TERRA - quotidiano - 08/03/2011

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©ansa/di meo Un otto marzo storico, memora- bile, di speranza. Per tutte le don- ne, dall’infanzia alla vecchiaia, ma in particolare per le giovani don- ne. Alcuni accadimenti hanno catturato l’attenzione e l’imma- ginario di tutto il mondo in que- sti ultimi mesi. Tra questi, lo scan- dalo delle ragazze che si prosti- tuivano con un anziano, ricco e potente, in proprio e per conto terzi. Quindi, la ribellione e il mo- to di sdegno che ha attraversa- to le donne, di ogni età, convin- zione e condizione, portandole in centinaia di piazze in Italia e nel mondo nella storica manifesta- zione del 13 febbraio. Un milione di donne in marcia per la dignità. Il femminismo è stato un fenome- no culturale e sociale di grande ri- levanza storica, ancorché mino- ritario e d’elite. Ora, la coscienza diffusa, finalmente maggioritaria, del punto bassissimo toccato dal- la politica e dal costume nel no- stro paese, ha raggiunto e coinvol- to anche molti uomini. E tutti in- sieme abbiamo detto “basta”. Sicilia, sbarcano in mille 9 7 7 2 0 3 6 4 4 3 0 0 7 1 0 3 0 8 Negli ultimi due giorni sono giunti circa 1.600 tunisini, 1.000 solo nella notte tra domenica e lunedì. Tra loro anche una donna tedesca fuggita con sua figlia da un marito violento. Il Centro d’accoglienza dell’isola è saturo Rieccoci Manifestazioni in tutto il mondo per la giornata delle donne. In Italia torna in 100 piazze “Se non ora quando” Lampedusa Riprendono gli arrivi dalla Tunisia. La Guardia costiera: «Sono cambiate le rotte, partono anche da Nord» Segue a pagina 7 Otto marzo Dabbous a pagina 2 Sped. in Abb. Post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1 DCB - Roma Anno VI - n. 56 - martedì 8 marzo 2011 - E 1,00 Nordest Le Dolomiti e il comprensorio sciistico della discordia pagine 10 e 11 Lucia Coppola, consigliere comunale Verdi Trento Donne, sempre risorsa per la democrazia Idee L’8 marzo 2011 assume in Italia un significato particolare, di maggio- re consapevolezza e meno retorica distratta del solito. Saranno i cen- to anni passati dalla prima giorna- ta internazionale della donna e le numerose classifiche che metto- no l’Italia in fondo alla classifica, saranno gli innumerevoli scandali parapolitici con avvenenti e prez- zolate ragazze al centro dell’atten- zione e il successo della manife- stazione “se non ora quando” del 13 febbraio scorso, ma sulla que- stione femminile c’è un certo mo- vimento e la sensazione che, dav- vero, non si può continuare cosi e che sono le donne che devono darsi una mossa per prime. «Non ci rassegniamo al ddl Ca- labrò sul testamento biologico e chiediamo l’avvio di un’indagine conoscitiva parlamentare sull’eu- tanasia clandestina». Lo han- no gridato ieri mattina i militan- ti del partito Radicale e dell’As- sociazione Luca Coscioni in un sit in che dalle 11 alle 15 ha oc- cupato piazza Montecitorio e ha richiamato centinaia di persone. E mentre con una maratona ora- toria si chiedeva lo stop per una legge da “Stato etico”, ai banchet- ti si raccoglievano le firme per la petizione sull’indagine conosci- tiva. Domani si replica. L’inizia- tiva, hanno spiegato i Radicali, è il simbolo «di un dibattito che si deve aprire nel Paese». Monica Frassoni, co-presidente del Partito verde europeo Laura Cipriani Segue a pagina 7 Segue a pagina 3 Parità di genere Una priorità della politica Tutti in piazza contro una legge incostituzionale Biotestamento Proposte Viareggio Brasile Dalle città 3 Al via le perizie per la strage ferroviaria che due anni fa provocò 33 morti e 25 feriti. Il processo inizierà nel 2012 ma già rischia la prescrizione 9 Nuovo avanti tutta per la diga di Belo Monte. L’alta corte ribalta la sentenza di blocco dei lavori emessa due settimane fa 12-13 Milano: arriva il nucleare in salsa padana Napoli: la città è stanca dei trasformisti e dei Consiglieri comunali voltagabbana Salta il vertice di Mexico City. «Così i negoziati sono a rischio» Servizi alle pagine 4, 5, 6 e 7 Clima Emanuele Bompan l 2011 non sta prendendo una buona piega per i negoziati in- ternazionali sul clima. Tra gli esperti dei think tank ambien- talisti di Washington da settimane serpeggia il malumore, do- po le dichiarazioni del negoziatore americano per il clima, Todd Stern, il quale, nei giorni scorsi avrebbe negato ogni possibilità di un accordo legalmente vincolante nel 2011. «Non sarà possibile siglare un impegno vincolante durante il prossimo negoziato sul clima di dicembre a Durban (South Africa)», ha annunciato Stern. «Cina, India ed altri non sono pronti a firmare un accordo con dei vincoli legali», dimenticando di specificare che anche il suo Paese avrebbe grosse difficoltà a far approvare al Congresso un trattato o un accordo sul clima. I Segue a pagina 8 Se c’è una certezza ormai, nella crisi libica, è che durerà a lungo. E che Gheddafi, non è più ridotto al- la sola roccaforte di Tripoli presa d’assalto dalle forze della Coalizio- ne del 17 febbraio. Se i ribelli, for- ti dell’adesione dell’esercito e de- cisamente superiori in numero ri- spetto ai fedelissimi e ai mercena- ri, in questi giorni sono riusciti ad appropriarsi degli arsenali del Co- lonnello prima che questi riuscis- se a bombardarli, adesso Ghedda- fi sta ridisegnando la mappa del- le conquiste spingendosi ad est ol- tre Sirte, il luogo d’origine del suo clan. Ieri l’offensiva ha colpito an- cora Az Zawiyah e Misurata ma soprattutto la via fra Bir Jawad e il porto petrolifero di Ras Lanuf. Il bilancio sarebbe di 12 morti da entrambi i lati e 42 feriti, «per la maggior parte colpiti da fuoco amico», specificava la corrispon- dente Jackie Rowland da Brega. Secondo la stampa araba gli sforzi di mediazione andrebbero avanti, con Gheddafi pronto a negoziare l’esilio in cambio dell’incolumità; ma il compromesso per ora sem- bra improbabile. Annalena Di Giovanni Segue a pagina 2 Gheddafi contrattacca Nuove stragi Libia

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Un otto marzo storico, memora-bile, di speranza. Per tutte le don-ne, dall’infanzia alla vecchiaia, ma in particolare per le giovani don-ne. Alcuni accadimenti hanno catturato l’attenzione e l’imma-ginario di tutto il mondo in que-sti ultimi mesi. Tra questi, lo scan-dalo delle ragazze che si prosti-tuivano con un anziano, ricco e potente, in proprio e per conto terzi. Quindi, la ribellione e il mo-to di sdegno che ha attraversa-to le donne, di ogni età, convin-zione e condizione, portandole in centinaia di piazze in Italia e nel mondo nella storica manifesta-zione del 13 febbraio. Un milione di donne in marcia per la dignità. Il femminismo è stato un fenome-no culturale e sociale di grande ri-levanza storica, ancorché mino-ritario e d’elite. Ora, la coscienza diffusa, finalmente maggioritaria, del punto bassissimo toccato dal-la politica e dal costume nel no-stro paese, ha raggiunto e coinvol-to anche molti uomini. E tutti in-sieme abbiamo detto “basta”.

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Negli ultimi due giorni sono giunti circa 1.600 tunisini, 1.000 solo nella notte tra domenica e lunedì. Tra loro anche una donna tedesca fuggita con sua figlia da un marito violento. Il Centro d’accoglienza dell’isola è saturo

RieccociManifestazioni in tutto il mondo per la giornata delle donne. In Italia torna in 100 piazze “Se non ora quando”

Lampedusa Riprendono gli arrivi dalla Tunisia. La Guardia costiera: «Sono cambiate le rotte, partono anche da Nord»

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Anno VI - n. 56 - martedì 8 marzo 2011 - E 1,00

NordestLe Dolomiti e il comprensorio sciistico della discordia

pagine 10 e 11

Lucia Coppola, consigliere comunale Verdi Trento

Donne, semprerisorsa perla democrazia

Idee

L’8 marzo 2011 assume in Italia un significato particolare, di maggio-re consapevolezza e meno retorica distratta del solito. Saranno i cen-to anni passati dalla prima giorna-ta internazionale della donna e le numerose classifiche che metto-no l’Italia in fondo alla classifica, saranno gli innumerevoli scandali parapolitici con avvenenti e prez-zolate ragazze al centro dell’atten-zione e il successo della manife-stazione “se non ora quando” del 13 febbraio scorso, ma sulla que-stione femminile c’è un certo mo-vimento e la sensazione che, dav-vero, non si può continuare cosi e che sono le donne che devono darsi una mossa per prime.

«Non ci rassegniamo al ddl Ca-labrò sul testamento biologico e chiediamo l’avvio di un’indagine conoscitiva parlamentare sull’eu-tanasia clandestina». Lo han-no gridato ieri mattina i militan-ti del partito Radicale e dell’As-sociazione Luca Coscioni in un sit in che dalle 11 alle 15 ha oc-cupato piazza Montecitorio e ha richiamato centinaia di persone. E mentre con una maratona ora-toria si chiedeva lo stop per una legge da “Stato etico”, ai banchet-ti si raccoglievano le firme per la petizione sull’indagine conosci-tiva. Domani si replica. L’inizia-tiva, hanno spiegato i Radicali, è il simbolo «di un dibattito che si deve aprire nel Paese».

Monica Frassoni, co-presidente del Partito verde europeo

Laura Cipriani

Segue a pagina 7 Segue a pagina 3

Parità di genereUna priorità della politica

Tutti in piazza contro una legge incostituzionale

Biotestamento ProposteViareggio Brasile Dalle città3Al via le perizie per la strage ferroviaria che due anni fa provocò 33 morti e 25 feriti. Il processo inizierà nel 2012 ma già rischia la prescrizione

9Nuovo avanti tutta per la diga di Belo Monte. L’alta corte ribalta la sentenza di blocco dei lavori emessa due settimane fa

12-13Milano: arriva il nucleare in salsa padanaNapoli: la città è stanca dei trasformisti e dei Consiglieri comunali voltagabbana

Salta il vertice di Mexico City.«Così i negoziati sono a rischio»

Servizi alle pagine 4, 5, 6 e 7

ClimaEmanuele Bompan

l 2011 non sta prendendo una buona piega per i negoziati in-ternazionali sul clima. Tra gli esperti dei think tank ambien-talisti di Washington da settimane serpeggia il malumore, do-

po le dichiarazioni del negoziatore americano per il clima, Todd Stern, il quale, nei giorni scorsi avrebbe negato ogni possibilità di un accordo legalmente vincolante nel 2011. «Non sarà possibile siglare un impegno vincolante durante il prossimo negoziato sul clima di dicembre a Durban (South Africa)», ha annunciato Stern. «Cina, India ed altri non sono pronti a firmare un accordo con dei vincoli legali», dimenticando di specificare che anche il suo Paese avrebbe grosse difficoltà a far approvare al Congresso un trattato o un accordo sul clima.

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Se c’è una certezza ormai, nella crisi libica, è che durerà a lungo. E che Gheddafi, non è più ridotto al-la sola roccaforte di Tripoli presa d’assalto dalle forze della Coalizio-ne del 17 febbraio. Se i ribelli, for-ti dell’adesione dell’esercito e de-cisamente superiori in numero ri-spetto ai fedelissimi e ai mercena-ri, in questi giorni sono riusciti ad appropriarsi degli arsenali del Co-lonnello prima che questi riuscis-se a bombardarli, adesso Ghedda-fi sta ridisegnando la mappa del-le conquiste spingendosi ad est ol-tre Sirte, il luogo d’origine del suo clan. Ieri l’offensiva ha colpito an-cora Az Zawiyah e Misurata ma soprattutto la via fra Bir Jawad e il porto petrolifero di Ras Lanuf. Il bilancio sarebbe di 12 morti da entrambi i lati e 42 feriti, «per la maggior parte colpiti da fuoco amico», specificava la corrispon-dente Jackie Rowland da Brega. Secondo la stampa araba gli sforzi di mediazione andrebbero avanti, con Gheddafi pronto a negoziare l’esilio in cambio dell’incolumità; ma il compromesso per ora sem-bra improbabile.

Annalena Di Giovanni

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Gheddafi contrattaccaNuove stragi

Libia

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Migrazioni

Conflitti

lunedì - dimostrano che l’allarme che abbiamo lanciato era assolu-tamente fondato». Maroni ha an-che reso noto che sarebbero riap-parse le organizzazioni crimina-li che in passato operavano in Li-bia, nel sud della Tunisia, notizia ancora non pervenuta ai media tunisini come confermato da sa-mira Khiari Kchaou, giornalista di uno dei quotidiani più diffusi nel Paese, el Chourouk. «Con il nuo-vo governo stanno aumentando i pattugliamenti delle coste», di-ce la cronista, «soprattutto a Zar-zis, ma di fatto in Tunisia si conti-nua a sminuire molto il fenomeno migratorio verso Lampedusa. al-cune associazioni umanitarie so-no riuscite a dire addirittura che sull’isola ne sarebbero arrivati so-lo un migliaio». da metà genna-io invece sono stati almeno 6mi-la. Tra questi anche tanti minori: nell’ultimo flusso, quello dei mil-le, ce ne sono almeno 25. «Ma po-trebbero essere molti di più», av-verte Tareke Brahane di save The Children. «siamo troppo impe-gnati nel soccorso degli sbarchi, al momento, le operazioni di indi-viduazione dei minori vanno a ri-lento». Tranne che per qui tre pic-coli di 4, 7 e 8 anni, arrivati con le loro mamme. Una bimba è euro-pea. Frutto di un matrimonio mi-sto finito male: sua madre, una cittadina tedesca, due giorni fa ha colto l’occasione per fuggire dal marito tunisino che l’avrebbe rele-gata in casa.

avora senza sosta la guar-dia costiera di Lampedusa. da due giorni sono ripre-si gli sbarchi a ritmi serra-

ti: 14 solo tra le 19:00 di domenica e l’alba di lunedì scorso, con a bor-do un totale di 1.169 tunisini, tut-ti in buone condizioni di salute. ieri, poi, gli arrivi sono continua-ti per tutto il giorno, almeno fino alle cinque del pome-riggio quando, contat-tato il Comandate an-tonio Morana, ha dato notizia di altri sette av-vistamenti. «il numero delle persone a bordo potrebbe essere di 4 o al massimo 500. Quelli che arrivano a Lampe-dusa – dice il comandante – pro-vengono tutti da rotte che parto-no dal sud della Tunisia, chi inve-ce è sbarcato a Pantelleria è par-tito da nord». il riferimento è a quella piccolissima imbarcazione con 7 persone trovate poi a giro-vagare per le strade di Pantelleria,

Riprendono gli sbarchiEmergenza a LampedusaSusan Dabbous

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Migrazioni Oltre 1.600 persone negli ultimi due giorni sono giunte sull’isola. Il ministro Maroni lancia l’allarme sui trafficanti di uomini: «Si sono spostati dalla Libia alla Tunisia»

non attrezzata per un’emergenza. dal centro d’accoglienza di Lam-pedusa, invece, l’amministrato-re delegato della struttura, Cono galipò, fa sapere che la situazione può rimanere sotto controllo, no-nostante si ormai satura, «solo se si continuano i trasferimenti. ieri

– ha detto – ne sono partiti 360. nel centro ne rimangono ancora 1.123. Ma i numeri cambiano di ora in ora. La rapidità dei trasfe-rimenti è strategicamente impor-tante in vista del famigerato eso-do biblico». Ovvero il flusso mi-gratorio senza precedenti paven-

tato dal capo del Viminale, rober-to Maroni, che ci è costato il rim-provero sui «falsi allarmismi» da parte dell’Unione europea. Ora però il ministro leghista sem-bra potersi prendere la sua pic-cola rivincita: «gli sbarchi di que-sta notte – ha detto riferendosi a

se l’italia frena sul coinvolgi-mento militare dichiarando di essere in trattativa con il gover-no provvisorio di Benghasi, la nato intanto insiste sull’emer-genza, parlando di stragi e vin-colando l’intervento al sì Onu. a monte rimane la questione del-la No Fly Zone, approvata fino-ra dal senato Usa ma ben lon-tana dall’essere messa in opera. anche se alcune frange dei ribel-li vedono positivamente l’idea di impedire le incursioni dell’avia-

Di Giovanni dalla prima

Gheddafi contrattacca è guerra di posizione

Conflitti In Libia crescono le pressioni per un intervento militare anti regime. Ma il fedele alleato degli Usa, l’Arabia Saudita, ora deve far fronte al crescente scontento interno

Tra i migranti anche una donna tedesca fuggita con la figlia di 4 anni dal marito tunisino

zione di gheddafi, controllare lo spazio aereo libico compor-terebbe blindare militarmente i confini con centinaia di mez-zi e migliaia di uomini con co-sti enormi. intanto nel mediterraneo porta-erei e truppe continuano a muo-versi verso la Tripolitania. an-che l’ex premier maltese Karme-nu Mifsud Bonnici ha dichiarato ad al Jazeera di non credere as-solutamente che i sofisticati ve-livoli occidentali giunti a Malta in questi giorni siano stati instal-lati solo per favorire l’evacuazio-

ne dei cittadini stranieri in Libia: «sono nella nostra isola per os-servare la Libia in previsione di un intervento militare, stanno solo sfruttando la situazione per i propri fini». Ma un piano d’in-tervento nato, a quanto pare, non è la sola carta per paesi co-me gli stati uniti, forti di un’alle-anza di ferro con un regno come l’arabia saudita, che da anni in-veste milioni di dollari in arsena-li. ieri un articolo firmato da ro-bert Fisk segnalava una precisa richiesta di intervento da parte di Washington nei confronti di

riyadh, incaricata di armare i ri-belli di Benghazi in via del tutto discrezionale. Ma Fisk, che nei giorni scorsi è stato fra i pochi giornalisti occidentali ad assiste-re ai massacri dei manifestanti sciiti in Bahrain – l’isola connes-sa alla zona dei pozzi petroliferi sauditi da mezz’ora di autostra-da artificiale -, ha visto con i pro-pri occhi come mai al momento il re abdallah non è in grado di accontentare gli alleati america-ni: i carri armati sauditi sono sta-ti stanziati a Mananma per re-primere le proteste sciite contro

l’alleato, il re del Bahrain. e men-tre le proteste continuano, l’on-da di rivolte sembra aver conta-giato anche l’altra sponda, ovve-ro quel dieci per cento di cittadi-ni sauditi sciiti che venerdì pros-simo vorrebbero marciare per i propri diritti e contro l’oppres-sione. il re saudita sta correndo ai ripari proibendo ogni manife-stazione e per venerdì si preve-de già una cruenta repressione di qualsiasi dissenso; repressio-ne che richiederà anche lo stan-ziamento di una forza militare. insomma più che preoccuparsi di aiutare gli alleati occidentali in Libia, riyadh adesso ha il ro-vello di proteggere i propri poz-zi dall’ondata di rivoluzioni de-mocratiche che sembra colpire il resto del mondo arabo, ed evita-re che il petrolio, già salito a 106 dollari in reazione alle vicende libiche, finisca col raddoppiare la corsa per via degli eventi nel golfo.

La crisi libica non accenna a migliorare, togliendo - secondo una stima della agenzia internazionale per l’energia - circa un milione di barili di petrolio al giorno dal mercato. in arabia saudita il malcontento trape-la sempre più sul web. L’incertezza ha spinto il petrolio Wti fino a 107 dollari ieri, spingendo tutte le borse in territorio negativo. Le attese di inflazione portano i mercati a scontare rialzi dei tassi di interesse, con un conseguente riduzione della crescita economica nel mondo.

Sale il petrolio per la crisi, scendono le borse

Il sindaco de L’Aquila:«Mi dimetto»

Mercati Politica

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Giustizia

Diritti

dello Stato, rete ferroviaria italia-na (rfi), Trenitalia, Fs Logistica e Cima riparazioni. ieri gli indagati, tra cui l’amministratore delegato delle Ferrovie Mauro Moretti, non erano in “aula”. C’erano solo gli av-vocati, riaccendendo la rabbia di chi ha perso i proprio cari. «Pen-so si vergognino parecchio dimo-strando una mancanza di dignità per non avere il coraggio di guar-darci negli occhi», commenta Da-

niela rombi, presidente dell’associazione fami-liari delle vittime di Via-reggio. «È un giorno im-portante ma nessuno mi restituirà mia moglie e i miei figli», ammet-te Marco Piagentini che ha riportato ustioni sul 95 per cento del corpo,

perdendo i figli Luca (5 anni), Lo-renzo (2 anni e mezzo) e la moglie Stefania. Per l’avvocato alfonso Stile, che difende l’ad di rfi Miche-le Mario elia, «il rispetto si mani-festa in un’altra maniera, non con una presenza fisica inutile e priva di significato».

ell’area fieristica di Luc-ca è stato affidato ieri ai periti l’incidente proba-torio per la strage di Via-

reggio. L’incidente ferroviario che il 29 giugno 2009 provocò la morte di 33 persone e il ferimento di altre 25. i risultati arriveranno il 2 no-vembre, mentre il 21 aprile verrà fissato il calendario dei 21 accer-tamenti irripetibili sugli elemen-ti del treno e della rete ferrovia-ria coinvolti nel disastro e l’even-tuale simulazione dell’incidente. Un lavoro complesso non fattibi-le in tribunale che ha portato il gip di Lucca Simone Silvestri a sce-gliere i padiglioni del Lucca Con-gressi e Fiere. esami che dovran-no accertare la causa del deraglia-mento del convoglio e della rottu-ra della ferrocisterna da cui fuo-riuscì il Gpl: a squarciare il carro potrebbe essere stato un picchet-to, una “deviata zampa di lepre” di uno scambio o la scarsa manuten-zione. inoltre la raccolta anticipa-ta delle prove, prima dell’avvio del dibattimento, richiederà tempo e il processo potrebbe iniziare non prima del 2012. a dirlo è lo stesso presidente del Tribunale di Lucca, Gabriele Ferro, che calcola i tem-pi dei vari passaggi: fine incidente probatorio entro «luglio altrimen-ti a metà ottobre», udienza preli-minare e rinvii a giudizio «genna-io-febbraio 2012» e dibattimento «alle soglie dell’estate» con termi-

Strage di Viareggio Il giorno della perizia

Alessandro De Pascale

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Giustizia Alla Fiera di Lucca inizia l’incidente probatorio che stabilirà le cause del disastro. I 38 indagati, tra cui l’ad di Ferrovie Moretti, non partecipano. Processo nel 2012 a rischio prescrizione

ne «fine 2012 o inizio 2013». Pec-cato che il maxi processo (349 parti offese, 8 aziende e 38 indaga-ti) per incendio e disastro ferrovia-rio colposi, lesioni e omicidio col-posi e mancata valutazione dei ri-schi, potrebbe finire su un bina-rio morto chiamato prescrizione.

ancora di più se il governo appro-verà la legge sul “processo breve”: «Se durerà più di due anni c’è il ri-schio che il reato di omicidio col-poso plurimo cada in prescrizio-ne», denuncia enrico rossi, pre-sidente della regione Toscana (parte civile) e commissario dele-

gato alla ricostruzione (3,8 milio-ni di euro erogati sui 10 destinati dal governo a superstiti e familiari delle vittime). Potrebbero cavarse-la così Gatx rail austria (proprie-taria dei 14 vagoni coinvolti), Gatx rail Germania, Officina Jungen-thal di Hannover, Gruppo Ferrovie

i «Dibattito finora impedito - di-chiarano i radicali - per la paura che i partiti hanno di quel 66% di italiani favorevoli alla legalizzazio-ne dell’eutanasia e di quel 77% di favorevoli al testamento biologi-co». in piazza c’era anche Carlo Troilo, dirigente dell’associazione Coscioni, in sciopero della fame: «È una battaglia che mi ha spinto fino al digiuno dopo che mio fra-tello, malato terminale di leuce-mia, si è buttato dal quarto piano dopo aver cercato invano un me-dico che mettesse fine al suo dolo-re». «L’iniziativa di Carlo è impor-tante - ha sottolineato Gianfran-co Spadaccia ex parlamentare e dirigente storico radicale – perché con questa protesta sta cercan-do di dialogare con i suoi ex com-pagni socialisti che sono passati a Forza italia e poi alla Pdl e ora in parlamento sostengono que-sta legge». «È drammatico che ri-

Cipriani dalla prima Biotestamento, una legge contro l’80% degli italiani

Diritti Sit in dei Radicali e della Coscioni per aprire un dibattito pubblico e contro il ddl Calabrò. Emma Bonino: «La posizione pilatesca del Pd è un sostanziale via libera alla norma»

spetto al fine vita non decidano i cittadini, ma i medici, Sacconi, il governo, chiunque ma non loro», ha detto la radicale emma Boni-no, vicepresidente del Senato, che ha definito «sconcertante» il fatto che «non ci sia nessuna forma di mobilitazione. noi vogliamo gua-dagnare tempo e vogliamo che la gente sia informata su queste co-se, non dobbiamo decidere né io, né Marco Pannella: ogni cittadino deve poter scegliere per se stes-so». inoltre la Bonino ha definito “pilatesca” la posizione del Pd, che «ancora una volta decide di non

decidere. il loro è un sostanziale via libera alla legge della maggio-ranza. Perché limitarsi alla richie-sta di sospensiva dà il senso di una battaglia proforma, di una non-battaglia». inoltre Bonino chiede spazi informativi della tv pubbli-ca: «nel tempo che ci sarà da qui al voto, vogliamo che sia data am-pia e imparziale informazione agli italiani. Tutte le posizioni devo-no essere rappresentate, compre-sa la nostra». richiesta subito ac-colta dal senatore Vincenzo Vi-ta del Pd che si è fatto portavoce della proposta alla commissione

di Vigilanza della rai per uno spa-zio adeguato in tv per il dibattito sul testamento biologico. «il plu-ralismo è anche quello dei temi, - ha spiegato - la rai, se è un ser-vizio pubblico, deve dare spazio anche a questo dibattito, perché il voto a Montecitorio sia il frutto di una conoscenza reale dell’argo-mento e non delle posizioni fazio-se dei vari Minzolini». Pannella ha ricordato Giovanni Paolo ii: «do-vette pregare non Dio, ma il suo Vaticano per poter tornare “nel-la casa del padre”». «Questa è una legge contro il testamento biologi-

co – ha dichiarato Marco Cappa-to, segretario dell’associazione Lu-ca Coscioni - contro la Costituzio-ne e contro la volontà dell’80% de-gli italiani. L’unica possibilità che ha di passare è se l’opposizione non farà l’opposizione e se non ci saranno confronti su questo tema nei grandi spazi di “disinformazio-ne” di rai e Mediaset». infine una stoccata al Pd, perché «è parados-sale, se non ridicolo - ha concluso Cappato - che chi parla della no-stra Costituzione come la più bel-la del mondo non sia qui in piazza a manifestare».

inizieranno oggi una serie di incontri allo Sviluppo economico, tra il ministro Paolo romani, le banche e le imprese. il tema sono gli in-centivi alle energie rinnovabili dopo che le associazioni di categoria hanno denunciato le conseguenze «particolarmente gravi» del nuo-vo decreto. ieri sotto la Prefettura di Firenze c’è stato un sit in degli ambientalisti e del centrosinistra per ribadire la propria contrarietà al testo “ammazza-rinnovabili”, al grido «non spengiamo il futuro».

il sindaco dell’aquila, Massimo Cialente ha annunciato ieri, nell’aula del Consiglio comunale, le sue dimissioni. e raggiunto al telefono da un’emittente locale le ha definite «vere e irrevocabili». a scatenare la reazione del primo cittadino è stata la mancanza del numero lega-le in aula mentre si discuteva la delibera sulla riorganizzazione delle società partecipate. Poco probabile, se le dimissioni verranno con-fermate, il voto insieme alle prossime amministrative di maggio.

Ancora protesteNuovo verticeallo Sviluppo

Rinnovabili

il capo dello Stato Giorgio napolitano incontra i familiari delle vittime della strage

L’Associazione familiari delle vittime: «Non sono in aula perché penso si vergognino parecchio»

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Diritti

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>>Otto marzo>>

A Caracas, il cuore verde e rosa della rivolta femminile

cento anni dall’istituzio-ne dell’otto marzo, ol-tre mille donne di più di trenta Paesi del mon-

do si sono ritrovate a Caracas per rivendicare i propri diritti. La prima Conferenza mondiale delle donne di base, iniziata il 4 marzo, termina oggi con un cor-teo. È il primo incontro interna-zionale non istituzionale e auto-finanziato con la finalità di di-scutere delle problematiche di genere. Molti i temi toccati nei workshop organizzati nell’in-contro: dalla sessualità alla vio-lenza, dalla femminilizzazione della miseria alla discriminazio-ne sul lavoro, dalla tratta all’in-quinamento. «Noi donne sia-mo più sensibili ai danni arrecati alla natura» afferma la venezuelana De-yanira Aguilva del Fronte delle donne d’avanguardia so-cialista Manueli-ta Sáenz. «Abbiamo percepito il danno enorme che governi e im-prese stavano arrecando all’am-biente e oggi siamo sempre più presenti negli organi destinati alla difesa del territorio», sostie-ne con soddisfazione facendo ri-ferimento anche alla sua parte-cipazione nella Commissione per l’operazione di recupero del fiume Aragua, ad ovest di Cara-cas. Anche Eylen Yildiz, la dele-gata della Turchia del Movimen-to democratico delle donne, concorda con Aguilva: «Noi non siamo contro l’uomo, ma contro la dominazione dell’uomo, insie-me dobbiamo lottare per la dife-sa dell’ambiente – dice -. Le don-ne, che da tempo hanno smesso di stare più zitte, stanno gesten-do sempre più iniziative per la tutela delle risorse naturali». Alla Conferenza partecipano membri di collettivi, organiz-zazioni sociali e sindacali, mo-vimenti femministi e donne e uomini presenti a titolo indivi-duale che si battono per la tu-tela dei diritti di genere. Sfortu-natamente, a varie delegazioni provenienti da continenti diver-si non è stato permesso di usci-re dal proprio Paese a causa del-la mancata concessione di vi-sti. Così sono mancate all’appel-lo varie nazioni importanti. Ol-tre ai quattro paesi promotori dell’incontro (Ecuador, Argenti-na, Venezuela e Germania), che hanno cominciato a riunirsi nel 2007, sono presenti Messico, Co-

Barbara Meo Evoli da Caracas

A

Diritti Nella capitale venezuelana termina oggi la prima Conferenza mondiale delle donne di base. Migliaia di persone giunte da oltre trenta Paesi per quattro giorni dedicati alle problematiche di genere, ma anche alle questioni ambientali

lombia, Romania, Olanda, Francia, Repubblica domi-nicana, Svizzera,

Bangladesh, India, Mali, Indone-sia, Egitto, Marocco, Serbia, Su-dafrica, Kurdistan, Irak, Austria, Brasile, Iran, Portogallo, Belgio, Turchia, Cile, Perù, Eritrea, Filip-pine, Usa e Italia.Nell’inaugurazione dell’evento le partecipanti hanno posto in evidenza come le donne, anche se provengono da paesi molto distanti e diversi tra di loro, sof-frono le stesse discriminazioni e affrontano problemi molto si-mili. Tra tutti i flagelli mondiali la violenza contro le donne per esempio è la più equamente ri-partita: la si trova in tutti i pae-si, in tutti i continenti e presso tutti i gruppi sociali, economici, religiosi e culturali. Questa Con-ferenza è infatti finalizzata sia a ricordare le conquiste sociali e politiche e a far sì che si esten-dano al maggior numero di pa-esi del mondo che a progettare nuovi strumenti contro le dicri-minazioni ancora oggi esisten-ti. Tra le lotte principali portate avanti dalle donne della delega-zione argentina vi è infatti quel-la diretta all’applicazione della legge per eliminare la violenza di genere. «Solo nel 2010 vi so-no stati 260 femminicidi denun-ciati sui giornali – afferma Clelia Iscaro, 83 anni e tutta una vita nei movimenti femministi – ma molti altri non sono stati inda-gati». Secondo l’ultimo rappor-to di Amnesty International, la prima causa di morte delle don-ne di età compresa fra i 16 e i 44

anni è la violenza. Un’altra del-le grandi battaglie delle delega-te dell’Argentina è quella per la depenalizzazione dell’interru-zione di gravidanza: «Ogni gior-no e mezzo muore una donna a causa della pratica dell’aborto clandestino – denuncia Iscaro -. L’illegalità obbliga le donne del-le classi umili ad abortire in pes-sime condizioni igienico-sanita-rie, mentre coloro che hanno le possibilità economiche pagano una clinica privata».Anche la delegata turca Yildiz pone l’accento sulla tragedia dei femminicidi che, in particolare nel suo paese, colpisce le don-ne che si ribellano alle decisio-ni prese dalla propria famiglia per lei. «Le donne devono chie-dere l’autorizzazione al padre e ai fratelli per sposarsi – spiega con tono duro – e spesso non denunciano neanche le violenze che subisono». Poi non nascon-de l’arretratezza del proprio Pa-ese relativamente all’uguaglian-za di diritti fra generi: «Le donne sono ancora viste come un og-getto e non come un individuo, ma fortunatamente la mentali-tà sta cambiando. La rivoluzio-ne dell’Islam, che ha già avviato un cambiamento nell’approccio alla relazione uomo-donna, de-ve essere promossa dal suo in-terno».Gloria Sibongile Mtshinise del Abanqobi Women Together del Sudafrica rileva come la prima lotta delle donne sia quella con-tro la femminizzazione della po-vertà. «Siamo oppresse doppia-mente – afferma senza segni di rassegnazione -: sia da un siste-

ma di produzione ingiusto sia come donne. La prima battaglia intrapresa dalla maggior parte delle sudafricane – conclude – è quella per procurarsi un pez-zo di pane per sé e per la sua fa-miglia. Solo dopo aver provve-duto alle necessità primarie la donna può pensare a lottare per i suoi diritti». Concordando con Sibongile, anche Angela D’Ales-sandro della casa d’accoglien-za Lucha y Siesta di Roma rive-la come in Italia da tempo i mo-vimenti femministi popolari sia-no morti e la rivendicazione dei diritti delle donne sia diventa-ta un hobby delle “radical chic”. «A seguito dello scandalo Ruby, stiamo assistendo a una spetta-colarizzazione della mercifica-zione del corpo femminile – af-ferma con tono deciso –. È im-portante oggi risvegliare i movi-menti provenienti dal basso per ricominciare la lotta per le pari opportunità che si è fermata do-po le grandi conquiste degli anni ’70 del divorzio e dell’aborto gra-tuito». Secondo l’altra delegata italiana alla Conferenza, l’ex bri-gatista Geraldina Colotti, i mo-vimenti femministi italiani si so-no spenti negli anni ’80 anche per il venir meno dei movimen-ti radicali di sinistra. Poi sottoli-nea intravedendo un barlume di speranza: «La manifestazione del 13 febbraio a Roma contro la rappresentazione delle donne come nudo oggetto di scambio sessuale, che ha visto la presen-za di oltre un milione di persone è stato un buon inizio».Una delle promotrici della Con-ferenza, Cecilia Jaramillo del-

la Confederazione delle donne equatoriane per il cambiamen-to (Confemec), pone in rilievo la diversità delle esperienze condi-vise tra le partecipanti, una ca-ratteristica che ha determina-to una grande ricchezza di pro-poste. Relativamente alla grave assenza di oltre 400 colombiane iscritte alla Conferenza, dovuta alla mancata concessione dei vi-sti per la quale avrebbe dovuto mediare il comitato promotore, afferma: «È stato un problema politico dovuto ai cattivi rappor-ti diplomatici intercorrenti tra Venezuela e Colombia». È d’ac-cordo con Jaramillo, Karola Ku-cken dell’Organizzazione delle donne tedesche, sull’importante scambio di idee che si è attuato grazie alla Conferenza e ricorda come oggi la donna sia un mo-tore importante dei movimenti che lottano contro le ingiustizie nel mondo, anche nel territorio mediorientale. Tutte le delegate

infine hanno sottolineato come, a cento anni dall’inizio della lot-ta per l’emancipazione femmi-nile avviata da Clara Zetkin, sia fondamentale costruire un mo-vimento internazionale di don-ne che sia propulsore della dif-fussione di una coscienza fem-minista.

Un momento della Conferenza mondiale delle donne di base

La delegata argentina: «Nel 2010, 260 femminicidi denunciati nel Paese. E molti altri rimasti invisibili»

Secondo Amnesty International, la prima causa di morte per le donne di età compresa tra i 16 e i 44 anni è la violenza

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martedì 8 marzo 2011 5>>Otto marzo>>

Breve colloquio con Luca Mari-ni, docente di diritto internazio-nale alla Sapienza di Roma e vi-ce presidente del Comitato na-zionale per la bioetica (Cnb).Dopo la pronuncia sull’obiezio-ne di coscienza il Cnb è stato ac-cusato di eccessiva prossimità al-le posizioni del Governo sui te-mi della bioetica. In particolare quelli relativi all’inizio della vita umana. Qual è la sua opinione?Il Cnb è un organo di consulen-za del Governo. Questo ruolo può essere interpretato ed eser-citato in molti modi, ma og-gi occorre prendere atto delle ambiguità derivanti dalla coesi-stenza dell’attuale Cnb con una componente governativa muni-ta istituzionalmente di deleghe in materia di bioetica e, quin-di, legittimata a operare diretta-mente in questo ambito. Il sottosegretario del ministero della Salute Eugenia Roccella è lo sponsor principale della cosiddet-ta agenda bioetica del Governo.Nella storia ventennale del Cnb non c’era mai stata una figura si-mile ed è possibile che, in queste condizioni, i pareri del Comita-to rischino di essere strumenta-lizzati o indirizzati a sostegno di orientamenti biopolitici preco-stituiti, secondo la classica “stra-tegia della foglia di fico”.Ha fatto molto discutere il parere positivo del Cnb sull’obiezione di coscienza dei farmacisti. Peral-tro, non esiste una legge sull’obie-zione che dunque al momento non può essere “rivendicata”, tan-to meno dal Cnb.Certo che no. Si tratta di un orga-nismo di consulenza scientifica e i suoi pareri non possono vinco-lare alcuno. Ciò deve essere chia-ro a tutti, anche a coloro che non condividono i suoi pareri. Tutta-via, può darsi che certi soggetti considerino riduttivo il fatto che il Cnb sia un organo non decisio-nale e che si sforzino di incremen-tarne le competenze, soprattutto sul piano mediatico e comunica-tivo. È umano e comprensibile che sia più gratificante far parte di un organismo dotato di poteri vincolanti, ma, ripeto, non è que-sto il caso del Comitato. Ritiene il Cnb sufficientemente autonomo dalla politica?L’autonomia del Cnb, almeno sul piano culturale e scientifico, do-vrebbe essere assicurata proprio dal suo ruolo puramente consul-tivo e non decisionale. Da questo punto di vista ritengo che la “ten-tazione decisionista” del Cnb di oggi, come è avvertita da taluni, stia aprendo la strada a una even-tuale authority, che però non of-frirebbe maggiori garanzie di in-dipendenza di quelle che è in gra-do di offrire un organismo di con-sulenza scientifica. Del resto, le polemiche di questi giorni evi-denziano ancora molta confusio-ne sul ruolo del Comitato. f.t.

Dove va la bioetica italiana

L’esperto Salute

Intervista

a proposta di legge regio-nale sulla “riqualifica” dei consultori nel Lazio è un tipico esempio di come

in Italia la separazione tra Stato e Chiesa sia un processo ancora in gran parte incompiuto, e del fat-to che siano le donne per prime a dover subire l’idiosincrasia alla secolarizzazione che caratterizza le nostre istituzioni. Come nel caso della fecondazione assistita e del testamento biologi-co (per non dire delle intromissio-ni di governo nelle vicende della pillola abortiva Ru486 e di quel-la contraccettiva “del giorno do-po”), la proposta di legge che por-ta il nome di Olimpia Tarzia (con-sigliera della lista civica Polverini e presidente Movimento per la vi-ta), infatti, sembra uscita diretta-mente dalla penna di un “intellet-tuale” residente Oltretevere. «Già dai primi articoli si capisce che non si sta parlando di “riqualifica-zione”, ma di smantellamento dei consultori familiari così come ve-nivano istituiti dalla legge 405 del 1975» spiega a Terra la ginecologa Anna Pompili riferendosi in parti-colare ai commi 1 e 3: “La Regione riconosce il valore primario del-la famiglia quale società natura-le fondata sul matrimonio e quale istituzione finalizzata al servizio

della vita (…) e tutela la sua uni-tà, la fecondità, la maternità e l’in-fanzia» (art.1); e «la Regione tute-la la vita nascente ed il figlio con-cepito come membro della fami-glia» (art.3). «Mortificando il ge-nere al quale appartiene - prose-gue Pompili che ha appena pub-blicato Contraccezione (L’Asino d’oro) un saggio scritto a quattro mani col collega Carlo Flamigni -

l’onorevole Tarzia si fa strumento di un’etica superiore (ovviamente quella che alberga sull’altra spon-da del Tevere), che considera le donne delle poverette che devo-no essere amorevolmente prese per mano e accompagnate nel lo-ro destino naturale di mogli, ma-dri, puerpere, un ruolo che si può esplicare solo all’interno di una famiglia, inevitabilmente “fonda-

Consultori, nel Lazio c’è aria di controriformaFederico Tulli

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Salute Alta tensione in Regione a causa della proposta di legge del centrodestra per la “riqualifica” dei centri sociosanitari. La ginecologa Anna Pompili: «Una norma che mortifica il genere femminile»

ta sul matrimonio”». A novembre 2010, durante una delle tante Conferenze sulla fa-miglia organizzate dal centro de-stra per recuperare la “stima” del-le gerarchie ecclesiastiche (si era ai tempi delle prime indiscrezioni sul caso Ruby) l’onorevole Tarzia disse che la sua legge - oggi arena-ta in Regione e inapplicabile per-ché priva delle necessarie coper-ture finanziarie - sarà utilizzata come traccia per la riforma dei consultori in tutte le regioni. In precedenza la vice presidente del Senato, la radicale Emma Bonino, aveva avvertito: «Questa legge è un test nazionale e fa parte della campagna orchestrata dal centro-destra sui grandi temi relativi alla vita, che in Italia vengono chiama-ti “etici” e che invece sono i temi della libertà. Campagna avviata a luglio 2010 da Polverini, Formigo-ni e Cota» (rispettivamente presi-dente del Lazio, della Lombardia e del Piemonte) e «rilanciata da Berlusconi» con l’agenda gover-nativa sulla bioetica. Un progetto, questo, che seguendo il solco an-tiscientifico tracciato dalle gerar-chie ecclesiastiche, si pone come primario obiettivo quello di spo-stare il momento dell’inizio della vita umana alla fase embrionale. Sulla pelle delle donne, passando per i consultori “benedetti” ideati dalla Tarzia.

a legge regionale del La-zio 15/76 che ha istitu-ito i consultori familia-ri va modificata. È quan-

to vorrebbe farci credere la consi-gliera e vice presidente della con-federazione Consultori familia-ri di ispirazione cristiana, Olim-pia Tarzia. Ne parliamo con la psi-chiatra Maria De Vinci, dal 1985 in servizio al consultorio roma-no di S. Martino della Battaglia e membro della Consulta consul-tori Roma, che oggi inaugura la nuova sede di via della Penitenza. Un organismo di partecipazione istituito dal Comune nel 1994 per garantire il rispetto dei diritti de-gli utenti dei consultori ed espri-mere pareri sulle politiche socia-li e sanitarie.

Alessia Mazzenga

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Un servizio da difendereIntervista A colloquio con Maria De Vinci, psichiatra della Asl RM A e componente della Consulta consultori Roma. «Queste strutture non sono assolutamente degli “abortifici»

Dottoressa De Vinci i consul-tori pubblici nascono anche per applicare la legge 194/78 sull’interruzione volontaria di gravidanza, eppure nel cen-trodestra c’è chi li ha definiti “abortifici”. Qual è in realtà la loro funzione?Noi dobbiamo applicare la legge 194. È un fatto istituzionale ma devo dire che in quanto a coeren-za, rispetto degli individui e della loro libertà di scelta, questa nor-ma è tra le migliori al mondo. Noi operatori non dissuadiamo, né convinciamo nessuno. Le donne che arrivano con questa decisione fanno dei colloqui con gli esperti, ma la scelta definitiva spetta a lo-ro. Come prevede la legge. è vero che fin dai primi anni di attività dei consultori gli abor-ti sono diminuiti considerevol-

mente.Sì, in pochi anni gli aborti diminu-irono del 60 per cento rispetto a prima del 1984-1985 e quelli clan-destini sparirono quasi del tutto. Come è stato possibile?Perché abbiamo iniziato a fa-re prevenzione. Il nostro primo obiettivo era quello di evitare le gravidanze indesiderate e di sepa-rare dalla procreazione il rappor-to sessuale inteso come coinvol-gimento emotivo e affettivo. Nel rispetto di una maternità e pater-nità consapevoli e responsabili. E ci siamo riusciti. Lei ha detto che prevenzione si-gnifica anche aiutare gli adole-scenti a capire la differenza tra i metodi anticoncezionali e la Ru486, che è una pillola abor-tiva. Quali altri servizi vengo-no offerti?

Sono state sviluppate particolari specialità, come la psicologia cli-nica, individuale e di gruppo, la ginecologia, la ostetricia e l’infer-mieristica specialistica, l’assisten-za sociale e la pediatria. La carat-teristica è di non rivolgersi a per-sone ammalate come succede in un ambulatorio ma alla fetta di popolazione sana che però si aiu-ta a non ammalarsi, soprattutto di malattie psichiche.Questi servizi essenziali sono stati fino oggi garantiti a tutti da una legge “laica”. Cosa acca-drebbe con la nuova norma che vuole far entrare nei consultori le associazioni religiose?Da noi vengono sia credenti di qualsiasi culto sia atei. Non occo-re un’altra legge perché quella che c’è è di grande attualità. Bastereb-be applicarla fino in fondo.

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martedì 8 marzo 20116

e le donne delle zone ru-rali avessero le stesse op-portunità degli uomini in termini di accesso alla

terra, alla tecnologia e ai servi-zi finanziari, la produzione agri-cola aumenterebbe e il numero di persone che soffrono la fame nel mondo si ridurrebbe note-volmente. Il rapporto sullo Stato dell’alimenta-zione e dell’agricol-tura della Fao (Sofa 2011), stilato in oc-casione della gior-nata internaziona-le della donna, sot-tolinea il ruolo del le discendenti di Eva nella lotta contro la povertà. «Se vogliamo vincere in mo-do sostenibile la battaglia con-tro la fame bisogna promuovere l’uguaglianza tra i generi e ascol-tare la voce delle donne a ogni li-vello decisionale». Così Jacques Diouf, direttore generale del-la Fao. Il dossier dell’organizza-zione Onu per l’alimentazione e l’agricoltura stima che se nei Pa-esi in via di sviluppo ci fosse pa-rità tra i sessi nel comparto agri-colo la produzione potrebbe au-mentare del 30 per cento e circa 150 milioni di persone verrebbe-ro sottrarre alla morsa della fa-me. Ma non solo: «dare più sol-di alla donne - aggiunge Diouf - investendo nel capitale umano è una strategia efficace per mi-gliorare le condizioni di salute, l’alimentazione e la scolarizza-zione dei bambini». A fargli eco è Marco De Pon-te, segretario generale di Actio-nAid: «La strada per ridurre la fame passa dall’uguaglianza tra uomini e donne nell’accesso non soltanto alla proprietà della ter-ra, ma anche al credito, ai mer-cati, alle tecnologie e a una ade-guata formazione, che oggi vie-ne preclusa alle donne in molti paesi del Sud del mondo». Nonostante il ruolo cruciale che ricoprono all’interno dei rispet-tivi nuclei famigliari rurali, spie-ga ActionAid nel dossier Il Pa-ne e le Rose, presentato ieri alla Provincia di Roma, le contadi-ne spesso non ricevono adegua-to sostegno da parte delle istitu-zioni locali e nazionali, non ven-gono riconosciute come sog-getti economici da coinvolgere nei programmi di sviluppo ru-rale, e devono spesso affrontare discriminazioni nella proprie-tà e nell’eredità della terra. Ba-sti pensare al caso dell’Uganda,

dove le donne ottengono appe-na il 9 per cento del credito agri-colo, o al Malawi dove solo il 7 per cento delle capofamiglia ri-ceve un sostegno per la pro-pria attività. Pur nelle differen-ze di contesto le condizioni di vita delle donne che lavorano nel settore agricolo presentano aspetti simili: «Nonostante il ri-

conoscimento globale del ruo-lo svolto dalle donne - conclude Del Ponte –, mancano sia a livel-lo globale che nazionale, politi-che che consentano alle agricol-trici di sviluppare il loro poten-ziale come motore del cambia-mento». L’appello che la Fao ri-volge quindi ai decisori politi-ci è volto ad eliminare ogni for-

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>>Otto marzo>>

Donne, sulle loro spalleil destino del mondoRossella Anitori

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Opportunità Se nei Paesi in via di sviluppo ci fosse parità tra i generi, la produzione agricola aumenterebbe e il numero di persone che soffrono la fame si ridurrebbe. Il Rapporto della Fao

ma di discriminazione contro le donne, promuovendo la par-tecipazione delle agricoltrici in mercati più efficienti, flessibili e produttivi. «In occasione del-la giornata internazionale della donna - ha concluso Djouf -, la speranza di tutti deve essere di poter presto tradurre tutto que-sto in realtà».

ollare tutto e tutti e partire per un viag-gio intorno al mondo lasciandosi alle spal-

le gli impegni familiari e lavora-tivi, sempre più pressanti e diffi-cili da conciliare: è questo il pri-mo desiderio che le donne espri-merebbero al famoso mago del-la lampada; una strofinata e via, alla ricerca del relax, senza meta ne ambizioni professionali da in-seguire e tanto meno bambini da cambiare. è quanto emerge dal sondaggio lanciato dal sito me-larossa.it, che in occasione del-la Festa della donna ha chiesto a migliaia di utenti di svelare come cambierebbero la propria vita se, per magia, ne avessero l’oppor-tunità. I risultati del sondaggio non lasciano dubbi: una donna su quattro sceglierebbe di stac-care la spina, fuggendo da tutto per fare il giro del mondo. Liber-

M tà, leggerezza e la voglia di pren-dere le distanze da una vita sem-pre più frenetica sono quindi le esigenze più sentite dalle donne, spesso costrette, per scelta o per necessità, a fare i salti mortali per conciliare lavoro, vita familiare e bisogni personali.Seguono, tra le priorità femmini-li, la bellezza e la cura del proprio look e del proprio corpo: il 18% delle donne si è infatti lasciata in-cantare da una giornata di shop-ping senza limiti di spesa, il 15% ha espresso il desiderio di avere uno stilista/truccatore/personal trainer sempre a disposizione, mentre il 9% sogna di poter man-giare di tutto senza ingrassare di un etto. Di scarso appeal, inve-ce, la politica, che nella classifica delle preferenze si piazza all’ot-tavo posto con appena il 4% del-le donne attratte dalla possibi-lità di diventare un leader e gui-

dare il proprio Paese. Solo quin-to l’amore, con l’8% delle donne che ha dichiarato di voler spo-sare l’uomo che ama e fare un fi-glio, addirittura nona la realizza-zione professionale, simboleggia-ta da una promozione sul lavoro a cui appena il 4% delle donne ha ammesso di aspirare. Poche an-che le donne in cerca di fama: ap-pena il 6% sogna di scrivere un li-bro di successo. Prevalgono, in-somma, desideri pratici, concre-ti: una vita con ritmi meno stres-santi, un aspetto più gradevole e qualche comodità in più. Anche a confronto con il sogno roman-tico per eccellenza: pochissime donne infatti hanno espresso il desiderio di una cena a due con il proprio attore preferito, appena il 2% delle preferenze. Addio quin-di a george Clooney e Brad Pitt al lume di candela, e... barra dritta verso nuovi lidi.

Un sogno? Viaggiare libera intorno al mondo

Sondaggi Niente soldi, fama o potere: in cima ai desideri delle donne la possibilità di lasciare tutto e girare il mondo. Lo afferma un sondaggio del sito melarossa . Secondo: shopping illimitato

Jacques Diouf (direttore generale Fao): «Per combattere la povertà bisogna promuovere l’uguaglianza»

Oggi in tutta Italia si festegge-rà la festa della donna. Molte le iniziative in campo: A Roma, il comitato Se Non Ora Quando invita tutti alla manifestazione di piazza vit-torio Emanuele i “Rimettia-mo al mondo l’Italia”, dalle ore 16.00 con interventi dal palco, performance sul lavoro, sul-la danza e sullo sport, oltre a proiezioni di video e musica dal vivo. Partecipano: Claudia Pandolfi, Valeria golino, To-sca, Paola. Due le celebrazioni a Firen-ze, in piazza Santa Maria No-vella, dove il comune, insie-me alla festa della donna ce-lebrerà la cerimonia in ricor-do del 67° anniversario del trasporto dei fiorentini verso Mauthausen (8 marzo 1944). Incontri, seminari, riflessio-ni, laboratori a Napoli con Donna 2010 al Maschio An-gioino. A Milano il gruppo milanese che ha messo in piedi la fortunata manifesta-zione del 29 gennaio in piaz-za Scala promuove un sit-in (alle 18) in piazza Mercanti. Tutte con un fiocco rosa in-vece a Perugia, dove a piaz-za della Repubblica, (dalle 16.00 alle 18.00) ci saranno musica e letture .

Cento piazzenell’Italiache protesta

Appuntamenti

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tà. Ogni popolo, in tempi e modi diversi, ha contribuito con impe-gno e sacrifici alla loro afferma-zione. Le donne sono state parte attiva di tutti i movimenti di libe-razione: dalla schiavitù, dalla di-scriminazione razziale ed etnica, dai genocidi, dalla dominazione coloniale. Giovani donne com-batterono nella Resistenza nel nostro paese, per affermare nel-la Costituzione la parità uomo - donna, il diritto di voto, eserci-tato per la prima volta solo nel

1946. Giovani par-tigiane, come Tina Anselmi, sono sta-te la linfa vitale, il collante, l’immagi-ne del cambiamen-to del dopo guerra e della ricostruzio-ne, nelle istituzio-ni democratiche. E

continuarono negli anni le loro battaglie per il diritto di famiglia, l’autodeterminazione delle don-ne, la parità di salario, la tutela del lavoro.In tempi recenti, nel resto del mondo, altre donne coraggiose, come la giornalista Politkovska-ja, hanno pagato con la vita l’aver denunciato il genocidio in Cece-

Nelle ultime settimane, le rivol-te contro i regimi dittatoriali nel Nord Africa, in particolare in Tu-nisia, Egitto e Libia. I loro con-traccolpi hanno raggiunto l’Iran, con rinnovate, coraggiose mani-festazioni e conseguenti, feroci repressioni. La partita non è si-curamente chiusa e sono certa che anche lì non mancheranno altre sorprese. Il dato unifican-te, in Italia e negli altri paesi te-sté nominati, è il ruolo avuto dal-le donne: protagoniste attive, lu-cide, presenti, determinanti. Ab-biamo visto in televisione tante ragazze, alcune con il velo, altre con lunghi capelli sciolti e jeans, organizzare e guidare manifesta-zioni di piazza, farsi carico del-la logistica, dell’ordine nel disor-dine della rivolta, delle relazioni con la stampa e le televisioni, col resto del mondo. La stessa figlia di Rafsanjani è stata arrestata. Dall’Italia, umiliata e ferita, all’al-tra sponda del Mediterraneo in lotta per la libertà: aspirazioni profonde e comuni, parole co-me “dignità, lavoro, uguaglianza di diritti”. Dall’Italia al Maghreb, modalità simili nell’organizzare

il dissenso, assenza di capi con-clamati, di organizzazioni stori-che, di partiti. Al loro posto, re-ti paritarie di comunicazione: in-ternet, cellulari, sms, immagi-ni su youtube, video amatoriali. Tutto è iniziato in Tunisia, con il pubblico suicidio mediante il fuoco di un ambulante, laureato. Un ragazzo, venditore di frutta, vessato dalla polizia di regime. Mentre in Italia un altro ambu-lante si dava fuoco e moriva per-ché preso di mira da alcuni agen-ti della polizia municipale, in Si-cilia, con la confisca del suo ban-chetto. La disperazione per non poter più provvedere alla sua fa-miglia ha indotto l’immigrato al-la disperata decisione di farla fi-nita.

Ho ancora negli occhi e nel cuo-re il volto di pietra, dilavato dal pianto e scavato dal dolore, del-la madre Rom, accarezzata dalla mano leggera e dalla commozio-ne palpabile del presidente Na-politano, che in quel momento, davvero intensamente, tutti ci rappresentava; di quella madre, e di quel padre, che hanno per-so quattro figli nel rogo della loro baracca insicura, ai margini dei

>>Otto marzo>>

Donne, sempre risorsa democratica

Lotte femminili Dall’Italia dove si scende in massa per dire “basta” alla cultura del bunga, alle rivolte maghrebine, dalle iraniane come la Ebadi, alle ragazze col velo di piazza Tahrir. Partigiane, rivoluzionarie, sempre nel futuro

margini del vivere civile. Da un viadotto a un ponte, dai campi rasi al suolo dalle ruspe alle ster-paglie e al gelo dell’inverno.

Tre fuochi, dunque, da non di-menticare, che bruciano le no-stre menti, che accendono il bi-sogno profondo di cambiamento, devono rappresentare un nuovo inizio. Dopo decenni di disquisi-zioni sullo scontro di civiltà, sul relativismo culturale, sulla de-mocrazia “patrimonio dell’occi-dente”, da espor-tare sulla canna del fucile, sulla condizione della donna (velo, bur-ka, topless, tan-ga, famiglia e ha-rem), scopria-mo che le donne aspirano, in tutto il mondo, a libertà, dignità e ri-spetto, all’accesso all’istruzione e al lavoro, all’assistenza nella cura e nell’educazione dei figli. Scopriamo, in questi giorni, che i valori fondanti della convivenza non sono monopolio e appannag-gio dell’Occidente. Vi sono valori che dobbiamo considerare come patrimonio comune dell’umani-

Non è chiaro se questo si tradur-rà in qualche risultato concreto, ma è evidente che è davvero ur-gente darsi un programma serio di lavoro in modo trasversale e il più possibile condiviso tra le don-ne e gli uomini attivi in politica e nella società. E in questo senso, dal Partito verde europeo, vorrei fare una proposta di azione con-creta e cioè l rilancio della discus-sione delle quote rosa. Si sta di-scutendo in Parlamento una pro-posta sui consigli di amministra-zione, ma non mi pare che ci sia nulla sulla rappresentanza politi-ca. Penso che sia arrivato il mo-mento di rilanciare davvero que-sto tema, di modo che alle pros-sime elezioni non sia più possibi-le rimanere ai livelli infimi di og-gi. è necessario che ci siano rego-le elettorali o di partito che non

Frassoni dalla prima permettano di scendere sotto del 40% a nessuno dei due generi per le prossime elezioni. Lo stesso di-casi per i posti di presidenti delle commissioni e per i posti di dire-zione delle amministrazioni pub-bliche. L’esperienza di questi ul-timi 100 anni dimostra in mo-do chiarissimo che le quote sono state l’unico strumento che ha veramente funzionato per rias-sorbire in tempi abbastanza bre-vi le disuguaglianze di rappresen-tanza. Altro tema molto sensibi-le é quello della leadership e del-la direzione dei partiti politici. Io penso che ci sia un modo sem-plice che funziona davvero e da molti anni che deve essere alme-no discusso in Italia: la doppia le-adership e la parità di rappresen-tanza di genere negli organi diri-genti dei partiti. In Europa i verdi la praticano da anni, con risultati positivi per due sostanziali ragio-

ni. La prima è che l’elezione del “leader” è in realtà l’elezione di “una squadra”, con evidenti van-taggi per la trasparenza e la qua-lità della leadership stessa. Nella mia esperienza di co-Presidente prima del Gruppo parlamentare e oggi del Partito Verde europeo questa dimensione di condivisio-ne e di reciproco sostegno è mol-to importante anche come meto-do dell’azione politica. In Germa-nia i Verdi, che oggi sono stabil-mente oltre il 20% nei sondaggi (percentuale più che doppia dei tempi di Fischer), hanno quattro leaders riconosciuti e perfetta-mente complementari, i due co-Presidenti al Parlamento e i due co-Presidenti del partito. In Fran-cia, è stata la leadership congiun-ta di Cohn-Bendit e Cecile Duf-flot che ha permesso ai Verdi di uscire dal cono d’ombra in cui erano caduti. La seconda ragione

è che in questo modo la dimen-sione della parità “di genere” della leadership politica è sempre evi-dente e presente, e diventa pro-gressivamente un elemento nor-male del lavoro di partito, accet-tato dai media, dal resto della po-litica e dai militanti che, alme-no per quanto riguarda i Verdi, la considerano come un fattore di identità irrinunciabile. Infine, la presenza nei media va fortemen-te riequilibrata. In Italia nessuno balza sulla sedia se tutti gli invi-tati sono maschi o se l’unica don-na presente in sala è una bellissi-ma senza nessuna competenza. Anche questo deve cambiare, ma è evidente che sono soprattut-to le donne che devono preten-dere questo cambiamento: come dimostrano gli ultimi cento anni nulla, e men che meno la libertà e la dignità delle donne, cade dal cielo.

Parità di rappresentanzaUn impegno politico

Proposta Secondo la co-presidente del Partito Verde europeo è tempo di riaprire il dibattito sulle quote rosa. Servono subito regole per le istituzioni e i partiti. Le esperienze europee

Riprese le piazze, parole d’ordine: fantasia e utopia. Ma con la concretezza del quotidiano, competenze e saperi

nia e il regime dispotico e corrot-to di Putin; hanno difeso con co-raggio attivisti e manifestanti in Iran, come Shirin Ebadi, premio Nobel per la pace. Sono le donne di Plaza de Majo, in Argentina, a cui il dittatore Videla ha sottrat-to figli e nipoti, le donne palesti-nesi e le pacifiste israeliane, alla ricerca di un punto di incontro nella loro terra, contesa e dila-niata dai conflitti; sono le donne che nelle nostre istituzioni e fuo-ri da esse si battono per la giu-stizia e contro la sopraffazione, come Daria Bonfietti, presiden-te della associazione dei fami-liari delle vittime di Ustica. Sono Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, e la madre del giovane Federico Aldovrandi, entrambi uccisi dal-la violenza gratuita di chi avreb-be dovuto proteggerli. è la ma-dre della giornalista Ilaria Alpi, assassinata in Somalia perché indagava sul traffico dei rifiuti tossici. E sono le giovani opera-ie, ricercatrici, insegnanti, preca-rie, madri, studentesse, pensio-nate che sostengono i figli disoc-cupati. Sono loro che, in questo momento assai difficile, si impe-gnano ogni giorno con decoro e dignità per se stesse e per le lo-ro famiglie, portando sulle spalle il peso, anche psicologico e uma-no, della crisi economica. Dopo anni di solitudine, arretramen-to, oscuramento di sogni e biso-gni, si cominciano finalmente a vedere i segni di un grande cam-biamento nelle donne di tutte le età e di tutte le condizioni, che si avvalgono della capacità di usa-re attivamente tutti i mezzi che questa civiltà ha creato per co-municare, condividere, discute-re e mobilitare. Le donne si sono riprese le piaz-ze, le parole d’ordine, la fantasia e l’utopia. Hanno nelle loro ma-ni la concretezza del vivere quo-tidiano, ma anche competenze e professionalità, saperi. Hanno occhi lucidi di commozione, al-cune sul viso i segni del tempo, che segnano l’orgoglio della ma-turità e la naturalezza dell’invec-chiare. Hanno le facce gioiose e fresche delle ragazze, i loro co-lori accesi. Raccontano che un mondo migliore, per tutti, è pos-sibile!E così, dopo un entusiasman-te 13 febbraio, buon “8 marzo”! E che sia un giorno festoso, di ri-flessione, poesia, musica e paro-le. Di affettività, di amicizia e di incontro. E ancora di testimo-nianza. Un giorno speciale e nor-male a un tempo, saldamente piantato nel terreno ancora fred-do dell’inverno, come un ramo di mimosa, impalpabile e lumino-so. Profumato di vita e destinato a non sfiorire mai.

Coppola dalla prima

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martedì 8 marzo 20118 >>Esteri>>

Clima, salta il meeting«Negoziati in pericolo»

Per gli Usa la soluzione riman-gono gli impegni volontari e il per-seguimento del pacchetto di azio-ni ( finanziamenti, foreste, trasferi-mento tecnologico) per contenere l’aumento della temperatura sot-ti i 2°C. Le associazioni ambien-taliste però rifiutano di cedere al compromesso. Per l’esperta di po-litiche sul clima del Wwf Interna-tional Tasneem Essop «bisogna che a Durban si cerchi l’accordo legalmente vincolante. Se ci sono solo impegni volontari chi decide-rà cosa fare? Ci sarà una disparità tra gli impegni presi e quello che la scienza richiede per evitare il disastro ambientale». Un esperto di climate policy di Washington, che preferisce rimanere anoni-mo, ha confermato a Terra il peggiora-mento della situa-zione a Capitol Hill, sede del Con-gresso americano, con l’avvento della nuova legislazione a gennaio. «Trop-pi sono inesperti e ideologicamente schierati contro le politiche sul cambiamento cli-matico e l’ambiente in generale» ha dichiarato. «La Casa Bianca si trova in una situazione ancor più complicata oggi che in passato». Il 14 marzo intanto si sarebbe dovu-

Bompan dalla prima

Usa Il 14 marzo si sarebbe dovuto tenere a Mexico City un incontro tra 40 Paesi per far partire l’attesissimo Green Climate Fund. Manomissione o strategia di America Latina e Stati asiatici?

Una fonte Usa rivela: «Troppi nuovi eletti sono molto inesperti e schierati contro le politiche contro il global warming»

to tenere a Mexico city un incon-tro con rappresentanti di 40 Pae-si aderenti al negoziato per dare vita all’attesissimo Green climate fund (Gcf): 100 miliardi di dollari all’anno entro il 2020 e 30 già en-tro il 2012 per aiutare i Paesi meno

sviluppati ad attuare una low car-bon economy per fermare il global warming. Ma in un comunicato pervenuto ieri dall’Unfccc, la Con-venzione quadro Onu sui cambia-menti climatici, questo meeting sarebbe stato sospeso e, secon-

do indiscrezioni, dovrebbe ripren-dere ai primi di aprile, durante un round intermedio di negoziati a Bangkok oppure in altra sede a fi-ne mese, segno che permangono tensioni anche su questioni che sembravano essere superate. La

by Alberto Dassasso

I l d e s i g n è f i c o .

I l r i c i c l o è a r t e .

ww w . e c o t v . i t

s o l o s u

ragione della sospensione sareb-be da imputare al gruppo dei Pa-esi asiatici e dell’America latina, che non avrebbero deciso qua-li rappresentanti inviare al mee-ting di marzo ristretto a 40 dele-gazioni. Necessità tecniche o stra-tegia? Se il Green Climate Fund rallenta, altri piani Onu per il cli-ma zoppicano. Come il mercato delle emissioni, uno dei mecca-nismi market-oriented del proto-collo di Kyoto, creato per rendere economicamente sostenibile il ta-glio delle emissioni di Co2. La se-gretaria dell’Unfccc, Christina Fi-gueres ha lanciato un avvertimen-to lo scorso 2 marzo durante una conferenza a Tokyo: «il futuro del mercato globale delle emissioni potrebbe essere messo in dubbio se non si raggiunge quest’anno un accordo per sostituire o estendere il Protocollo di Kyoto oltre la sua data di scadenza, il 2012.» Senza infatti dei tetti ai gas serra sarebbe difficile mantenere un valore sta-bile della CO2 scambiata sui mer-cati come quello Europeo, Ets. Il luogo dell’annuncio non è casua-le, dato che il Giappone, firmata-rio del Protocollo, ha dichiarato a dicembre, insieme ad Australia e Canada, di non voler siglare al-cuna estensione. Ovunque insom-ma si leggono segni inequivocabi-li in cui gli aruspici dei negoziati vedono sventura. Ma 9 mesi sepa-rano dall’incontro in Sud Africa, il tempo per trovare nuove idee non manca.

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martedì 8 marzo 2011 9

zon research institute ha cal-colato che durante i suoi pri-mi 10 anni di attività la chiu-sa emetterà 112 milioni di me-tri cubi di anidride carboni-ca, oltre ai 780mila che verreb-bero generati durante la co-struzione e la connessione al-la rete energetica nazionale. Altro fattore da considerare è quello delle grandi quantità di metano generato dalle larghe fasce di foresta pluviale che ver-ranno sommerse e andranno in decomposizione, unitamente alla necessità di utilizzare fon-ti altamente impattanti come

il carbone e il le-gno per l’alimenta-zione della struttu-ra. Le analisi con-dotte da un grup-po di esperti con-trari alla costru-zione di Belo Mon-te hanno dimo-strato come lo stu-

dio di impatto ambientale ef-fettuato dalle autorità sia sta-to scritto ad hoc per favori-re l’approvare del progetto. La deviazione del corso del-le acque del fiume Xingu, han-no avvertito gli scienziati, ri-durrà drasticamente il suo flus-so in un tratto di oltre cento chilometri, con la conseguen-te estinzione di molte specie animali e vegetali e il definitivo stravolgimento dell’intero eco-sistema della regione.

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>>Esteri>>

Diga di Belo MonteÈ scontro tra i giudici

uovo avanti tutta per la diga brasiliana di Be-lo Monte. Una sentenza emessa da una delle al-

te corti brasiliane ha rovescia-to il verdetto del tribunale che due settimane fa aveva ordina-to la sospensione dei lavori di costruzione dello sbarramento sul fiume Xingu, segnando l’en-nesima svolta nell’intricato iter di approvazione del controver-so progetto. A decidere il blocco delle ope-razioni era stato il giudice fe-derale Ronaldo Desterro, soste-nendo che il via libera conces-so dall’ibama, l’Agenzia brasilia-na per l’ambien-te, fosse stato in realtà rilasciato dietro pressioni del consorzio incaricato della realizzazione, il Norte energia. La decisione del magistrato elencava 29 condizioni di tu-tela ambientale non soddisfat-te dalla chiusa, tra cui il recu-pero di aree degradate e la pre-disposizione di misure speci-fiche volte a garantire la navi-gabilità dei fiumi della zona. Ma la sentenza di Desterro è stata ora superata da quella del giudice Olindo Menezes, mem-bro dell’alta corte federale in-

Paolo Tosatti

N

Brasile Il giudice Olindo Menezes, membro dell’alta Corte investita del caso, ha rovesciato il verdetto del tribunale che 2 settimane fa aveva ordinato la sospensione dei lavori di costruzione

vestita della questione, secon-do il quale non sussiste la ne-cessità di sanare anticipata-mente tutte le irregolarità esi-stenti per dare inizio ai lavori. Un parere che, è facile preveder-lo, darà origine a nuove conte-stazioni da parte degli ambien-talisti e delle popolazioni indi-gene interessate dal progetto, ormai da anni mobilitati contro la sua realizzazione. situata nel cuore dell’Amazzo-nia, nello stato nordorienta-le del pará, Belo Monte è pro-gettata per essere la terza di-ga più grande al mondo, dopo

quella cinese del-le Tre gole e quella di itaipu, che sorge al confine tra Bra-sile e paraguay. De-viando di oltre 60 miglia il corso del fiume Xingu, uno dei principali af-fluenti del Rio del-

le Amazzoni, e sommergendo oltre 500 chilometri quadrati di foresta, il progetto prevede la realizzazione di uno sbarra-mento lungo oltre 6 chilometri, in grado, secondo le stime del-le autorità, di generare 11mi-la megawatt di energia idroe-lettrica, sufficienti ad alimen-tare 23 milioni di abitazioni. Numeri impressionanti, utiliz-zati sia dall’ex presidente Lu-la che dal nuovo capo di stato Dilma Rousseff come promesse

tangibili dello straordinario svi-luppo che il Brasile conoscerà nei prossimi anni. Come spesso accade, tuttavia, le cifre sbandierate da un governo sono altra cosa rispetto a quel-le con cui la popolazione do-vrà fare concretamente i conti. Movimenti e organizzazioni per la difesa dell’ambiente non han-no mai smesso di sottolineare come la costruzione della chiu-sa distruggerà l’ambiente natu-rale della regione, condannan-do a morte o al trasferimento forzato i 50mila indigeni che vi-vono attualmente nella zona e che dalle sue ter-re ricavano il loro sostentamento. Diversi studi han-no inoltre dimo-strato che l’im-pianto potrà fun-zionare a pieno regime solo per pochi mesi l’anno, mentre nella restante parte del tempo la scarsità d’acqua com-porterà una drastica riduzio-ne della sua capacità operativa. secondo queste stime la pro-duzione media della diga si at-testerà mediamente sui 4.400 megawatt, appena il 40 per cen-to della sua capacità nominale. All’enorme impatto ambienta-le e alla scarsa efficienza della struttura si aggiunge poi il pro-blema dell’inquinamento che essa genererà. il National ama-

A decidere il blocco delle operazioni era stato il magistrato federale Ronaldo Desterro

Una volta realizzata sarà la terza più grande chiusa al mondo dopo quella delle Tre Gole e quella di Itaipu

«spegnete la televisione e scendete da quel balcone», hanno urlato ieri in 20mila per le strade di Beirut. Fra loro, oltre a famiglie col pas-seggino e reduci della guer-ra civile, sono sfilati anche dotti musumani e preti. È la “Rivoluzione libanese”, or-mai giunta alla sua seconda settimana: un gruppo di ra-gazzi di ogni provenienza e di entrambi gli schieramen-ti politici (sia pro che contro Hezbollah) hanno chiama-to i concittadini a marciare a oltranza contro un siste-ma settario in cui ogni liba-nese vota, studia, lavora e si sposa in base a quale delle 18 confessioni religiose ap-partiene per nascita.

Manifestazioni e proteste

Libano

per assistere donne e bam-bini intrappolati nelle crisi umanitarie, in 32 paesi del mondo, servono 1,4 miliar-di di dollari. Questo è l’ap-pello lanciato dall’Unicef nel suo Rapporto sull’azio-ne umanitaria per i bam-bini (Humanitarian action for children report). «inve-stire nei bambini e raffor-zare la resilienza dei paesi e delle comunità che vivo-no ai margini», ha spiegato Hilde Johnson, vice Diret-tore generale dell’organiz-zazione, «non solo riduce la loro strada per il recupe-ro, ma contribuisce anche ad aumentare la capacità di gestione dei rischi».

Nazioni Unite

È stata definita la maggior violazione della privacy nel-la storia. sono i milioni di fi-le, conversazioni telefoni-che di comuni cittadini, e-mail, password e pedina-menti emersi in egitto dopo che, fra venerdì e domenica, le stazioni di polizia di Ales-sandria, Assiut e Cairo sono state occupate dai manife-stanti. Da settimane, nono-stante lo scioglimento del governo shafiq, gli archivi della sicurezza continuava-no a venire distrutti da in-cendi misteriosi proprio ora che una serie di processi per violazioni dei diritti umani da parte del passato regime dovrebbe avere inizio.

Egitto

Allarme crisi umanitarie

Violazione della privacy

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martedì 8 marzo 201110

Dolomiti, “bollino” Unesco a rischioIl caso Polemiche sul progetto del comprensorio sciistico Cadore-Civetta. Si perderebbe il riconoscimento di “patrimonio dell’umanità”

chi gli chiede da che parte sta, Luigi D’Alpa-os risponde senza esi-tazione: «Da quella del-

la laguna». Una laguna che non si può salvare, spiega - proprio lui che è uno dei più grandi in-gegneri idraulici d’Europa – sol-tanto applicando tecniche inge-gneristiche ma che va sempre inserita in un contesto più am-pio di tutela, che tenga conto di tutta la complessa morfologia lagunare. E per ascoltare l’inge-gner D’Alpaos, allievo prediletto di Augusto Ghetti, padre nobile della celebrata scuola idraulica del’università di Padova, alme-no 300 persone, martedì scorso, hanno affollato palazzo Fran-chetti, uno dei salotti buoni di Venezia, in occasione della pre-sentazione del suo ultimo libro “Fatti e misfatti di idraulica la-gunare”, edizioni Ivsla. E dicia-

Riccardo Bottazzo

A

una stagione ricca di polemiche quella del-la montagna bellune-se. Prima la polemi-

ca paradossale intorno al logo delle Dolomiti Unesco, quattro torrioni stilizzati e molto simi-li ai grattacieli di Manhattan su sfondo rosso, scelto l’anno scor-so fra ben 400 proposte dal Con-siglio di Amministrazione Dolo-miti Unesco e, dopo una rivol-ta popolare, rimesso in discus-sione anche per motivi pratici, presentava delle problematiche tecniche nella riproduzione su manifesti di grandi dimensioni e pertanto andava modificato. Poi la discutibile approvazione da parte della Giunta regiona-le del Veneto del parere positi-vo della commissione regiona-le Via sul progetto “Passante Al-pe-Adria-Belluno – Cadore” che comporterà il prolungamento dell’asse autostradale da Pon-te nelle Alpi a Perarolo di Cado-re ovvero 20 Km di tracciato, 25 metri di sezione, doppia corsia per senso di marcia e tre svin-coli (Pian de Vedoja, Longaro-ne e Perarolo di Cadore). Opera, conclusa secondo le previsio-ni a inizio 2017, contestata da-gli ambientalisti, dai comitati locali e da alcune amministra-zioni cadorine. Oggi l’impattan-te progetto di realizzazione del comprensorio sciistico Cadore-Civetta che metterebbe in col-legamento San Vitro di Cado-re a Selva di Cadore. Il Proget-to, realizzato dalla Alpi Consult per conto della Impianti Scoter di San Vito di Cadore, prevede come ha spiegato il Presidente di Mountain Wilderness Fausto De Stefani «la costruzione di un nuovo comprensorio sciistico che partendo da Chiapuzza a San Vito scavalca la montagna per arrivare nella Val Fiorenti-na attraverso la costruzione di otto nuovi impianti, sedici piste di sci, quattro ski bar, quattro ri-storanti-rifugi. Si tratta di un to-tale di 26.694 metri di piste, di 12.249 metri di impianti, di tre vasche di accumulo di risor-sa idrica ciascuna della capaci-tà di 5.000 metri cubi, di un ba-cino di accumulo di 30.000 me-tri cubi di acqua, oltre 20 chilo-metri di viabilità di accesso al-la rete impiantistica, parcheggi per circa 15/18.000 metri qua-drati, magazzini interrati per il ricovero dei mezzi battipista, un nuovo anello in quota per lo sci di fondo». La capienza totale delle persone trasportate è pre-vista in 15.000 giornaliere, una media valutata tra i 1500 e 2000 ospiti al giorno, 2.150.000 pas-saggi annui, il costo di realizza-zione valutabile sugli 80 milioni di euro, il costo di esercizio an-

Giannandrea Mencini

è

Dalla parte della lagunaLibri Presentata a Venezia “Fatti e misfatti di idraulica lagunare”, opera dell’ingegner Luigi D’Alpaos

mo subito che i “misfatti” per-petrati nell’ultimo mezzo secolo sono molti di più dei “fatti”. Il li-bro di D’Alpaos è un atto d’accu-sa senza scampo contro la po-litica del cemento e delle gran-di opere che ha devastato il de-licato ecosistema lagunare. Uno atto di accusa tanto più spie-tato in quanto scritto col lin-guaggio tecnico dello scienzia-to più che con quello romantico dell’ambientalista. «Ci auguria-mo che questo libro – ha spiega-to Gianfranco Bettin, assessore all’ambiente del Comune di Ve-nezia, prima di passare la parola a D’Alpaos - ci aiuti a tracciare le linee di interventi futuri per sal-vaguardare la laguna e si comin-cia a tener conto dell’ambien-te lagunare nel suo complesso: Venezia non va salvata dalle sue acque ma va salvata con le sue acque». La distruttiva apertu-ra del canale lei petroli, i proget-ti approvati per stralci con la fi-

losofia “prima fai e poi aggiusta”, le barene artificiali «che tutto sono – ha commentato D’Alpa-os - ma non barene», il Mose as-solutamente inutile di fronte al previsto innalzamento del livel-lo dell’Adriatico ma cha sta tra-sformando la laguna in un brac-cio di mare aperto, la mancata apertura delle valli da pesca. So-no solo gli esempi più eclatan-ti dei mali che stanno ucciden-do quel fragile equilibrio che nel corso dei secoli ha fatto nasce-re la laguna veneziana. «La la-guna ha sempre avuto tre nemi-ci: il mare, la terra e l’uomo – ha concluso Luigi D’Alpaos, citan-do l’eminente ingegnere idrau-lico del Cinquecento Cristoforo Sabbadino -: negli ultimi anni il ruolo dell’uomo è stato prepon-derante. Proprio nel momento in cui i progressi scientifici of-frivano la possibilità di interve-nire con giudizio, la politica ha scelto di non tener conto del pa-

rere degli idraulici e degli scien-ziati ma di farsi portatrice di in-teressi particolari. Non discuto che spetti alla politica prende-re le decisioni finali, ma la cono-scenza del problema e non l’in-teresse economico privato do-vrebbe stare alla base e guidare le sue scelte. Questo non è sta-to fatto. Oggi, di fronte ad una situazione oramai compromes-sa per tanti versi, mi auguro che gli interessi particolari vengano abbandonati e si cominci a di-fendere come un bene comune quello che ancora rimane della laguna dei dogi».

nuo – ammortamenti compresi – di 6.100.000 euro. «Si sconvol-gono oltre 100 ettari di territo-rio alpino - sottolinea De Stefa-ni -, però non troviamo indica-zioni su come si intende inter-venire per tutelare beni preziosi come gli Habitat di rete Natura 2000, le zone umide, le torbie-re. Nelle zone Sic, come del re-sto per l’area del Pelmo riferita a Dolomiti patrimonio dell’uma-nità, non vi è nessun riferimen-to a piani di gestione attivi te-si al miglioramento delle ric-chezze naturalistiche che ven-gono intaccate. Nemmeno una

riga ci illustra le potenzialità di sviluppo qualitativo dell’area grazie alla tutela internaziona-le dell’Unesco». Mountain Wil-derness ha presentato delle os-servazioni preliminari allo stu-dio di fattibilità del nuovo com-prensorio sciistico Cadore-Ci-vetta inviandole alla Regione Veneto e ai Comuni di San Vi-to e di Selva di Cadore conte-stando in generale le valuta-zioni ambientali, economiche, energetiche e turistiche dell’in-tero studio. Contro tale proget-to il movimento ambientalista ha organizzato una grande ma-

nifestazione per il 13 marzo tro-vando l’adesione di associazio-ni nazionali quali Legambiente, Wwf, Vas, Italia Nostra e di cen-tinaia di alpinisti veneti. Anche gli alpinisti trentini, ha fatto sa-pere in una nota Luigi Casano-va sempre di Mountain Wilder-ness, parteciperanno all’inizia-tiva sottolineando la preoccu-pazione che «qualora questi im-pianti venissero realizzati, as-sieme al collegamento fra Mon-te Elmo e la Croda Rossa (Val Pusteria, ndr), o l’albergo a set-te stelle ai piedi del sasso Piatto a Selva di Valgardena, o ancora

Un atto d’accusa verso la politica del cemento e delle grandi opere che ha devastato l’ecosistema. Gianfranco Bettin: «Questo testo ci deve aiutare per il futuro»

Terra Nord Est A cura di Riccardo Bottazzo,Giannandrea Mencini, Calogero Lo Giudice

l’ipotizzato collegamento Moe-na – Passo di Costalunga, l’Une-sco sarebbe costretta a togliere il patrocinio di tutela alle Dolo-miti intere. E tutti sappiamo co-me l’Unesco pretenda coerenza nella gestione dei patrimoni, in questo caso sotto il profilo del-la tutela geologica e paesaggi-stica». Appuntamento quindi al-le ore 8 del 13 marzo al parcheg-gio di Passo Staulanza in Val Zol-dana per poi raggiungere con le ciaspole e gli sci d’alpinismo il ri-fugio città di Fiume sotto il Pel-mo. Alle 14 poi sempre al passo Staulanza il dibattito pubblico.

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martedì 8 marzo 2011 11Terra Nord Est

Rovigo, il biogas delle polemicheEnergia A Papozza la Agri.capital vuole costruire una centrale. Il Movimento 5 stelle si mobilita: «Quell’impianto è una trappola»

onne in piazza, oggi 8 marzo, ultimo giorno di carnevale. Donne in piazza al gri-

do di “Reddito, diritti, libertà, dignità”. Guardano alle piaz-ze gremite del 13 febbraio scor-so, dove donne e uomini han-no ribadito il loro no alle politi-che del governo Berlusconi e al-le politiche, tutte italiane, del-la doppia morale. Una giorna-ta di mobilitazione straordina-ria, quella del 13 febbraio, che in tutte le città ha saputo e vo-

Maria Fiano

D

rima ha conquistato la Germania costruendo dal 2004 ben 87 impian-ti a biogas ed ora visto il

successo dell’impresa. La Agri.capital si appresta a mettere piede anche nel Veneto. La ter-ra da occupare per una centra-le da 999 Kw è a Papozze, pic-colo comune del rodigino. Qui non molto lontano dal Delta del Po, i campi si estendono all’in-finito. Per Agri.capital è un po-sto ideale per realizzare un im-pianto che consente di vende-

Nic Perle

P

Otto marzo, Carnevale al femminileMobilitazioni Anche in Veneto tanti appuntamenti per le donne che vogliono parlare della vita reale e costruire un vero cambiamento

luto denunciare il progressivo restringimento dei diritti e de-gli spazi di libertà dovuto al-le politiche adottate negli ulti-mi anni da governi di centro-destra così come di centrosini-stra: dimissioni in bianco in ca-so di gravidanza, legge 40 sulla procreazione assistita, innalza-mento dell’età pensionabile, il pacchetto sicurezza, i tagli che coinvolgono strutture sanita-rie e annessi consultori, limita-zione della pillola RU486, inser-zione di obiettori di coscienza all’interno delle strutture pub-bliche come più volte ventilato dalla Regione Veneto. Ecco perché in quest’ultimo giorno di Carnevale, le donne hanno deciso di non fare festa ma di scendere in piazza. Ap-puntamento a Padova e in al-tre città del Veneto guardando al presente: per parlare della vi-ta reale e costruire un reale per-corso di cambiamento. Il nes-

so Berlusconi-Marchionne ac-compagna slogan e comunica-ti ma anche una riflessione pro-fonda che mette insieme attac-co ai diritti, privatizzazione dei beni comuni: le misure adotta-te per rispondere alla crisi, da Marchionne alla ministra Gel-mini, passando per i drammati-ci tagli ai servizi sociali rappre-sentano, infatti, un minaccio-so attacco alle autonomie a al-la libertà che vede nelle misu-re adottate il tentativo di utiliz-zare la crisi economica per riaf-fermare il controllo sulle scelte, sui corpi, sul presente e anche sul futuro. E proprio il presente ci dice che nel 2010 sono state 127, il 6,7 per cento in più rispetto all’an-no precedente, le donne uc-cise in Italia. La maggior par-te di queste sono donne italia-ne (78%), così come la maggior parte degli uomini che le han-no uccise (79%). Nella stragran-

de maggioranza dei casi si trat-ta di mariti (22%), compagni, conviventi (9%) o ex (23%), ma anche figli (11%) e padri (2%). In Italia tra il 10 e il 13% della popolazione femminile vive in una condizione di estrema po-vertà: il 40% di queste donne ha un’età compresa fra i 19 e i 24 anni. Oltre 104 mila donne so-no state tagliate fuori dall’indu-stria negli ultimi 24 mesi. Il 54% dei lavoratori subordinati so-no donne: a loro sono delegate mansioni sempre più margina-li nell’organizzazione del lavoro e sono le prime ad essere espul-se dai processi produttivi. Sta-to, famiglia e società scarica-no sulle donne i costi principali della crisi economica: venendo così a mancare tutti quei ser-vizi di cui il pubblico dovrebbe farsi carico le donne si vedono costrette a svolgere il ruolo di ammortizzatore sociale. Sette ginecologi su dieci, negli

re l’energia all’Enel e di ricavare 0,25 cent a kw/h. L’amministra-tore delegato della società, Iva-no Boaretti, raggiunto al telefo-no non conferma e non smen-tisce di aver avviato contat-ti con i proprietari terrieri per ottenere in affitto i campi. Ser-vono almeno 400 ettari coltiva-ti a mais per produrre l’energia necessaria e i contratti devono durare 15 anni altrimenti il bu-siness salta. Per il Movimento locale 5 stelle sono invece cer-ti i problemi che porta con sè un impianto a biogas di queste dimensioni. «Da quando se ne

parla - afferma il portavoce del movimento Giuseppe Dalpas-so - l’affitto dei terreni è aumen-tato. Più gravi e seri sono inve-ce i danni ambientali che crea l’impianto. Il via vai di camion per il trasporto del cereale pro-durrebbe una quantità impres-sionante di inquinamento (ani-dride solforosa, diossine…) e la coltivazione intensiva del mais, favorita e sostenuta dalla chi-mica, produrrà nel tempo la de-sertificazione della terra e l’in-quinamento delle false idri-che. Un impianto a biogas è una trappola per l’agricoltura e nul-

la ha a che vedere con l’ecolo-gia». Ivano Boaretti è di tutt’al-tro avviso e spiegherà le buone ragioni del progetto nel corso di un convegno il 25 marzo pro-mosso con la collaborazione del Comune di Papozze. Priva-to e pubblico già d’accordo alla faccia dell’opinione dei cittadi-ni? «A pensar male si fa pecca-to - chiosa Dalpasso - e sicura-mente in quella sede sapremo il punto di vista dell’amministra-zione comunale dato che fino ad oggi il sindaco pur sollecita-to pubblicamente a fornire no-tizie, si è trincerato dietro una

Niente festa ma denuncia delle tante politiche

liberticide di centrodestra e centrosinistra: legge 40, tagli ai consultori,

limitazione della RU486

spessa coltre di silenzio». L’ap-puntamento è per il 25 marzo ma intanto è sempre AgriCapi-tal a fornire una possibile sup-porto al sindaco: «Il nostro im-pianto - afferma Boaretti - con-sente alle amministrazioni co-munali di risparmiare in un an-no almeno 50 mila euro di bol-letta energetica». «Ecco, siamo alle solite - replicano quelli del Movimento cinque stelle -: ci “offrono” soldi per pagare alcuni servizi in cambio di esalazioni, di inquinamento perché anche i biogas emettono inquinanti». In Germania, ricorda Ivano Bo-aretti, «nessuno si è lamentato o si lamenta: i nostri impianti sono efficienti non inquinano e non hanno ciminiere. Il biogas è una fonte energetica rinno-vabile prodotta dalla fermenta-zione del mais». Sarà forse così ma non si spiega come mai nel Veneto è un fiorire di impianti (per ora sulla carta) da realizza-re a biogas o a biomassa che le popolazioni però non vogliono.Nel padovano a Conselve e a Bribano se ne parla da mesi, i cittadini sono contrari mentre la politica si divide. Nel bellu-nese il dibattito ha fatto capoli-no qualche settimana fa. A Tri-chiana è stata avviata una rac-colta di firme contro il proget-to per una centrale a biogas. Vi-ceversa, ad Auronzo, entro l’an-no potrebbe concludersi l’iter per l’installazione a Misurina di una centrale a biomassa.

ospedali italiani, sono obietto-ri di coscienza rispetto all’abor-to, una situazione che ostacola sempre di più i diritti e le tute-le riconosciuti alle donne dalla legge 194. In Veneto, ad esem-pio, la percentuale di obietto-ri tra i ginecologi si alza sino a raggiungere l’80.8%. Tra gli appuntamenti previ-sti, a Padova critical mass alle ore 10:30 in piazza dei Signori. A Venezia, tra le maschere e i coriandoli di un carnevale de-dicato, almeno nel titolo, alla Città delle Donne, il collettivo Electronigirls dà appuntamen-to a tutti al SaLE Docks questa sera a partire dalle ore 22 per una serata di elettronica tut-ta al femminile e con l’obietti-vo di far conoscere le pioniere di questo genere musicale.Scendono in piazza le donne, oggi 8 marzo. Donne capaci di guardare verso il futuro: se non sempre quando?

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martedì 8 marzo 201112

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esse

Arriva il nucleare in salsa padanaPolitica Presentato nella sede del Consiglio regionale il Comitato per il “No” al referendum. Con il via libera di Lega Nord e Pdl

a la sostenibilità vie-ne realmente integra-ta dalle aziende nella gestione della filiera?

e qual è il reale impatto sulle de-cisioni di acquisto dei consuma-tori? a queste domande ha cer-cato di rispondere la ricerca “Per una filiera sostenibile: il punto di vista di imprese e consumatori”, che la Fondazione sodalitas - in collaborazione con GfK eurisko che ha condotto l’indagine - ha presentato in anteprima a Mila-no. La ricerca quali-quantitati-va è stata sviluppata dal Labora-torio Pmi, con la partecipazione dell’organismo internazionale di certificazione Bureau Veritas, e da Filiera sostenibile, composto da quattro imprese che hanno saputo ripensare il loro model-lo di business attorno alla soste-nibilità: Filca Cooperative, Gam edit, Mazzali e Palm.

Flora Cappelluti

M

oro si definiscono «am-bientalisti non fondamen-talisti spinti da un ecologi-smo non talebano». e per

dimostrarlo hanno deciso di co-stituire un comitato per soste-nere le ragioni del ‘No’ al referen-dum sul nucleare. L’associazione Fare ambiente ha scelto la sede del consiglio regionale lombar-do, per organizzare ieri un incon-tro dal titolo fin troppo esplicito: ‘’Nucleare: energia pulita, econo-mica e sicura’’. a fare gli onori di casa, anche se in qualità di udi-tore, Giosuè Frosio, esponente di punta del carroccio e Presiden-te della Commissione ambien-te del Consiglio regionale che ha espresso il proprio personale pa-rere a favore del ritorno al nucle-are. Tra i relatori, oltre a Vincenzo Pepe, presidente dell’associazio-ne Fare ambiente, anche il depu-tato Paolo russo (Pdl), presiden-te della commissione agricoltu-ra della Camera. Tra i più acce-si nel perorare la causa pro-nu-clearista si è distinto Franco Bat-taglia, docente di Chimica am-bientale all’Università degli studi di Modena, convinto sostenitore dell’atomo. Battaglia non perde occasione per definire le energie rinnovabili «un’illusione che non risolve il problema dell’approvvi-gionamento energetico». La scel-ta della Lombardia per il debutto del Comitato per il “No” non sem-bra casuale. Proprio questa regio-

Erica Sirgiovanni

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La sostenibilità che vinceEconomia Sempre più imprese investono sulla qualità ambientale e sociale. Con il favore dei consumatori

Per l’indagine è stato preso in considerazione un campione di 500 consumatori rappresentati-vi della popolazione italiana e di 183 imprese nazionali. Nella fa-se qualitativa sono stati inoltre intervistati individualmente ot-to responsabili acquisti di im-prese che aderiscono a Fonda-zione sodalitas. «L’obiettivo del-la ricerca era quello di compren-dere come la sostenibilità venga realmente integrata dalle azien-de nella gestione della filiera e come impatti sulle decisioni di acquisto dei consumatori - ha dichiarato a Terra Ugo Castella-no, consigliere delegato di Fon-dazione sodalitas - È significa-tivo infatti che la ricerca sia sta-ta promossa da un laboratorio interamente composto da Pmi. Una volta tanto sono le picco-le e medie realtà italiane a rap-presentare l’avanguardia del si-stema imprenditoriale». Dalla ricerca è emerso che la sosteni-

bilità è ormai un valore di riferi-mento per il 58% delle Pmi inter-vistate ed è più diffusa tra quel-le che operano anche sui merca-ti esteri. solo in un quarto delle aziende del campione esiste at-tualmente un responsabile della sostenibilità/Csr, che nella gran maggioranza dei casi (71%) ri-porta direttamente al top mana-gement (amministratore delega-to, direttore generale o Consiglio di amministrazione). Per quanto riguarda i consumatori invece, la maggioranza (63%) ha già senti-to parlare di sostenibilità, anche se solo il 19% (giovani, con istru-zione medio-alta) ritiene di co-noscerne davvero il significato, con una prevalenza degli aspet-ti ambientali (83%) su quelli so-ciali (64%). Oggi, dato importan-te, già un quarto dei consumato-ri italiani sceglie quali prodotti acquistare anche in base alla so-stenibilità della filiera e tre quar-ti dei consumatori dichiara la di-

sponibilità a pagare di più per un prodotto garantito. L’attenzio-ne alla filiera è giudicata in pro-spettiva importante per tutte le categorie di prodotto ma in par-ticolare per i prodotti alimenta-ri (71%) e per i detersivi (65%). In questa fase un ruolo decisi-vo spetta alla comunicazione, in grado di consolidare una cultu-ra della sostenibilità e fornire in-dicazioni chiare sui comporta-menti da mettere in atto. I con-sumatori chiedono infatti un’in-formazione più completa e affi-dabile: solo il 19%, infatti, la con-sidera soddisfacente.

ne, infatti, insieme a Piemonte, Campania e Veneto (tutte a gui-da Pdl e Lega) il 3 marzo scorso aveva strizzato l’occhio all’atomo, a differenza delle altre regioni che avevano espresso un no secco al decreto relativo ai criteri per la localizzazione degli impianti nu-cleari, Il dibattito si era già acce-so nell’ottobre dello scorso an-no, quando l’allora neo Ministro dello sviluppo economico Paolo romani, aveva aperto al nuclea-re preannunciando la possibilità che una delle nuove centrali, po-tesse essere costruita proprio nel-la nostra regione. «La Lombardia

ha praticamente raggiunto l’auto-sufficienza energetica quindi in questo momento non c’è bisogno di centrali di nessun tipo», aveva dichiarato Formigoni subito do-po. Lasciando però aperti mol-ti margini di dubbio sulle reali in-tenzioni della maggioranza del Pirellone. Già allora, infatti, si la-sciava trasparire l’apertura all’ato-mo fortemente voluto da Berlu-sconi che con il passare dei gior-ni è puntualmente arrivata. «La presenza di Florio certifica come la Lega Nord si stia allineando al-la linea nuclearista - ha dichiara-to a Terra Gabriele sola, consi-

gliere regionale dell’Italia dei Va-lori, che da giorni guardava con sospetto all’incontro di ieri matti-na- noi siamo dell’idea che il nu-cleare sia una scelta cara solo a determinate lobby, evidentemen-te una forza come la Lega che si definiva popolare e popolana ha modificato la propria idea avvi-cinandosi a quei centri e a quegli intrecci di potere che guardano con estremo interesse a questo tipo di soluzione. Ora siano coe-renti e spieghino al loro elettora-to che una delle centrali potreb-be essere situata proprio nella lo-ro cara Padania».

I risultati della ricerca promossa dalla Fondazione Sodalitas. Il 58% delle Pmi puntasulle filiere eco-solidali.Il ruolo centrale dell’informazione

Terra Milano A cura di Anna Pellizzone ed Erica SirgiovanniInfo: [email protected]

Lo diciamo ormai da anni: mentre l’europa corre, la mobilità sostenibile a Mi-lano è ferma alle promes-se. Londra, ultima arrivata nel servizio di bici pubbli-che, è già all’avanguardia e si sta preparando alle Olim-piadi del 2012. Il paralleli-smo con la Milano dell’ex-po è immediato. La capita-le inglese ha puntato sulle due ruote con 8mila veicoli in bike sharing, 12 autostra-de della bici e le “Boris bi-kes”, di cui il sindaco Boris Johnson è il primo sponsor e utilizzatore. Ma non so-lo: la rete della metropolita-na è tutta rinnovata ed è già in funzione la Oyster Card, una carta per i mezzi pub-blici, la rete suburbana fer-roviaria ed altri servizi di mobilità. Più la usi e più si abbassa il costo del singo-lo viaggio, con la possibilità di effettuare un numero illi-mitato di utilizzi ad un co-sto totale sempre minore di qualsiasi altro abbonamen-to o singolo biglietto. a Mi-lano, grazie a Legambiente, è operativa la prima Cen-trale di Mobilità italiana, che offre sempre più servi-zi, prodotti di mobilità inte-grata, come il bikesharing e il carsharing, informazio-ni e suggerimenti a chi vuo-le muoversi in maniera so-stenibile a Milano e Monza. Uno strumento fondamen-tale sarà anche il primo ma-nuale europeo sul bikesha-ring che i partner del pro-getto europeo Obis (tra cui, per l’Italia, Legambiente e ecoistituto alto adige) pre-senteranno a Praga a giu-gno: un prontuario per la progettazione e lo svilup-po del servizio. Londra, co-me Barcellona o Berlino so-no esempi che indicano be-ne la strada che Milano de-ve ancora percorrere per di-ventare una metropoli at-tenta su tutto il proprio ter-ritorio alle biciclette. riu-scirà la prossima ammini-strazione a fare anche l’ex-po delle due ruote?

* Responsabile Centraledi Mobilità di Legambiente(www.centralemobilita.it);

** Ufficio stampaLegambiente

Marco Menichetti*e Stefano Bettera**

Expo? Megliosu due ruote

In fondo

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martedì 8 marzo 2011 13

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Napoli dice basta ai voltagabbanaComune Continui cambi di casacca dei Consiglieri, primarie farsa, il flop delle dimissioni di massa. In città è ora di cambiare

ifficile parlare di donne senza che questo non significhi anche violen-ze, stupri, abusi, mole-

stie, e si mescoli al disagio e a una cultura che del femminile fa sempre più spesso una cate-goria sottomessa al maschile e alle sue logiche di potere, più o meno sottilmente violento. Dif-ficile che a parlare di donne sia-no le donne stesse, che a pren-dere voce, cioè, sia il femminile come istanza altra da quella ma-schile, che rivendica e si ricono-sce nel diritto di cittadinanza e quindi nel diritto alla differen-za. Ma, metti un’antologia di bra-ni (da Eduardo De Filippo, Yoghi Bahjan, Euripide, Eschilo, Gian-paolo Visetti, Catone, Luigi Pi-randello, Virginia Woolf, anoni-ma, Christa Wolf, angeles Ma-stretta, Jacques Prévert, Edgard Lee Masters, Franca Rame, Gise-

Maria D’Ambrosio

D

opo le strane primarie del centro sinistra per la scel-ta del candidato sindaco per le prossime elezioni

comunali, previste per la prima-vera inoltrata, delle quali ancora non si conosce il nome del vinci-tore e degli sconfitti, il centro de-stra napoletano, ancora senza un ufficiale candidato a sindaco, non poteva non rispondere, in perfet-to stile carnevalesco, con le di-missioni “pezzottate” di 31 con-siglieri comunali, che per poche ore, avevano fatto credere all’opi-nione pubblica e alla cittadinanza napoletana che l’esperienza di go-verno del centro sinistra e del sin-daco Jervolino fosse giunta al ca-polinea con poco più di un me-se di anticipo sui tempi previsti. Ma in una città complessa, come quella di napoli, le sorprese so-no sempre dietro l’angolo e al mo-mento la parola fine alle dimissio-ni di “Carnevale” al comune di na-poli, dopo la secca bocciatura del prefetto De Martino, per vizi for-mali e carenza dei requisiti previ-sti dalla legge, la pone in essere, un consigliere comunale del po-polo delle libertà, che presenta, ri-spettando le regole ,le proprie di-missioni dal Consiglio comunale di napoli, lasciando il posto al pri-mo dei non eletti, Emilio Ranavo-lo, che nel 2006 fu candidato nelle liste di Forza Italia ed ora dato vi-cino all’Idv, facendo quindi man-care i numeri per ritentare le di-

Giuseppe Parente

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L’impegno civile di “Amadonna”Torre Annunziata La compagnia Le Anastasie ha donato alla città la sua performance per dare voce a storie di ordinario disagio

la Meusseling e Inge Lats, Euge-nio Montale) e 7 interpreti (Titti amura, Rosa anastasio, Roberta di Domenico De Caro, ada Leo, Stefano Maselli, Luciana Men-nella, Loredana Trisante) con un allestimento scenico curato da Emilio Vigori e la regia di Rosa anastasio: hai un teatro civile di parola per 7 attori. Metti una se-ra d’inverno. E metti che sia pure una giornata vicina all’8 marzo. è ciò che è accaduto sabato sera nel Caffè letterario ‘nuove voci’, a Torre annunziata in provincia di napoli, dove la compagnia de Le anastasie ha donato alla cit-tà la sua performance teatrale, amadonna, per ricordare e dare voce a storie di ordinaria violen-za e sofferenza, disparità e disa-gio. La forza del teatro, le verità intime fatte risuonare nello spa-zio della performance, contami-na gli spettatori e prova a tocca-re l’interesse di tutti. Così ama-donna è una delle forme per ri-

cordare e informare, soprattutto le giovani e i giovani, che è pos-sibile chiedere aiuto, parlare e condividere anche quei vissuti fatti di piccole o grandi violenze che se lasciate nel silenzio del-la solitudine divengono insor-montabili e soprattutto vergo-gnose. amadonna ha il pregio di svelare e far entrare con discre-zione nel così multiforme mon-do femminile: lo fa con la forza della narrazione sospesa tra vis-suto personale e finzione sceni-ca, lasciando che diventi un rac-conto collettivo, confessione che parla alla memoria e scuote le coscienze degli spettatori che si fanno vivi interpreti del dram-ma scenico in cui si riflettono e si riconoscono. Così il teatro ri-acquista la sua autentica e ori-ginaria matrice politica, civile, e scuote l’indifferenza di un pub-blico assopito che non può che sentirsi parte del discorso e delle storie di cui non solo è testimo-

ne ma anche protagonista. at-traverso la forza poetica del te-atro, il senso dell’8 marzo si rin-nova. Dalle scene di una provin-cia, quella napoletana, più nota per fatti di camorra e di margina-lità che per le esperienze artisti-che e il loro valore sociale e cultu-rale, ritorna e si ravviva un senso che non tocca solo le donne ma riguarda tutti. è il senso della co-munità cui le attrici in scena ri-chiamano. I loro gesti, i loro vol-ti, le parole e gli sguardi, a tessere e ritessere esistenze sospese co-me ad un filo. Sono Le anastasie, nate da un progetto di Rosa ana-stasio e diventate quasi un “ma-nifesto” che suona: “raramente ultime zarine…eternamente so-rellastre”. Un progetto che ha da-to vita alla performance ‘ama-donna’ che aiuta a parlare di un lavoro “necessario”. Perché non basta la partecipazione all’even-to e alle ‘vernici’ celebrative. non basta l’impegno testardo di qual-

cuno. non bastano le belle e dure parole del poeta e della poetessa. non basta e non può bastare. Ma quelle stesse parole e quelle azio-ni sceniche possono generare al-tro e alimentare il lavoro quoti-diano, le reti da tessere, le “azioni positive” di cui farsi protagonisti. non basta ma il teatro è metafo-ra del del senso politico che può assumere il prender voce, perché mette in parola e in azione quei vissuti, le sofferenze e le paure che così possono risuonare nel-le storie di ognuno e smuovere il senso di indifferenza o di vergo-gna che le anima.

missioni dei consiglieri e l’arrivo in città del commissario prefetti-zio. Le dimissioni, seppure invali-date dal prefetto De Martino, so-no un atto politico che evidenzia-no lo sgretolamento della mag-gioranza di centro sinistra che aveva vinto in maniera netta le ul-time elezioni comunali, anche per gli strani cambi di casacca di nove consiglieri comunali eletti nelle fi-le del centro sinistra che nell’ulti-mo anno sono approdati nelle fi-le dell’opposizione di centro de-stra. ad onor del vero, nell’ulti-mo anno, sono stati sette i consi-glieri comunali eletti nelle file del

Pd, tra cui persino il capogruppo Benincasa, a passare all’opposi-zione, e il Pd campano vanta an-che il triste primato di deputati e senatori eletti nelle proprie file e passati nel terzo polo come nel caso di Cesario o nelle file gover-native come nel caso di Villari. In questa situazione di profondo di-sagio per i cittadini napoletani, le uniche parole di buonsenso sono quelle rilasciate dal commissario regionale dei Verdi, Borrelli: «Ha ragione il presidente della Provin-cia Cesaro a sostenere che i consi-glieri comunali del Pdl che si sono dimessi sbagliando la procedura

sono dei dilettanti allo sbaraglio, ma mi domando se l’ordine dei notai interverrà sul come sono state autenticate le firme dei con-siglieri dimissionari». Oggi è mar-tedì grasso, i napoletani si augu-rano che lo sia anche per questa strana politica, che con le sue car-nevalate anche fuori stagione ha messo in cattiva luce la terza cit-tà di Italia con la speranza che la nuova amministrazione possa ri-portare napoli verso alte ed altre mete. altro che mancata raccolta dei rifiuti, primarie fasulle di coa-lizione, dimissioni “pezzottate” di consiglieri voltagabbana.

Le azioni scenichenon bastano ma possono alimentare il lavoro quotidiano, le retida tessere, le “azioni positive” di cui farsi protagonisti

Terra NapoliA cura di Francesco Emilio BorrelliInfo: [email protected]

Una tempesta di vento da nord-est che soffia a 5,6 nodi all’ora ieri ha investi-to Capri dalla tarda matti-nata, creando forti disagi sul territorio e nei collega-menti marittimi. nella zo-na del Castiglione il forte vento ha abbattuto un pa-lo in legno danneggiando un cavo dell’alta tensione e provocando un blackout temporaneo. Sono interve-nuti sul luogo i tecnici del-la Sippic ed vigili del fuoco, che sono stati impegnati per tutta la mattinata: nu-merose, infatti, le chiama-te dei cittadini per segna-lare rami spezzati e tettoie danneggiate o divelte.Disagi si registrano anche nei collegamenti maritti-mi. Un catamarano della Snav, partito ieri alle 12:50, è giunto a napoli dopo un’ora e mezza di naviga-zione, il doppio del previ-sto, a causa del mare mos-so. Sul traghetto, che ha dovuto viaggiare a rilento per il maltempo, una deci-na di passeggeri sono stati colti da malore.

Vento, a Capriforti disagi

Maltempo

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martedì 8 marzo 201114 >>Cultura>>

Come salvare la Terra e respirare felici

ome fare a spiegare ai ra-gazzi il funzionamento e i problemi dell’ambien-te che ci circonda? Uno

dei modi migliori è senza dubbio il racconto, meglio ancora se illu-strato. Danilo Bonato è un mana-ger appassionato di ambiente (dg del Consorzio ReMedia) e crede nell’importanza di raccontare ai più giovani (e ai loro genitori) co-me possiamo vincere la sfida della sostenibilità. Felix Petruška è un disegnatore che ha lavorato per il Corriere della Sera, Diario, Fel-trinelli, Il Saggiatore, ISBN, Salani. Insieme oggi firmano per Edizio-ni Ambiente “Alla ricerca del Pia-neta Verde”, una storia movimen-tata e fantastica che con estrema leggerezza ed efficacia riesce ad attraversare le principali questio-ni (alcune tuttora irrisolte) che segnano profondamente il no-stro tempo, la nostra quotidiani-tà. Il racconto si snoda attraverso 19 tappe (una per capitolo) e vede come protagonisti uno scienzia-to deluso e un supereroe pieno di vitalità. Lo scienziato, il professor Theodorus Green, vuole andarse-ne dalla Terra, perché pensa che il pianeta sia ormai troppo danneg-giato. Il supereroe, Capitan Saet-ta, è disposto ad aiutarlo, ma vuo-le prima capire se effettivamen-te non ci sia alcuna via d’uscita. Comincia così una lunga serie di viaggi, incontri e battibecchi, at-traversando i luoghi più diver-si del mondo. Sovrappopolazio-ne, biodiversità,desertificazione, sfruttamento e spreco delle risor-se naturali, l’acqua su tutte, fame

Costanza Barbarossa

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Econarrativa Esce per Edizioni Ambiente, Alla ricerca del Pianeta Verde. Firmato da Danilo Bonato e illustrato da Felix Petruška, il libro spiega ai ragazzi i trucchi per garantirsi un futuro “pulito”

e sete nei Paesi poveri e in via di sviluppo, e ancora, l’inquinamen-to, l’effetto serra, il riciclo dei rifiu-ti. Ciascuno di questi argomen-ti è oggetto di discussione tra il professor Green e Capitan Saet-ta, un escamotage che avvilup-pa il giovane lettore, lo prende per mano e lo introduce nei mean-dri dell’ecosostenibilità, coinvol-gendolo in un’originale “caccia ai

tesori” che ancora rendono uni-co e insostituibile la nostra Ter-ra. Lo dimostrano i dati citati nel testo («i personaggi del libro so-no creati dalla fantasia dell’auto-re - si legge nell’introduzione - ma i dati, le località e le situazioni so-no tutti veri») che via via accom-pagnano le avventure dei due au-tori principali fino all’epilogo del-la storia. Prima di salutarsi, i due

amici ripassano le istruzioni per-ché ognuno faccia la sua parte: il professor green che ritorna a fare lo studioso, Capitan Saetta (ribat-tezzato a metà storia capitan So-stenibile) che ritorna a fare il su-pereroe e tutti gli altri «che si rim-boccano le maniche per questo unico e straordinario Pianeta Ver-de». In realtà la storia non si con-clude qui, anzi. In partnership con il libro, l’Istituto italiano del mar-chio di qualità (Imq) ha organiz-zato “SOS Pianeta Verde”, un con-corso rivolto agli studenti (info: www.imq.it/sos_pianetaverde/) dell’ultimo anno delle scuole Pri-

marie e a quelli delle Secondarie di I gra-do, invitandoli a ela-borare proposte per contribuire alla “gua-rigione” di Gaia. «Il Concorso – spiega-no gli organizzatori - nasce a seguito del-la collaborazione di

Imq con Edizioni Ambiente, nella preparazione del libro per ragaz-zi», ed è finalizzato a «diffonde-re la consapevolezza della validi-tà delle soluzioni». Inoltre, si po-ne lo scopo «di sviluppare la pro-pria creatività e ingegno verso so-luzioni alternative», fortificando «la consapevolezza sulla necessi-tà di tutelare il pianeta attraverso i gesti quotidiani».

Al volume è abbinato un concorso organizzato dall’Istituto italiano del marchio di qualità

«Lo sanno tutti, in pochi lo fanno davvero: la rac-colta differenziata è il ge-sto semplice per eccellen-za, ed è alla base della ca-tena del riciclo. Ma i ri-fiuti domestici non sono l’unica materia a poter es-sere riciclata. Dagli abiti fuori moda ai componen-ti di apparecchi tecnolo-gici: quasi tutto può esse-re riutilizzato, modificato perché possa trovare una nuova destinazione. Per-sino gli avanzi di cibo pos-sono trasformarsi in otti-mi piatti, come insegna il blog Ecocucina». è uno dei consigli proposti da Anto-nio Galdo nelle pagine di Basta poco da alcuni giorni in libreria per Einaudi. Ge-sti piccoli, pratiche quo-tidiane, con cui possia-mo portare avanti la no-stra rivoluzione. Di fronte al «buio della grande cri-si» «basta poco», secon-do Galdo per «essere con-sumatori attenti al rap-porto qualità prezzo, sma-liziati, pronti all’acquisto quando l’acquisto è neces-sario. Insomma, consuma-tori normali». Attenzione ai paradossi, però. Perché l’impulso, spiega l’autore, spesso è quello di fare se-guire nevrosi a nevrosi, di curare una vecchia osses-sione con una nuova ma-nia che ha l’unico scopo di creare altre fonti di specu-lazione».

Undicesimo: non sprecare

Saggistica

Un reporter d’altri tempia girato il mondo per raccontare storie e vi-cende umane che nes-suno conosceva: dalle

guerre dimenticate allo sfrut-tamento delle risorse naturali in Africa. Giorgio Fornoni, ber-gamasco, giornalista e sindaco di Ardesio (in provincia di Ber-gamo) ha ora raccolto in un li-bro e dvd le sue numerose in-chieste e reportage dal lato “oscuro” del Pianeta che negli ultimi dieci anni ha «percor-so in lungo e in largo». «Russia e Siberia, l’intero continente africano, dalla Repubblica de-mocratica del Congo alla Ni-geria, dalla Namibia alla Sier-ra Leone, dall’Egitto al Suda-frica, dal Malawi all’Angola». E

Federico Tulli

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Personaggi Autore di numerose inchieste e reportage dalle prime linee dei conflitti nel mondo (dimenticati e non), Giorgio Fornoni ha raccolto il suo lavoro in un libro+dvd edito da Chiarelettere

de del mondo, negli Urali, ac-cusandolo di essere una spia, o quando è andato a intervistare i capi guerriglia in Africa. Per non dire dei bombardamen-ti fra i taliban e Massud, in Af-ghanistan: grida, spari e terro-re. Reporter indipendente dal 1995, l’unico lasciapassare che ha in tasca è un cartoncino pla-stificato con la scritta “press”, la sigla Unpf (United nations peace forces) e il numero pro-gressivo 11197. «Giorgio For-

noni - racconta Stefano Lorenzet-to nella prefazio-ne al libro/dvd - riuscì a farselo ri-lasciare in Bosnia, mentre infuria-vano i combatti-menti, convincen-

do i caschi blu che era l’invia-to speciale de L’apostolo di Ma-ria, la rivista mensile dei mis-sionari monfortani che ha se-de a Bergamo». Scoperto da Milena Gabanelli, dal 2000 col-labora con la redazione di Re-port, per cui ha firmato tra l’al-tro reportage sui depositi di scorie nucleari in Russia, sullo sfruttamento da parte dell’Oc-cidente delle risorse minera-rie africane e del petrolio del Delta del Niger, dove ha inter-vistato il leader del Mend. «A chi mi chiede “come fai a sop-portare tanta sofferenza?” - di-ce - rispondo che preferisco af-frontarla e trovare momenti di umanità piuttosto che mettere a tacere la coscienza, disinte-ressandomi di ciò che succede lontano da me».

poi ancora, «l’Asia, dalla Cina all’India, l’Afghanistan, il Paki-stan, l’Iran, il Kazakhistan». In-fine «gli Stati Uniti, il Centro e Sud America, e molto altro an-cora». Ne Ai confini del mondo. Il viaggio, le inchieste, la vita di un reporter non comune (Chia-relettere) Fornoni, che si defi-nisce «un viandante della vita, forse un pellegrino», raccon-ta come nessun altro ha fat-to prima ciò che normalmen-te all’opinione pubblica non è dato di vedere e di sapere. Tanti i momenti di peri-colo, come quan-do il Kgb lo ha preso davanti al centro di ricer-ca sulle armi bio-logiche più gran-

In Bosnia, convinse i caschi blu che era l’inviato speciale de “L’apostolo di Maria”, la rivista dei missionari monfortani

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martedì 8 marzo 2011 15>>Commenti>>

Decreto affossa-rinnovabili, ecco tutte le bugie del ministro Romani

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elettrostimolatori,attenti al loro uso

Potenziano i muscoli, favori-scono la circolazione, fanno di-magrire ed eliminano la cellu-lite. Così vengono pubblicizza-ti e, in vista dell’estate e del re-lativo costume da bagno, chi non vorrebbe avere un corpo snello e privo di inestetismi? Ed ecco gli elettrostimolatori, di moda perchè questi appa-recchi portatili possono esse-re usati in casa, standosene co-modamente sdraiati sul letto a leggere un libro o vedere la te-levisione. Il principio è sempli-ce perchè si tratta di sollecita-re il muscolo o la parte interes-sata con scariche elettriche a bassa intensità: il muscolo “la-vora” e si tonifica. Potrebbe es-sere la soluzione per tutti colo-ro che desiderano migliorare le proprie qualità estetiche senza faticare. Potrebbe essere, ma è bene chiarire alcuni... partico-lari. L’elettrostimolazione è so-stanzialmente una tecnica ria-bilitativa, serve cioè a tonifica-re muscoli costretti alla inatti-vità da eventi traumatici, non è quindi sostitutiva della norma-le attività sportiva. è controin-dicata per alcuni categorie di soggetti a rischio come cardio-patici, portatori di Pacemaker e

protesi, le donne in gravidanza e gli epilettici. L’elettrostimola-zione stimola determinati mu-scoli ma non i loro antagonisti e quindi diminuisce la loro ca-pacità di coordinazione. Quan-do si svolge una attività sporti-va, anche moderata, si aumen-tano complessivamente deter-minate funzioni, oltre quella propriamente muscolare, tutto ciò dà la possibilità di soppor-tare uno sforzo fisico in modo armonico perchè ciascun ap-parato (muscolare, scheletrico, circolatorio, respiratorio) è al-lenato. Ciò non avviene stando sdraiati sul letto con l’elettro-stimolatore e il rischio è la fa-cile affaticabilità, l’alterazione del metabolismo basale e del-le costanti fisiologiche interne (omeostasi). A questo si posso-no aggiungere effetti psicologi-ci quali lo sviluppo di atteggia-menti passivi. L’elettrostimo-lazione non sostituisce l’attivi-tà fisica. Fa bene se usata sot-to controllo medico e per cu-re specifiche. Per un eventua-le acquisto occorre ricordare che l’apparecchio deve avere: il marchio Ce (conformità euro-pea; il numero di identificazio-ne, per risalire all’apparecchio in caso di guasti.

Primo Mastrantoni, segr. Aduc

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Il decreto di recepimento del-la direttiva sulle rinnovabili è stata l’occasione per l’affossa-mento delle energie rinnova-bili e del fotovoltaico in parti-colare. Abbiamo assistito alla plateale ignoranza (?) del mi-nistro dello Sviluppo nel dare le cifre sul costo delle rinnovabili. Un ministro che, prescindendo dai dati resi pubblici dall’Auto-rità dell’energia Elettrica e del Gas (AEEG) che, tra l’altro, non ha mai mostrato simpatia per le energie rinnovabili. Il mini-stro Romani ha dichiarato che il loro costo era stato pari a 20 miliardi di euro, tra il 2009 e il 2010. L’AEEG, nell’ultima Rela-zione al Parlamento, ha dichia-rato che gli oneri per le rinno-vabili sono stati pari a 2,9 mi-liardi nel 2009 e 3,4 nel 2010. Un totale pari a 6,3 miliardi di euro molto inferiori ai 20 miliardi di euro dichiarati da Romani. La guerra alle rinnovabili ha una genesi antica. Oggi gli attacchi provengono da più parti: i nu-clearisti, i sostenitori dei gas e del carbone nella generazio-ne elettrica, e infine gli investi-menti nella rete di trasmissione da parte di Terna. I nuclearisti hanno bisogno di garanzie e ri-sorse pubbliche, e l’azione lob-bystica si fonda sullo stravolgi-mento della legge delega, che sanciva il costo zero per lo Sta-to. Stravolto dall’art 17 del Dlgs 31/2010, che fornisce garanzie assicurative e finanziarie. Da aggiungere la priorità d’immis-sione in rete dell’energia elettri-ca dal nucleare, e il ritorno su-gli investimenti, che vuol dire

ammortamento dei costi e red-ditività garantita. Relativamen-te alle fonti fossili, desta stupo-re il grande eco mediatico con il ministro dell’Ambiente e l’A.D. di Enel, sul cosiddetto carbone pulito della centrale di Brindisi. Le due centrali emettono circa 14 miliardi di tonnellate biossi-do di carbonio. L’impianto spe-rimentale ne cattura in un anno 20.000, ovvero circa una tonnel-lata e mezza ogni mille emesse in atmosfera, ma tale quantità ha determinato la spettacola-rizzazione dell’evento! In Eu-ropa, sommando rigassificato-ri e nuova capacità da meta-nodotti, arriviamo a 350 miliar-di di metri cubi di surplus (pre-visione di TOTAL in Echos del 16 giugno 2009), ovvero il dop-pio del fabbisogno incrementa-le prima della crisi. Il ministro dello Sviluppo e AEEG spie-ghino perché le rinnovabili so-no esose, mentre la sovra-ca-pacità di gas la si deve paga-re. La delibera n.178/05 AEEG, all’art.13 “Misure per incentiva-re la realizzazione e l’utilizzo di nuovi terminali”, assicura per 20 anni, alle imprese, la coper-tura dei costi fissi di costruzio-ne (circa il 90% del totale). Sug-geriamo a chi volesse cantare la lagna del gas che manca di leg-gere le risultanze del “World Energy Congress” di Montreal e della “rivoluzione” apportata dal gas naturale contenuto nel-le formazioni geologiche argil-lose e dei rilevanti abbattimen-ti dei prezzi del gas . Un’ora di luce di una lampada è prodot-ta per i primi 44 minuti da una

fonte fossile, 8 da energia idro-elettrica, 7 è energia importa-ta, e l’ultimo minuto è energia che deriva da geotermico, eoli-co, biomassa e fotovoltaico. So-no passati 27 anni dalla legge 308 che parlava di rinnovabili, e tre piani energetici, ma il Pae-se rimane prigioniero di carbo-ne, petrolio e gas. Le rinnovabi-li si affossano anche per non in-terferire sui piani d’investimen-ti nelle reti elettriche. Nel “Di-sciplinare di concessione”, sot-toscritto da Enel e ministero dell’Industria nel 1995, erano obblighi di Enel gli investimenti nella rete di trasmissione di di-stribuzione. Gli investimenti di Terna (li controlla Enel in quel periodo) tra il 1998 e il 2002, si ridussero a un terzo (164 mi-lioni di euro) rispetto ai 10 anni precedenti. Le linee di trasmis-sione sono state concepite per trasportare energia su percor-si di ottimizzazione tecnica, e con lo scopo di risparmiare sui costi. Per tale motivo oggi, in un settore liberalizzato, le reti so-no sottodimensionate. Questo determina l’aumento dei casi di congestione. Inoltre, la maggior parte delle reti di distribuzione sono costruite e gestite per un esercizio passivo. Tutto dipen-de, quindi, dalla volontà poli-tica di modificare il mix di of-ferta energetica, coerentemen-te con il Protocollo di Kyoto, le decisioni dell’UE per il 2020, re-se operative e obbligatorie dalla nuova direttiva ETS. Tutto que-sto richiederebbe “amore” per il Paese. Che in troppi dimostra-no di non avere.

Erasmo Venosi

Page 16: TERRA - quotidiano - 08/03/2011

martedì 8 marzo 201116 >>Ecostyle>>

Il vino a passodi chiocciola

ualità, territorio e soste-nibilità ambientale. Pre-rogative di cui si fanno portatrici le persone che

il vino lo fanno in modo “buo-no, pulito e giusto”: questa la filosofia di Slow Wine 2011, la guida presentata ieri a Roma in una lunga giornata al Palaz-zo delle Esposizioni, con cui Slow Food ha voluto rivoluzio-nare il modo di raccontare il vino, scegliendo il web 2.0 per presentarsi al pubblico interna-zionale. Un’edizione elettroni-ca in lingua inglese ideata per iOS (iPhone Operating System) permetterà agli appassionati di scoprire il meglio delle canti-ne e dei vini italiani secondo il “faro” Slow Food, direttamente dal proprio iPhone, iPod touch

Diego Carmignani

Q

Sostenibilità Presentata a Roma la guida Slow wine 2011, dedicataall’enologia di qualità, che rispetta l’ambiente e si allea con la tecnologia

o iPad. Questa la novità più im-portante emersa dallo Slow Wi-ne Day e che si sposa alla perfe-zione con quanto la guida rap-presenta per gli addetti ai lavo-ri: uno stravolgimento cioè del-le regole della critica enologica, preferendo, a giudizi e punteggi, la ricerca e il racconto del mon-do “nascosto” in una bottiglia di vino. Un approccio che ha ori-ginato un’inedita fotografia del “vitigno Italia”, caratterizzata da naturalità, metodi di colti-vazione e un futuro sostenibile, e supportata ora dalle applica-zioni tecnologiche per una mi-gliore e più ragionata fruizio-ne. L’applicazione Slow Wine of-fre una ricchissima banca dati di cantine (1.850) e vini (8.400) e i necessari strumenti per na-vigare e condividere questo pa-trimonio. Su una grafica “natu-

rale” color legno, la navigazione sfrutta diverse chiavi di ricerca: accanto a quelle più tradizio-nali, come i simboli che rappre-sentano i riconoscimenti asse-gnati dalla Guida a cantine e vi-ni (chiocciola, moneta, botti-glia, vino slow, grande vino e vi-no quotidiano), si possono im-postare ricerche tematiche per parola chiave (la tipologia del vitigno, il nome della cantina o del vino), o anche esplorare ter-ritori con una ricerca geo-refe-renziata su mappa, per regione e area di produzione, con tanto di schede introduttive e quadro agronomico d’insieme. Slow Wi-ne sarà disponibile su App Sto-re dal 10 Marzo in una versio-ne free, mentre tutto il pacchet-to dei contenuti, tramite in-app purchase, sarà acquistabile al prezzo di 5,99 euro.

Viene rilanciato da domani l’impegno con cui la Coop sta sostenendo il tema dell’acqua, bene comune e pubblico, ca-pace di fare la differenza tra nazioni ricche e povere, e che risulta oggi minacciato anche nel nostro Paese, per via della privatizzazione della gestione idrica. “Aquae Mundi. L’acqua è un bene comune” è lo spet-tacolo firmato Daniele Biac-chessi e Gaetano Liguori in-centrato sul consumo critico e sostenibile dell’acqua, che fa da preludio alla nuova cam-pagna consumerista “Acqua di casa mia”, programmata da Coop tra fine marzo ed apri-le. L’evento teatrale è previsto il 9 marzo al Teatro dell’Elfo di Milano (ingresso libero fino a esaurimento posti), l’11 a Bo-logna (libreria Ambasciatori),

Scatta questo mercoledì la se-conda edizione di “Green so-cial festival”, manifestazione promossa da Goodlink e dal Comune di Bologna, che fino al 12 marzo animerà il cuore della città emiliana con un fit-to calendario di appuntamenti sui temi chiave dell’ambiente: verde, consumo, energia, co-noscenza, impresa e cultura in chiave sostenibile. In program-ma, mostre d’arte, videoinstal-lazioni, cortometraggi, libri, di-battiti tra esperti, docenti uni-versitari, ar-chitetti e p a e s a g -gisti, ma anche la-boratori per i ra-gazzi del-

il 26 a Roma (Casa del Cinema) e il 27 a Livorno (Goldonetta). Nell’allestimento Biacchessi, giornalista e autore di punta del teatro civile italiano, e Li-guori, musicista, saranno pro-tagonisti di un reading che ha al centro i numeri sul consu-mo dell’acqua nei Paesi svilup-pati e il fabbisogno delle popo-lazioni africane, asiatiche, cen-tro americane, che lottano tut-ti i giorni per la loro sopravvi-venza, la discrepanza econo-mica e finanziaria tra ricchi e poveri, le mani delle mafie sul business dell’acqua, gli interes-si delle multinazionali, la qua-lità delle acque minerali e infi-ne gli sprechi. A parole e note, si uniscono le immagini, quel-le suggestive di Godfrey Reg-gio, autore del celebre film Koyaanisqatsi.

le scuole: 5.000 quelli previsti. Tra i personaggi noti che inter-verranno: Patrizio Roversi e An-drea Segrè sullo spreco dell’ac-qua, Neri Marcor sulla cultura, Diego Parasole sul mondo del biologico, Enrico Bertolino sul-la solidarietà e Syusy Blady che allestirà la sua yurta, tenda ot-tomana che farà da salotto per incontri e conversazioni. Gran finale il 13 marzo con l’ inau-gurazione del Club degli or-tolani all’Orto dei Giusti, uno spazio di terra sui colli bolo-

gnesi che la Blady ha messo a d i sp o si -zione del progetto Nomadiz-ziamoci.

Sul palco per il bene dell’acqua

Bologna la rossa si colora di verde

Teatro

Eventi

a trombetta stile generale Custer che apre il brano-manifesto “The glorious land” è l’annuncio ar-rembante con cui l’ultima regina del rock PJ Harvey compie un at-

tesissimo ritorno, quattro anni dopo Whi-te Clark. Punto di riferimento da anni del-la scena alternativa, l’indomita Polly Je-an con il suo ultimo Let England shake ve-ste a pennello i panni di un’inedita creatu-ra: la cantautrice impegnata, ma di scuo-la indie. La missione, chitarra in spalla, è partire per una viaggio nell’incandescen-te mondo contemporaneo, fronte inglese, dipingendolo come un folle campo di bat-taglia. Il risultato è un viscerale diario di guerra, lontano dai suoi momenti più in-timi o esistenziali, ma sorprendentemen-te vicino alla tradizione della canzone di

protesta, rinverdita da una varietà sonora, che prevede elettricità rock, giochi percus-sivi, fiati e xilofono. Il tutto a servizio del-la voce della Harvey, miracoloso mix tra psichedelia, dream pop e folk inglese. Le intenzioni, per nulla nascoste, sono quelle di offrire un ritratto storico della mentalità bellicosa del Regno Unito, partendo dalla battaglia di Gallipoli, arrivando ai conflit-ti iracheni e afgani e denunciando senza timore la sottile crudeltà dell’Occiden-te tutto. Operazione riuscita in pieno, sia sul piano artistico che politico, visto che alla musicista è arrivata la seguente pro-posta dall’Imperial war museum: diventa-re corrispondente nelle “zone calde”. In at-tesa di una sua risposta, l’agenda di PJ per ora prevede come tappa certa l’Italia: uni-ca data il 6 luglio a Ferrara.

Nel suo ultimo album Let England shake, la regina del rock alternativo britannico rinverdisce la canzone di protesta, per denunciare le malefatte belliche del suo Paese e la crudeltà dell’Occidente

Il diario di guerra firmato PJ Harvey

L

Giradischi di Diego Carmignani