TENEREZZA - OreUndici · poeta con uno sguardo intensivo e affettivo grazie a cui si apre una zona...

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ISABELLA GUANZINI TENEREZZA per un MONDO NUOVO GLI SCOIATTOLI N.06 DICEMBRE 2017 I.R.

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ISABELLAGUANZINI

TENEREZZAper un MONDONUOVO

GLI SCOIATTOLI N.06 DICEMBRE 2017 I.R.

TENEREZZA PERUN MONDO NUOVO

ISABELLA GUANZINI

5TENEREZZA PER UN MONDO NUOVO

Indice

PRESENTAZIONE di MARIO DE MAIO 7

ISABELLA GUANZINI 8

TENEREZZA ORDINARIA 9

RIVOLUZIONE 20

QUADERNI E SCOIATTOLI 29

Presentazione

La prof.ssa Isabella Guanzini che ha scritto il libro Latenerezza: la rivoluzione del potere gentile, ed. Pontealle Grazie, non ha potuto partecipare al convegnodi Trevi per motivi di salute. Ci ha inviato la relazioneche aveva preparato per il suo intervento. È una bellalezione su come pensare con il cuore.

7MARIO DE MAIO

Isabella Guanzini

Filosofa e teologa. Dopo aver insegnato Storia dellafilosofia e Teologia fondamentale alla Facoltà teolo-gica dell'Italia settentrionale di Milano ed essere stataricercatrice dell'Università di Vienna, dal 2016 è pro-fessore ordinario di Teologia fondamentale all'Univer-sità di Graz. Nel 2017 ha pubblicato il libroTenerezza. La rivoluzione del potere gentile, con lacasa editrice Ponte alle grazie.

Il testo che pubblichiamo riporta l’intervento preparatodall’autrice per il convegno di Trevi 2017.

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Tenerezza ordinaria

Pietrificazione

In una pagina delle sue bellissime Lezioni ameri-cane scrive Italo Calvino: «In certi momenti misembrava che il mondo stesse diventando tutto di

pietra: una lenta pietrificazione più o meno avanzataa seconda delle persone e dei luoghi, ma che non ri-sparmiava nessun aspetto della vita. Era come se nes-suno potesse sfuggire allo sguardo inesorabile dellaMedusa». Questa immagine di una graduale pietrifi-cazione del mondo e delle persone mi ha riportatoalla durezza di molte situazioni in cui ci troviamo a vi-vere. Benché viviamo nella più flessibile delle societàmai esistite, non possiamo non avere talvolta (o sem-pre più spesso) la sensazione che la vita intorno a noisi faccia particolarmente dura. E in un tempo – comeil nostro – in cui lo sguardo inesorabile della Medusapietrifica la vita delle cose e delle persone, si invocaqualcosa o qualcuno capace di interrompere questoprocesso di indurimento, invertendo per così dire ilcorso del tempo. Abbiamo bisogno di qualcuno o

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qualcosa capace di tagliare la testa della Medusa,prima che tutto si faccia di pietra. Potrebbe apparireingenuo o persino patetico pensare che l’eroe di que-sta impresa, che possiede la forza necessaria per con-trastare ogni durezza, sia la tenerezza. Eppure, se siha il coraggio di pensare senza cinismo (che spessosi maschera di ponderato realismo) che un gesto ditenerezza ci ha messi al mondo e un gesto di tene-rezza ci ha tenuti in vita, si può anche iniziare a pen-sare che solo grazie a gesti di tenerezza la vita possasprigionare la sua vera potenza: rigenerare gli umanie dare vita alle cose. Se infatti nella lingua della tene-rezza originaria veniamo al mondo, soltanto graziealla lingua della tenerezza ordinaria possiamo conti-nuare ad abitarlo e a generarlo in modo umano.

Clinamen

La tenerezza non è una debolezza sentimentale: piùche una passione, è un affetto penetrante che illuminail mondo, una forza vitale che orienta la resistenzaumana nei confronti dell’ottuso e risveglia la passionedel vivere intelligente. Insieme. Non è un’esperienzache si subisce, ma un atto di conoscenza. È un modo

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di percepire e vedere il mondo, che diviene puraespressione di gioia alla presenza di un altro. È unmodo di orientarsi, un vettore che orienta la vita. Nelsenso etimologico orientarsi significa guardare aOriente, guardare a una luce che sorge, invece chestare sempre a pensare al tramonto.Cercare questo punto di orientamento e di inclina-zione, che modifica i nostri percorsi individuali e col-lettivi, non è un affare di cuore, una questionesentimentale. Il clinamen, come gli antichi filosofi ato-mistici nominavano una piccola inclinazione casualeche devia la traiettoria degli atomi in modo che si pos-sano incontrare/scontrare, è precisamente il lavorodella politica. Ma è anche il lavoro della tenerezza:essa è infatti una forza che preme su traiettorie indivi-duali troppo rigide e autoreferenziali, troppo concen-trate su se stesse, per risvegliarle a un’altra dimensionedi socialità. La tenerezza rende flessibili e disponibiliall’incontro: è il clinamen delle nostre durezze, ca-pace di curvaci nella direzione dell’altro.

Affetti

I nostri corpi e le nostre menti sono infatti centri ad alta

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densità affettiva, ogni incontro ne modifica l’intensitàdi vita. Nella sua Etica, il filosofo Baruch Spinoza offreanalisi straordinarie delle molteplici variazioni dei no-stri affetti, mostrando che ci sono alcuni stati affettiviche accrescono la nostra intensità di vita e altri che ladiminuiscono, impedendoci di vivere una vita libera.Ci sono idee, mondi, persone che rallegrano e allar-gano il nostro gradiente affettivo, altri che lo restrin-gono, intristendoci e chiudendoci in una cupasolitudine. Ci sono gesti di tenerezza che ci risve-gliano a noi stessi, facendoci improvvisamente alzarela testa e mutando così il paesaggio dei nostri pensierie dei nostri incontri. Ci sono incontri, gesti e paroleche aumentano la gioia di vita, e incontri che la spen-gono, come una valanga di cenere sopra braci ar-denti. Nelle infinite combinazioni che possiamosperimentare nei nostri incontri quotidiani, occorre dun-que farsi attenti a valorizzare eventi aggreganti e nondisgreganti, a promuovere corrispondenze gioiose oa prevenire vicoli ciechi di tristezze certe, che si auto-riproducono in un circolo mortifero. In una sorta di dinamismo generativo che dona fisicitàagli incontri e agli scambi fra i soggetti, il reciproco«toccarsi», intenerirsi e affezionarsi corrisponde a una

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reciproca donazione di senso, in cui ciascuno lasciala propria impronta sul corpo e sull’anima dell’altro.Precisamente grazie a tale flusso molecolare di affettie di sensibilità sociali, che si trasmette come per tra-vaso di corpo in corpo, di contatto in contatto, si co-struisce un mondo comune. Ogni soggetto stabilisce,grazie alla sua capacità di affezionarsi e di affezio-nare, le traiettorie possibili di tale «divenire materiale»del senso, nella tessitura delle sue infinite relazioni vi-tali.La tenerezza è ciò che sa cercare e trovare la bracesotto la cenere, sa liberare la brace sotto la cenere, ecosì ridare vita al fuoco. Questa è la tenerezza com-battiva, che non ha nulla a che fare con romanticheriesvenevoli. Non è una faccenda per smidollati. Proprioper questo è rivoluzionaria: contrasta l’uomo-macchinache nasce in laboratorio, programmato secondo unprincipio di prestazione inflessibile.

Vulnerabilità

La tenerezza è in questo senso un contro-potere:esprime infatti una speciale sensibilità, senza paure einfingimenti, per i segni che provengono dalla fragilità

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della vita, perché sa guardare e toccare con genti-lezza i tratti più vulnerabili e indifesi dell’umano. La te-nerezza, ossia provare tenerezza per qualcuno oqualcosa, è una questione di percezione, di emissionee di ricezione di segni, di sensibilità per un particolaretipo di segni che esercita sul soggetto una pressionee una violenza, obbligandolo a pensare. Ciascunsoggetto ha una particolare disposizione rispetto allapercezione di un particolare tipo di segni che toccanole radici della vita e che aprono a una nuova com-prensione di essa. Tale comprensione non si fonda tut-tavia su una comunità di idee, su una affinità mentaleo sull’appartenenza a un contesto socio-culturale defi-nito, ma su un pre-linguaggio condiviso che ha i trattidel mistero. C’è, infatti, qualcosa di molto misteriosonel fatto di sentirsi toccati da qualcuno, di sentire te-nerezza per qualcuno: per questo la tenerezza è unaquestione che riguarda la filosofia, la teologia e lapolitica.È infatti possibile considerare la tenerezza come ca-tegoria filosofica significativa non in quanto espe-rienza di un vago sentimento di vicinanza e diempatia, ma in quanto percezione elementare dellafinitezza, ossia della fragilità e caducità di tutte le

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cose. Si prova in certo modo “tenerezza per il finito”:ciò indica la presa di coscienza della consistenza de-licata del reale e dunque il sentimento elementaredell’incontro del soggetto con la caducità del mondo.Si tratta della percezione del finito in quanto co-scienza della sua fragilità e del suo sempre possibilevenir meno. Sotto lo sguardo della tenerezza il finitosi illumina nella sua pura contingenza, ossia nel suoessere che potrebbe anche non essere, che oscilla fraidentità e dispersione, fra persistenza e scomparsa,fra forza e debolezza, fra stabilità e precarietà, frapresenza e assenza. Si tratta dunque dell’esposizionedi un essere non necessario, che non può dare ra-gione di sé a partire da se stesso, ma soltanto in rap-porto all’Altro.

Aureola

Per questa via, la contemplazione della finitezza come“gioia e dolore di esserci” (S. Penna) può aprire unvarco verso la dimensione effettiva dell’esistere, oltreogni idealizzazione e mistificazione. La percezioneambivalente e inquietante della caducità e fragilitàdelle cose non conduce necessariamente verso la non-

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curanza, il cinismo e l’indifferenza: essa può al con-trario trasformarsi in un sentimento intensivo del tempo,che rivela, per un attimo, la realtà nella prospettivadel Giudizio Universale, ossia sotto il segno della sal-vezza. «Questa tenerezza della miseria umana» –scrive Pasolini a Sandro Penna in una lettera del feb-braio 1970 – «ti circonda come un’aureola terrestreintorno a un capo celeste» . Pasolini osserva l’amicopoeta con uno sguardo intensivo e affettivo grazie acui si apre una zona di indistinzione fra mondo terre-stre e mondo celeste: qui la tenerezza è come un’au-reola che rende indeterminati i limiti fra i due mondi,come effetto dell’incontro con la vulnerabilità della sin-golarità individuale. La percezione della miseriaumana non radicalizza la dispersione e l’alienazione,bensì, al contrario, intensifica la cura e la protezione.La tenerezza corrisponde allora a una speciale sensi-bilità e affezione per l’oscillazione del reale, capacedi resistere a ogni tentazione di fissazione paranoica,di possesso indiscriminato, di giudizio senza appello.Per questo il filosofo Whitehead rintraccia nella tene-rezza una vera e propria dimensione metafisica e teo-logica, legata alla condizione non-compiuta eprecaria del mondo. La tenerezza di Dio è costituita,

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per Whitehead, dalla «tenera preoccupazione chenulla vada perduto» : in modo simile scrive Francescoin Evangelii Gaudium: «Ogni essere umano è oggettodell’infinita tenerezza del Signore, ed Egli stesso abitanella sua vita» (EG, 274). La tenerezza corrispondeallora a uno sguardo messianico sulla caducità dellecose, profondamente cosciente del carattere tran-seunte – e dunque non-oggettivabile, invalutabile enon-dominabile – di ogni possibile felicità. Entro talepercezione del finito, emerge la dimensione messia-nica della corporeità imperfetta, di cui, come indicanosuggestivamente i versi di Mariangela Gualtieri,avremo infinita nostalgia, per l’eternità:

Sii dolce con me. Sii gentile.È breve il tempo che resta. Poisaremo scie luminosissime.E quanta nostalgia avremodell’umano. Come ora neabbiamo dell’infinità.Ma non avremo le mani. Non potremofare carezze con le mani.E nemmeno guance da sfiorareleggere.

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Una nostalgia d’imperfettoci gonfierà i fotoni lucenti.

Nella caducità stessa brilla la luce della redenzione,non in un movimento di trasfigurazione, ma nell’assun-zione integrale della natura finita, al di là ogni formadi «occultamento della realtà: i purismi angelicati, i to-talitarismi del relativo, i nominalismi dichiarazionisti, iprogetti più formali che reali, i fondamentalismi anti-storici, gli eticismi senza bontà, gli intellettualismisenza saggezza» (EG, 231). Entro questa prospettiva, tenerezza del finito è il gestoche non soltanto percepisce, ma anche reagisce al-l’esposizione della caducità, intensificando la cura, laprotezione, l’affezione. Di conseguenza la tenerezzaconserva una relazione fondamentale con il tempo: èla coscienza della brevità della vita, e dunque la co-scienza della mortalità dei viventi, che getta un nuovosguardo sulle relazioni elementari della vita, provocan-done un’attenzione speciale, donando carezze – per-ché poi non si avranno più né guance né mani.

La tenerezza ha il potere di modificare il nostro ele-mentare incontro con il mondo. Non per nulla, nella

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sua lettera ai Corinzi, l’apostolo Paolo ha avuto il co-raggio di dire: «Quando sono debole è allora chesono forte» (2 Cor 12,10). Qui si può percepire unasorta di disarmo dell’io, delle sue pretese eccessive edelle sue euforie esauste. Qui si può imparare un at-teggiamento di abbandono al mondo, che non hanulla a che fare con fughe utopistiche o romanticheriesvenevoli. Come direbbe Søren Kierkegaard, non èquesta una faccenda per smidollati, e nemmeno un’e-sperienza che si subisce. È come un atto di cono-scenza e di presenza, un modo di percepire il mondo,che taglia la testa della Medusa, mettendo così in cir-colazione una nuova potenza gentile di agire e di sen-tire.

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Rivoluzione

Durante il suo viaggio a Cuba Papa Francescone ha parlato come di un compito necessario,capace di trasformare il mondo: «Genera-

zione dopo generazione, giorno dopo giorno, siamoinvitati a rinnovare la nostra fede. Siamo invitati a vi-vere la rivoluzione della tenerezza». La questione este-tica della tenerezza come nuova modalità delpercepire e del sentire contiene in sé dunque poten-zialità emancipative dirompenti. «Nel frattempo, il Vangelo ci invita sempre a correreil rischio dell’incontro con il volto dell’altro, con la suapresenza fisica che interpella, col suo dolore e le suerichieste, con la sua gioia contagiosa in un costantecorpo a corpo. L’autentica fede nel Figlio di Dio fattocarne è inseparabile dal dono di sé, dall’apparte-nenza alla comunità, dal servizio, dalla riconcilia-zione con la carne degli altri. Il Figlio di Dio, nellasua incarnazione, ci ha invitato alla rivoluzione dellatenerezza» (EG 88).

Il nuovo ordine simbolico generato da Papa France-

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sco è dunque caratterizzato da una nuova qualitàdelle relazioni, in cui il riconoscimento dell’altro nonè in primo luogo un obbligo morale, quanto soprattuttouna questione di percezione e di sensibilità ai segni.Tale progetto corrisponde all’immaginazione di nuoveforme e prassi dell’esperienza individuale e collettivafondate su un elementare modo del sentire e su unanuova “poetica delle relazioni”, unita alla questioneestetica del senso comune quale senso della comunitàe dei beni comuni. Si tratta dell’insorgenza attuale diuna nuova modalità di incontro con il mondo, imma-ginata a partire da processi di riconoscimento e pra-tiche di prossimità, sullo sfondo del dramma di storiedi vite senza identità, senza paese, senza futuro,senza cittadinanza, senza comunità. La speciale concentrazione e insistenza del suo mes-saggio su alcuni temi cardine – misericordia, prossi-mità, ascolto, missione, frontiere, apertura, vicinanza,povertà – hanno trasformato l’orientamento comples-sivo del discorso cristiano, benché tali questioni sianocertamente sempre state presenti nella predicazionetradizionale. La potenza sovversiva del nuovo ordinesimbolico, che nella sua essenzialità inquieta e tra-sforma il paesaggio religioso precedente, si manifesta

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soprattutto in una nuova «gerarchia delle verità nelladottrina cattolica» (EG 36). Per poter giungere «a tuttisenza eccezioni né esclusioni, l’annuncio si concentrasull’essenziale, su ciò che è più bello, più grande, piùattraente e allo stesso tempo più necessario» (EG 35).Il gesto di Francesco, che segna il senso specificodella sua visione umana e pastorale, corrisponde dun-que prima di tutto a un nuovo ordine, a una nuovataxis dei fondamentali del cristianesimo, che si ricon-duce al criterio (tomista) dell’essenzialità della veritàevangelica e alla sua “tremenda attualità” (EG 43). In relazione a tale processo di concentrazione univer-salizzante del messaggio evangelico, che non ne di-minuisce, anzi ne aumenta l’intensità, è possibilemostrare che Evangelii gaudium corrisponde alla pro-posta e all’apertura di un nuovo orizzonte socio-poli-tico entro il cristianesimo. Tale orizzonte si delinea, dauna parte, nella proposta di un ideale cristiano ca-pace di «superare il sospetto, la sfiducia permanente,la paura di essere invasi, gli atteggiamenti difensiviche il mondo attuale ci impone. Molti tentano di fug-gire dagli altri verso un comodo privato, o verso il cir-colo ristretto dei più intimi, e rinunciano al realismodella dimensione sociale del Vangelo» (EG 88). Dal-

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l’altra, come forma di dissidenza nei confronti dellemappe del dominio e della colonizzazione prodottedalla razionalità politica occidentale, dalla dogmaticafinanziaria dei mercati, dall’ideologia del consumo edello sfruttamento nichilistico di ciò che esiste, in ognisua espressione.

La forza della tenerezza si propone di configurare unnuovo paesaggio umanistico in cui in primo luogo de-vono essere favorite pratiche di prossimità capaci dirinunciare a ripari personali o comunitari che manten-gono «a distanza dal nodo del dramma umano», edunque capaci di entrare in contatto con l’esistenzaconcreta degli altri, anche prendendo parte alle lorolotte per il riconoscimento e la sussistenza. «Quandolo facciamo, la vita ci si complica sempre meraviglio-samente e viviamo l’intensa esperienza di essere po-polo, l’esperienza di appartenere a un popolo» (EG,270). La costruzione di un popolo diviene allora l’o-biettivo ultimo della «forza rivoluzionaria della tene-rezza e dell’affetto» (EG, 288). Si tratta allora di dare vita a processi di “costruzionedella storia” (EG, 228) che si oppongono a una «pro-duzione politica facile, rapida ed effimera», e che si

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fondano al contrario sull’espansione della pienezzaumana. «L’unico modello per valutare con successoun’epoca è domandare fino a che punto si sviluppain essa e raggiunge un’autentica ragion d’essere lapienezza dell’esistenza umana, in accordo con il ca-rattere peculiare e le possibilità della medesimaepoca» (EG 224). In questo senso la rivoluzione dellatenerezza corrisponde a un “lavoro artigianale” (EG,244), dal carattere anche traumatico, che si realizzaattraverso uno stile connettivo di costruzione materialedi una nuova storicità, capace di tracciare scie di sen-sibilità sociali e un sistema di scambi relazionali vitali.Tale lavoro artigianale è necessario e urgente, non inultimo, perché è ciò che realizza la più grande gioia,ossia la sensazione di vivere la produttività che coin-volge il tutto, in un processo continuo di condivisione.Se è vero, come afferma Spinoza, che la gioia e latristezza indicano il grado di attività o di passività, diapertura o di chiusura di un soggetto umano, ossia illivello di intensità di un’esistenza, soltanto gli infinitimovimenti connettivi fra gli umani, di contatto in con-tatto, possono produrre un’esperienza gioiosa. Se laricerca della stasi, della chiusura, della sicurezza èconsustanziale al potere e ai dispositivi di assogget-

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tamento, se le forze dominanti privilegiano lo spazioe rifuggono il tempo, la rivoluzione gioiosa della te-nerezza destabilizza e disarticola il monolitismo com-patto del potere, dove i soggetti languiscono in unatristezza inattiva, per far circolare la potenza aggre-gante degli incontri e dei contatti fra i corpi. Si trattadi un progetto che resiste e reagisce a ogni regime dioppressione, di paura e di separazione, nell’inten-zione di produrre una socialità gioiosa, in cui la vitachiama la vita, in un lavoro infinito di costruzione delcomune. Tale processo rappresenta una mutazione radicale dicodici e di priorità all’interno della dialettica comuni-taria, capace di seguire il richiamo degli affetti e lacontemplazione delle relazioni elementari. «Oggi, quando le reti e gli strumenti della comunica-zione umana hanno raggiunto sviluppi inauditi, sen-tiamo la sfida di scoprire e trasmettere la ‘mistica’ divivere insieme, di mescolarci, di incontrarci, di pren-derci in braccio, di partecipare a questa marea unpo’ caotica che può trasformarsi in una vera espe-rienza di fraternità, in una carovana solidale, in unsanto pellegrinaggio» (EG, 87).

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Se gli affetti sono le impronte che gli uomini si lascianoreciprocamente, per Francesco è la tenerezza la se-gnatura fondamentale capace di corrispondere ade-guatamente alla verità dell’epoca, riconoscendo econtemplando la finitezza e la precarietà comune atutti. Tale rivoluzione è anche una ricapitolazione, chedesidera fare memoria delle gioie e delle speranze,delle tristezze e delle angosce di tutti coloro che sof-frono, dei poveri soprattutto di tutte le generazioni, innome di un’unica umanità messianica in costruzione.

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Quaderni e ScoiattoliI quaderni mensili e gli scoiattoli bimestrali sono lo stru-mento di collegamento e informazione con la comu-nità di amici e lettori che seguono la ricerca e leattività dell’associazione.

Le quote associative 2018 sono:€ 70 ordinaria: 11 Quaderni e 6 Scoiattoli su carta€ 40 online: 11 Quaderni e 6 Scoiattoli su internet

Promozioni:€ 20: regali i Quaderni e gli Scoiattoli a un giovaneunder 25€ 40: regali i Quaderni e gli Scoiattoli a un sacerdote oa un/a religioso/a€ 100: rinnovi la tua quota e regali la versione online aun amico€ 200: rinnovi la tua quota, regali la versione online a unamico e ricevi in dono il libro di Vito Mancuso Dio e il suodestino oppure il libro di Ezio M. Izzo Pulsione ed esistenza.

Per versare la quota associativa 2018:c.c.p. 25317165 intestato a Associazione Ore undici onlusbonifico: iban IT52C0569603220000002233X03

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Indice ScoiattoliAUTORI vari, Laudato si’ – commenti AUTORI vari, PreghiereAUTORI vari, Teologia del popolo Giuseppe BARBAGLIO, Le immagini di Dio Frei BETTO, Fede e politica le sfide del tempo presente Angelo CASATI, Ascolto e preghieraLuigi CIOTTI, I giovani e le periferieNicola COLAIANNI, Libertà di religione tra mito e diritto Rita GIARETTA, La voce delle periferie Isabella GUANZINI, Tenerezza per un mondo nuovoGiulia LO PORTO, I volti di Dio in Gesù Alberto MAGGI e Roberto MANCINI, Verso nuove umanitàRoberto MANCINI, La gestazione di un mondo nuovoRoberto MANCINI, La scoperta della misericordia Carlo MOLARI, Il difficile cammino della fede Carlo MOLARI, In cammino verso la PasquaCarlo MOLARI, La Chiesa e il grido dell’altroDalmazio MONGILLO, Il SilenzioStefano NASTASI, Il cuore di LampedusaORE UNDICI, Parole per vivereArturo PAOLI, Il sogno di Dio Arturo PAOLI, La radice dell’uomoArturo PAOLI e Michele DO’, L’ Uomo – Dio – La vita

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Arturo PAOLI e Vito MANCUSO, La forza che spinge adamare Pia PERA e Arturo PAOLI, Il sogno del nonno – L’amorecondiviso Paolo RICCA, La donna nelle chieseOdile VAN DETH, Credere nell’altro

È possibile ricevere copia degli Scoiattoli arretrati richiedendoli all'Associazione Ore undici onlus: tel. 0765332478 – 3929933207;[email protected]

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I Quaderni di Ore undici – Inserto 06 2017Direttore editoriale: Mario De Maio

Progetto grafico: Enzo MeroniImpaginazione: Silvia Pettiti

Collaborazione redazionale: Pierina Secondin

Associazione Ore undici onlusVia Civitellese km 9,6 - 00060 Civitella San Paolo (RM)

[email protected] - www.oreundici.org

La tenerezza non è una debolezza senti-mentale: più che una passione, è un af-fetto penetrante che illumina il mondo, unaforza vitale che orienta la resistenzaumana nei confronti dell’ottuso e risvegliala passione del vivere intelligente. Insieme.

GLI SCOIATTOLI

TENEREZZAPER UNMONDO NUOVO

ISABELLAGUANZINI

Allegato a “Ore undici” n. XI - dicembre 2017 Reg. Trib. Roma 585 - 21/1/89 I.R.

GLI SCOIATTOLI N.06 DICEMBRE 2017