi e ciauscolo – ma era prevista la variante vegana – accompagna-te dell’ottimo vino delle colline di Monsano.

è giusto consacrare i terreni agricoli alla produzione di energia? Se ne è parlato a Monsano (Ancona) dove si cerca di far riconoscere il carciofo precoce Violetto di Jesi e si promuove la reintroduzione della canapa.

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Tutta la penisola è sotto assedio per temporali, trombe d’aria, smottamenti. Sotto accusacementificazioni selvagge e consumo del territorio

emergenza

Tutta Italia sta guardando con ap-prensione Genova. La seconda allu-vione in tre anni del capoluogo ligu-

re è solo l’ultima di una catena di eventi che ormai solo chi cerca di nascondere le proprie responsabilità può battezza-re come “eccezionali”. Per i precedenti non occorre andare tanto indietro nel tempo. Risale a maggio la tragica allu-vione di Senigallia. Tre morti, danni per 99 milioni e una stagione balneare da recuperare in extremis per risollevare la città. L’estate più piovosa del seco-lo ha complicato ulteriormente le cose tanto che il presidente della regione, Gian Mario Spacca, ha ventilato l’ipo-tesi di prolungare la stagione balneare di qualche mese. Nemmeno il tempo di finire la conta dei danni sulla Spiaggia di Velluto che in Vallesina, a fine luglio, si è abbattuta una tromba d’aria. Bilancio: oltre 13 milioni di danni a edifici pubbli-ci, 4,6 milioni ai privati e danni alle im-prese per oltre 20 milioni di cui 1,5 alle imprese agricole. Per le Marche la chiu-sura estiva è coincisa con un’altra trom-ba d’aria che è riuscita a disormeggiare un traghetto in porto che, con la prua, ha distrutto alcune vongolare. Ancora. Toscana. Le grandinate di settembre hanno distrutto il 90% del fatturato delle aziende dell’Empolese Val d’Elsa e della Versilia. Danni stimati per circa 200 milio-ni nella zona di produzione del Chianti, Vinci, Fucecchio e Cerreto Guidi. Alcune aziende hanno terminato la vendemmia

Maltempo,

prima ancora di cominciarla. Puglia. All’i-nizio di settembre le piogge torrenziali hanno portato all’esodazione di canali e torrenti, a frane e smottamenti oltre a far registrare un morto e l’evacuazione di 700 persone a rischio. Sul Gargano, in particolare Peschici, l’acqua e il fango si sono riversati con violenza nei cen-tri abitati, nei campeggi, sulle spiagge. Veneto. Nel Trevigiano, sono morte 4 persone spazzate vie dall’esondazione del torrente Refrontolo. Un vero e pro-prio bollettino di una guerra che si sta perdendo contro la Natura. Secondo Coldiretti il rischio di calamità naturali è cresciuto di pari passo con la cemen-tificazione del territorio. Per far fronte alla situazione occorre coinvolgere le imprese agricole e forestali per la manu-tenzione del territorio: oltre a mantenere viva l’economia agricola e montana si creerebbero dei presidi contro il disse-sto. Secondo un dossier di Legambiente negli ultimi tre anni si sono persi, in favo-re di nuove costruzioni, ben 720 kmq di suolo nonostante la crisi che ha colpito il settore edile. “Il tasso di consumo di suo-lo – si legge nel dossier di Legambiente – negli anni ’50 era pari al 2,9%. Oggi siamo al 7,3%. Dei 22mila kmq urbanizza-ti in Italia, il 30% è occupato da edifici e capannoni, il 28% da strade asfaltate e ferrovie. Tra le città più cemento, Na-poli e Milano (oltre il 60%) seguite da Pescara e Torino (oltre il 50%) e poi da Monza, Bergamo, Brescia e Bari con ol-tre il 40%”.

continua

Al momento di andare in stampa, 27 ottobre 2014, si sono aggiun-te, alla lunga lista dei disastri, le alluvioni in Piemonte, in Maremma, in Emilia, in Friuli. Una sequenza che sembra destinata a non fermarsi e a velocizzarsi se non si metterà mano a un piano nazionale per sanare il dissesto che grava sull’Italia.

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I venti di guerra russi e l’embargo decretato da Mosca sui prodotti dell’Unione Europea rischia di cadere tutto sulle spalle degli agricoltori. Rischia-

no grosso le imprese se la diplomazia non riuscirà a mettere mano alla crisi. Gli aiuti economici che l’Ue avrebbe dovuto mettere in campo per sostenere il comparto ortofrutticolo sono al momento sospesi. Colpa delle richieste troppo esose di alcuni Sta-ti, come ad esempio la Polonia, rispetto al riparto dello stanziamento. Alle imprese italiane, stimate in 463mila unità, doveva andare circa 1,288 milioni di euro. Parte per i ritiri della merce e parte per la promozione su altri mercati. Tutto fermo. Con gli effetti della crisi che iniziano a farsi sentire. Il ministro Maurizio Martina ha chiesto “misure rapide e mirate al servi-zio delle imprese per evitare ingiuste penalizzazioni ai nostri agricoltori. Ora mi aspetto davvero in tempi stretti che la Commissione definisca le decisioni con-crete sulla rimozione dello stop agli aiuti già stabiliti per l’ortofrutta e la pianificazione di nuove azioni”. In Veneto, il governatore Luca Zaia si è detto pronto ad aprire un dialogo autonomo tra la sua regione e Mosca. Su mandato della giunta regionale, Zaia è intenzionato ad avviare azioni diplomatiche auto-nome “affinché il Veneto esca dall’embargo. È stato

dato anche mandato all’avvocatura di esami-nare tutti gli aspetti legali, tecnici e giuridici. Noi confermiamo tutti i legami con la Russia, non solo economici ma culturali e sociali. Per questo met-teremo in atto ogni azione possibile, con l’obiet-tivo di riprendere ad esportare eccellenze come Prosecco, Amarone, Grana Padano e ortaggi fre-schi. Se i russi ci comprano il Grana Padano glielo portiamo volentieri” ha detto il presidente. L’embargo russo ha ricadute economiche rilevanti sull’Italia. Nel 2013 l’export Made in Italy è arrivato a quota 10,4 miliardi (+8%). Solo il settore agroalimenta-re rappresenta quasi un miliardo di fatturato. Ad agosto Bruxelles ha deciso di stanziare 29,7 miliardi di aiuti. Per ora l’embargo ha rispar-miato prodotti come il vino, l’olio e la pasta concentradosi “solo” su carne di manzo e maiale, pollo, pesce e frutti di mare, latte e latticini, frutta e verdura. Il timore è che un eventuale inaspri-mento delle misure possa andare a toccare anche gli altri settori, compreso quello dell’energia.

Embargo russo, agricoltura italiana in pericoloL’Ue ha annunciato il blocco degli aiuti al comparto a causa delle richieste troppo esose di alcuni Stati. Tremano Spagna e Italia, prima e seconda nella classifica del riparto

Governatore Luca Zaia

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Il Sanlorenzo Sl118 (FOTO 2) è stata l’ammiraglia del salone. Con i suoi 36,5 metri di lunghezza è lo yacht da sogno e l’imbarcazione più grande di tutta la kermesse. Più abbordabile, se parliamo di prezzo, la piccola Vergaplast: sca-fo trasparente, 2,2 metri, leggera, resistente e alla portata di tutti con i suoi “appena” 850 euro di costo. La Verga-plast è stata anche l’imbarazione più piccola del Salone. Tra le imbarcazioni sotto i 12 metri spicca il “marchigiano” Wider 32 (FOTO 3). Supertecnologia a 340mila euro di costo. Tra le novità anche Vismara V80, star delle barche a vela con 24 metri di lunghezza e 318 mq di piano velico, l’Euphoria 54 del cantiere turco Sirena Marine (FOTO 1) e l’A44 di Advanced Yacht che abbina alle forme anche un confort eccezionale: cabina doppia a poppa e zona living che di notte trasforma la cabina di prua dell’armatore in una vera e propria suite. Prezzo di listino, modello base, circa 586mila euro. Curiosità anche dal mondo degli accessori. Serrature e maniglie in ceramica di Limoges, in filigrana o in vetro di Murano, ad esempio. Come quelle presentate da Razeto & Casareto, azienda leader nel settore del lusso che sta, tra l’altro lavorando alla maniglia più costosa al mondo: 100mila euro per filigrana, vetro di murano e diamanti. Per le barche hi tech ecco arrivare sul mercato un’antenna wifi che permette a tablet e smart

Tante novità e ottimismo tra gli stand.Oltre 107mila presenze a Genova e si torna a firmare contratti.Perotti, Ucina: “Anno zero da cui ripartire, occorre rinnovare il mercato”

Le novità in esposizione

Dal Sanlorenzo Sl118 alla piccola Vergaplast, dai motori vintage ai sistemi per trasformare il tablet o lo smartpho-ne in antenne radar. Tante curiosità e novità per l’edizione 2014 del Salone Nautico di Genova che segna una ripresa rispetto agli scorsi anni. In linea con con la passata edizione l’affluenza di visitatori: oltre 107mila presen-

ze che fanno confermare la manifestazione ligure come la più gettonata del Mediterraneo. Migliora anche l’ottimismo rispetto al passato. Dalla crisi non si è ancora usciti ma rispetto a qualche anno fa ci sono segnali di decisa ripresa. “Si respira un’aria diversa - racconta Pietro Vassena, titolare Lepanto Yachting e referente in Ucina per la piccola nauti-ca - sui visi degli operatori ci sono meno mugugni e più sorrisi. Dimenticandoci del passato, ci sono piccoli segnali di miglioramento dell’andamento del mercato. C’è stata una buona affluenza, ma quel che conta sono gli utenti interessati. Abbiamo venduto a gente lontana dalla nautica. C’è molta differenza tra portare avanti una trattativa per mesi e poi chiuderla al Salone, oppure, come è successo quest’anno, ritrovare i clienti che entrano al Salone e comprano”. Bene

Nautica, 2014 anno del rilancio

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anche la vela. Per Fabio Planamente, gm di Cantieri del Pardo “è andata oltre le aspettative. Si è tornati a vendere in Salone. Abbiamo avuto tanti contatti e le prossime 3 o 4 settimane saranno decisive per avere la conferma di questo ottimismo”. Che gli operatori siano rimasti soddisfatti da questa edizione lo dice anche il sondaggio effettuato dall’orga-nizzazione tra gli stand. Quasi il 54% parla di edizione migliore per la qualità dei contatti avuti con i clienti mentre circa il 30% si è detta in linea con il 2013. “La conclusione del salone – è il commento finale di Massimo Perotti, presidente di Ucina - vede confermata l’inversione di tendenza annunciata a maggio al di là delle più rosee attese della vigilia. Le vendite migliorano, ma il mercato nautico italiano non può nascere da solo. La strategia di Ucina è di puntare con gran-de energia, forza e determinazione sul Salone Nautico Internazionale di Genova. Un mercato non risale da solo ma va incentivato e occorre intervenire per ricrearlo. Il 2014 va considerato un anno zero da cui ripartire, abbiamo bisogno della spinta di tutti i soci sia per rinnovare il mercato sia per fare forte il Salone”.

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Nautica, 2014 anno del rilancioSalone Nautico Internazionale di Genova

di trasformarsi in veri e propri radar (DRS4W di Furuno) mentre Surfcrest si è orientata sulla ricerca di materiali. Ne è nato il Kelvet, un materiale che permette di abbattere il peso aumentando la resistenza degli scafi. Questo anche a favore di un maggior risparmio energetico per quanto riguarda il consumo di carburanti.

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Chopi Chopi ammiraglia del Cantiere Crnriceve il premio per le navi da diporto dai 54 agli 82 metri.Lo scorso anno, premio per Cantiere delle Marche

A ncona si conferma ancora una volta ca-pitale delle imbarcazioni da mille e una notte. Al World Yacht Trophy, concorso

che si tiene a Cannes organizzato dal gruppo internazionale Lux Media Group, il mese scorso è stato premiato Chopi Chopi. L’ammiraglia del Cantiere Crn di Ancona si è aggiudicato il ri-conoscimento di “Most Achieved Trophy” nella categoria delle navi da diporto dai 54 agli 82 metri. Gli esperti della giuria hanno convenu-to che Chopi Chopi si distingue nel panorama dello yachting internazionale per la qualità, la cura che gli artigiani mettono sulle finiture e sugli arredi interni, per gli ampi volumi, i grandi spa-zi all ’aperto per un contatto costante e diretto con il mare. Senza dimenticare l ’arte, il design e l ’attenzione per il benessere a bordo. Chopi Chopi, 80 metri di lusso galleggiante, oltre 80 milioni di euro al listino, è l ’imbarcazione più gran-de mai costruita da cantiere del Gruppo Ferretti. È stata commissionata dall ’imprenditore Taha Mi-kati, fratello dell ’ex premier libanese Najib. Cin-

que ponti, 31 uomini di equipaggio, cabine per 12 ospiti. Chopi Chopi non è nuovo a premi di questo genere. Lo scorso anno ha vinto il pre-mio “Best Interior Design Award” nel segmento dei megayacht superiori ai 60 metri agli “Showboats Design Awards”, il “Judges Commendation” ai “The World Superyachts Awards” e il premio “Barca dell ’anno 2013” al Salone Nautico Internazio-nale di Genova dello scorso anno. Una vetrina per il Made in Italy. Seppur controllata dal grup-po cinese Shandong Heavy Industry Group, la progettazione, e la realizzazione sono state ef-fettuate tutte in Italia. I cinesi sanno bene che la manodopera qualificata tricolore non ha eguali. Chopi Chopi è stato progettato da due studi di architettura italiani: lo studio Zuccon Interna-tional Project, che ha concepito le linee esterne e il layout interno insieme al Crn Engineering, e l ’architetto Laura Sessa, che ha firmato lo style concept e il design degli interni.

Anconaancora ai verticidel World Yacht Trophy

Nautica da sogno,

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Nautica da sogno,

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Trasformare la Macroregione Adriatico Ionica in uno spazio europeo di inte-grazione e far soffiare forte il vento

di Adriano Olivetti, ma anche il vento di Adrion, del mare, dentro Expo2015. Sono queste le coordinate ideali entro le qua-li la Regione Marche si sta muovendo per dare un contributo significativo, oltre che originale, alla buona riuscita dell ’Expo che prenderà avvio nel 2015 a Milano. Con-cordano su questo i presidenti di Marche, Lombardia e Abruzzo. Gian Mario Spac-ca, Roberto Maroni e Luciano D’Alfonso si sono incontrati ad Ancona a metà ottobre al Forum della Macroregione Adriatico Io-nica. Pochi giorni prima dell ’adozione, da parte dei 28 Paesi Ue, dell ’Iniziativa. All ’ul-tima assemblea del Comitato delle Regioni Sandro Gozi, segretario di Stato della pre-sidenza italiana del Consiglio Europeo, ha rivelato che il Piao Juncker da 300 miliardi, finalizzato alla crescita, al lavoro e all ’oc-cupazione, potrà essere utilizzato per im-plementare la strategia macroregionale. Serve ora presentare progetti per i settori previsti dal piano di azione: blue economy, cultura, agroalimentare, turismo e ambien-te. Senza per questo andare a istituire nuove regolamentazioni, nuovi organismi burocratici e attingere a ulteriori risorse.

“Le Macroregioni “ funzionano” attraverso la governance multilivello, ovvero gli at-tuali soggetti istituzionali, gli Stati e le Re-gioni. Ad essi spetta ora definire i progetti che si appoggiano sia ai fondi strutturali, che hanno una priorità rispetto alla loro utilizzazione, sia ai fondi specifici di ognu-no dei 4 pilastri che definiscono la strate-gia macroregionale” ha spiegato Spacca. Secondo Maroni, che sta lavorando anche a una Macroregione delle Alpi, “ l ’unione di aree omogenee, che vanno aldilà degli Stati nazionali, con problemi comuni pos-sono diventare punto di riferimento per l ’U-nione europea per i fondi europei, i Fon-di strutturali, il Fondo sociale, per la Pac, piuttosto che dare i contributi a pioggia come avviene oggi”. Secondo il presiden-te abruzzese D’Alfonso, invece, la Mrai è “non solo il futuro ma anche l ’espressione di una potenza. Un progetto che nasce sul valore dell ’orizzontalità, con una conve-nienza legata a una base culturale comu-ne, che è la potenza di questa iniziativa anche verso i palazzi verticali della buro-crazia europea”. Al convegno era atteso anche il ministro Maurizio Martina che però ha dato for fait: era impegnato a Roma per la presentazione dell ’ultimo “Rapporto sul-lo Stato dell ’Agricoltura”.

Maroni: “la Mrai cancella i confini nazionali”.D’Alfonso: “Un’ambizione dell’Italia che guarda all’Europa”.

Forfait del ministro Martina.

LA MACROREGIONE ADRIATICO IONICAVERSO L’EXPO 2015 NEL SEGNO DI OLIVETTI

I governatori di Lombardia, Marche e Abruzzo ad Anconaper spingere sulla Macroregione.

Roberto MaroniLuciano D’Alfonso Gian Mario Spacca

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No v i t à i m p o r -tanti sui

banchi dei prodotti ittici in arrivo. Dal 13 dicembre, in-

fatti, entra in vigore il Regolamento Europeo che disciplina il mercato del-

la pesca e dell’acquacoltura dell’Unione con nuove disposizioni per quanto riguarda

la tracciabilità dei prodotti. Negli anni la voglia di consapevolezza dei consumatori è accresciuta

e per venire incontro a queste esigenza, ma anche per tutelare la pesca di qualità contro le frodi alimentari, si è

arrivati a un regolamento che uniforma le regole dei mercati nazionali nell’ottica della libera circolazione purché la merce sia

sicura. La nuova etichetta dovrà contenere anzitutto oltre al nome della specie, anche il nome scientifico. Per quanto riguarda la produ-zione dovrà essere specificato se il prodotto ittico è stato pescato in mare, in acque dolci o allevato e dovrà essere inserita la relativa zona. E qui la descrizione entra più nello specifico. Non basterà più l’indicazione dello Stato di riferimento ma si dovrà speficare anche la zona. Per quanto riguarda i prodotti pescati in mare, il riferimento sono le zone e le sottozone Fao di pesca. Un esem-pio. L’Italia rientra nella zona Fao del Mediterraneo. Questa è ulteriormente suddivisa nelle sottozone Adriatico, Ionio e Tir-reno. L’etichetta ci dovrà dire se le alici sono state pescate in questi mari. C’è di più. In aggiunta possono essere indica-te zone di cattura o di produzione più precise (esempio Pescato in Adriatico al largo di Ancona). Se si tratta di pesce d’acqua dolce va indicato lo Stato ma anche menzionato il fiume o il lago. Nel caso di allevamento si dovrà specificare il luogo dove è avvenuta la fase finale di sviluppo del prodotto ittico. Il prodotto de-congelato infine, sarà indicato con la dicitura “pe-sce decongelato, da consumarsi entro le 24 ore e da non ricongelare”. Per i congelati nelle fasi precedenti la vendita va messa a disposizione la data di produzione e di primo congelamen-to oltre al termine minimo di conservazione.

grazie alla nuova etichettaturaPesca,consumatori più informati

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Uno sversamento di idrocarburi al largo delle coste adriatiche. La chiazza oleo-sa che minaccia la costa e il suo ecosi-

stema. Serve un intervento urgente per limita-re i danni e recuperare i liquidi inquinanti. Per fortuna stiamo parlando di una simulazione. Un’esercitazione che ha coinvolto vari sog-getti con l’obiettivo di essere pronti ad at-tivare le procedure previste dai protocolli in tempi rapidi. Siamo a Falconara, cittadina sull’Adriatico a una decina di chilometri da Ancona. Qui ha la sua sede una raffinaria Api che, con il suo traffico marittimo di petroliere, rappresenta il 50% del movimento del porto dorico. In passato ci sono stati anche vari incidenti che hanno coinvolto il mare. Il fat-to più eclatante risale al 2007 quando uno grosso sversamento di bitume coinvolse la costa tra Ancona e Senigallia. Normale, dun-que, che da queste parti ci siano già impron-tate risorse – economiche e umane – pronte all’uso. Alla simulazione hanno preso parte la Capitaneria di Porto, il Comune di Falconara, il Servizio Tutela delle Acque della Regione Marche, la Protezione Civile e gli stessi tec-nici del petrolchimico. Erano presenti, tra i partner, anche i gruppi di Protezione Civile di Emilia Romangna e Puglia oltre a osser-vatori europei da Croazia, Montenegro e Albania. La simulazione rientra infatti all’in-terno del progetto europeo inserito nel pro-gramma di cooperazione territoriale hazadr – Adriatic Ipa. Nel dettaglio si è ipotizzato lo sversamento di greggio in mare, una parte del quale, nonostante l’attivazione delle pro-

cedure previste per scongiurare un possibile inquinamento, giunge sulla costa. Una task force composta da volontari di Protezione Civile e tecnici della Regione ha quindi at-tivato, le procedure previste per il recupero del materiale inquinante dove è stato alle-stito il quartiere generale della simulazione. Oltre sessanta persone hanno preso parte alle operazioni. Nelle vicinanze delle coste di Falconara sono intervenute inoltre le im-barcazioni che hanno steso alcune centinaia di metri di panne galleggianti utili a circoscri-vere la macchia oleosa impedendo quindi alla grande massa oleosa di aggredire la costa. È stato simulato quindi l’intervento di bonifica a seguito dello spiaggiamento del residuo prodotto petrolifero. È stato allesti-to anche uno spogliatoio per l’accesso e l’uscita dall’area inquinata preventivamente perimetrata. Dopo aver indossato i sistemi di protezione individuale che consistono in una doppia tuta, stivali e guanti protettivi, e ma-schere con filtro combinato, così da evitare i rischi per le vie respiratorie, i partecipanti all’esercitazione hanno simulato la bonifica dell’area. Dotate di pale, rastrelli, secchi e bi-doni per la raccolta del materiale inquinante e di spazzole e idropulitrice per la pulizia di scogli e sassi, le squadre di emergenza han-no agito sul tratto di spiaggia “inquinato”. Una volta terminate le operazioni di raccolta e pulizia della spiaggia, i partecipanti hanno poi eseguito le opportune operazioni di de-contaminazione.

Prove tecniche di disastro ambientale,ci si esercita per difendere la costa

Marche

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“Questi eventi non dovrebbero mai accadere ma possono verificarsi vista anche la vicinanza della raffineria e il traffico marittimo che insiste a largo della nostra costa. Sono convinto che questa area debba di-ventare importante punto di riferimento per la formazione di volontari, tecnici e per lo studio dei fenomeni in ambito di tutela del mare. È la terza simulazione nel giro di un anno e mezzo e ogni esperienza è stata in grado di perfezionarsi”.

Clemente Rossivicesindaco di Falconara:

Falconara (an), sede di una raffineria Api, è stata scelta dallaRegione per un’esercitazione di difesa della costa che ha coinvolto vari le regioni adriatiche ma anche Croazia, Montenegro e Albania. Obiettivo, essere pronti in caso di necessità.

Paola Giorgi,assessore Regione Marche Difesa della Costa

“Le Marche sono la prima Regione ad avere una legge che norma le fasi della previsione, prevenzione ed emergenza in caso di incidenti marini ed è in grado, quindi, di avere un efficiente sistema integrato dimonitoraggio”.

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C irca 640mila tonnellate di reti da pesca la-sciate alla deriva. Un pericolo per cetacei e tartarughe che va rimosso. Ecco così che

muove i primi passi anche nel Mediterraneo il pro-getto DeFishGear. Dopo le prime attività avviate da healthy Seas in Nord Europa, le esperienze di recupero e riuso delle reti da pesca per contri-buire alla difesa e alla salute del mare arrivano ad Ancona, città nominata come primo “collection point” nazionale delle reti raccolte. Le stesse sa-ranno poi rigenerate dall’azienda italiana Aquafil grazie ad un innovativo sistema di rigenerazione

che le trasformerà in nuovo nylon per prodotti tessili. Il progetto è stato realizzato grazie alla nuova alleanza tra pescatori, ricercatori, Ong e industria del nylon. Alla iniziativa, insieme a ISPRA/Ministero dell’Ambiente, Regione Marche, Comune di Ancona e Autorità Portuale hanno partecipato Healthy Seas, Aquafil, Consorzio Mediterraneo/Lega Pesca. Ora, grazie all’azienda Aquafil, sarà possibile realizzare (con le reti) filati, costumi da bagno, biancheria intima e indumenti sportivi, tra-mite il sistema Econyl.

punto di raccolta per riuso reti da pesca

Ancona

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C on il mese di settembre sono tornati in mari i pe-scherecci. In Adriatico le flotte hanno ripreso il la-voro dopo il fermo biologico iniziato l’11 agosto. È

tornato dunque sui banchi il pesce nostrano. “Con meno rischi di ritrovarsi nel piatto, soprattutto al ristorante, pro-dotto straniero – sottolinea Coldiretti Impresapesca -. La mancanza dell’obbligo dell’etichettatura d’origine per-mette, infatti, la possibilità di spacciarlo come nostrano, deprezzando di fatto il prodotto marchigiano”. Un rischio favorito anche dal fatto che dall’altra parte dell’Adriati-co le attività non si sono mai interrotte. Lo stop al fermo rappresenta anche un’opportunità per rilanciare i consumi di pesce che, secondo un’analisi Coldiretti Impresa Pesca

su dati Ismea, nel primo semestre 2014 hanno registrato una sostanziale stagnazione degli acquisti, sia in quantità che in valore. Proprio per valorizzare il pesce pescato e allevato nel nostro Paese, mediante la creazione di una fi-liera ittica tutta italiana che tuteli la qualità e l’identità na-zionale del prodotto, Coldiretti Impresa Pesca ha avviato iniziative pilota per la vendita diretta del pesce presso la rete di Campagna Amica. Dovrebbe, invece, essere in via di soluzione il problema del mancato pagamento della cassa integrazione dei marittimi dello scorso anno. E’ sta-to, infatti, pubblicato il decreto per impegnare le risorse della Cig in deroga.

fine fermo Pesca, si torna al km 0

Tutto parte dalla Marine Strategy, la direttiva europea che funge da legge quadro per le politiche dedicate all’ambiente marino. Gli

operatori del mare si interrogano su come que-sto strumento di pianificazione andrà a impattare sulla pesca. E così nei giorni scorsi a Porto Viro (Rovigo), nel Centro Visite del Parco del Delta, oltre 70 tecnici del settore marittimo si sono in-contrati per discutere e affrontare la questione. Un’iniziativa organizzata da Confcooperative Federcoopesca con la collaborazione dell’U-niversità di Venezia, Alleanza Cooperative Ita-liane, Regione Veneto e il contributo di Adriatic Lng. “La crisi sta inevitabilmente colpendo anche il settore della pesca - ha affermato Marco Spi-nadin, presidente di Federcoopesca Veneto, che

ha coordinato i lavori - e con questa premessa è importante capire come i diversi attori interes-sati possano definire assieme la strategia marina, un’importante occasione perché la pesca non venga penalizzata in questo complesso scenario di programmazione che si sta sviluppando”. Alla tavola rotonda si sono susseguiti gli interventi di tecnici e ricercatori del settore che hanno porta-to il loro contributo frutto dell’attività di ricerca o di tutela degli interessi rappresentati. Ambien-te, blue economy, obiettivi europei, l’importanza di fare rete tra i vari attori, i dati del territorio, i progetti di bonifica e di sostegno della pesca, la sburocratizzazione del settore, la gestione e la salvaguardia delle zone marittime e lagunari, tra i temi trattati.

Pesca e direttive Ue, il punto si fa sul Delta del PoVeneto

A Porto Viro, nella sede del Parco del Delta, Federcoopesca ha radutato i tecnici del settore marittimo per discutere eaffrontare e sfide del futuro. Ecco cosa è emerso

Km0

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Palazzo Ducale di Urbino & Colli Pesaresi wine: buono a sapersi.

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