Terme romane nel bacino del mediterraneo · Nell’antica Roma il bagno era praticato, anche da...

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11 Clin. Term. 60 (1-2):11-22, 2013 Roman baths in the mediterranean G.F. Strani 1 , G. Levra 2 , S. Levra 3 1 Primario Dermatologo Emerito Ospedale Mauriziano Umberto I Torino 2 Associazione Medica Italiana Idroclimatologia Talassologia e Terapia Fisica 3 II Facoltà di Medicina e Chirurgia Università degli Studi di Torino, San Luigi Gonzaga Orbassano Terme romane nel bacino del mediterraneo Introduzione Fin dai tempi più antichi alle acque si ac- compagnava un’aura di sacralità, di identifi- cazione del Divino, però la pratica del bagno, per lo più imposta da sacerdoti e da legislatori, era finalizzata soprattutto all’ igiene. Già nell’antica Grecia, in epoca cretese-micenea, nel periodo classico e soprattutto nell’età elle- RIASSUNTO – Gli autori, partendo dall’importanza del bagno nell’antica Grecia e nel perio- do romano, descrivono le acque, la struttura architettonica e le caratteristiche tecniche degli stabilimenti termali nell’antica Roma e nelle città del bacino del mediterraneo appartenenti all’impero romano. ABSTRACT – The authors, starting with the importance of the bath in ancient Greece and in the Roman period, describe the architecture, the specifications and the water of the thermal plants in ancient Rome and in the cities of the Mediterranean basin belonging to the Roman Empire. PAROLE CHIAVE – terme romane, architettura, mar mediterraneo KEY WORDS – roman baths, architecture, mediterranean sea nistica, erano stati costruiti locali destinati sia alla balneazione nelle case private, sia come veri e propri bagni pubblici (1,2) Nell’antica Roma il bagno era praticato, anche da parte dei ceti meno abbienti, con finalità puramente igieniche: nei primi periodi dell’età repubblicana era uso degli abitanti la- varsi nel Tevere, in seguito anche le abitazioni private si dotarono di un ambiente dedicato al

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Terme romane nel bacino del mediterraneoClin. Term. 60 (1-2):11-22, 2013

Clin. Term. 60 (1-2):11-22, 2013

Roman baths in the mediterranean

G.F. Strani1, G. Levra2, S. Levra3

1 Primario Dermatologo Emerito Ospedale Mauriziano Umberto I Torino2 Associazione Medica Italiana Idroclimatologia Talassologia e Terapia Fisica 3 II Facoltà di Medicina e Chirurgia Università degli Studi di Torino, San Luigi Gonzaga Orbassano

Terme romane nel bacino del mediterraneo

Introduzione

Fin dai tempi più antichi alle acque si ac-compagnava un’aura di sacralità, di identifi-cazione del Divino, però la pratica del bagno, per lo più imposta da sacerdoti e da legislatori, era finalizzata soprattutto all’ igiene. Già nell’antica Grecia, in epoca cretese-micenea, nel periodo classico e soprattutto nell’età elle-

RiassunTo – Gli autori, partendo dall’importanza del bagno nell’antica Grecia e nel perio-do romano, descrivono le acque, la struttura architettonica e le caratteristiche tecniche degli stabilimenti termali nell’antica Roma e nelle città del bacino del mediterraneo appartenenti all’impero romano.

absTRacT – The authors, starting with the importance of the bath in ancient Greece and in the Roman period, describe the architecture, the specifications and the water of the thermal plants in ancient Rome and in the cities of the Mediterranean basin belonging to the Roman Empire.

Parole chiave – terme romane, architettura, mar mediterraneoKey words – roman baths, architecture, mediterranean sea

nistica, erano stati costruiti locali destinati sia alla balneazione nelle case private, sia come veri e propri bagni pubblici (1,2)

Nell’antica Roma il bagno era praticato, anche da parte dei ceti meno abbienti, con finalità puramente igieniche: nei primi periodi dell’età repubblicana era uso degli abitanti la-varsi nel Tevere, in seguito anche le abitazioni private si dotarono di un ambiente dedicato al

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bagno (denominato “balneum”). Era sempre utilizzata acqua fredda, a testimonianza della sobrietà dei costumi tipica dell’epoca.

La successiva costruzione, in primis nelle grandi città, di strutture destinate ai bagni pub-blici determinò una importante trasformazione sia delle abitudini sia dei modelli culturali della popolazione: la frequentazione delle terme – concepita dapprima come un’esigenza per la quotidiana pulizia del corpo – divenne più tardi un’occasione di ricerca del benessere per ritemprare l’intero organismo e un elemento di aggregazione sociale (3).

La struttura architettonica delle terme romane

Dal punto di vista architettonico le prime terme romane avevano una struttura molto semplice. Ne sono un esempio il complesso delle terme stabiane (erette nel II sec. a.C.), il quale era costituito da un grande cortile trapezoidale che serviva da palestra, attorno al quale si sviluppavano due ambienti:- la piscina per il bagno freddo- i bagni, distinti in due sezioni, una maschile

ed una femminile, con ingressi separati.

Verso la fine dell’epoca repubblicana, il cavaliere romano Sergio Orata introduce l’innovativo riscaldamento “centralizzato”, sia del pavimento per mezzo di camere d’aria con pilastrini in mattoni detti sospensurae sia delle pareti degli ambienti destinati al bagno: l’aria, riscaldata mediante accensione di le-gname, veniva convogliata attraverso speciali imboccature o ipocausti e si diffondeva attorno al vano in modo uniforme (5)(Fig. 1).

Ma è Vitruvio Pollone (scrittore, ingegnere ed architetto romano vissuto nel II sec. a.C.) che definisce gli elementi essenziali dell’impianto termale, così come è stato tramandato fino ai giorni nostri (Fig.2), (6) distinguiamo:

– l’apodyterium o spogliatoio– il frigidarium, stanza per il bagno freddo– il tepidarium, stanza di ambientamento al

cambio di temperatura tra frigidarium e calidarium

– il calidarium, ambiente per il bagno caldo– il laconicum, sala per i bagni di sudore

(sudationes).

Fig.1 Il sistema di riscaldamento tramite ipocausti

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In tempi successivi, quando il bagno e il conseguente accesso alle terme divengono per i Romani un’abitudine giornaliera, gli impianti si arricchiscono di ulteriori strutture per for-nire molteplici servizi. Accanto ai bagni veri e propri sorgono palestre per esercizi fisici, biblioteche, sale di ritrovo e di intrattenimento, locali per conferenze, per spettacoli musicali o teatrali, per esposizione di opere d’arte, spacci alimentari; le aree attorno al comples-so vengono dotate di giardini, di parchi con fontane, di portici per il passeggio. Le terme si trasformano in luoghi di incontro, di svago e di diffusione della cultura. Anche gli edifici diventano più fastosi, in armonia col lusso dell’età imperiale (6).

L’esempio di Roma si diffonde in molti centri del vasto impero: a partire dal II secolo d.C., le città provinciali più importanti costru-iscono grandi complessi termali in grado di

rivaleggiare con quelli della capitale. Ma anche nei paesi, nei villaggi, negli scali marittimi, addirittura nelle postazioni militari o presso i castra, come testimoniano le numerosissime vestigia archeologiche.

Nelle province le terme sono spesso di di-mensioni grandiose, con pianta ispirata ai mo-delli di Roma, ma adattata ai materiali ed alle esigenze del luogo. Anche il clima determina la prevalenza di alcuni tipi di ambienti rispet-to ad altri: ad esempio in Africa abbondano le piscine all’aperto e i tepidaria non hanno riscaldamento; all’opposto nella Gallia, ove il clima è più freddo, predominano i bagni caldi e tutte le sale sono coperte e riscaldate.

Con la caduta dell’Impero Romano e l’avvento del Medio Evo il termalismo cade in disgrazia e, pur non scomparendo comple-tamente, la sua pratica diviene assai ridotta. La morale cristiana allontana il popolo dalle terme, per avversione nei riguardi di tutto ciò che ancora sapore di paganesimo e che ricorda l’antica libertà di costumi, ma anche per la dissolutezza che era presente in molti stabili-menti termali. Inoltre le invasioni barbariche comportano un generale impoverimento della popolazione, nonché la rovina degli acquedotti e degli edifici destinati ai bagni (7).

Ora invitiamo il lettore ad accompagnarci in un viaggio “archeologico” alla ricerca degli impianti termali costruiti in alcuni Paesi del Mediterraneo in epoca romana (8): l’impero di Roma nel II secolo d.C. occupava gran parte dell’Europa, l’Africa Settentrionale, il vicino Oriente, spingendosi fino al Mar Caspio e al Golfo Persico (Fig.3).

Nella nostra ricerca ne abbiamo individuato parecchie decine e ovviamente ci limiteremo a presentarne alcuni tra i più significativi.

Fig. 2. Ambienti delle Terme romane

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Francia

Prima tappa nella zona ove si trova l’odierna città di Nizza: sulla collina a nord dell’abitato sorge un sito archeologico di inusuale esten-sione, l’antica Cemenelum, oggi cimiez.

Capoluogo della Gallia Narbo-nese, Cemenelum nel periodo imperiale era un famoso luogo di villeggiatura per i ricchi Romani, attirati dalla mitezza del clima. Ne danno testimonianza i grandiosi impianti termali che occupavano un’area molto vasta (Fig.4) e in cui si distinguevano:

- le terme del Nord- le terme del Sud- le terme dell’OvestIl modellino della figura 5

presenta una ricostruzione delle terme del Nord nel loro aspetto originario.

Questi tre stabilimenti termali, che si esten-devano su un fronte lungo almeno cento metri, erano caratterizzate dalla cosiddetta “tecnica listata” alternante filari di sassi a tre filari di mattoni o di tegole. Le terme settentrionali, degli inizi del III secolo d.C. hanno una piscina con peristilio e una palestra; quelle meridiona-

Fig. 3. Territori dell’impero romano.

Fig. 4. Cemenelum: pianta del sito archeologico Fig. 5. Cemenelum: terme del nord

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li, innalzate verso la metà dello stesso secolo sono doppie, con bagni maschili e femminili. Sono tutte e tre concepite con il medesimo impianto: la successione delle sale e il loro apprestamento idraulico sono identici. La particolarità più notevole di questo comples-so termale, dal punto di vista architettonico è l’impiego, per coprire il frigidarium e il tepidarium delle terme settentrionali, di volte armate, la cui crociera poggiava su archi dia-frammatici fatti di grandi mattoni incrociati sul tipo delle nervature in pietra del Tempio di Diana a Nîmes.

Le acque utilizzate giungevano tramite condutture direttamente presso gli stabilimenti. Dal punto di vista chimico-fisico si può presu-mere che fossero di tipo salso-bromo-iodico, data la vicinanza del mare.

Il complesso architettonico ha subito nel corso dei secoli degrado, danneggiamenti e distruzioni fino a ridursi allo stato attuale (Fig. 6).

A circa 70 Km. da Nizza incontriamo le vestigia di un altro centro termale a Frejus, l’antica Forum Julii. La cittadina, in origine abitata dagli Oxubi, nel I sec. a.C. fu conqui-stata da Giulio Cesare (da cui appunto deriva il nome) ed in seguito abbellita da Augusto.

La Porte d’Orée , ritenuta la porta di entrata della città, rappresenta quello che rimane del complesso termale dell’epoca romana,purtroppo deturpata da una moderna costruzione addossata al monumento (Fig.7). L’arco, parzialmente visibile, faceva parte delle cosiddette “terme romane del porto”, in particolare era la zona del frigidarium, quella con le piscine di acqua fredda.

L’acqua necessaria agli stabilimenti termali veniva captata presso la sorgente di Siagnole (acqua che emergeva a 10 gradi ed era ricca di sali minerali) a circa 30 km dalla città e convogliata tramite l’acquedotto denominato “Mons Frejus”.

Fig. 6. La piscina nelle attuali condizioni Fig.7. La Porte d’Orèe

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In Francia altre terme romane si trovano ad Aix-en-Provence, ad Arles e soprattutto a Nîmes (1). nîmes divenne colonia romana (Nemausus) sotto Augusto nel 19 a.C. e con-serva di quell’epoca molti celebri monumenti per cui è detta la “Roma francese”. Qui si può ammirare “le Jardin de la Fontaine” (Fig.8) ove, entro bacini geometrici disposti su piani diversi, scorre l’acqua già consacrata dai ro-mani al dio toponimo Nemausus ed usata per alimentare le terme, erette nel II secolo d.C. Di queste terme rimangono imponenti resti, detti “le Temple de Diane”.

Spagna

Numerose sono le vestigia di terme romane nella terra denominata Hispania Tarraconen-sis, visibili presso le città di:

Camesa RebolledoAlangeItalica

Campo ValdésLas Bovetas MarbellaCaldes de Montbui.

Queste ultime sono tra le più significative.caldes de Montbui è una cittadina situata

35 Km. a nord di Barcellona, il cui nome fa riferimento ad acque che sgorgano ad una temperatura di 74°C e che sono tra le più calde d’Europa. La fonte era già conosciuta dai Romani (Plinio la cita col nome di Aquae Calidae (2,4)) i quali costruirono un impianto le cui vestigia (Fig.9) rappresentano le terme romane meglio conservate in Spagna. L’in-sieme è composto da una piscina con gallerie voltate a tutto sesto.

Attualmente, nella cittadina vi sono alcuni alberghi che offrono trattamenti termali utiliz-zando quest’acqua cloruro sodica ipertermale. Le applicazioni terapeutiche vanno dalla cura delle malattie reumatiche, recupero post trau-ma, patologie respiratorie, malattie psicoso-matiche legate a stress e ansia.

Fig. 8. Nimes “Le Jardine de la Fontaine” Fig. 9. Caldes de Montbui

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Portogallo

Anche in questa nazione sono diverse le vestigia di terme romane presenti. All’epoca erano conosciute diverse sorgenti di acque minerali che veniva utilizzate per l’approv-vigionamento degli stabilimenti (9). Terme romane furono costruite nelle vicinanze delle città di:

LisbonaCoimbraBragaAmares

Tra le più conservate vanno citate quelle di coimbra, all’epoca Conimbriga. Nella città erano presenti, all’epoca, edifici adibiti a terme pubbliche e a terme private (Fig.10). Di queste ultime sono ancora oggi molto ben conservati alcuni ambienti e mosaici a motivi naturalistici, geometrici e umani di pregevole fattura.

Le risorse idriche necessarie provenivano da un acquedotto vicino alla città, la cui sorgente era denominata "acqua di Alcabideque" e che era in grado di rifornire tutto l’agglomerato urbano.

Tunisia

Non ci soffermiamo sulle terme romane costruite nell’antica Mauretania a Volubilis (Marocco) e a Timgad (Algeria) e passiamo direttamente nell’Africa Proconsolare cioè l’attuale Tunisia, a cartagine (Carthago, oggi Cartage) (Fig.11). La città fu fondata nell’814 dai Fenici di Tiro (secondo la leggenda addi-rittura da Didone); distrutta nel 146 a.C. da Scipione Emiliano e ricostruita nel 46 d.C., divenne capitale della provincia proconsolare dell’Africa (1, 4).

Fig.10. Conimbriga: calidarium Fig.11. Cartagine: ubicazione delle Terme di Antonino Pio

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A Cartagine si possono ammirare le Terme di Antonino Pio (Fig.12).

Erette nel 146-162, sono di poco inferiori come dimensioni a quelle di Caracalla e di Diocleziano in Roma. Si estendevano su due piani:- al pianterreno venivano portate via mare

enormi quantità di legname per riscaldare l’acqua per i bagni caldi: da qui poi ogni giorno venivano gettate in mare altrettanto enormi quantità di cenere.

- al primo piano si trovavano le piscine, di cui rimangono gli avanzi di imponenti co-lonne.L’acqua usata nel complesso termale pro-

veniva dalle cisterne di Bordj-Djedid. Queste a loro volta erano alimentate da un acquedotto proveniente da Zaghouan, lungo 123 Km., fatto costruire dall’imperatore Adriano (Fig.13). Non ci è nota la tipologia delle acque che erano convogliate da questa enorme struttura.

Sempre in Tunisia, le vestigia di un altro imponente complesso termale sono visibili a Thuburbo Majus (oggi Henchir el Kasbat). Questo impianto era caratterizzato da due aree termali distinte: le Terme d’Estate e le Terme d’Inverno (Fig.14).

Fig.12. Cartagine: Terme di Antonino Pio

Fig.13. Acquedotto di Zaghouan

Fig.14. Thuburbo Majus: ubicazione delle terme

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Le Terme d’Estate si trovavano in cima ad una collina, le Terme d’Inverno (Fig.15) erano poste più in basso. La spiegazione più plausibi-le per giustificare la presenza di due complessi termali così vicini (150 metri l’uno dall’altro) può essere ricondotta al probabile esaurimento durante l’estate del pozzo che forniva l’acqua per i bagni d’inverno,rendendo così necessaria la costruzione di altri bagni situati in posizione meno elevata. Non si conosce la tipologia delle acque utilizzate negli impianti termali.

Ricordiamo che in Tunisia si trovano altre terme di epoca romana, tra cui ricordiamo Bulla Regia ed Utica.

Libia

In Libia, si trova uno dei più affascinanti siti archeologici del mondo, Leptis Magna (4), fortunatamente non danneggiata dalla recente rivoluzione, con le mastodontiche Terme di Adriano (16)

Leptis Magna, in origine porto fenicio, poi colonia di Cartagine, fu conquistata dai Roma-ni dopo la terza guerra punica (146 a.C.). Lo sviluppo della città risale al regno di Settimio Severo (192-211 d.C.), nato appunto a Leptis, il quale intese favorire il suo luogo natale al di sopra di tutti gli altri. A quell’epoca Leptis Ma-gna contava circa 80.000 abitanti (Fig. 16).

Lo sviluppo della città, unito ad un adegua-to aprrovvigionamento idrico e alla diffusione dell’impiego di materiali marmorei, portarono l’imperatore Adriano, nel II secolo d.C., a far costruire l’impianto termale che porta il suo nome. L’enorme complesso fu inaugurato intorno al’anno 137 d.C.

L’ingresso delle terme avviene dalla pale-stra, dalla quale si passa nell’ampia natatio, ambiente con pavimenti rivestiti di marmi e mosaici e nel quale si trova la piscina, circon-data da alte colonne su tre lati. Oltre la natatio, si aprono gli ambienti classici delle terme ro-mane: il frigidarium, lungo le cui pareti sono ospitate 40 statue, alcune delle quali sono oggi

Fig.15. Thuburbo Majus: le terme d’inverno Fig.16. Leptis Magna: Terme di Adriano

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conservate nei musei di Leptis e di Tripoli; il tepidarium (adibito al bagno tiepido), formato da una piscina centrale cui successivamente furono aggiunte altre due vasche; il calida-rium, orientato a sud (a questo locale furono aggiunte, durante il regno di Commodo, cinque laconica -bagni di vapore-); le forica, le latri-ne, ai giorni nostri ben conservate.

Le acque utilizzate, la cui tipologia non ci è nota, venivano garantite da un acquedotto, dall’utilizzo di cisterne per l’acqua piovana o addirittura dallo sfruttamento della falda freatica.

Libano

Ora ci trasferiamo dal Nordafrica al vicino Oriente (Fenicia, poi colonia di Syria) e pre-cisamente a Thyrus, meglio conosciuta come Tiro, oggi Sur, situata nel sud del Libano.

La città subì varie invasioni e nel 64 d.C. fu conquistata dai Romani. Da Settimio Severo fu elevata a colonia e mantenne una certa in-

dipendenza. Delle antiche costruzioni romane rimangono il più grande e meglio conservato ippodromo, che poteva all’epoca, rivaleggiare addirittura con il Circo Massimo e le terme (4). Di queste ultime, misuravano 40 x 30 m circa, sono rimaste solamente alcune parti di pavimentazione a mosaico e una parte degli spogliatoi. Nella Fig.17 viene presentata la mappa di Thyrus e nella immagine successiva (Fig.18) si evidenziano le vestigia delle terme. Non è stato possibile acquisire informazioni sulla tipologia delle acque utilizzate.

Bulgaria

L’ultima tappa del nostro viaggio è situata sul Mar Nero, nell’antica Moesia Inferiore, l’odierna Bulgaria, ad Odessos (oggi Varna) inizialmente colonia Milesia ed in seguito conquistata dai Romani.

Varna, conosciuta anche come “la perla del Mar Nero”, è la terza città della Bulgaria.

Fig.18. Tiro: le termeFig.17. Thyrus: mappa della città antica

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Le terme romane (Fig.19) costituiscono il maggior monumento del genere in Bulgaria (4). Già note come Torre Romana, sono state portate alla luce da archeologici italiani e bul-gari. Occupavano un’area di circa 7.000 mq, costruite dall’imperatore Settimio Severo agli inizi del II secolo d.C. Le aree di scavo hanno reso possibile l’identificazione dei diversi am-bienti che costituivano il complesso, disposti con rigorosa simmetria, e dell’articolato siste-ma idraulico che lo alimentava. Le terme, cui sul lato settentrionale era addossata una fila di botteghe, avevano la funzione di foro coperto, centro della vita pubblica della città. Nel sito, tutt’ora visitabile, si riconoscono perfettamen-te la palestra e le zone dedicate ai bagni.

Nella zona di Varna sono ancora oggi presenti importanti complessi termali, data la grande ricchezza di acque minerali termali. Sono presenti svariate fonti termali con ac-que a temperatura tra 30 e 46 gradi. Le acque

Fig.19. Terme di Varna

contengono fluoro,sodio, potassio, magnesio, solfato, cloro e calcio. Sono utilizzate in sva-riate patologie come: malattie dell’apparato lo-comotore come artriti e reumatismi; patologie del sistema nervoso come nevralgie, neurosi, malattie da stress, menopausa; disturbi cronici respiratori come bronchiti e asma; malattie della pelle e disturbi ginecologici.

Bibliografia

1. PAZZINI A. Storia della medicina. SEL, Milano, 1937

2. VINAJ A. La terapia idrica fra greci e romani. Riv. Storia delle Scienze Mediche e Naturali, 1926; anno XVII, n.7-8

3. MONTI G. Idrotalassoclimatologia. Nistri-Lischi Editore, Pisa, 1949

4. PAZZINI A. Storia delle terme nel mondo. Atti 1°Congresso Europeo di Storia della Medicina, Montecatini Terme, 1962; 5-16

5. PICCININI P. Idrologia e Crenoterapia. Ho-epli Milano, 1924

6. MORRICONE A. Spunti di interesse idrolo-gico in Vitruvio. Atti 1°Congresso Europeo di Storia della Medicina, Montecatini Terme, 1962; 311-314

7. LEVRA G. The history of hydrotherapy in Italy. Press Term Climat 2009; 146:259-264

8. LAVASTINE M. Histoire Generale de la Médicine. Paris, Albin Michel Editeur, 1936

9. DE PINA L. Atti 1° Congresso Europeo di Storia della medicina, Montecatini 2-5 giugno 1962

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