Quotidiano Meeting 2011 - mercoledì 24 agosto

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Casotto legge Esposito pag. 5 Arriva Elkann pag. 9 Scelta di camper pag. 18 Io non dovevo nascere Io non dovevo nascere Un’amicizia non programmata ncora una volta, se si è leali con ciò che si vede, bisogna ricono- scere che quello che è successo sul palco dell’Auditorium lu- nedì all’incontro «Egitto: la bel- lezza, lo spazio per il dialogo» non era prevedibile. Da personalità di rilievo, come il cardi- nale Antonios Naguib, il rettore di Al Azhar Usamah Elabed, il vescovo copto ortodosso Jeremiah Armiah, arrivate a Rimini, in forza di inviti caldeggiati da- gli amici egiziani del Meeting Cairo, forse ci si poteva aspettare il cliché del- l’incontro di dialogo interreligioso. A- vrebbe potuto essere soltanto così e non sarebbe stato comunque inutile. Ma invece è successo qualcosa di diver- so. Non le lunghe relazioni in cui ognu- no dice il suo punto di vista, come è do- veroso, per tornare poi a casa, uguali a prima. Ma una passione a comunicare, condivisa a tal punto tra i partecipanti, da diventare cura dei tempi, disponibilità a tagli vistosi sulle relazioni, attenzione reciproca. «Per parlare abbiamo bisogno di venire qui». «Questa sera siamo felici perché ci siamo trovati sulla stessa lun- ghezza d’onda senza esserci accordati prima». «Speriamo di essere all’altezza di continuare quello che qui è accaduto». Queste alcune delle affermazioni che tra stupore e commozione sono emerse du- rante la serata dopo l’incontro. E nulla è stato censurato delle legittime differenze. Ancora una volta abbiamo vi- sto che il Meeting è un luogo in cui uno può essere leale con se stesso e, a partire da questo, giocare una responsabilità che diventa comune. La sorpresa del Meeting Cairo è diven- tata un metodo. Una amicizia che ne sta generando altre. Non di meno l’in- contro di presentazione della traduzio- ne in arabo del «Rischio Educativo». Ma come è possibile che un fratello musulmano dica che il metodo educati- vo di don Giussani è una cosa utile e buona per l’Egitto, al punto di averlo voluto tradurre? Attendendo i nostri ospiti nei giorni pre- cedenti il Meeting il sentimento preva- lente era che tutto fosse “corretto”. Oggi siamo stupiti e commossi perché abbia- mo visto, come dice sempre il nostro a- mico Wael Farouq, il primo dei nostri a- mici egiziani, che i valori non esistono astratti, ma se sono veri sono sempre in- carnati in delle persone. Non abbiamo parlato di amicizia o di dialogo con il rettore di Al Ahzar, con il cardinale Naguib, con il vescovo Ar- miah, ma la stima, la cordialità, e, per- ché no, l’affetto vissuto insieme in questi giorni ha il nostro volto e i nostri nomi. A Oggi al Meeting verrà raccontata la storia di Giulia. All’ottavo mese di gravidanza i medici le avevano diagnosticato una forma di microcefalia e polimicrogiria, suggerendo ai genitori il cosiddetto aborto terapeutico. Oggi al Meeting verrà raccontata la storia di Giulia. All’ottavo mese di gravidanza i medici le avevano diagnosticato una forma di microcefalia e polimicrogiria, suggerendo ai genitori il cosiddetto aborto terapeutico. QUALI CERTEZZE IN UN MONDO INCERTO? IN- CONTRO CON JOHN ELKANN Partecipa John Elkann, presidente di Fiat. In- troduce Bernhard Scholz. Sala A3 ESPERIENZE ALLA PROVA. INCONTRO CON… Partecipano: Fabio Cavallari, giornalista e scrittore; Bernard Dan, direttore dell’Ospeda- le Universitario Reine Fabiola, Bruxelles; Ma- riangela e Riccardo, genitori di Giulia Ribera d’Alcalá. Introduce Davide Perillo, direttore di Tracce. Sala A3 11.15 15.00 24 MEETING Q UOTIDIANO ANNO 21 Numero Quattro Mercoledì 24 AGOSTO 2011 PRIMO PIANO CON GLI OCCHI DEGLI A- POSTOLI. UNA PRESENZA CHE TRAVOLGE LA VITA Presentazione della mostra. Partecipano: José Miguel Garcia, Università Ecclesiastica San Dámaso di Madrid; Pierbattista Pizzaballa, custode di Terra Santa. Introduce Giancarlo Cesana, Università Milano-Bicocca. Auditorium B7 LO STATO DELLA GIUSTIZIA Partecipa: Michele Vietti, vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura. Intro- duce Paolo Tosoni, presidente Libera associa- zione forense. Sala A3 17.00 19.00 PRIMO PIANO di EMILIA GUARNIERI

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Il quotidiano del Meeting

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Page 1: Quotidiano Meeting 2011 - mercoledì 24 agosto

Casotto legge Esposito pag. 5 Arriva Elkann pag. 9 Scelta di camper pag. 18

Io non dovevo nascereIo non dovevo nascereUn’amicizianon programmata

ncora una volta, se si è leali conciò che si vede, bisogna ricono-scere che quello che è successosul palco dell’Auditorium lu-nedì all’incontro «Egitto: la bel-

lezza, lo spazio per il dialogo» non eraprevedibile.Da personalità di rilievo, come il cardi-nale Antonios Naguib, il rettore di AlAzhar Usamah Elabed, il vescovo coptoortodosso Jeremiah Armiah, arrivate a

Rimini, in forza di inviti caldeggiati da-gli amici egiziani del Meeting Cairo,forse ci si poteva aspettare il cliché del-l’incontro di dialogo interreligioso. A-vrebbe potuto essere soltanto così e nonsarebbe stato comunque inutile. Ma invece è successo qualcosa di diver-so. Non le lunghe relazioni in cui ognu-no dice il suo punto di vista, come è do-veroso, per tornare poi a casa, uguali aprima. Ma una passione a comunicare,condivisa a tal punto tra i partecipanti,da diventare cura dei tempi, disponibilitàa tagli vistosi sulle relazioni, attenzionereciproca. «Per parlare abbiamo bisognodi venire qui». «Questa sera siamo feliciperché ci siamo trovati sulla stessa lun-ghezza d’onda senza esserci accordati

prima». «Speriamo di essere all’altezzadi continuare quello che qui è accaduto».Queste alcune delle affermazioni che trastupore e commozione sono emerse du-rante la serata dopo l’incontro.E nulla è stato censurato delle legittimedifferenze. Ancora una volta abbiamo vi-sto che il Meeting è un luogo in cui unopuò essere leale con se stesso e, a partireda questo, giocare una responsabilità chediventa comune. La sorpresa del Meeting Cairo è diven-tata un metodo. Una amicizia che nesta generando altre. Non di meno l’in-contro di presentazione della traduzio-ne in arabo del «Rischio Educativo».Ma come è possibile che un fratellomusulmano dica che il metodo educati-

vo di don Giussani è una cosa utile ebuona per l’Egitto, al punto di averlovoluto tradurre?Attendendo i nostri ospiti nei giorni pre-cedenti il Meeting il sentimento preva-lente era che tutto fosse “corretto”. Oggisiamo stupiti e commossi perché abbia-mo visto, come dice sempre il nostro a-mico Wael Farouq, il primo dei nostri a-mici egiziani, che i valori non esistonoastratti, ma se sono veri sono sempre in-carnati in delle persone.Non abbiamo parlato di amicizia o didialogo con il rettore di Al Ahzar, con ilcardinale Naguib, con il vescovo Ar-miah, ma la stima, la cordialità, e, per-ché no, l’affetto vissuto insieme in questigiorni ha il nostro volto e i nostri nomi.

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Oggi al Meeting verrà raccontata la storia di Giulia.

All’ottavo mese di gravidanza i medici le avevanodiagnosticato una forma di microcefaliae polimicrogiria, suggerendo ai genitori

il cosiddetto aborto terapeutico.

Oggi al Meeting verrà raccontata la storia di Giulia.

All’ottavo mese di gravidanza i medici le avevanodiagnosticato una forma di microcefaliae polimicrogiria, suggerendo ai genitori

il cosiddetto aborto terapeutico.

QUALI CERTEZZE IN UNMONDO INCERTO? IN-

CONTRO CON JOHN ELKANNPartecipa John Elkann, presidente di Fiat. In-troduce Bernhard Scholz. Sala A3

ESPERIENZE ALLAPROVA. INCONTRO

CON…Partecipano: Fabio Cavallari, giornalista escrittore; Bernard Dan, direttore dell’Ospeda-le Universitario Reine Fabiola, Bruxelles; Ma-riangela e Riccardo, genitori di Giulia Riberad’Alcalá. Introduce Davide Perillo, direttore diTracce.Sala A3

11.15

15.00 24

MEETING

QUOTIDIANO

ANNO 21

Numero Quattro

Mercoledì

24AGOSTO2011

PRIMO PIANOCON GLI OCCHI DEGLI A-POSTOLI. UNA PRESENZA

CHE TRAVOLGE LA VITAPresentazione della mostra. Partecipano: JoséMiguel Garcia, Università Ecclesiastica SanDámaso di Madrid; Pierbattista Pizzaballa,custode di Terra Santa. Introduce GiancarloCesana, Università Milano-Bicocca.Auditorium B7

LO STATO DELLA GIUSTIZIA

Partecipa: Michele Vietti, vicepresidente delConsiglio Superiore della Magistratura. Intro-duce Paolo Tosoni, presidente Libera associa-zione forense.Sala A3

17.00

19.00

PRIMO PIANO

di EMILIA GUARNIERI

Page 2: Quotidiano Meeting 2011 - mercoledì 24 agosto

«Andrew, devi assolutamente co-noscere questa gente. E, ti assicuro,non è difficile diventare amici di per-sone così». John Milbank, tra i mag-giori teologi anglicani, professore diReligione a Nottingham, apostrofacosì l’amico Andrew Davison. E in-tanto invia un’email ad AlessandraGerolin, quell’italiana che da poco siè trasferita a Cambridge per fare ildottorato e ha incontrato alle sue le-zioni: «Guarda, devi andare a cono-scere il mio amico Andrew».

Da questo breve scambio di battu-te, nasce la travolgente amicizia tra lastudentessa italiana e il reverendo an-glicano, che in breve coinvolgerànuovi amici, nuovi volti. «L’incontrocon loro – racconta Davison – è statoper me l’essere trascinato in una tra-ma di rapporti. Si potrebbe dire chesiamo sempre trascinati in qualcosache già esiste, che c’è anche prima diavervi iniziato a far parte. La nostranon era semplicemente un’amiciziatra me e questi amici, ma un’amiciziatra me e i miei amici con loro e i loroamici».

Davison rimane conquistato daquesti giovani che non gli chiedono dicondividere le loro idee o di cambiarele sue posizioni, ma semplicemente loinvitano a condividere una vita. E dasubito, è affascinato dalla loro energia(«siete una meravigliosa testimonian-za contro l’apatia»), da quella dram-matica radicalità con cui vivono la lo-ro fede: «Per molti, il cristianesimo èuna convinzione tra tante altre, un’at-tività tra tante altre. Per Giussani, no:la fede è tutto, qualcosa per cui dare

la vita, o niente», in una verifica con-tinua di esperienza, «una reale e ri-schiosa offerta a venire e vedere». Einsieme, il reverendo guarda con stu-pore alla loro gioia, quel loro essereseri senza essere seriosi: «Voi avetesempre come un saltello nel vostropasso. Voi cantate. Per voi la fede èqualcosa da festeggiare».

C.S. Lewis ripeteva che non era

certo «per il caso» che i nostri cuori siavvincono a un piccolo luogo piutto-sto che a tutta la terra, a un volto piut-tosto che a un altro. Proprio questapreferenza – «tu tieni gli occhi spa-lancati su quella particolare opportu-nità, quel compito particolare, e so-prattutto, quelle particolari personeche Dio ti dà», spiega Davison – è ilpunto vitale di intersezione tra il sog-

gettivo e l’oggettivo, ciò che rendel’oggettività non astratta e la soggetti-vità non individualistica.

Carne e sangue, momenti precisiche si fissano nella memoria di Davi-son come le istantanee che mostra sulgrande schermo alle sue spalle al pub-blico del Meeting: gli amici che giun-gono un pomeriggio a imballare sca-toloni e spostare mobili per aiutare il

reverendo a fare il trasloco, il vino ele risate di una pastasciutta insieme,la bellezza di una gita nelle campagneinglesi, la visita a un’antica cattedra-le.

Tra una spaghettata e una Scuola dicomunità, una conferenza e una lezio-ne di teologia, Davison è rapidamenteattirato al cuore dell’esperienza diComunione e Liberazione, da subitoun’esperienza di sovrabbondanza pergli amici del Movimento che incon-tra. «Andrew porta sempre mille do-mande e racconta molto di se stesso»,spiega al «Quotidiano Meeting» Ales-sandra Gerolin: «Per noi l’amiciziacon lui significa ogni volta riscoprireil carisma di Giussani, perché è im-possibile dare qualcosa per scontato.Lui si mette in gioco totalmente, fa-cendo domande molto specifiche enon accontentandosi mai di risposteastratte, costringendo noi ad andare alfondo di ogni cosa che leggiamo e di-ciamo».

E così, in un susseguirsi di circo-stanze che, precisa Davison, «non sipossono analizzare con la logica, so-no chiaramente un’opera della Gra-zia», i nuovi amici sono invitati a in-tervenire a un ciclo di incontri intito-lato «Returning to the Church» orga-nizzato dal movimento anglicano«Radical Orthodoxy». Tema propo-sto: l’educazione in don Giussani enel movimento di Cl. L’intero ciclo e-ra nato dal constatare una triste deri-va: «Mi ero accorto – racconta Davi-son – che il morale della Chiesa di In-ghilterra era molto basso. I cristiani sipreoccupavano così tanto dei proble-mi della Chiesa che avevano comin-ciato a percepirla come un problema.Ma la Chiesa non è un problema, è lasoluzione!».

Il percorso di questa amicizia ap-proda quest’anno al Meeting: «Qui èpieno di giovani colmi di gioia e di e-nergia: se fossero nati in Inghilterrasarebbero evangelici. Credo davveroche il futuro della Chiesa di Inghilter-ra, e per molti versi il futuro dellaChiesa tutta, sia proprio far dilagarequesta energia».

Martina Saltamacchia

Per il popolo della 26° Giornata Mondiale dellaGioventù, che si è conclusa ufficialmente domenicamattina all’aeroporto di Cuatro Vientos a Ma-drid con la messa del Papa, è tempo delrompete le righe. Ma per alcuni l’av-ventura è continuata fino a lunedì: igiovani giessini e i ragazzi del Clusi sono infatti trovati a Saragozzaper un momento di assemblea dopola visita alla chiesa di Santa Mariadel Pilar. E ora stanno arrivando alMeeting: alcuni sono già qui da ierisera, il grosso sarà in Fiera oggi.

Il gruppo di pellegrini del Movi-mento era partito la sera del giornodi Ferragosto alla volta di Barcello-na, dove ha fatto tappa alla Sagrada Familia. Poi dinuovo sui pullman per la meta finale: Madrid. Gio-vedì l’apertura ufficiale col Papa che ha lanciatol’invito ai giovani a non vergognarsi del Signore. Ilgiorno seguente, a El Escorial, Benedetto XVI ha te-nuto un doppio incontro: con le religiose e con i do-

centi universitari. Nel cuore della capitale venerdìsi è svolta la Via Crucis guidata dal Papa. Il saba-

to è stato all’insegna di un autentico nubi-fragio, che, però, non ha messo in fuga

nessun giovane. «Restano loro, restoanche io» ha detto il Papa di frontea quel popolo fermo e unito, nono-stante il diluvio. L’ultima mattinaa Madrid e poi sono r ipar t i t i :paella e sangria si trasferisconodalle cucine madrilene a quelledella «Taverna spagnola» alla ker-messe riminese. La tavola è appa-recchiata e il clima è già caldo. Ilmessaggio è univoco da Madridalla riviera: «Portate agli altri la

gioia della fede» dice Bendetto XVI.Aspettando il rientro dei pellegrini, che già da ieri

pomeriggio si sono trovati sotto i padiglioni delMeeting, siamo pronti a lanciare i racconti del loroviaggio nei prossimi numeri.

Davide Ori

Nel tondo, Andrew Davison col professor Stefano Alberto. A lato, un’immagi-ne che il teologo (secondo da sinistra) ha mostrato al pubblico del Meetingdurante l’incontro di ieri.

PRIMO PIANO

2 24 agosto

L’ABBRACCIO«Non condivido solo le ideeCon voi condivido la vita»Il pastore anglicano Andrew Davison parla di sé mostrando le foto dei volti a lui più cari:«L’ecumenismo è amicizia, prima che teologia. E l’energia che vedo qui salverà tutta la Chiesa»

Volo diretto Madrid-Rimini Al Meeting i ragazzi della GMG

I giovani della GMG spagnola.

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PRIMO PIANO

3 24 agosto

«Sua figlia avrà un gravissimohandicap, nella migliore delle ipotesivivrà come un vegetale, nella peg-giore morirà. Le consigliamo l’abor-to terapeutico». All’ottavo mese digravidanza Mariangela ha dovutoscegliere. In fretta: «Dobbiamo pro-cedere rapidamente. L’appuntamen-to può essere fissato per il 26 dicem-bre», hanno proseguito i dottori belgiche seguivano la donna.

Gli esami sulla piccola danno unadiagnosi devastante nascosta dietroun nome complica-to: microcefalia epolimicrogiria late-rale sinistra. PerGiulia sono com-promesse quasi tut-te le attività moto-rie e la parola. L’u-nico organo a sal-varsi è il cervellet-to, che le dà la spe-ranza di vedere e u-na parte dell’equi-librio.

Riccardo, il ma-rito, e Mariangela,già genitori di due gemelli, non scel-gono, perché tra l’essere e il nullanon si può scegliere. Hanno seguito:«Io e mio marito abbiamo da subitoescluso la via dell’aborto. Giulia sa-rebbe nata. L’ultimo mese di gravi-danza è stato durissimo. Con Riccar-do abbiamo iniziato a chiedere pre-ghiere a tutti gli amici in giro per ilmondo. Il sostegno delle persone checi volevano bene è stato fondamenta-le, e siamo arrivati insospettabilmen-te tranquilli al parto. Giulia è natasenza alcuna difficoltà. Era una bam-bina bellissima».

I medici però non erano impazziti:gli handicap diagnosticati feriscono iprimi mesi di Giulia. Riccardo e Ma-riangela iniziano un pellegrinaggioda medici e specialisti. La speranzaper la piccola ha il nome e il voltodella dottoressa Marilena Pedrazzini,terapista della riabilitazione e docen-te in una scuola per terapisti dellariabilitazione all’Università di Mila-no.

Grazie ad una delicatissima tera-pia riabilitativa, un calvario amore-

vole fatto di mas-saggi ed esercizidi equilibrio, Giu-lia combatte comeGiobbe contro ilmistero del suodolore, e i suoiocchi immensigridano la bellez-za di migliora-menti minimi cheper lei e per i suoisono le falcate diun gigante.

«All’età di dueanni - spiega an-

cora Mariangela - per seguirla senzainterruzioni abbiamo cercato dei vo-lontari che ci aiutassero. E per l’en-nesima volta tramite Giulia la nostravita è cambiata ancora. Da un passa-parola in parrocchia siamo arrivati apoter contare su trenta amici che,con turni di un’ora al giorno, hannoiniziato a dedicarsi a nostra figliasenza smettere mai, sabato e dome-nica compresi. Con questo metodo sisono instaurate amicizie e rapportisolidi. Chi entra in casa nostra rima-ne affascinato e attratto dalla curio-sità di Giulia, dalla sua caparbietà,

dal suo sguardo infinito». Oggi Giulia non parla, ride e capi-

sce due lingue. Le parole del grandeEmanuel Mounnier prendono la car-ne di uno scricciolo di otto anni chegrida il mistero della vita senza scan-dire una sola parola: «Che senso a-vrebbe tutto questo se la nostra bam-bina fosse soltanto una carne malata,un po’ di vita dolorante, e non inveceuna bianca piccola ostia che ci supe-ra tutti, un’immensità di mistero e diamore che ci abbaglierebbe se lo ve-dessimo faccia a faccia» («Letteresul dolore»).

In forza di che cosa due sposi han-no deciso di non interrompere la gra-vidanza? Basta un’ideologia, bastaun discorso, basta una convinzionereligiosa per quanto giusta a sostene-re una decisione così difficile? Lespiegazioni non leniscono lo scanda-lo della sofferenza. La risposta nonpuò che iniziare da un amore che og-gi permette agli occhi di Giulia dibrillare. Un amore che oggi Riccar-do e Mariangela proveranno a fartraboccare tra le paratie della salaA3, alle ore 15.

Emanuele Ranzani

Tre immagini di Giulia: nella secon-da circondata dal padre, Riccardo, edalle madre, Mariangela. La piccolaè nata in Belgio perché i genitorilavorano a Bruxelles.Dopo la diagnosi di microcefalia epolimicrogiria, i medici avevanosuggerito il cosiddetto aborto terapeutico.

LA STORIALettera da una bimba nataOggi al Meeting i genitori di Giulia. Dodici anni fa i medici suggerirono un aborto terapeutico: «Avrà una vita da vegetale»

Il dottore ateo: «Da lei imparo la vita»Il neurologo Bernard Dan: «È Giulia a guidarci. L’aborto terapeutico? Un inganno lessicale»

Giulia, la bimba che non doveva nasceree che oggi ha otto anni, non ha cambiatosoltanto la vita dei suoi genitori e dei loroamici. Il soffio di mistero che la accompa-gna ha toccato anche i medici che hannoavuto a che fare con lei. «È lei che insegnaa noi lo sviluppo neurologico e la gioia divivere», dice di Giulia Bernard Dan, neuro-logo belga. Le gravi malformazioni che le e-rano state diagnosticate all’ottavo mese ave-vano spinto i dottori a suggerire l’aborto,pronosticando al massimo pochi mesi di vi-ta.

«Oltre alle analisi mediche e tecniche -spiega - è necessario tenere in considera-zione quegli elementi che riguardano ilrapporto affettivo, l’affascinante comples-sità dell’unicum umano. È questa specifi-cità che incide prepotentemente anchenello sviluppo di una bambina con serie a-nomalie cerebrali. E Giulia ne è un esem-pio lampante». Continua Dan: «Quando

gli specialisti hanno constatato le sue ano-malie, hanno previsto che il suo svilupposarebbe stato fortemente perturbato, manon hanno potuto prevedere come lei a-vrebbe reagito e interagito conl’imponderabile, né l’esperien-za del futuro. Non si negoziané con la maturazione nécon il caso. Non sappiamoancora cosa succederà a-desso: è lei che traccia ilpercorso assieme a tuttele persone che la accom-pagnano».

Dan è primario di neuro-pediatria all’ospedale Re-gina Fabiola di Bruxelles,che da molti anni ha in cu-ra la bambina, figlia di u-na donna italiana che lavora là. Non è unattivista del Movimento per la vita. Non èneppure un uomo di fede. Anzi, si defini-

sce ateo. Ma la vita della piccola Giulia èun’evidenza lampante agli occhi del gio-vane medico, tale da averlo costretto acambiare anche nell’approccio al suo la-

voro di specialista, stupido dal-la quella vita che, nelle pre-

visioni dei suoi colleghi,semplicemente non a-vrebbe dovuto esserci.

Le affermazioni diDan non sono quelledi chi ha un’ideologiada difendere: si posso-

no spiegare solamenteper l’incontro personale

che ha avuto con Giulia. Ed è così, senza sradica-

re i l suo approccio dascienziato ancorato a soli-

de basi razionaliste, ha ceduto a un fasci-no che sembra sfondare il determinismolaicista che impregna la cultura scientifi-

ca e non solo che lo circonda.«Viviamo in un’epoca nella quale la

medicina e i medici rischiano di ostentareun delirio di onnipotenza», dice ancora:«Parliamo sempre più di autodetermina-zione e di facoltà di scelta, ma in realtà ri-schiamo di proporre soltanto illusioni.Quando un medico consiglia a una donnadi percorrere la strada dell’aborto tera-peutico perché il nascituro potrebbe esse-re portatore di gravi disabilità, induce lamadre stessa a cadere nella trappola del-l’inganno».

L’inganno, secondo Dan, non è soltantoontologico, ma passa anche attraverso lalingua con la quale si rappresentano le si-tuazioni sanitarie: «Si può – continua –riflettere sull’aborto, e anche sulla dia-gnosi prenatale. Possiamo discutere e ra-gionare attorno a tutte le implicazioni cheriguardano una gravidanza, ma non pos-siamo essere ipocriti, la nozione di “abor-to terapeutico” è un inganno».

Oggi il professor Dan sarà al Meetingaccanto a Mariangela e Riccardo, la mam-ma e il papà di Giulia.

E.R.

Io e mio marito nonabbiamo dubitato:

Giulia sarebbe nata.L’ultimo mese di

gravidanza è statodurissimo. Abbiamoiniziato a chiedere

preghiere a chiunque

Bernard Dan ha in cura Giulia.

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4 24 agosto

Abdel Fattah Hasam, docente di Letteraturaitaliana all’università Ain Shams del Cairo,

firma alcune copie della sua traduzione in arabo di «Il rischio educativo»

di don Luigi Giussani. Dopo i primi due volumi del PerCorso («Il senso religioso»

e «All’origine della pretesa cristiana»), il patriarcato di Gerusalemme sta traducendo

il terzo volume «Perché la Chiesa».

La sfida educativaSenza rischionon c’è dialogo Nel testo di Giussani, Hasan riconosce il valore del cuoreDa qui si può costruire. E pazienza se qualcuno s’arrabbia

«Nello statuto dei Fratelli musulmani nonci saranno restrizioni per candidature di po-litici cristiani o di qualsiasi altra religione,a eccezione della candidatura a presidentedella Repubblica, che dovrà essere di reli-gione islamica».

È una dichiarazione importante per il fu-turo del paese egiziano quella di Abdel Fat-tah Hasan (nel 2005 era stato eletto in Par-lamento con i Fratelli musulmani), durantela conferenza stampa a margine dell’incon-tro «Il rischio educativo, la traduzione inlingua araba» a cui hanno partecipato lostesso traduttore Abdel Fattah, don Ambro-gio Pisoni, consigliere spirituale della Cat-tolica di Milano e responsabile dell’areamediorientale e dell’estremo oriente per ilMovimento, e il portavoce di Cl, AlbertoSavorana.

La conferenza stampa si è movimentataper l’intervento di un giornalista egiziano alseguito della comitiva nordafricana, che,con toni molto accesi, ha accusato di inte-gralismo il partito di Abdel Fattah. A suogiudizio, con i Fratelli musulmani al poterel’Egitto sarebbe diventato un nuovo Sudano un regime teocratico come l’Iran.

Non essendoci altri traduttori in salastampa, è stato lo stesso Abdel Fattah a tra-durre ai giornalisti presenti le accuse rivol-

te, senza censurare niente di quello che gliveniva detto. Segno ancora più potente diun Meeting all’insegna sì del dialogo reli-gioso, ma senza eliminare l’aspetto cultura-le e politico.

La risposta di Fattah è lo specchio del ri-schio di un dialogo autentico: ha negato lapossibilità di un futuro teocratico per il suoPaese, affermando che «se l’Egitto potessediventare pericoloso, noi (i Fratelli musul-mani, ndr) siamo pronti a difendere la pa-tria e i cristiani con il nostro corpo». Du-rante l’incontro aveva addirittura detto:«L’Egitto è come un uccello, le cui ali sonouna i musulmani, l’altra i cristiani. E voisapete bene cosa succede ad un uccello segli si rompe un’ala».

Durante il dibattito sono state riprese levicende che hanno portato all’incontro traWael Farouq e Cl, fino al Meeting del Cairoe alla traduzione prima del «Senso religio-so», poi del «Rischio educativo». Savoranaha sottolineato che tutte queste sono sola-mente «circostanze fortuite a cui qualcunoè andato dietro». Fattah ha poi sviluppatocinque punti che lo hanno colpito nella let-

riconosciuto che «don Giussani descrivedettagliatamente l’esperienza vissuta, e ciòche mi colpisce di più è il fatto che anch’ioho vissuto personalmente la sua stessa e-sperienza dal momento in cui ho conosciu-to Wael, dalla mia elezione in Parlamentofino al Meeting del Cairo».

Fattah ha ricordato infine il sacrificio cheha fatto per essere a Rimini durante l’ulti-ma parte del Ramadan, periodo nel quale ladottrina islamica prevede uno stretto con-tatto con i familiari: «Dobbiamo anche noifare un sacrificio per essere qui. Abbiamolasciato familiari in Egitto, ma adesso ab-biamo trovato carissimi familiari anche inItalia. Auguro che la nostra amicizia duri».

In coda all’incontro, don Ambrogio ha ti-rato le fila della giornata: «Sta accadendol’attestarsi della frase di don Giussani: “Le

forze che cambiano la storia sono le stesseche cambiano il cuore dell’uomo”. È “in-contro” la parola più cara che l’uomo ha ase stesso. Per questo, noi siamo armati del-la certezza che, come dicevamo al Cairo,solo la bellezza fatta carne rende certi. Conquesta certezza possiamo camminare nelmondo perché essa è il grembo della curio-sità ardente».

All’incontro in Sala Neri erano presentil’amico del Meeting di Rimini Wael Fa-rouq, il cardinale patriarca di AlessandriaAntonios Naguib, presidente del Sinododella Chiesa Copta e presidente della Con-ferenza episcopale egiziana, il rettore dellaAl Azhar University Usamah Elabed, e Ho-sam Mekkawy, presidente del Tribunale delCairo, nella sala per ascoltare il loro amicoAbdel Fattah Hasan.

Tutti erano stati protagonisti anche allatavola rotonda sulla convivenza in Egittodel giorno precedente. Dopo l’incontro dilunedì, e con quello di ieri, il Meeting Cai-ro non sembra finire mai.

Marco Capizzi

tura del libro di don Giussani. Innanzitutto il professore, docente di Let-

teratura italiana all’università del Cairo, èrimasto colpito dalla concezione di Giussa-ni dell’universalità del cuore umano: «Per-sino un detto del profeta Maometto dice:“C’è nel corpo un pezzo di carne che, quan-do è sano, l’intero corpo è in salute, e quan-do è deteriorato tutto il corpo è malato: è ilcuore”.

Non a caso l’idea fondamentale de “Il ri-schio educativo” del sacerdote brianzolo èche un’educazione vera è un’educazionedell’umano, dell’originale che è in noi, cioè

del cuore». Il secondo punto sottolineato da Abdel

Fattah è la dimensione religiosa nel proces-so educativo, poiché solo la fede rispondealle esigenze originali del cuore dell’uomo.Il terzo e quarto punto riguardano la figuradell’autorità («Carisma come guida spiri-tuale indispensabile per chi viene educato»)e la convivenza («Uno dei cardini della for-mazione dei giovani soprattutto dopo unperiodo di tirannia come in Egitto.

Solo agendo nella misericordia si ricono-sce il valore dell’altro»). Nel quinto e ulti-mo punto del suo discorso, Abdel Fattah ha

Litigio in sala stampa: un cronista egiziano accusa il rischio di teocrazia con un

governo a maggioranza dei Fratelli musulmani. Abdel Fattah: i cattolici sono un’ala dell’Egitto

Hasan: «Don Giussanidescrive dettagliatamente

l’esperienza vissuta. E ciò che mi colpisce di più

è che anch’io ho vissuto la sua stessa esperienza»

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5 24 agosto

di UBALDO CASOTTO

Prima la non notizia: diecimila perso-ne ascoltano in silenzio un’ora e dieciminuti di lezione filosofica sulla certez-za. Poi la notizia: la moderatrice nellesue conclusioni ha l’onestà e il coraggiodi ammettere che è stata dura. Infine lasorpresa: Costantino Esposito. Non chenon lo si conoscesse, ma quando un in-tellettuale ha il coraggio di esporsi nel la-voro esistenziale che personalmente losostiene è sempre stupefacente. Il filo-sofo barese è simpatico quanto rigoroso,cosciente della fatica che sta chiedendoal suo uditorio, ma nello stesso tempo e-sigente: «Non mollatemi», dice a metàdel suo impegnativo percorso in «quattropassaggi e un’apertura». «Continuate aseguirmi perché è un lavoro che dobbia-mo fare per capire cos’è la certezza, altri-menti resta uno slogan mentre il nostromodo di pensare e di vivere, senza che cene rendiamo conto, si nutre della stessamentalità che denunciamo». L’applausoè convinto, un’adesione. Un «assenso»come dirà Esposito alla fine, citandoNewman.

Il docente di Storia della filosofia del-l’Università di Bari aveva il non facilecompito di spiegare il titolo del Meeting:«E l’esistenza diventa una immensa cer-tezza». Ha subito sgombrato il campodalla possibile confusione: se l’incertez-za è la «condizione diffusa del nostrotempo», la certezza non sta in un cam-biamento della situazione, non giungegrazie a nuove e diverse condizioni; lacertezza non consiste nella sconfitta del-la precarietà, non c’è stata e non ci saràuna «strategia di controllo» vittoriosasull’incertezza, sull’instabilità, sull’insi-curezza moderna, diventata ormai il sen-timento prevalente dell’uomo su se stes-so e sull’esistenza, un senso di impoten-za, dopo la pretesa moderna di risolverecon lo Stato la conflittualità della natura.Quella che ha ridotto la comunità uma-na, secondo la definizione di Bauman, «auna condizione non diversa da quella delplancton, battuto da onde di origine, rit-mo, direzione e intensità sconosciuti».

Non c’è welfare né assicurazione con-tro «il precariato dell’esistenza», «l’insi-curezza rende evidente che non siamo ipadroni del nostro destino», ci «spiazza,

E mentre nuoto – è la caratteristica del-l’esperienza che diventa cosciente di sé –mi rendo conto che ho imparato a nuota-re. Esposito l’ha detto in modo più nobi-le: «È come se conoscendo qualcosa divero io ne percepissi il gusto, il sapore,mi accorgessi del vero che mi raggiungee di come io sono raggiunto. Toccato,cambiato da esso».

A questo punto, ha detto Esposito, for-se possiamo capire di più la frase di donGiussani: «L’esistenza diventa un’im-mensa certezza», frase di cui ha volutosottolineare il verbo, diventa. «La certez-za è qualcosa che viene scoperto conti-nuamente (per come mi ha cambiato emi cambia, ha detto prima), non è un“assoluto”, ma un “accaduto”, e più pre-cisamente qualcosa che continua ad ac-cadere».

Il logos amico del casoQualcosa di «inatteso e sorprenden-

te», Cristo, quel «caso unico nella storiadell’uomo in cui il significato, il logos èdiventato amico del caso», e che ha per-messo all’uomo di «essere finalmente sestesso, cioè un essere che domanda, desi-dera e attende certo di una risposta».Quel paradosso che rovescia l’opinionefacile e pigra per cui si pensa che la fedeacquieti la ricerca dell’uomo mentre, alcontrario, chi ne fa esperienza scopre che«solo un uomo certo può essere vera-mente inquieto e finanche godere dellapropria inquietudine». Per questo, haconcluso Esposito, la certezza è riservataa chi non cessa di domandare, la certezzaè la scoperta che Dante ha fatto guardan-do Beatrice: un nutrimento che non e-stingue la fame e la sete, un cibo che «sa-ziando di sé, di sé asseta».

È questa esperienza che tiene l’uomovivo, la stessa esperienza che a due per-sone totalmente diverse come Chestertone Pasternak ha fatto concepire lo stessotitolo per il loro romanzo: «Manalive»per lo scrittore inglese, «Il dottor Živa-go» per quello russo. Sapete cosa vuoldire Živago in russo? Uomo vivo. Espo-sito ieri ci ha spiegato come si resta taliin un mondo che l’uomo ha tentato difrantumarlo.

to, di Dio: «Da ciò segue – Cartesio scri-psit – che io non sono solo al mondo»,sono fatto per una risposta al mio deside-rio di verità e al mio bisogno di certezzae sono fatto per trovarla, non solo per ri-cercarla. La stoccata al contemporaneotrastullo della ricerca per la ricerca è sta-ta affidata da Esposito a un filosofo noncerto confessionale, Diego Marconi, chesenza mezzi termini ha bollato l’esalta-zione di Lessing diventata una vulgataanche nei discorsi da bar («l’importanteè ricercare, la ricerca e non la risposta»)come una «nobile sciocchezza», «si cer-ca per trovare».

La necessità della libertàE il cercare, cioè il conoscere, non può

essere un processo meccanico, un per-corso obbligato che prescinde dalla no-stra libertà, dal nostro assenso. Una co-noscenza che faccia fuori il mio non è u-na conoscenza che mi interessi, non è u-na conoscenza umana, ha detto in sintesiEsposito citando una bellissima paginadi Newman. E ha quindi spiegato comequesto sia un processo che non ha fine,non conosco una volta per sempre, tuffa-tomi nel mare della realtà e imparato anuotare, ha detto citando von Balthasar,per non affondare, per quanto abile nuo-tatore io sia diventato, devo continuare anuotare. Insomma, la scoperta della ri-sposta non uccide la ricerca, la potenzia.

ripetizione di se stessa, «non ci sarà mainiente di nuovo».

L’alternativa all’accettazione di questodestino di morte è la virtù di chi si auto-costruisce, l’uomo che si fa da sé, che sidà scopi, compiti, identità: «l’antropo-poiesi» (è qui che Esposito ha colto il ce-dimento della platea). Il problema delsenso dell’esistere scade a opzione mera-mente soggettiva, con il paradosso di unanecessità naturale che sfocia nel relativi-smo culturale. Il problema è che la realtà,soprattutto quella della persona, è testar-da, e il sentimento di «un’ultima insensa-tezza del nostro io» non può lasciaretranquilli; e se la nostra natura non puòbastare a se stessa, anche nell’incertezzanoi facciamo l’esperienza di una certez-za, la nostra esistenza e la sua origine al-tra da noi di cui, come minimo, patiamola mancanza.

È stato uno dei passaggi più arditi diEsposito: «Siamo venuti all’essere in unrapporto, siamo di qualcuno, e in quantotali siamo davvero noi stessi», ne è provail desiderio di felicità, dell’agostiniana«vita beata» la cui assenza ci rende tristi.Qui Esposito ha avuto un colpo di genioe a sostegno della verità della sua affer-mazione ha scelto un testimone insospet-tabile, Cartesio. Il padre della soggettivitàmoderna, del solipsimo dell’io, dice chela prima idea che viene in mente a questouomo solo e cogitans è l’idea dell’infini-

ci provoca, ci chiama in causa», è il se-gno di un «enigma più profondo», delfatto che «siamo un bisogno insopprimi-bile di certezza che non riusciamo maieffettivamente a colmare».

Il bivio dell’esperienzaL’incertezza è sistemata, l’uditore me-

dio della Fiera tira un sospiro, ma il filo-sofo barese non gli permette di sedersitranquillo sulle sue “certezze” non passa-te al vaglio di una vera e ragionevole e-sperienza; anche la fuga dall’incertezzanon ha garanzie, la grande pretesa di ri-solvere il dramma della certezza soggia-ce anch’essa a un’alternativa: o seguirel’ipotesi che vi sia un significato certo disé e del mondo, da accogliere e verifica-re, o ritenere che esso sia solo una produ-zione delle nostra mente».

Il naturalismo imperante non colma ilvuoto, i meccanismi impersonali dellanatura e le loro raffinatissime elaborazio-ni fisico-chimiche e neuronali non ren-dono ragione dell’io, anzi, hanno un«prezzo altissimo», «la svalutazione del-l’io come soggetto irriducibile», l’elimi-nazione della novità nell’esperienza u-mana, la nullificazione della storia.Nietzsche, avversato, ma citato col ri-spetto dovuto a chi ha la radicalità di por-si come alternativa totale al cristianesi-mo, lo dice chiaro: l’uomo è ridotto a un«granello di polvere», nella vita, eterna

Costantino Esposito insegna Storiadella filosofia all’Università di Bari.

Giuliano Amato è il presidente del comitato dei Garanti per i 150 anni dell’Unità d’Italia e dell’Istituto dell’Enciclopedia italiana.

La sostenibile certezza di essereIl filosofo Esposito spiega il tema del Meeting. E implora i diecimila che lo ascoltano: «Lo so che è dura, ma seguitemi»

Amato: l’Italia in crisi si merita nozze feliciL’ex premier interviene all’incontro sull’Unità, attaccadestra e sinistra e chiede un sforzo creativo per ripartire

È rimasto ammirato, Giuliano Amato, dal lavorocompiuto dal pool di docenti e studenti che hannorealizzato la mostra sui 150 anni di sussidiarietà (vi-sitata, accompagnato da Giorgio Vittadini) e dai temiposti da essa in evidenza. Lo ha detto ieri dal palcodel Meeting alle docenti Maria Bocci e Marta Carta-bia - che hanno illustrato la mostra nei contenuti enel metodo, senza preconcetti, del loro lavoro - da“esperto in materia”, lui che è anche alla guida deigaranti per le celebrazioni dei 150 anni dell’Unitàd’Italia. «Mi piace – ha affermato - che abbiano det-to di aver visto attorno al lavoro di ricostruzione delsenso comune dei 150 anni dell’Unità d’Italia il for-marsi di una comunità universitaria». Aspetto deci-sivo, secondo Amato: «Perché il vero tema che noi i-

taliani abbiamo davanti in questo momento difficiledella nostra storia, il vero insegnamento che esce dai150 anni, è ritrovare il “noi”, in vista di qualcosa chevalga la pena di fare per tutti. Renderci conto che u-na società costruita soltanto sull’io cessa di essere u-na società». L’ex presidente del consiglio si scagliacontro una cultura dell’individualismo, favorita «inquesti dieci anni da certe istanze governative ma an-che da responsabilità della sinistra politica che hapuntato tutto sui diritti individuali anziché sulla soli-darietà. L’Italia, e anche l’Europa, ci pensi la cancel-liera Merkel, si costruiscono solo nel nome di un“noi”».

«L’esistenza di cui parla lo slogan del Meeting –ha detto Amato – è l’esistenza di tutti noi». Il per-

corso da fare, secondo Amato, è simile a quello «deiconiugi che superano difficoltà e crisi riuscendo a darvalore a ciò che hanno fatto insieme, mentre unacoppia che finisce in divorzio lo fa avendo puntatosui dissensi e sui litigi». Applausi scroscianti dal pub-

blico… «Chi cerca i celti e i borboni mette in dubbiodi avere ragioni per stare insieme».

L’analisi di Amato conferma l’interpretazione delMeeting: «Il punto di partenza è il constatare che gliitaliani erano un “noi” già da molto prima che qual-cuno si mettesse al lavoro per dar loro uno stato». Ela strada è «la responsabilità comune di costruire l’I-talia» emersa dalle forze politiche nel periodo dellaCostituente. Infine, un appello ai giovani del Mee-ting e al loro «sentimento di solidarietà generaziona-le»: «Coltivate questo vostro sentimento, fate in mo-do che questa solidarietà riesca a investire qualunquealtro sia sulla vostra strada. Così facendo avrete crea-to le premesse essenziali per ritrovare il futuro».

Adriano Moraglio

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I VOLTI

7 24 agosto

La via della fedeper vivere il reale

Tutto l’umano è una strada che mi porta a Dio. Se questo non accadevuol dire che la nostra religiosità è fondata solo sull’apparenza

Il custode di Terra Santa,Pierbattista Pizzaballa, sarà oggi al Meeting per partecipare all’incontro «Con gli occhi degli apostoli. Una presenza che travolge la vita».

L’interprete di Tarek Azizora guida furgoni per disabili

L’esperienza della cooperativa «Il Carro» da 30 anni in prima linea

Pubblichiamo ampi stralci dell’in-tervento del custode di Terra SantaPierbattista Pizzaballa pubblicato sul-l’ultimo numero della rivista «Atlanti-de».

di PIERBATTISTA PIZZABALLA

«La realtà è Cristo». San Paolo lo af-ferma con disinvoltura, come la cosapiù scontata che esiste all’universo, sucui non c’è nulla da discutere.

Lo fa parlando ai Colossesi (Col2,16), nella parte centrale della sua let-tera. [...] Vi è una sezione che qualcheBibbia intitola: «Fare attenzione agli er-rori» [...].

Di quali errori parla? Si riferisce pro-babilmente a una falsa religiosità, che èsolo parvenza, solo apparenza della ve-ra fede, e non serve ad altro che a sod-disfare la carne (Col 2,23), perché do-ve l’uomo basta a se stesso, non c’è bi-sogno di salvezza, e manca l’accessoalla croce di Cristo. E dunque Dio cosapuò fare?

Questo è vivere nell’apparenza. Larealtà, invece, è Cristo. Se la realtà èCristo, allora noi siamo persone biso-gnose della sua salvezza, salvate, chenon hanno bisogno di fare distinzionetra questo o quello, o di escludere nien-te dalla vita. Tutto è in Lui.

Paolo parla di due mondi, di due mo-di di concepire la vita, la fede, e tutto ilresto: quello delle certezze – dove saicosa fare e cosa non fare, «non prende-re, non gustare, non toccare» (Col 2,21)–, e quello della Certezza, dove non ne-cessariamente sai cosa fare, ma accadeche semplicemente ricevi la Vita [...].

Il legame tra realtà e libertàEd è significativo che qui, dentro

questo discutere tra reale e apparenza,Paolo attiri il nostro sguardo su un lega-me fondamentale, ovvero quello trarealtà e libertà. Come dire: le certezzeportano all’apparenza, la Certezza do-na la libertà. Meglio ancora: l’apparen-za, il modo di vivere che parte da sestessi, porta alla schiavitù, perché ripor-ta a se stessi, e il circolo diventa vizioso.Il reale, invece, è possibilità di libertà,perché apre alla vita intera. La libertà ècapacità di un’apertura totale nella pro-pria relazione con il mondo. Gesù neparla nel Discorso della montagna: sequalcuno ti percuote la guancia destra,tu porgigli anche l’altra [...] (cfr Mt5,39). E annuncia così una libertà datutto e apre così la porta a una relazione«totale» con tutto ciò che è altro, con ilmondo. Tale libertà fa accogliere il rea-le, e rende sempre più liberi. È un dina-mismo di vita che infrange le piccolecertezze delle nostre sintesi parziali.

Tra questi due mondi – quello che èCristo e quello che non è tutto il resto(o che è solo parvenza di realtà, direbbePaolo) – bisogna solo passare per un a-bisso, e l’abisso è la croce di Cristo [...].È come se ci venisse chiesto di lasciareun mondo, fatto del mio piccolo digiu-no, della mia piccola liturgia, per con-segnarsi, nudi, alla vita e quindi alloSpirito, fuoco di Dio [...].

Chi vive a Gerusalemme sa che tuttoè nato qui, che la croce è madre delmondo reale. Madre, ovvero spaziovuoto di sé che permette l’esistenza

ne. La salvezza è che dentro questi e-venti io trovo la strada per incontrareDio, che essi stessi sono questa strada,che questa è la strada per me… E que-sto accade ogni volta, in modo nuovo,in modo unico e personale: è la miastoria con Lui.

Se la fede non è questo, se rimane ri-legata a qualche pratica o a qualchemomento della giornata, se non diventauno sguardo attento e curioso sulla vita,se quindi non trasforma tutta l’esisten-za, la realtà sarà sempre una minaccia[...]. Il reale diventa certezza quando lafede diventa via. Anzi: in questo sensola fede è certezza, perché è via, perchériapre ogni possibile cammino [...]. Sel’uomo scopre il grido che lo abita eche abita la storia, se ha l’audacia dinon tenerselo chiuso nel cuore, ma digridarlo a Lui, questa è la strada.

Allora si fa la scoperta strana di unDio che ci ha preceduti, che aveva dasempre una conoscenza così intimadelle sue creature, che ha voluto per tut-to ciò che li abita aprire una strada. Dioha risposto e risponde. Si fa la scopertastrana che il reale, così com’è, è ciò checi è necessario per questo incontro conLui [...].

Celebrare la viaAllora non rimane che celebrare.Nella Bibbia, ogni uomo che incon-

tra sulla propria strada la salvezza diDio, si ferma a celebrare [...]. Perché gliè accaduto qualcosa che non si aspetta-va, e cioè che esattamente sulla stradadel proprio fuggire, ritrova Dio, e ritro-va se stesso [...]. Celebrare, dunque, nonè solo il modo cristiano – e umano –per stare dentro il reale, ma è anche ilcompimento di ogni esistenza. L’uomoè creato per questo, e questa sarà l’ope-ra che ci attende in Cielo: basta leggerel’Apocalisse per rendersene conto.

Celebrare è riconoscere il primato el’iniziativa di un Altro, e la Sua conti-nua, fedele offerta di entrare in relazio-ne con noi, in ogni momento e in ogniluogo di questa storia. [...] Celebrare èanche il modo di Gesù di stare nellastoria: quante volte Lui prende in manoun pezzetto di umanità, e rende grazie,benedice e offre a Dio. [...] Qui, in Ter-ra Santa, i cristiani non possono faremolto altro. E sembrerebbe ad alcuni u-na testimonianza monca, quella chenon può più di tanto avventurarsi sullestrade dell’annuncio esplicito del Van-gelo.

Ma non è proprio così.Con la sua vocazione quasi forzata-

mente contemplativa, qui la Chiesa ce-lebra la salvezza nei luoghi della sal-vezza, e tiene vivi i luoghi dove tutto èaccaduto, continuando ad ascoltare ilmessaggio vivo di cui ancora i luoghiparlano.

E mentre ovunque si cerca, giusta-mente, di riprendere negoziati, di trova-re strategie nuove per arrivare alla pace,noi, semplicemente, prima di ogni altracosa, celebriamo.

Ovvero annunciamo che la pace ègià venuta, cantiamo una salvezza giàdonata. E, celebrandola, ce ne imbevia-mo, per portarla nella nostra carne, stu-pendoci noi per primi della sua effica-cia in noi e intorno a noi, della sua ca-pacità di fare nuove tutte le cose.

dell’altro, così com’è. Che lo riconoscee si offre di custodirlo comunque, pri-ma di chiedergli qualsiasi cosa. E solola croce può essere questo, perché è sulGolgota, per la prima volta e per sem-pre, che la morte ha aperto l’accesso al-la vita. Dunque solo la croce è madre,non c’è altra fecondità possibile: se nonsi ama così, non si genera nulla.

Trovare la viaMa quando e come l’uomo può abi-

tare tutto il reale, senza fuggire nulla?Ebbene, noi possiamo stare così nellavita solo a una condizione, ovvero chela fede diventi davvero via. «Via» si au-todefinisce Gesù stesso (Gv 14,6), fa-cendoci intuire che solo dentro la rela-

zione con Lui abbiamo libero accessoalla vita del Padre.

Perché il reale è minaccioso, e ci vie-ne incontro sempre come una doman-da. Ogni volta ci sfida sul senso e sul-l’affidabilità della promessa in cui cre-diamo, quella per cui Dio avrebbe sal-vato tutta la storia dell’uomo.

È minaccioso il reale che sta fuori dinoi [...]. È minaccioso anche il mondoche sta dentro di noi [...]. E quandoqueste due minacce si incontrano, nonè raro il caso che ci si senta per lo menosmarriti. Lì giunge la fede che ci aiuta aporre la giusta questione.

La fede deve innanzitutto stimolarcia porci la domanda, perché la prima viadi fuga da questa tensione è fingere che

non esista, e stordirci in altro. Tutto puòdiventare una via di fuga…

La domanda corretta non è come u-scirne il prima possibile, senza farsitroppo del male, ma come questo reale,a volte così minaccioso, incontrando-mi, diventa la strada che mi porta a Dio.Tutto l’umano, tutto il reale diventaquesta strada. Se questo non accade,vuol dire che la morte non è stata vinta,e vana è la nostra fede, che si riduce aquella religiosità apparente di cui ciparlava Paolo [...].

La salvezza non è qualcosa che ac-cade nonostante quello che ci capiti.Non è neppure il fatto che sappiamorassegnarci ad accogliere la realtà conuna particolare pazienza e sottomissio-

Andrea Villa è il presidente della cooperativa Il Carro, sioccupa da oltre 30 anni dell’integrazione sociale di carcera-ti, ex tossicodipendenti, malati psichici, disabili e disagiatisociali. Oggi conta 54 soci lavoratori. Una vita trascorsa inbanca, poi la pensione. L’abbiamo incontrato nel giorno incui ha partecipato, in Sala Mimosa, a un incontro sulla coo-perazione sociale.

Com’è nato Il Carro? Risponde Villa: «Don Davide, giova-ne parroco di Paullo (Milano), nel 1988 chiese ad alcuni ra-gazzi di Gs di occuparsi di disabili. Hanno preso sul serio quel-la richiesta che pian piano è diventata un’amicizia. Dalla com-pagnia domenicale alle vacanze insieme il passo è stato breve.Per alcuni è sorta la necessità del lavoro, poi della casa». Ilcoinvolgimento di Villa è avvenuto a poco a poco: «Dedicavoil mio tempo libero a montare lampade coi ragazzi. Crescendoil numero di persone, sono aumentate le esigenze di trovarecommesse. Piccoli lavori, trasporti, pulizie, manutenzioni».

L’opera cresce in vari modi: «L’amicizia, rapporti personali,incontri casuali. Guardando in faccia la persona nasce la rispo-sta al bisogno, ma occorre la consapevolezza che Qualcuno ti

guida. E la Provvidenza. Un giorno mi telefona il sindaco di unpaese a 40 chilometri da noi. Mai conosciuto prima. Ci offre u-na commessa di cui avevamo estremo bisogno».

Tante persone dalle più diverse storie si incrociano al Car-ro. Villa racconta: «Il cristiano iracheno interprete di Tarek A-ziz, costretto alla fuga, guida i nostri furgoni per disabili. Ungruppo di giovani rumeni che ha appreso l’arte degli affre-schi da Fino, 82 anni, uno dei nostri volontari, sta aprendo unlaboratorio a Bucarest. Persone che apparentemente nonc’entrano niente con noi cominciano a coinvolgersi. ComeGreta. L’ho invitata al Meeting».

E Greta arriva in quel momento. Un abbraccio ad Andreache le chiede di spiegare perché ha lasciato il suo lavoro perentrare nel Carro. Non si fa pregare, sembra arrivata apposta:«All’associazione mi ha colpito l’importanza che si dà allapersona. C’è una tensione che anima tutta l’attività, come nonavevo visto altrove. Qui le cose prendono vita, tutto ha unsenso. Non sono credente, ma lo spirito religioso che viveAndrea è lo stesso che vivo io anche se non lo chiamo così».

Ezio Tosco

Page 8: Quotidiano Meeting 2011 - mercoledì 24 agosto

MONDO MEETING

8 24 agosto

Il Pelè del Meetingama le icone russeL’unico volontario brasiliano ha la passione dell’arte e della pitturaA Rimini per la seconda volta pulisce il salone dei fast food

Globery Gonçalves Bruce ha 26 anni e vive a Parintins.

Dopo aver conosciuto i volontari egiziani, russi ehaitiani è la volta di un brasiliano. Globery GonçalvesBruce, 26 anni, di Parintins, località turistica affaccia-ta sul Rio delle Amazzoni. È l’unico verdeoro a Rimi-ni. «Adesso – spiega – a casa si lavora e si va a scuola.Io ho preso le ferie questa settimana».

Non è la prima volta che Globery partecipa attiva-mente al Meeting: nel 2008 faceva hamburger. «Mi ri-cordo ancora la puzza che c’era». Ora, con un sacconero e un paio di guanti, si occupa del riordino nel sa-lone dei fast food. «Mi sono appassionato all’arte se-guendo il mio insegnante di pittura - racconta -. Da lì ènato il desiderio di fare l’artista, contro il volere di miopapà, ma finiti gli studi accademici è cambiato tutto».In Brasile lavora ad un progetto educativo, nato dal suovescovo, il bergamasco Giuliano Frigeni, che coinvol-ge 650 bambini con situazioni familiari difficili in unquartiere molto povero: «Negli anni di studio imparavotante cose e volevo che non finissero solo ad aumenta-re la mia conoscenza. Allora si è accesa un’idea impre-vista: educare all’arte, molto diverso dal mestiere del-l’artista. La libertà è usata in maniera differente. Io hodi fronte dei ragazzi e non posso fare quello che vo-glio. Non è un dare libero sfogo alla creatività, che in-vece va usata per aiutare i bambini. Non si può solostudiare e fare lezioni con loro, ma giochiamo e fac-ciamo tante altre iniziative. Loro non hanno punti di ri-ferimento. Non è facile come pensavo. Scrivere sullacarta è facile. Lavorare è diverso. Questo mi stupiscetantissimo».

Tutto è nato dall’amicizia con Frigeni con il quale haincontrato il Movimento. È stato lui a proporgli tre an-ni fa di visitare l’Italia e la kermesse romagnola. «Miha colpito - spiega Globery - la prima volta che l’hosentito parlare. Era diverso dagli altri preti in Brasile.Era profondo e parlava dell’uomo. Questo è difficile danoi».

Per il brasiliano, laureato in un particolare ramo del-l’arte (expressõo visual) all’Università di Parintins, ve-nire in Italia è stata la realizzazione di un sogno: anda-re nella patria del pennello e conoscere finalmentequella manifestazione diventata ormai leggendaria dairacconti dell’amico. «Tre anni fa sono partito da solo esono andato a fare un corso di iconografia a “Russiacristiana” di 15 giorni, – racconta – poi sono arrivato aRimini. È stato incredibile! Mi sono lanciato da unacittà piccola, a più di un oceano di distanza, ma ho tro-vato una grande accoglienza e lo stesso cuore. Lo stes-so pensiero, nonostante le lingue siano diverse. Questoè grande. Qui trovo adulti che mi insegnano a seguire eimparo a stare a quello che trovo senza avere program-mato già tutto. Mi fido di un maestro e così posso apri-re ogni porta davanti a me».

«Questa certezza - prosegue - mi ha permesso di par-tire la prima volta e di tornare questa settimana. Cosìanche questi giorni sono grandi perché la vita sorpren-de sempre. La vida è la vida...». Batte i pugni sul tavo-lo perché non riesce a esprimere fino in fondo ciò chevuole dire, ma il suo sguardo è un’ottima penna.

Davide Ori

Page 9: Quotidiano Meeting 2011 - mercoledì 24 agosto

MONDO MEETING

9 24 agosto

Un momento della visita di JohnElkann in Fiera. Ha trascorso due orenegli stand visitando le mostre sui150 anni e quella «Ante gradus».

Elkann punta sul MeetingVisita anticipata tra gli stand per il presidente Fiat, che parla di Juve e mercati. E acquista due biglietti della lotteria...

Domenica, a sopresa era arrivato a Rimini l’ad Sergio Mar-chionne. Ieri, anticipando di un giorno la sua venuta, è stata lavolta di John Elkann. Il presidente di Fiat parteciperà oggi alleore 11.15, nella sala A3, all’incontro dal titolo «Quali certezze inun mondo incerto?» Il numero uno del principale gruppo auto-mobilistico italiano verrà introdotto dal presidente della Com-pagnia delle Opere, Bernard Scholz.

Oggi John in A3 alle 11.15

«Al Meeting si vede che ci sonoforze positive in Italia, e che i gio-vani sono un grossissimo potenzia-le. Il bello è che esistono. Da qui e-merge un grande ottimismo, che vacavalcato». John Elkann, giovanepresidente di Fiat, arriva al Meetingun giorno prima di quello previstoper il suo incontro. Arriva incurio-sito «da ciò che mi aveva racconta-to l’anno scorso Marchionne». Eaggiunge: «Vedere così tanto entu-siasmo, tante iniziative guidate dapersone giovani, è indubbiamenteuna cosa grandissima…».

Elkann è certo di quello che dicee non lo scalfisce la situazione cheviviamo: «Nella storia ci sono statisempre momenti difficili, ma qui sivede vitalità, e se c’è vitalità e vo-glia di futuro, uno costruisce».John è fiducioso sul grande gruppoindustriale che gli è toccato guida-re; invita tutti a dare il proprio ap-porto alla soluzione dei problemifinanziari dello Stato, ed è ottimistain riferimento alla Juventus: «Par-tiamo dal settimo posto, abbiamofatto passi avanti, andremo lonta-ni». Ma sono Fiat e manovra ilpiatto forte nell’assalto dei giorna-listi (nel trambusto un visitatore delMeeting rotola a terra, senza dan-ni). Non è sorpreso dall’andamento

dei titoli in Borsa: «È una reazionenormale a periodi di incertezza.Certamente è un indicatore dipreoccupazione. Ma non mi mettoa discutere… Dico che sono serenoe convinto di quelli che sono i no-stri piani, della nostra attività e del-la nostra capacità a organizzarci e areagire alle difficoltà».

Sui problemi finanziari dell’Italia

sottolinea che al Meeting il presi-dente della Repubblica Napolitano,«ha usato il linguaggio della ve-rità», ma non entra nel merito dellamanovra economica. Spiega: «Stia-mo vivendo una situazione difficilecome era immaginabile, legata ingran parte ai problemi di debito.Occorre una serie di misure percercare di mettere la situazione incontrollo. Poi, il problema è la cre-dibilità». «Lei vuol dire che il Pae-se e il governo non sono credibili?»gli chiede un giornalista. «L’invitoè a esserlo». La Cgil propone losciopero generale, suggerisce unagiornalista: «Non credo che ci dob-biamo unire», risponde con un sor-riso.

Le due ore di Elkann al Meetingsono intensissime: visita prima lamostra sui 150 anni di sussidiarietà,poi con Bernhard Scholz (CdO)quella intitolata «Ante gradus». Al-l’esterno un volontario gli vendedue biglietti della lotteria del Mee-ting e lo invita a controllare se vin-cerà qualcosa.

Adriano Moraglio

Page 10: Quotidiano Meeting 2011 - mercoledì 24 agosto

CULTURA

10 24 agosto

«Lo darò in pastoai suoi amici»Il dialogo iniziale tra Dio e Satana nella nuova pièce del filosofofrancese amico del Meeting oggi in scena alle 19.45 al Teatro D2

CULTURA

11 24 agosto

perché lo blandiscano con la lorosollecitudine cieca,

Perché lo schiaccino con le loroattenzioni massicce,

Perché lo soffochino con la lorocompassione sgocciolante…

Ecco la mia richiesta, o Dio, o-dio mio:

Permetti che io scateni su di lui isuoi amici come la sola muta ca-pace di mangiargli il cuore.

tratto da «Giobbe o la torturadagli amici», ed. Marietti

«La grandezza di questo testo èche è sincero. Hadjadj va al fondodel cuore di ciascuno. E si pone unproblema: che significato ha parla-re del dolore nella società di og-gi?». Andrea Carabelli racconta lospettacolo «Job - O la tortura daparte degli amici», che ha curato eche lancerà in anteprima stasera al-le 19.45 in D2 (ingresso a paga-mento). Tutto è nato dall’incontrocon l’autore, Fabrice Hadjadj, unaltro amico del Meeting, e ha pre-so forma grazie al Teatro degli In-camminati. È interpretato dal regi-sta, da Roberto Trifirò e dalla can-tante lirica Dina Perekodko.

La storia di Giobbe ha una chia-ra affinità con il tema del Meetingperché è percorsa da un’unica cer-tezza: che il dolore non sia l’ultimaparola sul mondo. «È un tema reli-gioso, cioè dell’uomo in quanto ta-le. Hadjadj ha chiaro che il cristia-nesimo è la possibilità che l’esi-stenza dell’uomo sia affrontata nelmodo più serio. Per questo ho vo-luto lasciare il titolo originale“Job”, con il suo doppio significa-to. È Giobbe, ma anche il lavoro,

una dimensione fondamentale del-l’uomo moderno. Così si raccontadi un uomo, ma non uno pio, bensìdi un uomo tout court, per cui ilrapporto con il mistero passa dalrapporto con gli amici».

Lo strano sottotitolo si spiegacosì: la «tortura degli amici» è l’ul-tima carta che Satana usa per met-tere alla prova il protagonista. Lapena di Giobbe non è che i suoi a-mici diventino cattivi con lui, mache essi nel momento della provapropongono varie ipotesi per risol-vere il suo dramma anziché ac-compagnarlo. Ognuno con la suaparticolare ipotesi risolutiva, che èuna diversa sfaccettatura delle ten-tazioni di ogni uomo: «Ho pensatoi personaggi interpretati da un soloattore: me stesso. Non per megalo-mania, ma perché li ho visti comedei personaggi danteschi. La prete-sa che ciascuno di essi rappresen-ta, quella protestante come quellanew age, è solo una sfaccettaturadi ogni uomo. Sono personaggireali, come i personaggi della Di-vina Commedia».

Ma la certezza e il dolore porta-

no al monologo finale, che è possi-bile secondo Carabelli «perché è ilcompimento dell’intuizione inizia-le che fonda la certezza di Giobbe,e che culmina nel “tu” finalmentedetto nel riconoscimento del pro-prio rapporto con il mistero».

La conclusione però non chiudela faccenda, «non c’è l’happy end,bensì il dialogo finale tra Dio e Sa-tana che riapre la battaglia di tutti igiorni. Ma rimane il fatto che tuttoil male del mondo non scalfisce lacertezza di Giobbe, perché la tortu-ra dei suoi amici diventa la stradaper giungere a gridare la gioia fina-le, e il dolore non è lenito, anzi laferita è ancora più aperta».

L’approdo di «Job» al Meeting èil punto di partenza verso il circui-to teatrale italiano: a ottobre sarà alTeatro Parenti di Milano. Dice Ca-rabelli: «Quest’opera ha la dignitàculturale e artistica per andare intutti i teatri italiani. La genialità diHadjadj è di capire che anche le e-sperienze più lontane da quella cri-stiana sono da essa abbracciatesenza timore».

Pietro Bongiolatti

«Il dolore non èl’ultima parola»Andrea Carabelli, attore e regista di «Job»: «La pena per Giobbe è chenell’ora della prova le persone a lui vicine discutono anziché aiutarlo»

Satana: «Ecco la mia richiesta,

o Dio, odio mio:permettimi che io

scateni su di lui i suoiamici come la sola muta

capace di mangiargli il cuore»

di FABRICE HADJADJ

DioPoi mi hai chiesto il permesso di

spogliare Giobbe di ogni cosa.Dicevi che se si rivolgeva a me,

era solo perché era ricco...

SatanaPer tutti i demoni! Credevo al-

l’effetto di questo potente contra-sto: Dopo il miele, la miseria.

Dopo l’onda delle carezze, l’or-da dei cani.

Allora ho fatto sì che la sua a-zienda smantellata dalla mia caris-sima crisi finanziaria fosse divora-ta per metà da affaristi arabi e permetà da speculatori cinesi,

E che la moglie lo lasciasse perscappare con il suo direttore delpersonale,

E che suo figlio e sua figlia mo-rissero in quel “tragico

incendio al Night Billionnaire”,partito da una Lucky Strike spentamale e divampato sul ritornello diI like to move it, move it,

E poi che un lupus eritematosusben resistente al cortisone gli ro-desse le ossa e gli deformasse lafaccia, quasi come un anticipo delmarciume della tomba,

E che venisse infine accusato in-giustamente di abuso di potere e diappropriazione indebita e di sevi-zie su una giovane stagista – fino ache il suo nome non fosse insozza-to su tutti i rotocalchi…

Bisogna dire che mi sono datoda fare. E per quale risultato?

Ti ha maledetto, lui? No.Si è orgogliosamente rivestito

della sua superbia?Nemmeno.Si è forse rassegnato come una

larva davanti alla tua tirannicapotestà? Lurida bestia, neanche

questo!Invece di annientarsi o di solle-

varsi contro di te,Invece di montarsi la testa o di

spararsi un colpo,Si è lacerato dal basso verso

l’alto,Dal basso verso l’alto come un

grido di fontana e di razzo!

A sinistra, lo scrittore franceseFabrice Hadjadj. Sopra, AndreaCarabelli, protagonista e regista del«Giobbe» che va in scena stasera.

infilzarmi con questa spilla, nean-che fossi una farfalla?

I nemici di Giobbe non sono ba-stati.

C’è bisogno di meglio e di peg-gio.

DioChe c’è dunque di peggio dei

suoi nemici?

SatanaI suoi amici...Tutti i suoi amici, insomma,

Eppure avevo scatenato su di luitutti i suoi nemici!

DioQuale altro permesso vorresti

strapparmi ora, angelo mio?

SatanaPorca gioia! La vuoi smettere di

GIOBBE

Page 11: Quotidiano Meeting 2011 - mercoledì 24 agosto

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CULTURA

13 24 agosto

Esiste altrove la possibilità di organismi viventi? L’interro-gativo ha attraversato i secoli fin dai tempi di Anassagora. Ieri,alla presentazione del libro «Siamo soli nell’universo?» (Edi-trice San Raffaele) del professor Elio Sindoni, Università degliStudi Milano-Bicocca, la domanda è arrivata anche al Mee-ting. Il volume, presentato da Marco Bersanelli (Universitàdegli Studi Milano), mette a tema diversi interroga-tivi: quanti pianeti nell’universo hanno caratte-ristiche simili alla Terra? Quanto occorre per-ché in un pianeta simile alla Terra possaformarsi la vita per tempi lunghissimi?

Di certo la nostra esistenza richiede unpianeta molto particolare: temperatura,atmosfera, acqua, una distanza né troppobreve né eccessiva dalla sua stella (che asua volta deve essere stabile e non troppovicino al centro della galassia)... Inoltre ilpianeta deve essere “vivo” in modo checi siano i vulcani, la deriva dei continen-ti e un campo magnetico che lo proteggadalle radiazioni cosmiche.

Negli ultimi due anni con la missione della sonda Kepler sisono osservati circa 1200 pianeti, di questi solo 70 hanno di-mensioni paragonabili alla Terra e appena cinque si trovano al-la giusta distanza dalla loro stella perché la vita possa formar-si. Ma ancora non basta. Perché ci sia vita, e in particolare unavita intelligente, occorrono delle discontinuità impossibili dacatalogare e circoscrivere.

Incalzato sulla domanda se siamo soli nell’universo, l’Au-tore ha così risposto: «Come scienziato non lo so. Fermi di-ceva: se esistono perché non sono ancora arrivati? Come cre-dente penso che siamo soli, e che la nostra storia sia unica».Il Quotidiano Meeting ha raggiunto anche il professor ElioSindoni, stuzzicandolo sul tema della “solitudine” cosmica

e sulla possibilità di altre forme di vita: «Siamocirca sette miliardi di persone e quello che mi

spaventa è la difficoltà a trovare vita intelli-gente sulla Terra. Possiamo pensare a for-me di vita fantasiose, ma da Einstein inpoi sappiamo che la nostra fisica e la no-stra chimica sono valide in tutto l’uni-verso. Ed è molto probabile che anche labiologia sia la stessa sulla Terra e in tut-to l’universo. Il Principio Antropico ri-tiene che l’universo è fatto in modo taleche compaia al suo interno un osserva-tore intelligente. Il problema è perché èstato fatto così».

L’incontro è anche occasione per lo scienziato di rifletteresul proprio ruolo: «Dover esporre le cose in modo chiaro micostringe a impararle meglio: quel che desidero è che chiun-que visiti una delle mostre Euresis (quest’anno in Fiera c’èquella sull’atomo al padiglione A1, ndr) incontri qualcosa diinteressante per la propria vita, che la gente si ricordi di que-sta visita».

Franco Belosi

«Un uomo che non si è abbandonatoal dubbio perché spinto da un impulsointeriore di ribellione». Così EdoardoRialti, professore e traduttore di lettera-tura inglese, definisce Gilbert KeithChesterton, “protagonista” dell’incontrodi ieri che ha visto sul palco, con lo stes-so Rialti, Alison Milbank, professoressadi letteratura e teologia all’università diNottingham, e Ubaldo Casotto, giorna-lista e autore di «G. K. Chesterton, l’e-nigma e la chiave» (Lindau).

Professor Rialti, q uando ha cono-sciuto Chesterton? Cosa l’ha colpita?

«È stato il primo autore che ho lettodopo C. S. Lewis. È stato proprio Lewische, citandolo in un suo libro, me l’hasuggerito. Il primo libro che ho letto èstato “Ortodossia”. Ricordo ancora lematte risate che mi facevo nel leggerlo.Non avevo mai incontrato prima un uo-mo con una tale intelligenza buona del-la realtà. Ritrovavo nelle sue parole cosea cui avevo sempre pensato, ma con unachiarezza e una profondità che io non a-vevo mai avuto. Ero colpito dalla sua ca-pacità di paragonare: elementi apparen-temente slegati, in paradosso tra loro, luiriusciva a metterli insieme».

Come ha detto all’incontro, Che-sterton definisce la nascita come una«primavera eterna». Cosa significa?

«Quando siamo piccoli tutto è nuovoe fresco, in ogni cosa c’è un’alba. Pro-prio come il primo giorno della creazio-ne, perché di fatto è il nostro primo gior-no di creazione. Il punto è scoprire co-me conservare questa freschezza quan-do si diventa grandi: occorre un soste-gno dall’esterno. Per lui sono stati il pa-dre, la moglie, l’amico padre O’Connor.E poi l’incontro con grandi scrittori, co-me Dante e Dickens. Il padre gli ha tra-smesso un’ipotesi positiva del mondo.Nella sua “Autobiografia” Chesterton ri-corda che il padre giocava sempre conlui, facevano le cose insieme. Raccontain particolare di un piccolo teatro che ilpadre gli costruì, con cui giocavanospesso insieme. Finché un giornoguardò anche il mondo come un teatro epensò: “Allora forse c’è un altro padreche ha fatto questo grande teatro”. Lamoglie viveva una vita talmente piena dicertezza che non potè fare altro che se-guirla. Padre O’Connor, che ha ispirato“I racconti di padre Brown”, era un uo-mo apparentemente sempre fuori posto,ma per lui era come la Chiesa: qualcosache da fuori ci guarda non per quello chefacciamo, ma per quello che desideria-mo. I grandi scrittori erano per Chester-ton i cantori delle cose buone».

Per lei è un sostegno nel conservarequesta «primavera eterna»?

«Certamente sì. Per me è un amico.Quante volte mi sono sorpreso a dire“Chesterton, caro amico mio”. Quantevolte ho sentito la mia vita sostenuta dal-le sue parole».

Casotto ha ricordato una frase diChesterton secondo cui «la vera av-ventura della vita non è sposarsima nascere», mentre la professo-ressa Milbank ha definito quelladell’autore una «certezza eroica».Cosa rendeva possibile questo eroi-smo quotidiano?

«Chesterton non era un ottimista enemmeno un pessimista: era molto me-glio. Era certo che ci fosse fuori ciò dicui aveva più bisogno dentro, e questogli ha dato pace. Ci ha fatto vedere chele esperienze e le esigenze fondamenta-li dell’uomo sono nel giusto, che quelloa cui teniamo è vero. Quella persona chedesideri c’è e ti viene incontro. La cer-tezza non è un controllo delle cose, mala coscienza di stare davanti a qualcosadi buono».

Durante l’incontro ha detto chetutte le opere di Chesterton hannocome filo rosso la lotta di «uno che

punta la spada del proprio coraggiocontro il buio che le cose divora» eche «l’uomo regge la spada, ma è Dioche sorregge il suo polso». Le è suc-cesso?

«Sì. Anche io, come lui, ho incontra-to un solo luogo capace di scendere conme nelle profondità di me stesso: laChiesa. Mi sento come il ladro Flam-beau che dice “solo padre Brown mi hadetto perché rubavo, e da allora nonl’ho più fatto”. È l’esperienza del per-dono: essere guardati non per quelloche si fa, ma per quello che si desidera».

È l’ennesimo paradosso che Che-

sterton, a lungo ignorato, stia avendoun grande successo in un’epoca cherealizza le sue profezie più negative?

«Vale per lui ciò che lui stesso dicevadei santi: uomini che contraddicono lamentalità dominante e che ci mettonodavanti ciò che davvero desideriamo.Non ha semplicemente denunciatoquello che non andava, ma ha racconta-to ciò che c’è di bello e da cui l’uomopuò ripartire. Era troppo felice di ciòche di bello ogni giorno gli arrivava. Unuomo grato e certo: un salutare antidotoper il nostro secolo».

Laura Bertoli

Da sinistra, Ubaldo Casotto, autoredi «G.K.Chesterton: L’enigma e lachiave» (Lindau), la professoressaAlison Milbank ed Edoardo Rialti,docente, traduttore e scrittore: haappena curato l’edizione italianadelle prefazioni ai racconti diDickens scritte da GKC (per Marietti)ed è autore di «L’uomo che ride»(Cantagalli) sullo stesso Chesterton.Tutti e tre i volumi sono disponibilinella libreria del Meeting.

«Il vero rivoluzionarionon si arrende al dubbio»Edoardo Rialti presenta Chesterton: «Mi ha cambiato la vita con la sua intelligenzabuona delle cose, la coscienza che quel che l’uomo desidera non è un inganno»

Filosofia e realtà. Mettendoda parte i luoghi comuni disapore tardo antico che collo-cano i filosofi tra le nuvole, ilbinomio non è poi così strano.Claudio Vittorio Grotti, nelsuo libro presentato ieri alMeeting «La rivincita di Ro-smini. Itinerari nel pensierodel nuovo millennio», tracciauna riflessione che oltrepassarazionalismo e pensiero de-bole in favore del realismo. Aprender per mano il lettore èAntonio Rosmini, filosofo esacerdote. Nel testo Grottipone le analisi e le sintesi ro-sminiane a confronto con al-cune posizioni filosofiche de-gli ultimi decenni. Si contrap-pone alla filosofia razionalisti-ca la rivincita di Rosmini.«La dottrina dell’intuito, co-me la sua teoria dell’astrazio-ne teofisica, sono in grado difondare una concezione nonrazionalistica di ragione, diaccogliere senza timore la ri-voluzione della grande filoso-fia moderna senza dover perquesto rifiutare l’anima cri-stiana dell’occidente» com-menta Grotti. «Il cristianesi-mo è amico della ragione»,dice Rosmini. Una verità dascoprire, ma non con una ra-gione razionalista che escludea priori l’esperienza sopran-naturale. Per Rosmini il percorso dellaconoscenza avviene in modopersonale. Secondo la filoso-fia razionalista invece, comespiega bene Rosmini, «l’uo-mo non deve ammettere senon quello che gli sommini-stra la naturale esperienza, e-scluso ogni lume soprannatu-rale». Più faticosa, ma sicura-mente più avvincente è l’im-plicazione di tutti i fattori nelconoscere.

B.C.

E Rosminisi prendela rivincita

Vita intelligente? La cerco sulla Terra

Il professor Elio Sindoni.

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Ore 10.00, ingresso Sud. La cani-cola comincia a farsi sentire, l’aria èferma ed il clima si fa polveroso.Ma come nel vecchio West c’è chinon si cura troppo di queste cose. U-na carovana ferma attorno a quattroprese di corrente, una fontanella ead un pozzetto di scarico. Sono icamperisti del Meeting. C’è chi arri-va prima, facendosi le due settimanedi montaggio della fiera, e chi dopo,con figli di tutte le età: volontari emeniño de meeting.

Pietro è di Udine e mentre ci par-la svuota la sentina del camper: «So-no dieci anni che vengo, mia figlialavora allo stand della San Carlo esta qua con noi. Vuoi mettere la co-modità? Ti alzi, esci e sei in fiera».A fianco c’è il mezzo di Aldo, altroafecionado: «Spesso la gente pensache non possiamo permetterci l’al-berghetto, noi invece scegliamo divenire in camper per comodità. Miasorella aveva preso una stanza a Tor-re Pedrera e dopo due giorni mi hachiesto di ospitarla, sembrava un o-stello del terzo mondo! Qua invecesiamo organizzati e abbiamo tutte lecomodità. Peccato che la fiera ognianno ci toglie la corrente. Bastereb-be attrezzare un po’ meglio l’area efare pagare dieci euro come succedeovunque. Siamo una risorsa e invececi considerano un fastidio».

Sì, una risorsa, perché il camperi-sta vive in fiera tutto il giorno, manon solo, perché anche qua si capi-sce cos’è il Meeting. Come poco piùin là, nell’ombra tra un caravan el’altro sembra di essere ad una sagrapaesana: a torso nudo si ride attornoad un tavolino imbandito con latte eNutella. Vengono da Bergamo, Vi-gevano, Gorizia e Venezia. Ce n’èper tutti i gusti: il caravan che ha fat-to la guerra e quello da ottantamila

euro e così, nell’andirivieni, i nomisaltano e allora ci si chiama Mr.Ford, sig. Ducato e dott. Hymer,perché i modelli si riconoscono su-bito.

Tra un caffè e una fetta biscottatasi racconta il Meeting dal posteggiodel parcheggio Sud: c’è la sussidia-rietà (ostacolata) del camperista, masi potrebbe pure fare «Un caffè

Il giornalista dovrebbe essere testimone. Un argo-mento interessante emerso dal dibattito tra Virman Cu-senza, direttore de Il Mattino, e Antonio Preziosi, di-rettore di Radio Uno e del Gr Rai. «Spesso la notiziaviene data in modo mediato da altri mezzi di comuni-cazione, come le agenzie e internet. Si rischia così difare un’informazione di secondo grado. Prima i gior-nalisti verificavano le notizie in prima persona – com-menta Cusenza –, bisogna ritornare con l’umiltà deicronisti che raccontano in presa diretta». Incalza Pre-ziosi: «Le cose si raccontano bene soltanto se si è te-stimoni. Le agenzie fanno un lavoro meritorio, ma ituoi occhi ti danno maggiore responsabilità. La pas-sione che muove questa professione è essere testimo-ni». Spicca anche una riflessione sul futuro della cartastampata. «La carta stampata non morirà, ma si tra-sformerà, anche se in modo non indolore, come sta av-

venendo ora con tagli e ristrutturazioni – spiega Cu-senza –. Il quotidiano che si compra la mattina, ancheelettronicamente, è una versione a cui si mette un pun-to a una certa ora. I quotidiani del domani saranno piùsimili a un sito con aggiornamenti in tempo reale fattielettronicamente. Sarà diverso da un sito perché a pa-gamento e soprattutto le notizie saranno tutte ap-profondite».

Savorana, portavoce di Cl che modera l’incontro,lancia una provocazione di don Giussani, per il qualeil giornalista dovrebbe aprire tra una parola e l’altra u-na finestra per l’aria vera, per una registrazione più ve-ra del presente. Risponde pronto Preziosi: «Il giornali-sta deve aiutare i lettori ad essre liberi, a maturareun’opinione». Invito subito accolto da Savorana: «Noiamiamo conoscere per essere liberi».

Benedetta Consonni

con… il camperista»! «Oppure met-tersi d’accordo con l’Enel: ci forni-sce la corrente e noi organizziamoun laboratorio di vita in campeg-gio!».

Affacciato sul tavolino dei vigeva-nesi sta l’abbaino di una famigliaveneziana, da cui s’intravedono lefigliolette che saltano da una parteall’altra del camper. Quella per loroè stata la prima casa: quando sonostate adottate, Ruben e sua mogliesono andati a Verona in camper du-rante la settimana di inserimento eloro adesso sono affezzionatissimealla casa con le ruote. «Dillo che c’èil problema della corrente, che sem-bra che non ci vogliono – raccontaRuben – ma soprattutto che tra cam-peristi ci si aiuta, è la nostra filoso-fia. E qua c’è una marcia in più. O-gni anno mi sembra di tornare aglianni dell’università, gomito a gomi-to con gli amici del movimento. Cisi aiuta e c’è una sovrabbondanzache fa aiutare tutti: alla sera dalledieci a mezzanotte facciamo pure imeccanici, c’è sempre qualcuno chelascia le luci accese e ha bisogno deicavi e delle nostre batterie». Lo dicesorridendo, ma fate attenzione: nonapprofittatene, che tengono le figliepiccole!

Pietro Bongiolatti

VITA DA MEETING

15 24 agosto

Qui a fianco la colazione dei camperisti nel parcheggiodella Fiera. Latte, Nutella e fettebiscottate. Sotto, in senso orario, una coppia diVigevano, la piccola Alessandra e lafamiglia di Venezia all’interno delloro camper Hymer.

Una scelta di camper«Nomadi ma felici»Sono quelli che al Meeting vengono in caravan. Di giorno in Fiera,di notte al parcheggio dell’ingresso Sud. «Per nulla al mondoandremmo nell’alberghetto, qui abbiamo tutte le comodità»

Giornalisti: scrivete tra le righeCusenza (Il Mattino) e Preziosi (Radio Rai) sul futuro dell’informazione

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17 24 agosto

Una serata speciale. Un concertoindimenticabile. Canti, musiche edanze, tutto rigorosamente ispiratodalla feconda tradizione celtica. So-no i Chieftains, un nome, una certez-za. Il Meeting ha questa sera l’onoredi ospitare sul palco dell’arena D3 u-na band di livello mondiale, la mi-gliore nel suo genere. La leggendadella musica celtica rivivrà nelle no-te della uillean pipe del miticoPaddy Moloney, accompagnato daisuoi storici musicisti Sean Keane,violinista, Matt Molloy, flautista,Kevin Conneff, al bodhran, e daglialtri artisti scelti appositamente perquesta tourneè: la cantante scozzeseAlyth Mc Cormack, Triona Mar-shall, prima arpa dell’OrchestraSinfonica di Dublino e Jeff White,chitarrista di bluegrass. Ma non è fi-nita qui: ad animare la serata ci sa-ranno anche Jon e Nathan Pilatzke,straordinari ballerini di una origina-lissima danza, la Ottawa valley dan-ce, e la fantastica ballerina irlandeseCara Butler. Tutto in un unico show.

I Chieftains non sono una band trale tante, si capisce bene dalle paroledi John Waters: «Sono sicuramente ilgruppo musicale più importante d’Ir-landa. La diversità che li contraddi-stingue è il modo con cui guardanoalla tradizione musicale. La tradizio-ne deve essere aperta, sapersi rap-portare con il presente. La maggiorparte delle band invece la considerachiusa e immutabile; ma non si puòvivere nel passato. I Chieftains han-no portato la musica irlandese in giroper il mondo, l’hanno contaminatacon le altre culture, e poi l’hanno ri-portata in Irlanda in modo nuovo».

E aggiunge: «L’Irlanda ha subìtomolte repressioni, la sua cultura èmorta quando è morta la sua lingua,il gaelico; senza una lingua non puòesserci una cultura. Il lavoro chehanno fatto i Chieftains è lo stesso

degli archeologi: han girato il mon-do visitando i luoghi dove i nostriantenati erano emigrati, e da ogniluogo hanno riportato a casa un pocodella nostra cultura. La diversità fratradizione e tradizionalismo sta nellalibertà. Perché permette di non chiu-dersi su se stessi e morire. E a questadevono il loro successo. È grazie allalibertà con cui vivono e creano mu-sica che le canzoni diventano utili,forti, piene di energia. Hanno creatoun nuovo ordine nella cultura musi-

cale irlandese».La loro storia conferma l’apprez-

zamento che oggi ricevono in tutto ilmondo: nascono nel lontano 1963, eda subito girano l’Irlanda con grandesuccesso grazie al loro modo di in-terpretare la musica celtica; già nel1976 avviene la prima grande appa-rizione a livello internazionale; Ku-brick li sceglie per realizzare la co-lonna sonora del celebre film «BarryLindon», che poi vincerà l’Oscar.Nel ’79 arriva il concerto che poi de-

finiranno «il momento più alto in 50anni di carriera»: suonano al Phoe-nix Park di Dublino davanti a un mi-lione e 350 mila persone, in attesa diGiovanni Paolo II. Vantano inoltre il-lustri collaborazioni con artisti delcalibro di Mick Jagger, Mark Knop-fler e Sting. E non potevano mancarenella colonna sonora di «Bra-veheart».

Insomma, non vi resta altro checorrere a comprare il biglietto.

Alberto Castagna

Il cantante Silvio Rodriguez, autore di «Al final de este viaje»; alle sue spalle un noto personaggio della storia cubana.

Con l’Irlanda nel cuoreQuesta sera l’attesissimo concerto dei Chieftains

Il cinema internazionale èprotagonista questa sera insala Neri. Alle 21.45 infattiavranno luogo le premia-zioni del Meeting RiminiFilm Festival, giunto que-st’anno alla quarta edizio-ne. Saranno visionate, sottogli occhi dell’attenta giuriapresieduta dal grande regi-sta polacco Krzystof Zanus-si, le dieci pellicole finalistedel concorso.L’iniziativa di quest’eventoè nata quattro anni fa dallacollaborazione tra Simonet-ta D’Italia, insegnante allaSchool of Visual Art di NewYork, e Otello Cenci, diret-tore artistico del Meeting diRimini. Di anno in anno ilFestival è cresciuto, racco-gliendo ogni volta un nume-ro superiore di concorrenti.A questa edizione hannopartecipato opere da Israe-le, Iraq, Cina, Russia e In-ghilterra, rafforzando il ca-rattere internazionale dellamanifestazione. La parteci-pazione è infatti aperta atutti, senza limiti di età esenza distinzioni tra amato-ri e professionisti; l’unicorequisito per partecipare èla durata della pellicola: alFestival concorrono solo icortometraggi. Purtroppoquesta sera non potrà esserepresente Alessandro D’Ala-tri, stretto collaboratore delFestival negli anni passati inqualità di Giudice d’onore.La manifestazione è realiz-zata in collaborazione conMade Officina Creativa,The School of Visual Arts diNew York, Milano Cinemae Televisione di FondazioneMilano, RadioCinema,nonché da Best Movie, la ri-vista di cinema più diffusain Italia.

Il Festivaldei corti

La misteriosa sigla Meeting? Svelato il mistero, è cubanaLa canzone scelta come colonna sonora è di Silvio Rodriguez. Marina Valmaggi, la cantante: una domanda al destino

C’è un mistero che ancora ammanta la fiera enon dà pace a molti dei partecipanti al Meetingdi quest’anno. Ogni giorno alle undici e a mez-zanotte l’enigma si ripresenta: che canzone è lasigla di quest’anno? Chi la canta? Ma soprattut-to… cosa dice?

Innanzitutto si sa: per conoscere il presente ènecessario indagare il passato. Abbiamo quindicercato di attingere alla memoria collettiva perevocare le sigle degli anni passati. Numerosesono state le canzoni di Claudio Chieffo, come«La strada», mentre nell’edizione scorsa ad ac-cogliere i visitatori erano le note di «Luntane c-chiù luntane» e nel 2009 a portare un accentointernazionale è stata «El Ebro».

Ma l’indagine sul passato non ci porta a nulla.Forse è più opportuno rivolgersi al presente:meglio rivolgere le nostre domande a chi la si-gla del Meeting la “vive” proprio in questi gior-ni. Le reazioni sono sorprendenti. In fiera c’èchi rifugge o chi preferisce tacere. C’è poi chiprova ad articolare idee nel vano tentativo discoprirsi il nuovo Sherlock Holmes del Mee-

ferma la provenienza cubana del canto e ci reci-ta un verso di «Al final»: «Restiamo quelli chepossono sorridere sull’orlo della morte, in pienaluce». Emilia Guarnieri commenta così la sceltadi questo brano: «Non è una canzone propriadella nostra storia ma ha questo accento di cer-tezza che ci sembrava ottimo». Scopriamo an-che che la versione scelta non è l’originale cu-bano ma una versione tradotta e cantata nel1976 da Marina Valmaggi, parte del Gruppo Za-fra. «Questo brano – commenta la cantante –svela l’insopprimibile certezza che vi sia qual-cosa oltre la morte. Non allude al destino ma lodomanda». Missione compiuta. Non è stato fa-cile ma ne è valsa la pena. Ora potrete dormiresonni tranquilli.

Camilla Binasco

ting, ma inesorabilmente si arrende. Invece c’èchi, novello Ulisse, sceglie l’azzardo e allora leipotesi si accumulano, colpendo nel segno tal-volta, o poco lontano almeno. «È la versione i-taliana di un canto portoghese» sostiene Carlo.Una ragazza, Valeria, addirittura si improvvisamusicologa e tenta un’analisi della melodia perricostruire magari il testo: «la musica non è tri-ste» ma, dopo un attimo, aggiunge «ma non ènemmeno molto gioiosa, due parole sono “om-bra” e “morte”». Nel mezzo delle nostre pere-grinazioni ci imbattiamo provvidenzialmentenell’uomo-cd, ovvero colui che come compito,fra gli altri, ha proprio quello di far partire lacanzone ogni mattina e sera. Lui, però, la musi-ca non la sente nemmeno essendo chiuso nelbox con lo stereo, ma ci mostra il famigerato cd,appare in una custodia blu e finalmente scopria-mo almeno il titolo e l’autore della canzone:«Al Final» di Silvio Rodriguez.

Ora proviamo a interrogare il fido Google, ilquale dà un responso che, per ora, è solo parzia-le: Silvio Rodriguez, cantautore cubano classe

1946, ha nel suo repertorio la canzone «Al finalde este viaje en la vida». Gli interrogativi resta-no molti: perché la voce che si sente in fiera èfemminile? Perché il testo cantato è in italiano?Impossibile si tratti dell’originale. Occorre dun-que andare ai piani alti per capire il come, ilquando è soprattutto il perché di questa scelta.Fra i padiglioni troviamo Emilia Guarnieri, pre-sidente della Fondazione Meeting, che ci con-

Il gruppo dei Chieftains: i suoi componenti suonano il flauto, il violino, la «uillean pipe» e il «bodhran»

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I FATTI DI OGGI

19 24 agosto

IncontriLA CERTEZZA NELLA CONOSCENZASCIENTIFICAOre 11.15 Salone B7 Partecipa John Polkinghorne, Fellow della RoyalSociety e Fellow della Queens' College, Cam-bridge. Introduce Marco Bersanelli, Universitàdegli Studi di Milano.QUALI CERTEZZE IN UN MONDO INCER-TO? INCONTRO CON JOHN ELKANNOre 11.15 Sala A3Partecipa John Elkann, presidente di Fiat; WilliamBarcella, studente universitario. IntroduceBernhard Scholz, presidente della Compagniadelle Opere.LINGUAGGIO, MISTERO, COMUNICAZIO-NEOre 11.15 Sala C1 Partecipano: Stefano Arduini, Università degliStudi di Urbino; Pietro Barcellona, Università de-gli Studi di Catania; Andrea Moro, Institute forAdvanced Study di Pavia. Introduce Davide Ron-doni, poeta e scrittore.NOMOS E PROFEZIA: ESSERE EBREO, ES-SERE CRISTIANO. Due lezioni su Deuterono-mio 13 e 18 a cura di Joseph H.H. Weiler e Igna-cio CarbajosaOre 11.15 Sala Neri GE HealthcarePartecipano: Ignacio Carbajosa Pérez, Facoltà diTeologia San Dámaso di Madrid; Joseph H. H.Weiler, direttore dello Straus Institute for the Ad-vanced Study of Law & Justice and co-direttoredello Tikvah Centre for Law & Jewish Civiliza-tion alla Università di New York. Introduce Ste-fano Alberto, Università Cattolica del Sacro Cuo-re di Milano.ESPERIENZE ALLA PROVA. INCONTROCON…Ore 15.00 Sala A3 Partecipano: Fabio Cavallari, giornalista e scritto-re; Bernard Dan, neuropsichiatra e direttore dell’Ospedale Universitario per i bambini Reine Fa-biola, Bruxelles; Mariangela e Riccardo, genitoridi Giulia Ribera d’Alcalá. Introduce Davide Peril-lo, direttore di Tracce.IL MONDO DEI NUMERI: CONOSCEREPER GOVERNAREOre 15.00 Sala C1In collaborazione con Unioncamere. Partecipano:Andrea Cammelli, Università degli Studi di Bolo-gna e direttore di AlmaLaurea; Enrico Giovanni-ni, presidente di Istat. Introduce Carlo Lauro, U-niversità Federico II di Napoli e responsabile del-l’Area Ricerche della Fondazione per la Sussidia-rietà. DOPO FUKUSHIMA, SOLO RINNOVABILI?Ore 15.00 Sala Neri GE HealthcarePartecipano: Guido Bortoni, presidente dell’Auto-rità per l’Energia Elettrica e il Gas; Marco Ricotti,membro dell’Agenzia per la Sicurezza Nucleare eprofessore al Politecnico di Milano; Stefano Sa-glia, sottosegretario di Stato al Ministero delloSviluppo Economico; Paolo Togni, presidente as-

sociazione Viva; Giuliano Zuccoli, presidente delconsiglio di gestione di A2A. Introduce MarcoBersanelli, Università degli Studi di Milano.CON GLI OCCHI DEGLI APOSTOLI. UNAPRESENZA CHE TRAVOLGE LA VITAOre 17.00 Auditorium B7Presentazione della mostra. Partecipano: José Mi-guel Garcia, Università Ecclesiastica San Dámasodi Madrid; Pierbattista Pizzaballa, custode di Ter-ra Santa. Introduce Giancarlo Cesana, Universitàdegli Studi di Milano-Bicocca.LO STATO DELLA GIUSTIZIAOre 19.00 Sala A3Partecipa Michele Vietti, vicepresidente del Con-siglio Superiore della Magistratura. IntroducePaolo Tosoni, presidente della Libera associazio-ne forense.LA SOSTENIBILITÀ DEL WELFARE PUB-BLICO E PRIVATOOre 19.00 Sala C1Partecipano: Johnny Dotti, amministratore dele-gato di Welfare Italia; Marco Morganti, ammini-stratore delegato di Banca Prossima; Lester Sala-mon, Università Johns Hopkins di Baltimora. In-troduce Riccardo Bonacina, presidente e direttoreeditoriale di Vita Non Profit.DIVINA LITURGIA IN RITO BIZANTINOSLAVOOre 20.00 Chiesa Sant'AgostinoCelebrano: Padre Romano Scalfi e Padre Rosti-slav Kolupaev. Con il coro di Russia Cristiana.

FocusUN CAFFÈ ITALIANO… DOMANDE SUL-L’UNITÀ. LA COSTITUZIONE DELLA RE-PUBBLICA Ore 13.45 Padiglione B5Partecipa Lorenza Violini, Università degli Studidi Milano e responsabile del Dipartimento Pubbli-ca Amministrazione della Fondazione per la Sus-sidiarietà. Introduce Anna Cavallo, studentessa diGiurisprudenza all’Università degli Studi di Mila-no.IL LAVORO COME BENE COMUNEOre 15.00 Sala Mimosa B6 In collaborazione con la Fondazione ObiettivoLavoro.Partecipano: Marco Caravella, consigliere di am-ministrazione della cooperativa Placido Rizzotto;Emilio Innocenzi, presidente Team Service; Da-rio Odifreddi, presidente della Fondazione Piazzadei Mestieri; Giuliano Poletti, presidente di LegaCoop; Ivan Soncini, amministratore delegato Cc-pl Gruppo Industriale Cooperativo; Giorgio Vitta-dini, presidente della Fondazione per la Sussidia-rietà; Nicola Zingaretti, presidente della Provinciadi Roma. Introduce Alessandro Ramazza, presi-dente di Obiettivo Lavoro.

IL RUOLO DELLE UTILITIES NELLA NUO-VA STRATEGIA EUROPEA PER L’ENER-GIA E L’AMBIENTE

Ore 19.00 Sala Tiglio A6 Partecipano: Francesco Asdrubali, Università de-gli Studi di Perugia e direttore del Centro Interu-niversitario di Ricerca sull’Inquinamento da A-genti Fisici “Mauro Felli”; Franco Cotana, Uni-versità degli Studi di Perugia; Paolo Paoletti, ma-naging director Bu Corporate Development delGruppo Sorgenia; Federico Rossi, Università de-gli Studi di Perugia e direttore del consorzio IpassS.c.a.r.l.; Simone Togni, presidente dell’associa-zione nazionale Energia del Vento. Intervento disaluto di Stefano Saglia, sottosegretario di Stato alMinistero dello Sviluppo Economico. IntroduceCarlo Andrea Bollino, Università degli Studi diPerugia e presidente dell’Associazione Italianadegli Economisti dell’Energia.

Testi&ContestiINVITO ALLA LETTURA. Introduce CamilloFornasieri, direttore del Centro Culturale di Mila-no.Ore 15.00 Eni Caffè Letterario D5«Fede e cultura. Scritti scelti»Presentazione del libro di S. Ecc. Mons. LuigiNegri (Editore Jaca Book). Partecipano: l'Autore,vescovo di San Marino-Montefeltro; Livio Meli-na, preside del Pontificio Istituto Giovanni PaoloII per Studi su Matrimonio e Famiglia; StefanoZamagni, presidente dell’Agenzia per il TerzoSettore.A seguire:«Ministero della bellezza. Il sacerdozio cattolico»Presentazione del libro di Francesco Ventorino(Editore Marietti 1820). Partecipano: l’Autore,Studio Teologico San Paolo di Catania; S. Ecc.Mons. Luigi Negri, vescovo di San Marino-Mon-tefeltro. STORIE DAL MONDO. Rassegna di reportagesinternazionali a cura di Roberto Fontolan e GianMicalessin. Ore 19.00 Sala Neri GE Healthcare «Restrepo. Inferno in Afghanistan» di Tim Hethe-rington e Sebastian Junger. Premio Grand Jury alSundance Film Festival. Produzione: NationalGeographic Channel. INVITO ALLA LETTURA. Introduce CamilloFornasieri, direttore del Centro Culturale di Mila-no.Ore 19.00 Eni Caffè Letterario D5 «In viaggio con un Santo»Presentazione del libro di Filippo Anastasi (Edito-re Il Messaggero di Padova). Partecipano: l’Auto-re, vicedirettore e responsabile informazione reli-giosa GR RAI; Ugo Sartorio, direttore del Mes-saggero di Sant’Antonio.

SpettacoliCORO DI VOCI BIANCHE BRANKOOre 19.30 Palco D7Esibizione della sezione giovanile dell’omonimoSodalizio Canoro Ecclesiastico Branko, Coro dellaCattedrale di Niš (Serbia), diretto da Jovana Mikić.JOB - O LA TORTURA DA PARTE DEGLI A-MICIOre 19.45 Sala D2 Ingresso a pagamentoTesto di Fabrice Hadjadj tradotto da Fabrizio Sinisi.Regia di Andrea Maria Carabelli. LE COSE DELLA VITAOre 20.30 BackMusic Presentazione dell’ultimo cd musicale di Cesare Aresi.STAGE DI TANGO ARGENTINOOre 21.00 Palco D7Carlotta Santandrea e Patricio Lolli condurranno ipartecipanti in un viaggio all’interno dell’affasci-nante mondo del tango argentino.CHIEFTAINS IN CONCERTOOre 21.45 Arena D3 Ingresso a pagamento La leggenda della musica celtica. Accanto alla ver-ve del leader Paddy Moloney e della sua “uilleanpipe”, Sean Keane violino, Matt Molloy flautista,Kevin Conneff bodhran e voce. MEETING RIMINI FILM FESTIVALOre 21.45 Sala Neri GE Healthcare Serata di Premiazioni della quarta edizione del con-corso internazionale di cortometraggi Meeting Ri-mini Film Festival. Presidente di giuria KrzysztofZanussi.PONTEDERA BIG BANDOre 22.00 Area Piscine Ovest Edison La premiata filarmonica “Volere e Potere” di Pon-tedera affianca brani di musica popolare italiana abrani sinfonici, pezzi tratti da colonne sonore cine-matografiche a brani della tradizione americana.

SportIL GIOCO DEL LOTTO SPORT VILLAGESpazio dedicato allo sport da praticare dove il Gio-co del Lotto in collaborazione con Csi e Cdo Sporthanno predisposto e allestito campi per il calcetto,la pallavolo, il beach volley, il basket e il miniba-sket, il biliardino, il ping pong, la dama, gli scacchie una fantastica area dedicata al Golf.Tutti i giorni dalle 11.00 alle 24.00SCHERMAOre 15.00 Il Gioco del Lotto Sport VillageEsibizioni e prove libere con istruttori con l'accade-mia d'arme G. Voltolini di Rimini.CORRI MEETING RIMINI 2011 Ore 17.30 Area Piscine Ovest Edison Camminata ludico-motoria-non agonistica aperta atutti. KM 2 per ragazzi - KM 6 per adultiPartenza dalle ore 17.30 Padiglione sport di Ri-mini Fiera (esterno ingresso ovest)Premiazioni ore 19 Padiglione sport (Gioco delLotto Sport Village) di Rimini FieraA cura del Csi.LA

GIO

RNAT

AOcchi da apostoli

Oggi John Elkann. E dalla Terrasanta arriva Pizzaballa

RASSEGNASTAMPA Insomma dopo la stura di Giorgio

Napolitano, ieri il tema della cre-scita è stato nuovamente al centrodella kermesse ciellina. Ognunocon la propria cifra ha messo nelmirino la manovra alla vigilia diuna complicata navetta parla-mentare. A ruota di Passera è in-tervenuto l’Ad di Enel, FulvioConti, che ha criticato aperta-mente la cosiddetta Robin Hoodtax - «la tassa dello sceriffo diNottingham»-, l’addizionale perle imprese energetiche contenutein manovra. «Perché colpisce unsettore già regolato e soprattuttouno dei pochi settori che può inve-stire», si è rammaricato il mana-ger.

Marco Alfieri

La sola cosa bella che è successaquesta estate in Europa sono i duemilioni di ragazzi a Madrid. Pri-mo, perché ti accorgi che esistonoi giovani. Secondo, perché notiche si mobilitano anche per unafede e non solo per Vasco Rossi,per un rave party o per un outlet.

Terzo, perché sono promettenti enon minacciosi, festosi e non de-pressi. Quarto, perché voglionoconnettersi, incontrarsi, darsi unprogetto, cercano figure simboli-che, percorsi di santità e di tradi-zioni, scrutano il futuro e non lolasciano agli indici di Borsa.

Marcello Veneziani

Sarebbero stati degli ingrati e de-gli stupidi, quelli di Comunione eLiberazione, se non si fosserospellati le mani per applaudireGiorgio Napolitano. Né mi stupi-sce il conformismo collettivo nelcommentare quell’evento. Mi fi-guro quanto ridicoli ci si debbasentire nel raccontare che i piùimportanti esponenti dell’asfitticocapitalismo italiano, pubblico eprivato, si sono precipitati a Rimi-ni per meglio capire il fenomenoCl, dal quale si dicono affascinati,salvo arrivare un attimo primadel Presidente della Repubblica eandare via a ruota. Ma capiscotutti, come capisco che manchi ilcoraggio e la libertà per dire chenon solo nella nostra Costituzionenon c’è un solo rigo che autorizzi

comizi di quel tipo, ma è più volteescluso che il Presidente possa te-nerli.

Davide Giacalone

La rivoluzione egiziana è incom-piuta, le testimonianze sul palcoriminese sono concordi. I giornidi Piazza Tahrir? «Gloriosi» malontani. Molti temono che il deli-cato equilibrio multi religioso im-posto da Nasser e sopravvissutofino a Mubarak vada in frantumicon le elezioni. Armiah sottolineai passi avanti compiuti da orto-dossi e musulmani dopo la stragedi Alessandria e, dopo lunghe dis-sertazioni storiche ed etimologi-che che rivangano l’origine del-l’Egitto e il ruolo dei copti, espri-me senza troppi giri di parole il ti-more che «lo spirito della rivolu-zione possa perdersi e il musul-mano divenga più forte, grazie al-la maggioranza parlamentare, e ilcristiano si nasconda… Oggi ilmio è un Paese ferito, mai come o-ra ha avuto bisogno di tutti, coptie musulmani».

Paolo Viana

DirettoreStefano FilippiDirettore responsabileCesare Trevisani EditoreAssociazione Meetingper l’amicizia tra i popoliAssociazione riconosciuta con D.P.R.n.869 del 6/8/1986, sede: via Flami-nia 18/20, c.p. 1106, 47900 Rimini.Tel. 0541-783100, Fax. 0541-786422.Progetto graficoG&C, MilanoImpaginazioneEdita, RiminiFotolito e stampaSigrafvia Redipuglia, 77 Treviglio (BG)RegistrazioneTribunale di Rimini n.16/91 del15/07/1991PubblicitàUfficio commerciale MeetingTel. 0541-783100FotografiRoberto Masi, Paola Marinzi, Giovanni ZennaroE.mail: [email protected]

MEETING

QUOTIDIANO

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Ci sono grandi progetti e progettiche diventano grandi e ci sono

grandi idee che diventerannograndi realtà, o parte di

una grande realtà:il nostro Paese.

in collaborazione con

MEETING RIMINI - 21.27 AGOSTO 2011 - RIMINI FIERA PAD. D5

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