Tennis World (Italia) - numero 16

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Tennis World La rivista per chi ama il tennis Rafael Nadal Dopo un 2013 da record, per Rafa Nadal la situazione inizia a diventare molto impegnativa Ana Ivanovic Intervista in esclusiva alla bella del tennis. Vuoi vincere? Non sarai felice perché vincerai, ma vincerai perché sarai felice N°16 - 2014

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Ecco una preview del numero di maggio, in attesa di giugno... - Roma contro Madrid - Intervista ad Ana Ivanovic - Intervista a Wawrinka (qui) e al suo coach Magnus Norman - Come migliorare il servizio dal punto di vista mentale - Donna e coach: sarà possibile? - Se sarai felice vincerai E molto altro ancora ...

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Tennis World

La rivista per chi ama il tennis

Rafael Nadal

Dopo un 2013 da record, per RafaNadal la situazione inizia adiventare molto impegnativa

Ana Ivanovic

Intervista in esclusiva allabella del tennis.

Vuoi vincere?

Non sarai felice perchévincerai, ma vincerai perchésarai felice

N°16 - 2014

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Barcellona Open

Per celebrare l'apertura della nuova sede del cluba Pedralbes, nel 1953, Carlos Godo Valls (Condede Godo), ha deciso di organizzare un torneo perraccogliere le ambizioni sportive della storiadell'istituzione.È giocato per prima volta nel 1953 e la storia deltrofeo Conde de Godo è collegata al 'Real Club deTenis Barcelona - 1899', proprietario econduttore del torneo. Alla fine, il torneorappresenta un emblema per la città diBarcellona ed è diventato non solo il più grandeevento sportivo che si festeggia ogni anno, maanche uno dei più alti eventi sociali. L'atmosferadel club fa che è anche uno dei tornei piùapprezzati per i giocatori del circuito. Le entità hanno festeggiato il suo centenario nel1999, diventando il club più titolato dei

di tennis spagnoli come Conchita Martinez,Arantxa Sanchez, Rafa Nadal, Carlos Moya,Albert Costa, Javier Sánchez, AlbertoBerasategui, Felix Mantilla, Julian AlonsoTomas Carbonell, Francis Roig o Galo Blanco.Il trofeo Conde de Godo è stato progettato nel1953 da gioiellieri Soler Cabot. Realizzato inargento sterling con un peso di 13 kg, la sua baseè rovere americano. Il trofeo è statocompletamente rinnovato dai gioiellieri J. Roca,aumentando la dimensione del database perregistrare su di esso i nomi di tutti i vincitori deltorneo.Il tempo di realizzazione di questa gioia èimpostato a circa 800 ore e il prezzo è un valoredi circa 36.000 €.

StefaniaGrosheva

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Madrid che fu

Il torneo di Madrid di marca Ion Tiriac è un evento moltogiovane

Nato nel 2002, la sua storia può contare suappena 13 edizioni, tutte incluse nella magnificaserie dei 9 Masters 1000 (prima del 2008conosciuti come Masters Series). Dal 2002 al2008 il torneo si è disputato nella vecchiaTelefonica Arena (oggi Madrid Arena), inautunno, sul cemento indoor. Dal 2009 Tiriac haottenuto un passaggio più consono per lecaratteristiche della nazione ospitante, spostarsiin primavera sulla terra rossa. A farne le spese fulo storico torneo, di grande tradizione (e dallebuonissime strutture) giocato ad Amburgo, finoad allora solido evento di riferimento delpanorama internazionale.“Meno nobile” per un discorso storico rispetto aMontecarlo e Roma, ma anche per via dellecondizioni di gioco (più anomale, in altura,differenti rispetto al Roland Garros), Madrid puòperò contare sulla straordinaria forza economicadel business-men rumeno, che ha di fattocostruito un impianto all’avanguardia, ben

superiore a Montecarlo e in linea, se non meglioorganizzato ancora, rispetto al torneo romano. Ilreale problema del torneo, lasciando da partel’aspetto piuttosto freddo delle strutture (unascatola di metallo, insomma non è il massimo), èla location. I campi infatti sono situati a SanFermin, un quartiere periferico della capitale,molto tetro. Non voglio dire malfamato perchéforse è troppo, ma sicuramente uno dei quartierimeno nobili della città. E’ assolutamentenaturale che l’affluenza di pubblico non siastraordinaria, che i campi siano mezzi vuotianche nei turni finali. Non è invitante, non puoifare nient’altro che vedere i match. Il Foro Italico(uno dei posti più belli del mondo per giocare atennis) ha un altro tipo di richiamo, per alcuniesclusivamente estetico, che di tennis c’entraben poco. In questo Roma avrà un vantaggioprobabilmente insuperabile ne dai soldi ne danient’altro rispetto a Madrid.Ma torniamo alla storia. Il mio intento è quellodi rievocare forse il più grande match che si siamai giocato alla Caja Magica, nelle 6 edizionidisputate fino ad oggi. Anche se è giustosottolineare come “più grande match” non siasinonimo di “miglior match”, perché a mia

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discrezione non fu un match eccezionale dalpunto di vista della qualità, anzi, a tratti anchesoporifero, ma l’equilibrio, la lotta, lostraordinario livello nelle fasi conclusivecompreso l’incredibile epilogo e i record battuti,lo eleggono senza dubbio al “match del torneo”.Piccolo preambolo, balziamo indietro di 5 anni eanalizziamo la situazione che si presentava aglialbori di maggio 2009 : Nadal è il n°1 del mondo(come oggi). All’epoca si pensava, incontrastato.Ormai saldamente in sella al posto del vecchio(seee, come no… aveva solo 27 anni) RogerFederer, detronizzato su tutti i campi : sul rosso(Roland Garros 2008), sul verde (Wimbledon2008) e sul blu violaceo del cemento australiano

(Australian Open 2009). La cosa piuttostobuffa, con un fondo di verità sia ben chiaro, èche pensando al 2009 si idealizza il peggiorNadal della carriera o quasi, quando poi vai avedere e invece ti accorgi (non io, ma gli altri)che firmò la sua miglior partenza stagionale mairealizzata. Australian Open, Indian Wells,Montecarlo, Barcellona, Roma e 40 partite vintesu 43 giocate. Mica male il ragazzo.Djokovic è la 4° forza mondiale – giocatore giàbrillantemente affermato, già sverginato nelleprove del Grande Slam (Australian 2008),vincitore di un Masters e 4 Masters 1000. Erauno degli uomini di punta per i grandi tornei,anche se dietro le due fuoriserie (Federer eNadal). Il serbo e Murray erano stati gli unici adimostrare di poter fare partita pari con il duo ditesta in maniera costante. Insomma, ragazzo giàarrivato (tempo due anni e arriverà del tutto).La partenza del match (ore 15 sotto un solepieno) vede un Nadal piuttosto falloso. Nel suoprimo turno di servizio, sul 30-15, il primogrande scambio del match (25 colpi) lo vedetirare un dritto abbastanza comodo in rete. Nonda lui. Il doppio fallo successivo consegnerà ilbreak in apertura al serbo. Djokovic vola sul 3-0e poi sul 6-3 in un anonimo primo set. Nonsembra una di quelle partite che possanoconcludersi in maniera epica. 50 minuti moltosoft, con parecchi errori e poco spettacolo.

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Lo spagnolo poi indossa un orrida polo bianca con macchiagialla ad altezza spalle, il serbo risponde con un’uniforme piùda clown che da tennista. Una maglietta viola richiamatadalle scarpe, anch’esse viola total. In soldoni, spesso il tennisha visto di meglio.Nel secondo set è Djokovic quello che più si avvicina a fare ilbreak e a staccarsi. Sull’1-1 lo annusa ma è sul 4-4 che loassapora totalmente. Spalle al muro, 15-40, Nadal si inventadue magie : una prima vincente al corpo e uno strepitososlice a uscire da sinistra, degna di una punizione di Platini. Illivello sale finalmente, e con esso tutta la partita. Lo spagnolosi salva e rimanda Djokovic ad inseguire, almeno nel set. Conun ottimo punto di costruzione, chiuso con uno smashvincente, il serbo chiude un lottato 10° game e porta ilpunteggio sul 5-5, senza concedere palle set, quandol’orologio segna 1:55 di gioco. La qualità è presente, marimane a sprazzi, buoni colpi, qualche errore, parecchiaintensità : Nadal ha bisogno di 11 minuti per assicurarsiquantomeno il tie-break. Il punto con cui chiude la praticavede uno di quei suoi inconfondibili topponi di dritto, questavolta steccato in maniera clamorosa, ricadere magicamentenei pressi della riga, destabilizzando il rovescio di Djokovic,comodamente affossato in rete. La reazione di Nole è unapplauso ironico, molto stizzito. A Roma si dice “je rode”, e ilpubblico lo inonda di fischi.

“Meno nobile” per un discorso storico rispetto a Montecarlo e Roma, ma anche per via delle condizioni di gioco, Madrid può però contare sulla straordinaria forza economica.

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Per la cronaca, il serbo ha mancato una terzapalla-break, anche in questo caso annullata dauna fantastica prima al centro di Nadal. Non unace, ma quasi.Sul 5-6 30-40 Djokovic riesce ad annullare unset-point con una coraggiosa propulsione a rete,supportata da un discreto rovescio lungo lineacome biglietto da visita. Il passante di Nadal è inrete. Nole porta il secondo set al tie-breakvincendo gli ultimi, intensi, 3 punti del game. Ilmatch ha abbondantemente superato le due oredi gioco. Va detto che entrambi (più lo spagnoloperò) sforano in maniera perentoria i 25secondi. L’arbitro non fa nulla, come del restotutti i suoi colleghi fino a qualche tempo fa. Ilprimo punto è uno di quelli che fanno male.Nastro e palla che muore nei pressi della riga,firmato isolano di Manacor. Quattro punti piùtardi (3-2 Nadal) arriva il primo mini-breakdella contesa, effettuato dal n°1 mondiale, conuno strepitoso dritto vincente dal centro delcampo che spizzica la riga laterale.Successivamente, un altro

settimane più tardi) e mentale dell’orco spagnoloprenda il soppravvento su un avversario cheaveva visto vicino il traguardo, ma che dovevaricominciare tutto da capo. Probabile crollo? Einvece no. Nole non molla. Tiene il servizio econduce tutto il terzo set, grazie al fatto dipartire lui in battuta. Nel quarto gioco brekka lospagnolo e vola 3-1. A quel punto il serbo tendela mano al rivale : un banale errore in palleggio eun doppio fallo riportano sotto sullo 0-30 Nadal,che sul 30-30 si inventa una smorzata incontropiede, dopo 32 colpi. Quando arriva ilcontro-break il time segna le 3 ore di gioco. Daallora la partita, senza particolari sussulti, si

sensazionale punto di 20 colpi (forse il più bellodel match fino ad allora) decide in pratica il tie-break. Nadal si porta sul 5-3 dopo un classicogioco di angoli e contro angoli tra il propriodritto e il rovescio di Nole, chiuso con un drittoincrociato anomalo (sulla riga) che prende incontropiede il serbo, già pesantementesballottato in recupero sulla parte sinistra. Dopoun tie di 12 punti, si va un set pari. Il time segna2h25m.Quando Nadal vince il primo punto del terzo set(in risposta) con un altro straordinario drittovincente sulla riga, forse ci si potrebbe attenderel’ineluttabile. Ovvero che l’inscalfibile forza fisica(proprio inscalfibile?... vedasi poche

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avvia al rush finale. E’ un match più combattutoche bello come anticipato, anche se il finale èaltamente pirotecnico.Quando Nadal si appresta a servire sul 5-6 sonopassate 3h34m. Ed è in quel momento che laqualità sale in maniera sensibile. Complice ilpunteggio e l’intensità, le emozioni sono tante.Sul 40-40 – con lo spagnolo di nuovo spalle almuro – il fuoriclasse di Manacor si inventaun'altra giocata delle sue : fenomenale rovesciolungo linea, dopo essersi difeso strenuamente incontro balzo un colpo prima, e splendidachiusura al volo. Nel punto precedente era statoNole a issarsi sulla parità dopo un fenomenale (èproprio il caso di dirlo) rovescio incrociato –

sulla riga – tirato 3 metri dietro la linea di fondo.Dopo 3h40m la partita verrà decisa dal tie-break. Durerà 21 minuti.Parte Nole con l’ace, sotto uno sguardo divertitoe compiaciuto di Manolo Santana, direttore deltorneo. Per la prima edizione nella Caja Magicanon si poteva augurare di meglio, almeno intermini di lotta. Una risposta non controllata eun dritto maligno uscito di poco mandano Nadalsul 2-1. Una gran prima – con conseguentechiusura di dritto – e una risposta noncontrollata (uno a testa, palla al centro)riportano Djokovic sul 3-2. Il sesto punto vedeun braccio di ferro di 17 colpi, culminato in unosplendido tracciante di rovescio dello spagnolo,che incrociando diventa imprendibile perl’avversario. Si gira sul 3-3. Già si inizia a parlaredi match dell’anno. Dopo quattro puntitrasvolabili (rimarcabile però un'altra grandeprima a uscire di Nadal sul 4-5) si arriva al 5-5.Chi fa il punto va a match-point. E’ uno scambioa ritmi contenuti, nella quale è Nole a sfoderareil primo dritto pesante che Rafa non riesce acontrollare con il rovescio. Ed è lo stesso Nole apoter servire ora sul 6-5 la palla del match.3h51m. Punto epico : la prima di servizio non troppoangolata del serbo rischia quasi di far steccareNadal in risposta. Live sembrerebbe game, setand match.

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La cruda sensazione della diretta ci dice o che lapalla muoia in rete o che sia un facile boccone dachiudere. E invece la palla ricade a metà campo,nella cosiddetta terra di nessuno. Insidiosa,maligna. Nole con il rovescio non è in posizionecomodissima ma riesce lo stesso a incrociare inmodo fantastico. Sembra fatta. Nadal con unoscatto felino la arpiona con il suo ormai famosogancio sinistro e la mette in lungo linea, nellazona scoperta del campo. Ma è corta. Nole recupera. Da li inizia una lotta feroce di 16 colpi. Il 14° èun'altra magia : Nadal arriva appena in tempo suun dritto inside-in del serbo e con una forzaspaventosa nelle gambe riesce a sfoderare dalcilindro un tracciante incrociato per poichiudere al colpo successivo con un grandiosodritto vincente che termina negli ultimi 10centimetri di campo. L’effetto visivo di quest’ultimo dritto èinquietante : uno schiaffo proverbiale allapallina, con un carico di spin decisamente alto.

Su una debolissima seconda palla di servizio, lospagnolo deve subire la risposta aggressiva diDjokovic, ma il match non finisce. Inizia unoscambio di 19 colpi nel quale Nole fa almeno 4recuperi prodigiosi, tra spaccate a destra esinistra. Nadal ha la classe, la forza e il coraggiodi tirare prima un rovescio incrociato sulla riga(uno dei colpi più sottovalutati del tennisodierno) e poi un uno-due – quello finale – nellostesso angolo. L’ultimo dritto, in contropiede, èvincente. Da applausi. Nello scambio, lospagnolo aveva anche steccato un rovescio cheper un nonnulla oltrepassò la rete.

Non l’ha colpita, il movimento è stato talmentecompleto e violento, che sembra quasi l’avessepresa, sparata e accompagnata con tutta la forzatipico di un ceffone. Stadio in delirio. Labandana di Nadal ormai è quasi prossima acadere, si tiene per miracolo tra i capelli incompleto disordine dell’arrotino. Si gira, 6-6. Neltredicesimo punto è come vedere due leoni –feriti – in gabbia, che si menano con tutte leforze rimaste. Ancora, chi vince il punto va amatch-point. Tra nastri, righe, recuperi ormaiallo stremo delle forze : dopo 20 colpi è Nadal asbagliare, condotto da un pesante dritto di Nole.Match point numero 2 per il serbo. 3h55m. Saràquello il punto del match.

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Per il serbo la vendetta arriverà sullo stesso campo, due annidopo, quando si vide all’opera uno dei giocatori più on-fire disempre, in condizioni psicofisiche strepitose. Ma questa è un'altrastoria.

La Caja Magica giustamente in delirio, di nuovo.7-7. Con una prima vincente, Nadal va a match-point (il primo per lui) che Nole annulla allagrande con una insana smorzata di rovescio econseguente passante in contro balzo di drittoche termina in campo. 8-8. La partita hagiustamente risvolti epici. Nadal salva un altromatch-point, il terzo, sul 8-9, causa una rispostaprofondissima di Nole che termina lunga di undito. 9-9 si rigira di nuovo. Scoccano le 4 ore. Edè adesso che Nadal vince la partita. Con un altrodei suoi prodigi. Dopo aver servito una prima in sicurezza(eufemismo), sfodera un dritto vincente in lungolinea al secondo colpo, in completo recupero dadestra, con quell’effetto tipico che sembra poteruscire ma poi rientra. 10-9.

Il punto successivo chiude le 4h02m di partita(il 3-setter più lungo della storia, superato solo 3anni dopo dal Federer-Del Potro olimpico). Unabuonissima prima e un paio di colpi decisi delserbo non bastano, Nadal trova il pertugio giustoe lo infila con un lungo linea imprendibile.Nadal si sdraia a terra e perde la bandana. Nellaconfusione un bimbo entra in campo e abbracciail torero, appena dopo Djokovic. Quest’ultimoesce in lacrime. Un match combattutissimo, memorabile estrepitoso nel finale, ma non cosi bello nelcomplesso. Non il match dell’anno. La battagliadi Amburgo (2008, stessi due giocatori contro)fu molto più feroce, seppur forse senza leemozioni finali.

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Madrid tra magia e realtà

di Remo Borgatti

Aquì Hay Magia. Questo lo slogan che ha accompagnato la13esima edizione del Mutua Madrid Open

In realtà, visti i risultati vien da pensare che ilpatron Ion Tiriac (sempre più latitante daquando il geniale esperimento della terra blu didue anni orsono è stato sacrificato agli dei deltennis) e Manolo Santana abbiano ingaggiato ilcelebre illusionista David Copperfield, dato che iritiri eccellenti hanno fatto più notizia deipresenti.l primo a dare forfait è stato Novak Djokovic,infortunato. Poi ci ha pensato Mirka, dando allaluce Leo e Lenny, a privare il torneo dellapresenza del marito Roger Federer. Infine, incorso d’opera, anche la numero uno del mondoWTA Serena Williams ha rinunciato a difendereil doppio titolo conquistato nel biennio 2012/13,vittima di un malanno alla coscia sinistra.Ma in fondo, agli spagnoli interessa soprattuttoche i loro beniamini facciano più stradapossibile e allora eccoli accontentati dallaresurrezione annunciata di Rafa Nadal, dallaconferma del solito David Ferrer e dalla sorpresa(ma non troppo) Bautista-Agut.

Per non parlare di Feliciano Lopez, approdato aiquarti dopo due battaglie con Delbonis eYouzhny e grazie al ritiro di Thiem.Proprio il giovane austriaco, classe 1993 eproveniente dalle qualificazioni, si è resoprotagonista della più grossa sorpresa del torneomaschile estromettendo il vincitore di AustralianOpen e Montecarlo, Stanislas Wawrinka, in unadelle tante calde serate madrilene di questaedizione. Così, mentre Nadal faceva terra bruciata nellametà superiore del tabellone e approdava infinale cedendo appena 19 giochi in quattropartite, dalla parte bassa emergeva KeiNishikori, reduce dal trionfo di Barcellona. Ilgiapponese, decima testa di serie, si sbarazzavanegli ottavi del bombardiere Milos Raonic in duetie-break e, soprattutto, piegava in semifinale laresistenza di David Ferrer nel match del torneo,durato quasi tre ore e concluso con il punteggiodi 76 57 63 al decimo match-point.Concluso nella tarda serata del sabato, l’incontrometteva però a dura prova la schiena diNishikori che pagava il giorno dopo lo sforzosostenuto. Avanti di un set e un break, ilnipponico calava alla distanza e faceva felici i

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dodicimila del Santana in delirio per il recupero di Nadal.Dopo aver vinto 62 il primo set ed essere stato avanti 42 nelsecondo, Kei subiva una serie di sette giochi e sul 30 delterzo era costretto al ritiro.Tutto è bene ciò che finisce bene, dunque, e il Mutua MadridOpen si aggrappa una volta di più al suo idolo nell’anno incui si è avuta la sensazione che il torneo stiaprogressivamente perdendo di prestigio. Il pubblico, frenatoanche dai prezzi dei biglietti, ha preso d’assalto i campisecondari nelle prime giornate ma sul centrale si è visto inmassa solo per le partite di Nadal. Troppo poco per unevento che vorrebbe essere, ed è, di caratura mondiale.Nonostante l’assenza ormai cronica di Vika Azarenka e ilritiro nei quarti di Serena, il torneo femminile è stato vario evivace. Alla fine l’ha spuntata Maria Sharapova, finalista nel 2013 erecente vincitrice a Stoccarda. La mucca, come lei si definivasu questa superficie, è sempre più a suo agio sulla terra eanche a Madrid ha dato un saggio del suo carattereaggiudicandosi tre dei sei incontri sostenuti al set decisivo.Dopo il debutto soft contro la Koukalova, è stata lastatunitense McHale al secondo turno la prima avversaria ametterla alle corde, perdendo solo 64 al terzo parziale. Negli ottavi, sul campo 2 (intitolato ad Arantxa SanchezVicario), la siberiana si è imposta a una Stosur decisamente

C’è bisogno di qualcosa che rivitalizzi il torneo, anche se al momento è difficile dire cosa.

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in palla per 64 63 per poi tornare sul centrale edavere la meglio in rimonta sulla cinese Li (26 7663).In semifinale Maria ha regolato 61 64 AgnieszkaRadwanska, sopravvissuta a tre match-pointcontrari al secondo turno contro la Kuznetsovadopo essersi imposta all’esordio alla giovaneEugenie Bouchard. Nei quarti la polacca si ètrovata di fronte un’altra campionessa didomani, la francese Caroline Garcia reduce dallequalificazioni, che l’ha severamente impegnatama contro la Sharapova tutto ciò che ha saputoprodurre è stata una parziale reazione nelsecondo set.Accreditata della quarta testa di serie, la rumena

Simona Halep ha evidenziato i suoi enormiprogressi (nel 2013 giocò grazie alla wild-cardche sempre Tiriac riserva ai connazionali)conquistando la finale nella metà superiore deltabellone. Anche lei, come la vincitrice, hadovuto saltare un paio di ostacoli insidiosi nellacorsa verso il traguardo. Sia la tedesca SabineLisicki (negli ottavi) che l’ex campionessa deltorneo Petra Kvitova (in semifinale) le hannostrappato il set d’apertura ma alla lunga Simonaha fatto valere la sua eccellente condizionefisica. In finale invece la situazione si è capovolta ed èstata la Halep, dopo una partenza a razzo, asubire la personalità di una Sharapova via viasempre più fiduciosa e incisiva. Perso il primoset 61, la tigre ha cambiato marcia e ha finito perprevalere 62 63 nei restanti. Più ombre che luci nel torneo degli italiani,salvati dalla vittoria in doppio delle chicasErrani-Vinci. In singolare, sono state le stesseazzurre di Fed Cup a regalare i maggiori sorrisipur non avendo superato la soglia degli ottavi difinale.Dopo dieci giorni di tennis intenso, è calato ilsipario sulla Caja Magica. Il moderno eimponente impianto edificato nella zona sud-ovest della capitale riaprirà i battenti solo tra unanno. Troppo poco.

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I miei internazionali

di Alex Bisi

Djokovic il nuovo cesare

Venerdi 16 maggio 2014, ore 5.00 della mattina,la sveglia suona, ma è una di quelle levatacce cheaffronto molto volentieri. Devo prendere un treno per Roma, appena iltempo di infilare i panini nello zaino che il miopassaggio è già fuori ad attendermi, oggi non silavora, si respira Tennis! Il treno è in perfetto orario, e alle 9.30 siamo giàdentro Il Foro. Arriviamo con gli addetti ailavori,hostess bellissime, e Stewart dellafederazione. Un sopralluogo per vedere che gadget recuperareappena apriranno i vari stand e poi ci dirigiamodove arrivano i giocatori,sembra che nulla si

muova, quando appare dal nulla Ana Ivanovic,che si ferma per qualche autografo e per farticapire che vista da un metro sembra disegnatacon la matita, tanto è bella. Aspettiamo ancora un po’, passa Seppi anche luiprodigo di firme e foto per tutti, poi decidiamodi andar a vedere se riusciamo a vedere qualcheallenamento interessante. Troviamo la chichi Roberta Vinci che è sempreun piacere veder giocare, il tempo di mangiar unpaio di panini che decidiamo di avviarci verso ilcentrale per il primo big match di giornata,quello della nostra Sara Errani. Il pubblico è caloroso con la nostra portacolori,

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Sara, che risponde alla grande e fa suo ilterzo parziale e vola in semifinale tral’ovazione dei suoi tifosi

che affronta un avversario ostico come la cineseLi Na. Le prime battute del match non fannopresagire nulla di buono, la vincitrice degliAustralian Open sembra giochi con il frenotirato e che stia prendendo le misure alla nostraSara, che si sa però è una gran combattente. E proprio con la tenacia che la contraddistingueapprofitta dei tanti errori dell’avversaria e fa suoil primo set. Il pubblico si gasa, ma nel secondo parziale LiNA alza il livello del suo gioco e rimanda tutto alterzo set,c’è tensione sugli spalti, e il centrale siriempie per sostenere la nostra Sara, cherisponde alla grande e fa suo il terzo parziale evola in semifinale tra l’ovazione dei suoi tifosi. Ioscappo fuori a fine match per vederl’allenamento di Nole, ma ahimè arrivo a

così giusto il tempo di ber una birra e far quattrochiacchere con qualche amica, che si rientra pervedere Dimitrov-Haas. Purtroppo vediamo poco match,il tedesco siritira, unica nota positiva è che Djokovic-Ferrerinizierà in perfetto orario e non correrò il rischiodi dover uscire prima per prendere il treno. Sonmolto ansioso di veder Djokovic dal vivoessendo suo tifoso, e il match non delude leaspettative. I due giocano alla grande,Ferrerrisponde ad ogni colpo di Nole, e lo mette ingrande difficoltà,ciononostante è il serbo che siaggiudica il primo parziale. Mentre prendofiato,noto stranamente tanti posti vuoti nellatribuna,dove io avrei voluto sedere per vedere igiocatori da dietro,ma che la biglietteria mi davacome settore esaurito.

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Si pianifica già il prossimo anno con l’obbiettivo di rimanerealmeno due giorni,la voglia di tennis è veramente tanta e legiornate come questa non fanno che aumentarla.

Ma il match riparte e non c’è tempo per pensaread altro,Ferrer non ha intenzione di mollare, evederlo dal vivo, ti rendi conto di quanto corra.Lotta e a suon di vincenti porta Djokovic alterzo. Il meteo fa un po’ le bizze, piove un po’ manulla di grave,niente viene interrotto, e nel terzoset Nole, qualche sbavatura a parte, prende inmano il gioco e chiude il match con ovazionegenerale del pubblico. Ahimè questo è il segnaleche bisogna uscire e prender la strada dellastazione,un ultimo giro per i campi e poi via coni mezzi verso Termini. Sul treno io e i miei duecompagni di viaggio, nonostante la stanchezzariviviamo ogni momento della giornata, comebambini che non vogliono smettere di giocareper andar a dormire.

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Caroline Garcia,finalmente ci siamo?

di Alessandro Varassi

A Madrid la giovane francese ha incantato, conquistando i quartidi finale nell’importante torneo Mandory, e confermandosi adalti livelli dopo il successo di Bogotà

Torniamo indietro di 3 anni, precisamente allatarda primavera 2011. A Port d’Auteill si stannodisputando gli Internazionali di Francia, quelliche incoroneranno alla fine Na Li, in finale sullanostra Francesca Schiavone, per capirci. Intabellone, per il secondo Slam di fila, ottiene unawild card una giovane ragazza francese: sichiama Caroline Garcia, è nata il 16 Ottobre 1993a Saint Germain-en-Laye, la stessa città diAmelie Mauresmo, e viene accompagnata datante aspettative sul suo conto, anche se permolti è una perfetta sconosciuta. Non lo sarà piùquando al secondo turno incontra sul PhilippeChatrier sua regina Maria Sharapova. Accolta sulcampo centrale da un misto di curiosità escetticismo, Garcia fa sudare la bella siberianaper due set, trovandosi avanti per 6-3 4-1, a soli2

game quindi da una clamorosa vittoria.L’esperienza di Masha ha però la meglio, e alla18enne transalpina restano solo gli applausi delpubblico di casa, oltre alla consapevolezza dipoter essere una protagonista del mondo WTA.E torniamo a bomba ai giorni nostri. Alla CajaMagica di Madrid si disputa uno dei 5Mandatory, i tornei appena sotto agli Slam perimportanza nel circuito WTA. La giovaneCaroline, che nel frattempo si è fatta grande, è lavera sorpresa della manifestazione, battendo trale altre l’ex top ten Sara Errani negli ottavi, econquistando i quarti contro Aga Radwanska.Una vittoria, quella contro l’italiana,decisamente meritata, mettendo in mostra unottimo tennis molto solido da fondo, nondisdegnando qualche sortita a rete. L’espertaSarita era riuscita a rimontare il primo set personell’angusto campo 5 dell’impianto madrileno, enel terzo conduceva addirittura per 2-0. “Inrealtà nei primi 2 giochi del terzo mi ha regalatotutto lei, con molti errori, io mi limitavo aributtare la pallina di là” confesserà nel postpartita la Errani, ma ciò non fa altro checonfermare la

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forza della francese, capace di uscire fuorivittoriosa da un match quasi segnato, contro unatop player della terra rossa. I quarti di finale nonavranno un esito così fortunato, ma anche lapolacca Radwanska avrà di che sudare per 3 setprima di avere ragione della francese, che fermaad 11 la striscia di vittorie consecutive per latransalpina. Prima dell’importante torneo dellacapitale spagnola, infatti, la Garcia avevafesteggiato il primo titolo in carriera nel circuitomaggiore, a Bogotà, dove ha sconfitto in finalel’ex numero 1 del mondo, Jelena Jankovic,battuta per la prima volta dopo due precedentiin cui la francese si era arresa lasciando sulpiatto dei match point non concretizzati.

Che il 2014 fosse l’anno della definitiva svolta losi era capito in Fed Cup. Nel 3-2 con cui laFrancia condanna gli USA alla sconfitta in FedCup, la mano della Garcia è decisiva, con le duevittorie in singolare contro Keys e Stephens, e ildecisivo contributo in doppio con la Razzano.Amelie Mauresmo (sua capitana e suaconcittadina) e Mary Joe Fernandez, coach degliUSA, confermano in coro: “La Garcia è stata ilvero ago della bilancia della sfida”.La Francia, che guardava preoccupata al circuitoWTA specie dopo l’abbandono di Marion Bartoli,sembra tirare un sospiro di sollievo. La ragazza si farà, come aveva vaticinato tra glialtri anche Andy Murray nel 2011, e la nostraFrancesca Schiavone dal Foro Italico qualchesettimana fa: “Ha molti colpi nel suo repertorioed è attenta a tutto. A 20 anni è molto più avantidi me alla sua età” ha ammesso la Leonessad’Italia. Il ranking la pone al momento tra le prime 50giocatrici del mondo, ma è destinato a migliorareulteriormente, se quello intravisto in questaprimavera 2014 verrà confermato. All’ombra della Tour Eiffel già si leccano i baffi…

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Elena Baltacha

di Marco Avena

Elena Baltacha, atleta dotata di grande etica del lavoro espirito di competitività

Era la notte di domenica 4 maggio quando ilmondo del tennis ha ricevuto la tragica notiziadella scomparsa di Elena Baltacha, atleta dotatadi grande etica del lavoro e spirito dicompetitività - come la definì anche JudyMurray, mamma di Andy - che è stata portatavia da un brutto male all'età di 30 anni. Fin da quando aveva 19 anni, la tennistabritannica di origine ucraina soffriva di unamalattia epatica cronica (la colangite sclerosanteprimitiva, ndr) che l'aveva sempre condizionata,anche se non le aveva impedito di continuare apraticare il suo sport preferito. Proprio la sua forza fisica era stata l'armamigliore con cui combattere questo male controcui tuttora non sono ancora stati trovati rimedi.Elena, ritiratasi il 18 novembre 2013, dopoessere stata per diverse stagioni la migliorgiocatrice britannica, nello scorso mese digennaio aveva scoperto durante un controlloclinico di avere una grave forma di cancro alfegato che in pochissimo tempo se l'è portatavia.

“Siamo straziati oltre ogni parola per la perditadella nostra bella, talentuosa e determinata Bally- ha dichiarato Nino Severino, ex marito eallenatore di Elena -. Era una persona incredibile che con il suospirito ispiratore, il calore e la sua gentilezza hatoccato così tante persone”. Elena Baltachaaveva dedicato anima e corpo al tennis e quandoaveva dovuto fare un passo indietro dal tour acausa dei suoi guai fisici non aveva comunquesmesso di stare nell'ambiente e di dedicarsi aracchette e palline. La Elena Baltacha Academy e i suoi 70 ragazzierano immediatamente diventati una delle suepriorità. Figlia di un ex calciatore e di una exeptathleta, entrambi sovietici, Elena ha semprevissuto a contatto con il mondo dello sport e haconosciuto la Gran Bretagna nel 1988, proprioquando il padre Sergei si trasferì – primocalciatore della storia dell'Unione Sovietica – inInghilterra all'Ipswich Town. Cresciuta nella cittadina scozzese di Perth e poinella più piccola Paisley, si fece conoscere algrande pubblico britannico nell'estate del 2002quando, a Wimbledon, sconfisse la sudafricana

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In tanti, addetti ai lavori e non, hanno pianto lascomparsa di Elena mandando messaggi di cordoglio oscrivendo semplicemente pensieri sui social network

Amanda Coetzer, mentre il 2010 fu forse il suoanno migliore grazie a due successi sulla cineseLi Na e una sull'azzurra Francesca Schiavone,allora detentrice del titolo del Roland Garros.Elena Baltacha raggiunse proprio quell'anno lasua migliore posizione in classifica, la 49ª e,seppur essendo stata una tennista di secondopiano, fu capace di far breccia nel cuore dei suoiconnazionali grazie all'impegno e la dedizioneche mise nel trascinare la Gran Bretagna inFederation Cup dove chiuse la sua avventuracon un bilancio di 33 vittorie e 16 sconfitte.Curiosamente la sua grande rivale in GranBretagna, ma anche la compagna con cuidifendeva a spada tratta i colori dell'Union Jackin Fed Cup, era un'altra immigrata, quella AnneKeothavon originaria del Laos da dove i genitori

erano scappati durante la guerra. Due nomi,Baltacha e Leothavon, che gli amanti britannicidel tennis avevano col tempo imparato aconoscere e ad amare. In molti si sono giàattivati affinché la sua memoria non vengadimenticata e il suo ricordo sia uno sprone acercare fondi per curare il cancro: la LawnTennis Association (la federazione britannica,ndr) ha già annunciato che verrà organizzato il“Rally for Bally”, una raccolta fondi sullafalsariga di quanto successo lo scorso anno alQueen's con il “Rally Against Cancer”: tre doppimisti verranno giocati domenica 15 giugno,rispettivamente al Queen's, a Eastbourne e aBirmingham, e tra coloro che hanno già dato laloro disponibilità ci sono Martina Navratilova,Tim Henman e Greg Rusedski.

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Serena Williams e ilbisogno di riposo

di Alessandro Varassi

La sconfitta a Charleston contro Jana Cepelova ha spinto la numero 1del mondo a prendersi qualche settimana per riposare

Chi l’ha incrociata a Charleston, non ha potutofare a meno di notarlo. Serena Williams, numero1 del mondo e reduce dal trionfo di Miami, erastanca, molto stanca. La campionessa in caricadel torneo sulla terra verde ha abdicatoincredibilmente all’esordio, contro JanaCepelova, che ha così conosciuto il suo momentodi gloria. I più si sono chiesti: poteva Serenadavvero pensare di mettere in bacheca il settimotitolo in Florida, e poi volare a Charleston perinseguire il suo terzo successo consecutivo allaFamily Circle Cup? La risposta, facile dirlo oradopo quello che è successo, è no. La stessaSerena ha dato pieno credito alla Cepelova,capace di attaccare la numero 1 del mondo daogni lato del campo, ma in conferenza stampanon si è tirata indietro: il viaggio da Miami si èfatto sentire, ed è stato uno dei fattori chepossono spiegare la sconfitta.“Sono stanca, ho bisogno di alcune settimane distacco, dove non devo pensare al tennis ma a

ricaricarmi. Sto dando il massimo da un paio dianni, sono un po’ affaticata” ha ammessoSerena. Sì, ha bisogno di un break la numero 1del mondo, chiamata a stravincere ogni volta chescende in campo. Quando uno spettatore, o un addetto ai lavori, lavede giocare, non tiene contro probabilmente ditutto quello che c’è dietro: allenamenti, viaggi etutto ciò che serve per permetterlo. “Mi prendo qualche momento di vacanza, devostaccare la spina, respirare a fondo, non hoavuto abbastanza tempo neanche nella offseason. Ho subito iniziato gli allenamenti, horiposato davvero poco nelle ultime 2-3 stagioni.Ne ho bisogno, specie per la stagione sullaterra”. Dove difende i principali tornei delcircuito: Madrid, Roma e il Roland Garros.Da quando è tornata in pista, nel 2011, dopo averrischiato di chiudere anzitempo la carriera,Serena ha giocato ben più di quanto facesse dagiovane. In queste 2 stagioni, la Williams è tornatanumero 1 del mondo, ha vinto due medaglied’oro alle Olimpiadi (singolo e doppio), e 4 provedello Slam. Cosa le manca?

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“Mi prendo qualche momento di vacanza, devostaccare la spina, respirare a fondo, non ho avutoabbastanza tempo neanche nella off season"

Probabilmente, non solo un periodo di riposonel brevissimo tempo, ma anche un piano dimedio-lungo periodo, per dosare le forze econtinuare ancora per qualche anno ad esserel’assoluta dominatrice del circuito WTA.Ai primi di Maggio, nella splendida cornice dellaCaja Magica di Madrid, vedremo se Serena avevasolo bisogno di staccare un po’ la spina, o se èl’inizio della parabola discendente di una dellepiù grandi tenniste della storia.

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Jelena Jankovic e Alisa Kleybanova

di Franca Angelini

Giocano il doppio per lo stesso motivo, disputare qualche partita in più emigliorare il gioco a rete. Una specie di extra allenamento ma meno noioso

Poco in comune A guardarle da fuori non sembra esserci troppoin comune fra le due. La serba con quel suoatteggiamento di chi ama farsi notare, una chequando è in campo sembra dire “gioco midiverto e voglio fare spettacolo”. A volte anche con un pizzico di dramma, il chenon guasta. “JJ”, come viene chiamata da chi levuol bene (fans compresi) è una perfezionista«Non sono mai soddisfatta del mio gioco.Quando esco dal campo ho sempre lasensazione che potevo fare molto meglio. Credosia la mia natura. Non dico mai ho giocatobene. Penso sempre che la mia avversaria

abbia giocato molto meglio e che io sia stataforse un pizzico fortunata». La russa è invece una ragazza che ha vinto lapartita più difficile, sconfiggendo il linfoma diHodgkin 6-0 6-0, come ha scritto sul suo sitoquando ha annunciato il suo ritorno al tennisdopo una battaglia di due anni (in questa aiutatadallo staff dei medici dell’ospedale di Perugia,dove è stata curata). Con il quarto di finale ottenuto a Stoccarda (haanche battuto Petra Kvitova, testa di serienumero tre), Alisa Kleybanova è tornata nellatop 100 (al numero 87). Un altro passo verso il suo obiettivo: la Top-20.

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«Il mio sogno...» «Sento che sto diventando più veloce, più fortefisicamente, più resistente. Non ho bisogno dicercare motivazioni speciali. Per me scenderein campo è ogni volta un sogno che diventarealtà. Semplicemente, mi piace il solo fatto dipoter giocare ogni giorno, giocare tornei edessere nella élite. Io amo questo sport e inallenamento do sempre il 100%. E so che secontinuerò con questo spirito i risultatiarriveranno. Già ora gradualmente stannomigliorando. Ci saranno dei brutti giorni, maquesto capita a tutte. Io provo a nonpreoccuparmi e questo mi aiuta». Al PorscheTennis Grand Prix di Stoccarda, nel

fronte nei quarti. Ha vinto la Jankovic, ma laserba che in genere ama parlare soprattutto disé, ha mostrato grande rispetto per la suacompagna di doppio e amica. «Non è mai facile giocare contro qualcuno checonosci così bene. Alisa è una splendidapersona e una gran giocatrice. Non è mai belloquando dobbiamo giocare contro. Anche sesiamo due professioniste, io voglio vincere, leivuole vincere È un po’ strano. Anche perché ilgiorno dopo giochiamo dallo stesso lato delcampo. No, non è mai facile».

Una coppia nata per caso Una coppia di doppio nata per caso. RaccontaAlisa: «A Doha ci allenavamo insieme il primogiorno del torneo, e Jelena non aveva nessunocon cui giocare il doppio. Me lo ha chiesto, hoaccettato». Dopo Doha, Dubai e Stoccarda... Ora hannodeciso di giocare insieme per il resto dellastagione. «Con Jelena c’è sempre stato una granderispetto. Giocare accanto a lei è divertente, incampo ridiamo molto. Anche quando qualcosava male nessuna delle due se la prende econtinuiamo a giocare con il sorriso sullelabbra. Per tutte e due è chiaro che il nostroobiettivo è il singolo, mentre il doppio è solo perdivertimento.

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Il risultato ovviamente è importante ma senzaalcuno stress»Parafrasando il titolo di una commedia, “Ti hoscelto come compagna di doppio per allegria”.Anche perché, diciamoci la verità, una Jankovicche non si diverte non è facile da vedere.«Pensate che mi ci impegni a esser così comesono?», ci chiede la serba mentre si fa una(altra) bella risata. «È nella mia natura. Anchequando sto rispondendo alle domande deigiornalisti, per me è solo divertimento. Questo èil mio modo di essere, anche se non ci sono letelecamere intorno. Se voi veniste con me alristorante o fuori dal campo da tennis miconoscereste un po’ meglio e vedreste che iosono così. Sono frizzante e mi piace parlare… Avolte senza senso». Grande risata della Jankovic e di tutti i presenti.«Avere dei bei momenti, far ridere la gente,diffonde della buona energia, ecco io penso chesia la cosa più importante». Andrea Petkovic con cui la Jankovic ha giocato ildoppio a Charleston conferma:

le qualità della sua amica Alisa. «Ha mostratoquanto sia forte. Ed è motivo di ispirazione pergli altri il fatto che lei sia riuscita a tornaredopo una malattia così grave. Ed è ancora piùeccezionale che sia qui a competere a un livellocosì alto, contro tutte noi». E poi le parole che non ti aspetti, ma sono belleda sentire: «Io sono molto orgogliosa di lei.Sono una sua grande fan. Faccio il tifo per leiogni volta che gioca contro le altre. La sostengoin tutto. È una ragazza deliziosa, una personaeccezionale e questo, almeno secondo me, è piùimportante che essere una grande giocatrice».

«Il bello di Jelena è che lei è esattamente cosìcome la vedi. Con lei non ci sono trucchi osorprese».

«Come Sara e Roberta...» La russa è meno estroversa di Jelena, ancheperché sarebbe difficile esserlo di più... «Ingenere io non parlo molto con le altre tennistefuori dal campo. Dopo gli allenamenti e le partitetutte abbiamo i nostri impegni. Ma con Jelena cialleniamo spesso insieme, scherziamo molto e cisosteniamo a vicenda. Ci piacerebbe creare unospirito di squadra come quello fra Sara Errani eRoberta Vinci». La Jankovic non perdeoccasione per sottolineare

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Intervista ad Ana Ivanovic

di Stefano Semeraro

Una ex n. 1 del mondo con due gambe da modella e dueocchi verdi così, non si trova tutti i giorni

Ana Ivanovic arriva allo stand Rolex al ForoItalico e riesce a strappare i fotografi dal campoda tennis dove il divo Federer si sta allenando epersino da quello di paddle dove Totti sfidaMancini. Ma è tutt'altro che una diva, Ana,anche se tutti la trattano così. Gentile,sorridente, ironica, per nulla spocchiosa. Lafuoriclasse della porta accanto. «Il rapporto conla Rolex funziona perché è impostato su unabase comune», spiega lei, «è un marchioraffinato, ma da loro mi sento trattata come unadi famiglia. Sono valori in cui mi riconosco».

Ana, lei è la più bella tennista delmondo... «Be', grazie, sono lusingata...».

Prego. La bellezza a volte può essere unproblema. Può falsare il rapporto con larealtà? «Non per me. Anche perché sul campo io cercodi dare il meglio come tennista, e credo la gentelo apprezzi. È vero che qualcuno può farsicondizionare, ma io sono molto genuina, allamano».

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A Roma sempre solo semifinali, la prima nel 2010.«È un torneo che amo moltissimo. Amo Roma, la gente,l'atmosfera: forse per questo mi metto troppa pressione enon arrivo mai sino in fondo. Ci vado vicina, però. Chissà seprima o poi...».

Lei è molto emotiva... «Sì, e a volte mi aiuta, altre mi danneggia. Ma io sono fattacosì, sono una molto passionale, non mi posso cambiare».

È anche appassionata di psicologia: difficileanalizzare se stessi? «Dal di fuori sembra tutto più semplice. È vero che mi piacela psicologia, e leggo anche molti libri sull'argomento. Pensoanche molto a quello che mi capita, a volte troppo. A volte èmeglio non riflettere e seguire l'istinto».

Le tenniste sono più stressate dei colleghi maschi:vero? «Sì. La gente vede solo il lato glamour del nostro lavoro,invece è un mestiere molto duro, fatto di viaggi e tanto stress.E le ragazze spesso trasformano lo stress in conflitti fra diloro».

E' tutt'altro che una diva, Ana, anche se tutti la trattano così. Gentile, sorridente, ironica, per nulla spocchiosa

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Batte spesso le italiane, a Roma è toccato a Karin Knapp...«Non so, di certo non voglio male alle italiane! Ma forseloro non amano molto il mio gioco».

Anche lei sembra così dolce, ma in camposbrana. Dottor Ana e Miss Ivanovic?«Sempre. Sono una grande agonista, odioperdere. E mi arrabbio anche se gioco abackgammon con il mio coach e a carte con miofratello».

Batte spesso le italiane, a Roma è toccatoa Karin Knapp... «Non so, di certo non voglio male alle italiane!Ma forse loro non amano molto il mio gioco».

Cosa deve fare un uomo perconquistarla? «Essere sicuro di se stesso. Divertirmi, farmiridere. Non mi piace chi fa lo sbruffone o siintimidisce troppo.

L'importante è sempre essere se stessi: io sonouna che apprezza l'onestà».

Lei non ne ha bisogno, ma che armi usaper sedurre? «Le stesse. Non cerco mai di essere quella chenon sono. Anche perché la verità alla fine vienesempre a galla»

Oggi è meglio il tennis femminile o quellomaschile? «Quello femminile: ci sono tante giocatrici chepossono vincere, tante rivalità di qualità alvertice. Non siamo solo glamour e gonnellini».

Come si fa a battere Serena Williams? InAustralia le è riuscito...

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Bella e in forma, anche troppo: ci racconta la suadieta? «Non mangio mai né fritti né dolci..."

«È potentissima, bisogna essere aggressivi, manon troppo perché se fai tanti errori è finita.Facile, no?».

La vostra generazione cresciuta sotto lebombe ha fatto grande la Serbia deltennis. Dopo lei e Djokovic chi c'è? «Il tennis oggi è lo sport più popolare in Serbia,siamo pieni di giovani talenti, ma mancano lestrutture, e rischiamo di perderli. Però anche ibambini di oggi sono tosti».

Bella e in forma, anche troppo: ciracconta la sua dieta? «Non mangio mai né fritti né dolci...»

Mai? «Be', chi ci crederebbe? (e fa un gesto moltoitaliano, ndr). Qualche volta mi concedo laNutella. Però se devo sgarrare preferisco pizza ospaghetti: amatriciana o cacio e pepe»

La politica la attrae? «Per carità, è una cosa che proprio non miinteressa. Il mio amico Djokovic invece ha lequalità giuste».

Cosa vede nel suo futuro? «Tre o quattro bambini, quando avrò smesso. Eun impegno nella moda».

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Berdych è pronto per i top-4

di Stefania Grosheva

"Si tratta di mettere assieme tutti i pezzi, ma il puzzle èdavvero complesso"

"Si tratta di mettere assieme tutti i pezzi, ma ilpuzzle è davvero complesso"- dice TomasBerdych ironicamente, com’egli considera ladimensione e la complessità della sua ambizionedi entrare nei top-4 del tennis mondiale con un’iniziale vittoria di Grand Slam come partenza. Ilnumero 5 dell’ ATP sorride e vede il futuro nelmiglior modo possibile, entro i primi 4. "Deviessere estremamente professionista ", diceBerdych." Questo è quello che mi serve perottenere il meglio dal mio tennis. Berdych èaltrettanto rapido per riconoscere la feroce unitàdei giocatori più importanti del mondo che sisforzano di mantenere sia la loro supremazia oper rompere il vecchio all'avanguardia e nominaStanislas Wawrinka, che è diventato il nuovodetentore del Grand Slam in Australian Open.Berdych aveva perso contro Wawrinka inquattro set in semifinale. "Ero molto vicinocontro Stan", confessa suspirando a 'TheGuardian'. "C'erano tre tie-break".

"Stan ha dato a tutti noi una nuova speranza enuova energia", dice Berdych. "Ha dimostratoche è possibile. Dal 2005, ci sono statipochissimi giocatori che hanno vinto un GrandSlam, oltre a quei quattro [negli otto anni emezzo che separano l’ Open 2005 di Francia el’innovazione australiana di Wawrinka, soloJuan Martín del Potro, che vinto l'US Open2009, ha rotto il monopolio che ha visto gli altri34 tornei del Grand Slam condivisi tra le 'quattrograndi']. Incredibile"."Ma ora è assolutamente giusto dire che si staaprendo, ed è per questo che non mi sentostanco dopo 12 anni [nel tour]. Ho un nuovoimpulso e sono molto vicino. Ho bisogno dienergia extra per lavorare di più e otteneremaggiore risultati perché so che anche Andy[Murray] si è preso molto tempo per vincere ilsuo primo Slam".Murray, dopo numerose finali perse, ha vinto l'US Open nel 2012 e Wimbledon l'anno scorso.Berdych sottolinea che l'assunzione di Murray diIvan Lendl "è stato davvero un grande fattore.Conosco bene a Ivan e sicuramente ha avuto unagrande influenza su Andy.

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Ivan non li ha insegnano nulla di nuovotecnicamente, ma psicologicamente ha fattotanto"Ora che lui e Lendl si sono separati, Murray ha ildifficile compito di scegliere il suo prossimocoach. "Non importa se si tratta di un grandenome o un ragazzo più ordinario", dice Berdych."Andy potrebbe scegliere qualcuno moltodiverso. Ma hanno bisogno sicuramente dellagiusta alchimia, psicologicamente"."Quando vedete qualcuno allenare Federer sipensa: Ha pagato il ragazzo a Roger perimparare da lui? Ma è molto bello perchéquando Roger era giovane, Stefan era il suoidolo.

Questo è un esempio della strana chimica di cuiabbiamo bisogno. Non sto dicendo che Stefannon può dargli uno o due consigli, ma ,in realtà,cos'è che si può dire a un ragazzo che ha vinto 17Grand Slam? Si tratta solo di chimica e Rogerpuò dare un passaggio".Berdych è stato allenato dal 2009 da TomasKrupa, un altro ceco. "Era nella top-100 deldoppio e classificato circa 250 in single, ma haallenato Radek Stepanek quando era al megliodella sua condizione, al numero 8, e adesso lui ècon me. Molte volte mi vengono rivolte, se cercoi nomi di allenatori e sì, c'è ancora una finestraper questo. Sono aperto a questo".Berdych era arrivato agonizzante vicino ad unavittoria importante nel 2010, quando ha battutoFederer e Djokovic a Wimbledon. "E poi c'è Rafain finale..." - dice con un sorriso macabro,ricordando la sua perdita deludente controNadal.Wimbledon offre ancora la migliore speranza didiventare un campione. "Si. Ma sto ridendoperché mi ricordo con tanta fatica nei miei primianni sull'erba. Poi la mia prima finale di Grand Slam è stataWimbledon! Quindi tutto è possibile. Ma l'erba ècambiata in modo significativo e si può muoveremolto più facilmente. Esso è adatta al mio gioco,in questo momento.

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Parlando di questo momento nella sua carriera pensache "adesso c'è più di una possibilità.

L'anno scorso ho giocato Queen's per la primavolta ed è andata molto bene. Quindi, sonocontento di tornarci quest'anno. Non so sevogliono sentir questo a Wimbledon, ma l'erba aQueen's è molto migliore ".Parlando di questo momento nella sua carrierapensa che "adesso c'è più di una possibilità.Estremamente difficile, ma se diventa la realtàche un giorno io sollevo un grande trofeo chepuò valere cinque loro, la sensazione sarà ancorapiù speciale. Penso di poter vincere uno Slam.Questo è il mio obiettivo principale e se potessisceglierne uno, allora, avrebbe dovuto essereWimbledon. Ma, onestamente, vorrei vincerequalcosa".

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Jiri Vesely classe 1983

di Vanni Gibertini

Il tennis non è più uno sport per teenager, è risaputo. Serve gavetta, tantagavetta, e Jiri Vesely, classe 1993, non si è davvero tirato indietro

Il tennis non è più uno sport per teenager, èrisaputo. Serve gavetta, tanta gavetta, e JiriVesely, classe 1993, non si è davvero tiratoindietro, nonostante il suo grande curriculum dajuniores che nel 2011 lo ha visto aggiudicarsi gliAustralian Open e arrivare in finale agli USOpen.Nel 2012 il mancino di Priban, una cittadina nonlontana da Praga, è statp ingoiato dal gironeinfernale dei tornei Futures, nei quali haottenuto risultati lusinghieri (cinque vittorie, dicui quattro sulla terra battuta), anche se levittorie nei Challenger si sono fatte aspettare. Ilragazzo però non aveva ancora finito di crescere,

se è vero che nel giro di un anno ha aggiunto 4cm alla sua già ragguardevole altezza, arrivandoa toccare i 198 cm e rendendo il serviziomancino un’arma di tutto rispetto.Così, nel 2013 arriva il salto di qualità che altermine della stagione gli varrà il premiodell’ATP “Stars of Tomorrow” (Stelle diDomani): dopo la vittoria in due Futuresisraeliani a gennaio, ecco il primo titoloChallenger, a Mersin in Turchia, cui fa seguitoqualche settimana dopo l’affermazione aOstrava, in finale sul belga Steve Darcis. Laclassifica, che all’inizio dell’anno era poco soprala trecentesima posizione, migliora a vistad’occhio fino ad arrivare al n.126 a fine

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maggio. Le qualificazioni superate al Roland Garros e unterzo Challenger vinto a Braunschweig gli valgono l’ingressonei primi 100, evento che lui ricorda come uno dei piùsignificativi della sua carriera. Il resto è storia recente: i primi match in Davis, a risultatoacquisito, a fianco dei campioni delle ultime due edizioniBerdych e Stepanek, e il 3° turno a Indian Wells perdendo 6-4 al terzo da Murray una partita che avrebbe anche potutovincere, se non fosse stato colto da crampi alla fine delmatch.«Credo che il problema muscolare che ho avuto alla finenon sia dipeso solamente dalla stanchezza fisica», haspiegato Vesely dopo il match con il campione diWimbledon, «ma anche e soprattutto dalla necessità dirimanere concentrato su ogni punto in un match così lungo(l’incontro è durato quasi tre ore; ndr). Non ho moltaesperienza contro i Top 10: l’anno scorso agli US Openquando mi sono allenato con Andy ero così preoccupato disbagliare che non l’ho fatto allenare come avrebbe voluto.Stavolta ovviamente sono andato in campo per vincere, maquando sono arrivato a condurre 4-2 nel secondo e nelterzo mi sono irrigidito e ho perso una grande occasione.Credo sia meglio prendere quanto di buono ho saputo farein questo match e guardare avanti».

La tranquillità e il sorriso (enormi e bianchissimi i suoi denti) con cuiparla della chance avuta, rivela la consapevolezza che non si è trattatadell’occasione della vita, piuttosto del primo approccio al tennis checonta e che lo vedrà tra i protagonisti.

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Intervista a Wawrinka

di Federico Coppini

Stan l’instancabile, l’incredibile, ce l’ha fatta una volta dipiù

Stan l’instancabile, l’incredibile, ce l’ha fatta unavolta di più. In quattro mesi ha riscritto la suaStoria da tennista “campione ma non troppo” edopo il primo Grand Slam in Australia, si èaggiudicato anche il primo Masters 1000 dellasua carriera. Lo scorso anno prima dell’avventodel nuovo coach, Magnus Norman, quella diWawrinka sembrava una carriera rivolta verso ilviale del tramonto e invece Stanislas haaffrontato una stagione irripetibile,raggiungendo livelli da record. Una vera epropria rinascita tennistica che gli ha permessodi raggiungere obiettivi insperati.Monte-Carlo ha regalato una giornataimportante alla Svizzera, e anche una finalediversa da qualsiasi altra.

In campo abbiamo visto giocare due amici, nondue rivali. Roger è sembrato felice di potersicongratulare con lei alla fine della partita... «Sì, èstata una giornata speciale per la Svizzera. È rarovedere nello sport tanto rispetto reciproco. Io eRoger siamo amici, dentro e fuori dal campo, maquando giochiamo contro è ovvio che cerchiamoentrambi di vincere. Abbiamo pranzato insiemeprima del match, e alla fine negli spogliatoiabbiamo parlato e riso assieme. È quello chefacciamo sempre, anche in Coppa Davis. Giocarecon Roger è stato come disputare un “Challengepersonale”. Non nego, comunque, che per unocome me, con il mio carattere, se vincere unapartita è sempre difficile vincerla contro di lui, loè ancora di più».

Vincere partite del genere, si dice,aggiunge sicurezza e autostima. Saràstato così anche per lei, supponiamo, aldi là del piacere di vincere il torneo cheapre la stagione sulla terra rossa. «Me ne ha data tanta. Mi sono reso conto dicome sono diventato forte mentalmente efisicamente.

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Sono riuscito a giocare bene a tennis e hobattuto tutti gli avversari. Per me era importantefare del mio meglio dopo la Coppa Davis, dovevoessere pronto a giocare delle dure partite e alottare con tutto me stesso. Monte-Carlo me neha dato l’opportunità».

Dopo aver vinto l’Australian Open, siaspettava di vincere il primo Masters1000 così presto? «Non mi sembra vero e non me lo aspettavo.Sono davvero felice di aver vinto un Master 1000così velocemente dopo il mio primo Slam.Quando sono arrivato a Monte-Carlo, mi erodetto che questo torneo per me era un test,

sapevo che stavo giocando un buon tennis maavevo un tabellone difficile e non ci pensavo. Incampo però mi sono mosso bene e ho giocatocon grande potenza riuscendo a battere tutti imiei avversari».

Dopo l’Australia ha giocato così così...Negli Stati Uniti ci è sembrato abbiaavuto un calo nel rendimento. In CoppaDavis, invece, ha stentato all’inizio, poine è uscito fuori dimostrando di essere inrecupero di forma. «Dopo aver vinto uno Slam è sempre difficileconfermare i risultati. A Indian Wells e Miaminon ho giocato delle buone partite e sono uscitonegli ottavi. La Davis per me è di grandeimportanza e il mio obbiettivo è di giocarla almassimo. Giocare in casa al fianco di Roger,contro il Kazakhstan, è stato duro per mesoprattutto i primi due giorni. Poi sono statofelice della vittoria che mi ha dato quella spintaper arrivare bene a giocare il primo torneo sullaterra rossa».

La stagione è cominciata da soli quattromesi e lei ha già vinto più di tutti. Oggi èconsiderato un campione e un vincente.Ma prima non era così. Ci può dire cosa ècambiato in lei? «Il cambiamento in me c’è stato lo scorso anno,

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quando per la prima volta ho raggiunto i quartidi finale al Roland Garros, la finale a Madrid e lasemifinale allo U.S. Open. È stato lì che horealizzato che potevo battere tutti gli altritennisti. È quello che sto tentando di farequest’anno e per ora mi sembra di farlo bene.Sono stupito di dove sono arrivato, ma non sonosorpreso del mio gioco e del modo con il qualevinco certe partite».

Non sappiamo quante volte le abbianochiesto se aveva mai pensato di poterarrivare tra i primi quattro dellaclassifica... Ora che c’è, ne vogliamoparlare? «Penso che i grandi, i “fab-four” saranno sempreloro: Rafa, Novak, Roger e Andy. Hanno vintotutti i tornei più importanti, e questo non puòessere cambiato. Nonostante oggi vi sia qualcosadi diverso nella classifica, le statistiche parlanoda sole: loro hanno vinto tutto e lo hanno fattoper molti anni».

Magnus Norman per affrontare al megliola stagione sulla terra? «Il lavoro con Norman è iniziato dallo scorsoanno, poco prima di Estoril e quello cheabbiamo cominciato allora lo continuiamo a fareadesso. Non mancano gli allenamenti intensi,ma molto del lavoro è dedicato al mantenimentodella concentrazione».

C’è anche il numero 1 fra gli obiettivi. Infondo, non è lontano. Ci ha mai pensato?«Certo, a tutti piace sognare… In questomomento però devo rispondere di no. Sonotroppo lontano da questo obiettivo, quello che

Lei è sempre stato molto modesto, è unapersona con i piedi per terra. Da dovevengono tanta saggezza e questaeducazione esemplare? «Sono una persona semplice, cresciuto in unafattoria da due genitori che hanno lavorato nelsociale, occupandosi di persone diversamenteabili. Conoscere certe realtà ti fa capire qualisiano le cose importanti della vita e questo mi hafatto stare sempre con i piedi per terra. Hoimparato ad avere rispetto per tutti, èfondamentale e soprattutto mi sono reso contodi quanto sono fortunato».

Quali consigli importanti le ha dato

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"Bisogna giocare e vincere quasi tutti i tornei perarrivare al numero uno. È troppo presto per pensare auna cosa del genere"

oggi è il numero uno del mondo lo scorso annoha vinto due Grand Slam e cinque Masters 1000.Bisogna giocare e vincere quasi tutti i tornei perarrivare al numero uno. È troppo presto perpensare a una cosa del genere».

Due parole sulla semifinale di CoppaDavis, la Svizzera a settembre dovràaffrontare l’Italia. «Ritengo la Coppa unacompetizione importantissima, l’ho sempredetto, ed è ovvio che ci piacerebbe molto batterel’Italia e andare in finale. Sapete com’è... Infondo, noi abbiamo solo due giocatori, anche sepiuttosto forti... Mentre l’Italia ne ha diversi tracui Seppi e Fognini che a Napoli hanno giocatomolto bene. In ogni caso, è un evento abbastanzalontano. Ci penseremo a tempo debito».

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n° p

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Intervista a Magnus Norman

di Jan Stanski

“Il coach è come un dottore!”

Cosa pensi dello stato del tennis svedese nelmondo? Quali sono le tue previsioni per iprossimi anni? Credo che il tennis svedese abbiavisto il fondo. Stiamo risalendo di nuovo. Cisono più junior che stanno iniziando a lavorareduro e con alcuni buoni risultati. Comunquenon sta andando bene come un po’ di anni fa.

Norman, Edberg, Enqvist. Grandi nomisul campo in passato. Ora nel boxdell’allenatore. Come mai? Spero non sia perché non abbiamo nient’altro dafare… ahah. No, ad essere davvero onesti non loso proprio. Gli svedesi sono molto affidabili ingenerale e grandi lavoratori e credo che forsequesti siano due fattori importanti.

Come sono gli allenamenti nella tuaaccademia di tennis “Good to Great”?Quali sono i programmi per il futuro? Al momento abbiamo circa 40 giocatori dadiverse parti d’Europa concentratimaggiormente

nelle zone settentrionale e orientale. Abbiamo10 allenatori a tempo pieno che viaggiano con igiocatori e sono decisamente orgoglioso delnostro programma. Le nostre strutture però nonsono così grandiose e attualmente stiamopianificando di costruire un nuovo centrotennistico con circa 14 campi indoor e 10outdoor, palestra, alloggi e ristorante.

Hai un tuo modello di allenatore che tipiace seguire o imitare in qualche modo?Imito ogni coach dell’accademia. Imparo da loro.Abbiamo un misto di ex giocatori ed altriallenatori. Giovani e meno giovani. È davveroaffascinante. Parlo anche molto con il mio caroamico Thomas Johansson.

Quali sono gli obiettivi di StanislasWawrinka che hai preparato per ilfuturo? L’obiettivo è essere il più preparatopossibile per tutti gli eventi nei quali giocherà.Ha vinto un Grande Slam, un Master 1000 e unATP 250 quest’anno ma sento proprio che vuoledi più.Il tuo giocatore – Stanislas Wawrinka si èunito all’élite dei concorrenti avendo il

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titolo del Grande Slam e anche dell’ATPMaster. Ha già battuto icone del tennis –Novak Djokovic, Roger Federer, RafaelNadal. Qual è la cosa principale che hacambiato nel suo gioco per ottenererisultati così grandiosi nell’ultimoperiodo della sua carriera? Credo che la cosa principale sia stata il suoapproccio mentale. Ora crede in se stesso un po’di più, penso. Ha innalzato un po’ il suo livello minimo graziealla stabilità mentale. Siamo anche stati in gradodi prepararlo bene per tutti gli eventi e poi nonha avuto infortuni. Credo abbia un grande team attorno.

Un grande medico che si prende cura del suocorpo. Un grande fitness trainer che ammiro davvero eun grande agente che pensa a lungo termine.

C’è stata qualche storiella divertente conStan? Molte storie divertenti. Ma essere un coach è unpo’ come essere un dottore. I tuoi pazienti sono igiocatori. Quello che viene detto tra te e il tuo giocatorerimane tra voi. Si tratta di fiducia. Stan è comunque un uomomolto umile con una grande prospettiva nellavita. È un uomo di famiglia col quale mi capiscomolto bene fuori dal campo poiché sono padreanch’io di due bambini.

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Alex Dolgopolov

di David Cox

Ora sono abbastanza forte da competere regolarmente aivertici

Pochi spettacoli nello sport mondiale sono tantomagnifici quanto il campo centrale delMontecarlo Country Club, la terra color mattoneche contrasta nettamente con le acquescintillanti del Mediterraneo sullo sfondo. Si tratta di un’ambientazione da campioni ementre discutiamo dell’instabile equilibrio dipotere al vertice del gioco maschile con questavista tra le più panoramiche sullo sfondo,Alexandr Dolgopolov mi racconta d’esserefermamente convinto di poter raggiungere glialti ranghi negli anni a venire.Dolgopolov, noto come “The Dog” nel suo team,è cresciuto nella sua natia Ucraina ma daquando è divenuto uno dei primi 25 del mondo,risiede nel paradiso fiscale di Monaco, assieme acompagni fissi d’allenamento come Novak

Djokovic e Viktor Troicki.Uno dei giocatori più piacevoli da guardare delcircuito, non si è mai certi di sapere cosa faràDolgopolov tale è la ricca varietà di colpi nel suoarsenale e la profondità della suaimmaginazione. Ma nonostante il posto numero13 nella classifica mondiale per due anni, il piùalto in carriera, sente di aver reso finora al disotto delle proprie possibilità.“Penso di essere sempre stato abbastanza bravomentalmente”, spiega. “Ogni volta scendo incampo e gioco la mia partita contro chiunquedall’altra parte. Non ho mai pensato a chi c’èdall’altra parte, anche se si trattava di Rafa oNovak. No, credo di non essere sempre statoforte fisicamente o abbastanza concentrato”.Dolgopolov soffre del disturbo genetico dettoSindrome di Gilbert dall’età di 12 anni, che loporta spesso ad improvvisi viaggi in ospedalesenza preavviso. Da adolescente, si rifiutava diaccettare che ci fosse qualcosa che non andavain lui e ora rifiuta di accettare che tutto questoabbia avuto un impatto sulla sua carriera.“Capita solo qualche volta l’anno e ci sono diecimesi da giocare per cui sono stati di più i miei

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problemi – non essere al 100% per tutta lapartita e tutte quelle piccole cose che ora credodi saper gestire meglio.”Attualmente si classifica appena fuori dai primi20 ma in questa stagione crede finalmente diessere in procinto di iniziare ad infilare buoneprestazioni con regolarità. Ha battuto FabioFognini e David Ferrer senza perdere un setsulla terra di Rio de Janeiro prima di arrivarealla finale a fine febbraio, ed è stato ancor piùimpressionante durante la sequenza dei Masterad Indian Wells e Miami.Ha sbalordito Rafael Nadal, Fognini e MilosRaonic arrivando in semifinale in Californiaprima di battere Stanislas Wawrinka

raggiungendo i quarti di finale a Miami. Ledifferenze tra i primi 5 e i primi 20 sonodeterminate da inezie e al suo meglio Dolgopolovcrede di potersi accompagnare ai migliori delmondo.“Ho migliorato la concentrazione e alcune cosetecniche e ora sono totalmente impegnato con iltennis”, dice. “Diventare più forte mi aiuta adevitare infortuni e significa che sono capace digiocare a tennis più a lungo ed essere tra i piùforti negli scambi prolungati.”Dopo uno screzio agli inizi della sua carriera, oraDolgopolov lavora nuovamente col padre,l’uomo che gli ha insegnato il gioco quando eragiovanissimo e che lo capisce meglio dichiunque altro.“Mi conosce da tutta la vita, quindi il mio gioconon è nuovo per lui,” dice. “Sa esattamente dicos’ho bisogno per diventare un giocatoremigliore.”Il trionfo di Wawrinka agli Australian Open e alMaster di Montecarlo il mese scorso hannoispirato molti di quei giocatori cheprecedentemente avevano dubbi sulla lorocapacità di battere gente come Djokovic e Nadalnei tornei maggiori. Comunque Dolgopolov dicedi non aver mai sofferto di mancanza di fiducia.“Non so,” riflette. “Io non credo che la vittoria diWawrinka abbia cambiato veramente qualcosa.

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“Ho migliorato la concentrazione ealcune cose tecniche e ora sonototalmente impegnato con il tennis”

Tutto è com’è sempre stato. Forse alcuni ragazzipensano improvvisamente di avereun’opportunità di vittoria. Io non la penso così. Ovviamente i primi quattrosono forti ma non dureranno per sempre. Sta venendo il tempo per una nuova onda digiocatori venturi ed è normale così. Non credo abbia a che fare con Wawrinka. È normale che alcuni nuovi giocatori prima o poiemergano. La vecchia generazione non puòdurare per sempre”. Dolgopolov sente che presto potrebbe essere ilsuo momento, specialmente ora che negli ultimidiciotto mesi la sua battaglia con la Sindrome diGilbert è arrivata ad un rovesciamento.

“Sono in contatto con il mio dottore a casa chemi aiuta con la sindrome e so abbastanza benecosa devo o non devo fare”, dice. “È una cosa alquanto nuova e i dottori normalinon sanno bene cosa fare. Ma non ho avutoproblemi nell’ultimo anno circa e mi è statodetto che a volte va via nell’invecchiare e non siripresenta mai più. Ma non è stata fatta moltaricerca su questa condizione e anche glispecialisti non hanno abbastanza informazionida darmi sul fatto che io sia completamentepulito o meno. Sto solo gestendo la situazione evedo dove mi porta. Spero non ritorni più.”

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Jérémy Chardy

di Dario Torromeo

Questa è la storia di un dritto incrociato che ha rapitoundicimila spettatori sul Centrale al Foro Italico

Questa è la storia di un dritto incrociato che harapito undicimila spettatori sul Centrale al ForoItalico. Li ha ammutoliti e poi li ha costretti adapplaudire, perché un colpo così si vederaramente e va omaggiato anche se mette inginocchio Roger Federer, l’idolo di tutti. Uncolpo che Jérémy Chardy racconterà ai nipotini.Ripeterà la narrazione di quei pochi secondimille volte, la farà diventare un tormentone chesi porterà piacevolmente dietro per tutta la vita.«Mi ricordo quella volta che…».

Sconfiggere un mito Non tutti gli uomini di sport hanno la fortuna di

sconfiggere un mito. Soprattutto quelli comeJérémy Chardy, uno che non ha avuto moltipicchi in carriera. Ha vinto a Stoccarda nel2009. Poi ha messo assieme qualche successo suuomini di classifica importante e un buonandamento che lo ha tenuto tra i primi 50 delmondo. Senza però mai sconfinare nella zonaprivilegiata, quella dei Top 20.Ma il 14 maggio dell’anno 2014 il bel giovanottocon un accenno di barba e una splendidafidanzata, ha tirato fuori dal cilindro quel colpovincente. E quelli sono momenti che nondimentichi più.Tra gli sport che seguo con maggiore passione,

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Quel match avrebbe dovutovincerlo da solo contro undicimila

oltre al tennis c’è la boxe. Mi avranno raccontatomille volte la notte del 9 aprile 1964, quella in cuiil futuro campione del mondo dei pesi mediCarlos Monzon chiudeva l’ultimo capitolo dellasua seconda vita. Niente paura, ce ne sarebberostate altre due. Carlos perdeva contro AlbertoMassi, un giovanotto di 24 anni che gli amici diRio Cuarto chiamavano Pirincho. Lui gli avevaregalato con spregio un altro soprannome: “elgordo”, il ciccione. Avevano combattuto aCordoba. Monzon era più alto e più bravo, maaveva perso.Alberto del Carmen Massi, all’epoca faceva ilcameriere. Sarebbe diventato muratore esuccessivamente fuochista su una nave. Erastato campione militare e aveva vinto i primi duematch da professionista.

Niente di speciale, il record di fine percorsol’avrebbe confermato. Giovane, inesperto e senzagrandi potenzialità. La vittoria contro ilsantafesino sarebbe stato il ricordo più bello diuna carriera senza lampi. Se lo sarebbe portatodietro per sempre, non l’avrebbe mai lasciato.«Yo le gané a Carlos Monzón». L’avrebbe scritto anche sul biglietto da visita, sesolo ne avesse mai avuto uno. Jérémy Chardy haun record sportivo decisamente migliore diquello di Alberto Massi. Ma credo che quelmomento magico non lo dimenticherà mai. «Èstato il più bel colpo di difesa della miacarriera».Si giocava il tie break decisivo, Roger andava alservizio con il match point sulla racchetta.Chardy rispondeva, Federer incrociava con il

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Il francese ci arrivava in allungo e piazzava un drittoincrociato da applausi. Punto, pari. Per qualche secondo ilpubblico romano era dalla sua parte. L’unica volta in tutta lapartita. Quel match avrebbe dovuto vincerlo da solo controundicimila.

L’alchimista L’avventura di Jérémy Chardy il tennista comincia con unlibro. Il regalo del coach Frederic Fontang il giorno in cui si èvisto presentare il giovanotto all’Accademia di Pau. “L’Alchimista” di Paolo Coelho, la storia di un giovanepastore che insegue i sogni in terra straniera per poi scoprireche il tesoro che cercava l’aveva in casa.Era un invito neppure troppo celato. L’invito a cercaredentro se stesso la risposta ai propri sogni. Con Jérémy nonserviva neppure insistere tanto. Lui aveva sempre scelto ilcalore del clan, l’amore della famiglia. Viaggiava, girava ilmondo per giocare a tennis ma poi tornava sempre a BoeilBezing: Pirenei Atlantici, nella zona dell’Aquitania nel sudest della Francia. Il suo universo aveva pochi abitanti.Mamma, papà, fratello, sorella e nonno. Una famigliabenestante, banchieri papà Guy e il fratello Thierry. Jérémyavrebbe voluto fare l’attore, adorava e adora il cinema. Hasemplicemente rimandato il progetto a fine carriera. Hacominciato a giocare a tennis a sei anni. Da quattro aquattordici ha fatto anche il calciatore nei

Jérémy avrebbe voluto fare l’attore, adorava e adora il cinema. Ha semplicemente rimandato il progetto a fine carriera

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campionati giovanili della zona. Poi haimboccato la strada che gli sembrava più sicura.Campione junior a Wimbledon, finalista dicategoria agli US Open e stagione 2005 chiusa alnumero 4 del mondo. A quel punto erainevitabile il grande salto.I francesi hanno scoperto questo giovanotto alRoland Garros del 2008. Sotto di due set controil numero 7 dell’Atp, l’argentino DavidNalbandian, ha rimontato e vinto. È stato ilprimo successo contro un Top 10, un bel colpoper lui che stazionava 138 posizioni sotto ilrivale sconfitto.

Benvenuta popolarità E adesso, a 28 anni compiuti, ha finalmenteincontrato i suoi quindici minuti di popolarità.Ha cambiato molte città nella sua vita. Oggi abitaa Liegi e il coach si chiama Magnus Tideman. Hauna fidanzata di 23 anni, Alizé Lim. Anche leigioca a tennis, si muove attorno al numero 150della Wta.

Insomma, il fidanzato di Masha era dietro ai duefrancesi... Un buon tennista, senza risultati dastar. Ecco chi è Jeremy Chardy. Qualcuno loriconosce nei ristoranti di Parigi, molti nonsanno chi sia. Qualche tifoso lo applaude,qualcuno arriva a chiedergli in ricordo i calzinicon cui ha appena giocato. Ma si sa, i fan nonsempre fanno richieste normali. Se dovesseripetere l’exploit a Parigi nel prossimo RolandGarros è meglio che si prepari al peggio...

La fortuna di trovare Federer Prima di approdare a Roma, il 2014 non erastato un anno fortunato per lui. Negli ultimi

Assieme hanno passato un turno nel doppiomisto del Roland Garros edizione 2013, anche sein quei giorni sono finiti sui giornali per un’altrastoria.Maria Sharapova, la diva di ghiaccio, avevamesso su Twitter un post un po’ snob: “Devoguardare più tennis al Roland Garros. Ieri nonavevo idea di chi fosse Paire, oggi non so chi siaChardy. Devo migliorare la mia conoscenza diquesto sport”.Alizé Lim le aveva prontamente replicato con unaltro Twitter: “Sembra proprio che dovresti...” Eaveva aggiunto una copia della classificamondiale in cui si poteva leggere: “26 BenoitPaire, 27 Jérémy Chardy, 28 Grigor Dimitrov”.

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Il Centrale vedeva un solo uomo in campo, aveva occhisoltanto per Roger Federer. Arrivava addirittura afesteggiare con un boato un doppio fallo di Jérémy

sette tornei aveva rimediato due eliminazioni alprimo turno e cinque al secondo. Poi eccolo sullaterra rossa del Foro.Il Centrale vedeva un solo uomo in campo, avevaocchi soltanto per Roger Federer. Arrivavaaddirittura a festeggiare con un boato un doppiofallo di Jérémy. Brutta cosa. Meglio non pensarcisu e andare avanti. Dopo ventotto game si arrivava al tie break e losvizzero si portava avanti 6-5. Match point eservizio. Sembrava finita. Un’altra bella partita,un’altra occasione buttata via. Chissà cosapassava nella testa di Chardy. Non guardavaneppure per un secondo sugli spalti. Già sapevacosa avrebbe visto. Non certo amore, ma voltiche esprimevano la speranza che sbagliasse la

risposta, che lasciasse andare avanti il campione.Solo nell’arena. Uno contro tutti.Improvvisamente tirava fuori il coniglio dalcilindro, quel dritto incrociato difensivo chesegnava il punto, lo riportava in parità,annullava il match point e lo spingeva verso ilpiù grande successo della sua storia sportiva.Non so se sul suo biglietto da visita scriverà “J’aibattu Federer”, ma sono certo che nondimenticherà mai quel tiepido pomeriggioromano.

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Nadal in difesa

di Marco Di Nardo

Dopo un 2013 da record, per Rafa Nadal la situazione inizia a diventare moltoimpegnativa. I risultati abbastanza negativi in questo avvio di stagione, lo costringonoa giocare in difesa fino al finale di stagione sul cemento asiatico.

Sembrava non dovesse essere in discussione ilprimato in classifica di Rafael Nadal, almenofino agli US Open. Grazie ad un 2013 pieno disuccessi, il maiorchino si era assicurato unvantaggio in classifica non indifferente all'iniziodi questo 2014, con la possibilità di allungareulteriormente, visto che nella passata stagionenon aveva giocato né l'Australian Open né ilMasters 1000 di Miami, e non aveva vinto iltorneo di Monte-Carlo, in cui si era invecesempre imposto dal 2005 al 2012. Purtroppo unavvio non esaltante nella nuova annatatennistica, lo costringe invece a doversidifendere da subito, e a farlo per diversi mesi,dagli attacchi di Novak Djokovic, StanislasWawrinka e Roger Federer, tutti alla ricercadella prima posizione nel ranking Atp.Del resto sarebbe stato troppo attendersi cheNadal potesse ripetere i fantastici successi del2013, anno in cui ha conquistato addiritturacinque Masters 1000 e due Slam, partecipando

solo a tre dei quattro tornei più importanti almondo. Però un buon avvio di stagione gliavrebbe almeno permesso di poter giocare conpiù tranquillità in questa parte dell'annatatennistica in cui deve difendere tantissimi punti.Dall'Atp 500 di Barcellona fino agli US Open,l'unico torneo in cui Rafa potrà guadagnarepunti sarà infatti Wimbledon, dove lo scorsoanno perse addirittura al primo turno. A Londralo spagnolo dovrà cercare di raggiungere almenola finale, risultato che gli consetirebbe diottenere 1190 punti importantissimi per laclassifica, o un successo che gliene regalerebbeaddirittura 1990, perché tra Barcellona, Madrid,Roma, Roland Garros, Canada, Cincinnati e USOpen, non potrà conquistare nemmeno unpunto, dovendone difendere ben 8500 su 8500disponibili, avendo vinto tutti questi tornei nel2013. La situazione di Nadal è quindi abbastanzacomplicata, visto che Djokovic è a circa 2000punti di distanza, e Wawrinka e Federer hannopochi punti da difendere rispetto al maiorchino.Ciò che preoccupa di più non è però il numero dipunti da difendere, che non può fare paura piùdi tanto a un fenomeno come Nadal, ma lasituazione di forma dello spagnolo.

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Gli unici due successi stagionali del 13 volte vincitore neitornei del Grande Slam sono infatti arrivati a Doha (Atp 250)e Rio de Janeiro (Atp 500), quindi in tornei non diprimissimo livello, mentre nei grandi appuntamenti sonoarrivate tutte sconfitte molto dure per motivi diversi.All'Australian Open, quando Rafa aveva la possibilità didiventare il primo giocatore dell'Era Open a vincere peralmeno due volte tutti i tornei Major, è stato sconfitto infinale senza poter praticamente giocarsi il successo perproblemi fisici; a Indian Wells, dove difendeva il titolo, haperso addirittura al terzo turno da Dolgopolov; a Miami èstato sconfitto in finale, ma subendo una vera e proprialezione di tennis, senza mai dare l'impressione di potervincere, contro il principale rivale Novak Djokovic; infine aMonte-Carlo è arrivata forse la sconfitta più sorprendente, inun torneo che aveva vinto per otto volte consecutivamente, ein cui raggiungeva la finale da nove anni, nei quarti di finalecontro David Ferrer, che non lo superava sul rossoaddirittura da dieci anni.Tutte queste delusioni vanno unite al fatto che Djokovic stagiocando in maniera impressionante, ha vinto i Masters1000 di Indian Wells e Miami, ed è stato fermato solo daFederer e da un infortunio nelle semifinali del Principato diMonaco, mentre Stanislas Wawrinka si sta dimostrandosempre più competitivo, e dopo il sorprendente successo

Gli unici due successi stagionali del 13 volte vincitore nei tornei del Grande Slam sono infatti arrivati a Doha (Atp 250) e Rio de Janeiro (Atp 500)

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la prima posizione di Nadal sembra essere indiscussione, e solo tornando vicino ai livelli del 2013potrà manterere la vetta del ranking Atp fino alla finedell'anno

in Australia, ha saputo ripetersi proprio aMonte-Carlo, conquistando il suo primosuccesso in carriera a livello di Masters 1000.Senza dimenticarsi di Federer, che ha già battutodue volte (su tre confronti diretti) Djokovic inquesta stagione, ha raggiunto due finali neiMasters 1000 (Indian Wells e Monte-Carlo), esembra aver ritrovato la forma migliore.Per questi motivi la prima posizione di Nadalsembra essere in discussione, e solo tornandovicino ai livelli del 2013 potrà manterere la vettadel ranking Atp fino alla fine dell'anno. Ilmaiorchino ci ha comunque già stupiti indiverse occasioni, e non è da escludersi chepossa riuscirci anche questa volta.

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Ricordando la prima vittoriadi Nadal nel Grande Slam

di Princy Jones

Nove anni sono passati dall’inizio dell’era di Rafael Nadal.A 27 anni è ancora affamato di titoli!

A 12 anni, quando ha affrontato il dilemma discegliere tra i due amori della sua vita – calcio etennis – Rafael Nadal ha scelto il secondo. A quanto dice, quella è stata una delle decisionipiù ardue con cui si è dovuto confrontare in vita.Sette anni più tardi, quando per la prima voltaha posato le labbra (anzi, il morso) sul trofeodegli Open di Francia, quella scelta si èdimostrata giusta. Quella domenica sera del 5 giugno 2005 è statatestimone dell’inizio di una nuova era nel tennis.Sono passati nove anni, il giovane cavaliere cheha conquistato la polvere rossa del RolandGarros quel giorno, ora è diventato Le Roi de

l’Argille (Il Re della Terra) – avendo registratoun record di otto titoli sulla sua superficiepreferita. Rafael Nadal, l’enfant terrible, ha presod’assalto il mondo con il suo stile di gioco nonconvenzionale. La folla amava il muscolosospagnolo dai capelli lunghi che ostentava i suoiprominenti bicipiti in magliette senza maniche.Ma non è solo per la sua stravaganza che hamonopolizzato le luci della ribalta.A differenza di Andre Agassi, Nadal non era unoshowman, lasciava invece parlare la propriaracchetta. Il mondo guardava con stuporequando il muscoloso adolescente rispondevaanche ai colpi più impossibili con una potenza

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Prima dell’arrivo di Rafael Nadal, RogerFederer aveva attorno a sé un’aurad’invincibilità

immensa, anche da due o tre metri dietro lalinea di fondocampo. Le sue risposte cariche dipotenza e di un effetto pazzesco rendevano i suoicolpi imprevedibili per gli avversari. Era difficilecomprendere le sue mosse, per non parlare delbatterlo su una superficie dai rimbalzi alti comela terra.

Davide che ha ucciso Golia Prima dell’arrivo di Rafael Nadal, Roger Federeraveva attorno a sé un’aura d’invincibilità. Nonerano molti nel circuito a poter fermare il genio.Quando Nadal ha battuto Federer – 6-3, 4-6, 6-4, 6-3 – alle semifinali degli Open di Francia nel2005, quel momento è diventato unospartiacque nel tennis, dando il via ad una dellepiù affascinanti rivalità nella storia di questo

Da quel momento in avanti, Nadal è diventato ilnome più temuto del circuito, specialmente perFederer. Mentre giocatori come Marat Safin eAndy Roddick mancavano di forza mentale neiconfronti del maestro svizzero, Nadal nonmostrava alcun segno di paura mentre sfidavaFederer.Il Guardian allora scrisse: “Questa sarà di sicurouna delle più grandi rivalità dei prossimi anni”.Avevano ragione, dopo nove anni, la rivalitàcontinua.“Mi ci è voluto un set per rendermene conto.Non sono contento della mia performannce. Nonsento che lui sia stato tanto migliore rispetto ame. Avevo la chiave per batterlo ma non ero almeglio. Sono deluso ma non ho intenzione didistruggere lo spogliatoio. Il mio desiderio di

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vincere qui è ancora enorme”, diceva Federerdopo la sconfitta. Federer si sbagliava.Nadal era un giocatore migliore di lui, e lo èancora, quando si tratta di campi in terra. Losvizzero dovette aspettare altri quattro anni pervincere finalmente il suo unico Roland Garros –quella volta, anche la fortuna fu dalla sua parte,poiché Nadal subì una sconfitta scioccante permano di Robin Soderling al quarto turno. Il lavoro fu più facile per Federer senza la suanemesi sul suo cammino. Fino ad ora, Federer non è mai stato in grado difar cadere il suo arci-rivale agli Open di Francia.

Rafa e il mito La grande vittoria al Roland Garros avevacatapultato Nadal nella fama. Il teenagerannientatore aveva tanti fan quanti critici. Il suostile anomalo e i modi peculiari sul campo eranoun divertimento per i media, tuttavia molti diquei tic irritavano gli avversari. Il suo schema diabitudini da disordine ossessivo compulsivo sulcampo, lo rendevano soggetto a prese in giro daparte della stampa – la disposizione precisa dellebottigliette d’acqua vicino alla sedia, tirarsi ipantaloncini, evitare di camminare sulle righe,allineare i calzini, ecc., lo rendevano unico tra isuoi compagni.Per non parlare dei tanti miti sull’esseremancino – uno di questi era che il suo allenatoree mentore Toni Nadal lo spingeva a giocaremancino per renderlo indomabile nel circuitotennistico. Secondo Nadal, è solo un’altra storiainventata dai media. Nadal è ambidestro –scrive, come anche gioca a golf e basket con lamano destra; giocando a calcio, si affida al piedesinistro, molto più forte. Lo stesso succedeanche quando gioca a tennis. Guarda caso èstato dotato del controllo con entrambe le mani.

L’ultimo campione adolescente Nadal è stato il secondo giocatore più giovane avincere il Roland Garros, dopo il 17nne Michael

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La gente spesso si chiede perché Rafa morda i suoi trofei.È stata semplicemente un’improvvisazione durante la suaprima vittoria all’ATP di Montecarlo, che poi è diventataun successo immediato

Chang nel 1989. Dopo la vittoria sensazionaledel 19nne nel 2005, nessun altro adolescentemaschio è diventato campione di un GrandeSlam fino ad oggi. L’attesa continua. Nei noveanni che sono seguiti, Nadal è riuscito adaggiungere a proprio nome altri 12 titoli. A 27anni, ha ancora molti altri anni davanti, forsepuò anche eclissare il formidabile record diFederer di 17 Grandi Slam.Ma le cose non sono sempre andate alla grandeper il campione. Ci sono stati molti casi in cui siè quasi deciso a ritirarsi a causa dei continuiinfortuni. La durezza del suo stile di gioco hamesso in dubbio la sua longevità comeprofessionista. Gli infortuni hanno avuto ungrosso peso sulla sua carriera nel 2009 e nel2012.

Nadal ha dimostrato che tutte le previsionierano sbagliate in entrambe le occasioni,vincendo altri Slam e rompendo in tal modotutte le condanne quando si parla di resistenza.“Resistenza: è una parola grossa. Continuarefisicamente, non mollare mai e avere a che farecon tutto quello che mi capita, senza permetterealle cose buone e a quelle cattive – i grandi colpio quelli deboli, la buona sorte o quella cattiva –di mandarmi fuori strada. Devo rimanere centrato, niente distrazioni, farequello che devo fare in ogni momento”. (Da:“RAFA. La mia storia”).

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Non ho l'età

di Adriano S.

Con l'estate 2014 in arrivo si riaprirà uno dei temi più discussi degli ultimianni: ce la farà Rafael Nadal a superare il record di 17 Slam vinti incarriera da Roger Federer?

Dando per scontato almeno uno Slam all'anno(inutile dire quale...) a rimpinzare la bachecadello spagnolo, fermo a 13 Major, sono in molti acredere che l'impresa possa riuscire a Rafa. Ilmaiorchino inoltre, dal primo titolo ottenuto dagiovanissimo al Roland Garros nel 2005, ognianno ha sempre portato a casa almeno un titolodel Grand Slam. Ma la maledetta domenicavissuta in Australia con Wawrinka rischia dipesare come un macigno sulla sua rincorsa.L'infortunio alla schiena ha infatti smorzato lostrapotere fisico di Nadal, che dopo aver perso lagrande occasione di un Career Grande Slam 'bis',dovrà fare i conti, mai come quest'anno, anche

con un ritrovato Novak Djokovic, alla ricerca delsuo primo Career Grande Slam in quel di Parigi.E pensare che il giorno dopo la netta vittoria agliAustralian Open contro Roger Federer,ripensando anche all'estate americana del 2013,appariva quasi scontato che l'impresa delsorpasso record potesse davvero presto avvenire.Ma schiena, Melbourne e Djokovic non sono gliunici problemi per Rafa. Roger Federer sembra essersi ritrovato, dopoaver sconfitto i problemi alla schiena che loattanagliavano nel 2013, e potrebbe alzareancora l'asticella in quel di Wimbledon.

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Un puzzle di difficile risoluzione per Nadal, difronte alla sfida del millennio

Ad aggiungersi a questo, i numeri: nessuno hainfatti mai vinto più di 5 slam oltre i 27 anni,nella storia del tennis. Ecco la speciale classifica: 5 slams = Rod Laver (30+) 5 slams = Roger Federer (30+) 5 slams = Andre Agassi (30+) 4 slams = Ken Rosewall (30+) 4 slams = Ivan Lendl 4 slams = John Newcombe (30+) 3 slams = Pete Sampras (30+) 3 slams = Jimmy Connors (30+) 2 slams = Rafael Nadal 1 slam = Arthur Ashe (30+) 1 slam = Boris Becker 1 slam = Guillermo Vilas 1 slam = Andres Gomez (30+)

1 slam = Stanislas WawrinkaNadal, con già all'attivo 2 slam sopra il limite di27 anni, secondo questa statistica avrebbe adisposizione soltanto altri 3 centri, avendo vintolo scorso anno proprio dopo aver compiuto glianni sia il Roland Garros che gli Us Open. Oltrea ciò, va detto che l'età biologica del King of Clayper eccellenza non corrisponde a quella del suofisico, logorato da una carriera comunquelunghissima e gravata da vari infortuni.Tutto questo mette quindi insieme un puzzle didifficile risoluzione per Nadal, di fronte alla sfidadel millennio. Quel che è certo è che in caso diobiettivo centrato, persino la figura da GOATuniversalmente condivisa nel nome di RogerFederer, sarebbe messa quantomeno indiscussione...

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Nessuno tocchi il mioregno

di Alessandro Varassi

L’ennesimo successo di Serena Williams a Miami conferma latradizione che vuole alcuni big essere i veri dominatori dideterminati tornei.

Il successo contro Na Li al Sony Open è stato ilsettimo per Serena Williams a Miami: la numero1 del mondo si conferma dominatrice assoluta aKey Biscayne, il torneo in assoluto dovel’americana ha trionfato più volte in carriera. Unfeeling straordinario con la Florida, dove conta 3successi consecutivi tra 2002 e 2004, e ledoppiette 2007-2008 e 2013 e 2014. Seaggiungiamo le due finali 1999 e 2009, il piatto ècompleto. Nessun altro tennista, uomo o donna,ha vinto così tante edizioni della manifestazioni(Andre Agassi è fermo a 6, Steffi Graff a 5). Non è comunque un caso isolato: nella storia deltennis ad altissimi livelli, ci sono altre situazioniin cui un tennista è diventato una sorta diregnante di un torneo, iscrivendo più e più volteil suo nome nell’albo d’oro.

Facciamo una carrellata tra passato, più o menoremoto, e presente.

Rafael Nadal – Masters 1000 Montecarlo:il torneo nobile per antonomasia è stato un veroe proprio principato del maiorchino per leedizioni che vanno dal 2005 al 2012. A romperel’egemonia ci ha pensato Novak Djokovic nellapassata stagione, battendo Nadal in finale. Maun record di 48 vittorie su 50 match giocati, e 8titoli, da il senso del dominio: che sia prossimauna entrata nella famiglia Ranieri?

Martina Navratilova – WTAChampionships: quello che per molti è unvero e proprio quinto Slam, vede Martinafinalista in 14 edizioni in totale, di cui 10consecutive tra 1978 e 1986 volte. 8 i titoli totalia cui si sommano anche 12 in doppio! IlMadison Square Garden era casa sua, perentrare dovevi chiederle il permesso.

Bjorn Borg – Roland Garros: primadell’avvento di Nadal, il Re di Parigi. 6 vittorietotali, di cui 4 di fila tra 1978 e 1981, prima del

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clamoroso ritiro. Un bilancio totale di 49 matchvinti e 2 sconfitte, migliore anche di quello aWimbledon, altro feudo svedese in quegli anni.Tres bon, monsieur Bjorn!

Chris Evert - Roland Garros: tanti i recorddell’americana, prima giocatrice a vincere 1.000incontri in carriera, e una imbattibilitàstratosferica sulla terra (125 match tra 1973 e1979). 7 le affermazioni a Parigi, ma potevanoessere ben di più, se si pensa che saltò le edizioni1976, 1977 e 1978, quando non aveva rivali suclay. Oltre alle 7 affermazioni, ulteriori duefinali, e solo nel 1988 si è fermata prima dellesemifinali. Una Nadal femminile degli anni ’70.

Steffi Graf – Wimbledon: tra le 22 prove delloSlam vinte, la maggior parte, 7, arrivano daWimbledon, dove tra 1987 e 1996 conquista 7titoli e 1 sconfitta in finale. Il primo trionfo, del1988, coincide con l’annata magica del GoldSlam, quando abbina i successi nei 4 tornei delloSlam all’oro olimpico di Seoul, consegnandosiall’immortalità. Regina.

Roger Federer – Wimbledon: il Roger deibei tempi ne affila 5 di seguito, tra 2006 e 2007.Ci pensa Nadal, in una ormai epica finale nel2008, a rompere il record, comunqueulteriormente migliorato con le vittorie 2009 e2012 e fermo a 7 trionfi. Il giocatore più eleganteper il torneo più affascinante. Serve aggiungerealtro?

Pete Sampras – Wimbledon: da un redell’erba londinese ad un altro. Pistol Pete dettalegge tra 1993 e 2000, con 7 titoli in 8 anni.L’unico intoppo nel 1996, quando cade neiquarti di finale contro il futuro vincitore,Richard Krajcek. Inavvicinabile il suo serviziosul grass, chiedere tra gli altri a Jim Courier,Goran Ivanisevic, Cedric Pioline, Boris Becker,Andre Agassi e Pat Rafter. Nell’edizione 2001, lasconfitta agli ottavi contro Roger Federer èsecondo alcuni, ed a ragione a giudicare poidagli eventi, il passaggio dello scettro di padrone

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Nella storia del tennis ad altissimi livelli, ci sonoaltre situazioni in cui un tennista è diventato unasorta di regnante di un torneo

di Wimbledon. Tra 1993 e 2009, 13 delle 17edizioni sono state vinte da loro due. E quelmatch acquista ancora più significato, ancoraoggi.

Rafael Nadal – Roland Garros: se non fosseper Robin Soderling, nello storico matchdell’edizione 2009, saremmo di fronte algiardino di casa Nadal. Davvero incredibile lastriscia di affermazioni del maiorchino a Parigi:8 trofei in bacheca, 59 match vinti, e l’unico konel match contro lo svedese, nell’edizione checonsegnò il Grand Slam career a Federer, esegnò uno stop di diversi mesi per il maiorchino.Anche nelle annate meno fortunate, il cartellinol’ha sempre timbrato finora. Chiamatelo NadalGarros.

Martina Navratilova – Wimbledon: tratutti i tornei dello Slam, è quello dove lasciamaggiormente il segno: 9 titoli di singolare, 7 didoppio, 4 di doppio misto. Una sequenza di successi che inizia con lavittoria del 1976 nel doppio femminile, e sichiude con il doppio misto del 2003. Delle 9affermazioni in singolare, ben 6 sonoconsecutive, a cavallo tra 1982 e 1987, strisciainterrotta da Steffi Graf con le vittorie in finalenel 1987 e 1988. Mai nessuna come Martina,inimitabile.

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Guai a darli per finiti

di Adriano S.

Troppo spesso nel tennis, nello sport in generale, il passatempo preferito diappassionati, ma anche e soprattutto dei media, è parlare di crisi per atletirinomati che attraversano momenti di difficoltà.

Troppo spesso nel tennis, nello sport in generale,il passatempo preferito di appassionati,ipercritici, puri troll, ma anche e soprattutto deimedia, è parlare di crisi per atleti rinomati cheattraversano momenti di difficoltà. E perchè no,anche darli per finiti.La storia continua però a bacchettare, tornandoad essere riscritta dai diretti interessati, come aredarguire i loro 'persecutori'.Gli esempi sono infiniti. Scomodando altri sport,si può spaziare da una Pellegrini a un ValentinoRossi, ma anche rimanendo in ambitotennistico, bisogna per forza di cose restringereil cerchio. L'esempio più eclatante rimane quello

di Pete Sampras, derelitto in quel di Wimbledone relegato a perdere con uno sconosciuto alla suaultima apparizione nel suo giardino.L'americano, dato per finito, si tolse lo sfiziodell'ultimo Slam 2 mesi più tardi a New York...Roger Federer è l'esempio contemporaneo piùrilevante. Dato per finito 1, 2, 3, mille volte, masempre pronto a riscrivere il libro di storia, aredimere i peccati altrui a colpi di bacchettamagica.La stessa Serena Williams, data per finita dopo igravi problemi di salute pochi anni fa, è tornatapiù forte che mai.

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In Italia c'è particolare maestria nel tiro abersaglio, nel gioco al massacro.

Rafael Nadal? La sua carriera fu messa indiscussione fin da giovane. Troppi i problemifisici. Troppo poco per arginarlo, alla luce deifatti...Novak Djokovic ha dovuto sentirne tante afebbraio, prendendosi anche un periodo dipausa per rifiatare, sommerso dalle critichepersino in patria. Il double Indian Wells-Miamiha sedato gli animi.In Italia c'è particolare maestria nel tiro abersaglio, nel gioco al massacro. FrancescaSchiavone, in ovvio declino, ne ha dovute leggeredi cotte e di crude. In risposta ha comunqueportato in cascina sempre almeno un titoloall'anno, dopo la finale bis al Roland Garros.Flavia Pennetta stava addirittura per ritirarsi.

Ora è una delle giocatrici di punta nel tourfemminile. Fabio Fognini ha dovuto subiremiriadi di insulti negli anni. Ora il carro delvincitore è affollatissimo...La vittoria Davis diAndreas Seppi sul britannico Ward, è stataappellata come dovuta: ma cosa sarebbesuccesso in caso di sconfitta del numero 2azzurro? 'Il solito Seppi'...Difficile credere chel'altoatesino non abbia pensato alleconseguenze, ai condor già appostati alle pendicidel Vesuvio. Grande impresa aver sfidato e vintopressioni e paure, dopo un inizio 2014complicato. Ma sono Roberta Vinci e Sara Erranigli obiettivi principali dei facili, scontatidetrattori in questa prima metà di stagione. Ionon mi lamenterei, evidentemente porta bene...

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Intervista a Roanic

di Fabrizio Fidecaro

Un gigante affabile che ti prende gentilmente a mazzate

Milos Raonic è in grado di tirare bombe avelocità siderale, con il servizio e non solo, maanche, se è il caso, di inventarsi deliziosi ricami:il tutto senza mai scomporsi, rimanendo benpettinato come fosse un crooner di oltre mezzosecolo fa, e denotando in ogni gesto una sinceranobiltà d’animo. Il suo carattere pacato, checontrasta singolarmente con lo stile di giocoarrembante, emerge sia negli incontri sul campo– ma solo tra uno scambio e l’altro… – sia inquelli con la stampa, nel corso dei quali è solitomantenere un invidiabile aplomb. Lo si è vistoanche al Foro Italico, dove ha raggiunto unabrillante semifinale, impegnando allo spasimoNovak Djokovic prima di cedere al terzo.

Appari sempre tranquillo, ti capita mai diinfuriarti? «Può capitarmi di essere molto arrabbiato, ma èuna cosa che non aiuta. Quindi cerco di restarecalmo».

Che cosa ti resterà di questa fortunatasettimana romana, al Foro Italico? «Tante emozioni positive. Sono felice, miporterò dietro ciò che ho fatto qui e cercherò difare ancora meglio al Roland Garros».

Quarti a Madrid, semifinale a Roma:sulla terra hai compiuto progressienormi. Su quali aspetti ritieni di esseremigliorato di più? «Penso di essere migliorato non solo su questasuperficie, ma in generale. Nei movimenti, allarisposta. E anche nel modo in cui gestisco lesituazioni difficili. Per me la questioneprincipale era capire che cosa dovevo fare incerti particolari momenti, perché l’anno scorsoavevo buttato via varie partite mancando diconcretezza. Ora ho una visione più chiara e sodi poter trovare dentro di me le risposte checerco».

Che cosa ritieni invece di doveraggiustare per compiere il passosuccessivo e arrivare a vincere i granditornei sul rosso? «Sento che sto migliorando in modo costante,ma devo continuare a farlo un po’ in tutto.

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«Un mio grande obiettivo è qualificarmi per le AtpWorld Tour Finals. E anche ottenere risultatiimportanti negli Slam»

Il servizio, la risposta, il piano mentale e quellofisico, c’è tanto margine in ogni aspetto».

Anche se pensi di doverlo migliorareancora, già ora il tuo servizio è un’armaquanto mai efficace… «Certo, tenere i miei turni di battuta miconsente di avere maggiore libertà e allo stessotempo genera un po’ di sconforto nei mieiavversari. Io cerco di approfittarne. È unasituazione che vivo spesso».

Che traguardi ti sei posto per quest’anno?«Un mio grande obiettivo è qualificarmi per leAtp World Tour Finals. E anche ottenererisultati importanti negli Slam».

È vero che ti sei candidato per entrarenell’Atp Council (il comitato dirappresentanza dei giocatori, di cui il suoallenatore Ivan Ljubicic è statopresidente, ndr)? «Sì. È bene sapere che cosa stia realmenteaccadendo. È un organismo un po’ troppovecchio, tanti aspetti cambiano con il tempo e alsuo interno vorrei portare la voce dellegenerazioni più giovani».

A questo proposito, negli ultimi tempi lagenerazione più giovane, di cui tu,Dimitrov e Nishikori siete gli esponentidi punta, sta cominciando a ottenererisultati importanti. Che cosa è cambiatoin voi?

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«La nostra generazione è senz’altro valida, ma noncredo che il fenomeno sia qualcosa di limitato ai mieicoetanei....»

«La nostra generazione è senz’altro valida, ma noncredo che il fenomeno sia qualcosa di limitato ai mieicoetanei. Dopo anni in cui a vincere i tornei più importantisono stati ogni volta gli stessi tre o quattrofuoriclasse, vedere Stanislas Wawrinka trionfare inAustralia e poi ripetersi a Monte-Carlo è statod’ispirazione. Sentire di essere al livello dei migliori èqualcosa che ti regala grande fiducia. Credo che Stan sia stato la chiave di volta. Secondome non si tratta di un discorso generazionale, matutto è partito da lui».

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Una Race da film

di Marco Di Nardo

La classifica stagionale mette in risalto il grandeequilibrio che c'è stato in questa prima parte di stagione.

Che il 2014 potesse essere una stagione digrande incertezza non era facile da prevedere.Dopo un 2012 caratterizzato dall'assenza diNadal per tutta la seconda parte dell'annata, il2013 sembrava infatti aver ristabilito i valori incampo, con il duopolio Nadal-Djokovic acomandare un tennis più fisico che tecnico.Eppure ora le cose sembrano essere cambiate, e iprimi quattro mesi dell'anno hanno regalato unspettacolo incredibile, con tante grandi sorpresee molti protagonisti diversi a lottare per leprimissime posizioni.Guardando la Race to London, la classifica chetiene conto solo dei risultati ottenuti nell'annata

tennistica in corso, si osserva una lotta furiosaper la conquista del primo posto, che comprendeben cinque giocatori. I primi quattro sonovicinissimi, con Wawrika, Djokovic, Federer eNadal, in questo ordine, racchiusi in appena 670punti dopo il torneo di Barcellona. Poi c'èBerdych ad inseguire, distante 730 punti daNadal. Questo significa che lo spagnolo, almenoper il momento, non è riuscito a fare ladifferenza dove negli anni passati era sempreriuscito, su quella terra rossa che ancora non gliha regalato nemmeno una semifinale in questo2014. La più grande sorpresa è però StanWawrinka, appunto numero 1 della Race, che

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Altro grande protagonista di questimesi è stato Grigor Dimitrov

incredibilmente può addirittura puntare alloscettro di numero 1 del mondo. Se il primosuccesso Slam in carriera ottenuto in Australiapoteva essere considerato il classico exploitdell'outsider, Stanislas con il trionfo di Monte-Carlo ha dimostrato che il suo tennis fatto digrandi accelerazioni con entrambi i colpi dafondo campo, potrebbe dare fastidio anche aimigliori per tutto l'arco della stagione.Uscendo poi dal quadro dei primissimi,sorprende il sesto posto di Kei Nishikori, chesta attraversando un momento di formaincredibile. Il nipponico ha infatti vinto già duetornei, essendosi imposto nell'Atp 250 diMemphis e nell'Atp 500 di Barcellona, e haimpressionato anche nel Masters 1000 diMiami, dove ha eliminato Dimitrov, Ferrer e

raggiungendo le semifinali. Se non si considerala sconfitta di Delray Beach contro TeymurazGabashvili, arrivata per infortunio sul punteggiodi 2-4 nel primo set, il giapponese ha vinto 17delle ultime 18 partite giocate, e in totale puòcomunque vantare un score di 22 vittorie e 4sconfitte.Altro grande protagonista di questi mesi è statoGrigor Dimitrov, numero 8 della stagione, chedopo aver raggiunto i quarti di finaleall'Australian Open, andando ancherelativamente vicino al colpaccio contro Nadal,ha vinto l'Atp 500 di Acapulco, vincendo cinquetie-break su altrettanti disputati, e l'Atp 250 diBucharest, senza cedere alcun set.

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Sta rientrando bene anche Almagro, ora numero 18 della Race, chedopo un difficile 2013, e un inizio di stagione complicato dalla mancatapartecipazione all'Australian Open, dove difendeva i quarti di finale, haottenuto una serie di buoni piazzamenti.

Sta rientrando bene anche Almagro, oranumero 18 della Race, che dopo un difficile2013, e un inizio di stagione complicato dallamancata partecipazione all'Australian Open,dove difendeva i quarti di finale, ha ottenuto unaserie di buoni piazzamenti. Prima le due semifinali negli Atp 250 di Vina delMar e Buenos Aires, poi la finale a Houston(altro Atp 250), e ora l'ottima semifinale nell'Atp500 di Barcellona, battendo per la prima volta incarriera Rafa Nadal, grazie ad un terzo setfantastico in cui ha vinto tutti i punti tranne unosulla seconda di servizio del maiorchino, dopoaver rimontato un set di svantaggio.

Infine da segnalare il 24esimo posto diSantiago Giraldo, che ha ottenuto aBarcellona la sua seconda finale Atp in carriera,la prima a livello di Atp 500, e sogna un postonel tennis di altissimo livello. Davvero tante quindi le sorprese in questi primimesi del 2014. La speranza è quella dicontinuare ad assistere a tanto equilibrio, conuna stagione che potrebbe diventarememorabile.

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Lo spettacolo ritrovato

di Marco Di Nardo

Il mondo Wta sta ritrovando equilibrio e spettacolo, dopodue stagioni caratterizzate dal dominio di Serena.

Nel 2012 aveva infilato una serie impressionantedi vittorie, aggiudicandosi Wimbledon,Olimpiadi, US Open e Wta Tour Championships,mentre lo scorso anno si era ripetuta vincendoRoland Garros, US Open e Wta TourChampionships, e chiudendo la stagione conappena quattro sconfitte. In questa prima partedel 2014, invece, Serena Williams ha avutopiù problemi del previsto, e in questo mododopo due stagioni di completo dominio dellastatunitense, il circuito Wta è tornato ad esseremolto spettacolare ed incerto.Basta osservare la classifica stagionale perrendersi conto del ritrovato equilibrio nelcircuito

femminile. A comandare la Road to Singaporec'è infatti Li Na, migliore giocatrice di questiprimi mesi del 2014. La cinese è stata in grado divincere il primo torneo della stagione, aShenzhen, prima di ottenere il suo secondotitolo dello Slam in carriera all'Australian Open,perdendo un solo set nel terzo turno controLucie Safarova, e superando in finale DominikaCibulkova. Con la semifinale raggiunta a IndianWells e la finale di Miami, Li Na è riuscita poi amantenere il suo primato stagionale, e il secondoposto nella classifica mondiale.In seconda posizione annuale troviamo invece lafinalista dell'Australian Open, Dominika

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Agnieszka Radwanska, che ha saputo costruirsi lasua classifica attraverso tanti buoni piazzamenti

Cibulkova, che può essere considerata lagrande sorpresa ad altissimi livelli di questo2014. La slovacca a Melbourne ha compiuto unavera e propria impresa, superando una dopol'altra Sharapova, Halep e Radwanska, ma non siè fermata, ottenendo altri importanti risultaticome il successo ad Acapulco, i quarti a IndianWells, la semifinale a Miami e la finale a KualaLumpur. La terza piazza è occupata da AgnieszkaRadwanska, che ha saputo costruirsi la suaclassifica attraverso tanti buoni piazzamenti:dopo aver battuto la doppia detentrice del titoloVictoria Azarenka all'Australian Open, e averperso poi in semifinale, la polacca ha infattiraggiunto la semifinale a Doha, la finale a IndianWells, i quarti a Miami e la semifinale a

Katowice.Serena Williams, questa la vera novitàdell'anno, è solo quarta, nonostante i duesuccessi ottenuti a Brisbane e Miami.All'Australian Open l'americana si è fattasorprendere agli ottavi di finale da Ana Ivanovic,mentre due sorprendenti sconfitte sono arrivateda Alize Cornet nella semifinale di Dubai, esoprattutto da Jana Cepelova nel primo turno diCharleston, curiosamente entrambe con ilpunteggio di 6-4 6-4. Saranno ora i prossimigrandi tornei a dirci se quello di Serena è statosolo un periodo di sbandamento. Al quinto posto c'è la rivelazione del 2013Simona Halep, che dopo i sei titoli vinti loscorso anno, sta continuando a convincere, e hagià portato a casa il torneo di Doha, battendo

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Errani, Radwanska e Kerber, oltre agli ottimi piazzamentiall'Australian Open (quarti di finale) e a Indian Wells(semifinali).Grande notizia per il tennis italiano è invece la sestaposizione stagionale di Flavia Pennetta, che sta rendendomeno doloroso il calo fisiologico di Errani e Vinci, almenoper quanto riguarda il singolare. La brindisina ha avuto un avvio di 2014 incredibile, in cui haconquistato il più importante successo della sua carriera aIndian Wells, superando in semifinale la numero 1 delseeding Li Na e in finale Agnieszka Radwanska. Uscendo dalle prime 10, da segnalare al numero 11 EugenieBouchard, autentica novità di questo 2014, con lasemifinale conquistata all'Australian Open. La canadese potrebbe essere una delle principali alternativealle Top-10 in questa stagione, che si sta rivelando davverocombattuta e difficile da pronosticare. Anche il tennisfemminile sta tornando spettacolare, la speranza è quella dicontinuare ad assistere a questo grande spettacolo che ci haregalato i primi mesi del 2014.

Flavia Pennetta, che sta rendendo meno doloroso il calo di Errani e Vinci, almeno per quanto riguarda il singolare

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Kazakistan

di Marco Avena

I soldi non comprano la felicità, ma sicuramente possonoaiutare.

I soldi non comprano la felicità, ma sicuramentepossono aiutare. E la felicità in questo caso èquella del Kazakistan tennistico. Già, perché inun paese dove fino a un ventennio fa questosport era quasi pura “utopia”, figlio delcapitalismo occidentale, oggi c'è una nazionaleche di recente ha nuovamente sfiorato laqualificazione alla semifinale di Coppa Davisdove si sarebbe trovata di fronte l'Italia.A sbarrare la strada dei kazaki ci ha pensatoniente popò di meno che la Svizzera di RogerFederer e Stanislas Wawrinka: il 3-2 con cui glielvetici hanno faticosamente passato il turno hadestato ulteriore curiosità intorno a unanazionale che fino a qualche tempo fa nonfrequentava le alte sfere del tennis mondiale eche in poco tempo è salita agli onori dellecronache – conquistando 3 volte i quarti difinale di Davis negli ultimi 4 anni – anche esoprattutto grazie a tennisti che kazaki nonsono, ma che lo sono diventati. Come?

Semplice, grazie al denaro: i quattro piùimportanti esponenti del tennis del Kazakistan,Andrey Golubev, Mikhail Kukushkin, EvgenyKorolev e Alekandr Nedovyesov, non sono natiad Astana e dintorni, ma sono russi i primi tre eucraino il quarto.Il primo è nato a Volzskij, il secondo è originariodi Volvograd, il terzo proviene da Mosca e ilquarto è di Alushta. Hanno sposato la causakazaka convinti dai potenti mezzi del magnateBulat Utemuratov, personaggio dal patrimoniostimato intorno a 1,5 miliardi di dollari,presidente della Federtennis locale e grandeamico di Nursultan Nazarbayev, il Presidentedella Repubblica del Kazakistan che è grandeappassionato di tennis e che desiderava tantobruciare le tappe in questo sport e potersi cullareuna nazionale vincente.Proprio dal duo Utemuratov-Nazarbayev è natal'idea di mettere su una squadra che potessecompetere con le più importanti potenze deltennis mondiale. Esperimento riuscitissimo vistii risultati ottenuti dalla squadra guidata dacapitan Doskarayev. Esperimento che vanta peròanche un pizzico di Italia in mezzo visto cheGolubev vive e si allena a Bra dove in passato ha

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lavorato insieme allo staff di Massimo Puci chelo portò fino al numero 33 del ranking ATP, èconsiderato un braidese a tutti gli effetti e haconvinto l'intera spedizione kazaka a prepararel'ultimo sentitissimo impegno di coppa nellestrutture messe a disposizione dal Match BallBra, uno dei più importanti circoli del panoramapiemontese.Alla vigilia dell'impegno contro la Svizzera, ilpresidente del club, Domenico Dogliani, avevasostenuto a gran voce gli sforzi kazaki: “Sonocontento e orgoglioso che Andrey abbiacaldeggiato la candidatura del Match Ball di Braquale sede per la preparazione della nazionalekazaka alla sfida contro la Svizzera di Federer e

Wawrinka – aveva dichiarato.Il fatto che la federazione del Kazakistan abbiascelto la nostra struttura in vista di unappuntamento così importante è l'ennesimatestimonianza dell'assoluto valore delle nostrestrutture e la conferma dell'importanza deilavori di ampliamento e ammodernamentorealizzati nel corso degli anni”. Poco male che il Kazakistan non sia riuscito adapprodare per la prima volta nella sua brevestoria alle semifinali del torneo. Ci riproverà piùagguerrito che mai, magari sostenuto da nuovisforzi di Utemuratov e Nazarbayev. In fin dei conti, se un keniano come WilsonKipketer è diventato uno dei più fortimezzofondisti di sempre nell'atletica sotto labandiera danese – solo per citare un esempio –perché i russi Golubev, Kukushkin, Korolev el'ucraino Nedovyesov non potrebbero riuscire adalzare al cielo l'insalatiera della Davis conindosso la tuta del Kazakistan? I soldi non comprano la felicità, ma sicuramentepossono aiutare....

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Roma contro Madrid

di Alessandro Varassi

Pubblico e tradizione contro strutture e investimenti

La conferenza stampa di fine Internazionali BNLd’Italia, come ogni anno, è stata l’occasione per ilpresidentissimo della FIT, Angelo Binaghi, pertracciare il bilancio di una manifestazione che hariscosso un successo clamoroso in questo 2014:quasi 176mila spettatori, e un incasso che sfioragli 8 milioni di euro. Ben oltre anche le più roseeaspettative, con il picco nella giornata delmercoledì, con 30mila appassionati a gremire ilForo Italico. Binaghi è stato esplicito, di frontealla stampa: “L’ATP deve aiutarci a soddisfare lafame di tennis degli italiani, chiediamo ci vengaconcesso di allungare il torneo a 10 giorni”. Ilfamigerato mini slam, quindi, di cui si parla daquasi 2 anni: un calendario rivoluzionato, dovetroverebbero spazio 5 tornei simili, per tabellonee durata, ai 4 tornei maggiori (Australian Open,Roland Garros, Wimbledon e Us Open).La questione, premessa, è tutto meno che chiara,dal momento che l’ATP, almeno ufficialmente,non ha mai espresso alcuna indicazione, se siesclude una fantomatica lettera, mai resa

interamente pubblica, inviata agli organizzatori,in cui si parla di una sorta di competizione tra iltorneo romano e quello di Madrid per garantirsiquesto ambito riconoscimento nel periodo preRoland Garros. Anche lo stesso Binaghi è statopiuttosto criptico sulla vicenda, limitandosi asottolineare come Roma, secondo lui, abbiaormai definitivamente superato Madrid, e meritiquindi questo upgrade, che comunque, essendostato compilato già il calendario 2015, potrebbeal massimo partire nel 2016.“Tutti hanno il tennis, solo noi abbiamo Roma” èstato lo spot di questi Internazionali, e comedargli torto: il torneo del Foro può infatti vantareuna location unica, all’interno della città piùbella del mondo. Ma basta questo a garantirsi lapalma di mini slam, o quella sbandierata da piùparti di quinto torneo più importante delmondo, dietro solo ai 4 Slam?Ion Tiriac, padre padrone del Mutua MadridOpen, solo 1 anno fa non voleva sentire ragioni:“Noi abbiamo un torneo WTA di categoriaMandatory, Roma no. A suo tempo non haneanche partecipato alla gara per aggiudicarselo.Madrid ha pagato per un torneo combined di 12giorni, sta pagando anni per quello anche se al

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momento ne dura solo 8: l’upgrade gli è stato promesso e lootterrà”. L’istrionico rumeno suggeriva quindi a Roma diacquistare, per esempio, i diritti di Montecarlo, e di spostarela data in Aprile: Maggio è di Madrid, e non possono certoesserci due mini slam ravvicinati, specie così a ridosso delRoland Garros. Proviamo a fare un rapido confronto suquelli che sono le caratteristiche delle due manifestazioni ingara.

Resa televisiva. La moderna struttura della Caja Magica,secondo alcuni troppo fredda (visivamente parlando), è inrealtà un gioiellino di funzionalità, avendo 3 campi coperti, eun collegamento con la sala stampa immediato. Quel chelascia un po’ a desiderare è però la resa televisiva di giorno,tanto che nel 2012 il magnate rumeno provò la famosa echiacchierata terra blu, soprattutto per eliminare questoproblema. Cosa che in realtà riuscì, ma suscitò le ire deigiocatori, Nadal e Djokovic su tutti, che mal si trovavano suquella strana superficie; obbligatorio quindi il ritorno almattone rosso tritato, con buona pace dei telespettatori. Roma da questo punto di vista, almeno di giorno, èsicuramente un passo in avanti, essendo i campi baciati dalsole; qualcosa perde la sera (quando invece Madrid miglioranotevolmente) con una luce troppo soffusa, televisivamenteparlando.

L’istrionico rumeno suggeriva quindi a Roma di acquistare, peresempio, i diritti di Montecarlo, e di spostare la data in Aprile:Maggio è di Madrid, e non possono certo esserci due mini slamravvicinati, specie così a ridosso del Roland Garros.

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Pubblico. La differenza a livello di spettatori èstata abissale in questo 2014: le tribune quasisempre piene del Foro Italico opposte allospettacolo talvolta desolante della Caja Magicasono un dato oggettivo, ma ci sono variepossibili concause che lo spiegano. L’assenza diNovak Djokovic e Roger Federer su tutte haspinto molti a stare lontani dal torneo(immaginate Roma senza i due campioni). Maanche il fatto che in Spagna già si disputano gliATP di Barcellona e Valencia è un fattore datenere fortemente in considerazione: da noil’appassionato che vuole vedere qualcosa più diun challenger, o di un ITF femminile (data larecente scomparsa di Palermo), deve rassegnarsia mettersi in viaggio e

farsi qualche giorno a Maggio al Foro Italico,oppure espatriare.

Strutture. Pur con il fascino e la storia delForo, ripulito negli ultimi anni in modo datornare più razionalista, le strutture di Roma,messe a disposizione dei fortunati giornalisti econoscenti presenti, non sembrano paragonabili.La distanza tra campi secondari e sala stampanon è roba da poco, e ha fatto sì che diversireporter presenti se ne lamentassero, come puredel segnale della connessione internet nonsempre ottimale. Problemi che a Madrid non siriscontrano, essendo la struttura nuova emoderna. Il Manolo Santana e gli altri due campiprincipali della Caja Magica sono poi dotati ditetto mobile, che consente quindi di non avereproblemi di programmazione legati al meteo. IlCentrale del Foro Italico presenta un colpod’occhio splendido quando è pieno (cosa,ripetiamo, quasi sempre successa nel 2014), edanche superiore a quello del Santana, ma ha altempo stesso dei difetti da limare. La mancatacopertura è stata una occasione persa, esperiamo recuperata il prima possibile, perrenderlo un vero gioiellino; la cabina stampa,dove trova spazio spesso anche chi cronista nonè, è in realtà una serie di container posizionati inalto, non si sa se temporaneamente, e se a causadi un errore di progettazione (argh!).

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Condizioni di gioco. L’altura di Madrid èproblema ben noto. Ce lo hanno confermatorecentemente Sara Errani e Roberta Vinci, dopoil torneo di doppio vinto alla Caja Magica: “Ce neaccorgeremo quando giocheremo sul livello delmare, a Roma. Qui la palla viaggia molto piùveloce”. Ed in effetti, il limite della capitalespagnola sembra legato proprio a questo. Untorneo preparatorio a Parigi deve offrire le stessecondizioni del Roland Garros: Roma è fortunatada quel punto di vista, Madrid parte adhandicap, dato che un tennista dovendoscegliere quale torneo usare come warm up perlo slam parigino non ha dubbi, pur con lemigliori facilities che ha a disposizione inSpagna (discorso che può essere allargato ancheai cronisti presenti in loco, per quel che puòvalere).

Calendario. In ultimo, la scelta ATP di mettereuno dopo l’altro due Masters 1000 concondizioni così diverse lascia abbastanzaperplessi. Una settimana di stacco gioverebbe ad

permanente al posto del Grandstand, davverobruttino, e una sala stampa più moderna, magarigestita, già nel pre torneo, come avviene neglialtri Masters 1000; non ultimo, servirebbeupgradare il torneo WTA.In questo caso, nonostante i soldi e i contratti diMadrid, il torneo della Capitale non avrebbenulla da temere, e, forte anche dei parerientusiastici degli inviati dell’ATP, potrebbedavvero ospitare (nel caso il calendario vengadavvero modificato) un torneo quasi a livello delGrand Slam, con buona pace di Ion Tiriac e deisuoi dobloni.

manifestazioni, consentendo ai tennisti di nondover fare autentici tour de force, e magari allafine a dover “mollare” uno dei due. Il combineddi Oieras, per esempio, ben si presterebbe adinframmezzare le due kermesse.

La sfida tra Roma e Madrid è quindi in corso:l’edizione 2014 è stata vinta dal nostro torneo,ma la guerra, se così si può chiamare, è ancoralunga. La sensazione è che Tiriac abbia punti diforza difficilmente attaccabili, su tutti il torneofemminile di più alto livello e una struttura nelsuo complesso decisamente superiore. Roma,che ha la tradizione e un pubblico “affamato”,dovrà lavorare sulle strutture, in primis uncampo

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Parigi - il povero slam da25 milioni

di Laura Saggio

Il Roland Garros abbatte la quota dei venticinque milioni di euro, unmontepremi da record per lo Slam parigino, ma non basta

La rincorsa del Grand Slam di Parigi a un riccomontepremi non si arresta. In questa edizione(25 maggio - 8 giugno) il torneo principe sullaterra rossa, avrà il prize money più alto disempre: venticinque milioni di euro. Una quotaimportante che consente al torneo francese diridurre, ma non colmare, il gap che lo divide daisuoi ben più ricchi cugini-rivali del circuito.Il montepremi del Roland Garros, precisamente25.018.900 euro, ha avuto un incremento di 3milioni rispetto all'edizione dello scorso anno.Nello specifico, aumenta di 1,65 milioni di euroil premio per la vittoria nei singolari maschile efemminile. In crescita anche i premi destinati ai

giocatori eliminati nel corso del torneo: il primoturno prende 24.000 euro (+3.000 rispetto al2013); il secondo turno 42.000 euro (+7.000rispetto al 2013); il terzo turno 72.000 euro(+12.000 rispetto al 2013); gli ottavi di finale125.000 euro (+30.000 rispetto al 2013); iquarti di finale 220.000 euro (+30.000 rispettoal 2013); le semifinali 412.500 euro (+37.500rispetto al 2013); i finalisti 825.000 euro(+75.000 rispetto al 2013). Una crescita dunquecostante e spalmata in tutte le fasi del torneo,che registra però un picco superiore per igiocatori che usciranno al secondo e terzo turnoe agli ottavi di finale (+20-25%).

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Infatti, per esempio, anche se per l'edizione 2016 lo Slam francesearriverà ad avere un montepremi di 32 milioni di euro, il cugino stra-ricco US Open sarà pronto a chiudere la partita con un vincente da 50milioni di dollari per il 2017: un confronto impari.

Come confermato da Gilbert Ysern, direttore deltorneo parigino,“si tratta di un sensibileprogresso che rientra nel piano elaborato dalRoland Garros per il quadriennio 2013-2016,diretto principalmente per i giocatori e legiocatrici eliminati nella prima settimana”.Certamente anche chi succederà quest'anno aRafael Nadal e Serena Williams, aggiudicandosiil titolo, non avrà comunque da reclamare, vistoche incasserà un premio superiore del 10%rispetto a quello della passata edizione.Nonostante questi sforzi progettuali di'allineamento economico' (ai più 'nobili'Wimbledon, Australian Open, US Open) messiin campo dalla gestione del torneo parigino, ilRoland Garros non sembra però (ancora)togliersi l'appellativo di 'povero'.

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Roland Garros - chi ci arrivameglio?

di Marco Di Nardo

Il dominio "rosso" di Rafa Nadal sembra essere finito, e ora sono in molti apensare di poter battere lo spagnolo sulla sua superficie preferita

Per la prima volta dopo tanti anni, non c'èalcuna certezza alla vigilia del più importantetorneo di tennis su terra battuta al mondo, ilRoland Garros. Il vincitore di otto delle ultimenove edizioni dello Slam parigino, Rafael Nadal,non è nella sua forma migliore, e tutti sonopronti a strappargli dalle mani quel titolo che gliha permesso di diventare negli anni il più grandegiocatore di sempre sulla polvere di mattone.Intendiamoci, non si può non considerare ilmaiorchino uno dei principali favoriti, se non ilfavorito numero 1 anche in questa stagione.Nelle scorse edizioni però nessuno avrebbepotuto nemmeno immaginare un'eliminazionedi Nadal prima della finale, cosa che infatti non èmai successa ad esclusione del 2009, e lospagnolo partiva sempre con un discretovantaggio su tutti, riuscendo poi a confermare lasua posizione di principale favorito dal 2005 al2008 e dal 2010 al 2013. Quest'anno invece nonci si potrebbe stupire più di tanto nel vedereNadal fuori in un quarto di finale o in unasemifinale.

I numeri e i risultati non mentono quasi mai, ese Rafa sul rosso quest'anno ha vinto solo itornei di Rio de Janeiro e di Madrid, perdendotre partite, cosa che non gli era mai successa dal2005 in avanti, un motivo ci sarà. L'unico annoin cui era sorto qualche dubbio sulla superioritàdi Nadal su questa superficie era stato il 2011, incui il maiorchino aveva perso contro Djokovicsia la finale di Roma che quella di Madrid. Ma inogni caso si sapeva che Rafa se non avesse vinto,sarebbe stato superato solo dal serbo in finale.Alla fine Novak non raggiunse nemmenol'ultimo atto e per Nadal diventò più sempliceconquistare quello che fu il suo sesto sigilloparigino. Anche nella scorsa stagione qualchepiccolo dubbio era sorto nella testa di qualcuno,visto che lo spagnolo era stato sconfitto sempreda Djokovic in finale a Monte-Carlo. Poi peròaveva vinto Barcellona, Madrid e Roma, e alRoland Garros era arrivato nuovamente con ifavori del pronostico.Quest'anno le cose sono andate diversamente.Nadal ha perso sul rosso contro tre giocatoridifferenti: a Monte-Carlo, dove aveva sempreraggiunto la finale nelle ultime nove stagioni, haperso contro David Ferrer ai quarti di finale; a

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Barcellona, dove aveva sempre vinto il torneonelle ultime otto edizioni a cui aveva preso parte(nel 2010 non giocò), è stato sconfitto da NicolasAlmagro, che non lo aveva mai battuto prima,ancora ai quarti di finale; a Roma ha persoinvece la partita che avrebbe potuto dargligrande fiducia, nella finalissima contro NovakDjokovic. A queste tre sconfitte va aggiunto ilfatto che nel trionfo di Madrid Rafa non haconvinto: non ha infatti dovuto battere nessunodei migliori, e nella finale contro Kei Nishikori,dopo essere stato indietro per 2-6 2-4, solo iproblemi fisici del nipponico gli hanno permessodi ribaltare l'esito finale, che altrimenti sarebbestato probabilmente in favore del rivale.

Oltre ai problemi di Nadal ci sono poi degliavversari più agguerriti che mai. Stanislas Wawrinka, la rivelazione di questo2014, ha vinto a Monte-Carlo, e pur avendoperso all'esordio a Madrid e agli ottavi a Roma,potrebbe essere davvero pericoloso per tutti. Djokovic è il giocatore più in forma delmomento, e il successo di Roma potrebbe dargliquella sicurezza in più in vista delle fasi finalidello Slam francese. Murray ha giocato moltobene nella capitale italiana, e sembra finalmentepronto a combattere per un risultato importanteanche sulla terra battuta. Federer, Ferrer,Berdych e Tsonga, pur partendo leggermenteindietro potrebbero essere alcuni deiprotagonisti principali.Per Nadal sarà quindi molto difficile conquistareil suo nono titolo al Roland Garros, e saràdavvero interessante vedere chi riuscirà asfruttare questa situazione di incredibileequilibrio, in cui nulla sembra essere scontato. Se in finale arrivassero Wawrinka o Murray, nonsarebbe poi così sorprendente...

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Roberto Baustista-Agutil nuovo protagonista

di Marco Di Nardo

A 26 anni compiuti sta finalmente riuscendo a trovare una buonacontinuità lo spagnolo Roberto Baustista-Agut, che sta tentando la scalatanel tennis che conta

Non è giovanissimo, ma per il tenniscontemporaneo non è certamente da consideraretra i veterani. Classe 1988, con i suoi 26 anniRoberto Bautista-Agut ha ancora molte stagionidavanti a sé per tentare di raggiungere un postonel tennis d'élite. Lo spagnolo. dotato di untennis un leggermente diverso da quello chenormalmente giocano i suoi connazionali, haappena raggiunto il suo best ranking di numero28, e al Roland Garros sarà per la prima voltatesta di serie in un Major, visto che gli è stataassegnata la 27sima posizione nel seedingparigino. Colpi piatti ma molto sicuri da fondocampo, Bautista ha nel servizio e nel gioco di

volo i suoi punti deboli, ma è capace di giocarebene su tutte le superfici. Pur preferendo la terrarossa, la sua unica finale Atp l'ha infatticonquistata lo scorso anno sul cemento diChennai, superando addirittura il numero 6 delmondo Tomas Berdych nei quarti di finale,prima di perdere nell'atto conclusivo controJanko Tipsarevic. Anche sull'erba l'iberico hadimostrato di trovarsi a suo agio, conquistandosempre nel 2013 i quarti di finale a s-Hertogenbosch e giocando un ottimo matchcontro il numero 4 del mondo David Ferrer alsecondo turno di Wimbledon, perdendo inquattro set dopo oltre tre ore di lotta.

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Gli ultimi successi di Roberto sono arrivati tra illuglio e l'agosto del 2012, con la doppietta neiChallenger di Orbetello (terra rossa) ePozoblanco (cemento), superando tra gli altriTommy Robredo. A partire dal 2013 Bautista haquindi deciso di abbandonare il circuito minore,per giocare esclusivamente a livello Atp, e la suaclassifica non ne ha risentito, come spesso capitaa chi è abituato a giocare nel circuito Challenger.Lo spagnolo è infatti riuscito a stabilizzarsi tra la40esima e la 60esima posizione per tutta lascorsa stagione, uscendo raramente al primoturno e mantenendo un buon rendimento congrande regolarità.Se si pensava però che Bautista avesse giàraggiunto il massimo che il suo tennis potesseregalargli, questa prima parte del 2014 hasmentito tutti. Pur non confermando la finale diChennai, lo spagnolo è infatti riuscito a scalaretante posizioni in classifica, ottenendo il suoprimo risultato di livello a Auckland, dove èstato fermato solo in semifinale da John Isner.

1000 nordamericano, a Miami, ha invecesuperato un top-20 come Jerzy Janowicz e haperso al terzo turno contro Fabio Fognini.In questo modo Bautista si è presentato moltobene alla stagione sul rosso, dove ha sorpresoper la facilità con cui ha saputo dominare unTop-80 come Lukasz Kubot nel primo turno deltorneo di Barcellona, annichilendolo con unnettissimo 6-1 6-0, prima di essere eliminato alturno successivo da Kei Nishikori. Al Masters1000 di Madrid è poi arrivato il miglior risultatodella carriera per Roberto, che è riuscito asuperare uno dopo l'altro Robredo, Verdasco,Kubot e Girlado,

All'Australian Open è poi arrivato quello che finoa questo momento è il più importante risultatosul cemento ottenuto da Bautista: l'incredibilesuccesso per 7-5 al quinto set sul numero 5 delmondo Juan Martin del Potro al secondo turno,gli ha infatti permesso di arrampicarsi fino agliottavi di finale, dove è poi stato superato daGrigor Dimitrov in quattro parziali.Altro importante risultato per il giocatore diCastellon de la Plana è poi arrivato al Masters1000 di Indian Wells, dove ha superato per laseconda volta in carriera Tomas Berdych (inquesto caso in veste di numero 5 del mondo) alsecondo round, e ha perso agli ottavi di finale intre set contro Ernests Gulbis. Nell'altro Masters

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La terza posizione nel ranking spagnolo nonsembra così lontana

conquistando una fantastica semifinale prima diessere confitto da Rafa Nadal per 6-4 6-3.La sconfitta subita all'esordio nel Masters 1000di Roma non ha comunque ridimensionato leambizioni di Bautista Agut, che con il suoranking di numero 28 al mondo sta tentandouna fantastica scalata che potrebbe portarlonella Top-20 mondiale. In questo momento gli spagnoli che loprecedono in classifica sono Nadal (1), Ferrer(5), Robredo (18), Almagro (22), Verdasco (25) eLopez (27). La terza posizione nel rankingspagnolo non sembra quindi così lontana.

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Il tennis in numeri

di Roby Marchesani

1 - I titoli vinti sul rosso da Dimitrov e Nishikoriin carriera (entrambi il 27 aprile, espugnandorispettivamente Bucarest e Barcellona). - I match vinti da Fognini a Madrid in tutta lasua carriera (nel 2008) - Le semifinali raggiunte da Dimitrov neiMasters 1000 – ottenuta nell’edizione di Roma2014

2 - i tornei vinti da Klizan nella sua carrieraprofessionistica (San Pietroburgo 2012 eMonaco 2014), entrambi i titoli ottenutibattendo Fabio Fognini in finale

- le semifinali raggiunte da Raonic nei Masters1000 - le semifinali di David Ferrer nel Masters 1000di casa, quello spagnolo (dopo il 2010, quandofu fermato da Federer, quest’anno è statoeliminato da Nishikori in un match memorabile)

3 - I trionfi di Novak Djokovic al Foro Italico. Ilserbo ha conquistato gli Internazionali d’Italia in3 occasioni (e curiosamente a cadenzatriennale). Nel 2008 ha battuto sul PietrangeliStanislas Wawrinka, mentre nel 2011 e 2014 haottenuto lo scalpo di Rafael Nadal nel centrale.

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- i successi di Alexandr Dolgopolov contro FabioFognini quest’anno, su 3 confronti diretti. A Rio(6-1 6-1), a Indian Wells (6-2 6-4) e Madrid (7-54-6 6-3)

4 - le finali perse da Roger Federer a Montecarlo(2006,’07,’08,’14) – le prime tre da Nadal,l’ultima da Wawrinka. - i tornei vinti da Rafael Nadal a Madrid(2005,’10,’13,’14) – la prima nella TelefonicaArena indoor, le ultime 3 alla Caja Magica - le sconfitte consecutive di Rafael Nadal controNovak Djokovic. La battuta d’arresto nellarecente finale agli Internazionali d’Italia va adaggiungersi a Pechino 2013 (6-3 6-4), al Masters2013 (6-3 6-4) e Miami 2014 (6-3 6-3). Tuttefinali.

5 - i giapponesi entrati nella Top10 mondiale intutta la ultracentenaria storia tennistica. KeiNishikori con la finale raggiunta a Madrid è

- i set consecutivi persi da Nadal controDjokovic, serie interrotta a Roma con la vittoriadel primo set. Gli scontri diretti di Pechino,Masters e Miami erano finite tutte in straightsset per il serbo.

7 - i QF di Gulbis nei Masters 1000, l’ultimoraggiunto a Madrid quest’anno. - le finali vinte in successione da NovakDjokovic nei Masters 1000, con questa di Roma2014. E’ il suo record personale, battendo ilprecedente che si era fermato a 6 nel suoleggendario 2011.

l’ultimo a inserirsi in questo club, ma è il primoa tagliare tale traguardo per il suo paese nell’EraOpen. Gli altri 4 giocatori giapponesi ciriuscirono tutti nel periodo di poco antecedentee di poco successivo alla seconda guerramondiale.

6 - le partecipazioni necessarie a Tommy Haas pertornare a vincere un match al Foro Italico. Dopola finale del 2002, persa da Agassi, il tedescotornò a Roma 5 volte senza mai vincere unpartita. Quest’anno, alla 6° partecipazione dal2002, rompe l’incantesimo negativo, battendoSeppi.

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L’ultimo capace di batterlo in una finale Masters1000 è stato Roger Federer a Cincinnati nel2012, da allora non ha più perso le successive 7finali giocate : Shanghai 2012, Montecarlo 2013,Shanghai 2013, Bercy 2013, Indian Wells 2014,Miami 2014 e Roma 2014. Il record assoluto èdetenuto da Federer e Nadal in coabitazione, aquota 9.

8 - i mesi passati dall’ultimo successo di Nadal suDjokovic. Era la finale degli US Open, che andò acoronare un estate leggendaria per ilmaiorchino.

9 - i titoli vinti sulla terra rossa da MariaSharapova, con l’ultimo conquistato a Madrid

10 - le sconfitte di Almagro contro Nadal, primadella sua vittoria a Barcellona. - i match pointi necessari a Kei Nishikori perestromettere David Ferrer a Madrid, in SFL’ultimo game durato 18 minuti ha visto lospagnolo annullarne 8 prima di arrendersi.

13 - le finali vinte da Novak Djokovic nell’ultimoanno e mezzo (su 15 disputate) - la serie positiva di Fognini in Germania,conclusa dalla sconfitta con Klizan a Monaco diBaviera.

17 - le sconfitte consecutive di Tomas Berdychcontro Nadal, l’ultima a Madrid nei QF. Dopo il famoso QF sempre a Madrid nel 2006,in cui i due vennero quasi alle mani a finematch, il ceko non ha vinto più un match con ilmaiorchino. Solo 3 set strappati su 40 giocati.

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67 - le partecipazioni necessarie a Stanislas Wawrinka pervincere il suo primo Masters 1000, a Montecarlo.

44 - i titoli vinti da Novak Djokovic nella suacarriera, eguagliando Thomas Muster nell’EraOpen - i set consecutivi vinti da Nadal in Catalogna,prima di esser fermato da Almagro nei QF

52 - le semifinali vinte consecutivamente (!) daRafael Nadal sulla terra rossa, a fronte diun'unica sconfitta, partita nell’ormai preistorico2003. Questo mese ha aggiunto la 51° e la 52° traMadrid e Roma (Bautista Agut e Dimitrov ibattuti).

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Atp 2015 - l'erba cresce

di Laura Saggio

L'ATP ha reso noto il calendario per la stagione 2015, tra le diverse novità,spicca la scelta di mettere in programma più i tornei sull'erba.

Uno swing sull'erba di tre settimane. Ilcalendario ATP del 2015 sarà ricordato come ilpiù “verde” di tutti i tempi. Nello specifico sigiocheranno sessantadue tornei divisi pertrentuno Paesi, attraverso sei Continenti. E per la prima volta nella storia del tennis, lastagione sull'erba inizierà l'8 giugno (il giornoseguente la finale del Roland Garros) con ildoppio appuntamento a 's-Hertogenbosch inOlanda e a Stoccarda. I tornei di Halle e del Queen's, in programma lasettimana successiva, muteranno il loro statusda ATP 250 ad ATP 500 e aumenteranno del75% la quantità di punti assegnati ai giocatori

durante la parte di stagione giocata sull'erba.All'interno di queste novità, troviamo anche iltorneo di Nottingham (che arriverà ad avere untabellone di 48 giocatori, rispetto ai 28 dellepassate stagioni) che prenderà il posto diEastbourne e precederà di una settimana il lordverde, Wimbledon. Infine l'ultimoappuntamento che chiuderà la stagione sull'erbasarà ospitato il 13 luglio da Newport.“Il fatto di aver esteso la durata della stagionesull'erba è sicuramente un fatto positivo” - hadichiarato Chris Kermode, presidente ATP-aggiungendo in seconda battuta: “a noi spetta ilcompito e l'impegno di garantire la varietà del

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Insieme agli Stati Uniti, la Cina diventerà la prima nazioneche ospiterà un torneo per ogni categoria: ATP World Tour250 (Shenzhen), ATP 500 (Pechino) e Masters 1000(Shanghai).

gioco e delle superfici durante tutto l'arco dellastagione, e in questa direzione, l'aumento delnumero dei tornei sull'erba segna un grandepasso in avanti”. Proprio a confermare questo intento, volto agarantire varierà di gioco e superfici, l'ATP hadeciso di allestire un bando per assegnare il“posto disponibile” ad una città europea cheinserirà il proprio torneo sulla terra rossa fra il27 aprile e il 4 maggio 2015, prima dei 1000 diMadrid. Inoltre, un ulteriore cambiamento, chepunta sempre in questa direzione, interessa ilprimo torneo di Rio. A riguardo, l'ATP ha già dichiarato che nel 2015il torneo di Rio (in programma da 16 al 22febbraio) verrà inserito fra i 500, affiancato

dai tornei di Buenos Aires e San Paolo, giàpresenti in Brasile. Un'ultima novità da rilevare nel circuito ATPriguarda la Cina, che nel 2015 entrerà a pienotitolo nell'elité del tennis mondiale. Infatti,insieme agli Stati Uniti, la Cina diventerà laprima nazione che ospiterà un torneo per ognicategoria: ATP World Tour 250 (Shenzhen),ATP World Tour 500 (Pechino) e ATP WorldTour Masters 1000 (Shanghai). Un anno ricco disorprese dunque il 2015, che vedràinevitabilmente l'erba regina corteggiare il suoRe, l'indiscusso numero 1 dell'ultimo decenniosull'erba, che potrà sfruttare i punti e ilcalendario favorevole per risalire, e chissà forsechiudere al top, la propria eccezionale carriera.

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Donna e coach, saràpossibile?

di Franca Angelini

“Non ci sarebbe la Wta se non ci fosse stata Billie JeanKing”?

Quante volte è stato scritto... “Non ci sarebbe laWta se non ci fosse stata Billie Jean King”?. Leiche ha permesso alle giocatrici di oggi diguadagnare milioni di dollari impugnando unaracchetta e che si è sempre battuta per avereparità di montepremi ed esposizione mediaticafra uomini e donne, questa volta ha mollato unceffone virtuale proprio alle tennistedichiarando: «Le giocatrici stanno facendo ungrande errore a non assumere più coachdonna». Ai tempi di Billie Jean, gli uomini, e chiunquefosse coinvolto nel tennis, non avevano moltaconsiderazione del tennis femminile e ancora di

meno dell’idea di allenare delle ragazze. Ma conil passare degli anni, l’aumento della popolaritàdi questo sport è cresciuto al punto dapromuoverlo nello sport femminile più popolaree pagato. Per crederci basta considerare ilnumero di tornei giocati, le ore di coperturatelevisiva e la quantità di euro e dollari investitadagli sponsor. Nella classifica di Forbes, quelladegli atleti più pagati al mondo, le uniche donnepresenti sono tenniste. Se sei una ragazza, iltennis è lo sport che ti può far diventare ricca. Edove c’è denaro non c’è pregiudizio che tenga:allenare delle giocatrici per molti allenatori eradiventato economicamente interessante.

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Ma per una donna coach?«Ho allenato Tim Mayotte e un paio di altrigiocatori, ma nessuno chiede a noi donne diallenare», ha raccontato la King a Russel Furrerdi BBC Sport. «È un grande errore perché noisiamo una grande risorsa, dovrebberochiedercelo. Invece, nessuna viene da me e midice “Mi aiuteresti con il mio gioco?”, l’ultima achiedermelo è stata Martina Navratilova negliultimi anni della sua carriera di singolarista».Nel mondo ATP solo Mikhail Kukushkin e DenisIstomin hanno una allenatrice, rispettivamentela moglie e la mamma. Mentre Llodra quando haavuto per qualche mese al fianco AmelieMauresmo ha raggiunto i quarti al Queen’s e

vinto Eastbourne.Se non stupisce più di tanto che gli uomini sianoallenati da uomini, può invece suonare un po’strano che nella Wta, fra prime 30 giocatrici,solo la russa Elena Makarova ha al suo angolouna coach, Evgenia Manyukova. Mentre MartinaHingis prosegue con brevi consulenze per variegiocatrici (Wickmaier, Putinseva,Pavlyuchenkova) e anche se in modo nonufficiale con Sabine Lisicki (forse più comepartner di doppio che come vero coach). Lafrancese Natalie Tauziat dopo aver lavorato conla stellina nascente della Wta Eugenie Bouchard,segue ora l’altra canadese Wozniak.Per le giocatrici di vertice è ancora più raro equando capita si tratta di tenniste russe concoach russe, come è stato per Olga Morozova cheha allenato Dementieva e Kuznetsova.Quest’ultima ha poi vinto Parigi con LarisaSavchenko nel suo angolo. Per Kuznetsova non èsoprendente che le allenatrici siano spessorusse. La mette sul patriottico: «Le nostre nonneavevano cura dei figli e mentre con una manogiravano la zuppa, nell’altra tenevano il fucile. InRussia le donne hanno sempre avuto una vitadura, è per questo che hanno un carattere forte esanno affrontare qualsiasi situazione».Perché sono cosí poche? Le risposte giranosempre intorno a tre motivi: questione culturale,

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scelta di vita e anche per fattori economici. Ilmotivo culturale è la ragione principale per laKing. «Ci è stato insegnato che non siamo bravein queste cose. Siamo cresciute vedendo ilmondo attraverso gli occhi degli uomini. Si puòdire che è un bene o un male – non importa –ma il punto è che questo è il modo in cuipercepiamo il mondo, perché gli uomini hannoscritto la storia e deciso anche cosa si sarebbevisto in tivvù».Martina Navratilova che ha spesso fatto la vocetecnica per Tennis Channel sottolinea come leisia stata allenata da alcune «delle più grandimenti del tennis». Billie Jean King è fra queste.«Perciò a meno che io non sia una stupida,dovrei essere capace di trasferire questaconoscenza». Invece racconta come una volta siastata scartata da una possibile collaborazione,con la motivazione di non aver mai allenatoprima. Mentre Murray, sottolinea Martina, havoluto come coach Lendl anche se l’ex-cecoslovacco non aveva mai allenato.

Però gli uomini non hanno il ruolo tradizionaledel prendersi cura della famiglia. Alcuni uominiaiutano a casa ma sono le madri quelle chepassano più tempo ad averne cura»... Dite,avevamo davvero bisogno di un professoreamericano per saperlo?Sul blog american Women Who Serve, DianaDees scrive: “Io credo che ci sia del sessismo, inun modo molto più ampio e più profondo diquanto qualcuno potrebbe pensare. Se un uomolascia la sua famiglie e viaggia per lavoro èconsiderato un buon padre, ma se lo fanno ledonne, sono considerate cattive madri”.

Stessa cosa quando Roddick chiese a Connors dilavorare con lui.Anche Martina Navratilova si schiera per unproblema culturale. «Come potevano sapere cheio non fossi in grado di farlo?», e aggiunge, «Gliuomini hanno più credito. Loro devonodimostrare che non sanno allenare, piuttosto cheil contrario».E se c’è di mezzo un problema culturale vuoi chenon si trovi un professore universitario che ciabbia fatto sopra uno studio? Eccolo: JeffreyGerson, professore alla Università delMassachusetts Lowell «Ci sono molti aspetti nonattraenti nella vita di un coach per una donna,ma anche per un uomo.

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Per Tracy Austin invece dipende più da unascelta di vita. L’ex n.1 per alcuni anni ha allenatodelle juniores come coach della federtennis Usa.«Ho tre figli che hanno bisogno della miaattenzione, ho provato a continuare ad allenarema solo part-time. Si viaggia troppo se hai unafamiglia». Allenare significa avere la valigia inmano per nove mesi l’anno. E se sei una ex-giocatrice e per tutta la tua vita non hai fattoaltro che viaggiare, e pensi a una vita diversa,non c’è dubbio, l’idea di fare il coach non èparticolarmente attraente.Sono poche le donne che allenano a tempopieno. Fra le top 100 forse se ne trovano dieci.Una di queste è Biljana Veselinovic: «Non èfacile, più di 35 settimane lontane da casa, èdura se hai una famiglia. Specialmente per chi èmadre con bambini piccoli. Come ci si riesce?Hai bisogno dell’aiuto di nonni, mariti, baby-sitter per cucinare e badare ai bimbi». LaVaselinovic ha lavorato 5 anni con Srebotnik, trecon Lucie Safarova, per qualche mese anche conNadia Petrova e per 8 anni è stata capitana di

senza diventare per loro una seconda madre.Le “mamme ufficiali” potrebbero non gradire...Così, almeno, si sussurrava per la fine dellacollaborazione fra Elena Dementieva e OlgaMorozova. Dopo che la bella Elena avevaraggiunto due finali di Slam nello stesso anno, asorpresa la loro collaborazione terminò e da quelmomento la russa scelse solo uomini, quandonon era la madre stessa a farle da coach. Judy Murray vorrebbe provare a cambiarequalche cosa nel mondo degli allenatori: «Noidonne coach siamo praticamente 1 a 10 con icoach di sesso maschile, ed è un qualcosa cui mipiacerebbe molto provare a rimediare».

Forse la questione del tempo da passare lontanodalla famiglia può spiegare come mai pochelavorino nel circuito Wta, mentre molte,soprattutto ex-giocatrici con un passato disuccesso, abbiano invece accettato il ruolo dicapitano di Fed Cup: Mauresmo per la Francia, ecome lei M.J. Fernandez (Usa), Rittner(Germania), Devries (Belgio), Molik (Australia),Concita Martinez (Spagna) e Anastasia Miskyna(Russia). La Fed Cup impegna poche settimanel’anno e può dare grandi soddisfazioni. Unperfetto compromesso. Judy Murray è ilcapitano di Fed Cup per la Gran Bretagna. Lamamma di Murray ha instaurato con le suegiovani giocatrici un rapporto di fiducia erispetto,

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Una donna dovrebbe riuscire a relazionarsimeglio con le emozioni e le difficoltà cheaffrontano le giocatrici e la presenza di piùdonne all’angolo delle tenniste, secondo RichardWilliams, papà di Serena e Venus, sarebbepositivo per l’ambiente diminuendo la presenzadi padri violenti. In effetti, ancora non si èsentito il caso di una mamma cui la Wta abbiavietato di avvicinarsi alla figlia durante losvolgimento di un torneo, mentre sono semprestati dei padri ad alzare le mani sulle figlie. I casipiù famosi? Dokic, Pierce, Rezai... Altro aspettosottolineato da papà Williams: ci sarebberomeno rischi di vedere una relazione fra coach etennista trasformarsi in un una relazione

sessuale. «Abbiamo visto i danni provocati dagliuomini su queste giovani donne, più di quantouna donna coach potrebbe mai fare, in qualsiasicircostanza».Con Williams è d’accordo anche la Navratilova:«Vi sono troppi coach coinvolti in relazionesentimentali con le giocatrici. Forse può aiutarlenel breve periodo, ma certamente farà male alungo termine. Quella fra coach e giocatrice nonè una relazione alla pari. Il coach è una figura diautorità e molte ragazzine spesso non hannoancora 18 anni». Poi ci sono aspetti difficili daspiegare ma che fanno parte della psicologiafemminile: una donna può essere fin tropposensibile, e alcune giocatrici preferiscono unallenatore solo perché con lui è più difficilearrabbiarsi. Per fortuna non tutte la pensanocosì. La russa Galina Voskobeva è passata dallaposizione 621 alla 49 con accanto Alina Jidkova:«Può capitare che ti alzi la mattina e non ti senticarina. Una donna ti capisce, un uomo pensache sei pazza». Oltre a tutte queste ragioni, c’è anche unalimitata offerta di lavoro dovuta a una questionepuramente economica. L’americano Brad Gilbert(ha allenato Agassi, Roddick e Murray ora ècommentatore Tv) sottolinea come gli uomini siallenino senza problemi con gli altri giocatori,mentre le ragazze preferiscono un allenamentospecifico.

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L'arte dell'insegnamento

di Andrea Guarracino

Aspettare il momento giusto per dispensare il sapere,senza disperderlo nel vento dell’oblio.

C’era una volta, molti anni fa, una scuola di tirocon l’arco diretta da un grande maestro zen. Ungiorno si presentò alla scuola un giovane allievo.Egli si recò dal maestro dicendogli : “buongiornomaestro sono venuto per la mia prima lezione ditiro con l’arco, che cosa devo fare oggi ?“. Ilmaestro lo guardò con attenzione e disse:”benissimo, questo è l’arco,queste sono le frecce,quello lì in fondo è il bersaglio, prova a colpirlo “.Il giovane, entusiasta di poter subito provare atirare le frecce, si reca davanti al suo bersaglioprovando per più di un’ora a colpirlo, mamalgrado tutti i suoi sforzi non riesce neancheuna volta a centrarlo. Esausto riporta tutto almaestro, che gli da appuntamento per il giornoseguente. Il giovane si ripresenta ancoral’indomani davanti al maestro zen dicendo:“buongiorno maestro sono venuto per la miaseconda lezione, oggi che cosa mi aspetta?“. Ilmaestro lo osserva ancora più attentamente delgiorno precedente e gli dice: “benissimo prendiquest’arco e queste frecce e prova a colpire il

secondo bersaglio lì in fondo”.Il giovane prova ancora per più di un’ora acolpirlo senza riuscirci neanche questa volta. Equesta storia si ripete nelle successive lezioni. Ladecima volta il giovane si presenta per la lezionee disperato si rivolge così al maestro: “maestro laprego mi aiuti, sono molte ore che provo acolpire il bersaglio, ma non sono ancora riuscitoa colpirlo nemmeno una volta, la prego, la prego,la prego, mi dica come posso fare a riuscirci”.Il maestro prontamente gli risponde: “ impugnal’arco in questo modo, tendi la freccia inquest’altro modo, rilassati, fai un bel respiro escocca il tiro”.Il giovane si reca immediatamente davanti albersaglio e, seguendo alla lettera i consigli delsuo maestro, scocca il tiro: centro perfetto. Entusiasta corre dal maestro esclamando:“maestro è fantastico ho fatto un centro perfetto,ma perché non mi detto subito come fare?“. Ilmaestro lo osserva attentamente e con calmaserafica gli risponde: “ se ti avessi detto subitocome fare, non lo avresti mai fatto “. Ecco è tuttaqui l’arte per trasmettere la conoscenza,aspettare il momento giusto per dispensare ilsapere, senza disperderlo nel vento dell’oblio.

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Se sarai felice vincerai

di Stefano Massari, Mental Coach

Non sarai felice perché vincerai, ma vincerai perché saraifelice.

La scorsa settimana ho guardato la finale deltorneo di Charleston tra la Petkovic e laCepalova. Mi piace guardare il tennis giocato suterra verde. Il colore del campo, per me abituatoal rosso argilla dei terreni nostrani, ha qualcosadi onirico e surreale. La cosa che mi ha colpito dipiù, tuttavia, non è stato il verde della terra eneppure il buon tennis delle due finaliste. Sonorimasto incantato dal discorso finale di AndreaPetkovic, da quel sorriso bello come il riposo diun viaggiatore che ha fatto molta strada, dallasua voce netta, pulita, con un timbro quasimascolino.Mentre parlava, Andrea, reggeva un mazzo difiori e lo faceva senza grazia, quasi fosse la primavolta che le capitava, eppure anche questo gestostatico e un po’ goffo aggiungeva onestà e

verità a quanto stava dicendo. Si è prima di tuttocongratulata con l’avversaria e il suo tono nonaveva niente di formale o dovuto. Ha ricordato che la Cepalova, che ha solovent’anni, si è presentata a Charleston da sola,senza sponsor e dunque senza coach né parential seguito e si è detta ammirata da tantocoraggio. Si è poi rivolta ai suoi familiari e al suo coach perricordare, senza perdere il sorriso, i momenti piùdifficili, quelli in cui i suoi numerosi infortunil’hanno tenuta lontana dalle competizioni e fattasprofondare in classifica. Infine, ha ringraziatogli organizzatori di quello che ha definito unodei più bei tornei del mondo ed anche in questofrangente, quando il contenuto è risultato banaleanche ai miei occhi ormai persi, è stata semplicee affettuosa.Colpito da tanta spontaneità e, lo ammetto, datanta bellezza, sono andato a cercare notizie sudi lei ed ho trovato, in diversi articoli, quello chesenza sapere sapevo, quello che senza neanchetrasformare in pensiero avevo tuttavia intuito ericonosciuto.

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Nata in Bosnia 23 anni fa, Andrea riparò in Germania con igenitori durante la Guerra dei Balcani. Brava a scuola, ètuttora iscritta alla facoltà di Scienze Politiche. Nonostantediversi infortuni, che la hanno fatta precipitare dal nonoposto della classifica mondiale nel 2011 a oltre il centesimonel 2012, è oggi di nuovo tra le prime quaranta tenniste delmondo. Sembra che, dopo le Olimpiadi del 2016, vogliaabbandonare il tennis e iscriversi a una famosa scuola digiornalismo, diventare giornalista e poi, forse, entrareaddirittura in politica per fondare il partito che non c’è,ovvero quello che fa gli interessi dei popoli e in particolaredei giovani. Suona la chitarra e la batteria e dice che questostrumento, allenando la coordinazione, le serve anche pergiocare meglio a tennis. Ama Goethe, genio della scrittura, eChe Guevara, genio del combattimento.Sono in molti a ritenere che, se Andrea si fosse dedicataesclusivamente al tennis, avrebbe raggiunto vette ancora piùalte. Tuttavia, a chi la pensa così, lei risponde che, se nonavesse fatto tutte queste cose, non sarebbe mai diventata unabuona tennista. “Sono il tipo di persona” dice “che habisogno di allenare non solo il corpo ma anche la mente el’anima.”Il lavoro di coaching che svolgo con gli sportivi, soprattuttoquelli giovani, è una quotidiana dimostrazione del fatto cheAndrea Petkovic, pur avendo soltanto 23 anni, è già moltosaggia.

Il successo come processo, come percorso professionale, ma prima di tutto umano.

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Perché chi riesce ad avere una vita anche fuoridal campo, vale a dire un rapporto decente conla scuola e con il mondo del sapere (che nonsono la stessa cosa), interessi come la musica,oppure il cinema o la pittura o il mare o lafotografia, dei buoni amici e se possibile unamore, è prima di tutto una persona più felice edin secondo luogo anche un atleta migliore.Rileggendo le interviste di Andrea, sembraemergere come un filo: quello del senso, delsignificato. Penso alla sua ammirazione per ilcoraggio della giovanissima Cepalova, aCharleston senza sponsor, parenti o allenatori emi viene naturale collegarla con il desiderio, oforse dovrei dire vocazione, di Andrea dioccuparsi dei giovani e di dare risposta

alle loro domande più profonde attraverso ilgiornalismo e la politica.Per opposizione, mi vengono in mente alcunigenitori che, nella smania di vedersi realizzatiattraverso il successo dei figli, li spingono adedicarsi al tennis in maniera ossessiva,monotematica. So bene che, se si guarda oltre aquesto non proprio sano processo diidentificazione, si vede il grande amore di unpadre o di una madre. Questo amore, tuttavia, siesprime rimbalzando dalla parte sbagliata,quella dei risultati, della pressione sulla vittoriae dunque dell’ansia. Allora il tennis diventa nonsolo la cosa più importante della vita maaddirittura l’unica e dunque un’esperienza cheinvece di arricchire, toglie, priva. Gli atleti che,come Andrea, allenano l’anima e non solo ilcorpo, hanno un grandissimo vantaggio rispettoagli altri. Perché riescono a far tesoro sul campodelle competenze acquisite altrove (magarisuonando la batteria), e a scuola o in famiglia osul lavoro delle competenze che maturano sulcampo da tennis.Nel sorriso di Andrea Pektovic, che arriva daldolore degli infortuni, dalla lotta per risalireattraverso i tornei minori e dunque da nottipassate in alberghi con le pareti scrostate e irubinetti sgocciolanti e da partite giocate suterreni che paiono trappole per caviglie, c’è unnuovo concetto di successo.

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L'infortunio

di Amanda Gesualdi

L’Atleta è prima di tutto un essere umano, con emozioni, sensazioni, uninfinito mondo interiore in continuo mutamento e assestamento

L’Atleta è prima di tutto un essere umano, conemozioni, sensazioni, un infinito mondointeriore in continuo mutamento eassestamento. Se siamo centrati ed in equilibrio,la possibilità di incorrere in infortunio oincidenti è praticamente nulla, diversamente, laeventuale mancanza di stabilità psico-fisica cirenderà più soggetti a problematiche comecontratture, strappi, malesseri di varia natura.Non esiste il caso o la “sfiga”, ma tutto si muovesecondo le leggi della natura di cui l’uomo èparte integrante. Va anche considerato che, nontutti ci ammaliamo delle stesse cose, e non tuttici contraiamo negli stessi gruppi muscolari, è

questo accade perché ognuno di noi è unico!L’INFORTUNIO è la via scelta dalla natura perinviarci un messaggio: ”Attenzione qualcosa nonva! Fermati e riconsidera ciò che stai facendo eciò che dovresti fare!” Da un infortunio siimpara sempre qualcosa. Nella vita il ciclo dellevittorie e delle sconfitte, delle conquiste e dellerinunce è una costante alla quale non possiamoopporci. In caso d’infortunio o di crisi, è beneaccettare l’ostacolo come si accetta un eventonaturale: bisogna metterlo a frutto econsiderarlo un’opportunità per riflettere su sestessi, sulla propria attività sportiva e sul comela stiamo vivendo in questo preciso momentostorico.

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Un incidente sconvolge nel profondo l’universo in cui vive l’atleta,oltre ad apportare una deficienza fisica, favorisce l’insorgere diuna complessa serie di stati d’animo: insicurezza, depressione,rabbia, timore, tensione, ansia e panico.

II momento doloroso che accompagna e segueun infortunio costituisce un’occasione perrivedere le tecniche d’allenamento, intendendo eincludendo anche la strategia, la preparazionefisica e mentale, l’alimentazione. Un incidentesconvolge nel profondo l’universo in cui vivel’atleta, oltre ad apportare una deficienza fisica,favorisce l’insorgere di una complessa serie distati d’animo: insicurezza, depressione, rabbia,timore, tensione, ansia e panico.Queste risposte psicopatologiche all’infortuniocreano a loro volta stress, rendendo ancora piùacuta la sofferenza fisica. Gli atleti infortunatipassano attraverso cinque fasi di elaborazionedel trauma fisico subito. La prima fase è quelladella negazione. “No a me non può succedere”,“Non c’è problema, non è così grave”.

Ben presto però si deve affrontare la realtà:l’infortunio ha minato la possibilità diimpegnarsi al meglio o addirittura d’impegnarsidel tutto. Ecco che bruscamente subentra laseconda fase: la rabbia. “Dannazione! Perchéproprio a me? Perché proprio adesso?” A questopunto, spesso sopravviene il panico, e quindi lasofferenza si intensifica. Segue una fase di“contrazione”, in cui si fanno voti “se guarirò,non farò mai più la tal cosa….” nella speranza difar cessare il dolore.Subentra allora una fase di depressione. Ci sirende conto che non c’è nulla da fare, che non sipotrà competere: il rischio in questo frangente, èdi chiudersi in se stessi, di autocompatirsi. Lavera guarigione di solito coincide con la fase di

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accettazione “Mi sono infortunato, ma la vita continua”,“Tornerò più forte di prima, ce la farò!”. Tuttavia, prima digiungere a questo punto, la mente passa dall’una all’altradelle prime quattro fasi.L’infortunio crea un terreno fertile per lo stress e lafrustrazione. Per sfuggire alla paura, concentratevi sugliaspetti positivi della vostra vita. Pensate a quegli atleti che,pur essendosi trovati nella vostra stessa condizione, nonsoltanto sono guariti completamente, ma sono anche tornatia gareggiare e a vincere. Un infortunio è ancheun’opportunità da sfruttare in piena consapevolezza: viconsente infatti di riposare, magari recuperando alcuniaspetti della vostra vita che avete trascurato a causa di unrigoroso programma di allenamento. La convalescenza è unmomento ideale per valutare la vostra vita in modo obiettivo:rivedete le mete che vi siete prefissi di raggiungere, ridefinitee confermate le priorità. Provate a vedere il bicchiere mezzopieno ed assaporate la libertà dall’impegno costante diottenere buoni risultati. Se modificate il punto di vista da cuiguardare la vostra crisi, le sensazioni di tensione e di disagiodiminuiranno, facilitando così il processo di guarigione. Non opponetevi agli inevitabili cicli negativi, bensìaccettateli. Subire una perdita, (che riguardi il lavoro,l’amicizia, la casa, l’amore) significa dover attraversare lecinque fasi: negazione, rabbia, contrattazione, depressione,

L’infortunio crea un terreno fertile per lo stress e la frustrazione.

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Guarire significa diventare consapevoli. Significaallargare le proprie prospettive, smettere di guardareindietro.

accettazione. Datevi il tempo di esplorare ognuna di esse. Nonpotete saltarle o affrettare il processo dellaguarigione.Per una guarigione totale, ovvero sia nel somache nella psiche, è fondamentale un lavoro dicoaching costante! Guarire significa diventare consapevoli. Significaallargare le proprie prospettive, smettere diguardare indietro, rimanendo intrappolati nelpassato, ma vivere nel presente, tenendoci diriserva un sogno per il futuro. Cambiarel’immagine di noi stessi è il nostro vero compito.Nel corso della nostra vita, abbiamo lapossibilità di “morire” e “rinascere” tante volte.

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Djokovic pubblica il Suo libro!Vuoi sapere di cosa si racconta?

di Stefania Grosheva

Se sei un fan di questo giocatore, già puoi andare in libreria atrovare "Serve to win", il libro scritto per il tennista serbo

Il tema principale del libro è il trattamento dellasua dieta e dei suoi segreti, poiché in base adesso, lo ha aiutato a "fare la differenza nella miacarriera e nella mia vita".Il serbo ha dato vita al suo regime nell'arco didiversi anni per " trovare il cibo giusto per ilcorpo di un atleta", come indica in premessa. Lafondazione della sua dieta è basataprincipalmente sulla eliminazione del glutine.Un aspetto nutrizionale che gli esperti non hamai fatto troppa enfasi, che sta cominciando acambiare da un paio di anni, in vista di alcunistudi sulla dieta in materia e la sua divulgazioneche i personaggi pubblici fanno.

Un 'boom' che si è trascinato per l'industriaalimentaria, come testimonia l'aumento dellevendite di prodotti senza glutine nelle grandicatene dei supermercati.La maggior parte di queste indagini riguardanoil mangiare cibi con un alto indice glicemico. La'dieta delle stelle', così chiamata perché l'hannofatta personaggi famosi come Lady Gaga, KimKardashian ,Gwyneth Paltrow ,VictoriaBeckham e Rachel Weisz, è simile a quella delglutine, anche se non sono intolleranti al glutine.Quelli che lo praticano non solo evidenziano lesue proprietà di perdita di peso, ma anche icambiamenti positivi nel benessere fisico e

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"Questa dieta mi ha permesso di sentirmipiù leggero, più sano e più concentrato"

mentale. Djokovic, ora aggiunge che "aiuta amigliorare le prestazioni atletiche"."Questa dieta mi ha permesso di sentirmi piùleggero, più sano e più concentrato", ha aggiuntoil giocatore. Fornire la consulenza necessaria perraggiungere il peso corporeo ideale è uno degliobiettivi del servire per vincere, seguendo ilpiano proposto per il giocatore, si può arrivare arealizzare " in solo 14 giorni". Tuttavia, la perditadi peso non è l'unica sfida che mira a contribuireal suo libro. Suggerimenti per ridurre lo stress erimanere in forma con altri esercizi fisici sonoaltri temi proposti da Djokovic dalla suaesperienza personale.Visto da fuori, tutti sapevamo che Nole conduceuno stile di vita sano, ma non i suoi segreti. Orali possiamo conoscere.

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La racchetta del futuro

di Francesca Cicchitti

Una racchetta di ultima generazione che rivoluzionerà ilmondo del tennis

Sarà capitato anche a voi, e chissà quante volte,di uscire dal campo dopo aver giocato unapartita a tennis, e di chiedervi quale sia il vostro“vero”, “effettivo” livello di gioco. E se e quantosiete migliorati... E che cosa altro potreste fareper affinare, perfezionare, crescere le vostrecapacità tennistiche. Ora una risposta rapida ecertificata è possibile, e va oltre le vostresensazioni e i complimenti che potreste ricevere.Basta avere lo strumento giusto. La nuovaracchetta della Babolat, la casa francese che dal1875 è uno dei leader mondiali del settore. Comincia la rivoluzione. Una racchetta di

ultima generazione che rivoluzionerà il mondodel tennis. Dicono questo della "Babolat PlayPure Drive", e per quanto ci riguarda il primoaggettivo per definirla è “incredibile”. Unaracchetta del futuro, una racchetta “connessa colmondo”, in grado registrare tutti i colpi duranteuna competizione o semplicemente durante unallenamento, per poi rianalizzarli e potermigliorare la propria tecnica. La "Babolat Play Pure Drive" è nei negozi diattrezzature sportive italiani dal 19 maggioscorso, e gli Internazionali hanno fornitol’occasione per pre- sentarla. Schierati i verticidell’azienda francese, con in testa Eric Babolat,

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presidente e direttore generale, e Riccardo Pietra presidenteBabolat Italia, mentre Adriana Serra Zanetti (che fu n.38WTA) è stata invitata per raccontare la sua esperienza. Èstata una delle prime a testare la racchetta, anche con gliallievi della sua scuola tennis.Ci sono voluti dieci anni di studio, ricerche e di test, primache la Babolat arrivasse a presentare ufficialmente la “Play”.Circa 50 ingegneri hanno lavorato al progetto, senza contaregli innumerevoli tennisti che hanno fatto da “cavie”. Adessola racchetta è pronta per essere utilizza e il suofunzionamento è molto semplice. All'interno del manico è stato introdotto un sensore che unavolta acceso raccoglierà tutte le attività svolte dal giocatore:la potenza del tiro, le zone di impatto della palla sull'ovale, iltipo di colpi effettuati, dritto, rovescio, smash, volée, l'effettodato alla palla, il tempo di gioco effettivo e quello totale, latecnica, la resistenza, l'energia e la durata degli scambi.Rivedere e analizzare quello che il sensore ha registrato, èpossibile tramite un’applicazione scaricata sul propriodispositivo elettronico, che può essere uno smart-phone, uniPad o un computer (applicazione valida sia per apple, siaper android). I dati registrati vengono riversati mediante connessionebluetooth o cavo USB, poi sarà possibile vedere come si ègiocato e migliorare il proprio livello.

Ci sono voluti dieci anni di studio, ricerche e ditest, prima che la Babolat arrivasse a presentareufficialmente la “Play

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Con le racchette connesse, la storia deltennis sta per vivere una grande svolta

E un giorno saremo tutti connessi «Con leracchette connesse, la storia del tennis sta pervivere una grande svolta», dice convinto EricBabolat. «E la prima al mondo è Babolat Play.Sono certo che in un prossimo futuro, tutte leracchette da tennis saranno connesse». Laraccolta dei dati per analizzare il proprio gioco ela propria tecnica è un nuovo concetto neltennis, che però è già presente in altri sport:come ciclismo e discipline podistiche, che sisono evoluti grazie alle tecnologie di“quantificazione individuale”. «Nel tennis, comein altri sport, condividere e confrontare leproprie esperienze grazie a strumenti digitali,diventerà la norma», sostiene Eric Babolat. «Noiforniamo informazioni obiettive che consentonoai giocatori di interpretare le proprie

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La Babolat Play ha anche un risvolto“social”

La Babolat Play ha anche un risvolto “social”. Èpossibile infatti iscriversi alla "Community" perpoter confrontare il proprio livello con quellodegli altri giocatori, con degli amici, persino coni grandi campioni come Nadal, Tsonga e Li Na.Sfidarsi provoca effetti positivi: aumental'entusiasmo, la voglia di migliorare e quindi ci sisente più motivati. Si è scelta la Pure Drive, periniziare, poiché tra le varie racchette Babolat èquella più versatile. «Ma in futuro», dice EricBabolat, «non è escluso che metteremo ilsensore anche negli altri modelli». Le specifichedella racchetta "Babolat Play Pure Drive", sonoidentiche a quella standard, cioè quella priva disensore: ovale 645 cm2, peso 300 gr., misuregrip 1-5. Il prezzo di listino è di € 399.

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