TERRA - quotidiano - 04/03/2011

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9 7 7 2 0 3 6 4 4 3 0 0 7 1 0 3 0 4 Sped. in Abb. Post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1 DCB - Roma Hanno ammazzato il sole Il Consiglio dei ministri vara il decreto sulle rinnovabili. Coro unanime di proteste per i tagli agli incentivi: «Distrutta la green economy». I Verdi: «Un testo truffaldino» Anno VI - n. 53 - venerdì 4 marzo 2011 - E 1,00 Il 12 marzo sarà una nuova gran- de giornata di mobilitazione de- mocratica. I temi della difesa della Costituzione, messa in pe- ricolo dai propositi di modifica avanzati dalla maggioranza ol- tre che dai continui attacchi al- la Magistratura e alla Presiden- za della Repubblica da parte del Presidente del Consiglio, si in- trecciano con quelli della dife- sa della scuola pubblica e dei suoi lavoratori, oggetto di una vera e propria aggressione nel- le recenti esternazioni di Berlu- sconi, dopo che la riforma della ministra Gelmini ne ha mortifi- cato ruolo e funzioni. Democra- zia, libertà, conoscenza, lavoro sono i diritti essenziali che sia- mo chiamati ancora una volta a difendere. «Di guerra giusta ce n’è stata una, e nessun’altra, / quella di Troia: due popoli alle armi / per chi dei due doveva tenersi la bellezza». Così Erri De Luca ne “L’ospite in- callito”. Mai forse parole più pro- vocatorie e dissacranti, non so- lo e non tanto contro il comu- ne sentire, ma soprattutto con- tro la nostra epoca triste. Che fine ha fatto la bellezza in quello che una volta si chiamava il bel paese? Basta aggirarsi nell’infini- ta città, che occupa la parte mi- gliore delle nostre pianure, basta guardare alle periferie urbane, tutte uguali tutte anonime, ba- sta vedere l’estrema scarsità di opere di pregio messe in cantiere negli ultimi trent’anni, per capi- re che questo paese non è più ca- pace di costruire bellezza. Tutto è, fuorchè un’emergenza. I danni e le conseguenze del mal- tempo di queste ultime giorna- te di inverno erano ampiamen- te prevedibili. Anzi, c’è chi lo ave- va già fatto. Per il fiume Ete, quel- lo che due giorni fa esondando ha travolto e ucciso una ragazza di venti anni e il compagno della madre, il Wwf aveva presentato un progetto di mitigazione del ri- schio idraulico per «restituire al- la dinamica fluviale la piana inon- dabile». Questo, secondo gli auto- ri dello studio, avrebbe aumenta- to la sicurezza idraulica e favorito la ricarica delle falde idriche. E, forse, salvato Valentina Alleri, la ventenne, travolta dalla piena del fiume mentre era in auto con la mamma e il suo patrigno, rima- sto ucciso anche lui. Non sono bastati gli scongiuri di economisti e imprenditori: il go- vernatore della Bce Trichet ieri ha annunciato la possibilità che i tassi d’interesse salgano già ad aprile: il mercato dei future sui tassi sconta quasi tre rialzi da 25bp entro Natale. Questo nono- stante la crescita economica eu- ropea poggi ancora su pilastri in- certi. Purtroppo, benchè poco ragionevole, è difficile escluder- lo considerato che si tratta dello stesso banchiere centrale che al- zò i tassi su pretesi timori infla- zionistici il 3 luglio 2008, nel pie- no della peggiore crisi finanziaria del dopoguerra, dal 4% al 4,25%, per poi abbassarli in sei mesi dal 4,25% all’1%. Dietro il paravento formale della stabilità dei prezzi forse la Bce si sta vendicando. Paolo Beni presidente Arci Vittorio Cogliati Dezza presidente Legambiente Vincenzo Mulè Carlo Freboudze Segue a pagina 15 Segue a pagina 15 Segue a pagina 3 Segue a pagina 11 In difesa della Costituzione e della libertà Per battere la nostra epoca triste Vittime e danni che dovevano essere evitati Aiuto, Trichet vuole alzare i tassi d’interesse Mobilitazione Abbracciamo la cultura Maltempo Europa Segue a pagina 2 Enrico Fontana e Luca Bonaccorsi Vorremmo dare un con- siglio a Susanna Camus- so: nella convocazione da parte della Cgil del sacro- santo sciopero generale del 6 maggio inserisca an- che la difesa di chi lavora nel settore delle energie rinnovabili in Italia. Il governo nuclearista sta lavorando alacremente per far chiudere le impre- se che li hanno assunti, e mandarli così a casa. Sono già diverse decine di mi- gliaia di persone e potreb- bero essere ancora di più, se a chi investe capitali ve- nisse concesso un minimo di certezze. Accade il con- trario, come dimostra l’ul- timo decreto truffa varato ieri dal Consiglio dei mini- stri. Che rinvia le norme più incomprensibili, come il tetto degli 8mila mega- watt (un sesto degli obiet- tivi fissati in Germania) e affonda, tra commi e codi- cilli (vedi l’articolo di Ales- sandro De Pascale a pagi- na 3), una delle poche filie- re industriali con i numeri in positivo nel nostro Pae- se: più fatturato, più inve- stimenti, più occupazione. Non c’è da stupirsi, vista l’arretratezza culturale di un’intera classe dirigente, politica e imprenditoria- le, che ha già fatto perde- re all’Italia tutti i treni pos- sibili dell’innovazione tec- nologica.

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il soleIl Consiglio dei ministri vara il decreto sullerinnovabili. Coro unanime di proteste per i tagliagli incentivi: «Distrutta la green economy».I Verdi: «Un testo truffaldino»

Anno VI - n. 53 - venerdì 4 marzo 2011 - E 1,00

Il 12 marzo sarà una nuova gran-de giornata di mobilitazione de-mocratica. I temi della difesa della Costituzione, messa in pe-ricolo dai propositi di modifica avanzati dalla maggioranza ol-tre che dai continui attacchi al-la Magistratura e alla Presiden-za della Repubblica da parte del Presidente del Consiglio, si in-trecciano con quelli della dife-sa della scuola pubblica e dei suoi lavoratori, oggetto di una vera e propria aggressione nel-le recenti esternazioni di Berlu-sconi, dopo che la riforma della ministra Gelmini ne ha mortifi-cato ruolo e funzioni. Democra-zia, libertà, conoscenza, lavoro sono i diritti essenziali che sia-mo chiamati ancora una volta a difendere.

«Di guerra giusta ce n’è stata una, e nessun’altra, / quella di Troia: due popoli alle armi / per chi dei due doveva tenersi la bellezza». Così Erri De Luca ne “L’ospite in-callito”. Mai forse parole più pro-vocatorie e dissacranti, non so-lo e non tanto contro il comu-ne sentire, ma soprattutto con-tro la nostra epoca triste. Che fine ha fatto la bellezza in quello che una volta si chiamava il bel paese? Basta aggirarsi nell’infini-ta città, che occupa la parte mi-gliore delle nostre pianure, basta guardare alle periferie urbane, tutte uguali tutte anonime, ba-sta vedere l’estrema scarsità di opere di pregio messe in cantiere negli ultimi trent’anni, per capi-re che questo paese non è più ca-pace di costruire bellezza.

Tutto è, fuorchè un’emergenza. I danni e le conseguenze del mal-tempo di queste ultime giorna-te di inverno erano ampiamen-te prevedibili. Anzi, c’è chi lo ave-va già fatto. Per il fiume Ete, quel-lo che due giorni fa esondando ha travolto e ucciso una ragazza di venti anni e il compagno della madre, il Wwf aveva presentato un progetto di mitigazione del ri-schio idraulico per «restituire al-la dinamica fluviale la piana inon-dabile». Questo, secondo gli auto-ri dello studio, avrebbe aumenta-to la sicurezza idraulica e favorito la ricarica delle falde idriche. E, forse, salvato Valentina Alleri, la ventenne, travolta dalla piena del fiume mentre era in auto con la mamma e il suo patrigno, rima-sto ucciso anche lui.

Non sono bastati gli scongiuri di economisti e imprenditori: il go-vernatore della Bce Trichet ieri ha annunciato la possibilità che i tassi d’interesse salgano già ad aprile: il mercato dei future sui tassi sconta quasi tre rialzi da 25bp entro Natale. Questo nono-stante la crescita economica eu-ropea poggi ancora su pilastri in-certi. Purtroppo, benchè poco ragionevole, è difficile escluder-lo considerato che si tratta dello stesso banchiere centrale che al-zò i tassi su pretesi timori infla-zionistici il 3 luglio 2008, nel pie-no della peggiore crisi finanziaria del dopoguerra, dal 4% al 4,25%, per poi abbassarli in sei mesi dal 4,25% all’1%. Dietro il paravento formale della stabilità dei prezzi forse la Bce si sta vendicando.

Paolo Benipresidente Arci

Vittorio Cogliati Dezzapresidente Legambiente

Vincenzo Mulè Carlo Freboudze

Segue a pagina 15 Segue a pagina 15 Segue a pagina 3 Segue a pagina 11

In difesa della Costituzione e della libertà

Per battere la nostra epoca triste

Vittime e danni che dovevano essere evitati

Aiuto, Trichet vuole alzare i tassi d’interesse

MobilitazioneAbbracciamo la culturaMaltempo Europa

Segue a pagina 2

Enrico Fontanae Luca Bonaccorsi

Vorremmo dare un con-siglio a Susanna Camus-so: nella convocazione da parte della Cgil del sacro-santo sciopero generale del 6 maggio inserisca an-che la difesa di chi lavora nel settore delle energie rinnovabili in Italia. Il governo nuclearista sta lavorando alacremente per far chiudere le impre-se che li hanno assunti, e mandarli così a casa. Sono già diverse decine di mi-gliaia di persone e potreb-bero essere ancora di più, se a chi investe capitali ve-nisse concesso un minimo di certezze. Accade il con-trario, come dimostra l’ul-timo decreto truffa varato ieri dal Consiglio dei mini-stri. Che rinvia le norme più incomprensibili, come il tetto degli 8mila mega-watt (un sesto degli obiet-tivi fissati in Germania) e affonda, tra commi e codi-cilli (vedi l’articolo di Ales-sandro De Pascale a pagi-na 3), una delle poche filie-re industriali con i numeri in positivo nel nostro Pae-se: più fatturato, più inve-stimenti, più occupazione. Non c’è da stupirsi, vista l’arretratezza culturale di un’intera classe dirigente, politica e imprenditoria-le, che ha già fatto perde-re all’Italia tutti i treni pos-sibili dell’innovazione tec-nologica.

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venerdì 4 marzo 20112

ultima parola spetterà al Consiglio dei Ministri, ma l’intenzione del mini-stro dell’Interno Roberto

Maroni è chiara: scartare l’ipote-si dell’ election day e fissare i refe-rendum a giugno. Al termine del Consiglio dei ministri di ieri, il nu-mero uno del Viminale Maroni ha ufficializzato la data delle elezio-ni amministrative: il 15 e 16 mag-gio il primo turno. L’eventuale ballot-taggio il 28 e 29. Non c’è ancora nessuna ufficialità sulla da-ta dei referendum. Il Viminale ha propo-sto il 12 giugno. Pur di non accorpare il voto su acqua, nucleare e legittimo impedimen-to con le elezioni amministrative, il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, sarebbe disposto a spen-dere oltre 300 milioni di euro (tan-to costerebbe, secondo quanto denunciato da opposizione e mo-vimenti, alle casse dello Stato la tornata elettorale). Uno sperpero di risorse pubbliche che potrebbe essere evitato unificando le date. È la richiesta dei comitati promo-tori che hanno organizzato ieri un presidio a Roma davanti a Monte-citorio. «Svolgere le consultazioni popolari in concomitanza con le amministrative significa innanzi-tutto garantire la partecipazione democratica - spiega Paolo Car-setti del comitato “Due sì per l’ac-qua bene comune” -: diversamen-te i cittadini verrebbero chiama-ti a votare tre volte nel giro di un mese a scapito dell’affluenza alle urne». A fargli eco sono in tanti, dai Verdi a Sinistra e libertà, pas-sando per il Pd, l’Idv, l’Udc e il Co-mitato 29 maggio. «In una diffi-cile fase economica come quel-la che stiamo vivendo è un atto di pura irresponsabilità dire di no all’election day e buttare al vento oltre 300 milioni di euro» attac-ca Antonio De Poli, portavoce na-zionale dell’Udc. «Maroni ha da-to prova di grande arroganza - di-ce il presidente dei Verdi, Angelo Bonelli -. Come si può sperperare tanto denaro pubblico in un mo-mento in cui si fanno tagli anche alla scuola?». Il presidente del gruppo Idv al-la Camera, Massimo Donadi par-la invece di «furto agli italiani». Il Pd intanto ha presentato una mo-zione, che presto verrà votata al-la Camera, che impegna il gover-no ad accorpare amministrative e referendum. Una soluzione che potrebbe garantire un risparmio di denaro pubblico e una mag-

giore partecipazione. Ma le prio-rità per Maroni sembrano adesso essere altre: «Lo scopo del gover-no è impedire ai cittadini di anda-re a votare e di raggiungere così il quorum su tre temi fondamentali: l’acqua, il ritorno al nucleare e, so-prattutto, il legittimo impedimen-to» afferma in una nota il presi-dente dell’Italia dei Valori, Anto-

nio Di Pietro. Dello stesso avvi-so è anche Carsetti: «L’esecutivo ha paura del risultato elettorale e tenta in tutti i modi di scoraggia-re l’affluenza alle urne. L’opinio-ne pubblica però è molto sensibi-le ai temi oggetto delle consulta-zioni, basti pensare che la raccol-ta firme per l’acqua ha segnato un numero di adesioni record. La co-

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>>Primo piano>>

Il no all’election dayè contro i referendumRossella Anitori

Referendum Il ministro Maroni non vuole accorpare le amministrative con le consultazioni popolari. I Comitati promotori protestano: «Si potrebbero risparmiare oltre 300 milioni di euro»

alizione di forze sociali che porta avanti questa campagna è vastis-sima e ci sono tutte le carte per vincere. Nonostante la richiesta di accorpamento, che continue-remo a sostenere con forza, siamo quindi pronti ad andare al voto in qualsiasi momento perché siamo convinti delle nostre ragioni e del risultato che otterremo».

opo lo sfascio delle primarie non pos-siamo attendere oltre. Basta con il

tatticismo». L’europarlamenta-re dell’Italia dei Valori Luigi de Magistris domani presenterà uf-ficialmente la sua candidatura a sindaco di Napoli in occasione delle prossime elezioni ammini-strative (iniziativa ore 10.30 cine-ma Modernissimo). Sarà a capo di una lista civica e la sua candi-datura «che ha un profilo di au-tonomia», si rivolge a tutto il cen-trosinistra. Intanto, dopo innu-merevoli runioni e tavoli del cen-trosinistra, il maggior partito del-la coalizione, il Pd, continua a prendere le distanze: «De Magi-stris faccia un passo indietro», ha detto in un’intervista al Riformi-sta il commissario del Pd Andrea

Valerio Ceva Grimaldi

«Dorlando, «e l’Idv converga con il centrosinistra. Mario Morco-ne (direttore nazionale dell’agen-zia per i beni confiscati alla cri-minalità, ndr) non è il candidato del Pd ma l’uomo su cui puntia-mo per ritrovare l’unità del cen-trosinistra». La replica di Anto-nio Di Pietro arriva a strettissimo giro: «Il Pd ci spieghi perché non va bene la candidatura di de Ma-gistris e per quale ragione, pur di non accettarla, si cercano candi-dati improbabili».De Magistris, ora che farà? Io sono già in campagna elet-torale. La mia candidatura, una sorta di “uscita democratica”, era legata alla scelta di Raffae-le Cantone, che non ha dato la disponibilità. Quanto agli altri nomi, io non partecipo alle lot-terie. Morcone? Si sta parlando di lui, ma il diretto interessato, il cui nome gira da giorni, non ha

ancora detto niente...Il Pd ha detto che non la so-sterrà.Io vado avanti. Quanto alle trat-tative, le stanno conducendo a li-vello nazionale il presidente An-tonio Di Pietro e i vertici loca-li dell’Idv. Al Pd mi sento di lan-ciare un appello convinto: an-diamo avanti insieme. Con umil-tà, osservo che la mia candidatu-ra rappresenta per loro una via d’uscita importante, specie dopo il disastro delle primarie e il duro contrasto tra Ranieri e Cozzolino. Sono fiducioso sulle forze sane del Pd, con le quali voglio dia-logare in modo deter-minante. È bene che quella par-te dei Dem che vuole cambia-re si assuma una responsa-bilità per vin-

L’appello di de Magistris«Il nemico è la destra»

Intervista L’europarlamentare Idv conferma la sua candidatura a sindaco di Napoli. Domanila presentazione. «Il Pd non mi vuole? Pronto a dialogare con chi desidera il vero cambiamento»

L’opposizione contraria alla decisione dell’esponente leghista

Quello che conforta, inve-ce, è la reazione che c’è sta-ta e che non sembra destina-ta ad esaurirsi, da parte degli imprenditori del settore, del-le associazioni ambientaliste, di singoli cittadini, delle forze politiche di centrosinistra e di un’area, abbastanza ampia, di parlamentari di centrodestra, attesi ora a una prova di coe-renza politica dopo il bluff del governo Berlusconi. Conforta, ad esempio, leggere on line i commenti che con-testano le inesattezze e la fa-ziosità dell’articolo con cui Sergio Rizzo ha stroncato ie-ri le rinnovabili sul Corriere della Sera. Difficile immagi-nare che siano tutti “furboni” pronti a scaricare sulle bollet-te i loro ingiustificabili profit-ti, come vuol far credere Riz-zo. o masochisti che scelgo-no di pagare carissima l’ener-gia elettrica, potendo invece risparmiare grazie al nuclea-re o al carbone “pulito”. Forse sono, più banalmente, citta-dini che s’informano e sanno fare i conti. Le energie pulite

Bonaccorsi e Fontanadalla prima

Il decreto truffa uccide il solare

L’appello

Roberto Maroni, ministro dell’Interno

cere contro la destra. Il mio au-gurio, naturalmente, è che ci sia un accordo. La scelta, comun-que, spetta so-prattutto ai n a p o l e -tani.

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dal prossimo maggio si potreb-be così «chiudere una fase di in-centivi che doveva durare fino al 2013», confermano i senatori del Pd Francesco Ferrante e Roberto Della Seta. Che poi aggiungono: «Il ministro Romani alla prova di intervenire sulla politica energeti-ca, combina un grande pasticcio. Il decreto è peggiore di quello che aveva iniziato il suo percorso a di-

cembre», anche per-ché «non sono state accolte le condizio-ni che il Parlamento aveva posto all’una-nimità». E potrebbe essere soltanto l’ini-zio. Il decreto pre-vede che entro il 30 aprile verrà stabili-

to il «limite annuale di potenza elettrica cumulativa degli impian-ti che possono ottenere le tariffe incentivanti». La Prestigiacomo ha assicurato che per il 2020 l’Ita-lia «raggiungerà l’obiettivo euro-peo del 17 per cento di rinnovabi-li». Dovremo anzi «andare anche oltre», perché il nostro Paese «a regime dovrà produrre un quarto dell’energia da fonti rinnovabili». Nonostante i limiti e gli «incentivi a degradare». Nuovi paletti anche per gli impianti fotovoltaici su ter-reni agricoli. Quelli che occupano oltre il 10 per cento della superfi-cie e superano 1 MW di potenza non avranno più incentivi. Limi-ti che «non si applicano ai terre-ni abbandonati da almeno cinque anni». A festeggiare c’è soltanto la Confederazione italiana agri-coltori (Cia), che parla di «scelta pro agricoltura che promuove la generazione distribuita», e il mi-nistro Giancarlo Galan: «L’azione più favorevole per il mondo agri-colo degli ultimi decenni». Del re-sto per Galan «le pale al vento nel nostro paesaggio non possono es-sere tollerate», i grandi parchi fo-tovoltaici sono «una bestemmia paesaggistica e un insulto all’agri-coltura». Lo stop non è andato giù nemmeno a pezzi della maggio-ranza, perché «taglia le gambe a produttori e investitori della gre-en economy», spiega Marco Pu-gliese di Forza Sud. Per realizza-re un impianto da 1 MW servirà infatti un terreno agricolo di ben 30 ettari: «Cosa alquanto impos-sibile». L’unica nota positiva è che il decreto ha accolto le richieste degli operatori del solare termi-co: i nuovi edifici o quelli «sotto-posti a ristrutturazioni rilevanti», a partire dal 2013 dovranno utiliz-zare le rinnovabili per coprire «il 50 per cento dei consumi previ-sti per l’acqua calda e il riscalda-mento».

eggio di così non poteva andare. Associazioni di categoria e ambientalisti bocciano il decreto sul-

le rinnovabili approvato ieri dal Consiglio dei ministri. «Avrà ef-fetti gravi e dannosi già nel 2011», denuncia Edoardo Zanchini, re-sponsabile energia di Legambien-te. «Il testo rappresenta la fine del settore», aggiunge Gianni Chia-netta, presidente di Assosolare. Per gli esperti di Sos rinnovabili, il provvedimento sarebbe inoltre in-costituzionale per «eccesso di de-lega, rispetto a ciò che il governo avrebbe dovuto fare per converti-re la direttiva europea» da cui trae origine. Tanto che chiederà al pre-sidente della Repubblica di non firmarlo. Anche se non c’è più il tetto degli 8.000 MW di fotovol-taico entro il 2020, a giugno verrà stabilito un «limite annuale di in-stallazioni». E solo chi connetterà alla rete gli impianti entro maggio, avrà con certezza gli incentivi. Per gli operatori del settore saltano così quelle certezze fondamenta-

li per ottenere i prestiti dalla ban-che. Tanto che né il ministro dello Sviluppo Paolo Romani né quello dell’Ambiente Stefania Prestigia-como sono scesi in sala stampa per illustrare ai giornalisti il prov-vedimento. Segno del perdurare di possibili frizioni nel governo. La Prestigiacomo nel confermare che «si è parlato a lungo di nucle-

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Alessandro De Pascale

>>Primo piano>>

Il governo affossa le rinnovabili italiane

Energia Operatori e ambientalisti bocciano il decreto approvato ieri dal Cdm. Assosolare: «È la fine del settore». Per Legambiente «danni già nel 2011». Bonelli dei Verdi: «È un testo truffaldino»

are e rinnovabili», ha aggiunto che «gli obiettivi del governo sull’ener-gia non cambiano». Nonostan-te gli attuali incentivi vadano so-lo «agli impianti fotovoltaici allac-ciati alla rete elettrica entro il 31 maggio 2011, ossia tra 2 mesi», de-nuncia il presidente dei Verdi An-gelo Bonelli, per il quale «il gover-no ha sabotato le rinnovabili». Già

Se nella notte il maltempo ha dato una tregua nelle Marche, così non è stato in Abruzzo, do-ve ieri un uomo è morto dopo essere rimasto bloccato con la sua auto in un sottopassaggio allagato nel teramano, nei pres-si dell’uscita autostradale Mo-sciano Sant’Angelo. I vigili del fuoco hanno recuperato il cor-po dell’uomo mattina: la mac-china era completamente som-mersa dall’acqua mentre il ca-davere dell’automobilista è sta-to trovato vicino all’auto. Evi-dentemente, ha cercato di rag-giungere una quota più alta per trarsi in salvo, senza riuscirvi. Intanto, il presidente della Re-gione Marche Gian Mario Spac-ca ha chiesto al premier Berlu-sconi la dichiarazione dello sta-to di emergenza e lo stanzia-

Mulè dalla prima mento di risorse come avvenu-to per il Veneto.«Le intense piogge di questi giorni non bastano a giustifica-re il continuo stato di calami-tà naturale in cui si trova il no-stro territorio – denuncia il Wwf -. La causa principale del diffuso dissesto idrogeologico è, infat-ti, ancora la quotidiana “mala-gestione” dei fiumi e dei versan-ti. Il problema va affrontato alla radice ridando forza alla pianifi-cazione e prevenzione sul terri-torio, superando la logica “emer-genziale” dei finanziamenti a “pioggia” che si sono rivelati solo controproducenti». Per questo, il Wwf ritiene «prioritario» istitui-re le autorità di distretto e rive-dere il “Piano strategico idrologi-co”. Alle prime, suggerisce l’asso-ciazione ambientalista, andreb-be conferito un ruolo vincolante per il coordinamento delle misu-

re e degli interventi di difesa del suolo e di qualità delle acque a li-vello di bacino idrografico. Men-tre il piano, previsto dal ministe-ro Dell’Ambiente e della Tutela del mare e del territorio, andreb-be integrato con azioni diffuse di rinaturazione sul territorio, «co-me sta avvenendo nei più gran-di bacini europei come la Loira, il Reno, il Danubio, la Drava». Un piano basato sul recupe-ro della capacità di ritenzione delle acque in montagna e sul recupero delle aree di esonda-zione naturale in pianura. Non meno importante, continua il Wwf, è il ripristino dei finan-ziamenti ordinari per la difesa del suolo drasticamente taglia-ti anche nell’ultima finanziaria, garantire l’interdisciplinarietà nella progettazione delle misu-re e degli interventi di difesa del suolo e avviare una efficace po-

Ancora morti e danniIl Wwf: è malagestione

Maltempo Trovato in Abruzzo il corpo senza vita di un uomo rimasto intrappolato nella suaauto in un sottopassaggio allagato. L’associazione: «No al continuo stato di calamità naturale»

Incentivi certi solo per gli impianti attivi entro il 31 maggio. Per gli altri si vedrà ad aprile. Limiti per quelli su terreni agricoli

sono quelle che ci costano di meno, perché non inquinano, a differenza delle fonti fossili; non producono scorie che re-stano radioattive per millen-ni, come il nucleare; non rap-presentano una minaccia per la nostra salute e per quella dei nostri figli. Già, ma que-sti costi, come abbiamo già scritto su Terra, non li met-te in conto nessuno. Più fa-cile, e falso, menare scanda-lo perché paghiamo un poco di più per risparmiare in qua-lità dell’ambiente e della vi-ta. Verrebbe voglia di lancia-re una sfida. Ma perché non facciamo in Italia un referen-dum consultivo con un quesi-to semplice: siete disponibili a sostenere, in bolletta, gli in-centivi per le energie rinnova-bil? Vuoi vedere che gli italia-ni si dimostrerebbero più in-telligenti, sensibili e moderni di chi li governa e di chi, per anni, in silenzio, li ha truffati facendogli pagare, sempre in bolletta, l’incenerimento dei rifiuti spacciati come “assimi-labili” alle energie pulite? An-che per queste ragioni quella in difesa delle rinnovabili in Italia è, per Terra, la “madre” di tutte le battaglie. Speria-mo di vincerla, insieme al re-ferendum contro il nucleare e a quelli per l’acqua pubblica. Sarebbe davvero la maniera migliore di avviare il cambia-mento del nostro Paese.

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litica di riduzione del «consu-mo del suolo» che, nel caso del-le alluvioni e frane, sta decisa-mente contribuendo all’aumen-to del rischio sul nostro territo-rio. Che deve fare i conti anche con un’altra emergenza, quel-la dell’agricoltura. Un monito-raggio effettuato dalla Coldi-retti segnale che nelle campa-gne «decine di migliaia di etta-ri di terreno agricolo sono finiti sott’acqua insieme a case rura-li e stalle per effetto dell’ondata straordinaria di maltempo che ha provocato perdite di ortag-gi, verdure, vivai, serre». Inoltre, si temono danni alle piante da frutto come gli agrumeti e ci so-no preoccupazioni per le semi-ne primaverili. Frane e smot-tamenti nei campi e sulle stra-de potrebbero far salire il con-to dei danni nelle campagne a cento milioni di euro.

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>>Eco inchieste>>

Tecnologie

energetico virtuoso da mettere in pratica nel giro di dieci anni, data per cui si intende arrivare al 30 per cento, dal 7 attuale, di elettricità ottenuta da fonti rin-novabili, a fronte di un costo sul pil di appena lo 0,5 per cen-to, e attraverso nuovi impianti a gas ed il neo del primo impian-to nucleare di nuova generazio-ne. nel mirino ci sono inoltre una riduzione della presenza di carbonio nel regno Unito (da-gli attuali 500gCO2/kWh ai 100 entro il 2030) e bollette diminu-ite mediamente del 4 per cento, 30 sterline in meno.

Altri impegni assunti da Da-vid Cameron prevedono un nuovo “accordo verde” per l’isolamento termico di milio-ni di case, insieme alla già ci-tata Green investment bank e al fondo di 860 milioni di sterli-ne per il riscaldamento da rin-novabili. impegni virtuosi e, a quanto pare, concreti per rag-giungere obiettivi di respiro in-ternazionale, senza rimanere intrappolati in guerre interne

dovute al passaggio da un governo all’al-tro. rispetto al suo predecessore Gor-don Brown, Cameron ha mantenuto fermi i bersagli (riduzione di Co2 del 30 per cen-to al 2020 e dell’80 al 2050), ma ha rivisto la

distribuzione delle risorse fi-nanziarie, tagliando sui mini-steri, ma non sui finanziamen-ti al risparmio energetico, alle rinnovabili, alle nuove tecnolo-gie. in particolare, saranno pro-mossi i nuovi modelli di pompe di calore, impianti fotovoltaici, solare termici, a biomassa, mi-ni e micro eolici, mini-idroele-trici, celle a combustibile e re-cupero del calore dai fumi non-chè la diffusione di contatori intelligenti per creare un siste-ma di smart grid estremamen-te funzionale e efficiente. Una ricetta che, in buona sostan-za, rispecchia due virtù pret-tamente britanniche: l’under-statement e l’indipendenza, in questo caso non tanto insula-re, quanto energetica.

clamorosi passi indietro del nostro governo sul fronte delle energie rinnovabili, al di là delle ragioni di natura

politica ed ambientale, possono essere giudicati semplicemente dal raffronto con quello che sta avvenendo negli altri grandi pa-esi europei, capaci di mettere in piedi politiche energetiche so-stenibili e convenienti, aderenti alla realtà (ambientale, geogra-fica, economica) della nazione del caso. se noi abbiamo il so-le, e non lo sfruttiamo a dovere, il regno Unito certo deve guar-dare ad altre caratteristiche con cui si identifica, ad esempio il freddo e ventoso mare del nord. Un esempio concreto di come, negli ultimi mesi, il governo di Cameron si sia deciso a muove-re passi decisi per affermarsi co-me il più verde mai esistito, po-nendosi come capofila nel rag-giungere livelli più elevati di ri-duzione nelle emissioni di gas serra non solo entro i propri confini, ma in tutta europa. Da un lato dismettendo, entro una decina d’an-ni, le vecchie centra-li nucleari e a carbo-ne, dall’altro investen-do in impianti che va-lorizzano energia pu-lita, come ad esem-pio, quella marina. su questo fronte, arri-va la notizia che l’eti britanni-co (energy technologies institu-te) stia avviando un progetto su larga scala, di natura pubblico-privata, incentrato sulle risorse del mare e sostenuto dal gover-no e da sei aziende industria-li globali, concentrandosi prin-cipalmente nel sud-est del pae-se. L’intenzione è quello di sfrut-tare al massimo la potenza ma-rina, convertendo in energia il flusso delle maree e applicando moderne soluzioni per costrui-re dispositivi ultra-efficienti.

A spingere in questa direzione la politica nazionale è lo stes-so ministro per i Cambiamenti climatici, Greg Barker, che, in-tervenuto all’annuale “Wave & tidal energy conference” di que-

Ecoenergia, il Regno Unito prepara la grande rivoluzioneDiego Carmignani

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Tecnologie Il mix energetico britannico mira ad un 30% da fonti rinnovabili in dieci anni. La chiave è lo sfruttamento della potenza delle maree. Il ministro per il Clima Barker ha elencato tutti gli enormi benefici degli investimenti annunciati

sti giorni, ha ribadito il fatto che il potenziale energetico del ma-re ne farebbe il comparto chia-ve dell’intera industria britan-nica. Una svolta, oltre che am-bientalista, anche economica, in tempi di deficit (il più alto in periodo di pace della storia in-glese): insistere su questo setto-re fornirà uno strumento guida per le esportazioni, creerà po-sti di lavoro, ridurrà le emissio-ni di gas serra e migliorerà la si-curezza energetica. Oltre alle intenzioni dell’eti, si registra-no il sostegno dell’epa, l’en-vironment protection agency, e la maggiore centralità che si vuole attribuire alla renewable Obligation, istituita nel 2002. si tratta del principale sistema di

supporto delle energie rinno-vabili nel regno Unito e preve-de l’obbligo, a carico dei forni-tori di energia elettrica, di pro-durre una quota sempre mag-giore da fonti rinnovabili, attra-verso il rilascio, ad un produt-tore accreditato, di un renewa-ble obligation certificate (roc) da parte di un idoneo fornitore. È in quest’ambito che si preve-de un cluster, sostenuto dal go-verno, in grado di riavviare con efficacia settore energetico ed economia. Con una forza, quel-la del mare, che si collochereb-be al centro di propulsione.

Secondo Renewable Uk, che ha appena lanciato una cam-pagna pro energia marina, il

potenziale è di almeno 10.000 posti di lavoro e un beneficio economico di circa 4 miliardi di sterline annue entro il 2020. necessario, secondo l’associa-zione leader per le rinnovabili, un investimento di 130 milio-ni di sterline, per progetti da 2 a 10 Megawatt, da reperire nel Department of energy and Cli-mate change’s low carbon inno-vation Fund e nella nuova Gre-en investment bank. il raffor-zamento della posizione ingle-se nel mercato dell’energia ma-rina, che vanta una capacità di 3,4 Mw e di altri 4 da installa-re entro l’anno, passa attraver-so progetti a lungo termine che puntano dritti a quota 23 Mw. il tutto inquadrato in un mix

L’Energy technologies institute avvia un progetto sostenuto da sei grandi aziende

Cameron ha rivisto le risorse tagliando sui ministeri, non sui finanziamenti

«Visto che il governo non ha ancora onorato l’accordo di dicembre, per noi quell’accordo, che prevedeva anche il federalismo regionale, non c’è». Lo dice Vasco errani, presidente della conferenza delle re-gioni, a proposito dell’intesa con l’esecutivo per agevolare il cammino del federalismo regionale, a fronte di concessioni sul trasporto pubbli-co locale e della flessibilità sul patto di stabilità. «L’esecutivo deve fare rapidissimamente fronte agli impegni. La situazione è molto critica».

Le Regioni vanno all’attacco del governo

Dal Pdl una nuova legge salva-premier

Federalismo Giustizia

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>>Eco inchieste>>

Inchiesta

Informazione

rò anche un’altra ragione per cui l’Italia viene considerata strategi-ca. I più importanti scali maritti-mi dello stivale sono infatti gesti-ti direttamente da società orien-tali. E Taranto non fa eccezione. Anzi, è in questo senso un’avan-guardia. Di italiano nella proprie-tà del porto pugliese non c’è ri-masto più quasi nulla. Il 50 per cento delle azioni appartengono infatti alla Hutchison Whampoa, la più grande compagnia cinese di trasporto marittimo del mon-do, di proprietà del magnate Li Ka-shing. Il 40 per cento al colos-so taiwanese Evergreen line. E so-lo il restante 10 all’italiana sisam. Lo scorso anno Li Ka-shing ave-va annunciato l’intenzione di ri-levare l’intero pacchetto aziona-rio, con l’obiettivo di trasforma-re Taranto nel più grande porto container del Mediterraneo. L’af-fare per ora è stato rimandato, in attesa che le istituzioni locali provvedano ad aumentare la pro-fondità del fondale per consenti-re l’attracco delle enormi imbar-cazioni cinesi.

all’Est Europa alla Ci-na, passando per i porti della costa adriatica ita-liana. È questa la nuova

rotta dei rifiuti tossici e radioat-tivi provenienti dai paesi dell’ex Unione sovietica. Gli scali di Ve-nezia, Taranto e Ancona sono or-mai le tappe intermedie obbliga-torie. Viaggi illegali che raramen-te lasciano traccia. Quando però i container non riescono a supera-re i controlli delle dogane, il loro carico può raccontare una storia. È il caso di un sequestro, tenuto finora segreto da tutti e avvenu-to nel porto di Taranto qualche settimana fa. In alcuni container bloccati dai doganieri sono stati trovati rottami ferrosi contami-nati radioattivamente.Non si trattava dunque di un ca-rico qualunque. I container pro-venivano dall’Ungheria e dalla Bulgaria. Dopo aver attraversato il confine italiano, sono stati im-barcati a Venezia prima di fare tappa a Taranto. La loro destina-zione era la Cina. La notizia, che finora non è stata ancora diffusa ufficialmente, viene confermata dall’Arpa pugliese, che però non fornisce altri particolari sulla vi-cenda. La Procura di Taranto ha aperto intanto un’inchiesta. sarebbe il secondo container contaminato ad essere blocca-to, a distanza di pochi mesi, in un porto italiano. Lo scorso luglio a

Quel carico radioattivofermo nel porto di Taranto

Giorgio Mottola

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Inchiesta Nello scalo pugliese poche settimane fa sono stati bloccati alcuni container contenenti rottami ferrosi contaminati. Provenivano dall’Est Europa e la destinazione era la Cina

Genova è stato infatti fermato al terminal un carico, proveniente dalla Arabia saudita, che presen-tava delle emissioni di cobalto 60 cinque volte superiori alla nor-ma. Anche in quel caso si tratta-va di rifiuti ferrosi.I rottami trovati a Taranto po-

trebbero essere pezzi di attrez-zature sanitarie o di macchina-ri industriali a contatto con sor-genti radioattive. Non è però nep-pure da escludere che possa trat-tarsi di componenti dismesse di apparecchiature militari o par-ti di centrali nucleari smantel-

late. Rifiuti contaminati radio-attivamente e quindi complica-ti e molto costosi da smaltire. Ec-co perché quei container hanno tentato di prendere la via cinese. Nel continente asiatico i rottami pericolosi avrebbero potuto tra-sformarsi in preziosissima mate-ria prima per le acciaierie. Gli al-toforni cinesi per stare dietro alle richieste di un mercato in conti-nua espansione hanno disperata-

mente bisogno di ferro da fondere. E, in alcuni impianti, poco importa se si tratta di materiale radioattivo.In questo traffico, l’Ita-lia rappresenta uno snodo strategico. I cari-chi provenienti dall’Est Europa in realtà potreb-

bero attraversare il Mar Nero ed essere imbarcati in Turchia op-pure in Grecia. Ma l’elevatissimo numero di navi che partono ogni giorno dai porti italiani alla volta del continente asiatico consente di “infiltrare” con maggiore faci-lità i trasporti pericolosi. C’è pe-

li ultimi, in ordine di tempo, sono stati Miche-le santoro, Marco Tra-vaglio, Peter Gomez e

Gianni Barbacetto, destinatari di una busta con proiettili reca-pitata nella sede Rai di via Teu-lada. Ma sono sempre più nume-rosi i giornalisti che ricevono mi-nacce nel nostro Paese. E spesso sono cronisti locali, che lavora-no anche in territori “insospetta-bili”. Come Daniele Camilli, gior-nalista de L’Opinione di Viterbo e Lazio Nord e attivista del Centro per i diritti del cittadino di Vetral-la. Il 18 febbraio scorso nel suo uf-ficio ha trovato una busta con la scritta: «sei morto». Non è la pri-ma intimidazione subita da Ca-milli, ma sicuramente è la più al-larmante. La “colpa” del cronista è quella di aver scritto numerosi articoli sulla presenza della ma-fie che, nel viterbese, fanno affa-

Gaetano Liardo

G Intimidazioni e violenzeCronisti sotto tiro

Informazione Il caso di Daniele Camilli, giornalista di Viterbo, che denuncia le infiltrazioni mafiose. E quello di Fabio Cosma Colombo, picchiato in Campania. Si moltiplicano gli episodi

Il nostro Paese è snodo strategico di un nuovo traffico di rifiuti dai Paesi dell’Est

ri e riciclano denaro sporco. Una quiete che, evidentemente, non deve essere disturbata dalla cu-riosità della stampa. Daniele Ca-milli la quiete l’ha rotta, racco-gliendo informazioni, reperendo dati, pubblicando notizie. Rac-contando un’altra Viterbo. Un territorio dove gli sportelli banca-ri nascono come i funghi, dove le ecomafie fanno affari sulla salu-te dei cittadini. Citando relazioni della Banca d’Italia, il dossier sul-le mafie nel Lazio di Libera Infor-mazione, quello sull’ecomafia di Legambiente. «spero sia soltan-

to uno scherzo di cattivo gusto», ha commentato Camilli che, co-munque, ha sporto denuncia. Il suo non è un caso isolato nel La-zio, come dimostrano gli episodi che si sono verificati nel sud Pon-tino, luogo di confine con il caser-tano. Tra sabaudia, Latina, Fon-di, proseguendo su fino a Nettu-no, scrivere di mafie può diven-tare rischioso. Non minacce, ma un vero e proprio tentativo di lin-ciaggio è quello che ha subito il 28 febbraio Fabio Cosma Colom-bo, giornalista e fotografo di Me-tropolis, quotidiano dell’area ve-

suviana. Inviato dal giornale per scattare delle foto della scena di un delitto, che successivamente si è scoperto essere un suicidio, è stato aggredito alle spalle da due energumeni, probabilmente pa-renti o amici del suicida, è cadu-to a terra e ha perso i sensi. Con-tinuando, però, ad essere picchia-to. Contattato da “Ossigeno per l’informazione”, l’osservatorio della Federazione della stampa e dell’Ordine dei giornalisti, Co-lombo ha raccontato come sono andati i fatti. «sono stato attacca-to alle spalle, scaraventato a terra

e colpito con violenza, con calci, pugni e schiaffi. Ho perso i sensi. sono stati i militari dell’Arma e la polizia municipale a soccorrermi dopo aver bloccato gli aggressori. Tre persone sono state identifica-te e rilasciate. I medici dell’ospe-dale “scarlato” di scafati nel re-ferto hanno registrato contusio-ni multiple al viso, una lombal-gia alla schiena, ematomi e varie escoriazioni con una prognosi di tre giorni e l’obbligo di controllo». Minacce, violenze, intimidazioni, irruzioni in redazione. Accade in Italia. E se ne parla poco.

Il segretario generale della Cgil, susanna Camusso ha annunciato che il prossimo 6 maggio sarà sciopero generale: quattro ore con manifestazioni territoriali. «serve una nuova stagione fatta di obiet-tivi condivisi e rispettosi della dignità del lavoro», ha detto la lea-der sindacale, che ha ribadito «una forte preoccupazione per la cri-si economica che da oltre due anni sta rendendo l’Italia un Paese sempre più povero».

In presenza di un imputato incensurato o che abbia superato i 65 an-ni di età, il giudice deve applicare sempre le attenuanti generiche, con riduzione dei tempi di prescrizione del reato. È una delle norme con-tenute nella proposta di legge presentata dal deputato Pdl Luigi Vitali. Le attenuanti dovranno sempre considerarsi prevalenti sulle aggravanti quando «per effetto della diminuzione della pena il reato risulti estinto per prescrizione». L’opposizione: «Una nuova legge salva-premier».

Camusso: «Il 6 maggio sciopero generale»

Lavoro

Il container radioattivo trovato nel porto’ di Genova

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Taiwan

antico villaggio bunun, completamente in ro-vina, guarda dall’alto le valli centrali di Taiwan.

Una quindicina di case, cammi-namenti e spazi comuni creati montando sapientemente mu-ri a secco con le rocce piatte che la pioggia porta verso la valle. Un tesoro archeologico strappato al-la foresta con fatica dal lavoro di Sai Taisnunan e della sua Asso-ciazione per la rinascita del vil-laggio aborigeno di Tamazuan. Vi si arriva risalendo in auto per mezzora una mulattiera male asfaltata che dal ponte sospe-so sul “fiume nero”, l’impetuoso Zhuoshui, sale faticosamente la montagna fin dove manca l’ossi-geno e si fa fatica a respirare. In vari angoli ci sono ammassi di bottiglie lasciati probabilmente dall’ultimo presidio militare nip-ponico. «Villaggi così ce ne sono molti sulle montagne più all’in-terno - racconta Sai con un sor-riso triste - Lì hanno vissuto per secoli i miei antenati». Secoli fa gli aborigeni bunun occupavano le fertili pianure dove, grazie alla caccia e al miglio, conducevano una vita dignitosa che si trasfor-mò in miseria quando la spinta delle comunità cinesi insedia-te sulla costa li costrinse a salire sulle montagne. Sui pendii sco-scesi che si elevano oltre i mille metri ogni clan costruì il suo vil-laggio, aggrappandosi alle cono-scenze tradizionali e alle poche risorse a disposizione. Una sin-gola comunità contava general-mente dalle cinquanta alle cen-to persone, i piccoli campi era-no in comune mentre il territo-rio di caccia era condiviso con altri clan. Essendo proibiti i ma-trimoni tra consanguinei, i va-ri gruppi mantenevano relazio-ni amichevoli al fine di poter for-mare nuove famiglie.

I giapponesi che assunsero il governo dell’isola a fine Otto-cento non videro di buon oc-chio il fatto che i bunun vives-sero in aree così fuori control-lo e, un po’ con le buone, un po’ con le cattive, gli insegnarono a coltivare il riso e li convinse-ro ad avvicinarsi alle città. Di questo periodo rimane un sen-timento misto di amore e odio. La giapponesizzazione signifi-cò la fine della miseria ma an-che l’inizio del collasso cultu-rale. Abbandonate le montagne ancestrali, i bunun si disperse-ro sul territorio e i circa 40mi-la individui che rimangono og-

Gli aborigeni del “fiume nero”rivendicano spazi d’autonomiaBruno Picozzi da Taiwan

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Taiwan La sopravvivenza dei bunun dipende dalle decisioni di Tapei, che sta limitando i lorodiritti di autogoverno. Dispersi in diverse contee, tentano di difendere la propria cultura e tradizioni

menti musicali autoctoni, tra i quali un piccolo idiofono del tut-to simile allo scacciapensieri.

I bunun si lamentano del go-verno e dell’impossibilità di vivere alla loro maniera. Parla-no di autonomia, vorrebbero il controllo sulle montagne, sulla terra, sulla lingua, sui diritti. Lo scorso dicembre il Consiglio de-gli Affari culturali di Taipei ha ri-lasciato una lista di 27 beni in-tangibili e 127 siti da vincola-re e sottoporre alla supervisione dell’Unesco. «Le culture autoc-tone sono molto importanti per la società taiwanese ed è neces-sario che la mano pubblica agi-sca per preservarle», ha afferma-to un alto dirigente del Consi-glio. Ma una recente riforma del-le municipalità sull’isola, entrata in vigore a inizio di quest’anno, ha tagliato ancor più i diritti del-le comunità aborigene e limita-to la loro capacità di autogover-no. Molti tra gli adulti esprimo-no rabbia ma pochi si sentono pronti a una presa di coscienza collettiva. «Il primo passo è che imparino ad amare la propria cultura», dice Ming. Amarla più della ricchezza e del benessere. «Il fatto è che la gente vuole so-lo rincorrere il denaro, migliora-re la propria condizione di vita e non pensa alle tradizioni», si la-menta Sai. Tra asfalto e cemen-to, l’universo bunun sembra pro-prio destinato a scomparire.

gi vivono principalmente sparsi in cinque diverse contee.

Nel 1945, finita la guerra, arri-varono i cinesi e con essi i mis-sionari. Da allora gran parte della popolazione si è convertita a Cri-sto ma nel cuore rimane una for-te componente animista dura a morire. La mitologia bunun non prevede una creazione divina ma solo la presenza di forze natura-li sempiterne. Uno dei canti tra-dizionali descrive il dialogo pri-mordiale tra il sole, le stelle e “la gente”, i bunun. Essi buttarono giù il secondo sole, che diventò la luna, e questa gli insegnò i ri-tuali necessari per sopravvivere in comunione con la “madre ter-ra” come ogni popolo indigeno. Tutto cambiò quando i cinesi co-minciarono a tagliare e scavare senza freno. «Quando ero bam-bino - ricorda Sai - tutta la valle era ricoperta di enormi tronchi di legno pregiato abbattuti sulle montagne». Oggi di quelle fore-ste resta ben poco e nei loro vil-laggi di asfalto e cemento i bu-nun perdono pian piano la loro identità e il sentimento atavico di comunione con la natura.

Il primo contatto con la civil-tà del Sol levante portò agli aborigeni sicurezza alimenta-re, riparo dalle inondazioni, abi-tazioni migliori, cure mediche. In una parola, progresso. I suo-ceri ottantenni di Sai, nati nel

mondo ancestra-le, abitano oggi in una villa gran-de e ben arredata con vista pano-ramica sull’inte-ra vallata e sem-brano usciti da un documenta-rio sulla campagna giapponese degli anni Settanta. I colonizza-tori venuti da Tokyo modificaro-no profondamente il corso natu-rale dell’esistenza degli aborige-ni ma non cercarono di cambiar-ne la mentalità e non ne attacca-rono la lingua.

Il passaggio al governo cine-se del Kuomingtang naziona-lista fu invece traumatico. Sfrut-tamento intensivo del territo-rio, spoliazione dei diritti, ag-gressione culturale, imposizione del mandarino. Le 14 tribù cad-dero pian piano nell’oblio. I gio-vani taiwanesi di etnia han non sanno nulla dei nativi e, quel che è peggio, gli stessi aborigeni di-menticano sé stessi. «Le lingue autoctone sono l’eredità cultu-rale più importante di Taiwan e hanno uno spaventoso biso-gno di essere preservate - ha af-fermato recentemente Paul Jen-kuei Li, autorevole linguista tai-wanese esperto di idiomi austro-nesiani -. La maggior parte della gente non comprende l’impor-tanza delle lingue aborigene tai-wanesi. Nemmeno gli aborige-ni stessi». Il figlio di Sai lavora in

città, al ministero degli Esteri. «For-se ancora sen-te un poco la sua identità di abori-geno ma non par-la la lingua». E la

lingua è la chiave di tutto per-ché, persa quella, viene meno il senso di appartenenza e si ca-de preda dell’assimilazione cul-turale. Sai sogna di ritirarsi sul-la montagna, dove possiede un appezzamento di terreno, e pas-sare il suo tempo a trascrive-re le ballate, i racconti e l’inte-ro tesoro della sua lingua madre. Per adesso lavora con gli studen-ti della scuola elementare di Ta-mazuan che ricevono classi di bunun un’ora alla settimana. La scuola ha 84 alunni, un numero in leggera ma costante decresci-ta. La scuola materna ne conta appena una ventina. I bambini, per iniziativa dell’insegnante di ginnastica, conoscono le danze tradizionali e la domenica, se in-vitati, vanno a fare dimostrazio-ni nelle grandi città. Cheng Chao Ming, preside della scuola da un anno e mezzo, appartiene all’et-nia dominante ma è innamora-to delle tradizioni locali. Gra-zie al suo impegno quattro ope-ratori pagati dallo Stato lavora-no per mantenere viva la cultura aborigena. Una sala al pianterre-no è un piccolo museo dove so-no conservati fotografie, costu-mi, oggetti del quotidiano e stru-

Paul Jen-kuei Li, autorevole linguista taiwanese, sostiene che «le lingue autoctonesono l’eredità più importante dell’isola e devono essere preservate»

>>Reportage>>

Sai Taisnunan a Tamazuan, a sinistra un telaio banun

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>>Esteri>>

Libiaaltre bombe sui pozzi di BregaFavorito il negoziato di Chavez

inquanta miglia di distan-za. È quanto rimane - o al-meno rimaneva ieri - fra le due navi da guerra statuni-

tensi ponce e Kearsarge e la co-sta libica. la pressione per l’inter-vento diretto nella battaglia per il controllo della libia monta di ora in ora, mentre da Bengasi il governo provvisorio della “Coali-zione del 17 febbraio” ribadisce a stati Uniti e Nato che i propri uo-mini sono perfettamente in gra-do di sconfiggere da soli Muam-mar Gheddafi. intanto ieri le for-ze di Gheddafi, ormai stimate in-torno ai 15, 20mila uomini, han-no di nuovo tenta-to l’assalto contro ajdabiya e al porto petrolifero di Bre-ga, sganciando al-meno due bombe nei pressi della raf-fineria lungo la co-sta ma senza pro-vocare, secondo gli ospedali della città, alcun morto. Un attacco fallito per il secondo giorno di fila, nonostante la pros-simità di Brega alla città natale del clan Gheddafi, siirt, tuttora fedele al leader. resta ancora il nodo di

Annalena Di Giovanni

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Libia I fedeli a Gheddafi tornano ad attaccare gli insorti, mentre si avvicinano le navi Usa e parte la missione italiana a Bengasi. E sull’ex leader si apre l’inchiesta del Tribunale penale internazionale

Secondo Al Jazeera, il Colonnello potrebbe accettare il piano di pace proposto dal Venezuela lunedì scorso

dai Villaggi solidali al piano Bil governo si prepara all’esodo

l ministro Maroni ha «un pia-no B». per far fronte all’even-tualità di un esodo di massa dal Nord africa, prefetture ed

enti locali saranno direttamen-te coinvolti nello sforzo di acco-glienza. Così è stato annuncia-to ieri, a chiusura di un Consiglio dei ministri dedicato alla que-stione immigrazione, in cui han-no ricevuto il visto definitivo en-trambi i programmi del “Villag-gio italia” e del “Villaggio solida-rietà”. sotto la spinta dell’emer-genza sbarchi, il governo italia-no ha pensato di agire così sui due fronti: il primo in terra d’afri-ca, sul confine libico-tunisino do-ve verrà allestito il campo profu-ghi; il secondo in sicilia, precisa-mente a Mineo, dove il Residence

Dina Galano

Idegli aranci che originariamen-te ospitava i militari Usa di base a sigonella viene da oggi trasfor-mato, anche nel nome, in centro per i i rifugiati. sul fronte esterno, inoltre, la missione italiana com-porterà un intervento in Cirenai-ca attraverso la spedizione di una nave a Bengasi, anche se l’attivi-tà principale consisterà nella co-struzione del “Villaggio italia” de-stinato agli oltre 50mila profu-ghi, anche egiziani, in fuga dalla libia. Ma, mezzi e supporti logi-stici a parte, non vedrà impegna-te direttamente le nostre autorità dato che, come ha specificato ie-ri il ministro della difesa ignazio la russa, «la gestione del cam-po non appartiene all’italia». se ne occuperanno verosimilmen-te le organizzazioni onu e inter-nazionali deputate all’assisten-

za e alla cura delle persone in fu-ga dai conflitti, nonché le auto-rità tunisine che in questi gior-ni stanno dando prova di ampia solidarietà, con buona pace delle responsabilità politiche e gestio-nali che deriveranno dalla straor-dinaria amministrazione del Vil-laggio. il ministro Maroni si è det-to altresì «disponibile» a forni-re «mezzi e personale di polizia» per un «maggiore controllo dei porti» della Tunisia. Un’operazio-ne avvertita come necessaria da-to il continuo afflusso di migran-ti verso le nostre coste. ieri è sta-ta un’altra giornata di sbarchi a lampedusa, dove i nordafrica-ni approdano a piccoli gruppi su imbarcazioni altrettanto ridot-te. secondo i dati diffusi dall’oc-se e dal Censis, i numeri degli in-gressi per mare nei primi due

mesi del 2011 ha superato il tota-le registrato nell’anno preceden-te: 6.333 arrivi, duemila in più ri-spetto al 2010. Ma una volta sbar-cati, come racconta la cronaca di questi giorni, molti continuano il viaggio e altrettanti, per sorte av-versa, vengono rinchiusi nei Cen-tri di espulsione o nei Cara. se da oggi il Centro di Mineo aprirà i battenti, finirà per accogliere ri-chiedenti asilo già presenti in al-tre strutture. Non saranno i pro-fughi appena arrivati, ma perso-ne che avevano già trovato ac-coglienza e iniziato programmi di integrazione. Quello che tro-veranno nel “Villaggio della soli-darietà” è fonte di timore per gli stessi sindaci del circondario: in una zona militarizzata e lontana dal centro, la tensione è destina-ta a salire.

Immigrazione La missione italiana, approvata ieri dal Consiglio dei ministri, si limiteràa fornire mezzi e logistica al campo profughi sul confine tunisino. Via libera anche al progetto Mineo

soldati rivoluzionari e volontari esultano nella città di Brega, libia

Tripoli, ultimo avamposto del re-gime, dove Gheddafi mantiene il pugno di ferro e una calma irre-ale. ieri è emersa la possibilità di una via d’uscita diplomatica tra-mite il Venezuela: con la media-

zione della lega araba, Gheddafi avrebbe acconsentito ad affidare all’alleato hugo Chavez il compito di trovare un compromesso con il governo provvisorio. Benché non vi siano dettagli certi sui termi-

ni del negoziato, un pacchetto di concessioni politiche e forse qual-che garanzia di buonauscita sa-rebbero quanto, secondo Al Jaze-era, Gheddafi potrebbe propor-re ai ribelli che ormai controllano

est e nord del paese. per la media-zione di Chavez potrebbe comun-que già essere troppo tardi per il compromesso. Contro Ghedda-fi, la sua famiglia, la sua cerchia di fedelissimi e l’operato delle forze di sicurezza contro i ribelli è stata aperta ieri un’inchiesta da parte del Capo procuratore della Corte internazionale dell’aya, luis Mo-reno ocampo. sorte simile non è toccata ai “colleghi” Zein el abi-deen Ben ali e hosni Mubarak, benché tuttora in egitto i prigio-nieri politici “desaparecidos” su-perino le centinaia. Ma la stampa araba, compatta nel condannare Gheddafi, da giorni spicca edito-riali ricordando che la morte di 1300 palestinesi in pochi giorni, durante l’operazione “piombo Fu-so” contro la striscia di Gaza, non ha portato ad alcuna condanna contro il governo israeliano. in-tanto anche l’italia ha annuncia-to la propria missione umanita-ria, «Con un “sostegno militare”», ha spiegato ieri il Ministro della difesa ignazio la russa. Gli aiu-ti saranno diretti a Bengasi, dove già da giorni intervengono diver-se associazioni internazionali ol-tre agli aiuti venuti dai paesi con-finanti; una seconda missione in-vece dirigersi verso la vera emer-genza umanitaria libica: gli alme-no 140mila lavoratori stranieri, ammassati senza alcun soccor-so per la maggior parte a ridosso della Tunisia. dopo la No Fly Zo-ne decisa dagli Usa, la corsa in-ternazionale all’appoggio della ri-volta contro Muammar Gheddafi sembra adesso iniziata.

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Una class-action contro lo smogIniziative Parte da un gruppo di cittadini guidati da Enrico Fedrighini (Verdi) la richiesta di risarcimento danni a Comune e Regione

uoghi di vita collettiva per eccellenza, le casci-ne milanesi, decadute all’inizio del Novecento,

stanno rinascendo. Per iniziati-va d’associazioni, comitati, sin-goli cittadini ritornano ad esse-re luoghi d’aggregazione sociale dove rinasce il senso d’apparte-nenza alla comunità. «Noi sia-mo ora nella situazione in cui si trovava la cascina Cuccagna all’inizio della ristrutturazione, loro sono a metà strada, noi sia-mo solo all’inizio, ma sappiamo che c’è un fortissimo interesse da parte della gente del quar-tiere. Quando a giugno scor-so abbiamo aderito a Cascine aperte c’è stata una forte ade-sione», spiega Fabiola salicetti dell’associazione “In sella Nuo-va”, nata il 23 febbraio 2010, 16 soci fondatori e 70 soci ordinari (chi vuole associarsi è il benve-

Donatella Pavan

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icevere un risarcimen-to da Comune e Regione per i danni causati dal-lo smog che soffoca co-

stantemente il capoluogo lom-bardo. È questo l’obbiettivo della prima class-action lanciata da un gruppo di cittadini milane-si guidati da Enrico Fedrighini, Capogruppo dei Verdi a Palaz-zo Marino, che hanno deciso di prendere in mano la situazione e affrontare l’ormai atavica que-stione delle polveri sottili made in Lombardia. Un problema ora-mai noto, che si ripresenta inva-riato, ogni anno, raggiungendo il suo picco nel periodo invernale, tra ottobre e marzo. I provvedimenti varati tra gen-naio e febbraio dal sindaco Le-tizia Moratti, poco prima dello sforamento delle concentrazio-ni di Pm10 per 35 giorni all’anno concessi dall’Unione Europea, si sono rivelati miopi e inadeguati, tanto che solo la pioggia, invoca-ta nei “Palazzi” lombardi, ha fat-to rientrare momentaneamente l’emergenza. «La pubblica am-ministrazione dovrebbe tutelare la salute dei propri cittadini – ha spiegato a Terra Enrico Fedrighi-ni – ma non lo fa. Per questo ab-biamo deciso di avviare un’azio-ne legale civile per il risarcimen-to del danno alla salute provoca-to dall’inerzia di Regione Lom-bardia e Comune di Milano. Una

Anna Pellizzonee Erica Sirgiovanni

R

La rinascita delle cascineProgetti Dopo quella della Cuccagna, la Sella Nuova. Così le associazioni recuperano luoghi storici

nuto). La “loro” cascina si chia-ma sella Nuova, copre un’area di più di 11.000 metri quqdra-ti ed è in zona Ovest, prossima alla fermata MM1 Bisceglie. si trova nell’area di Cintura Urba-na 5, all’interno dell’area desti-nata al parco della Via d’Acqua, che, per il 2015, dovrebbe con-sentire di collegare la Darsena all’area Expo, oltre che essere in una zona strategica del Par-co agricolo sud: tra il Parco del-le Cave, il Bosco in Città e il par-co di Trenno. Tutti buoni moti-vi per capirne le potenzialità fu-ture se, come è nei sogni dell’as-sociazione, fosse collegata al si-stema parco con un sistema di mobilità dolce. “Lei”, la casci-na risale al ‘400, è nata Tor-riani, poi è passata ai Viscon-ti, agli Archinto, ai Bagatti Val-secchi e dal 1982 è di proprietà del Comune di Milano. «Il no-stro progetto - continua Fabio-la salicetti - era partito in mo-

do completamente diverso. Io e le mie due socie, forti di una laurea in architettura con tesi legate al restauro conservativo, alla riqualificazione degli edifi-ci e al paesaggio, eravamo par-tite dall’idea di un progetto di co-housing in un edificio da ri-strutturare. Poi l’edificio da ri-strutturare si è trasformato in vita un’intera cascina da ripor-tare in vita». A settembre, in oc-casione di “Puliamo il mondo”, con Legambiente hanno ripuli-to l’area, ora stanno elaborando un progetto di recupero da pre-sentare all’Assessorato alle Atti-vità Produttive del Comune di Milano, la prima operazione da fare per poter cercare fondi per la ristrutturazione. Al momento in cascina non ci sono più fitta-voli ma solo occupanti, c’è chi ci tiene i cavalli e chi l’orto, più lo-ro, l’associazione “In sella Nuo-va”. L’obiettivo è farne un centro d’aggregazione aperto al quar-

tiere, che faccia da catalizza-tore d’idee a iniziative cultura-li e formative, con spazi riser-vati alle associazioni di cittadi-ni e a residenze sociali per gio-vani. All’esterno orti di quar-tiere e vendita diretta dei pro-dotti agricoli delle cascine, per consolidare l’idea, che ormai gi-ra per tutto il Parco sud, di una Milano autonoma dal punto di vista alimentare e a km zero. In programma ad aprile “Parole per pulire”: si finisce di ripulire l’area ascoltando letture sul te-ma restauro e ambiente. Per in-fo: www.insellanuova.it

sorta di class action alla quale ogni cittadino può aderire per chiedere un adeguato risarci-mento da parte dell’amministra-zione, colpevole del mancato ri-spetto delle leggi che esistono per tutelare la salute pubblica. L’obiettivo di interesse generale è soprattutto quello di smuovere dalla palude dell’inerzia la classe politica che in questi anni si è di-mostrata poco attenta». È la prima volta in assoluto che in Italia si pensa ad un’azione di questo genere e già altre città co-me Mantova, Brescia e Padova, sembrano interessate a seguire

l’esempio milanese. «Ci rivolgia-mo all’autorità giudiziaria civile per chiedere un risarcimento, è vero, ma il nostro interesse non è certo pecuniario», conclude Fedrighini. Già, perché il prez-zo delle elevate concentrazio-ni di Pm10 i milanesi lo pagano prima di tutto in salute. secon-do dati elaborati dall’Organizza-zione mondiale della sanità, nel breve termine, ogni volta che le concentrazioni di Pm10, misu-rate in microgrammo per me-tro cubo, hanno un incremento di 10 unità, la mortalità per cau-se cardiovascolari aumenta del-

lo 0,9 per cento, quella per cau-se respiratorie dell’1,3 per cento e quella totale dello 0,6. I numeri non sono irrisori. soprattutto se si considera che a Milano nelle giornate più grigie i valori delle centraline Arpa per il rilevamen-to del Pm10 arrivano a superare il limite consentito dall’Unione europea di oltre 100 microgram-mi. E gli effetti dell’aumento del-le concentrazioni del partico-lato, si manifestano ancora più chiaramente nel lungo termine.Ma da dove arriva l’inquinamen-to che ha fatto impazzire le cen-traline dell’Agenzia regionale per

la protezione dell’ambiente? I ri-sultati della analisi sfatano una volta per sempre il mito tutto lombardo delle stufe e dei ca-mini a legna come maggiori re-sponsabili dell’alta concentra-zione di polveri sottili in pianu-ra Padana. Nella Provincia di Mi-lano, i dati Arpa lo dicono chia-ramente: la principale sorgen-te di Pm10 nell’arco dell’anno è il traffico veicolare, responsa-bile di circa il 70 per cento del-le concentrazioni di polveri. se-guito dagli impianti di riscalda-mento che incidono invece per il 15 per cento. Proprio perché le cause all’origine delle alte con-centrazioni di Pm10 si possono controllare, Milano può diven-tare una città più salubre e re-spirabile, ma bisogna agire subi-to. Questo è il senso della class- action lanciata ieri. Chi voles-se partecipare all’atto di citazio-ne in giudizio contro Comune e Regione, può rivolgersi allo stu-dio legale Linzola di Milano (in-dirizzo mail: [email protected]). Basta portare con sé un documento d’identità e un certificato di residenza. Dal mo-mento che non si chiede il ri-sarcimento per una lesione fisi-ca particolare, l’atto di citazione è identico per tutti, ma qualora qualcuno fosse interessato a la-mentare danni connessi a una patologia specifica collegabile direttamente alla cattiva quali-tà dell’aria, potrà procedere con una specifica azione legale.

Prima la pulizia dell’area, poi la ricerca di fondi per ristrutturarla.L’obiettivo: creare un centro di aggregazione

Terra Milano A cura di Anna Pellizzone e Erica SirgiovanniInfo: [email protected]

Cinque capannoni situa-ti nella periferia nord-ovest di Milano trasformati in un’enorme villa per un ce-lebre proprietario. Gabrie-le Moratti, figlio del sindaco di Milano, Letizia. La noti-zia è stata ripresa dal nume-ro dell’Espresso oggi in edi-cola. secondo il settimana-le, i capannoni di via Airaghi 30, fino al 4 agosto 2009, ave-vano un vincolo di destina-zione industriale e sono sta-ti trasformati in un unico la-boratorio. A lavori ultimati, l’architetto Gian Matteo Pa-vanello avrebbe ottenuto un decreto ingiuntivo per man-cati pagamenti. Dalle car-te sarebbe emersa la lussuo-sa villa. Ultimo atto: il nuovo Pgt milanese avrebbe inseri-to l’immobile in una delle zo-ne in cui cadono i vincoli di destinazione.

Villa fantasmaper Moratti jr

Speculazioni

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venerdì 4 marzo 2011 9

Rifiuti nelle cave, servono controlliProvincia Il presidente Cesaro vuole sversare l’umido stabilizzato. Ma è necessario verificare prima il materiale e il terreno

anca poco (dicono) all’apertura della sta-zione “Università” del-la Linea 1 della Metro-

politana di Napoli, progettata da Karim Rashid; con una funam-bolica arrampicata sugli specchi, non avendola ancora visitata, spo-stiamo il discorso sull’ingresso al-la stazione “Museo” e sul relativo tratto di collegamento sotterra-neo con la stazione “Cavour” del-la Linea 2, che troppo spesso ven-gono percorsi con frettolosa indif-ferenza, e che rappresentano gli spazi che preferisco nel circuito del “Metrò dell’arte”. Inagurata nel 2001, “Museo” si distingue dalle al-tre perché vanta un’ampia raccol-ta di immagini, realizzate dai nomi più significativi nel campo della fo-tografia partenopea contempora-nea. Piuttosto che entrare dall’edi-ficio non eccezionale progettato da Gae Aulenti, che sorge in piaz-

Luca Modestino*

M

el Consiglio provinciale di Napoli interamente dedi-cato al tema rifiuti, il pre-sidente Cesaro ha ribadi-

to che il Piano della Provincia, nel breve periodo, consiste nell’indivi-duare delle cave dove poter sver-sare il materiale umido stabilizza-to in uscita dagli impianti di trat-tamento dei rifiuti (Stir). Su che norma si basa la soluzione di col-locare il materiale umido in usci-ta dagli Stir nelle cave, come se fosse semplice materiale di riem-pimento? Sul decreto 196/2010 in cui si legge che «i rifiuti aventi co-dice Cer 19.05.03 (compost fuori specifica), previa autorizzazione regionale, possono essere impie-gati quale materiale di ricomposi-zione ambientale per la copertu-ra e risagomatura di cave abban-donate e dismesse, di discariche chiuse ed esaurite, ovvero quale materiale di copertura giornalie-ra per gli impianti di discarica in esercizio». Tuttavia prima di tale operazione sono necessari tre ti-pi di controlli, a cui finora la Pro-vincia non ha accennato: control-lo del materiale, controllo del ter-reno da ricomporre, valutazione del tipo e quantità di miscelazio-ne necessaria. Il materiale umido in uscita dallo Stir è a tutti gli ef-fetti (per il decreto Ronchi) un ri-fiuto, quindi dovrebbe per norma andare in una discarica (in uso). La possibilità di utilizzare tale materiale per la ricomposizione

Francesco Iacotucci

N

Un Museo chiamato stazioneArte Un nome azzeccato: la fermata della linea 2 vanta un’ampia raccolta di immagini di grande pregio

za Cavour, è possibile accedere al-la stazione dal nuovo ingresso do-ve vi accoglierà una riproduzione in bronzo del gruppo scultoreo del Laocoonte, circondata da fotogra-fie dell’originale scattate da Mim-mo Jodice. Da qui si accede ad un corridoio, che presenta immagini dello stesso autore: le statue degli Atleti e delle Danzatrici della Villa dei Papiri di Ercolano su una pa-rete, ed Anamnesi e Cuma, tratte dal progetto del 1999 Isolario Me-diterraneo, sull’altra. L’interno del-la stazione rispetto alla massiccia presenza di opere di arte contem-poranea presenti nelle altre della stessa linea metropolitana – pro-gettate da un gruppo internazio-nale di architetti – presenta solo altre due riproduzioni di statue, la Testa Carafa in bronzo in un atrio d’ingresso e l’Ercole Farnese in ve-troresina nella biglietteria. Scen-dendo al livello delle banchine, ed attraversando il percorso di colle-gamento alla Linea 2, riprende l’al-

lestimento fotografico: l’itinerario comincia con alcune foto di Lu-ciano D’Alessandro (tra le altre, Il disoccupato, Manifestazione per il Lavoro e Banco dei pegni), scattate tra gli anni ’50 e ’70, che alla dram-maticità epica delle immagini di Jodice contrappunta la realtà di-sagiata delle classi umili di Napo-li, con l’unica digressione del Cimi-tero dello sbarco in Normandia, re-alizzata nel 1994. Di forte impatto visivo sono le successive immagi-ni di Fabio Di Donato, con da un lato la striscia di pellicola che ri-produce le gambe dei ragazzini in India ’70, e dall’altro un tritti-co di intensi ritratti, un pensiero-so Eduardo De Filippo, Domenico Modugno nell’opera “Masaniello” e Gianni Amelio, fotografato da-vanti all’opera “Fate presto” di An-dy Warhol, eseguita dopo il terre-moto del 1980. Avvicinandosi al-la stazione “Cavour”, si trovano le opere realizzate da Raffaela Mari-niello, la doppia esposizione del-

la Cassettiera, gli Infissi e la Giostra dismessa, tutte del 2002, che rap-presentano una divagazione più onirica ed un consapevole eser-cizio formale rispetto al realismo delle immagini precedenti, ed un paesaggio dell’Italsider di Bagno-li vista da Nisida, del 1991. L’iti-nerario si conclude con i polittici di Antonio Biasucci del 2002, che raccoglie fotografie di particolari di statue e monumenti, con pun-ti di ripresa che rendono astratti e difficilmente decifrabili i sog-getti, e che richiamano idealmen-te la disposizione delle immagi-ni di Jodice, chiudendo circolar-mente l’allestimento delle imma-gini in questo percorso espositi-vo. Del popolo napoletano si di-ce, con accezioni differenti, che sa incedere con lentezza, ed al-lora perché attraversare questi spazi frettolosamente, privando-si della possibilità di apprezzare questo allestimento?

*architetto

ambientale di cave è stata ogget-to di studi negli ultimi venti anni, ed i risultati sono sempre vinco-lati da severi controlli di qualità sul prodotto utilizzato. In partico-lare per definire il materiale umi-do come «compost fuori specifi-ca», esso deve rispondere a preci-si criteri di qualità per esempio ri-spetto alle concentrazioni massi-me di metalli pesanti (come ni-chel, cromo, cadmio) e di inerti (plastiche e vetri), un certo grado di umidità, ecc... Una volta verifi-cata la qualità del biostabilizzato, va verificata la compatibilità con il terreno/cava di destinazione,

valutando: le caratteristiche chi-miche del sito, la presenza di me-talli pesanti, la vicinanza con cor-si d’acqua o ad aree a riserva na-turale. Una volta caratterizzati il sito ed il materiale va studiato la giusta miscelazione del materiale biostabilizzato con altri materia-li inerti (terre di coltivo e di sban-camento, altri materiali di recu-pero) allo scopo di far rientrare sempre nei limiti di legge il terre-no ed il sottosuolo anche dopo la ricomposizione. Un’ulteriore per-plessità nasce dalla dichiarata in-tenzione di eseguire non superfi-ciali ricomposizioni di cave, ben-

sì veri e propri riempimenti con tale materiale. Studi come quel-lo dell’Apat e quello della Regione Piemonte prendono in considera-zione ricomposizioni per profon-dità limitate (1 metro circa), di-chiarando che per profondità ul-teriori i pericoli di inquinamen-to da metalli pesanti aumenta-no considerevolmente. Il decreto 196 non è quindi l’uovo di Colom-bo: l’uso del biostabilizzato per ri-composizioni ambientali è vinco-lato dalla legge. Se non rispetta questi vincoli dovrà essere tratta-to come rifiuto tal quale e conferi-to in un’apposita discarica.

Terra NapoliA cura di Francesco Emilio BorrelliInfo: [email protected]

La Guardia di finanza di Napoli ha eseguito 37 ar-resti e 80 perquisizioni nei confronti di un’organizza-zione di professionisti rite-nuti specializzati in frodi fiscali, che avrebbero pro-vocato un danno di circa 15 milioni di euro alle cas-se dello Stato. Lo riferisce il Comando provinciale della Guardia di finanza di Napoli. Secondo una fon-te investigativa, l’operazio-ne coinvolgerebbe anche Equitalia. Le Fiamme gial-le hanno anche sequestra-to due centri di assistenza fiscale. Secondo gli inqui-renti, i professionisti coin-volti avrebbero offerto ad almeno 700 contribuen-ti la possibilità di detrar-re spese sanitarie dalle di-chiarazioni dei redditi gra-zie alla falsificazione di do-cumenti intestati a incon-sapevoli medici e cliniche private. L’operazione de-riva dalla stessa indagine che vede coinvolti alcuni funzionari di Equitalia ai quali sono stati recapitati avvisi di garanzia.

Napoli e le isole del Gol-fo sotto i riflettori della Bbc e del National Geogra-phic Word «per intercet-tare i flussi turistici orien-tati verso Egitto e Tunisia e dirottarli verso le locali-tà del Sud Italia». A mar-zo si alterneranno in città e in Penisola Sorrentina, passando per le isole del Golfo e il Campi flegrei, due “pattuglie” di gior-nalisti tedeschi, austria-ci e inglesi per racconta-re come organizzare e vi-vere una vacanza a Napoli e in provincia. L’iniziativa è di Confcommercio Na-poli con il finanziamento della Camera di Commer-cio partenopea e prevede una vera e propria full im-mersion nel centro sto-rico cittadino e alla sco-perta delle più importan-ti strutture turistiche del-la provincia.

37 arresti per frode fiscale

Anche la Bbc aiuta la città

Fiamme gialle

Turismo

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venerdì 4 marzo 201110 >>Focus>>

Il cacciatore di bambini vive nella porta accanto

l pedofilo “online” è maschio, incensurato, ha meno di 40 anni, vive in famiglia ed è ben integrato nella società. È il

profilo del cacciatore di bambini che naviga nel web per procurarsi le vittime, tracciato nel rapporto di febbraio pubblicato dall’Osser-vatorio internazionale di Telefo-no Arcobaleno. Persone insospet-tabili, questi criminali contribui-scono ad alimentare ogni anno i turpi mercati della tratta e della riduzione in schiavitù di bambini il cui numero, secondo l’Onu, è di oltre due milioni in tutto il mon-do. Traffici che a loro volta sono la fonte primaria di un altro mer-cato in costante crescita ed evo-luzione, quello appunto della pe-dopornografia su internet. Un fe-nomeno agghiacciante che ci ri-guarda molto da vicino poiché l’Italia, come rileva l’osservatorio, continua a essere il quinto Paese del pianeta per consumo di ma-teriale pedopornografico e la “do-manda” è in costante crescita ali-mentando un giro d’affari valu-tato lo scorso gennaio dal mini-stro dell’Interno Roberto Maroni, nell’ordine di tre miliardi di euro. «Riuscire a fare oscurare i siti pe-dopornografici non basta», ha av-vertito Giovanni Arena, presiden-te dell’organizzazione nel com-mentare i dati. «C’è ancora mol-to da fare sul fronte dell’identifi-cazione dei bambini vittime degli abusi e sfruttati per la produzio-ne delle immagini. Ciò che sap-piamo - ha concluso - è che sono maggiormente a rischio le bambi-ne di età compresa tra i 6 e i 9 an-

Federico Tulli

I

Criminalità è giovane, ha una famiglia ed è incensurato. L’identikit del pedofilo on line tracciato nel nuovo report di Telefono Arcobaleno a conclusione di uno studio durato 9 anni

ni e che solo l’uno per cento del-le vittime riesce a essere identifi-cato e liberato». Nel nuovo report mensile reso pubblico ieri, Telefo-no Arcobaleno ha segnalato 5.728 siti pedofili, localizzati prevalen-temente in Europa (53 per cento), con un incremento del 6 per cen-to rispetto al mese di febbraio del 2010. Lo studio si sofferma poi sui risultati di un’analisi dei dati rela-tivi a tutti i soggetti (circa un mi-

gliaio), residenti in Italia, indaga-ti per i reati di produzione, deten-zione e divulgazione di materiale pedopornografico dal Nucleo in-vestigativo telematico della Pro-cura della Repubblica di Siracusa, su segnalazione di Telefono Arco-baleno, nel periodo compreso tra il 2001 e il 2009. Il primo dato rile-vante è che tutti i soggetti consi-derati sono di genere maschile. In secondo luogo, la pedofilia on line

si presenta nel nostro Paese come un fenomeno trasversale a tutte le categorie professionali. «I soggetti indagati per i reati considerati - si legge nel rapporto - appartengo-no a diversi livelli socio-economi-ci e di istruzione. Maggiormente rappresentati sono i colletti bian-chi (dirigenti, imprenditori, pro-fessionisti, tecnici e impiegati) ma appare rilevante anche la percen-tuale di soggetti appartenenti al-la classe operaia». Gli esperti ipo-tizzano che tale composizione sia connessa a una maggiore facilità di accesso a internet da parte di chi utilizza abitualmente il perso-

nal computer come strumento di lavo-ro rispetto a chi è in condizione non pro-fessionale (studen-ti, pensionati e di-soccupati). «Tali in-formazioni - conclu-de telefono Azzur-ro - evidenziano co-

me il pedofilio on line sia general-mente, una persona ben inserita e integrata nel contesto familia-re e sociale, confermando, quin-di, la scarsa visibilità sociale di ta-le patologia». Dallo studio di Tele-fono Arcobaleno, in «base ai da-ti disponibili emerge, infine, che l’85 per cento dei consumatori di pedofilia in rete viveva all’interno del nucleo familiare, con i genitori o con un partner».

L’Italia è il quinto Paese al mondo per traffico di materiale pedopornografico. Un mercato da oltre tre miliardi di euro l’anno

Il tribunale di Roma ha condannato don Ruggero Conti, l’ex-parroco di Sel-va Candida e già garan-te per la famiglia del sin-daco di Roma Gianni Ale-manno, a 15 anni e 4 me-si di carcere per abusi ses-suali ai danni di 7 ragaz-zi del quartiere romano. Il pm Francesco Scavo aveva richiesto 18 anni di condanna. «Possiamo de-finirla una pena esempla-re - ha detto Roberto Mi-rabile, presidente de La Caramella Buona, asso-ciazione contro la pedo-filia riconosciuta parte ci-vile nel processo - anche se per un pedofilo seriale di questo genere con l’ag-gravante della veste sacra che fino a oggi ha indos-sato, non credo possa esi-stere giuridicamente par-lando una pena valida. Si-curamente possiamo rite-nerci soddisfatti del lavo-ro degli inquirenti, degli avvocati tutti dell’accusa e della decisione del Tribu-nale: i ragazzi hanno sem-pre detto la verità e oggi finalmente è ufficiale». «Abbiamo assistito oggi - prosegue Mirabile - a un epilogo per noi che con-ferma la fiducia nella giu-stizia. A testa alta abbia-mo continuato a credere alle vittime forti di avere sempre riscontri obiettivi; ora andrebbero accertate responsabilità ad alti livel-li ecclesiastici».

Don Conti, 15 anni di carcere

La condanna

by Alberto Dassasso

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I l r i c i c l o è a r t e .

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Page 11: TERRA - quotidiano - 04/03/2011

venerdì 4 marzo 2011 11

Inflazione

Finanza

monwealth. Inoltre questo me-se si prevede che saranno pro-dotti 8 milioni di tonnellate di cereali in più grazie all’Argen-tina, Cina ed Etiopia. Sul ver-sante del consumo, rispetto al-le previsioni di fine 2010, l’ulti-ma stima Fao indica un aumen-to di 18 milioni di tonnellate di cereali, dovuto principalmente al crescente utilizzo di mais ne-gli Stati Uniti per la produzione di etanolo e ai cambiamenti del rapporto tra domanda e offerta di mais in Cina.Secondo le previsioni già fatte dall’Onu la produzione di ci-bo dovrà comunque aumenta-re globalmente di almeno il 70% entro il 2050 quando gli abitan-ti del pianeta saliranno a 9,1 mi-liardi dagli attuali 6,8 miliardi,

per evitare impen-nate inflazionisti-che.Timore espresso ie-ri anche dal Fon-do Monetario in-ternazionale che però ha avvertito: «Piuttosto che for-nire sussidi ai pro-

dotti – ha dichiarato la portavo-ce dell’organismo internaziona-le con sede a Washington, Ca-roline Atkinson - servono misu-re ben calibrate per proteggere chi è più vulnerabile».

rosegue la corsa al rialzo dei prezzi alimentari. A febbraio l’indice Fao (Fo-od Prix Index), basato su

un paniere di materie prime co-me grano, riso, carne, prodot-ti caseari e zucchero, ha tocca-to un nuovo record storico pas-sando a 236 punti dai 231 di gennaio, segnando un aumento del 2,2% rispetto al mese prece-dente e raggiungendo così il li-vello più alto dal 2008. L’ allar-me l’ha lanciato ieri la stessa Fao, nel rapporto mensile pub-blicato sul proprio sito web. In questo scenario, l’agenzia Onu, prevede un assottigliamen-to delle scorte cerealicole mon-diali, conseguenza dello sbilan-ciamento fra domanda ed offer-ta. La crescente domanda di ce-reali, infatti, verrà scarsamen-te compensata dalla modesta produzione del 2011, portando ad una pesante riduzione delle scorte mondiali che, secondo le previsioni, sono destinate a su-bire un ulteriore calo nei pros-simi dodici mesi. Una situazio-ne che, come primo effetto, si è riflessa anche sul mercato pro-vocando una forte crescita dei prezzi del grano e degli altri pro-dotti agricoli che in molti casi si attesta al 70% rispetto all’anno precedente. Con l’eccezione del-lo zucchero, infatti, tutti gli altri prodotti hanno visto un aumen-to dei prezzi nel mese di febbra-io, «particolarmente evidente per latticini e cereali», ha detto l’agenzia per l’alimentazione del-le Nazioni Unite. L’aumento dei prezzi alimenta-ri, che ha avuto inizio nell’esta-te 2010, solleva timori sulla pos-

sibile esplosione di nuovi “di-sordini per fame”, come quelli scoppiati nel 2008 in molti pae-si africani, ad Haiti e nelle Filip-pine dopo che i prezzi del gra-no avevano raggiunto livelli re-cord. Nella pubblicazione degli indici la Fao avverte che la vola-tilità attuale dei mercati del pe-trolio potrebbe spingere l’indice ancora più in alto.

Un allarme ripreso anche dal Direttore della divisione com-mercio della Fao, David Hal-lam «L’inatteso balzo del prez-zo del petrolio – ha avvertito - potrebbe esacerbare una situa-zione già precaria nel merca-to alimentare. Questo aggiunge un’incertezza ancora piu’ gran-de – ha aggiunto - che concer-ne le prospettive dei prezzi nel

Allarme Fao sui prezzi agricoli: possibili rivolte

Giuliano Rosciarelli

P

Inflazione L’organizzazione dell’Onu registra aumenti di febbraio e avverte: «Il rialzo del petrolio influirà negativamente». Poco sollievo per i mercati dai buoni raccolti in Argentina, Cina ed Etiopia

momento in cui le semine per le colture in alcu-ne delle princi-pali regioni stan-no per cominciare». Tuttavia gli esperti Fao confi-dano nella previsione di cresci-ta del 3% della produzione glo-bale di grano, grazie alla ripre-sa dei Paesi produttori del Com-

L’istituzione di Francoforte potrebbe così sfogare il suo di-sagio per le politiche fiscali, a suo giudizio inadeguate, dei sin-goli Stati. Gli inviti al conteni-mento del deficit da parte della Bce ormai si sprecano, un com-pito svolto, per esempio, negli Usa dal “Tea-Party”. La realtà però dice altro. I cit-tadini dell’Unione Europea, pur con qualche eccezione, potreb-bero difficilmente sopportare gli oneri aggiuntivi derivanti da rialzi significativi dei tassi. Ma

Freboudze dalla prima

Aiuto, la Banca europeavuole alzare i tassi d’interesse

Finanza I dati sull’inflazione fanno annunciare a Trichet una stretta monetaria che il sistema economico non è ancora in grado di sostenere: ancora troppo deboli governi, imprese e cittadini

Nel lungo periodo la produzione alimentare dovrà crescere del 70% per sfamare i 9 miliardi di persone attese nel 2050

>>Economia>>

questo sarebbe nulla, sono sta-ti già ignorati in passato.Non dimentichiamo però che la crisi finanziaria del 2008 ha la-sciato il settore finanziario (le banche soprattutto) in coma farmacologico da ormai oltre due anni senza cenni di rirpe-sa. Le banche che non sono fal-lite sono state salvate da denaro pubblico. Quelle non salvate so-no mantenute in vita da prestiti di miliardi e miliardi di euro del-la Banca Centrale a tassi molto bassi. Non potrebbero sopravvi-vere senza. Ora, il governatore francese sostiene che separerà il

supporto al sistema finanziario dalla politica monetaria. In real-tà si tratta di una retorica vuota che può essere raccolta solo da chi non ha vissuto sulla Terra gli ultimi tre anni. Intanto è assai incerto che le economie possano cammina-re sulle proprie gambe se i go-verni stringesero i cordoni della spesa pubblica per ridurre gli at-tuali deficit. Se poi a questa ma-novra restrittiva si aggiungesse una stretta monetaria (il paven-tato rialzo dei tassi), in condi-zioni normali l’esito sarebbe fa-talmente un bastone tra le ruo-

te della crescita.Nelle condizioni attuali, inve-ce, sarebbe un vero disastro. I due grandi malati sono banche e stati. Gli aumenti dei tassi col-pirebbero duramente entrambi. Già il credito non può aiutare la ripresa perché le banche devono restaurare i bilanci e non posso-no prestare soldi al sistema. Un aumento dei tassi, mettendo in difficoltà le banche, riaprireb-be il vortice negativo di bilanci bancari in perdita, speranza di salvataggi statali, riflettori pun-tati sui deficit statali già in pro-fondo rosso, sfiducia dei merca-

ti, panico degli investitori. E con l’aumento dei tassi non abbiamo neppure citato il peg-gioramento aggiuntivo dei con-ti pubblici dovuto ai tassi più al-ti da pagare sul debito pubblico, con aggravio dei deficit statali. Questo ulteriore deterioramen-to dei conti pubblici porterebbe meno fiducia dei mercati ver-so le obbligazioni governative euro, con ulteriore aggravio dei costi di finanziamento del debi-to. Una nuova crisi dei titoli di Stato e dell’euro sembra dietro l’angolo. è proprio il caso di dire: qualcuno fermi quell’uomo.

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Page 12: TERRA - quotidiano - 04/03/2011

venerdì 4 marzo 201112 >>Ecostyle>>

Una tela trasole e grano

n tempo, l’architettura umana conviveva pa-cificamente con la Na-tura. Il quadro “Cam-

pi di grano a Paestum”, che ha dato il nome alla mostra per-sonale di Roberto Angiolillo (a Roma, presso la Sala della Pa-ce di Palazzo Valentini, fino al 14 Marzo), contiene la distesa di un cereale simbolo di purez-za e prosperità intorno ai rude-ri di una civiltà sviluppatasi in armonia con l’ambiente circo-stante.Questo per dare subito l’idea di un’Arte sotto il segno dell’eco-logia. Angiolillo infatti, clas-se 1965, ex membro del Club Alpino Italiano, ha già espo-sto a Berlino, Londra, Vancou-ver, Istanbul e il suo lavoro vi-

Federico Raponi

U

Arte Palazzo Valentini a Roma ospita la mostra di Roberto Angiolillo,opere dedicate al nostro Pianeta alla ricerca di una nuova armonia

ve di fascinazione e rispetto nei confronti della Madre Terra, la quale crea continuamente me-ravigliose opere d’arte che ci circondano di bellezza e aiuta-no a vivere meglio. Con 25 te-le, fruibili insieme a musiche composte appositamente da Giovanna Cucinotta e Manri-co Marcucci, il pittore punta quindi a contribuire alla salva-guardia del territorio, sensibi-lizzando le coscienze di quan-ti ancora non si rendono conto di quanto sta avvenendo intor-no a loro, anche a causa della mancanza di un’adeguata edu-cazione ambientale. è il caso, ad esempio, di opere come “è vita”, quadro nato dall’inquie-tudine per il buco dell’Ozo-no, o il doppio tributo al sole di “Bloody Sun”, con la sua lu-ce metaforica, e “Disco Solare”,

simbolo di speranza. Campi di grano a Paestum, che ha avu-to per partner WWF e Biblio-teche di Roma, aderirà all’ini-ziativa “L’ora della Terra”, che il 26 marzo prevede lo spegni-mento delle luci delle città del mondo per un’ora, a testimo-nianza dell’impegno nella lotta al cambiamento climatico. Du-rante tutto il periodo di dura-ta della mostra, inoltre, la Sala della Pace di Palazzo Valenti-ni, che la ospita, attenuerà l’il-luminazione per supportare ul-teriormente l’iniziativa. Infine, Angiolillo sta studiando con Biblioteche di Roma una serie di esposizioni da portare in al-cune delle loro 36 sedi, tra Ca-pitale e dintorni, per mettere i cittadini in contatto con l’arte contemporanea e le problema-tiche ecologiche.

Mark Zuckerberg e soci era-no felicissimi della nuova server farm in Oregon. Una struttura ormai necessaria per reggere l’enorme succes-so del social network. Tutto realizzato a regola d’arte. Il posto è stato scelto per il cli-ma ideale, abbastanza fred-do per garantire lunga vita ai sistemi elettronici; l’impian-to di refrigerazione è ad ac-qua per diminuire i consumi di energia e parte del calo-re generato dalle migliaia di server sarà utilizzato per ri-scaldare gli ambienti di la-voro. Insomma un gioiellino di sostenibilità e un investi-mento che permette a Face-book di ridurre i costi di ge-stione nei prossimi anni, evi-tando in questo modo il di-spendioso affitto di server

Domenica 6 marzo all’ex Mat-tatoio di Roma torna l’appun-tamento con Altradomenica & Biomercato. Un’intera gior-nata dedicata all’agricoltura biologica, al commercio equo e solidale, alla finanza etica e l’altra economia, organizza-ta da AIAB Lazio in collabo-razione con il consorzio CAE. Fin dal mattino si promuove-ranno prodotti biologici, sicu-ri e di qualità, legati al territo-rio laziale, alle sue tra-dizioni e al-la sua cultu-ra. L’appun-tamento è anche un modo per far crescere e diffondere

in giro per il mondo. Tutto perfetto, peccato che l’ener-gia utilizzata per alimentare l’enorme struttura è tutt’al-tro che verde, anzi color car-bone, quello utilizzata dalla centrale che offre l’energia alla struttura. La denuncia arriva da Greenpeace che ha lanciato una campagna sul-le pagine stesse di Facebo-ok per spingere il social net-work a convertirsi all’ener-gia rinnovabile e trasforma-re entro il 22 aprile, giornata mondiale della Terra, la sua server farm in una macchi-na perfetta dal punto di vista della sostenibilità. E provano di più, perché non spingere Facebook a diventare com-pletamente verde nel giro di pochi anni? Il passo è breve, serve la volontà. p.d.l.

una cultura alimentare sana e, grazie allo stretto rapporto tra produttori e consumatori, tutt’altro che dispendiosa. Ne-gli spazi della Città dell’Altra Economia a Testaccio saran-no presenti oltre 40 produt-tori agricoli certificati bio-logici dalla Regione Lazio e non solo. Sarà, infatti, allesti-ta una mostra mercato dove si potranno degustare i pro-dotti di stagione e sperimen-

tare la con-v e n i e n z a della filie-ra corta. In più spazio al l ’ar t ig ia-nato e alle associazio-ni dell’altra economia.

Tanto carbone per Facebook

Torna l’Altradomenica

Web

Appuntamenti

n molti hanno letto e sognato con Adesso basta una vita diver-sa, un futuro lontano dalle ansie e dai patemi della vita moderna. Un percorso difficile e comples-

so quello che Simone Perotti prova-va a tracciare nel saggio. Due anni do-po, lo scrittore, fa un primo bilancio della sua scelta di vita, dello scalare di marcia, dell’uscire dal mondo del lavoro e vivere con poco. In una pa-rola il Downshifting. Con Avanti tut-ta (Chiarelettere, 2011, 14 euro) ana-lizza la sua scelta, il successo ma an-che le tante sconfitte. A partire dalle 80mila mail ricevute, Perotti raccon-ta le reazioni, da chi ha buttato il suo libro a chi esprime le perplessità del-la scelta, a chi mostra con entusiasmo

la sua nuova vita. Questo secondo vo-lume è un manuale per raddrizzare la mira, aggiustare in corso d’opera ciò che l’entusiasmo aveva portato ad af-frontare con supeficialità. A partire dal denaro: bastano per vivere 800 eu-ro al mese, meno di quanto lo scritto-re aveva pronosticato. C’è anche una classificazione dei downshifter ita-liani. Si va dai sorpresi ai convinti, fi-no agli arrabbiati, bloccati dalla pau-ra e dalla possibilità di una scelta che possa far smettere loro di vedere tutto nero. Il piano è pronto, alla fine, una rivolta individuale è possibile, basta organizzarsi e godere della libertà e iniziare a capire, che molto spesso, lo scalo di marcia nella nostra vita è più semplice del previsto.

Simone Perotti proseguenel racconto della sua scelta di vita.Il downshifting non è piùun sognoma una realtàda miglioraree condividere con gli altri

Avanti tutta,scalando marcia

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Scaffale Pierpaolo De Lauro

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>>Scienza>>

allarme in Nord americaI puma sono scomparsi

er via della sua pelliccia chiara, il coguaro orien-tale è stato soprannomi-nato il “gatto fantasma”.

Fuor di metafora, questo gatto-ne tipico delle fredde regioni nor-damericane uno spettro è finito per diventarlo davvero. Ieri l’altro lo Us Fish and Wildlife service ha dichiarato questa sottospecie estinta dagli stati Uniti orientali, confermando così una credenza molto diffusa tra i biologi statuni-tensi secondo cui l’intera popola-zione del felino era stata spazza-ta via dagli uomini poco più di un secolo fa. Dopo una lunga indagi-ne i funzionari federali hanno in-fatti accertato l’assenza di esem-plari nella zona un tempo abita-ta dall’animale, nonostante alcu-ni appassionati avessero indiriz-zato le ricerche su una regione ben precisa, a detta loro ancora frequentata dai leoni di monta-gna. Un’ipotesi però fermamen-te esclusa al termine dello studio. Durante gli ultimi cento anni, il puma orientale era stato avvista-to centootto volte, l’ultima del-le quali portava la data del 1938. Nella fattispecie, più che di avvi-stamento si trattò di un’uccisio-ne, considerando che a portarsi a casa il felino a mo’ di trofeo fu un cacciatore dello stato del Mai-

Alessio Nannini

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Animali L’agenzia federale Usa per l’ambiente ha dichiarato il coguaro orientale estinto. L’ultimo esemplare era stato avvistato, e ucciso, nel 1938 da un cacciatore nello stato del Maine

I due giganteschi Buddha, scolpiti nella roccia tra il 544 e il 644, e che han-no dominato per quindici secoli la valle di Bamiyan, in afghanistan, erano un tempo ricoperti da drap-pi rosso e bianco, quest’ul-timo sfumato in azzur-ro. Questo ben prima che i Talebani li bombardasse-ro nel marzo del 2001. La scoperta si deve agli scien-ziati della Technische Uni-versitaet di Monacom che hanno analizzato i resti delle statue per un anno e mezzo, trovando strati di colore che si sono sovrap-posti negli anni: ogni vol-ta che la tinta sbiadiva, la si sostituiva con una nuo-va o si ravvivava. In que-sto modo le parti esterne delle vesti passarono dal rosa, all’arancio, al rosso, mentre l’interno variò dal blu scuro all’azzurro. Questo fino al secolo XI, quando la regione fu con-vertita alla religione isla-mica. Da allora le statue di cinquantacinque e tren-totto metri di altezza furo-no lasciate scolorire.

I coloridel Buddha

La scoperta

ne. Non fu questo un caso unico, perché tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento ne furono catturati e uccisi in gran numero. e chi pure scampava alle doppiet-te doveva inoltre arrangiarsi alla ricerca di prede sempre più dif-ficili da trovare, perché anch’es-se cacciate. Così il cervo dalla co-da bianca, sua preda principale, la cui caccia parallela contribuì al decremento dei puma, che da allora fu considerato una specie in pericolo, categoria nella quale entrò ufficialmente nel 1973 e da

cui, purtroppo, è uscito nel peg-giore dei modi nello scorso mer-coledì. Oltre che per il fatto in sé, la perdita di un predatore di alto livello come il coguaro ha avuto conseguenze ambientali rilevan-ti, tra cui l’aumento della popo-lazione di cervi dalla coda bian-ca. Una notizia apparentemen-te buona, se non fosse che a que-sta è corrisposto un declino della salute delle foreste orientali, pro-prio per le attività degli artiodat-tili. In sintesi, non essendoci più puma e lupi, regolatori naturali

dell’ecosistema, ecco cambiare le peculiarità dei boschi. Ma c’è chi insiste e afferma che il “gatto fan-tasma” esista ancora e si aggiri ol-tre la sponda orientale del Missi-sipi. ray sedorchuk, che le crona-che locali hanno descritto come un accanito cacciatore quaranta-cinquenne, ha affermato di aver-ne avvistato uno lo scorso giugno in una zona rurale della contea di Bradford, nel nord della pennsyl-vania. Come a dire: c’è chi al gior-no d’oggi crede ancora nei fanta-smi, umani o felini che siano.

se un alieno volesse comprare un pianeta per la Terra dovreb-be spendere 3,5 milioni di mi-liardi di euro. Lo ha detto Greg Laughlin, astrofisico dell’uni-versità di santa Cruz, che sti-lato una complicata equazio-ne che tiene conto dei fatto-ri che determinano l’abitabili-tà di un pianeta: temperatura, età, acqua e la lucentezza del-la stella attorno a cui ruota

SpazioA.A.A. pianetaaffittasi

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Abbracciamola cultura

Organo ufficiale d’informazionedella Federazione dei VerdiReg. Trib. di Roma n. 34 del 7/2/2005Sped. in Abb. Post. D.L. 353/2003 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 c. 1 DCB - RomaLa testata fruisce dei contributidi cui alla legge 7/10/ 1990 n. 250via del Porto Fluviale, 9/a - 00154 Romatel. 06.45.47.07.00 - fax [email protected] - www.terranews.it

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Chiuso in redazione alle ore 19.00

La lav e la verità sulle pellicce

Mentre dal 6 al 9 marzo si svolgerà a Milano la 16° edi-zione del Salone Internazio-nale della Pellicceria, mani-festazione in cui le spoglie di milioni di animali saranno ‘celebrate’ come oggetti che ostentano lusso e benesse-re, la Lav (www.lav.it) diffon-de in Italia nuove raccapric-cianti immagini che mostra-no le reali e drammatiche condizioni di detenzione in cui sono allevati gli animali. In Danimarca, l’associazione animalista Anima ha divul-gato un’investigazione che ha interessato 26 allevamen-ti, con risultati terrificanti: la video-denuncia evidenzia la presenza di 400 animali gravemente sofferenti. Il fat-to più clamoroso è che alcu-ni di questi allevamenti so-no di proprietà del Presiden-te della Efba la European Fur Breeders’ Association, Knud Vest, quello che dovrebbe es-sere il maggior garante del rispetto delle norme (seppur minime) di tutela degli ani-mali negli allevamenti. An-che gli altri personaggi coin-volti nell’investigazione sono tutti allevatori danesi non-ché esponenti della Kopen-hagen Fur (la più importante asta mondiale dove ogni an-no sono vendute milioni di pelli). In Finlandia, l’associa-zione animalista Animalia ha recentemente divulgato il video di un’altra investiga-zione che ha interessato 80 allevamenti finlandesi, tut-ti rientranti nel circuito Saga Furs (la società gestore del marchio Saga Furs® che riu-nisce gli allevatori nordici di

visoni, volpi e procioni). Sa-ga Furs si pubblicizza “per la massima cura nel trattamen-to degli animali”, ma nella re-altà ciò non avviene e le im-magini, decisamente cruen-te, documentano i gravi pro-blemi di salute cui sono sog-getti questi animali: si vedo-no volpi e visoni con gravi patologie (problemi gengiva-li, ulcere e infezioni oculari), disturbi comportamentali e automutilazioni (parte del-la coda amputata, ferite pu-rulente dovute a morsicature o tagli causati dalle reti me-talliche in cui sono rinchiusi, arti fratturati e distorti). Le pessime condizioni di alle-vamento degli animali utiliz-zati per la produzione di pel-licce sono state documenta-te anche in altri paesi come la Svezia, la Norvegia, la Spa-gna. L’industria della pellic-ceria inoltre è responsabile di un forte impatto ambien-tale conseguente proprio all’attività di allevamento e di trattamento delle pelli. Un nuovo studio pubblicato dal-la Lav pochi giorni fa ha ri-levato che sono necessarie 11,4 pelli di visone per pro-durre 1kg di pelliccia, quin-di più di 11 animali e consi-derato che un singolo visone necessita di circa 50kg di ci-bo durante la sua breve vita, occorrono ben 563kg di cibo per la produzione di un so-lo chilo di pelliccia. I risulta-ti dello studio Lca dimostra-no che la produzione di un chilo di pelliccia animale (vi-sone) determina un maggio-re impatto per 17 su 18 effet-ti ambientali presi in esame (l’intero studio è disponibile su www.lav.it ).

Ufficio stampa Lav

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Eppure continuiamo ad es-sere primi nel mondo per il de-sign industriale e per la moda. Ma siamo nel mondo dei be-ni di consumo, nulla che si pos-sa lasciare alle future generazio-ni per segnare la nostra civiltà e trasmettere i nostri valori. Nul-la che rimanga saldamente ra-dicato nel territorio per restitu-ire a chi lo abita il senso di ap-partenenza ad una comuni-tà, il valore ed il senso più pro-fondo di quell’appartenenza. In compenso questo paese è pie-no di personalità e gente comu-ne che ha individuato nell’eo-lico e nel fotovoltaico a terra il più grave delitto dei nostri tem-pi contro il paesaggio, le stesse persone che non hanno mos-so e non muovono un dito con-tro l’invasione del cemento ed il consumo di suolo, contro la ca-pannopoli che invade le cam-pagne! Primo fra tutti in questa valorosa competizione il buon Sgarbi, che anche questa volta non ha perso l’occasione per di-mostrarsi il primo della classe e, dopo le trivialità contro l’eolico, questo autunno è arrivato a so-stenere che lui in Sicilia preferi-sce i pozzi di trivellazione per la ricerca del petrolio, piutto-sto che le pale eoliche! Un pa-ese incapace di costruire bel-lezza è un paese triste. Non so-lo. Se in Italia è possibile senti-re fulminee battute come que-sta «Lo sai che il 60% del patri-monio culturale è in Italia? – E il resto? – E’ in salvo», vuol di-re che non siamo neanche più capaci di conservare la bellez-za che ci è stata donata dal pas-

sato. Questo è lo stato dell’ar-te, senza infingimenti e senza retorica. La bellezza non è un valore, ma come ha magistral-mente sintetizzato il ministro delle finanze è un optional che non fa mangiare. A tanto è ri-dotto il paese che ha le sue fon-damenta nazionali proprio nei mostri sacri (per il mondo) del-la cultura da Dante a Michelan-gelo! Ma forse la ciliegina sulla torta ed insieme l’atto simbo-licamente più significativo sta nella misura prevista dal Mille-proroghe che dispone l’aumen-to di un euro dei biglietti del ci-nema, che andranno ai produt-tori. La Medusa, casa produt-trice di proprietà del premier, sentitamente ringrazia. Tutti qui gli investimenti sulla cultu-ra. Nulla per i siti archeologici, per i musei, per le attività cul-turali e artstiche, mentre il mi-nistro Bondi scompare perfi-no dalle cronache di palazzo. In tutto ciò stanno le ragioni del-la giornata nazionale “Abbrac-ciamo la cultura” promossa da una larga coalizione di organiz-zazioni (Cgil, Arci, Legambien-te, Wwf, Acli ambiente e deci-ne di altre). L’iniziativa, avvia-ta nel territorio con azioni di grande successo, prima fra tut-te il sondaggio realizzato da Le-gambiente e Corriere del Mezzo-giorno a Napoli, si concluderà domani a Roma con l’abbraccio collettivo al Colosseo, emblema del valore storico e attuale della cultura. E’ un primo passo per rilanciare nel paese la voglia di un’Italia diversa, più rispettosa di sé, più curata, più consape-vole. Più bella. Per la gente che, come nelle parole di Peppino Impastato nel film “I cento pas-si“, si oppone all’assuefazione davanti agli scempi a cui que-sto paese si sta condannando.

Cogliati Dezza dalla prima

Il 12 marzo in piazza

Costituzione e scuo-la pubblica sono in que-sta fase i bersagli preferi-ti di un Berlusconi sem-pre più in affanno e in cri-si di idee. Il suo obbiettivo è convincere l’opinione pubblica che gli organi co-stituzionali sarebbero di impedimento alla sua atti-vità di governo. Vuole fa-re credere che il grande protagonismo dei giova-ni nelle lotte di questi me-si sia il prodotto di “catti-vi maestri” che insegna-no nelle strutture pubbli-che. In questo modo cerca disperatamente di salva-re sé stesso dai processi in corso, di sviare l’attenzio-ne dall’inadeguatezza di-mostrata nel fronteggiare una crisi che continua a produrre disoccupazione, precarietà e disagio so-ciale, di prolungare la vi-ta del suo governo aggrap-pandosi alla corruzione di singoli deputati. Le straor-dinarie manifestazioni del 13 febbraio hanno invece dimostrato che la volontà di reagire al degrado poli-tico, civile, morale ed eco-nomico del paese non si ferma. E’ una grande onda che cresce giorno per gior-no e coinvolge soggetti so-ciali diversi e molteplici. L’Arci sarà con loro, anche il prossimo 12 marzo, con la passione e la determi-nazione di un’associazio-ne che continua a lavorare per il cambiamento.

Beni dalla prima

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prendere meglio il personaggio. Inoltre in questo caso la sceneggiatura era arricchi-ta di didascalie meravigliose sul personag-gio. Per esempio, nella prima scena in cui Rastelli torno a casa in automobile, ce n’è una che dice: «guarda fuori dai finestrini della macchina questa provincia, che è la sua misura in tutti i sensi». Questo film, infatti, è un ritratto pun-tuale e dolente del Paese attuale. Che ne pensa?Penso che sia così. Come si dice alla fine i prodotti finanziari sono dieci volte su-periori al valore effettivo delle cose che rappresentano e quindi dal punto di vi-sta dell’economia esiste un grande pro-blema a cui si va ad aggiungere quello di cui parla principalmente la storia, ovve-ro la fittizia rappresentazione della veri-tà che mettono in scena queste persone. Sembra una fiction quello che rappresen-tano se si confronta con la realtà. Per fa-re un esempio con quello che succede in altri Paesi è incredibile come Bill Gates e Warren Buffett abbiano creato una gran-de fondazione per la ricerca sui vaccini, o anche costruito scuole che costano po-co ma con bravissimi professori in una Paese capitalista come il loro, dove però evidentemente le persone che hanno ac-cumulato ricchezza in qualche modo cer-cano di restituire o condividere qualcosa con la comunità. Questo in Italia non suc-cede mai, da noi più si è ricchi più si cer-ca di arricchirsi, non c’è nessuno che pen-si di aver accumulato abbastanza così da arricchire anche gli altri della propria for-tuna. Qualche anno fa feci un viaggio in Congo, lì il reddito medio è di un dollaro al giorno. Se una persona guadagna 300 dollari al mese ci sono altre dieci persone che muoiono di fame. Ma di queste cose si parla poco. E’ come se non esistessero, sia-mo come anestetizzati, invece queste so-no tragedie che si consumano ogni gior-no non si può pensare di rimanere arroc-cati sulle nostre sicurezze. Dovremmo ac-cogliere gli altri. Siamo stati disabituati a farlo ma non può continuare così.Toni Servillo in conferenza stampa ha parlato della differenza tra il cinema che romanza gli eventi e la tv che ne ri-porta la cronaca. Lei che di televisione ne ha fatta tanta che ne pensa?E’ chiaro che al cinema si chiede qualcosa di più rispetto alla tv. Fare cinema è come scrivere un romanzo, che rimane nel tem-po. Un buon film rimane, se oggi per esem-pio rivediamo La dolce vita o Ladri di bici-clette si conosce anche un periodo dell’Ita-lia che non c’è più. E’ come scrivere un ro-manzo, rispetto a fare romanzi d’appendi-ce sui giornali. Riguardo, poi, al mio lavo-ro io sono molto fiero di aver girato la serie de La Piovra, perché credo che costituisca un patrimonio morale della Rai. Ebbe una funzione civile molto forte, perché quel-lo che rappresentava non era ancora nella cronaca dei giornali. Si sapeva che le cose andavano in quel modo, non se ne poteva parlare sui giornali perché erano necessa-rie delle prove, così attraverso quella storia di finzione si è aggirato l’ostacolo.

>>Cinema>>

La realtà oggi?Una fiction

sce oggi in sala Il Gioiellino, la se-conda pellicola di Andrea Molaioli (La ragazza del lago) con Remo Gi-rone nei panni di Amanzio Rastel-

li, un imprenditore di una grande azienda agro-alimentare e Toni Servillo in quel-li del suo contabile, Ernesto Botta. Il rac-conto di un grande crac finanziario che s’ispira alle vicende del caso Parmalat e che indaga, come ha spiegato il regista, quegli uomini che sono dietro: «quelle condotte imprenditoriali spregiudicate e sprezzanti di ogni regola che si sono affer-mate e sono state tollerate nel corso de-gli anni».Remo Girone, com’è riuscito ad inter-pretare questa sorta di schizofrenia del suo ruolo, l’enorme distanza tra l’esse-re e l’apparire di Amanzio Rastelli alias Calisto Tanzi?è vero, questo tipo di personaggi hanno la necessità di apparire in un certo modo, perché hanno bisogno di raccogliere consensi e in questo caso i soldi necessari per l’azienda. Devono

Alessia Mazzenga

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Tempi ModerniDa oggi nelle sale la seconda pellicola del registade La ragazza del lago. Remo Girone e Toni Servillo sono i magnifici protagonisti di un film ispiratoal crac Parmalat

mostrarsi sicuri anche quando le cose van-no malissimo, ma in realtà questa faccia sorridente dell’apparire gli serve solo per interesse, degli altri non gli importa nulla. Devono mostrare un viso “soave e

spietato”, così recitava il copione. Ecco per-ché quando rovinano le persone non han-no alcun rimorso. Amanzio Rastelli appare molto umano, una persona perbene, affa-bile, seria ma è doppio. Questo si vede mol-to bene nella scena in cui un suo dipenden-te dopo aver cercato, senza riuscirci, di de-nunciare la situazione ad un procuratore si suicida e lui con tutta tranquillità si re-

ca al suo funerale addirittura commos-so, nonostante noi l’ avessimo visto

poco prima del suicidio tentare di corromperlo con una promozio-ne. E’ un personaggio calcolatore che cela continuamente. Quando scopre l’attrazione del suo conta-bile, Ernesto Botta con la nipo-te, lui decide di allontanarla per-

ché teme che Botta possa perdere la sua dedizione al lavoro. Un’altra

cosa interessante che caratterizza il personaggio è il fatto che più le cose

vanno male più lui ostenta sfarzo este-riore. E’ una finzione che si fa con gli altri

nel tentativo di sfruttarli senza rimorso.Lei ha parlato molto bene della sceneg-giatura in che modo l’ha aiutata nel la-voro d’interpretazione?Ho avuto la fortuna di lavorare con un re-

gista come Andrea Molaioli che ha partecipato alla stesura della sce-

neggiatura mentre la sceneg-giatrice, Ludovica Ram-

poldi, è stata qualche giorno con noi sul set.

Parlare con gli au-tori è una fortuna

per un attore, per-ché si va alla fon-te della storia e si può com-

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