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!"Teoria dei linguaggi (2017-18)

Saussure e la semantica (2)

La lingua come sistema sincronico

Dott.ssa Filomena Diodato ([email protected])

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Un sistema in cui "tutto si tiene"

#  "È un sistema di segni in cui essenziale è soltanto l'unione del senso e dell'immagine acustica ed in cui le due parti del segno sono egualmente psichiche" (pp. 24-25) (ma non sono 'astrazioni’).

#  Si introduce il dibattito su ‘concreto' e 'astratto' in linguistica (v. nota 70) .

#  "La lingua, così delimitata nell'insieme dei fatti del linguaggio, è classificabile tra i fatti umani, mentre il linguaggio non lo è." (p. 26)

#  Dibattito sulla lingua come 'istituzione' sociale (v. nota 157).

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La oA di Saussure

Nella ricostruzione del sistema vocalico indeuropeo Saussure ipotizza l’esistenza di un suono che ha una funzione fondamentale nello sviluppo di alcune serie che si incontrano in greco.

Ai tempi non vi erano attestazioni di questo suono, che Saussure non può definire foneticamente, ma che calcola e suppone osservando l’intero sistema vocalico indeuropeo.

“Per lui oA non era un suono, e si guardò bene da definirlo con proprietà fonetiche, perché questo fatto non aveva alcun interesse ai fini della sua analisi. Solo il sistema lo interessava, e in questo sistema oA era definito da relazioni ben determinate con le altre unità del sistema e dalla facoltà di occupare posizioni definite all’interno della sillaba” (Hjelmslev, 1948, p. 18)

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‘Autonomia’ della linguistica

La linguistica strutturale ruota attorno al principio saussuriano dell’autonomia della linguistica che conduce:

#  all’antireferenzialismo: il problema del riferimento è filosofico, non linguistico, quindi il referente non deve rientrare nella definizione dell’unità linguistica, che si determina in modo ‘puramente’ linguistico in base alle relazioni tra i segni all’interno del sistema; la lingua non è una nomenclatura;

#  all’antipsicologismo: sebbene il segno sia un’entità psichica, non è un fatto psicologico ‘interno’ al soggetto, ma risiede nel sistema linguistico inteso come langue; come tale ‘vive’ nella comunità linguistica e non solo nella ‘testa’ del parlante.

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Principio di immanenza

#  La tesi dell’autonomia della linguistica è radicalizzata nel principio di immanenza di Hjelmslev, secondo il quale la teoria linguistica deve tendere a comprendere il linguaggio come struttura autosufficiente, configurandosi come un’algebra immanente della lingua.

#  L’idea è che sia possibile individuare una demarcazione tra ciò che è linguistico e ciò che non lo è (v. distinzione dizionario/enciclopedia di Eco).

#  Nelle sue forme estremizzate questo approccio conduce a un’ipostatizzazione della lingua (Ullmann, 1962) o a un’ontologizzazione della struttura (Eco, 1968).

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Autonomia argomento ad hominem

#  Secondo De Mauro (Introduzione alla semantica, 1965), la tesi dell’autonomia ha la natura di un «argomento ad hominem» legato alla necessità di definire l’oggetto della linguistica piuttosto che a ergere steccati per evitare l’intrusione, nell’analisi della lingua, di valutazioni fisiche, fisiologiche e psicologiche.

#  Bisogna, quindi, distinguere – almeno nella lezione di Saussure – l’aspetto metodologico da quello ontologico. (Ricordiamo che in linguistica è il punto di vista a definire l’oggetto).

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Le «dicotomie» saussuriane 1. Sincronia vs diacronia

I segni linguistici sono entità concrete.

Le entità concrete sono associazioni di significante e significato. Ciascuna delle due facce, presa isolatamente, non è oggetto della linguistica (v. Natura del segno linguistico);

Le entità sono delimitate nella catena fonica (v. principio della linearità del significante). Le entità delimitate si oppongono nel meccanismo della lingua.

L'entità – denominata monema, morfema o iposema (v. nota 207) - è "una porzione di sonorità che è, ad esclusione di ciò che precede e di ciò che segue nella catena parlata, il significante di un certo concetto" (CLG, p. 126).

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Ancora gli scacchi...

"Ma, proprio come nel gioco degli scacchi tutto sta nella combinazione dei differenti pezzi, così la lingua è un sistema [sincronico] basato completamente sull'opposizione delle sue unità concrete".

"La lingua presenta dunque questo carattere strano e stupefacente di non offrire entità percepibili immediatamente, senza che si possa dubitare tuttavia che esse esistono e che proprio il loro gioco costituisce la lingua. In ciò vi è senza dubbio un tratto che la distingue da tutte le altre istituzioni semiologiche". (CLG, p. 130)

(Sulla non convergenza tra la distinzione tradizionale delle parti del discorso e la nozione saussuriana, v. nota 219)

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Il treno Ginevra-Parigi delle 20.45...

Due treni Ginevra-Parigi delle 20,45 che partono a 24 ore di distanza sono per noi lo "stesso" treno, anche se locomotiva, vagoni, personale ecc. completamente diversi.

Non sono, quindi, le sue caratteristiche materiali che fanno l'entità linguistica, quanto ciò che la distingue dalle altre. Ciò nonostante le entità sono concrete, anche se non definite (solo) dalla loro realizzazione materiale.

Gli impieghi della 'stessa' parola non poggiano né sull'identità materiale, né sull'esatta somiglianza dei sensi. (v. es. La guerre, je vous dit la guerre – distinzione langue/parole, nota 216).

Su quali basi, però, identifichiamo due diverse manifestazioni (varianti) come realizzazione della medesima entità (invariante)?

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Identità e valore

Unità = entità concreta = valore

(sempre scacchi) "Prendiamo il cavallo: da solo è forse un elemento del gioco? Certo no, poiché nella sua materialità pura, fuori della sua casella e delle altre condizioni del gioco, non rappresenta niente per il giocatore e diventa elemento reale e concreto solo quando sia rivestito del suo valore e faccia corpo con esso" (CLG, 134).

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La lingua come forma radicalmente arbitraria

La formazione della lingua discende dalla facoltà del linguaggio, dalla capacità umana di selezionare liberamente la sostanza fonica e la sostanza semantica, di associare un significante con un significato e di operare, altrettanto liberamente, su queste classi. La lingua consiste in una serie di suddivisioni radicalmente arbitrarie proiettate simultaneamente sul piano indefinito delle idee confuse (A) e sul piano indistinto dei suoni (B).

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Lingua come regno delle articolazioni

"Il pensiero, caotico per sua natura, è forzato a precisarsi decomponendosi. Non vi è dunque né materializzazione dei pensieri, né spiritualizzazione dei suoni, ma si tratta del fatto, in qualche misura misterioso, per cui il «pensiero-suono» implica divisioni e per cui la lingua elabora le sue unità costituendosi tra due masse amorfe. Ci si rappresenti l’aria in contatto con una estensione d’acqua: se la pressione atmosferica cambia, la superficie dell’acqua si decompone in una serie di divisioni, vale a dire di increspature; appunto queste ondulazioni daranno una idea dell’unione e, per dir così, dell’accoppiamento del pensiero con la materia fonica. Si potrebbe chiamare la lingua il regno delle articolazioni (…)".

"La linguistica lavora dunque sul terreno limitrofo in cui gli elementi dei due ordini si combinano; questa combinazione produce una forma, non una sostanza". (CLG, p. 137, nota 227)

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Forma sostanza materia

Hjelmslev, nel saggio La stratification du Langage (1954), alla dicotomia forma/sostanza, aggiunge lo strato della materia (v. nota 225).

PIANO DELL'ESPRESSIONE

Forma dell'Espressione

Sostanza dell'Espressione

Materia dell'Espressione

PIANO DEL CONTENUTO

Forma del Contenuto

Sostanza del Contenuto

Materia del Contenuto

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I due strati della forma costituiscono il sistema dei significanti e dei significati, ovvero le classi astratte dei segni linguistici. La forma dell’espressione manifesta il modo in cui le lingue ritagliano il continuum amorfo dei suoni; mentre quella del contenuto rappresenta il modo in cui i parlanti organizzano la loro ‘esperienza’ del mondo, intesa nel senso più ampio.

I due strati della sostanza rappresentano la materia formata da una particolare lingua o da altri sistemi semiotici. In generale, i sistemi semiotici sfruttano una molteplicità di sostanze; difatti,nelle lingue una stessa forma dell’espressione può essere manifestata da sostanze differenti (forma fonica, forma grafica, segnali con bandiere ecc.).

Infine, i due strati della materia (ingl. purport) coincidono con la sostanza saussuriana, ovvero con l’insieme amorfo del pensiero (ciò che una particolare semiotica può comunicare) e dei possibili suoni o grafie o gesti (ovvero il supporto fisico di una particolare semiotica).

La materia in sé, fattore comune a tutte le lingue, non è oggetto della linguistica, poiché, essendo amorfa, è inaccessibile alla conoscenza. Ciò che interessa allo studioso del linguaggio è la sostanza o materia formata.

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Sistema e valore

Il segno è arbitrario. Se così non fosse, la nozione di VALORE risulterebbe imposta dall'esterno, ancorata alla realtà esterna alla lingua. Invece, il valore linguistico è un fatto interno al sistema; i valori sono interamente relativi, per questo il segno è radicalmente arbitrario.

Che il segno sia radicalmente arbitrario deriva dalla natura sociale della lingua: "La collettività è necessaria per stabilire dei valori la cui unica ragione d'essere è nell'uso e nel consenso generale; l'individuo da solo è incapace di fissarne alcuno" (CLG, p. 138 - v. anche mutabilità/immutabilità del segno, nota 226)

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"Inoltre, l'idea di valore, così determinata, mostra che è una grande illusione considerare un termine soltanto come l'unione d'un certo suono con un certo concetto. Definirlo così, sarebbe isolarlo dal sistema di cui fa parte; sarebbe credere che si possa cominciare con i termini e costruire il sistema facendone la somma, mentre, al contrario, è dalla totalità solidale che occorre partire per ottenere, mercè l'analisi, gli elementi che contiene" (CLG, p. 138, nota 231)

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Significazione e valore

Il valore di un’unità linguistica coincide con il posto che essa occupa nel sistema della lingua: l’unità linguistica è definibile attraverso la rete di relazioni che intrattiene con le altre unità simultaneamente presenti nel sistema.

Il valore linguistico è relazionale, oppositivo e differenziale; infatti esso dipende interamente «dal concorso di ciò che esiste al di fuori», poiché, facendo parte di un sistema, la singola parola acquista, oltre che una significazione, anche un valore determinato dalla sua ‘scambiabilità’ con le parole che vi si oppongono.

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Nella lingua non vi sono se non differenze

"Nella lingua non vi sono che differenze senza termini positivi. Si prenda il significante o il significato, la lingua non comporta né delle idee né dei suoni che preesistano al sistema linguistico, ma soltanto delle differenze concettuali e delle differenze foniche uscite da questo sistema". (CLG, p. 145)

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"Un sistema linguistico è una serie di differenze di suoni combinate con una serie di differenze di idee; ma questo mettere di faccia un certo numero di segni acustici con altrettante sezioni fatte nella massa del pensiero genera un sistema di valori; ed è questo sistema che costituisce il legame effettivo tra gli elementi fonici e psichici all'interno di ciascun segno. Benché il significato e il significante siano, ciascuno preso a parte, puramente differenziali e negativi, la loro combinazione è un fatto positivo; è altresì la stessa specie di fatti che comporti la lingua, perché il proprio dell'istituzione linguistica è per l'appunto mantenere il parallelismo tra questi due ordini di differenze" (CLG, p. 146, note 242, 243)

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La massa parlante…

“(…) occorre una massa parlante perché vi sia una lingua. Contrariamente all’apparenza, in nessun momento la lingua esiste fuori del fatto sociale, perché essa è un fenomeno semiologico. La sua natura sociale è uno dei suoi caratteri interni” (clg, pp. 95-96)

Concezione della langue-usage (v. nota 161)

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… e il tempo

La lingua nel tempo, senza massa parlante, non si altererebbe.

Se si considera la massa parlante senza il tempo non si vedrebbe l’effetto delle forze sociali sulla lingua.

Tempo e massa parlante sono elementi cruciali nella realtà della lingua.

“Perciò la lingua non è libera, perché il tempo permetterà alle forze sociali esercitantesi su di essa di sviluppare i loro effetti, e si arriva al principio di continuità, che annulla la libertà. Ma la continuità implica necessariamente l’alterazione, lo spostamento più o meno considerevole dei rapporti”. (clg, p. 97)

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Storicità della lingua e prospettiva sincronica

La concezione della lingua come fatto storico e sociale rimane ferma in Saussure anche quando, per ragioni metodologiche, dovrà introdurre la distinzione tra prospettiva sincronica e prospettiva diacronica.

Che la lingua sia in costante mutamento non è in contraddizione con il principio metodologico per cui "la lingua è un sistema di cui tutte le parti possono e debbono essere considerate nella loro solidarietà sincronica" (clg, p. 106).

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Linguistica statica e linguistica evolutiva

Vi sono scienze nelle quali si può prescindere dal fattore tempo (astronomia, geologia ecc.) e scienze nelle quali esso impone un rigoroso approccio metodologico.

Il TEMPO pone la linguistica (e altre scienze, come l'economia) di fronte a due vie del tutto divergenti. Come le grandezze economiche hanno tra loro relazioni indipendentemente dal momento storico, così i segni linguistici assumono un valore in base alle loro relazioni reciproche, indipendentemente dal fattore tempo (v. note 165, 166).

"Il fatto è che qui, come in economia politica, si è di fronte alla nozione di valore; in entrambe le scienze ci si occupa di un sistema di equivalenza tra cose di ordini differenti: nell'una di un lavoro e un salario, nell'altra un significato e un significante". (CLG, p. 99)

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Asse delle simultaneità (AB) Asse delle successioni (CD)

B A

C

D

(AB) concerne i rapporti tra cose coesistenti, donde è escluso l'intervento del tempo;

Su (CD) è possibile considerare una cosa alla volta, dove però sono situate tutte le cose del primo asse con i loro cambiamenti.

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Lingua come sistema di valori puri...

In linguistica si ha la di distinguere il sistema di valori in sé dagli stessi valori considerati in funzione del tempo.

Dal punto di vista del tempo, ogni segno ha la sua storia, mentre il valore del segno si determina, indipendentemente dalla sua storia, in relazione ai segni con cui coesiste nel sistema.

"Soprattutto al linguista questa distinzione si impone imperiosamente, perché la lingua è un sistema di valori puri non da altro determinato che dallo stato momentaneo dei suoi termini" (CLG, p. 99)

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... Radicalmente arbitrario

Il valore dei segni linguistici non è ancorato a nessun fatto naturale, non dipende da nulla di esterno al sistema linguistico (referente, ecc.). Non avendo base naturale, quindi aggancio nella realtà, il segno linguistico è radicalmente arbitrario (v. note 167, 176).

Essendo, inoltre, il sistema molto complesso si impone la necessità (metodologica) di distinguere:

(1)  I rapporti del segno nel sistema (sincronia, linguistica statica, nota 174)

(2)  L'evoluzione del segno nel tempo (diacronia, linguistica evolutiva)

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Sincronico e diacronico come punti di vista

La lingua vivante è temporale e storica. Sincronico e diacronico sono due punti di vista, "due ordini di fenomeni relativi al medesimo oggetto".

Non è la lingua a essere sincronica o diacronica, ma il punto di vista che si adotta per guardare da diverse angolazioni alla lingua come sistema. "L'opposizione tra i due punti di vista è assoluta e non ammette compromessi" (p. 102, v. nota 162).

Per il parlante la lingua è sempre sincronica, "si trova sempre dinanzi a uno stato" (p. 100).

Se il linguista vuole comprendere uno strato di lingua deve congelare il tempo: "un panorama deve esser preso da un solo punto". (p. 101)

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Diacronia e sistema

#  Un fatto diacronico ha la sua ragion d'essere in se stesso; le conseguenze sincroniche che possono derivarne gli sono completamente estranee.

#  I fatti diacronici non tendono a modificare tutto il sistema. Detto altrimenti, il sistema in se stesso è immutabile; è troppo complesso per poter essere sottoposto a un mutamento che lo attraversa tutto. È la modifica di fatti isolati che può avere ripercussione sul sistema, segnando il passaggio da uno stato sincronico all'altro.

#  Il carattere di uno stato è sempre fortuito (mutamento cieco).

#  Fatti sincronici e fatti diacronici hanno natura diversa. In sincronia, il valore è dato dall'opposizione tra elementi. In diacronia, un elemento viene sostituito da un altro.

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"La lingua è un sistema in cui tutte le parti possono e debbono essere considerate nella loro solidarietà sincronica.

Le alterazioni non agendo mai sul blocco del sistema, ma sull'uno o sull'altro dei suoi elementi, non possono essere studiate se non fuori di questo. Senza dubbio ciascuna alterazione ha il suo contraccolpo sul sistema; ma il fatto iniziale ha inciso soltanto su un punto; non vi è alcuna relazione interna con le conseguenze che possono derivarne per l'insieme.

Questa differenza di natura tra termini successivi e termini coesistenti, tra fatti particolari e fatti riguardanti il sistema, impedisce di fare degli uni e degli altri la materia di un'unica scienza". (CLG, p. 106)

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Il tronco dell'albero

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La partita a scacchi

Una partita a scacchi è come una realizzazione artificiale di ciò che la lingua ci presenta in forma naturale (CLG, p. 107).

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Nella partita a scacchi...

1.  Il valore dei pezzi dipende dalla posizione nella scacchiera. Nella lingua un segno ha il suo valore per l'opposizione con tutti gli altri;

2.  Il sistema è momentaneo; varia continuamente da una mossa all'altra. L'unica cosa che non cambia è la regola del gioco, che nella lingua coincide con i principi generali della semiologia;

3.  Per passare da uno stato a un altro basta lo spostamento di un solo pezzo; non vi è rimaneggiamento generale.

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Così nel fatto diacronico...

a)  I cambiamenti riguardano elementi isolati;

b)  Il cambiamento ha, però, incidenza su tutto il sistema e i suoi effetti sono imprevedibili;

c)  Lo spostamento di un pezzo non dipende da ciò che è accaduto prima e ciò che accadrà dopo. In ogni momento, la posizione degli elementi è indipendente da quella precedente e da quella successiva.

I cambiamenti si originano sul piano della parole, che opera sempre in sincronia, quindi non vi hanno posto i mutamenti che intervengono tra stati successivi. Nella parole si trova il germe di tutti i cambiamenti: ciascuno è inizialmente lanciato da un certo numero di persone prima di entrare nell'uso.

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Correzione della metafora...

"Il giocatore di scacchi ha l'intenzione di operare lo spostamento e di esercitare un'azione sul sistema; invece la lingua non premedita niente: i suoi pezzi si spostano, o piuttosto si modificano, spontaneamente e fortuitamente". (CLG, 109).

Non ha senso, quindi, parlare del mutamento in termini di evoluzione. Il cambiamento linguistico è ineluttabile, ma non è guidato da un progetto o da una finalità. Il mutamento non è valutabile in termini di miglioramento/peggioramento.

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Priorità della sincronia sulla diacronia

L'aspetto sincronico domina su quello diacronico perché la massa parlante è la vera e l'unica realtà.

La prospettiva sincronica è quella del parlante; un elemento è reale se esiste nella coscienza dei soggetti parlanti (nozione di norma, intesa come "apprezzamento collettivo", Hjelmslev, 1943, 1954 – cfr. Sulla cosiddetta "competenza del parlante nativo", anche Chomsky).

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Legge sincronica e legge diacronica

La legge (in senso giuridico) ha due caratteristiche:

  È imperativa

  È generale

Nessun fenomeno linguistico ha queste caratteristiche, quindi è improprio parlare di leggi in linguistica.

Sul piano sincronico, la "legge" non è imperativa, anche se i fatti sincronici presentano una certa regolarità.

Sul piano diacronico, le "leggi" non hanno carattere generale, anche se si impongono alla lingua.

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Il punto di vista pancronico

In linguistica possiamo adottare il termine legge nel senso delle scienze fisiche e naturali, cioè come certi rapporti che si verificano sempre e ovunque.

Con legge pancronica ci si riferisce, dunque, agli aspetti generali del linguaggio, che si verificano sempre e comunque (per es. Il fatto che vi siano sempre mutamenti fonetici).

Questi fatti, però, non hanno valore linguistico.

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La linguistica sincronica si occuperà dei rapporti logici e psicologici colleganti termini coesistenti e formanti sistema, così come sono percepiti dalla stessa coscienza collettiva. (CLG, p. 120)

La linguistica diacronica studierà i rapporti colleganti termini successivi non percepiti da una medesima coscienza collettiva, e che si sostituiscono gli uni agli altri senza formar sistema tra loro.(CLG, p. 120)

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Sausure e la semantica (2)