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MAURICE BELLET L’AMORE È UN DONO elogio dell’imperfezione GLI SCOIATTOLI N.06 OTTOBRE 2020 I.R.

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MAURICEBELLET

L’AMORE ÈUN DONOelogio dell’imperfezione

GLI SCOIATTOLI N.06 OTTOBRE 2020 I.R.

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L’AMORE È UN DONO

MAURICE BELLET

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Indice

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PRESENTAZIONE 8

LA PRIMA VERITà 9

L’IMMAGINE TROPPO BELLA 11

LA LEGGE NEGLI ABISSI 14

COMPLETO CONTROSENSO 17

IL fRuTTO dELL’ALBERO 22

SIATE PERfETTI 24

ASSOCIAZIONE ORE UNDICI 26

L’AMORE È UN DONO 5

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Maurice Bellet

«Essere capaci di apprezzare tutto ciò che si puòfare di bello e di grande, ma allo stesso tempo, es-sere capaci di un giudizio critico che può essereestremamente duro». In questa esortazione ben si esprime la reale naturadel pensiero del filosofo francese Maurice Bellet,morto il 6 aprile a Parigi, all’età di 94 anni. Pensa-tore cattolico di fine e vasta cultura, fu fiero criticodel dogmatismo e della supina accettazione di teo-rie ed eventi, denunciando al contempo le derivetotalitarie e ideologiche, come pure gli eccessi delcapitalismo postbellico e dell’imperialismo della tec-nologia.La sua riflessione è stata poi caratterizzata dallosforzo di stabilire un fecondo legame tra Vangeloe psicanalisi. Ordinato sacerdote nel 1949, Belletaveva conseguito il dottorato in teologia sotto la di-rezione di Claude Geffré e si era laureato in filoso-fia con Paul Ricœur. A lungo docente di filosofiaall’Institut catholique di Parigi, ha lasciato una vastabibliografia: più di quaranta volumi, tra i quali fi-gurano quattro romanzi. Le sue opere sono state

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tradotte in italiano, spagnolo, tedesco, olandese,inglese, portoghese e cinese. Per vent’anni il filo-sofo aveva scritto importanti contributi per la rivistadei gesuiti «Christus», di cui è stato il primo colla-boratore non gesuita. Tra le principali pubblicazioni in italiano si segna-lano Il pensiero che ascolta (2006); Vocazione e li-bertà (2008) e Il dio selvaggio. Per una fede critica(2010).

(L'Osservatore Romano, 7-8 aprile 2018)

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Presentazione

Quello che ancora non si è capito - e vien voglia di"gridarlo" e perfino "cantarlo" - è che dio ci amasempre e comunque, ben al di la delle nostre imper-fezioni; che l'amore di dio "non va meritato", è unsuo dono. II segreto di una condotta che sia all'al-tezza del dono è una semplicissima norma: «Nongiudicate e non sarete giudicati». Perché tanto bastaper riconoscere all'altro «un posto per esistere, la pos-sibilità della parola, la speranza di essere salvo».Tanto basta per vivere con senso di pace e gustodella libertà. Insomma, un piccolo assaggio di dioche è dato a tutti.È il punto di vista di Maurice Bellet, francese, classe1923, sacerdote, filosofo e teologo, autore di più di40 titoli, che ama scrivere anche di psicoanalisi e dieconomia. II testo che segue, di cui proponiamo ampi stralci inuna nostra traduzione dal francese, è pubblicato sulsito canadese di Culture et Foi. (e.c.)(da Adista. Doc.2222)Si ringraziano l’editore, l’autore e la traduttrice.

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9L’AMORE È UN DONO

La prima verità

Vorrei dire una cosa, una sola cosa, vorrei gri-darla, cantarla, urlarla perché possa alla fineessere capita. Perché conosco persone che la

sanno, che la dicono, che la insegnano e non la ca-piscono. La prova? La loro vita è come schiacciatadall'assenza di questa cosa. Ed è una cosa semplice,infinitamente semplice, che non richiede erudizioneper essere compresa, nessuno sforzo per essere se-guita. È qualcosa di dato, dato a priori. E in più, seposso dire, è la verità cristiana; tutta la fede cristiananon fa che dire questo, a fondo, in modo assoluto,senza riserve. E dunque, cos'è?Questo: l'amore non va meritato. Ovvero, in buono eonesto linguaggio cristiano, dio, dio stesso, il famosoOnnipotente, ci ama per primo, ci ama così comesiamo, ci ama prima, e niente, assolutamente niente,può intaccare questo amore indefettibile. [...] dio è innoi grazia, cioè dono, regalo, pura liberalità. E questo dono è la mia vita, la mia libertà, la miabuona forza, gioia inattaccabile di esistere, comu-nione con tutte le cose e con i miei fratelli, che può

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sussistere attraverso tutto.Tutti sanno questo: fra i cattolici, voglio dire. È una ba-nalità. Pertanto, dico e ripeto: questa parola è pococapita. [...]. Ho conosciuto, conosco, persone credenti, devote, sin-cere – e vorrei essere virtuoso come loro –, per lequali questa parola che sanno, che dicono, che inse-gnano è come murata in un incredibile silenzio. Laprova? La loro tristezza. [...].da dove viene questa idea che l'amore lo dobbiamomeritare? Che bisogna mostrarsi degni, e dopo – solodopo – saremo amati? dire che viene dal cristiane-simo è assai strano, perché la fede cristiana nasceprecisamente per mettere fine a questa idea! O c'e,fra i cristiani e nella loro fede, un controsenso? E an-cora, da dove viene il controsenso? forse da una ten-tazione molto profonda, quella di Adamo ed Evanell'Eden, quella di Cristo nel deserto, quando il Ne-mico – mentitore-uccisore – usa la parola di dio percatturare l'uomo nella trappola della morte. [...]Tuttavia, il pericoloso controsenso può trovare appog-gio, o cristallizzarsi, in una certa idea che ci si fa delbene, della perfezione, della santità. Ne dirò qual-cosa.

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L’immagine troppo bella

Il Vangelo è misteriosamente senza contenuto. In-tendo: senza regole, senza metodi ascetici o mi-stici, senza filosofia, anche senza dottrina, nel

senso ordinario del termine. È al di sopra e più afondo, al di là e a monte; non il nocciolo, ma il cuoredel nocciolo. In questo mondo, ma non di questomondo. [...] Per quello che ci interessa qui, saranno le forme del-l'uomo perfetto, dell'uomo compiuto, che designano,nel linguaggio corrente del mondo cattolico, le pa-role pericolose di santo e santità. «Giovanni è venuto senza mangiare né bere, e voidite che è posseduto. II figlio dell'uomo è venutomangiando e bevendo e voi dite che è un ubriaconee un goloso». I più vicini a Cristo saranno i suoi apo-stoli o inviati. Non saggi ritiratisi sulle montagne erelegatisi nelle grotte, ma uomini sulle strade delmondo, offerti agli uomini, a loro agio, dirà Paolo,nell'abbondanza come nell'indigenza; uomini dallaparola pronta e pronti all'azione (come il loro Si-gnore), rimestati nel gran pasticcio di pasta umana.

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L'ascesi non è una creazione cristiana. [...] Il legame tra Vangelo e ascesi non va da sé. L'ascesifa riferimento al desiderio della pace interiore, all'a-patia, il non-patire dei greci; al desiderio di eleva-zione dell'anima verso l'Ineffabile; o, infine,all'avvento nell'uomo di questo grande non-desiderioche lo libera da ogni attaccamento e da ogni sete.Il Vangelo è amore. Il cuore del Vangelo, il cuore èagape, la purissima e bruciante tenerezza che avvi-luppa e infiamma tutto l'uomo. Perché è un fuoco. Èpiù violento del desiderio. È il grande divino deside-rio che non aspira che all'amore stesso. [...] Questo amore non libera dal dolore. Al contrario lofa crescere. Rivela al mondo il suo dolore scono-sciuto. Non lo dissolve — sarebbe abbandonarel'uomo, lo attraversa e lo trasfigura. Non che ami ildolore: come può l'amore amare il dolore? La suasostanza è gioia completa, l'amore non è che giu-bilo. Ma, poiché ama, l'amore preferisce soffrire cheamare meno. E, in tutto questo, l'ascesi?Ci sono due insidie, che non sono state sempre evi-tate (e magari molte altre, che ora mi sfuggono).La prima è che l’ascesi può abbandonare l'amore.La via di Cristo si confonde allora con quella di an-

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tiche saggezze. Ecco l'uomo solo – non è il primo si-gnificato della parola monaco? –: solo con il disfarsidi ogni attaccamento, solo nel suo elevarsi verso ilsolo necessario. Ma il luogo primo del figlio venutoin carne d'uomo è la comunione. [...]La seconda insidia è quella per la quale l'ascesi fini-sce con l'albergare nel dolore dell'amore. Camminodi mortificazioni frenetiche, di distruzione, che testi-monierà – si pensa – l’intensità dell'amore. Se mi cro-cifiggo, non sono più vicino al Crocifisso? Ma lui nonsi è crocifisso da solo, si è offerto alla follia degli uo-mini perché dio passasse fino in quell'abisso e nienterimanesse al di fuori del suo amore. Cos'e alloraquesto elogio della malattia che è circolato fra i cri-stiani? Quando Gesù vede un malato non gli predicala croce, lo guarisce. [...]Condanneremo allora l'ascesi? Sarebbe ben stu-pido. Perché Gesù ha anche digiunato. Ma, perl'uomo del Vangelo, l'ascesi non viene per prima,non è nemmeno essenziale.

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La legge negli abissi

La modernità, così intrisa di libertà, così forte-mente ribelle alle perversioni della tradizione,sarebbe anche, secondo Michel foucault, l’età

della disciplina. [...]. È nel XVIII secolo che Kant salva– pensa lui – la coscienza morale dai disastri metafi-sici: «tu devi», l'imperativo categorico, è l'inizio, ilprimo moto dello spirito in noi. Nessun rapporto trala levatura morale di Kant e le procedure disciplinari?dal punto di vista storico, mi guardo bene dal direqualcosa. Ma vedo bene, per rifarmi, come le duecose possono unirsi per produrre concretamentel'uomo conveniente, l'uomo in regola, l'uomo in pacecon se stesso e adattato con precisione all'esigenzasociale. All’interno, il senso del dovere, il grande "bi-sogna" che precede tutto, che porterà il contadino ol'operaio sulle trincee della Grande Guerra, che man-terrà gli umili e i calpestati nel rispetto della legge, ei coniugi mal assortiti nella stretta osservanza delleapparenze dell'amore. All'esterno, legislazioni, re-gole e regolamenti, procedure, buone maniere, coseda dire e da fare — tutto il sapere — che preserva

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l'uomo o la donna da questa cosa orribile: la perples-sità, l'imprevisto, il non-prescritto, la necessità dellalimpidezza del cuore.un certo cristianesimo tradizionale si conforma al me-glio a questa modernità. Ci si ritrova. E per forza: neproviene. C'è così un tradizionalismo che non è af-fatto la tradizione cristiana, la grande obbedienzaallo Spirito (e libertà), ma è attaccamento feroce alletradizioni degli uomini, ammantate di cristianesimo.Anni fa, ero prete custode, come si diceva, in unagrande parrocchia di Parigi. Si vedeva di tutto. ungiorno, mi viene incontro una povera piccola prosti-tuta. Ricordo ancora il suo nome: Anne-Marie.

Mi dice che sarebbe partita per un bordello dell'A-frica del Nord. Io la metto in guardia. Inutile: lo sache parte per l'orrore e la morte. Ma – mi dice la ra-gazza che doveva partire – ha un bambino. devepur potersi occupare di suo figlio. «Allora parto alsuo posto».Signore Iddio! forse era l’istinto suicida, il masochi-smo, un senso di colpa, non so. Ma forse era vero.forse entrambe le cose. Chi fra voi, brave persone,scaglierà la prima pietra? E anche, chi fra di voi,

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brave persone, avrà qualcosa da dire? E cosa?Credo, o piuttosto so, che ci sono degli esseri umani– ne ignoro il numero – che vivono la santità del diodi Gesù Cristo al di fuori dei cammini tracciati, al difuori di ogni legge, negli abissi, nel mondo freddo,nel fondo del mare. [...]

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Completo controsenso

C'è qualcosa che resta incomprensibile in molticredenti: la loro durezza. Non parlo qui degliipocriti: parlo di persone che hanno, per quel

che se ne sa, una fede sincera, un desiderio reale dibene, perfino una coscienza sensibile e impegni gra-vosi al servizio di dio e degli uomini.Come si può essere ricchi, ricchi da crepare, e sa-pere che questa ricchezza proviene dritta dritta dalsangue dei poveri, andare a messa e confessarsi («hoavuto cattivi pensieri») e difendere come niente fossela vera religione contro chi l'avversa? Come si puòessere teologi, e buoni teologi, essere ascoltati e faredel bene, e schiattare di gelosia verso i colleghi,avere sospetti sull'ortodossia degli altri, non conce-pire la propria grandezza che nella diminuzione del-l'altro? Come si può essere devoti, disponibili,consacrati 24 ore su 24 ed essere incapaci di sentire,impietosamente chiusi al dolore reale dell'altro, allasua domanda reale, e opporre alla verità delle per-sone l'implacabile sapere del bene?Sicché ci sono, da una parte, questi deviati, questi

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poveri folli, queste persone di peccato che, nel lorosbagliare, possono testimoniare il dio vivente; e dal-l'altra persone di bene che possono essere arruolatesenza colpo ferire nelle file dei cattivi. [...] Completocontrosenso. Il bene è il bene, il male è il male. Mail bene e il male in noi sono mescolati, l'uno si versanell'altro. Le carte sono confuse.diffidiamo dello specchio, della perfezione dellospecchio! L'uomo moderno ha amato molto l'introspe-zione e il cristiano l'esame di coscienza. Mi guardoe mi paragono al modello del santo. Combacio? Manon può essere che tu non veda là dentro che la tuaillusione? O forse non vedi nel modello che lo spec-chio dei tuoi sogni? L'immagine si disfa; l'immaginedi questa perfezione è come un quadro da riempire:una figura dipinta sul muro che bisogna imitare.Notate bene: il contenuto può variare. C'è la perfe-zione di tipo giansenista e individuale, dura repres-sione interiore, forzatura di umori, introspezionemorale. Ma c'e anche la perfezione di tipo collettivoe militante, tensione forsennata all'azione, dedizionespossante, critica reciproca senza pietà.Il tratto comune è la rabbia di arrivare all'immaginesoddisfacente di sé. Immagine per dio, ma per un

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dio che, sotto vesti amorose, ha il polso del despota.A meno che non si tratti, in fondo in fondo, di unaimmagine per sé, per giustificarsi e chetare se stessi;dio avrebbe funzione di supporto e di garante. Cru-dele descrizione. È corretta? Se la si vuole applicare alle persone pergiudicarle, sicuramente no. Ma, nel suo paradosso,non dice di una minaccia reale? Non è il quadro pe-ricoloso di una concezione della perfezione che allafine dimentica dio e l'uomo a vantaggio del suogrande fantasma?Eppure bisogna bene che questo fantasma abbia deimotivi! E, in effetti, ne ha. dà all'uomo il sentimentoche possa attendere lo scopo, lo scopo finale, il com-pimento, la vita, la vita eterna, facendo economiadella verità e dell'altro. Perché la verità mi scuote daquesto sogno, mi rinvia a quello che preferirei nonsapere di me. E l’altro mi spiazza: perché mi diceche la vera vita è nella relazione, nell'amore e nelprovarlo, e non nell'inseguimento solitario del mioideale.Se prendo la mia lista dei “grandi uomini” dopo ilXVI secolo, chi trovo? E per grandi uomini intendoquelli che contano per me, le cui opere mi hanno nu-

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trito e hanno contribuito a delineate il paesaggio incui vivo e a costruire me stesso. E che sono stati es-senziali alla mia fede. Non necessariamente perchéerano cristiani, ma perché a loro modo hanno pro-vocato la mia fede, perché esprimevano l’umanità inmezzo a cui mi trovavo a vivere il Vangelo. E, sicura-mente, perché certuni fra di loro davano al Vangeloun volto o una voce per il tempo che mi trovavo a vi-vere.I nomi? Così, su due piedi, posso citare Bach, de-scartes, Kant, Maurice Blondel, Mozart, Beethoven,Schubert, Ravel, Stravinsky, Rembrandt, Molière, Bal-zac, dostojevski, Nietzsche, freud, Shakespeare,Montaigne, Hegel... Lista parziale e soggettiva, comesi dice. Non molti i santi, là dentro. Non molti i teo-logi. Se avessi preso il Medio Evo sarebbe stato di-verso. Ma per i tempi moderni...È come se la santità si fosse ritirata dai grandi luoghidi iniziativa della cultura, come se si fosse chiusa fuorida ciò che fa la vita degli uomini.Cosa ne possiamo concludere? Che la Chiesa deitempi moderni abbia fallito la sua opera, lasciato fug-gire forze vive? O, al contrario, che questo mondo siè autocondannato, visto che si abbandona con fre-

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nesia a tutte le sue produzioni e dimentica l'opera es-senziale: costruire l'uomo?È vero che quello che colpisce negli uomini che hocitato è che valgono per le loro opere. Quanto allaloro persona, mio dio, la valutazione è variabile.Che miserie, che debolezze, in ognuno di noi! Nonsono modelli, non dico di santità, certo, ma neanchedi sanità, di equilibrio, di onesta virtù umana. Ma lospirito moderno è pronto a perdonare tutto per l'o-pera. Verlaine e Rimbaud, per esempio: poco importano leloro miserie, i loro vizi! L'opera salva tutto, l'opera èla loro verità e la loro giustizia.A questo si può giustapporre l'antico cammino di sag-gezza: per il saggio, l'opera è lui stesso; è edificarein essa l’uomo vero e compiuto che è scopo e giusti-ficazione. [...]

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Il frutto dell’albero

Ma il santo dov'e in questa storia? Non si dicepeccatore? Non bisogna prenderlo sul serioquando riconosce e dichiara, fino a essere

stucchevole, che non è che miseria? Soprassediamosullo stile e sugli abusi possibili. Ma qui deve pur dirsiqualcosa di importante.Il santo non si immagina come perfetto. E, se la suaopera è l'uomo, è un'opera in corso, incompiuta, unabbozzo. Ed essa non ha possibilità di verità che tra-mite l'amore, e l'amore è dono, l'amore è opera, siapure invisibilmente.Il Vangelo non dice che si giudica l'albero dal frutto? L'immagine evangelica della perfezione non è il granoche, con la putrefazione, il sonno invernale, la lacera-zione primaverile, nello splendore dell'estate torna adar frutto: trenta, sessanta, cento per uno? Non siconfà così male al Vangelo l'idea che la misura del-l'uomo è quello che esce da lui, quello che genera.Ma la questione è: in quale opera l'uomo può com-piersi? Quale dono deve dare al mondo perché si ma-nifesti in lui il dono primo, il grande soffio creatore? Sipuò temere che la preoccupazione cristiana di – so-

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prattutto – non fare del male abbia un po' ristretto l’im-mensità del dono. A rischio, cosa orribile, di far ap-parire il Vangelo meschino.Lutero: ha voluto la perfezione, si è fatto monaco, e lìsi è arenato. Il cuore del suo destino non è affatto l'odiodi Roma, ma la crisi assoluta in cui lo precipita il suoscacco e la via d'uscita che ha scoperto: che al primoposto non ci sono le nostre opere, ma la grazia. Chesciagura, che immensa sciagura che questa scopertasia divenuta frattura della Chiesa! Perché è certo chetocca una verità essenziale. Ma la verità di questa ve-rità è riconciliazione dell'uomo con se stesso, in dio.In modo che il dono primordiale fatto all'uomo sia inlui una libertà nuova, slegata dall'avidità e dall'ango-scia, dalla voglia matta di colpevolezza. [...]Questa riconciliazione – questo morbido movimentoin cui si armonizzano nell'uomo tutte le sue forze nellachiarezza efficace del dono, o della grazia – credoche l'uomo occidentale l'abbia perduta. fratture ovun-que. fra dio e l'uomo, certo. Le mortali controversiesulla grazia hanno accreditato l'idea che, insomma,quello che si dà a dio lo si toglie all'uomo, e viceversa. dio diventa così, che lo si voglia o no, il nemico del-l'uomo. frattura nell'uomo. [...]

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Siate perfetti

Èscritto: «Siate perfetti come il vostro Padre ce-leste è perfetto». E dov'e la perfezione? Nelfar piovere la pioggia sui buoni e sui cattivi e

nel far sorgere il sole sui giusti e sugli ingiusti. «Nongiudicate e non sarete giudicati».Prodigioso breve cammino! Così mi basterebbe nongiudicare mio fratello perché tutte le cattiverie in mesfuggano al giudizio? Perché possa schivare il tribu-nale? Prodigioso, veramente! Certo, chiunque tentirealmente di non giudicare vedrà che questo lo portaassai lontano. Ma ugualmente, quale liberta, qualepace! Tutto ciò che mi perde e mi condanna, mi rat-trista e mi spaventa, tutto sparisce in me se dò all'al-tro, il mio prossimo, il suo posto per esistere, lapossibilità della parola, il cammino aperto, la spe-ranza di essere salvo.La perfezione è frutto, come ho detto. Non conformitàall'immagine, ma frutto. E allora diffidiamo dal pre-tendere o anche dal solo voler imitate Gesù Cristo!Guardiamoci dal farne un'immagine opprimente! IIfelice Zaccheo dà la metà dei suoi beni, il posseduto

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liberato ritorna dai suoi – quando chiedeva di seguireGesù –, Maria custodirà la parte migliore. A cia-scuno la propria grazia. A ciascuno il proprio cam-mino: vedi quello che ti è possibile e fallo. dalmomento che sei rivolto a Lui, anche se incespichi eti smarrisci in montagna, devi sapere che la sola veratentazione è disperare. Per il resto, a ogni giorno lasua pena.Il frutto è amore. L'amore giudica tutto e non è giudi-cato da niente. L'amore è comandamento, ma questocomandamento è il dono stesso che ci è fatto: com-piere questo comandamento non vuol dire affattoadeguarsi alla legge costrittiva, ma lasciare montarein noi la buona forza che vuole solo dare frutti. A cia-scuno la propria forza. Senza dubbio, l'amore in noiè impastato di tristezza e morte. Ma, per renderlopuro, non abbiamo altra arma e altro strumento chel'amore stesso. È per questo che l'amore è prova d'a-more.dio è arnica dell'uomo. Cerchiamo di non dimenti-carlo quando pretendiamo di servirlo.

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Associazione Ore undiciL’associazione è nata a frascati una trentina di annifa, su iniziativa di un gruppo di persone che si incon-travano per la messa delle ore 11 celebrata da donMario de Maio. Oggi siamo una rete di amici, sparsiin tutta Italia, accomunati dalla passione di coniugarela ricchezza del Vangelo con il difficile vivere quoti-diano.desideriamo alimentare e assecondare i processidella vita in tutte le sue espressioni. Ci interessanoin particolare questi ambiti tematici: il semplicemente vivere,il difficile amore,l’esperienza di Dio,Gesù di Nazaret, fratello universale.In Brasile lavoriamo con i ragazzi svantaggiati dellefavelas: abbiamo realizzato un’azienda agricolabiologica e solidale, un agriturismo responsabile.In Italia organizziamo convegni, incontri, esercizispirituali, laboratori esperienziali, e realizziamo iquaderni mensili. La domenica a Civitella SanPaolo manteniamo la tradizione di incontrarci e ce-lebrare la Messa alle ore 11.

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Quaderni e ScoiattoliI quaderni mensili e gli scoiattoli bimestrali sono lo stru-mento di collegamento e informazione con la comunitàdi amici e lettori che seguono la ricerca e le attività del-l’associazione. Le quote associative 2021 sono:€ 70 ordinaria: 11 Quaderni e 6 Scoiattoli su carta€ 40 online: 11 Quaderni e 6 Scoiattoli su internet

5 per milleAiutarci non ti costa nulla! Metti la tua firma e il codicefiscale dell’associazione (04097821005) nella dichia-razione dei diritti. Per noi è un grande aiuto! GRAZIE

Associazione Ore undici onlusVia Civitellese km 9,6 - 00060 Civitella San Paolo (RM)

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c.c.p. 25317165 intestato a Associazione Ore undici onlusbonifico: iban IT52C0569603220000002233X03

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Indice ScoiattoliAuTORI vari, Laudato si’ – commenti AuTORI vari, Le donneAuTORI vari, Preghiere – edizione aggiornataAuTORI vari, Teologia del popolo Giuseppe BARBAGLIO, Le immagini di Dio Tonino BELLO, Gesù e i piccolifrei BETTO, Fede e politica le sfide del tempo pre-senteferruccio CAPELLI, Amore per la polis, Amore nonpauraGabriella CARAMORE, La parola “Dio” Angelo CASATI, Ascolto e preghieraLuigi CIOTTI, I giovani e le periferieNicola COLAIANNI, Libertà di religione tra mito e di-rittoMario dE MAIO, Nuove maturitàPapa fRANCESCO, Pregare il Padre nostro (primaparte)Papa fRANCESCO, Pregare il Padre nostro (secondaparte)filippo GENTILONI, Politica per vivere Rita GIARETTA, La voce delle periferie

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29ASSOCIAZIONE ORE UNDICI

Isabella GuANZINI, Tenerezza per un mondonuovoRaniero LA VALLE, L’amore come risposta alla crisiGiulia LO PORTO, I volti di Dio in Gesù Alberto MAGGI e Roberto MANCINI, Verso nuove uma-nitàRoberto MANCINI, La gestazione di un mondonuovoRoberto MANCINI, La scoperta della misericordia Carlo MOLARI, Il difficile cammino della fede Carlo MOLARI, In cammino verso la PasquaCarlo MOLARI, La Chiesa e il grido dell’altroCarlo MOLARI, La creazione non è finitadalmazio MONGILLO, Il SilenzioAgnese MORO, I sentieri dell’incontroStefano NASTASI, Il cuore di LampedusaORE uNdICI, Parole per vivereCristina PACE, Eschilo a RebibbiaRaimon PANIKKAR, Incontrare l’uomoArturo PAOLI, Enrique Angelelli. Il pastore martireArturo PAOLI, Il sogno di Dio Arturo PAOLI, La radice dell’uomoArturo PAOLI e Michele dò, L’ Uomo – Dio – La vita Arturo PAOLI e Vito MANCuSO, La forza che spingead amare

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I Quaderni di Ore undici – Inserto 06 2020direttore editoriale: Mario de Maio

Progetto grafico: Enzo MeroniRedazione e impaginazione: Silvia Pettiti

Associazione Ore undici onlusVia Civitellese km 9,6 - 00060 Civitella San Paolo (RM)

[email protected] - www.oreundici.org

Pia PERA e Arturo PAOLI, Il sogno del nonno – L’amorecondiviso Paolo RICCA, La donna nelle chiesefelice SCALIA, Il Dio in cui non credoOdile VAN dETH, Credere nell’altro

Chi lo desidera può richiedere copia degli Scoiat-toli all’associazione.

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Credo, o piuttosto so, che ci sono degli esseriumani – ne ignoro il numero – che vivono lasantità del Dio di Gesù Cristo al di fuori deicammini tracciati, al di fuori di ogni legge,negli abissi, nel mondo freddo, nel fondo delmare.

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Allegato a Ore undici n. X – Ottobre 2020 Reg. Trib. Roma 585 – 21/1/89 I.R.

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