TERRA - quotidiano - 24/02/2011

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Radio Vaticana a giudizio A dodici anni dalla prima denuncia il caso torna in aula. A rischio prescrizione il procedimento per omicidio colposo plurimo. Il Comitato dei residenti sta lavorando a un nuovo dossier sui danni alla salute da presentare in Procura L’orrore Arrivano sempre più numerose le immagini di morti e fosse comuni. Cresce vertiginosamente la stima delle vittime dell’ultima strage del Colonnello Gheddafi Elettrosmog La Corte di Cassazione decide oggi se confermare o meno la condanna contro l’emittente della Santa sede Libia Anitori a pagina 5 Anno VI - n. 46 - giovedì 24 febbraio 2011 - E 1,00 Novità Da oggi on line il nuovo sito internet di Terra, www.terranews.it Segue a pagina 3 È il cigolio di un rubinetto che vie- ne chiuso il rumore di sottofondo che accompagna le rivolte che in- fiammano la Libia e il Nordafrica. Più forte delle urla che riecheg- giano nelle strade e nelle piazze, il rombo crescente di un possibi- le crack petrolifero in stile 2008 preoccupa mercati e investito- ri, timorosi di vedere il terzo pro- duttore di greggio del continente africano ridurre drasticamente le proprie esportazioni. Sui mercati asiatici l’oro nero ha superato or- mai i 96 dollari a barile, la quota- zione più alta da oltre due anni. E anche il petrolio europeo (Brent) ha toccato il suo massimo dal set- tembre del 2008, raggiungendo quasi i 110 dollari. Paolo Tosatti Segue a pagina 7 Segue a pagina 16 Vola il prezzo del petrolio. Giù grano e frumento Risorse Annalena Di Giovanni Il peggio è stato martedì, non ap- pena il Colonnello Muammar Gheddafi ha finito il suo bizzar- ro discorso, durato più di un’ora e conclusosi con l’appello alla vio- lenza fino all’ultimo contro i “dro- gati, deboli, malati” giovani del- la rivolta libica. Col buio l’attac- co di milizie e ronde armate au- tocostituitesi hanno attaccato in massa le città libiche, dove qual- che ora prima le famiglie aveva- no consegnato ogni arma in pro- prio possesso per confermare gli intenti pacifici della rivolta. Non è servito, le forze pro-governa- tive non si sono fermate di fron- te a questo gesto di riconciliazio- ne, e i video circolati ieri tramite la Tunisia sulle fosse comuni sca- vate per seppellire le ormai mi- gliaia di vittime fra i manifestan- ti, hanno reso l’idea di quella che è ormai a tutti gli effetti una cata- strofe umanitaria. In Libia ormai si distribuisce il pane che resta, si trasmettono al mondo le imma- gini dei massacri entrando ogni giorno in Egitto con cd e chiavet- te Usb cariche di materiale. Ep- pure nonostante le milizie, gli atti di brigantaggio, il governo a pez- zi e l’esercito in fuga, gran parte del paese sembra ormai sfuggita al controllo del colonnello Ghed- dafi. Definitivamente “liberata” è la città di Tobruk, al punto che l’ormai sempre più clandestina Al Jazeera è riuscita a installarvi un ufficio provvisorio per trasmette- re gli aggiornamenti. Non c’è da stupirsi: se Benghazi non è mai stata completamente domata da Gheddafi, è a Tobruk che nacque Omar Mukhtar, che lottò nel se- colo per liberare la Libia dal do- minio coloniale italiano e i cui al- leati vennero poi deposti dal col- po di Stato di Muammar. l padre dei Blues Brothers è tornato, il mitico John Landis, il regista che ha lanciato John Belushi, Dan Aykroyd e Eddie Murphy e che tra gli anni ‘80 e i ‘90 ha firmato successi in- ternazionali come Animal House e Un lupo mannaro americano a Londra è a Roma per presentare il suo ultimo film, da venerdì nelle sale. Ladri di cadaveri si basa sul- la tragicomica esperienza, ispira- ta a fatti reali, di William Burke e William Har, che per fare soldi nella Scozia del primo 800 decisero di pro- curarsi in modo alquanto discutibile i cadaveri da fornire per le disse- zioni della Facoltà di medicina. è un ritorno dell’autore allo sti- le grottesco, da black comedy, che lo ha reso famoso. Lo ab- biamo incontrato a Roma per parlare del suo cinema e... di politica. «Berlusconi fa Animal House? Patetico. Ma l’opposizione?» I John Landis Alessia Mazzenga 9 7 7 2 0 3 6 4 4 3 0 0 7 1 0 2 2 4 Sped. in Abb. Post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1 DCB - Roma Rinnovabili Ambiente Dalle città 4 Roma diventa per due giorni la capitale dell’industria solare. Si apre oggi la terza Conferenza del settore con oltre 400 delegati mondiali 6 Uno studio realizzato da Ce Delft e diffuso dalla Lav quantifica l’impatto ecologico del commercio di pellicce animali 10-11 Milano, a Malpensa è allarme per l’inquinamento atmosferico. Napoli, l’emergenza rifiuti dura da 17 anni

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Radio Vaticana a giudizioA dodici anni dalla prima denuncia il caso torna in aula. A rischio prescrizione il procedimento per omicidio colposo plurimo. Il Comitato dei residenti sta lavorando a un nuovo dossier sui danni alla salute da presentare in Procura

L’orroreArrivano sempre più numerose le immagini di morti e fosse comuni. Cresce vertiginosamente la stima delle vittime dell’ultima strage del Colonnello Gheddafi

Elettrosmog La Corte di Cassazione decide oggi se confermare o meno la condanna contro l’emittente della Santa sede

Libia

Anitori a pagina 5

Anno VI - n. 46 - giovedì 24 febbraio 2011 - E 1,00

NovitàDa oggi on line il nuovo sito internet di Terra,www.terranews.it

Segue a pagina 3

È il cigolio di un rubinetto che vie-ne chiuso il rumore di sottofondo che accompagna le rivolte che in-fiammano la Libia e il Nordafrica. Più forte delle urla che riecheg-giano nelle strade e nelle piazze, il rombo crescente di un possibi-le crack petrolifero in stile 2008 preoccupa mercati e investito-ri, timorosi di vedere il terzo pro-duttore di greggio del continente africano ridurre drasticamente le proprie esportazioni. Sui mercati asiatici l’oro nero ha superato or-mai i 96 dollari a barile, la quota-zione più alta da oltre due anni. E anche il petrolio europeo (Brent) ha toccato il suo massimo dal set-tembre del 2008, raggiungendo quasi i 110 dollari.

Paolo Tosatti

Segue a pagina 7 Segue a pagina 16

Vola il prezzo del petrolio. Giù grano e frumento

Risorse

Annalena Di Giovanni

Il peggio è stato martedì, non ap-pena il Colonnello Muammar Gheddafi ha finito il suo bizzar-ro discorso, durato più di un’ora e conclusosi con l’appello alla vio-lenza fino all’ultimo contro i “dro-gati, deboli, malati” giovani del-la rivolta libica. Col buio l’attac-co di milizie e ronde armate au-tocostituitesi hanno attaccato in massa le città libiche, dove qual-che ora prima le famiglie aveva-no consegnato ogni arma in pro-prio possesso per confermare gli intenti pacifici della rivolta. Non è servito, le forze pro-governa-tive non si sono fermate di fron-te a questo gesto di riconciliazio-ne, e i video circolati ieri tramite la Tunisia sulle fosse comuni sca-vate per seppellire le ormai mi-gliaia di vittime fra i manifestan-ti, hanno reso l’idea di quella che è ormai a tutti gli effetti una cata-strofe umanitaria. In Libia ormai si distribuisce il pane che resta, si trasmettono al mondo le imma-gini dei massacri entrando ogni giorno in Egitto con cd e chiavet-te Usb cariche di materiale. Ep-pure nonostante le milizie, gli atti di brigantaggio, il governo a pez-zi e l’esercito in fuga, gran parte del paese sembra ormai sfuggita al controllo del colonnello Ghed-dafi. Definitivamente “liberata” è la città di Tobruk, al punto che l’ormai sempre più clandestina Al Jazeera è riuscita a installarvi un ufficio provvisorio per trasmette-re gli aggiornamenti. Non c’è da stupirsi: se Benghazi non è mai stata completamente domata da Gheddafi, è a Tobruk che nacque Omar Mukhtar, che lottò nel se-colo per liberare la Libia dal do-minio coloniale italiano e i cui al-leati vennero poi deposti dal col-po di Stato di Muammar.

l padre dei Blues Brothers è tornato, il mitico John Landis, il regista che ha lanciato John Belushi, Dan Aykroyd

e Eddie Murphy e che tra gli anni ‘80 e i ‘90 ha firmato successi in-ternazionali come Animal House e Un lupo mannaro americano a Londra è a Roma per presentare il suo ultimo film, da venerdì nelle sale. Ladri di cadaveri si basa sul-la tragicomica esperienza, ispira-ta a fatti reali, di William Burke e

William Har, che per fare soldi nella Scozia del primo 800 decisero di pro-curarsi in modo alquanto discutibile

i cadaveri da fornire per le disse-zioni della Facoltà di medicina. è un ritorno dell’autore allo sti-le grottesco, da black comedy, che lo ha reso famoso. Lo ab-biamo incontrato a Roma per parlare del suo cinema e... di politica.

«Berlusconi fa Animal House? Patetico. Ma l’opposizione?»

IJohn LandisAlessia Mazzenga

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Rinnovabili Ambiente Dalle città4Roma diventa per due giorni la capitale dell’industria solare. Si apre oggi la terza Conferenza del settore con oltre 400 delegati mondiali

6Uno studio realizzato da Ce Delft e diffuso dalla Lav quantifica l’impatto ecologico del commerciodi pellicce animali

10-11Milano, a Malpensa è allarme per l’inquinamento atmosferico.Napoli, l’emergenza rifiuti dura da 17 anni

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Emergenza

Sicilia

Gli abbiamo chiesto di imbarcar-li immediatamente viste le pes-sime condizioni del mare». I 38 stanno bene, si trovano nel Cen-tro d’accoglienza di Lampedusa dove al momento sono alloggia-ti circa 850 migranti, mentre con-tinuano i ponti aerei verso Sicilia, Calabria e Puglia. Dall’inizio di gennaio sull’isola ne sono arriva-ti più di 6mila. Ieri poi la notizia di alcuni casi di tubercolosi. Fat-to smentito sia dal sindaco che dall’amministratore del Centro d’accoglienza, Cono Galipò, che anzi rasserena gli animi: «In ca-so di emergenza sanitaria c’è già un team di medici siciliani pron-to a venire sull’isola». Un’emer-genza che potrebbe essere det-tata dalla potenziale ondata libi-ca. La Mezzaluna rossa, associa-zione umanitaria internazionale, ha già lanciato l’allarme: negli ul-timi due giorni oltre 5.700 tra tu-nisini e libici hanno passato i con-fini tra i due paesi a Ras Jedir. «Ci sono 75mila connazionali che la-vorano in Libia – spiega la croni-sta tunisina, Samira Khiari Kcha-ou, di el Chourouk -. «Sono picco-li imprenditori o impiegati bene-stanti. Stanno rientrando in Tuni-sia per fuggire alle violenze. Non saranno loro i prossimi a partire per Lampedusa. Ma sulla costa continuano a radunarsi giovani disoccupati che tentano la fortu-na, sono in contatto con chi è già sull’isola. “Non ci rimpatriano”, gli dicono, “venite venite”».

respingimenti sono necessari. Bisogna ri-niziare». Il sindaco di Lampedusa, Bernar-

dino De Rubeis, lancia l’allarme al ministro dell’Interno Rober-to Maroni a cui ha chiesto pote-ri speciali per far fronte all’emer-genza sbarchi. Il capo del Vimina-le, a sua volta, domanda a Bruxel-les la creazione di un fondo di solidarietà per aiutare gli Stati mem-bri che affacciano sul Mediterraneo ad assor-bire il flusso migrato-rio. La relazione di ieri del ministro degli Este-ri, Franco Frattini, al-la Camera non ha fat-to altro che confermare i timori degli scorsi giorni: dalla Libia po-trebbero partire presto 200mila migranti. Un problema solo lam-pedusano? «Evidentemente no – risponde il sindaco De Rubeis – l’isola non può diventare un car-cere a cielo aperto». Oggi i mini-

Maroni vuole più soldi dall’Ue per i nuovi flussiSusan Dabbous

«I

Emergenza Il capo del Viminale chiede insieme agli omologhi di Francia, Spagna, Malta, Cipro e Grecia un fondo speciale per la solidarietà. Intanto a Lampedusa continuano gli sbarchi

stri degli Interni dei Ventisette si incontreranno per discutere an-che di questo. Italia, Francia, Spa-gna, Malta e Cipro, dopo il mini-summit che si è tenuto ieri a Ro-ma, pretenderanno i soldi neces-sari per affrontare «l’esodo» men-tre l’idea leghista delle “quote mi-

granti” (un po’ a ciascun Paese Ue anche se arrivano da noi) è for-malmente naufragata. E mentre a Bruxelles si discute a Lampedu-sa continuano gli sbarchi. Nono-stante il mare forza 6, ieri mattina all’alba sono stati soccorsi 38 tu-nisini su un peschereccio di Ma-

zara del Vallo. «Erano su una bar-chetta in avaria – racconta il co-mandante della Guardia costiera Antonio Morana – li abbiamo pri-ma intercettati con un elicotte-ro, poi abbiamo contattato il pe-schereccio Chiaraluna che si tro-vava nei pressi, circa a 20 miglia.

er l’Europa, un Paese da 60 milioni di abitanti «non può aver problemi a fron-teggiare qualche migliaio

di immigrati». Peccato che il go-verno italiano, sul fronte inter-no, abbia già imposto oneri di so-lidarietà molto alti. Prima, e fino-ra unica, ad essere chiamata ad affrontare lo sforzo solidaristico resta la regione Sicilia. Non sono sufficienti i suoi circa 1.800 po-sti disponibili e vanno potenziate al massimo le sue capacità di ac-

Dina Galano

P

Accoglienza “in affitto”Ecco i costi dell’esodo

Sicilia La Regione chiede misure straordinarie per alloggi e cure agli immigrati. Lupo, Pd: «Manca un piano del governo». Oggi si apre il contestato “Villaggio della solidarietà” di Mineo con 2.000 posti

Oltre 5.700 persone sono fuggite dalla Libia alla Tunisia attraversoil confine

coglienza. L’intera assemblea re-gionale è in aperta polemica con il governo nazionale, accusato di mancare di un piano di emergen-za efficace. Per il segretario regio-nale del Pd, Giuseppe Lupo, «non esiste un piano a livello centrale. Di fronte a una situazione impre-vedibile e anche drammatica, sia-mo affidati all’impegno eroico di chi fronteggia con strumenti ordi-nari l’emergenza in corso». Dopo i battibecchi tra il governatore Raf-faele Lombardo e i suoi omologhi dell’alta Italia, in primis il lombar-do Roberto Formigoni e il vene-

to Luca Zaia, il presidente sicilia-no ieri è tornato a chiarire. «Pen-so solo che ci siano altre regioni italiane dove l’integrazione è più semplice», ha detto ieri Lombar-do a margine di un incontro isti-tuzionale a Palermo. «Se arrivas-sero 300mila persone non baste-rebbe né il campo di Mineo né la tendopoli di Porto Empedocle». Il campo di Mineo, in provincia di Catania, è il luogo che fino all’an-no scorso ospitava gli ultimi mi-litari statunitensi di stanza nel-la base di Sigonella. Oggi, l’origi-nario complesso militare risulta

di proprietà della società Pizza-rotti s.p.a di Parma, che dal primo aprile avrebbe iniziato le locazio-ni delle 404 villette. Prezzo stabi-lito, ben più vantaggioso di quel-lo di mercato, 900 euro ad appar-tamento. Il “Residence degli aran-ci”, però, da oggi rischia di trasfor-marsi in quel “Villaggio della soli-darietà”, destinato a ospitare i mi-granti in fuga dal Nord Africa, ap-provato con decreto della Presi-denza del consiglio. La soluzione elaborata dal governo è semplice: in mancanza di strutture pubbli-che, ci si addossa le spese d’affitto

per consentire a circa 2.000 perso-ne di trovare accoglienza nella zo-na costruita per la Us Navy. E così con la solidarietà è partito anche il business. Alfonso Di Stefano, coordinatore della rete antirazzi-sta catanese, insieme al giornali-sta Antonio Mazzeo, ha fatto vi-sita alla struttura domenica scor-sa. «Stanno costruendo un mu-ro attorno al residence», raccon-ta, «mentre prima era cinto da un semplice reticolato e una guardio-la». Il sospetto che si tratti di un progetto di detenzione, più che di accoglienza, è comune anche all’associazione “Tenda della pace e dei diritti” che in un comunica-to ha fatto sapere che il campo di Mineo «sorge in un’area isolata e si pone quindi come perfetta con-giunzione dal sostegno ai conflit-ti, alla gestione dei flussi migrato-ri attraverso politiche di detenzio-ne e ghettizzazione». Ma finora il Villaggio è proposto come l’unica soluzione pronta all’uso.

Via libera del Senato al decreto legislativo sul fisco municipale Con 153 voti favorevoli, l’aula di Palazzo Madama ha approvato la risolu-zione della maggioranza che accoglie «per intero» i contenuti del-la comunicazione svolta dal ministro Calderoli. «Mi sento il federali-smo in tasca», ha dichiarato Bossi, che ha attaccato la Corte dei Con-ti, secondo la quale il federalismo favorirebbe la corruzione. «Stupi-daggini. Non sono d’accordo», ha sentenziato il leader leghista.

Ok del Senato al decreto sul fisco municipale

Benzo(a)pirene«In Puglia una legge inutile»

Federalismo Verdi

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La riunione di ieri dei ministri degli Interni di Francia, Spagna Grecia, Cipro, Malta

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Libia

Appello

di tutto quello delle strade del Cai-ro: dietro piazza Tahrir, ieri, l’uffi-cio della Lega Araba è stato posto d’assedio da una folla di manife-stanti che chiedevano l’intervento diretto della Lega contro Ghedda-fi. Per il Segretario Moussa è quasi la prova del nove: se, come spera-va, vuole tentare la corsa alla pre-sidenza egiziana nei prossimi sei mesi, dovrà dimostrarsi in grado di anteporre la volontà della sua

gente alla pressione de-gli altri governi arabi e ai mercati mondiali. Se Moussa temporeggia, si è mosso il Consiglio Su-premo delle Forze Ar-mate, tuttora responsa-bili dell’ordine in Egitto, che ha intimato a Tripo-li di cessare le violenze

contro i manifestanti, annuncian-do la messa a disposizione di vive-ri e medicinali da mandare in Li-bia. Intanto il confine fra i due pa-esi è ormai fuori controllo, e mi-gliaia di disperati carichi di tutto, dal satellite alla lavatrice conflui-scono di ora in ora di Egitto.

È la città d’origine del Colonnel-lo, Siirt, nel centro-nord, l’unica a restare saldamente sotto il con-trollo di polizia e forze pro-gover-native. Gheddafi può ancora con-tare sulla fedeltà delle sue briga-te speciali, composte dai membri della sua tribù, la Qazhafa, sul-le ingenti somme di denaro che può investire in mercenari e arti-glieria, e probabilmente – da due giorni circolano addirittura foto che mostrano mercenari nigeria-ni vestiti con l’uniforme dell’Eni, ma la faccenda è impossibile da confermare – sull’aiuto di alcune compagnie straniere preoccupa-te da un eventuale cambio di re-gime. Ma è tutto quel che gli re-sta. La maggior parte delle tribù, nel paese arabo che conta il più complesso meccanismo di alle-anze claniche e identità familiari, dove persino l’esercito è diviso in base ai vari ceppi d’appartenenza, gli si sono rivoltate contro. Secon-do l’analista politico Ibrahim Jibril non si tratterebbe di una grande novità, dato che molte fra le tribù non si erano mai completamente assoggettate al colonnello. Eppu-re torna in mente lo scenario del-la guerra civile minacciata da Seif Al Islam quando domenica notte ha dichiarato «La Libia non è la Tunisia o l’Egitto. La Libia non ha né società civile né partiti. La Li-bia ha solo tribù». A dimostrare la determinazione dei libici, tutti, ci

Gheddafi combatte la sua ultima battaglia

Di Giovanni dalla prima

Libia Dall’Egitto arrivano immagini e video di massacri e fosse comuni. Sarebbero le testimonianze della repressione folle scatenata dal rais dopo il discorso di martedì

sono anche le dimissioni in mas-sa non soltanto dei piloti incarica-ti di bombardare la folla, dei gene-rali, e degli ambasciatori che sia a Berlino che a Londra espongono lo stendardo della Libia libera fuo-ri dall’ufficio, ma anche la defezio-ne dei membri del governo. E l’ex

ministro della giustizia Mustafa Abdel Jeleil, dimessosi lunedì, ha rivelato le prove della responsa-bilità diretta del colonnello nella strage di Lockerbie. Una lotta in-testina fra i figli del colonnello sa-rebbe in corso per decidere della successione, mentre le dimissioni,

martedì sera, dell’ex ministro degli interni e generale dell’esercito Ab-del Fattah Younis, con tanto di un invito rivolto a Gheddafi di «por-re fine alla sua vita» fanno intrav-vedere in quest’ultimo un poten-ziale nuovo capo di Stato libico. Intanto si è mosso l’Egitto, prima

Il segretario generale di Am-nesty international, Salil Shet-ty, ha scritto al Presidente del Consiglio Berlusconi e ai mi-

nistri Frattini e Maroni chieden-do «la sospensione della fornitura di armi, munizioni e veicoli blin-dati alla Libia fino a quando non sarà cessato completamente il ri-schio di violazioni dei diritti uma-ni». Amnesty si è così associata alla richiesta di blocco di ogni for-ma di fornitura di armamenti e di cooperazione militare col gover-no libico inoltrata con forza dalla Rete italiana per il Disarmo (com-posta da oltre 30 organismi impe-gnati sul tema del controllo degli armamenti), la Tavola della Pace e Pax Christi. Le armi fornite dal nostro Paese a Gheddafi in que-sti ultimi anni (in particolare eli-cotteri, aeromobili, bombe, raz-zi e missili) forse sono usate nella sanguinosa repressione di questi

Gianpaolo Silvestri

I «Stop all’export di armi»Ma Frattini non sente

Appello Amnesty, Rete per il Disarmo, Tavola della Pace e Pax Christi chiedono al governo italiano il blocco delle forniture. Elicotteri, bombe e missili potrebbero essere usati contro i civili

Una lotta intestina fra i figli del Colonnello sarebbe in corso per la successione

giorni in Libia. L’Italia è il princi-pale fornitore di armi del regime di Tripoli per un mercato di 93 milioni di euro nel 2008 e 112 mi-lioni nel 2009: diverse le tipologie, dagli aerei ai veicoli terrestri, dai sistemi missilistici a quelli di pro-tezione e sicurezza, con un vero boom dalla firma del “Trattato di amicizia, partenariato e coopera-zione tra Italia e Libia” avvenuta nel 2008. Nonostante il governo italiano abbia sempre assicurato che le tipologie dei sistemi d’ar-ma venduti in giro per il mondo non possano essere usati per vio-

lare i diritti umani, gli accadimen-ti di questi giorni sull’altra sponda del Mediterraneo dimostrano co-me le repressioni di piazza si pos-sono condurre anche con raid ae-rei contro i manifestanti. Afferma Francesco Vignarca, coordinato-re della Rete italiana per il Disar-mo: «Se si confermasse l’uso di armamenti made in Italy, ciò da-rebbe ancora più valore a quan-to denunciamo da tempo con-fermando tragicamente che una buona parte dell’export milita-re italiano è contrario alla no-stra legge, la 185 del 1990, perché

non tiene conto come prescritto delle possibili violazioni di dirit-ti umani e dei grandi squilibri so-ciali che tali acquisti, con il loro impatto milionario, inducono nei paesi compratori delle nostre ar-mi». Non è un mistero che gli in-teressi italiani ed in particolare di Finmeccanica (il cui secondo azionista è proprio la Lybian In-vestment Authority) abbiano fre-nato in questi giorni l’azione di-plomatica dell’esecutivo italiano, non a caso l’unico a non essersi ancora espresso per una sospen-sione delle forniture militari co-

me invece fatto nei giorni scor-si da Francia, Germania e Regno Unito nei confronti di diversi pae-si del Mediterraneo, Libia inclusa. Probabilmente il ministro degli Esteri Franco Frattini è all’oscuro delle dichiarazioni dei suoi colle-ghi e non è edotto sul fatto che sia la legge italiana sia le indicazioni europee sulle esportazioni di ar-mamenti chiedono di accertare il rispetto dei diritti umani nel pae-se di destinazione finale e di rifiu-tare le esportazioni qualora esista un rischio evidente di utilizzo a fini di repressione interna.

Il sostituto procuratore generale di Milano, Laura Bertolè Viale, ha chiesto una condanna a 3 anni di reclusione per il parlamentare del Pdl Massimo Maria Berruti. L’accusa è di riciclaggio nell’ambito di uno stralcio dell’inchiesta sui presunti fondi neri Mediaset. Nelle scorse set-timane, disponendo un nuovo processo di secondo grado, la Cassazio-ne aveva annullato la precedente sentenza della Corte d’appello di Mi-lano che aveva in parte assolto e in parte dichiarato prescritti i reati.

«La legge sul benzo(a)pirene approvata dal Consiglio regionale del-la Puglia è solo propaganda. Qualsiasi studente di giurisprudenza sa che una legge regionale non può sostituire una legge nazionale - af-fermano in una nota Domenico Lomelo e Gregorio Mariggiò, presi-dente regionale e della federazione provinciale di Taranto dei Verdi - E i limiti delle emissioni del benzo(a)pirene sono infatti stati innal-zati dal decreto 155/2010, norma definita, appunto ‘salva Ilva’».

Diritti tv, chiesti tre anni per il Pdl Berruti

Mediaset

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Manifestanti sul tetto di una stazione della polizia bruciata a Tobruk

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giovedì 24 febbraio 20114

Evento

Intervista

re. «Questa consolidata prospet-tiva internazionale è un punto di forza della Conferenza», rileva Riccardo Battisti, responsabile di Ambiente Italia e tra gli organiz-zatori dell’iniziativa. Spazio poi alle tendenze di mercato del sola-re termico e alle prospettive futu-re, visti i Piani d’azione nazionali e il loro possibile impatto sul set-tore, le direttive europee e la no-stra legislazione. Analizzando an-che le possibili sinergie tra il sola-re e l’architettura. «Il fotovoltaico in edilizia è infatti un comparto ancora da esplorare in Italia e che potenzialmente può dare un ap-porto molto significativo all’inte-ro settore», spiega Emilio Manzo-ni di Mitsubishi Electric. Un argo-mento che verrà affrontato anche dal punto di vista degli incentivi. «Il terzo Conto energia rilancia il fotovoltaico nell’edilizia, ripropo-nendo i premi già inseriti nel pre-cedente sistema incentivante, co-me quello sull’efficienza energe-tica e lo smaltimento dell’amian-to», ricorda Francesca Marchini, segretario generale di Assosolare. Nel pomeriggio di oggi si parlerà proprio del Conto energia e delle tariffe. Quel è il giusto livello di in-centivazione? A questa domanda proveranno a rispondere Gerardo Montanino (Gestore dei servizi energetici), Luciano Barra (mini-stero dello Sviluppo economico), Oliver Schafer (Sunpower) e Ales-sandro Ortis (Autorità per l’ener-gia elettrica e il gas). Un altro ar-gomento importante, tra quel-li affrontati in questa prima gior-nata, è il finanziamento delle im-prese. A parlarne sia gli operato-ri commerciali che i responsabi-li dei nostri istituti di credito, per capire e confrontare modalità e matrici di rischio.

oma diventa per due gior-ni la capitale del solare. In città si apre oggi la terza Conferenza dell’industria

solare (Cis-It 2011), organizzata dalla Solarpraxis di Berlino, com-pagnia leader nei servizi dedica-ti alle energie rinnovabili attiva in otto Paesi. La due giorni capitoli-na, in programma fino a domani, sarà un’occasione di confronto per analizzare in profondità il merca-to solare e le sue opportunità fu-ture. Parteciperanno i più impor-tanti attori del settore: associazio-ni di categoria italiane ed euro-pee, aziende leader nazionali e in-ternazionali, istituzioni di ricerca e governative. Alle tre sessioni pa-rallele quotidiane parteciperan-no oltre 400 delegati provenienti da tutto il mondo (tra cui Ci-na e India) e 60 rela-tori di fama interna-zionale, che affron-teranno tutti i temi caldi del fotovoltai-co e del solare ter-mico. «Questa ter-za edizione conferma l’interesse e la vivacità del dibattito nel settore dell’energia solare», spiega Seve-rine Scala, della Solarpraxis, che stamattina aprirà la Conferenza, tra gli eventi di settore più presti-

giosi in Italia e nel mondo. «La di-scussione è quan-to mai aperta - continua la Sca-

la - e tratteremo temi di attualità come gli ultimi dati sullo sviluppo del mercato nel 2010 e le oppor-tunità nel breve e medio termine. Questo settore è in continua evo-luzione e il confronto, anche a li-

vello internazionale, vuole veni-re incontro alle esigenze dell’am-biente e dei consumatori». Gli or-ganizzatori definiscono la Con-ferenza «un’equilibrata misce-la di visioni strategiche ed espe-rienze pratiche». Si parlerà infat-ti delle politiche sulle rinnovabili, dei mercati e delle finanze ma an-che di marketing, vendite, pubbli-che relazioni e prodotti innovati-

L’industria del solare sbarca nella CapitaleAlessandro De Pascale

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Evento Si apre oggi a Roma la terza Conferenza organizzata da Solarpraxis. Oltre 400 delegati di diversi Paesi si confronteranno per due giorni sul mercato delle rinnovabili e le sue prospettive

vi. Confermando il forte interesse per questo settore che tuttora of-fre notevoli opportunità di svilup-po sociale ed economico. Le ses-sioni di oggi saranno dedicate al mercato italiano del fotovoltaico messo a confronto con la realtà degli altri Paesi europei, grazie al-la partecipazione delle diverse as-sociazioni di categoria e alla pre-sentazione di vari studi di setto-

el fotovoltaico l’Italia è il mi-glior scenario possibile di tut-

ta l’Europa». Parola di Francesco Zorgno, amministratore delega-to di Enfinity Italia, società inter-nazionale nata in Belgio specia-lizzata nello sviluppo e realizza-zione di impianti per la produzo-ne di energia da fonte rinnovabi-le e nelle relative attività di finan-ziamento, e tra i relatori dell’in-contro di oggi sulle sovvenzioni nel solare.Le rinnovabili in Italia quindi stanno andando bene? Sicuramente. Il mercato va bene,

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«Oggi l’Italia è il posto giusto dove investire»

Intervista Per Francesco Zorzi, ad di Enfinity, società specializzata nella realizzazione e nel finanziamento delle rinnovabili, «siano il miglior scenario d’Europa per incentivi e autorizzazioni»

Si comincia con il confronto tra il fotovoltaico italiano e le altre esperienze europee. Dibattito sul Conto energia

>>Green economy>>

funziona, è stabile e attrae investi-tori esterni, l’accesso al debito è ot-timo, l’incentivo rimane premian-te. Anche perché ormai c’è una certa maturità sia dei finanzia-menti che dei sistemi autorizza-tivi. Non c’è dubbio che l’Italia sia oggi il posto giusto dove investire.E in Europa?Lo scenario è sicuramente mol-to variegato. Ma molti Paesi stan-no diventando meno interessanti dell’Italia, perché più maturi o per margini di profitto minori. Infatti in molter altre nazioni la fase pre-miante degli incentivi è stata in-terrotta e si va verso un mercato molto più competitivo.

Le tariffe del nostro Conto energia, quindi funzionano?Diciamo che restano interessan-ti, anche se meno elevate e più di-versificate rispetto allo scorso an-no. Premiando investimenti che in passato avevano minore rile-vanza: impianti più piccoli e pan-nelli sul tetto. Dando un’indica-zione molto precisa di quello che sarà lo scenario dei prossimi due anni e che a noi sta benissimo. Però la riduzione c’è stata?Sicuramente ma c’è da dire che anche le condizioni del merca-to sono notevolmente cambiate: da un lato si sono ridotti i costi, dall’altro i players sono molti inte-

grati. Riuscendo così ad ottimiz-zare molto il costo dell’iniziativa. Cosa chiedono le imprese al governo italiano?Dall’esecutivo vogliamo sape-re se le tariffe, già predetermina-te nel decreto per i prossimi tre anni, rimarranno veramente tali. Perché vista l’elevata crescita del mercato italiano la sensazione è che le tariffe verranno ritoccate in anticipo. Gli investitori voglio-no quindi se questo è vero, quan-to in anticipo avverrà e come in-ciderà sulle operazioni già in cor-so d’opera. Dati i tempi relativa-mente lunghi delle iniziative, co-noscere quando e come cambie-

rà lo scenario attuale delle tarif-fe è fondamentale. Perché cam-biando in corsa il quadro degli in-centivi, le conseguenze potrebbe-ro essere molto negative. Servono certezze. Visti gli esempi del resto d’Europa. Perché cosa è successo?Nel momento in cui mercato è cresciuto più del previsto i gover-ni hanno cambiato in corsa il qua-dro. È successo in Spagna, Ger-mania, Repubblica Ceca, Francia e in questi giorni nel Regno Unito, creando non pochi problemi sugli attuali investimenti in corso. Nel momento in cui avviene una ri-duzione generalizzata.E riguardo al finanziamento dei progetti?Il mondo bancario è assoluta-mente aperto e maturo verso questi investimenti, visti i rischi molto bassi. Anzi, direi che oggi è un punto di forza per l’intero set-tore fotovoltaico. Motivo per cui molti capitali esteri stanno con-fuendo verso il nostro Paese. a.d.p.

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Salute

Milleproroghe

de, il coordinamento dei comi-tati a nord di Roma, chiede inva-no l’immediata sospensione delle trasmissioni di Radio Vaticana e la sua delocalizzazione in un luo-go in cui non possa nuocere alla salute, ma anche l’abbandono to-tale di questa tecnologia obsoleta in favore della diffusione satelli-tare dei propri programmi radio-fonici. L’allarme sanitario, lancia-to ormai più di 15 anni fa, non è cessato. Nulla è cambiato da allo-ra: bambini e adulti continuano ad ammalarsi e morire. Radio Va-ticana respinge le accuse e oppo-ne all’evidenza scientifica, forte di una significatività statistica re-lativa al caso in esame, un colla-ge di articoli generici provenienti dalla letteratura scientifica inter-nazionale, continuando a soste-nere che l’esistenza del nesso ipo-tizzato non è mai stata dimostra-ta. Intanto il tempo passa, si avvi-cina la dead-line e anche questo processo rischia di andare in pre-scrizione. Ma il comitato Bam-bini senza onde sta lavorando a un nuovo fascicolo, da consegna-re al più presto in procura, conte-nente schede cliniche e certifica-ti medici a riprova che la strage silenziosa non si è mai fermata. Perché di questa storia che in molti considerano chiusa o vor-rebbero archiviare non si smetta di parlare.

l caso Radio Vaticana torna nelle aule giudiziarie. A do-dici anni dalla prima denun-cia a cui sono seguiti tre pro-

cessi e altrettanti gradi di giudi-zio, oggi la Corte di Cassazione di Roma si esprimerà sulla legit-timità dell’iter giudiziario contro l’emittente della Santa sede ac-cusata di «getto pericoloso di co-se» in relazione all’emissione no-civa di onde elettromagnetiche provenienti dai ripetitori di San-ta Maria di Galeria, a nord di Ro-ma. Nonostante il reato sia anda-to in prescrizione, Radio Vaticana ha chiesto infatti l’annullamento della condanna. L’emittente si è rivolta alla Corte suprema impu-gnando la sentenza dei magistra-ti che nel 2005 avevano condan-nato Padre Pasquale Borgomeo, direttore dell’emittente all’epo-ca dei fatti, e il cardinale Rober-to Tucci, presidente del comita-to di gestione della Radio, a dieci giorni di arresto con sospensione condizionale della pena. L’apertura del caso risale alla fine degli anni ‘90, quando in seguito a una denuncia della Asl in merito al superamento del limite di espo-sizione alle onde elettromagneti-che e agli esposti dei cittadini pre-occupati per l’elevata incidenza di malattie tumorali nella zona, la Procura della Repubblica di Ro-ma apre un procedimento pena-le nei confronti di tre dirigenti di Radio Vaticana per «getto perico-loso di cose» ai sensi dell’articolo 674 del Codice penale. Una fatti-specie di reato utilizzata per col-mare una lacuna normativa italia-na in materia di elettrosmog. Ma non è tutto, nel 2001, la Procura di Roma aprì un’ulteriore fascico-

lo d’indagine per il reato di omi-cidio colposo plurimo e nel 2005 dispose uno studio epidemiologi-co per verificare l’eventuale nes-so di causalità tra le morti di leu-cemia e le onde elettromagneti-che. Un’ipotesi che trovò confer-ma nella perizia condotta da An-drea Micheli, medico dell’Istitu-to nazionale dei tumori di Mi-lano, che arrivò però solo 7 anni

dopo. Lo studio suggerisce infat-ti che vi sia stata «un’associazio-ne importante, coerente e signifi-cativa tra esposizione residenzia-le alle strutture di Radio Vaticana ed eccesso di rischio di malattia per leucemia e linfomi nei bambi-ni». Quello della Santa sede è un impianto unico al mondo, capa-ce di irradiare trasmissioni a po-tenza elevatissima per poter rag-

Radio Vaticana, nuovoround in Cassazione

Rossella Anitori

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Salute La Corte Suprema deciderà oggi se annullare o meno la sentenza di condanna emessa contro l’emittente della Santa sede. A rischio prescrizione il procedimento per omicidio colposo

giungere ogni angolo della Terra, senza l’ausilio di ponti-radio, ma sfruttando il rimbalzo della iono-sfera. Secondo Micheli, livelli co-sì elevati di rischio si sarebbero ri-scontrati, nella letteratura scien-tifica, «soltanto negli studi epi-demiologici relativi alle zone che hanno subito gli effetti dell’esplo-sione di una bomba atomica». Da anni ormai Bambini senza on-

illeproroghe, tanto ca-os, una fiducia. Il de-creto che si presenta come una sorta di mi-

nifinanziaria sta creando gratta-capi al governo e tensioni all’in-terno della maggioranza. L’inter-vento del Colle sul rispetto del-la Costituzione e del Parlamen-to è stato rigoroso ed anche Ber-lusconi è stato costretto a pren-derne atto, obtorto collo. An-zi, obtorto Colle. Non è questo il momento di andare allo scon-tro frontale con Napolitano. Ber-lusconi ha comunque espresso il suo malumore ricorrendo ad una allegoria. «Quello che il presiden-te del Consiglio e il Governo ave-vano concepito come un focoso destriero purosangue – ha detto il premier-, quando esce dal Par-lamento è, se va bene, un ippo-potamo» Proprio nel tentativo di recepire i rilievi del Quirinale, in mattinata Tremonti si è presen-tato alla Camera ed ha comuni-

Augusto Romano

M Via libera alla fiduciaIl Cdm risponde al Colle

Milleproroghe Dopo i dubbi di costituzionalità sul provvedimento espressi da Giorgio Napolitano, la maggioranza rivede il testo del decreto. Rimangono le critiche dell’opposizione

>>Elettrosmog>>

cato la disponibilità del governo a modificare il mille proroghe. «Le modifiche riguarderanno le norme sui precari della scuola - ha detto Tremonti - quelle sul personale Consob, il salvamento acquatico, gli immobili acquisi-ti soggetti a esproprio a Roma, il numero di assessori a Roma, l’in-crocio tv-giornali, le norme sulla vigilanza per i contratti pubblici e i servizi, le demolizioni a Napo-li, le concessioni relative alla zo-na dell’Etna». Pochino per l’op-posizione, che, infatti, per bocca di Franceschini annuncia l’ostru-zionismo. Il governo risponde ponendo la fiducia. Il segretario

del Pd Bersani definisce il prov-vedimento un pasticcio. «C’è una palese divisione del gover-no – dice Bersani- è inutile che rubino un voto in più o in meno, perché all’atto pratico la propul-sione del governo è zero. Quello che vediamo sono solo divisioni e confusione mentale. Di fronte a questo, non si aspettino tituban-ze dall’opposizione che combat-terà con tutti gli strumenti a sua disposizione». Duro il commen-to dell’Italia dei Valori. Il capo-gruppo Donadi afferma: «Il go-verno ha sostanzialmente igno-rato l’appello del Presidente della Repubblica e costringerà il Parla-

mento a un voto di fiducia pale-semente incostituzionale. Siamo ancora una volta al calpestare i principi fondamentali del dirit-to e della democrazia parlamen-tare». Ma tensioni ci sono anche nella maggioranza. Addirittura il gruppo dei ‘responsabili’ è in sof-ferenza, probabilmente perché cerca di strappare qualche pre-benda per sé. Il capogruppo del Pdl Fabrizio Cicchitto attacca le opposizioni: «Dopo le modifiche di Tremonti c’erano quindi tutte le condizioni per una soluzione positiva del problema che inve-ce vengono respinte dall’opposi-zione che evidentemente ha una

linea pregiudiziale che va oltre il confronto che si è aperto sulla lettera del presidente. Di conse-guenza faremo una valutazione sulla base di una linea pregiudi-ziale che ci auguriamo non inci-da sui tempi di lavoro del parla-mento che deve approvare il de-creto entro il 27 febbraio». Secon-do Umberto Bossi, invece, quella nella maggioranza, dopo il con-siglio dei ministri straordinario convocato per predisporre il ma-xiemendamento su cui chiedere la fiducia, è una “finta confusio-ne”. è anche il paradosso del le-ghista che ricorre al borbonico facimm ammuina.

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Ambiente

Rapporto Isaaa

ti, anche quando venivano con-siderati valori bassi per i diversi anelli della catena di produzione. L’unica eccezione è stato il con-sumo di acqua: per questo impat-to il cotone ha avuto il punteggio più alto. Altri fattori che contri-buiscono in modo ragguardevole all’impatto ambientale comples-sivo delle pellicce di visone com-prendono le emissioni di N2O (monossido di azoto) e NH3 (am-moniaca) provenienti dalle de-iezioni dei visoni. Queste emis-sioni contribuiscono principal-mente all’acidificazione e alla for-mazione di materiale in sospen-sione. Circa l’effetto ambienta-le “cambiamento climatico”, l’im-patto di 1kg di pelliccia di visone è 4,7 volte superiore a quello del tessuto con punteggio maggiore (lana). Questo è dovuto sia all’ali-mentazione per i visoni che alle emissioni di N2O delle deiezioni dei visoni. Peraltro, le conclusioni cui è giunto questo studio fanno riferimento allo scenario che rap-presenta il livello più basso di im-patto ambientale nella produzio-ne di un chilogrammo di pelliccia di visone, e in base ai risultati ot-tenuti, si può affermare con cer-tezza che la pelliccia animale co-stituisce l’opzione meno preferi-bile, comparata con i più comu-ni prodotti tessili. “Questo studio - osserva Simone Pavesi, respon-sabile nazionale LAV settore pel-licce - fornisce un ulteriore docu-mentato motivo a supporto del-la necessità di un’assunzione di responsabilità sociale alla quale le imprese più lungimiranti che operano nel settore della moda non possono sottrarsi, e che por-ti a una progressiva ma rapida dismissione dell’uso delle pellic-ce animali».

entre l’industria del-la pellicceria propone sempre più spesso la pelliccia animale co-

me un prodotto “naturale”, “gre-en”, “rispettoso dell’ambiente”, in realtà oltre a non essere un pro-dotto etico (in quanto compor-ta l’uccisione di diversi milioni di animali), la pelliccia non può es-sere considerata nemmeno un prodotto ecologico. Lo dimostra uno studio realizzato Ce Delft e diffuso in Italia dalla Lega antivi-visezione (Lav), da cui risulta che l’impatto ambientale del com-mercio di pellicce animali (nello specifico di visone) è nettamente maggiore rispetto a quello di al-tri prodotti tessili di largo consu-mo (cotone, acrili-co, poliestere, lana). In sintesi, la ricerca dal titolo “The envi-ronmental impact of the fur produc-tion”, ha rilevato che sono necessarie 11,4 pelli di visone per produrre 1kg di pel-liccia, quindi più di 11 animali e considerato che un singolo viso-ne necessita di circa 50kg di cibo durante la sua breve vita, occor-rono ben 563kg di cibo per la pro-duzione di un solo chilo di pellic-

cia. Inoltre, sebbe-ne la fase di con-cia e trattamento abbiano un ruolo importante nel-

la determinazione dell’impatto ambientale (per via dell’impiego di sostanze tossiche e canceroge-ne come la formaldeide, il cromo, la naftalina, ecc.), Ce Delft ha rile-vato che la fase di alimentazione

dei visoni risulta essere un fattore dominante in 14 effetti ambien-tali dei 18 presi in esame (il man-gime dei visoni, viene congelato in lastre e così mantenuto sino al-la somministrazione agli animali, con anche un inevitabile ingen-te consumo di energia). I risul-tati dimostrano che la produzio-ne di un chilo di pelliccia anima-le determina un maggiore impat-

Il fascino inquinante della pelliccia di visoneCostanza Barbarossa

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Ambiente L’impatto ecologico del commercio di pelli animali è nettamente maggiore rispetto a quello di altri prodotti tessili di largo consumo. Lo conferma un nuovo studio diffuso dalla Lav

to per 17 su 18 effetti ambientali presi in esame, tra i quali il cam-biamento climatico, l’eutrofizza-zione e le emissioni tossiche, ri-spetto alla produzione di un chi-lo di altri prodotti tessili quali co-tone, acrilico, poliestere (riciclato e vergine) e lana. In molti casi la pelliccia è risultata essere marca-tamente peggiore dei tessuti, con impatti da 2 a 28 volte più eleva-

e proteste, gli allarmi e la diffidenza dell’opinione pubblica e di parte della comunità scientifica in-

ternazionale, che accompagna-no gli organismi geneticamente modificati fin dalla loro introdu-zione avvenuta nel 1996, stanno riuscendo a frenare almeno par-zialmente la loro diffusione nel mondo. Così, mentre negli Sta-ti Uniti e America latina le col-tivazioni biotech si espandono senza sosta, in Europa si segnala una interessante controtenden-za. È quanto emerge dal nuovo

Federico Tulli

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L’Europa ferma l’avanzata degli ogm

Rapporto Isaaa Mentre nel mondo aumentano le coltivazioni geneticamente modificate (+10 per cento), nel Vecchio Continente rispetto al 2009 la contrazione è stata del 3 per cento

Per produrre un chilogrammo del prezioso capo di abbigliamento vengono uccisi dodici piccoli mammiferi

>>Attualità>>

report del Servizio internaziona-le per l’acquisizione di applica-zioni agri-biotech (Isaaa) che ha fotografato il quadro planetario nel 2010 delle colture genetica-mente modificate. Ecco i dati più significativi. Nel 2010 oltre 15 milioni di agricol-tori hanno lavorato a transgeni-co 148 milioni di ettari, con un aumento del 10 per cento rispet-to al 2009. Lo scorso anno è sta-to quello in cui per la prima vol-ta si è superata la quota di un mi-liardo. Circa il 20 per cento delle piante biotech in uso è resistente agli insetti e tollerante agli erbidi-ci brevettati, ma solo quattro, la

soia, il cotone, il mais e la canola (una varietà di colza), dominano il mercato. Mentre c’è poca atten-zione agli alimenti base dei Pae-si poveri, come il riso, il sorgo o il miglio. Circa metà del totale di ogm cresce negli Stati Uniti (66,8 milioni di ettari, principalmente mais, soia, cotone e colza), sul-la cui scia si inseriscono Brasile (25,4 milioni) e Argentina (22,9), entrambi con soia, mais e coto-ne. Ma se i trend attuali saran-no confermati (+48 per cento), la produzione dei Paesi in via di svi-luppo aumenterà di oltre la metà nel giro di pochi anni. Nel com-plesso, questi Paesi stanno adot-

tando le biotecnologie in agricol-tura più velocemente di quelli in-dustrializzati. Tra questi spicca naturalmente la Cina il cui rap-porto con l’agricoltura biotech appare ancora controverso. «La superficie totale - nota Nicolet-ta De Cillis della Fondazione di-ritti genetici - è infatti scesa a 3,5 milioni di ettari rispetto ai 3,7 di due anni fa. Tuttavia, secondo gli analisti Isaaa, proprio la Cina sa-rebbe il paese, tra quelli in via di sviluppo, con il numero più ele-vato di piccoli agricoltori (6,5 mi-lioni) che hanno scelto di coltiva-re cotone transgenico resistente agli insetti, superando i contadi-

ni indiani».Da tutti questi numeri si disco-sta decisamente la realtà euro-pea. Nei 27 Paesi dell’Unione lo scenario parla infatti di una va-sta area recalcitrante alla “defini-tiva” introduzione della geneti-ca da laboratorio in agricoltura. Oggi la produzione è concentra-ta prevalentemente in Spagna, dove si trova quasi l’80 per cento dei terreni gm. Il restante 20 per cento è diviso tra 5 Paesi. In que-ste regioni l’Isaaa ha stimato nel 2010 un calo delle aree coltivate pari al 3 per cento, per un totale di 91.643 ettari, di cui 450 colti-vati con patata “Amflora” e il re-sto a mais bt. La produzione è ri-masta invariata in Spagna, men-tre il declino maggiore si è regi-strato in Romania (-75 per cento rispetto al 2009) e nella Repub-blica Ceca (-28). Il dato euro-peo conferma il trend negativo del 2009 quando rispetto all’an-no precedente in Ue era stata re-gistrata una diminuzione del 12 per cento.

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>>Esteri>>

La crisi libica fa volare il prezzo del petrolio

Membro dell’Opec, l’Organizza-zione dei paesi produttori di pe-trolio, la Libia ha una produzione complessiva di 1,6 milioni di bari-li al giorno, pari al 2 per cento del totale mondiale, con riserve valu-tate intorno ai 44 miliardi di ba-rili. secondo le stime degli esper-ti, il taglio delle attività all’interno del paese annunciato dalle com-pagnie straniere (come eni, Total, Wintershall e repsol) comporterà una contrazione di circa 300mila barili al giorno. Una cifra conside-rata nettamente al di sotto del li-vello di allarme da nobuo Tanaka, direttore dell’aie, l’agenzia inter-nazionale dell’energia, che ha più volte assicurato le scorte strategi-che a disposizione dell’organizzazione sono più che suf-ficienti a impedire una crescita ecces-siva dei prezzi. so-stituire il greggio li-bico tuttavia non è così semplice, vi-sto che si tratta di petrolio sweet light, molto ricer-cato per il suo basso contenuto di zolfo. nella migliore delle ipo-tesi il settore della raffinazione è dunque destinato a subire riper-cussioni pesanti, che si aggiun-gono alle paure diffuse nei mer-cati sulla reale portata delle “mi-

Tosatti dalla prima

Risorse Le quotazioni del greggio toccano valori record da oltre due anni. L’Agenzia internazionale dell’energia rassicura gli investitori, che però restano preoccupati dalla chiusura dei rubinetti libici

I prezzi delle commodities alimentari sono invece in calo a causa della grande incertezza che regna sui mercati

sure di contenimento” annuncia-te dall’aie. non a caso è un caso che a corre-re sia soprattutto il petrolio euro-peo: l’85 per cento della produzio-ne della Libia finisce infatti in eu-ropa. secondo i dati della reuters, le importazione dal paese norda-

fricano consentono all’italia di soddisfare il 23 per cento del pro-prio fabbisogno; per la germania la percentuale scende al 14 e per la Francia al 10. Dall’inizio del-la rivolta, tuttavia, le esportazio-ni sono già calate del 6 per cento, mentre secondo alcune agenzie

di stampa, il regime di gheddafi avrebbe dichiarato lo stato di for-za maggiore sui contratti in mo-do da potersi liberare di una parte degli obblighi previsti dagli accor-di sottoscritti con gli altri paesi. Questo stato di forte incertezza si è andato ad aggiungere alle previ-sioni non certo ottimistiche sul-la crescita globale, determinando una frenata dei prezzi dei generi alimentari dopo la corsa al rialzo degli ultimi mesi, alimentata dal-la siccità cinese e da quella russa della scorsa estate, nonché dai di-sastri naturali che hanno colpito il Brasile e l’australia devastando-ne i raccolti. escluso il petrolio, la crisi nordafricana ha avuto sul-le altre commodities un effetto in prevalenza ribassista, perché gli investitori, non sapendo quale fu-turo li attende, preferiscono non esporsi a rischi e limitare le con-trattazioni. Le quotazioni dei se-mi hanno perso dunque 67 cente-simi e mezzo arrivando a 13 dol-lari e un quarto a bushel, l’olio è in ribasso di 244 punti a 54,06 cen-tesimi a pound e la farina è in ca-lo di 14,30 dollari a 347,6 dollari a tonnellata. anche per il frumento i contratti sono in dicesa, seguen-do l’andamento negativo degli al-tri cereali: quelli con scadenza a marzo sono in calo di 60 centesi-mi a bushel. Dati che dimostrano inequivocabilmente come le ri-volte nordafricane siano destina-te a produrre effetti nel lungo pe-riodo di cui è ancora difficile valu-tare con esattezza la portata.

L’amministrazione sta-tale per gli affari religio-si ha annunciato la pro-mulgazione di una legge che fissa i criteri per una «legittima reincarnazio-ne di Buddha». secondo il provvedimento il succes-sore del Dalai Lama non potrà reincarnarsi in un territorio diverso da quel-lo cinese. i vertici del par-tito comunista, storica-mente ateo, tentano così di porre sotto il controllo dei propri funzionari sta-tali la questione della suc-cessione della guida spiri-tuale dei buddisti, in mo-do da consolidare ulte-riormente il dominio di pechino sul Tibet.

Legge contro il Dalai Lama

Cina

i principali sindacati in-diani hanno organizzato ieri un corteo di protesta per le vie di nuova Delhi-contro il carovita e l’indif-ferenza del governo per i diritti dei lavoratori. La protesta ha mandato in tilt la circolazione strada-le e ha richiesto un massic-cio dispiegamento di sicu-rezza nel centro della ca-pitale. La marcia si è con-clusa davanti al parlamen-to, nella zona dove sorgo-no gli edifici governativi. Tra gli organizzatori erano presenti le otto principa-li sigle sindacali, compre-so l’indian national trade union congress.

India

circa 200 persone sono morte in polonia dall’ini-zio dell’inverno a causa del freddo. Lo ha reso no-to la polizia precisando che solo a febbraio i ca-si di assideramento sono stati 29, mentre a dicem-bre le vittime hanno rag-giunto quota 134. nel pae-se le temperature scendo-no in questo periodo an-che sotto i -20 gradi, met-tendo in pericolo la vita dei senzatetto. secondo le dichiarazioni delle autori-tà, la maggior parte dei morti sarebbero persone dedite all’abuso di alcool, addormentatesi in strada durante le gelide notti.

Polonia

Sciopero per il carovita

Freddo, 200 morti

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La Valle del Reno a rischio trivelleIl caso Una società Usa vuole effettuare ricerche di idrocarburi nell’Appennino, tra Modena e Bologna. L’appello degli ambientalisti

i mancava solo questo nella Valle del reno, do-po la variante di vali-co dell’autostrada a1, i

progetti di bretelle stradali in-tervallive, lo scampato perico-lo di una centrale turbogas nel-la media valle (voluta dall’ex as-sessore regionale all’industria e all’energia), ora un bel proget-to di ricerca di idrocarburi nel

Gabriele Bollini

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Un presidio in piazza del Nettuno a Bologna, dalle 15.30, per chiedere l’aboli-zione della legge Bossi-fini e del contratto di soggior-no per lavoro. è l’iniziativa organizzata, per il secondo anno consecutivo, il primo marzo per la giornata del-lo sciopero del lavoro mi-grante, dal coordinamen-to dei migranti della pro-vincia di Bologna. in piaz-za prenderanno la parola lavoratori e le varie rsu che hanno aderito allo sciope-ro (anche la fiom) oltre a delegazioni provenienti da altre province dell’emilia-romagna. «Per i migranti il ricatto è duplice perchè non possono rinnovare il permesso se perdono il la-voro o se non raggiungono la quota di reddito prevista dalla legge», si legge nel vo-lantino dell’iniziativa

Il primo marzoper i diritti

Migranti

Terra Emilia Romagna A cura di Arianna Bianchi e Paolo Gallettiwww. verdiemiliaromagna.org

suo sottosuolo. Secondo il pro-ponente della “ricerca di idro-carburi nel territorio fiume re-no”, la società americana Hunt oil company, «l’attività di ricer-ca di idrocarburi in questa area è motivata e giustificata dalla forte richiesta di reperire fonte energetiche alternative per ali-mentare il comparto industriale della regione emilia-romagna e contribuire a renderlo più com-petitivo sul mercato naziona-le ed internazionale, favorendo così l’esportazione dei suoi pro-dotti all’estero» (come riportato nello studio di impatto ambien-tale allegato al progetto). Dalla forte richiesta di chi? Non cer-to della regione emilia-roma-gna, ci auspichiamo, visto che sta elaborando un Piano ener-getico orientato in tutt’altra di-rezione.l’area oggetto della ricerca è si-tuata nell’appennino settentrio-

nale, nel territorio della regione emilia-romagna, in particolare delle province di Modena e Bo-logna, interessa 17 comuni per un’estensione di circa 533 chilo-metri quadrati. con la presenza di tre aree protette (Parco regio-nale storico di Monte Sole; Par-co regionale della Vena del ges-so romagnola; riserva regiona-le contrafforte Pliocenico) e set-te siti di interesse comunitario (Sic/Zps).

l’operazione di ricerca prevede uno «studio geologico e acqui-sto e riprocessamento di vec-chie linee sismiche»; ossia di “ri-cerche” di tipo bibliografico. Ma in questa fase di ricerca è pre-vista anche «l’acquisizione di nuovi dati sismici» ovvero di ri-levamento geofisico consisten-te nella registrazione strumen-tale delle superfici di disconti-nuità, presenti nel sottosuolo. Questa registrazione viene rea-lizzata per mezzo di onde elasti-che generate da una sorgente di energia posta in superficie, che vengono riflesse dai diversi oriz-zonti litologici e tornano in su-perficie dove vengono registrate da opportuni geofoni; l’interpo-lazione dei dati permette di de-terminare la profondità (in tem-pi) delle diverse successioni lito-logiche.in sostanza, questa fase di ricer-ca comporterà la generazione di onde sismiche tali da poter rile-vare la conformazione geologi-ca del sottosuolo fino a 8 km di profondità. accettare queste at-tività sismiche su 75 km del no-stro territorio senza coinvolge-re i cittadini che vogliono esse-re sempre più consapevoli ed in-formati potrebbe essere una de-

cisione difficile da spiegare.la cosa però grave è che se sfor-tunatamente venisse trovato un giacimento da sfruttare (gas o petrolio) ogni ulteriore potere decisionale dei comuni e delle amministrazioni locali interes-sate verrebbe cancellato, perché le località da assegnare per la trivellazione e le strutture da re-alizzare, non verrebbero più sot-toposte a valutazione di impatto ambientale regionale bensì il tut-

to passerebbe al livello statale. oggi, infatti, il progetto di ricer-ca è soggetto a procedura di Va-lutazione di impatto ambientale (Via) nella quale l’autorità com-petente è la regione emilia-ro-magna (un domani, invece, l’au-torità competente sarebbe di-rettamente il Ministero dell’am-biente) e dall’istruttoria pubbli-ca organizzata dal Servizio va-lutazione impatto e promozione sostenibilità ambientale (Vipsa) della regione. in questa fase è emerso che lo studio presentato è incompleto, parziale e limitato ad una sola fase iniziale, e nulla viene definito circa gli obiettivi ed i limiti del progetto; le trivel-lazioni usano sostanze perico-lose e l’estrazione comporta ri-schi di inquinamento dei terre-ni, dell’aria e delle falde acquife-re con prodotti cancerogeni; esi-stono inoltre rischi di esplosio-ni, di perdite di gas pericolosi per la viabilità; i rischi per l’am-biente quindi sono elevatissimi: basti ricordare trecate (Novara) o la Val d’agri in Basilicata; l’oc-cupazione portata dalle attività estrattive sarebbe minima; le ro-yalties, le più basse del mondo, andrebbero a Stato e regione, ed in misura praticamente irri-

levante ai comuni, che dovreb-bero invece gestire i costi ed i danni ad ambiente e salute; le leggi italiane in materia di estra-zioni dal sottosuolo non tutela-no i cittadini e l’ambiente. Viste le caratteristiche altamente pe-ricolose di questo progetto nel territorio appenninico, un grup-po di associazioni ambientali-ste ha scritto una lettera ai Sin-daci, invitandoli a coinvolgere il proprio consiglio comunale con

un ordine del giorno sull’argo-mento; a partecipare attivamen-te alle riunioni della conferenza dei servizi che dovrà prendere la decisione sulla richiesta; a pre-disporre un vero canale d’infor-mazione che porti la cittadinan-za del proprio comune a cono-scere meglio i contenuti di que-sto progetto.in conclusione, anche per quan-to si diceva circa le politiche energetiche, auspichiamo che la regione emilia-romagna inter-venga positivamente nella pro-cedura di Via in corso, giudican-do negativamente il progetto in quanto rappresenta un rischio per i nostri territori e la popo-lazione insediata, troppo gran-de e inutile, visto l’investimento della regione stessa su efficien-za energetica e fonti energetiche rinnovabili. Vi terremo informa-ti sugli sviluppi della vicenda. Qui potete trovare progetto e stu-dio di impatto ambientale: www.ermesambiente.it/wcm/erme-sambiente/Pagine/valutazioni_ambientali/procedure/VIA/via_testo_iniziale/via_procedure/via_aperte/V28_2010.htme qui http://marzaforum.forumatti-vo.com/fossili-petrolio-btz-gas-

naturale-carbone-f43/istrutto-ria-pubblica-ricerca-idrocarbu-ri-permesso-fiume-reno-t1003.htm#2751e qui 3 brevi video su YouTube di 10 minuti ciascuno nei quali una docente spiega alcuni fatti rela-tivi alle ricerche ed estrazioni in Italia w w w . y o u t u b e . c o m /w a t c h ? v = L 7 1 C q _t0XuY&feature=player_embed-ded

Interessati 17 comuni per un’estensione di

circa 533 chilometri quadrati, con tre

aree protette

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Terra Emilia Romagna

Smog, soluzioni vere e demagogiaBologna Il costante peggioramento della qualità dell’aria in città non fa più notizia. Ecco le misure inutili e quelle necessarie

rmai non fa più notizia il costante peggioramen-to della qualità dell’aria a Bologna. Tutti rassegnati

a pagare un prezzo altissimo al-la divinità auto. se ne parla so-lo quando gli sforamenti supe-rano le giornate consentite. se ne parla solo quando si propon-gono le restrizioni del giovedì al traffico veicolare. Il traffico: pri-

Maurizio Sacchetti

O

Le misure prese sono certamen-te insufficienti ma non ineffica-ci. Intanto, come ha spiegato il professor alessandro Zana-si, riducono il numero dei pic-chi delle polveri e sono proprio questi picchi che fanno aumen-tare in maniera evidente le ma-lattie respiratorie in città. Ci so-no poi le altre malattie dovute ad una esposizione cronica e qui c’è poco da stare allegri. In quanto alle misure struttura-li, da tanti invocate, andrebbe-ro precisate e praticate. servo-no interventi per ridurre il traf-fico veicolare in tutta l’area me-tropolitana di Bologna ed in ge-nerale in tutta la pianura pada-na.Occorre rendere attivo il servi-zio ferroviario metropolitano e quello regionale, potenziare il servizio pubblico in città, avvia-re un piano operativo di mobi-lità su bicicletta. si devono sce-gliere più giornate per lasciare a casa l’auto proponendo alterna-tive praticabili. Ma c’è chi soste-nendo la presunta totale inef-ficacia delle misure esistenti propone di azzerare anche quel poco che si sta facendo.Nel 1984 si tenne a Bologna un referendum per la chiusura del

centro storico: i cittadini vota-rono a favore.Oggi in centro storico di Bolo-gna non è libero dal traffico, se non per piccole parti.Negli anni novanta,con una battaglia politica e culturale du-rissima fu installato un sistema elettronico di controllo degli ac-cessi al centro storico, denomi-nato sirio. La battaglia fu con-tro gran parte della destra ma anche contro una parte della si-

nistra automobilistica.I Verdi furono estromessi dal-la giunta comunale dal sinda-co Vitali (eletto al primo turno anche grazie ai loro voti deter-minanti) perché troppo esposti in questa battaglia e nonostan-te 15 mila voti ottenuti (oltre il 5 per cento). Oggi è normale ave-re nelle città europee ed italia-ne questo sistema di controllo, ma allora il senatore ex missino Berselli lo individuò come il suo bersaglio preferito: mitici i suoi comizi su un suv paramilitare in centro storico.Poi sirio è stato accettato più o meno, con troppi permessi di accesso, periodico capro espia-torio per le associazioni dei commercianti che lo incolpa-no delle loro sfortune. andas-sero in gita a Ravenna e propo-nessero ai loro colleghi di apri-re il centro (chiuso da decenni) alle auto: faticherebbero a rien-trare incolumi. Ma il commissa-rio Cancellieri ha accolto il loro grido di dolore e tentato qual-che ridicola ed inutile apertura ai mezzi motorizzati.Ora però lascia interdetti una presa di posizione dei grillini bolognesi e del loro candida-to sindaco, apparsa sulle pagi-

ma causa certa sia delle polveri sottili sia degli inquinanti can-cerogeni (benzene, idrocarbu-ri...).Qualche furbo cerca di dare la colpa alle caldaie, quando tut-ti gli studi individuano nelle au-to e nei camion la prima gran-de causa.altri mettono in dubbio l’effica-cia delle misure prese e chiedo-no non ben precisati interventi strutturali.

ne locali di alcuni quotidiani. a sentire questi nuovi profeti dell’anti-politica, sirio servireb-be solo a fare multe: un inutile balzello inefficace a combattere l’inquinamento dell’aria.Quindi, invece, di rendere più stringenti i permessi di accesso aboliamo pure il controllo. Fac-ciamo l’occhiolino all’automo-bilista che sta dentro ognuno di noi, anche al “grillino” incaz-zoso, spariamo contro le mul-

te a chi invade lo spazio pubbli-co con i suoi inquinanti cance-rogeni.Perché se servono, e come, in-terventi strutturali antinqui-namento, serve anche un ve-ro cambiamento delle abitudi-ni e dei comportamenti indi-viduali. Non basta prenderse-la con la casta di turno. Occor-re prendersela con la casta degli inquinatori (magari a volte po-co consapevoli) di cui tutti gli automobilisti (esclusi gli elettri-ci, gli ibridi, quelli a metano o a Gpl che inquinano meno) fanno parte anche se sono seguaci del guru di moda al momento.L’ecologismo è una verità sco-moda anche per gli ecologisti: non è una ideologia in cui cre-dere ma un progetto da mettere in pratica gradualmente da su-bito. Non si può usare l’ecologia come arma polemica contro la “casta”e poi presentarsi così di-sinformati e impreparati sul te-ma della qualità dell’aria a Bo-logna. Ci vorrebbe un esamino, oltre al certificato antimafia ed alla fedina penale pulita, per i candidati al Comune sulle ba-si della scienza e della tecnica ecologista. sono necessarie og-gi per tutti: figuriamoci per chi

aspira ad essere eletto. In que-sto caso i nostri tre eroi sareb-bero rimandati a studi più seri. a meno che non sia una que-stione non di ignoranza ma di presunta furbizia. E qui sarebbe ancora più grave: demagogia, populismo, faciloneria, spararla più grossa per avere quel con-senso necessario per farsi eleg-gere senza avere nessuna capa-cità di risolvere nessun proble-ma.

Circa 700mila euro sono stati stanziati per il “Parco città campagna” tra il fiume Reno e il torrente samog-gia. è l’effetto dell’accordo territoriale per l’attuazio-ne del progetto “Parco città campagna” firmato da Pro-vincia di Bologna, Regione Emilia-Romagna e i Comu-ni di anzola dell’Emilia, Bo-logna, Casalecchio di Reno, Crespellano e Zola Predo-sa. Il progetto punta a va-lorizzare la rete dei paesag-gi e integrare le aree di ele-vato valore ecologico-am-bientale nella pianura tra il Reno e il samoggia. Obiet-tivo dell’accordo è realizza-re un nuovo rapporto fun-zionale tra l’area e i conte-sti urbani limitrofi attraver-so la definizione di un par-co che tuteli la specificità di questa parte della cam-pagna bolognese.

Parco, stanziati 700mila euro

Città Campagna

Serve anche un vero cambiamento delle abitudini e dei comportamenti individuali

Si devono scegliere più giornate per lasciare a casa l’auto proponendo alternative concrete

C’è chi cerca di dare la colpa alle caldaie, quando per gli studi la prima causa sono auto e camion

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A Malpensa si respira una mal’ariaInquinamento Arrivano i dati del primo monitoraggio nell’area dello scalo aeroportuale. Superati costantemente i limiti di legge

pensare che il 2011 è sta-to decretato dall’Onu co-me l’anno del pipistrello. Mammifero malvisto dai

più, forse riabilitato parzialmen-te solo per la fama di grande cac-ciatore di zanzare, nell’immagi-nario collettivo rimane “la crea-tura delle tenebre” con la quale nessuno vorrebbe avere a che fa-re. Un falso mito da sfatare una volta per tutte: i pipistrelli sono innocui, non espongono l’essere umano a nessun rischio e svol-gono un ruolo chiave per l’agri-coltura. Quello che sta succe-dendo a Zelata, piccola frazio-ne di Bereguardo, comune che si estende all’interno del par-co del Ticino pavese, ne è la ri-prova. al centro delle cronache, da qualche tempo c’è una picco-la cappella votiva edificata negli anni ’50, che riproduce le sem-bianze della grotta di Lourdes. La scorsa estate durante dei la-vori di ristrutturazione ordina-

E

iù di 18 milioni di pas-seggeri nel 2010 e un nuovo contratto di pro-gramma sea-Enac che

prevede la realizzazione, a par-tire dal 2012, di una terza pi-sta per l’Expo del 2015. Parlia-mo di Malpensa, l’aerostazione principale del nord e il secondo tra i principali aeroporti italia-ni. Una realtà che dal 1998, an-no di inaugurazione del termi-nal 1, non ha mai smesso di far discutere. aerei troppo vicini alle abitazioni, il boato dei jet in partenza e atterraggio che diventa una costante nella vi-ta degli abitanti dei comuni cir-costanti. Da sempre il proble-ma maggiormente percepito è stato quello dell’inquinamen-to acustico, al centro dell’atten-zione mediatica e tenuto sot-to controllo da una rete di di-ciotto centraline, attive not-te e giorno, che misurano il li-vello raggiunto dai decibel. Ma l’emergenza rumore ha finito, paradossalmente, per “oscu-rare” un problema ancora più serio: quello dell’inquinamen-to atmosferico. Un tasto su cui ha insistito molto, a partire dal 2003, l’Unione dei comitati del comprensorio di Malpensa per la tutela dell’ambiente e del-la salute (in sigla Uni.Co.Mal), che nel corso degli anni ha cer-cato di portare all’attenzione di cittadini, associazioni e autori-

Erica Sirgiovanni

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Sos, pipistrelli da salvareAnimali Una colonia di circa 2000 esemplari è stata “murata” per la ristrutturazione di una cappella

ria, si scoprì che all’interno del doppiofondo, viveva una colo-nia di circa 2.000 pipistrelli del-la specie vespertilio smarginato, a detta dei ricercatori, una del-le più grandi d’Europa. Una vera e propria nursery utilizzata dal-le femmine per allevare i propri piccoli. La notizia si diffuse velo-cemente all’interno della comu-nità scientifica e nel mondo del-le associazioni, tanto che ven-ne promesso da parte dell’am-ministrazione locale, che i lavo-ri sarebbero stati interrotti e ri-presi solo durante l’inverno, pe-riodo dell’anno in cui i mammi-feri abbandonano i siti riprodut-tivi per andare a ibernarsi in al-tre cavità. Ma non è andata esat-tamente così. Pochi giorni fa, a lavori ultimati ci si è resi conto che tutti gli accessi all’anfratto erano stati murati. «Ci siamo su-bito mossi per vie ufficiali in mo-do da ottenere il ripristino della situazione - spiega Thomas Gi-

glio della Lipu Milano - il timo-re è che i tempi della burocrazia non si accordino con quelli del-la natura, se ad aprile, quando i pipistrelli usciranno dal letargo, la situazione non si sarà risolta, la colonia finirà col disperder-si». anche Luigi Duse, vicepre-sidente del Parco del Ticino, è preoccupato: «La presenza del-la colonia rappresenta una sor-ta di certificazione di qualità per il nostro territorio, un plusvalo-re indice di un’agricoltura sana. Il parco, d’accordo con regione Lombardia, ha mandato diver-se comunicazioni alla proprie-tà per far sì che tutto venga ri-pristinato nel minor tempo pos-sibile». Il risveglio dei pipistrel-li, infatti, potrebbe avvenire tra poco, pochissimo tempo e la si-tuazione di stallo venutasi a cre-are, ha messo in allarme l’intera comunità scientifica lombarda. «Come Lipu - conclude Giglio - vorremmo rivolgerci sia al sin-

daco che alle autorità ecclesia-li perché facciano capire ai fede-li che la colonia non rappresenta un oscuro presagio di sciagura». La Lipu si propone inoltre di or-ganizzare incontri con la popo-lazione per illustrare, con diapo-sitive e uscite sul campo, il mon-do dei chirotteri. Già pronte an-che alcune squadre di volontari che monitoreranno la colonia in modo da ridurre l’eventuale di-sturbo causato dai pipistrelli al-le persone o soprattutto, verreb-be da dire, viceversa.

E.S.

tà sulla questione nodale della qualità dell’aria. a recepire l’al-larme è stata la giunta di Ca-sorate sempione, comune a 8 km da Malpensa, che ha com-missionato un monitoraggio per valutare la qualità dell’aria all’interno dei propri confini. L’obiettivo era quello di defini-re ed isolare il contributo speci-fico dell’attività aeroportuale. Il monitoraggio è durato quattro mesi e i risultati sono stati pre-sentati questa settimana. «Il re-sponso è chiaro - spiega Tizia-no Marson, vicesindaco di Ca-sorate - i dati dimostrano il co-stante superamento dei limiti di legge di alcune sostanze inqui-nanti derivanti solo dal sorvo-lo degli aerei». Una triste con-ferma di quanto era già acca-duto con “il caso Quintavalle”. Duecentodieci ettari di bosco a Nord-Ovest dell’aeroporto in una proprietà nel Parco del Ti-cino, un polmone verde a ovest di Malpensa, rovinato a causa degli scarichi degli aerei in de-collo. La sentenza finale, data-ta 2009 stabilì, che i responsa-bili dell’inquinamento da idro-carburi erano sea e il Ministe-ro dei Trasporti, multati per 5 milioni di euro. «La sentenza Quintavalle, aveva già certifica-to il ruolo nefasto dell’aeropor-to per l’ambiente - spiega Bep-pe Balzarini, Presidente di Uni.Co.Mal Lombardia - e già allo-ra ci eravamo rivolti ai sindaci dell’area Malpensa, chiedendo

di prendere posizione ma l’al-larme era caduto nel vuoto». Intanto a Casorate è già pron-ta la delibera comunale con la quale si chiede all’asl un’inda-gine epidemiologica legata al-le sostanze inquinanti rileva-te e alla regione Lombardia di potenziare le campagne di pre-venzione delle patologie lega-te all’inquinamento acustico e dell’aria. regione e asl, inoltre, dovrebbero predisporre con-giuntamente un’ ulteriore anali-si dell’aria durante il periodo in-vernale, che possa essere este-sa fino al Parco del Ticino. «Ca-

piamo che L’aeroporto di Mal-pensa è una realtà consolida-ta sul nostro territorio che offre opportunità di occupazione e di sviluppo - afferma il vicesin-daco Mrson - tuttavia è impre-scindibile che l’aeroporto ed il suo ulteriore eventuale svilup-po debbano essere compatibi-li con il territorio. Compatibili-tà significa qualità della vita dei cittadini, che hanno come dirit-to primario quello di vivere in un ambiente sano». «Nel corso degli anni rivolgendoci all’arpa, abbiamo ottenuto solo risposte generiche - incalza Balzarini -

L’intervento della Lipu e del Parco del Ticino nel comune di Bereguardo. La proprietà deve liberare gli accessi. Ancora molti i pregiudizi

Terra Milano A cura di Emanuele BompanInfo: [email protected]

Prosegue in Commissione ambiente regionale l’iter del progetto di legge che punta ad aggiornare le norme sul risanamento dell’amian-to del 2003. La nuova leg-ge, secondo il relatore Clau-dio Bottari (Lega), dovreb-be sensibilizzare il pubbli-co e individuare nuovi siti per smaltire l’amianto rac-colto. «stiamo anche valu-tando l’introduzione di in-centivi per aiutare i cittadi-ni a smaltire l’amianto dalle abitazioni e dai capannoni di loro proprietà, dati gli alti costi» ha dichiarato Botta-ri. Nel 2008, non a caso, solo il 20% della popolazione ri-spose ad un censimento asl sulla presenza di amianto. Ieri mattina la Commissio-ne ha ascoltato il presiden-te dell’arpa Enzo Lucchini: dal telerilevamento risulta-no 2 milioni e 670mila me-tri cubi di amianto, senza contare i manufatti interni alle abitazioni. E.B.

Amianto, legge in corso

ci hanno sempre detto che non c’era nulla di anomalo. secondo i dati che abbiamo in mano og-gi, il quadro invece è pericolo-so». «Nelle aree che circonda-no gli aeroporti di tutto il mon-do - aggiunge il presidente di Uni.Co. Mal Lombardia - si re-gistra un aumento fisiologico del 20 per cento dei tumori in-fantili, dell’ 8 per cento di quel-li alla mammella e del 18 per cento per le leucemie; qui co-sa sta succedendo? Vogliamo che L’asl ci fornisca i dati epi-demiologici, è giusto che i cit-tadini sappiano».

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Un’emergenza quasi maggiorenneRifiuti Secondo le previsioni, doveva durare due mesi e mezzo. Invece, dall’11 febbraio 1994 ad oggi, poco o nulla è cambiato

ono stati resi pubblici dall’Arpac i dati sulla balne-abilità del litorale domizio flegreo, il fatto ha suscitato

gioia e un po’ di sconcerto tra cit-tadinanza, associazioni e istitu-zioni, in quanto i suddetti dati as-segnano alla gran parte del litora-le il valore di “eccellente”. A quan-to pare, quindi, il mare dei Cam-pi Flegrei e del Litorale Domizio è tornato sano e pulito. Una no-tizia del genere non può non ge-nerare dubbi, in quanto sulla zo-na non è stato effettuato nessun intervento di ripristino, e non è possibile che lo stato di salute del mare sia cambiato all’improvvi-so. Una cosa è certa: alle spiagge di Licola, comprese tra i Comuni di Pozzuoli e Giugliano in Cam-pania, è stato assegnato il valo-re “scarso”, l’unica zona del lito-rale ad ottenere tale risultato. Le suddette spiagge si trovano attor-

Stefano Erbaggio

S

isto […] lo stato di grave emergenza ve-nutosi a determina-re nel settore dello

smaltimento dei rifiuti solidi ur-bani nelle Province di quella Re-gione; tenuto conto che non sono stati ancora adottati da parte del-la Regione Campania il piano stra-tegico e quello di emergenza per lo smaltimento dei rifiuti, […] e che, comunque, l’attuazione di ta-li piani comporta tempi tecnici di durata incompatibile con la gravi-tà dell’emergenza; ritenuto che la situazione è resa ancora più gra-ve dalla circostanza che il ridotto numero di discariche ancora atti-ve ha esaurito la propria capacità di smaltimento […]; dichiara a far tempo dall’11 febbraio 1994 e fino al 30 aprile 1994 lo stato di emer-genza della situazione determina-tasi nel settore dello smaltimen-to dei rifiuti solidi urbani nella Re-gione Campania». Sono passati 17 anni dalla pri-ma emergenza rifiuti in Campa-nia, con una durata prevista di so-li due mesi. Nel dicembre 2009, il governo Berlusconi ha ufficializ-zato la fine dell’emergenza: ep-pure le motivazioni di tale decre-to valgono ancora, oggi più che mai. Dal 1993 ad oggi molti pun-ti sono rimasti immutati, due su tutti: le previsioni mai rispettate di aumento delle percentuali del-la raccolta differenziata e la netta

Testo e fumetto di Francesco Iacotucci

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Litorale, dubbi sull’ArpacBalneabilità I lusinghieri dati sul mare domizio flegreo suscitano gioia, ma anche qualche perplessità

no alla foce del Depuratore di Cu-ma, che continua a non depurare, visto che l’acqua risulta non bal-neabile. Approfondendo la que-stione, però, anche gli altri da-ti appaiono poco chiari; secon-do l’articolo 7 al comma 2 lette-ra c della la normativa vigente, il D.Lgs. n.116 del 2008, «le valuta-zioni sulla qualità delle acque di balneazione vengono effettuate sulla base delle serie di dati sul-la qualità delle acque di balne-azione relativi alla stagione bal-neare in questione e alle tre sta-gioni balneari precedenti». Visto che negli ultimi anni quelle acque non sono state classificate come balneabili, questi dati non confe-riscono la balneabilità alla costa, dimostrano semplicemente che allo stato attuale, l’inquinamento microbiologico del mare è dimi-nuito per fattori ignoti ma non si può certo dire che il mare sia tor-nato in salute. In base all’elabo-razione di Legambiente Campa-

nia Onlus sui dati Arpac -Regio-ne Campania, nel 2008 la percen-tuale di costa non balneabile del-la provincia era pari al 16,6%, ne-gli anni successivi è salita al 17,2% (nel 2009, anno in cui è stato sco-perto lo sversamento del percola-to in mare tramite il Depuratore di Cuma) e al 18%. Nel 2011 è sce-sa al 14,7%. I dubbi sono sorti an-che a Legambiente Campania, il cui Responsabile Scientifico spie-ga che «la nuova normativa de-termina, diversamente dal pas-sato, una certa confusione per il fatto che esplicita l’esito dei cam-pionamenti attraverso la classi-ficazione in quattro categorie: scarsa, sufficiente, buona e eccel-lente. Queste non costituiscono tuttavia gli univoci indicatori su cui fonda la valutazione della bal-neabilità, che invece tiene conto anche degli eventuali campiona-menti storici sfavorevoli. La ra-tio di tale approccio sta nel fat-to che la balneabilità viene stabi-

lita attraverso l’utilizzo d’indica-tori di inquinamento (non, quin-di, direttamente attraverso la ri-levazione degli inquinanti speci-fici) e che gli stessi vengono rile-vati in modo puntuale (limitato) nello spazio e nel tempo (per ov-vie ragioni). Per ovviare si ricorre all’approccio statistico e a quel-lo del “art. 7”, che consentono di ottenere una sorta di integrazio-ne spaziale e temporale delle in-formazioni rilevate. In tal senso si determina un livello cautelati-vo implicito della norma derivan-te dalla sua complessiva applica-zione”.

volontà di gestire gran parte dei ri-fiuti con l’incenerimento con l’aiu-to dei CIP6.Nel 1993 la legge regionale pro-metteva di raggiungere il 50% di differenziata a livello regionale en-tro il 1995. Nel 1997 il piano Ra-strelli prevedeva la costruzione di due mega-inceneritori, sette CDR ed il 35% di differenziata entro il 2000. Il 31 dicembre del 2000 era prevista la fine della costruzione dell’impianto di Acerra. Il contrat-to firmato da Bassolino, in dero-ga alla ordinanza 2774/98 firma-ta da Napolitano, permetteva alla società vincitrice di accatastare le

“ecoballe” prodotte e di dimensio-nare gli impianti sulla totalità dei rifiuti prodotti in Campania. Se la differenziata non è mai decolla-ta e se ci ritroviamo con 8 milio-ni di balle accatastate sul nostro territorio, è soprattutto grazie al-la semplice modifica di tale con-tratto. Ulteriori responsabili della strategia dell’incenerimento come soluzione madre dell’emergenza campana devono essere conside-rate quelle poche parole aggiunte per consentire di erogare incenti-vi economici non solo per la pro-duzione delle energie rinnovabi-li, ma anche per l’energia in usci-

ta dall’inceneritore: i famosi CIP6, aboliti nel 2007 da Prodi che nel 2008 però firmò una deroga per gli impianti di Napoli, Salerno e San-ta Maria la Fossa: non c’è quindi da meravigliarsi se nel nuovo pia-no regionale sono previsti 5 ince-neritori, di cui 3 dedicati ai sac-chetti indifferenziati. Lo stesso piano si ripropone di raggiungere il 50% di differenziata in tre anni. Tuttavia, se da un lato c’è un con-creto interesse nel realizzare gli impianti, d’altro canto, la raccol-ta differenziata, resa svantaggiosa dai cip6, perché dovrebbe aumen-tare quanto promesso?

Sulla zona non è stato effettuato nessun intervento di ripristino. L’inquinamento è diminuito per fattori ignoti, ma le acque non sono ancora in salute

Terra NapoliA cura di Francesco Emilio BorrelliInfo: [email protected]

Le dune di Licola sono state chiuse al pubblico. L’ha de-ciso l’Assessorato all’Agricol-tura, Foreste, Caccia e Pesca della Regione Campania, dopo la denuncia partita da Legambiente, dei Verdi e da Terra contro gli allenamenti clandestini di motocross, e la presenza costante di car-ri trainati da cavalli proba-bilmente utilizzati per cor-se clandestine. La zona rap-presenta un ecosistema de-licato, un tempo diffuso su tutto il litorale flegreo, che oggi è presente solo sul lito-rale di Cuma-Licola e lun-go parte del Lago Fusaro. La chiusura al pubblico del-le aree naturali protette non è mai gradita, specialmente perché la sensibilizzazione della cittadinanza nei con-fronti dei beni naturali par-te proprio dalla fruizione di questi ultimi. Nel caso in cui tali beni vengano devasta-ti, però, sembra opportuno preservarli in maniera più decisa. s.e.

«Stamattina - raccontano il commissario regionale dei verdi Francesco Emilio Bor-relli ed il presidente provin-ciale Carlo Ceparano - è sta-to notificato alla Federazio-ne dei Verdi, ai componen-ti del comitato organizzato-re delle primarie, al collegio di garanzia ed a tutti i par-titi del centro sinistra un ri-corso in nome e per conto dell’avvocato Francesco Sa-verio Lauro. Che chiede alla giustizia ordinaria di verifi-care le responsabilità e con-dannare gli organizzatori e gli esponenti dei partiti di centro sinistra a proclama-re il vincitore delle primarie che non abbia violato il re-golamento. Pur rispettando e capendo l’atto, riteniamo che la sua azione contribu-isca a creare ulteriore con-fusione. Ci auguriamo che il buon senso e la politica al-la fine prevalgano e che il prossimo candidato Sinda-co di Napoli non sia scelto in un’aula di tribunale».

Le dune ora sono salve

Le primarie in tribunale

Licola

Verdi

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giovedì 24 febbraio 201112

Lo studio

all’inizio del 2010 si stan-no eseguendo ricerche e monitoraggi circa i movi-menti verticali del mare

particolarmente accentuati che causano la sommersione, da par-te dell’acqua marina, delle ban-chine basse di Ischia Porto in Riva Destra e Via Iasolino e della parte più bassa di via Tenente Mariano Amendola a Lipari. In particola-re il sollevamento del livello mari-no determina la diretta sommer-sione della Riva Destra di Ischia; in via Iasolino e via Tenente Ma-riano Amendola l’allagamento è provocato dall’acqua marina che si incunea nelle ca-ditoie, che normal-mente servono ad evacuare in ma-re l’acqua piovana, invadendo le stra-de. Dal 31 dicem-bre 2009 fino ad oggi gli allagamen-ti hanno raggiun-to valori di alcune decine di centime-tri causando seri inconvenienti alla circolazione e alle attività economi-che. Come eviden-ziammo subito, si tratta di zone con-finanti con il ma-re, la cui quota non consente di ritenerle in sicurezza dal perico-lo di parziale sommersione lenta, che devono essere oggetto di ap-propriati interventi tesi a renderle sempre fruibili.

Dall’inizio del 2011 il livello del Mediterraneo Centro-occi-dentale e dei mari italiani, co-me evidenziato dalla rete mareo-grafica nazionale e internaziona-le, è stato generalmente al di sot-to dello zero idrometrico grazie a generali condizioni di alta pres-sione atmosferica sull’area medi-terranea. Tra il 16 e il 19 febbraio scorsi una significativa perturba-zione atmosferica è transitata sui mari italiani provocando un rapi-do abbassamento della pressione di circa 24 hPa; a Napoli, ad esem-pio, da 1023-1024 hPa del gior-no 11 febbraio è scesa a 997 hPa il giorno 18 febbraio. Contempo-raneamente il livello marino mas-simo è aumentato di 42 cm pas-sando da -17cm a +28 cm rispetto allo zero idrometrico rilevato dal mareografo di Napoli della Rete Mareografica Nazionale. Come è noto, il ciclo lunare influisce sen-sibilmente sulle escursioni di ma-rea come quelle verificatesi tra il 16 ed il 21 febbraio. Durante que-sto intervallo sono transitate due

A sinistra pressione atmosferica e livello idrometrico registrati a Napoli. Nella foto a destra il livello del mare (b) lungo la banchina in Riva Destra del porto di Ischia nella mattina del 19 febbraio 2011 in corrispondenza dell’alta marea; c) Il livello del mare raggiunto durante l’alta marea del 18 feb. d) Il livello marino tra il 31 dic 2009 e l’1 gen 2010

Ischia e Lipari, è acqua altaSott’accusa il clima che cambiaD

Lo studio Nel 2010 gli allagamenti delle banchine dell’isola campana sono stati 135. Pochi giorni fa fenomeni analoghi anche nelle Eolie. «I mutamenti climatici influenzano i picchi delle maree»

fondendo la ricerca per verifica-re se il particolare riscaldamento dell’acqua marina verificatosi da alcuni anni ed in particolare du-rante il 2009 e le condizioni mete-orologiche degli ultimi anni stia-no forzando una riorganizzazione dei potenti flussi di acqua marina che interessano i mari italiani. è evidente che il fenomeno dell’ac-qua alta eccezionale nel mare Tir-reno (alcune decine di centimetri di sollevamento tra Ischia Porto e Ischia Ponte) per periodi di lunga durata deve essere forzato da una causa persistente di lunga dura-ta non inquadrabile nella variabi-lità delle maree e meteorologica che sono di breve durata. Certa-mente il fenomeno richiede una indagine internazionale perché i cambiamenti lenti ma significa-tivi, pur non essendo catastrofici, possono avere impatti importan-ti sull’intera economia delle na-zioni che si affacciano sul Medi-terraneo.

Valerio Buonomo, Dipartimento di Pianificazione e Scienza del

TerritorioFranco Ortolani, Direttore del

Dipartimento di Pianificazione e Scienza del Territorio, Università

di Napoli Federico IIUmberto Spurio, Ischiameteo.com

depressioni che hanno causato l’amplificazione del sollevamen-to del livello marino nel basso Tir-reno. Il sollevamento marino del giorno 18 è stato di 28 cm a Napo-li mentre tra il 31 dicembre 2009 e l’1 gennaio 2010 il sollevamen-to fu di 50 cm. La lenta sommer-sione della Riva Destra di Ischia si è verificata dopo circa un me-se e mezzo di livello marino quasi sempre al di sotto dello zero idro-metrico in corrispondenza di un lungo periodo di alta pressione at-mosferica su quasi tutto il Medi-terraneo.

Nel mese di dicembre 2010 il li-vello marino è stato general-mente alto (in relazione a pro-lungate e differenti condizioni di pressione atmosferica tra il Medi-terraneo orientale e quello centro occidentale) causando per 30 vol-te, durante le alte maree, la som-mersione parziale della banchina. Tale fenomeno è stato registrato anche a Lipari nella parte bassa di Via Tenente Mariano Amendo-la anche nei giorni compresi tra il 17 e 21 febbraio scorsi. La ricerca sul fenomeno dell’acqua alta che si verifica ad Ischia in Via Iasoli-no e in Riva Destra ha evidenzia-to che durante il 2009 si sono ve-rificate 87 invasioni delle banchi-

ne basse di Ischia Porto da parte dell’acqua marina durante le alte maree. Durante il 2010 i fenomeni di acqua alta ad Ischia sono sta-ti 135. Le banchine basse di Ischia e la parte bassa di via Mariano Amendola di Lipari non sono in sicurezza ed i fenomeni di inva-sione da parte dell’acqua marina sono in aumento per cui è neces-sario eseguire adeguati interven-ti strutturali che possono preve-dere sistemazioni definitive quali il sollevamento artificiale del pia-no campagna con l’adeguamen-to strutturale degli edifici e dei sottoservizi e interventi transito-ri che garantiscano l’isolamento dal mare durante le fasi di acqua alta e l’evacuazione dell’acqua di ruscellamento ed eventualmente di falda durante i periodi in cui si verificano eventi piovosi. Il moni-toraggio del livello marino lungo i mari italiani e del Mediterraneo consente di individuare i periodi di breve e lunga durata nell’am-bito dei quali il sollevamento ge-nerale dei livello dei mari italiani può accentuarel’ulteriore incremento verticale anche in sinergia con il ciclo luna-re ed il transito delle perturbazio-ni. La ricerca ha evidenziato che il sollevamento eccezionale pro-lungato del livello marino dei ma-

ri italiani è prevedibile e visualiz-zabile su carte tematiche in tem-po reale come pure sono prevedi-bili eventuali fenomeni concomi-tanti quali gli effetti del ciclo luna-re, del transito di significative per-turbazioni atmosferiche, delle for-ti mareggiate e degli eventi piovo-si in bacini idrografici.

I risultati finora conseguiti hanno consentito di rilevare e confermare una dipendenza diretta tra oscillazioni verticali del livello marino e variazioni del-la pressione atmosferica a livello mediterraneo e locale. Non van-no trascurate le forti variazioni di pressione atmosferica tra l’area Mediterranea e l’Oceano Atlan-tico orientale in corrispondenza dello stretto di Gibilterra. Certa-mente i fenomeni sembrano am-plificati rispetto a quanto si veri-ficava nelle decine di anni prece-denti. Sembra esserci una relazio-ne tra i cambiamenti climatico-ambientali globali e le oscillazio-ni verticali eccezionali del livello marino testimoniato dai mareo-grafi. Probabilmente l’ecceziona-le oscillazione verticale lenta del livello del Mare Mediterraneo è il risultato di modificazioni in via di accentuazione nelle acque mari-ne e nell’atmosfera. Si sta appro-

>>Ambiente>>

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giovedì 24 febbraio 2011 13

Un gabbiano si riposa davanti a un tramonto nell’oceano Pacifico

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>>Scienza>>

Le colonie di gabbiani e le onde del sonno

l professor Guy Beauchamp è un biologo dell’universi-tà di Montreal, in Canada, e insieme alla passione per

la propria disciplina dovrà for-se avere avvertito il fascino de-gli scorci della baia di Fundy, nel New Brunswick. Lì lo scien-ziato ha trascorso buona parte del suo tempo studiando le co-lonie di gabbiani che al tramon-to si riposano in gruppo. e sco-perto come questi uccelli se-guano precise regole compor-tamentali per riposare e al con-tempo mantenere alta la guar-dia in caso qualche predatore si avvicinasse a loro. Il biologo ha trovato che un gabbiano impa-ra dall’esemplare vicino quando sia il momento giusto per chiu-dere gli occhi, ovvero capisce at-traverso il sonno altrui che non ci sono pericoli nelle vicinanze, creando così un “effetto onda” che impegna tutta la colonia. Il risultato di questo studio, fon-damentale per capire i meccani-smi di difesa notturna degli ani-mali, è stato pubblicato sulla ri-vista Ethology. era già noto che, come molte altre specie, i gab-biani aprissero e chiudessero gli occhi periodicamente durante il sonno, permettendo dunque di monitorare l’ambiente circo-

Alessio Nannini

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Animali Il riposo degli stormi di uccelli è regolato da un rigido e accorto comportamento: un esemplare si addormenta o si sveglia copiando il suo vicino, creando un effetto simile a una hola

I geologi americani sono in agitazione per il distrut-tivo terremoto che ha col-pito Christchurch, in Nuo-va Zelanda. Il sisma aveva una magnitudo di appena 6.3, ed è stata una scossa di assestamento di un più forte terremoto di magni-tudo 7.1 che aveva colpi-to la regione nel settembre scorso senza causare dan-ni o feriti. Pur essendo più debole, l’ultimo terremoto è stato però molto più su-perficiale. Ciò che interes-sa gli scienziati è che que-sto ha colpito un’area che non si sapeva essere inte-ressata da una faglia. sem-bra infatti che quella terra non si fosse mossa da mi-gliaia di anni. Caratteristi-che uguali a quelle di Port-land, seattle, e molte altre città della costa occidenta-le degli stati Uniti. In que-ste zone vi è il rischio di “li-quefazione”, fenomeno che interessa i suoli sedimen-tari depositatisi in lunghis-simi periodi di tempo, che si saturano di acqua e du-rante un terremoto posso-no comportarsi come una gelatina.

California in allarme

Geologia

stante. Ma finora non era chia-ro quali informazioni i gabbia-ni usassero per decidere quan-do riposare. ed ecco l’importanza della ri-cerca di Beauchamp. egli preso nota di come e quanto i singo-li uccelli dormissero all’interno di una colonia. Facile da capire, perché solitamente i gabbiani ri-posano infilando la testa dentro le piume. Ogni minuto o due, lo studioso ha calcolato quanti fra gli uccelli dormienti del gruppo aprissero gli occhi, e notato che

in questa maniera prestavano attenzione a ciò che i loro vici-ni stavano facendo, aggiustando poi il loro sonno in accordo con il comportamento dell’esempla-re accanto: se dormiva, allora si riappisolavano, in caso contra-rio si destavano del tutto.Questo modo di agire aveva pe-raltro la particolarità di crea-re nella colonia una sorta di ho-la, cioè mano a mano e progres-sivamente lo stesso comporta-mento veniva copiato da gab-biano a gabbiano. I risultati

del professor Beauchamp han-no anche il merito di dare ulte-riore credito all’idea che la vigi-lanza negli animali sia un feno-meno sociale: i singoli esempla-ri modificano il loro comporta-mento (per esempio decidendo quando dormire) in base sì alla loro percezione, ma anche in ri-sposta alle informazioni raccol-te dal comportamento dei loro compagni. a tale agire poi fa se-guito un fenomeno collettivo. Che nel caso dei gabbiani, pro-voca queste “onde del sonno”.

Non è la più economica ma certamente la più lesta. Que-sto modello di bicicletta elet-trica, chiamata Blacktrail, co-sta 59.500 euro e raggiunge i 100 chilometri orari. I primi pezzi verranno messi in ven-dita a marzo.

TecnologiaUn fulmine di bicicletta

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giovedì 24 febbraio 201114

ono passate poco più di due settimane dal tragico incidente che ha portato

alla morte di 4 bambini, avvenu-to a Roma in un campo nomadi non autorizzato. Il drammatico caso ha portato con sé una lun-ga scia di critiche verso la Giunta Alemanno che ha gestito i com-plessi temi dell’integrazione del-le minoranze e degli stranieri so-lo come emergenza securitaria. Sicurezza che, a quanto pare, non è stata garantita invece al-le minoranze Rom che vivono ai margini geografici e sociali della capitale. Secondo i dati del “Rap-porto conclusivo dell’indagine sulla condizione di Rom, Sin-ti e Camminanti in Italia”, stila-to dal Commissione straordina-ria per la tutela e la promozione

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Londra sfida l’Europa sui dirittiIl caso Il Regno unito respinge l’invito della Corte europea per i diritti dell’uomo di concedere il voto ai detenuti

scontro tra la Cor-te europea per i dirit-ti dell’uomo e il Regno

unito. I deputati britannici hanno infatti respinto la richie-sta dell’organismo europeo di autorizzare i detenuti ad eser-citare il diritto di voto. la no-tizia ha suscitato il giusto cla-more. Il Times, venuto a cono-scenza di un documento riser-vato, ha lanciato, alcuni giorni fa, il tema in apertura di gior-nale con il titolo “Cameron is clear to defy Europe on human rights” (Cameron è pronto a sfi-dare l’Europa sui diritti umani). Dopo la importante apertu-ra sui matrimoni gay, dunque, la Gran Bretagna rischia ora di compiere un passo indietro sul tema dei diritti civili.Nel documento riservato di ot-to pagine, preparato per Nick Clegg, leader del partito liberal Democratico e vice-primo Mi-nistro del Governo britannico – anticipa il Times – si sostiene che la Corte di Strasburgo è «in grado solo di porre pressioni politiche sulla Gran Bretagna». la mossa giunge a una setti-mana dal voto del parlamento che, con 234 voti contrari e 22 favorevoli, ha respinto al mit-tente la decisione del novem-

bre scorso della Corte che dava un termine di sei mesi al Regno unito per adottare una norma-tiva per il diritto di voto ai de-tenuti. Downing street sembra sce-gliere dunque la strategia of-fensiva come forma di difesa. Il documento, dal titolo “Vo-ting: the consequences of non-compliance”, ipotizza anche lo scenario-limite e i danni di un possibile ricorso e di un con-seguente risarcimento per il mancato esercizio di un diritto da parte di 70mila-80 mila de-tenuti. uno scenario che cau-serebbe una perdita per le cas-se del Regno unito pari a cir-

Marco Incagnola

ca 143 milioni di sterline. I la-buristi non sembrano pensar-la diversamente. Già Chris Br-yant aveva sostenuto, all’indo-mani del voto, che «non spetta alla Corte legiferare su chi de-tiene il diritto di voto nel Re-gno unito». l’opposizione ha poi aggiunto che «non c’è il ri-

èschio concreto che il Regno unito sia costretto a pagare un risarcimento ai detenuti. l’uni-co rischio è un certo imbarazzo diplomatico, un piccolo prezzo da pagare per ristabilire le pre-rogative democratiche britan-niche». Il presidente della Cor-te europea per i diritti umani, da parte sua, ha avvisato che il rifiuto di concedere il voto ai detenuti porrebbe la Gran Bre-tagna alla pari del regime dei colonnelli greci. lo scontro, in-somma, è aspro. Qualcuno, nel Regno unito, ha finanche ipo-tizzato la clamorosa decisione di ritirarsi dal Consiglio d’Euro-pa. Nelle ultime ore, però, alcu-ni esponenti del Governo han-no cercato di abbassare i toni della contesa. In particolare il ministro della Giustizia, Ken-neth Clarke ha dichiarato, nel corso del programma della Bbc condotto da Andrew Marr, che «non vi è alcun rischio di una sanzione da parte della Cor-te europea nei confronti della Gran Bretagna, continueremo a far parte del Consiglio d’Eu-ropa». Annunciando, però, la riforma della stessa Corte eu-ropea quando la Gran Breta-gna, in novembre, assumerà la presidenza del Consiglio d’Eu-ropa.

Rom, il “caso Roma” a StrasburgoDossier Sel ha presentano un ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo per le condizioni inumane nei campi

Il presidente della Corte ha avvisato che il rifiuto di concedere il voto porrebbe la Gran Bretagna alla pari del regime dei colonnelli greci

Nascosta sotto i fumi del solito balletto tra maggioranza e op-posizione, la Camera dei depu-tati ne ha combinata un’altra delle sue. Giornali e tg ne han-no parlato quasi solo per in-neggiare o dileggiare Di pietro che ha votato con la maggio-ranza e contro le opposizioni. poco si è detto, come al solito, del merito del provvedimento così felicemente condiviso dal-lo schieramento berlusconia-no e dalla sua più acerrima op-posizione. Cosa mai avrà potu-to causare una simile union sa-crée? Ma un po’ di galera in più, ça va sans dire, nelle forme di un ergastolo certo, fulgido, au-spicabilmente definitivo, mai più impedito dal sotterfugio del giudizio abbreviato. Il codice di procedura prevede che l’impu-tato che abbia chiesto il giudi-zio abbreviato e che sia passi-bile di condanna all’ergasto-lo è condannabile a trent’an-ni di reclusione. Si può sempre discutere dei patteggiamen-ti nel processo penale, se siano un bene (deflattivo) o un male (inquisitorio o opportunistico). Nel caso, il condannato – nella migliore delle ipotesi – si becca trent’anni, il massimo della pe-na temporale prevista nel no-stro ordinamento. Ma trent’an-ni, in Italia, ormai non sono più sufficienti a punire un condan-nato per gravi reati, ed ecco al-lora che da destra e da sinistra arrivano proposte per cancella-re questa permissiva eventuali-tà. Sin dall’inizio della legisla-tura giacciono le simili propo-ste lussana (lega) e D’Antona (pd) e altri. Sarebbero potute morire lì, e invece la prima legi-slatura dell’ultimo cinquanten-nio che non ha visto deposita-re neanche una proposta abo-lizionista dell’ergastolo, non si fa mancare l’esame e l’appro-vazione di una legge così sensi-bilmente patibolare. Ma la co-sa più impressionante di que-sta perla parlamentare è l’iter: se ne avvia l’esame nel giugno scorso, con la relazione della stessa lussana; poi la Commis-sione viene convocata in argo-mento per ben nove (9!) vol-te senza che nessuna/o chieda di parlare, fino a quando la le-ga non impone il voto, prima in Commissione e poi in Assem-blea. Al di là del merito, di que-sta tranquilla accettazione del-la pena perpetua, è impressio-nante vedere il parlamento, le sue principali componenti poli-tiche, i suoi singoli parlamenta-ri, ridotti a un volontario, pro-lungato silenzio, fino a quan-do non siano costretti a schie-rarsi pro o contro il mazziere di turno. Se è questo il parlamen-to, che ne è delle buone ragio-ni del regime democratico [email protected]

uN ERGAStolo CERto, DEfINItIVo

Stefano Anastasia

Difensore civico

Sdei diritti umani, a Roma sareb-bero presenti oltre 100 campi, di cui 7 villaggi autorizzati, 14 cam-pi tollerati e oltre 80 insediamen-ti abusivi, per un totale di 7.177 persone. Dati che presentano, però, un margine di approssi-mazione. Come riporta lo stes-so Rapporto della Commissione, infatti, uno dei principali proble-mi della rilevazione dei dati ri-guardanti le popolazioni Rom/Sinti è proprio quello l’assenza di elementi oggettivi. un gap co-mune a gran parte dei paesi eu-ropei. Altro dato sulla popolazio-ne nomade presente nella capi-tale è quello del censimento del-la Croce Rosse del 2008, in segui-to alla controversa schedatura dei nomadi voluta dal Ministro Maroni. Secondo questo censi-mento i nomadi presenti a Roma sarebbero 4904 di cui 1385 mi-

nori. Sono proprio loro i più de-boli e a rischio, come la cronaca di questi giorni ci ha dimostrato. Considerata la grava noncuran-za del governo capitolino, l’Asso-ciazione progetto Diritti onlus, i consiglieri di Sinistra ecologia li-bertà nel Consiglio regionale del lazio insieme alla responsabi-le regionale welfare di Sel Ileana piazzoni, hanno presentano un ricorso urgente alla Corte euro-pea dei diritti dell’uomo di Stra-sburgo per chiedere che sia tute-lato il diritto alla vita dei bambi-ni e di tutti coloro i quali vivono in condizioni inumane all’inter-no dei campi irregolari di Roma. Si tratta di una richiesta di con-danna per lo Stato italiano, con riferimento al comportamen-to tenuto dal Comune di Ro-ma, per la mancata predisposi-zione di strumenti atti a impedi-

re il verificarsi del tragico evento che ha avuto luogo nell’insedia-mento rom non autorizzato di Roma, per la violazione dell’art. 2 della Convenzione europea, che prevede la salvaguardia dei dirit-ti dell’uomo e, nello specifico, la tutela del diritto alla vita. Inol-tre il ricorso chiede alla Corte di adottare ogni pronuncia oppor-tuna e urgente nei confronti del-lo Stato per evitare che nella cit-tà di Roma possano ripetersi si-mili episodi e che, quindi, i citta-dini di etnia Rom e Sinti possano essere soggetti a rischi concre-ti per la propria vita e per la pro-pria incolumità. la Corte, va ri-cordato, può condannare lo Sta-to al risarcimento del danno su-bito o addirittura a ripristinare le condizioni legislative confor-mi ai dettami delle decisioni dei giudici europei.

Bartolo Scifo

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mercoledì 23 febbraio 2011 15>>Commenti>>

Decreto Milleproroghe, quanti danni per i cittadini

Organo ufficiale d’informazionedella Federazione dei VerdiReg. Trib. di Roma n. 34 del 7/2/2005Sped. in Abb. Post. D.L. 353/2003 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 c. 1 DCB - RomaLa testata fruisce dei contributidi cui alla legge 7/10/ 1990 n. 250via del Porto Fluviale, 9/a - 00154 Romatel. 06.45.47.07.00 - fax [email protected] - www.terranews.it

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Chiuso in redazione alle ore 19.00

scuola, parte una grande mobilitazione del sisa

Il SISA ritiene da sempre che più si è in piazza, più si tiene alta e vigile la coscien-za e la consapevolezza dei cittadini sui problemi che stiamo vivendo, legalità, la-voro, saperi, meglio è. Perché senza scuo-la e università il declino sociale ed eco-nomico già grave diventa irreversibile. Da sempre auspichiamo una serie lunga e ininterrotta di giornate di mobilitazio-ne che possano porre al centro la scuola, l’università e i saperi, che possano offrire ai cittadini la possibilità di riflettere sulla centralità della cultura per il futuro d’Ita-lia. Questo nostra speranza è diventata realtà. Si apre una rinnovata primavera di lotta. Il SISA inaugura il ritorno nelle piazze con lo sciopero della scuola e de-gli studenti di martedì 8 marzo, precedu-to di una settimana da quello dei migran-ti e dei lavoratori stranieri, con i quali sa-remo il 1° marzo a Milano, perché la so-lidarietà è una delle ragioni irrinunciabili del nostro sindacato.L’8 marzo, leggendo per le vie di Milano testi di donne e per le donne, che rappre-sentano oltre la metà delle studentesse e i tre quarti delle lavoratrici della scuola, manifesteremo da largo Cairoli, con ri-trovo alle ore 9.30, a piazza Fontana. Sa-rò l’occasione per riaffermare la richie-sta del diritto all’abilitazione per i precari, per chiedere spazi di partecipazione per gli studenti, per respingere ancora una volta i tagli gelminiani e le classi “polla-

io” in cui l’insegnante non riesce a inse-gnare e gli studenti non riescono a impa-rare, denunciare la totale assenza di ca-lendarizzazione parlamentare dei decre-ti collegati alla riforma universitaria, sen-za i quali il pessimo testo approvato a di-cembre resta un vincolo senza spiegazio-ni, bocciare l’assurda invenzione della va-lutazione dei docenti che non tiene con-to dei contesti sociali delle scuole.A Roma l’USI che si è unito al nostro sciopero manifesterà nella stessa gior-nata sotto le finestre del MIUR. Una de-legazione del SISA sarà l’11 marzo a Ro-ma per lo sciopero generale del sindaca-lismo di base. Quindi nuovi scioperi per la scuola il 18 e 25 marzo, il 1° e 15 apri-le. Quattro ulteriori occasioni nelle qua-li daremo, come sempre, il nostro contri-buto, portando le nostre bandiere, il no-stro entusiasmo, le nostre ragioni in piaz-za. Una mobilitazione permanente che è la migliore risposta ai tagli, alle vessazio-ni, agli arbitri e al disinteresse di un go-verno che vede nell’istruzione solo una voce di bilancio da decurtare. Un otti-mo segnale, al quale tutti coloro credono nella battaglia per la scuola e l’universi-tà hanno la possibilità di dare il loro ap-porto. Di demenziale c’è soltanto il narci-sismo di chi non si sente parte di un co-mune impegno, ma mira solo a mostrar-si più bravo degli altri.

Davide Rossisegretario generale Sisa, Sindacato

Indipendente Scuola e Ambiente

I giovedì

LIBRERIA BIBLIVia dei Fienaroli, 28 (Trastevere) - Roma

“Italia, riva nord del Mediterraneo. Democrazia e rivolta”Incontro aperto con

Predrag Matvejević

Saranno presenti David Sassoli, Capogruppo Pd al Parlamento europeo, i membri del Comitato promotore della rivista, giornalisti italiani e mediorientali ed esponenti del mondo politico, culturale e associativo italiano

di PANEACQUA

A partire dalle 19.30, alla libreria Bibli, il “Brunch serale” al costo di 15 Euro  

24 febbraio 2011, ore 20.00

Quanti cittadini italiani sono infor-mati dell’approvazione del decreto “Milleproroghe” e, soprattutto, del suo confusissimo contenuto, dopo quattro mesi di sostanziale parali-si dell’attività parlamentare? Molto probabilmente assai pochi. Per for-tuna, lo stop imposto da Napolita-no aiuta a fare chiarezza. Il malco-stume consolidato nell’attività le-gislativa delle nostre istituzioni ri-torna all’ordine del giorno. Il Go-verno dovrà rimediare. Lo farà con il solito atto di prepotenza: “maxi-emendamento” più fiducia. Ma gli appunti, nel metodo e nel merito, restano in piedi. E vanno ben al di là di quelli consentiti al Capo del-lo Stato nell’esercizio delle sue pre-rogative. Già l’appellativo mostra chiara-mente l’ineffettività della legifica-zione in Italia. I termini di legge so-no fatti per essere rispettati, non per essere prorogati. Ciascuna pro-roga, invece, inchioda il Governo ai suoi inadempimenti. Oppure rivela l’incapacità del legislatore di rego-lare in modo credibile i temi di inte-resse pubblico. In sostanza, “Mille-proroghe” potrebbe tradursi anche con “Milleritardi” o con “Milleina-dempienze”: nomi che rappresenta-no l’attitudine di una classe politi-co-amministrativa abituata a man-dare messaggi contrari alla cultura delle regole. E così nel nostro Pae-se si fa strada l’idea che fissare un termine non significhi nulla, per-ché normalmente esso è destinato a essere prorogato. E quando il ter-mine è scaduto, interviene la politi-ca per riaprirlo. Si capisce bene perché provvedi-menti siffatti siano scritti in mo-do incomprensibile. Per smontare

Vittorino Ferla*

la certezza del diritto è necessario spargere un fumo di opacità, la nor-ma va redatta in modo affrettato e abborracciato, le disposizioni am-mucchiate nel segno del disordine. In questa indigeribile mistione, si creano gli spazi per le scorribande del lobbysmo più mediocre (come nel caso del ripristino di fatto del monopolio della Federazione Italia-na Nuoto per il rilascio della paten-te di idoneità ai bagnini…) e il con-tenuto delle singole norme diventa oscuro alla generalità dei cittadini. Il loro significato sarà comprensibi-le soltanto a chi le ha scritte e ai lo-ro “mandanti”. L’oggetto del “Milleproroghe”, ov-viamente, comprende le materie (e le brutture) più improbabili: da una sorta di condono strisciante per 600 case abusive in Campania, agli sgravi fiscali per le banche. Non manca, perfino, un rinvio di paga-mento delle quote latte a favore dei padani inadempienti… Ma le con-traddizioni più gravi sono quelle che toccano i diritti sociali dei citta-dini. Da un lato, infatti, il testo pro-roga senza ragioni il termine ultimo (31 marzo 2011) per il passaggio de-finitivo al regime ordinario dell’atti-vità libero professionale intramura-ria, cioè la possibilità di esercitare la propria attività da parte di medi-ci specialisti autorizzati, al di fuori dell’orario di lavoro, presso le strut-ture del Servizio Sanitario Naziona-le o presso i propri studi privati. Da tempo le Regioni hanno i fondi ne-cessari per garantire questo passag-gio, pensato per garantire ai cittadi-ni trasparenza nell’accesso alle cu-re, maggiore qualità e sicurezza. Viceversa, confermare la scelta di non rifinanziare nel 2011 (e dun-que di non “prorogare”) il fondo na-zionale per la non autosufficien-za sembra l’ennesimo atto di indif-ferenza nei confronti delle persone più fragili e dei loro familiari. Il go-verno dimostra scarsa attenzione alle politiche sociali e sordità verso le richieste delle organizzazioni ci-viche di tutela e delle stesse regioni. Il mancato finanziamento del fon-do a livello nazionale crea disugua-glianze: i cittadini che risiedono in regioni in grado di finanziare auto-nomamente gli interventi potran-no accedere alle relative prestazio-ni, gli altri no. Inoltre, sarà inevita-bile l’aumento della spesa sanitaria, e un’assunzione di costi privati per le famiglie italiane.Insomma, un provvedimento co-me questo – imposto dal Governo a colpi di “maximemendamenti”– è doppiamente criticabile. Prima di tutto perché, per la scarsa quali-tà del prodotto legislativo, siamo di fronte ad una vera e propria ‘vessa-zione’ nei confronti dei cittadini ita-liani. Ma soprattutto perché le vit-time di questa confusione normati-va saranno soprattutto i diritti delle persone meno protette.

*Direzione Nazionale di Cittadinan-zattiva

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Giovedì 24 febbraio 201116 >>Cinema>>

Intervista

«Un’opera d’arte è sempre politica»

ei, Landis, è stato molto criti-co con il cinema commerciale contemporaneo eppure è sta-to un autore di blockbuster nel passato. Trova che siano cam-

biati molto i film “di cassetta”?Rispetto agli anni ‘90 il business è molto cambiato. Oggi gli Studios cinematogra-fici non sono altro che delle piccole divi-sioni di gigantesche multinazionali, co-me la General Electric o la Sony, che pos-siamo considerare dei veri e propri Stati, dei Paesi in sé stessi, indipendenti, che non pagano le tasse e hanno le proprie regole. Pertanto oggi, dal momento che non sono più i singoli individui ad esse-re proprietari tutto funziona gerarchica-mente e prima di prendere qualsiasi de-cisione è necessario sempre rimettersi ai vertici e si finisce sempre con il fare qualcosa che deve fare cassetta. E ti ritro-vi con film come quelli di James Bond, i sequel o pellicole tratte dai fumetti. Tut-ti prodotti che avranno un sicuro suc-cesso di botteghino. Non succede solo per il cinema ma anche per la musica e per la moda: qualcuno fa delle co-se particolari, a cui non si dà impor-tanza, ma nel momento in cui quel-le stesse cose riscuotono successo al-lora diventano un grosso business, un mainstream, e gli si da valore. è suc-cesso per il rock, per il rap ecc. La pri-ma volta che sono venuto in Italia era il 1969, indossavo, come ora, dei je-ans e al ristorante non mi fecero entrare.

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Lei ha avuto le stesse difficoltà agli esordi?Io in fondo sono stato molto fortunato. Animal House o The Blues Brothers erano delle pellicole assolutamente radicali per l’epoca eppure me le lasciarono fare. Un lupo mannaro americano a Londra inve-ce l’ho scritto nel 1969 ma sono riusci-to a realizzarlo solo nell’81, perché non era frequente in quegli anni fare film co-mici, che contemporaneamente facesse-ro paura. Quando ho girato Una poltrona per due gli Studios con me erano arrab-biatissimi, perché io volevo fare un film classico, come una commedia degli anni ‘30 e ambientarla in tempi moderni, loro invece volevano un film molto più com-merciale.

Nel suo ultimo film ci sono perso-ne che commerciano corpi e uccido-no allegramente per soldi: è una cri-

tica all’economia contempora-nea che trasforma tutto

in merce? È un film “anticapitalista”

e politico?Godard disse tanti fa che un

film era sem-pre un atto politico. Io penso che tutto quello

che fai ha una va-lenza po-litica: co-me ti ve-sti, cosa m a n -gi, co-

Da domani in sala l’ultimo film di John Landis. A Roma per presentare la pellicola Ladri di cadaveri, il regista dei Blues Brothers parla di cinema, vita, politica e del nostro Belushi-Berlusconi

Mazzenga dalla prima

sì è quando fai un quadro o un film. Spes-so però l’artista non è affatto consapevo-le di questa affermazione politica. Io ho un punto di vista molto preciso ma non voglio necessariamente che l’audience ne sia consapevole. Cerco sempre di essere sovversivo, ma non chiedete a me di spie-garlo. Il problema è la gente: il sociali-smo non funziona, non ha mai funziona-to, non può funzionare. Perché le perso-ne non vogliono essere “uguali”. Vogliono essere “superiori”. La natura umana non mi porta a desiderare quello che tu hai, ma “di più”. È un difetto della nostra spe-cie, per questo la politica è un casino fot-tuto. La democrazia è una bella idea ma la sua realizzazione è tutta un’altra cosa: la massa stupida a volte domina. Io cerco solo, almeno, di non essere ipocrita

Gli italiani hanno scoperto in questi giorni che le feste selvagge di Animal House le fa anche il capo del loro go-verno. Che ne pensa del nostro John Belushi? Questi signori imitano i giovani. Sono uomini anziani che fanno finta di essere giovani: è patetico. È un problema “uma-no”.

Negli Usa sarebbe tollerato come da noi?Il problema in Italia è che non avete op-posizione. Avete questo Premier folle ma non c’è opposizione. A me non disturba-no particolarmente le sue feste o le or-gie, mi preoccupa di più se un Premier è un criminale. Gli Usa sono un paese pu-ritano, fondato da pellegrini totalmente pazzi. La nostra storia nasce li. Ricorda-te Clinton? I repubblicani hanno speso centinaia di milioni di dollari per indagi-ni e inchieste per trovare qualcosa di “il-legale” sul Presidente: non trovarono nul-la. Scoprirono solo che aveva fatto ses-so orale con Monica Lewinsky. Ma nean-che quello era un reato! Il reato per cui lo crocifissero era che aveva mentito, aveva negato quel rapporto. Bugiardo. Ma co-me faceva a non mentire, un politico spo-sato ecc? Comunque negli Usa una cosa simile non sarebbe tollerata