Tennis world iIalia numero 19

100
TENNIS WORLD Nascita di un newyorker CiCi Bellis Una giovane tennista, agli Us Open impegnata solo nei tornei juniores. Lucic Baroni In un battito di ciglia la Lucic ha creato la sua giornata perfetta. Tennis e Alchimia La forza che serve per vincere ed emergere Settembre - numro 20

description

Numero 19 di Tennis World in Italiano

Transcript of Tennis world iIalia numero 19

Page 1: Tennis world iIalia numero 19

TENNIS WORLD

Nascita di un newyorker

CiCi Bellis

Una giovane tennista, agli UsOpen impegnata solo nei torneijuniores.

Lucic Baroni

In un battito di ciglia la Lucicha creato la sua giornataperfetta.

Tennis e Alchimia

La forza che serve per vincereed emergere

Settembre - numro 20

Page 2: Tennis world iIalia numero 19

La storia degli US Open in5 finali memorabili

di Roberto Marchesani

Ashe-Okker 1968La prima finale – da quando il torneo è Open – èsubito storica. Per la prima volta un nero vinceun torneo del Grande Slam. Un dilettante vinceil primo US Open della storia, aperto dunqueanche ai professionisti. E’ Arthur Ashe, chepoche settimane prima a Merion aveva anchevinto gli US Championships riservato agliamateurs (titolo che verrà riproposto anchel’anno successivo, per l’ultima volta, consuccesso di Stan Smith). La finale è giocata aForest Hills, sull’erba, nel vecchio (ma glorioso)West Side Tennis Club, un meraviglioso circolosituato nel Queens, un quartiere di media

York, è un drammatico five-setter. Unaconclusione degna per un edizione che è storicaper definizione. Ashe vince 14-12 5-7 6-3 3-6 6-3in una splendida maratona di 3 orecaratterizzata da saggi di serve-and-volley daconsegnare ai posteri. I 7.100 spettatori delWSTC possono dire di aver visto la miglior finaledegli ultimi 20 anni, dall’indimenticabileGonzales-Schroeder del 1949. E’ la vittoria dellaconsacrazione per questo leggendario atleta diRichmond, che ha segnato una discreta paginadi storia tennistica. Mette a segno 28 ace (controgli 11 di Okker) ma quello che colpisce è la suapresenza sul campo, l’abilità tecnica e strategica

Page 3: Tennis world iIalia numero 19

E’ la corona per il ’68, un anno formidabile nel qualevince 10 tornei e mette insieme 26 vittorie consecutivedurante l’estate

sempre lucidissime. E’ la corona per il ’68, unanno formidabile nel quale vince 10 tornei emette insieme 26 vittorie consecutive durantel’estate, numeri che gli avrebbero consegnato didiritto il n°1 del tennis mondiale per la stagione,sia tra gli amatori che tra i professionisti, ma chesolo la presenza di un altro fenomeno come RodLaver gli può negare. Laver vince Wimbledon, ilPacific Southwest, gli US Pro a Boston e altri 7titoli, non potendo che essere lui il n°1. Ashe terminerà l’anno al n°2, ma il suo segnoagli US Open rimane indelebile. 29 anni dopo intitoleranno il più grande campocentrale del mondo con il suo nome.

Page 4: Tennis world iIalia numero 19

Connors-Borg 1976 Il capolavoro di Jimmy Connors? Probabile. Un'altra finalememorabile va in scena nel 1976, l’anno del Bicentenariodell’Indipendenza degli United States of America. Si giocasempre al West Side Tennis Club, ma sulla terra verde (laHar-Tru come la chiamano da quelle parti). E’ una terradiversa da quella europea. La composizione di base non puòche essere più o meno la stessa anche se gli effetti della pallasono leggermente diversi. La terra è resa più scivolosa,leggermente più veloce, attutendo un po’ gli effetti dello spin,di conseguenza il gioco difensivo paga di meno, e premia unpo’ di più chi spinge. A Connors non glielo devi certochiedere due volte. Con il suo gioco d’istinto e quel rovescioche per me non ha avuto eguali nella storia, gioca un torneofavoloso, come tutta l’estate del resto, arriva in finale e trovaBorg, il quale ha i favori del pronostico per via di unamaggiore attitudine (discutibile comunque). Il vecchio ranking non mette in palio il 1° posto, maeffettivamente è una finale per il n°1. Chi vince è il Re del1976. I due danno vita ad una finale serratissima, di unintensità che a Forest Hills non si era mai vista. Lottano per3 ore e un quarto, iniziano di pomeriggio e terminano di sera.E’ la prima finale della storia di uno Slam che termina sottole luci artificiali, ed è degna, altrochè.

Il capolavoro di Jimmy Connors

Page 5: Tennis world iIalia numero 19

Connors gioca divinamente il primo set,sommergendo di vincenti Borg, il quale peròreagisce nel secondo e approfittando anche di uncalo dell’americano rimettendo le cose in parità.Nel terzo set c’è un tie-break di 20 punti. E’l’highlights del torneo. Connors annulla 4 set-point (uno addirittura con l’ace! Da non credere– l’unico della sua partita!), sfodera almeno 4soluzioni d’attacco che sono lo specchio dellasua personalità, della sua concezione di vita,azzardo, con un paio di traccianti di rovescio cheportano il match dalla sua. Il quarto set è lottato,ma la sensazione è che Connors il colpo decisivol’abbia già dato e che debba solo tenere duro,controllare e chiudere. E cosi fa. 6-4 3-6 7-6 6-4.

I due nel post-match si danno appuntamento alMasters di Houston per la bella decisiva, maentrambi non ci saranno. Connors preferiràgiocare la ricchissima Challenge Cup a Las Vegasdel circuito di Hunt, del WCT. Una gran finale,tra fondo campisti, ma di livello assoluto. Evedere la T-2000 contro la Donnay è sempre ungran bell’effetto, soprattutto se maneggiate dadue fenomeni del genere.

McEnroe-Borg 1980Fermi tutti. Perchè se la vostra domanda è “mac’è una finale che si possa considerare come lamigliore della storia degli US Open?” beh, forsesiete arrivati alla stazione giusta. Certamente cisono, e ci saranno sempre, diversi filoni dipensiero, chi preferirà una piuttosto cheun'altra, ma secondo me nessuna finaleracchiude, come la seguente, un mix cosicompleto ed esplosivo di fattori determinanti,per me tali da conseguirgli il titolo di migliorfinale del torneo. Attesa, tensione, contrasto,qualità, intensità, equilibrio. C’è tutto. John McEnroe e Bjorn Borg avevano giocato duemesi prima la più grande finale della storia diWimbledon. I primi due giocatori del mondostavano dominando la scena di questo sport daquasi due anni, instaurando una rivalità che nonsi può descrivere.

Page 6: Tennis world iIalia numero 19

Gli US Open erano attesissimi per una rivincita,e loro non tradiranno le attese, arrivandoentrambi in finale – dopo che se ne era parlatoossessivamente per le tre settimane precedenti.Di solito (o spesso, fate voi) la grande attesa diun grande evento può essere seguito da unospettacolo non eccezionale, a volte anchemediocre. In questo caso no. Qualche finale ha presentato una qualità mediamigliore di questa? D’accordo, ma non l’ha poiabbinata con tutta una serie di fattori che soloquesta finale presenta nell’Era Open agli USOpen. Non sappiamo quale sia il più grande rimpiantodella carriera di Borg, ma questo match potrebbeessere nella sua Top3. Lo svedese ci arriva dopo aver vinto i primi 2Slam stagionali, in piena corsa per emulare RodLaver. Il torneo americano non l’ha mai vistotrionfare. Certo che c’è il Genio dall’altra parte,ma la sensazione era che potesse essere l’annobuono.

Ed è qui che il vikingo parte per un impresa chesarebbe divenuta epica. Vince il terzo set al tie-break e vince il quarto 7-5dopo un lottatissimo 12° game strappato conuna micidiale risposta incrociata vincente. Sul 2set pari McEnroe sente che fisicamente sta percedere (lo ammetterà più tardi), Borg, l’uomo dighiaccio, l’uomo instancabile, ha ripreso ilcontrollo, quasi fisico, del match. Non può perderla. Nessuno pensa in quelmomento che possa perderla, dopo una rimontacosi. Ma la perderà, dopo un altro scippodell’arbitro sul 3-3 che lo manda totalmente nel

Borg dilania (dilania) il primo set, che avrebbevinto 10 volte su 10 se lo rigiocavano, e che forsegli avrebbe consegnato il titolo, cambiando tuttele prospettive del match. E’ in controllo dei giochi, va a servire due volteper il set (sul 5-4 e sul 6-5) ma si fa brekkare. Neltie-break un errore clamoroso dell’arbitro gliscippa un punto, un doppio-fallo viene invecetrasformato in ace di seconda per McEnroe, chevince il primo set. E’ una mazzata per l’uno, una rinascita perl’altro. Facile capire il perché il secondo setfinisce in un 6-1 senza storia per l’americano. Eda un possibile set a zero per Borg, lo svedese siritrova in un amen due set a zero sotto.

Page 7: Tennis world iIalia numero 19

E' qua che Wilander scrive il capolavoro della suacarriera, non solo tecnico ma soprattutto tattico

pallone, due doppi falli e break – decisivo – diMcEnroe, che si era salvato da campione sul 2-10-30. McEnroe vince 7-6 6-1 6-7 5-7 6-4, fermaBorg e si conferma campione a New York.

Wilander-Lendl 1988La finale più lunga della storia degli US Open(4h55m) non poteva non entrare nella Top5, conuna lotta infinita tra Mats Wilander e IvanLendl. Due che hanno basato tutta la carriera sulgioco da fondo, in maniera diversa, più difensivolo svedese, più offensivo il ceko, non potevanonon dar luce ad una battaglia lunghissima – e le4h47m della finale dell’anno prima ne sono latestimonianza (e la finale ‘87 durò pure 4 set, seandavano al quinto rischiavano le 6 ore).

Ma è qua che Wilander scrive il capolavoro dellasua carriera, non solo tecnico ma soprattuttotattico, andando a rete oltre 50 volte, utilizzandoil rovescio slice in alternativa a quello copertoper mandare in confusione l’avversario. Verràpremiato. Rino Tommasi diceva “Dopo la quartaora di gioco, Mats Wilander è il più fortegiocatore del mondo”. Quella notte – alle 3:17 del mattino ora italianaper chi seguiva il match in diretta su Italia Uno– Rino gridò “Mats Wilander è il primo giocatoredel mondo!!!”. Si, perchè lo svedese vinse 6-4 4-6 6-3 5-7 6-4 inun match che metteva in palio il trono mondiale,detenuto da Lendl. Wilander si arrampicò sull’ultimo gradino e si

Page 8: Tennis world iIalia numero 19

issò per la prima volta in vetta, con il suo primo (e unico) USOpen, corona di una stagione fantastica con 3 Slam vintiall’attivo (Australian Open, Roland Garros e New York). Solo3 finali finiranno al 5° set a Flushing Meadows dopo diquesta : nel 1999, nel 2009 e nel 2012 con vittorie di Agassi,Del Potro e Murray. Quest’ultima – 2012 – totalizzò untempo di 4h54m, per una manciata di secondi non eguagliòla durata la finale del 1988. Le finali più lunghe della storiadegli US Open premiarono Murray e penalizzarono il suocoach, Lendl, presente nel box dello scozzese durante iltrionfo che gli diede il primo Slam della carriera, il primo perun britannico dal 1936.

Federer-Agassi 2005Negli ultimi anni non c’è stata una finale che nettamente sistaglia sulle altre. Posso pensare al Sampras-Agassi del ’95,alle tre Nadal-Djokovic (2010,’11,’13) straordinarie perintensità, a quelle più storiche che belle di Del Potro (2009) eMurray (2012). Premio questa del 2005, breve ma con unconcentrato di qualità ed emozioni molto speciale. E’ l’ultimafinale di Agassi, a 15 anni di distanza dalla prima, persa conSampras. Gli tocca un Federer nel suo prime fisico, 24enne,mentre lui ne ha 35. Giocano una gran partita, direi sontuosanel terzo set. Agassi avrebbe meritato quel set, anche se credonon potesse cambiare le sorti del match. Molto difficile.

E’ l’ultima finale di Agassi, a 15 anni di distanza dalla prima, persa con Sampras.

Page 9: Tennis world iIalia numero 19

Per mezz’ora i due giocano a ping-pong, è unospettacolo assoluto.

Roger in quella partita è discontinuo, un po’come in tutto il torneo, ma arriva a dei picchiche non sono spiegabili. Per valori assoluti è ilmiglior Federer di sempre se consideriamoforma atletica e qualità esplosiva, paragonabile aquello dell’Australian Open 2007. E difatti ci regala almeno una ventina di puntiassolutamente inspiegabili, non so trovare unaltro termine cosi rappresentativo. Per mezz’orai due giocano a ping-pong, è uno spettacoloassoluto. Il bello è che Roger arriva al tie-break, quasisoffrendo, ma poi gioca un tie-break perfetto.Perde il primo punto (fenomenale drop diAgassi) e poi ne fa 7 di fila, incorniciato conl’ultimo, una risposta di rovescio devastante chespacca la riga.

La partita finisce li, non può che finire li. Ilquarto set è un assolo. Agassi saluta il pubblico eRoger si invola verso il suo 6° Slam, il 2°consecutivo a New York. Ne vincerà altri 11 diSlam da allora, e adesso si presenta 9 anni dopoancora con l’ambizione di vincere il titolo.

Page 10: Tennis world iIalia numero 19
Page 11: Tennis world iIalia numero 19

Sampras, Agassi e la lorostorica rivalità agli US Open

di Princy Jones

“Pericolo – Seinfeld, uova – burro e marmellata,indipendente – repubblicano...” un estratto dellospot della NIKE con Pete Sampras e AndreAgassi fa così. La lista va avanti, mostrandoquanto contrastanti siano nella vita, con le lorodifferenze che vanno oltre il campo. Uno èreticente e disinvolto mentre l’altro è stravagantee carismatico; le persone e la stampa ritengonoche uno sia noioso, mentre l’altro spettacolare.Sampras ed Agassi costituiscono due estremi,nessuna meraviglia che la loro rivalità sia cosìaffascinante!Prima di Federer e Nadal, era Sampra e Agassi. Iltennis degli anni ’90 consisteva soprattutto diquesti due americani, che avevano quasi lastessa età. Agassi è diventato professionista nel1986; Sampras due anni dopo. Il successo fenomenale di Agassi durante la suaadolescenza gli ha fatto guadagnare presto laterza posizione in classifica, e indicato come stardel futuro.

Aveva anche un enorme numero di fan, grazie aisuoi look e al suo abbigliamento in camposgargiante. Inoltre, fece scalpore quandodenunciò Wimbledon per essere troppotradizionale, attaccando il suo codice diabbigliamento. Il giovane ribelle talentuoso erauna star in ogni modo.Sampras, d’altro canto, ebbe un inizio lento.Diversamente da Agassi, non aveva record sottoil suo nome, e soffrì di molte uscite prematuredai tornei. Comunque, la sua svolta avvennequando raggiunse i quarti di finale agli US Opendel 1989.Quando questi due giovani giocatori (Agassi 20anni; Sampras 19) si incontrarono nella finaledegli US Open del 1990, le statistiche erano afavore di Agassi, che aveva una carriera migliorealle spalle rispetto a quella di Sampras in quelmomento. Diversamente dalle aspettative,Sampras fermò Agassi in una finale a sensounico 6-4, 6-3, 6-2. Il mondo osserva conincredulità quando un timido adolescente dallaCalifornia fa arrabbiare una sostenuta superstardi Las Vegas con i capelli lunghi. Questo fu lospartiacque nella storia del tennis, e anche nellevite di entrambi i giocatori.

Page 12: Tennis world iIalia numero 19

Sampras detiene il primato di vittorie con 20-14,con 4-1 solo in finali di Grandi Slam.

Diventare il più giovane vincitore degli US Opendella storia cambiò la vita e la carriera diSampras. Venne catapultato alla fama e al N.5della classifica. Nel giro di pochi anni, Samprasdivenne il numero 1 del mondo e vincitore didiversi Slam. Anche se dovette affrontareavversari come Jim Courier, Stefan Edberg,Boris Becker, Goran Ivanisevic, ecc... nientepoteva caricare l’emozione quanto la sua rivalitàcon Andre Agassi.La loro rivalità è sempre stata speciale. Anche sele statistiche mostrano Sampras molto avanti adAgassi con i suoi 14 Grandi Slam (6 in più diAgassi). Entrambi sono stati i migliori del lorotempo – Sampras il miglior servizio e volèe;Agassi il miglior ribattitore.

Page 13: Tennis world iIalia numero 19

Quando Agassi fece un incredibile ritorno nel ’98,nessuna sorpresa che Sampras fosse tra quelli che hagoduto maggiormente del “ritorno del figliol prodigo”

Sampras detiene il primato di vittorie con 20-14,con 4-1 solo in finali di Grandi Slam.Mentre Sampras ha avuto una carriera stabile, ilgioco di Agassi ha sofferto di gravi momenti dicrisi dovuti al suo stile di vita e a problemipersonali. La sua breve assenza dal gioco dovutaa una forma in declino ha portato via moltaemozione dal tennis. Sampras in precedenza harimarcato: ”Il gioco ha veramente bisogno di lui;lui è quello che mette il tennis in prima paginanella sezione sportiva. Ma penso che tornerà. Èun tennista.” Quando Agassi fece un incredibile ritorno nel’98, nessuna sorpresa che Sampras fosse traquelli che ha goduto maggiormente del “ritornodel figliol prodigo”.

Quando la forma di Sampras ha iniziato adeclinare verso la fine degli anni ’90, fu unperiodo di “seconda giovinezza” per Agassi, cheancora una volta iniziò a vincere major. Dopo lo storico di Sampras a Wimbledon nel2000, ha sofferto di siccità di Grandi Slam, unadelle strisce più lunghe della sua carriera. Il 13 volte campione di Slam subì due devastantisconfitte contro giocatori molto più giovani,Marat Safin (6-4, 6-3, 6-3) e Lleyton Hewitt (7-6,6-1, 6-1), rispettivamente nelle finali degli USOpen del 2000 e del 2001, dicendo che la suaclasse non poteva nulla contro la giovanepotenza ed agilità. Poi Sampras mise in mostraun tennis incredibile contro il suo arci-rivaleanche in quel periodo.

Page 14: Tennis world iIalia numero 19

I suoi quarti allo US Open del 2001 contro Agassi sonoconsiderati una delle più grandi partite nella storia deltennis. Sampras vinse 6-7, 7-6, 7-6, 7-6 in una partita in cuientrambi i giocatori non furono capaci di brekkare il serviziodell’altro. Quando la partita finalmente finì, la folla fece unastanding ovation. L’anno seguente fu testimone del culmine della loroaffascinante rivalità quando si incontrarono ancora una voltanella finale di Flushing Meadows. Era la loro terza finale allo US Open, e anche la terza finaleconsecutiva per Sampras. Sembrava a suo agio e sicuro di sécontro Agassi, un rivale le cui mosse e tattiche gli eranofamiliari, più di qualsiasi altro giocatore. Come previsto, Sampras fece arrabbiare il suo arci-nemico inmaniera significativa – 6-3, 6-4, 5-7, 6-4 – marcando così lafine del più lungo periodo di siccità e della carriera. Per Sampras, fu il modo perfetto per ritirarsi, dopo aver vintoil suo 14esimo titolo del Grande Slam. Ha finito dove ha iniziato – lo stesso campo, lo stesso rivale.Raramente la storia si ripete, e quel giorno, FlushingMeadows ne fu testimone.

Per Sampras, fu il modo perfetto per ritirarsi, dopo aver vinto il suo 14esimo titolo del Grande Slam

Page 15: Tennis world iIalia numero 19

Nadal’s Trials And TriumphsAt Flushing Meadows

di Laura Saggio

Il numero 2 al mondo si è ritirato. Rafa non è sceso incampo per l’ultimo Grand Slam stagionale

E così, ancora una volta, Rafael Nadal non èandato a New York. Il tormentato rapporto tra ilmaiorchino e lo slam americano continua, dianno in anno, dal 2009 ad oggi, a fare notizia.Già, perché gli US Open, nel bene o nel male,hanno da sempre segnato tra successi (è iltorneo che gli ha regalato il prestigioso CareerSlam) e infortuni la carriera del campionespagnolo. Riannodiamo i fili di questaintrecciata cronistoria partendo dal tweet diNadal pubblicato il 18 agosto alle ore 15: Sientoanunciar que no podré participar en el US Open,torneo en el que en los últimos años he tenidomuy buenos...

Primo febbraio 2009, si parte da Melbourne.Rafa batte in finale Roger dopo quasi 4 ore emezza di lotta serrata. Tra lacrime e sorrisi, lo spagnolo conquista il suosesto titolo Slam. Aggiudicatosi 4 Roland Garros,1 Wimbledon e 1 Australian Open, Nadal punta il

suo obiettivo, per la prima volta, sugli US Open,il traguardo che lo porterebbe a realizzare ilCareer Slam. Inizia così la sfida al titolo senzanon pochi punti interrogativi. Infatti, salvo laconquista del torneo australiano, il 2009 è unanno da dimenticare per Rafa: prima e unicasconfitta in carriera al Roland Garros per manodi Soderling, e la rinuncia alla difesa del titolovinto a Wimbledon un anno prima a causa diuna tendinite. Il campione dalla volontà di ferrorientra giusto in tempo per disputare il torneoamericano. Purtroppo l'epilogo non sarà a suofavore: lascerà il torneo in semifinale sconfittonettamente (62-62-62) dall'argentino Del Potro,che poi vincerà il torneo.

2010: l'anno di Rafa. Dopo una sconfitta neiquarti di finale agli Australian Open, lo spagnoloincassa le restanti tre prove dello Slam, tra cuifinalmente il suo primo e tanto atteso US Open.Vittoria, quest’ultima, che gli consente diaggiungere nella sua già ricca bacheca tutti equattro i titoli dello Slam (Carrer Slam).Obiettivo centrato.

Page 16: Tennis world iIalia numero 19

2011: l'anno delle sconfitte. Perde contro NovakDjokovic tutte e sei le finali che disputa,comprese quelle di Wimbledon e degli US Open.

2012: l'anno degli infortuni. Conquista comed'abitudine il Roland Garros, ma un nuovoinfortunio (un'infiammazione cronica dei tessutidel ginocchio sinistro e a una rottura parziale deltendine rotuleo) condiziona il suo gioco aWimbledon e lo costringe a saltare le Olimpiadiinsieme a tutta la seconda parte della stagione,compreso l'ultimo Slam americano.

2013: l'anno della rivincita. Salta gli AustralianOpen, vince per l'ottava volta su nove Parigi,

perde al secondo turno a Wimbledon, ma siriprende la rivincita e il torneo americano per laseconda volta battendo in finale la sua bestianera, Djokovic.

2014: oggi (l'ennesimo forfait per infortunio). Ilpolso: il tallone d'Achille di Rafael. Un piccolodistaccamento della cartilagine articolaredell'ulna del polso destro, rimediato lo scorso 30luglio durante una sessione di allenamento, nongli permetterà di difendere il titolo americano.

La data del suo rientro è indefinita, come spiegaRafael in un'intervista a Esports IB3 TV: “Per meè difficile pensare a degli obiettivi come la CoppaDavis. Ciò che conta è che ho perso treopportunità di giocare tre tornei moltoimportanti. È difficile dire quando tornerò, perora devo solo pensare a guarire. Tornerò quandoi medici lo diranno e quando potrò colpire ilrovescio a due mani senza dolore”.Forse, lo stress estremo al quale Nadal ha (findall'inizio della carriera) sottoposto il suo fisico,che certamente gli ha permesso di essere ilnumero 1 al mondo anche grazie a resistenza etenacia, inizia a chiedere con sempre piùinsistenza il conto. Fino a quando si potrà tirarela corda prima che definitivamente si spezzi?

Page 17: Tennis world iIalia numero 19

Novak Djokovic, dominiospuntato

di Adriano S.

Novak Djokovic, come noto, è il padrone delranking Atp. Dopo due anni di fila da numero 1 afine anno a partire dall'estate del 2011, annodella sua esplosione, Novak si appresta a tenerela vetta delle classifiche mondiali anche nel2014. Il regno del serbo è stato interrotto soloper qualche mese da Federer prima e Nadal poi.Un dominio testimoniato dai risultati ottenutinei 4 Majors negli ultimi 4 anni. Dall'US Opendel 2010 Nole ha infatti disputato il 75% dellefinali Slam in programma, con una spaventosamedia di 3 finali su 4 all'anno. Ciò è coinciso col(teorico) momento di massimo splendore fisicodi un atleta, dai 23 ai 27 anni.Numeri incredibili, ma non bastano per poteressere accostato fino in fondo a Rafael Nadal e

Roger Federer. Ecco il riepilogo dei risultati deidue più titolati giocatori della storia del tennismoderno, nel momento del loro massimosplendore, dai 23 ai 27 anni, paragonati a quellidel serbo...Nadal 2009-2013: W AO, R16 RG, FO Wi, SFUSO, Q AO, W RG, W Wi, W USO, Q AO, W RG,F Wi, F USO, F AO, W RG, 2T Wi, FO USO, FOAO, W RG, 1T Wi, W USO

Federer 2005-2009: SF AO, SF RG, W Wi, WUSO, W AO, F RG, W Wi, W USO, W AO, F RG,W Wi, W USO, SF AO, F RG, F Wi, W USO, FAO, W RG, W Wi, F USO

Djokovic 2010-2014: Q AO, Q RG, SF Wi, FUSO, W AO, SF RG, W Wi, W USO, W AO, F RG,SF Wi, F USO, W AO, SF RG, F Wi, F USO, QAO, F RG, W Wi, SF USO

Legenda: AO Australian Open, RG RolandGarros, Wi Wimbledon, USO Us Open; F Finale,SF semifinale, Q Quarti di finale, R16 Ottavi difinale, 1-2T Primo-Secondo turno.

Page 18: Tennis world iIalia numero 19

Ciò che in realtà pesa di più nel paragone è però perNole la percentuale di vittorie: Djokovic è sotto il 50%

Djokovic, con una striscia di 21 quarti di finale e15 semifinali di fila, ha raggiunto 12 finali delGrand Slam su 20. Nadal ne ha raggiunte 'solo'11, ma di Slam ne ha disputati in realtà 17,avendone saltati 3 per infortunio. Federer èimpressionante, dall'alto delle sue 17 finali su20, con le ineguagliabili strisce di 36 quarti difinale, 23 semifinali e 10 finali consecutive.Ciò che in realtà pesa di più nel paragone è peròper Nole la percentuale di vittorie, dopol'approdo in finale. Se Rafa (che in questo arcotemporale ha perso solo da Novak, in 3 occasionidi fila nel 2011) e Roger hanno infatti il 72% e il65% di conversione in trofei, Djokovic è sotto il50%. Due punti possono però renderlo ottimista: inrealtà Novak è esploso definitivamente solo a

2010, e avrebbe quindi ancora 3 Slam 'bonus' inpiù per sistemare i conti; inoltre Federer e Nadalnon sono costanti come prima, nè tantomenocome il serbo, e gli altri non fanno così paura.Certo, se vincesse il prossimo Roland Garrosmolto potrebbe cambiare...

Page 19: Tennis world iIalia numero 19
Page 20: Tennis world iIalia numero 19

Nascita di un newyorker

di Giulio Nicoletti

La pallina infuocata che da qualche tempo fa dalogo al torneo di tennis più incredibile che vi sia,potrebbe essere agevolmente sostituita da untaco grondante improbabili salse piccanti, o daun cestello di ali di pollo al ketchup. Nessuno sioffenderebbe, e nessuno riterrebbe offuscato ilmessaggio profondo che dà linfa vitale allacompetizione. A New York vincono i newyorker,e poco importa se un americano non vi riesca dal2003, i veri newyorker non appartengono a unanazione, ma a una genia speciale, unadiscendenza di uomini e donne dalla scorzadura, nella quale lo spirito di sopravvivenzaesonda e protegge da qualsivoglia cedimento alquieto vivere, il cuore è palpitante, l’animogeneroso, l’indole battagliera e la visione dellavita in tutto simile a quella che suggeriscono lestrade maestre della Grande Mela: infinite, senzalimiti, senza ostacoli e dritte verso il mondo,come nel quadro di Saul Steinberg che fece dacopertina al New Yorker, View of the World from

9th Avenue, un’autentica ispirazione per ognunoche senta di appartenere a siffatta stirpe. Matutto questo, gli affannati trangugiatori di ali dipollo, le dita intinte nel ketchup, capaci di alzarsidalle sediole dello stadio per procurarsi il bisproprio mentre va in scena il più drammaticodei match point, lo sanno perfettamente.Benvenuti nel torneo di tennis più lontano dallesoffuse tradizioni di Wimbledon. A FlushingMeadows, i laghi scintillanti di Corona Park,zona Queens, a un tiro dall’aeroporto LaGuardia, va in scena l’altra faccia dello sportgiocato dai re. Qui nessuno chiede il silenzio,nessuno fa polemica per gli ansiti rumorosi dellesignorine che sgobbano sudate sul campo,nessuno si adonta se nella quarta fila duegiovani sposi si sono portati la cesta del picnic eaddobbano la sedia di mezzo con la tovaglia,disponendo il vino in fresco e svuotando unaminerale sui piedi dei vicini per lavare la frutta.L'impianto sorge su una discarica, la più grandea New York fino agli anni Settanta. Il Dna èdunque di risulta. Ma l’idea fu in linea coisentimenti degli americani verso uno sporttroppo elitario. Si giocava a Forrest Hills, in quegli anni, in un

Page 21: Tennis world iIalia numero 19

Il tennis stava diventando popolare, dunque avevabisogno di un contatto diretto con il popolo

club esclusivo vicino all’oceano Atlantico, fragente esclusiva, a prezzi esclusivi.Le regole erano le stesse di Wimbledon, quasiuna parodia se interpretate dagli americani. Il ripensamento prese il via da moltepliciconsiderazioni: il tennis stava diventandopopolare, dunque aveva bisogno di un contattodiretto con il popolo, a costo di renderlo diversodallo sport fin lì conosciuto; diventandopopolare, il tennis avrebbe subito l’assalto delleaziende più importanti, che certo non avevanointeresse a confinarsi fra le sale eleganti di unaclub house a Forrest Hills, quando New York eralì, a un passo; infine, si ritenne che fosse giuntoil momento di fare qualcosa di diverso dagliinglesi. A suo modo, il tennis americano stava vivendo

Page 22: Tennis world iIalia numero 19

una sua piccola guerra di indipendenza. Manhattan nonoffriva spazi, com’è logico supporre. Lì il tennis si gioca neiclub al quarto piano dei grattacieli. C’era invece quest’area enorme, da risanare. Era il 1976quando cominciarono i lavori, lo stesso anno del dipinto diSteinberg. La discarica fu coperta, sorsero laghetti e alberi. Icampi vennero realizzati in cemento. Lo stadio nacque da unimpianto preesistente, fu rinnovato e affiancato da unostadio con le tribune più basse. Lo intitolarono a LuisArmstrong, che a tennis non giocò mai, ma aveva trascorsobuona parte della vita da quelle parti. Il primo torneo, nel 1978, ruotò intorno a un match degliottavi, fra Jimmy Connors e Adriano Panatta. McEnroe laricorda ancora come una delle tre più belle partite mai viste.«Ogni colpo era un punto», ricorda Adriano, «ma per battereConnors occorreva farne tre alla volta, perché due lui riuscivaa cancellarli». Mentre la tribuna dei tennisti si era riempita di campioni,attratti dalla spettacolarità di un match di cui ancoraproiettano qualche immagine sui grandi schermi di oggi, perintrattenere il pubblico, Panatta salì 5-4 al quinto set e servìper il match. Sul 30 pari, un attacco molto angolato diAdriano spolverò la riga bianca proseguendo verso latribuna. Sarebbe stato punto contro chiunque, ma Connorsandò a prendere quella pallina e riuscì a ribatterla in qualchemodo.

Il primo torneo, nel 1978, ruotò intorno a un match degli ottavi, fra Jimmy Connors e Adriano Panatta

Page 23: Tennis world iIalia numero 19

La traiettoria passò esterna alla rete e andò acogliere l’incrocio delle righe sul campo diAdriano. «Vidi Connors esultare come un matto.Poi mi chiese scusa, e io gli feci un romanissimogesto per indicare che una fortuna del generenon l’avevo mai vista. E invece, non si trattò difortuna, ma di puro e semplice istinto disopravvivenza». Gli Us Open avevano scoperto illoro primo newyorker.Ai tempi di Jimbo e di Adriano, il torneo eraavvolto dai fumi dei ristoranti che sorgevanointorno ai campi. Sui due court di allenamento itennisti giocavano tenendo la maglietta sul naso,per non respirare i vapori del MercadoMexicano, la rivendita che sorgeva lì vicino.

Oggi l’impianto è ancora più grande, l’Armstrongè diventato il secondo stadio e il primo, l’ArthurAshe, ospita 25 mila spettatori. Dall’alto di quelle tribune, il tennis sembra unvideogame, ma la vista di New York èspettacolare se i gabbiani in cerca di cibo vilasciano in pace.Quindici giorni di match a Flushing Meadowsportano al tennis 730 mila spettatori. Sono piùdi quanti ne faccia la Juventus nelle sue quindicipartite casalinghe. Il montepremi è salito a 38, 3milioni di dollari (+64,6 per cento negli ultimitre anni). Fra gli sponsor c’è anche il reverendo Foreman,una chiesa nel Texas, la boxe alle spalle, unallevamento di cavalli sui quali – dice lui, chepesa 150 chili – ama saltarci in corsa, e unpresente da facoltoso imprenditore nel ramobistecchiere. Anche gli sponsor, a Flushing, li vogliononewyorker.

Page 24: Tennis world iIalia numero 19
Page 25: Tennis world iIalia numero 19

Aleksandra Krunic, la bimba cheha fatto vedere l'inferno a VictoriaAzarenka

di Diego Barbiani

La crescita allo Spartak Tennis Club nella “sua”Mosca, l'aiuto economico di un amico difamiglia, l'imminente laurea, quel gioco cosìintelligente che ricorda la Radwanska. Ecco chi èAleksandra Krunic, la bimba che ha fattoimpazzire Petra Kvitova e ha fatto vederel'inferno a Victoria Azarenka. «Non so come hofatto, davvero! Ero entrata in campo sperando divincere un set e divertirmi, ma mai avrei pensatodi vincere!», ha dichiarato subito dopo ilsuccesso sulla regina di Wimbledon. Un'ora emezza per sorprendere tutti, per prima se stessa,come ha rivelato in una candida ed emozionataintervista a bordo campo.

Frasi molto genuine che racchiudono il caratteredi questa giocatrice serba, appena un metro esessantatré di altezza ma con un cuore enorme.Già dopo il match vinto contro Madison Keys lesembrava incredibile quello che stavaaccadendo: al secondo Slam di sempre(entrambi a Flushing Meadows) non solo hacolto la prima vittoria ma ha anche raggiunto laseconda settimana del torneo.Nativa di Mosca, la sua famiglia è di origineserba e in Fed Cup difende i colori del paesebalcanico. Nell'ultimo anno è andata a vivere daisuoi nonni, per star loro più vicino.

Page 26: Tennis world iIalia numero 19

«La famiglia è un valore molto importante. Ègrazie a ognuno di loro che trovo la felicità nellepiccole cose anche dopo una sconfitta». Lanonna, è la figura preferita. Fu lei a comprarle laprima racchetta e una pallina di spugna all'età ditre anni. «Ero piuttosto scalmanata», ricordaAlek, «correvo ovunque, colpivo la pallinadappertutto, distruggevo ogni pianta. I miei miportarono in una scuola tennis vicino a casa ecosì è cominciato tutto».È entrata allo Spartak Tennis Club, l'accademiache ha ospitato anche Anna Kournikova, ElenaDementieva ed Anastasia Myskina. Lì conobbeEduard Safonov, il suo allenatore per diecilunghi anni.

«Devo a lui tutta la mia tecnica, i miei colpi», haraccontato, «poi quando sono andata inSlovacchia ho avuto al mio fianco Mojmir Mihalmentre da questi US Open sono seguita daBranislas Jeremovic». I genitori lavorano in unafabbrica di elettrodomestici mentre lei come suasorella Anastasia sta proseguendo gli studi. Haavuto la fortuna di trovare un amico d'infanziadel padre che la sostiene economicamente findall'età di quattordici anni.È da sempre una giocatrice diverse dalle altre:non spacca tutto a suon di cannonate, il suogioco è più trattenuto, più intelligente e le piacegiocare con le traiettorie senza offrire due palleuguali. Alza la traiettoria, poi un colpo profondo,una palla senza peso, infine accelera. Spesso ilritmo è scandito così. Ricorda un po' AgnieszkaRadwanska, che lei stessa ammira tantissimo. Dovrà lavorare per mettere su qualche chilo dimassa muscolare, ma al momento la mancanzadi un fisico possente è oscurata da un cuoreenorme. Per due settimane ha vissuto un sogno.«È stato un onore dividere il campo con unacampionessa come Petra Kvitova. Ero cosìemozionata che mi dicevo sempre prima diservire: “Metti questa prima, non tremare!”». Poi ancora: «Sul match point non sapevo chefare. Volevo quel punto e mi sono messa lìsperando che lei sbagliasse, volevo scaricarle

Page 27: Tennis world iIalia numero 19

"Non mi piace troppo andare alle feste, ma adorocenare assieme alle altre giocatrici."

pressione, costringerla a forzare una volta dipiù»Si dice timida... «Non mi piace troppo andarealle feste, ma adoro cenare assieme alle altregiocatrici. Guardo tanti documentari suYouTube, voglio imparare molte cose sullanatura e mi piacerebbe scoprire di più sugliaeroplani anche se al momento volare è la miapaura più grande. Scoprire di più su ciò chetemo è qualcosa che mi interessa e mi stoappassionando anche alla psicologia e allacriminologia». Dopo i mille complimenti ricevutiè arrivata la seconda grande prestazione controAzarenka, alla prima su un campo centrale di untorneo dello Slam. «Questa ragazza avrà ungrande futuro», ha detto la bielorussa con lafaccia provata dalla fatica. Serve aggiungere

Page 28: Tennis world iIalia numero 19
Page 29: Tennis world iIalia numero 19

Borna Coric

di Fabrizio Fidecaro

"Star is… Borna, pensammo l’anno scorso dopoaverlo visto all’opera nel torneo di Umago, intabellone grazie a una wild card. Il bimbo perseall’esordio con Horacio Zeballos, ma dopo aver alungo messo alle corde l’argentino, che qualchemese prima si era concesso il lusso di battereNadal – pur al rientro dopo un lungo stop –nella finale di Vina del Mar. All’epoca ilgiovanotto aveva 16 anni appena, era classificato752 Atp e nel palmarés vantava solo un titoloFuture, colto tre mesi prima a Bournemouthpartendo dalle qualificazioni. Da allora la suaascesa è stata rapida: nell’agosto successivo haconquistato altri due titoli minori in Turchia, asettembre si è aggiudicato gli Us Open junior esubito dopo ha debuttato in Davis impegnandoAndy Murray ben al di là del punteggio. E primadella fine dell’anno ha messo in bacheca altridue trofei Future.La nuova stagione lo ha visto mettere da partedefinitivamente gli eventi under 18 per farsi leossa nei tornei Itf e nei Challenger.

A inizio aprile è giunta una clamorosa vittoria inDavis contro il polacco Janowicz, per di piùottenuta in 5 set e in trasferta. Il cerchio dellasua prima stagione fra i “grandi” non poteva chechiudersi a Umago, dove Borna, dopo aversuperato il francese Edouard Roger-Vasselin, siè trovato di fronte al secondo round proprioZeballos. Stavolta Coric non si è bloccato a pochipassi dall’affermazione, ma ha vinto conautorità, per poi impegnare severamente Fognininei quarti. «In questi primi dodici mesi nel Tourprofessionistico ho imparato che è più difficilerispetto a quello junior, nel senso che nessuno tiregala il match se perde il primo set o subiscequalche chiamata sbagliata», ha ammesso. «Altempo stesso, però, mi sono reso conto che illivello non è molto più alto. I giocatori sonomigliori, ma, se ti abitui, tutto può cambiarerapidamente».Giunto a New York in piena fiducia, Coric,affacciatosi al tabellone preliminare degli USOpen da numero 204 del mondo, si è qualificatocon sicurezza per il main draw e qui ha travoltoal primo turno il ceco Lukas Rosol, lasciandoglisoltanto sette giochi.

Page 30: Tennis world iIalia numero 19

Il tempo è decisamente dalla sua parte e, nella corsa trale giovanissime stelle del circuito, Coric sta facendo leprove per mettere la freccia e sorpassare Zverev.

È vero che il ceco non si è espresso al megliodopo le fatiche accumulate nella settimanaprecedente per fare suo il torneo di WinstonSalem. Fatto sta che Coric, solido e determinato,non si è lasciato sfuggire la ghiotta chance dieliminare una testa di serie in un Major. Sisupponeva che potesse spingersi addiritturaoltre, ma al secondo round un problema allacoscia sinistra, manifestatosi quando era un setpari e un break avanti nel terzo contro ildominicano Victor Estrella Burgos, lo hacondotto all’inevitabile resa.Poco male, il tempo è decisamente dalla suaparte e, nella corsa tra le giovanissime stelle delcircuito, Coric sta facendo le prove per mettere lafreccia e sorpassare Zverev, peraltro già sconfittol’anno scorso per 60 al terzo nella semi degli

Us Open junior. «Penso che stiamo arrivando»,ha spiegato a Flushing Meadows. «Ci sono quattro o forse cinque ragazzi, più omeno della mia età, e alcuni sono persino un po’più giovani. Abbiamo bisogno di evitare gli infortuni e di nonimpazzire, e allora staremo a vedere chi riusciràa entrare nella top ten, o anche meglio. Forsestiamo motivandoci a vicenda. Comunque, non guardo così tanto gli altri.Kyrgios ha fatto un lavoro incredibile aWimbledon, ha mostrato che anche i più giovanipossono competere con i primissimi. Ma nello stesso tempo questo non significamolto, devo guardare semplicemente a mestesso».

Page 31: Tennis world iIalia numero 19

«No, non sento alcuna pressione su di me», ha dichiarato aNew York con la sicurezza del predestinato. «Se tutti miosservano, dimostrerò a ognuno quello che valgo».

Sulle potenzialità di Borna scommetteciecamente l’amico campione Ivanisevic, e ancheCilic è prodigo di consigli nei suoi riguardi («Hoparlato molto con loro e sono riconoscente, mihanno aiutato tanto»). Il 17enne di Zagabria ha una teoria sul buonmomento del tennis croato. «La situazione danoi non è facile, non abbiamo le condizionimigliori per allenarci, non disponiamo di soldi: Se vuoi farcela devi essere tosto. Non siamoviziati, lavoriamo duro». La mentalità sembra quella giusta, il bagagliotecnico e atletico è di prim’ordine. Insomma,non sarebbe sorprendente vederlo scalare agrandi passi la classifica. Con la baldanza delteenager, Borna ha indicato il n.1 come suaaspirazione.

Page 32: Tennis world iIalia numero 19

Il Dominatore

di Giulio Nicoletti

"The dominator”, il dominatore. Già ilsoprannome, la dice lunga sull'idea che in moltisi sono fatti di lui. Sul suo futuro... Ma DominikThiem, nato a Wiener Neustadt in Austria, il 3settembre 1993, ha da pochi giorni compiuto 21anni. Con la racchetta nel DNA (sia mammaKarin sia papà Wolfgang, insegnano a giocare atennis da una vita); Dominik è uno di queipredestinati che solo a guardarli, fanno venirvoglia di riuscire a impattare la pallina allo suostesso modo. Con quello stile pulito, naturale...Rovescio classico, a una mano; dritto solido euna prima di servizio che fa male. Tanto.Thomas Muster al riguardo, in una recenteconferenza stampa, ha scherzosamentedichiarato: «Una cosa importante per lui, saràquella di saper

maneggiare le pressioni e le paccate sulle spalleche potrebbero rivelarsi fastidiose. In Austria,c'è questo problema... Si creano troppeaspettative. Ma con lui, abbiamo di nuovo untennista che potrebbe progredire fino ad arrivarealle prime posizioni in classifica. Deve ancoraraggiungere risultati importanti, ma ha tutto ilpotenziale per farcela».È uno che ha ampi margini di miglioramentoThiem. Uno che ha nel destino di abitare i pianialti del ranking del futuro... Senza se e senzama... Come a dire: «Ehi ok, voi siete già qui a“tirare somme” su di me, ma guardate che lospettacolo è appena iniziato». E come dargli torto?Le conoscenze famigliari certo gli sono stated’aiuto... «Avevo 11 anni. Mio padre volevapassare al “coaching professionale” ed è statoassunto presso l’accademia di Gunter Bresnik aVienna. A un certo punto gli ha detto che avevaun figlio a cui piaceva giocare a tennis e gli hachiesto di darmi un’occhiata. All’inizio, giocavo una sola volta a settimana conlui.

Page 33: Tennis world iIalia numero 19

"Quando ho scambiato per la prima volta con Gunter,avevo un rovescio a due mani ed ero un giocatoremolto difensivo. Mi ha modificato tutto."

Poi man mano, abbiamo aumentato il numero dilezioni; e così due anni più tardi, è diventato ilmio allenatore ufficiale.Quando ho scambiato per la prima volta conGunter, avevo un rovescio a due mani ed ero ungiocatore molto difensivo. Mi ha modificatotutto. Mi ha fatto passare al rovescio a una manoe mi ha portato ad adottare uno stile di gioco piùaggressivo. È stata dura, perché all’epoca ero il numero unojunior in Austria e con tutti questi cambiamentila mia classifica è scesa molto. Ma ora ho lacertezza che ne sia valsa la pena».Ma cosa fa realmente del ragazzo, un elementosu cui poter investire? Per cominciare, le “molledi lancio” relative ai quarti di finale raggiunti nel2013 negli “ATP 250” di Kitzbühel e Vienna,

sono da considerarsi come un ottimo punto dipartenza...Per non dimenticare poi, la prima qualificazionea un “Atp 500” sul cemento di Rotterdam (in cuisi è fermato soltanto per mano di Sir Murray,dopo un’agguerrita battaglia); o quelle attinenti i“Master 1000” di Indian Wells e Miami (datateentrambe 2014), a cui dopo hanno fatto seguitoil terzo turno di Madrid (dov’è riuscito a battereper la prima volta un “top ten”; StanislasWawrinka) e la finale sulla terra battuta diKitzbühel (sempre di quest’anno). Eppure c’èdell’altro...Tanto per concludere in bellezza difatti, èd’obbligo citare anche gli ottavi di finale diquesti ultimi Us Open; in cui (tra l’ammirazionedella stampa, del pubblico e degli addetti ai

Page 34: Tennis world iIalia numero 19

"È davvero bello che la mia famiglia non sia piùobbligata a mantenermi. Ora sono ancheindipendente economicamente."

si è arreso in tre set soltanto contro un solidoBerdych. Quali sono i punti da dover rivedereallora? Che cosa c’è da migliorare?Sicuramente il gioco al volo (sia come tecnica,sia come approccio e posizionamento); unito aun po’ più di solidità nei punti strategici delmatch (quelli in cui bisogna far prevalere lamente; l’esperienza)... Per il resto, però, Dominik lascia ben sperare. Il tempo è dalla sua, come lo sono il fisico (1metro e 85 centimetri, per 82 chilogrammi); e laposizione in classifica (attualmente tra i primi50 giocatori del mondo)…«Il mio vero sogno per quest’anno, è quello divincere un torneo in Austria. Mentre l’obiettivoprimario, è quello di salire più posizioni

possibile. È difficile, ma se continuo a giocarecosì bene e costantemente ce la posso fare. Èdavvero bello che la mia famiglia non sia piùobbligata a mantenermi. Ora sono ancheindipendente economicamente. Infine sullaDavis, penso che sia bello giocare in squadra 2/3volte l’anno. Amo il mio Paese e sono convintoche se tutti noi diamo il meglio, possiamobattere un bel po’ di squadre».«Salire più posizioni possibile»... Ecco, dove puòarrivare? Primi dieci? Numero uno? Di sicuronon perderà occasione per farsi notare. D’altraparte, gli austriaci sono un popolo a cui nonpiace passare inosservato. E lui non è chel’ennesima eccezione che tenta di confermare laregola... Per piacere e anche fortuna dei nostriocchi.

Page 35: Tennis world iIalia numero 19

Intervista alla CiCi Bellis

di Francesca Cicchitti

Una giovane tennista, fino a pochi giorni primadegli Us Open impegnata solo nei torneijuniores, quasi sconosciuta, che in un battibaleno viene travolta da un interesse mediaticoche ha pochi precedenti in tutti gli Stati Uniti ela fa diventare famosa. È la storia vissuta inqueste ultime settimane da CiCi Bellis, appena15 anni, numero 1208 del ranking WTA. Unabella storia che ha preso forma dalla primaimpresa firmata dalla bimba nella sua carrieraancora tutta da scrivere. Una storia che ha fattoimpazzire letteralmente tutti gli appassionatiamericani di tennis. Cici ha giocato la sua primae vittoriosa partita nel tabellone principale di un

Open, proprio quello di casa, sul campo numero6 del Billie Jean King National Tennis Center,durante una giornata caldissima. Campo privo dicopertura televisiva, ma strapieno di pubblico, difan americani che la volevano conoscere, eammirare il suo gioco aggressivo, soprattuttodopo aver saputo che si era aggiudicata il primoset (6-1) contro la "cipollina" Cibulkova, finalistaa gennaio in Australia e numero 13 del seeding.Colta al volo l’opportunità, anche la ESPNdecideva lì per lì di inviare un cameraman perimmortalare l'evento. Di certo la Bellis, non è laprima giovane a cogliere un risultato importantein uno Slam, basti ricordare Martina Hingis e

Page 36: Tennis world iIalia numero 19

Arantxa Sanchez, Monica Seles e JenniferCapriati, e non sarà neanche l'ultima, maintorno a lei si è creata un’ondata di interesseimmediato. E la vittoria sulla slovacca è stataaccolta da una vera e propria standing ovation.Cici è riuscita ad accedere al tabellone principalegrazie a una "wild card" assegnatale per avervinto gli ultimi campionati americani under 18.Alla stessa età era riuscito anche allaconnazionale Lindsay Davenport, nel 1991. LaBellis si era già distinta, arrivando tre anni fa infinale all'Orange Bowl under 12, e in Italiavincendo il trofeo Bonfiglio battendol'australiana Baines. Così, gli Stati Uniti si sono innamorati di CiciBellis. Per il tennis aggressivo costruito su unfisico ancora esile, per la grinta, e anche per lescelte tattiche. Una ragazza spigliata, che parlachiaro e senza troppi giri di parole. È la n. 2 dellaclassifica juniores, e sono i tecnici i primi aconsiderarla davvero molto dotata: ha un drittoincisivo e la cosa che impressiona di più è il suo

Se devo essere sincera, sapevo che era unagrande opportunità per me ma, non credevo diuscire vincente».

Da dove viene questo tuo nome cosìcurioso? «Il mio primo nome é Catherine e ilsecondo Cartan, così ho deciso per Cici».

Spiegaci questa tua decisione dirinunciare ai 60.000 dollari che tispetterebbero per aver superato il primoturno ed aver giocato il secondo di unoSlam. «Per adesso voglio pensare solo al tennis,restare una tennista "dilettante", voglio tenermi

approccio psicologico in partita. Sa caricarsi eaffrontare i momenti più difficili. Alti e bassisono però inevitabili. Lo si è visto nel matchsuccessivo, contro la kazaka Zarina Diyas.

Catherine, come sei riuscita a portare acasa questo risultato così importante?«Dovevo essere convinta di riuscire a vincere,questo dovevo avere in testa. Il mio allenatoreme lo aveva ripetuto tante volte prima dellapartita. "Se giochi bene puoi vincere, se non cicredi hai una sola possibilità, se al contrario cicredi avrai due opzioni: puoi crederci e perdere,oppure crederci e vincere. Ma se non ci crediperderai comunque".

Page 37: Tennis world iIalia numero 19

la strada aperta per l'università, non si sa mai, potrei averedegli infortuni o altro...».

Ti piacerebbe passare al professionismo un giorno?«Sì, mi piacerebbe diventare professionista, ma non è ancorail momento. Per ora voglio concentrarmi solo sul tennis».

Puoi dirci qual è il tuo primo ricordo degli US Open?«Sono nata a San Francisco e gioco a tennis da quando avevotre anni. Uno dei primi ricordi è di quando avevo sei o setteanni... Guardavo la tv e c'era la Sharapova che giocava».

È lei la tua giocatrice preferita? «No, ho semprepreferito Kim Clijsters. L'ho seguita sempre fino a quando sié ritirata. Mi piaceva molto come si muoveva in campo, eanche di più dopo, quando è tornata da mamma e ha vintoanche più di prima. L'ho sempre ammirata».

Come Kim, Cici Bellis ha sempre giocato a tennis ma haavuto un attimo di indecisione per l’altro grande amoresportivo, il calcio. Poi, fatta la scelta, i genitori l’hannodovuta tenere a freno: Cici avrebbe voluto giocare tutti igiorni anche se era troppo piccola per farlo. Da qui il pattocon la mamma, che riuscì a spuntare un giorno a settimanadi assoluto riposo. Ha condotto gli studi, finora, tramiteInternet.

Sono nata a San Francisco e gioco a tennis da quando avevotre anni.

Page 38: Tennis world iIalia numero 19
Page 39: Tennis world iIalia numero 19

David Goffin: “Non voglio essereun altro dei tanti giganti”

di Ivan Pasquariello

David Goffin non corrisponde esattamente allostereotipico prototipo del tennista moderno.Non è alto, non è muscoloso, abbronzato, nonsfoggia capi all’ultima moda nei momenti spesifuori dal campo. David potrebbe esserefacilmente scambiato per un fan che si èintrufolato nell’area riservata ai media aFlushing Meadows, per rubare qualcheautografo e assistere alle conferenze stampa deigrandi campioni. Biondo, poco sopra il metro e80, occhi azzurri, molte ragazze loidentificherebbero come il classico principeazzurro delle fiabe bambinesche. Un candidato ainterpretare il ruolo del piccolo principe in uneventuale adattamento cinematografico delclassico di Antoine de Saint-Exupéry. Comunque la si voglia vedere, Goffin sembratutto tranne che il cattivo ragazzo, ma piuttostoquello buono, protagonista o amico che sia.Le prime impressioni ad ogni modo, sono quelloche sono, impressioni. Niente a che vedere con

la realtà dei fatti e basterebbe guardare Davidall’opera anche solo cinque minuti per capireche il belga non solo è effettivamente un tennistaa tutti gli effetti, ma anche un buon tennista, unastella nascente nel circuito maschile. Il suotennis è tutto di tocco, timing, velocità. La pallache esce dalle corde del belga è pulita, il suonoche sa di sinfonia. E corre David, correassatanato a rimandare le palle di muscoli eforzatura, inventandosi nuove traiettorie.Il 2014 è stato un anno fondamentale per ilbelga. Dal challenger olandese di Scheveningen,Goffin ha messo insieme una striscia di 25vittorie consecutive, che lo hanno riportato neiprimi 100 del ranking e gli hanno consegnato ilprimo titolo ATP vinto sulla terra di Kitzbuhel.Arrivato agli US Open improvvisamente comeun nome da tenere d’occhio, il belga ha messo indifficoltà Grigor Dimitrov nella sua primaapparizione al terzo turno dello Slamnewyorkese, perdendo in quattro set. Prima di affrontare il bulgaro semifinalista diWimbledon, David è stato intervistatoesclusivamente per Tennis World. Goffin haspiegato il suo percorso e successo, piccolo in

Page 40: Tennis world iIalia numero 19

un mondo di giganti, rimanendo fiero di esserese stesso, senza voler mai diventare un altro deitanti.

David hai vinto 25 partite consecutive.Ormai ti sei abituato al successo, ma tiricordi ancora la tua prima vittoria nelcircuito ATP? “Si certo, è stata nel 2011 neltorneo di Chennai. Sfidavo Devvarman, ungiocatore di casa al primo turno, dopo esserepassato dalle qualificazioni. Un’emozione unica,considerato anche che giocavo con il pubblicocontro. Sicuramente uno dei miei ricordi piùbelli”.

Ci credevi già 3 anni fa, che solo un anno

dopo saresti entrato nei primi 50 delmondo? “Credevo in me e nel mio tennis, maallora non mi mettevo pressione, cercavo solo digodermi il momento. Sono sempre stato unragazzo con i piedi ben piantati per terra. Hopreso quello che mi arrivava, dando sempre ilmeglio”.

Ovviamente il tuo gran momento èarrivato nel 2012, quando hai sfidato iltuo idolo Federer sul Suzanne Lenglennel quarto turno del Roland Garros. Tiricordi quel momento? “Si, certo, tutti igiornalisti parlano sempre di quel momento,come potrei mai dimenticarlo (risata)? Me laricordo come un’esperienza fantastica e ancheun po’

Page 41: Tennis world iIalia numero 19

imbarazzante. Ricordo di aver detto che per meRoger era un idolo, che avevo il suo postergigante in camera. Stavo incontrando il mioidolo e non sapevo come rispondere alledomande che mi venivano fatte. E’ statodivertente”.

Hai mai più parlato con Roger da quelgiorno? “Si, è sempre stato molto gentile conme. Ci siamo incontrati altre volte nei tornei eogni volta che gli ho chiesto di allenarsi con meha sempre accettato. Mi ha anche datosuggerimenti e consigli, è sempre stato moltoeducato. E’ stato un bene sai, quando incontri iltuo idolo non puoi mai sapere come andrà afinire, rischi di rimanere deluso. Io sono statofortunato”

Allora, prima di affrontare Federer avevidetto che non ti interessava vincere,volevi solo capire a che livello fosse il tuotennis. Su che livello pensi di essere oggi?D.G: “Quella partita è stata una grande

i muscoli che ha Rafael Nadal. Sembro più unragazzo normale. A essere onesto però, mi piacecosì, non voglio essere uno dei tanti, un altro dei“giganti”. Sai, ci sono molti vantaggi con l’esserepiù piccoli. Sono molto rapido, leggo la direzionedei colpi meglio di molti, ho una buona velocitàdi braccio. Ovviamente continuo a lavorare sulfisico, ma non andrò mai in palestra perdiventare grande e muscoloso, voglio rimanerecome sono e concentrarmi su quelli che sono imiei punti di forza, la mia velocità e il miotiming”

Una tua conterranea, Justine Henin,

a fare meglio per me, ad allenarmi duramente.Rispetto al 2012 credo di essere miglioratomolto. Ho cambiato coach, ho cominciato acolpire meglio la palla e a essere più continuo.Credo che il mio gioco sia miglioratocostantemente durante gli anni. E’ bello vedere irisultati del duro lavoro”.

Il tennis è diventato uno sport moltofisico. Vedi i migliori giocatori e sono altie muscolosi. Poi ci sei tu, non sembripropriamente il classico tennistamoderno… “Lo so, sono molto più magrorispetto agli altri giocatori. Chiaramente, non ho

Page 42: Tennis world iIalia numero 19

affrontò un processo simile, piccola emagra all’epoca della rivoluzione targataWilliams nel tennis femminile. Ti sei maisentito una Henin del circuitomaschile? “Justine era una grandissimacampionessa. Molti hanno sempre parlato dei leiin Belgio e crescendo è stata un’ispirazione. Inun certo senso si, possiamo dire che io sono laHenin del circuito maschile. Mi ha sempredivertito vedere giocare Justine, specialmentequando sfidava e batteva le Williams. Ho beiricordi di quando la guardavo giocare in tv”.

Hai mai incontrato Justine o KimClijsters? “Veniamo da generazioni differenti,

perciò non ci siamo mai incontrati sul tour.Quando loro vincevano i loro ultimi tornei delloSlam io vincevo le mie prime partite nel circuito.Fuori dal campo però, ho avuto il piacere diconoscere entrambe, e sono stati begli incontri.Specialmente con Justine, visto che veniamoanche dalla stessa federazione”.Dicono che il tennis diventi un lavororemunerativo solo dopo l’ingresso neiprimi 50. Concordi con questaaffermazione? E’ stato anche il tuocaso? “Certamente, i soldi diventano di più eriesci a viaggiare con meno preoccupazioni. Lacosa più importante per me ad ogni modo, è chebazzicando per i tornei principali, la genteimpara a conoscerti e a interessarsi a te, quindihai più possibilità di lavorare con personevalide. Per me più soldi significa poter portare inviaggio con me il mio team e anche selezionare ilmiglior team possibile. Essere nei primi 50significa anche doverci rimanere e quella è laparte più dura. Affrontando sempre i migliori,rischi di uscire spesso al primo turno. A quelpunto devi aspettare una settimana per giocaredi nuovo e senza ritmo è difficile trovare lafiducia. Quest’anno mi sento più pronto rispettoal 2012, ho molta più confidenza e credo neimiei mezzi. Sono nei primi 50 di nuovo, stavoltaper rimanerci”.

Page 43: Tennis world iIalia numero 19

Intervista a Lucic Baroni

di Diego Barbiani

Quanto può durare un ace? Un battito di ciglia,forse. Ecco, in un battito di ciglia Mirjana Lucicha creato la sua giornata perfetta, quella che nondimenticherà mai. E se l'è presa con forza, senzamai dare l'idea di voler gettare la spugna.Simona Halep, la n.2 del mondo, è caduta sotto ivincenti della croata, che ha rimontato da unosvantaggio di 2-5 (e servizio per la rumena) nelprimo set. Mirjana, la ragazzina prodigio che nel1999 ha raggiunto la semifinale di Wimbledoneliminando Monica Seles e Nathalie Tautiaz, nonc'è più. Al suo posto una signora di 32 anni,sposata con l’imprenditore italiano DanieleBaroni, che per anni ha portato dentro di sé

e paure e che finalmente, in un attimo, hasfogato tutta la propria tristezza alzando lebraccia al cielo.La sua storia comincia da lontano. È una diquelle giocatrici esplose in maniera moltoprecoce, di quelle che spingevano i soliti“aruspici” a sbilanciarsi: «Questa sarà laprossima n.1 nel giro di qualche anno». Classe1982, ad appena quindici anni ha vinto il primotitolo Wta, a diciassette la semifinale nello Slampiù rappresentativo, dove da sempre si fa lastoria di questo sport. A quell'età, però, il suoincubo era già in una fase irreversibile. Mirjanaaveva conosciuto l'inferno già a cinque anni e

Page 44: Tennis world iIalia numero 19

per i successivi undici doveva nascondere tuttoall'occhio delle altre persone per paura di doverpagare conseguenze, chissà, ancora peggiori.«Tieni, vai a prenderti un gelato», le ha dettouna volta suo padre dopo averla colpita con unaTimberland per quaranta minuti a causa di unasconfitta. Non fu un caso isolato. Imaltrattamenti si ripetevano da quando lei avevacinque anni. L’incubo, Mirjana, ce l'aveva incasa, lo vedeva ventiquattro ore al giorno e nonpoteva farci nulla, solo subire. Marinko Lucic eraun atleta del decathlon, che ha preso parte anchealle Olimpiadi, e come tanti padri ed ex atletidell'est non aveva pietà verso i propri figli. Il loroè un insegnamento molto rigido, fatto di

infernali e volti a un unico scopo: vincere,sempre. Non ci riuscivano? Giù botte. Il motivo?Devono essere perfetti o non sono abbastanzadegni dei loro padri.Mirjana è cresciuta così, chiudendosi nella suacameretta alla sera e nascondendosi sotto lelenzuola per piangere silenziosamente. Ilpensiero che il padre la potesse sentire, in queimomenti in cui lasciava sfogare la sua tristezza,la attanagliava quasi più di quando riceveva glischiaffi. Lei non ha mai avuto il coraggio dirivelare tutto fino a quando a essere minacciatafu anche la madre Andelka. Aiutati anche daGoran Ivanisevic, scapparono da casa durante lanotte e dopo diciannove giorni passati anascondersi fuggirono definitivamente negliStati Uniti. Il terrore che il padre li raggiungesse per metterein atto le sue minacce (era arrivato al punto diparlare di «sequestri e omicidi») era sempre vivoma Mirjana proseguiva, in qualche modo, con lapropria passione per il tennis. Il padre nelfrattempo meditava vendetta. Non potendo piùmetterle le mani addosso decise di ridurla sullastrico. Qui, le storie viaggiano fra verità e leggenda enon si è mai saputo davvero come siano andate.Qualcuno dice che Marinko giunse a intentareuna causa alla figlia, accusandola di abuso difarmaci. Ma forse sono solo voci...

Page 45: Tennis world iIalia numero 19

La sua favola ha cominciato a scriversi quandonessuno credeva in lei.

Di fatto, dopo tutti questi problemi Mirjanasmise con il tennis e ricominciò solo anni piùtardi. Sul volto della bella signora di oggi, lesofferenze di quel sogno infranto si vedonoancora, anche se la storia è finalmente cambiata,anche se il matrimonio a Sarasota conl’imprenditore italo.americano Daniele Baroni leha ridato serenità.Così, Mirjana è rientrata per la prima volta fra leprime cento solo nel 2010, rimanendo semprenel limbo, a cavallo tra quel limite. Tantiproblemi fisici sembravano allontanaredefinitivamente le sue speranze di rientrocompleto, poi è arrivata l'occasione della vita aNew York.In pieno stile da film americano, la sua favola hacominciato a scriversi quando nessuno credeva

in lei. È giunta a Flushing Meadows da n.121 almondo e ha passato le qualificazioni in manierarocambolesca, infine, al terzo turno del tabelloneprincipale, il capolavoro sulla n.2 del mondo.Ora è la numero 80 del mondo. E pazienza se laErrani le ha impedito di continuare a sognare,stavolta Mirjana non può che essere felice per lavittoria più inattesa ed emozionante, nel Paeseche l'ha accolta per ricominciare una nuova vitalontana da chi voleva impedirglielo.

Page 46: Tennis world iIalia numero 19

Intervista a John Isner

di David Cox

“Non avrei mai pensato di poter fare quello che stofacendo ora”

“Non avrei mai pensato di poter fare quello chesto facendo ora,” dice John Isner con aria dimite frustrazione. “Sono nella top 20 da quattroanni fila ora. Non pensavo avrei potuto farcela.Non sono mai stato indicato come il prossimogrande giocatore americano. Sono andato alcollege per quattro anni, quindi la cosa è moltodiversa. Sto facendo buone cose e non miimporta di quello che dicono gli altri. Sto soloprovando a fare quello che posso finchè ci riescoe questo è quanto.”L’etichetta di N.1 americano non si da moltofacilmente con un Isner che si ritrova a diventareleggermente teso con i media dietro al GrandeSlam e con la sua nazione che aspetta invanol’arrivo di un altro fuoriclasse.Questo è tempo di esami per il tennis maschileamericano con una siccità senza precedenti aivertici e spesso il primo sulla linea di fuoco èIsner – un giocatore che ha ottenuto risultaticonsiderevoli – che si ritrova a dover sopportare

il peso dell’insoddisfazione di una nazione con ilcorrente stato delle cose.“Ho fatto cose abbastanza buone. Sono il N.15del mondo, quindi non è così male,” insiste.Ma quando l’America produrrà un altrogiocatore con l’abilità di fronteggiare le vettescalate da Sampras, Agassi, Roddick, Courier,giusto per citarne alcuni?“A dire il vero non penso che la cosa miriguardi,” risponde Isner. “Penso che ci sianoalcuni giocatori dietro di me nelle classifiche, unpo’ più giovani di me che continueranno amigliorare. Jack Sock è uno di loro.”“Si è appena trasferito a Tampa da Los Angeles,quindi quella sarà la sua base. Ho passato moltotempo con Jack e so quanto sia talentuoso equanto stia lavorando duramente. È un ragazzoche dovrete tenere d’occhio insieme a SteveJohnson e Ryan Harrison. E Sam Querrey, è soloquestione di tempo prima che faccia la svolta.Non sembra così bravo sulla carta immagino, manon è così male come sembra.”Isner non lo ammette sempre, ma dietro lequinte sta facendo la sua parte per incoraggiare eallevare alcuni dei più giovani, così come fecero

Page 47: Tennis world iIalia numero 19

Fish e Blake furono così carini con me e milasciarono entrare nel loro ambiente, nelle lorocase.

a suo tempo stelle affermate come James Blake eMardy Fish quando lui era un novellino del tour.“Fu importante per me perché quando mitrasferii a Tampa subito dopo il college, Fish eBlake vivevano là e li conoscevo abbastanzabene. Entrambi furono così carini con me e milasciarono entrare nel loro ambiente, nelle lorocase. Ho cenato con loro, ho giocato a golf conloro e loro mi hanno insegnato un po’ quelli chesono i trucchi del mestiere. Mi considero moltofortunato.”Come esordiente che passa dalla moltodifferente atmosfera del tennis del collegeall’ambiente spietato del tour, ci è voluto un po’a Isner per trovare il posto ma una volta che levittorie hanno iniziato ad arrivare non si è mai

guardato indietro, debuttando al terzo turnodegli US Open.“E’ stato un cambiamento duro all’inizio perchéero così abituato ad essere in una squadra edavere molte cose fatte per me,” dice. “Al college titrattavano tutti così bene, soprattutto quandogiocava per la squadra. All’epoca non mi dovevomai preoccupare di biglietti aerei, prenotazionedell’albergo, questo e quello. Ero sempre con lasquadra e andavo a cena con gli amici e cosecosì. Ma una volta che ho iniziato ad abituarmial tour pro, è diventato molto più facile. Quandoho iniziato per la prima volta dovevo tagliare quae là e fortunatamente per me ho ottenutoqualche successo e ora non mi devo preoccuparepiù di tanto.”

Page 48: Tennis world iIalia numero 19

Isner dice che si è sempre considerato come un giocatore disquadra, nessuna sorpresa, che alcune delle sue miglioriprestazioni siano arrivate in Coppa Davis, l’unicacompetizione del tennis che riproduce il cameratismo deltennis del college. “A volte l’ambiente è un po’ turbolento,” dice.”C’è molto inlizza nella Coppa Davis, molta pressione e devi in qualchemodo abbracciare la pressione, uscire fuori e godertela.Come in ogni partita. Ma quando giochi per qualcun altro oltre che per te stesso egiochi per i tuoi compagni di squadra, per il capitano, per ilallenatore e per il tuo paese, si sente molto di più.”Alcuni si sono chiesti se Isner possa guadagnare più di unvantaggio in tour mettendo insieme un team più grandeintorno a lui e ricreando un po’ di quella atmosfera su basisettimanali, come ha fatto Andy Murray con successo, ma luinon è d’accordo.“Sono più i compagni di squadra che fanno la differenza, sesai cosa intendo,” dice.”Io viaggio con due persone che pensosia assolutamente sufficiente. La maggior parte dei ragazzi al vertice viaggia con duepersone, almeno nella top 30 comunque. Sono il mioallenatore e il mio chiropratico, e fa più che aggiustarmi, faun sacco di cose positive.”

Isner dice che si è sempre considerato come un giocatore di squadra

Page 49: Tennis world iIalia numero 19

Isner sta ancora cercando l’ingrediente extra chepossa portarlo a passare i quarti di un GrandeSlam

Comunque Isner sta ancora cercandol’ingrediente extra che possa portarlo a passare iquarti di un Grande Slam per prima volta nellasua carriera. L’atmosfera spesso concitata degli US Open glifornisce la miglior occasione di raggiungerequesto obiettivo e lui crede che sia alla suaportata.“Ho sempre giocato piuttosto bene agli US Opene spero di potermi ripetere quest’anno,” hadetto. “E’ sicuramente uno dei miei torneipreferiti. Ho molta della folla dalla mia parte emi diverto molto.”

Page 50: Tennis world iIalia numero 19

Se son stelle brilleranno

di Brent Kruger

Laggiù in fondo si intravede uno spiraglio diluce. Il tunnel è ancora lungo, certo, ma qualcosasi sta muovendo. Sembra che il declinodell’impero americano possa rallentare e, forse,fermarsi del tutto. Quelli che un tempo erano ipadroni del vapore ora sono costretti adarrancare nelle retrovie e, quel ch’è peggio, conpochissime prospettive.Per cercare di capire quanto sia importante lacrisi del tennis a stelle e strisce, proverò adaiutarmi con qualche cifra.Nelle classifiche mondiali che ATP (dal 1973) eWTA (dal 1975) stilano al termine di ognistagione agonistica, gli Stati Uniti hanno avutoun loro rappresentante al numero uno per 18volte nel maschile e per 21 volte nel femminile.In certi periodi, quello statunitense è stato unautentico dominio con vette di ben settegiocatori nella Top-10 di fine anno come accaddenel 1979 tra gli uomini (Connors, John McEnroe,Gerulaitis, Tanner, Ashe, Solomon e Dibbsanche se in testa

alla graduatoria c’era lo svedese Borg) e nelbiennio 1981/82 tra le donne, con addiritturaquattro americane ai primi posti (Evert,Navratilova, Austin e Jaeger) oltre a Shriver,Bunge e Potter.La situazione è andata peggiorando a partire dalnuovo millennio. L’ultimo uomo a piantare la bandiera USA sullacima della montagna ATP è stato infatti AndyRoddick, nel 2003; da allora, una voragine haprogressivamente inghiottito l’intero movimentomaschile yankee. Meglio è andata nel versante femminile, in cuiperò Lindsay Davenport prima e le sorelleWilliams dopo hanno solo parzialmentemascherato l’evidente mancanza di ricambiogenerazionale.Infatti, se l’eccellenza balza agli occhi e fanotizia, l’indicatore più attendibile per misurarela validità del lavoro di una Federazione restapur sempre il rapporto tra qualità e quantità. Perché se è vero che il talento può nascere inqualsiasi parte del mondo, è altrettanto vero cheda un bacino ampio ci sono maggiori possibilitàdi trovare la vena d’oro nascosta.

Page 51: Tennis world iIalia numero 19

E in questo anche le donne americane,nonostante Serena, hanno fatto registrare cifrepreoccupanti. Per loro l’anno zero, nel verosenso del termine, è stato il 2006: nemmeno unagiocatrice tra le Top-20 e appena 11 tra le prime100, anche se in questa graduatoria il fondo èstato toccato nelle stagioni 2008 e 2009 concinque sole tenniste entro la centesima posizionedel ranking, quando trent’anni prima (1979)erano addirittura 61!In quanto a statistiche mortificanti, gli US Openappena conclusi a Flushing Meadows hannofatto registrare un nuovo record negativo: erano113 anni che gli americani non piazzavanoalmeno un

loro giocatore nella seconda settimana delloslam di casa. Grazie a cinque inevitabili wild-card, nel tabellone principale del singolaremaschile c’erano dodici statunitensi e solo due, isoliti Querrey e Isner, hanno raggiunto il terzoturno; altri nove sono usciti subito e TimSmyczek ha vinto un match perdendo ilsecondo. Un’ecatombe.A fronte di un campo di partecipazione piùnutrito e meglio qualificato, le femmine nonsono andate tanto meglio. A parte la solita Serena, che non fa testo, le altresedici collocate nel main-draw (di cui 4 teste diserie) non hanno superato il terzo turno tratante delusioni e qualche inattesa sorpresa.Ci si attendeva qualcosa di più da SloaneStephens (eliminata dalla svedese Larsson) eVenus Williams (fatta fuori dalla Errani altermine di un match dall’andamentoquantomeno curioso); pure le “erbivore” Keys eVandeweghe, che qualche mese prima avevanoconquistato il primo titolo WTA in carrierarispettivamente a Eastbourne e ‘s-Hertogenbosch, hanno fallito l’occasione dicontrassegnare il loro cammino con qualcherisultato importante facendosi battererispettivamente dalla qualificata Krunic e dallaspagnola Suarez Navarro, entrambe al secondoturno.

Page 52: Tennis world iIalia numero 19

Possono, allora, gli squilli di tromba (magarianche un po’ esagerati) fatti registrare dagliexploit della giovanissima Catherine CartanBellis e di Nicole Gibbs rappresentareseriamente un’iniezione di fiducia per il moralepiuttosto basso del tennis a stelle e strisce? Forsesì. Perché quando le vacche sono magre, bastapoco per sfamarle…Così la vittoria al primo turno di “CiCi” Bellis,californiana classe 1999 e in tabellone grazie allawild-card ottenuta vincendo il titolo nazionaleUnder 18, sulla slovacca Dominika Cibulkova(dodicesima favorita del torneo stando alle testedi serie ma in rottura prolungata, dopo averconquistato la finale degli Australian Open ingennaio) ha suggerito paragoni quantomenoazzardati con le campionesse teen-ager deltempo che fu (Tracy Austin, Andrea Jaeger,Jennifer Capriati e Martina Hingis). E pure i duesuccessi al terzo set di Nicole Gibbs, che di annine ha già ventuno ma è ancora 135 del rankingWTA e anch’essa bisognosa di una wc perevitare

Top-10 e nella stagione in corso è statasemifinalista a Melbourne e Parigi e finalista aWimbledon e, soprattutto, che la svizzeraBelinda Bencic era n°58 del mondo prima degliUS Open, in cui ha raggiunto i quarti a spese didue Top-10 come Kerber e Jankovic. E la Bencicha appena 17 anni e mezzo…Insomma, come detto in apertura, le americanepossono vedere la luce in fondo al tunnel. E gliamericani? Notte fonda. Sotto i vent’anni, soloJared Donaldson e Mackenzie McDonaldlasciano aperto qualche spiraglio di gloriafutura. Il primo, classe 1996, ha giocato aWashington il suo primo match in un tabelloneATP.

le insidie delle qualificazioni, maturati controdue avversarie toste come Garcia ePavlyuchenkova, rappresentano segnali di unaqualche importanza.Tuttavia, questo è il bicchiere mezzo pieno.Giustificato anche dall’età media della nuovagenerazione di giocatrici americane nella Top-100, con 8 di loro che hanno meno di 25 anni. Edietro, oltre alla Bellis, una nuova ondata di“colored” promette continuità: Sachia Vickery,Victoria Duval, Taylor Townsend e le“tempestose” sorelle Black: Alicia Tornado eTyra Hurricane.Ma il bicchiere mezzo vuoto ci ricorda che lacanadese Eugenie Bouchard, classe 1994, è già

Page 53: Tennis world iIalia numero 19

Il secondo invece ha stabilito, un anno fa aCincinnati, un record difficilmente superabile: èstato il primo tennista senza ranking aqualificarsi per il main-draw di un Masters1000. La settimana precedente, il diciassettenneMackenzie, seguito dal sudafricano WayneFerreira, aveva perso negli ottavi ai campionatistatunitensi under 18. Quella seguente, grazie aun invito di Jay Berger, ha sconfitto ilconnazionale Johnson e il francese Mahut primadi perdere nettamente contro il belga Goffin.Niente male, si potrebbe dire, ma pure in questicasi la legge del bicchiere mezzo vuoto èinesorabile e spietata. L’australiano NickKyrgios, di undici giorni più giovane di

numero 60 ATP prima degli US Open e dopoaver vinto tre challenger e raggiunto i quarti aWimbledon a spese del numero 1 mondialeRafael Nadal. E il connazionale Kokkinakis, cheha un anno in meno, si è preso il lusso didebuttare con una vittoria nello slam di casaprima di perdere con lo stesso Nadal.Che in Australia abbiano capito la lezione estiano iniziando a rialzare la testa, dopo tre lustridi crisi? Può essere. Come può essere che PatrickMcEnroe, appena dimessosi dalla carica didirettore generale del programma di sviluppo deigiocatori dell’USTA, abbia ragione quandosostiene che i talenti in America non mancanoma vanno seguiti anche dopo i 14 anni e gli vainsegnato loro a vincere le partite, oltre checolpire bene la palla e possibilmente tirare piùforte possibile il servizio.Altri invece sostengono che, per iniziare avincere, gli americani devono imparare a giocaresulla terra. Certo, quando avevano i “marziani”Connors, McEnroe, Sampras, Agassi e Courier,che bisogno avevano di studiare le strategievincenti? Ma adesso il tennis si è ulteriormenteuniversalizzato e per restare in scia occorre unasvolta.Staremo a vedere.

Page 54: Tennis world iIalia numero 19

Il tennis statunintensesempre più in crisi

di Marco Di Nardo

E' ormai uno degli argomenti di cui si parla daqualche anno. Dopo il ritiro di Andy Roddick gliStati Uniti non riescono più a trovare uncampione, nonostante a livello numericoabbiano un'importantissima presenza nelranking Atp. Abituati a campioni come Ashe,Connors, Courier, Chang, Agassi, Sampras, eappunto Roddick, gli americani non possonoaccontentarsi dell'attuale situazione, con nessungiocatore nella Top-10, appena uno nella Top-20e sei nella Top-100 della classifica mondiale.L'unico giocatore che aveva dato l'impressionedi poter sostituire, o almeno provare a non farrimpiangere i campioni statunitensi del passato,era stato John Isner. A 29 anni il tempo perconquistare qualche titolo importante ancora

c'è, anche se il livello di classifica del giganteamericano sembra essere tra il 10° e il 20° posto,e il fatto di non aver ancora vinto alcun Masters1000 in carriera fa pensare che difficilmenteriuscirà a fare meglio in futuro. In questastagione ha vinto i tornei Atp 250 di Auckland eAtlanta, ma il miglior risultato nei Masters 1000è stata la semifinale di Indian Wells, il migliore alivello Slam il quarto turno al Roland Garros.Dietro Isner c'è l'eterna promessa DonaldYoung, che al numero 47 del ranking Atp (primadegli U.S. Open) è in uno dei momenti miglioridella sua carriera. Questo la dice lunga sulle difficoltà che haincontrato il tennista a stelle e strisce dopo averdominato e vinto due Slam nel circuito Under18. I migliori risultati in carriera di Donald sonola finale raggiunta a Bangkok nel 2011 e le duesemifinali di Washington (2011 e 2014). Anche puntare su di lui sembra un azzardo.

Page 55: Tennis world iIalia numero 19

un fenomeno, e probabilmente farà fatica aconquistare un posto nella Top-20. Stessodiscorso per Jack Sock, attuale numero 55 Atp,più giovane di due anni rispetto a Johnson macomunque molto in difficoltà quando si trova adaffrontare i migliori.Poi c'è Sam Querrey, giocatore ancorarelativamente giovane con i suoi 27 anni dacompiere a ottobre, e arrivato fino a un bestranking di numero 17 a gennaio del 2011. Samdetiene il record di aces messi a segnoconsecutivamente, ben 10, nel match dei quartidi finale di Indianapolis 2007 giocato controJames Blake. Un servizio che può quindi esseredevastante quello di Querrey, che nel 2012 è

anche riuscito a battere il numero 2 del mondoNovak Djokovic nel Masters 1000 di Parigi-Bercy. Ora però l'americano è solo al 57simoposto del ranking Atp, e se non si riprenderà infretta sarà un'altra delle scommesse perse daltennis statunitense.Tra i più "anziani" continua invece a girare per itornei il 36enne Michael Russel, che nell'ormailontano 2001 andò a un passo dall'impresacontro Gustavo Kuerten agli ottavi di finale delRoland Garros, arrivando a match-point, primache il brasiliano riuscisse a conquistare il suoterzo titolo a Parigi. Michael in questa stagioneha conquistato addirittura una semifinale Atp, aMemphis, ma ovviamente gli Stati Uniti nonpossono aspettarsi di essere risollevati da ungiocatore a fine carriera.Uno dei migliori erbivori americani, e questopensando a Roddick mette i brividi, èprobabilmente l'attuale numero 147 del mondoRajeev Ram, vincitore del torneo di Newport nel2009. Ram in questo 2014 ha vinto il Challengerdi Leon sul cemento, mentre sull'erba haconquistato la semifinale al Challenger diNottingham, perdendola contro Groth per 7-6 7-6 nonostante abbia perso appena 15 punti in 12turni di battuta. A fine match Rajeev aveva vintocinque punti in più rispetto a Groth: nel tenniscapita di perdere avendo vinto più punti

Page 56: Tennis world iIalia numero 19

La situazione è abbastanza critica per ilmovimento tennistico statunitense, che devecercare tra i giovanissimi un nuovo campione.

rispetto al rivale, ma è davvero raro a livellostatistico che succeda in un match di due set.La situazione è quindi abbastanza critica per ilmovimento tennistico statunitense, che devecercare tra i giovanissimi un nuovo campioneche sembra non arrivare mai. Jared Donaldson,classe 1996 e numero 303 del mondo potrebbeessere la soluzione ai problemi, ma è difficiledirlo così presto, o Francis Tiafoe, addiritturaclasse 1998, che a Washington ha messo indifficoltà il numero 111 Atp Donskoy, perdendoper 6-4 6-4. In ogni caso l'impressione è quellache gli Stati Uniti debbano aspettare ancoraqualche anno per vedere un loro giocatorevincere in un torneo importante.

Page 57: Tennis world iIalia numero 19
Page 58: Tennis world iIalia numero 19

Canada: sorpasso tennisticoagli USA

di Alessandro Varassi

Milos Raonic e Eugenie Bouchard, ma non solo: i canadesi possono aspirare a diventarela vera superpotenza del Nord America, con buona pace degli Stati Uniti

La recente Rogers Cup, principale torneo sulsuolo canadese che si disputa tra Toronto eMontreal, è stata l’occasione per gli appassionatilocali di ammirare da vicino i propri beniamini:Milos Raonic e Eugenie Bouchard sono ormaiqualcosa di più che semplici promesse delmondo tennis, con risultati di rilievo che lihanno proiettati nella top 10 delle rispettivecategorie, ATP e WTA. Con le due giovanistelline, a buon ragione i canadesi possonoguardare con ottimismo al futuro che siprospetta, e che li vedrà certamente protagonisti.Proprio mentre i vicini più potenti, gli StatiUniti, conoscono una delle crisi peggiori.

Sebbene a livello numerico il confronto tra lenazioni sembri impietoso (gli Usa possonovantare 6 top 100, e 9 top 150, controrispettivamente 2 e 4), la sensazione generale èche il sorpasso allo stato attuale sia statocompiuto. Dietro John Isner, infatti, glistatunitense sembrano ben poca cosa, conl’unica eccezione forse di Steve Johnson, cheultimamente si sta facendo valere nei tornei sucemento, e Jack Sock, che appare ancora lontanodal salto di qualità, che chissà se arriverà mai. Iprimi due giocatori canadesi, invece, sono MilosRaonic e Vasek Pospisil, il primo top 10 ed ilsecondo top 30, e tra l’altro recente vincitore di

Page 59: Tennis world iIalia numero 19

Dopo la Bouchard le canadesi si fanno desiderare,la prima che si incontra nel ranking è SharonFichman

Wimbledon in doppio proprio con Sock. Lagiovane età è un vantaggio indiscutibile (Raonice Pospisil sono under 25, Isner ha 29 anni eprobabilmente ha già toccato il picco dellacarriera), suffragato poi da una crescita oggettivanelle ultime stagioni.Discorso forse leggermente diverso se passiamoalla WTA: Serena Williams è ancora la numero 1del mondo, e dietro di lei ci sono l’eternasorellona Venus e la giovane Sloane Stephens;oltre alla Bouchard, invece, le canadesi si fannodesiderare, la prima che si incontra nel ranking èSharon Fichman. C’è da dire però, come per gliuomini, che le Williams non sono di certo piùgiovinette, e l’addio potrebbe essere più vicino diquel che si pensa. Il circuito femminile, senza

Page 60: Tennis world iIalia numero 19

Uno dei segreti, secondo gli addetti ai lavori,dell’ascesa del tennis canadese è stato assumeretecnici stranieri

Serena, potrebbe essere apertissimo, comehanno dimostrato i recenti tornei dello Slam, eEugenie Bouchard (semifinalista a Melbourne eParigi, e finalista a Wimbledon) sembra poterrecitare il ruolo della protagonista, non solofuori dal campo per l’indubbia avvenenza. Delresto, Genie in patria è già un fenomenomediatico, nonché la giocatrice canadese che haconquistato il ranking più alto nella storia.Uno dei segreti, secondo gli addetti ai lavori,dell’ascesa del tennis canadese è stato assumeretecnici stranieri, che hanno lavorato anche sullatesta dei tennisti, spingendoli a credere di poternon solo giocare buoni incontri, ma anche divincere, come conferma Louis Borfiga, coachfrancese che ha lavorato con i giovani Jo

Wilfried Tsonga, Gael Monfils e Gilles Simon. Lostesso Raonic, una volta chiaro alla Federazioneche potesse fare il salto di qualità, fu finanziatodalla federazione per allenarsi in Croazia eSpagna, così come la Bouchard in Florida, inmodo da crescere su più superfici e lavorare conallenatori migliori.Bisognerà certo vedere se la scuola statunitensetirerà fuori dal cilindro qualche asso, certo è itempi del dominio, basti pensare a Andre Agassie Pete Sampras, sembrano lontani secoli. E vedersi sorpassati dai vicini, che prima vedevisolo in lontananza nello specchietto retrovisore,potrebbe essere la spinta per l’USTA adintervenire.

Page 61: Tennis world iIalia numero 19

Solo in America..

di Alex Bisi

Così recitava Apollo Creed nel celebre Rocky. Lapatria delle grandi opportunità la definiva,dando ad uno sconosciuto pugile di Filadelfial’opportunità di combattere per il titolo dei pesimassimi di pugilato. E’ un po’ quello che èsuccesso agli ultimi UsOpen, che ha visto dueesordienti in finale, dove a trionfare è stato ilcroato Marin Cilic, non di certo un habitué diquesti palcoscenici. L’allievo di Ivanesivic hagiocato un grande torneo, non perdendo un setdai quarti in poi, ed eliminando con un netto 3-0persino Roger Federer, grande favorito assieme aNole Djokovic per la conquista dello Slamnewyorkese.Il suo avversario in finale, Nishikori, è arrivatoall’atto conclusivo probabilmente un po’ scarico,avendo speso molte energie per eliminareRaonic,

Wawrinka e lo stesso Djokovic. Il matchconclusivo non è stato dei migliori come livello,con Cilic praticamente ingiocabile sui turni diservizio e che non sbagliava praticamente nulladurante gli scambi. Prima volta in assoluto perCilic e prima grande vittoria per il suo coach, chescherzando nel dopo partita ha detto che può giàritirarsi sereno.Il talento nipponico ha dimostrato di esser ungiocatore solido e che regge benissimo i grandiincontri, confermando che la finale di Madridcon Nadal non è stato un caso isolato, se gliinfortuni lo lasciano in pace sicuramente sarà uncliente molto pericoloso. E gli altri?I grandidelusi sono sicuramente le prime due teste diserie del torneo, Federer e Djokovic estromessidal torneo al penultimo atto. Partiti entrambisollevati, dall’assenza di Nadal, uno chesolitamente quando torna da uno stop è piùagguerrito che mai, non sono riusciti a metterein scena la rivincita dello slam Londinese.Lo svizzero era capitato in un tabellonedecisamente favorevole, ha giocato un ottimotorneo, perdendo un set con Granollers e

Page 62: Tennis world iIalia numero 19

La grande delusione: Djokvoic

recuperando con un match da vero campionedue set a Monfils.Contro il croato partiva da favorito invece non èmai stato in grado di opporsi al giocodell’avversario.Dall’altra parte del tabellone, Djokovic ha avutovita facile fino ai quarti, dove ha trovato Murray,ancora un po’ indietro fisicamente, e lasemifinale, sembrava una formalità dopo cheWawrinka era stato eliminato, sprecando molto,dal giovane nipponico. Sicuramente grandedelusione per il serbo soprattutto dopo lavittoria di Wimbledon, ma il numero uno delseeding arrivava agli Open decisamente scarico,con due brutte prestazioni nei tornei pre Slam,probabilmente l’imminente maternità gli ha

rubato un po’ di energie nervose.Monfils, con il supporto dell’amico Simon comecoach, e da giocatore ha eliminato David Ferrer,ha giocato un gran torneo, dando spettacolocome sempre, eliminando un altro giovane inrampa di lancio, ma che ancora dimostra grossilimiti in alcune fasi delicate dei match, qualeDimitrov.Raonic è stato eliminato da Nishikori, che deveaver fatto tesoro delle sconfitte precedenti,avendo i due incrociato spesso le racchette, macontinua a dimostrare ogni torneo granmiglioramenti , e di non esser solo un giocatoretutto servizio.I nostri son usciti presto, Fognini con grandesorpresa contro Mannarino e Seppi eliminatodall’istrionico Kyrgios, ma abbiamo avuto la

Page 63: Tennis world iIalia numero 19

Gli italiani non hanno brillato.

positiva della prima vittoria Slam di PaoloLorenzi, sperando sia una buon auspicio per ildelicato match di Davis in terra svizzera. Con la vittoria Slam di Cilic, tre slam su quattrosono andati in questa stagione, a giocatoriallenati da vincitori di Slam delgli anni passati,con addirittura la finale di Wimbledon che havisto opposti due allenatori che su quel terrenoavevano dato vita a grandi match, quali Becker eEdberg. Solo in America recitava Apollo Creed , esicuramente questo Slam ne è stata una chiaradimostrazione.

Page 64: Tennis world iIalia numero 19

Istantanee dalparadiso

di Brent Kruger

Errani-Vinci

D’ora in poi li chiameremo “momenti Vinci” ecredo non ci sia nulla di irriguardoso o azzardatoin tale affermazione. Se il compianto DavidFoster Wallace andava in trance ammirando legesta di Roger Federer, io provo sensazionianaloghe per Roberta Vinci.A Wimbledon, come Thelma & Louise, la 31ennedi Taranto (ma palermitana d’adozione) el’inseparabile compagna Sara Errani hannofinalmente trasformato un incubo nellaliberazione e ora possono anche lanciarsi nelGrand Canyon, che un posto di rilievo nellastoria del tennis mondiale non glielo toglie piùnessuno.

Perché, con la vittoria sul prato spelacchiato delCentrale per antonomasia, le Cichi hannocompletato il fatidico Career Grand Slam, vale adire la vittoria in ciascuno dei quattro major.Impresa, quest’ultima, riuscita nell’Era Opensolo ad altre tre coppie di giocatrici: Navratilova-Shriver, Gigi Fernandez-Zvereva e le sorelleWilliams.Ma torniamo alle istantanee dalla finale deiChampionships, trasformatasi ben presto nelparadiso delle azzurre. Fuori piove e si gioca conil tetto chiuso. Dall’altra parte della rete ci sonodue walchirie bionde nate a quattro giorni di

Page 65: Tennis world iIalia numero 19

Le Cichi hanno dimostrato che, anche nell’era dei muscoli,saper trattare con i guanti quelle sfere ricoperte di feltrogiallo può essere il modo giusto per arrivare a toccare ilcielo con un dito.

distanza nel maggio del 1993; una è la franceseKristina Mladenovic, di genitori serbi, e l’altra èl’ungherese Timea Babos, che questo torneo l’hagià vinto da juniores in coppia con lastatunitense Sloane Stephens.Sulla carta non dovrebbe esserci partita ma la“terba” di Wimbledon non è proprio ilpavimento preferito dalle italiane, che qui hannoquasi sempre versato lacrime e sorriso assaipoco. E ci sono andate vicino tanto così anchestavolta, a piangere. Dopo essere state entrambecacciate fuori all’esordio del singolare da dueterribili “giovinastre”, in doppio Roberta e Sarasono sopravvissute a cinque match-point avversicontro le Kichenok, gemelle d’Ucraina.

Page 66: Tennis world iIalia numero 19

Si era al secondo turno e pareva proprio che lamaledizione londinese avesse colpito di nuovo.Ma, si sa, quando non ti abbattono, le avversitàfiniscono per rafforzarti. E così è stato. Alconfronto, le sfide successive sono state dellepasseggiate, pur contro formazioni sulla cartapiù impegnative come le australiane Barty-Dellacqua o le specialiste Hlavackova-Zheng.In alcuni frangenti sembra perfino che le coppiein campo interpretino due sport diversi. Strappie potenza le franco-ungheresi, tocco e poesia leitaliane. Errani-Vinci azzannano subito la finalealla giugulare e non la mollano più, in unamiscela di tattica e classe che disorienta le giàemozionate avversarie.

La storia della partita è avara di spuntisuggestivi e allora il pubblico di Londra puòstropicciarsi gli occhi e mormorare soddisfattodopo certe volee di Roberta, che lasciano senzaparole. Dietro, Sara, che pur non ha imbarazzinei pressi della rete, a fare il lavoro sporco;davanti la pugliese a ricamare. Complicatotirarle giù, quando le azzurre sono sulla nuvola…Nel primo set Mladenovic e Babos non riesconomai a tenere la battuta: 6-1. Nel secondo invecedecide un solo break, quello che la magiara siautoinfligge con tanto di doppio fallo conclusivonel sesto game: 6-3. Prima, dopo e durante ètutto uno show delle italiane, compresol’inevitabile abbraccio finale su quell’erba chenegli altri tentativi gli era stata ostile.Ma stavolta è speciale. Stavolta è troppoimportante, perché quando si prendeappuntamento con la storia non si può mancare.E meno che mai arrivare in ritardo. Così “daVinci” inventa colpi di cui detiene l’esclusiva. Il copy-right. Come la risposta in back dirovescio controllato seguita dalla volee vincentedel minuto 19. Oppure la semi-veronica esuccessiva stop-volley angolata di dritto alminuto 35. Scrivo i minuti perché i momentimagici hanno bisogno di un riferimentotemporale. E si arriva così al 6-1, 5-3 e 30-30quando sempre lei chiude le ostilità con un ace e

Page 67: Tennis world iIalia numero 19

una prima di servizio vincente. Finalmenteanche l’Italia può stringere la mano del duca diKent e ricevere un trofeo di Wimbledon. Anzidue. Sono le coppe che Thelma & Louisepossono alzare al cielo, non prima di avercalorosamente salutato i rispettivi coach.Le Cichi hanno dimostrato che, anche nell’eradei muscoli, saper trattare con i guanti quellesfere ricoperte di feltro giallo può essere il modogiusto per arrivare a toccare il cielo con un dito.Così diverse e così uguali, Roberta e Sara.Ha compiuto 31 anni lo scorso 18 febbraio,Roberta Vinci, e quando ne aveva quattordici ildoppio lo giocava insieme alla corregionaleFlavia Pennetta (di Brindisi…). Proprio aBrindisi, nel ’98, le due vinsero il loro primo

futures e appena tredici mesi dopo si imposeroal Roland Garros. Versione juniores,naturalmente.A quel tempo, il circuito WTA non era ancora(quasi) monopolizzato dal rovescio bimane. Grafe Navratilova prima, Henin e Mauresmo dopo,sostennero la causa del backhand classico conrisultati più che eccellenti e un’altra italiana diestremo valore qual è Francesca Schiavone portòil colpo a disputare due finali a Parigi, di cui unavinta.Eppure, a una domanda specifica che le feciqualche anno fa a Melbourne, Roberta Vinci midisse che nel gioco moderno il suo back dirovescio dava assai meno fastidio alle avversariedi quanto le stesse non la asfissiassero con leloro bordate bimani. E lo confessò con un

Page 68: Tennis world iIalia numero 19

abbozzo di tristezza, quasi come se stessetradendo la sua propria natura.Sarà, pensai, ma, nell’estrema standardizzazionedel tennis femminile, una voce fuori dal coro ingrado di trovare quegli acuti che alle altre sononegati per natura vale da sola il prezzo delbiglietto. A prescindere dai risultati, che pure cisono.Le stigmate della doppista, e non solo in quantopugliese, Roberta le ha sempre avute. Non a casofece centro alla seconda apparizione nel maindraw di un torneo del circuito principale;accadde a Doha, insieme alla francese SandrineTestud, e fu il modo migliore per festeggiarel’ingresso nel mondo delle maggiorenni. Era il 18febbraio 2001.Nello stesso anno, sempre con la futura signoraMagnelli, Roberta arriverà nei quarti a Parigi, insemifinale a New York (a spese nientemeno chedi Suarez-Ruano Pascual e Navratilova-Sanchez)e in finale a Zurigo, tanto da meritarsi laqualificazione per il Master a Monaco di Baviera.

Sara e Roberta battono in finale la coppia russo-kazaka composta da Kondratieva e Shvedova. Lasettimana successiva le azzurre concedono il bisa Barcellona ma, per il 2010, quello sarà anchel’ultimo titolo conquistato.Dopo un anno, il 2011, di transizione con alcunititoli minori ma senza particolari acuti, la coppiaitaliana cambia marcia e agli Australian Open ’12conquista la finale; Kuznetsova e Zvonareva siimpongono in rimonta (5-7, 6-4, 6-3) ma Errani-Vinci capiscono proprio a Melbourne di esseresulla buona strada.

Ora però non ridurrò a un elenco di dati estatistiche il tortuoso percorso della Vinci neldoppio, specialità che l’ha vista cambiare diversepartner ad inizio carriera. Si sappia solo che ilconnubio con Sara avviene durante il 2009 (masolo a livello di Fed Cup) dopo che la nostraaveva fatto coppia con tante altre connazionali,senza peraltro raccogliere successi.La “benedizione” si ha in Tasmania, ad Hobart,appuntamento in cui Thelma & Louiseraggiungono le semifinali sconfitte dallataiwanese Chuang e dalla ceca Peschke. Le duenon devono attendere molto per celebrare laprima vittoria; accade in aprile, a Marbella, in

Page 69: Tennis world iIalia numero 19

Inevitabile che sia la terra battuta a decretare lavera svolta. Il volo interminabile delle Cichi, inquella magica primavera, parte da Acapulco e fascalo in Spagna (Barcellona e Madrid) e in Italia(Roma) prima di atterrare sul complessoparigino dedicato proprio ad un aviatore percogliere il primo major. Al Roland Garros sonodue coppie russe a tentare di fermarle ma néMakarova-Vesnina nei quarti e né Kirilenko-Petrova in finale vanno oltre la conquista di unset. È la prima volta che una coppia femminileitaliana si impone in un torneo dello slam.Battute nei quarti a Wimbledon da Hlavackova-Hradecka, Sara e Roberta consumano lavendetta a freddo regolando le ceche nella finale

Open diventando così le numero uno del mondo.L’amicizia tra le due non è per nulla intaccatadalla sorte che le pone di fronte in singolare perun posto in semifinale; vince la Errani in duebrutti set, giocati da entrambe con scarsatranquillità e troppa tensione.Qualora ce ne fosse veramente bisogno, laconsacrazione delle Cichi avviene a Melbourne,nel gennaio del 2013. Nei quarti di finale degliAustralian Open, Errani-Vinci sconfiggono lesorelle Williams con il punteggio di 3-6, 7-6, 7-5spalancandosi la porta per la conquista del terzoslam, ottenuto a spese delle australiane Barty-Dellacqua in finale.Purtroppo, il ko subìto nella finale di Parigicontro Hsieh-Peng impedirà alle nostre dialimentare un sogno dentro il sogno, vale a direla conquista del Grand Slam. A ripensarci, ildestino è veramente beffardo: proprio sul rosso,dove le Cichi hanno posto le fondamenta dellaloro fortezza, sono state tradite da una giornatastorta.Nessuno però gioca attualmente il doppiomeglio di Thelma & Louise e l’appuntamentocon la leggenda potrebbe solo essere rimandatodi un anno. Per ora accontentiamoci, si fa perdire, della Storia e dei “momenti Vinci”; la primasi è fatta a Wimbledon, i secondi sono ancora inproduzione.

Page 70: Tennis world iIalia numero 19

Genie sfida Masha a colpidi "cara" bellezza

di Laura Saggio

Eugenie Bouchard si è definitivamente imposta nella classifica WTA -attuale numero 8- per il suo tennis esplosivo (a suon di sponsor)

Questione di business? Certo e non solo,ovviamente. La giovanissima ventenne Eugeniesembra non temere confronti e prosegue la suascalata verso le vette delle classifiche WTA eMarketing. Già, perché l'allieva pare averimparato bene la lezione dalla maestra Masha:diventare forti sul campo e bellissime (sinonimodi ricchissime) fuori. L'una -dote- senza l'altranon dura (Kournikova docet).Così a soli 19 anni la determinatissima Bouchardè entrata nella storia come la prima tennista inassoluto a essersi qualificata alla finale deltorneo di Wimbledon. Messo in tasca questoprimato, guarda, non troppo a distanza, quello

universale che detiene incontrastata quello diessere la tennista più pagata al mondo daalmeno otto anni. Il potere si sa, ha molte facce e il latocommerciale è una delle più forti, o quantomeno universalmente riconosciuta. Per questo diventare testimonial dei principaliprodotti di consumo, torna utile. Detto fatto: la biondina in erba sarà il volto diCoca Cola e Coca Cola Diet Canada per iprossimi tre anni. Una partnership d'eccezione, che si aggiunge aigià prestigiosi accordi con Nike, Babolat, RogersCommunications e USANA.

Page 71: Tennis world iIalia numero 19

La Bouchard strizza dunque l'occhiolino alla biondona, chequest'anno registra (sul fronte sportivo) la vittoria aWimbledon e (sul fronte guadagni) l'ennesima impennatacommerciale.

La Bouchard strizza dunque l'occhiolino allabiondona, che quest'anno registra (sul frontesportivo) la vittoria a Wimbledon e (sul fronteguadagni) l'ennesima impennata commerciale.Per completezza d'informazione, BrandSharapova, è già testimonial di Avon e Porsche,tra gli altri. Inoltre, ultimamente ha lanciato unbusiness di dolciumi, “Sugarpova”, suscitandonon poche polemiche: “Trovo abbastanzacriticabile da parte degli sportivi il sostegno aprodotti alimentari poco sani come dolciumi ebevande gassate” - ha dichiarato al FinancialExpress Tom Sanders, professore pressoDiabetes and Nutritional Sciences al King'sCollege di Londra, - l'abitudine di promuovere ilfumo attraverso le magliette dei campioni è

finito trent'anni. Ora è il caso di fare lo stessocon i prodotti poco salutari”. Vedremo se anchela piccola Eugenie sarà vittima (con la suabevanda a base di acqua colorata e zucchero)dello stesso ferreo parere etico-nutrizionale,intanto incassa/no.Ora veniamo al tennis giocato, argomento chepiù ci compete. Sintetizzando in numeri, laBouchard ha conquistato la top 10; vanta 1 solotitolo (vinto a Norimberga battendo in finaleKarolina Pliskova); è la prima tennista canadesead aver raggiunto la posizione più alta nellaclassifica WTA, la numero 7. Convincente peressere una 'esordiente'. E, anche se nei tornei di Montreal e Cincinnatinon è andata oltre il secondo turno, ha tutti i

Page 72: Tennis world iIalia numero 19

riflettori puntati per gli US Open.Per quanto riguarda invece i precedenti tra le due tenniste, irisultati parlano chiaramente e a favore della sette anni piùesperta Maria: tre vittorie su tre negli scontri diretti. La partita più recente ed entusiasmante è stata la semifinaleal Roland Garros di quest'anno dove, per poco, l'allievabatteva la maestra.Insomma Genie ha tutte le carte -e gli assi- in regola perdiventare una giocatrice di vertice e una star da copertina. Il suo atteggiamento freddo in campo e fuori è la sua forza,come ha dichiarato più volte lei stessa: “Questo distaccoemotivo mi serve da protezione”. Le troppe e varie distrazioni (dentro e fuori dal campo) fannocalare la capacità attentiva, meglio mantenere alta la lucidità,perché, come spiega Genie: “ è difficile coltivare amicizie,sopratutto femminili, in questo ambito. Ci sono interessi economici in ballo, oltre che i nostri sogni”. Nuda e cruda.

Il suo atteggiamento freddo in campo e fuori è la sua forza

Page 73: Tennis world iIalia numero 19
Page 74: Tennis world iIalia numero 19

Il lento declino di Ferrer

di Marco Di Nardo

Forse non deve essere considerata una vera epropria sorpresa l'eliminazione al terzo turnodegli US Open di David Ferrer. Lo spagnolo,dopo tante stagioni di altissimo livello, prima opoi avrebbe dovuto attraversarlo un periodo diflessione, e questo è arrivato nel 2014. AFlushing Meadows il giocatore di Javea hasuperato il bosniaco Dzumur al primo turno,cedendo anche un set, poi ha beneficiato delwalkover di Bernard Tomic, prima di esseredominato ai sedicesimi da Gilles Simon. Lospagnolo ha poi dato forfait nella sfida di Daviscontro il Brasile, e ha dichiarato che sisottoporrà ad alcuni controlli medici perverificare le sue condizioni fisiche, visto che inpassato non si era mai sentito stanco in campo.Così, dopo dieci tornei del Grande Slamconsecutivi in cui David aveva sempre ottenutoalmeno i quarti di finale, tra Wimbledon e U.S.Open sono arrivate due sconfitte nei primissimiturni. Basterebbe questo per capire che ilmomento dell'iberico è uno dei più difficili

delle ultime stagioni.In realtà la stagione di Ferrer non è statacompletamente negativa, anche se ci eravamoabituati a vederlo sempre andare molto lontanonei tornei più importanti. David a febbraio haconquistato a Buenos Aires quello che fino aquesto momento è il suo unico titolo stagionale,dopo aver raggiunto i quarti di finaleall'Australian Open. La più grande impresa dellasua annata è stata probabilmente la vittoria suNadal ai quarti di finale del Masters 1000 diMonte-Carlo. Il maiorchino non perdeva primadella finale nel Principato addirittura dal 2003, eveniva da nove finali consecutive, con ottosuccessi dal 2005 al 2012. Ferrer aveva poi persoin semifinale da Wawrinka, e si era arreso alpenultimo atto anche al Masters 1000 di Madridcontro Nishikori. Al Roland Garros l'ultimo deisopracitati dieci quarti di finale consecutivi alivello Slam, sconfitto in quattro set da Nadaldopo due set giocati alla pari. Poi il flop diWimbledon, con la sconfitta al secondo turnosubita addirittura dal numero 118 Atp AndreyKuznetsov. Il torneo di Amburgo sembravapoterlo risollevare, anche se la finale persa

Page 75: Tennis world iIalia numero 19

contro Leonardo Mayer non poteva dargli grande fiducia invista dei Masters 1000 dell'estate nordamericana.A Toronto David ha perso ai quarti contro Federer, mentre aCincinnati, dopo aver annullato due match-point all'esordioa Kohlschreiber, si è arrampicato fino alla finale, prima diessere sconfitto ancora da Federer, risultato che gli hapermesso di salire al quinto posto nel ranking Atp, dopoessere sceso dalla terza piazza di inizio anno alla settima nelmese di giugno. Così a New York, complice l'assenza diNadal, Ferrer era stato accreditato della quarta testa di serie,posizione del seeding che proietta teoricamente fino allesemifinali, ma purtroppo lo spagnolo ha confermato di nonessere più il giocatore quasi infallibile contro chi gli si trovadietro in classifica, caratteristica che gli aveva permesso inpassato di raggiungere traguardi incredibili, come la finale alRoland Garros e il terzo posto in classifica nel 2012.David a trentadue anni deve fare i conti con gli anni chepassano, e il suo gioco fatto di tanta corsa e regolarità, non loaiuta da questo punto di vista. Con una finale Slam, unafinale alla Masters Cup, sette finali nei Masters 1000(compreso un successo), e ventuno titoli in totale suquarantacinque finali disputate, Ferrer può comunqueessere molto soddisfatto di quello che ha ottenuto. E se lospagnolo ha sorpreso molte volte in passato, non è detto chenon riuscirà a farlo ancora anche in futuro.

David a trentadue anni deve fare i conti con gli anni che passano, e il suo gioco fatto di tanta corsa e regolarità, non lo aiuta.

Page 76: Tennis world iIalia numero 19

Tsonga torna tra i grandi

di Marco di Nardo

Forse qualcuno si era dimenticato di Jo-WilfriedTsonga. Il tennista franco-congolese, dopo unperiodo difficile, sembra essere tornatofinalmente a giocare il suo tennis esplosivo epropositivo, e ora può pensare a lottare per laconquista della qualificazione alle Atp WorldTour Finals di Londra.Tutto è infatti ancora possibile. Al momento Jo èil numero 11 della Race-to-London, e una buonastagione asiatica e sul cemento indoor europeopotrebbe permettergli di tornare a giocare neltorneo dei grandi, come era già riuscito a fare nel2008, 2011 e 2012. Il francese, dopo unastagione abbastanza regolare ma senzaparticolari acuti, sembrava essersi assestato trala 15esima e la 20sima posizione del rankingAtp, ma al Masters 1000 di Toronto è tornato ai

riuscendo dagli ottavi alla finale a superare unodopo l'altro il numero 1 Atp Novak Djokovic,Andy Murray (9), Grigor Dimitrov (8) e RogerFederer (3). Quattro successi di fila su altrettantiTop-10 che gli hanno permetto di tornare a suavolta tra i primi 10 del ranking Atp.Parlavamo di stagione regolare per Tsonga, edinfatti, escluso l'acuto del Canada, è statoproprio così. Per la prima volta nella suacarriera, Jo ha infatti raggiunto gli ottavi difinale in tutti i tornei dello Slam, pur venendoeliminato sempre a livello dei migliori 16. InAustralia è stato sconfitto da Federer, a Parigi eWimbledon da Djokovic, e a New York daMurray, proprio tre dei quattro giocatorisconfitti a Toronto dagli ottavi in avanti.Sintomo del fatto che, almeno sulla distanza deidue set su tre, il francese può giocarsela contutti.Ora per il francese, che in questa stagione haraggiunto anche la finale di Marsiglia(perdendola contro Gulbis), arriva quindi laparte più importante della sua stagione. AlMasters 1000 di Shanghai può vantare duequarti di finale (2010 e 2012) e una semifinale lo

Page 77: Tennis world iIalia numero 19

L'obiettivo è difficile da raggiungere, ma nonimpossibile.

mentre a Parigi-Bercy ha vinto il titolo nel 2008,conquistato la finale nel 2011, e può vantareanche due quarti di finale (2009 e 2012). Duetornei e una superficie (il cemento indoor) cheesaltano il gioco del transalpino.In questo momento nella Race davanti a lui cisono David Ferrer, Milos Raonic, GrigorDimitrov, Tomas Berdych, Andy Murray e KeiNishikori. Jo dovrà superare almeno tre diquesti sei se vorrà centrare la qualificazione aLondra, e contemporaneamente difendersi dagliattacchi di Gulbis e Cilic. Nishikori, Berdych eforse Ferrer sembrano quelli più vulnerabili inquesta parte della stagione, anche se lo spagnoloha un bel vantaggio in termini di punti. Ilfrancese ci proverà comunque fino alla fine.

Page 78: Tennis world iIalia numero 19

Unione Vincente?

di Alex Bisi

Era il 18 dicembre 2013 quando Novak Djokovicannunciava con stupore degli addetti ai lavori,l’inizio della collaborazione con Boris Becker.A detta di molti sembrava solo una mossapubblicitaria, con Lendl che ai tempi allenavaMurray e le voci sempre più insistenti di Edbergpronto a sedersi all’angolo di King Roger,senzatralasciare tra i top player del momentoWawrinka allenato da Norman.Becker ha una personalità abbastanzaingombrante e tutti sono dubbiosi sull’effettivoapporto che il tedesco possa dare al gioco diNole, non propriamente un giocatore dotatodelle caratteristiche che hanno reso famoso evincente Becker.Djokovic ,ai giornalisti risponde che non vuolediventare un giocatore da serve & volley,ma cheBoris gli sarà molto utile nella fase di gestionementale di momenti clou del match, che proprionella stagione 2013 lo hanno visto cedere ilpasso a Nadal in quasi tutti gli scontri diretti per

un calo di istinto killer, che invece è uno deimaggiori punti di forza proprio del maiorchino.L’inizio della stagione non è dei migliori,Djokovic sembra aver ancora dei black outmentali, e agli Australian Open esce per mano diWawrinka con qualche scelta discutibile a retenei momenti decisivi del match.Gli scettici storcono il naso quando i primi titoliper Nole arrivano con il solo Vajda nell’angolodel serbo,con Becker fermo per un’operazione,alimentando l’opinione comune che l’apportodel nuovo coach al fenomeno serbo sia pocacosa, soprattutto dopo le dichiarazioni diDjokovic sul fatto che aver avuto Vajdanell’angolo in questi due tornei gli ha datotranquillità.Djokovic smentisce ogni possibile frattura odissapore nel team, e a Roma arriva la primaaffermazione con tutto il team al completo.L’obbiettivo Roland Garros sfuma per mano diNadal(ovviamente), e a Wimbledon Nole arrivacon grande pressione sulle spalle vistol’andamento degli ultimi Slam.Djokovic non mostra una forma eccellentedurante il torneo,ma arriva in finale con Federer.La finale sappiamo come è andata, con Djoker

Page 79: Tennis world iIalia numero 19

Nel momento più difficile, Nole ha recuperato calma enervi saldi portando a casa una vittoria che sembrava giàsvizzera,proprio quello per cui è stato assunto Becker

che spreca ma sull’orlo del precipizio si riprendee porta a casa il suo secondo Wimbledon.Nonostante Djokovic abbia subito detto che nonsarebbe diventato un giocatore da rete,guardando i suoi match si nota come le sortite inquella zona di campo siano molto più frequenti.Sicuramente sta cercando nuove tattiche pernon disperdere troppe energie durante i match, irisultati son ancora altalenanti ma comunque lamano di Becker qui c’è. Il gioco a rete purtropponon si può imparare, lo si può migliorare, ma èfatto in gran parte di istinto all’attacco e ditiming, e naturalmente di dote di tocco. La sceltadi tempo all’attacco è una delle caratteristiche incui difetta Djoker, spesso parte sempre unattimo dopo rendendo l’attacco poco efficace erischiando, di esser infilato dal suo avversario.

Page 80: Tennis world iIalia numero 19

Rafael Nadal, ciò che nonuccide fortifica

di Adriano S.

Ciò che non uccide fortifica. Un detto che calza apennello a Rafael Nadal. Il frastuono creatodall'ennesimo forfait del maiorchino hanuovamente preoccupato, inquietato, fattointerrogare, fatto malpensare, stordito. Cercandodi usare meno pancia e più cervello, conpazienza, ripercorrendo le cadute più rovinose diRafa, possiamo accorgerci di come lo spagnolosia sempre tornato in piedi ancora più forte.I guai iniziano già nel 2004. Lo scafoide delpiede sinistro fa crac e lo costringe a saltare ilsuo primo Roland Garros. Una bella botta per unastro nascente, già fermato l'anno prima da unproblema alla spalla. Lui torna in agosto e vinceil suo primo Atp a Sopot. Ma non è tutto: perde epiuttosto nettamente da Roddick agli Us Open,poche settimane dopo. A novembre lo batte eporta la Coppa Davis alla Spagna. Qualche mesepiù in là riuscirà finalmente a partecipare alFrench Open, vincendolo.Lo scafoide del piede sinistro torna a dargli

problemi a fine 2005: questa volta Rafa scopredi avere una malformazione congenita dell'ossotarsiale. Salta la stagione indoor e si parlaaddirittura di ritiro. Sarà la prima, non l'unicaoccasione in cui accadrà. La sua risposta è sulcampo. Torna nel 2006 dopo gli AustralianOpen e batte Federer a Dubai, prima del filottoMontecarlo-Barcellona-Roma-Roland Garros.Arriva persino in finale a Wimbledon, controogni pronostico. E' solo un pallettaro, dicevano.Anzi dicevamo. Lui nel 2008 Wimbledon lovince e diventa numero 1 strabiliando anche sucemento. Nell'autunno 2008 si accende la spia'riserva' sui suoi tendini rotulei. Salterà sia laMasters Cup di Shanghai che la finale di CoppaDavis contro l'Argentina. Nessun problema, laSpagna vince anche senza di lui, che torna agliAustralian Open 2009 e trionfa contro unFederer in lacrime. Le ginocchia però non nepossono più. Nello stesso anno perde per laprima (e chissà, ultima?) volta al Roland Garrosda Soderling. La batosta si fa sentire: saltaWimbledon e soffre per quasi un anno. Sembrascarico, a tratti cagionevole. Si parla nuovamentedi ritiro. Nel 2010 però lui vince 3 Slam di fila etorna numero 1.

Page 81: Tennis world iIalia numero 19

Ogni paura sembra fugata, il numero 1 al sicuro.Invece agli Australian Open 2014 la schiena....

Il peggio sembra passato, e invece...2011 -L'infortunio più grave della sua carriera, lo stoppiù lungo: la sindrome di Hoffa, infiammazionedel cuscinetto adiposo tra tendine e rotula lotiene fuori dal circuito dalla sconfitta al secondoturno a Wimbledon contro Rosol sino a Febbraio2013. Ovviamente si parla ancora una volta diritiro. A rivederlo al rientro a Vina del Mar, iltimore è in effetti lecito. Soffre nei primi tornei,poi vince il Roland Garros. Per alcuni un ultimoacuto. In estate strabilia in Nord America,giocando il miglior tennis della sua carriera.Ogni paura sembra fugata, il numero 1 al sicuro.Invece agli Australian Open 2014 la schiena, chein effetti mancava alla sua collezione di sfortune,lo mette fuori causa in finale. Bella botta.

L'ennesima. A Parigi si presenta come secondofavorito, per la prima volta. Ma a vincere èancora lui, non Djokovic.Poi l'ultima parte del corpo ancora esule daacciacchi decide di dargli noia. Il polso sinistrogli costa 4000 punti: salta l'intera stagioneamericana su cemento. Chissà, potrebbe tornaredi moda il discorso ritiro. Più facilmente sipresenterà alle Atp Finals di Londra da favorito.

Page 82: Tennis world iIalia numero 19
Page 83: Tennis world iIalia numero 19

Il fuoco della competizione ardeancora per Martina Hingis

di David Cox

20 anni dopo aveva annunciato per la primavolta il suo esordio nel circuito femminile comeprodigio 14enne, il fuoco della competizionerimane vivo per Marina Hingis. La cinque voltecampionessa di Grandi Slam si è già ritirata duevolte dalle competizioni, ma il richiamo dellacompetizione e l’insistente sospetto che abbiaancora quello che serve per stare tra i miglioricontinuano a farla tornare indietro.Avendo passato lunghi periodi a rimpiazzarel’emozione della competizione andando acavallo, sciando e viaggiando, la Hingis hadeciso di accettare l’idea che la sua vita saràsempre intrecciata con il tennis in un modo o

Si è cimentata come allenatrice, godendosi labreve ma di successo con AnastasiaPavlyuchenkova nel 2013 prima di unire le forzecon Sabine Lisicki per un po’ quest’anno.Comunque anzichè condurre all’inizio della suaprossima carriera, entrambe le avventure sonosolo servite per convincere la Hingis che non èancora del tutto pronta per appendere al chiodola racchetta delle competizioni.“Mi sono allenata con Anastasia e abbiamogiocato un set di allenamento contro (Elena)Vesnina e (Ekaterina) Makarova,” ha detto.“Dopotutto ho pensato che potrei avere ancoraqualche partita in me e che dovrei provarci.”

Page 84: Tennis world iIalia numero 19

La Hings ha fatto il suo ritorno durante lastagione sul sintetico in Nord-America insiemeall’amica di vecchia data Daniela Hatuchoval’anno scorso. Comunque la loro collaborazionenon si è rivelata di successo, ottenendo solo trevittorie in cinque tornei.Aveva considerato il ritiro definitivo ma poi èarrivata la Lisicki e un nuovo ruolo comeallenatrice/partner di doppio. Il duo ha battutotre delle coppie migliori del mondo per vincere iltitolo di Miami in marzo e la gioia della Hingisper i momenti importanti è tornata. “Non continuerei se perdessi sempre al secondoo terzo turno,” mi ha detto. “Vincere un titolo tida la fiducia che tu possa ancora farcela e questo

è l’obiettivo giusto? Andare ai tornei e vincerli. Èstato bello da parte di Sabine che lo facesseaccadere me ancora una volta. Non sono qui soloper partecipare, non sono il tipo.”A 33 anni la Hingis è ancora tre mesi piùgiovane della recente finalista della Rogers CupVenus Williams e solo un anno più grande diSerena. E paragonata alla 43enne Kimiko Date-Krumm è una giovincella ma lei insiste che nondeve pianificare il suo rientro nella carriera delsingolare.“Non si può paragonare Kimiko Date allepersone normali,” ha detto. “Penso che lei siauna vera eccezione. Correva maratone quandonon giocava a tennis. Si deve coprire solo metàcampo. Servono un atteggiamento e unadedizione completamente diversa per giocare isingolari quando si è stati fuori negli ultimi due,tre mesi.”La Hingis si è separata dalla Lisicki appenaprima di Wimbledon ma ha rivelato che è statodeciso in base a desideri completamente diversi.La Lisicki voleva tagliare le sue apparizioni indoppio per concentrarsi sui singolari mentre laHingis per il momento avrebbe preferito giocaretornei di doppio occasionalmente invece dicimentarsi a tempo pieno nella carriera daallenatrice.“Non è stata una decisione improvvisa quellapresa con Sabine”, ha detto.”Lei deve

Page 85: Tennis world iIalia numero 19

concentrarsi sui suoi singolari e fare i doppi eraun po’ troppo per lei visto che volevaconcentrarsi veramente su una cosa. E i doppidevono nuovamente gradualmente diventare ilmio focus principale. Forse potremmo ancoralavorare o giocare insieme in futuro, ma fareentrambi stava diventando troppo.”La Hingis conosce la Lisicki da quando avevanodieci anni, quando è arrivata al centro diallenamento di sua madre ed entrambe hannocontinuato a darle consigli quando cercava diraggiungere la seconda finale di un GrandeSlam. Per adesso la Hingis ha ambizioni piùgrandi per lei visto che è a caccia di un titoloimportante con la sua vecchia amica FlaviaPennetta. Hanno raggiunto la finale diEastburne in giugno ma la Hingis dice chedev’essere più intelligente quando pianificaqueste giornate perché il recupero non è cosìfacile.“Giocare quattro partite di fila è un po’ dura,”sorride. “Una volta che sei tornata alla routine èun po’ più facile ma bisogno essere intelligenti

maschile prima ma è un livello diverso dal giocofemminile.”Se la Hingis diventasse un’allenatrice traqualche anno, dice che sicuramente nonallenerebbe nell’ATP Tour ma pensa che laMauresmo abbia le qualità necessarie per averesuccesso.“Un cosa che fa la differenza è che lei è moltointelligente nella pianificazione del gioco e tuttoil resto. Riguardo quello che può insegnare aAndy Murray, penso che a volte si tratti di daremotivazione e coraggio e solo così hannoqualcuno che crede in loro. Penso che a questolivello possa fare la differenza.”

La Hingis si sta anche abituando a vedere unadelle sue ex avversarie in tour, AmelieMauresmo – ora coach di Andy Murray. LaHingis battè la Mauresmo alla finale degliAustralian Open del 1999 e non sono semprestate grandi amiche ma lei dice di avere unagrande ammirazione per la francese che haaccettato un lavoro di così grande profilo.“Serve molto coraggio,” dice. “Specialmenteproprio prima di Wimbledon, il torneo che havinto l’anno scorso. Mette in mostra carattere.Cioè cosa vuoi insegnare a Andy Murray? Puòandare sia bene che male, entrambe le cose. Èdecisamente un livello diverso. Lei ha aiutatoLlodra prima è comunque stata nel giro del

Page 86: Tennis world iIalia numero 19

VIGORO: lo sport cheuniva tennis e cricket

di Laura Saggio

Il Vigoro vide la sua nascita all'inizio del ventesimo secolo. A inventarlo fuJohn George Grant, che considerava il tennis“uno sport effeminato”.

Scordiamoci per un momento oggi, il tennis dioggi, la sua grandissima diffusione a livelloglobale, il suo fascino, i suoi campioni e tutto ilbusiness che gli ruota intorno. Proviamo invecead immaginare un tennis diverso mescolato allosport più in voga (insieme al calcio) cent'anni fa,il cricket. Il risultato? Un ibrido chiamatoVigoro. Nessuno di noi può capire per qualeassurda motivazione il tennis in quegli anniveniva definito come uno sport, diciamo così,poco vigoroso e attraente. Eppurenell'immaginario collettivo dell'epoca il nostrotennis veniva visto come un evento di svagosociale, piuttosto che pura attività sportiva.Forse il leale scontro a distanza tra dueavversari, ben definito da regole e spazi,sembrava poco coinvolgente? Forse l'eleganzadei gesti tecnici di bianco vestiti, pareva pocovirile? Forse, chissà. Forte di queste 'sensazioni' collettive, agli inizidel '900, George Grant provò ad inventare unosport, il vigoro appunto, che combinasse il

tennis. I giornali dell'epoca accolsero questainvenzione come positiva, convinti che iltentativo di Grant avesse l'intento di rendere iltennis più mascolino. E, probabilmente, farlodiventare uno sport di squadra avrebbecontribuito in tal senso. Ma il vigoro era unosport molto più simile al cricket che al tennis. Lesquadre erano composte da otto a undicigiocatori che si misuravano usando le stesseregole del cricket. Anche i ruoli dei giocatorierano identici (battitore, lanciatore, fielder),l'unica differenza era che per colpire la pallautilizzavano una racchetta da tennis. Si servivapraticamente come nel tennis, mentre il fielderintercettava (rispondeva) alzando la pallina inun lob per poi fermarla con le corde dellaracchetta quando ricadeva. Infine, non c'eranorestrizioni nel numero di over.Ad ogni modo, il gioco ebbe il suo momento digloria. Gli venne attribuito l'appellativo:“vigoroso e rinvigorente”, e fu particolarmenteapprezzato per non avere le restrizioni tipichedel campo da tennis. Addirittura la novità delvigoro allora piacque anche alle federazioni deltennis e del cricket, che forse la videro comesponsor indiretto dei due già praticati sport.

Page 87: Tennis world iIalia numero 19

Così, nel 1902, venne organizzato un match divigoro tra due squadre, una capitanata da unatennista, E.H. Miles, e l’altra dal battitore dicricket Bobby Abel.I tennisti dimostrarono fin dalle prime battute dicavarsela molto meglio con l'attrezzo a loro piùfamiliare e vinsero piuttosto facilmente la sfida.Si scoprì così che con i wicket più ampi el'utilizzo del nuovo attrezzo, che permetteva diservire a una velocità maggiore, era quasiimpossibile rispondere.Per questi motivi il vigoro non decollò,nonostante i tentativi di Grant di aggiustarlo espostarlo verso dinamiche tecnico-tattiche piùvicine al cricket, sostituendo anche la racchetta

tennis. Il Times, nel 1909, chiosò così: “Hacertamente delle caratteristiche attraenti e puòanche essere interessante da guardare, ma ci siaspetterebbe che fossero i giocatori a trarne ilmaggiore divertimento”.Attualmente questa disciplina è praticata (condiscreto seguito) solamente in Australia, conalcune modifiche alle regole e alle attrezzature. Il merito di questa sopravvivenza, un po' forzata,è comunque da attribuire alla tenacia di Grant,che durante un viaggio in Australia si mise incontatto con Ettie Dodge (cui Grant lasciò ilmarchio dopo la sua morte nel 1927), presidentedel New South Wales Women’s VigoroAssociation dal 1932 al 1966 e fondatrice del AllAustralian Vigoro Association.L'idea di Grant fu per il suo piccolorivoluzionaria, o almeno egli provò che divenissetale. E magari, in un futuro indefinito, potrà ancherinascere sotto altre vesti. Ma, certo è, che sia il cricket (fino a qualchedecennio fa) che sopratutto il tennis (divenutopoi uno degli sport più praticato a tutti i livelli),non avrebbero mai interrotto la loro strada versola propria affermazione per fondersi,avventurosamente, in uno sport -forse- con pocapersonalità e identità.

Page 88: Tennis world iIalia numero 19

La battaglia dei prizemoney

di Alessandro Varassi

I big vogliono più alti quelli dei Masters 1000, ma intanto a livello Futuressono pochi quelli che arrivano in parità a fine mese. ITF e ATP cosaaspettano ad intervenire?

Lo ha annunciato Eric Butorac, a margine dellaRogers Cup di Toronto. “I giocatori voglionoavere di più” ha affermato il vice presidente delconsiglio dei giocatori. Si badi, la frase nonriguarda, come si potrebbe pensare, tutti itennisti, ma solo quelli impegnati nei Masters1000: i ricavi di questi tornei stanno infatticrescendo, e il precedente accordo (aumento del9% dei prize money) ora non va più bene ai topplayer, se paragonato alla crescita media delfatturato (circa 7% annuo) dei Masters. Il puntocentrale, sostenuto dai giocatori, è che questieventi beneficiano della popolarità del tennis

maschile, ed in particolar modo dei Fab 4: avereFederer, Nadal, Djokovic e Murray rende iltorneo sicuramente più interessante, e quindi itennisti vorrebbero essere ricompensatiadeguatamente, chiedendo il raddoppio dei prizemoney nel giro di quattro anni, contro un’offertadecisamente più bassa, che porterà a deinegoziati inevitabili.Una situazione paradossale, se si pensa invecealla situazione dei tornei minori, Futures inparticolare. Matteo Trevisan, ex numero 1juniores, che ora viaggia tra la 300esima e400esima posizione, ha confessato che la

Page 89: Tennis world iIalia numero 19

recente vittoria al torneo ITF di Pontedera gli hafruttato un premio lordo di 840 euro.Ed è stato, a suo dire, uno dei migliori tornei,vivendo lui a pochi passi dalla sede del torneo epotendo così risparmiare sui costi di alloggio.Infatti, se a questo assegno lordo si levano i costiche un tennista deve sostenere, rimane davveropoco, se non nulla; e la situazione peggiora perchi non riesce a vincere il torneo, ma magari siferma al primo turno: il lordo si aggira sui 100dollari in un 10mila $, 150 in un 15mila. Vaancora peggio a chi non riesce a qualificarsi, o achi gioca solo nella disciplina del doppio, che sivede destinato di norma il 25% del prize moneytotale del torneo.

Davvero troppa la differenza, se si pensa che ilvincitore di Toronto, oltre ai 1.000 punti,intascherà qualcosa come circa 600mila $, e conil primo turno si arriva comunque a 11mila. Unadifferenza abissale, anche nel doppio (unasconfitta al primo step vale più di 6mila $), sucui il presidente ATP Kermode ha affermato divoler lavorare, per ridurre la disuguaglianza. Unintervento che, sebbene sembri doveroso, siconfigura come davvero difficile da attuare, datala resistenza dei top player. La carriera di untennista non è certamente lunga, ma si assiste aduna disparità di trattamento davvero enorme,che può incidere anche sul futuro post agonismodei giocatori: da un lato i top player, non solo iFab Four ma anche coloro i quali hanno giocatoper anni Slam e Masters 1000, che possono“vivere di rendita”, specie se sapientementehanno amministrato le fortune guadagnatedurante l’attività. Dall’altro, i tennisti di bassoprofilo, che dovranno comunque trovare il mododi vivere anche dopo aver appeso la racchetta alchiodo. Non tutti riescono a reinventarsiallenatori, e anche di maestri di tennis ce nesono parecchi, non sempre così lautamentepagati.Come intervenire quindi? La risposta non è cosìfacile, anche perché i tornei Futures, come gliSlam, sono organizzati dall’ITF, non dall’ATP.Servirebbe quindi una sorta di tavola rotonda,

Page 90: Tennis world iIalia numero 19

per cooperare e salvaguardare i diritti deitennisti minori. Qualche migliaio di dollari inmeno nei prize money vinti da Federer o Nadaldifficilmente cambierebbe loro la vita, anchefutura, e potrebbe aiutare gli altri ad emergere,potendo programmare in maniera migliore lapropria attività agonistica, disputando torneiche ad oggi sembrano preclusi (si pensi peresempio ai tornei americani o australiani, doveparecchi non vanno, o se lo fanno con sacrificienormi, si ricordi la traversata di Giallo Naso pergli Australian Open 2013, seguita dalletelecamere di SuperTennis TV), e che potrebberoaiutare sensibilmente la dura salita nel ranking.Le parole di Botorac suonano quindi quanto

stonate in un contesto del genere, e la speranzadi tutti i tennisti che battaglianosettimanalmente sui campi polverosi di Futurese Challenger è che si possa finalmenteintervenire per consentire a chi sceglie di essereprofessionista di farlo con maggiore serenità.

Page 91: Tennis world iIalia numero 19

Arriva il “Trofeo Città di Anzio”,l’open di tennis firmato Nettunia

Dopo il successo del primo “KK TennisShow”, esibizione di tennis alla quale hapartecipato la tennista Karin Knapp, n.74 nel ranking WTA e n. 4 in Italia,tenutasi lo scorso 25 luglio presso laPolisportiva Anzio Tennis, l’AssociazioneGiovanile Nettunia è pronta a presentareuna nuova manifestazione sportiva.

Avvicinare i giovani allo sport, trasmettereimportanti ideali di solidarietà e correttezza,favorire la realtà locale promuovendone lebellezze naturali e incentivandone il turismosportivo. Il “Trofeo Città di Anzio”, torneoopen di tennis che si terrà dal 17 al 31 ottobre2014 presso la Polisportiva Anzio Tennis, siprefigge di essere tutto questo.Promosso dall’Associazione Giovanile Nettunia,la Comunità Giovanile di Anzio e Nettuno, iltorneo avrà un montepremi complessivo dieuro 2.000,00 e sarà organizzato in

collaborazione con la Polisportiva DilettantisticaComunale Anzio – Sezione Tennis e laFederazione Italiana Tennis e con il Patrociniodel Comitato Regionale Lazio CONI e della Cittàdi Anzio.L’evento, di rilevanza regionale e nazionale,favorirà la diffusione del gioco del tennis,particolarmente tra i giovani, recuperando quelruolo educativo della pratica sportiva e motoria,attraverso il coinvolgimento di molte realtàterritoriali comprese le scuole di Anzio, diNettuno e dei comuni limitrofi. Anche i piùpiccoli potranno quindi seguire da vicino lecompetizioni.Durante il torneo lo sport si uniràall’enogastronomia e alla promozione deiprodotti tipici del territorio. Al termine dellequalificazioni si terrà un “Player Party” duranteil quale gli atleti potranno degustare i prodottitipici della Città di Anzio e del territorio laziale.La partecipazione al torneo è rivolta ad atletiprofessionisti e non, e mira a coinvolgereappassionati di ogni sesso e categoria (NC, 4a,3a, 2a e 1a) provenienti da tutta Italia, compresiatleti diversamente abili, che verranno inseriti intabellone insieme agli altri atleti.

Page 92: Tennis world iIalia numero 19

“Siamo pronti – spiegano gli organizzatori – adaccogliere atleti provenienti da tutta Italia.Madrina della manifestazione sarà lacampionessa Karin Knapp, che harecentemente ottenuto il suo primo successointernazionale conquistando in Uzbekistan ilTashkent Open. Sarà inoltre un’occasione unicaper la città di Anzio, che potrà intensificare lasua visibilità e promuovere i propri prodottituristici. Gli atleti – continuano gliorganizzatori – potranno approfittare deltorneo per scoprire le bellezze della ridentelocalità tirrenica, a due passi da Roma, ricca distoria e notoriamente rinomata per la buonacucina e il mare pulito, che grazie al clima mite365 giorni l’anno la rende una meta turisticaideale per trascorrere le proprie

vacanze o un weekend in relax”.La Città di Anzio ha ottenuto quest’anno ladecima Bandiera Blu, la quinta consecutiva,grazie un’eccellente qualità delle acque dibalneazione. Tra i criteri esaminati ai finidell’assegnazione c’è anche la depurazione delleacque reflue, la gestione dei rifiuti, laregolamentazione del traffico veicolare, lasicurezza ed i servizi in spiaggia.La manifestazione si terrà presso le strutturesportive della Polisportiva Anzio Tennis che,grazie all’oculata gestione dei dirigenti che sisono succeduti negli anni, può contare oggi su n.8 campi da tennis, n. 6 in terra rossa di cui n. 2coperti e n. 2 in play-it, la cui copertura sta peressere ultimata.

Page 93: Tennis world iIalia numero 19

Per informazioni su dove mangiare, dove dormire e trovare lestrutture convenzionate è possibile consultare il nuovo portaleturistico della Città di Anzio www.visitanzio.it.

Gli atleti potranno inoltre usufruire dellapalestra e della Club House, 300mq con bar-tavola calda, TV con SKY e un’ampia terrazzache si affaccia sui campi da tennis e sul mare. Verrà inoltre messa a disposizione degli atletiuna navetta che trasporterà gli stessi dal circolodi tennis alle strutture alberghiereconvenzionate. Per informazioni e iscrizioni è possibilecontattare la segreteria al numero di telefono n.06 9874020, cellulare n. 334 9023424 oppurescrivere all’indirizzo email [email protected],il regolamento del torneo è stato pubblicato sulPortale Unico Competizioni della FederazioneItaliana Tennis su www.federtennis.it.

Page 94: Tennis world iIalia numero 19
Page 95: Tennis world iIalia numero 19

Il tennis, l'alchimia,l'armonia

di Sara Di Paolo

Treno alle 7,20; aereo con scalo alle 9,50 ecampo di allenamento prenotato per le 18,00(ora locale)... Borsoni pesanti da portare inspalla e iPod sempre necessariamente carico eaggiornato sulle ultime canzoni. Ecco, più omeno è questa una delle "giornate tipo" di moltitennisti. Non tutti, ma di una buona parte, sì. Èuna realtà che mette a dura prova. Non solo alivello fisico. Non solo riguardo alle capacità...Un buon braccio? Una buona tecnica? Chi l'hadetto che possono bastare?

La forza che serve Dietro c'è molto altro. C'è la forza da trovare, darichiamare a sé per superare i "momenti no".Quella per resistere ai lunghi periodi lontani da

casa, dagli affetti; e non ultima, quella che servea fronteggiare il distacco forzato dal “comune”.Dal divertimento, dagli amici, dagli studi.La tua famiglia diventa il mondo. La idealizzi neltuo team; negli operatori del circuito e negli altrigiocatori. Ti rifai alla condivisione degli hotel;degli spogliatoi o delle transportation, per tirarebrevi sospiri di sollievo. Di quelli che ti fannosentire meno "solo"; un po' più compreso.E così sopravvivi... Tra risultati e vittorie sugli infortuni, tra fans econtratti; sopravvivi... Per di più grazie ai tuoicolleghi. Ai tuoi "nemici", (spesso) non sempretali. Ma questo naturalmente, non è un pensierocomune. Dalla parte opposta, c'è anche chi nonla vede allo stesso modo... Come ha appuntodichiarato Genie Buchard: «Non sono sicura cheil tennis, sia la situazione adatta per avere dei"migliori amici". Il tennis è rivalità. Èimportante ricordarsi che ci si affronta neimatch. Non siamo qui per fare una rimpatriata;questo è davvero un ambiente moltocompetitivo. Io di "migliori amiche" in untorneo, non ne ho. Tutto qui».

Page 96: Tennis world iIalia numero 19

Formula affiatamentoPensieri dettati dall’età? O forse dalle maggioridifficoltà, dovute a un po’ di “sana” competitivitàfemminile?L’alchimia eppure esiste. È materiale,riscontrabile, redditizia… Ha aspetti collegati sia al gioco, alla suaimpostazione, sia agli elementi psico/fisici. Inchimica parlano di formule; sul campo da tennissi parla di affiatamento. D’altra parte, quando non si è soli, diventa tuttopiù semplice. Un dolore diviso è dimezzato; una felicitàcondivisa è raddoppiata. “Questione di feeling”? Sembrerebbe...

Condividere la vitaNestor e Zimonjic, Llodra e Mahut, Soares ePeya, Roger Vasselin e Benneteau, ma ancheVesnina e Makarova, Babos e Mladenovic, le“diversamente cinesi” Hsieh (di Taipei) e Peng(della Repubblica), e ovviamente le due azzurre,Sara Errani e Roberta Vinci. Queste coppie a quanto pare, potrebberospiegarcelo bene… Ma come ci si arriva? Fino a che punto vale lapena, rimediare alle carenze dell’altro? «Io eMike dividiamo la vita da quando siamobambini; oltre alle sfide alla Play Station, iltennis è sempre stato il centro del nostrodivertimento. Il nostro segreto, sta nel fatto disentirci entrambi i migliori; ma allo stessotempo, siamo capaci di spalleggiarci e spronarcia vicenda. Grazie al nostro legame speciale,sappiamo quando è il momento di tirar fuori leunghie anche per l’altro. Insieme stiamo bene; incampo siamo una cosa sola».Non è solo merito dei “legami di sangue”, comenel caso dei gemelli Bryan, tuttavia… Certo, sonodei supplementi che possono aiutare (Venus eSerena Williams, ne sono a esempio un’ulterioreconferma); ma la verità, è che non sonosufficienti. Proprio no.Perché?Semplice. Condividere l’infanzia, i parenti,

Page 97: Tennis world iIalia numero 19

l’educazione; unisce, rende simili. Però? Nonbasta. Serve empatia, stima, attrazione…Occorre amicizia. Voglia di sacrificarsi erinunciare a qualche soddisfazione personale,per il compagnoo per la compagna; per leaspirazioni comuni.

La realtà delle Cichi’sUn po’ come nella realtà delle “Cichi’s”… SaraErrani e Roberta Vinci.«La passione per il tennis ci permette didivertirci sfruttando quello che facciamo ognigiorno. I nostri teams e le nostre famiglie poi,sono sempre lì pronti per sostenerci. Senza diloro sarebbe impossibile tutto questo. Abbiamouna voglia di competizione, che non ciabbandona mai. Grazie all’esperienza cheabbiamo fatto in Fed Cup, siamo riuscite acostruire la nostra “isola felice».Qual è il loro vero segreto?Un affetto solidale, vero, scevro da ogniantagonismo (che uno sport individuale come iltennis, potrebbe suscitare), di sicuro.

Per intesa.Per sintonia.La stessa che ti salva dai chilometri di distanzadai “punti fermi”. La stessa che andrebbeimpartita ai bambini, già a partire dalle primelezioni, accanto ai “back and drive”.Perché per quanto ci si possa trovar di fronte, auna disciplina in cui regna un’anarchiaindividualistica; il bisogno di aggregazionedettato dalla società, i suoi impulsi prima o poi lilancerà sempre. E non per debolezza. Ma pernatura…

Ma c’è dell’altro… Non l’aggiunta di dollari sulmontepremi personale. O meglio, anche, ma nonsolo.

Mettere avanti l’armoniaA meritare un’attenta considerazione, c’è primadi tutto una scelta (che in molti arrivati tra i “top10” fanno); ma che in questo frangente, sembraquasi non voler esser presa in considerazione…Quella della rinuncia ai tabelloni di doppio; percercare di ottimizzare al massimo, le proprieprestazioni in singolare. Come mai la romagnola non la fa?Per armonia. Per esaltazione e fiducia nellequalità dell’altra…

Page 98: Tennis world iIalia numero 19

La Peak-performance

di Laura Saggio

Analizzata (nei numeri precedenti) la capacitàattentiva, la sua rifocalizzazione e l'importanzadell'immaginazione, vediamo ora lapreparazione mentale in funzione del match.

Le abilità mentali giocano un ruolodeterminante in qualsiasi sport, alcune sonouguali in tutti gli sport (la gestione dell'ansia, latenuta della concentrazione) altre sonospecificatamente collegate alle caratteristicheintrinseche di ogni attività sportiva. Nel tennis(che è uno sport individuale, che non prevedepossibilità di pareggio, che non ha limiti ditempo ed il risultato è garantito solo a finepartita ), la preparazione mentale è forsel'aspetto più discriminante, specie durante lagara. Si dice sempre, e a tutti i livelli:“nel tennisla testa fa la differenza”, ed è vero. A parità dilivello, vince chi è più forte mentalmente, chi si èallenato ad essere più costante, resistente,lucido.

Il Mental Traning, ossia la preparazione mentaledell'atleta, consiste nell'apprendimento didiverse tecniche psicologiche che puntano alcontrollo e alla modifica di alcunicomportamenti mentali ed esperienze. Lo scopodi questa tecnica è quello di lavorare sullosviluppo psicologico dell'atleta al fine dimigliorare la sua prestazione e il suorendimento. Dunque, il Mental Traning è unallenamento sistemico delle attitudini mentali; ecome tutti gli allenamenti può essere appreso eproduce un effetto di crescita. Nel caso specifico,a beneficiare di un'accurata preparazionepsicologica, sono gli atteggiamenticomportamentali e le strategie tecnico-tattiche.L'affaticamento, lo stress, la tensione, così comedecidere l'angolo migliore per attaccare, sonofattori che interessano sia la preparazionetecnico-motoria che mentale.Uno degli scopi del Mental Traning è ilraggiungimento della Peak-Performance: unaparticolare condizione psico-fisica, risultato diuna compensazione tra le funzioni dei dueemisferi celebrali.1) 1) emisfero sinistro, dominante, analizzatore,sede dei centri matematici e linguistici. Presiede

Page 99: Tennis world iIalia numero 19

alla contrazione dei muscoli, all'attività motoria,all'apprendimento del gesto tecnico e dellestrategie tattiche.

2) 2) emisfero destro, integratore, interessatonell'elaborazione delle immagini, dei processicreativi, presiede al controllo dei movimentiautomatizzati.

Quanto più un atleta riesce, attraverso esercizimentali, a tenere sotto controllo le funzionidell'emisfero sinistro, lasciando libero campo aquelle dell'emisfero destro, tanto più ottiene laPeak-Performance: lo 'stato di grazia' checonsente una prestazione 'facile', spontanea,quasi senza sforzo.Le principali caratteristiche della PeakPerformance sono: - superamento dello standard abituale - chiara focalizzazione dell'attenzionesull'attività - alto livello di performancespontaneità e forte senso del sé

Controllare la propriamente è il primo 15 di

ogni game.

Lo sportivo, nello stato di Peak-Performance, sisente fluido tecnicamente e sciolto a livellomuscolare, libero, sicuro, leggero, con un timingsuperiore, concentrato, focalizzato sugli aspetti alui favorevoli, capace di gestire ansie e compiereesatte scelte strategiche. Visto da fuori, iltennista sembra quasi assente, come se nulla locoinvolgesse o disturbasse, tanto è concentratopositivamente e pienamente sulle sue sensazionipisco-fisiche e tecnico-tattiche. Ancora una voltaabbiamo visto che la mente è il centro-motore diquesto sport. Se si apprendono strategiecognitive efficaci, il giocatore avrà un vantaggionotevole sull'avversario che stenta a mettere afuoco l'allenamento psicologico.

Page 100: Tennis world iIalia numero 19