Tennis World (Italia) - numero 17

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TENNIS WORLD Si allena felice come un bambino, Roger. MONFILS Si è sentito tradito da chi ama profondamente: il tennis. MUGURUZA Prendere la giusta decisione sarà fondamentale per il mio futuro SHARAPOVA L’ultimo Roland Garros è stato assai eloquente N° 17 - giugno 2014

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- Federer e l'arte del dramma - Intervista alla Muguruza - Intervista a Gulbis - La Mauresmo parla della nuova avventura Murray - Genitori e figli nel tennis - Townsend: mangia troppo? e Grasso è bello: lo dicono le tenniste E molto altro ancora ... ** La rivista mensile gratuita Tennis World Magazine, già disponibile in versione html, pdf (scaricabile) e facebook, è da oggi disponibile anche su Apple ed Android.

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TENNIS WORLD

Si allena felice come un bambino, Roger.

MONFILS

Si è sentito tradito da chiama profondamente: iltennis.

MUGURUZA

Prendere la giusta decisionesarà fondamentale per ilmio futuro

SHARAPOVA

L’ultimo Roland Garros èstato assai eloquente

N° 17 - giugno 2014

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Wimbledon

di Roberto Marchesani

Ripercorriamo insieme le 5 finali maschili più belle

Wimbledon, il torneo più prestigioso al mondo ela storia del tennis ha vissuto molte delle paginepiù belle della sua avventura sui prati londinesi.Ripercorriamo insieme le 5 finali maschili piùbelle che siano mai state giocate nella sua storia.

Ashe-Connors 1975La finale del 1975 rimarrà ineguagliabile per ilsuo significato e per la sorpresa, cheprobabilmente resta ancora oggi tra le più grandidella storia del torneo. Ashe e Connors, il buonoe il cattivo.I due sono da tempo contro anche in tribunale,

causa contrasti nel governo del gioco, con Asheprincipale referente dell’Atp e Connors cheinvece si distaccava sempre, da tutto e da tutti.La resa dei conti, la sfida più importante, la sigioca sul Centre Court, il 5 luglio di quell’anno.Pochi giocatori – a parte Tilden e forse Borg sulrosso – hanno raggiunto un aura di imbattibilitàcosi lucente come quella di Jimmy Connors aWimbledon 1975. Aveva dominato la stagioneprecedente ed era approdato in finale in modofavoloso, senza cedere un set. Nell’ultimo anno emezzo in 133 partite ne aveva perse soltanto 5.Aveva distrutto Ashe nei 3 precedenti. Insommaera una finale scontata, che doveva incoronare il

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E’ un capolavoro paragonabile al Rumble in theJungle di pochi mesi prima, che riportòMuhammad Ali’ sul tetto mondiale dei massimi.

giovane nuovo fenomeno del tennis mondiale(solo 23 anni) e respingere il vecchio campione,che avrebbe compiuto 32 anni a breve. Ma ilmatch è un capolavoro di tattica e di intelligenzadi Mr. Ashe. Incredibile ma vero, la finale duraappena 125 minuti. Incredibile, ma vero, la vincelui. O meglio, l’altro, quello buono. Ashe divenneil primo nero a vincere Wimbledon rifilando unalezione severissima al n°1 del mondo, 6-1 6-1 5-76-4.E’ un capolavoro paragonabile al Rumble in theJungle di pochi mesi prima, che riportòMuhammad Ali’ sul tetto mondiale dei massimi.Ashe ebbe l’astuzia di neutralizzare l’imbattibilegioco fatto di fendenti da fondocampo diConnors e sfruttò la disabitudine dell’americano

di colpire palle senza peso, “soft”. Colpendo suldritto di Connors e alternando palle morbide aimprovvisi cambi di ritmo, Ashe quasi umiliò ilsuo avversario. Lo stupore del campo centraledopo i primi due set è stato un qualcosa dimemorabile. Quella partita segnò un punto disvolta per Connors, dividendo quello che erastato prima da quello che sarebbe stato dopo.

Borg-McEnroe 1980Due mondi contro, che più diversi uno dall’altronon si poteva. Il fuoco e il ghiaccio. Eranol’opposto in tutto e per tutto, McEnroe e Borg,ma quel pomeriggio – sempre 5 luglio, ma di 5anni dopo, 1980 – giocarono una tra le piùemozionanti partite di tennis mai disputate.

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Il tie-break del 4° set è un pezzo di leggenda sportiva. 34punti indimenticabili, ciliegina della torta di un matchgrandioso, teso e incerto fino all’ultimo punto. McEnroe –campione degli US Open, 21 anni – lo sfidante contro il Re, 4volte campione a Wimbledon, imbattuto dal ’76 a ChurchRoad e incontrastato n°1 del tennis mondiale. Uno mancino,l’altro destro. Uno monomane, l’altro bimane. Uno irascibileall’ennesima potenza, l’altro impassibile all’ennesimapotenza. Uno poliedrico in tutte le sue espressioni, l’altro unasfinge senza emozioni. Uno geniale, attaccante, adattissimo avincere sui prati (lo sfidante), l’altro robotico, difensore, unmuro invalicabile vincente sui prati (il campione). Era unospettacolo nello spettacolo. Chi c’era quel pomeriggio lo sabene.McEnroe parte in modo divino, non facendola vedereall’avversario, 6-1 in 20 minuti, e per larghi tratti comanda ilgioco anche nel secondo set, che forse avrebbe meritato divincere, perdendolo sul filo 7-5. Borg chiude il terzo e siarriva nel 4° set dove la partita esplode. Quando Borg è alservizio sul 5-4 40-15 con due championship point nessunopuò immaginare che la partita vivrà i 40 minuti piùstraordinari della storia di Wimbledon. McEnroe con 3vincenti si riporta sotto e trascina tutto in un tie-break chenon ha bisogno di aggettivi. The Genius annulla altri 5match-point (tre in modo clamoroso, uno con un nastro

Uno monomane, l’altro bimane. Uno irascibile all’ennesima potenza, l’altro impassibile all’ennesima potenza.

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beffardo) e chiude 18-16 !!! Sembra il sorpassoper l’americano, ma Borg non cede di testa efirma l’apoteosi 8-6 al quinto con un leggendariopassante incrociato di rovescio. Forse lafotografia di una carriera. E’ il 5° titoloconsecutivo – l’ultimo di Borg.

Edberg-Becker 1988Forse questa, tra le cinque, è quella meno“meritevole”. O meglio ce ne sarebbero diverseche potrebbero rivendicare di esserle migliore,nel complesso, considerando peso storico,pathos, equilibrio ecc..ecc.. Penso al Federer-Nadal 2007 (una delle migliori sotto il punto divista squisitamente tecnico), o al Connors-

McEnroe 1982 piuttosto che a diverse finali diSampras, ma premiamo la prima delle tre finaliEdberg-Becker esclusivamente o quasi allaqualità della sfida.Se la terza finale tra i due – quella del 1990 –fini’ al quinto set e fu la vera resa dei conti, laprima sfida rimane la più bella, tra l’altroconclusa in due giorni causa pioggia. Edbergvinse il primo dei suoi 2 Wimbledon battendoBecker 4-6 7-6 6-4 6-2 in 2h50m di gioco. Dueangeli biondi – uno svedese, l’altro tedesco – cheincarnarono in maniera perfetta l’originalespirito del torneo e della sua superficie. Unaspettacolare dimostrazione di attacco,imprevedibilità, istinto e cuore. Un match che sipuò dire ormai di altri tempi, visto che gliattrezzi di oggi hanno rivoluzionato il modo digiocare, ma riguardarli, anche a oltre 20 anni didistanza è sempre un piacere. “I match con Cashe Lendl mi hanno stancato mentalmente” disseBoris “ero un po’ lento, lui ha giocato meglio. Ladelusione è stato più forte l’anno scorso, nonsono deluso”. Becker era il favorito, ma aposteriori Edberg era sul suo stesso livello. Losvedese vinse Wimbledon dopo averlo vinto dajunior nel 1983. Rivincerà anche due anni dopocontro lo stesso avversario.

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Ivanisevic-Rafter 2001Anche questa si fa fatica a non descriverla comela finale più emozionante di sempre aWimbledon. Un epilogo mai più ripetuto,nell’atmosfera sugli spalti (sembrava uno stadiodi calcio, colorato con bandiere croate eaustraliane), finita anche questa di lunedi, masoprattutto nelle emozioni dell’ultimo set e nellastoria del protagonista. Ivanisevic, che inseguivail torneo da una vita, che aveva perso 3 finali –due da Sampras e una da Agassi – ormai a quasi30 anni forse non ci credeva nemmeno più. Erauscito dai primi 100 giocatori del mondo,entrato nel torneo solo grazie ad una wild-card,trionfando dopo una sfida al cardiopalmo conun altro meraviglioso interprete di quellasuperficie, Patrick Rafter. 6-3 3-6 6-3 2-6 9-7 ilrisultato finale. Una vittoria del destino, che hapremiato Ivanisevic e tolto un titolo che avrebbestrameritato anche Rafter, e che purtroppo nonvincerà mai nella sua carriera. L’australianoperse 2 finali (dopo

al massimo, c’è stata.Per tutte queste ragioni, solo la finale del 1980 gli èsuperiore. Match epico concluso oltre le 21 ora locale,nella penombra, dopo 3 interruzioni per pioggia, unasul 2-2 del quinto set e dopo una rimonta di Federerche, se completata, avrebbe avuto del leggendario.Partito in sordina, ma con un Nadal carico a mille,Federer perse i primi due set 6-4 6-4 – nel secondodopo esser stato 4-1, cedendo 5 game consecutivi –probabilmente tramortito ancor più che nelle gambe,nella testa vista la scoppola di Parigi di quattrosettimane prima. Salvatosi sul 3-3 0-40 del terzo set,la pioggia provvidenziale gli da una mano. Al rientro,Roger è trasformato. Vince il terzo set al tie-break, econ le unghie e con i denti si aggrappadisperatamente a Nadal nel quarto set,

quella del 2000, con Sampras, anche li“sfiorando” il successo nel secondo set…) maquella di Ivanisevic è davvero una delle più bellefavole non solo nel tennis, ma di tutta la storiadello sport.

Nadal-Federer 2008Partita che non è stata il massimo dal punto divista qualitativo (primi due set abbastanzamediocri, con un buonissimo Nadal ma unFederer piuttosto falloso, qualità a sprazzi anchenei restanti 3 set) che però entra di diritto tra lefinali più belle della storia di Wimbledon perpathos, equilibrio, significato storico, evoluzionee anche per qualità che, seppur non

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Lo spagnolo vince 6-4 6-4 6-7 6-7 9-7 e porta a casail suo primo Wimbledon, interrompendo il regnodi Re Roger.

sempre rincorrendo nel punteggio. Si salva neldecimo e nel dodicesimo gioco, sempre in bilicosul filo, poi vince un altro tie-break, stavolta incircostanze nettamente più drammatiche. Sotto2-5 – e servizio Nadal – rimonta grazie anche adun insolito doppio fallo dello spagnolo. Dopoaver sprecato un set-point, Roger annulla duematch-point, il secondo in maniera epica con unfavoloso passante di rovescio ( il colpo non certopiù sicuro del suo arsenale…) su un drittoned’attacco molto incisivo di Nadal.Al momento dell’attacco, credo che molti, comeme, pensassero che la partita fosse finita. Nelquinto set è Federer ad avere le prime chance divincere il match, ma Nadal gioca da campionesia la palla-break, letale se trasformata, sul 3-4

30-40 – che avrebbe mandato Federer a servireper il suo 6° titolo consecutivo, sia sul 4-5 40-40con Roger a due punti dal successo. A quelpunto, il match cambia ed è Federer a salvarsistoicamente, salvando a ripetizione palle-breakprima di cedere però sul 7-7. Con Nadal alservizio per chiudere, è ormai inutile unmisterioso per quanto straordinario tracciante inrisposta di rovescio ad annullare un altro match-point. Lo spagnolo vince 6-4 6-4 6-7 6-7 9-7 eporta a casa il suo primo Wimbledon,interrompendo il regno di Re Roger.

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Rosol o Darcis, chi hacompiuto l'impresa?

di Marco Di Nardo

Nelle due passate stagioni Rafa Nadal era stato eliminato prematuramente aiChampionships, prima sconfitto al secondo turno da Rosol (2012), poi al primoround da Darcis (2013). Ma chi ha compiuto l'impresa più grande?

Quando ti chiami Rafael Nadal, una qualsiasisconfitta, anche in un torneo di relativaimportanza, diventa un vero e proprio caso dicroaca tennistica. Se poi la sconfitta arriva neltorneo di tennis più importante al mondo,perlopiù nei primissimi turni, allora se ne parlaper mesi. E' quello che è successo nelle dueprecedenti stagioni, quando lo spagnolo è statosconfitto a Wimbledon al secondo turno nel2012 contro Lukas Rosol, e addiritturaall'esordio nel 2013 contro Steve Darcis. Duepartite che hanno fatto storia, nonostante i dueautori delle imprese siano poi stati eliminatinella prima settimana dei Championships.Nel 2012 Rafa Nadal stava giocando un tennisstratosferico. Persa a gennaio la finaledell'Australian Open dopo una lotta di quasi seiore contro Novak Djokovic, terminata per 7-5 alquinto set in favore del serbo, il maiorchinoaveva letteralmente dominato la stagione sullaterra rossa, vincendo il Masters 1000 di

Monte-Carlo, l'Atp 500 di Barcellona, il Masters1000 di Roma e il Roland Garros, conquistando52 dei 53 set giocati in questi quattro tornei, conl'eccezione del terzo set della finale dell'Open diFrancia contro il solito Djokovic. Sull'erba erainvece stato eliminato nei quarti di finale deltorneo di Halle contro Philipp Kohlschreiber, maallo spagnolo era già successo in passato diperdere nei tornei di preparazione aiChampionships per poi dare il meglio nello Slamlondinese. Quindi dopo l'affermazione in tre setsu Thomaz Bellucci nel primo turno, Nadalsembrava già avviato verso la settima finaleconsecutiva a Wimbledon (vincitore nel 2008 e2010, finalista nel 2006, 2007 e 2011, forfait perinfortunio nel 2009). Evidentemente non avevafatto i conti con il ceco Lukas Rosol, numero 100al mondo ma capace di giocare un tennis moltoefficace sull'erba. In realtà in match sembravaessersi messo in discesa per lo spagnolo, dopo ilprimo parziale vinto per 11-9 al tie-breakannullando alcuni set-point. Invece dallaseconda frazione era proprio il ceco a prenderein mano la situazione, grazie ad un serviziomolto continuo e un dritto micidiale.

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Il suo avversario al primo turno è Steve Darcis,numero 135 Atp e una sola partita vinta incarriera nel terzo Slam del calendario tennistico

Doppo 6-4 per Rosol che lo portava avanti perdue set a uno. Nel quarto set era nuovamenteNadal ad avere la meglio, con un 6-2 che facevapensare ad una facile conclusione in suo favorenel quinto set. Inaspettato invece l'epilogo, con ilceco che trovava ancora il break e chiudeva aldecimo gioco con tre aces e un dritto vincente.Un'impresa davvero incredibile.Nel 2013 la situazione era diversa. Dopo lasconfitta con Rosol a Wimbledon, Nadal nonaveva più giocato alcun incontro nel 2012 per iproblemi alle ginocchia ed era rientrato solo afebbraio dell'anno successivo dopo averdisertato l'Australian Open. Eppure era statocapace di vincere ben sette tornei dal rientro finoai Championships (San Paolo, Acapulco, Indian

Wells, Barcellona, Madrid, Roma e RolandGarros), perdendo appena due partite, nellefinali di Vina del Mar e Monte-Carlo. In praticalo spagnolo non aveva mai perso prima dellafinale, e dopo la sconfitta del 2012 nessuno sisarebbe aspettato una nuova sconfittaprematura a Wimbledon. Il suo avversario alprimo turno è Steve Darcis, numero 135 Atp euna sola partita vinta in carriera nel terzo Slamdel calendario tennistico, ottenuta nel 2009.Eppure il belga è nella giornata più importantedella sua vita sportiva, gioca un tennis d'attaccosenza concedere la possibilità di scambiare dafondo campo al rivale, e dopo aver vinto i primidue set al tie-break, non trema nel terzo e chiudeper 6-4 dopo meno di tre ore di gioco.

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Per Nadal è la prima sconfitta in carrieranel primo turno di un Major.

Per Nadal è la prima sconfitta in carriera nelprimo turno di un Major.Due sconfitte storiche per Nadal, che finalmentein questo 2014 è riuscito a tornare grande anchesull'erba dei Championships. Ma quale delle dueimprese può essere considerata la più grande?La vittoria di Rosol nel 2012 è certamente statapiù inaspettata da un certo punto di vista,perché Rafa aveva sempre conquistato la finalenelle ultime cinque edizioni a cui aveva presoparte. Non che la sconfitta con Darcis fosse statapronosticata da molti, però nel 2013 Nadalrientrava dopo un lungo periodo di stop, e ci sichiedeva come sarebbe stato il suo ritornosull'erba. Da un punto di vista statistico è stataperò la vittoria del belga la più sorprendente.

Nadal veniva infatti da 22 partite vinte prima diquell'incontro, e soprattutto aveva sempreconquistato almeno la finale nei nove torneidisputati in stagione. Dato ancora più incredibile, lo spagnolo nonaveva mai perso al primo turno di uno Slam conun record di 34 secondi turni nei Major su 34disputati. Difficile quindi dire quale sia stata la veraimpresa tra le due, ognuno può scegliereliberamente quella che preferisce. Una cosa è certa, entrambi i match resterannonella storia di Wimbledon come tra le più grandisorprese del più antico torneo di tennis almondo.

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Federer e l'arte deldramma

di Roassana Bianco

Si allena felice come un bambino, Roger. Richiamando ivecchi tempi, si raccoglie i capelli in un codino.

Si allena felice come un bambino, Roger.Richiamando i vecchi tempi, si raccoglie i capelliin un codino e, seguendo Edberg, ogni tantoansima. Per divertirsi, più che per fatica. Lostima tanto, il suo idolo, lo venera quasi; poiappena Stefan, serio e rilassato, si muove perandare a cercare una pallina sperduta dietroqualche telone parigino, lo imita.Lo svedese aveva appena cerchiato una zona dicampo dove muoversi con quei precisi passi pertrovarsi a rete perfettamente dopo una rispostain top; Federer discute, dice che perde il passoper la coordinazione in questo modo: Edbergannuisce e cerca un altra maniera.

Si confrontano, studiano. Per qualcos’altro oltreParigi, sebbene non così distante. L’attenzione,la motivazione, la concentrazione stanno altrove,con tutto il rispetto per la terra, nella quale siallenano.Il giorno dopo, Federer perde in cinque set daGulbis. Agli ottavi di finale; dopo non averchiuso uno smash che lo avrebbe portato avantidi due set e quasi certamente alla vittoria.I due eventi, i due momenti non sononecessariamente consequenziali: sonocertamente però collegati fra di loro. Si sprecanogià molte parole su un drammatico e struggentetramonto; Federer nel 2014 fin qui ha raccolto

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ottimi risultati e questa di Parigi è la sconfittapeggiore. Ha avuto costanza, occasioni dibrillantezza, fisicamente è in forma e soprattuttochiedere ad un numero quattro del mondo (a 33anni) di ritirarsi è quantomeno azzardato.Il buon Roger però ha giocato male a Bois deBoulogne: il rovescio soprattutto è parso fallosoe mai veramente efficace; già contro Tursunovaveva patito da quel punto di vista, ma più ditutto ha patito la mancanza di cattiveria.Con il russo al terzo turno ha convertito quattropalle break su ventidue (aveva fatto peggio solo aParigi in finale nel 2007 contro Nadal, 2/21);contro il lettone è andata anche peggio. Duematch di inerzia, senza cinismo, senza

concentrazione continua. Senza volere troppo.Già, perché come Paul Annacone -che Federer loconosce bene- ha affermato non molto tempo fa:«C’è una linea sottile tra il volere qualcosa e ilvolerla troppo per poi ottenerla». E’ come seRoger, non ancora perfettamente a suo agio conil suo tennis, non abbia sentito quella freschezzamentale e quella voglia feroce per vincerlo, quelmatch, per andare avanti al Roland Garros.Quando l’ha sentita era troppo tardi, svegliatosicon le sberle in faccia a suon di rovesci incrociatidi Gulbis. L’ha sentita dopo aver perso, tra lefacce interrogative dei giornalisti in conferenzache volevano sapere, sapere, scorgere,domandare, indovinare, creare drammi quasiquanto lui.Lui che in campo crea arte e paranoia, due faccedella stessa medaglia: l’estro e la complicazione,la creatività e la confusione. Difficile trovare unequilibrio: Federer lo ha fatto grazie allametodicità e ad un’ambizione e unprofessionismo invidiabili. Il suo miracolo èsoprattutto questo, prima di tutti i risultaticonseguenti. Quando racconta di averimmaginato una coppa che gli viene strappatadalle mani da un Murray che in corsa raccoglieuna palla corta non troppo corta su un matchpoint a Melbourne, ti chiedi come sia possibileun successo del genere, malgrado il fenomeno.

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Se la voglia e la concentrazione non sono feroci, Rogersi perde tra le paranoie e la confusione del suoimmenso repertorio, tra sua fantasia così umana,troppo umana.

Considerato quanto accaduto negli ultimi tempinella sua vita, felice ma affollata e piena diemozioni, non c’è da stupirsi troppo dell’ultimomese dello svizzero, voglioso ma appannato etalvolta addirittura spento. Se la voglia e la concentrazione non sono feroci,Roger si perde tra le paranoie e la confusione delsuo immenso repertorio, tra sua fantasia cosìumana, troppo umana. Drammaticamente comune.A noi che i drammi piacciono tanto, comeFederer aspettiamo Wimbledon per una rispostache ci piace pensare come al giudizio universaledefinitivo. Troppo o non abbastanza? Federer ce lo diràpresto.

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Intervista alla Muguruza

di Francesca Cicchitti

"Garbine Muguruza Blanco, non è un uno sciogli lingua enemmeno una formula magica

"Garbine Muguruza Blanco, non è un uno scioglilingua e nemmeno una formula magica. Si trattadi un nome e cognome, di origine ispanica che,sembra, dovremo imparare a pronunciare condisinvoltura”. Questo è ciò che si leggeva in un articolo di dueanni fa che parlava del grande successo ottenutoda Garbine (con la tilde, e dunque Garbigne perquanto riguarda la pronuncia) al suo esordio inun torneo Premier, quello di Miami. Già due anni fa, dunque, non esistevano grandidubbi sul fatto che la ragazza avesse un grandetalento, forse è per questo che quest’anno, alRoland Garros, non ci ha affatto sorpresi,seppure l’exploit sia stato davvero grande: haeliminato al secondo turno la numero uno delmondo Serena Williams, ed è giunta nei quartidi finale contro la vincitrice del torneo MariaSharapova, contro la quale ha vinto il primo set(6-1), ha giocato con caparbietà ma perdendo ilsecondo (5-7), infine ha ceduto al terzo (1-6)

alla grande esperienza della tennista russa.La Muguruza nel 2012 a Miami, arrivò in ottavidi finale battendo tutte giocatrici con unaclassifica migliore della sua, allora era n. 208 delranking, oggi invece, dopo il Roland Garros è n.27, un bel salto in avanti che di certo non saràl’ultimo.

Hai fatto un grande torneo. Cheemoziona è stata battere SerenaWilliams? «Un’emozione che mi ha fatto tremare le gambe,letteralmente. Mi sembrava una cosa cosìimpossibile e lontana da realizzare e invece…

Nata a Caracas l'8 ottobre 1993 E' una tennista spagnola. Inizia a giocare all'età di 5 anni. Dopo unabreve carriera nel circuito ITF dove riesce aconquistare sei titoli in singolare e uno neldoppio fa il suo esordio nel circuito WTA.Altezza 182 cm Peso 73 kg

Garbine Muguruza Blanco

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In più è stato bello sentirmi dire da Serena a finepartita: “Continua a giocare così, se continuicosì, vinci il torneo”. Le ho risposto che ci avreiprovato, che avrei fatto del mio meglio».

Quand’è che hai realizzato che avrestipotuto vincere? «Alla fine, negli ultimi games della partita, avevovinto il primo e se non sbaglio ero 4-1. Eronervosa, ma ho realizzato che solo se avessimantenuto la calma avrei potuto vincere unapartita così importante. Anche lei era moltonervosa».

È vero che Serena Williams è semprestata la tua giocatrice preferita, sin daquando eri bambina? Com’è statopreparasi a giocare contro la tuagiocatrice-idolo? «È stato difficilissimo», ride, «perché sin dapiccola quando accendevo la televisione lavedevo giocare. L’ammiravo, ho più di 100 videodi Serena, l’ho studiata: come fa il servizio, comegioca il rovescio… Ma è stato difficile restarecalma, ho fatto finta che non fosse lei quella cheavevo di fronte, ma un’altra giocatrice. Forsegrazie a questo, sono riuscita vincere e a giocarecosì bene».

Ci sono altre giocatrici alle quali ti seiispirata oltre a Serena? «Sì, c’è Martina Hingis, ho sempre desideratoriuscire ad arrivare ai suoi livelli. Poi mi piacevamolto il gioco di Pete Sampras, erano dei grandie da bambina guardavo sempre le loro partite».

Contro Maria Sharapova, ci è sembratoche ce la potessi fare, c’eri vicina. Inalcuni momenti sembravi controllare ilmatch. Poi, che cosa è accaduto? «È vero, c’ero così vicina… Ora è duroammetterlo, ma ho avuto davvero l’opportunitàdi vincere la partita. Quello che penso, è che ho

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bisogno di maggiore esperienza per poteraffrontare e vincere di seguito partite del genere,contro avversarie così forti. Penso di aver giocatomolto bene, in tutti e tre i set, ma nei momentiimportanti è stata la concentrazione che mi èmancata, la testa non è stata all’altezza dellasituazione. È duro ammetterlo. Dovrò migliorarein questo».

Sembra quasi che per te sia stato piùdifficile giocare contro la Sharapova checontro la Williams. Prima di giocare conSerena hai spiegato che non avevi nullada perdere, che era la n.1 e dunque ilmatch aveva una favorita certa. Ritieniche averla battuta ti abbia alla finecaricato di troppe responsabilità? «No, guardate, penso davvero di aver perso perla disabitudine a giocare di seguito tanti matchcosì importanti. Maria gioca con grandeintensità ma non mi ha dato fastidio il suo gioco,la conosco e so bene com’è il suo stile.

Credo di più in me stessa. Tutte le partite che hogiocato, non solo quelle con la Williams e laSharapova, sono state delle esperienze che mihanno fatto crescere. Non so se questa maggioresicrezza rappresenterà una svolta nella miacarriera. Lo vedremo a breve. Al momento sonocontenta di aver raggiunto un buon livello digioco. Poi, è vero... Migliorare è sempre possibile(ride)».

Come ti sei trovata sulla terra battuta?Sappiamo che tu preferisci le superficiveloci, vero? «Sì è vero, però mi piace giocare anche sulla

Eppoi, anche con lei non avevo nulla daperdere... È una tennista di così alto livello, enon è un caso che abbia rivinto il Roland Garros.Ho fatto tutto quello che potevo fare, ho cercatodi concentrarmi sul mio gioco, ma non sonoriuscita a crescere nei momenti importanti delmatch».

Masha ti ha gratificato di molte belleparole. Ha detto, per esempio, di essereconvinta che questo French Openrappresenterà per te una svolta nellacarriera. E tu, che conclusioni ne haitratto? «Adesso sono più fiduciosa, poco ma sicuro.

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terra, mi sono allenata per tutta la vita inSpagna, e lì. lo sapete, non ci sono moltealternative alla terra rossa. Ma la cosaimportante era che io mi senta concentrata sullepartite che devo giocare. La superficie conta enon conta, e se poi ti manca la concentrazione,allora conta ancora meno».

È vero che è l’erba la superficie chepreferisci più di tutte? Wimbledon è alleporte, per te è una opportunità diottenere un altro risultato importante,no? «Non vedo l’ora. Anche perché i tornei sull’erbaci sono solo per tre settimane l’anno, davvero

troppo poco. L’idea di tornare per qualchesettimana a “pascolare” sui prati inglesi mi fasentire bene. Un risultato pari a quello delRoland Garros sarebbe un bel modo perchiudere la stagione europea. Ci spero tanto».

Sappiamo che sei per metà spagnola e permetà venezuelana ma ancora devidecidere per quale delle due nazionivorrai giocare in futuro. Da cosadipenderà la tua scelta? «Sono nata in Venezuela, a Caracas, mia madre èvenezuelana mentre mio padre è spagnolo. Poi,lui si è trasferito in Venezuela per lavoro, mentremia madre è venuta in Spagna. Ho vissuto in Venezuela fino a sei anni e lì hoiniziato a giocare a tennis, insieme ai mieifratelli, poi ci siamo trasferiti a Barcellona. Per quanto riguarda il mio futuro, è vero, ci stoancora pensando, non è una decisione facile e isoldi non c’entrano. Il punto è che ho una grande famiglia, una partein sud America e un’altra in Spagna, e devodecidere in quale paese voglio trascorrere lamaggior parte del mio tempo. È un po’ comechiedere a un bimbo se vuole più bene a mammao a papà. E poi, questo è un momentoimportante della mia carriera, sto imparandomolte cose, sto migliorando».

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Il personaggio Gulbis

di Diego Barbiani

«Da piccolo mi chiedevo il perché di fatica eallenamenti..."

«Da piccolo mi chiedevo il perché di fatica eallenamenti. Ora ho capito perché, ora sono io avolerlo, sono io che voglio vincere». HabemusErnests Gulbis, finalmente. Dopo sei anni e milleperipezie il lettone sembra aver trovato la suastrada e pare una persona matura, che ragionacome un adulto. Bene o male, be’, giudicate voi...

Il cambiamento è evidente «Me la sono fatta addosso», disse quattro anni faRoma quando battè Roger Federer. Al RolandGarros è accaduto di nuovo ma il suocambiamento è stato evidente e il suo percorso èstato una delle note più liete del torneo pariginoa cui aveva fatto da overture il successo neltorneo di Nizza.Di sicuro, il tennis ha bisogno di un personaggiocome lui: per anni così “out” dall'immagine delfiglio preferito di ogni madre che è impossibilenon apprezzarlo, quantomeno conoscere un'ideadiversa rispetto all'omologazione che oltre alle

superfici si sta riscontrando anche nelledichiarazioni dei giocatori, da lui stesso definiti«noiosi». Ascolta le opere di Giuseppe Verdi, siimmerge nei libri di Dostoevsky e se gli chiedetecon chi vorrebbe passare quindici minutirisponde: «Con Albert Einstein, anche se noncredo che uno così avrebbe avuto voglia diperder tempo con uno stupido atleta».Vorrebbe che le proprie sorelle minori noncontinuassero con il tennis perché «per le donneè una scelta difficile, devono godersi di più lavita e pensare poi a metter su famiglia, ma comepossono fare se hanno il tennis in testa?». Seccala risposta di Maria Sharapova: «È un comico.Un grande comico... Quando sono di cattivoumore leggo le sue dichiarazioni per farmi duerisate». Ma è stato solo l’inizio... Perché Ernestonon ha mollato la presa, e quando gli hannochiesto un commento alla scelta di Murray, diavere come coach Amelie Mauresmo, ha subitotirato in ballo la bella siberiana. «Allora anch’ioposso scegliere, per esempio fra la Ivanovic e laSharapova». Stavolta gli ha risposto Ana,sarcastica... «Potrei negoziare? Mi sembra unacosì bella sfida, con Maria. Non penso ad altro».

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Una storia diversa Lui fa spallucce, con il sorriso spavaldo di chi sifa scivolare tutto di dosso. Dopo sei anni dallasua prima affermazione importante (sempre alRoland Garros, nel 2008 i quarti e quest anno lasemifinale) ha riacceso la voglia di chi non vedel'ora di trovare un volto nuovo, una storiadiversa da raccontare. In questo lungo periodoha fatto a cazzotti con il tennis, preferendoglimille e diversi divertimenti, che gli sono costatipure una notte in carcere. A Stoccolma nel 2009fu beccato con una prostituta, lui commentò inseguito che «quando esco con una ragazza nonle chiedo che lavoro fa, e se lei lo chiede a me iole dico che faccio il musicista o attività simili».

Non ha smesso. Appena lasciato il RolandGarros, ha raccontato, se n’è andato in Lettonia eha perso tutta la vincita parigina al casinò,insieme con il cugino. Come dire che, se ècambiato, e pare proprio lo sia, per sua fortuna,Ernest ha mutato atteggiamento solo in campo.E negli allenamenti, nei quali quelli del suo staffassicurano sia diventato addirittura uno“sgobbone”. È cresciuto in Baviera nella scuolatennis di Nikki Pilic, che allora si divideva fra gliimpegni della sua Academy e la Davis croata, cheguidava da capitano. Fu la madre, attrice, acontattare il vecchio maestro dopo aver trovato ilsuo numero sull’elenco telefonico. Anzi, loconvocò a Riga, potendoselo permettere. Nikkilo prese con sé, ma il suo giudizio non fulusinghiero... «È troppo ricco per diventare fortea tennis».

Il figlio del gasdotto Il padre di Ernests, Airnas, spesso presente nelsuo box, è proprietario di uno dei più importantigasdotti della Lettonia e assieme alla madre nonha mai fatto mancare qualcosa al figlio. EppureGulbis era bravo nella scuola come negli sport. Ilsuo coach attuale, Gunther Bresnik, è il veroartefice del mutamento sportivo. «È il migliorallievo che abbia avuto. Sa far tutto, fisicamenteadesso è preparatissimo, ma non è stato difficile

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«È vero, ho passato degli anni nei quali non volevogiocare, scappavo in Lettonia e passavo anche diecigiorni senza far nulla».

rimetterlo in sesto, perché fin da piccolo hasempre avuto ritmi di vita elevati: praticava piùdi uno sport e gli effetti ora sono evidenti. Èarmonioso nei movimenti, nella corsa».A questo si aggiunge il suo nuovo status. Questototalmente a suo carico, e a suo merito. «È vero,ho passato degli anni nei quali non volevogiocare, scappavo in Lettonia e passavo anchedieci giorni senza far nulla. Quando però hoconosciuto Gunther ho capito che sarebbeandata diversamente. Lui non mi ha detto di nonfar tardi la sera o di non divertirmi, mi ha soloimposto di essere pronto alle dieci del mattinoseguente per gli allenamenti, lasciando che fossiio a gestirmi». I risultati? «Da quando mi allenoa Vienna solo una volta non sono

riuscito a presentarmi in orario, chiedetelo aGun se non mi credete». Djokovic, con cuiGulbis si è trovato a condividere del tempoquando anche lui si allenava da Pilic, ha detto:«È uno a cui piace scherzare. Giocavamo spessoa carte, ci piaceva ridere insieme, ancora adessoci ritroviamo volentieri. È sempre stato unamante della vita... A tutto tondo».

Musica e birra Niente di più esatto per uno che rivela: «Mipiace l’Opera, adoro la musica di Philip Glass,Pierre Boulez e Irmin Schimdt. E mi piace labirra. Se esco la sera e inizio a bere, lo faccio pertutta la notte. Mi piace l’Olanda, lì la marijuana èlegale. Noi tennisti non possiamo fumarla, mal’idea mi piace».

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«Capitavano le volte», dice ancora Djokovic, «in cui volevaallenarsi, altre in cui era Pilic a doverlo costringere, questoperché andava d'accordo solo con le persone che glipiacevano. Eppure già a 14-15 anni si vedeva il suo potenziale: giocava inmaniera sciolta, senza preoccuparsi, e distruggeva gli altriragazzi». Ora ha modificato il suo modo di essere giocatore, ilsuo rapporto con il tennis. Forse non raccoglierà quanto siprevedeva, ma «oggi entro in campo con la voglia di vincere,prima l'adrenalina giusta mi saliva solo se giocavo con i piùforti. È una questione di volontà: non te la dà nessuno, devidartela da solo».

Top Ten, la prima volta Si è fatto attendere. L'entrata in top-10 (esattamente alladecima posizione) non deve essere che il primo gradino diuna nuova scalata. A febbraio, dopo tanti risultati negativi, lamadre gli disse di lasciar perdere, lui le rispose in modo dacostringerla a stupirsi... «Contano soltanto il duro lavoro e la dedizione». Adesso hal'occasione per riprendersi parte di quello che un talentopuro e grezzo come il suo poteva già avergli regalato. Ma iltempo, per lui che è classe 1988, è gentile e una porta èrimasta aperta.

«Contano soltanto il duro lavoro e la dedizione»

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Intervista alla Mauresmo

di Daniele Azzolini

C’è un titolo non compreso fra quelli del bouquet tennistico femminile, chela Francia, nei giorni finali della disfida ha festeggiato come fosse untrofeo

C’è un titolo non compreso fra quelli del bouquettennistico femminile, che la Francia, nei giornifinali della disfida ha festeggiato come fosse untrofeo. È il titolo per il coach più sorprendente einatteso. Lo ha vinto Amelie Mauresmo, notredouce coquelouche, la chiamavano i francesi,quando giocava e vinceva, la nostra dolce cocca.Andy Murray l’ha chiamata e sarà lei ad allenarlonei prossimi mesi. Li abbiamo già visti assiemeal Queen’s (non andato benissimo), li rivedremoa Wimbledon.

Amelie, hai conquistato il tuo unico Slama Wimbledon, e senza giocare a rete.

Forse è questo ad aver incoraggiatoMurray? «La sua scelta ha sorpreso anche me. Neabbiamo parlato a lungo, nelle scorse settimane,dopo la sua prima telefonata. E poco a poco ladecisione ha preso forma. Non sta a me svelarvitutti i dettagli. Se vuole, potrà farlo Andy. Ma èun compito che ritengo alla mia portata. L’hovisto spesso giocare, e ho alcune idee da portareavanti».

Prima di Andy, avevi fatto apprendistatocon Michael Llodra, portandolo a vinceredue tornei, gli unici.

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«Andy mi ha proposto una sfida, e io non mimetto certo da parte quando le scelte sonodifficili»

Un buon risultato ma l’incarico non èdurato a lungo. Quali sono oggi le tueansie, rispetto all’incarico cui seichiamata? «Andy mi ha proposto una sfida, e io non mimetto certo da parte quando le scelte sonodifficili. Credo che il suo addio a Lendl siadovuto al fatto che Ivan non poteva assicurargliuna presenza costante. Su questo punto io gli hodato piena assicurazione. Il resto, si vedrà.Affronteremo assieme la stagione sull’erba e lìcapiremo se ci troviamo bene oppure no».

Sei la prima coach scelta da un Top Ten.«Noi ragazze siamo preparate. Io, come altre.Non sono la sola a lavorare come coach, lo

stesso Andy ha avuto a lungo al fianco la madre,Judy, che è un ottimo tecnico e ora è anchecapitana di Fed Cup. Poi c'è una grandecampionessa come Martina Hingis. Non sono laprima, insomma, ma spero ugualmente di fareda apripista verso mete sempre più importanti. È indispensabile che anche le donne sianoriconosciute e apprezzate in questo tipo dilavori, che in passato si sono caratterizzati peruna forte presenza maschile.Noi abbiamo un modo diverso di approcciarci,questo è vero, ma credo sia interessante anchequesto aspetto, abbiamo qualcosa di diverso e dipiù da offrire sul mercato».

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Quel strano tennista diMonfils

di Gianluca Maestri

Dramma, esplosività, reazione, esaltazione, incapacità areggere la tensione nel momento chiave

«Come ha fatto a rimontare da due set sotto adue pari?». «Perché è Monfils» «Come ha fatto a perdere a zero il quinto set e lapartita?» «Perché è Monfils»Ha ragione Patrice Dominguez. Nella sconfittacontro Andy Murray nei quarti di finale delRoland Garros c’è l’intera vita tennistica di GaelSebastien Monfils, parigino di nascita e dicuore. Dramma, esplosività, reazione, esaltazione,incapacità a reggere la tensione nel momentochiave. Nella sera che si avviava a diventarenotte tutta la città si era stretta attorno al suocampione. Le urla che arrivavano dagli spaltierano il motore di un aereo che provava aspingere al massimo, a far volare sino allavittoria il proprio eroe.

La realtà è stata diversa. E alla fine il torneo ha lasciato Gael colmo ditristezza. Con tanti rimpianti e la consapevolezzadi avere fallito un altro appuntamento con lasvolta della carriera. Ancora una volta ilgiovanotto si è sentito tradito da chi amaprofondamente: il tennis.Lui in fondo è uno che adora tutto lo sport. Da bambino si divertiva su un campo da basket:due contro due, tre contro tre. Tutto il giorno ainseguire una palla e a centrare un canestro. Haaddirittura giocato in una Lega minore aGinevra. Ogni giovedì veniva schierato da pivot.Ha praticato atletica leggera, dicono fosse untalento prima sui 100 metri, poi sui 400 (paroladi Marc Raquil, campione del mondo 2003 conla 4x400). Ha fatto judo e ciclismo. Fisico da predestinato (1.98 per 80 chili),muscolatura elastica, struttura resistente, buonareattività, ha scelto il tennis. Ottimo colpitore dafondo, prestanza atletica, buona copertura delcampo, specialista nei colpi tagliati, serviziopotente.Estroverso sino ai limiti estremi, è stato spessocriticato per i suoi atteggiamenti extra sport.

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«Non ha una profonda fiducia in se stesso, per questoscappa dalla realtà imbarcandosi in tutte le follie cheriesce a mettere assieme».

«Non ha una profonda fiducia in se stesso, perquesto scappa dalla realtà imbarcandosi in tuttele follie che riesce a mettere assieme».È approdato al Roland Garros avendo nellegambe pochi tornei, soprattutto sulla terra rossa:Bucarest e Montecarlo. Stop, tutto qui per lamiseria di cinque partite. Un infortunio allacaviglia destra l’ha tenuto fermo su questasuperficie nel cuore della stagione. Altre volte in passato aveva avuto la carrieratormentata da problemi a ginocchio, schiena,caviglia, polso. Ogni volta subiva la sfortunacome se fosse un fatto personale e la malasorte siaccanisse sempre e solo contro di lui. Lemotivazioni se ne andavano, la voglia di lottarescompariva e immancabilmente doveva

ricominciare daccapo.Difficile stare dietro a un tipo così. Non a caso hacambiato allenatori come le dive cambianovestiti: Richard Warmoes, Thierry Champion,Tarik Benhabiles, Roger Rasheed, PatrickChamagne, Eric Winogradsky. E da un anno siallena da solo. È sbarcato sui campi rossi parigini senza tecnicoal seguito e ha raccontato di essersi preparatocon un duro lavoro di sei ore al giorno. Ha ancheaggiunto che erano equamente divise tra tennis,basket e breakdance… Anche durante il torneo non è riuscito a starelontano dalle stravaganze. Una sera ha rinviatol’appuntamento con il massaggiatore perchédoveva andare a cercare un posto dove

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mangiare un ottimo kebab. Conclusione: lasessione di massaggi ha avuto inizio soltantoall’1:30 di notte. Un solo uomo riesce a faresentire la sua voce al giovane Gael. Si chiamaRufin Monfils.«Quando è stata l’ultima volta che hai incontratoil tuo idolo dell’infanzia?». «Lo incontro ognigiorno. È mio padre». Ex giocatore di calcio, oggiagente della Telecom France, il signor Rufinviene dalla Guadalupe. Sylvette, sua moglie chelavora come infermiera, arriva dalla Martinica.Papà Monfils è stato il primo allenatore delfiglio, anche se il piccolo Gael riusciva a batterlogià a 12 anni.

La famiglia è il rifugio dove andare quando lecose si fanno difficili. È stata la famiglia adaiutarlo anche recentemente quando nel giro diun anno e mezzo è precipitato dal numero 7 al108 del mondo.Qui a Parigi sembrava avere trovato ilpalcoscenico giusto per tornare protagonista.Fermo da fine aprile, si era ripresentato senzafarsi accompagnare da tante aspettative. Matchdopo match la Francia ha riscoperto un eroe daamare: Hanescu, Struff (memorabile un tuffo delparigino per recuperare una palla impossibile,tentativo sfortunato ma spettacolare), Fognini,Garcia-Lopez si sono dovuti tutti arrendere alnuovo Monfils.Poi, alle 21:40 di un mercoledì umido e ventoso,l’avventura è stata interrotta da Andy Murray,scozzese che non si è fatto né impietosire néinfluenzare dalle urla di una folla in delirio per ilsuo campione.Era sera, c’era poca luce. Venticinque minutiprima l’arbitro Stefan Fransson aveva chiamato idue per comunicargli che ci sarebbe statodavvero poco altro tempo prima che il giocofosse interrotto.Sotto pressione, convinto di essere favorito dalprolungamento della sfida, ingolosito dallavittoria dei due ultimi set, Gael Monfils avevapreso la decisione peggiore.

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Aveva pensato che la chiave per raggiungere la vittoria fossenascosta nella capacità di accellerare i tempi. E per lui eraarrivato il buio più profondo. I giochi erano finiti.«No. Non penso sia stato un grande torneo per me. Capitemi,sono triste. Devo lavorare più duramente, questo match erala chiave per diventare un campione».Ancora una volta sentiva di aver recitato il ruolodell’incompiuto. Voleva dimostrare al mondo, ma soprattuttoai francesi, anzi: ai parigini, che lui poteva fare tutto da solo.Non aveva bisogno di un allenatore che gli dicesse come,quando e quanto allenarsi. E non aveva bisogno di duresedute di atletica o su un campo da tennis. Poteva andarebene anche un court di pallacanestro o un parquet per labreakdance. Non erano follie quelle del giovanotto che vienedal West Side di Parigi. Lui avrebbe fatto vedere a tutti cheera tornato uomo da Top Ten, l’unico che poteva infrangereun digiuno che al Roland Garros durava dal 1983, anno incui Yannick Noah aveva alzato il trofeo.So benissimo come ci si senta a tifare per il passato. NicolaPietrangeli prima e Adriano Panatta poi sono stati gli unicitennisti a farci sorridere dagli spalti dello stadio nel cuore diPorte d’Auteuil. E sono ormai passati trentotto anni. GaelMonfils ci ha provato. Ma la notte ha inghiottito il suotentativo.

Ancora una volta sentiva di aver recitato il ruolo dell’incompiuto

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La nuova vita di DavidNalbandian

di Alessandro Varassi

L’ex numero 3 del mondo, appesa la racchetta al chiodo, sidedica a tempo pieno ad una delle sue grandi passioni: il rally!

L’avevamo lasciato in una serata di fineNovembre nella sua Cordoba, battere il numero 1del mondo in esibizione nella sua ultima partita.David Nalbandian, ex numero 3 del mondo, è dameno di un anno un tennista in pensione: colpadei tanti problemi fisici, e forse anche di unamotivazione al sacrificio, leggi continui viaggi eallenamenti. La nascita della prima figlia, Sossie,ha spinto l’argentino a dire basta, comeannunciato in una conferenza stampa lo scorso 1Ottobre 2013. Ma lo sport ce l’ha nel sangue, laNalba, che ha deciso di cambiare strumento:dalla racchetta al volante. Nalbandian infatti stapartecipando al campionato nazionale argentino

di Rally, partito il 22 Marzo e che conta 10 tappe;a bordo di una Chevrolet Agile Mr, l’ex tennistafa parte del Tango Team Rally, insieme a MarcosLigato, pilota professionista, e all’ex calciatoreClaudio Lopez, un passato anche nella Lazio.Il debutto è avvenuto a Villa Carlos Paz, vicinoCordoba, il 22 e 23 Marzo scorsi, Nalbandian ègiunto 15esimo, in coppia con il connazionaleDaniel Stillo; la Chevrolet Agila numero 131 èstata senza dubbio la più seguita dal pubblico,ma le cose non sono andate molto bene: “Siamousciti due volte di strada, e abbiamo persoalmeno 15’’. Nella seconda sessione, siamo stati

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rallentati da un concorrente che s’è ribaltato proprio davantia noi!”. Lo sapeva alla vigilia: “Non lotterò certo per lavittoria, è una sorta di apprendistato; devo fare meno erroripossibili, e guadagnare esperienza. La macchina è fantastica,completamente diversa dalle precedenti, e con una frenataimpressionante” diceva Nalbandian durante la conferenzastampa di presentazione del team. Probabilmente, la Nalbanon disputerà tutte le prove del campionato nazionalequest’anno, ma non esclude di prendere parte addirittura aduna prova del campionato mondiale: “Preferisco procedereper tappe”, ha liquidato la questione così. I risultati iniziano a migliorare, e nell’ultima prova, disputataa Catamarca, la coppia Nalbandian-Claudio Lopez ha chiusoal quinto posto. Nalbandian e il rally, un amore che non nasce certo negliultimi mesi, ma che va avanti da tanto, così come la pesca;leggenda metropolitana vuole che nel 2005 l’argentino stesseproprio pescando, quando gli venne comunicato che avevadiritto a partecipare alla Masters Cup di Shanghai nel 2005dopo una serie di rinunce. Fu l’incipit di una delle miglioristorie della carriera tennistica di David, capace di arrivare infinale e rimontare 2 set a Roger Federer, laureandosiMaestro. Ma è a fine 2007, con l’accoppiata Madrid-ParigiBercy, che forse si vede il miglior Nalbandian di sempre,ingiocabile per chiunque, e capace di mettere in riga più

Nalbandian e il rally, un amore che non nasce certo negli ultimi mesi, ma che va avanti da tanto, così come la pesca

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La Coppa Davis il vero cruccio della carriera diNalbandian

volte i top player (Nadal, Federer, Djokovic).Sarà l’apice di una carriera che promettevatantissimo, grazie ad un rovescio bimanespettacolare che ben celava una forma fisicasempre ai limiti (un’altra grande passionedell’argentino è la cucina, ed è proprietario di unbar nel quartiere dove è nato). La finale a Wimbledon del 2002, le semifinali intutti gli slam (inclusa quella storica agli Us Opencontro Roddick, con polemiche annesse per unachiamata pro americano che poteva dare altroesito al match, e al torneo tutto), fanno dacontroaltare ad alcuni episodi controversi, comele polemiche con Juan Martin Del Potro, legatealla finale di Coppa Davis 2008, il vero crucciodella carriera di Nalbandian.

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Tigre da combattimento

di Brent Kruger

Maria Sharapova

Quando, appena diciassettenne, conquistò aWimbledon il suo primo major in carrierabattendo in finale la favoritissima SerenaWilliams, nessuno poteva nemmenolontanamente immaginare che Maria Sharapovasarebbe diventata una specialista della terrabattuta.Peraltro, lei stessa non aveva esitato qualcheanno fa a definirsi come una “mucca sulghiaccio” quando si trattava di calpestare lapolvere di mattone. Tuttavia, considerati irisultati ottenuti sulla suddetta superficie nellaprima parte della sua carriera, il senso criticodella siberiana pareva quantomeno eccessivo.Dal 2003, quando disputò il primo matchufficiale sul rosso in un tabellone principaleperdendo a Parigi con un doppio 6-3 contro la

spagnola Magui Serna, e fino a tutto il 2010,Masha aveva infatti un bilancio di 40 vittorie e13 sconfitte con un solo titolo all’attivo, quelloottenuto proprio nel 2010 a Strasburgo, e unapercentuale più che accettabile del 75% disuccessi.La trasformazione è avvenuta però nelle ultimequattro stagioni, in cui la Sharapova ha vinto 66delle 72 partite disputate e ha messo in bachecaben otto titoli (tre a Stoccarda, due a Roma eParigi, uno a Madrid). Nessun’altra, nel circuito,ha saputo fare meglio di lei in questo lasso ditempo.Si è spesso detto che il gioco monocorde dellarussa non prevede un piano “B”, allorquando lecose in campo si mettono male; sia Hogstedt,l’ex-coach, che Groneveld, quello attuale, nonpare si siano concentrati in maniera particolaresugli aspetti tattici del tennis espresso da Maria.Piuttosto, hanno entrambi lavoratoulteriormente sulla concentrazione e sulladeterminazione, qualità che la bionda di Nyagansi porta dentro dalla nascita. Poi, certo, qualcosaè cambiato sul piano tecnico.

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La Sharapova attuale, pur mantenendo intatta lavolontà di aggredire e spingere appena èpossibile, ha più pazienza e, soprattutto, sidifende decisamente meglio rispetto a qualcheanno fa. Per il resto, risolti i problemi alla spallaoperata, il servizio continua ad essere croce edelizia del suo gioco, trattandosi di un colpo conil quale la russa è in grado di complicarsi la vitacosì come di togliere le classiche castagne dalfuoco nei momenti delicati.C’è stata una certa evoluzione anche nel dritto,con cui talvolta la Sharapova trova ottimesoluzioni affidandosi al cross stretto, mentre ilrovescio rimane storicamente il suofondamentale migliore.

Ma torniamo adesso sull’aspetto mentale, ovverol’arma in più che ha permesso alla siberiana dialzare per la seconda volta al cielo di Parigi lacoppa intitolata alla leggendaria SuzanneLenglen.Per arrivare ad inginocchiarsi sul centrale dellacapitale francese, felice e commossa comepochissime altre volte in carriera, Masha hadovuto aggiudicarsi sette incontri di cui gliultimi quattro al set decisivo.Prima di lei, nella storia dei tornei dello slam,solo Conchita Martinez aveva compiutoun’impresa analoga quando si affermò aWimbledon nel 1994; quella volta la spagnolamise in fila Radford, Davenport, McNeil e, infinale, la favorita Martina Navratilova, alla vanaricerca del decimo titolo londinese. Altre cinquegiocatrici, però, sono state costrette per benquattro volte a disputare (e vincere) il terzo setper aggiudicarsi un major: Nancy Richey (1968),Sue Barker (1976) e Iva Majoli (1997) sempre alRoland Garros; Martina Navratilova (1978) aWimbledon e Serena Williams (1999) agli USOpen.Il percorso della Sharapova è stato peròparticolarmente accidentato. Negli ottavi, larussa si è trovata sotto 3-4 nel secondo setcontro la Stosur, prima di infilare nove giochiconsecutivi e chiudere 6-0 al terzo.

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Da tre anni e mezzo a questa parte, chi va al terzoset con Masha sa di avere meno di 15 probabilitàsu 100 di spuntarla

Poi, nei quarti, la giovane spagnola GarbineMuguruza l’ha costretta a servire per rimanerenel torneo sul 5-4 del secondo parziale; anche inquell’occasione Maria se l’è cavata alla grande,tenendo la battuta e mettendo a segno il breaksubito dopo. Da quel momento è stato quasi unmonologo siberiano.In semifinale, altra giovane rampante (lacanadese Bouchard) e altra gara in salita perMasha che si è vista annullare tre set-point sul5-4 del secondo dopo che aveva perso il primo;ancora una volta però la freddezza e la grintadella tigre hanno avuto la meglio e, subìto ilbreak, la Sharapova ha tolto di nuovo la battutaa Eugenie e chiuso il parziale 7-5. Inevitabile ilcrollo della Bouchard nel terzo segmento, finito

6-2.Infine, nella ripetizione della finale di Madrid,Simona Halep ha provato ad emulare la suamanager e connazionale Virginia Ruzici (chetrionfò al Roland Garrosnel 1978, unica rumenanella storia) interpretando un matchstraordinario per intensità e lucidità eprovandole veramente tutte per mettere ibastoni tra le ruote all’avversaria. La Sharapova avrebbe potuto vincere in due setma, avanti 5-3 nel tie-break del secondo set, hafinito per cedere quattro punti consecutivi.All’inizio del set conclusivo, Maria ha annullatouna palla-break dell’1-3 e, pur rimontata da 4-2a 4-4, ha chiuso la contesa con otto punti di fila.

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Si è trattato del successo al set decisivo numero 132 incarriera (nei tabelloni principali del circuito WTA) per laSharapova, contro 41 sconfitte. Anche in questa specialeclassifica, le ultime quattro stagioni sono stateparticolarmente significative per l’attuale numero 5 delmondo: nel biennio 2011-2012 Maria ha vinto 26 partite alterzo, perdendone appena due (entrambi agli US Open,contro Pennetta e Azarenka), mentre nel 2014 il suo recordattuale è 13-3.Insomma, da tre anni e mezzo a questa parte, chi va al terzoset con Masha sa di avere meno di 15 probabilità su 100 dispuntarla. E questo fa tutta la differenza del mondo,soprattutto per la fiducia che la russa riesce ad avere in sestessa anche quando gli incontri iniziano nel verso sbagliato.In questo senso, l’ultimo Roland Garros è stato assaieloquente. In un momento in cui pare di assistere a una sortadi cambio generazionale nel tennis femminile, con l’avventodi tante giovani particolarmente agguerrite e interessanti, inervi saldi e la convinzione nei propri mezzi potrebberoregalare alla Sharapova (che, ricordiamolo, ha appena 27anni) altre stagioni di gloria e, perché no?, l’opportunità ditornare a indossare la corona riservata alla numero 1 delmondo.

Nel biennio 2011-2012 Maria ha vinto 26 partite al terzo, perdendone appena due , mentre nel 2014 il suo record attuale è 13-3

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Grasso è bello, ce lo diconole tenniste

di Marco Avena

Quando si pensa a certi sport e si guardano determinatefotografie ci si immagina gli atleti come Bronzi di Riacescolpiti nella pietra

Quando si pensa a certi sport e si guardanodeterminate fotografie ci si immagina gli atleticome Bronzi di Riace scolpiti nella pietra. Spessoè così, ma non sempre gli stereotipicorrispondono a verità. Lasciamo stare per unattimo sport dove la linea può essere lasciata daparte per dar sfogo alla potenza – basti pensare asport di contatto o a determinate specialitàdell'atletica come lancio del martello o del peso –ma se dici tennis femminile pensi subito a MariaSharapova o a Daniela Hantuchova o magari allanostra Flavia Pennetta, ragazze che curano conmeticolosità il loro corpo e la condizione atleticaa tal punto da fare invidia anche ad alcunegettonate modelle. Ma il tennis, in questo senso,è uno degli sport più democratici che esistano.

Puoi vincere sia se superi i due metri di altezzasia se sei sotto l'1,70. E puoi importi sia se sei unfisico asciutto come la bella Masha appena citatasia se sei, per così dire, in carne. Così, su duepiedi, vengono in mente la francese MarionBartoli, la scorsa estate un po' a sorpresatrionfatrice a Wimbledon, o ancora DominikaCibulkova, non proprio una silhouette, tennistache paga dazio anche in termini di altezza e ingrado di centrare la finale all'Australian Opendel gennaio scorso. O sfogliando gli annali comenon pensare a Brenda Schultz e Marianne deSwaardt? E che dire ancora di Serena Williams odi Vika Azarenka? L'americana e la bielorussahanno da sempre un peso forma non certoinvidiabile, a causa di una corporaturadecisamente robusta e qualche strato di'pannipolo adiposo eccedente' che ogni tanto sipalesa sotto le loro mise attillate e di marca, masono là in cima tra le più grandi di questo sport.L'ultima in ordine di tempo ad essere balzataagli onori delle cronache a causa di un fisico piùda modella di Botero che da atleta professionistaè stata l'americana Taylor

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“Non bisogna essere stuzzicadenti perdiventare delle star”

Townsend, una signorina di 18 anni cheall'ultima pesata ha toccato quota 80chilogrammi e che avevamo già notato ad IndianWells quando al secondo turno si era arresa allanostra Pennetta poi vincitrice del torneo.Per la verità la Townsend fece parlare di sé giànel 2012 quando fu esclusa dagli US Openperché un po' troppo 'cicciottella'. La Townsendè una tennista oversize che al Roland Garros hascatenato la fantasia dei cronisti, specialmentequando al secondo turno ha superato labeniamina di casa Alize Cornet: qualcuno si èaddirittura lasciato andare alla fatidica frase “sel'è mangiata”, battutaccia che chissà quantevolte ancora la talentuosa Taylor si sentiràripetere.

Eppure la Townsend ha qualcosa che altre suecolleghe non hanno: ha dimostrato che neltennis dei pro ci può stare anche lei e che conuna dieta accurata non potrà far altro chemigliorare la propria condizione atletica e, diconseguenza, gioco e classifica. Ne hannotessuto le lodi anche Andy Murray e AndreaPetkovic. La tedesca ha candidamente ammesso:“Taylor è il mio idolo”, e non l'ha detto certo contono ironico. Lei va avanti per la sua strada, sache in uno sport di abilità come il tennis tuttipossono avere una chance.“Non bisogna essere stuzzicadenti per diventaredelle star”, ama spesso ripetere. E lo sa beneanche la già citata Marion Bartoli.

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Il futuro? È roba daragazze

di Gianluca Atlante

È cominciato il ricambio generazionale nel tennisfemminile. E quello maschile, quanto dovrà aspettare?

La terra rossa del Bois de Boulogne è crudele.Colpa della Manica a due passi, forse, di queicambi repentini di temperatura che gli inglesichiamano showers, scrosci d'acqua che allentanola rincorsa alla gloria. Ma questa terra, quella delRoland Garros, insegna che oggi, nel tennis, nonc'è assolutamente nulla di scontato. Fra ledonne, principalmente. Lì dove i muscoli fannola differenza e la classe è un qualcosa in più, unorpello invece che un approdo. Tra gli uomini, lasensazione è che il “nuovo” che avanza siafrenato nell'approccio e nella conduzione delmatch, più che nell’eseguire i colpi in un certomodo.Per carità, Milos Raonic e Grigor Dimitrov,hanno da tempo bussato alla porta, ma i tempidi entrata sembrano un tantino più lunghi. Daparte nostra, c’era la voglia di capire, e darecorpo alle voci di chi ne capisce di più. Di chivive di tennis ventiquattro ore su ventiquattro,trovando modo e tempo per volare di fiore in

fiore. Abbiamo raccolto pareri, analizzatoattentamente la situazione, monitorato il tutto.Finendo con il trovare nei numeri di questaedizione dell'Open di Francia – ché son quellialla fine che fanno la differenza – qualcosa chepotesse indirizzarci verso quel cambiamento chein molti auspicano.E allora, in un pomeriggio uggioso, siamoriusciti a trovare terreno fertile… A cominciareda Josè Luis Clerc, ex giocatore argentinonumero quattro del mondo, che qui al RolandGarros fece semifinale nel 1981 e '82 e che oggi ècommentatore Espn per il Sudamerica.«Oggi ci sono Nadal, Djokovic, Federer eMurray, domani ci saranno Raonic, Dimitrov eNishikori. Le rivalità nel tennis non sono maimancate e, quando abbiamo iniziato apreoccuparci, sono spuntate fuori. Credo nelricambio generazionale, ma tutte le cose hannoun tempo e sino a quando quelli lassù, almenoin campo maschile, avranno fame, per gli altrinon sarà facile provare a sedere al loro tavolo,fermo restando che i tre che ho nominato,Raonic, Dimitrov e Nishikori, hanno lecredenziali giuste per scrivere nuove pagine diquesto sport.

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«Oggi il tennis femminile», ha continuato Clerc, «sembraavere più ricambi, è molto più livellato. Nel maschile, larincorsa del “nuovo” è partita, ma la strada da percorrere misembra decisamente più lunga».

Diverso il discorso in campo femminile», haspiegato lo stesso Clerc, «Il processo dicambiamento, e lo si è visto proprio qui alRoland Garros, è già iniziato. Serena Williams haperso al secondo turno dalla Muguruza,giocatrice molto interessante e la Na Li dallaMladenovic. In campo maschile, soprattutto inuno Slam, è assai improbabile che le teste diserie numero 1 e 2, vadano fuori al primo esecondo turno. Nel femminile è successo esuccederà ancora, perché oggi sono i muscoli afare la differenza e non il talento. Di quello credoche ce ne sia poco, anche se ci sono giocatricicome la Muguruza, la stessa Mladenovic e lacanadese Bouchard, per non parlare della Halep,che sembrano avere qualcosa di più delle altre eavvicinarsi di molto alle prime».

«Oggi il tennis femminile», ha continuato Clerc,«sembra avere più ricambi, è molto più livellato.Nel maschile, la rincorsa del “nuovo” è partita,ma la strada da percorrere mi sembradecisamente più lunga. O almeno lo sarà, fino aquando quelli lì davanti avranno fame».

Proseguiamo nel nostro percorso, aiutati daquella pioggerellina fastidiosa che tutto rendepiù faticoso. Al riparo nella Players Loungetroviamo Riccardo Piatti, l'uomo che,unitamente a Ivan Ljubicic, sta portando ilcanadese, Milos Raonic, a livelli altissimi. Riccardo risponde al nostro invito e il dialogofinisce per scorrere veloce, a patto che non siparli di tennis in “gonnella”: «Ammiro molto i

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coach che lavorano con le donne, credo che civoglia molta più pazienza rispetto agli uomini.Non ho esperienza al riguardo, quindi non misembra giusto parlarne, salvo per ribadire che,nell’ottica di questo Slam su terra rossa, ilcambiamento è sembrato impetuoso». ERaonic? «È molto vicino ai più grandi, molto piùdi quanto si possa immaginare», ci confidaPiatti. «Credo che il gap sia minimo, per luicome per Dimitrov e Nishikori, i giocatori che almomento rappresentano quello che voi amatedefinire il nuovo che avanza. Io, per carità, sonoparte in causa, ma Milos sta facendo grandiprogessi. Dal punto di vista tecnico, ma anchesotto quello puramente psicologico e per questointendo

l'approccio al match, e come gestirlo, soprattuttonei momenti di difficoltà. Pensa da grande,insomma, e si vede. Credo che la distanza siaminima e che i tempi per un ricambio, si sianonotevolmente accorciati».

Da Piatti a Cinà, coach della Vinci e profondoconoscitore del tennis femminile, anche se i suoiinizi furono con gli uomini. Francesco vacontrocorrente. O meglio, ritiene che quantoaccaduto in questa edizione del Roland Garros,resti un fatto importante, ma forse isolato. «Nonlo so questo, ma dico che se le giocatrici divertice, e parlo di Serena Williams, Li Na,Sharapova, la stessa Sara (Errani, ndr), hannoun rendimento costante, per le altre diventadifficile. Halep, Muguruza e Bouchard, sonogiocatrici che stanno venendo fuori alla grande.Sono giovani e, sicuramente, hanno grossimargini di miglioramento, ma le prime, sevogliono, dettano legge. Certo, analizzandoattentamente i numeri, c’è più ricambio rispettoai maschi, ma resto dell’avviso che ci vorràancora un po’ per un cambiamento totale dellasituazione, per scoprire pagine nuove di questomondo».

Il ricambio, nelle donne, è già iniziato. Negliuomini, un po’ meno. Il nostro Giorgio DiPalermo, membro del board dell’Atp, fa

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un’analisi precisa. «Nadal, Djokovic, Federer, Murray, hannoancora qualcosa in più. Hanno le qualità per gestire il matcha loro piacimento. Sanno cosa voglia dire iniziare uno Slam earrivare sino in fondo. Poi, per carità, succede che possanoinciampare, ma se analizziamo i numeri degli ultimi Major,ci accorgiamo che sono ancora loro a dettare legge, sempre ecomunque. Sanno come gestire la tensione di un matchimportante, come addomesticare una partita importante,come approcciarla e condurla in porto. La differenza sta inquesto. Raonic, Dimitrov e Nishikori, i tre che bussano allaporta dei grandi, hanno qualità da vendere, ma non al punto,a mio avviso, dal scalfire il predominio dei più grandi. Incampo femminile, la situazione è diversa», spiega ancora DiPalermo, «anche perché sono le qualità fisiche a fare ladifferenza. E allora può capitare che, se Serena non sta beneo, magari, non ha voglia, le altre possono approfittarne. Quial Roland Garros, è successo di tutto. Serena e Na Li sonouscite subito di scena e, in entrambe le metà del tabellone,sono venute fuori giocatrici come Halep, Bouchard eMuguruza, che hanno qualità fisiche notevoli e le hanno fattepesare, confermando come tra le donne, ci sia piùlivellamento». In effetti, senza lo scivolone di Federer controGulbis, il singolare maschile avrebbe presentato in semifinalei quattro storici Fab Four.

Non è un caso, invece, che tra le donne, Bouchard, Halep e Petkovic, si siano ritagliate il loro spazio di meritata gloria.

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La più bella partita maigiocata

di Princy Jones

La finale di Wimbledon 2008 tra Federer e Nadal è consideratadagli esperti una delle migliori partite mai giocate

Qualche decade fa, gli appassionati di calcioerano soliti parlare di quanto fossero fortunatiad aver vissuto in un’era che è stata testimonedel talento fenomenale di Diego Maradona. Noipossiamo dire lo stesso di Roger Federer e RafaelNadal e della loro affascinante rivalità che haportato i fans all’euforia. Infatti, siamo fortunatia guardare due degli scontri tra i migliori rivali ecombattuti l’uno contro l’altro, soprattutto neitornei del Grande Slam. Roger e Rafa, con i lorostili contrastanti, fanno del tennis una gradevoleesperienza per gli spettatori. Entrambi sono statidecisivi per tirare fuori il meglio l’uno dell’altro,anche se una volta Nadal ha scherzato dicendo

che era stato sfortunato a dover giocare nellastessa epoca del “miglior giocatore della storia,Roger Federer”.La finale di Wimbledon 2008 tra Federer eNadal è considerata dagli esperti una dellemigliori partite mai giocate. Tutti quelli chehanno guardato la finale dal Campo Centrale edalla televisione seduti a casa concordano conquanto detto. In un incontro interrotto dallapioggia che è durato 4 ore e 48 minuti, il 22enneNadal è emerso come campione, battendoFederer, che stava puntando il suo sesto titoloconsecutivo a Wimbledon, 6-4 6-4 6-7(5) 6-7(8)9-7.

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È stato un finale da mangiarsi le unghie quella domenicasera, e chiunque di loro avrebbe potuto diventare campione;non c’è stato un perdente. Nadal ha vinto 209 punti contro i204 di Federer. Era anche la loro terza finale consecutiva aWimbledon, e anche la prima ed unica vittoria di Nadalcontro Federer a Wimbledon. Nel 2006, Federer batté Nadalin quattro set, 6-0, 7-6(5), 6-7(2), 6-3; nel 2007, Nadal hamostrato un tennis brillante, ma Federer dimostrò ancorauna volta di essere troppo bravo per lui, abbattendo il suogiovane opponente, 7-6(7), 4-6, 7-6(3), 2-6, 6-2.Quella sera, le probabilità erano in favore di Federer,nonostante Nadal fosse in vantaggio sui testa a testa per 11-6sul maestro svizzero. Dopotutto, si trattava di Wimbledon,non del Roland Garros; battere il “Re dell’Erba” sulla suasuperficie preferita era una grande impresa. Ma Nadal era informa incredibile, inoltre, era molto in fiducia dopo unavittoria di grande misura per 6-1, 6-3, 6-0 su Federer agliOpen francesi il mese precedente.Nadal ha fatto suo il primo set per 6-4, brekkando Federernel terzo game. Nel secondo set, Federer ha brekkato Nadalnel secondo game lui stesso, e ha preso il comando per 1-4.Lo spagnolo ha poi fatto un’incredibile rimonta vincendo i 5game successivi per condurre di due set.

Quella sera, le probabilità erano in favore di Federer, nonostante Nadal fosse in vantaggio sui testa a testa per 11-6 sul maestro svizzero.

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E' stata una finale che ha simbolizzato il trionfodella volontà.

In un terzo set interrotto dalla pioggia, Federer ètornato alla ribalta sigillando il suo primo setcon il tie-break. Federer che aveva finalmenteritrovato il suo ritmo, ha negato a Nadal unavittoria facile. Poi Nadal ha iniziato a mostraresegni di cedimento di nervi quando era sulpunto di vincere. Sembrava avesse fretta dichiudere il lavoro. Mentre Nadal serviva per ilmatch sul 8-7 del tie-break, Federer che avevapercepito l’ansia del suo avversario, ha coltol’opportunità di rispondere con un incredibilevincente di rovescio. Uno scoraggiato Nadalguardò incredulo Federer fare suo il set per unpunteggio di 10-8 nel tie-break.Al termine di quattro set, entrambi i giocatoriavevano fatto esattamente lo stesso numero di

– 151! Mentre il duo si stava avviando al quintoset, la folla era presa dall’eccitazione. Ancora unavolta la pioggia giocò il ruolo di guastafeste con ilpunteggio fermo sul 2-2 nel quinto ed ultimoset. Nonostante avessero le possibilità dibrekkare il servizio del loro avversario, entrambii giocatori sono arrivati sul punteggio di 7-7. Perallora, era già buio, e le persone iniziavano achiedersi se la partita sarebbe stata spostata algiorno successivo. Ma un errore di dritto diFederer ha aiutato Nadal a brekkare finalmenteil servizio del suo avversario e a condurre sulpunteggio di 8-7. Durante il match-point, ildritto di risposta di Federer atterrò sulla rete, edun esausto Nadal cadde per terra. Finalmenteera successo – Nadal era diventato il campione

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di Wimbledon – mettendo fine alla mezzadecade di dominio su erba di Federer. Quando il campione 22enne è salito sugli spaltiper celebrare la sua vittoria storica con la suafamiglia e con i membri della famiglia realespagnola, Roger Federer stata seduto sulla suasedia cercando di tornare alla realtà. Era laprima volta di sempre che doveva accontentarsidel trofeo del secondo classificato a Wimbledon,la sua superficie preferita.Quella finale ha completamente cambiatol’equazione della rivalità Federer-Nadal. Haannunciato l’inizio dell’era Nadal nel tennis.Dopo quella sconfitta, Federer non è più stato

capace di battere Nadal in un evento GrandeSlam. Nei quindici incontri che sono seguiti, èstato capace di battere Nadal solo quattro volte.L’età ha infine pagato pegno sul gioco di Nadal.Il suo rovescio impeccabile, che era la migliorarma del suo arsenale, ha iniziato a perdere diprecisione ed è diventata ora il suo talloned’Achille, per il piacere di Nadal. Ora, la strategiacardine dello spagnolo contro Federer è disparare ripetutamente i suoi colpi contro ilrovescio di Federer, costringendolo infine acommettere un errore.Sia Nadal che Federer hanno aggiunto altri duetitoli di Wimbledon sotto il loro nome dopol’epico incontro del 2008, ma non si sono piùdovuti scontrare l’uno contro l’altro. Federer oraha 32 anni; Nadal 28. Se si incontrassero ancorain una finale di Wimbledon, non sarebbe tantoemozionante quanto lo è stato quando i duegiocatori hanno debuttato. Siamo stati fortunatiad essere testimoni di una finale così storica tradue dei migliori giocatori – giocatore da serveand volley e giocatore da fondo – che hannomostrato le loro migliori prestazioni nella cacciadel posto più alto.È stata una finale che ha ispirato un libro –“Strokes of Genius”, di Jon Wertheim; è statauna finale che ha simbolizzato il trionfo dellavolontà.

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Taylor Townsend. Fame disuccesso. Purtroppo non solo diquello…

di Fabrizio Fidecaro

«Fat, lazy pigs». Per tradurla in maniera edulcorata, «grasse, pigre“maialine”». Così nel 1992 Richard Krajicek definì «l’80 per cento» dellecolleghe del circuito Wta.

«Fat, lazy pigs». Per tradurla in manieraedulcorata, «grasse, pigre “maialine”». Così nel1992 Richard Krajicek definì «l’80 per cento»delle colleghe del circuito Wta. Si scatenaronopolemiche a non finire e, giorni dopo, il futurocampione di Wimbledon si corresse,ammettendo di aver esagerato e precisando consarcasmo che intendeva riferirsi solo al «75 percento».Vedendo all’opera Taylor Townsend nonpossono non tornare alla mente le beffardeparole dell’olandese. La giovanissima colouredamericana, diciotto anni compiuti ad aprile,incanta con il suo potente e ispirato tennismancino, ma è inevitabile che la prima cosa chesalta all’occhio sia la sua possente stazza fisica.Alta un metro e 68, ha un peso dichiarato di 80chilogrammi, fra l’altro dopo essersi sottoposta auna rigida dieta curata dai medici dell’Usta chesembra le abbia fatto perdere parecchi chili.

Numero uno a dieta Una storia, quella del sovrappeso, che la portòalla ribalta già un paio d’anni fa. Nell’aprile del2012, dopo aver vinto gli Australian Openjunior, Taylor era diventata numero uno delmondo under 18. Ebbene, la federazionestatunitense decise comunque di non pagarle lespese di viaggio e iscrizione ai successivi USOpen, una sorta di “punizione” per non essersimessa d’impegno al fine di recuperareun’accettabile forma fisica. Alla fine fu la madreSheila a occuparsi delle spese per far parteciparela figlia all’evento newyorkese, dove, però,Taylor, si fermò nei quarti.

Nata a Chicago, 16 aprile 1996.Il suo fisico possente rappresentaun'eccezione nel panorama tennisticofemminile: ha infatti una statura di 168 cm eun peso di 80 chili.Fa il suo esordio negli Slam in singolare aParigi 2014 dove raggiunge il terzoturno eliminando la connazionale VaniaKing e la tennista di casa Alizé Cornet

Taylor Townsend

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«La nostra prima preoccupazione è la sua salute, eil suo sviluppo a lungo termine come giocatrice»

«La nostra prima preoccupazione è la sua salute,e il suo sviluppo a lungo termine comegiocatrice», spiegò Patrick McEnroe, presidentedell’Usta. «In testa abbiamo un obiettivo: farlagiocare nell’Arthur Ashe Stadium daprotagonista nel tabellone principale e, quandosarà il momento, vederla lottare per i titoli piùimportanti. Nessun torneo vale più della carrieradi un giocatore, specie quando questi ha solosedici anni». Le spiegazioni vennero tutt’altroche gradite dalla Townsend. «Fu scioccante»,disse poi. «Ero molto delusa, piansi. Avevolavorato sodo e non ero certo diventata n.1 permiracolo».Taylor, a ogni modo, è passata professionista nelnovembre successivo, cominciando ad

affacciarsi nel circuito delle “grandi”. Qui i risultati hanno stentato ad arrivare, e il2013, al di là di un’affermazione a Indian Wellssulla ceca Hradecka, si è rivelato più ostico dellegloriose aspettative. L’Usta ha comunque seguitato a riservarle wildcard per gli eventi di rilievo, ed è così che nel2014 Taylor si è tolta nuovamente lasoddisfazione di passare un turno nel PremierMandatory californiano, ai danni dell’azzurraKarin Knapp, strappando poi un set alla futuravincitrice Flavia Pennetta. Ad aprile sono giunti due centri di fila in proveItf da 50.000 dollari sulla terra, prima aCharlottesville e poi a Indian Harbour Beach.

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Il viatico ideale per affacciarsi all’ombra dellaTour Eiffel, dov’è stata ammessa al main drawgrazie a un nuovo invito degli organizzatori.

S’è mangiata la Cornet Ebbene, Taylor si è meritata in pieno il favore,approdando al terzo round dopo aver superato laconnazionale Vania King e, soprattutto, labeniamina di casa Alize Cornet, ventesima delseeding. È stato in quest’ultimo incontro che laragazzona di Chicago ha impressionato pubblicoe addetti ai lavori, mettendo alle corde lafrancesina e trovando la forza d’animo perchiudere la pratica in un delicatissimo terzo set.

Contro il pregevole rovescio della SuarezNavarro c’è stato poco da fare, ma la Townsend,arrivata a Parigi da numero 205 Wta, ne èripartita da n. 150, e con la “benedizione” diAndy Murray, che le ha rivolto pubblicicomplimenti su Twitter dopo il successo sullaCornet.Soddisfazioni che per lei rappresentano nullapiù che un punto di partenza. Attualmente laTownsend continua a non essere in rapportitroppo amichevoli con la sua federazione ed èsolita allenarsi tra Chicago e Washington sotto laguida del tecnico Kamau Murray, che la conosceda quando aveva sei anni, e della finalista diWimbledon 1990 Zina Garrison.È ben consapevole del suo talento, della capacitàinnata di trovare angoli imprevedibiliutilizzando il campo al tempo stesso con fantasiae precisione geometrica, potendo contare in ogniscambio su diverse possibili soluzioni. «Averecosì tanta scelta sul da farsi è un dono e al tempostesso una maledizione, il rischio è ritrovarsimolto confusi», ha ammesso Taylor. Di questo passo l’attenzione generale non potràche spostarsi sulle sue qualità tennistiche, ed ègiusto così. Restano gli innegabili problemi di peso, che leprovocano affaticamenti alle ginocchia

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Attualmente la Townsend continua a non esserein rapporti troppo amichevoli con la suafederazione americana

limitandola negli spostamenti, anche se meno diquanto si potrebbe immaginare.

Una che sa divertire Non si tratta di essere longilinea o di faresciocchi paragoni con altre giocatrici dallacorporatura diversa, ma semplicemente diacquisire una condizione fisica degna diun’atleta professionista, che le permetta direndere al meglio con continuità negli impegnidel Tour. Se Taylor ci riuscirà almeno in parte,ecco che il tennis mondiale avrà trovato unabrillante top player in grado di vincere edivertire.

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Il toro e il matador

di Alex Bisi

Il torero ripone le sue spade nei foderi della sua borsa, la tensionesale mentre si avvicina il momento di entrare nell’arena.

Il torero ripone le sue spade nei foderi della suaborsa, la tensione sale mentre si avvicina ilmomento di entrare nell’arena. Nella menteripete i movimenti cardini della suaprofessione,gli stessi movimenti ripetuti milionidi volte in allenamento. Sa cosa deve fare, o perlo meno ne è convinto, deve entrare e prendere iltoro per le corna, non deve lasciarlo respirare,deve anticipare le sue mosse, evitare ogni suacarica altrimenti ne uscirà sconfitto.Mentre perfeziona il suo abbigliamento, sente lafolla che si scalda, che lo attende ma cheallostesso tempo scalpita anche per il suoavversario, sa che oggi è più importante dellealtre volte in cui lo ha incontrato, oggi vale di piùc’è in palio un pizzico di gloria in più in questacalda domenica.Il sole è alto nel cielo e la temperatura è rovente,mentre i suoi piedi toccano la rossa terradell’arena, il suo nemico è già dentro il campo, loaspetta, e scalpita, voglioso di dominare.

La partenza è tutta per il torero, lo attacca, nonlascia respirare il suo avversario, evita ogni suacarica con maestria e sembra poter dominare loscontro.Ma quando affronti un toro non puoi mai essertranquillo, non sai mai quando lui si infurierà,ed è proprio quando credi di esser tu acomandare la battaglia che lui rialza la testa. Lesue cariche si fanno più poderose, la sua corsapiù efficace, il torero lo schiva, non molla, ma èsolo questione di tempo, il tracollo è vicino, iltoro riporta in parità il duello, e fa pendere dallasua parte l’ago della bilancia di questa battaglia.Il matador è in affanno, tutti i suoi pianisembrano esser andati in fumo, la sua spada nonfa più male, si sposta barcolla ma tiene duro,non vuole mollare, ha lavorato troppo perlasciarsi sfuggire questa occasione.Il caldo lo sta sfiancando, e anche il pubblico aquesto punto è tutto per il suo nemico, e mentresente le forze andarsene, il toro sembra esserfresco come all’inizio della loro battaglia, e comecapita a volte in questi scontri è il toro ad averela meglio. Il torero deve arrendersi, ancora unavolta è Rafa Nadal il vincitore del Roland Garros.

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Cosa serve per vincere uno Slam?Riposo ed alimentazione sonoindispensabili!

di Alessandro Varassi

La CNN ha provato ad analizzare quali sono i fattori chiaveper trionfare in un torneo che si gioca su 2 settimane, ed almeglio dei 5 set

Il Roland Garros 2014 è andato in archivio conl'ennesimo successo del re della terra rossa,Rafael Nadal. Niente per un tennista vale comevincere una prova dello slam, ma qual è ilsegreto per vincere?Come ogni torneo, è richiesta una pianificazionemeticolosa, preparazione, supporto del proprioteam e, quando riesci a trovarla, anche la routinenel fare tutto questo, con ritmi uguali nei diversigiorni. La cosa più difficile negli Slam èsicuramente quella di giocare alcuni,teoricamente potrebbe capitare anche in tutti,incontri sulla distanza dei 5 set, almeno nelsingolare maschile. Di base, c'è un giorno diriposo tra un match e l'altro, ma pioggia e rinviiper oscurità possono far saltare i piani.

Si potrebbero affrontare 5 set in più incontri difila, un avversario molto difficile per chiunque,più di qualsiasi top player, per il dispendio fisicoe psicologico che questo comporta.Bisogna poi sapersi adattare alla superficie;prendiamo per esempio il French Open: sullaterra gli scambi tendono ad essere più lunghirispetto all'erba o al cemento. Queste ultime due superfici sono più dure, intermini di sforzo delle articolazioni, ma nonrichiedono di scivolare, come il clay. I muscoli hanno così bisogno di riposare piùvelocemente: come spiegano molti che bazzicanole locker room, non è raro vedere i giocatori,dopo 5 set, fare della cyclette per tirare fuori glieccessi di acido lattico.

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Ecco quindi che vengono fuori i frullati diproteine e calorie. Non sempre, ovviamente, èquesta la soluzione migliore, dipende da come vail proprio incontro precedente: se Nadal, tantoper fare un esempio, vince in 3 comodi set, in 1ora e mezzo di gioco, dopo avrà probabilmenteun pasto light, senza rischiare di giocare con lostomaco pesante il giorno seguente.Un perfetto recupero è indispensabile, ma nonsempre garantito. E' difficile conoscere lapropria programmazione giornaliera, non solo incampo: se il match finisce tardi, per esempio,probabilmente il tennista andrà a letto dopo, e ilsuo sonno ne risentirà, compromettendo ilrecupero fisico almeno parzialmente.

Giocare sulla distanza di 5 set di solito si fasentire a partire dalla seconda settimana; èdifficile sopravvivere a più di 2 matchconsecutivi così lunghi. Gustavo Kuerten, peresempio, riuscì nell'impresa di vincerne 3, neltrionfale Roland Garros 1997. Uno dei segreti del dominio di Roger Federer edegli altri big è probabilmente quello disistemare la pratica velocemente nella primasettimana dei tornei dello Slam.Non basta quindi essere un grande giocatore pertrionfare: a fare la differenza in tornei cosìdispendiosi sono tutti questi particolari, riposoed alimentazione su tutti. E ciò non fa che confermare la straordinariaforza di giocatori come Rafael Nadal, RogerFederer e Novak Djokovic, non a caso diventatonumero 1 del mondo nel 2011, dopo avermodificato la propria alimentazione e curatometicolosamente tutti questi particolari, noncerto secondari per poter alzare il trofeo aMelbourne, Parigi, Wimbledon o New York.

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Non è uno sport pergiovani

di Brent Kruger

Generazione perduta

Aggiudicandosi per la nona volta il singolaremaschile agli Internazionali di Francia, lospagnolo Rafael Nadal ha rimesso la locomotivasui binari, dopo che la stessa aveva leggermentesbandato in quel di Melbourne. Agli AustralianOpen infatti, avevamo assistito all’ineditaincoronazione dello svizzero StanislasWawrinka, giunto al miglior risultato della suacarriera alla soglia dei 29 anni.Dei quaranta major disputati nel decennio2004-2013, ben trentacinque sono finiti nellemani del “triumvirato” composto da Federer(16), Nadal (13) e Djokovic (6) mentre solo altriquattro tennisti hanno avuto il piacere di

emularli: Gaudio, Safin, Del Potro e Murray (duevolte).Roger aveva quasi 22 anni quando vinse, nel2003, il suo primo slam a Wimbledon; Rafa eradiciannovenne da qualche giorno quando trionfòal Roland Garros nel 2005 mentre Nole siimpose a Melbourne nel 2008 a 20 anni e ottomesi.Nell’attuale classifica ATP, nessun giocatore tra iprimi 100 può emulare il serbo e lo spagnolomentre, in via del tutto teorica, solo in 4potrebbero tagliare il prestigioso traguardoprima dell’elvetico: si tratta di Dominic Thiem,Jiri Vesely, Jack Sock e Bernard Tomic.

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Di questi, lo statunitense Sock ha trionfato nella provajuniores degli US Open 2010, il ceco Vesely si è aggiudicato ilboys singles agli Australian Open 2011 mentre l’australianoTomic ha alzato il trofeo a Melbourne nel 2008 e a New Yorkl’anno successivo.Che valore possono avere dunque le prove riservate agliunder 18 in uno sport, come il tennis, che, per diverseragioni, ha alzato considerevolmente l’età media dei suoiprincipali protagonisti? E, soprattutto, che fine hanno fatto ivincitori dei 40 tornei juniores nello stesso arco temporale?Ebbene, dei 33 vincitori dell’ultimo decennio, solo ilbritannico Andy Murray (che si aggiudicò gli US Open 2004)ha saputo ripetersi tra i professionisti mentre nessun altro èriuscito a giungere nemmeno in finale.Alcuni di loro (Gael Monfils, Marin Cilic) si sono costruitiuna discreta carriera con tanto di ingresso nella Top-10 esemifinale slam; Bernard Tomic, classe 1992, ha raggiunto iquarti di finale a Wimbledon quando era ancora diciottennementre Jeremy Chardy ha ottenuto lo stesso risultato (quartiagli Australian Open 2013) ma con qualche anno di ritardo.E poi c’è Grigor Dimitrov, il predestinato, campione junioresa Wimbledon e New York nel 2008 e attualmente numero 13del mondo, già vincitore di quattro prove ATP (su tre diversesuperfici) ma sempre piuttosto deludente nei major, eccezion

Su Krygios e sul connazionale Kokkinakis, sono riposte le speranze di rilancio del tennis “down under” mentre l’Italia guarda con fiducia ai progressi di Gianluigi Quinzi, campione juniores a Wimbledon un anno fa e spesso a segno nei Futures a cui partecipa.

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fatta per i quarti di finale conquistati nell’ultimaedizione degli Australian Open.

Fin qui quelli che ce l’hanno fatta. E gli altri? Tra le tante promesse mancate, unposto di rilievo lo occupa lo statunitense DonaldYoung. Il colored di Chicago pareva avviato auna carriera brillante dopo aver conquistato asoli 15 anni il titolo juniores a Melbourne mal’eccesso di aspettative ha finito perdanneggiarlo e tuttora, dopo essere stato n°38del ranking ATP nel febbraio del 2012, sibarcamena tra challenger e qualificazioni neitornei principali senza averne mai vinto uno.

Sempre scorrendo l’elenco troviamo lo slovaccoMartin Klizan, che vinse a Parigi nel 2006 ed èstato numero 26 ATP con due tornei all’attivo, el’americano delle Bahamas Ryan Sweeting,campione juniores agli US Open nel 2005 evincitore a Houston nel 2011.Alcuni vincitori di slam juniores non sono maientrati tra i primi 100 giocatori della classificamondiale pur essendo nati prima del 1990.Stiamo parlando del francese AlexandreSidorenko (best ranking al n°145),dell’australiano Brydan Klein (174), delbielorusso Uladzimir Ignatik (137), dellostatunitense di origine ucraina Alex Kuznetsov(120) e del ceco Dusan Lojda (161).Non ci resta dunque che sperare suigiovanissimi, tra i quali l’australiano NickKyrgios (classe 1995) sembra decisamente il piùpromettente. Il ragazzo di Canberra ha appena vinto ilchallenger di Nottingham partendo dallequalificazioni e aggiudicandosi ben 8 incontriconsecutivi; in primavera si era imposto sullaterra americana di Sarasota e Savannah dopoaver superato un turno nel tabellone principaledegli Australian Open e aver destato ottimaimpressione in Coppa Davis contro la Francia.

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Statistiche tennistiche

di Roberto Marchesani

1 - I titoli vinti sull’erba da Grigor Dimitrov. Ilbulgaro ha battezzato anche questa superficie,dopo aver trionato indoor (a Stoccolma nel2013), sul cemento (ad Acalpulco) e sulla terrarossa (a Bucarest). E’ il Queen’s Club di Londra aconsegnargli la prima gioia erbivora, battendoFeliciano Lopez in tre tie-break (6-7 7-6 7-6)salvando un match-point nel secondo set. - la sconfitta – l’unica ancora oggi – di tutta lacarriera di Rafael Nadal, patita al Roland Garros.Rimane Robin Soderling il fautore dell’impresa,quando correva il giorno 31 maggio 2009. Nadalha chiuso ancora una volta imbattuto la suaennesima campagna parigina : 66-1 il bilancio.

- gli Slam vinti da Novak Djokovic negli ultimi 9.Il successo degli Australian Open 2013 è l’unicotrionfo a fronte di 8 fallimenti, incluse 5 finali(Roland Garros e US Open 2012, Wimbledon eUS Open 2013, Roland Garros 2014).

2 - i quarti di finale giocati da Ernests Gulbis neitornei dello Slam. A quello del Roland Garros2014 va aggiunto quello giocato al RolandGarros nel 2008. Il lettone si spingerà oltre,andando in semifinale per la prima volta,perdendo da Novak Djokovic.

3 - i futures vinti da Gianluigi Quinzi nell’ultimomese, in 3 settimane consecutive. Il marchigianoha conquistato in serie Galati (Romania), Sofi eCasablanca (Marocco). - le sconfitte consecutive sull’erba per RafaelNadal. Dopo quelle con Rosol e Darcis nelleultime due edizioni di Wimbledon, arriva laterza battuta d’arresto contro Dustin Brown adHalle.

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- le finali Slam perse in successione da NovakDjokovic. Quella del Roland Garros 2014 siaggiunge alle finali di Wimbledon 2013 e USOpen 2013.

4 - i mesi passati da Jerzy Janowicz senza vincereuna partita. Il polacco rompe l’incantesimonegativo al Roland Garros, vincendo il suomatch di 1° turno. Era da febbraio che perdevaogni partita sul tour. E’ arrivato a collezionare 9sconfitte consecutive.

5 - i titoli vinti da Philipp Kohlschreiber nella sua

carriera. Il tedesco taglia questo traguardo aDusseldorf, nel suo paese, battendo Ivo Karlovic- le finali perse da Ivo Karlovic in carriera, con lasconfitta a Dusseldorf contro PhilippKohlschreiber. - i trionfi consecutivi di Rafael Nadal al RolandGarros (2010,’11,’12,’13,’14). E’ il primo uomodella storia a vincere 5 Roland Garrosconsecutivi, battendo il record (fissato a 4) diBorg.

6 - i titoli vinti da Ernest Gulbis in carriera, conl’ultimo ottenuto a Nizza, in Francia, sul rosso. Illettone ha la particolare caratteristica di unperfetto score di realizzazione nelle finali, pari al100%. 6 finali giocate, 6 finali vinte. - le sconfitte al 1° turno del Roland Garros perJulien Benneteau, la prima subita dal 2009.

7 - le sconfitte in carriera di Grigor Dimitrov nel 1°turno di un Grand Slam, con la sconfitta diParigi contro Ivo Karlovic. - i titoli di Roger Federer ad Halle(2003,’04,’05,’06,’08,’13,’14), l’ultimo battendoFalla per la settima volta su 7 confronti diretticon un doppio tie-break 7-6 7-6. Nel segno del 7.

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8 - i match giocati da Stanislas Wawrinka dopo ilsuo successo a Montecarlo. Il desolante bilancioper lo svizzero, campione in carica dell’Opend’Australia, è di 4 vittorie e 4 sconfitte.

9 - le partite giocate – e vinte – da Novak Djokoviccontro Marin Cilic. Il suo perfetto recordcontinua con il successo al Roland Garros, nel 3°turno. Stessi risultati – 9 su 9 – anche contro Chardy, battuto nelturno precedente sul rosso di Parigi. - i Roland Garros vinti da Rafael Nadal – unrecord mostruoso. L’ultimo va ad aggiungersi aquelli conquistati nel 2005,’06,’07,’08,’10,’11,’12e’13

10 - i quarti di finale consecutivi per David Ferrernei tornei del Grande Slam, raggiunti al RolandGarros 2014 battendo Kevin Anderson.

Roland Garros. Wawrinka eguaglia Kordaperdendo mestamente da Guillermo Garcia-Lopez all’esordio del torneo di Parigi.

17 - le sconfitte consecutive di Filippo Volandri inun torneo dello Slam. A Parigi è stato SamQuerrey a prolungare questa serie negativa.

39 - le partecipazioni Slam necessarie a GuillermoGarcia-Lopez per accedere per la prima voltanella seconda settimana di un Major. Traguardoottenuto al Roland Garros 2014.

12 - le sconfitte consecutive di Marinko Matosevicin un 1° turno Slam, prima di ottenere la suaprima vittoria in un main draw al RolandGarros, battendo Dustin Brown. - gli ottavi di finale raggiunti da Federer alRoland Garros, nuovo record all-time per iltorneo, battendo il precedente primato diGuillermo Vilas, fermo a 11 partecipazioni neilast 16.

16 - gli anni passati dall’ultima volta (era il 1998)che il campione maschile dell’Australian Openusciva al 1° turno dello Slam successivo, il

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Smart Court, TrainingTechnology

di Laura Saggio

Una sorta di Big Brother intelligente

Una sorta di Big Brother intelligente. O ancora,un preparatore tecnologico. E anche, un coachmulti-tasking e interattivo. E' il neonato SmartCourt, innovativo sistema di raccolta dati,originariamente concepito per il training deipiloti di caccia. Il software altamente sofisticato,ideato dalla società statunitense Play Sight,mediante cinque telecamere HD posizionate inmodo strategico su vari lati del campo, raccogliee organizza le informazioni di gioco (velocità,profondità e rotazione dei colpi, percentualierrori, passi, gocce di sudore, calorie bruciate,metri percorsi) per poi fornire analisi specifichedi un match o di una semplice sessione diallenamento, senza l'ausilio di alcun sensore.Smart Court è dunque una speciale macchinastatistica capace di mostrare ogni dettaglio di unmatch in tempo reale, attraverso un hardwareposto sul campo. Una delle caratteristiche diquesto sistema che più convince, è la suafunzione di training.

Infatti, Smart Court permette di analizzarepuntualmente (anche alla fine del match) tattica,visione del proprio gioco, l'esatta altezza dellapallina sopra la rete, selezionando i vari aspettitecnici di ogni colpo. Inoltre, a conferma dellatesi che la tecnologia ha senso solo se condivisa,Smart Court invia con un click gli allenamenti aPC, smartphone e agli amici in rete.Certamente Smart Court fa notizia da solo. Nonsolamente per la tecnologia all'avanguardiasviluppata, ma anche per come e quanto riusciràa rivoluzionare i piani di allenamento pre e postmatch. Ma a fare ancora più notizia, sembraimpossibile, ma è vero, è l'aspetto riguardante ifinanziamenti che la Società americana haricevuto per l'espansione globale del progetto.Ben 3 milioni e mezzo di dollari provenienti danomi eccellenti, quali, su tutti, il numero due almondo Novak Djokovic. E, ancora, la sei voltevincitrice di Grand Slam, Billie Jean King; BillAckman (fondatore di Pershing CapitalManagment LLC); Mark Ein (membro dellaInternational Tennis Hall of Fame); e Jim Loehr(co-fondatore di Human Performance Istitute ecoach di Jim Courier e Monica Seles).

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Cen Shachar, CEO di Play Sight, ha dichiarato che avere ungruppo di investitori così importanti e noti che condivide lepotenzialità del progetto, è motivo di grande orgoglio per lasocietà: “Noi miriamo a una diffusione globale di SmartCourt, per mettere la nostra tecnologia a servizio sia dei TopPlayer che dei club. Questa tecnologia cambierà per sempre ilmodo di giocare a tennis”.Attualmente la diffusione degli Smart Court è di 35 impiantia livello internazionale, 19 nei soli Stati Uniti. La Play Sight siè però prefissata l'obiettivo di installare 100 dispositivi SmartCourt entro la fine del 2014 nell'area tra New York, Florida eCalifornia.Certamente l'ambiziosa e rivoluzionaria sfida, da sempremolto contrastata, di 'tecnologizzare' il tennis, con SmartCourt è iniziata definitivamente. Siamo certi che, visto ancheil peso dei supporters, questo sistema troverà spazio innumerosi campi, anche di prestigio. D'altronde ha giàiniziato a mettere i suoi 'occhi intelligenti' al Roland Garros,al Court Sense Tennis Training Center in New Jersey, alQuees Club in Londra, alla Stefan Edberg's Academy inSvezia, alla Holland's Laurense Tennis Academy, e infine, alRamat Hasharon Tennis Center in Israele.E, anche se i romantici puristi di un tennis d'altri tempistorceranno la bocca, il futuro passerà da qui.

la tecnologia di Shachar è molto potente, è un grande strumento a disposizione dell'allenatore e del giocatore

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Lo Slam che non ha maiamato Pete Sampras

di Princy Jones

Pete Sampras è una leggenda, senza dubbio, ma gli èsempre mancata una cosa....

Pete Sampras è una leggenda, senza dubbio;vincitore di 14 titoli del Grande Slam, il suorecord di numero 1 del ranking per il maggiornumero di anni, anche consecutivi (1993-1998),rimane ancora ineguagliato. Tuttavia, questaicona del tennis, in tutta la sua gloria, non è mairiuscito a sollevare il trofeo del Roland Garros.In 14 anni di carriera, la sua miglior prestazionea Parigi è stata raggiungere le semifinali nel1996. È una leggenda, senza dubbio, ma lasfortuna degli Open di Francia getterà sempreun’ombra sulla magnificenza della sua carriera.Di tutti i quattro Grandi Slam, l’Open di Franciaè il più duro e anche il più “fazioso” – la terrarossa ha i suoi preferiti e ci vuole di più del solotalento per conquistare questa superficie.

Lo Slam è famoso per far crollare le teste di serie,di conseguenza rende vana ogni previsione;nonostante ci siano delle eccezioni come BjornBorg e Rafael Nadal. Storicamente però, ilRoland Garros ha voltato le spalle a moltigiocatori famosi – Boris Becker, Stefan Edberg,John McEnroe, Jimmy Connors, ecc., permenzionarne alcuni. Su un campo dove potenzae velocità significano poco, questi giocatori sonoinciampati durante il loro percorso nonostante iripetuti tentativi. Il nome più significativo èprobabilmente quello di Pete Sampras, tenendoa mente i suoi tanti record.Agli Open di Francia, Sampras ha perso ottovolte sia nel primo sia nel secondo turno; haraggiunto i quarti di finale almeno tre volte e lasemifinale una volta durante la sua carriera. Nel1994 si avvicinò al completamento del CareerGrand Slam dopo aver vinto Wimbledon, Opendegli Stati Uniti e Open d’Australiaconsecutivamente ma è stato poi facilmentesmontato da Jim Courier, giocatore che avevaprecedentemente sconfitto nella finale diWimbledon.

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L’anno successivo, subì una vergognosa uscita alprimo turno per mano di un relativamentesconosciuto Gilbert Schaller dall’Austria.Battendo il numero uno al mondo e secondatesta di serie, Schaller dimostrò che Samprasnon era formidabile ma piuttosto un giocatorevulnerabile sulla terra.Nel 1996 però, con la sorpresa di tutti, Sampras,testa di serie numero 1, raggiunse le semifinalidel torneo, sconfiggendo lungo il percorsograndi favoriti come Sergi Bruguera e JimCourier. Quell’anno fu il suo miglior tentativo divincere il torneo sulla terra ma YevgenyKafelnikov si dimostrò troppo bravo per lui. Lasesta testa di serie sconfisse Pete Sampras in tre

set netti 7-6, 6-0, 6-2; in seguito il russo vinse iltorneo quell’anno.Più tardi Sampras dovette pagare il prezzo dellasua durata maggiore agli Open di Franciasubendo una prematura sconfitta a Wimbledonil mese successivo. Nessuno aveva previsto lasua sconfitta contro Richard Krajicek ai quarti difinale e fisicamente prosciugato Sampras siarrese facilmente all’avversario olandese, che eratesta di serie numero 17.Il 1996 fu il suo miglior anno di sempre alRoland Garros ma fu anche il suo peggiore aWimbledon. Non è giusto trarre conclusioni maSampras non andò mai oltre il terzo turno agliOpen di Francia dopo quella volta. Tra l’altro,per i quattro anni seguenti, vinse quattro titoliconsecutivi a Wimbledon.È chiaro che lo stile di gioco di Sampras non èmai stato adatto ai rimbalzi alti e lenti dei campiin terra. I suoi servizi penetranti e le voléeaffilate diventavano inerti sulla terra. Adifferenza dell’erba, non è mai riuscito a tirarfuori quella magia sulla terra – il campo era cosìinadatto al suo gioco che faceva impazzire ilcampione solitamente molto composto! Samprasè conosciuto per il suo atteggiamento freddo maagli Open di Francia era un uomo diverso,specialmente quando commetteva errori.Calciava la terra, sbatteva la racchetta e d’un

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Sfortunatamente, il suo fallimento nel completare ilCareer Grand Slam gli ha impedito d’essere premiatocome G.O.A.T.

tratto, gettava l’asciugamano e faceva schizzarela pallina sugli spalti. Una volta ricevette persinoun warning dall’arbitro per abuso di palla.Dopo la sua uscita al secondo turno nel 1999, ilcampione devastato disse alla stampa: “Eromolto frustrato. Volevo darmi un contegno. Sonoancora noioso, non dimentichiamolo. Ma ero sulpunto di rompere qualche manico.”“Su tutte le superfici si tratta d’istinto naturale.A volte sulla terra il mio istinto non è la sceltagiusta,” aggiunse.Sampras arrivò persino ad assumere l’esperto diterra Jose Higueras come allenatore in undisperato tentativo di vincere a Parigi.

Nemmeno la magia di Jose fece granché peraiutare l’americano.Nonostante fosse il numero 1 al mondo e piùvolte vincitore di Grandi Slam, Sampras fu ilmeno temuto sulla terra. Come dice AndreAgassi, “Pete era ovviamente impareggiabile suicampi più veloci ma durante la stagione dellaterra, i tennisti volevano giocare contro di lui.Era l’occasione per ottenere una vittoria controdi lui, era l’opportunità di batterlo.”Agassi aveva ragione – gli Open di Francia èl’unico torneo dove giocatori di bassa classificapotevano far cadere Sampras. Era al livello diqualunque altro principiante al Roland Garros.La terra per Pete Sampras era come l’erba perIvan Lendl.

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Poveri Futures....e se lodice Andy Murray

di Laura Saggio

Durante una recente intervista alla Bbc, Andy Murray, affermaconvito che il futuro del tennis passi attraverso un adeguamentodel prize-money dei tornei minori

“Molto spesso nei tornei Futures, non siriescono a coprire le spese del viaggio edell'alloggio settimanale, nonostante la vittoriadel torneo. E' un gioco a perdere”. Queste leparole del campione scozzese alla Bbc, che haposto l'attenzione su una questione cruciale: ilpassaggio dal tennis dilettantistico a quelloprofessionistico. Il vincitore di Wimbledon(guadagno netto di 1,7 milioni di sterline) haricordato che il montepremi del circuito FutureItf è rimasto invariato dal lontano 1998,nonostante il 'rincaro' del 53% del costo dellavita. I numeri in denaro dei Futures parlano dasoli (specialmente se paragonati agli Slam), alvincitore vanno 850 sterline, mentre chi si fermaai quarti di finale guadagna solo 175 sterline.

“Vogliamo rendere il tennis uno sport migliore,permettendo a un maggior numero di giocatoridi riuscire a vivere di questo sport. In tantidevono smettere a ventuno o ventidue anniperché i loro guadagni non sono sufficienti. Itornei dello Slam ovviamente consentono diincassare molti soldi, e con essi i migliori delmondo potrebbero certamente essere d'aiuto aipiù giovani”. Così Murray incalza e lancia unasorta di appello ai suoi colleghi Top Player.Sembra incredibile, ma l'obiettivo minimo perun tennista che decida di intraprendere la stradadel professionismo è entrare nella top 100. Oltreè off-limits. Un altro pianeta. Un altro sport.Oltre servono investimenti, molti. E non tutte leFederazioni hanno il coraggio di puntare su ungiovane talento.Il paradosso ce lo spiega il caso Liam Broady,talento britannico di 20 anni, attuale numero390 ATP. Broady, finalista a Wimbledon e agliUS Open juniores e vincitore di un AustralianOpen e di un'edizione di Wimbledon junioresnel torneo di doppio, la scorsa annata ha chiusola

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sua stagione portando a casa appena 1.830 sterline. In suofavore è intervenuta la Lawn Tennis Association, lafederazione britannica, che grazie al supporto economico chegli ha fornito, ha permesso al giovane tennista di tentare lascalata alla top 100 ATP. Queste le parole del britannico:“miè stato detto che nel circuito maschile bisogna essere almenonella top 160 per riuscire a guadagnare. Io conosco giocatoridi talento che non sono riusciti a raggiungere tale posizioneperché non avevano i soldi per andare avanti. Tra l'altro, èdifficilissimo arrivare nella top 100, ma è altrettantocomplicato uscirne e questo penalizza chi sta fuori dai primi100”.Certamente questa questione riguardante i montepremi deitornei minori e maggiori, è controversa e datata. In campo, agiocare la partita sono in molti, compresi i Top (Politycal)Players del tennis internazionale, che ovviamente puntanotutto, o quasi, sullo spettacolo garantito. Ad ogni modo,sembra che la Itf stia cercando di incrementare i guadagnidei giovani tennisti. I tornei si sono moltiplicati ed è indiscussione una riforma del circuito, in collaborazione con laWTA e l'ATP. E, recentemente, anche i comitati organizzatoridei quattro Slam hanno dibattuto in favore di un accordoriguardante l'aumento dei premi in denaro per i tennistieliminati ai primi turni. Vedremo.

La strada è ancora lunga e in gioco c'è sicuramente il bene e il futuro del tennis, che, si sa, parte dai talenti in erba.

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Travaglia la rivincita e ilsogno

di Laura Saggio

Stefano Travaglia, attuale n. 258 al mondo, è entrato neltennis internazionale dopo l'eroico primo turno giocato, elottato, sulla terra rossa di Roma

Stefano Travaglia, classe 1991, segni particolari:volontà, determinazione, coraggio e cuore.Dentro, ma sopratutto fuori, il campo. La suastoria personale: il suo punto vincente. A Roma,durante le pre-qualifaczioni degli Internazionali,si è presentato silenziosamente al grandepubblico, che ha applaudito le sue vittorieaccompagnandolo a quel 'miracoloso' primoturno del tabellone principale (perso poi dimisura contro l'azzurro Bolelli). “E' un sogno”,questo è stato per Stefano quel traguardo, quelposto tra i grandissimi, quella rivincita che valequanto una finale in uno Slam. E' così, senzaesagerazioni.Il ventiduenne di Ascoli, allenato dall'argentinoSebastian Vasquez, con il suo primo passo

nell'ATP, ci racconta una storia che vale la penariportare.Tre anni fa, Stefano, infortunatosi gravemente acausa di un incidente domestico, era sul puntodi smettere la sua promettente carrieratennistica. Scivolato sulle scale di casa si eraprocurato, finendo contro il vetro della finestra,diverse lesioni ai tendini e ai muscoli del bracciodestro tagliandosi dal polso fino al gomito. Dopotre settimane in ospedale, due operazioni e oltreun anno e mezzo di fisioterapia, Stefano èripartito.“Quando ho ripreso a giocare è stato unvero incubo, non avevo la sensibilità alle primequattro dita della mano destra”. Queste le paroledell'azzurro che a Roma, sorridendo, hadichiarato anche:“Sto vivendo un sogno, stogiocando bene”.Il suo sogno se l'è guadagnato, sul campo,costruendolo punto dopo punto. Prima di RomaTravaglia ha giocato quasi esclusivamente aiFutures (il livello più basso dei tornei ATP)vincendone tre: due sulla terra rossa in Egitto euno in Sardegna.

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Figli di un tennis maggiore

di Sara Di Paolo

Essere campioni e genitori ha le sue peculiarità. Accanto alla felicità e aitimori di ogni coppia, vi sono incombenze e interrogativi che vengono dalmestiere.

«Sono felice, è il massimo... Non vedo l’ora divivere le situazioni da padre. La vedo in positivo.Ti stanchi un pò ma un figlio ti dà nuovaenergia. Cercherò di vincere tutti i tornei ma conl’arrivo del bambino, il tennis non sarà più lapriorità». Segue la firma di Novak Djokovic,prossimo padre (e prossimo marito, la data è il 9luglio, subito dopo Wimbledon). L’annuncio cheJelena Ristic, la fidanzata, è incinta è solo dipochi settimane fa. Ma alla firma di Nole,potrebbero aggiungersi di seguito molte altre.Quella di Federer, di nuovo padre, e di nuovoalle prese con una coppia di gemelli, Leo eLenny. E quelle di Haas, di Hewitt, di BobBryan, di Agassi, e delle non poche mamme chehanno tenuto alto il vessillo della maternità inun circuito che sembrava creato solo per ragazzedisposte a qualsiasi rinuncia pur di vincere, eche invece dall’esempio di Kim Clijsters, diLindsay Davenport e di Sybille Bammer hannopotuto trarre insegnamenti e nuovi indirizzi.

Perché al contrario di quanto sostiene SerenaWilliams («Sarebbe bello fare un figlio, ma c'èsempre qualcosa a cui si deve rinunciare incambio del successo. Tutto ahimè ha un prezzo»,disse a Roma, l’anno scorso) essere genitori ecampioni è possibile. Impegnativo, certo, e per leragazze molto di più, ma possibile. Tanto piùoggi, con questo tennis anni Duemila che spingele carriere dei nostri professionisti molto piùavanti nell’età, costringendoli inevitabilmente adaffrontare problematiche che un tempoavrebbero preso in considerazione solo più in là,al termine della loro stagione agonistica.

Il primo cinguettio Se tutte le coppie del mondo possono conveniresul fatto che essere genitori sia da sempre ilmestiere più difficile, e condividere fra loroinnumerevoli aspetti quotidiani, dai mille timorilegati al cambiamento della vita, alleripercussioni sul proprio lavoro e sulledinamiche personali e sociali della coppia, nonv’è dubbio che essere campioni e figli dicampioni ha le sue peculiarità. Persino banali,

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certe volte, dato che un campione ha l’obbligo diannunciare al mondo il lieto evento, e non solo afamiliari e amici. In che modo procederedunque, per dare la notizia e al tempo stessodifendere con le unghie e con i denti la propriaprivacy familiare?Come per tutti i personaggi noti, anche per ifrequentatori del circuito ATP e WTA, è ormaibuona abitudine annunciare l’allargamento dellapropria dinastia attraverso dei post in rete e suTwitter. Ognuno a modo suo… Kim Clijsters(prima mamma numero uno del ranking),annunciò così la nascita del secondogenito:“Ciao a tutti, ho una news molto eccitante dacomunicarvi, Jada sta per diventare la sorella

maggiore”. E qualche mese dopo… «È nato JackLeon. Stiamo entrambi bene… Sua sorella, io e ilpapà siamo davvero felici”. La vecchia fiamma diKim, Lleyton Hewitt (con cui finì a un passodall’altare), postò invece: “Bec, Mia, Cruz e iodiamo il benvenuto a una bellissima bambina.La mamma e la neonata stanno benissimo, ilpapà e i fratellini sono raggianti”.E chi altro? La polacca Klaudia Jans-Ignacik(28ma posizione in doppio nel 2012), inun’intervista molto approfondita raccontò: «Lamia gravidanza è andata molto bene, non hoavuto alcun problema. Ho addirittura giocato unpo' a tennis fino al settimo mese e ho fatto unsacco di yoga, mi sono preparata in modo ditornare molto più velocemente dopo il parto. Tremesi dopo la nascita di mia figlia, ho ripreso adallenarmi e fare tutta la preparazione fisica. Èstata dura e sapevo che sarebbe stata un po' piùdifficile del solito, ma volevo tornare ed esserenuovamente in forma».Mantenersi in allenamento nonostante ilpancione quindi; è forse questo il vero segreto?Stando ad alcune testimonianze, sì. Ed ecco che icasi della Davenport o della Bammer, nedivengono in tal modo la prova palese. Il brevelasso di tempo che separò la maternità dellastatunitense, dalla vittoria dei tornei di Bali eQuebec City; o la foto che ritrasse l’austriaca

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mentre sollevava la coppa vinta a Pattayainsieme alla sua bambina, non lasciano dubbi.Anche se sulla questione “maternità”, come si èvisto, non tutte le giocatrici la vedono a quantopare alla stessa maniera…Ma “lo scotto da pagare”, indicato da SerenaWilliams, riguarda solo le tenniste, o ha ragioneDjokovic nel dire che la nascita di un figliostrappa al tennis qualsiasi priorità, e dunquepuò incidere anche nella carriera di un uomo?Certo molto meno, e le esperienze di Agassi, deigemelli Brian, o di Haas, ne sono la conferma. Ilmotivo? Per prima cosa, l’uomo è molto menocoinvolto fisicamente; per non parlare inoltre delnumero di fatiche quotidiane a cui viene pernatura e cultura sottratto (l’allattamento, la curadei figli).Lo sanno bene Roger Federer e sua moglieMirka, che il 6 maggio scorso ha dato alla lucealtri due gemelli. Dopo Charlene Riva e MylaRose, ecco Leo e Lenny, maschietti. Il padre harinunciato al torneo di Madrid, poi è venuto in

parenti incapaci di dispensare amore e scinderlodagli allenamenti o dai match? Normalmente i“genitori ingombranti” non sono quelli chehanno vissuto una dimensione sportiva dacampioni, loro, anzi, hanno capito (magari a lorospese) che lasciare liberi i pargoli di compiere leloro scelte è la strada migliore per crescerlifelici. Ma la strada dello sport è tappezzata di storie diinenarrabili forzature ai danni di figli destinatiallo sport. Capriati, Sharapova, Dokic… Tuttiuniti da un unico destino, quello di esser statipartoriti già in forma di campioni, senza infanziaapparente.

fretta e furia a Roma, perdendo subito daChardy. «Finora tutto procede bene e speriamoche rimanga così. Quattro anni fa, quandoabbiamo saputo che aspettava due bambine, cispaventammo. Ma poi invece tutto è andato nelmigliore dei modi e ora sembra tutto più facile;soprattutto perché Myla e Charlene stannoormai crescendo. Ho molta meno paura rispettoa quando seppi di loro.Certo altri due gemelli... È un grandeimpegno...».Ma non tutti i genitori hanno lasciato che vifosse un’intercapedine fra lavoro e famiglia, fralo sport e il cuore. Anzi… Quante testimonianzeabbiamo, di tennisti finiti nei guai per colpa di

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"Se si decide di allenare il proprio figlio, diventadifficile separare il ruolo di genitore da quello dicoach"

Genitori ingombranti“A casa mia mi hanno rovinata; grazie ai miei hoenormi debiti con il Paese. Quando ero unagiocatrice, mia madre decideva tutto: la miaacconciatura, i miei vestiti, le mie scarpe”. Questo è quanto si legge all’internodell’autobiografia firmata Arantxa Sanchez del2012. E ancora… “Se si decide di allenare ilproprio figlio, diventa difficile separare il ruolodi genitore da quello di coach. È impossibileriuscire a parlare di qualcosa che non sia tennised è facile che un giovane tennista possapensare: ok, lasciami vivere un po' la mia vita.Non voglio che influenzi ogni parte di essa....Vivere i propri sogni attraverso i ragazzi èsbagliato e controproducente".

Ben altra esperienza ha vissuto Ana Ivanovic: «Imiei genitori non mi hanno mai messopressione, mi dicevano solo quanto fosseimportante essere felici e di comportarmi benesul campo. Quella era la cosa più importante perloro. Guardandomi indietro penso a come siastato bello averli al mio fianco».È questa la strada? Se si deve arrivare adassumere delle guardie del corpo, per porre fineagli inseguimenti di un proprio caro (comeavvenne a Mary Pierce), la risposta appareassolutamente scontata. Altro è chiedersi quantosia giusto tagliare fuori gli affetti più stretti, neiperiodi più bui di una carriera... La verità, è chebasterebbe sapersi attenere al proprio ruolo.Anche con un po’ di testa… Tutto qui.

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n° p

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Come girano....le palle

di Andrea Guarracino

Senam in vivasdam Natum is es Marem escessi licaventis.Ahabesin dem es ce tam

Il conseguimento della massima potenzacontrollata è indispensabile per raggiungere levette del tennis professionistico moderno. A talfine la conoscenza e il corretto utilizzo dellerotazioni che è possibile imprimere alla palla èassolutamente fondamentale. La palla puòessere fatta ruotare su assi paralleli,perpendicolari o obliqui al terreno. In questaprima parte ci soffermeremo sulle rotazioni chesi sviluppano su un asse parallelo al terreno digioco. Se la palla ruota dall’alto verso il basso nelsuo senso di direzione avremo ottenuto unarotazione in topspin, viceversa se essa ruoteràdal basso verso l’alto avremo conseguito una

rotazione in backspin. Soffermiamoci orasoprattutto sulla rotazione in topspinfondamentale nel gioco moderno. Essa èottenibile sia di diritto che di rovesciospazzolando la palla dal basso verso l’alto,attaccandola da un piano inferiore a quellod’impatto. Imprimendo alla palla la rotazione intopspin è possibile ottenere i seguenti vantaggifondamentali :1- ridurre drasticamente gli errori di rete, inquanto la traiettoria arcuata tipica del colpoconsente alla palla di passare ben alta sopra larete. Pensate che i colpi di Nadal passanomediamente circa 1 metro sopra il net.

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2 - ottenere più facilmente profondità nei colpi,in quanto dopo il rimbalzo nel campo avversariola palla tenderà ad aver comunque un rimbalzopiù alto e lungo rispetto a un colpo piatto,mantenendo quindi il nostro avversario piùlontano dalla rete e quindi meno pericoloso.

3- Possibilità di sfruttare angolazioni stretteirraggiungibili con un colpo piatto, che ciconsentiranno di ottenere fondamentali aperturedi campo laterali.

4- Conseguimento di una maggiore complessitàdi palla. La palla di un buon professionista girain avanti sul proprio asse orizzontale più di

duemila giri al minuto. Quella di Nadal è statamisurata fino a cinquemila giri al minuto: unapalla che gira così tanto è molto difficile dacontrollare.

5- Possibilità di variare la velocità della palla,miscelando a piacimento la spinta sull’asseorizzontale e quella sull’asse verticale,modificando quindi il tempo tecnico adisposizione dell’avversario, infastidendo quindiil suo timing.

6- Destabilizzazione dei punti di impattodell’avversario, con la possibilità di farlo giocarea varie altezze. Nadal sulla terra battuta con ilsuo diritto mancino incrociato in super topspinfa impazzire anche un grande campione comeRoger Federer, costringendolo a giocarecostantemente il suo rovescio a una mano soprail piano delle spalle.

7- Drastica diminuzione anche degli errori dilunghezza grazie all’effetto Magnus : la palla nelsuo ruotare in avanti sul proprio asse orizzontaletende a perdere velocità nella sua partesuperiore che ruota contro la resistenza dell’ariae invece tende ad acquisire velocità nella suaparte inferiore che invece la asseconda. Diconseguenza nella parte superiore della palla la

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pressione esercitata su di essa tenderà adaumentare, mentre nella parte inferiore adiminuire. Questo effetto fisico porta la palla,attirata ovviamente anche dalla gravità terrestre,a cercare prima il campo di gioco.

8- Possibilità di diversificare poco la velocità diesecuzione dei colpi per ottenere profondità edaltezze diverse: basterà miscelare sapientementespinta orizzontale e spinta verticale del colpo equesto facilita soprattutto i giocatori non dotatidi una grande sensibilità.

9- Miglioramento della sensibilità del giocatorein quanto la palla resterà più a lungo sulle corde,arricchendo notevolmente le memorie motoriedel tennista e la sua capacità di sentire meglio icolpi , in una sorta di “ spelling” tennistico.

10- Grande aumento dell’autostima e dellafiducia nei propri mezzi del giocatore, cheaccortosi di aver acquisito tutti i vantaggi

rimbalzo e ad alzarsi molto rispetto alle altresuperfici. E’ questo il principale motivo dellenumerose sconfitte di Federer con Nadal suicampi in terra rossa, come ho già spiegato inprecedenza. Un colpo può definirsi in topspinquando la sua componente di spinta orizzontalerisulta minore o uguale a quella verticale,mentre lo definiremo lift nel caso dellaprevalenza dell’azione verso l’alto, come adesempio nel caso di un pallonetto con rotazione (lob ). In conclusione, imparare a far girare… lepalle nel tennis, al contrario di quanto accadenella vita normale, è di grande e fondamentaleaiuto per conseguire l’unico vero obiettivo diogni tennista che si rispetti : vincere.

precedentemente elencati acquisirà sempremaggiore confidenza nel proprio gioco.

Nei colpi in topspin l’angolo di rimbalzo al suolosarà sempre inferiore all’angolo di incidenza equesto a causa della rotazione. L’ampiezzadell’angolo di rimbalzo dipenderà dallecaratteristiche della superficie di gioco. Ogniterreno di gioco ha un attrito e una restituzioneche ne determinano la velocità. L’attrito delterreno di gioco influisce sulla spinta orizzontaledella palla e la restituzione su quella verticale. Laterra battuta, ad esempio, ha una restituzionesulla palla medio-bassa, ma un attrito alto ed èper questo che la palla tende a frenare al

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Aspetti psicologici neltennis

di Laura Saggio

La Capacità Attentiva

L'idea di una rubrica incentrata sui principaliaspetti psicologici legati al tennis,professionistico e non solo, nasce dall'intento dianalizzare da vicino uno dei fattori piùimportanti che caratterizzano la performanceagonistica: la mente e le sue capacità cognitive.Oggi, a differenza di alcuni decenni fa, si èconsolidata la conoscenza che doti fisiche etecniche da sole, se non supportate da solidecaratteristiche mentali, non bastano ad un atletache vuole raggiungere risultati e obiettivi elevati.Perché alcuni atleti durante il match hannoripetuti cali di attenzione, con conseguenzialecalo del gioco espresso, mentre altri riescono amantenere uno standard di concentrazione piùcostante?

L'attenzione è una delle principali varianti cheinfluenzano l'andamento di un incontro e puòessere determinante ai fini del risultato. Perquesto la psicologia dello sport è parteintegrante della preparazione di un atleta,supportandolo sia nella gestione e nelsuperamento di problematiche che impedisconol'ottimizzazione del suo lavoro, che nelmiglioramento della prestazione agonisticaattraverso specifiche tecniche di allenamentomentale (capaci di incrementare notevolmente lasensibilità psico-fisica dell'atleta). Riassumendopossiamo dire che la prestazione di un giocatoreè condizionata prevalentemente da quattrorequisiti fortemente collegati tra loro:1.requisiti tecnico-tattici 2. requisiti coordinativi 3. requisiti condizionali (resistenza, forza,velocità) 4. requisiti psicologici (capacità attentive,cognitive, psicomotorie e controllo delleemozioni)

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Iniziamo dunque a vedere più da vicino lacapacità attentiva nel tennis, provando arispondere alla domanda che ci siamo posti pocosopra.L'attenzione in medicina viene definita come ilprocesso che consente di indirizzare econcentrare l'attività psichica su un determinatooggetto, di ordine sia sensoriale cherappresentativo.Chi pratica uno sport di situazione, come iltennis, deve sviluppare e allenare unacaratteristica specifica dell'attenzione che è la'selettività': l'atleta, non potendo elaborarecontemporaneamente tutti gli stimoli che gliarrivano, deve selezionare e dividere quelli

rilevanti da quelli irrilevanti, che possono esserequindi tralasciati.La risposta di questa azione selettiva porta adottenere un sistema attentivo ampio o ristretto einterno o esterno. Per il tennista il focusattentivo dovrebbe essere circoscritto all'internodel campo da gioco e la sua attenzione rivolta astimoli specifici (quali il posizionamento deipiedi dell'avversario, i movimenti attuati percolpire la palla e il tipo di rotazione scelta); e astimoli generali (la lettura rapida del giocodell'avversario, la visione completa del campoper decidere dove e come indirizzare i propricolpi). Ovviamente più il livello del tennista èalto, più il gesto tecnico diventa automatico el'attenzione rivolta all'aspetto tecnico e motoriosi indirizza verso l'aspetto tattico/strategico.Veniamo ora all'attenzione durante il match.Come abbiamo precedentemente detto, iproblemi di concentrazione durante una partitapossono essere diversi e frequenti e spessorappresentano l'ago della bilancia che proiettaun incontro verso la vittoria o la sconfitta.La partita, essendo il momento di verifica ditutto il lavoro svolto e tavolo di confronto trapotenzialità, capacità e personalità tra i dueavversari, crea inevitabilmente uno statoemotivo alterato, a volte causa di 'dis-attenzione'.

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Per evitare problemi attentivi, gli atleti entrano incampo in piena “trance” agonistica

Per evitare problemi attentivi, gli atleti entranoin campo in piena “trance” agonistica grazieall'ausilio di alcuni modelli di preparazione cheportano alla giusta concentrazione e attenzioneda gara (quali la pratica del Mental Traning-cheanalizzeremo successivamente-, ilriscaldamento, la ripetizione di rituali).Solitamente i giocatori che evidenziano maggioriproblemi attentivi sono quelli che praticano ungioco assoggettato a una continua analisi disituazione e adattamento delle scelte tattiche.Mentre i giocatori mono-tattici come, i serve andvolley puri alla Edberg, o i maratoneti allaMuster, riescono a mantenere alta l'attenzioneper tutta la durata del match, forti (in questocaso) delle poche scelte da compiere.

In sostanza, per i giocatori più completi siatatticamente che tecnicamente, avendo adisposizione un ventaglio ampio di colpi, illavoro attentivo dovrà essere ancora più curato erafforzato, per ridurre al minimo scelte sbagliatee dunque errori. L'avere un maggior numero di soluzioni peròspesso gioca anche a favore, infatti il tennistapluri-tattico riesce a trovare più facilmente vied'uscita durante la partita, consapevole di averepiù mezzi per riaddrizzare un match che si stamettendo male. Questo il primo quadro generale su un fattorecognitivo determinante di prestazione, qualeappunto la capacità attentiva.

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