Tennis World Italia n. 33

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Numero 33 Al centro la vicenda della Sharapova tra ombra e gloria

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Page 3: Tennis World Italia n. 33
Page 4: Tennis World Italia n. 33

MariaSharapova,

tradubbieverità

byValerioCarriero

Lunedì�7�marzo,�Maria�Sharapova�annuncia

sui�suoi�social�una�conferenza�in�diretta

mondiale.�L’annuncio�è�di�quelli�seri,�c’è�poco

spazio�anche�per�scherzare�e�immaginare

“solo”�una�nuova�campagna�pubblicitaria.

Rumors�di�ritiro,�di�gravidanza�per�altri.�Non

resta�che�aspettare�l’ora�X,�le�21�italiane,

scandite�da�un�interminabile�conto�alla

rovescia�sul�canale�Youtube�dedicato

all’evento.�Finalmente�le�immagini�da�Los

Angeles,�Maria�si�fa�attendere�ancora�qualche

lunghissimo�minuto,�poi�si�presenta�davanti

al�microfono�pronunciando�delle�parole

destinate�a�cambiare�la�storia�della�sua

carriera,�e�probabilmente�anche�quella�del

tennis.�“Sono�stata�trovata�positiva�ad�un

controllo�antidoping�durante�gli�Australian

Open”.�Un�fulmine�a�ciel�sereno�nel�mondo

sportivo,�da�subito�spaccato�in�accusa�e

difesa�anche�alla�luce�della�spiegazione�della

siberiana.�La�causa�sarebbe�il�meldonium,

farmaco�utilizzato�dall’ex�nr.1�al�mondo�da

dieci�anni�ma�entrato�tra�le�sostanze�proibite

nel�nostro�sport�solamente�dal�1�Gennaio

2016,�ammettendo�di�non�aver�letto�la�mail

della�Wada�del�22�dicembre.�Semplice

negligenza,�o�forse�qualcosa�in�più?

Nella�confessione�della�Sharapova�sono

presenti�infatti�parecchie�ombre.�Innanzitutto

è�difficile�pensare�ad�un’ingenuità�tale�del

suo�foltissimo�team,�ignorando�un�avviso�così

importante:�una�mail�da�cui�dipende�la

carriera�e�la�reputazione�non�può�essere

saltata�alla�stregua�di�una�pubblicità�poco

interessante.�La�russa�ha�poi�affermato�di

assumere�il�farmaco�come�prevenzione�del

diabete,�ma�questo�manca�tra�le�indicazioni

del�meldonium,�perlopiù�anti-ischemico�e�un

modulatore�metabolico,�con�l’effetto�di

migliorare�la�contrattilità�del�cuore�e�la

resistenza�agli�sforzi�in�campo�sportivo.

Inoltre,�il�“mildronate”�è�in�commercio

solamente�nei�Paesi�dell’ex�URSS,�tanto�da

inguaiare�parecchi�atleti�russi:�dall’oro

olimpico�Elistratov�di�short-track�al�campione

del�mondo�Kulizhnikov,�passando�per

Bobrova�e�Vorganov,�con�tantissimi�altri�casi

ancora�in�sospeso.�Il�comune�denominatore�è

sempre�il�meldonium�e�obiettivamente

diventa�difficile�credere�ad�una�così�elevata

coincidenza�di�atleti�con�gli�stessi�disturbi

fisici�tali�da�giustificare�l’uso�del�farmaco…

Perché�credere�dunque�alla�bella�siberiana?

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MariaSharapova,

tradubbieverità

byValerioCarriero

Lunedì�7�marzo,�Maria�Sharapova�annuncia

sui�suoi�social�una�conferenza�in�diretta

mondiale.�L’annuncio�è�di�quelli�seri,�c’è�poco

spazio�anche�per�scherzare�e�immaginare

“solo”�una�nuova�campagna�pubblicitaria.

Rumors�di�ritiro,�di�gravidanza�per�altri.�Non

resta�che�aspettare�l’ora�X,�le�21�italiane,

scandite�da�un�interminabile�conto�alla

rovescia�sul�canale�Youtube�dedicato

all’evento.�Finalmente�le�immagini�da�Los

Angeles,�Maria�si�fa�attendere�ancora�qualche

lunghissimo�minuto,�poi�si�presenta�davanti

al�microfono�pronunciando�delle�parole

destinate�a�cambiare�la�storia�della�sua

carriera,�e�probabilmente�anche�quella�del

tennis.�“Sono�stata�trovata�positiva�ad�un

controllo�antidoping�durante�gli�Australian

Open”.�Un�fulmine�a�ciel�sereno�nel�mondo

sportivo,�da�subito�spaccato�in�accusa�e

difesa�anche�alla�luce�della�spiegazione�della

siberiana.�La�causa�sarebbe�il�meldonium,

farmaco�utilizzato�dall’ex�nr.1�al�mondo�da

dieci�anni�ma�entrato�tra�le�sostanze�proibite

nel�nostro�sport�solamente�dal�1�Gennaio

2016,�ammettendo�di�non�aver�letto�la�mail

della�Wada�del�22�dicembre.�Semplice

negligenza,�o�forse�qualcosa�in�più?

Nella�confessione�della�Sharapova�sono

presenti�infatti�parecchie�ombre.�Innanzitutto

è�difficile�pensare�ad�un’ingenuità�tale�del

suo�foltissimo�team,�ignorando�un�avviso�così

importante:�una�mail�da�cui�dipende�la

carriera�e�la�reputazione�non�può�essere

saltata�alla�stregua�di�una�pubblicità�poco

interessante.�La�russa�ha�poi�affermato�di

assumere�il�farmaco�come�prevenzione�del

diabete,�ma�questo�manca�tra�le�indicazioni

del�meldonium,�perlopiù�anti-ischemico�e�un

modulatore�metabolico,�con�l’effetto�di

migliorare�la�contrattilità�del�cuore�e�la

resistenza�agli�sforzi�in�campo�sportivo.

Inoltre,�il�“mildronate”�è�in�commercio

solamente�nei�Paesi�dell’ex�URSS,�tanto�da

inguaiare�parecchi�atleti�russi:�dall’oro

olimpico�Elistratov�di�short-track�al�campione

del�mondo�Kulizhnikov,�passando�per

Bobrova�e�Vorganov,�con�tantissimi�altri�casi

ancora�in�sospeso.�Il�comune�denominatore�è

sempre�il�meldonium�e�obiettivamente

diventa�difficile�credere�ad�una�così�elevata

coincidenza�di�atleti�con�gli�stessi�disturbi

fisici�tali�da�giustificare�l’uso�del�farmaco…

Perché�credere�dunque�alla�bella�siberiana?

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Innanzitutto�per�la�sua�confessione:�a

prescindere�dal�giudizio�su�buonafede�o

malafede,�Sharapova�ha�avuto�il�coraggio�di

assumersi�ogni�responsabilità�(“io”�ho�ignorato

la�mail,�“mia”�è�la�colpa)�senza�appigliarsi�a

giustificazioni,�con�un�linguaggio�del�corpo�­

restando�in�ambito�tennistico�­�che�ben�si

sposava�con�il�suo�stato�d’animo.�In�caso

contrario,�l’Academy�potrebbe�farci�un

pensierino�per�i�prossimi�Oscars…�Mentre�i

suoi�principali�sponsor�scappano�(da�Nike�a

Porsche)�Maria�trova�l’alleato�Head�che�rinnova

addirittura�il�contratto,�suscitando�la�furia�del

collega�di�azienda�Murray:�“Se�assumi�un

farmaco�senza�averne�bisogno�è�giusto�che

paghi”,�ha�tuonato�lo�scozzese.

Ma�è�davvero�così?�L’inventore�del�meldonium

ha�spiegato�che�questa�sostanza�protegge�dagli

sforzi�fisici�estremi,�paventando�addirittura

morti�in�campi�ora�che�il�farmaco�è�catalogato

come�“doping”.�Allo�stesso�tempo�la�Sharapova

si�è�nuovamente�difesa�dopo�il�clamore

suscitato�dalle�sue�dichiarazioni,�ribadendo�di

non�aver�assunto�il�mildronate�con�il�chiaro

intento�di�migliorare�le�prestazioni.�Quale

senso�avrebbe�per�un’atleta�del�suo�calibro

perseverare�con�l’assunzione�del�farmaco

sapendo�di�poter�essere�presto�beccata�in�virtù

delle�nuove�regole?�Utilizzando�il�vecchio

adagio�“il�doping�è�sempre�un�passo�avanti

rispetto�all’anti-doping”,�Masha�avrebbe�potuto

trovare�un�“nuovo”�metodo…

In�attesa�della�sentenza�e�di�conoscere�l’entità

della�squalifica,�c’è�comunque�tanto�di�cui

discutere:�la�conferenza�di�Miami�ha�forse

lasciato�più�domande�che�risposte.

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Innanzitutto�per�la�sua�confessione:�a

prescindere�dal�giudizio�su�buonafede�o

malafede,�Sharapova�ha�avuto�il�coraggio�di

assumersi�ogni�responsabilità�(“io”�ho�ignorato

la�mail,�“mia”�è�la�colpa)�senza�appigliarsi�a

giustificazioni,�con�un�linguaggio�del�corpo�­

restando�in�ambito�tennistico�­�che�ben�si

sposava�con�il�suo�stato�d’animo.�In�caso

contrario,�l’Academy�potrebbe�farci�un

pensierino�per�i�prossimi�Oscars…�Mentre�i

suoi�principali�sponsor�scappano�(da�Nike�a

Porsche)�Maria�trova�l’alleato�Head�che�rinnova

addirittura�il�contratto,�suscitando�la�furia�del

collega�di�azienda�Murray:�“Se�assumi�un

farmaco�senza�averne�bisogno�è�giusto�che

paghi”,�ha�tuonato�lo�scozzese.

Ma�è�davvero�così?�L’inventore�del�meldonium

ha�spiegato�che�questa�sostanza�protegge�dagli

sforzi�fisici�estremi,�paventando�addirittura

morti�in�campi�ora�che�il�farmaco�è�catalogato

come�“doping”.�Allo�stesso�tempo�la�Sharapova

si�è�nuovamente�difesa�dopo�il�clamore

suscitato�dalle�sue�dichiarazioni,�ribadendo�di

non�aver�assunto�il�mildronate�con�il�chiaro

intento�di�migliorare�le�prestazioni.�Quale

senso�avrebbe�per�un’atleta�del�suo�calibro

perseverare�con�l’assunzione�del�farmaco

sapendo�di�poter�essere�presto�beccata�in�virtù

delle�nuove�regole?�Utilizzando�il�vecchio

adagio�“il�doping�è�sempre�un�passo�avanti

rispetto�all’anti-doping”,�Masha�avrebbe�potuto

trovare�un�“nuovo”�metodo…

In�attesa�della�sentenza�e�di�conoscere�l’entità

della�squalifica,�c’è�comunque�tanto�di�cui

discutere:�la�conferenza�di�Miami�ha�forse

lasciato�più�domande�che�risposte.

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Djokovic:quali

altrirecord?

byMarcoDiNardo

Ormai�è�inutile�negarlo.�Negli

ultimi�5�anni�il�tennis�ha

avuto�un�dominatore�capace

di�scalzare�dalla�vetta�del

mondo�giocatori�come�Roger

Federer�e�Rafael�Nadal,�che

fino�al�2010�avevano�dato

vita�ad�una�delle�più

appassionanti�rivalità�della

storia�di�questo�sport.

�Parliamo�ovviamente�diNovak�Djokovic,�il�giocatoreche�dopo�aver�individuato

nell'intolleranza�al�glutine�ilsuo�problema�principale,�dal

2011�ha�cambiato�dietaeliminandolo�e�in�questomodo�dimenticando�tutti�i

disturbi�fisici�che�lo�avevanotormentato�fino�a�quelmomento.

Da�quella�stagione�in�avanti�il

tennista�serbo�è�diventato

l'uomo�da�battere,�e�in

questo�2016�cercherà�di

confermare�ancora�una�volta

il�suo�primato.�Intendiamoci,

non�si�può�dire�che�dal�2011

al�2015�la�situazione�sia�stata

sempre�la�stessa:�tra

un'annata�ed�un�altra�le�cose

sono�spesso�cambiate,�e

Djokovic�non�è�stato�sempre

il�numero�1�della�classifica,

ma�in�un�certo�senso�si�è

sempre�avuta�la�sensazione

che�fosse�lui�il�più�difficile�da

battere�per�chiunque.�

Le�stagioni�del�vero�dominio

sono�infatti�state�soltanto�la

prima�e�l'ultima�di�questo

quinquennio�(2011�e�2015),

mentre�nel�2013�Novak�fu

costretto�addirittura�a

cedere�il�primo�posto�nella

classifica�di�fine�anno�a

Rafael�Nadal.�Anche�nel�2012

per�qualche�mese�Djokovic

fu�scavalcato�nel�ranking�da

Roger�Federer,�pur�riuscendo

alla�fine�a�chiudere�al

numero�1,�mentre�nel�2014

nonostante�un�bilancio

"normale"�negli�Slam�(un

quarto,�una�semifinale,�una

finale�e�una�vittoria),�riuscì�a

prendersi�senza�grossi

problemi�il�primato�a�fine

stagione.

Ad�ogni�modo,�in�questi

cinque�anni�Djokovic�è

riuscito�a�battere�molti

record,�e�i�suoi�numeri

iniziano�ad�avvicinarsi�a

quelli�dei�più�grandi

campioni�della�storia�del

tennis,�tanto�che�qualcuno

inizia�già�a�considerare�il

serbo�come�uno�dei�migliori

di�sempre,�se�non�addirittura

il�migliore�in�assoluto,�o

comunque�colui�che�a�fine

carriera�sarà�considerato�il

G.O.A.T.�(Greatest�Of�All

Time).�Probabilmente�un

azzardo�considerarlo�tale,

almeno�in�questo�momento,

anche�perché�la�carriera�del

giocatore�serbo�è�ancora

pienamente�in�corso�di

svolgimento,�molto�lontana

dalla�sua�fine.

Quali�sono�invece�i�records

che�Djokovic�deve�ancora

battere,�e�che�potrebbero

davvero�permettergli�di

diventare�il�miglior�giocatore

di�sempre?�In�questo�articolo

andremo�ad�analizzare�i�più

importanti,�cercando�poi�di

pronosticare�se�e�in�quanto

tempo�Novak�potrebbe

batterli�o�almeno�eguagliarli.

Titoli�nei�tornei�dello�Slam

Tra�tutti�i�primati,

probabilmente�quello�che

più�conta�per�qualunque

tennista,�è�il�numero�di�titoli

vinti�complessivamente�nei

tornei�dello�Slam.�Come�tutti

sappiamo,�è�un�record�che

appartiene�ormai�da�qualche

anno�a�Roger�Federer,

capace�di�arrivare�a�quota�17.

Djokovic�al�momento�è

fermo�a�11,�e�ha�quindi

bisogno�di�vincerne�almeno

altri�6�per�eguagliare�il

primato:�questo�perché�lo

svizzero�è�ancora�in�attività

e�potrebbe�a�sua�volta

vincere�altri�titoli,

consolidando�il�suo�record.

Molti�esperti�sostengono�che

il�serbo�possa�riuscire�a

batterlo�senza�grossi

problemi,�andando�ad�una

media�di�2�Slam�a�stagione

nei�prossimi�tre�anni.

Pronostico�personale:

Djokovic�non�batterà�questo

record.�Pur�avendo�in�questo

momento�un�tennis

superiore�a�tutti�i�suoi�rivali,

negli�Slam�ha�dimostrato�di

non�saper�sfruttare�tutte�le

occasioni�che�gli�si

presentano,�in�particolare�al

Roland�Garros,�torneo�cheancora�non�ha�mai�vinto.

Potrebbe�forse�eguagliareFederer�se�lo�svizzero�nonvincesse�altri�Slam.�Quarti�di�finale�consecutivi

nei�tornei�dello�Slam

Altro�record�che�appartiene

a�Federer�è�quello�dei�quarti

di�finale�consecutivi

conquistati�nei�tornei�dello

Slam.�L'elvetico�ne�ha

raggiunti�36�tra�il�2004�e�il

2013,�fermando�la�sua�serie

iniziata�a�Wimbledon�2004,

con�la�sconfitta�al�secondo

turno�nello�stesso�torneo�di

9�anni�dopo.�Djokovic�in

questo�momento�ha�una

serie�aperta�di�27�quarti

consecutivi,�ed�è�quindi

abbastanza�vicino�al�record

assoluto.

Page 11: Tennis World Italia n. 33

Djokovic:quali

altrirecord?

byMarcoDiNardo

Ormai�è�inutile�negarlo.�Negli

ultimi�5�anni�il�tennis�ha

avuto�un�dominatore�capace

di�scalzare�dalla�vetta�del

mondo�giocatori�come�Roger

Federer�e�Rafael�Nadal,�che

fino�al�2010�avevano�dato

vita�ad�una�delle�più

appassionanti�rivalità�della

storia�di�questo�sport.

�Parliamo�ovviamente�diNovak�Djokovic,�il�giocatoreche�dopo�aver�individuato

nell'intolleranza�al�glutine�ilsuo�problema�principale,�dal

2011�ha�cambiato�dietaeliminandolo�e�in�questomodo�dimenticando�tutti�i

disturbi�fisici�che�lo�avevanotormentato�fino�a�quelmomento.

Da�quella�stagione�in�avanti�il

tennista�serbo�è�diventato

l'uomo�da�battere,�e�in

questo�2016�cercherà�di

confermare�ancora�una�volta

il�suo�primato.�Intendiamoci,

non�si�può�dire�che�dal�2011

al�2015�la�situazione�sia�stata

sempre�la�stessa:�tra

un'annata�ed�un�altra�le�cose

sono�spesso�cambiate,�e

Djokovic�non�è�stato�sempre

il�numero�1�della�classifica,

ma�in�un�certo�senso�si�è

sempre�avuta�la�sensazione

che�fosse�lui�il�più�difficile�da

battere�per�chiunque.�

Le�stagioni�del�vero�dominio

sono�infatti�state�soltanto�la

prima�e�l'ultima�di�questo

quinquennio�(2011�e�2015),

mentre�nel�2013�Novak�fu

costretto�addirittura�a

cedere�il�primo�posto�nella

classifica�di�fine�anno�a

Rafael�Nadal.�Anche�nel�2012

per�qualche�mese�Djokovic

fu�scavalcato�nel�ranking�da

Roger�Federer,�pur�riuscendo

alla�fine�a�chiudere�al

numero�1,�mentre�nel�2014

nonostante�un�bilancio

"normale"�negli�Slam�(un

quarto,�una�semifinale,�una

finale�e�una�vittoria),�riuscì�a

prendersi�senza�grossi

problemi�il�primato�a�fine

stagione.

Ad�ogni�modo,�in�questi

cinque�anni�Djokovic�è

riuscito�a�battere�molti

record,�e�i�suoi�numeri

iniziano�ad�avvicinarsi�a

quelli�dei�più�grandi

campioni�della�storia�del

tennis,�tanto�che�qualcuno

inizia�già�a�considerare�il

serbo�come�uno�dei�migliori

di�sempre,�se�non�addirittura

il�migliore�in�assoluto,�o

comunque�colui�che�a�fine

carriera�sarà�considerato�il

G.O.A.T.�(Greatest�Of�All

Time).�Probabilmente�un

azzardo�considerarlo�tale,

almeno�in�questo�momento,

anche�perché�la�carriera�del

giocatore�serbo�è�ancora

pienamente�in�corso�di

svolgimento,�molto�lontana

dalla�sua�fine.

Quali�sono�invece�i�records

che�Djokovic�deve�ancora

battere,�e�che�potrebbero

davvero�permettergli�di

diventare�il�miglior�giocatore

di�sempre?�In�questo�articolo

andremo�ad�analizzare�i�più

importanti,�cercando�poi�di

pronosticare�se�e�in�quanto

tempo�Novak�potrebbe

batterli�o�almeno�eguagliarli.

Titoli�nei�tornei�dello�Slam

Tra�tutti�i�primati,

probabilmente�quello�che

più�conta�per�qualunque

tennista,�è�il�numero�di�titoli

vinti�complessivamente�nei

tornei�dello�Slam.�Come�tutti

sappiamo,�è�un�record�che

appartiene�ormai�da�qualche

anno�a�Roger�Federer,

capace�di�arrivare�a�quota�17.

Djokovic�al�momento�è

fermo�a�11,�e�ha�quindi

bisogno�di�vincerne�almeno

altri�6�per�eguagliare�il

primato:�questo�perché�lo

svizzero�è�ancora�in�attività

e�potrebbe�a�sua�volta

vincere�altri�titoli,

consolidando�il�suo�record.

Molti�esperti�sostengono�che

il�serbo�possa�riuscire�a

batterlo�senza�grossi

problemi,�andando�ad�una

media�di�2�Slam�a�stagione

nei�prossimi�tre�anni.

Pronostico�personale:

Djokovic�non�batterà�questo

record.�Pur�avendo�in�questo

momento�un�tennis

superiore�a�tutti�i�suoi�rivali,

negli�Slam�ha�dimostrato�di

non�saper�sfruttare�tutte�le

occasioni�che�gli�si

presentano,�in�particolare�al

Roland�Garros,�torneo�cheancora�non�ha�mai�vinto.

Potrebbe�forse�eguagliareFederer�se�lo�svizzero�nonvincesse�altri�Slam.�Quarti�di�finale�consecutivi

nei�tornei�dello�Slam

Altro�record�che�appartiene

a�Federer�è�quello�dei�quarti

di�finale�consecutivi

conquistati�nei�tornei�dello

Slam.�L'elvetico�ne�ha

raggiunti�36�tra�il�2004�e�il

2013,�fermando�la�sua�serie

iniziata�a�Wimbledon�2004,

con�la�sconfitta�al�secondo

turno�nello�stesso�torneo�di

9�anni�dopo.�Djokovic�in

questo�momento�ha�una

serie�aperta�di�27�quarti

consecutivi,�ed�è�quindi

abbastanza�vicino�al�record

assoluto.

Page 12: Tennis World Italia n. 33

Pronostico�personale:�il

serbo�batterà�questo�record.

Ovviamente�dovrà�farlo

proseguendo�la�serie

attualmente�aperta,�perché

non�riuscendo�a�farlo�in

questo�modo,�diventerebbe

poi�impossibile�ripetere�una

striscia�così�lunga.�Ma

sembra�davvero�difficile�che

qualcuno�possa�batterlo

prima�dei�quarti�in�uno�Slam

nei�prossimi�3�anni.

�Titoli�alle�ATP�World�TourFinals

Ennesimo�record

appartenente�a�Federer�è

quello�dei�titoli�vinti�alle�ATP

World�Tour�Finals�di�fine

anno,�a�cui�partecipano�i

primi�8�giocatori�della

classifica�della�stagione�in

corso�di�svolgimento.�Lo

svizzero�ha�vinto�questo

evento�per�6�volte,

realizzando�tre�doppiette�nel

2003-2004,�2006-2007�e

2010-2011.�Djokovic�ha�già

battuto�il�record�di�titoli

consecutivi�alle�Finals,

vincendo�per�4�anni�di�fila

dal�2012�al�2015;�ma�come

numero�di�titoli�complessivi

il�serbo�è�arrivato�"solo"�a

quota�5�(vincendo�anche�nel

2008),�e�quindi�ha�bisogno

di�un'altra�affermazione�per

raggiungere�il�record�di

Roger.

Pronostico�personale:�Novak

batterà�questo�record�entro

il�2019,�vincendo�almeno

due�delle�prossime�quattroedizioni�del�torneo.�Anche�se

Federer�dovesse�vincere�unaltro�titolo�alle�Finals(sarebbe�il�numero�7),�perDjokovic�resterebbecomunque�possibile�battere

il�record�arrivando�a�8�titolicomplessivi.�Titoli�nei�tornei�Masters1000

Finalmente�un�primato�che

non�appartiene�a�Roger

Federer.�Il�giocatore�ad�aver

vinto�il�maggior�numero�di

titoli�nei�tornei�Masters�1000

è�Rafael�Nadal,�che�ne�ha

vinti�27.�Djokovic,�con�26

successi,�è�molto�vicino�al

maiorchino.�Nadal�cercherà

però�di�consolidare�il�suo

primato�in�questa�stagione

nei�Masters�1000�che�si

giocheranno�in�primavera

sulla�terra�rossa�(Monte-

Carlo,�Madrid�e�Roma),�dove

storicamente�è�quasi

imbattibile.

Pronostico�personale:

probabilmente�Djokovic

vincerà�uno�dei�due�Masters

1000�primaverili�sul

cemento�(Indian�Wells�o

Miami),�quindi�se�Nadal�non

vincerà�l'altro,�il�serbo�avrà

eguagliato�il�record.�Difficile

dire�se�poi�Novak�sarà�anche

in�grado�di�superare�lo

spagnolo:�dipenderà�più�da

Nadal�che�da�Djokovic.�Se

Rafa�riuscirà�a�vincere

almeno�un�Masters�1000

prima�del�Roland�Garros,�a

quel�punto�avrà�la�fiducia

per�vincerne�altri�e�il�record

resterà�suo.�In�caso

contrario,�Djokovic�batterà�il

Page 13: Tennis World Italia n. 33

record�entro�fine�stagione.�

Numero�di�stagioni�totali�econsecutive�terminate�alnumero�1

Il�primato�di�stagioni�sia

totali�che�consecutive

terminate�al�primo�posto�del

ranking�ATP,�appartiene�a

Pete�Sampras,�che�è�stato�il

numero�1�per�6�anni

consecutivi�tra�il�1993�e�il

1998.�Djokovic�al�momento�è

fermo�a�quota�4�stagioni�in

totale�e�2�consecutive,

essendo�stato�il�numero�1�nel

2011,�2012,�2014�e�2015.

Confermando�il�primato

quest'anno,�sarebbe�molto

vicino�all'americano,�almeno

per�quanto�riguarda�il

numero�totale�di�annate

terminate�al�numero�1.

�Pronostico�personale:

Djokovic�riuscirà�ad

eguagliare�Sampras�(ma�non

a�superarlo)�per�quanto

riguarda�il�numero�totale�di

stagioni�concluse�al�numero

1,�terminando�in�vetta�due

delle�prossime�tre�annate

(compresa�quella�in�corso).

Di�conseguenza�è

impossibile�che�riesca�ad

eguagliare�Pete�per�quanto

riguarda�il�numero�di�stagioni

consecutive�da�numero�1,

essendo�al�momento�in�serie

da�sole�2�stagioni�sulle�4

totali�chiuse�al�primo�posto

in�classifica.

�Numero�di�settimane

complessive�trascorse�alnumero�1Il�prossimo�primato�torna�ad

essere�nelle�mani�di�RogerFederer.�Parliamo�delmaggior�numero�di

settimane�trascorse�al�primo

posto�della�classifica

mondiale,�con�lo�svizzero

che�è�arrivato�addirittura�a

quota�302.�Djokovic�al

momento�è�quinto�in�questa

graduatoria,�con�185

settimane�da�numero�1.�La

buona�notizia�per�il�serbo�è

che�Federer�difficilmente

riuscirà�a�ritoccare�il�suo

record,�non�avendo�più�la

continuità�per�tornare�al

primo�posto�in�classifica

all'età�di�quasi�35�anni.

Dipenderà�quindi�solo�da

Novak.

Pronostico�personale:

Djokovic�non�riuscirà�a

battere�questo�primato.�Le

settimane�che�lo�dividono�da

Roger�sono�ancora�troppe.

Per�battere�questo�primato

dovrebbe�probabilmente

anche�superare�quello�delle

stagioni�terminate�al�numero

1,�appartenente,�come

abbiamo�detto,�a�Pete

Sampras�(6).�Appare�davvero

difficile�che�possa�farcela.

�Conclusioni

Concludiamo�quindi�con�un

riepilogo�dei�pronostici�fatti

per�quanto�riguarda�i�records

che�Djokovic�potrebbe

battere�nei�prossimi�anni.�I

primati�che�riuscirà�a

superare�sono�quelli�dei

quarti�di�finale�consecutivi

nei�tornei�dello�Slam,�e

quello�dei�titoli�vinti�alle�ATP

World�Tour�Finals.�Per

Page 14: Tennis World Italia n. 33

quanto�riguarda�il

numero�di�stagioni

complessive�concluse�al

numero�1�della�classifica,

riuscirà�ad�eguagliare

ma�non�a�battere�il

record�di�Pete�Sampras

(quello�di�stagioni

complessive,�mentre

quello�delle�stagioni

consecutive�resterà

sicuramente�nelle�mani

di�Sampras).

Non�riuscirà�invece�a

superare�il�numero�di

titoli�dello�Slam�di

Federer,�e�le�settimane

trascorse�in�vetta�alla

classifica,�altro�primato

appartenente�allo

svizzero.�Infine

l'incognita�più�grande,

quella�dei�titoli�Masters

1000:�dipenderà�da

quanti�titoli�di�questa

categoria�riuscirà�a

vincere�Nadal�prima�del

Roland�Garros�2016.

Se�lo�spagnolo�ne

vincerà�almeno�uno,�il

primato�resterà�suo,

altrimenti�verrà

superato�da�Djokovic

entro�la�fine�di

quest'anno.

Page 15: Tennis World Italia n. 33

quanto�riguarda�il

numero�di�stagioni

complessive�concluse�al

numero�1�della�classifica,

riuscirà�ad�eguagliare

ma�non�a�battere�il

record�di�Pete�Sampras

(quello�di�stagioni

complessive,�mentre

quello�delle�stagioni

consecutive�resterà

sicuramente�nelle�mani

di�Sampras).

Non�riuscirà�invece�a

superare�il�numero�di

titoli�dello�Slam�di

Federer,�e�le�settimane

trascorse�in�vetta�alla

classifica,�altro�primato

appartenente�allo

svizzero.�Infine

l'incognita�più�grande,

quella�dei�titoli�Masters

1000:�dipenderà�da

quanti�titoli�di�questa

categoria�riuscirà�a

vincere�Nadal�prima�del

Roland�Garros�2016.

Se�lo�spagnolo�ne

vincerà�almeno�uno,�il

primato�resterà�suo,

altrimenti�verrà

superato�da�Djokovic

entro�la�fine�di

quest'anno.

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Page 17: Tennis World Italia n. 33
Page 18: Tennis World Italia n. 33

JelenaOstapenko

byAlexBisi

La�vittoria�a�Melbourne�di�Angelique�Kerber�haconfermato�che�se�non�vince�Serena,�in�tantese�la�possono�giocare,�e�ci�sono�alcune

giocatrici�molto�giovani�che�promettono�bene.�

Una�di�queste�è�Jelena�Ostapenko,�lettone,

classe�1997,�come�Belinda�Bencic,�che�ha

raggiunto�a�Doha�la�finale�del�torneo�cedendo

in�3�set�a�Carla�Suarez�Navarro.

Amante�della�danza,�che�ogni�tanto�pratica

ancora,�è�uno�dei�prospetti�più�interessanti�del

panorama�Wta.

Prodotto�dell’accademia�di�Bollettieri,�Jelena�è

dotata�di�un’ottimo�rovescio�bimane�che�usa

per�imporre�il�suo�gioco,�e�l’ha�portata�finora�a

conquistare�sette�titoli�in�singolare�nel�circuito

Itf.

Il�2015�è�l’anno�dell’esplosione,�dopo�aver

ricevuto�una�Wild�card�a�Wimbledon,�al�primo

turno�estromette�Carla�Suarez�Navarro�con�un

perentorio�2-0,�ma�esce�il�turno�successivo�per

mano�di�Kiki�Mladenovic.

Altre�buone�prestazioni�in�due�Itf,�poi�ad

Instanbul,�tenta�la�strada�delle�qualificazioniagli�UsOpen�raggiungendo�il�main�draw,vincendo�contro�Kuwata,�Glushko�e�Bellis.

�Vvince�il�primo�turno�contro�Annika�Beck,�edesce�il�secondo�per�mano�di�Sara�Errani�dopoaver�vinto�il�primo�set�6-0.�

Dopo�lo�Slam�americano�gioca�il�torneo�di

Quebec�City�dove�raggiunge�la�prima�finale�in

carriera�senza�però�riuscire�a�vincere,�battuta

dalla�Beck�che�si�prende�la�rivincita�del�match

di�New�York.

Ora�la�diciottenne�è�numero�41�in�classifica,

dimostrando�nonostante�la�giovane�età�di

esser�pronta�per�i�palcoscenici�più�importanti.

Page 19: Tennis World Italia n. 33

JelenaOstapenko

byAlexBisi

La�vittoria�a�Melbourne�di�Angelique�Kerber�haconfermato�che�se�non�vince�Serena,�in�tantese�la�possono�giocare,�e�ci�sono�alcune

giocatrici�molto�giovani�che�promettono�bene.�

Una�di�queste�è�Jelena�Ostapenko,�lettone,

classe�1997,�come�Belinda�Bencic,�che�ha

raggiunto�a�Doha�la�finale�del�torneo�cedendo

in�3�set�a�Carla�Suarez�Navarro.

Amante�della�danza,�che�ogni�tanto�pratica

ancora,�è�uno�dei�prospetti�più�interessanti�del

panorama�Wta.

Prodotto�dell’accademia�di�Bollettieri,�Jelena�è

dotata�di�un’ottimo�rovescio�bimane�che�usa

per�imporre�il�suo�gioco,�e�l’ha�portata�finora�a

conquistare�sette�titoli�in�singolare�nel�circuito

Itf.

Il�2015�è�l’anno�dell’esplosione,�dopo�aver

ricevuto�una�Wild�card�a�Wimbledon,�al�primo

turno�estromette�Carla�Suarez�Navarro�con�un

perentorio�2-0,�ma�esce�il�turno�successivo�per

mano�di�Kiki�Mladenovic.

Altre�buone�prestazioni�in�due�Itf,�poi�ad

Instanbul,�tenta�la�strada�delle�qualificazioniagli�UsOpen�raggiungendo�il�main�draw,vincendo�contro�Kuwata,�Glushko�e�Bellis.

�Vvince�il�primo�turno�contro�Annika�Beck,�edesce�il�secondo�per�mano�di�Sara�Errani�dopoaver�vinto�il�primo�set�6-0.�

Dopo�lo�Slam�americano�gioca�il�torneo�di

Quebec�City�dove�raggiunge�la�prima�finale�in

carriera�senza�però�riuscire�a�vincere,�battuta

dalla�Beck�che�si�prende�la�rivincita�del�match

di�New�York.

Ora�la�diciottenne�è�numero�41�in�classifica,

dimostrando�nonostante�la�giovane�età�di

esser�pronta�per�i�palcoscenici�più�importanti.

Page 20: Tennis World Italia n. 33

Il(futuro)

Dominatore

byFedericoMariani

Prima�Buenos�Aires,�poi�Acapulco�passando�per

Rio.�13�vittorie�su�14�match,�due�titoli

conquistati�(il�quarto�ed�il�quinto�in�carriera)�e

una�semifinale�tra�terra�e�cement.�In�mezzo�i

trionfi�con�Nadal,�Ferrer,�Dimitrov�e�Tomic.

Questo�è�il�febbraio�di�Dominic�Thiem.�Una

rampa�di�lancio�lunga�venti�giorni�che�proietta

il�talento�austriaco�alla�posizione�numero�14,

anticamera�della�top�ten�che�ora�dista�meno�di

300�punti.

Se�non�fosse�bastato�il�tris�di�vittorie

accompagnate�da�un�talento�puro�messe�in

scena�nel�2015�(Gstaad,�Umago�e�Nizza),�i�due

squilli�targati�2016�hanno�il�sordo�suono�della

conferma�per�Thiem,�oggi�più�di�ieri�una

certezza�nel�domani�del�tennis�mondiale.

In�uno�scenario�futuro�in�cui�fioccano�leincognite,�il�classe�’93�deve�ritagliarsi�un�ruoloda�protagonista�assoluto.�Senza�aver�paura

d’esagerare,�diviene�ora�quasi�obbligatorioparlare�di�top�five,�specie�in�un�ottimo�di

medio/lungo�periodo�dove�le�alternative�­eccetto�rarissimi�casi�­�non�sembrano�per�nullasuperiori�a�Thiem,�anzi.�

La�somiglianza�tecnica�con�Stan�Wawrinka�è

piuttosto�notevole.�Come�Stan,�Thiem�ha

bisogno�di�spazio�e�tempo�per�poter�sciorinare

il�suo�repertorio�e�quindi�la�terra�battuta

diventa�l’habitat�naturale.�Come�Stan,�la

velocità�di�braccio�del�ragazzo�di�Wiener

Neustadt�è�sensazionale�con�due�fondamentali

di�rara�pesantezza�ed�un�servizio�che�­�se�in

giornata�­�risulta�intrattabili�per�i�rivali.�Come

Stan,�il�rovescio�è�il�pezzo�più�pregiato

dell’artiglieria:�pur�non�rispondendo�appieno�ai

canoni�estetici�più�classicheggianti,�il�rovescio

dell’austriaco�eseguito�con�una�disarmante

naturalezza�ha�un’efficacia�pazzesca�e,�nella

sua�variante�lungolinea,�è�semplicemente�uno

spettacolo�mozzafiato.

Alle�caratteristiche�tecniche,�va�aggiunta

un’attitudine�alla�lotta�ed�una�mentalità

vincente�piuttosto�infrequente�data�l’età.�Sei

finali�giocate�in�carriera�con�cinque�vittorie.

Dodici�tie�break�disputati�in�questo�scampolo

di�2016�con�nove�successi.�A�Buenos�Aires�ha

superato�Nadal�prima�ed�Almagro�poi�al�tie

break�del�terzo�set.�Sempre�in�Argentina�ha

girato�la�partita�di�secondo�turno�contro�Elias

grazie�al�tie�break�del�secondo�set�vinto�per

9-7�cancellando�con�un�ace�il�matchpoint�del

rivale.�Considerando�il�2016�Thiem�ha�vinto

tutte�le�sfide�protratte�al�set�decisivo�per�un

rotondo�(e�significativo)�7-0.�Numeri�che�sono

la�polaroid�di�un�carattere�forte,�di�una

personalità�spiccata,�di�un�ragazzo�che�è

pienamente�consapevole�dei�propri�mezzi�e

che�su�di�essi�ha�una�sconfinata�fiducia.

Altrimenti�non�batti�Nadal�al�tie�break�del�terzo

dopo�aver�salvato�un�matchpoint�(impresa

riuscita�solo�altre�sei�volte�contro�lo�spagnolo,

quattro�delle�quali�con�un�Rafa�non�ancora

ventenne).

Di�Stan,�tuttavia,�Dominic�mantiene�anche�i

difetti.�Pecche�da�limare�che,�però,�considerata

l’età�possono�allo�stesso�modo�rappresentare

ampi�margini�di�miglioramento.�Due�gli�aspetti

principali�da�migliorare:�la�troppa�lontananza

dalla�linea�di�fondo�in�primis,�l’efficacia�della

risposta�in�secondo�luogo.�Come�detto�in

precedenza,�Thiem�ha�bisogno�di�spazio�e

tempo�per�rendere�nel�migliore�dei�modi.

Page 21: Tennis World Italia n. 33

Il(futuro)

Dominatore

byFedericoMariani

Prima�Buenos�Aires,�poi�Acapulco�passando�per

Rio.�13�vittorie�su�14�match,�due�titoli

conquistati�(il�quarto�ed�il�quinto�in�carriera)�e

una�semifinale�tra�terra�e�cement.�In�mezzo�i

trionfi�con�Nadal,�Ferrer,�Dimitrov�e�Tomic.

Questo�è�il�febbraio�di�Dominic�Thiem.�Una

rampa�di�lancio�lunga�venti�giorni�che�proietta

il�talento�austriaco�alla�posizione�numero�14,

anticamera�della�top�ten�che�ora�dista�meno�di

300�punti.

Se�non�fosse�bastato�il�tris�di�vittorie

accompagnate�da�un�talento�puro�messe�in

scena�nel�2015�(Gstaad,�Umago�e�Nizza),�i�due

squilli�targati�2016�hanno�il�sordo�suono�della

conferma�per�Thiem,�oggi�più�di�ieri�una

certezza�nel�domani�del�tennis�mondiale.

In�uno�scenario�futuro�in�cui�fioccano�leincognite,�il�classe�’93�deve�ritagliarsi�un�ruoloda�protagonista�assoluto.�Senza�aver�paura

d’esagerare,�diviene�ora�quasi�obbligatorioparlare�di�top�five,�specie�in�un�ottimo�di

medio/lungo�periodo�dove�le�alternative�­eccetto�rarissimi�casi�­�non�sembrano�per�nullasuperiori�a�Thiem,�anzi.�

La�somiglianza�tecnica�con�Stan�Wawrinka�è

piuttosto�notevole.�Come�Stan,�Thiem�ha

bisogno�di�spazio�e�tempo�per�poter�sciorinare

il�suo�repertorio�e�quindi�la�terra�battuta

diventa�l’habitat�naturale.�Come�Stan,�la

velocità�di�braccio�del�ragazzo�di�Wiener

Neustadt�è�sensazionale�con�due�fondamentali

di�rara�pesantezza�ed�un�servizio�che�­�se�in

giornata�­�risulta�intrattabili�per�i�rivali.�Come

Stan,�il�rovescio�è�il�pezzo�più�pregiato

dell’artiglieria:�pur�non�rispondendo�appieno�ai

canoni�estetici�più�classicheggianti,�il�rovescio

dell’austriaco�eseguito�con�una�disarmante

naturalezza�ha�un’efficacia�pazzesca�e,�nella

sua�variante�lungolinea,�è�semplicemente�uno

spettacolo�mozzafiato.

Alle�caratteristiche�tecniche,�va�aggiunta

un’attitudine�alla�lotta�ed�una�mentalità

vincente�piuttosto�infrequente�data�l’età.�Sei

finali�giocate�in�carriera�con�cinque�vittorie.

Dodici�tie�break�disputati�in�questo�scampolo

di�2016�con�nove�successi.�A�Buenos�Aires�ha

superato�Nadal�prima�ed�Almagro�poi�al�tie

break�del�terzo�set.�Sempre�in�Argentina�ha

girato�la�partita�di�secondo�turno�contro�Elias

grazie�al�tie�break�del�secondo�set�vinto�per

9-7�cancellando�con�un�ace�il�matchpoint�del

rivale.�Considerando�il�2016�Thiem�ha�vinto

tutte�le�sfide�protratte�al�set�decisivo�per�un

rotondo�(e�significativo)�7-0.�Numeri�che�sono

la�polaroid�di�un�carattere�forte,�di�una

personalità�spiccata,�di�un�ragazzo�che�è

pienamente�consapevole�dei�propri�mezzi�e

che�su�di�essi�ha�una�sconfinata�fiducia.

Altrimenti�non�batti�Nadal�al�tie�break�del�terzo

dopo�aver�salvato�un�matchpoint�(impresa

riuscita�solo�altre�sei�volte�contro�lo�spagnolo,

quattro�delle�quali�con�un�Rafa�non�ancora

ventenne).

Di�Stan,�tuttavia,�Dominic�mantiene�anche�i

difetti.�Pecche�da�limare�che,�però,�considerata

l’età�possono�allo�stesso�modo�rappresentare

ampi�margini�di�miglioramento.�Due�gli�aspetti

principali�da�migliorare:�la�troppa�lontananza

dalla�linea�di�fondo�in�primis,�l’efficacia�della

risposta�in�secondo�luogo.�Come�detto�in

precedenza,�Thiem�ha�bisogno�di�spazio�e

tempo�per�rendere�nel�migliore�dei�modi.

Page 22: Tennis World Italia n. 33

Spazio�e�tempo�che�non�sono�un�problema

sulla�terra,�ma�che�lo�diventano�su�superfici�più

veloci�dove�non�si�può�attendere�due�metri

dietro�la�baseline�per�ordire�le�trame�di�gioco.

E’�per�questo�che�se�Thiem�vuole�ambire�al

gotha�del�tennis�­�dove�il�suo�talento�lo�obbliga

a�puntare�­�deve�imparare�ad�avanzare�la�sua

posizione�in�campo�di�almeno�un�metro.

Elemento�imprescindibile�per�competere�ai

massimi�anche�sul�veloce,�dove

sostanzialmente�si�consuma�la�grossa�fetta

della�torta�Atp,�dove�si�edificano�le�classifiche

dei�top�ten,�dove�ballano�i�punti�pesanti.

L’eccessiva�arretratezza�in�campo,�così�come�la

risposta�spesso�troppo�remissiva,�sono�ad�oggi

un�limite�che�impedisce�all’austriaco�di

competere�coi�migliori�su�erba�ed�a�livello

indoor�dove�sì�è�importante�avere�un�ottimo

servizio,�ma�dove�forse�è�ancora�più�rilevante

non�peccare�di�passività.�Quando�Thiem

comanda�il�gioco�diventa�inarrestabile,�mentre

la�fase�difensiva�resta�poderosa�sulla�terra�ma

decisamente�meno�altrove.

Relazionato�a�Wawrinka,�Thiem�è�in�netto

vantaggio:�è�più�avanti�nel�ranking�rispetto�alla

versione�ventitreenne�dell’elvetico,�ha

conquistato�più�titoli�(già�5)�e�dà�un’idea�di

maggiore�solidità,�forza�sia�mentale�che�fisica,

di�quanto�lasciava�trasparire�Stan�sei,�cinque,

ma�anche�quattro�o�tre�anni�fa.�C’è,�per�ora,

un’unica�falla�nel�sistema-Thiem,�una�falla

peraltro�abbastanza�inspiegabile:�il�deficitario

ruolino�di�marcia�nei�tornei�dello�Slam.�Appena

quattro�partite�vinte�Major�nel�2015,�solo�un

ottavo�di�finale�come�miglior�risultato�(New

York�2014),�sono�troppo�poco�specie�se

relazionato�ai�risultati�negli�altri�tornei.�Troppo

poco�anche�in�relazione�alla�spropositata�forza

fisica�del�ragazzo�che�ha�nella�resistenza�e

nell’esplosività�qualità�indiscusse,�per�alcuni

versi�uniche,�e�che�quindi�dovrebbe�trovare

nella�lunga�distanza�dei�tre�set�su�cinque�un

fedele�alleato.

Tracciare�oggi�i�limiti�di�ciò�che�potrebbe

essere�un�ragazzo�di�ventitré�anni�è�un’impresa

ardua.�Visto�il�talento�che�sgorga�purissimo

nell’arsenale�di�Thiem,�la�serietà�assoluta�con

cui�si�approccia�al�tennis,�lo�straordinario

bagaglio�fisico�oltreché�tecnico�e�l’esperienza�di

un�coach�come�Gunter�Bresnik�a�guidarlo,

risulta�ora�estremamente�difficile�pensare�che

l’austriaco�possa�non�entrare�nei�primi�cinque

del�mondo�o�restare�a�secco�di�Slam.�E’

senz’altro�nata�una�stella,�ma�sarebbe�riduttivo

e�sciocco�accorgersene�solo�ora.

Page 23: Tennis World Italia n. 33
Page 24: Tennis World Italia n. 33

Sorelled'Italia:la

generazioned'orodel

tennisfemminile

byValerioCarriero

17�agosto�2009,�una�data�storica�nel�tennisfemminile�italiano�e�destinata�a�cambiare�lesorti�di�un’intera�generazione.�

Quel�lunedì�Flavia�Pennetta�diventava�la�prima

azzurra�a�valicare�quella�sorta�di�“Muro�di

Berlino”�ed�entrare�ufficialmente�in�top10,

culmine�di�un’estate�indimenticabile�in�termini

di�risultati.

�Eppure,�come�si�suol�dire,�il�meglio�dovevaancora�venire.�Sull’onda�del�successo�della

brindisina,�un’escalation�formidabile.�A�poco�meno�di�un�anno�di�distanza,�sul�rosso

di�Parigi,�arrivava�addirittura�il�primo�Slam�incampo�femminile�targato�Francesca�Schiavone,che�diventava�la�seconda�italiana�ad�entrare�tra

le�dieci�migliori�del�circuito,�e�la�prima�inassoluto�ad�accedere�alle�Finals�in�singolare�conla�nuova�formula,�sfiorando�uno�storico�bis�al

Roland�Garros�nel�2011�e�cedendo�solamente�infinale�a�Li�Na.

�Ma�era�sempre�ed�ancora�la�terra�francese�a�farsognare�un’altra�delle�nostre,�quella�Sara�Erraniche�si�arrese�nel�2012�solo�al�cospetto�di�una

Maria�Sharapova�a�caccia�del�suo�personaleCareer�Slam�e�da�allora�stabilmente�ai�piani�altidel�ranking,�galleggiando�tra�top�10�e�top�20.�

All’appello�come�in�ogni�“band”�che�si�rispetti

mancava�però�una�quarta�protagonista.�La�più

“sofisticata”�del�gruppo,�con�quel�tennis�tanto

difficile�da�mettere�in�pratica�quanto�da

contrastare�nei�periodi�di�massima�forma.

Parliamo�ovviamente�di�Roberta�Vinci,�spessobanalmente�considerata�come�gregario�in�una

nazionale�che�ha�sollevato�al�cielo�per�4�voltetra�2006�e�2013�la�Fed�Cup�(con�una�finalepersa�nel�2007),�o�semplicemente�una�delledue�“Cichis”,�binomio�formato�con�la�Errani�finoalla�passata�stagione,�con�tanto�di�Career�Slam

in�doppio�portato�a�termine.�

No,�Roberta�è�molto�di�più:�dopo�aver�faticato

a�tenere�il�passo�delle�altre�“sorelle”�ed�essersi

avvicinata�alla�top10�nel�2013,�la�Vinci

sembrava�aver�riposto�nel�cassetto�un�sogno

sempre�più�difficile�da�raggiungere.�Eppure,

anche�per�lei�il�meglio�doveva�ancora�arrivare.

Dopo�una�prima�metà�di�2015�disastrosa,�la

tarantina�ritrovava�il�feeling�con�le�vittorie�sul

cemento�americano�e�a�Flushing�Meadows

compiva�forse�la�più�grande�impresa�del�terzo

millennio:�batteva�Serena�Williams�e�volava�in

finale�Slam,�la�prima�per�lei,�da�giocare�contro

l’altrettanto�strepitosa�Pennetta.�Un�cerchio

che�idealmente�si�chiudeva,�che�andava�aldilà

della�sconfitta�patita�contro�la�brindisina�con

Page 25: Tennis World Italia n. 33

cui�aveva�incrociato�la�racchetta�dai�tornei

regionali�durante�l’infanzia.�L’ultima�tessera�del

puzzle�doveva�ancora�essere�piazzata,�quel

traguardo�a�lungo�inseguito�ed�ora

improvvisamente�più�abbordabile.�Alla�vigilia

del�suo�33°�compleanno�Roberta�riceveva

l’ufficialità�della�top10,�regalandosi�e�regalando

al�tennis�azzurro�la�quarta�tennista�capace�di

tagliare�questo�traguardo�e�con�almeno�una

finale�Slam�all’attivo.

Un�vero�e�proprio�miracolo�comprensibile�forse

solamente�alla�luce�di�paragoni�con�altri�Paesi:

escludendo�le�super-potenze�USA,�Russia�e

Repubblica�Ceca,�solo�la�Germania�(grazie�alla

Kerber�agli�scorsi�Australian�Open)�può

vantarne�quattro.�Sono�indietro�infatti�nazioni

del�calibro�di�Francia,�Spagna�e�Serbia�(quota

tre),�Romania�e�Belgio�(a�due)�e�via

discorrendo.

Insomma,�si�può�realmente�parlare�di�Italia�tra

le�grandi�potenze�nel�tennis�femminile�degli

anni�2000?�Assolutamente�sì:�due

campionesse�Slam�in�singolare�e�tre�finaliste,

tre�ex�nr.1�in�doppio�(Pennetta�in�coppia�con

Dulko,�Errani-Vinci)�ed�un�totale�di�sei�Major�in

questa�specialità,�quattro�Fed�Cup.�E�ancora,

per�due�volte�abbiamo�avuto�in�classifica�due

azzurre�contemporaneamente�in�top�10�(nel

2010�con�Schiavone�e�Pennetta�e�qualche

settimana�fa�con�ancora�Flavia�­�seppur�ritirata

­�e�Vinci,�settimana�in�cui�si�poteva�vantare

anche�Sara�Errani�al�nr.17,�facendo�lievitare�il

conto�a�tre�italiane�nella�top20).

Cosa�chiedere�di�più?�Forse�un�ultimo

desiderio…

Le�Finals�anche�per�Roberta�Vinci,�l’unica�dellequattro�magnifiche�sorelle�a�non�aver�ancora

assaporato�il�prestigioso�palcoscenico.E�per�ora�la�Race�non�impedisce�di�sognare…

Page 26: Tennis World Italia n. 33

Francesca,SaraeRoberta:

ilrinascimentoazzurro

byGiorgioGiannaccini

Mentre�l'Italia�è�orfana�della�sua�Flavia

Pennetta,�diventata�campionessa�a�pochi�mesi

dal�ritiro�alle�competizioni�agonistiche,�e�vede

faticare�il�suo�più�grande�talento�Camila�Giorgi,

le�veterane�rimaste�in�competizioni�non�ci

stanno�al�declino.�

Francesca�Schiavone,�Sara�Errani�e�RobertaVinci�hanno�pensato�bene�di�riprendersi�unacuto�che�da�un�po'�di�tempo�mancava,�e�inpochi�giorni�tutte�e�tre�si�sono�fatte�da�sole�un

bel�regalo.��

Il�14�febbraio�la�Vinci�batte�la�giovane�promessa

Belinda�Bencic�in�quel�di�San�Pietroburgo�sul

cemento,�per�6-4�6-3,�regalandosi�quella

maledetta�top�ten�che�per�troppe�volte�aveva

solamente�sfiorato�e,�questa�volta,�non�più

ragazzina�l'ha�finalmente�raggiunta�a

coronamento�di�una�buonissima�carriera�che

l'ha�vista�anche�dominare�il�mondo,�insieme

all'altra�Cichi�(ora�odiata)�Sara�Errani,�nella

specialità�del�doppio.�

Inoltre�Roberta�ora�gioca�davvero�bene,�corre

di�più,�ha�meno�paura�nei�momenti�cruciali�del

match,�e�non�ha�perso�l'amore�per�il�gioco�di

tocco.�

Poi�il�20�febbraio�è�il�turno�di�Sara�Errani,�la�più

giovane�delle�veterane.�Non�più�tra�le�prime

dieci,�anche�lei�in�declino,�seppure�lieve.�

Da�tempo�ci�aveva�fatto�capire�che�prima�del

talento�ci�vuole�la�forza�di�volontà�per�ottenere

qualcosa�nella�vita,�specialmente�sportiva.�

Nel�torneo�di�Dubai,�dopo�aver�cominciatozoppicando�al�primo�turno�contro�la�Zheng

vincendo�7-5�6-3,�ha�poi�liofilizzato�la

Shvedova�nel�secondo�turno�per�poi�soffrire

contro�Madison�Brengle,�riuscendo�a�battere�la

statunitense�numero�60�del�mondo�solo�al

terzo�set�per�6-4.�Da�lì�un�crescendo,�con�la

semifinale�vinta�contro�la�non�facile�Elina

Svitolina,�più�giovane�e�numero�21�del�mondo,

regolata�per�6-4�6-4,�e�una�finale�stravinta,

dove�la�ceca�Strycova�è�stata�sgretolata�per

6-0�6-2.�

Un�trofeo�nel�cemento�di�Dubai�che�ha�ridatofiducia�a�Sarita,�sempre�e�per�semprecombattiva�ma�fino�a�quel�momento�menolucida,�agonisticamente�parlando,�rispetto�al

passato.��

Il�giorno�dopo�è�stata�la�volta�di�Francesca

Schiavone.�Era�da�un�po'�che�la�Leonessa�non

ruggiva.�

Dopo�i�successi�in�Fed�Cup,�il�Roland�Garros

vinto�e�l'altro�perso�in�finale,�in�molte�sisarebbero�ritirate,�lei�no.�Aveva�ancora�voglia�dicombattere�nonostante�stesse�ormai�in�declino.

Diremo�di�più,�era�uscita�anche�tra�le�prime

cento�del�mondo,�un'onta�a�cui�Francesca�ha

voluto�rimediare.�

E�Rio�de�Janeiro�è�stato�il�teatro�giusto�per

ricominciare.�In�un�torneo�che�non�le�ha

propinato�avversarie�imbattili�(la�giocatrice�più

alta�a�livello�di�classica�che�ha�incontrato�era

Mariana�Duque-Marino,�numero�81�del�mondo),

lei�ha�dovuto�comunque�lottare�molto�per

aggiudicarsi�quello�che�un�fortunato�sorteggio

le�aveva�dato.�

Al�secondo�turno�batteva�appunto�la�Dunque-Marino�in�una�sfida�tiratissima�finita�al�terzoset,�con�un�7-5�finale�in�favore�dell'azzurra.�

Il�turno�successivo�si�faceva�ancora�più�tosto

contro�l'olandese�Cindy�Burger,�addirittura�187

del�ranking�Wta.�

Dopo�un�primo�set�perso�6-3,�Francesca�siarrampicava�al�tie-break�del�secondo�set�dopo

aver�controbrekkato�l'avversaria�per�ben�duevolte�di�fila�mentre�quella�serviva�per�il�match

(sul�5-4�e�6-5),�e�poi�tornava�a�ruggire�comeuna�volta.�Salva�prima�un�match�point�e�poi�siaggiudica�il�tie�break�8�a�6.

La�pratica�viene�rimandata�al�terzo�set,�ma�è

ancora�Francesca�a�ruggire,�e�di�nuovo�si

Page 27: Tennis World Italia n. 33

Francesca,SaraeRoberta:

ilrinascimentoazzurro

byGiorgioGiannaccini

Mentre�l'Italia�è�orfana�della�sua�Flavia

Pennetta,�diventata�campionessa�a�pochi�mesi

dal�ritiro�alle�competizioni�agonistiche,�e�vede

faticare�il�suo�più�grande�talento�Camila�Giorgi,

le�veterane�rimaste�in�competizioni�non�ci

stanno�al�declino.�

Francesca�Schiavone,�Sara�Errani�e�RobertaVinci�hanno�pensato�bene�di�riprendersi�unacuto�che�da�un�po'�di�tempo�mancava,�e�inpochi�giorni�tutte�e�tre�si�sono�fatte�da�sole�un

bel�regalo.��

Il�14�febbraio�la�Vinci�batte�la�giovane�promessa

Belinda�Bencic�in�quel�di�San�Pietroburgo�sul

cemento,�per�6-4�6-3,�regalandosi�quella

maledetta�top�ten�che�per�troppe�volte�aveva

solamente�sfiorato�e,�questa�volta,�non�più

ragazzina�l'ha�finalmente�raggiunta�a

coronamento�di�una�buonissima�carriera�che

l'ha�vista�anche�dominare�il�mondo,�insieme

all'altra�Cichi�(ora�odiata)�Sara�Errani,�nella

specialità�del�doppio.�

Inoltre�Roberta�ora�gioca�davvero�bene,�corre

di�più,�ha�meno�paura�nei�momenti�cruciali�del

match,�e�non�ha�perso�l'amore�per�il�gioco�di

tocco.�

Poi�il�20�febbraio�è�il�turno�di�Sara�Errani,�la�più

giovane�delle�veterane.�Non�più�tra�le�prime

dieci,�anche�lei�in�declino,�seppure�lieve.�

Da�tempo�ci�aveva�fatto�capire�che�prima�del

talento�ci�vuole�la�forza�di�volontà�per�ottenere

qualcosa�nella�vita,�specialmente�sportiva.�

Nel�torneo�di�Dubai,�dopo�aver�cominciatozoppicando�al�primo�turno�contro�la�Zheng

vincendo�7-5�6-3,�ha�poi�liofilizzato�la

Shvedova�nel�secondo�turno�per�poi�soffrire

contro�Madison�Brengle,�riuscendo�a�battere�la

statunitense�numero�60�del�mondo�solo�al

terzo�set�per�6-4.�Da�lì�un�crescendo,�con�la

semifinale�vinta�contro�la�non�facile�Elina

Svitolina,�più�giovane�e�numero�21�del�mondo,

regolata�per�6-4�6-4,�e�una�finale�stravinta,

dove�la�ceca�Strycova�è�stata�sgretolata�per

6-0�6-2.�

Un�trofeo�nel�cemento�di�Dubai�che�ha�ridatofiducia�a�Sarita,�sempre�e�per�semprecombattiva�ma�fino�a�quel�momento�menolucida,�agonisticamente�parlando,�rispetto�al

passato.��

Il�giorno�dopo�è�stata�la�volta�di�Francesca

Schiavone.�Era�da�un�po'�che�la�Leonessa�non

ruggiva.�

Dopo�i�successi�in�Fed�Cup,�il�Roland�Garros

vinto�e�l'altro�perso�in�finale,�in�molte�sisarebbero�ritirate,�lei�no.�Aveva�ancora�voglia�dicombattere�nonostante�stesse�ormai�in�declino.

Diremo�di�più,�era�uscita�anche�tra�le�prime

cento�del�mondo,�un'onta�a�cui�Francesca�ha

voluto�rimediare.�

E�Rio�de�Janeiro�è�stato�il�teatro�giusto�per

ricominciare.�In�un�torneo�che�non�le�ha

propinato�avversarie�imbattili�(la�giocatrice�più

alta�a�livello�di�classica�che�ha�incontrato�era

Mariana�Duque-Marino,�numero�81�del�mondo),

lei�ha�dovuto�comunque�lottare�molto�per

aggiudicarsi�quello�che�un�fortunato�sorteggio

le�aveva�dato.�

Al�secondo�turno�batteva�appunto�la�Dunque-Marino�in�una�sfida�tiratissima�finita�al�terzoset,�con�un�7-5�finale�in�favore�dell'azzurra.�

Il�turno�successivo�si�faceva�ancora�più�tosto

contro�l'olandese�Cindy�Burger,�addirittura�187

del�ranking�Wta.�

Dopo�un�primo�set�perso�6-3,�Francesca�siarrampicava�al�tie-break�del�secondo�set�dopo

aver�controbrekkato�l'avversaria�per�ben�duevolte�di�fila�mentre�quella�serviva�per�il�match

(sul�5-4�e�6-5),�e�poi�tornava�a�ruggire�comeuna�volta.�Salva�prima�un�match�point�e�poi�siaggiudica�il�tie�break�8�a�6.

La�pratica�viene�rimandata�al�terzo�set,�ma�è

ancora�Francesca�a�ruggire,�e�di�nuovo�si

Page 28: Tennis World Italia n. 33

impone�definitivamente�6-3.�Una�facile

semifinale�vinta�contro�Petra�Martic�per�6-3

6-3,�è�solo�il�preludio�a�un'altra�battaglia�che�ci

sarà�in�finale�contro�l'americana�Shelby�Rogers.

In�un�match�a�dir�poco�strano,�dove�Francesca

perde�il�primo�set�6-2,�c'è�un'improvvisa

scintilla�italiana�che�in�poco�tempo�divampa�in

fuoco.�La�Leonessa�fa�suo�il�secondo�set�con�lo

stesso�punteggio:�6-2.�E�così�sarà�anche�il

terzo�set,�ovviamente�per�la�nostra�Francesca.

Un�ritorno�tanto�atteso,�nella�sua�superficie

amata:�la�terra.�

Un�ritorno�improvviso,�che�la�fa�rientrare�fra�le

prime�cento,�ovvero�nel�tennis�che�conta.

Ovvero�un�nuovo�messaggio�della�Schiavone�a

tutto�il�circuito,�un�grido�che�sta�ad�avvisare

che�la�vecchia�campionessa�non�è�ancora

finita...�“Francesca�c'è!”.�

A�questo�però�c'è�anche�da�dire�che�la�truppa

azzurra�sentirà�la�mancanza�in�campo�del

valore�della�Pennetta�in�Fed�Cup,�che�rimarrà

sicuramente�una�perdita�ingente.�

Certamente�anche�Camila�Giorgi�avrà�un�ruolo

importante,�soprattutto�per�ringiovanire�e

ringiovanire�il�gruppo�della�nostra�squadra�che

ora�non�è�più�brillante�e�vincente�come�negli

anni�scorsi,�è�lei�il�nuovo�talento�che�dovrà

guidare�la�nazionale.�

Anche�il�ritorno�di�Karin�Knapp�dall'infortunio

sarà�importante�in�ottica�nazionale,�avendo�un

tassello�di�una�certa�esperienza�e�qualità�a

disposizione.�

E'�chiaro�che�l'Italia�in�gonna�sta�ancora

aspettando�­�e�sarebbe�anche�ora�­�nuovecampionesse�o�quantomeno�dei�nuovi�giovani

talenti,�ma�nel�frattempo�che�attendiamo,�levecchie�non�hanno�intenzione�di�mettersi�da

parte.

Page 29: Tennis World Italia n. 33
Page 30: Tennis World Italia n. 33

Camila,che

succede?

byGiorgioGiannaccini

Qualcosa�non�torna�in�casaGiorgi.�

Non�è�certamente

l'eliminazione�al�primo�turno

degli�Australian�Open,�dove

tra�l'altro�Camila�si�è�arresa

valorosamente�a�Serena

Williams�per�6-4�7-5,�ma�è

tutto�il�resto.�

Un�inizio�di�stagionesicuramente�non�facilequello�del�2016,�con�5sconfitte�e�3�vittorie

(escludendo�la�Fed�Cup),senza�scordare�il�misterioso

forfait�dato�a�Doha.��

Mentre�le�altre�tenniste

italiane�più�“anziane”�stanno

cercando�di�riprendersi�la

gloria�passata�e�vincono

tornei�per�far�passare�in

secondo�piano�il�ritiro�della

campionessa�Slam�Flavia

Pennetta�-�prossimamente

sposa�di�Fabio�Fognini�-�la

Giorgi�non�riesce�a�fare

l'ulteriore�salto�di�qualità

richiesto,�in�primis�dalla�sua

giovane�età,�ma�soprattutto

dal�suo�enorme�talento.�

L'ex�numero�1�di�doppio,

Roberta�Vinci,�ha�appena

vinto�San�Pietruburgo�ed�è

finalmente�entrata,�dopo

tanti�anni,�in�top�10;�Sara

Errani�sta�cercando�di

scuotersi�dal�lungo�sonno

che�l'ha�eclissata�fuori�dalle

prime�dieci�e�recentemente

ha�fatto�suo�il�torneo�di

Dubai;�Francesca�Schiavone

con�uno�scatto�di�orgoglio�si

è�aggiudicata�lo�scettro�di

Rio�De�Janeiro,

riconquistando�così�la�top

100,�mentre�per�Camila�nulla

è�cambiato.�

�Eppure�le�ultime�notizie�diCamila�Giorgi�fuori�dal

campo�erano�state�moltoliete:�risale�infatti�al�22dicembre�scorso�la�notiziadel�fidanzamento�tra�laGiorgi�e�il�tennistarecanatese�Giacomo�Miccini,ormai�ex�grande�speranza

del�tennis�azzurro.�Fonti

indiscrete,�tra�l'altro,avrebbero�visto�proprioCamila,�durante�la�famosa

settimana�di�Doha�-�nellaquale�appunto�diede�forfait

-,�a�Recanati�in�compagnia�diMiccini.��

Chissà�se�questo�possa

testimoniare�un�sintomatico

stato�di�stanchezza�della

Giorgi�che�ha�voluto�così

prendersi�una�settimana�di

pausa,�in�compagnia�del

fidanzato,�per�staccare�dallo

stress�delle�competizioni�a

cui�è�sottoposta�quasi�ogni

giorno.�

�Tralasciando�per�unmomento�l'ipotesi�diun'attuale�appannamentopsico-fisico,�il�ranking�non

piange�ma�certamente�nonbrilla�neanche�con�la

posizione�numero�45�dellaclassifica�Wta.��

Mentre�l'Italia�tennis

femminile�scopre�le�sue

campionesse�in�tarda�età,�i

giovani�talenti�non�riescono

ad�emergere.�

Eh�sì,�perché�Camila�è�classe

'91,�e�se�è�vero�che�in�campo

maschile�parleremo�ancora

di�un�giovane�talento,�così

non�è�in�campo�femminile

dove�sappiamo�che�le�atlete

maturano�ed�esplodono

prima�dei�maschi�e,

ovviamente,�si�ritirano�anche

prima.�

Qui�rischiamo�­�non�ce�lo

auguriamo�ma�è�giusto�porci

il�dubbio�­�di�non�arrivare

mai�alla�definitiva

consacrazione,�e�dobbiamo

anche�capire�il�perché.�

Probabilmente�è�quel�suo

modo�di�giocare�che

preclude�totalmente�un

piano�B,�ovvero�sparare�a

tutto,�dritto,�rovescio�e

battuta,�senza�porsi�limiti.�

Ciò,�sia�chiaro,�ha�portato

buonissimi�risultati�come�la

posizione�numero�30�al

mondo�e�gli�scalpi�illustri�di

Maria�Sharapova,�Victoria

Azarenka�e�Caroline

Wozniacki,��ma�il�suo�talento

merita�sicuramente�un�posto

nel�novero�delle�dieci

migliori�tenniste�al�mondo,senza�dubbio.�

Ed�forse�qui�che�troviamo�i

limiti�di�papà�Sergio,�coach

che�ha�avuto�grandi�meriti

ma�che�ora�dimostra�anche

delle�consistenti�crepe�nel

gioco�inculcato�alla�figlia,�a

cui�non�può�riparare.�

Spesso�è�stato�dipinto�come

un�padre-padrone�di�origine

freudiana�e�leddiana,�ma�non

crediamo�sia�così.�

Difficile�vedere�quell'omino

dalla�folta�chioma�bianca

come�un�dispotico�padre,

piuttosto�parliamo�di�un

uomo�umile�che�si�è

improvvisato�personal

trainer,�coach,�finanziatore�e

procuratore�della�figlia,

facendo�mille�sacrifici�e�non

avendo�mai�dato�nulla�per

scontato�per�sopravvivere�e

guadagnarsi�il�pane

quotidiano.�

Ma�quest'uomo�­�questobuon�uomo�­�ora�dovrebbeabbandonare�il�timone�di

comando�e�lasciarlo�aqualcuno�che�possacompletare�il�gioco�di�Camila.

Non�tanto�tecnicamente�o

fisicamente�(entrambi�le�doti

ci�sono�nella�Giorgi)�quanto

tatticamente.�E'�qui�che�la

giovane�italo-argentina�fin

dagli�esordi�ha�sempre

latitato.�Il�tennis�non�è�solo

talento,�forza�bruta�e�corsa,

ma�anche�­�permetteteci�di

Page 31: Tennis World Italia n. 33

Camila,che

succede?

byGiorgioGiannaccini

Qualcosa�non�torna�in�casaGiorgi.�

Non�è�certamente

l'eliminazione�al�primo�turno

degli�Australian�Open,�dove

tra�l'altro�Camila�si�è�arresa

valorosamente�a�Serena

Williams�per�6-4�7-5,�ma�è

tutto�il�resto.�

Un�inizio�di�stagionesicuramente�non�facilequello�del�2016,�con�5sconfitte�e�3�vittorie

(escludendo�la�Fed�Cup),senza�scordare�il�misterioso

forfait�dato�a�Doha.��

Mentre�le�altre�tenniste

italiane�più�“anziane”�stanno

cercando�di�riprendersi�la

gloria�passata�e�vincono

tornei�per�far�passare�in

secondo�piano�il�ritiro�della

campionessa�Slam�Flavia

Pennetta�-�prossimamente

sposa�di�Fabio�Fognini�-�la

Giorgi�non�riesce�a�fare

l'ulteriore�salto�di�qualità

richiesto,�in�primis�dalla�sua

giovane�età,�ma�soprattutto

dal�suo�enorme�talento.�

L'ex�numero�1�di�doppio,

Roberta�Vinci,�ha�appena

vinto�San�Pietruburgo�ed�è

finalmente�entrata,�dopo

tanti�anni,�in�top�10;�Sara

Errani�sta�cercando�di

scuotersi�dal�lungo�sonno

che�l'ha�eclissata�fuori�dalle

prime�dieci�e�recentemente

ha�fatto�suo�il�torneo�di

Dubai;�Francesca�Schiavone

con�uno�scatto�di�orgoglio�si

è�aggiudicata�lo�scettro�di

Rio�De�Janeiro,

riconquistando�così�la�top

100,�mentre�per�Camila�nulla

è�cambiato.�

�Eppure�le�ultime�notizie�diCamila�Giorgi�fuori�dal

campo�erano�state�moltoliete:�risale�infatti�al�22dicembre�scorso�la�notiziadel�fidanzamento�tra�laGiorgi�e�il�tennistarecanatese�Giacomo�Miccini,ormai�ex�grande�speranza

del�tennis�azzurro.�Fonti

indiscrete,�tra�l'altro,avrebbero�visto�proprioCamila,�durante�la�famosa

settimana�di�Doha�-�nellaquale�appunto�diede�forfait

-,�a�Recanati�in�compagnia�diMiccini.��

Chissà�se�questo�possa

testimoniare�un�sintomatico

stato�di�stanchezza�della

Giorgi�che�ha�voluto�così

prendersi�una�settimana�di

pausa,�in�compagnia�del

fidanzato,�per�staccare�dallo

stress�delle�competizioni�a

cui�è�sottoposta�quasi�ogni

giorno.�

Tralasciando�per�un

momento�l'ipotesi�diun'attuale�appannamentopsico-fisico,�il�ranking�non

piange�ma�certamente�nonbrilla�neanche�con�la

posizione�numero�45�dellaclassifica�Wta.��

Mentre�l'Italia�tennis

femminile�scopre�le�sue

campionesse�in�tarda�età,�i

giovani�talenti�non�riescono

ad�emergere.�

Eh�sì,�perché�Camila�è�classe

'91,�e�se�è�vero�che�in�campo

maschile�parleremo�ancora

di�un�giovane�talento,�così

non�è�in�campo�femminile

dove�sappiamo�che�le�atlete

maturano�ed�esplodono

prima�dei�maschi�e,

ovviamente,�si�ritirano�anche

prima.�

Qui�rischiamo�­�non�ce�lo

auguriamo�ma�è�giusto�porci

il�dubbio�­�di�non�arrivare

mai�alla�definitiva

consacrazione,�e�dobbiamo

anche�capire�il�perché.�

Probabilmente�è�quel�suo

modo�di�giocare�che

preclude�totalmente�un

piano�B,�ovvero�sparare�a

tutto,�dritto,�rovescio�e

battuta,�senza�porsi�limiti.�

Ciò,�sia�chiaro,�ha�portato

buonissimi�risultati�come�la

posizione�numero�30�al

mondo�e�gli�scalpi�illustri�di

Maria�Sharapova,�Victoria

Azarenka�e�Caroline

Wozniacki,��ma�il�suo�talento

merita�sicuramente�un�posto

nel�novero�delle�dieci

migliori�tenniste�al�mondo,senza�dubbio.�

Ed�forse�qui�che�troviamo�i

limiti�di�papà�Sergio,�coach

che�ha�avuto�grandi�meriti

ma�che�ora�dimostra�anche

delle�consistenti�crepe�nel

gioco�inculcato�alla�figlia,�a

cui�non�può�riparare.�

Spesso�è�stato�dipinto�come

un�padre-padrone�di�origine

freudiana�e�leddiana,�ma�non

crediamo�sia�così.�

Difficile�vedere�quell'omino

dalla�folta�chioma�bianca

come�un�dispotico�padre,

piuttosto�parliamo�di�un

uomo�umile�che�si�è

improvvisato�personal

trainer,�coach,�finanziatore�e

procuratore�della�figlia,

facendo�mille�sacrifici�e�non

avendo�mai�dato�nulla�per

scontato�per�sopravvivere�e

guadagnarsi�il�pane

quotidiano.�

Ma�quest'uomo�­�questobuon�uomo�­�ora�dovrebbeabbandonare�il�timone�di

comando�e�lasciarlo�aqualcuno�che�possacompletare�il�gioco�di�Camila.

Non�tanto�tecnicamente�o

fisicamente�(entrambi�le�doti

ci�sono�nella�Giorgi)�quanto

tatticamente.�E'�qui�che�la

giovane�italo-argentina�fin

dagli�esordi�ha�sempre

latitato.�Il�tennis�non�è�solo

talento,�forza�bruta�e�corsa,

ma�anche�­�permetteteci�di

Page 32: Tennis World Italia n. 33

dire�­�intelligenza�e�tattica.��

E�finché�Camila�Giorgi�non

introdurrà�nel�suo�bagaglio

tennistico�anche

quest'ultimo�e�decisivo

fattore,�non�potrà�mai

esprimere�il�suo�potenziale�-

che�madre�natura�le�ha�dato

-�al�cento�per�cento.�Diversigiocatori�hanno�fatto

dell'intelligenza�tattica�il�loromiglior�dono:�pensiamo�aFabrice�“The�Magican”Santoro,�all'umile�malavoratore�Rainer�Schüttler,al�vecchio�pluricampione

svedese�Mats�Wilander�o�alla

smilza�ma�efficacissima

polacca�Agnieszka

Radwanska.�Tutti�a

dimostrare�che�l'intelligenza

è�un�dono,�figurarsi�quando

la�si�può�anche�abbinare�a

grandi�doti�tecniche...�che

può�venir�fuori?�La�vera

Camila�Giorgi!

Page 33: Tennis World Italia n. 33

Nuovitalenti

cercasi!

byG.Giannaccini

L'ultima�partita�di�Coppa�Davis

ha�chiaramente�mostrato�unacosa,�ovvero�il�mancatorinnovamento�generazionaledella�nostra�nazionale�di�tennis.��

Partiamo�dal�principio:�con�la

mancata�presenza�sia�di�Roger

Federer�che�di�Stanislas

Wawrinka�la�partita�contro�la

Svizzera�era�praticamente�già

vinta�in�partenza.�

Persino�il�forfait�improvviso�del

numero�1�azzurro��Fabio

Fognini,�causato�da�un

infortunio�agli�addominali,�non

metteva�in�discussione�il

pronostico�del�match�che

rimaneva�appunto�nettamente

schiacciante.�Il�risultato�è�stato

che�il�livello�di�tennis�espresso

da�entrambe�le�squadra,�in�quel

di�Pesaro,�nel�match�di�Coppa

Davis,�è�stato�davvero�basso.

D'altronde�lo�stesso�pubblico�in

tribuna�non�è�stato�poi�così

numeroso.�Se�pensiamo�inoltre

che�tra�i�due�singolaristi�del

nostro�team�c'era�Paolo�Lorenzi,

un�ragazzo�a�dir�poco

eccezionale�per�quello�che�ha

conseguito�in�carriera,�avendo�a

disposizione�pochissimi�mezzi

tecnici,�davvero�modesti,

capiamo�tutto.

Parliamo�infatti�di�un�giocatore�sì�con�un�best�ranking�da�49�del

mondo,�ma�anche�con�un�gioco�che�non�prevede�grande

spettacolo�e�nemmeno�naturalezza�nei�colpi.�Solo�una�grande

abnegazione�e�voglia�di�lavorare�ha�contraddistinto�la�carriera�di

Lorenzi.�Il�gioco�e�i�colpi,�se�li�andiamo�ad�analizzare,�sono�forse

da�giocatore�con�classifica�da�200�del�mondo�o�giù�di�lì.�

Forse�­�non�ci�voglia�male�Lorenzi�-�un�giocatore�un�po'�troppomodesto�per�rappresentare�il�secondo�singolarista�dell'Italia�in

Coppa�Davis.

Page 34: Tennis World Italia n. 33

Se�dall'altra�parte�ci�mettiamo�un�Andreas

Seppi�non�in�formissima,�ecco�che�il�nostro

team�non�è�poi�così�forte,�al�contrario�di�quello

che�il�nostro�capitano�non�giocatore,�Corrado

Barazzutti,�si�è�lasciato�sfuggire�dopo�la�vittoria

del�doppio�azzurro�che�sanciva�il�3-0�dell'Italia

e�quindi�il�passaggio�del�turno:�“In�Davis,�sulla

terra,�siamo�tra�le�due�squadre�più�forti�del

mondo”.�

Certo,�la�partita�è�filata�via�in�modo�liscio,�con

la�vittoria�a�risultato�acquisito�anche�del

debuttante�Marco�Cecchinato�e�la�seconda�di

Paolo�Lorenzi�contro�il�quarto�giocatore�del

team�svizzero,�tale�Antoine�Bellier�.�Un

avversario,�insomma,�di�due�livelli�sotto�se�non

tre.�

Ma�prendiamo�realisticamente�come�ipotesi

che�la�Svizzera�avesse�potuto�portare�solo�unodei�suoi�due�fenomeni,�siamo�sicuri�cheavremmo�passato�il�turno?�Difficile�crederlo.�

L'Italia,�escluso�Fognini�che�può�essere

competitivo�contro�tutti�­�quando�non�gli�parte

il�cervello�­,�non�sembra�avere�un�degno�erede.

Seppi�non�è�più�un�giovincello�dalle�belle

speranze,�ma�un�giocatore�solido�a�cui�non�puoi

certo�chiedere�di�vincere�la�Davis.�

Simone�Bolelli�è�invece�un�talento�immenso,

che�però�contro�un�avversario�fra�i�primi�cento

può�perdere�con�chiunque.�

E�all'orizzonte�non�si�vedono�nuovi�talenti.��

E'�pur�vero�che�in�questo�momento�ha�fatto

una�buonissima�crescita�Marco�Cecchinato�(tra

l'altro�ora�indagato�per�aver�truccato�un

incontro),�entrando�nei�primi�90�del�mondo,

ma�da�qui�a�dire�che�diventerà�il�futuro�della

nazionale�italiana�in�Coppa�Davis�ce�ne�passa.�

Matteo�Donati�è�invece�un�profilo�interessante,

ma�è�ancora�presto�per�capire�il�suo�destino,�e

poi�non�si�vede�davvero�nient'altro

all'orizzonte.�

Thomas�Fabbiano�a�breve�farà�27�anni�e�con�i

suoi�173�centimetri�è�difficile�ipotizzare�che

possa�fare�un�improvviso�salto�di�qualità.�

Di�Federico�Gaio�e�Giacomo�Miccini�si�sono

perse�le�tracce,�a�maggior�ragione,�però,�con�il

secondo.�Il�recanatese�naviga�vicino�alla

posizione�1000�del�ranking�Atp�e�sembra

difficile�che�possa�diventare�qualcuno�nel

tennis�che�conta,�mentre�invece�Gaio,

decisamente�più�in�là�con�la�posizione�216,

sembra�forse�ancorato�a�una�carriera�a�quei

livelli.�

Poi�c'è�il�nodo�Gianluigi�Quinzi:�mentre�le

nuove�leve�come�Thanasi�Kokkinakis,�Borna

Coric,�Nick�Kyrgios�ma�anche�quel�tale�Hyeon

Chung�-�che�aveva�battuto�in�finale�a

Wimbledon�juniores�-�ora�stanno�dimostrando

al�ranking�Atp�chi�sono,�lui�dove�stai?�

Dopo�aver�nuovamente�cambiato�coach,�visti�icontinui�fallimenti�tennistici�degli�ultimi�tempi,

Page 35: Tennis World Italia n. 33

ci�si�chiede�se�le�velleità�del�marchigiano,�senza�dubbi�assoluto�talento�del�tennis�italiano,�possano

realmente�avverarsi.�

Nel�frattempo�la�classifica�piange�con�la�posizione�numero�433,�e�a�noi�ci�accompagna�il�sospetto�se

questo�giovane�ventenne�non�sia�l'ennesimo�grande�talento�italiano�che�non�sboccerà�più.

Page 36: Tennis World Italia n. 33

JuanCarlosFerrero:"Ai

ragazziinsegnochesenza

ildurolavorononsiarriva

danessunaparte"

Intervistiamo�Juan�Carlos�Ferrero�che�ci

racconta�la�sua�quotidianità�allenando�i

ragazzi�della�sua�accademia,�e�se�si�vede

allenatore�di�un�tennista�nel�futuro.

Juan�Carlos�Ferrero�ci�apre�le�porte�della�sua

accademia,�la�JC�Ferrero�Sport�Equelite

Academy.�Ci�riceve�e�ci�racconta

dettagliatamente�la�sua�vita�quotidiana,�dato

che�il�ragazzo�di�Onteniente�vive�all’interno

dell’accademia�e�spesso�si�allena�con�i�suoi

giocatori,�ai�quali�può�dare�preziosi�consigli

derivanti�dall’esperienza�di�un�ex-numero�1�del

mondo.

Juan�Carlos,�mi�incuriosisce�vedere�che�adifferenza�di�altre�Accademie�conosciute,�tu

vivi�al�suo�interno,�giusto?

Ci�sono�molte�accademie�con�nomi�di�tennisti

professionisti,�ma�senza�un�lavoro�consistente,

il�nome�non�serve.�JCFerrero-Equelite,�oltre�al

lavoro�di�grandi�coach�professionisti�come�Toni

(Antonio�M.�Cascales)�o�Samuel�López,�ha�la

possibilità�di�avermi�qui�tutti�i�giorni.�Che�io

viva�nella�struttura,�conosca�e�possa�consigliare

i�giocatori,�che�possa�allenarmi�e�giocare�partite

con�loro...�Logicamente�è�un�plus�che�non�offre

nessun’altra�accademia.

Questo�sarà�uno�dei�motivi�per�i�quali�molti

ragazzi�scelgono�di�allenarsi�ad�Equelite,�no?

Sapere�che�tu�sarai�li,�osservandoli,�dandogli

consigli,�il�tuo�appoggio...

Sicuramente�influisce,�ma�preferisco�che

vengano,�e�considero�che�molti�lo�fanno,�per

chi�siamo.�Lavoriamo�da�più�di�25�anni,�e�la�lista

di�giocatori�che�son�passati�per�l’accademia,

senza�contare�solo�il�sottoscritto,�è

impressionante.�Abbiamo�sempre�buoni

giocatori�e�giocatrici,�e�questo�è�ciò�che�la

gente�deve�valorizzare.�Per�rimanere�con�noi,

devono�valorizzare�come�li�trattiamo�e

seguiamo,�tanto�a�livello�sportivo�che

personale.�Qui�da�noi�vengono�seguiti�molto

bene.

Cos’è�che�più�ti�piace�nel�poter�lavorare�con

bambini?

Non�lavoro�molto�con�i�bambini,�ma�le�volte�in

cui�entro�in�campo�con�i�più�piccoli,�è�stupendo

vedere�il�loro�desiderio�di�giocare�a�tennis�e

rispondere�alle�domande�che�mi�fanno.�Per�loro

è�come�un’avventura,�e�se�li�aiuti�a�viverla�si

appassioneranno�allo�sport.

Sono�difficili�da�gestire�a�volte?

Ogni�persona�ha�un�suo�particolare�carattere.�In

più�abbiamo�ragazzi�che�affrontano�un’epoca

difficile:�la�pubertà,�con�tutto�ciò�che�ne�deriva.

Alcuni�devono�anche�gestire�una�pressione

maggiore�di�quella�che�dovrebbero�avere�alla

loro�età.�Bisogna�stargli�vicino�e�aiutarli�per

quanto�possibile.

Che�consigli�dai�a�quei�giocatori�che�sognano

di�arrivare�in�alto�un�giorno?

Gli�dico�che�senza�duro�lavoro�non�si�arriva�da

nessuna�parte.�In�più�gli�chiedo�umiltà.

Con�l’arrivo�di�tenniste�come�Carla�Suarez�o

Garbiñe�Muguruza,�hai�notato�un

incremento�di�ragazze�che�vogliono�essere

tenniste�rispetto�al�passato?

Sinceramente,�non�tanto.��una�cosa�che

accade�ormai�da�tempo�nel�tennis�maschile:

abbiamo�avuto�una�generazione�irripetibile�di

giocatori�e�giocatrici,�con�più�di�10�Top100�e�2

o�3�Top10�da�parecchi�anni,�e�questo�non�si�sta

ripercuotendo�nelle�scuole�tennis�di�base.

Bisogna�avvicinare�più�giovani�praticanti�al

tennis,�con�progetti�come�il�Circuito�open

Promesas�o�lo�Street�Tennis�che�stiamo

realizzando�da�anni,�ma�portarli�ad�un�livellonazionale.

Com’è�il�tipico�giorno�di�Ferrero�in

accademia?

Cerco�sempre�di�far�colazione�nella�nostra

caffeteria.��dove�facciamo�il�punto�della

situazione�degli�ultimi�avvenimenti,�e�dove

posso�incontrare�chiunque�abbia�bisogno�di�me.

Dopodichè�passo�per�i�campi,�in�cui�si�stanno

già�allenando�i�nostri�giocatori,�e�a�partire�da

qui�la�mia�giornata�può�variare

considerevolmente.�Cerco�sempre�di

incorporarmi�in�campo�con�qualche�gruppo

almeno�una�volta�a�settimana�e,�se�riesco,�ogni

pomeriggio�vado�in�palestra�insieme�ai�ragazzi

che�stanno�terminando�la�loro�giornata�di

allenamento.

Cosa�ti�rende�più�orgoglioso�della�tua

accademia?

Avere�ottenuto,�solo�con�i�nostri�sforzi�e

nessun�tipo�di�sovvenzione�o�aiuti,�un�centro�di

allenamento�che�oggi�è�conosciuto�nel�mondo

del�tennis.�A�livello�sportivo,�chiaramente,

vincere�il�Roland�Garros�e�raggiungere�la�prima

posizione�mondiale.

A�livello�personale,�posso�dire�che�il�mio

massimo�orgoglio�è�aver�formato�una�famiglia

insieme�ad�Eva�e�nostra�figlia�Vega.

�Come�si�decide�mettere�in�piediun’accademia�come�questa?

�tutto�nato�spontaneamente.�Non�ho�creato

l’accademia,�ma�ci�sono�cresciuto�dentro,�e

questo�è�un�altro�punto�che�ci�differenzia�dalle

altre�accademie�di�prestigio.�Toni�(Cascales)

creò�l’accademia�per�me�e�gli�altri�ragazzi:

giocavamo�bene,�ma�vivevamo�lontano,�e

dovevamo�viaggiare�un�paio�d’ore�tutti�i�giorni

tra�casa�e�campi�per�poter�allenarci.�Così,

iniziammo�a�vivere�qui:�6/8�giocatori�e�3/4

Page 37: Tennis World Italia n. 33

JuanCarlosFerrero:"Ai

ragazziinsegnochesenza

ildurolavorononsiarriva

danessunaparte"

Intervistiamo�Juan�Carlos�Ferrero�che�ci

racconta�la�sua�quotidianità�allenando�i

ragazzi�della�sua�accademia,�e�se�si�vede

allenatore�di�un�tennista�nel�futuro.

Juan�Carlos�Ferrero�ci�apre�le�porte�della�sua

accademia,�la�JC�Ferrero�Sport�Equelite

Academy.�Ci�riceve�e�ci�racconta

dettagliatamente�la�sua�vita�quotidiana,�dato

che�il�ragazzo�di�Onteniente�vive�all’interno

dell’accademia�e�spesso�si�allena�con�i�suoi

giocatori,�ai�quali�può�dare�preziosi�consigli

derivanti�dall’esperienza�di�un�ex-numero�1�del

mondo.

Juan�Carlos,�mi�incuriosisce�vedere�che�adifferenza�di�altre�Accademie�conosciute,�tu

vivi�al�suo�interno,�giusto?

Ci�sono�molte�accademie�con�nomi�di�tennisti

professionisti,�ma�senza�un�lavoro�consistente,

il�nome�non�serve.�JCFerrero-Equelite,�oltre�al

lavoro�di�grandi�coach�professionisti�come�Toni

(Antonio�M.�Cascales)�o�Samuel�López,�ha�la

possibilità�di�avermi�qui�tutti�i�giorni.�Che�io

viva�nella�struttura,�conosca�e�possa�consigliare

i�giocatori,�che�possa�allenarmi�e�giocare�partite

con�loro...�Logicamente�è�un�plus�che�non�offre

nessun’altra�accademia.

Questo�sarà�uno�dei�motivi�per�i�quali�molti

ragazzi�scelgono�di�allenarsi�ad�Equelite,�no?

Sapere�che�tu�sarai�li,�osservandoli,�dandogli

consigli,�il�tuo�appoggio...

Sicuramente�influisce,�ma�preferisco�che

vengano,�e�considero�che�molti�lo�fanno,�per

chi�siamo.�Lavoriamo�da�più�di�25�anni,�e�la�lista

di�giocatori�che�son�passati�per�l’accademia,

senza�contare�solo�il�sottoscritto,�è

impressionante.�Abbiamo�sempre�buoni

giocatori�e�giocatrici,�e�questo�è�ciò�che�la

gente�deve�valorizzare.�Per�rimanere�con�noi,

devono�valorizzare�come�li�trattiamo�e

seguiamo,�tanto�a�livello�sportivo�che

personale.�Qui�da�noi�vengono�seguiti�molto

bene.

Cos’è�che�più�ti�piace�nel�poter�lavorare�con

bambini?

Non�lavoro�molto�con�i�bambini,�ma�le�volte�in

cui�entro�in�campo�con�i�più�piccoli,�è�stupendo

vedere�il�loro�desiderio�di�giocare�a�tennis�e

rispondere�alle�domande�che�mi�fanno.�Per�loro

è�come�un’avventura,�e�se�li�aiuti�a�viverla�si

appassioneranno�allo�sport.

Sono�difficili�da�gestire�a�volte?

Ogni�persona�ha�un�suo�particolare�carattere.�In

più�abbiamo�ragazzi�che�affrontano�un’epoca

difficile:�la�pubertà,�con�tutto�ciò�che�ne�deriva.

Alcuni�devono�anche�gestire�una�pressione

maggiore�di�quella�che�dovrebbero�avere�alla

loro�età.�Bisogna�stargli�vicino�e�aiutarli�per

quanto�possibile.

Che�consigli�dai�a�quei�giocatori�che�sognano

di�arrivare�in�alto�un�giorno?

Gli�dico�che�senza�duro�lavoro�non�si�arriva�da

nessuna�parte.�In�più�gli�chiedo�umiltà.

Con�l’arrivo�di�tenniste�come�Carla�Suarez�o

Garbiñe�Muguruza,�hai�notato�un

incremento�di�ragazze�che�vogliono�essere

tenniste�rispetto�al�passato?

Sinceramente,�non�tanto.��una�cosa�che

accade�ormai�da�tempo�nel�tennis�maschile:

abbiamo�avuto�una�generazione�irripetibile�di

giocatori�e�giocatrici,�con�più�di�10�Top100�e�2

o�3�Top10�da�parecchi�anni,�e�questo�non�si�sta

ripercuotendo�nelle�scuole�tennis�di�base.

Bisogna�avvicinare�più�giovani�praticanti�al

tennis,�con�progetti�come�il�Circuito�open

Promesas�o�lo�Street�Tennis�che�stiamo

realizzando�da�anni,�ma�portarli�ad�un�livellonazionale.

Com’è�il�tipico�giorno�di�Ferrero�in

accademia?

Cerco�sempre�di�far�colazione�nella�nostra

caffeteria.��dove�facciamo�il�punto�della

situazione�degli�ultimi�avvenimenti,�e�dove

posso�incontrare�chiunque�abbia�bisogno�di�me.

Dopodichè�passo�per�i�campi,�in�cui�si�stanno

già�allenando�i�nostri�giocatori,�e�a�partire�da

qui�la�mia�giornata�può�variare

considerevolmente.�Cerco�sempre�di

incorporarmi�in�campo�con�qualche�gruppo

almeno�una�volta�a�settimana�e,�se�riesco,�ogni

pomeriggio�vado�in�palestra�insieme�ai�ragazzi

che�stanno�terminando�la�loro�giornata�di

allenamento.

Cosa�ti�rende�più�orgoglioso�della�tua

accademia?

Avere�ottenuto,�solo�con�i�nostri�sforzi�e

nessun�tipo�di�sovvenzione�o�aiuti,�un�centro�di

allenamento�che�oggi�è�conosciuto�nel�mondo

del�tennis.�A�livello�sportivo,�chiaramente,

vincere�il�Roland�Garros�e�raggiungere�la�prima

posizione�mondiale.

A�livello�personale,�posso�dire�che�il�mio

massimo�orgoglio�è�aver�formato�una�famiglia

insieme�ad�Eva�e�nostra�figlia�Vega.

�Come�si�decide�mettere�in�piediun’accademia�come�questa?

�tutto�nato�spontaneamente.�Non�ho�creato

l’accademia,�ma�ci�sono�cresciuto�dentro,�e

questo�è�un�altro�punto�che�ci�differenzia�dalle

altre�accademie�di�prestigio.�Toni�(Cascales)

creò�l’accademia�per�me�e�gli�altri�ragazzi:

giocavamo�bene,�ma�vivevamo�lontano,�e

dovevamo�viaggiare�un�paio�d’ore�tutti�i�giorni

tra�casa�e�campi�per�poter�allenarci.�Così,

iniziammo�a�vivere�qui:�6/8�giocatori�e�3/4

Page 38: Tennis World Italia n. 33

impiegati,�in�una�casetta�con�palestra�e�appenadue�campi�da�tennis.�Crescendo,�iniziai�a

progredire�e�vincere�tornei,�quindi�decisi�diinvestire�nell’accademia.�Quando�mi�ritirai,decisi�di�continuare�a�vivere�al�suo�interno�eaiutare�i�ragazzi�a�raggiungere�i�propri�sogni,come�il�gruppo�di�persone�ancora�presenti�che

al�tempo�aiutarono�me.�

Il�Paddle�è�uno�sport�che�sta�andando�forte

in�Spagna,�e�tu�ne�sei�un�assiduo�praticante.

Date�lezioni�di�Paddle�o�lo�avete�previsto�in

un�futuro?

Non�direi�assiduo.�Ho�giocato�alcuni�tornei

perchè�sono�molto�competitivo�e�volevo

continuare�a�sentire�l’agonismo�in�qualche

modo.�Come�ho�giocato�tornei�di�paddle,�ho

giocato�e�giocherò�tornei�senior�di�tennis.�Per

quanto�riguarda�l’accademia,�abbiamo�un�buon

complesso�di�campi�da�paddle,�nei�quali�diamo

lezioni�e�giochiamo�varie�competizioni.

Tra�i�ragazzi�che�si�allenano�nella�tuaAccademia,�credi�che�ci�sia�qualcuno�di

grande�potenziale?

Abbiamo�vari�giocatori�con�molto�potenziale.

L’accademia�ha�un�numero�limitato�di�giocatori

residenti�proprio�per�garantirne�il�massimo

sviluppo�tennistico,�mantenendo�alta�la�qualità

a�discapito�della�quantità.�Abbiamo�un�buon

gruppo�Junior,�alcuni�di�loro�hanno�punti�ATP

ed�un�buon�ranking.�Sono�convinto�che�l’anno

prossimo�vedremo�salti�di�qualità�importanti�e

qualche�ingresso�nei�Top200/300.�Inoltre,

abbiamo�un�promettente�gruppo�under16.�A

parte�Nicola�Khun,�che�ha�già�ricevuto

importanti�riconoscimenti�internazionali,

alleniamo�Carlos�Sánchez�e�Rafa�Izquierdo.

Entrambi�spagnoli�quindicenni,�son�stati�finalisti

del�Master�Marca�under�16�e�sono�nel�Top5

nazionale�della�loro�categoria.�Anche�tra�le

ragazze�abbiamo�buone�giocatrici,�ma�sono

ancora�troppo�giovani�per�avere�nomi�in

Page 39: Tennis World Italia n. 33

evidenza.�Insegnare�ai�giovani�non�ha�risvegliato�in�te

la�voglia�di�essere�un�coach�nel�futuro?

È�un’attività�che�mi�attira�e�che�sarà�nei�miei

piani�futuri,�ma�con�calma.�Ho�già�avuto�e�avrò

esperienze�molto�positive�con�Nico�Almagro�e

altri�giocatori�dell’accademia,�così�come�ne�ho

avute�da�capitano�della�squadra�UCAM

(università�di�Murcia),�che�compete�nella�serie

più�alta�del�campionato�spagnolo�a�squadre.

Ti�vedi�ad�esempio�allenando�un�giovane�e

portando�ai�più�alti�livelli?

Certamente,�ma�come�ti�dicevo,�non�c’è�alcuna

fretta.

Page 40: Tennis World Italia n. 33

Perchéèimportantecapire

quandosicommetteun

erroretattico?

byFedericoCoppini

Capire�gli�errori�tattici�é�il�primo�passo�per

operare�scelte�migliori�per�il�futuro:se�non

comprendo�il�mio�errore�non�posso�fare�scelte

nuove

Perché�evitare�gli�errori�tattici�sono

importanti?

Capire�e�operare�scelte�tattiche�più�produttive

fa�innalzare�molto�repentinamente�il�livello�del

proprio�gioco:gi�la�semplice�presa�di

coscienza�dell'errore�contribuisce

notevolmente�a�evitare�di�ricaderci�

Questa�é�una�sostanziale�differenza�con�l'errore

tecnico�dove�il�prendere�coscienza�di�cosa�si

sbaglia�é�solo�il�primo�passo�per

correggerlo,poiché�occorre�poi�tanto�lavoro�in

allenamento�per�modificare�l'abitudine

sbagliata.

Altri�vantaggi�del�comprendere�l'erroretattico

Può�dare�spunti�molto�produttivi�per

l'allenamento�e�per�trovare�nuove�strategie�di

gioco.

Come�riconoscere�un�errore�tattico�visibileda�un�errore�tecnico

Dopo�un�errore�domandatevi�sempre:

Ero�in�equilibrio�e�ben�piazzato�sulla�pallaavversaria?

SI˜�:�probabile�errore�tecnico�NO�:�probabile

errore�tattico�di�presunzione

In�relazione�della�posizione�dell'avversario�e

con�le�mie�attuali�capacità�tecniche�ho�preso

la�decisione�giusta?

SI�:�errore�tecnico�NO�:�errore�tattico

(presunzione�o�scarsa�capacit�di�analisi�della

situazione)

Se�ho�preso�la�decisione�errata:cosa�avrei�dovuto�fare�=�feedback�utile�moltoimportante!

E�per�l'errore�tattico�nascosto?

E�il�più�difficile�da�comprendere�perché�,come

detto�sopra,�non�é�visibile�(e�non�comporta�la

perdita�del�punto),ma�é�una�scelta�errata�che

mi�comporta�uno�svantaggio�nello�scambio�Da

notare�che�in�uno�stesso�scambio�possiamo

commettere�molti�errori�di�scelta

Come�comprendere�un�errore�di�scelta

Capire�quando�si�sta�sbagliando�scelta�tattica

senza�un�riscontro�visibile�non�é�sempre�facile

a�meno�di�un�aiuto�esterno.

Un�buon�metodo�"fai�da�te"�parte�da�un�lavorodi�autoanalisi�fatto�a�tavolino:

1)�Utilizzate�le�vostre�esperienze�personali�di

gioco�e�trovate�le�situazioni�in�cui�gli�avversari

vi�creano�spesso�difficolt�tattiche�(In�che

zona�di�campo�mi�trovo?�Che�tipo�di�palla�mi

giocano?)

2)�Spendete�un�pò�di�tempo�per�capire�quale

potrebbe�essere�un�colpo�che�dovrebbe�essere

tatticamente�corretto�giocare�nella�particolare

situazione�(con�le�vostre�attuali�capacità

tecniche)�e�quale�sarebbe�la�direzione�giusta

per�rendere�il�colpo�il�più�efficace�possibile

3)�Provate�e�riprovate�ad�applicare�nelle�vostre

partite�queste�vostre�decisioni�tattiche�"ideali"

finché�non�saranno�automatizzate�ed

entreranno�a�fare�parte�del�vostro�schema

mentale

In�conclusione�migliorare�a�tennis�non�vuol�diresolo�giocare�meglio�il�diritto�o�il�servizio,vuoledire�soprattutto�pensare�meglio�in�ognisituazione�che�il�gioco�ci�pone�davanti�e,siccome�le�situazioni�nel�tennis�sono

molteplici,�questo�vuole�essere�uno�spunto�diquanto�potete�migliorare�il�vostro�giocosemplicemente...pensando!

Page 41: Tennis World Italia n. 33

Perchéèimportantecapire

quandosicommetteun

erroretattico?

byFedericoCoppini

Capire�gli�errori�tattici�é�il�primo�passo�per

operare�scelte�migliori�per�il�futuro:se�non

comprendo�il�mio�errore�non�posso�fare�scelte

nuove

Perché�evitare�gli�errori�tattici�sono

importanti?

Capire�e�operare�scelte�tattiche�più�produttive

fa�innalzare�molto�repentinamente�il�livello�del

proprio�gioco:gi�la�semplice�presa�di

coscienza�dell'errore�contribuisce

notevolmente�a�evitare�di�ricaderci�

Questa�é�una�sostanziale�differenza�con�l'errore

tecnico�dove�il�prendere�coscienza�di�cosa�si

sbaglia�é�solo�il�primo�passo�per

correggerlo,poiché�occorre�poi�tanto�lavoro�in

allenamento�per�modificare�l'abitudine

sbagliata.

Altri�vantaggi�del�comprendere�l'erroretattico

Può�dare�spunti�molto�produttivi�per

l'allenamento�e�per�trovare�nuove�strategie�di

gioco.

Come�riconoscere�un�errore�tattico�visibileda�un�errore�tecnico

Dopo�un�errore�domandatevi�sempre:

Ero�in�equilibrio�e�ben�piazzato�sulla�pallaavversaria?

SI˜�:�probabile�errore�tecnico�NO�:�probabile

errore�tattico�di�presunzione

In�relazione�della�posizione�dell'avversario�e

con�le�mie�attuali�capacità�tecniche�ho�preso

la�decisione�giusta?

SI�:�errore�tecnico�NO�:�errore�tattico

(presunzione�o�scarsa�capacit�di�analisi�della

situazione)

Se�ho�preso�la�decisione�errata:cosa�avrei�dovuto�fare�=�feedback�utile�moltoimportante!

E�per�l'errore�tattico�nascosto?

E�il�più�difficile�da�comprendere�perché�,come

detto�sopra,�non�é�visibile�(e�non�comporta�la

perdita�del�punto),ma�é�una�scelta�errata�che

mi�comporta�uno�svantaggio�nello�scambio�Da

notare�che�in�uno�stesso�scambio�possiamo

commettere�molti�errori�di�scelta

Come�comprendere�un�errore�di�scelta

Capire�quando�si�sta�sbagliando�scelta�tattica

senza�un�riscontro�visibile�non�é�sempre�facile

a�meno�di�un�aiuto�esterno.

Un�buon�metodo�"fai�da�te"�parte�da�un�lavorodi�autoanalisi�fatto�a�tavolino:

1)�Utilizzate�le�vostre�esperienze�personali�di

gioco�e�trovate�le�situazioni�in�cui�gli�avversari

vi�creano�spesso�difficolt�tattiche�(In�che

zona�di�campo�mi�trovo?�Che�tipo�di�palla�mi

giocano?)

2)�Spendete�un�pò�di�tempo�per�capire�quale

potrebbe�essere�un�colpo�che�dovrebbe�essere

tatticamente�corretto�giocare�nella�particolare

situazione�(con�le�vostre�attuali�capacità

tecniche)�e�quale�sarebbe�la�direzione�giusta

per�rendere�il�colpo�il�più�efficace�possibile

3)�Provate�e�riprovate�ad�applicare�nelle�vostre

partite�queste�vostre�decisioni�tattiche�"ideali"

finché�non�saranno�automatizzate�ed

entreranno�a�fare�parte�del�vostro�schema

mentale

In�conclusione�migliorare�a�tennis�non�vuol�diresolo�giocare�meglio�il�diritto�o�il�servizio,vuoledire�soprattutto�pensare�meglio�in�ognisituazione�che�il�gioco�ci�pone�davanti�e,siccome�le�situazioni�nel�tennis�sono

molteplici,�questo�vuole�essere�uno�spunto�diquanto�potete�migliorare�il�vostro�giocosemplicemente...pensando!

Page 42: Tennis World Italia n. 33

L’IMPORTANZADI

GUARDAREOLTRELA

SUPERFICIEDEL

COMPORTAMENTO

LEGATOALLAPARTITA

byFedericoCoppini

Contesto,�Forma,�e�Funzione...�

Ci�sono�tre�fattori�da�considerare�quando�sisviluppa�la�comprensione�del�comportamentodi�un�giocatore�durante�una�partita:�

-�Contesto-�il�Contesto�è�la�situazione�in�cui�di

solito�si�presenta�il�comportamento.�Se,�per

esempio,�un�particolare�comportamento�si

presenta�solo�in�determinate�situazioni�della

partita.

-�La�Forma-�La�Forma�è�ciò�che�vediamo�del

comportamento.�Quindi,�per�esempio,�un

giocatore�che�si�arrende�quando�perde,�un

giocatore�che�gioca�male�sotto�pressione,�o�un

giocatore�che�si�arrabbia�quando�non�rispetta�le

aspettative.

-�Funzione�­�la�Funzione�è�il�motivo�del

comportamento.�Quando�guardiamo�al

comportamento�attraverso�lenti�funzionali�ci

chiediamo�ripetutamente,�“Perché�il�giocatore

fa�così?”�“Quale�potrebbe�essere�il�motivo�per

cui�accade?”

Quando�osserviamo�in�maniera�approfondita�il

comportamento�del�giocatore�durante�una

partita�spesso�notiamo�che�simili�forme�di

comportamento�possono�avere�molte�diverse

funzioni.�È�la�funzione�che�è�importante�da

capire�per�il�giocatore�se�vogliono�essere�in

grado�di�regolare�il�loro�comportamento.�

Prendiamo�in�considerazione�un�giocatore�che

si�arrende�quando�perde.�La�funzione�del

comportamento�potrebbe�essere�una

mancanza�di�motivazione�per�giocare�bene.�Ma

spesso�incolpiamo�ingiustamente�la�scarsa

motivazione.�Forse�sono�colti�di�sorpresa�nei

loro�stessi�pensieri�come�“Non�c’è�niente�che

possa�fare”�e�agiscono�impotenti.�O�possono

anche�evitare�il�dolore�che�provano�quando

effettivamente�perdono�dopo�avere�dato�il�loro

meglio.�In�queste�occasioni�la�stessa�forma�di

comportamento�­arrendersi-�è�causata�da

diverse�funzioni.

Contrariamente,�una�funzione�può�essere�vista

in�molte�forme.�Per�esempio,�la�funzione�di�un

giocatore�che�normalmente�riduce�ed�evita

stati�di�difficoltà�interna�di�ansia�e�dolore�che

prova�durante�e�dopo�una�performance�scarsa

può�essere�visto�nella�forma�di�rabbia,

arrendersi,�scarsa�concentrazione,�e�inventare

scuse.�Più�vediamo�partite�attraverso�una�lente

funzionale�più�saremmo�efficaci�nell’identificare

la�causa�e�nel�mantenere�i�fattori�che

contribuiscono�a�un�pattern�comportamentale

che�è�sempre�il�primo�fattore�per�regolare�le

azioni�competitive.

�Uno�sguardo�alla�Funzione�dell’allenatore�e

del�comportamento�genitoriale

�importante�anche�sviluppare�consapevolezza

delle�funzioni�del�nostro�stesso�allenare�e�dei

comportamenti�genitoriali.�Per�esempio,�so�che

quando�ho�urgenza�di�comunicare�la�mia

frustrazione�a�un�giocatore,�ci�possono�essere

diverse�funzioni�del�suo�comportamento.�In

alcuni�casi�potrei�fare�la�scelta�consapevole�di

motivare�il�giocatore�arrabbiandomi.�Ma�la

rabbia�spesso�serve�altre�funzioni,�potrei�essere

colto�nel�giudicare�la�prestazione�del�giocatore

come�“non�va�abbastanza�bene,�dovrebbero

fare�molto�meglio”.�oppure�la�rabbia�potrebbe

servire�erroneamente�a�ridurre�il�sentimento�di

imbarazzo�e�rabbia�che�provo�verso�la�scarsa

prestazione�del�giocatore.�E�questa�sfida�è

spesso�da�genitori�che�provano�in�maniera

naturale�le�emozioni�più�forte�quando

guardano�i�giocatori�sfidarsi.�Quindi�è�anche

importante�per�allenatori�e�parenti�di

monitorare�le�loro�sensazioni,�se�vogliamo

aumentare�intenzionalmente�le�nostre

interazioni�con�i�giocatori.�Cambiare

comportamento,�specialmente�quando�è

abituale,�è�difficile�per�giocatori,�allenatori,�e

genitori.�Ma�può�essere�fatto�in�maniera

efficace�quando�si�tiene�d’occhio�alla

comprensione�delle�funzioni�dei

comportamenti.

Page 43: Tennis World Italia n. 33

L’IMPORTANZADI

GUARDAREOLTRELA

SUPERFICIEDEL

COMPORTAMENTO

LEGATOALLAPARTITA

byFedericoCoppini

Contesto,�Forma,�e�Funzione...�

Ci�sono�tre�fattori�da�considerare�quando�sisviluppa�la�comprensione�del�comportamentodi�un�giocatore�durante�una�partita:�

-�Contesto-�il�Contesto�è�la�situazione�in�cui�di

solito�si�presenta�il�comportamento.�Se,�per

esempio,�un�particolare�comportamento�si

presenta�solo�in�determinate�situazioni�della

partita.

-�La�Forma-�La�Forma�è�ciò�che�vediamo�del

comportamento.�Quindi,�per�esempio,�un

giocatore�che�si�arrende�quando�perde,�un

giocatore�che�gioca�male�sotto�pressione,�o�un

giocatore�che�si�arrabbia�quando�non�rispetta�le

aspettative.

-�Funzione�­�la�Funzione�è�il�motivo�del

comportamento.�Quando�guardiamo�al

comportamento�attraverso�lenti�funzionali�ci

chiediamo�ripetutamente,�“Perché�il�giocatore

fa�così?”�“Quale�potrebbe�essere�il�motivo�per

cui�accade?”

Quando�osserviamo�in�maniera�approfondita�il

comportamento�del�giocatore�durante�una

partita�spesso�notiamo�che�simili�forme�di

comportamento�possono�avere�molte�diverse

funzioni.�È�la�funzione�che�è�importante�da

capire�per�il�giocatore�se�vogliono�essere�in

grado�di�regolare�il�loro�comportamento.�

Prendiamo�in�considerazione�un�giocatore�che

si�arrende�quando�perde.�La�funzione�del

comportamento�potrebbe�essere�una

mancanza�di�motivazione�per�giocare�bene.�Ma

spesso�incolpiamo�ingiustamente�la�scarsa

motivazione.�Forse�sono�colti�di�sorpresa�nei

loro�stessi�pensieri�come�“Non�c’è�niente�che

possa�fare”�e�agiscono�impotenti.�O�possono

anche�evitare�il�dolore�che�provano�quando

effettivamente�perdono�dopo�avere�dato�il�loro

meglio.�In�queste�occasioni�la�stessa�forma�di

comportamento�­arrendersi-�è�causata�da

diverse�funzioni.

Contrariamente,�una�funzione�può�essere�vista

in�molte�forme.�Per�esempio,�la�funzione�di�un

giocatore�che�normalmente�riduce�ed�evita

stati�di�difficoltà�interna�di�ansia�e�dolore�che

prova�durante�e�dopo�una�performance�scarsa

può�essere�visto�nella�forma�di�rabbia,

arrendersi,�scarsa�concentrazione,�e�inventare

scuse.�Più�vediamo�partite�attraverso�una�lente

funzionale�più�saremmo�efficaci�nell’identificare

la�causa�e�nel�mantenere�i�fattori�che

contribuiscono�a�un�pattern�comportamentale

che�è�sempre�il�primo�fattore�per�regolare�le

azioni�competitive.

Uno�sguardo�alla�Funzione�dell’allenatore�edel�comportamento�genitoriale

�importante�anche�sviluppare�consapevolezza

delle�funzioni�del�nostro�stesso�allenare�e�dei

comportamenti�genitoriali.�Per�esempio,�so�che

quando�ho�urgenza�di�comunicare�la�mia

frustrazione�a�un�giocatore,�ci�possono�essere

diverse�funzioni�del�suo�comportamento.�In

alcuni�casi�potrei�fare�la�scelta�consapevole�di

motivare�il�giocatore�arrabbiandomi.�Ma�la

rabbia�spesso�serve�altre�funzioni,�potrei�essere

colto�nel�giudicare�la�prestazione�del�giocatore

come�“non�va�abbastanza�bene,�dovrebbero

fare�molto�meglio”.�oppure�la�rabbia�potrebbe

servire�erroneamente�a�ridurre�il�sentimento�di

imbarazzo�e�rabbia�che�provo�verso�la�scarsa

prestazione�del�giocatore.�E�questa�sfida�è

spesso�da�genitori�che�provano�in�maniera

naturale�le�emozioni�più�forte�quando

guardano�i�giocatori�sfidarsi.�Quindi�è�anche

importante�per�allenatori�e�parenti�di

monitorare�le�loro�sensazioni,�se�vogliamo

aumentare�intenzionalmente�le�nostre

interazioni�con�i�giocatori.�Cambiare

comportamento,�specialmente�quando�è

abituale,�è�difficile�per�giocatori,�allenatori,�e

genitori.�Ma�può�essere�fatto�in�maniera

efficace�quando�si�tiene�d’occhio�alla

comprensione�delle�funzioni�dei

comportamenti.

Page 44: Tennis World Italia n. 33

“Trainingforthe

match?...Trainingisthe

match!”

Ilgiocatoreela“sua”

partita

byFedericoCoppini

Così�come�il�giusto�approccio�alla�vita�di�tutti�i

giorni�ti�allena�agli�eventi�futuri,�l’allenamento

quotidiano�eseguito�con�costanza�e�tenacia�ti

rende�più�pronto�alle�sfide�che�ogni�gara,

diversa�da�un’altra,�comporta.�Seguendo�tale

linea�di�pensiero,�ogni�palla�giocata�con

disattenzione�o�sufficienza�in�allenamento

potrà�avere�come�diretta�conseguenza�un

punto�perso�in�gara,�ovvero�un�“errore”�tecnico,

tattico,�mentale�o�di�altra�natura,

corrispondente�al�tipo�di�“disattenzione”,�voluta

o�meno,�mostrata�in�una�precedente�seduta�di

allenamento�riguardo�l’aspetto�relativo

all’errore�commesso.

L’attenzione�o�la�disattenzione,�l’impegno�o�la

lascivia,�e�quant’altro�attenga�le�doti�personali

che�occorrono�al�giocatore�per�sostenere�dei

matches,�sono�appunto�“personali”.�È�lui�che

decide�se�e�come�profondere�le�sue�energie�ed

immetterle�nella�situazione�di�gioco,�così�come,

anche�di�conseguenza,�soltanto�lui,�che�la�vive

in�prima�persona,�può�spiegare�la�partita.

L’analisi�vera�e�accurata,�insomma�definitiva,

del�match�può�avvenire�soltanto�quando�è

finito�e�l’esito�è�deciso.�Allora�non�si�può

aggiungere�nulla,�se�non�delle�ultime

considerazioni�e�dei�buoni�propositi�per

rendere�meglio�nei�matches�successivi.

La�dicotomia�di�fondo,�prevalente,�che�spesso

regge�il�gioco,�è�però�quella�che�si�stabilisce�tra

il�giocatore,�cioè�la�persona�direttamente

interessata�(con�le�proprie�abilità,�paure,

certezze…),�e�l’esterno�(popolato�da�genitori,

allenatore,�pubblico…),�dimenticando�che�solo

il�primo�può�veramente�“sentire”�(e�di

conseguenza�razionalizzare�per�esprimerle)�le

“vibrazioni”�o�i�“flussi�di�energia”�che

intercorrono�tra�lui�e�la�palla�ogni�volta�che�la

colpisce,�quindi�spiegare�cosa�ha�provato�in

quel�preciso�momento,�in�quel�dato�punto,�in

presenza�di�determinate�condizioni�ambientali,

vivendo�pertanto�una�particolare�dimensione

psico-fisica�che�ha�deciso�l’esito�finale�del

colpo.�Il�giocatore�vive�la�“sua”�partita,

oggettiva�nella�sua�soggettività,�immune�a

qualsiasi�opinione�o�tentativo�di�analisi�esterni,

che�in�realtà�lasciano�il�tempo�che�trovano.

Vai�avanti,�gioca�le�infinite�partite�della�tua�vita

finché�non�ne�sarai�sazio,�sicuramente�mai�se

sei�un�vero�giocatore.�Ed�evolviti�nel�tempo�e

nello�spazio,�sviluppando�le�potenzialità�che

man�mano�scopri�di�possedere.�Approfondisci

la�conoscenza�di�te�stesso�e�leggerai�meglio

ogni�partita�così�come�ogni�istante�della�tua

vita.

Page 45: Tennis World Italia n. 33
Page 46: Tennis World Italia n. 33

Laforzanel

Doppio

byUmbertoLongoni

Se�qualcuno�vi�chiedesse

quale�tipo�di�giocatore�sia�unbuon�doppista,�vi�verrannoin�mente�certecaratteristiche�tecniche�:

ottimo�servizio�e�incisivarisposta,�buoni�fondamentali,veloce�conquista�della�rete,pregevole�gioco�al�volo�e

senso�della�posizione.�Sonod’accordo�ma,�come�al�solito,sottolineo�gli�aspettipsicologici:�per�prima�cosa,direi�che�un�buon�doppistaama�giocare�il�doppio�e�nonlo�considera�un�ripiego.�Gli

piace�fare�parte�di�un�team,

sebbene�composto�di�soli

due�elementi,�è�portato�a

condividere�e�a�comunicare.

In�effetti,�i��tennisti�di�club

spesso�credono�che�nel

doppio�uno�più�uno�debba

fare�due.�Invece�può

accadere�che�la�somma�dei

due�giocatori�sia�quattro,

perché�la�coppia�è

armonicamente

complementare�e�così�unita

che�ciascuno�supplisce�alle

lacune�dell’altro�ed�esalta�i

pregi�del�compagno.�Oppure

la�somma�dei�giocatori�può

avvicinarsi�allo�zero,�perché�i

due�non�si�“trovano”,�perché

non�sono�fatti�per�il�doppio,

o�perché�il�loro�gioco�viene

reciprocamente�sminuito

dalle�caratteristiche�tecniche

individuali.�O�magari,�tra�i

due,�sussistono

incomprensioni�o�c’è�uno

che�sottolinea�ogni�errore

del�compagno�e�così

quest’ultimo�annega�in�un

mare�di�insicurezze.�Del

resto,�nei�doppi�di�tennis

club�le�coppie�formate�da�un

“persecutore”�e�da�una

“vittima”,�sono�frequenti:

l’avete�notato�anche�voi?

La�luna�di�miele,�di�sale�e�difiele

Specialmente�a�basso�e

medio�livello,�comunque,�vi

sono�fasi�nella�coppia�che

tendono�a�ripetersi�se�le

cose�in�campo�non�vanno

bene�o�se�la�coppia�non�è

ben�assortita.�Quando�il

match�inizia,�tra�i�due

partners�di�doppio,�di�solito

è�un’autentica�luna�di�miele.

Ai�primi�errori,�si�dicono

“Scusa”,�“Peccato,�bravo�lo

stesso”,�“Ma�no...avrei

sbagliato�anch’io”,�“Non�fa

niente”,�“La�colpa�non�è�tua

ma�è�mia...”,�e�altre�sviolinate

che�avrete�sentito�infinite

volte.�Poi,�appena�la�coppia

incomincia�a�trovarsi�“sotto”

nel�punteggio,�il�tono

cambia,�l’atmosfera�si�fa

densa�ed�inizia�la�luna�di

sale,�con�le�reciproche

critiche�e�recriminazioni,

prima�in�modo�soffuso�e

contenuto,�poi�sempre�più

aperte�e�astiose.�Infine,

specialmente�se�ci�si

approssima�alla�sconfitta,�si

può�scivolare�nella�fase

estrema,�quella�della�luna�di

fiele:�la�coppia�scoppia

totalmente,�nel�senso�che

ormai�entrambi�giocano�un

solitario�singolo�mandandosi

regolarmente�a�quel�paese,

criticandosi�ferocemente�a

parole�o�in�modo

inequivocabile�tramite�i

messaggi�del�corpo�e�i�gesti

d’impazienza.

Quando�il�doppio�dà�il

meglio

Invece�il�doppio�funziona

quando�la�coppia�sa

mantenere�stima�e�rispetto

reciproco�anche�nei�momenti

bui.�Quando�ci�si�continua�a

dare�fiducia�e�sostegno

nonostante�le�difficoltà,

allora�aumentano�le

possibilità�di�fornire�una

buona�prestazione.�Ricordate

e�tenetene�conto�nei

confronti�del�vostro

compagno:�una�condizione

essenziale�per�giocare�bene

in�doppio�è�sentirsi�liberi.

Liberi�di�osare�quando�se�ne

presenta�l’occasione,�liberi�di

sbagliare�o�di�commettere

un�doppio�fallo.�Questa

libertà�può�consentirla

soltanto�l’altro�componente

della�coppia�con�il�suo

atteggiamento�disteso,

tranquillo,�tollerante�e

sempre�volto�al�sostegno,�ad

incoraggiare�e�non�a

criticare.�Purché�anche�voi,

per�primi,�vi�comportiate�nel

medesimo�modo!

�Il�bisogno�del�contattofisico

Non�è�un�caso�se�i

professionisti�che�giocano�il

doppio,�o�comunque�le

coppie�di��buon�livello,

cercano��il�contatto�fisico�(�si

danno�il�“cinque”,��si

pongono�una�mano�sulla

spalla,�ecc.)�e�le�parole:�lo

fanno�continuamente,�dopo

ogni�punto�,�e�non�ha

importanza�se�il�punto�sia

stato�vinto�o�perso.�Lo�fanno

per�comunicarsi�scelte

tattiche�e�strategie,�ma

soprattutto�per�sostenersi�a

vicenda�perché�sanno�che

l’armonia�di�squadra�e�il

reciproco�sostegno�sono�le

armi�che�possono�farli

vincere.�Lo�fanno�perché

uno�ha�sempre�bisogno

dell’altro,�anche�se�l’altro

fosse�in�giornata�negativa.

Provate�anche�voi�ad

assumere�questo

atteggiamento:

indipendentemente�dal

vostro�tasso�tecnico,

diventerete�doppisti�più�forti

e�molti�vi�vorranno�per

compagno

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Laforzanel

Doppio

byUmbertoLongoni

Se�qualcuno�vi�chiedesse

quale�tipo�di�giocatore�sia�unbuon�doppista,�vi�verrannoin�mente�certecaratteristiche�tecniche�:

ottimo�servizio�e�incisivarisposta,�buoni�fondamentali,veloce�conquista�della�rete,pregevole�gioco�al�volo�e

senso�della�posizione.�Sonod’accordo�ma,�come�al�solito,sottolineo�gli�aspettipsicologici:�per�prima�cosa,direi�che�un�buon�doppistaama�giocare�il�doppio�e�nonlo�considera�un�ripiego.�Gli

piace�fare�parte�di�un�team,

sebbene�composto�di�soli

due�elementi,�è�portato�a

condividere�e�a�comunicare.

In�effetti,�i��tennisti�di�club

spesso�credono�che�nel

doppio�uno�più�uno�debba

fare�due.�Invece�può

accadere�che�la�somma�dei

due�giocatori�sia�quattro,

perché�la�coppia�è

armonicamente

complementare�e�così�unita

che�ciascuno�supplisce�alle

lacune�dell’altro�ed�esalta�i

pregi�del�compagno.�Oppure

la�somma�dei�giocatori�può

avvicinarsi�allo�zero,�perché�i

due�non�si�“trovano”,�perché

non�sono�fatti�per�il�doppio,

o�perché�il�loro�gioco�viene

reciprocamente�sminuito

dalle�caratteristiche�tecniche

individuali.�O�magari,�tra�i

due,�sussistono

incomprensioni�o�c’è�uno

che�sottolinea�ogni�errore

del�compagno�e�così

quest’ultimo�annega�in�un

mare�di�insicurezze.�Del

resto,�nei�doppi�di�tennis

club�le�coppie�formate�da�un

“persecutore”�e�da�una

“vittima”,�sono�frequenti:

l’avete�notato�anche�voi?

La�luna�di�miele,�di�sale�e�difiele

Specialmente�a�basso�e

medio�livello,�comunque,�vi

sono�fasi�nella�coppia�che

tendono�a�ripetersi�se�le

cose�in�campo�non�vanno

bene�o�se�la�coppia�non�è

ben�assortita.�Quando�il

match�inizia,�tra�i�due

partners�di�doppio,�di�solito

è�un’autentica�luna�di�miele.

Ai�primi�errori,�si�dicono

“Scusa”,�“Peccato,�bravo�lo

stesso”,�“Ma�no...avrei

sbagliato�anch’io”,�“Non�fa

niente”,�“La�colpa�non�è�tua

ma�è�mia...”,�e�altre�sviolinate

che�avrete�sentito�infinite

volte.�Poi,�appena�la�coppia

incomincia�a�trovarsi�“sotto”

nel�punteggio,�il�tono

cambia,�l’atmosfera�si�fa

densa�ed�inizia�la�luna�di

sale,�con�le�reciproche

critiche�e�recriminazioni,

prima�in�modo�soffuso�e

contenuto,�poi�sempre�più

aperte�e�astiose.�Infine,

specialmente�se�ci�si

approssima�alla�sconfitta,�si

può�scivolare�nella�fase

estrema,�quella�della�luna�di

fiele:�la�coppia�scoppia

totalmente,�nel�senso�che

ormai�entrambi�giocano�un

solitario�singolo�mandandosi

regolarmente�a�quel�paese,

criticandosi�ferocemente�a

parole�o�in�modo

inequivocabile�tramite�i

messaggi�del�corpo�e�i�gesti

d’impazienza.

Quando�il�doppio�dà�il

meglio

Invece�il�doppio�funziona

quando�la�coppia�sa

mantenere�stima�e�rispetto

reciproco�anche�nei�momenti

bui.�Quando�ci�si�continua�a

dare�fiducia�e�sostegno

nonostante�le�difficoltà,

allora�aumentano�le

possibilità�di�fornire�una

buona�prestazione.�Ricordate

e�tenetene�conto�nei

confronti�del�vostro

compagno:�una�condizione

essenziale�per�giocare�bene

in�doppio�è�sentirsi�liberi.

Liberi�di�osare�quando�se�ne

presenta�l’occasione,�liberi�di

sbagliare�o�di�commettere

un�doppio�fallo.�Questa

libertà�può�consentirla

soltanto�l’altro�componente

della�coppia�con�il�suo

atteggiamento�disteso,

tranquillo,�tollerante�e

sempre�volto�al�sostegno,�ad

incoraggiare�e�non�a

criticare.�Purché�anche�voi,

per�primi,�vi�comportiate�nel

medesimo�modo!

Il�bisogno�del�contattofisico

Non�è�un�caso�se�i

professionisti�che�giocano�il

doppio,�o�comunque�le

coppie�di��buon�livello,

cercano��il�contatto�fisico�(�si

danno�il�“cinque”,��si

pongono�una�mano�sulla

spalla,�ecc.)�e�le�parole:�lo

fanno�continuamente,�dopo

ogni�punto�,�e�non�ha

importanza�se�il�punto�sia

stato�vinto�o�perso.�Lo�fanno

per�comunicarsi�scelte

tattiche�e�strategie,�ma

soprattutto�per�sostenersi�a

vicenda�perché�sanno�che

l’armonia�di�squadra�e�il

reciproco�sostegno�sono�le

armi�che�possono�farli

vincere.�Lo�fanno�perché

uno�ha�sempre�bisogno

dell’altro,�anche�se�l’altro

fosse�in�giornata�negativa.

Provate�anche�voi�ad

assumere�questo

atteggiamento:

indipendentemente�dal

vostro�tasso�tecnico,

diventerete�doppisti�più�forti

e�molti�vi�vorranno�per

compagno

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TENNISESALUTE

LOMBALGIA:

UNFENOMENO

INSIDIOSO

SOPRATTUTTONEI

GIOVANITENNISTI

byAdrianoS.

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Più�del�50%�dei�giovani�tennisti�ha�sofferto

di�lombalgia,�un�fenomeno�insidioso�in

particolar�modo�durante�la�crescita�e�la�cui

progressione�può�anche�essere�silente�fino

alla�prima�manifestazione�dolorosa.�L5�è�la

vertebra�più�frequentemente�interessata,�ma

se�protrusioni�ed�ernie�sono�le�'protagoniste'

indiscusse�nell'età�adulta,�spesso�e�in

particolar�modo�nei�giovani�la�lombalgia�è

dovuta�a�stiramento�di�legamenti�e�muscoli�o

a�sindrome�da�overuse�con�infiammazione

delle�faccette�articolari,�potendo�esser

correlata�persino�a�fenomeni�di�spondilolisi�e

spondilolistesi.

Un�recente�studio�(Campbell�et�al)�pubblicato

sul�Journal�of�applied�biomechanics

conferma�come�l'iperlordosi�che�accompagna

certi�movimenti�sia�deleteria�per�i�giovani

tennisti:�l'iperestensione�di�cui�necessita�il

servizio�in�kick,�le�rotazioni�del�busto�nel

diritto�open�stance�e�nel�rovescio�bimane,

sono�tutti�movimenti�che�comportano�un

disallineamento�delle�faccette�articolari�L4-

L5,�uniti�a�un�deficit�nella�rotazione�interna

dell'anca,�con�un�meccanismo�simile�a�quanto

avviene�per�il�dorso�con�la�spalla.�Pertanto,

per�quanto�riguarda�il�parere�medico,�sono

movimenti�che�andrebbero�evitati�almeno

fino�ai�12�anni,�quantomeno�nei�ragazzi�a

rischio...Movimenti�poco�fluidi,�allenamento

eccessivo,�lunghi�viaggi�(col�perdurare�della

posizione�seduta)�sono�altri�fattori

predisponenti.�Da�un�interessante�studio

(Journal�of�science�and�medicine�in�sports,

Correja�et�al)�è�emerso�che�i�giocatori

sintomatici�per�lombalgia�hanno�in�comune

una�muscolatura�addominale�deficitaria,

minore�attivazione�dei�muscoli�estensori�e

minore�co-contrazione�muscolare:�tutti

fattori�che�potrebbero�evitare�al�tronco�di

scaricare�sullacolonna�i�traumatici�movimenti

di�torsione�a�cui�è�sottoposto�durante�la

pratica�del�tennis.�E'�questo�un�tema�che

andrebbe�pertanto�approfondito�nella

preparazione�atletica�dei�giovani�tennisti.

Particolare�attenzione�infine�alle�patologie

imitatrici:�basta�ad�esempio�una�lieve

distorsione�alla�caviglia�ad�indurire�un'intera

catena�cinetica.�Si�induriranno�i�peronieri,�a

seguire�il�bicipite�femorale,�poi�l'apparato

muscoloscheletrico�del�bacino�e�tutto�si

ripercuoterà�sul�tratto�lombosacrale.�Inoltre,

escludere�sempre�patologie�importanti,�come

neoplasie�o�calcolosi,�che�a�loro�volta

possono�comportare�dolore�cronico

imitatore:�look�outside�the�box!

Terapie

Premesse

-�E'�importante�anche�per�i�ragazzi

controllare�i�valori�di�Vitamina�D�e�limitare

ciò�che�può�peggiorare�una�predisposizione.

-�Una�camminata�lenta,�che�funge�da�vero�e

proprio�stretching�dinamico,�è�semplice�e

salutare,�sia�prima�che�dopo�l'esercizio�fisico.

-�Non�esiste�una�cura�definitiva,�non�esistono

miracoli�e�la�risposta�alle�terapie�è

soggettiva.�Prevenire�è�sempre�meglio�che

curare.

-�Ci�vogliono�in�media�6�settimane�per�unrecupero�completo�dopo�un�evento�acuto.

-�Evitate�stregoni�e�i�non�professionisti�delsettore!

PREFERIBILMENTE�NO

corticosteroidi

SIacquaterapiamanipolazioniinfiltrazionimesoterapia

agopunturaoppiaceiyogaginnastica�posturalesuperfici�percettive

�14°�Congresso�Mondiale�della�STMS

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