TERRA - quotidiano - 23/02/2011

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Luca Bonaccorsi MA NON ERA UN CARO AMICO? In fondo Davvero poco rassicurante il di- scorso di ieri del folle Rais libi- co. Certo nessuno si aspettava aperture politiche e atteggia- menti diplomatici. Lo show te- levisivo era fatto essenzialmen- te a uso interno, per galvaniz- zare i suoi e incutere paura nei dimostranti. Il messaggio co- munque è arrivato: il signore dei Rayban, delle tende e delle sexy bodyguard non molla. La retorica del complotto ester- no non ha risparmiato neanche l’Italia. Una cosa che Berlusco- ni, dopo i suoi numerosi inchi- ni e baciamano, dovrà spiegare al Paese. La tensione quindi non cala. Il che vuol dire ancora vittime e ancora sangue. Sulla gravità del conflitto a venire però i mercati, di solito un buon indicatore, ie- ri hanno accolto il discorso con insolita freddezza. Il petrolio è salito fino a 108 dollari in Euro- pa e fino a 94 negli Usa, ma poi si è assestato su livelli inferiori. Le borse hanno perso ma, an- che a Milano chiusa per un inve- rosimile guasto tecnico fino alle 15,30, poco più dell’1%. La reazione più consistente si è notata sulle materie prime ali- mentari, con cali superiori al 5% per grano e frumento. Le proba- bilità che la crisi nordafricana getti il mondo in una vera e pro- pria crisi petrolifera, rispeden- do tutti in recessione, sono an- cora modeste per gli investitori. A contenere la paura una serie di fattori. Il primo, quello fonda- mentale, è che le transizioni di potere, finora, sono state relati- vamente incruente e veloci (ve- di Egitto e Tunisia). Il secondo è che l’epidemia ancora non sem- bra diffondersi alla penisola ara- bica dove c’è il grosso delle ri- sorse petrolifere. Il terzo è che il contesto generale, fino alle ri- volte arabe, era uno di modesta ma decisa uscita dalla recessio- ne. Il quarto è un elemento mi- nore, stagionale ma importan- te: l’inverno dell’emisfero nord è quasi finito e i consumi ener- getici stanno per ridursi. E poi la recessione, se arrivasse davvero, ridurrebbe anche la domanda di petrolio moderandone l’effet- to scarsità. Insomma incertez- za e ancora incertezza. Una so- la cosa resta sicura: che altri ca- dranno sotto la violenza di que- sto strano amico di Silvio. © MONTEFORTE/ANSA © SCROBOGNA/LAPRESSE Palermo, incubo rifiuti 9 7 7 2 0 3 6 4 4 3 0 0 7 1 0 2 2 3 In numerosi Comuni della provincia i cumuli d’immondizia arrivano a lambire le case: tra lavoratori in sciopero e discariche esaurite è di nuovo caos. Situazione difficile a Cinisi, Capaci e Partinico. Intanto la tassa aumenta del 30% Ultimo atto In un delirante discorso alla tv di Stato il Colonnello Gheddafi annuncia la sua resistenza «fino alla morte». Ha le ore contate ma intanto la stima delle vittime sale. Da noi invece si litiga sull’emergenza profughi Emergenza La denuncia dei cittadini: «Siamo costretti a vivere in casa, come bestie chiuse in gabbia. Non ce la facciamo più» Libia Servizi a pagina 5 Sped. in Abb. Post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1 DCB - Roma Anno VI - n. 45 - mercoledì 23 febbraio 2011 - E 1,00 Dalle città Milano: Pisapia chiede l’election day Napoli: tornano le Mamme vulcaniche pagine 10 e 11 Questa mattina alle 10:30, orario insolito dettato dall’emergenza internazionale, Franco Frattini si presenta nell’Aula di Montecito- rio per riferire sulla crisi libica e sulle specifiche iniziative italia- ne. Il ministro degli Esteri, dal Cairo dove ieri era impegnato in un incontro con i vertici del- la Lega Araba, ha cambiato tono rispetto a due giorni fa: «Siamo molto preoccupati per i rischi di una guerra civile e di un’immi- grazione verso l’Unione europea di dimensioni epocali». In Libia, per la verità, è già guerra civile e le forniture di gas verso l’Italia, principale partner economico di Tripoli, si stanno avviando verso l’interruzione. Aldo Garzia Segue a pagina 2 Il governo cambia strategia e toni sulla Libia Dal Transatlantico Retroscena Nordest Recupero 2 La Polverini punta in alto: un suo mini partito e un posto ai piani alti del Pdl. Ma prima deve piegare allo scopo il sindacato Ugl 8-9 La Lega vuole un Cie a Venezia: uno sgarbo per la città che non ama il Carroccio e le sue politiche sui migranti. è polemica. 12 Contro l’usa e getta si diffonde il fai da te, con tanto di manifesto. E grazie alla rete è possibile donare nuova vita anche a un iPad Nucleare, il Giurì blocca lo spot: «Ingannevole» Servizi alle pagine 2 e 3 Ecopulci tu sei a favore o contro l’energia nucleare o non hai ancora una posizione?». In attesa di una risposta da parte del pub- blico televisivo, lo spot sul nucleare è stato dichiarato pub- blicità ingannevole dallo Iap, l’Istituto dell’autodisciplina pubblicitaria. A sollecitare la decisione del gran giurì erano state le numerose prote- ste di associazioni ambientaliste e cittadini che, dallo scorso dicembre, hanno segnalato all’istituto lo spot «come esempio di raffinata mani- polazione». Per farci un’idea di come sarà la campagna di comunica- zione governativa che ci accompagnerà fino ai referendum su acqua e nucleare, la decisione dello Iap, che è del 18 febbraio, è stata caratteriz- zata da un assordante silenzio/assenso. Quello dei media. «E

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Page 1: TERRA - quotidiano - 23/02/2011

Luca Bonaccorsi

ma non era un caro amico?

In fondo

Davvero poco rassicurante il di-scorso di ieri del folle Rais libi-co. Certo nessuno si aspettava aperture politiche e atteggia-menti diplomatici. Lo show te-levisivo era fatto essenzialmen-te a uso interno, per galvaniz-zare i suoi e incutere paura nei dimostranti. Il messaggio co-munque è arrivato: il signore dei Rayban, delle tende e delle sexy bodyguard non molla. La retorica del complotto ester-no non ha risparmiato neanche l’Italia. Una cosa che Berlusco-ni, dopo i suoi numerosi inchi-ni e baciamano, dovrà spiegare al Paese. La tensione quindi non cala. Il che vuol dire ancora vittime e ancora sangue. Sulla gravità del conflitto a venire però i mercati, di solito un buon indicatore, ie-ri hanno accolto il discorso con insolita freddezza. Il petrolio è salito fino a 108 dollari in Euro-pa e fino a 94 negli Usa, ma poi si è assestato su livelli inferiori. Le borse hanno perso ma, an-che a Milano chiusa per un inve-rosimile guasto tecnico fino alle 15,30, poco più dell’1%. La reazione più consistente si è notata sulle materie prime ali-mentari, con cali superiori al 5% per grano e frumento. Le proba-bilità che la crisi nordafricana getti il mondo in una vera e pro-pria crisi petrolifera, rispeden-do tutti in recessione, sono an-cora modeste per gli investitori. A contenere la paura una serie di fattori. Il primo, quello fonda-mentale, è che le transizioni di potere, finora, sono state relati-vamente incruente e veloci (ve-di Egitto e Tunisia). Il secondo è che l’epidemia ancora non sem-bra diffondersi alla penisola ara-bica dove c’è il grosso delle ri-sorse petrolifere. Il terzo è che il contesto generale, fino alle ri-volte arabe, era uno di modesta ma decisa uscita dalla recessio-ne. Il quarto è un elemento mi-nore, stagionale ma importan-te: l’inverno dell’emisfero nord è quasi finito e i consumi ener-getici stanno per ridursi. E poi la recessione, se arrivasse davvero, ridurrebbe anche la domanda di petrolio moderandone l’effet-to scarsità. Insomma incertez-za e ancora incertezza. Una so-la cosa resta sicura: che altri ca-dranno sotto la violenza di que-sto strano amico di Silvio.

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in numerosi comuni della provincia i cumuli d’immondizia arrivano a lambire le case: tra lavoratori in sciopero e discariche esaurite è di nuovo caos. Situazione difficile a cinisi, capaci e Partinico. intanto la tassa aumenta del 30%

Ultimo atto

In un delirante discorso alla tv di Stato il Colonnello Gheddafi annuncia la sua resistenza «fino alla morte». Ha le ore contate ma intanto la stima delle vittime sale. Da noi invece si litiga sull’emergenza profughi

Emergenza La denuncia dei cittadini: «Siamo costretti a vivere in casa, come bestie chiuse in gabbia. non ce la facciamo più»

Libia

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Anno VI - n. 45 - mercoledì 23 febbraio 2011 - E 1,00

Dalle cittàMilano: Pisapia chiede l’election dayNapoli: tornano le Mamme vulcaniche

pagine 10 e 11

Questa mattina alle 10:30, orario insolito dettato dall’emergenza internazionale, Franco Frattini si presenta nell’Aula di Montecito-rio per riferire sulla crisi libica e sulle specifiche iniziative italia-ne. Il ministro degli Esteri, dal Cairo dove ieri era impegnato in un incontro con i vertici del-la Lega Araba, ha cambiato tono rispetto a due giorni fa: «Siamo molto preoccupati per i rischi di una guerra civile e di un’immi-grazione verso l’Unione europea di dimensioni epocali». In Libia, per la verità, è già guerra civile e le forniture di gas verso l’Italia, principale partner economico di Tripoli, si stanno avviando verso l’interruzione.

Aldo Garzia

Segue a pagina 2

Il governo cambia strategia e toni sulla Libia

Dal Transatlantico Retroscena Nordest Recupero2La Polverini punta in alto: un suo mini partito e un posto ai piani alti del Pdl. Ma prima deve piegare allo scopo il sindacato Ugl

8-9La Lega vuole un Cie a Venezia: uno sgarbo per la città che non ama il Carroccio e le sue politiche sui migranti. è polemica.

12Contro l’usa e getta si diffonde il fai da te, con tanto di manifesto. E grazie alla rete è possibile donare nuova vita anche a un iPad

Nucleare, il Giurì blocca lo spot: «Ingannevole»

Servizi alle pagine 2 e 3

Ecopulci tu sei a favore o contro l’energia nucleare o non hai ancora una posizione?». In attesa di una risposta da parte del pub-blico televisivo, lo spot sul nucleare è stato dichiarato pub-

blicità ingannevole dallo Iap, l’Istituto dell’autodisciplina pubblicitaria. A sollecitare la decisione del gran giurì erano state le numerose prote-ste di associazioni ambientaliste e cittadini che, dallo scorso dicembre, hanno segnalato all’istituto lo spot «come esempio di raffinata mani-polazione». Per farci un’idea di come sarà la campagna di comunica-zione governativa che ci accompagnerà fino ai referendum su acqua e nucleare, la decisione dello Iap, che è del 18 febbraio, è stata caratteriz-zata da un assordante silenzio/assenso. Quello dei media.

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mercoledì 23 febbraio 20112

Emergenza

reoccupato per un flus-so migratorio di «di-mensioni assolutamen-te epocali» il ministro

degli Esteri Franco Frattini si è recato ieri mattina nell’Egitto liberato per parlare della que-stione libica. Una scelta det-tata da una necessità pratica, perché nonostante il governo di transizione ret-to dall’esercito, con il Cairo sono anco-ra attivi gli accordi bilaterali che pre-vedono i rimpatri immediati per i cit-tadini egiziani che travalicano i nostri confini. Così è sta-to ad esempio per i 40 fuggia-schi arrivati il 16 febbraio scor-so a Marina di Ragusa e imbar-cati su un charter il giorno do-po. Il discorso-delirio di ieri del colonnello Gheddafi ha reso an-cora più concreti gli incubi del governo. Un esecutivo tenu-to insieme solo dal federalismo

>>Primo piano>>

Ancora tunisini in Sicilia«Mandateli al Nord»Susan Dabbous

P

Emergenza Proseguono gli sbarchi di migranti a Lampedusa, ma cambiano le rotte.È lite sull’accoglienza a Mineo, Catania. Il governatore Lombardo accusa il governo di razzismo

su Sicilia, Puglia e Calabria. Lom-bardo ha quindi fatto esplicito rife-rimento al rischio «ghetto» nel ca-so in cui vengano trasferiti i tunisi-ni nel Villaggio degli Aranci di Mi-neo (Catania). È qui che i il gover-no vorrebbe trasferire i richieden-ti asilo, fino a 7mila persone in 400 appartamenti. Ma a dire il vero, in

e dalla lotta all’immigrazione, con la Lega Nord che punta il dito contro l’Unione europea che non vuole prendersi una quota di migranti e la Regione Sicilia che accusa il governo di inerzia. Due i nodi fondamenta-li: il primo è un accordo, che al momento non c’è, per ripartire

gli oneri degli sbarchi in ambito comunitario, non solo sul piano economico (sono stati stanziati 100 milioni di euro per far fron-te all’emergenza) ma manche per il trasferimento fisico. Nel caso dei tunisini, ad esempio, la loro meta è la Francia, non certo l’Italia. Il secondo motivo

di malumore, più territoriale, è stato esternato ieri dal governa-tore della Regione Sicilia, Raffa-ele Lombardo: «Perché non ve li prendete al Nord?». I ponti ae-rei che nelle ultime settima-ne trasferiscono i migranti da Lampedusa ai centri di identifi-cazione, infatti, fanno rotta solo

Siamo lontani dalle prime di-chiarazioni di Silvio Berlusconi, quando c’erano le avvisaglie della rivolta e aveva detto di non aver telefonato al colonnello Ghedda-fi per «non disturbare». Frase as-sai infelice, corretta già domeni-ca sera in tv da Ignazio La Russa, ministro della Difesa, a Che tem-po che fa: «Non avrei usato la pa-rola “disturbare”. Lo dico franca-mente, avrei usato un altro ter-mine ma non ci si può impicca-re alle parole». L’ulteriore corre-zione è arrivata martedì dopo le 20, quando Palazzo Chigi diffon-deva un comunicato che si alli-neava alle posizioni dell’Unione europea: «Il presidente del Con-siglio segue con estrema preoc-cupazione l’evolversi della situa-zione in Libia e si tiene in stret-to contatto con tutti i principa-

Garzia dalla prima li partner nazionali e internazio-nali. Il premier è allarmato per l’uso inaccettabile della violenza sulla popolazione civile». Il rice-vimento in pompa magna offer-to al colonnello libico appena lo scorso agosto, con tanto di sfilata dei corpi speciali militari a Piaz-za di Siena (Villa Borghese), poi contraccambiato a Berlusconi a Tripoli, è un ricordo che il gover-no ha fretta di cancellare. Fratti-ni potrebbe proporre questa mat-tina la formazione di una Unità di crisi formata da maggioranza e opposizione per monitorare la situazione. L’idea è di Pier Ferdi-nando Casini, leader dell’Udc, ed è stata commentata favorevol-mente da Roberto Maroni, mini-stro dell’Interno. Pier Luigi Bersa-ni, segretario del Pd, è diffidente: «Ciascuno faccia il suo mestiere. Vanno bene il dialogo e la colla-borazione, la sede giusta è il Par-

lamento. Ma non va bene la con-fusione di compiti perché noi non abbiamo condiviso quanto è sta-to fatto sin qui». I Verdi chiedono al governo di «sospendere imme-diatamente il trattato con la Libia fino a quando non verranno ces-sati i bombardamenti sui manife-stanti», ha spiegato il presidente del Sole che ride Angelo Bonelli, aggiungendo poi che «Berlusco-ni dovrebbe semplicemente ver-gognarsi per aver appoggiato un dittatore sanguinario che viola si-stematicamente i diritti umani». Malgrado le notizie drammatiche che giungono dalla Libia, il Cava-liere ieri mattina ha dato priori-tà alla riforma della giustizia in-contrandosi a Palazzo Grazioli con il guardasigilli Angelino Alfa-no (si sarebbe messa a punto an-che la strategia difensiva sul Rub-ygate, a partire da come sollevare il conflitto di attribuzione contro

i magistrati di Milano). Il vertice con alcuni ministri per valutare le iniziative da mettere in campo di fronte alla crisi in Libia che ha immediate ripercussioni sull’eco-nomia italiana, si è tenuto solo in serata. Mentre ci si attrezza, con l’aiuto delle organizzazioni inter-nazionali e dell’Ue, ad affrontare anche un’eventuale ondata mi-gratoria sulle coste italiane, Um-berto Bossi liquida la questio-ne con la consueta rozzezza pa-dana: «Speriamo che non arrivi-no. Se arrivano, li manderemo in Francia e Germania». Non è certo un atto di cortesia alla vigilia del-la riunione dei ministri dell’Inter-no di Italia, Cipro, Francia, Gre-cia, Malta e Spagna che si terrà oggi a Roma. L’obiettivo dell’in-contro è formalizzare una posi-zione internazionale comune per affrontare la probabile emergen-za migratoria e umanitaria.

didascalia didascaliaGait alit nibh etue vulla commy nosto dolobor sim eu fe

Sulla Libia il governo cambia toni e strategia

Dal Transatlantico Il ministro Frattini si dice preoccupato per il rischio di «un’immigrazione verso l’Ue di dimensioni epocali». Ma per Berlusconi la priorità resta la riforma della giustizia

Berlusconi ostenta sicurezza sulla durata della legislatura, ma dietro le quinte più d’uno si prepara alla prossima torna-ta elettorale. Anche nelle schie-re della destra gli spiriti ribollo-no, anche perchè l’uscita di Fi-ni ha di fatto lasciato un vuo-to di leadership tra gli ex An. A giocarsi la partita a Roma ci sono il sindaco Alemanno e la presidente del Lazio, la Polve-rini. Quest’ultima, racconta-no i suoi collaboratori, ha letto come un successo personale la vittoria alle regionali e sta lavo-rando a un ingresso trionfale ai piani alti del Pdl. Il taxi per Palazzo Chigi si chiamereb-be “Città nuova”: il neo partiti-no laziale, che dovrebbe certi-ficare il peso elettorale della ex sindacalista. Potrebbe esordire già alle amministrative di Lati-na, pestando addirittura i pie-di al rais locale, il senatore Faz-zone. Essenziale per il progetto è il sostegno del suo sindaca-

Betta Salandra

La Polverini e l’assalto al sindacato Ugl

Retroscena

Il ministro degli Esteri Franco Frattini è volato in Egitto per controllare il rispetto degli accordi bilaterali

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mercoledì 23 febbraio 2011 3

Emergenza

geria circolano annunci pubbli-citari che promettono duemila dollari al giorno per chiunque si arruolasse contro i manifestanti libici. E ormai si parla di più di mille morti. È persino impossi-bile rimuovere i cadaveri river-si lungo le strade. Si muore per essere in strada, si muore per es-sere usciti di casa, si muore per aver acceso la macchina, si muo-re e basta.

Il confine con l’Egitto è defini-tivamente aperto e in gran par-te controllato dagli oppositori del regime, probabilmente con l’aiuto dei soldati dissociatisi da Gheddafi. Intanto l’Egitto sta ac-cogliendo – non si capisce anco-ra se a titolo ufficiale o meno – civili libici in fuga dai mercena-ri e dalla repressione, ma anche concittadini espatriati per lavo-rare ai giacimenti libici. Il bagno di sangue libico potrebbe esse-re l’ultimo atto del terzo dittato-re arabo ormai agli sgoccioli. Ma se Ben Ali e Mubarak avevano tentato di mettere a ferro e fuo-co il paese che li cacciava, pri-ma di andarsene, grazie all’aiu-to del regime che li sosteneva, il colonnello sembra pronto a farlo anche da solo, anche senza più nessuno che lo sostenga. Anche se questo dovesse voler dire li-vellare intere città. Il problema ormai sembra essere quando, e come, qualcuno fermerà Muam-mar Gheddafi.

ermi. Ratti. Giova-ni malati e droga-ti venuti dall’este-ro. Mercenari. Ri-

volte organizzate dall’estero. So-no un combattente beduino che morirà nel suo paese da mar-tire». Nel suo discorso televisi-vo di ieri Muammar Gheddafi ha minimizzato le proteste dei suoi concittadini fino a definir-le una cospirazione. Per molti, quello di ieri era il suo ultimo di-scorso, mentre ogni angolo della Libia era in fiamme, gli ospedali avevano perso il conto dei morti, i mercenari a Tripoli e Bengha-si sparavano ad altezza d’uomo, internet andava e veniva, le tele-visioni venivano oscurate e il ta-glio delle comunicazioni tentava inutilmente di coprire la violen-ta risposta delle ultime forze fe-deli al colonnello contro i mani-festanti libici, al loro nono gior-no di mobilitazione. Fra poesie, autocelebrazioni di se stesso co-me l’erede di Omar Mukhtar, e invettive contro chiunque osi dissentirgli, Gheddafi è apparso chiaramente come un uomo fi-nito, dai nervi a pezzi, perso in un fiume di parole lungo ore.

Ma comunque ancora in grado di comandare stragi, ordinan-do di eliminare quei “ratti” a col-pi di bombardamenti aerei per il secondo giorno di fila. Secon-do Seif al Islam, il figlio predilet-to del colonnello, conosciuto in Italia per il suo impegno delle Ong oltre che per le sue avven-ture calcistiche, si tratterebbe di bombardamenti fuori dalle aree abitate, volti a distruggere gli ar-senali militari prima che cadano in mano ai manifestanti. Sareb-

bero un “genocidio”, invece, se-condo le parole dei diplomati-ci libici e dell’Alto commissario Onu per i Diritti Umani Navy Pil-lay, contro il quale gli stessi uffi-ciali del governo di sono ribella-ti, dopo che già nei giorni scorsi due delle principali tribù che ap-poggiavano il colonnello si era-no dissociate minacciando di bloccare gli oleodotti verso l’Eu-ropa, se necessario.

Detto fatto, il petrolio per l’Ita-lia si è fermato ieri, mentre uno per uno gli amba-sciatori libici rasse-gnavano le dimis-sioni. Dimissiona-rio anche il Mini-stro della Giustizia libico, renitenti gli ufficiali dell’eser-cito, fuori dai ran-ghi intere brigate dell’esercito, addirittura volati a Malta quattro piloti in fuga do-po essersi rifiutati di bombarda-re la folla. Muammar Gheddafi è quasi solo, se si esclude la fami-glia. Eppure sembra essere anco-ra coperto dall’inazione, almeno per il momento, della comunità internazionale che continua a li-mitarsi a esprimere preoccupa-zione o invitare a contenere la violenza. Gheddafi si troverebbe ancora in Libia. Aveva già fatto il giro degli schermi il giorno pri-ma in un messaggio davvero in-decifrabile, di pochi secondi, in

>>Primo piano>>

Ancora bombe sulla folla Gheddafi: «Morirò qui»

Annalena Di Giovanni

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Libia Oltre mille morti a Tripoli. Si combatte per le strade. A rischio le forniture di gas europee. Il Colonnello però non si arrende: «Manifestanti come ratti. Sarà un’altra Tienanmen»

cui annunciava di essere anco-ra a Tripoli e non in Venezuela– lo faceva reggendo un ombrel-lo dal sedile posteriore di un’uti-litaria, da un luogo imprecisa-to che aveva tutta l’aria di essere una cantina dimessa. C’era vo-luta qualche ora per capire che non era uno scherzo. Che non c’era neanche da ridere, quan-do diceva «non credete alle ra-dio, sono cani bugiardi». E che il Colonnello del quale non si vo-leva mettere in dubbio “la sovra-nità”, per citare Frattini, è di fat-

to tanto instabi-le quanto perico-loso, visto che da sotto quell’om-brello poteva co-munque dare or-dini ai suoi uomi-ni, e mobilitare quantità di mez-zi militari di sicu-

ro ingenti – difficile infatti dubi-tare che le partecipazioni libiche nell’italiana Finmeccanica, lea-der nella produzione mondiale di mezzi militari, non abbia por-tato ad ampliare gli arsenali del colonnello. E oltre ai mezzi, gli uomini.

Non c’è voluto molto per rim-piazzare gli ufficiali in fuga: so-no bastati i miliardi possedu-ti dalla famiglia Gheddafi per sponsorizzare un flusso di mer-cenari dall’Africa Subsahariana verso Tripoli e Benghasi. In Ni-

to, l’Ugl. Ma dentro il sindaca-to qualcuno non ci stà. La poli-ticizzazione dell’organizzazio-ne infatti gli restringe il cam-po di azione rendendo tutta la politica delle rivendicazioni or-ganica e strumentale al proget-to politico. E siccome a Renata l’opposizione interna non pia-ce, le teste hanno cominciato a rotolare. Fuori il responsabile umbro, fuori quello di Isernia, fuori il responsabile dei tra-sporti. Tutti i critici della linea che vuole l’Ugl piegata al pro-getto della Polverini ora tre-mano. Oggi si riunisce la Ugl di Roma che, secondo fonti inter-ne alla Regione, in passato, in-sieme a Napoli per esempio, ha espresso qualche perplessità. Troppo per l’inflessibile Rena-ta. Che dietro la cortina di per-fetta armonia gioca una parti-ta personalissima contro Ale-manno. I ben informati rac-contano che la sua “Roma Ca-pitale” non è andata giù bene in Regione. Il sindaco plana-va sereno verso il vicepremie-rato con Tremonti prima che si abbattesse su di lui parento-poli sfregiandone l’immagine. Danno che stà cercando di re-cuperare. Nel frattempo Rena-ta marcia spedita e al sindaca-to, c’è da scommeterci, le teste continueranno a rotolare.

In Nigeria, annunci pubblicitari promettono duemila dollari al giorno per chi si arruolasse contro i manifestanti libici

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piena emergenza, non si cono-scono ancora i numeri di quan-ti vogliano veramente godere di una protezione umanitaria che li legherebbe legalmente al no-stro Paese. In Sicilia nei centri d’accoglienza regna il caos. A Rosolini, in provincia di Siracu-sa, ne sono già fuggiti una cin-quantina. A Lampedusa, inve-ce, per far fronte all’emergenza sbarchi, si è già bloccata l’attivi-tà di identificazione dei migran-ti che continuano ad arrivare sfi-dando il mare forza 5. Uno sbar-co insolito all’alba di ieri fa inol-tre sospettare che stiano cam-biando le rotte dei tunisini. «So-no arrivati da Nord Est e non da Sud Ovest», racconta il co-mandante della guardia costie-ra Antonio Morana. I 47 migran-ti giunti sulla costa, intorno al-le sei del mattino, si sono avvici-nati il più possibile, ma non es-sendo stati intercettati dalle au-torità non hanno saputo attrac-care e se la sono fatta a nuoto. Poi sono andati a piedi in paese e hanno bussato alla porta dei Carabinieri. «Possiamo suppor-re - continua Morana - che sia-no scesi da un peschereccio au-torizzato che li ha poi calati su due piccole imbarcazioni». Per le indagini però c’è poco tem-po, in serata la guardia costie-ra ha dovuto assistere ad altri due sbarchi. Di Frontex, l’Agen-zia europea per le frontiere, an-cora nessuna traccia.

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mercoledì 23 febbraio 20114

Clima

Emissioni

un milione di italiani comincerà a soffrire non solo per il disagio stagionale delle allergie respira-torie ma anche per bruciore al-la lingua e gonfiore sulle labbra, sia all’aria aperta che a tavola. Si tratta di coloro che soffrono del-la cosiddetta “doppia allergia” causata contemporaneamente da frutta e verdura e pollini. Un fenomeno in aumento soprat-tutto nei Paesi più avanzati do-ve più in generale dilagano le al-lergie e che solo in Europa colpi-sce 8 milioni e mezzo di perso-ne. Anche in Italia, secondo re-centi dati pubblicati dalla Socie-tà di Allergologia ed Immuno-logia Clinica, le allergie sono in aumento. In particolare, la pre-valenza dell’asma si aggira tra il 3 e l’8% della popolazione adul-ta, mentre dati epidemiologici sulla popolazione infantile indi-cano che un bambino su 10 sof-fre di asma. Il problema è dovuto a un mix esplosivo di allergeni. Quelli de-gli alberi sono comuni ad al-tre specie vegetali. E l’organi-smo all’arrivo dei pollini scate-na una reazione anche nei con-fronti di alcuni alimenti “simili”’. Così ad esempio, essere allergici alle composite (artemisia e am-brosia) significa non riuscire a tollerare mela, banana, melone, anguria, mango, castagna, ara-chide e nocciole, sedano, zuc-ca, cicoria, carota, peperone, fi-nocchio, prezzemolo. Purtrop-po, però, ricordano gli esperti della Eaaci, la già lunga lista dei cibi che danno una reazione in-crociata con i pollini si allunga in continuazione. Brutte sorpre-se possono arrivare anche da fi-nocchi, soia e vari tipi di frutta tropicale.

on tutti sorridono al pensiero delle tempera-ture più miti che la pri-mavera porta con sé. La

fine delle gelate notturne e l’au-mento delle ore di luce durante il giorno è anche il segnale che le piante attendono per dar vita al processo di impollinazione, in-cubo di chi soffre d’allergia. Per costoro, a peggiorare la situazio-ne ci si mettono oggi i cambia-menti climatici determinati an-che dall’effetto serra. Lo afferma uno studio condotto in colla-borazione da alcune università statunitensi e pubblicato sulla rivista Pnas, nel quale si eviden-zia una correlazione tra clima e reazioni allergiche all’ambrosia, una pianta origina-ria del Nord Ame-rica ma che è arri-vata anche in Italia ed è molto diffusa nelle regioni setten-trionali. Le gelate sempre più tardive, si leg-ge su Pnas, aumen-tano il numero di giorni in cui i pollini di questa pianta sono li-beri nell’atmosfera. Esaminan-do i dati sulla fioritura dell’am-brosia, che va da luglio a settem-bre, raccolti negli ultimi quindi-

ci anni da otto stazioni meteo-rologiche spar-se tra il Texas e il Canada, gli stu-

diosi hanno notato un aumen-to anche di 27 giorni del perio-do di fioritura. «Questo - scrivo-no gli esperti, coordinati dal Di-partimento Usa dell’Agricoltura - è dovuto soprattutto al ritar-

do con cui si presentano le pri-me gelate autunnali». Quali sia-no le conseguenze è facilmen-te immaginabile. Basti dire che nei soli Stati Uniti le persone al-lergiche sono il 10 per cento del-la popolazione e le spese sanita-rie toccano i 21 miliardi di dolla-ri l’anno. Spese che, insieme al-le temperature, «sono destinate ad aumentare».

Pollini ed effetto serraQuel mix di veleniFederico Tulli

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Clima Uno studio americano pubblicato sulla rivista Pnas mette in correlazione i cambiamenti climatici e l’aumento di allergie all’ambrosia, una pianta ormai molto diffusa anche nel Nord Italia

Con l’arrivo dei primi pollini, un allarme di questo tipo si estende inevitabilmente anche all’Ita-lia. A preoccupare non è solo l’effetto serra tipico di un Pae-se industrializzato. Pochi gior-ni fa gli esperti della European accademy of allergy and clini-cal immunology (Eaaci) riuniti a Venezia hanno calcolato che a partire dal prossimo mese circa

Paesi membri dell’Unio-ne europea possono adot-tare misure volte a sanzio-nare, nelle aree urbane si-

tuate in prossimità degli aero-porti, il superamento dei livel-li massimi delle emissioni acu-stiche misurate al suolo. Il di-ritto al domicilio e all’ambien-te vanno tutelati. Lo ha stabili-to Pedro Cruz Villalon, avvoca-to generale della Corte dei giu-stizia europea. Una decisione che rappresenta un passo avan-ti nella battaglia contro l’inqui-namento acustico: rispetto alla direttiva comunitaria emana-ta nel 2002, che disciplina l’ado-

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didascalia didascaliaGait alit nibh etue vulla commy nosto dolobor sim eu fe

Inquinamento acustico al via le sanzioni nazionali

Emissioni La Corte di giustizia europea ha stabilito che gli Stati membri possono adottare misure per evitare il superamento dei livelli massimi di rumore misurati vicino agli aereoporti

Gli esperti riuniti a Venezia: «Già da marzo circa un milione di italiani comincerà a soffrire per il disagio stagionale»

>>Salute>>

zione e gli effetti delle cosiddet-te ‘’restrizioni operative’’ negli aeroporti dell’Unione prenden-do in considerazione il supera-mento di determinati livelli di rumore misurandolo alla fon-te - vale a dire presso l’aeromo-bile stesso -, il nuovo provve-dimento prevede il rilevamen-to al suolo. La sentenza nasce dal contenzioso fra l’aeropor-to di Bruxelles-National (che si trova nel territorio della regio-ne delle Fiandre, ma le cui rotte sorvolano anche la regione di Bruxelles-Capitale a una quo-ta molto bassa) e la European Air Transport (Eat), compagnia

aerea del gruppo Dhl che effet-tua un servizio di trasporto di merci presso l’aeroporto di Bru-xelles. La Eat, sanzionata per l’emissione dai suoi aeromobili di rumori che eccedono i valori stabiliti dalla normativa, ha im-pugnato la sentenza, sostenen-do che la normativa regionale sulla quale si fondano le con-testazioni delle infrazioni che gli sono state mosse è illegitti-ma, perché utilizza come cri-terio di misurazione del rumo-re i livelli di emissioni acustiche al suolo, e non alla fonte (come previsto dalla suddetta diretti-va europea). È così che il Con-

seil d’Etat, a cui spetta il com-pito di risolvere la controversia, ha deciso di proporre alla Cor-te di giustizia una domanda di pronuncia pregiudiziale chie-dendole di pronunciarsi sul-la compatibilità della norma-tiva regionale con la direttiva 30 del 2002. «La disciplina san-zionatoria belga - hanno rispo-sto i magistrati -, intesa a repri-mere il superamento di deter-minati livelli massimi di emis-sioni acustiche misurati al suo-lo in aree situate in prossimi-tà di un aeroporto, non rientra nell’ambito di applicazione del-la direttiva 2002/30» ma va co-

munque rispettata. In tal mo-do la sua «conseguenza giuridi-ca è una sanzione, e non un di-vieto». Le restrizioni operative previste dalla direttiva comuni-taria possono quindi coesiste-re con altre misure nazionali in materia ambientale. L’avvocato generale ha infatti considerato che «la direttiva comunitaria non osta a che gli Stati mem-bri adottino disposizioni in ma-teria ambientale che incidono indirettamente sulle norme re-lative all’aviazione civile armo-nizzate da tale direttiva». Nel-le sue conclusioni, Villalon ha ricordato che la Corte europea dei diritti dell’uomo non solo ha dichiarato in diverse occasioni che l’inquinamento acustico ri-entra nell’ambito dell’ambiente, ma ha anche riconosciuto che le emissioni acustiche prodotte dagli aeroplani giustificano, e talora impongono, l’adozione di misure attive di tutela da parte degli Stati.

r.a.

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mercoledì 23 febbraio 2011 5

Il caso

ratori passeggiano nel piazzale a non fare nulla in attesa che ar-rivi il giorno di uno sbocco del-la crisi. Nel frattempo ci stiamo avvici-nando al Carnevale, fondamen-tale per la sopravvivenza per cit-tadine come Balestrate, Cinisi e Terrasini, dove alcune attività alberghiere riaccendono i moto-ri, mentre i turisti dovranno di-stricarsi fra sacchetti d’immon-dizia per seguire i carri allegori-ci, che invadono interi tratti del-la carreggiata della S.S. 113, la strada statale che collega Mes-sina a Trapani, mentre i sinda-ci non hanno ancora preso una posizione concreta, dimenti-cando di essere loro i tutori del-la salute e dell’igiene pubblica.Le forze dell’ordine in questi ul-timi giorni hanno arrestato de-cine di persone sorprese a scari-care materiali di risulta, oltre al normale servizio contro la ma-cro e microcriminalità, ed han-no istituito servizi ad hoc per la vigilanza e la prevenzione in-cendi dei cumuli di immondi-zia. Ma di certo non può basta-re. Servono soluzioni strutturali, a cui nessuno sta mettendo ma-no. Intanto, tra pochi giorni ver-rà firmata una nuova proroga e verrà costruita in pochi giorni un’altra vasca di stoccaggio. Fi-no alla prossima emergenza.

l fallimento dell’Ato Paler-mo 1 ha messo in ginocchio l’economia di una delle più belle zone del Mediterraneo.

ed ora è vera emergenza rifiuti. Ad Isola delle Femmine, Capa-ci, Carini, Villagrazia di Carini, Cinisi, Terrasini, Trappeto, Par-tinico, Montelepre, i cassonetti per la raccolta sono stracolmi di pattume, diventando così delle vere e proprie discariche a cie-lo aperto.La raccolta differenziata è com-pletamente saltata: l’unico ma-teriale, forse, che viene riaccol-to è il cartone, risulta degli im-ballaggi delle attività industriali e commerciali, ma il resto rima-ne a marcire per strada in ba-lia di orde di cani randagi, ratti e chi ne ha più ne metta. Alme-no 10 tonnellate di immondi-zia sono lì che attendono d’esse-re raccolte, in attesa dell’ennesi-mo decreto in proroga. Ma non ci sono solo i “classici” sacchet-ti pieni d’immondizia, ma sche-letri di elettrodomestici, carcas-se o parti di autovetture, mate-rassi in disuso, scarti di lavora-zione industriale e quant’altro. L’assurdo è che ad inizio anno i citta-dini siciliani di que-ste zone si sono vi-siti recapitare a ca-sa le cartelle esatto-riali della Tarsu au-mentate del 30%. Il rumore più assordante è, al mo-mento, il silenzio generale. Ma qualcuno che comincia a non sopportare più questa situazio-ne c’è, e comincia a protestare. Rosalia Vitale di Cinisi, esaspe-rata da questa situazione, sbot-ta: «Sono due anni che vivo in casa, chiusa come un anima-le in gabbia, pensavo di goder-mi in santa pace la pensione. Ho abbandonato la caotica città di Palermo per tornare nel mio pa-ese di origine, ho fatto tanti sa-crifici per acquistare una villet-ta in periferia, per vivere tran-quilla ed invece ogni giorno so-no qui a convivere con questo cumulo di munnizza, che lambi-sce la mia casa». La ciliegina sulla torta è lo sta-to di agitazione dei lavorato-ri dell’Ato, per il mancato paga-mento degli stipendi, in carico fino a poco tempo fa all’agenzia interinale per il lavoro Tempo-rany, che ora con molta proba-bilità verranno assorbiti dai vari Comuni della fascia costiera del golfo di Castellammare, ed an-dranno ad alimentare le catego-rie di lavoratori RSU già precari da decenni, bacino d’utenza per i politici in tempo d’elezioni. In-tanto, lo stallo politico della Re-gione siciliana, la mancanza di impianti, la discarica di Bello-lampo ormai satura, costringo-no quei pochi camion che rie-scono a scaricare l’immondizia, ad effettuare viaggi allucinanti

verso le province di Messina o ad-dirittura di Ragu-sa: una distanza di oltre 250 chi-

lometri. Il tutto, in un territorio già messo a dura prova dal fal-limento della politica gestionale della Fiat, dove tutte le imprese dell’indotto sono in estrema cri-si: l’ultima è la Gasolone di Cari-

ni, dove i sindacati di categoria hanno appena firmato per ulte-riori 12 mesi di cassa integrazio-ne, mentre all’Italtel i lavorato-ri sono sempre in bilico, e si ve-de così minacciata l’unica risor-sa che porta avanti l’economia della zona: il turismo. Il paradosso più grave lo si vive a Partinico, centro di 32.000 abi-tanti, dove la popolazione com-

Palermo, rifiuti ovunque«Non usciamo più di casa»

Ciro Rota

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Il caso Numerosi Comuni della provincia sono invasi dai sacchetti: Cinisi, Capaci e Partinico tra i più in difficoltà. Zero differenziata e Tarsu rincarata del 30%. E nessuna soluzione strutturale in vista

batte da decenni una guerra contro i mulini al vento, contro l’inquinamento della Bertolino. Questo è uno dei pochi comuni siciliani che può vantarsi (si fa per dire), di avere una discarica, quella di contrada Caronia, ma tuttora inoperosa perché satu-ra o servita da mezzi inadeguati all’accoglienza dei rifiuti perché non differenziati, mentre i lavo-

«Sono due anni che vivo chiusa come un animale in gabbia, ora basta» è l’amaro sfogo di una pensionata di Cinisi

>>Ambiente>>

a giorni la Regione Pu-glia sta cercando una so-luzione. Deve capire do-ve smaltire 500 tonnel-

late di rifiuti al giorno, prodotti dai 425mila abitanti di 21 comu-ni dell’Ambito territoriale ottima-le Bari 5. Tra cui la città dei trul-li, Alberobello. Nella tarda sera-ta del 17 febbraio il Nucleo ope-rativo ecologico dei carabinie-ri ha sequestrato la discarica di Conversano, comune capofila dell’Ato Ba5, gestita dalla socie-tà Lombardi Ecologia srl. La ca-va, che si trova in contrada Mar-tucci, è stata sequestrata per-ché operava con l’autorizzazio-ne scaduta dall’11 febbraio scor-so. Il provvedimento dell’Arma ha consentito per ora la «facoltà

Alessandro De Pascale

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Bari, incubo emergenza Puglia Crisi spazzatura per 21 Comuni del barese. La discarica di Conversano è stata sequestrata il 17 febbraio: autorizzazione scaduta. Ora si cercano nuovi siti dove scaricare

d’uso, al fine di tutelare l’igiene e la sanità pubblica, in attesa della decisione del magistrato». Anche perché i comuni del sud est ba-rese si trovano in un critico sta-to di emergenza ambientale. La convalida del gip potrebbe però definitivamente bloccare i con-ferimenti di spazzatura nell’in-vaso, paralizzando di fatto la rac-colta della spazzatura. Inoltre da almeno 20 giorni la Provincia di Bari sa che l’impianto è quasi sa-turo e potrebbe accogliere rifiuti all’incirca fino al 20 marzo. Tro-vare una soluzione è quindi ne-cessario indipendentemente dal-la decisione dei giudici. «Voglia-mo che per i prossimi venti gior-ni i rifiuti vengano conferiti fuo-ri bacino», chiedono i comitati locali. Ma l’assessore all’Ambien-te della Puglia, Lorenzo Nica-

stro, nel confermare che «evita-re l’emergenza è d’obbligo - spie-ga che - la strada è chiudere Mar-tucci e avviare gli impianti Coge-am». Si tratta dei Cdr per produr-re il combustibile da rifiuto co-struiti dalla Cogeam e affidati al-la Colari che ha vinto un ricorso al Consiglio di Stato. Sono pron-ti da mesi ma la gara per gestir-li tuttora è in corso e si conclu-derà soltanto il 14 marzo. Il vero problema è che in Puglia la rac-colta differenziata è ferma ad un misero 15 per cento e mancano gli impianti per chiudere il ciclo integrato dei rifiuti. «I tre termo-valorizzatori che nasceranno sa-ranno inseriti nel nuovo Piano ri-fiuti della Regione e come previ-sto sono solo quelli di Manfredo-nia, Modugno e Massafra». L’uni-co attivo è quello di Massafra

(Taranto), di proprietà, come gli altri in costruzione, della società Eco Energia srl del gruppo Mar-cegaglia. Quindi anche volendo risolvere il problema barese pro-ducendo Cdr non si saprebbe do-ve bruciare le eco balle prodot-te. Il rischio è vengano ammas-sate nelle cosiddette discariche di soccorso, facendo la fine del-la Campania. Oppure portarle in Albania come aveva dichiara-to di voler fare la Colari al mo-mento della gara per i Cdr. Infatti i lavori per il termovalorizzatore di Modugno, nei pressi dall’aero-porto di Bari, non sono termina-ti. Perché l’impianto è finito sot-to la lente d’ingrandimento del-la magistratura che ritiene non avanzate le tecnologie adottate e il cantiere venne sequestrato nel settembre 2008.

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Giustizia

Dossier

controlli». Non meglio è andata sul fron-te del federalismo fiscale, che, sempre secondo i giudici, po-trebbe aumentare l’inclinazio-ne alla corruzione: «Ci si inter-roga in termini dubitativi – av-verte il presidente - se, in tema di federalismo fiscale, il decen-tramento della spesa pubblica possa contribuire a ridurre la corruzione rendendo più diret-ta la relazione tra decisioni pre-se e risultati conseguiti oppure se possa avere l’effetto contra-rio ed aumentare la corruzione quando la vicinanza a interes-si e lobbies locali favorisca uno scambio di favori illeciti in dan-no della comunità amministra-ta». Secondo l’Alta Corte, inol-tre, appaiono ancora «insoddi-sfacenti i risultati finora porta-ti dal disegno di coinvolgimen-to degli enti locali nella lotta all’evasione e nella ripartizione dei relativi proventi»Giudizi pesanti anche in meri-to alle nostre politiche econo-miche, eccessivamente orienta-te su criteri di rigore orizzonta-le spesso non corrispondenti al-le necessità dei territori: «è sta-ta avanzata - ha affermato an-cora Giampaolino - la preoccu-pazione per l’effetto di un ulte-riore rallentamento della cre-scita economica, verosimilmen-te connesso alle misure di freno della spesa e di aumento delle entrate tributarie». In tal senso, la Corte dei Conti ha richiama-to l’urgenza di un impegno raf-forzato in direzione della riqua-lificazione della spesa pubblica, «così da consentire di sostitui-re gradualmente gli interventi indifferenziati di contenimento con misure più selettive».

a Corte dei Conti boc-cia il decreto sulle inter-cettazioni perché non combatte la corruzione,

silura il “processo breve” perché altera il principio della certezza del diritto, mette in guardia sul federalismo fiscale perché per-meabile a illeciti scambi. La consueta conferenza stam-pa della magistratura contabi-le, dopo la cerimonia di inau-gurazione dell’Anno giudiziario, si è rivelata una vera e propria Caporetto per il governo Berlu-sconi. Un attacco su tutti i fron-ti quello messo in atto dai ma-gistrati, da quello giudiziario a quello economico: dal decreto sulle intercettazioni, al proces-so breve passando per il federalismo fino agli interven-ti di spesa pubbli-ca. Sia il procura-tore generale Ma-rio Ristuccia che il presidente Luigi Giampaolino non hanno usato mez-zi termini per esprimere le per-plessità dell’Alta Corte: «I ma-li che assillano l’Italia – ha ac-cusato Ristuccia – sono la frode e la corruzione, cresciute solo nell’ultimo anno del 30 per cen-

to, soprattutto in materia di aiuti e contributi nazio-nali e dell’Unione europea».

«Vere e proprio patologie - ha continuato Giampaolino - con-tro cui sia il ddl sulle intercet-tazioni, uno dei più importan-ti strumenti investigavi, che la legge Cirielli del 2005 (che ac-

corcia i termini di prescrizio-ne per i reati di corruzione), ap-paiono totalmente inadeguati ad una vera lotta contro la cor-ruzione», che, secondo la Cor-te dovrebbe invece fondarsi es-senzialmente su quattro pila-stri: «l’etica, la trasparenza at-traverso l’uso dell’Ict (la con-vergenza di telefonia, informa-tica e sistemi informativi nella

La Corte dei Conti dura: «No ddl intercettazioni»Giuliano Rosciarelli

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Giustizia L’inaugurazione dell’anno giudiziario si trasforma in una Caporetto per il governo Berlusconi. Il procuratore generale Restuccia silura anche il “processo breve” e il federalismo fiscale

telematica), la semplificazione e il controllo»A pagarne il prezzo più alto, sempre secondo i dati diffusi dalla Corte dei Conti, è attualemente il settore sanitario, do-ve «si intrecciano con sorpren-dente facilità veri e propri epi-sodi di malaffare con aspetti di cattive gestioni talvolta favori-te dalle carenze del sistema dei

acqua, risorsa prima-ria minacciata da priva-tizzazioni, inquinamen-to e cattiva gestione, ha

una via pura attraverso cui scor-rere. Nella giornata di ieri, a Ro-ma, il convegno “Acqua, agricol-tura e ambiente. Agricoltura, uti-lities e industria alleate per la so-stenibilità” ha messo in luce pra-tiche e idee per migliorare lo stato dell’arte. Per l’occasione, la socie-tà di ricerca e consuelenza Althe-sys, in collaborazione con Fede-rutility, Anbi, Coldiretti, istituzio-ni e industrie aderenti all’inizia-

Diego Carmignani

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didascalia didascaliaGait alit nibh etue vulla commy nosto dolobor sim eu fe

Misure sostenibili control’agricoltura che fa acqua

Dossier Althesys presenta uno studio sui risultati ottenibili da una reale ottimizzazione della gestione delle risorse idriche in ambito agricolo. Un beneficio totale di 17,3 miliardi in trent’anni

Frode e corruzione i mali dell’Italia secondo i giudici. Queste politiche nazionali non sono adeguate per fronteggiarli

>>Attualità>>

tiva, ha presentato lo studio “Le politiche di gestione dell’acqua in agricoltura”, volto ad analizzare quali potrebbero essere i benefi-ci tratti dall’adozione di una reale ottimizzazione delle risorse idri-che. Su tutti i dati, emerge il va-lore economico complessivo per i soggetti coinvolti: un totale sti-mato tra i 9,7 e i 17,3 miliardi di euro nel giro di trent’anni. In pra-tica, il deficit della bilancia com-merciale italiana accumulato nei primi nove mesi del 2010. La ri-cerca è stata sviluppata trami-te l’analisi di casi di eccellenza in quattro aree: i metodi irrigui (l’ir-rigazione a goccia - in alcuni casi

il metodo più efficiente - e la mi-croaspersione rispetto all’asper-sione), modelli gestionali (servizi informativi di supporto agli agri-coltori), nuove tecnologie (siste-mi di consegna automatizzati) e reti di adduzione e distribuzio-ne (sostituzione di canali a cielo aperto con condotte e riparazio-ne di quelle esistenti). Dalle rile-vazioni effettuate da Althesys, è emerso come la riparazione del-le condotte porterebbe, ad esem-pio, ad un beneficio tra 234 e 564 milioni di euro, mentre dalla so-stituzione dei canali il potenzia-le derivato sarebbe tra i 4 e gli 8,1 miliardi e il solo risparmio idrico

ottenuto grazie a supporti infor-mativi forniti dai Consorzi di bo-nifica avrebbe un valore pari a 3,2 miliardi. Al di là degli interven-ti sulla rete irrigua, si attendono poi ulteriori vantaggi dalla nuove tecnologie applicate in agricoltu-ra con risparmi compresi tra i 539 milioni e il miliardo di euro, men-tre dal cambiamento dei metodi irrigui ci si può attendere un be-neficio tra i 2,8 e i 4,3 miliardi. Nu-meri che, come ha spiegato Ales-sandro Marangoni, amministra-tore delegato e capo del team di ricerca, coniugano più pun-ti di vista: «economico, ambien-tale e sociale. Le valutazioni so-

no condotte in un’ottica di siste-ma che considera la collettività e l’ambiente, andando oltre il bi-lancio della singola azienda agri-cola». Parole chiave, per il nostro Paese come per il resto del mon-do, sono dunque efficienza e in-novazione, tenendo a mente que-gli esempi virtuosi oggi esistenti che, come auspicato da Kofi An-nan, possono contribuire a una “Rivoluzione blu” per l’agricoltu-ra divenuta ormai indispensabi-le, giacché la quantità di acqua disponibile non cresce, a fronte di un aumento vertiginoso degli abitanti del pianeta e dei consu-mi pro-capite. A ricordare questi dati di fatto è stato, nel corso del convegno, il ministro delle Poli-tiche agricole Giancarlo Galan, sposando quelle misure che ga-rantirebbero buona produttivi-tà anche in condizioni di siccità, consentendo un risparmio sull’ir-rigazione, estendendo le aree col-tivabili e creando una rete di sicu-rezza di fronte alle incognite dei cambiamenti climatici.

L’inaugurazione dell’anno giudiziario, ieri, presso la Corte dei Conti

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>>Esteri>>

in Kenya l’Onu testa carburanti più puliti

asolio a basso tenore di zolfo per ridurre l’inquina-mento dell’aria nell’Afri-ca Orientale. È questo il

nuovo progetto dell’Unep, il pro-gramma delle Nazioni unite per l’ambiente, lanciato a Nairobi, in Kenya, per contrastare i livelli ele-vati di gas nocivi presenti nell’at-mosfera e favorire al contempo lo sviluppo di un sistema di traspor-ti a basso impatto nella regione. Un programma di lungo perio-do che richiederà anni di impe-gno e notevoli investimenti per poter raggiungere i suoi obiettivi, ma che è stato avviato nel modo più diretto e concreto possibile con l’inaugurazione della United nations petrol sta-tion, un distribu-tore dell’Onu che commercializzerà un diesel meno in-quinante (appunto a ridotto tenore di zolfo) nella capita-le kenyota.Nato dal lavoro della partnership for clean fuels and vehicles (pcfv), coordinato dall’Unep e sostenuto dai governi di Usa, Olanda, Canada e da altri partner, il progetto ha introdotto un carburante che presenta 500 ppm (parti per milione) di zol-fo: uno standard elevato rispetto

Paolo Tosatti

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Ambiente Inaugurato a Nairobi un distributore della Nazioni unite che erogherà diesel a basso tenore di zolfo. L’Unep: «Il potenziale di questo progetto per la lotta all’inquinamento è enorme»

Il progetto mira a coinvolgere tutta l’Africa Orientale. I suoi benefici economici riguarderebbero l’intero continente Un distributore di carburante a Nairobi, Kenya

a quelli adottati nei paesi più svi-luppati (che ruotano intorno al-le 10ppm) ma comunque pari so-lo al 5 per cento del livello prece-dente e il più basso di tutta l’Afri-ca Orientale. «il potenziale di questo progetto in termini di riduzione dell’inqui-

namento dell’aria e dell’ambiente è enorme», ha dichiarato Achim steiner, direttore dell’Unep. «Le nostre stime suggeriscono che la riduzione del tenore di zol-fo dei carburanti per i traspor-ti nell’Africa sub-sahariana po-trebbe consentire di risparmia-

re fino a miliardo di dollari l’anno in materia di spese per la sanità. Una prova che l’investimento nell’ambiente è raramente un far-dello ma piuttosto un modo intel-ligente e redditizio per assicurare una crescita economica moderna e sostenibile».Le proiezioni delle Nazioni unite indicano che la domanda mon-diale di carburanti è destinata a raddoppiare entro il 2050. saran-no soprattutto i paesi in via di sviluppo a sostenere questa cre-scita, che si accompagnerà a un aumento esponenziale dell’in-quinamento atmosferico. pia-ga che già oggi, secondo l’Orga-nizzazione mondiale della sa-nità, causa della morte prema-tura di 800mila persone l’anno. il problema, però, potrebbe es-sere facilmente ridimensionato «Un recente studio della Banca mondiale dimostra che, se com-binata con l’utilizzo di veicoli più puliti, l’adozione di carburanti a basso tenore di zolfo si tradur-rebbe per l’Africa sub-sahariana in un risparmio annuo delle spe-se sanitarie di circa 6 miliardi di dollari, che potrebbero divenire 43 entro il 2020», ha sottolinea-to steiner.Dopo il Kenya il progetto dell’Unep sarà esteso alla Tanzania. i suoi effetti positivi, tuttavia, andranno ben oltre i confini di questi stati, coinvolgendo anche paesi impor-tatori di diesel come Uganda, Bu-rundi, rwanda e repubblica De-mocratica del Congo.

È di almeno 65 morti e de-cine di feriti e di disper-si il primo bilancio del de-vastante terremoto (ma-gnitudo 6,3 della sca-la richter) che ha colpi-to la città di Christchurch, nell’isola del sud della Nuova zelanda. il sisma ha raso al suolo molti edi-fici del centro e distrut-to interi sobborghi. Diver-se persone, secondo i soc-corritori, sarebbero rima-ste intrappolate sotto le macerie dei palazzi e nei mezzi di trasporto travol-ti dagli edifici crollati. il la-voro dei soccorsi è compli-cato dall’allagamento delle strade dovuto alla rottura delle tubature sotterranee.

Terremoto, 65 morti

N. Zelanda

sono 7 i leader delle Cami-cie rosse, movimento an-tigovernativo fedele all’ex premier Thaksin shinawa-tra, liberati ieri su cauzio-ne dopo nove mesi di re-clusione per l’accusa di terrorismo. i giudici del-la Corte criminale di Ban-gkok hanno accolto la ri-chiesta di rilascio su cau-zione, ponendo come con-dizione il divieto di lasciare il paese e quello di incitare alla violenza. La loro libe-razione è stata interpreta-ta da molti osservatori co-me un gesto di apertura da parte del governo di Abhi-sit Vejjajiva nei confronti dell’opposizione.

Thailandia

i collegamenti aerei na-zionali e internaziona-li subiranno oggi can-cellazioni e ritardi per uno sciopero di quattro ore dei controllori di vo-lo. si fermeranno invece per l’intera giornata i tra-ghetti per le isole. il nuo-vo sciopero generale con-tro l’austerity indetto dai sindacati prevede inoltre interruzioni dei collega-menti ferroviari, un black out informativo in segui-to all’adesione dei media alla protesta nazionale e la chiusura di uffici pub-blici, scuole, licei, univer-sità banche, ospedali, do-gane, farmacie e negozi.

Grecia

Liberate 7 Camicie rosse

Sciopero generale

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mercoledì 23 febbraio 20118 Terra Nord Est A cura di Riccardo Bottazzo,Giannandrea Mencini, Calogero Lo Giudice

La Lega, il Cie e lo sgarbo a VeneziaIl caso Manifestazione contro l’idea di Maroni di costruire nella città che non ama il Carroccio il Centro d’identificazione ed espulsione

na battaglia che va vinta radican-dola sul territorio. Qui non trovere-

mo i nostri avversari a contro-battere. Loro hanno altri cana-li di comunicazione. Parleran-no agli industriali, ai gruppi di potere. Parleranno dalle televi-sioni. Noi dobbiamo parlare al-la gente che incontriamo per strada. Dobbiamo far capire a tutti che anche l’energia, come l’acqua, è vita, è un bene co-mune da difendere e da gesti-re a partire dalle comunità lo-cali». Con queste applauditis-sime parole, Mario Agostinel-li, ricercatore chimico e fisico all’Enea, ha aperto l’incontro preparatorio alla costituzio-ne di un comitato veneto per il referendum sull’energia nu-cleare. L’assemblea cui hanno parte-cipato numerose associazioni, comitati e movimenti regiona-

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irava di qua e girava di là. La prima ipotesi era nel veronese. Ma come si fa? Con l’amico To-

si sindaco di Verona? Poi è toc-cato a Rovigo. Qui andava già meglio. Il sindaco appartiene al centro sinistra, la Provincia pu-re, ma già c’è la centrale a car-bone di Porto Tolle e si ventila l’ipotesi di costruirci il primo impianto nucleare del nordest. Forse Padova? Il sindaco Flavio Zanonato è del centro sinistra ma la provincia è tutta della le-ga. Meglio di no. Ma che ragio-niamo a fare? La soluzione era davanti agli occhi di tutti: Vene-zia. Città dove il Carroccio non ha mai attecchito e ci ha pure messo del suo a silurare il can-didato sindaco del Pdl, Renato Brunetta, alle ultime ammini-strative. Non si può quindi di-re che l’annuncio del ministro Roberto Maroni, dato la scorsa settimana, di costruire il primo Centro di identificazione e di espulsione del Veneto proprio a Venezia abbia stupito qual-cuno. Era solo una questione di come e di quando. «Che sia uno sgarbo a Venezia non c’è dubbio alcuno – ha commen-tato Beppe Caccia, consigliere della lista “In Comune con Bet-tin” -. Da un lato c’è la voglia di un governo in piena crisi di far-si auto propaganda rilancian-do, come al solito, una politi-

Riccardo Bottazzo

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Nucleare, nasce il Comitato Iniziative A Mestre un’assemblea partecipata ha dato il via alla campagna referendaria per il no all’atomo

li, si è svolta a Mestre, al cen-tro pace di via Sernaglia, saba-to pomeriggio. Agostinelli che è stato uno dei promotori del referendum contro il ritorno del nucleare, ha invitato a pen-sare e a comunicare il difficile tema dell’energia – per sua na-tura meno immediato rispet-to ad altri beni comuni come, ad esempio, l’acqua – partendo dal fabbisogno energetico loca-le in contrapposizione al mito oramai sfatato ma tutt’ora do-minante della crescita illimita-ta. «Non limitiamoci a dire so-lo no o a giocare sulla paura di un incidenti che nessuno si au-gura. Siamo noi quelli che han-no le proposte più alte e più in-novative: facciamolo capire a tutti – ha spiegato-. Una cen-trale nucleare non è solo il pro-dotto di una tecnologia obso-leta, costosa, inquinante, peri-colosa e oramai superata, ma è anche una ecomostro che con-

suma territorio, brucia le sue risorse e la cui gestione e il cui controllo sono completamente slegati dalla comunità locale». Col nucleare, in altre parole, il famoso «paroni a casa nostra» va a farsi benedire. Lo sa bene anche il governatore del Vene-to, il leghista Luca Zaia, che da ministro ha approvato la nor-mativa che bypassava i pareri delle regioni in teme di nucle-are, ma da presidente della Re-gione si dichiara contrario al-la realizzazione di centrali nel nostro territorio. Ciò nono-stante, il Veneto che pure co-pre il suo fabbisogno energe-tico, rimane una delle regioni più accreditate per la costru-zione di un impianto nucleare nella aree del rodigino o nella gronda lagunare veneziana. La decisione della Corte Costi-tuzionale del 4 febbraio scor-so di cassare il provvedimen-to governativo e di rendere ob-

bligatorio la richiesta del pare-re alle Regioni, sia pure consul-tivo, ha aperto la porta ad al-tre forme di lotta, oltre che alla consultazione referendaria. Il neonato comitato contro il nu-cleare valuterà la possibilità di raccogliere le 5 mila firma pre-viste dallo statuto regionale per portare in Consiglio vene-to una proposta di legge di ini-ziativa popolare che dichiari il Veneto una regione denuclea-rizzata. «Paroni a casa nostra» ma sul serio, questa volta.

r.b.

Mario Agostinelli: «Non limitiamoci a

giocare sulla paura di un incidente. Una centrale

è anche un ecomostro che consuma territorio

e brucia le risorse»

Alzano la voce i cittadini e le associazioni contro il proget-to di comprensorio sciistico fra il Cadore e il Civetta. Come de-nunciato da Terra il Comune di San Vito di Cadore e la Pro-vincia di Belluno, competente in materia, spingono per la re-alizzazione del comprensorio. In particolare, il progetto che le amministrazioni locali auspica-no sia realizzato, collegherebbe Geralba in località Chiappuz-za (San Vito di Cadore) e Sel-va di Cadore. Contro il proget-to ora è stato creato un porta-le www.pelmo-mondeval.it per mettere in condivisione tutte le voci contrarie a questo perico-loso attacco all’ambiente mon-tano. I promotori scrivono nel sito web che Pelmo-Monde-val devono essere liberi da im-pianti di risalita e che il sito «in-tende raccogliere le espressioni di dissenso verso il progetto di

Cadore e il comprensorio

Mobilitazioni

ca che fa leva su paure ingiusti-ficate e, dall’altro lato, la scelta strategica di colpire un Comu-ne, come quello di Venezia, che si sforza di portare avanti poli-tiche di integrazione e di acco-glienza». La dichiarazione di Maroni ha suscitato una imme-diata risposta tanto dalle istitu-zioni quanto dai movimenti. Il Consiglio comunale, scavalca-to senza neppure una consul-tazione preventiva da un mini-

stro che si riempie tutti i gior-ni la bocca con la parola fede-ralismo, ha espresso un parere fortemente negativo votato a grande maggioranza anche dal Pdl. Solo i consiglieri della Le-ga, a parte un astenuto, han-no abbandonando l’aula pri-ma della votazione adducendo pretesti originali ma comunque improrogabili. Sul fronte citta-dino, associazioni e movimen-ti si sono riuniti in assemblea

a Mestre, giovedì 17, nell’am-pio salone di Santa Maria delle Grazie, per organizzarsi e sot-toscrivere l’appello contro il Cie che ha avuto come primo fir-matario l’assessore all’ambien-te Gianfranco Bettin. La pri-ma iniziativa si è svolta saba-to proprio a Campalto, il quar-tiere sulla sponda lagunare in cui Maroni vorrebbe realizzare la struttura. Millecinquecento persone tra cui molti residenti

ma anche studenti, attivisti dei centri sociali o di associazioni antirazziste, militanti del Pd e del Pdl (questi ultimi col distin-guo che a volere il Cie a Vene-zia non sarebbe, secondo loro, il Governo ma il centrosinistra bugiardo che governa la cit-tà), hanno dato via ad un lun-go e pacifico corteo sostenen-do striscioni con scritto “Il fu-turo è ambiente e accoglienza. No al Cie” e “No al Cie, né a Ve-nezia né altrove”. I Centri identificazione ed espulsione, si legge nell’appello lanciato dai manifestanti, «so-no crudeli e inefficaci […]. Le pesanti e illegittime sofferen-ze generate da queste struttu-re si sono rivelate del tutto inu-tili nella gestione del fenome-no migratorio nel nostro Pae-se, con un numero irrisorio di espulsioni realmente effettua-te, a fronte delle ingenti risor-se pubbliche investite in un ve-ro e proprio business della ne-gazione dei diritti. La scelta del ministro Maroni appare, inol-tre, per il suo carattere di impo-sizione autoritaria come un at-to carico di violenza antidemo-cratica nei confronti della no-stra Città e della sua tradizione cosmopolita, come un gesto di arroganza centralistica nei con-fronti della nostra comunità lo-cale, da sempre attivamente im-pegnata nell’accoglienza del mi-grante e nella costruzione soli-dale di un futuro meticcio».

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mercoledì 23 febbraio 2011 9Terra Nord Est

Capre da Belluno in AfghanistanIl progetto “Regali senza frontiere” prevede una distribuzione di microcredito, in questo caso animali, fra le famiglie in difficoltà

embra un paradosso, me non è così. La via d’acqua più conosciuta al mondo, il Canal Grande, non è più del

Comune di Venezia ma è ritorna-ta proprietà dello Stato. Un fede-ralismo alla rovescia che ha co-me protagonista il Ministro per la semplificazione normativa del-la Lega Roberto Calderoli. Con un semplice atto che risale al 15 dicembre scorso, l’abolizione del decreto regio 523 del 1904, il mi-nistro ha di fatto restituito allo Stato la gestione del Canal Gran-

Giannandrea Mencini

S

rmai dal 2009, l’associa-zione gruppi “Insieme si può” (www.365giorni.org) è impegnata in un

progetto di sostegno alle donne afghane rimaste sole a mante-nere il proprio nucleo familiare. Il progetto si chiama “Regali sen-za frontiere” e prevede una di-stribuzione di microcredito, nel-la fattispecie di capre, fra le fami-glie afghane più in difficoltà.Questa nobile associazione con statuto di Onlus-Ong costituita da circa 80 gruppi, si è radicata nella Provincia di Belluno negli ultimi 27 anni ed è ormai attiva in oltre 30 paesi del sud del mon-do. Carla Dazzi, responsabile del progetto “Regali senza frontie-re” insieme a Daniele Giaffredo, si reca annualmente e personal-mente in Afghanistan per la con-segna delle capre e racconta con grande intensità l’esperienza del confronto diretto con questa re-altà da noi lontanissima. Le ami-chevoli relazioni instaurate con imam locali, inizialmente scetti-ci. Il sostegno ricevuto e l’entu-siasmo espresso perfino da parte di chi non aveva ricevuto aiuti.La responsabile descrive inol-tre una sorta di evoluzione valo-riale del progetto: quella che do-veva essere una distribuzione di microcredito si è trasformata, proprio sull’onda di questi stret-ti rapporti di collaborazione con la popolazione locale, in un’ope-

Mattia Orlando

O

Strano federalismo Venezia Calderoli “regala” il Canal Grande allo Stato. Ora si cerca di rimediare

de che il decreto conferiva invece ai cittadini veneziani e al suo Co-mune. Così il Comune di Venezia rischia di non aver più potere de-cisionale sulla sua più conosciuta e importante arteria d’acqua. Un Canal Grande che va gestito sem-pre con grande attenzione non solo in occasione di eventi storici culturali legati alla città come la regata storica ma pure quando si trasforma quotidianamente nel-la via principale d’acqua cittadi-na, oberata dal traffico dei natan-ti di varie funzioni e stazze, e per-tanto costantemente sottoposta a un severo controllo municipa-le. Sarà lo Stato il nuovo control-lore ? I veneziani non la pensano assolutamente così. Nemmeno il ministro Calderoli che cerca, sen-za riuscirci, di calmare le acque sostenendo che il regio decreto 523 del 1904 ha natura giuridica di Testo unico e quindi come tale è espressamente escluso da abro-gazione ai sensi dell’art. 14 com-

ma 17 della legge 246 del 2005. Il Comune di Venezia la pensa dif-ferentemente e pure alcuni depu-tati veneziani del PD che in me-rito hanno presentato un emen-damento riparatore aggancian-dolo al decreto Milleproroghe in discussione in questi giorni. Pri-mo firmatario il deputato An-drea Martella che confida, con-statato che il suo emendamen-to è stato considerato ammissi-bile dalla presidenza della came-ra, in un iter favorevole con relati-va approvazione affinché i vene-ziani non vengano “scippati” del loro famoso Canale. Sullo sfon-do rimane una vicenda irrazio-nale che potrebbe, se non subito chiarita con atti giuridici preci-si, aprire contenziosi a non finire lungo il Canal Grande in quanto ogni atto o regolamento promul-gato potrebbe essere impugnato da chicchessia vista l’incertezza istituzionale su chi “comanda”le acque del “Canalazzo”.

la Dazzi - ma abbiamo promes-so che quest’anno avremmo ri-mediato...» Ecco infatti che “Re-gali senza frontiere” di quest’an-no ha già raggiunto la quota di 50 capre da destinare alle donne di Bamiyan (zona centrale e par-ticolarmente martoriata dell’Af-ghanistan).Ma perché proprio le capre? Nell’epoca della globalizzazio-ne, in cui l’altra faccia del piane-ta sembra dietro l’angolo, ten-

diamo spesso a non considerare elementi caratterizzanti dei ter-ritori come la loro stessa confor-mazione geo-fisica e dunque le possibili problematiche ad es-si dovute. La capra risulta infat-ti uno dei pochi animali in grado di sopravvivere in terre aride ed impoverite come quelle afghane: «Potrebbero campare d’immon-dizia - scherza la coordinatri-ce -. Sono inoltre animali estre-mamente produttivi e funzionali

per le necessità della popolazio-ne, dal punto di vista alimentare, con il latte, ma anche energetico: perfino lo sterco viene utilizzato come materiale da ardere. è im-portante ricordare, fra l’altro, che è possibile acquistare le capre per un costo di soli 50 euro a ca-po, cifra non proibitiva che per-mette di accrescere il numero di destinatari del progetto». Ascol-tando i racconti di Carla Daz-zi inoltre, si coglie fra gli effet-ti collaterali dell’iniziativa un ul-teriore valore aggiunto: nel mo-mento in cui gli uomini della co-munità Bamiyana si sono offerti di lavorare senza compenso per contribuire all’opera dell’associa-zione. Riconoscendo tacitamen-te il diritto delle donne locali ad ottenere la gestione di un sep-pur piccolo capitale, essi hanno dimostrato un’elasticità cultura-le ed un’apertura al dialogo non comuni. Capacità inimmagina-bili secondo le analisi occidenta-li classiche, in un paese dove un uomo che asserisce la parità dei sessi può essere incarcerato per blasfemia.Tornando infine a gettare uno sguardo sul nostro Paese e sulla fase di pochezza politico-cultu-rale, ma soprattutto sociale inte-sa anche come forte destabiliz-zazione della donna e della sua dignità, che questo attraversa, viene quasi da pensare che per-fino dalla presa di coscienza di quegli uomini afghani, avremmo qualcosa da imparare.

Un emendamento Pdal Milleproroghe corre in soccorso al Comune che rischia di non poter più decidere sullasua più conosciuta arteria d’acqua

impianti sciistici Cadore-Civet-ta. A tal fine diffonde le cono-scenze culturali e paesaggisti-che indispensabili per valutare il senso e le conseguenze di ta-le progetto sulle aree dolomiti-che comprese fra il monte Pel-mo, l’area di Mondeval e le zo-ne circostanti e dà la possibi-lità di firmare la petizione con la quale cercare di fermare que-sto ipotizzato scempio». Anche il Club alpino italiano ha preso posizione contro il progetto. Il Cai chiede che la popolazione locale non concordi con l’ipote-si di creare un nuovo carosello sciistico proprio in uno dei siti Unesco, ma soprattutto in uno dei siti più importanti dal pun-to di vista naturalistico e alpi-nistico dell’intera catena alpi-na. Il Cai spera che questo stra-ordinario capitale naturale non venga gettato al vento per il be-ne immediato di una genera-zione, ma che venga preserva-to e che possa essere utilizzato con coscienza e rispetto da tut-te le future generazioni come sin qui è stato fatto da uomini responsabili e accorti.

g.m.

razione di sostegno a distanza. L’edizione 2010 del progetto ha raggiunto tre villaggi, dove l’as-sociazione non si è accontenta-ta di portare le capre, ma ha ol-tretutto dato vita a due nuove iniziative riguardanti la canaliz-zazione dell’acqua e l’impianto di un’idropompa. «L’anno scor-so donare una capra a tutte le donne dei tre villaggi che aveva-no i requisiti per ottenerla non è stato possibile - continua Car-

Brutta aria tra il sindaco leghi-sta di Preganziol che fa sparire dalla biblioteca i libri di Savia-no, colpevole di aver denuncia-to le infiltrazione della camor-ra nel Carroccio, e gli appelli de-gli assessori Pdl, Speranzon per la Provincia e Donazzan per la Regione, che invitano a “sbiblio-tecare” gli scrittori colpevoli di non essere allineati al potere politico. Ad un mese dalla cro-ciata integralista vien da chie-dersi quali siano gli effetti sugli scaffali delle biblioteche. Radio Sherwood e Terra hanno pro-vati a rispondere con un’inda-gine sulle biblioteche del Vene-to. I risultati saranno pubblica-ti nel prossimo numero del sup-plemento Nordest ma saranno presentati venerdì 25, alle ore 18,30, alla Casa dei beni Comu-ni Morion di Venezia. Parteci-peranno Claudio Calia, fumet-tista, Lello Voce, attore, Marco Maschietto, redattore di Radio Sherwood e il giornalista di Ter-ra Nordest Riccardo Bottazzo.

Rogodeilibri al Morion

Appuntamenti

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mercoledì 23 febbraio 201110

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esse

Pisapia per l’election dayLa proposta Il candidato chiede al Pd di proporre una legge per accorpare amministrative e referendum

reare una società attra-verso cui realizzare i pro-pri progetti e far fruttare le proprie competenze è da

sempre il sogno di molti. La sto-ria di David armanini, biologo, 29 anni, dimostra che nella gre-en economy lo spazio per porta-re avanti le proprie idee c’è. Basta rimboccarsi le maniche. e non dare troppo peso a chi, soprattut-to in Italia, continua a non fidar-si dei giovani.

Come è nata l’idea di crea-re una società che si occupa di ambiente? L’idea è nata da un gruppo di gio-vani da sempre appassionati di ambiente e con background di-versi, dall’ecologia alla finanza. sulla base delle nostre compe-tenze abbiamo costruito un pro-getto e poi nel 2007 abbiamo vin-to un bando della Comunità eu-

Anna Pellizzone

C

na proposta di legge par-lamentare - possibilmen-te bipartisan - per accor-pare le elezioni ammini-

strative con i referendum citta-dini sull’ambiente. e’ questa la ri-chiesta avanzata da Giuliano Pi-sapia, candidato sindaco del cen-trosinistra alle elezioni Comunali che si terranno nel prossimo me-se di maggio a Milano. L’idea è stata lanciata dal candidato sin-daco nell’incontro che si è tenuto con i deputati, i senatori e i con-siglieri regionali del Pd - invitati da Pisapia a farsene promotori in Parlamento - in cui sono stati pre-si in esame i problemi della città da affrontare. «Il rapporto con i parlamentari e i consiglieri regio-nali - ha ricordato Pisapia a Ter-ra - è essenziale per dare a Milano nuove opportunità. I temi dell’ex-po, del governo delle criticità su scala metropolitana, del federa-lismo municipale e della salute dei cittadini, sono prioritari nella mia agenda per la città. ricordo a questo proposito, che anche il sindaco uscente, Letizia Moratti, qualche settimana fa si era detta d’accordo con la richiesta un uni-co ‘referendum day’ e si era impe-gnata a farsi carico della proposta con la presidenza del Consiglio e noi aspettiamo fiduciosi una ri-sposta e la dimostrazione che esiste una precisa volontà politi-ca in questa direzione». Nel cor-so dell’incontro è stato ribadito il

Flora Cappelluti

U

Impresa, largo ai giovani greenIntervista David Armanini, biologo ventinovenne, ha creato una società di successo tutta di trentenni

ropea per le imprese innovative, con cui abbiamo coperto i costi di start up.

In che settore del mercato vi siete inseriti?Ci occupiamo di energie rinnova-bili, di consulenza idrica e di edu-cazione ambientale. Per quanto riguarda le energie rinnovabili l’at-tività principale è sviluppare op-portunità d’investimento nel set-tore fotovoltaico, ma ci stiamo in-teressando anche alle biomasse e al biogas. Nel settore idrico ci oc-cupiamo soprattutto di valutazio-ne della qualità ecologica delle ac-que e di gestione della risorsa idri-ca per conto di Governo e altri en-ti a livello europeo.

Come esperto di fotovoltaico e come milanese, che cosa pensi di potrebbe fare per incentiva-re l’installazione di pannelli in città come Milano? Per quanto riguarda l’integrazio-

ne di pannelli fotovoltaici sui tet-ti degli edifici, l’Italia è uno dei pri-mi Paesi al mondo. Ma si potreb-be fare di più ad esempio attraver-so l’obbligatorietà d’integrazio-ne di sistemi di energia efficienti in caso di ristrutturazioni o nuo-ve costruzioni. Una norma che già esiste, ma che non sempre è stata implementata.

Perché avete deciso di occupar-vi anche di educazione? È stata una scelta più persona-le che di business. siamo convin-ti del fatto che, in particolare in Italia, sia importante trasmette-re delle conoscenze tecniche al-le nuove generazioni, soprattutto per quanto riguarda ambiente ed energia, i temi che noi riteniamo critici per il futuro.

Quali sono stati gli ostacoli più difficili da superare nella crea-zione della società e nel porta-re avanti il vostro lavoro?

Una volta superate le peripezie burocratiche e gestionali della so-cietà la cosa più difficile è stata trovare il nostro focus. Trovare la fetta di mercato che più fosse vi-cina ai nostri interessi, alle nostre competenze e al nostro modo di lavorare. Il fatto che siamo molto giovani in alcuni casi ci ha aiutati perché abbiamo viste riconosciu-te le nostre energie e la nostra pro-duttività, ma in altri casi, soprat-tutto in Italia, abbiamo riscontra-to molta diffidenza per una socie-tà come la nostra, in cui quasi tut-ti abbiamo più o meno 30 anni.

Cosa consiglieresti a un giova-ne che, come te, voglia svilup-pare una propria attività nella green economy?Lo incoraggerei, perché questo mercato è sicuramente in espan-sione, ma gli direi anche che è già molto competitivo e che quindi è necessario avere delle competen-ze tecniche molto forti.

sostegno del Pd alla candidatura di Pisapia e sono state concorda-te iniziative comuni che si svolge-ranno durante la campagna elet-torale sui temi della cultura, del-la qualità della vita nelle periferie, della sicurezza, del commercio e della salute dei cittadini. Intan-to, a confermare il ‘respiro malato’ per i bimbi di Milano rispetto ai coetanei del resto d’Italia, ha con-tribuito una ricerca appena diffu-sa - realizzata da susanna esposi-to, direttore facente funzione del-la Clinica pediatria I dell’universi-tà degli studi-Fondazione Policli-nico del capoluogo lombardo, e da

Maria Francesca Patria dell’am-bulatorio di pneumologia e aller-gologia pediatrica - che ‘fotogra-fa il rapporto tra ambiente e sa-lute dei piccoli milanesi. Dalla ri-cerca emerge che raffreddori, oti-ti, tonsilliti, ma anche bronchiti e polmoniti ricorrenti sono le ‘cro-ci’ dei bimbi meneghini che, per-lopiù nel periodo invernale, si am-malano anche da una a tre volte al mese. Piccoli milanesi ‘sempre a letto’ quindi a causa del numero di infezioni respiratorie totalizza-te ogni anno. «In media sei o set-te episodi nei primi tre anni di an-ni di vita e quattro o cinque negli

anni successivi. Circa il 30-35% in più che al Centro-sud o comun-que lontano dalle aree metropo-litane, e fino al doppio se come pietra di paragone si prende per esempio una città siciliana - con-cludono i due medici». Un record assoluto che dipende in partico-lare dai livelli di smog, se si con-sidera che nei giorni di Pm10 al-le stelle gli accessi di casi gravi al pronto soccorso aumentano esponenzialmente fra gli adulti e i bambini. e la combinazione in-quinamento-allergie rischia se-riamente di trasformarsi in una mix letale.

Terra Milano A cura di Emanuele BompanInfo: [email protected]

Lo scandalo “affittopoli” continua a mietere le sue vittime. Ieri mattina, in oc-casione di una riunione stra-ordinaria dei vertici del Pio albergo Trivulzio, il Con-siglio di amministrazione della Baggina è decaduto. Cinque consiglieri su sette, tra cui il Presidente emilio Trabucchi, hanno presenta-to le loro dimissioni su pres-sante richiesta delle istitu-zioni, perché coinvolti nel vortice delle assegnazioni di appartamenti di pregio nel centro di Milano a prez-zi stracciati. Tra gli inquilini delle abitazioni della Baggi-na affittate sottocosto illu-stri personaggi del mondo della politica, dello sport, figli e amici di potenti. Co-me riconosciuto dal sinda-co Moratti, il Pio albergo Trivulzio andrà ora verso il commissariamento. secon-do la legge sulle aziende per i servizi alla persona, questi enti rientrano nelle respon-sabilità sanitarie di compe-tenza della regione e sarà quindi formalmente Formi-goni a decidere per la nomi-na del commissario.

a.p.

Momenti di tensione e scontri si sono registrati ieri mattina in via Tracia 3 a Mi-lano, zona san siro, quando alcuni ragazzi del centro so-ciale Cantiere hanno bloc-cato la via cercando di im-pedire lo sgombero di una famiglia composta da una donna e tre bambini che occupava un appartamen-to aler. In pochi minuti da-vanti all’abitazione si sono radunanti spontaneamente anche alcune decine di ade-renti al Comitato inquilini san siro. «Nei giorni di affit-topoli, non possiamo accet-tare l’ennesimo atto di inci-viltà. Basterebbe assegna-re tutte le case del Pat, del-la Fondazione Policlinico e di Casa Letizia, per risolve-re gran parte dell’emergen-za abitativa del capoluogo lombardo - hanno spiegato i ragazzi del Centro sociale -». smisurato, secondo i ma-nifestanti, l’intervento delle forze dell’ordine che hanno dirottato il gruppo verso la vicina Piazza selinunte. La Questura ha minimizzato facendo sapere che non ci sono stati contusi.

e.s.

Pat, il Cda si dimette

Scontri per lo sgombero

Il caso

Casa

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mercoledì 23 febbraio 2011 11

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Il ritorno delle mamme vulcanicheRifiuti Ieri l’incontro tra il gruppo di donne campane e i sindaci di due paesi vesuviani. E ora fa paura l’allargamento di cava Sari

ambizioso progetto di Dominique Perrault per piazza Garibaldi cerca di raccordare la stazio-

ne di Napoli Centrale, la stazio-ne per l’alta velocità, la Circum-vesuviana e le due metropolita-ne, proponendone anche una nuova configurazione. Nella relazione introduttiva al-la proposta progettuale - appro-vata nel 2004, con ultimazione prevista per il 2013 - l’architetto francese presentava un’idea che tendeva a «conservare e valo-rizzare l’identità connaturata al luogo, cercando (…) di risolver-ne gli aspetti più problematici legati alla congestione dei flussi di traffico veicolare e alla estre-ma frammentarietà dell’uso de-gli spazi da parte dei pedoni». a giudicare dalle immagini e dai video, diffusi dal progettista e dal Comune di Napoli, l’obietti-

Luca Modestino*

L’

i è tenuto ieri mattina l’in-contro tra le Mamme Vul-caniche e i sindaci di Bo-scoreale e Boscotrecase

Gennaro Langella e agnese Bor-relli. Tema dell’incontro, il do-cumento sui rifiuti redatto dal-le stesse paladine dell’ambiente. assente, come al solito, proprio il sindaco del comune che ospita la discarica, Domenico auricchio, a cui il documento pure era indiriz-zato (e che al telefono si è detto in altre faccende affaccendato). Le mamme continuano a chiede-re la chiusura di cava sari e la bo-nifica dei territori inquinati, un incontro da tenersi a breve con un rappresentante della ecode-co per giungere definitivamente alla soluzione del problema del-le esalazioni e ai miasmi (che non si sono mai attenuati e che anco-ra infestano le città di Boscorea-le e Boscotrecase) oltre all’inse-diamento e al mantenimento di un presidio pacifico sulla roton-da di via Panoramica e all’adozio-ne di misure di controllo più ef-ficaci per quanto riguarda la rac-colta differenziata e di adeguati sistemi di sorveglianza per sco-raggiare l’accumulo selvaggio di rifiuti in strada. «Non avete pro-tetto i cittadini, pur sapendo che la sari non è bonificabile avete consentito lo sversamento di al-tri rifiuti»: questa la critica che si è levata da alcuni dei presenti in sala. L’incontro, a un certo pun-

Francesco Servino

S

Non piace la nuova piazza Garibaldi Analisi Il progetto di Dominique Perrault punta a raccordare i luoghi della mobilità su ferro della città. Ma senza riuscirci

vo non appare del tutto centra-to: la rete viaria è insufficiente-mente limitata ad un asse prin-cipale, che taglia la piazza nel senso della lunghezza, e ad un percorso che ne ripercorre late-ralmente il perimetro. se, da un lato, è apprezzabile la realizza-zione di un nuovo parcheggio e delle stazioni della metropolita-na, collocati sotto la piazza, non è comprensibile che in superfi-cie gli autobus extraurbani con-tinuino a percorrerne il perime-tro - recuperando anche un’am-pia area di sosta, attualmen-te soppressa per i cantieri anti-stanti la stazione - concorrendo non poco all’intasamento delle strade.Tra le funzioni collocate nell’ipo-geo ci sarà anche un’imponente area commerciale, accessibile da vari ingressi sulla superficie, che raccorderà di fatto il par-cheggio e le stazioni della metro con la stazione ferroviaria e con

la Circumvesuviana: si ripren-de, ampliandolo all’estremo, il concetto del corso principale (o “Main street”, se vi sentite este-rofili), che fa di qualunque per-corso un’occasione per “stru-scio” ed eventuale shopping. in superficie, la piazza viene profondamente modificata, con le due aree principali, separa-te dall’asse viario centrale, che assumono caratteristiche ben precise: la copertura della gal-leria commerciale, posta dal la-to di Via Marina, reinterpreta e prosegue quella di Napoli Cen-trale, con una copertura a pri-

smi trasparenti, retta da soste-gni metallici “ad albero”, simi-li a quelli in cemento dell’edifi-cio della stazione. a questa “fo-resta” hi-tech fa da contraltare la fascia opposta, in cui sorgono decine di alberi, che sovrastano una superficie articolata tra ai-uole, panchine e percorsi pedo-nali, interrotta da due percorsi carrabili secondari, posti ai lati dell’accesso alle metropolitane. Chi frequenta quotidianamen-te questi spazi, può realistica-mente presagire che queste aree “protette” potranno con-tribuire al rifiorire delle attività del melieu napoletano: immagi-niamo questa cornice bucolica, animata di giorno dai venditori di cellulari falsi e dal gioco del-le tre carte; di notte i senzatet-to potranno sognare di dormire in mezzo alla natura, se i rumori delle aggressioni e delle risse tra ubriachi lo consentiranno…Non spetta agli architetti occu-

to, complice l’arrivo di esponenti di altri comitati, si è un po’ surri-scaldato, ma sono state bravissi-me le mamme a riportare l’atten-zione sui temi principali di cui di-scutere. «entro un paio di giorni vedrò di far ripristinare il presi-dio» è stata la promessa del sin-daco Langella che annuncia pure di aver preso visione di un proget-to di riqualificazione di cava Vi-tiello con percorsi naturalistici e laghetti. il primo cittadino ha an-che annunciato di voler proporre ai sindaci della zona rossa la co-stituzione di una società pubbli-ca che si occupi del trattamen-

to del percolato e della captazio-ne del biogas. Tema principale re-sta comunque la cava sari: hanno destato preoccupazione le voci di un allargamento della discarica - lo hanno denunciato i Verdi - e la visione di un filmato che lo testi-monierebbe. Tanto che al termine della tavola rotonda, una rappresentanza di mamme vulcaniche, in compa-gnia del sindaco Langella, ha ef-fettuato un sopralluogo per con-statare di persona l’ampliamen-to dello sversatorio. L’immondi-zia ora viene sversata in un’area che prima era adibita a deposito

dei mezzi e dei container. La pas-seggiata improvvisata per i sen-tieri che si addentrano dietro ca-va Vitiello ha lasciato sbalordi-ti le mamme vulcaniche e il sin-daco di Boscoreale: quest’ultimo è rimasto sorpreso dalla quan-tità di cave presenti attorno al-la sari: una in particolare, appa-rentemente già utilizzata in pas-sato ma di cui pochi conoscono l’esistenza, situata al confine con la Vitiello, desta particolare pre-occupazione perchè si teme pos-sa essere utilizzata in un’ottica di allargamento della discarica at-tualmente in funzione.

Per essere realizzabile,il piano dovrà essere accompagnato da un radicale ripensamento del sistema dei trasporti extraurbani

Terra NapoliA cura di Francesco Emilio BorrelliInfo: [email protected]

«Le perquisizioni presso le sedi della società eneram-biente non ci meravigliano affatto. a settembre 2010 infatti informammo le au-torità competenti che ci ri-sultava che durante alcune tornate elettorali (in parti-colare le provinciali 2009) c’erano state anomale in-fornate di assunzioni nel-la società, ci risultava che c’era stata una prevalenza di assunti proprio in deter-minati territori dove c’era-no specifici collegi elet-torali e dove questi espo-nenti politici avevano i lo-ro bacini di consenso. infi-ne ci risultava che molti di-pendenti erano stati anche tesserati al Pdl». Lo han-no dichiarato il presidente nazionale dei Verdi angelo Bonelli ed il commissario regionale campano Fran-cesco emilio Borrelli. «Vo-gliamo chiarezza sui rap-porti di questa società, che ha messo in crisi la raccol-ta dei rifiuti a Napoli tra settembre ed ottobre 2010, ed esponenti del Pdl», han-no concluso i Verdi.

Perquisita Enerambiente

Inchiesta

parsi della sicurezza per le stra-de, o di imporre le scelte sul traf-fico pubblico extraurbano, ma l’impressione è che questo pro-getto, per essere realizzabile in maniera compiuta, dovrà esse-re accompagnato da un ripen-samento radicale dell’attuale si-stema dei trasporti extraurbani e, magari, da un massiccio im-piego di forze dell’ordine.Diversamente, resterà quello che sembra oggi, a valutarlo dal-le immagini disponibili sul web: una soluzione progettuale “ca-lata dall’alto”, che non si integra nella storicità della piazza, ma che avrebbe potuto essere rea-lizzata tal quale in qualsiasi me-tropoli europea.Le trasformazioni fanno par-te dell’evoluzione di una città, ma il cambiamento corrispon-de sempre al miglioramento per l’utenza dei servizi e della vivibi-lità degli spazi urbani?

*Architetto

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mercoledì 23 febbraio 201112

nuovo portatile, i due sperimentarono la riparazione manuale. Si accorsero che non esistevano manuali ad hoc e dopo molti tentavi e notti insonni, misero tutto in re-te condividendo l’esperienza con gli ami-ci. Oggi iFixit è un punto di riferimento per gli appassionati di elettronica e fai da te. La community produce ogni hanno centinaia di manuali per poter riparare oggetti come l’iPhone o l’iPad con la possibilità di segui-re le istruzioni, consultare video e all’oc-correnza comprare pezzi di ricambio. Ba-sta armarsi di microcacciavite, una buona connessione e il gioco è fatto. Altro modo di recupero e quello di far ri-vivere piccoli oggetti quotidiani: da un sacchetto avanzato dalla spesa, alla car-ta avanzata dai regali di natale oppure tra-sformare i vasetti degli omogeneizzati in bomboniere perfette. Basta fare un giro su “Un’idea nelle mani”, un blog che raccoglie con novizia di particolari tante informa-zioni ed esempi per dare nuova vita a tut-ti gli oggetti.Al di là dell’elettronica, il recupero può di-ventare una forma d’arte, così come avvie-ne nel lavoro di Courtney Hunt e Alex Wi-tko, due giovani designer canadesi che tra-sformano in arredamento i rifiuti abban-donati nelle discariche. Dal loro girovagare è nato un marchio, Organelle, che propo-ne lampade da soffitto realizzate con gruc-ce abbandonate, cerchi di biciclette e pez-zi metallici. Tutto, ovviamente, è in vendi-ta. Anche il cartone da imballaggio, quello che molto spesso viene utilizzato in quan-tità spropositate nel packaging degli og-getti commerciali, può trovare una nuova vita. Come accade con Kartonchair, la se-dia multiuso realizzata con un unico foglio (kartonchair.com) oppure con la moda lanciata dal gruppo Bug House che com-pone divani a partire dalle vecchie custo-die degli lp. Ma in quest’ultimo caso il con-siglio è custodirli gelosamente.

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PreS

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>>Ambiente>>

nulla si distruggeil futuroè fai da teiparare fa bene alla Terra. Fa risparmiare denaro; fa impa-rare l’ingegneria. il miglior modo per capire come funzio-

na una cosa è smontarla! Se non lo aggiu-sti non lo possiedi». Sono solo alcuni pas-saggi del “Self-repair manifesto”, la campa-gna lanciata dal sito iFixit per incentivare e diffondere la pratica dell’autoriparazio-ne. Bastano pochi minuti, una dose di pa-zienza e un po’ di pratica per donare nuo-va vita a tutti i nostri oggetti. Un tempo il recupero era la prassi: non si but-tava via nulla, tutto rientrava in un percorso virtuoso che donava nuo-va vita agli oggetti. Poi il consumi-

Pierpaolo De Lauro

«R

RicicloDal sito che offre i manuali per riparare i gioielli Apple, fino ai designer che giocano con i cartoni da imballaggio. Il recupero è ormai una necessità per il Pianeta, con tanto di manifesto

smo sfrenato ha schiacciato tutto. Oggi, con l’aria di crisi che avvolge il mondo, qualcosa sta cambiando e, con un po’ d’attenzione, una vec-chia rete in legno può trasformarsi in un supporto per una pianta ram-picante; gli avanzi della cena diven-tare un piatto da gourmet; il vecchio computer ritrovare tante nuove vite e cartoni pressati trasformarsi in un divano di alto design. La prassi vir-tuosa di un tempo è diventata la mo-da di oggi, un movimento ormai ne-cessario, che a partire dagli Stati Uni-ti si sta diffondendo in tutto il Piane-

ta. Un modo semplice per uscire dalla logi-ca dell’usa e getta che colpisce soprattutto il settore dell’hi-tech. in tanti, infatti, al pri-mo segno di stanchezza del cellulare (uno spegnimento improvviso o un tasto che non funziona più) sono pronti a gettare tutto nel cestino e correre nel primo nego-zio di elettronica per comprare un nuovo modello con sempre più funzioni che non useremo mai. Per fare un esempio, in base ai dati di Worldometers, sito che raccoglie statistiche e dati in tempo reale, solo

nella giornata del 21 febbraio nel mondo sono stati venduti oltre 2,5 milioni di cel-lulari, una cifra che rende bene la quanti-tà di telefonini che vengono dismessi ogni giorno. in base ai dati dell’Unione euro-pea, inoltre, il vecchio continente produ-ce circa 9,1 milioni di tonnellate di rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroni-che. Un trend in continua crescita con no-tevoli rischi per la salute considerando che i componenti interni dei nostri computer

possono contenere materiali cance-rogeni come mercurio e policlorobi-fenili. Se proprio non riusciamo a far ripartire il nostro Pc possiamo sem-pre rivolgerci a iFixit.com, un sito nato nel 2003 ad opera di due giova-ni studenti del Politecnico della Ca-lifornia alle prese con un iBook del-la Apple con problemi allo scher-mo. Senza ricorrere all’assistenza e senza soldi per poter acquistare un

iFixit.com è il sito realizzato da due studenti

del politecnico della California e raccoglie tutto

il necessario per aggiustare oggetti elettronici come

l’iPhone e l’iPad

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mercoledì 23 febbraio 2011 13

Un esemplare di merluzzo tommy (Microgadus tomcod), tipico del fiume Hudson

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>>Scienza>>

il super merluzzo cheresiste all’inquinamento

n gruppo di ricercato-ri della New york Uni-versity School of medi-cine, coordinati dal pro-

fessor isaac wirgin, ha scoperto che l’intera popolazione di mer-luzzi del fiume Hudson, che at-traversa per buona parte lo sta-to del New york passando poi per manhattan e il New Jersey, è diventata immune alle sostanze tossiche grazie alla mutazione di un singolo gene.Gli scienziati sono venuti a ca-po di questo mistero, pubblicato in questi giorni sulle pagine del-la rivista Science, grazie a ricer-che durate quattro anni, durante i quali hanno catturato merluzzi analizzandone il patrimonio ge-netico. i loro studi si sono con-centrati in particolare sul gene AHr2, che codifica per una pro-teina coinvolta nella regolazio-ne degli effetti dei policlorobife-nili (un tipo di composti organi-ci molto tossici, banditi nel lo-ro uso commerciale e industria-le a partire dal 1979), scopren-do una variante del gene diver-sa dalla copia normale. Questa manca infatti di sei coppie di ba-si nucleotidiche, che rappresen-tano i mattoni del Dna. la pro-teina sintetizzata non interagi-sce correttamente con le sostan-

Alessio Nannini

U

Animali Il pesce del fiume Hudson è l’unico a non risentire della forte tossicità delle acque. Ma il veleno, che resta nel suo tessuto muscolare, finisce nella catena alimentare attraverso i suoi predatori

i campioni di esempla-ri marini raccolti sul fon-do del mare durante i viag-gi di robert Scott in Antar-tide, nei primi anni del No-vecento, potrebbe rivelar-si molto utili nel capire i cambiamenti climatici at-tuali e futuri. Confrontan-do per esempio i ramoscelli conservati di briozoi (Nutti Cellarinella) con quelli mo-derni, gli scienziati hanno scoperto una crescita as-sai rilevante, con un tasso annuo maggiore di più del doppio della media. il feno-meno è stato provocato, a detta dei ricercatori, da una più forte presenza di ani-dride carbonica nell’ocea-no. A bordo della nave ter-ra Nova, il capitano inglese cercò di raggiungere il Polo Sud prima di roald Amun-dsen, che tuttavia lo pre-cedette di pochi giorni. la missione di Scott si conclu-se poi tragicamente al rien-tro, quando naufragò insie-me all’equipaggio perden-do la vita. ma il frutto del-la sua spedizione è rimasto, diventando oggi un patri-monio indispensabile per gli studiosi del clima.

Il tesoro di Scott

Antartide

ze inquinanti, bloccando così la tossicità dei composti. Una re-azione sorprendente, finora os-servata solamente negli anima-li invertebrati.il fenomeno però sarebbe singo-lare soprattutto per la velocità con il quale si sarebbe verifica-to, vale a dire soli cinquant’an-ni. Nel corso di questo lasso di tempo si calcola che siano sta-ti versati nelle acque del fiume non meno di seicentomila chi-logrammi di policlorobifeni-

li. la quasi totalità delle spe-cie ittiche ha risentito dell’im-patto della sostanza con l’am-biente fluviale, con l’unica ec-cezione appunto del cosiddet-to merluzzo tommy (Microga-dus tomcod). e ciò sebbene nel fegato di questi animali i ricer-catori abbiano riscontrato va-lori di policlorobifenile fra i più alti mai registrati finora. e non solo i merluzzi non ne risento-no, ma continuano a vivere e a riprodursi come se niente fosse.

ma questa è una buona notizia soltanto per i tommy. Gli altri pesci, che già se la pas-sano male, finiscono ancora peggio quando se ne fanno pre-da perché, sebbene non risenta-no dell’inquinamento delle ac-que, i merluzzi ugualmente ac-cumulano nei muscoli il compo-sto tossico. Così, ingeriti da altri animali, i policlorobifenili entra-no nella rete alimentare passan-do da una specie all’altra, magari fino ad arrivarci nel piatto.

l’equipaggio dello space shut-tle Discovery posa per le fo-to di rito nel Kennedy Space Center in florida, dopo l’arri-vo sulla pista di un jet t-38.

SpazioPronti al lancio

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nuato con dei corti.Parliamo delle musiche così suggesti-ve e sensuali che il cantautore Davide Combusti ha composto per lei.Con Davide c’era l’idea di collaborare insie-me fin dai tempi del film sugli adolescenti, poi dopo aver scritto questo corto e aver-glielo fatto leggere lui ha scritto immedia-tamente la musica, che era pronta ancora prima d’iniziare a girare.C’è anche una mia poesia, che io ho scritto dopo aver ascoltato delle musiche di Davi-de. Il lavoro, quindi, mi piace vederlo come un confronto tra più artisti, in cui tornano molte delle mie passioni come la pittura, la musica e la poesia.Mentre la scelta degli attori com’è avve-nuta?Elena Radonicich è una giovane attrice di-plomata al Centro Sperimentale, che ha re-citato in diversi corti ed ha già vinto dei premi. La scelta di Aureliano, invece, è di-pesa dal fatto che non volevo un uomo ba-nale, un modello, ma una persona carnale, forse un artista anche lui. Avevo già lavora-to con Aureliano per 20 Sigarette e tra noi c’era stata una grande intesa.Aureliano è un artista a tutto tondo, una persona molto sensibile e coraggiosa Girare il corto è stata un’impresa com-

plicata anche dal punto di vista economico?

L’Armata Brancaleone produc-tion, infatti, è sia un mio per-sonale omaggio a Vittorio Gassman, che mi consigliò di fare la regista e che ho avuto modo di conoscere su un set

di Scola, sia un ringraziamen-to a tutti quelli che hanno col-laborato e contribuito in mo-do molto generoso alla realiz-zazione di questo lavoro. Com-preso un mio carissimo amico, Gianni Castellani, senza l’aiuto del quale Incanto non si sareb-be mai fatto.

>>Creatività>>

Haneke le colpe ai padri

a dove nasce l’ispirazione artistica? Immagini, colo-ri, suoni, musica, e poche parole, per rappresenta-

re il percorso creativo di una giovane pit-trice». Così la regista romana Iole Nato-li, autrice di diversi corti e mediometraggi (tra cui l’interessantissimo A un Millime-tro dal cuore) parla dell’idea che ha ispira-to il suo nuovo lavoro, Incanto, presenta-to con successo poche settimane fa al Ba-ri International Film&Tv festival e in pro-grammazione al prossimo festival del ci-nema indipendente di Roma, il RIFF. Un cortometraggio con Elena Radonicich e Aureliano Amadei, che trasmette il senso

Alessia Mazzenga

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Tempi ModerniPresentato poche settimane fa al FilmFestival di Bari, l’ultimo lavoro della regista Iole Natoliè una storia delicataed emozionante sull’essere artista

di una passione creativa capace di riempi-re un’esistenza.Com’è nata l’idea di raccontare un mo-mento della vita di un’artista?La storia è nata perché m’ispirava il lavo-ro di un’amica pittrice, Daria Calvelli. So-no una sua ammiratrice e volevo raccon-tare in qualche modo i suoi quadri. Così ho scritto una storia fatta di pochissime paro-le, tante immagini, musica e colori. La sfida era anche quella di raccontare una donna?Sicuramente. Se poi un’artista donna sia di-versa da un artista uomo questo non lo so.

Certamente però la sfida era di rappresen-tare un’immagine femminile libera, un’iden-tità di donna un po’ diversa da quella che vediamo rappresentata solitamente. Generalmente gli artisti sono degli uomi-ni, le donne sono poche e poco racconta-te. Dunque mi sembra anche politicamen-te molto importante rappresentare donne che non siano sempre così banali oppure solo piene di rabbia e di recriminazioni.Quanto è difficile fare la regista oggi in Italia?Molto, a causa della realtà di crisi del cine-ma italiano si propongono quasi sempre

commedie e cinepanet-toni con attori conosciu-ti. Quindi c’è una sorta di censura preventiva per i lungometraggi mentre per i corti c’è più libertà. Perso-nalmente ho cercato di rea-lizzare un film che raccon-tasse gli adolescenti in mo-do un po’ più intelligente di quello che si vede normal-mente ed ho trovato grossis-sime difficoltà, per cui l’ho messo da parte ed ho conti-

n un piccolo villaggio protestante del nord della Germania alle soglie della Grande Guerra, scorre la vita di poche famiglie: quella del pastore protestan-

te, del medico, del barone, dei contadini, la cui tranquillità viene scossa dall’attentato al medico, che cade rovinosamente da ca-vallo a causa di una fune tesa fra due alberi. Al primo incidente ne seguono altri: la de-vastazione di un campo di cavoli, l’aggres-sione al figlio del barone, l’incendio di un fienile, le sevizie ad un bambino ritardato, la morte di alcuni abitanti in circostanze in-spiegabili. Accanto ai padri, violenti, astrat-

Francesca Pirani

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yer e Bergman, costruisce questo potente affresco sulla morte degli affetti, cui si sot-traggono solo la bella moglie del barone, il maestro di scuola, voce narrante del film, assieme ad Eva, la giovanissima bambina-ia di cui è innamorato: tutti gli altri, alline-ati in file ordinate nella chiesa del villaggio, compongono nel totale fisso dell’immagi-ne finale, un’immagine intransitiva, in cui la macchina da presa immobile sulla so-glia del significato, lascia che il senso ge-neri in noi l’immagine nascosta della cata-strofe in atto.

Il nastro bianco (Austria/Germania/Francia 2009) Drammatico, dura-ta 144’, regia Michael Haneke, con Su-sanne Lothar, Ulrich Tukur, Burghart Klaussner.

Su Sky Cinema Mania: mer.23 h.23.45

nell’arco di una generazione dilagherà in tutto il Paese. Il medico, il barone, il pasto-re protestante, diventano tre modi di eser-citare il dominio e la violenza, (soprattutto sulle donne, vittime e complici per cecità e incapacità di ribellione), fornendo un mo-dello da imitare e odiare ai bambini, che fi-niscono con l’assorbire la distruzione insi-ta nei rapporti interumani che li circonda-no, impazzendo silenziosamente. Ma i figli non sono che il sintomo della malattia dei padri, dei loro ideali astratti e assoluti: i na-stri bianchi che il pastore impone di lega-re al braccio dei propri figli, a simboleggia-re la necessità di raggiungere la purezza, si trasformeranno nel giro di pochi anni nella stella di David cucita sul petto degli ebrei, nelle teorizzazioni sulla razza. «Un sistema di educazione dal quale è emersa la gene-razione nazista», afferma lo stesso Haneke, che, nel solco stilistico e tematico di Dre-

SchermagliePalma d’oro al Festival di Cannes del 2009 il regista austriaco realizza una pellicola agghiacciantesulle origini del nazismo

ti, incestuosi, i bambini e gli adolescenti so-no i protagonisti silenziosi della storia: i lo-ro occhi terrorizzati, angosciati da ciò che sentono o intuiscono, raccontano la paura delle punizioni corporali, ma ancora di più quella paralizzante della minaccia psichica dei loro padri. I ragazzini, educati e obbe-dienti, nascondono una rabbia sorda che cresce sino alla violenza, raccontata per el-lissi, nei fuori campo, nello splendore abba-gliante di un bianco e nero senza chiaro-scuri, il cui nitore di contorni comunica il senso di un pensiero freddo e violento che agisce dietro il comportamento dando ori-gine alla disumanità. Attraverso la piccola comunità rurale di Eichwald, Haneke deli-nea alcune tendenze culturali e umane del-la Germania negli anni che precedono la Prima Guerra Mondiale, individuando nel microcosmo di questo villaggio, le cause di una follia sotterranea e compressa che

Quando il cinema è un’opera d’arte «Mi ha ispirato una pittrice. Così ho scritto una storia fatta di musica e colore»

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mercoledì 23 febbraio 2011 15>>Commenti>>

Verso il 17 marzo, ma ancora senza gli italiani

Organo ufficiale d’informazionedella Federazione dei VerdiReg. Trib. di Roma n. 34 del 7/2/2005Sped. in Abb. Post. D.L. 353/2003 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 c. 1 DCB - RomaLa testata fruisce dei contributidi cui alla legge 7/10/ 1990 n. 250via del Porto Fluviale, 9/a - 00154 Romatel. 06.45.47.07.00 - fax [email protected] - www.terranews.it

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Chiuso in redazione alle ore 19.00

firenze, le ragioni del comitato “no al sottoattraversamento av”

Ieri una delegazione del Comitato con-tro il Sottoattraversamento AV di Fi-renze è stato ascoltato dalle commissio-ni VI e VII della Regione Toscana (Am-biente e Trasporti) riunite congiunta-mente. Tra i rappresentanti del Comi-tato erano presenti l’ingegner Massimo Perini che ha illustrato le criticità prin-cipali del progetto (impatto sulla fal-da, irresponsabile sottostima dei cedi-menti del terreno, anomalie nello smal-timento delle terre di scavo) tali da non poter garantire nemmeno l’ultimazio-ne dell’opera; il mancato controllo dei lavori fatti finora, in particolare sul-lo “scavalco” di Castello e a Campo di Marte. L’ingegner Vincenzo Abruzzo ha illustrato l’inutilità di una nuova linea sotterranea, visto che l’alta velocità non trova alcun ostacolo a Firenze, la pos-sibilità di aggiungere due binari in su-perficie con disagi, rischi e costi che sa-rebbero un decimo di quelli dei tunnel. Il professor Giorgio Pizziolo ha dimo-strato come la progettata stazione Fo-ster sarebbe un grave errore urbanisti-co e illustrato il progetto alternativo di potenziamento del nodo fiorentino e la realizzazione di un unica struttura per la mobilità chiamata “Firenze Novella” che nascerebbe dall’integrazione delle strutture esistenti di Santa Maria No-vella e Statuto con il trasporto pubbli-co urbano.I rappresentanti del Comitato hanno ancora ricordato alcuni punti impor-tanti alla giunta regionale, in partico-lare: la procedura che ha autorizzato i lavori non è irreversibile (art. 21 quin-quies legge 241/1990) come invece so-stengono il presidente e l’assessore al-le infrastrutture. Il problema del paga-mento delle penali non è reale: in Italia il numero di lavori ricontrattati è vasto; si possono proporre alle ditte interessa-te la realizzazione di opere davvero uti-li garantendo al contempo un aumento dei posti di lavoro necessari.

Ci sono carenze enormi da un punto di vista progettuale già evidenziate nel-le osservazioni della VIA, ma la più vi-stosa e grave è la totale mancanza di VIA sulla stazione Foster. Non è vero che si perderebbe tempo ad abbando-nare l’idea dei tunnel. Progetti alterna-tivi hanno tempi di realizzazione molti inferiori, mentre un progetto con tante criticità, come quello che si avvia, avrà ritardi inevitabili. Il Comitato ha chiesto che i lavori del “Passante AV” si fermino e si augu-ra che le evidenze scientifiche ed eco-nomiche presentate ai consiglieri del-le Commissioni VI e VII possano porta-re ad un vero dibattito politico e final-mente ad un serio confronto invocato da anni dai cittadini.

Comitato contro il Sottoattraversamento AV di Firenze

agcom, ora prevedere risarcimenti dopo i disservizi

Siamo soddisfatti delle nuove regole, ri-chieste da tempo, sugli indennizzi va-rate dall’Agcom, un intervento a favore dei consumatori. Apprezziamo il nuo-vo corso dell’Authority, che sta inter-venendo con sempre maggiore con-tinuità e concretezza in difesa dei di-ritti dei consumatori e degli utenti. In quanto alle nuove regole auspichiamo che venga previsto, oltre all’indennizzo, anche il risarcimento del danno subito dal consumatore a seguito del disservi-zio dell’operatore. Inoltre, pur apprez-zando l’introduzione dell’automatici-tà dell’indennizzo, vorremmo che fos-se possibile attivare un sistema di con-ciliazione, con l’intervento delle Asso-ciazioni dei consumatori, per risolvere tutte quelle controversie che non han-no avuto una soluzione automatica, co-me presente in altri settori.

Carlo Pileripresidente Adoc

Ci stiamo avvicinando al 17 Marzo e, quindi, ai festeggiamenti per i primi 150 anni della nostra Unità naziona-le. L’anniversario cade in un momen-to drammatico, di grandi rivoluzioni (speriamo democratiche) per il Me-dio Oriente e il Nordafrica, di gran-di cambiamenti economici: i Pae-si emergenti, con la Cina in testa, si preparano ad afferrare la nuova le-adership commerciale (e inevitabil-mente a breve anche politica) del mondo, dove l’Europa diventa sem-pre più nazionalista, dimenticando i principi di unità e di spirito che ave-vano spinto alla firma del Trattato di Roma del 1957. Insomma, nell’anno in cui l’Italia dovrebbe riscoprire, an-che sotto il profilo culturale, il valo-re della sua unità, il mondo è sempre più diviso e, naturalmente, il nostro Paese non fa eccezione. La spinta a sentirsi abitanti di una sola città, di una sola regione, lo spi-rito del localismo urlato ed impe-rante, non è obiettivamente mai sta-to tanto forte ed in questo contesto che le città italiane più importan-ti sono diventate anche il simbolo di un’Italia più piccola, perché testi-moni e nuove capitali di quel Paese a pezzi che alternativamente si vor-rebbe senza il Sud o il Centro, spe-rando in questo modo di lasciare ad altri i problemi che in 60 anni non si è saputo (o forse voluto) risolvere.Oggi il Meridione preferisce guar-darsi indietro, alla ricerca di un re-visionismo storico, che lo riqualifi-chi nel presente come preda e co-me vittima, ma senza il coraggio di guardare e puntare veramente avan-ti e di chiedere, una volta per tutte, che la ormai celebre Questione me-ridionale venga superata e che la modernizzazione, tante volte ago-

gnata, avvenga sul serio. Il Nord, in-vece, preferisce farsi scudo dei suoi meriti, della sua capacità produtti-va, del suo essere europeo geogra-ficamente e culturalmente, dimen-ticando che proprio il tanto vitupe-rato Mezzogiorno, in primis con la sua forza lavoro a basso costo e con le tante risorse drenate, nel passato ha consentito quella crescita che og-gi viene sbandierata come vessillo di autonomia e di altra piccola Italia. Il Centro resta lì a metà strada, tra pre-giudizi e privilegi, delegando ad altri la voce e i compiti di chi dovrebbe essere il collante tra le tante realtà del Paese.Eppure l’Italia resiste, e nel mondo, nonostante tutto, funziona ancora con il suo Made in Italy, con la sua arte, con la storia, con il gusto, con le canzoni, che ancora testimoniano al nostro posto quanto questo Paese esista, quanto la sua grandezza sia fatta dall’eccezionale capacità di noi Italiani di saper mettere insieme le straordinarie diversità che ci carat-terizzano. Questa è la strana Italia di oggi, fatta di perenni contraddizio-ni, piena di urla, di scandali, di tan-te altre piccole “italiette” l’una con-tro l’altra che danneggiano tutti e al-la fine non renderanno un buon ser-vizio a nessuno. E volendo lanciare un piccolo pensiero al nostro passa-to, a quelli che furono i padri spiri-tuali e materiali del nostro Paese, co-me Mazzini, Cavour, Garibaldi, non posso fare a meno di pensare che loro fecero l’Italia, mentre noi pur-troppo ancora non siamo riusciti a fare gli Italiani…

*Presidente ConfapiCampania Giovani

Angelo Bruscino*

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mercoledì 23 febbraio [email protected]@terranews.it

L’Aquila, ricostruzione floplavori di ricostruzione post terremoto proce-dono più veloci in In-donesia che a L’Aquila».

A rivelarlo è la ricerca Microdis-L’Aquila, realizzata dall’Università di Firenze, l’Università Politecnica delle Marche e quella dell’Aquila. Il progetto - coordinato dal Cespro e finanziato dall’Unione europea tramite l’università belga di Lou-vain – è stato realizzato alla fine del 2010 su un campione di 15mi-la terremotati e centinaia di com-plessi edilizi. Curatore della ricer-ca è il professore britannico David Alexander, tra i massimi esperti europei di grandi disastri, che giu-dica i lavori post sisma in Abruzzo «più lenti» rispetto a quelli in cor-so a Sumatra, colpita da un violen-to terremoto nel 2009. Nell’anali-si della ricostruzione, Alexander critica la «poca attenzione delle istituzioni per l’aspetto sociale. Il

Francesco Heigel

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Il caso Una ricerca delle Università di Firenze, delle Marche e del capoluogo abruzzese rivela che il 68% dei cittadini è insoddisfatto dei nuovi alloggi. Il professor Alexander: «La Protezione civile ha creato solo disfasia»

Diversi quotidiani in questi giorni hanno ripreso le dichia-razioni che il Capo del Dipar-timento di Protezione Civile Franco Gabrielli ha rilascia-to nel corso della convention sul volontariato a Lucca. Fra-si dure quelle dell’ex Prefetto, cariche di risentimento ver-so chi aveva affermato di so-stenere a spada tratta tutto il comparto: Silvio Berlusconi. In più di un’occasione il Presi-dente del Consiglio aveva, di-fatti, espresso il suo fermo im-pegno in favore delle compa-gini di protezione civile. Impe-gni spazzati via da qualche ri-ga contenuta nell’ormai famo-so decreto milleproroghe, bu-co nero dell’Italia del fare. E se il volontariato era già sta-to vessato da “Tremonti-ma-ni di forbice” alcuno si aspet-tava che la scure si abbattes-se anche sul fratello “ricco”: la Protezione civile per l’ap-punto, perché maggiormen-te dotata di mezzi e di perso-nale specializzato. E diciamo-lo, giustamente ricco perché non svolge funzione suppleti-va nei servizi, come dovrebbe essere norma negli altri setto-ri del volontariato, ma colon-na portante delle emergenze. E Gabrielli, mostrando di co-noscere a fondo il sistema ide-ato dall’allora ministro Zam-berletti, non a caso ha scelto la convention toscana per di-re la sua: Lucca che, per sto-ria geopolitica è patria di pro-tezione civile. Una location, quella del salone del volonta-riato, che ha posto l’ex Prefet-to in una condizione di forza al punto da potere attaccare diretto e non mediato il gover-no (che per effetto contrario ha spinto il “ministro Sacco-ni – bianconiglio” a disertarla inviando una missiva di scu-se per impegni altri soprag-giunti, nel ragionevole timore, si suppone, di divenire bersa-glio dei 9mila volontari inter-venuti sul tema 5 x mille). Ma di Franco Gabrielli spiace non aver visto pubblicate due fra-si rilasciate proprio lo scorso 21 febbraio, le più significative ad uso e consumo di cittadini e politologi: «Il presidente del Consiglio non conta più nul-la», e riferendosi all’ on. Zam-berletti, «oggi siamo qui con il fondatore e con (riferendosi a se stesso, ndr) il liquidatore della Protezione civile». Frasi esternate in una pubblica in-tervista che rendono, insom-ma, il tratto di rottura di chi servitore dello Stato si è ritro-vato d’improvviso il benservi-to del governo.

Luca MattiucciDirettore responsabile Comunicare il Sociale

Gabrielli contro il Cav

La polemica

entile Presidente del Consiglio Silvio Berlu-sconi, durante il sisma che ha colpito dramma-

ticamente l’Aquila nel 2009 an-cora una volta il volontariato ha saputo dimostrare nella pratica tempestività, efficienza, profes-sionalità e sempre più alta spe-cializzazione, garantendo i pri-mi interventi di soccorso e la ne-cessaria assistenza alla popola-zione colpita. Un’azione incisiva realizzata da tutte le componen-ti di quel sistema nazionale di protezione civile unico al mon-do di cui l’Italia può vantarsi, di cui il volontariato è parte inte-grante e integrata. Un’esperien-za che rappresenta solo il mo-

Simone Andreotti*

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Protezione civile al collassoLa denuncia In una lettera al premier la Consulta del volontariato lancia l’allarme: «Nel Milleproroghe norme penalizzanti. A rischio il ruolo delle associazioni di volontariato». E così il Paese sarà meno sicuro

mento più visibile del percorso di crescita del nostro sistema di protezione civile ogni giorno im-pegnato sul territorio nelle pic-cole e grandi emergenze, nella prevenzione come nell’informa-zione alla popolazione. Parten-do da questi presupposti espri-miamo grande sgomento e pre-occupazione per la proposta di modifica alla legge 225 del 1992, tramite emendamento appro-vato al Senato della Repubblica, nel Decreto Mille Pro-roghe. Sgomento nel vedere lo stravolgi-mento di quella legge istitutiva fondamenta-le del sistema di pro-tezione civile attraver-so la strada umilian-te e silenziosa degli

emendamenti ad un decreto on-nicomprensivo. Non quindi una seria e partecipata discussione sul se e come migliorare il siste-ma di protezione civile, ma un tecnicismo, certo formalmente corretto, ma sicuramente con-nesso ad un esercizio della po-litica che non crediamo rappre-senti al meglio l’Italia.Preoccupati perché l’emenda-mento presentato toglie di fatto la possibilità di utilizzare tem-

pestivamente quel-lo strumento inelu-dibile e strutturale per la gestione effi-cace dell’emergenza di protezione civile, ovvero il potere di ordinanza, e di con-seguenza, inficia le

Si terrà a Catania da Venerdì 25 marzo e sino a domenica 27 il “Pronto Interven-to Expo”. Giunto alla sua terza edizione il salone specializzato per la Protezione Ci-vile e rivolto alla prevenzione ed alla ge-stione delle calamità nel Sud Italia rap-presenta uno dei momenti fondamentali di discussione confronto e verifica per chi si occupa di prevenzione nei grandi rischi come enti pubblici, operatori sanitari e non ultimi volontari delle diverse sigle nazionali. In programma numerosi dibat-titi, convegni e focus centrati sulle emer-genze che negli ultimi mesi hanno colpi-to il territorio italiano. Un modo per fare

il punto della situazione e dare avvio ad una serie di azioni sinergiche per lo svi-luppo di piani di emergenza sempre più tempestivi ed efficienti. Un appuntamen-to che cade in concomitanza con un mo-mento particolarmente complicato per il comparto di protezione civile fortemen-te vessato dai tagli del governo. L’inizia-tiva è patrocinata dal Comune, dalla Pro-vincia di Catania, dalla Regione Sicilia e dal Dipartimento Regionale di Protezio-ne Civile. Per maggiori informazioni:www.prontointerventoexpo.it

Andrea Scetta

meccanismo per assegnare gli al-loggi – ha spiegato il professore in-glese - non ha dato attenzione al-la preservazione del tessuto socia-le. Il risultato è stato un aumento del senso di isolamento e impo-tenza dei residenti». Dalla ricer-

ca emergono difatti decine di ca-si di depressione post traumatica tra donne, anziani e disoccupati. Il 68% della popolazione è insod-disfatto della ricostruzione e vor-rebbe abbandonare gli alloggi; il 71% afferma poi che i luoghi di ri-

trovo per la comunità sono inesi-stenti. E cresce anche la disoccu-pazione, toccando quota 6%. An-cora Alexander: «I progetti allog-giativi C.a.s.e. e M.a.p. in quasi tut-ti i 5mila casi non contengono i servizi di base». E sempre secon-do i dati emersi dalla ricerca sulla ricostruzione «non vi sono segni di una pianificazione della ripre-sa. Quindi se un ritorno alla nor-malità significa il reinsediamen-to dei tessuti urbani, non è affatto chiaro quando questo accadrà». Il professore britannico ritiene che «un elemento fondamentale è stato la mancanza di separazione delle attività di protezione civile da quelle di ripristino e ricostru-zione, una situazione raramente riscontrata in altri Paesi del mon-do. Il coinvolgimento del Diparti-mento della Protezione Civile nei processi di ripristino, un ente sot-to l’ombra dello scandalo per pre-sunta corruzione, ha creato disfa-sia più che simbiosi».

“Pronto Intervento Expo” a Catania

capacità operative di tutte le componenti del sistema, prima fra tutte il volontariato. Preoccu-pati perché questo rischia di fat-to di distruggere un sistema di protezione civile di altissimo li-vello, rendendo vani gli sforzi, le passioni e le energie di tutti co-loro che hanno contribuito a co-struirlo, tra cui anche le associa-zioni di volontariato di protezio-ne civile e, soprattutto, renden-do meno sicuri gli italiani. Ci au-guriamo che si faccia un passo indietro per garantire alla prote-zione civile italiana quegli stru-menti fondamentali per conti-nuare ad operare al meglio.

*Presidente della Consulta Nazio-nale del Volontariato di Protezio-ne Civile

Il rischio è che si renda più difficile gestire l’immediatezza di un’eventuale emergenza

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