The World Of Il Consulente Numero 1

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IL CONSULENTE NUMERO 1 15 MARZO 2011 ADALBERTO BERTUCCI Unità sì, Unanimismo no VINCENZO MICELI Enpacl: modernità e innovazione AAVV Lista indipendente in cerca d'autore EUFRANIO MASSI Conciliazione delle controversie di lavoro:problemi e prospettive Pubblicazione Quindicinale Ufficiale del Consiglio provinciale dell'Ordine dei Consulenti del Lavoro di Roma THE WORLD OF 1 5 0

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House Organ del Consiglio provinciale dell'Ordine dei Consulenti del lavoro di Roma

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IL CONSULENTE

T H E W O R L D O F

NUMERO 1 15 MARZO 2011

IL CONSULENTE

NUMERO 1 15 MARZO 2011 ADALBERTO BERTUCCI

Unità sì, Unanimismo no VINCENZO MICELI Enpacl: modernità e

innovazione AAVV Lista indipendente in cerca d'autore EUFRANIO

MASSI Conciliazione delle controversie di lavoro:problemi e prospettive

Pubblicazione Quindicinale Ufficiale del Consiglio provinciale dell'Ordine dei Consulenti del Lavoro di Roma

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IL CONSULENTE

T H E W O R L D O F

NUMERO 1 15 MARZO 2011

Pubblicazione Ufficiale del Consiglio provinciale dell'Ordine dei Consulenti del Lavoro di Roma

I N D I C E

I n F o c u s

R u b r i c h e

L'Editoriale

Unità sì, unanimismo no

Un clamoroso successo

ENPACL: innovazione e moderazione

6

8

In copertina: Alba

Vincenzo Miceli

3

Eufranio Massi

Conciliazione delle controversie di

lavoro: problemi e prospettive

10

Contrordine compagni

Se avanzo seguitemi

18

Voci dal Territorio

La Consulta II

22

Misteri di Roma

Trasformare piombo in oro nel cuore di

Roma - La Porta Magica di Piazza Vittorio

NUMERO 1 15 MARZO 2011

Lista indipendente in cerca

d'autore

4

2

2

AA.VV.

AA.VV.

16

28

Vita nell'Ordine..Ordine nella Vita

Elezioni delegati Enpacl: schiacciante

vittoria della Lista 1

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IL CONSULENTE

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Questo nume-

ro della Rivi-

sta ha il

pregio, o me-

glio la fortu-

na, di uscire

quasi in concomitanza con il cento-

cinquantesimo anniversario della

Unità d’Italia: non potevamo,

quindi, esimerci dal dedicarlo alla

celebrazione di questo epico

evento (a partire dalle note che

sentite in sottofondo).

Non siamo, come pure è stato detto

da un noto editorialista, “italiani

senza memoria”: i concetti di

Patria, Nazione, Appartenenza ci

sono ben chiari ed impressi nella

mente e nel cuore. E pure se

qualche pseudo-italiano, nono-

stante un giuramento nelle mani

del più alto apicale della Repubbli-

ca, mostra di non ricordarsene (o

forse di ricordarsene troppo bene),

noi siamo qui, presenti. A gridare

alto e forte che siamo fieri di essere

italiani e che vogliamo continuare

ad esserlo, a sventolare lo stesso tri-

colore che impugnavano i nostri pa-

dri ed i nostri nonni con immutato

ardore ed entusiasmo: perché se

“un popolo che ignora il proprio

passato non saprà mai nulla del

proprio presente” allo stesso modo

un popolo che rinnega il proprio

passato non ha alcuna speranza

per il futuro che lo attende.

“Unità”: una bellissima parola

che sentiamo pronunciare spesso.

Ma che altrettanto frequentemente

viene utilizzata a sproposito. “Uni-

tà” è un concetto alto, elevato, un

obiettivo da perseguire e

raggiungere. Non è e non può esse-

re un mezzo per affermare, surretti-

ziamente, personalismi e interessi

singolari, per veicolare proprie

idee spacciandole per “unitarie”

o “unanimemente condivise”. La

massa che ammicca plaudente alle

idee del capo non assomiglia

affatto alla metafora del “popolo

unito” quanto, piuttosto, a quella

del “popolo bue” che segue, doci-

le e distratta, i richiami del dema-

gogo di turno.

Noi crediamo che l’Unità non pos-

sa prescindere dal doveroso ri-

spetto della molteplicità delle idee

e delle opinioni altrui; quando il

concetto di unitarietà a tutti i costi

prende il sopravvento sul concetto

di pluralità, semplicemente si vuol

rendere giusto ciò che forte, non

potendo rendere forte ciò che è

giusto.

Così per la nostra Italia come per

la nostra Categoria amiamo

l'Unità e siamo pronti a

celebrarla; non amiamo e non

celebreremo mai gli “unitari” o

gli “unanimisti” di turno.

T H E W O R L D O F

UNITA' SI',

UNANIMISMO NO

AD

AL

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TU

CC

I

IL CONSULENTE

Direttore responsabile

Comitato scientifico

Gabriella Di Michele - Aldo

Forte - Giuseppe Sigillò

Massara - Pierluigi Matera -

Antonio Napolitano - Mauro

Parisi - Vincenzo Scotti-

Virginia Zambrano

Antonio Carlo Scacco

Progetto grafico e digitalizzazione

Antonio Carlo Scacco

Editore

NUMERO 1 15 MARZO 2011

2

T H E W O R L D O F

House Organ del Consiglio provinciale dell'Ordine dei

Consulenti del Lavoro di Roma Pubblicazione quindi-

cinale.

Redazione

Eleonora Marzani

Massimiliano Pastore

Daniele Donati

Giuseppe Marini

Andrea Tommasini

Aldo Persi

Care Amiche, cari Amici

Ordine dei Consulenti del Lavoro -

Consiglio Provinciale di Roma

00145 Roma - via Cristoforo Colombo,

456

Tel. 06/89670177 r.a. - Fax 06/86763924

- Segreteria: [email protected]

Ente di Diritto Pubblico - Legge 11-1-

1979 N.12

Per contributi e suggerimenti

Questo numero è stato chiuso in redazione il 14

marzo 2011

[email protected]

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IL CONSULENTE

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NUMERO 1 15 MARZO 2011

Pubblicazione Ufficiale del Consiglio provinciale dell'Ordine dei Consulenti del Lavoro di Roma

Ora possiamo dirlo: l’usci-

ta del Numero Zero della Ri-

vista “The World Of Il

Consulente” è stato l’evento

mediatico ed editoriale de-

gli ultimi anni. Alcuni dati,

aggiornati al momento della

chiusura di questo numero,

ma destinati inevita-

bilmente a crescere:

a) La Rivista ha avuto

un numero di "contatti", os-

sia computer dotati di un

collegamento internet (IP)

che si sono collegati nelle

prime 24 ore (il 1 marzo)

pari a 3.684; bisogna fare

attenzione a non confondere

il numero dei collegamenti

con il numero di accessi:

uno stesso collegamento

internet IP può accedere un

numero indefinito di volte

ma viene conteggiato

sempre per 1;

b) Ad oggi il numero di

collegamenti internet è pari

a 5.044;

c) Complessivamente

sono state visualizzate

60.462 pagine, il che signi-

fica che ciascun collega-

mento internet/lettore che

ha aperto la Rivista ha co-

munque sfogliato una me-

dia di oltre 12 pagine: il

che ne dimostra l’interesse.

Sono numeri impressio-

nanti che non sono mai stati

registrati, a nostra cono-

scenza, per alcuna pubbli-

cazione della Categoria.

4

4

UN

CLAMOROSO

The World Of Il Consulente si conferma

l'evento mediatico/editoriale degli ultimi anni

5.044

CONTATTI IP

60.462

PAGINE APERTE

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IL CONSULENTE

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NUMERO 1 15 MARZO 2011

4

UN

CLAMOROSO

LE RAGIONI DI UN FENOMENO

MEDIATICO

Per una volta non c’è stato bisogno di ri-

correre a sofisticate analisi socio-psicolo-

giche per comprendere le ragioni di un

successo le cui motivazioni, al contrario,

sono immediatamente apparse chiare a

tutti.

Riteniamo che “The World Of Il Consu-

lente” abbia saputo dare una risposta ad

una esigenza molto sentita, anche se

latente, della Categoria: quella di

scrollarsi di dosso il generale stato di

ottundimento e intorpidimento mentale e

culturale che ormai, a mò di cappa, la

avvolge da anni rendendo difficile, se

non impossibile, la nascita di idee e

pensieri nuovi.

Non funziona, per professionisti abi-

tuati a rincorrere novità tecnologiche e

normative, a interpretare la evoluzione

dei tempi ed anzi, a volte, a precorrerli,

ad essere sempre e comunque “sulla cre-

sta dell’onda”; non funziona il para-

digma del pensiero unico, della

unitarietà “a tutti i costi” calata

dall’alto. Unità della Categoria non si-

gnifica unitarietà di idee o, peggio, una-

nimismo che trascende la soggettività

individuale per affermare, apodittica-

mente, una sorta di soggettività collettiva

opportunamente eterodiretta.

Se il sonno della ragione genera mostri è

anche vero che è capace di generare i so-

gni più belli: quando la ragione si

addormenta quasi sempre si risveglia la

fantasia. E cosa è “The World Of Il

Consulente" se non un esercizio di fanta-

sia? Cosa se non uno strumento al servi-

zio dei Colleghi per dare spazio e forma a

idee, pensieri e progetti? Cosa se non lo

specchio, quanto più fedele, di volti ed

espressioni fino a ieri immersi e nascosti

nella palude indistinta della unitarietà

culturale e politica? Questo lo spirito che

anima la Rivista e questo, ne siamo

convinti, è ciò che più ha colpito i suoi

tantissimi lettori suscitandone i consensi

più entusiastici .

SUCCESSO

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Pubblicazione Ufficiale del Consiglio provinciale dell'Ordine dei Consulenti del Lavoro di Roma

6

ENPACL:

INNOVAZIONE E

MODERAZIONE

H

o accolto con

entusiasmo

l’offerta del Presi-

dente Adalberto Bertucci di

ospitare un mio intervento

all’interno del numero 1

della nuova rivista del Consi-

glio provinciale dell’Ordine

di Roma. Nuova ed innovati-

va: “The world of Il Consu-

lente” si propone ad un

pubblico moderno, nello sti-

le del testo, nella grafica e

nelle modalità di consultazio-

ne. Una rivista on line,

adatta per una Categoria co-

me la nostra, sempre più “in

rete”, sempre più a contatto

con le nuove tecnologie.

Nuovo è anche il no-

stro Ente di previdenza, di

cui Adalberto Bertucci è Vice

Presidente. Nuovo perché ha

saputo interpretare le mutate

esigenze della Categoria e si

è dotato di un moderno Statu-

to. Nuovo perché ha saputo

affiancare alla tradizionale

pensione base un originale si-

stema che garantisce l’ade-

guatezza delle prestazioni.

Nuovo, infine, perché sa co-

municare con i propri iscritti,

senza burocrazia e arrivando

direttamente al cuore delle

questioni.

Sappiamo bene, noi

Consulenti del Lavoro,

quanto sia complesso il

mondo della previdenza,

pubblica e privata, di primo

e di secondo pilastro, con

l’insieme di riforme che si

sono stratificate nel tempo.

E’ “pane quotidiano” del la-

voro per i nostri studi pro-

fessionali. Non sempre,

però, ci occupiamo della no-

stra pensione, della pensio-

ne che ci erogherà l’Enpacl,

oppure ce ne occupiamo

tardi, quando è più vicino il

momento del pensiona-

mento. Per questo, l’opera

dell’attuale Consiglio di

Amministrazione è stata ri-

volta a formare tra i Colle-

ghi una vera e propria

“cultura previdenziale”,

fondata sulla consapevo-

lezza che il reddito da

pensione futuro si costrui-

sce giorno dopo giorno, con

adeguati accantonamenti in

termini di contributi.

La “modularità” contri-

butiva, ossia la facoltà che

ciascun Collega oggi ha di

Vincenzo Miceli

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versare al proprio Ente di pre-

videnza, su base rigorosa-

mente volontaria, quote di

contribuzione soggettiva ulte-

riori a quella obbligatoria, al

fine di costituirsi una “pensio-

ne su misura”, è realtà. Gra-

zie all’opera di questo

Consiglio, lo Statuto

dell’Enpacl può fregiarsi di

un istituto innovativo e di

grandissimo appeal fiscale:

tutti i contributi versati,

senza limite alcuno, godono

della piena deducibilità in se-

de di dichiarazione dei reddi-

ti. Un doppio vantaggio,

perciò, per i Colleghi: previ-

denziale e fiscale.

L’Enpacl ha saputo

interpretare in maniera inno-

vativa anche un’altra esi-

genza della Categoria,

colpita in maniera evidente

in questi anni dalla crisi fi-

nanziaria ed economica.

Oggi i Consulenti del Lavoro

che non hanno potuto mante-

nersi in regola con i paga-

menti dei contributi, possono

rateare il proprio debito, fino

a tre anni. Si tratta di una age-

volazione che avvantaggia

tutti: gli interessati, che posso-

no così evitare il recupero giu-

diziale che l’Ente da anni

adotta nei confronti dei moro-

si; l’Ente, che può mettere a

profitto maggiori entrate.

L’attenzione verso le

esigenze dei Colleghi è stato

il faro che ha guidato l’ope-

rato del Consiglio di Ammini-

strazione in questi quattro

anni. Così si è pervenuti ad

una profonda revisione della

struttura organizzativa

dell’Ente, oggi articolata per

“processi”, governati da appo-

siti Team di personale profes-

sionalmente preparato a

gestire tutte le istanze degli

iscritti e dei pensionati.

Il percorso è tracciato.

La strada è quella maestra di

un Ente vicino alla Catego-

ria, consapevole di rappre-

sentare un solido punto di

riferimento nelle situazioni di

difficoltà contingenti e nella

vecchiaia. Un Ente che può

contare su una stabilità di me-

dio-lungo periodo, certificata

da un bilancio attuariale che

ha proiettato ogni variabile

per i prossimi cinquanta anni

e dimostrato l’equilibrio dei

conti pensionistici per ben

trenta anni.

E’ certamente necessa-

rio che anche l’Enpacl, come

ogni sistema gestito a riparti-

zione, continui ad operare il

monitoraggio costante di tutti

quei fattori economici e de-

mografici che possono inci-

dere sugli equilibri futuri, al

fine di adottare per tempo le

misure più idonee a preveni-

re gli squilibri del sistema. E’

invece da criticare l’idea di

una riforma che altri defini-

scono “strutturale” senza ben

spiegarne il significato, pana-

cea di tutti i mali. La previ-

denza obbligatoria non può

permettersi improvvise acce-

lerazioni, deve procedere con

gradualità per evitare di far

gravare solo su alcuni i “debi-

ti” di tutti. La previdenza

obbligatoria di Categoria non

deve esercitare d’un colpo

una eccessiva pressione

contributiva sui propri

iscritti, pena effetti deleteri

sullo stesso esercizio della

professione.

Questo è il monito che

lancio dalle pagine di questa

bella rivista. Questo è l’augu-

rio che rivolgo ai Consulenti

del Lavoro, affinché per la lo-

ro previdenza sappiano sce-

gliere la continuità e la

moderazione.

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Pubblicazione Ufficiale del Consiglio provinciale dell'Ordine dei Consulenti del Lavoro di Roma

Perché non esiste più un

pensiero concorrente nella

Categoria? perché prevalgono

personaggi che si considerano

moralmente superiori; non

sopportano che qualcuno si

metta di traverso; non cercano

l’interlocutore che si proponga

su un piano di parità; non

accettano sfide. Pensano (e rie-

scono a far credere) di lavora-

re per il bene della causa e per

il bene in generale e non tollera-

no dissensi che non entrino di

forza nel copione di una

commedia già scritta, con prota-

gonisti inventati e speranzosi.

Frequentano luoghi e persone

che permettono loro di rea-

lizzare ogni obiettivo pro-

grammato piuttosto che offrire

opportunità di esprimere idee

diverse. Utilizzano sapienti

accorgimenti per garantirsi un

elettorato che sostenga la loro

strana teologia, la seguente:

“non pensiamo alle miserie

quotidiane ma alla salvezza

della Categoria che deve esse-

re amministrata dalla preva-

lente opinione, ovviamente

rappresentata da quell’eletto-

rato eterodiretto”. Fumo, solo

fumo, nient’altro che fumo.

La nostra Categoria

Non è facile decidere di dar

vita ad una lista alternativa,

che esprima una diversa opinio-

ne considerati i più recenti tra-

scorsi, ma è quello che

occorre, che urge, perchè non

si può e non si deve vanifica-

re un patrimonio di valori, sto-

rie e impegni di più

generazioni lasciandolo nelle

mani di chi dimostra ogni

giorno, in ogni occasione e

con ogni strumento di non

considerarlo una risorsa, ma

solo un ostacolo. E nel

contempo, non ci si può

sottrarre al dovere di offrire

una prospettiva e quindi un fu-

turo a quanti non si rassegna-

no a una Categoria divisa,

piegata e rancorosa che

emerge dalle analisi e dalle

cronache di ciascun momento

istituzionale.

Una Categoria scoraggiata,

tentata dalla rinuncia, para-

lizzata e rassegnata, incattivi-

ta dalla sfiducia e dalla paura.

Educata alla diffidenza e

all’ostilità. Prigioniera di un

immobilismo suicida, mentre

è invece necessaria la mo-

dernizzazione non potendosi

prescindere da una non più

rinviabile riforma della

8

LISTA

INDIPENDENTE

IN CERCA

D'AUTORE

Elezioni Enpacl: cercasi lista indipendente, per fare

nella innovazione

Riceviamo questo contribu-

to da parte di un Collega,

che ci ha pregato di firma-

re l'articolo con uno pseu-

donimo, e volentieri

pubblichiamo

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IL CONSULENTE

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NUMERO 1 15 MARZO 2011

legge istituzionale (12/79).

Cosa è stato fatto

Riguardo ai titoli Lehman B.

l’ENPACL si è immediata-

mente insinuata al passivo falli-

mentare nella procedura

concorsuale aperta in USA. Ri-

guardo al recupero dei contribu-

ti previdenziali, sia soggettivi

che integrativi, sono stati predi-

sposti ed in gran parte deposi-

tati migliaia di ricorsi per

decreto ingiuntivo.

Riguardo al portafoglio fi-

nanziario si è proceduto alla

c.d. reingegnerizzazione dopo

che il Consiglio di Amministra-

zione ha approvato il progetto

di Asset and Liability Manage-

ment.

Riguardo alla Riorganizzazio-

ne del lavoro si è proceduto a

sviluppare un’organizzazione

per processi al fine di garantire

da un lato un migliore e più

snello utilizzo delle risorse uma-

ne e dall’altro lato un migliore

servizio agli associati. Il pro-

getto di riorganizzazione è in iti-

nere e deve continuare ad

essere monitorato per favo-

rirne la realizzazione definitiva.

Riguardo alla Customer sati-

sfaction , con tale importantissi-

ma innovazione, il CDA ha

inteso misurare il livello di

soddisfazione degli associati re-

lativamente ai servizi erogati

dall’Ente. Allo stato dell’arte

si registrano giudizi estrema-

mente positivi.

Si segnalano, inoltre: la non

meno importante applicazione

del D.Lgs. 231/2001 che ha

introdotto nell’Ente la cultura

dei controlli interni come stru-

mento per la prevenzione di

reati posti in essere da ammini-

stratori, dirigenti e dipendenti;

l’innovazione della comunica-

zione istituzionale adeguata

alle esigenze degli associati;

gli interventi assistenziali in

occasione di eventi eccezio-

nalmente tragici (Abruzzo);

l’incorporazione in un’unica so-

cietà, Rosalca srl, di tutte le so-

cietà controllate dall’Ente.

Cosa fare

Intanto chi ama la Categoria

deve volerla orgogliosa e consa-

pevole, unita nelle sue diffe-

renze, civile e generosa,

tollerante ed accogliente. Una

Categoria fatta da consulenti li-

beri, che credono nei valori tra-

dizionali, nella morale e

nell’etica della responsabilità.

Poi si deve completare la ri-

forma della previdenza te-

nendo in debito conto i

suggerimenti offerti dall’on.le

Ministro del Lavoro Sacconi,

alla lettera: qualche piccolo

sforzo devono farlo i consu-

lenti del lavoro.

In tal senso il problema non è

e non può essere ridotto solo

all’esame di bilanci economici

e di bilanci tecnici ma va inqua-

drato in una sfera di valori,

principi e obiettivi sociali

Attraverso tali principi si può

e si deve ridefinire il concetto

di ‘società avanzata’ e di ‘benes-

sere sociale’ che non vanno

fondati solo su indicatori ma-

cro-economici e sulla possibili-

tà di garantire il minimo, la

soglia di sopravvivenza, ma

sulla capacità di offrire il massi-

mo, e cioè la possibilità per

ogni individuo di vivere nel

pieno delle proprie potenziali-

tà e libertà di scelta.

La soluzione di gran parte di

questi interrogativi è contenu-

ta nella riforma della nostra

previdenza, leggasi modulari-

tà; vera, riscontrabile ed in vi-

gore questa opportunità, non

resta che porre massima

attenzione alla più alta

aspettativa di vita ed alla vero-

simile necessità di aumento

dell’anzianità contributiva.

Ove si volesse, infine, si po-

trebbe anche prendere in consi-

derazione di accompagnare

verso il sistema contributivo

gli iscrivendi associati.

Si diceva del cosa fare: da

non trascurare e da non riporre

in qualche recondito cassetto il

completamento della riforma

perché l’ENPACL, il nostro

Ente di previdenza, ha bisogno

di continuità per realizzare ciò

che, guardando oltre, il CDA

in carica ha saputo concretizza-

re e documentare in atti. E’ la

condizione per una Categoria

diversa e migliore.

Deve esserci la consapevo-

lezza del coraggio dei giova-

ni, delle loro potenzialità,

dell’intraprendenza, della ge-

nialità e della capacità di “ri-

nascere” che costituiscono il

Dna della nostra Categoria e

della nostra storia. Una storia

che deve essere preservata

dai soggetti che custodiscono

questo DNA come portatori

sani ai quali ricorrere in ogni

occasione utile o necessaria.

Fontelibera

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IL CONSULENTE

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Pubblicazione Ufficiale del Consiglio provinciale dell'Ordine dei Consulenti del Lavoro di Roma

10

CONCILIAZIONE DELLE

CONTROVERSIE DI LAVORO

PROBLEMI E

PROSPETTIVE

E

, forse, presto per

tracciare un bi-

lancio definitivo

della riforma del tentativo di

conciliazione delle contro-

versie di lavoro, voluta dal

Legislatore, attraverso le mo-

difiche introdotte con l’art.

31 della legge n. 183/2010:

ma il periodo appena tra-

scorso è sufficiente per

constatare come le novità

normative che lo hanno tra-

sformato da obbligatorio in fa-

coltativo abbiano inciso

profondamente sull’attività

della commissione provincia-

le istituita presso ogni Dire-

zione del Lavoro.

Ma, andiamo con ordine,

cercando di focalizzare

l’attenzione sulle questioni

operative.

Quando nel giugno del

1998, per effetto del D.L.vo

n.80/1998, fu introdotto il

tentativo obbligatorio,

l’intendimento di chi scrisse ta-

le norma (che riguardava sia il

settore privato che quello

pubblico – quest’ultimo con

una diversa attenzione procedu-

rale -) era quello di “deconge-

stionare” le cause innanzi al

giudice del lavoro: i risultati,

soprattutto se rapportati a

grandi realtà metropolitane co-

me Roma, sono stati oltremo-

do sconfortanti. I tempi della

giustizia non sono affatto dimi-

nuiti, i ricorsi depositati sono

di gran lunga aumentati (ad

onor del vero, a ciò hanno

contribuito anche le cause pre-

videnziali non assoggettate al

tentativo obbligatorio di conci-

liazione) ed il numero dei

tentativi richiesti alle commis-

sioni provinciali di concilia-

zione è aumentato a

“dismisura”, frutto anche

della condizione di procedibi-

lità in giudizio, correlata

all’espletamento dello stesso

o al mero decorso temporale

(60 giorni o 90 nel settore

pubblico) dal deposito della ri-

chiesta.

Senza voler, in alcun modo,

addentrarmi sulle ragioni che

hanno portato al fallimento

della obbligatorietà del tentati-

vo (cosa che mi porterebbe

lontano da questa riflessione),

ritengo opportuno

soffermarmi sulla scelta del

Legislatore: sposata la tesi

della facoltatività, si è

pensato di affiancare, ai tradi-

zionali soggetti che, da

sempre, operano sul campo

(commissioni di conciliazio-

ne, organizzazioni sindacali

Eufranio Massi

(*) Le considerazioni espresse nel testo sono frutto esclusivo del pensiero dell’Autore e non impegnano in alcun modo

l’Amministrazione di appartenenza.

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IL CONSULENTE

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NUMERO 1 15 MARZO 2011

CONCILIAZIONE DELLE

CONTROVERSIE DI LAVORO

PROBLEMI E

PROSPETTIVE

nel rispetto delle procedure

previste dalla contrattazione

collettiva, magistrato nella fa-

se pre-giudiziale) anche altri

organismi ravvisabili negli

organi di certificazione (Enti

bilaterali, Università e Fonda-

zioni Universitarie, Province,

Direzioni provinciali del Lavo-

ro, ordini provinciali dei consu-

lenti del lavoro) e nelle varie

sedi di arbitrati irrituali, quale

atto propedeutico alla loro atti-

vità decisionale.

Il tentativo facoltativo di

conciliazione delle contro-

versie di lavoro avanti alla

commissione (o “rectius” alla

sotto commissione) è profonda-

mente diverso da quello in vi-

gore fino al 30 giugno 1998:

allora, sia sotto l’imperio

dell’art. 12 lettera d) della

legge n. 628/1961, che del

vecchio art. 410 cpc, quale ri-

sultava dalla riforma della

legge n. 533/1973, una volta

che la Direzione del Lavoro

aveva ricevuto la richiesta

(nella stragrande maggioranza

dei casi dal lavoratore, sia esso

subordinato od autonomo)

provvedeva a convocare le

parti che, peraltro, erano libere

di intervenire o meno. L’Uffi-

cio, quindi, si poneva, da subi-

to, in una posizione attiva,

fissando, autonomamente, il

giorno e l’ora per l’espleta-

mento del tentativo.

Ora la strada da percorrere

per il richiedente appare molto

più accidentata: innanzitutto,

la richiesta del tentativo va

inoltrata oltreché alla commis-

sione di conciliazione anche

alla controparte soltanto con

lettera raccomandata A/R o

consegnata a mano, con l’indi-

cazione degli elementi identifi-

cativi delle parti, del luogo ove

è sorto o si è sviluppato il

rapporto o dove si trova la se-

de aziendale (cosa importante

per il “radicamento” territoria-

le della vertenza ex art. 413

cpc) del luogo nel quale si

intendono ricevere le comunica-

zioni, dell’esposizione dei fatti

e delle ragioni a fondamento

della pretesa. C’è, poi, l’altro

ostacolo da scavalcare che, a

mio avviso, soprattutto nelle

micro imprese, appare di diffici-

le superamento: nei venti

giorni successivi il datore di la-

voro può aderire alla richiesta,

magari presentando le proprie

controdeduzioni: è facile pensa-

re che, la prima reazione di chi

si vede arrivare una richiesta

(magari, anche, motivata) dal

proprio ex lavoratore (diffe-

renze paga, straordinari, ferie

non godute o impugnativa del

licenziamento) sia quella di

non aderire all’invito conci-

liativo (“fammi causa” è una

risposta abbastanza ricorrente).

Un’altra remora all’adesione

scaturisce dal fatto che il dato-

re di lavoro che intendesse

aderire al tentativo facoltativo

è tenuto ad esprimere il pro-

prio consenso scritto entro 20

giorni (termine, peraltro, ordi-

natorio), presentando una me-

moria con difese, eccezioni in

fatto ed in diritto ed eventuali

domande riconvenzionali. Ciò

significa che, stando al tenore

letterale della norma, il picco-

lo datore di lavoro deve, da

subito, rivolgersi ad un profes-

sionista o ad un’associazione

per “scrivere in fatto ed in di-

ritto” le proprie controdeduzio-

ni.

Ma il percorso accidentato

non finisce qui: infatti,

quandanche il datore convenu-

to accetti il tentativo di conci-

liazione e questo abbia esito

negativo , la commissione di

conciliazione deve formulare

(art. 411 cpc, comma 2) una

proposta bonaria di concilia-

zione che, se non accettata, va

riassunta nel verbale con indi-

cazione delle valutazioni

espresse dalle parti. E’ questa

una novità rispetto al passato

per il settore privato (per

quello pubblico già esisteva

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ma la proposta del collegio

arbitrale costituito ex art. 66

del D.L.vo n. 165/2001 pote-

va avere effetti soltanto sulle

spese di giudizio) che può ri-

verberare i propri effetti sullo

stesso giudizio, in quanto il Le-

gislatore afferma esplicita-

mente che le risultanze della

proposta non accettata senza

adeguata motivazione posso-

no “veicolare” la stessa decisio-

ne giudiziale: Forse la

disposizione è un po’ forte in

quanto il giudice decide in ba-

se al proprio convincimento

quale si è fatto sulla base della

documentazione prodotta,

delle dichiarazioni e delle

eventuali prove testimoniali

ma, indubbiamente, per come

è scritta, è una forte remora

nei confronti di chi , all’atto

della richiesta, non è proprio

convinto circa la possibilità di

un accordo.

Se fino ad ora si è parlato

delle difficoltà per il convenu-

to, ve ne sono, sul piano so-

stanziale, anche per il

lavoratore: è il caso ad

esempio, della impugnativa

del licenziamento e di tutte

quelle altre ipotesi correlate,

dall’art. 32 della legge n.

183/2010, all’art. 6 della

legge n. 604/1966. Ci si riferi-

sce alla risoluzione del

rapporto che presuppone

l’accertamento sulla qualifica-

zione del rapporto (es.

apprendistato), al recesso del

committente in un rapporto di

collaborazione coordinata e

continuativa, anche a pro-

getto, al trasferimento da una

unità produttiva ad un’altra,

alla cessione del contratto, a va-

rie ipotesi di contratto a

tempo determinato ed alla co-

stituzione in capo all’utilizzato-

re del rapporto costituito con

un “falso” somministratore.

Ebbene, il termine di due-

cento settanta giorni successi-

vo a quello nel quale è stato

impugnato il recesso (entro ses-

santa giorni dalla comunicazio-

ne in forma scritta) può essere

“fortemente ridotto” (con ovvi

problemi legati alla tempistica

della strategia processuale) se

la richiesta del tentativo fa-

coltativo non è stata accettata

dall’altra parte: in questo ca-

so, dal momento in cui si è rea-

lizzato il rifiuto, il ricorso

giudiziale va presentato, a pe-

na di decadenza, entro i ses-

santa giorni successivi.

Conseguentemente, il legale o

il sindacato che assiste il lavo-

ratore (proprio per non ve-

dersi “ridotti” i termini per

presentare il ricorso, in quanto

rimessi “all’alea” dell’accetta-

zione della controparte) spingo-

no per “by-passare” il

tentativo (fatto salvo il caso in

cui, in prossimità della sca-

denza dei duecento settanta

giorni abbiano ancora bisogno

di tempo per presentare il ri-

corso ed allora per guadagna-

re altri sessanta giorni

potrebbero richiedere

l’intervento della commissio-

ne di conciliazione). Ad onor

del vero c’è da aggiungere

che con una modifica intro-

dotta dall’art. 2, comma 54,

della legge n. 10/2011 è stato

inserito un comma, l’1-bis,

nell’art. 32 che, in sede di pri-

ma applicazione ha spostato,

per i licenziamenti, la nuova

tempistica processuale al 31

dicembre 2011, sicchè fino a

tale data il termine di impu-

gnativa in giudizio delle riso-

luzioni dei rapporti di lavoro

è, in sostanza, quella antece-

dente il 24 novembre 2010.

Rispetto al quadro operativo

che si delinea con la richiesta

del tentativo di conciliazione

la commissione e l’Ufficio so-

no in una posizione “inerte”

(nel senso che non possono

procedere ad alcuna convoca-

zione) o, al massimo, nelle

more della possibile adesione,

possono controllare se la do-

cumentazione e gli elementi

prodotti dal ricorrente sono

completi, chiedendone, se del

caso, l’integrazione, come sta-

bilito dalla nota del Segretario

Generale del Ministero del La-

voro del 25 novembre 2010.

L’articolazione del nuovo

410 cpc sembra, per altri

versi, favorire le c.d. “richie-

ste congiunte di datore di la-

voro e lavoratore” le quali

consentono di superare le

lungaggini della richiesta di

convocazione e del decorso

temporale per l’adesione e

che, al contempo, sembrano,

nella maggior parte dei casi,

sottintendere ipotesi di ratifi-

ca di accordi già raggiunti, ri-

spetto ai quali non viene

meno l’onere dell’organo

conciliativo di verificare la

effettiva volontà delle parti ed

il contenuto della transazione.

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IL CONSULENTE

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Le difficoltà d’ordine proce-

durale che riguardano la conci-

liazione amministrativa presso

le Direzioni provinciali del La-

voro non si riscontrano nel

tentativo di conciliazione

effettuato in sede sindacale, se-

condo le procedure fissate

dalla contrattazione collettiva:

ciò è affermato esplicitamente

dal comma 3 dell’art. 411 cpc.

. Ovviamente, è appena il ca-

so di sottolineare come la Giu-

risprudenza di legittimità

abbia delineato, con chia-

rezza, le modalità attraverso le

quali si realizza l’assistenza

sindacale, ritenendo che la stes-

sa debba essere “effettiva”

(Cass., n. 12858/2003) e fina-

lizzata ad un “concreto

supporto” all’assistito (Cass.,

n. 13217/2008).

Ma, sempre rimanendo

nell’ambito della conciliazio-

ne, non si può non mettere

l’accento sulle novità intro-

dotte dal comma 13 dell’art.

31: presso le sedi di certifica-

zione di cui all’art. 76 del

D.L.vo n. 276/2003 può, altre-

sì, essere esperito il tentativo

di conciliazione di cui all’art.

410 cpc che, in caso di

accordo, ha forza di legge tra

le parti ed il requisito

dell’inoppugnabilità. E’ evi-

dente come questa disposizio-

ne interessi, molto da vicino, i

consulenti del lavoro e, so-

prattutto, i loro ordini pro-

vinciali, anche alla luce del

protocollo d’intesa sottoscritto

dal Ministro del Lavoro e dal

Presidente Nazionale dell’Ordi-

ne il 18 febbraio u.s. . Que-

st’ultimo, rimandando ad un

regolamento attuativo le moda-

lità di piena operatività delle

commissioni di certificazione,

prevede (ed il richiamo esplici-

to è contenuto nelle “considera-

zioni”) anche la possibilità di

conciliare le vertenze di lavo-

ro. Ovviamente, al momento,

non è possibile dire di più, in

quanto la composizione

dell’organismo conciliativo è

rimessa alla potestà autorego-

latoria che sarà fissata a li-

vello nazionale: ciò che al

momento posso affermare

(con la riserva di poterci torna-

re allorquando il quadro di rife-

rimento sarà più chiaro) è che,

nuovi compiti si assegnano ai

professionisti ai quali il

suddetto protocollo riconosce

la piena capacità ad operare

con equanimità.

La competenza territoriale

Nulla è cambiato rispetto

alla competenza territoriale: es-

sa è sempre individuata per il

giudice competente (ma il

discorso è analogo sia per la

commissione che per gli altri

organi di certificazione abili-

tati, con eccezione di quelli co-

me le Università o gli Enti

Bilaterali a rilevanza naziona-

le che hanno una operatività

non correlata al territorio) in

base all’art. 413 cpc, secondo

il quale essa si ravvisa con il

luogo ove è sorto il lavoro,

ovvero si trova l’azienda o

una sua dipendenza alla quale

è addetto il lavoratore o pres-

so la quale prestava la sua ope-

ra al momento della fine del

rapporto. La presenza di tre

fori alternativi, senza l’indivi-

duazione di alcuna preva-

lenza, fa sì che, almeno per

quel che concerne il tentativo

facoltativo di conciliazione,

l’organo a ciò deputato debba

soltanto constatare la sussi-

stenza di una delle tre possibi-

li ipotesi, in quanto secondo

alcuni principi fissati dalla

Cassazione (Cass., 17 giugno

2000, n. 2870; Cass., 18

gennaio 2005, n. 850) la

scelta spetta all’attore. Per

completezza di informazione

occorre anche sottolineare co-

sa si intenda per “sede

dell’azienda” e per “di-

pendenza”. Nel primo caso ci

si riferisce al luogo ove si

svolge l’attività principale,

nel secondo ad una struttura

economica organizzativa ubi-

cata in luogo diverso

dall’azienda, avente una pro-

pria individualità tecnica,

anche modesta, pur senza au-

tonomia decisionale e funzio-

nale (Cass., 12 febbraio 1993,

n. 1771; Cass., 22 ottobre

1994, n. 8686). La questione

della competenza territoriale

si pone anche nell’ipotesi in

cui ci sia stato un trasferi-

mento d’azienda (o di un ra-

mo di essa) attraverso una

delle forme contrattuali previ-

ste dall’art. 2112, comma 5,

c.c, tra cui sono compresi sia

l’affitto che l’usufrutto: se il

rapporto è continuato in capo

al cessionario, subentrato

nella stessa posizione del ce-

dente, il foro può ben essere

individuato in quello dell’ori-

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ginario rapporto di lavoro

(Cass., 23 luglio 1994, n.

6842): la stessa cosa si può di-

re in caso di fusione societaria

ove si verifica soltanto una mo-

dificazione soggettiva nella ti-

tolarità dei beni aziendali.

Un discorso di natura di-

versa va fatto, invece, per le

controversie ex art. 409 cpc,

n. 3, che si riferiscono ai

rapporti di agenzia, di rappre-

sentanza commerciale e di

collaborazione coordinata e

continuativa, anche a pro-

getto. Nella vasta gamma dei

rapporti c.d. “parasubordi-

nati” appena evidenziati

rientrano, per orientamento

giurisprudenziale anche altre

figure come i contratti di natu-

ra artistica per un solo

committente, protrattisi per

un tempo abbastanza lungo

(Cass., 17 marzo 1972, n.

3272), l’associazione in parte-

cipazione, laddove l’apporto

dell’associato si sia risolto in

un’attività personale e conti-

nuativa di collaborazione lavo-

rativa in favore

dell’associante, pur se

accompagnato da un apporto

di capitale (Cass., 21 maggio

1991, n. 5693), l’incarico di

procacciatore d’affari (Cass.,

4 febbraio 1992, n. 1172) ed i

diritti patrimoniali riferibili

all’impresa familiare ex art.

230 – bis c.c., stante la caratte-

ristica della parasubordinazio-

ne nell’attività svolta dai

membri (Cass., 22 ottobre

1994, n. 8685). In tutti questi

casi il Legislatore (art. 413,

comma 4, cpc) ha individuato

un unico foro che è quello del

domicilio del prestatore al mo-

mento dello svolgimento

dell’attività per la quale è

sorta la controversia.

Sotto l’aspetto della compe-

tenza territoriale è opportuno

soffermarsi su alcune questio-

ni che riguardano quasi esclusi-

vamente la realtà romana e

che vanno tenute in considera-

zione anche dagli altri organi

di composizione delle contro-

versie di lavoro (es. commis-

sioni di certificazione) che, a

breve, inizieranno ad operare:

mi riferisco alla c.d. “autodi-

chia” di alcuni organi costitu-

zionali (Parlamento,

Presidenza della Repubblica,

Corte Costituzionale) che, in

materia di lavoro, esclude la

competenza del giudice del la-

voro (e, quindi, di qualsiasi

organo conciliativo) in favore

del principio della c.d. “giuri-

sprudenza domestica” in ordi-

ne allo stato ed alla carriera

economica dei rispettivi di-

pendenti (Cass., S.U., 10 giu-

gno 2004, n. 11019; Cass., 23

aprile 1986, n. 2861; Cass.,

27 giugno 1999, n. 3170). La

seconda questione riguarda il

personale delle ambasciate: a

Roma, unica città al mondo,

ce ne sono, in alcuni casi,

anche tre (presso lo Stato italia-

no, la Santa Sede e la FAO).

Le Sezioni Unite della Supre-

ma Corte (Cass. S.U., 12 no-

vembre 2003, n. 17087, ma

anche Cass., S.U., 27 no-

vembre 2003, n. 16830)

hanno operato una distinzione

riferendosi a due ipotesi:

quelle del lavoratore che sia

inserito nell’organizzazione e

nella struttura dell’organo

extra-territoriale che non può

rivolgersi al giudice del lavo-

ro e quella del prestatore “non

inserito (es. autista, cuoco)

che, invece, può adire il giudi-

ce del lavoro con una do-

manda di contenuto

patrimoniale che non va inci-

dere sulla organizzazione

dello Stato convenuto e senza

che ciò comporti “apprezza-

menti, indagini o statuizioni

che possano incidere sugli atti

o sui comportamenti dello

Stato estero”.

Ovviamente, quanto appena

detto in relazione alla c.d. “au-

todichia” degli organi costitu-

zionali non riguarda i

lavoratori, assunti dai singoli

parlamentari che, nel gergo

“comune”, sono stati definiti

“porta borse” e che per questi

ultimi svolgono varie funzio-

ni: la competenza a conoscere

una loro possibile contro-

versia nei confronti del pro-

prio datore di lavoro (che nel

caso è l’onorevole o il senato-

re che lo ha, o lo ha avuto,

alle proprie dipendenze) è il

giudice del lavoro , pur se la

loro prestazione si è svolta

all’interno dei vari gruppi

parlamentari: di conseguenza,

sia pure a livello facoltativo,

è possibile esperire il tentati-

vo di conciliazione presso

uno degli organismi a ciò de-

putati.

La competenza per mate-

ria

Gli organi di conciliazione

possono espletare il tentativo

su materie “a tutto campo”: il

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riferimento a quanto previsto

dall’art. 409 cpc e l’amplia-

mento operato, attraverso indi-

rizzi costanti della

giurisprudenza di legittimità

nel campo dei c.d. rapporti para-

subordinati, sui quali ho breve-

mente fatto cenno pocanzi,

oltre alla materia dei licenzia-

menti, stanno a dimostrare che

nulla è cambiato rispetto al pas-

sato. Anzi, avendo il Legislato-

re richiamato l’art. 63, comma

1, del D.L.vo n. 165/2001 ha

allargato il campo della possibi-

le conciliazione ai rapporti di

pubblico impiego, prima ri-

servati soltanto (mi riferisco

alla conciliazione “ammini-

strativa” ) al collegio arbitrale

costituito ex art. 66, ora abro-

gato. Ricordo, tuttavia, che

non tutti i rapporti di lavoro

dei dipendenti pubblici ricado-

no sotto la sfera della compe-

tenza del giudice del lavoro (e,

quindi, sia pure a livello fa-

coltativo, degli organi di conci-

liazione): ne restano fuori tutti

quei lavoratori che hanno il

rapporto regolamentato dalla

legge e non dal contratto

collettivo come, ad

esempio,(ma l’elencazione è

parziale) i Magistrati, ordinari,

amministrativi e contabili, i

funzionari della carriera prefetti-

zia, i professori universitari, il

personale della carriera diplo-

matica o gli appartenenti alle

Forze Armate o alla Polizia di

Stato.

Trattazione della contro-

versia e conciliazione

Non ci sono novità sostanzia-

li rispetto a questo argomento:

l’organo di conciliazione tratta

la controversia valutando le po-

sizioni espresse dalle parti,

cercando di agevolare un

accordo transattivo che non si-

gnifica affermare il diritto di

uno o dell’altro, ma favorire la

composizione della vertenza

attraverso reciproche concessio-

ni. Ovviamente, l’attività della

commissione di conciliazione

deve essere attiva, nel senso

che deve verificare che

l’eventuale accordo (che è

inoppugnabile) non incida su di-

ritti non ancora entrati nella sfe-

ra potestativa del lavoratore

(es. retribuzioni future), non

abbia “natura leonina” verso la

parte più debole del rapporto, e

non tocchi i contributi previ-

denziali non ancora prescritti.

Va, in ogni caso, rimarcato co-

me, una eventuale qualificazio-

ne del rapporto o il

riconoscimento di determinate

somme, non vincoli, in alcun

modo gli organi di vigilanza

degli Istituti previdenziali e

delle articolazioni periferiche

del Ministero del Lavoro, i qua-

li, nei limiti della prescrizione

quinquennale, possono, ovvia-

mente con mezzi probatori, pro-

cedere ai recuperi contributivi.

Per completezza di informazio-

ne ricordo che soltanto con la

conciliazione monocratica ex

art. 11 del D.L.vo n. 124/2004

e con le modalità ivi previste

(non mi addentro oltre nella ri-

flessione, in quanto andrei

molto lontano dall’argomento

trattato in questo scritto) si

estingue il procedimento ispetti-

vo e l’accordo raggiunto (che

presuppone il pagamento di

quanto convenuto ed il versa-

mento dei contributi relativi al

periodo concordato tra le

parti) può essere reso esecuti-

vo con il deposito nella

cancelleria del Tribunale (art.

38 della legge n. 183/2010).

Da ultimo, va ricordato co-

me, a differenza del passato, il

verbale di accordo (ma anche

quello di mancato accordo)

debba essere sottoscritto da

tutti i componenti della

commissione (o sotto commis-

sione) di conciliazione: se ciò

non dovesse accadere (e la co-

sa è particolarmente

importante nel mancato

accordo ove l’organo deve pro-

porre una sorta di bonaria

conciliazione e dove la vo-

lontà dello stesso può non esse-

re unanime) il presidente

dovrebbe certificare, in una

sorta di analogia con l’art. 821

cpc (ma qui riguarda, è bene

sottolinearlo, il lodo arbitrale)

che la volontà è stata espressa

in conferenza personale di tutti

i membri della commissione e

che il membro dissenziente si

è rifiutato di firmare.

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SE AVANZO

SEGUITEMI

Condividiamo il precetto di Eraclito secondo

cui apprendere molte cose non insegna l’intelli-

genza : nonostante ciò non abbiamo mai rifiu-

tato la conoscenza delle umane cose, nella

consapevolezza che conoscere è comunque mo-

tivo di arricchimento culturale e personale.

Così apprendiamo dal Pensiero Unitario,

fonte inesauribile di conoscenza, che ormai

la Categoria ha raggiunto una “maturità ele-

vatissima” e che restano “solo alcune sacche

di pensiero che ancora condividono vecchie

strutture mentali”: insomma sembra proprio

il “quattro gambe buono, due gambe catti-

vo” del Vecchio Maggiore nella Animal

Farm.

Ma se ci si chiede per un attimo quale sia

questa straordinaria maturità categoriale,

ecco ancora il nostro Pensiero Unitario a

chiarirci le idee: ”E così potrà essere in que-

sto anno di rinnovi durante il quale la cate-

Bruegel il Vecchio, La parabola dei ciechi, 1568, Napoli, Galleria Nazionale di Capodimonte

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Fandor

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goria dovrà dimostrare di saper mettere in

atto la grande maturità raggiunta [ecco a

cosa serviva .. ] sapendo distinguere tra

chi aggrega e divide, tra chi opera per il

bene comune e chi per il bene proprio , tra

chi guarda al futuro e chi cammina con gli

occhi rivolti al passato”. Che tradotto dalla

Repubblica di Baffonia vuol dire “Se ci

votate siete maturi, altrimenti no”.

Non avremmo particolare difficoltà a segui-

re i nostri nel cammino che porta ad un co-

tanto futuro radioso. Se non fossimo edotti

dei singolari effetti, ben rappresentati nella

riproduzione grafica che accompagna questo

scritto, che derivano dal seguire chi cammi-

na non tanto con “gli occhi rivolti al pas-

sato”, quanto con gli occhi chiusi. Effetti

singolari certo; ma anche piuttosto dolorosi.

Un cammino accompagnato da uno

straordinario processo democratico: “Le

candidature arriveranno dalla base”, recita il

nostro. Che prosegue: “ Si legge occasio-

nalmente che il metodo della scelta asse-

gnata alle Regioni sia antidemocratico

perché bloccherebbe le candidature autono-

me... Ovvio che chi scrive e afferma questo

concetto ... appartiene alla cultura del pas-

sato” continua il Pensiero, all’insegna della

maturità più sfrenata, “quella che prediligeva

le liste fatte in una stanza da pochi intimi".

Ci sorge il sospetto che, se così fosse, nes-

suno dovrebbe conoscere l’identità dei pros-

simi eletti. Che potrebbero ( e dovrebbero)

essere scelti tra uno qualsiasi dei compo-

nenti la famigerata “base”. Ed invece non ci

riesce proprio di trovare un broker che dia

per eletto un qualunque esponente della “ba-

se”, estraneo alle famose liste "fatte in una

stanza da pochi intimi", a meno di 100 ad 1

(ma forse non abbiamo cercato abbastanza).

Strana democrazia quella che conosce il no-

me dell’eletto ancor prima della sua elezio-

ne.

Forse non è una democrazia. E forse non è

neanche tanto matura.

Bruegel il Vecchio, La parabola dei ciechi, 1568, Napoli, Galleria Nazionale di Capodimonte

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LA CONSULTA II

Il Municipio II, sul territorio del

quale insiste la Consulta II, si

estende su di una superficie di

1.367 ettari abitati da 124.000

persone ed è formato da cinque

quartieri: Flaminio, Parioli,

Pinciano, Salario e Trieste; e' de-

limitato dal Muro Torto, dal Fiu-

me Tevere, dal Fiume Aniene e

dalla Via Nomentana. Sua ca-

ratteristica peculiare è quella di

essere costellato da Ville e

Parchi pubblici, tanto che si po-

trebbe chiamare "la città delle

ville". Il Municipio II è tra

quelli con la maggior presenza

di stranieri e in particolare di

donne immigrate che sono

maggiormente impegnate come

aiuto ai nuclei familiari italiani:

colf e badanti.

Molte sue strade sono caratte-

rizzate da testimonianze artisti-

che e archeologiche, tante e tali

che e' impossibile citarle tutte,

ma merita almeno ricordare:

Via Salaria: la Necropoli Sala-

ria, l'ipogeo di via Livenza, il Se-

polcro di Lucilio Peto in via

Salaria 125, il Mausoleo di Mas-

simo o Felicita, il Cimitero di

Trasone in via Taro, le Cata-

combe di Priscilla.

Via Flaminia: le Catacombe di

San Valentino Martire e Vesco-

vo di Terni, in via Maresciallo

Pilsudski angolo Viale Tiziano;

testimonianze della traslazione

del capo di S. Andrea a Ponte

Milvio. A proposito di Ponte

Milvio c'e' da ricordare che e'

uno dei ponti piu' antichi e stori-

camente piu' importanti di Ro-

ma. La sua origine risale al IV -

III secolo a.C. ed era ini-

zialmente di legno; fu poi ri-

fatto completamente e prese il

nome dal magistrato che auto-

rizzo' la costruzione, tale

Molvius, donde Molvio e

quindi Milvio. Ma per i romani

fu e resta ponte Molle, anzi piu'

esattamente Mollo, denomina-

zione che sarebbe derivata, se-

condo una strana versione, dal

fatto che anticamente esso

molleggiava!

Via Nomentana: vi si trovano

importanti cimiteri, tra questi,

quello di Sant'Agnese sotto

l'omonima Basilica ed il Coe-

meterium Majus a cui si

accede da via Asmara e

quello di Santa Co-

stanza. Questo antichis-

simo Mausoleo di

Costantina , fu detto nel

Rinascimento Tempio

di Bacco per le scene di

vendemmia raffigurate

nei suoi mosaici. E co-

me Tempio di Bacco il

Mausoleo fu nel corso

del XVII secolo luogo

di ritrovo di una

bizzarra associazione di

artisti olandesi e

fiamminghi chiamata

"Bentvogels" (uccelli

della banda). Quando un

nuovo membro veniva a

far parte della societa', si

celebrava la cosiddetta Festa

del Battesimo che consisteva

soprattutto in abbondanti liba-

gioni e mangiate in una vicina

osteria, sulla Nomentana. Dopo

LA COMPOSIZIONE

DELLA CONSULTA II

Presidente

GIANCARLO COMANDINI

Altri componenti

CARLO CARLOTTI

SONIA FORNACIARI

VINCENZO FUSCO

SILVIO LAUDI

ROSELLA QUACQUARINI

SORAYA ROSSETTI

VO

CI D

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T

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RIT

OR

IO

clicca per andare al Forum delle

Consulte

clicca per vedere la brochure

informativa

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IL CONSULENTE

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NUMERO 1 15 MARZO 2011

LA CONSULTA II

la nottata di bagordi, alle prime lu-

ci dell'alba i Bentvogels , si recava-

no al Tempio di Bacco e dinanzi al

sarcofago di porfido, ritenuto Se-

polcro di Dio, fa-

cevano solenne-

mente l'ultimo

brindisi. Finche'

nel 1720 il pontefi-

ce Clemente XI

(1700-1721) proi-

bi' quest'usanza

che Di particolare

rilievo la zona de-

nominata Quartie-

re Coppedè, dal

nome dell’archi-

tetto-scultore che

lo realizzò tra il

1915 e il 1927, co-

struito in uno stile

architettonico non

precisamente defi-

nibile, dove i

suggerimenti tratti dal passato (le

torri medievali, le finestre manieri-

ste, gli stemmi barocchi) si fondo-

no con elementi propri dello stile

liberty e déco.

LA COMPOSIZIONE

DELLA CONSULTA II

Presidente

GIANCARLO COMANDINI

Altri componenti

CARLO CARLOTTI

SONIA FORNACIARI

VINCENZO FUSCO

SILVIO LAUDI

ROSELLA QUACQUARINI

SORAYA ROSSETTI

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Vista dal ristorante La Pergola, Cavalieri

Hilton, Roma

VO

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Ma la grande risorsa di questo

territorio è costituita dalle molte-

plici strutture di valore storico e

culturale che attirano nell’area

flussi di visitatori italiani e stra-

nieri. Oltre alla presenza delle

più importanti ville storiche

della capitale quali Villa Borghe-

se, Villa Ada, Villa Torlonia,

Villa Glori ed altre, partico-

larmente rilevante è la presenza

della Galleria Nazionale d’Arte

Moderna, della Galleria Comu-

nale d’arte Contemporanea MA-

CRO, della Galleria Borghese,

del museo delle Arti e

dell'Architettura del XXI seco-

lo MAXXI, del Museo Naziona-

le Etrusco, del Bioparco,

dell’Auditorium e della M

schea con il Centro Islamico

più grande d'Europa..

clicca sulla Gorgona per vedere il quartiere

Coppedé

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Cari Amici e Colleghi

con l'approssimarsi delle scadenze previste per la

presentazione del modello 730, riteniamo fare cosa

gradita mettere a disposizione di tutti una completa

Guida per la compilazione, con numerose casistiche

svolte ed esempi pratici.

Per consultare o scaricare la Guida è sufficiente

cliccare sulla copertina che vedete in basso.

Buon lavoro a tutti

Adalberto Capurso

UNA GUIDA

PER TUTTI

CLICCA PER CONSULTARE

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Clicca per

scaricare il modulo

di iscrizione

clicca qui

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Pubblicazione Ufficiale del Consiglio provinciale dell'Ordine dei Consulenti del Lavoro di Roma

TRASFORMARE IL PIOMBO

IN ORO NEL CUORE DI ROMA

La porta magica

di piazza

Vittorio Emanuele

Andrea Tomassini

La parola «alchimia» è un termi-

ne che indica quell'insieme di

dottrine esoteriche basate sulla

trasformazione dei metalli vili

in metalli nobili. Gli alchimisti

volevano dimostrare come po-

tesse avvenire la trasformazio-

ne di un uomo comune in un

uomo spirituale. Un antico ed

affascinante mistero che si

inquadra nel sistema filosofico

esoterico, combinando ele-

menti di chimica, fisica, astrolo-

gia, arte, semiotica,

metallurgia, medicina, mistici-

smo e religione.

Nonostante le innumerevoli e

contrastanti definizioni e teo-

rie, sul piano culturale, il pensie-

ro alchemico è considerato

dalle fonti più attendibili il pre-

cursore della chimica moderna

e precursore della nascita del

metodo scientifico.

Il segreto di questa nobile ed

affascinante scienza, sembra es-

sere custodito e non ancora de-

codificato nel cuore del

quartiere Esquilino a Roma ed

ancora più precisamente in

Piazza Vittorio Emanuele, a

Roma, sugli stipiti della “Porta

Magica” o “Porta Ermetica” o

meglio ancora “Porta Alchemi-

ca” costruita per volere del

Marchese di Palombara

La Piazza fu costruita ed alle-

stita, più o meno come noi la

vediamo ora, intorno al 1890.

Sul piano architettonico risulta

racchiusa su tutti e quattro i

lati da grandi palazzoni nello

stile tipico del tardo XIX seco-

lo. Sul piano stradale è

contornata da una serie

ininterrotta di arcate, affollate

di negozi fra i quali domina la

comunità cinese.

Questa architettura circonda un

vasto giardino nella cui estre-

mità settentrionale si ergono le

maestose seppur decadenti ro-

vine del ninfeo di Alessandro

Severo (III secolo), altrimenti

note col nome di “Trofei di Ma-

rio”, a rievocare l'antica me-

moria del quartiere popolato

sin dal VII secolo aC. Infatti,

22

nel corso dell'età imperiale, in

quel luogo trovavano dimora

ricche tenute suburbane di proprie-

tà di romani facoltosi, che benefi-

ciavano della rete di condutture

idriche che portavano l’acqua a

Roma seguendo i dotti delle pro-

spicienti mura cittadine.

All’interno di questo giardino è

incastonata fra i ruderi la “Porta

Alchemica”, anche conosciuta co-

me "Porta Magica" o "Porta

Ermetica" che fu fatta costruire

per volere del marchese di Pa-

lombara nel 1600 all’interno della

sua villa che originariamente tro-

vava luogo proprio non lontano a

dove ora si trova Piazza Vittorio

Emanuele.

Un gioiello ricco di misteri e studi

che sembra riporti incisi sulla sua

struttura, il segreto alchemico che

da tanti anni cercano di decifrare

senza successo. La leggenda dice

che il segreto della trasformazione

del piombo in oro sia inciso su

quella porta.

L’Alchimia ha una propria va-

lenza su molti piani, non ultimo su

quello spirituale, dove la tra-

sformazione Alchemica del

“piombo in oro” rappresenta l’ele-

vazione spirituale a noi tutti dovu-

ta sulla quale, nei secoli, sono nati

innumerevoli movimenti di

pensiero filosofico, tradizionali ed

esoterici.

Come vari altri esponenti di una

ristretta élite culturale, il Marche-

se Massimiliano di Palombara era

affascinato ed impegnato i prima

persona nello studio e nell’eserci-

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TRASFORMARE IL PIOMBO

IN ORO NEL CUORE DI ROMA

La porta magica

di piazza

Vittorio Emanuele

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zio delle scienze esoteriche.

Disponendo questi di rilevanti

mezzi economici e di una posi-

zione sociale di rilievo, fi-

nanziava esso stesso la ricerca

alchemica. Nella sua villa

infatti convenivano importanti

personaggi della vita sociale e

politica del tempo fra i quali

possiamo ricordare la regina

Cristina di Svezia, trasferitasi

a Roma dopo aver abdicato,

l'illustre studioso Padre Athana-

sius Kircher, il noto astrono-

mo Domenico Cassini.

Il Marchese di Palombara era

peraltro anche un membro dei

Rosacroce, un famoso ordine

esoterico, il cui simbolo era la

Rosa in forma di Croce. Fu

istituito per la prima volta nel

1407 da un occultista tedesco

di nome Christian Rosenkreuz

(il cui nome tramandato nei se-

coli si pensa fosse solo un no-

me di fantasia ideato per

proteggere la vera identità del

fondatore), che aveva stu-

diato le scienze occulte in

Terrasanta. L'ordine dei Rosa-

croce si estinse nel '500 e fu

successivamente rifondato

agli inizi del XVII secolo.

La dottrina dei Rosacroce

investiva innumerevoli campi

della scienza e della cono-

scenza. Il denominatore comu-

ne di tutte le loro pratiche era

sempre il misticismo ed il po-

stulato che solo gli adepti ini-

ziati potevano avere accesso

ai segreti della conoscenza,

gettando le basi metodologi-

che e i pensiero di quella che

è poi divenuta la moderna

massoneria.

All’uopo Villa Palombara

era provvista di un piccolo

annesso ad uso dependance,

che si suppone contenesse un

laboratorio, dove segreta-

mente venivano svolti i

convegni e gli esperimenti

alchemici, quasi facessero

parte di un rituale più ampio e

complesso. In quel contesto

un giovane medico ed alchi-

mista milanese, tale Giuseppe

Borri, espulso dal collegio di Ge-

suiti proprio a causa del suo

grande interesse per l'occultismo,

venne a Roma e si unì al circolo

di Villa Palombara

La Santa Inquisizione in quel pe-

riodo perseguitava chi con lo stu-

dio della scienza potesse

destabilizzare e minacciare l’as-

setto della Chiesa. La leggenda,

tramandata nel 1802 dall’abate ed

erudito Girolamo Cancellieri,

narra che un pellegrino fu ospitato

nella Villa Palombara per una

notte. Il pellegrino sembra fosse

l’alchimista Francesco Giustiniani

Bono, la cui storia vuole che per

tutta la notte avesse lavorato alla

ricerca di una misteriosa erba,

capace di produrre oro. Il mattino

seguente, questi fu visto sparire

attraverso la “Porta Alchemica” di

Villa Palombara e che dietro di lui

furono ritrovati frammenti d’oro e

una carta con strani simboli ed

enigmi attribuiti al segreto della

pietra filosofale.

Il marchese di Palombara fece

incidere sulle cinque porte e sui

muri della sua villa il contenuto

del manoscritto nella speranza che

un giorno qualcuno riuscisse a

capire il loro significato.

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Andiamo a vedere insieme e leggere le iscrizioni della porta seguendo l’ordine indicato da un’incisione del XIX

secolo.

Sopra la porta è affisso un grosso disco con un doppio triangolo a forma di stella a sei punte del re

Salomone, contornato dal motto [2] TRI SVNT MIRABILIA DEVS ET HOMO MATER ET VIRGO

TRINVS ET VNVS, "tre sono le cose mirabili: Dio e l'uomo, la madre e la vergine, l'uno e il

trino". Un cerchio sormontato da una croce [3] è sovrapposto alla stella e reca un altro motto,

CENTRVM IN TRIGONO CENTRI ("il centro è nel triangolo del centro").

Nella parte più alta dello stipite, una scritta in ebraico [4] recita RUAH ELOHIM, "Spirito

Divino"; subito sotto [5] vi è un riferimento mitologico a Giasone: HORTI MAGICI

INGRESSVM HESPERIVS CVSTODIT DRACO ET SINE ALCIDE COLCHICAS

DELICIAS NON GVSTASSET IASON ("il drago delle Esperidi custodisce l'ingresso dell'orto

magico e senza Ercole Giasone non avrebbe assaggiato le delizie della Colchide"). Infatti gli alchimisti

identificavano il Vello d'Oro cercato da Giasone nell'antico mito degli Argonauti con la pietra filosofale,

l'obietti vo fondamentale dei loro studi. l'invocazione allo Spirito Divino

I montanti dello stipite, [6] e [7], recano simboli dei pianeti (a ciascuno dei quali corrispondeva

un dio ed un metallo) e motti in ordine alterno, dall'alto verso il basso, come di seguito descritto:

Sul montante sinistro:

(Saturno = piombo) QVANDO IN TVA DOMONIGRI CORVIPARTVRIENT ALBASCOLVMBASTVNC

VOCABERISSAPIENS "quando nella tua casa corvi neri partoriranno bianche colombe,allora tu potrai

dirti saggio".

(Marte = ferro)

QUI SCITCOMBVRERE AQVAET LAVARE IGNEFACIT DE TERRACAELVMET DE CAELO

TERRAMPRETIOSAM "chi sa ardere con l'acqua e lavare col fuoco, fa della terra il cielo e del cielo la

terra preziosa"

(Mercurio = mercurio)

AZOT ET IGNISDEALBANDOLATONAM VENIETSINE VESTE DIANA

"sbiancando Latonacol mercurio e col fuoco,Diana viene senza veste"

Sul montante destro:

(Giove = stagno)

DIAMETER SPHAERAETHAV CIRCVLICRVX ORBISNON ORBIS PROSVNT "il diametro della sfera,

la Tau del cerchio,la croce del globo,ai ciechi non servono"

(Venere = rame)

SI FECERIS VOLARETERRAM SVPERCAPVT TVVMEIVS PENNISAQVAS

TORRENTVMCONVERTES IN PETRAM "se farai volare la terra sopra la tua testa,con le sue penne (= i suoi

vapori)trasformerai l'acqua dei torrenti in pietra"

(Sole = Apollo = oro)

FILIUS NOSTERMORTVVS VIVITREX AB IGNE REDITET CONIVGIOGAVDET OCCVLTO "il

nostro figlio morto vive, ritorna Re dal fuoco e gode dell'occulto accoppiamento".

Tutti i motti si riuniscono e sintetizzano negli ultimi due, il cui significato è: "purificando la materia (Latona) col

mercurio e col fuoco, l'argento (Diana) si rivela" e "rinascendo dalle proprie ceneri (il figlio morto che vive,

tornando dal fuoco come una fenice), lo spirito e la materia divengono un tutt'uno, come risultato delle

nozze alchemiche, cioè l'unione di un principio naturale e del suo opposto (l'occulto accoppiamento)".

La parte inferiore dello stipite [8] reca il simbolo della monade, l'unità fondamentale dell'essere ed

ancora un’iscrizione:EST OPVS OCCVLTVM VERI VT GERMINET SOPHI APERIRE TERRAM

SALVTEM PRO POPVLO ("è l'opera segreta del vero saggio aprire la terra, affinché germini per la

salvezza della gente"). Sulla faccia superiore del medesimo blocco marmoreo, il gradino della porta [9], è

inciso l'interessante motto SI SEDES NON IS, che si può leggere da sinistra verso destra, "se ti siedi non

procedi", ma anche da destra verso sinistra (SI NON SEDES IS), col significato opposto: "se non ti siedi

procedi"; a prescindere dalla direzione. Questo racchiude l'insegnamento di rimanere costanti nel perseguimento

del proprio percorso e dei propri obiettivi.

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IL SIGNIFICATO DELLA PORTA MAGICA

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CLICCA PER SAPERNE DI PIU'

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ARAN 10 MARZO 2011

GRANDE SUCCESSO DI PUBBLICO

LORETTA

ANGELINI

GABRIELLA DI

MICHELE

GIUSEPPE

MARINI

OLTRE 500 PARTECIPANTI

AL CONVEGNO CHE SI E'

SVOLTO LO SCORSO 10

MARZO ALL'ARAN

MANTEGNA HOTEL, ROMA,

DEDICATO A

"L'informatizzazione degli

adempimenti e la nuova

Organizzazione territoriale

dell'Inps. A Roma

l'esperimento di punta."

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ARAN 10 MARZO 2011

GRANDE SUCCESSO DI PUBBLICO

GIUSEPPE

MARINI

ALDO

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FEDERICO

PATRUNO

OLTRE 500 PARTECIPANTI

AL CONVEGNO CHE SI E'

SVOLTO LO SCORSO 10

MARZO ALL'ARAN

MANTEGNA HOTEL, ROMA,

DEDICATO A

"L'informatizzazione degli

adempimenti e la nuova

Organizzazione territoriale

dell'Inps. A Roma

l'esperimento di punta."

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ELEZIONI DELEGATI

ENPACL

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Si sono svolte, lo scorso 3 marzo, le elezioni per la

nomina dei quindici delegati che rappresenteranno la

provincia di Roma alle prossime assemblee Enpacl,

l’Ente di previdenza della Categoria. Il responso delle

urne, che vedeva contrapposte la Lista numero 1,

capeggiata dal Presidente del Consiglio provinciale

Adalberto Bertucci , alla Lista numero 2, quest’ultima

sponsorizzata dalla Unione Provinciale Ancl di Roma, è

stato netto ed inequivocabile: dei quasi 700 elettori

intervenuti la stragrande maggioranza si è pronunciata a

favore della Lista numero 1. I Colleghi romani hanno

quindi ampiamente recepito e premiato il messaggio di

autonomia e indipendenza lanciato in campagna

elettorale, a favore di una reale garanzia di pluralismo: è

un messaggio che sta raccogliendo favorevoli e

generalizzati consensi da parte delle altre provincie e

non mancherà, crediamo, di provocare delle gradite

quanto inaspettate sorprese nei prossimi mesi. Chi

credeva che i giochi fossero ormai fatti dovrà ora

misurarsi con la forza di Roma: sempre più unita e

sempre più determinata.

Massimiliano Costanzo

(neo eletto delegato Enpacl)

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Nella pagina seguente la comunicazione ufficiale

SCHIACCIANTE

VITTORIA DELLA

LISTA 1

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Pubblicazione Ufficiale del Consiglio provinciale dell'Ordine dei Consulenti del Lavoro di Roma

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CONVEGNI - TAVOLE ROTONDE - INCONTRI

Tavola rotonda

• Venerdì 18 marzo 2011 ore 9,30 – Sede Ordine - Via C. Colombo 456

Il lavoro in somministrazione

Dott. Michele Regina

Tavola rotonda U.G.C.D.L.

• Il Consiglio Provinciale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro di Roma, in collaborazione con

l’Unione Giovani Consulenti del Lavoro di Roma ha programmato per mercoledì 23 marzo p.v., dalle

ore 14.30 alle ore 18.30 circa, presso la sede dell’Ordine in Via C. Colombo 456, un incontro gratuito

(con un numero di posti limitati) valido ai fini della Formazione Continua Obbligatoria dal tema: La

gestione del personale: Lo sviluppo e i piani di carriera Relatore: Dott.ssa Luisa

Macciocca

Tavola rotonda

• Martedì 29 marzo 2011 ore 9,30 - Sede Ordine - Via C. Colombo 456

Le nuove strategie di selezione del personale nelle organizzazioni complesse (Aziende ed Enti

pubblici privati)

Dott.ssa Vittoria Pompò

clicca qui per prenotazioni

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Pubblicazione Ufficiale del Consiglio provinciale dell'Ordine dei Consulenti del Lavoro di Roma

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Non tutti i Colleghi sono a conoscenza del

fatto che molti Consulenti romani, rego-

larmente iscritti all’Ordine di Roma, si so-

no visti respingere la domanda di

iscrizione alla Unione provinciale ANCL

di Roma con la seguente motivazione: “

per l’istanza di che trattasi, malgrado fos-

se regolare (sic !) sussistono ragioni di evi-

dente incompatibilità con gli scopi di

codesta [ rectius: “questa”, visto che a

scrivere è la associazione] associazione .

Tale incompatibilità è stata ritenuta dal

Consiglio [quello dell’Ancl provinciale di

Roma] una causa ostativa rispetto alla ade-

sione alla ns. Unione provinciale ANCL di

Roma”.

Tra i Colleghi romani “gravemente

incompatibili” annoveriamo il Presidente

Adalberto Bertucci (il cui papà, vale la pe-

na ricordarlo, fu tra i primissimi fondatori

dell’ANCL) e il Tesoriere del Consiglio pro-

vinciale Massimiliano Pastore. Ora nulla

dice l’Unione provinciale sulle ragioni di

“evidente” ( ma evidente a chi ?)

incompatibilità che impedirebbero l’iscri-

zione dei Colleghi; l’ANCL, come sinda-

cato unitario dei consulenti del lavoro,

proprio in quanto tale non potrebbe ( e

non dovrebbe) mai rifiutare l’iscrizione ad

un consulente regolarmente iscritto. Noi

non ci permetteremmo mai di avanzare il

sospetto che tali ragioni non siano altro

che ragioni di opportunità politica, per

cui la iscrizione di Colleghi magari

portatori di idee diverse da quelle degli

attuali organi dirigenti dell’Unione po-

trebbe compromettere delicati equilibri di

potere: se gli antichi romani usavano

applicare il motto “dividi et impera” i mo-

derni, assai più accorti di quelli, applica-

no il motto “escludi et impera”. Come

dicevamo non ci permetteremmo mai, né

ci permettiamo, di avanzare consimili so-

spetti. Tuttavia nell’attesa che i probiviri,

immediatamente appellati dai Colleghi,

chiariscano quali e quante siano le famo-

se “ragioni di evidente incompatibilità”

(e di cui daremo ampia notizia su queste

pagine), abbiamo chiesto al nostro amico

Pasquino (la famosa statua parlante sita

nella omonima piazza romana) un

commento in romanesco sulla vicenda (lo

riportiamo nella pagina a fianco).

Un vecchio detto romano dice che la “ve-

rità sta sotto il sedere di Pasquino” (per

la verità l’espressione è leggermente più

colorita) : non possiamo che essere

d’accordo.

DEMOCRAZIA

VO' CERCANDO

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A Fratellanza

Sotto casa ce sta n’Associazione

che cura l’interessi de’ noantri

che dice d’esse prima nell’accurturazzione

de tutti li Colleghi ‘n po' gnoranti.

“Vorrei segnamme!”, faccio all’impiegata.

Risponne quella: “Ecco qua l’istanza,

è n’attimo ... e poi che l'hai firmata

diventi socio de ‘sta Fratellanza”.

“Aspetta n’po’!.” me fissa cor cipijo

“Mo che te vedo mejo me rammenti

d’avette visto spesso su ar Consijo

‘nsieme a tant’antri ‘ndegni consulenti”.

"Perchè ‘n tar caso, me dispiace assai,

nun se potrebbe dà seguito all’istanza

datosi che, s’é evvero che ce stai,

sarebbe incompatibile co ‘a Fratellanza".

A 'riguardo e je dico: "Voi sape ‘n fatto, fija mia?

Nun statte a fa venì li mar de panza.

Me sento mejo su, drento 'a Democrazia,

che stanne fori, drento 'a Fratellanza”.

PA

SQ

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