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Periodico di informazione del Movimento Testimoni del Risorto N. 2 2013 Testimoni del Risorto E-mail: [email protected] www.testimonidelrisorto.it Volontari per il Mondo - Onlus Roma, Via Castelfidardo, 68 tel. 081 8711297 - fax 081 3944177 E-mail: [email protected] Economia, “affare” di fede? Luis Rosón Galache Una fede matura per una società più umana Sabino Palumbieri VIA LUCIS strada della speranza È tempo di mobilitazione delle coscienze

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Periodico di informazione del Movimento Testimoni del Risorto N. 22013

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Volontari per il Mondo - OnlusRoma, Via Castelfidardo, 68tel. 0818711297 - fax 0813944177E-mail: [email protected]

Economia, “affare” di fede?Luis Rosón Galache

Una fede matura per una società più umanaSabino Palumbieri

VIA LUCISstrada della speranza

È tempo di mobilitazione delle coscienze

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N. 2 •  2013

Periodico quadrimestrale. Registrazione Tribunale diRoma n. 579 del 28/12/2001� Direttore responsabile:

Massimo Tarantino - [email protected] � Consiglio di redazione:

Cesira Ambrosio, Agostino Aversa, Concetta Boccia,Paolo Cicchitto, Anna Massa, Silvana Mora, Raffae-le Nicastro, Sabino Palumbieri, Maurizio Parotto,Luis Rosón Galache, Dario Savasta

� Segreteria di redazione:Maurizio Parotto, Silvana Mora - [email protected]

� Hanno collaborato a questo numero: Armando Andreoni, Agostino Aversa, Armando eRosalba Balestrazzi, Luciana Ciannamea, GiuseppeDe Vita, Francesca Del Sette, Nino Formato, PadreAloys Ghislain Mewoli Mbala II, Alma Miolla, Raffae-le Nicastro, Sabino Palumbieri, Ruggiero Quarto,Giuseppe Ronga, Luis Rosόn Galache, Arturo Sar-tori, Sabrina Subacchi, Ivan Terze, Vittorio Viggiano

� Suggerimenti grafici:  Emiliano Magistri� Segreteria amministrativa:

Raffaele Nicastro - [email protected] Paolo Cicchitto - [email protected]

� Sede: 00185 Roma - Via Castelfidardo, 68

L’invio di articoli e fotografie include il consenso per l’eventuale pubblica-zione, pertanto, anche se non pubblicati, non saranno restituiti. Gli articolifirmati impegnano esclusivamente gli autori. Tutti i diritti riservati.

Tipolitografia: Istituto Salesiano Pio XI - [email protected]. 06.7827819 - 067848123Via Umbertide, 11 - 00181 Roma

Finito di stampare: luglio 2013

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SOMMARIO in questo numero:

Periodico di informazione del Movimento Testimoni del Risorto N. 22013

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VIA LUCISstrada della speranza

È tempo di mobilitazione delle coscienze

In copertina: «Ero forestiero e mi aveteospitato...» (foto Famiglia Cristiana, sito)

3 Finestra del Coordinatore:Nella società, con carità pastorale Raffaele Nicastro

4 Una fede maturaper una società più umanaSabino Palumbieri, Fondatore del Movimento TR

6 Economia, “affare” di fede?Luis Rosón Galache,Guida Spirituale Movimento TR

8 “L’infinito, qui ed ora, nelle cose della vita” Arturo Sartori

10 La Chiesa è l’umanità in movimentoLuciana Ciannamea

11 Una testimonianza di fedeSabrina Subacchi

12 Pensa, Mangia, PreservaRuggiero Quarto

13 Il Cenacolo di Bertoua vive la sua prima esperienza di Via LucisPadre Aloys Ghislain Mewoli Mbala II

14 Il bene che non fa rumoreArmando Andreoni

15 CORTO AMORE uno spettacolo teatrale per aiutare i bambiniin difficoltàGiuseppe De Vita

16 Siamo grati alla caritàPadre Sebastijan Markovic

17 La Pentecoste del TR. A Roma, con Papa FrancescoAgostino Aversa

18 Noi, giovani tierrini di NapoliGiuseppe Ronga e Nino Formatocon il Gruppo Giovani di Napoli

19 Giochiamo insieme Antonino Garufi

20 Via Lucis. Dalle catacombe alla metropoliAntonino Garufi

22 «Via Lucis»… Un percorso di luce e di SperanzaCiro Esposito

23 La luce di Cristo Risorto negli occhi, lucidi,dei giovani…Vittorio Viggiano

24 Sulle orme della Via Lucis25 THE BEATLES LOVE

Francesca Del Sette

26 Maria, madre e testimone del RisortoAlma Miolla

27 Rubriche e Notizie di famiglia

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“Nella società,con carità pastorale”

“A una popolazione affamata l’unica forma in cui Diopuò apparire è lavoro e promessa di cibo”… “Il genereumano può liberarsi dalla violenza soltanto ricorrendo alla non violenza. Rispondendo all’odio con l’odio non si fa altro che accrescere la grandezza e la profondità dell’odio stesso”.Sono due citazioni del Mahatma Gandhi che porta-no a fare due brevi riflessioni sul tema della testimo-nianza della propria fede nella società pluralistica emultietnica di oggi.La prima è che l’annuncio e la testimonianza nei ri-guardi dei più deboli e dei più bisognosi non posso-no realizzarsi o, almeno, non possono essere incisi-vi, se le persone che abbiamo di fronte non sono, ri-spetto a noi, su un piano di parità. Vale a dire che obisogna essere capaci di farsi poveri tra i poveri, de-boli tra i deboli abbassandosi al loro livello (come,per esempio, ha fatto San Francesco) oppure bisogna essere capaci di portare i più deboli e bisognosi a unlivello più alto (come ha fatto Don Bosco con i ragazzied i giovani a lui affidati).L’altra considerazione è che per far aprire il cuoredei nostri interlocutori, anche il cuore che sembra dipietra più che di carne, è necessario per primi farericorso alla non violenza come esperienza di con-trapposizione all’odio e all’egoismo; è necessario,cioè, fare per primi un passo indietro rinunciando

alla logica dell’«occhio per occhio, dente per dente» chedomina sempre di più nella società attuale.Come ci inviterà a meditare don Pascual Chávez,nell’ultima Strenna che regalerà alla Famiglia sale-siana per l’anno 2014, prima di lasciarne la guidaper scadenza del proprio mandato, sul tema dellaspiritualità di don Bosco, «il centro della spiritualità edella fede è la carità, perché è essa che ci rende più similia Dio, e per noi della Famiglia salesiana questa carità èuna carità pastorale, cioè che cerca la salvezza»; la sal-vezza dei giovani e dei ceti popolari (perciò essa è,in particolare, una carità pastorale educativa), maanche la salvezza di noi educatori e testimoni, cioèil raggiungimento di quella santità alla quale tuttisiamo chiamati, che è anche il fine ultimo della no-stra appartenenza al Movimento TR, o a un qualsia-si altro Movimento o associazione ecclesiale.Solo a partire da queste considerazioni i nostri sforziper tentare di cambiare la società nella quale vivia-mo, che siano le nostre “straordinarie” azioni quo-tidiane (di volontariato ad intra) oppure i nostri pro-getti più importanti in terra di missione (di volonta-riato ad extra), possono trovare piena realizzazione,«per poter meglio operare là dove il Signore ci chiama,specie nell’esperienza familiare, professionale ed eccle -siale, con l’atteggiamento di fondo della gioia pasqualecoltivata nel cuore» (Statuto TR, art. 2).

Con l’affetto di sempre

La finestra del Coordinatore 3Testimoni del Risorto

Raffaele NicastroCoordinatore Generale

Castellammare, 29 giugno 2013. Consacrazione sacerdotale, avvenuta per le mani di S.E. Mons. Antonio Di Donna, Vescovo ausiliare di Napoli, di Giampaolo Nicastro, del TR, durante l’imposizione delle mani da parte di don Sabino Palumbieri (al centro); ai lati le consacrazioni dei suoi due amici, Giuseppe Luigi Di Sario (a sinistra) e Szymon Kasprzak (a destra), avvenute pochi giorni prima. I tre giovani salesiani hanno condivisostudi e formazione presso il Centro Studi “Ratisbonne” di Gerusalemme, sezione della Facoltà di Teologia dell’UPS di Roma. In questa occasione si sono ritrovati in una gioiosa festa con una folla di parenti e amici presso la Chiesa del Sacro Cuore dell’Istituto Salesiano Vomero di Napoli.

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Una fede maturaper una società più umana

L’uomo è per costituzione un esseresociale. La coesistenza è la base del-la società, ma tale coesistenza è infunzione della pro-esistenza. L’es -sere per l’altro. E questo è proprio lapremessa che fonda la comunità.Ora la società è di tipo politico, eco-nomico. E oggi il panorama non èincoraggiante. A volte è desolante.A livello nazionale, anzitutto, e poia livello planetario. Il passaggio co-stitutivo della coesistenza alla pro-esistenza è un miraggio molto lon-tano. Qualche semplice dato: la po-vertà di nostri colleghi in umanitàche vivono nella miseria e non co-noscono altro che sfruttamento. Leingiustizie e le “strutture di pecca-to” come le chiamò Giovanni PaoloII, che vengono, ahimè, considerateineluttabili dal mondo complesso eglobalizzato nel quale viviamo.La crisi economica, determinata dal-la finanza sfrenata, che schiaccia lasperanza dei così chiamati “dannatidella Terra”, che vanno aumentan-do nell’ordine di miliardi in tutti i continenti, specialmente nell’Afri-ca. Lo spreco e lo sper-pero del nord opulen-to che sono la condan-na alla fame di tantis-simi uomini e donnevicini e lontani. Unosviluppo tecnologicoche va avanti ad ognicosto senza mai porsilimiti morali e confon-dendo il possibile tec-nico col possibile etico. Lo sfrutta-mento delle risorse sul suolo di na-zioni piene di affamati da parte dimultinazionali con la complicità digoverni locali avidi di danaro. Lacorruzione dilagante a livello di mi-crosocietà e di macrosocietà che è

giustificata, per giunta, col sottinte-so che tutti fanno così… La crisi pro-fonda della famiglia da sempre piùfragili legami di appartenenza finoai più facili e rapidi divorzi per qua-lunque motivo, con la noncuranzadei figli anche se piccoli Il dissennato rapporto instauratocon la natura, con un sistematicoecocidio e un micidiale inquinamen-to atmosferico, i cui effetti possono

durare per molte gene-razioni. Le guerre fratri-cide fomentate dal dia-bolico aumento degli ar-senali di guerra, che “sidevono” smaltire perdar luogo ad altri stru-menti più avanzati tec-nologicamente, e spessoa danno di popolazioniinermi e che per genera-

zioni non hanno conosciuto un sologiorno di pace.Gli aborti che vanno diffondendosiin tutto il mondo e che ormai sonoconsiderati come semplici operazio-ni per non complicare la propria vita con l’avvento di un altro figlio.

La repressione, magari morbida, dicerti regimi che pur si dichiaranodemocratici ma non danno diritto diparola in una società del XXI secolo.L’aggressività e l’ostilità che ormaisi respirano nell’aria e che disorien-tano ragazzi e giovani, e li rendonoanche più cinici, come in certe for-me di bullismo che stanno causandoanche suicidi in vittime che non reg-gono più a questa persecuzione, chesi diffonde anche tramite il web. Ecco, questi sono solo accenni allaradicale crisi di valori, in cui ci sichiede che valori hanno ancora i va-lori… Tanto si parla di valori, ma sono così fragili e relativi al proprioarbitrio. Sono tipici del “pensierodebole”. È valore ciò che mi è utilein questo momento.E, viceversa, la fede è il valore forte,non perché fortemente gridato, maperché graniticamente fondato suGesù roccia, su Gesù verità, che èprovata grazie alla sua risurrezione.Chi la professa fonda la sua casasulla roccia. Oggi tutto si tende a costruire sulla sabbia. Essere o nonessere si ritrascrive con sapienza e

La fede incarnata nella società4 Testimoni del Risorto

Vale la pena di vivere così, protesi verso il futuro più giusto, più umano

È il senso direzionale della vita che è in questione…

Tanto si parla di valori, ma sono così fragili e relativi al proprio arbitrio. Sono tipici del pensiero debole

“Sabino PalumbieriFondatore Movimento TR

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insipienza della fondamentazionesulla propria casa di esistenza.La persona umana, la micro e la ma-crosocietà sono ad un bivio. Non sipuò vivere senza sapere per chi. È ilsenso direzionale della vita che è inquestione.Il disorientamento generale odiernoha queste radici. Ed esso è l’espres-sione del disagio profondo della no-ia, della nausea dell’esistenza. Il lorocomportamento è quello che Pascalchiamerebbe divertissement. È lo stordimento in indefinite for-me. Ma il cuore non si placa. Il pro-fondo dell’uomo non può essereriempito di zavorra, è stato pro -gettato e costruito per l’infinito deivalori: Bellezza, Verità, Giustizia,Amore di comunione. Ora proprio questi valori, a cui tuttiin fondo aneliamo, sono calpestati eirrisi nella nostra società.M. Heidegger, uno dei più grandi fi-losofi del secolo scorso, pur essendolontano dalla fede, alla fine dellasua vita scrisse una significativaopera intitolata Solo un Dio ci può sal-vare. Notiamo che non è col puroscorrere del tempo che le cose pos-sono migliorare. Si inventano infattistrumenti sempre più sofisticati masi resta nell’arretratezza del cuore edello spirito. Pertanto è più urgentedi ieri il fatto che i credenti che ope-rano in forme diverse nella micro enella macro società incarnino la fedenei valori e nel loro fondamento cheè Dio, che si è rivelato nell’evento-Cristo. E per i credenti nel Cristomorto e risorto c’è l’offerta del suoVangelo. Che è l’annuncio bello chela sua proposta non è solo per la sal-vezza dell’al di là, ma anche per una convivenza umana nella storia.Sì, è vero, va tenuta distinta la sfe-ra civile da quella religiosa col cri -terio di una sana laicità, ma que-sto non può impedire al credente dianimare dall’interno le strutture,portando il proprio contributo ispi-rato al Vangelo.La condizione necessaria è che il cre-dente sia coerente. Perciò si richiedo-no uomini di fede matura per unasocietà di tipo politico, economico,finanziario. La così detta Lettera aDiogneto degli albori del Cristia -nesimo è oggi più che mai attuale

quando ci dice che i cristiani sono“l’anima del mondo”.Con umiltà, nella semplicità, senzamai imporre, ma entrando nelle va-rie strutture del mondo come co-struttori di una “città dell’uomo”,così chiamata da G. Lazzati, a misu-ra d’uomo. Ove realmente ogni uo-mo e tutto l’uomo sia trattato da uo-mo. E siccome, oggi, il pianeta è co-me un villaggio globale in cui gliscambi sono quotidiani, non c’è piùsolo la società nazionale, ma anchequella planetaria. E qui miliardi diesseri umani – conviene ribadirlo –sono senza pane, senza acqua pota-bile, schiacciati nei loro bisogni fon-damentali, privati dei lo-ro diritti più elementari.Il credente non può ri-nunciare a questi più va-sti orizzonti, partecipan-do alla congiura del silen-zio dei responsabili dellaTerra, che sa di indifferen-za e talora di cinismo.È tempo di mobilitazionedelle coscienze. La vera rivoluzione– intesa come il cambio della disu-mana situazione di oggi – parte dalprofondo del cuore. Certo, questoimplica superare il comodismo:quando l’ideale si scontra con l’in-teresse, quello che ne fa le spese,ahimè, è sempre l’ideale. E va supe-rato anche il trasformismo che è tra-sformare e trasformare perché nulla

cambi. Il Gattopardo ne è la cifraemblematica.La fede che sempre ma soprattuttooggi è da incarnare è quella che, co-me precisa Paolo, è operante attraver-so la carità. Notiamo che il testo ori-ginale (Gal 5,6) dice energouménecioè diventa energia. Solo questa èfede testimoniale. E fa cadere l’in -terpretazione marxiana di una cari-tà cristiana che altro non è se non“pappina sentimentale”. La carità,viceversa, è l’amore cristico, chia-mato agápe, l’amore disinteressatocome quello di Cristo disposto a da-re il massimo, che è la propria vitaper il bene dell’altro. Eroismo? No,

semplice coerenza al Van-gelo, professato dal creden-te. «Il Cristianesimo, certo,non è facile ma rende feli-ci», soleva dire Paolo VI. Lafelicità passa dunque attra-verso il dono di sé.Proviamo a immaginare icredenti, se così funzionas-sero, nell’ambito familiare,

sociale, politico, economico. Ci sa-rebbe una trasformazione della so-cietà. I cristiani sono indicati da Gesù come «lievito nella pasta», co-me «sale nel mondo», per dare sen-so e sapore a una società malata. Occorre operare, collaborando contanti uomini di buona volontà, chepur oggi ci sono e che lottano per un mondo diverso.

La fede incarnata nella società 5Testimoni del Risorto

Fede e coraggio (dalla copertina del libro di Papa Ratzinger “Credere ancora?”)

La fede da incarnare è quella che è operante attraversola carità

(continua a pag. 9) �

“ “

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to che quando i poveri si trovavano in ristrettezzeavevano il diritto di entrare in qualunque camposenza aspettare che i proprietari facessero il raccolto(cf. Dt 23, 25-26).Sono stati anche regolati i prestiti, proibendo di per-cepire interessi (Es 22, 24; Lv 25, 35-38). Certo alloranon si sollecitavano prestiti per il consumo né perun negozio con cui arricchirsi, ma per sopravviverein una situazione difficile.Anche i lavoratori dovevano ricevere prima del tra-monto del sole lo stipendio giornaliero per affrontarei bisogni (cf. Dt 24, 14-15). La stessa esigenza per glistranieri: “Non maltratterai il forestiero, né l’oppri-

merai, perché anche voi siete statistranieri nel paese d’Egitto” (Es 21,20). Quando gli israeliti erano inEgitto: “Gemendo sotto la schiavi-tù, gridarono e (…) Dio ascoltò illoro lamento” (Es 2, 23-24).Gesù di Nazareth, fin dal discorsoprogrammatico della sinagoga diNazareth, ha detto chiaramenteche neanche sul tema della giusti-zia sociale era venuto ad abolire lalegge, ma a portarla a pienezza(cf. Mt 5, 17): Lo Spirito del Signoreè sopra di me; per questo mi ha consa-crato con l’unzione, e mi ha mandatoper annunziare ai poveri un lieto mes-saggio, per proclamare ai prigionierila liberazione e ai ciechi la vista; perrimettere in libertà gli oppressi, e pre-dicare un anno di grazia del Signore(Lc 4, 15-19).

Etica dell’attività economica

Per molti l’economia non solo non ha a che fare conla fede, ma neanche con l’etica. Pensano, al più, dipoter fare qualche rilievo etico nei riguardi dei fini.La scienza economica si dovrebbe considerare unascienza neutra dal punto di vista etico.Mai sarebbe legittimo impiegare dei mezzi per rag-giungere fini immorali. Tutti conosciamo scienziati

Il Consiglio Ecumenico delle Chiese ha detto conmolta chiarezza che l’economia è un affare di fede (1),cioè, una realtà della quale si devono occupare i cre-denti perché in essa qualcosa della fede è in gioco.Un autore cristiano dell’inizio del secolo IV si espri-me così: “Dio, che ha creato e dato vita agli uomini,volle che tutti fossero uguali. (…) Davanti a Lui nonci sono servi e signori, giacché Lui è il Padre di tutti,tutti siamo i suoi figli. Con uguale diritto. (…). Ladisuguaglianza esclude la giustizia, il cui senso con-siste nel fare uguali tutti quelli chesono venuti in questa vita conuguale fortuna”(2).

L’economia, un “affare” di fede!

Il Dio della Bibbia, fin dai tempipiù lontani, ha dovuto considera-re che gli “affari” economici eranodi sua competenza: lo dimostra ilfatto che non solo ha liberato gliisraeliti dalla schiavitù alla qualeerano sottomessi in Egitto, ma an-che, una volta arrivati alla terrapromessa, ha ispirato una buonalegislazione socio-economica.La formula “non vi sarà alcun bi-sognoso in mezzo a voi” (Dt 15, 4)stabiliva ciò che oggi chiamiamola destinazione universale dei beni. E per portarla avanti, ogni cin-quant’anni, a motivo dell’anno giubilare, la terra do-veva ritornare ai proprietari originali (cf. Lv 25, 8-17,23-34). Stabiliva così un ritorno periodico all’ugua-glianza iniziale affinché ogni generazione (50 anni)potesse godere le stesse possibilità economiche.I proprietari della terra non potevano portarsi tuttoil raccolto ai propri granai: una parte doveva restarenel campo a disposizione dei poveri (cf. Dt 24, 19-22). Un modo di regolare un concetto molto “mo-derno”, la funzione sociale della proprietà. C’è il fat-

ECONOMIA,“AFFARE” DI FEDE?

La fede incarnata nella società6 Testimoni del Risorto

Incarnare la fede nell’attività economicaI beni del creato devono arrivare a tutti, nella giustizia e con la carità

“…non vi sarà alcun bisognoso in mezzo a voi” (Dt 15, 4)

Luis Rosón GalacheGuida spirituale Movimento TR

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che hanno messo il loro sapere al servizio del geno-cidio nazista o del “gulag” sovietico. E certamentestavano agendo immoralmente, anche se si occupa-vano soltanto di mezzi efficaci per fini stabiliti da altri. L’obiettivo dell’attività economica è soddisfarela richiesta di beni e di servizi con fattori di produ-zione sempre scarsi, per questo si dovranno soddi-sfare certe necessità e eliminarne altre. Da un puntodi vista etico si deve dare la priorità ai bisogni uma-ni più urgenti, quelli che costituiscono la categoriadi veri diritti umani: alimentazione, salute, sanità,abitazione, educazione, etc…E. Mounier diceva che l’attività economica “ha unsuo fine e una misura propria nell’efficacia. Ma l’uo-mo non viene soddisfatto nel fabbricare e organiz-zare, se non trova in queste operazioni la sua digni-tà, la fraternità dei suoi compagni di lavoro, e certaelevazione al di sopra dell’utilità: neanche se fabbri-ca bene, qualora non operi in queste condizioni, co-me dimostra la psicotecnia”(3).Anni dopo, Giovanni Paolo II, nella Centesimus an-nus dice: “Non solo non è lecito trascurare dal puntodi vista etico la natura dell’uomo, creato per la liber-tà, ma non è possibile neanche nella pratica. Dove lasocietà si organizza riducendo in maniera arbitrariao anche eliminando l’ambito nel quale si esercita legittimamente la libertà, il risultato è la disorga-nizzazione e il progressivo decadimento della vitasociale”(4).Il Concilio Vaticano II è stato chiaro:“Dio ha destinato la terra e quantoessa contiene ad uso di tutti gli uo-mini e popoli. Di conseguenza, i benicreati devono arrivare a tutti in ma-niera equa sotto la guida della giu-stizia e con la compagnia della cari-tà. Qualunque siano le forme dellaproprietà, adattate alle istituzioni le-gittime dei popoli secondo le varie ediverse circostanze, non si deve maiperdere di vista questo destino uni-versale dei beni”(5).

Solidarietà e lotta contro la povertà, tema fondamentale dell’ “esame finale”

Il compito fondamentale su cui verterà il giudizio fi-nale, lo stabilisce molto chiaramente Gesù: se abbia-mo dato da mangiare all’affamato, da bere all’asse-tato, vestito chi era nudo… “lo avete fatto a Me” (Mt25, 31-36). San Cesareo di Arles diceva: “Nessun uo-mo è senza peccato, ma ognuno può, con l’aiuto diDio, redimere le sue mancanze con l’elemosina”(6).Lunga la storia, quasi tutti i cristiani generosi hannoiniziato la loro risposta alla povertà con azioni assi-stenziali. Ma la grande maggioranza ha capito subi-

to che non bastava la terapia dei sintomi, ma biso-gnava attaccare le cause. Le azioni di tanti cristiani,individuali e collettive, contro la povertà costitui-scono una delle realtà più belle e testimoniali dellavita cristiana nel momento attuale. È enorme il nu-mero dei volontari, ma vediamo anche come sta

evolvendo il modo di essere volon-tario. Non serve soltanto la voglia difare il bene, riempire il tempo, tran-quillizzare la coscienza. Senza pre-parazione o formazione per dareuna risposta qualificata ai bisognidei fratelli indigenti non “faremmola verità nella carità che fa crescerein Cristo” (S. Paolo).Tutti quanti noi che avremo il corag-gio e la perseveranza nell’incarnarela fede nell’impegno sociale, ascolte-remo un giorno quelle parole appe-na poco fa citate: “Venite, benedetti

del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparatoper voi fin dalla fondazione del mondo. Perché io hoavuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avutosete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi aveteospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avetevisitato, carcerato e siete venuti a trovarmi (…) loavete fatto a Me” (Mt 25, 34-36).

La fede incarnata nella società 7Testimoni del Risorto

“Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e miavete ospitato…” (Mt 25, 34 e segg.)

(1) Economics: a matter of faith. CCPD Documents, luglio 1988,nº 11. Word Council of Churches. Genève.(2) LATTANzIO. Istituzioni divine. Lib. 5 cap. 15.(3) MOUNIER Emmanuel, Le personalisme. Oeuvres, 3, 523.(4) GIOVANNI PAOLO II, Centesimus annus, 25 b.(5) Gaudium et Spes, 69 a.(6) Sermone 158,2.

Le azioni di tanti cristiani, individuali e collettive, contro la povertà costituiscono una delle realtà più belle e testimoniali della vita cristiana nel momento attuale

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Messori (1) denuncia con forza ladiminuzione, se non l’azzeramen-to, delle vocazioni al sacerdoziosecolare che sta portando alla dis-soluzione della rete delle diocesie delle parrocchie; l’estinzione dimolte congregazioni, l’abbandonoin massa da parte dei laici dellapratica anche solo domenicale cheha portato all’indifferenza e allalontananza, se non all’ostilità; untrend storico inarrestabile versocostumi morali, prima o poi rico-nosciuti da leggi statuali, che con-trastano frontalmente l’etica cat-tolica, quasi uno “scisma silen-zioso”, cioè una pratica di vita che– pur senza proclamazioni e alme-no apparentemente senza crisi dicoscienza – non tiene alcun contodei precetti ecclesiali.Pur riconoscendo tutto questo,sento di aderire alle tesi di chi ri-tiene che Il Cristianesimo non èspento o esaurito; assistiamo allafine di un certo cristianesimo, manon alla fine del cristianesimo: esso sta attraversando una con -dizione generale di “ricomincia-mento”, alla ricerca – specie in Occidente – di risorse ed energiesufficienti per rinnovarsi e cer-cando di superare la paralizzazio-ne in un linguaggio stereotipato e l’esaurimento di risorse (A. Fos-sion). Però i cristiani – ridiventa-ti minoranza – devono sforzarsisempre più di crescere nella con-sapevolezza della loro fede, ab-bandonando atteggiamenti e vi-sioni centrati nella tradizione, eppure svuotati di significato senon guardati con gli occhi dellafede, e senza preoccuparsi ecces-sivamente dell’influenza che han-no sulla società o sulla politica (L. Bortoli).La principale preoccupazione de-ve essere invece la capacità di as-sistenza e di ascolto del mondointero, il sapere occuparsi delledomande dei giovani, dei proble-mi delle famiglie allargate, dei

non credenti, il porsi comunquealla ricerca di un livello di veritàdi principi che valga per tutti e incui tutti si sentano coinvolti e in-sieme parte di una responsabilitàcomune: un ritorno all’essenzia-le” su cui dialogare e confrontarsicon tutti, sapendo indicare anchelo spessore antropologico dellaprospettiva cristiana.In questo percorso di “essenziali-tà” e in quest’ottica di dialogo cre-do possa porsi il meeting su La natura dell’uomo è rapporto conl’infinito, svoltosi nello scorsoagosto a Rimini. Particolarmenteilluminante il messaggio di Bene-detto XVI: «Parlare dell’uomo e delsuo anelito all’infinito significa in-nanzi tutto riconoscere il suo rappor-to costitutivo con il Creatore. Anchequando si rifiuta o si nega Dio, nonscompare la sete di infinito che abital’uomo ma inizia invece una ricercaaffannosa e sterile di “falsi infiniti”(droga, tecnologie totalizzanti, il suc-

cesso ad ogni costo…), false promessedi infinito che seducono l’uomo e lorendono schiavo: Paolo: il contrariodella schiavitù non [sta] tanto nellalibertà quanto nella figliolanza, indi-cando il punto fondamentale non[tanto] nell’eliminare la dipendenza,che è costitutiva dell’uomo, [quantonell’] indirizzarla verso Colui che solo può rendere veramente liberi. Ilcuore del cristianesimo ci dice chequesto anelito verso l’infinito, impos-sibile da soddisfare totalmente, non sitraduce in una condanna strutturaleper l’uomo perché con l’incarnazionel’Infinito stesso ha assunto una formafinita, facendosi risposta che l’uomopuò sperimentare: il Dio infinito di-venta carne e assume la nostra uma-nità per attirarla alle altezze del suoessere divino”. Significativo l’in -tervento di don Javier Prades Lo-pez (2): «Lo struggimento nei confron-ti dell’infinito è più o meno manifestoin chiunque, ma nessuno lo ha maipercepito in modo più nitido di chi ha

La fede incarnata nella società8 Testimoni del Risorto

Stelle e nebulose in un angolo del nostro Universo

“L’INFINITO, QUI E ORA,NELLE COSE DELLA VITA”

(Claudio Magris)

Se l’uomo è rapporto con l’infinito, la sua vita è un’espressione di questo rapporto

Arturo SartoriCenacolo di Lecce

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fatto l’esperienza personale di GesùCristo; ad esso solo Gesù Cristo puòdare risposta, essendo la sua Risur -rezione “il punto di fuga” in cui è di-ventato esperienza dell’uomo. Nel-l’incontro con Gesù riconoscevanouna presenza eccezionale, senza para-gone, in cui intuivano che Dio si fa-ceva vicino, anzi che era lì, con loro:si è trattato di un’esperienza singo -lare di rapporto con l’infinito per-ché quell’Uomo portava l’infinito, lofaceva sentire, vedere e udire e così avvertivano che la loro vita trovavaun compimento sovrabbondante inquel rapporto; sentivano se stessi af-fermati con dignità di valore assoluto,al di là della loro riuscita personale».Ma il cristianesimo, inteso comel’Infinito che si affaccia nella storia di ognuno di noi, è talmente pro-rompente che è impossibile ridur-lo a pura esperien-za soggettiva con-finata nell’ambitopersonale; se l’uo-mo è rapporto conl’infinito, la sua vi-ta è un’espressionedi questo rappor-to, nel suo lavoro,nella sua vita fami-liare, nella sua vi-ta economica e nelsuo rapporto conla politica: «si puòguardare tutto conuno sguardo infinito, con lo sguardodi Dio: è di questo che sentiamo la responsabilità e la gioia di parlare atutti» (Prades Lopez).Ancora, se l’uomo è rapporto conl’infinito, solo tale rapporto puòfondare adeguatamente i diritti diogni persona e di ogni popolo,ponendo i termini di una organiz-zazione sociale e civile libera e di-gnitosa; così come ogni indaginescientifica sull’uomo, sulla suastruttura biologica e neurologicanon potrà prescindere dal ricono-scimento di un rapporto ultimo emisterioso da cui l’uomo è defini-to e che lo rende “indisponibile”a qualunque manipolazione: solol’esperienza vissuta di tale rap-

porto crea uomini certi della pro-pria identità e liberi nel riconosce-re quella altrui, capaci di costruireinsieme e di prendere iniziativanella cultura, nell’economia e nel-la politica per un bene comune(Emilia Guarnieri).Ma questa ricerca di rapporto conl’infinito fatica a intrecciarsi con ipercorsi istituzionali tradizionali,specie per i giovani, e ad essi inparticolare “laicamente” va dettocon Magris (3): «I nostri pensieri, inostri sentimenti, le nostre azioni, lanostra esistenza non si limitano allaloro particolarità; si collocano in unadimensione infinitamente più grandeche li avvolge e conferisce loro signi-ficato. La nostra finitezza è inesora-bile ma essa non basta ed è un’illusio-ne delle nostre abitudini e dei nostripregiudizi che essa sia tutto. Senza

il senso concreto dell’oltre,non esiste veramente niente eniente può essere vissuto, pa-tito, goduto: nell’amore, comenell’amicizia, si accende im-provvisamente qualcosa d’al-tro, per farci capire che la no-stra esistenza non finisce aiconfini del nostro corpo, deinostri interessi, delle nostrepaure; anche senza saperlo esenza volerlo, viviamo in que-st’oltre e non avere questaconsapevolezza impoveriscela vita, l’eros, l’avventura.

Praticamente questo oltre lo si vivenelle cose concrete d’ogni giorno».Ed è così che la spiritualità – cuispecie i cristiani sono chiamati –diviene reale perché non oggettodi nobili discorsi, ma atteggia-mento con cui si affrontano i pro-blemi di ogni giorno: «il nostrocompito è parlare non dell’infinito madelle piccole o grandi, buone o cattivecose in cui esso vive e si nasconde»(Magris) (4).

(1) Vittorio Messori, Corriere della Seradel 17.02.2013.(2) Don Javier Prades Lopez, rettore del -l’Università di San Damaso di Madrid.(3) Claudio Magris, Corriere della Sera del20.08.2012.(4) Claudio Magris, ibidem.

La fede incarnata nella società 9Testimoni del Risorto

I cristiani, testimoni del Risorto, giàsolo in forza del battesimo, hannouna marcia in più. Testimoniare ilRisorto, il vincitore della morte,comporta vivere la risurrezione perpoterla irradiare. E la risurrezioneè la certezza che ogni tipo di morteall’interno della vita – oppressioni,ingiustizie, mafie occulte o palesi,partitocrazie, indifferenza e cinismi– può essere superato. Un Dio totalmente altro aspetta unmondo totalmente diverso. Si richiedefede e coraggio.Sono valori forti e non certo in vo-ga oggi. Ma il mondo di oggi equello di domani, abitato dai nostrifigli, lo attende. Papa Francesco inmille toni lo annuncia e lo ricordacon efficacia.Da soli forse siamo proclivi alloscoramento. Ma insieme ce la po-tremo fare. Anche i nostri primifratelli nella fede, i discepoli del Si-gnore e quelli che li seguivano, sa-pevano di affrontare un mondoostile, beffardo, persecutorio. Ma lofecero. E parimenti oggi in tante re-gioni del mondo, i martiri si conta-no, e sono tanti.Ora, conviene ricordarlo, c’è unmartirio cruento e uno non cruen-to, ma caratterizzato dal donareogni giorno qualcosa che costa,senza stancarsi, per l’autentico ben-essere dell’umanità. E così la spe-ranza si semina e germoglia, anchese non è detto che la nostra gene-razione vedrà i frutti materiali. C’è una stagione in cui si semina,un’altra in cui si aspetta operando,un’altra in cui si raccoglie. Mosèpreparò l’ingresso della Terra pro-messa ma non vi entrò. L’impor-tante è che quelli che ci seguirannobeneficeranno dei nostri sacrifici.Ogni offerta è feconda. E la gratuitàdeve prevalere sulla mentalità deltutto e subito. Dunque potremofarcela con l’aiuto del Risorto. Cheè da sempre al nostro fianco fino al-la fine del mondo, secondo quantoci ha assicurato.È questa la nostra fede. È questa lanostra speranza. È questo il nostroamore. Vale la pena di vivere cosìprotesi verso il futuro più giusto,più umano. E, perciò, più bello. �

� (segue da pag. 5: Una fede matura)

…se l’uomo è rapporto con l’infinito, solo tale rapporto può fondare adeguatamente i diritti di ogni persona e di ogni popolo

““

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LA CHIESA È L’ UMANITÀ IN MOVIMENTO

La Chiesa indica le mura o i fedeli?È un monumento o un movimento?Bruno Chenu, giornalista e teologo, scrive: «In realtàla Chiesa esiste solo perché è un insieme di persone ani-mate dalla fede e tale fede sente la necessità di mettere inmovimento le persone. La Chiesa-luogo favorisce il racco-glimento, il rientro in noi stessi; ci invita a intraprendereun cammino verso l’interiorità, dando corpo successiva-mente all’ espressione comunitaria della fede, con la cele-brazione festiva e collettiva»Egli sottolinea che “essa raduna solo per disperde-re”. Non ci induce a lasciare fuori dalla porta la vitaquotidiana ma ci restituisce ad essa.La fede si inserisce così nella società.La Chiesa, secondo i Padri dei primi secoli, è comela Luna, riflette un chiarore di cui non è la sorgente;grazie a questo sguardo verso il Sole, la Chiesa-uo-mini è chiamata ad interrogarsi, a preoccuparsi, a oc-cuparsi, a slanciarsi per coloro che sono nella diffi-coltà, nel buio, nella tristezza, a commuoversi e amuoversi di fronte all’ uomo in miseria.Papa Benedetto XVI, parlando del sociale, non lo di-scosta dalla solidarietà: «La solidarietà, egli dice, si in-nalza al rango di virtù sociale quando si può fondare sustrutture di solidarietà ma insieme sulla determinazioneferma e perseverante di ogni persona ad adoperarsi per ilbene comune, poiché tutti noi siamo responsabili di tutti».(…) «Non si potrà dare una vera giustizia sociale se non

in un’ ottica di genuina solidarietà, che impegni a viveree ad operare sempre gli uni per gli altri, e mai gli uni contro o a danno degli altri».Benedetto XVI ci ha insegnato che la giustizia è inse-parabile dalla carità, ne è la prima via e poiché essarappresenta, come egli sottolinea, l’origine e lo scopodella politica, noi chiesa non dobbiamo restare aimargini nella lotta per la giustizia.Compito della politica è la formazione di struttu-re sociali giuste, compito della fede cristiana è di «purificare la ragione e aiutarla ad essere meglio se stessa.(…) Quindi della Chiesa è il compito di contribuire a risvegliare le forze morali, senza le quali non vengono costruite strutture giuste» (Deus caritas est).La società, nell’ottica cristiana: un Regno organiz -zato dal basso verso l’Alto. Un regno nel quale cia-scuno di noi dovrebbe capire che solo grazie a unasocietà più giusta per tutti troviamo appagato il desiderio di giustizia per noi.«Tutto quello che volete che gli uomini facciano a voi anche voi fatelo a loro» (Matteo 7, 12; Luca 6, 31).Questo insegnamento “politico” di Gesù si traduce,per noi, in una spinta di “Amore”.“Relazione, Comunione, Condivisione”.La nostra società sta presentando il conto…Noi Chiesa-uomini abbiamo il compito di mostrareche la religione non è un semplice sentimento indivi-duale privato, ma una presenza comunitaria pubbli-ca. Le continue esortazioni di papa Francesco possa-no essere un continuo monito per noi a “camminaree operare nella società per intervenire in essa”.

La fede incarnata nel sociale10 Testimoni del Risorto

La giustizia è inseparabile dalla caritàLuciana CiannameaCenacolo di Bari

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UNA TESTIMONIANZA DI FEDE

Circa quindici anni fa festeggio in-sieme ad alcuni colleghi il pensio-namento di Carlo; di me, giovaneneoassunta, lui dice sorridendo diavermi adottata come ‘figlioccia’.Mi regala il crocefisso che per tan-to tempo gli ha tenuto compagniasulla parete dell’ufficio, pregando-mi di accettarlo perché, a suo dire,sono in azienda la persona che piùdi qualunque altra può apprezzar-ne il valore.Carlo lascia a malincuore il lavorocui ha tenuto tanto, ma è contentodi poter stare vicino ad Anna, lacompagna di una vita, afflitta datempo dal mal di vivere. Passanopochi mesi. Una mattina Carlo,uscito presto per alcune commis-sioni, nel rientrare si accorge di uninsolito, quanto preoccupante, mo-vimento di folla e ambulanze at-torno alla sua casa. Anna è a terraesanime, dopo aver compiuto ilcosiddetto ‘volo espiatorio’.La notizia della tragedia circolapresto in ufficio. Sono angosciata,mi domando come possa sentirsiCarlo, come stiano affrontandoquesto dramma i suoi ragazzi, po-co più che ventenni. Vorrei chia-marlo ma non oso, sento che qua-lunque frase detta in una simile cir-costanza saprebbe solo di retorica.Pochi giorni dopo, mi vedo com-parire Carlo in ufficio. È passatodalle scale laterali per evitare di incontrare altri colleghi, di dover

rispondere a tante domande. Ri-mango come pietrificata, tento diabbozzare un discorso, di dirgli“ho saputo di Anna…”, ma le pa-role non mi escono dalla bocca. Èlui che rompe il ghiaccio, mi ab-braccia con un sorriso e mi dice“sono venuto per tranquillizzarti,per dirti che il Signore mi sta dan-do la forza necessaria per affronta-re questo momento. Anzi, con ilSuo aiuto sento che sarei in gradodi affrontare una prova ancora piùgrande”. Mi commuovo e lo ab-braccio a mia volta. Si dilegua infretta passando ancora per l’uscitalaterale, mentre io, sopraffatta dal-la commozione, lodo il Signore per

La fede incarnata 11Testimoni del Risorto

Il granello di senape, il più piccoli dei semi…

Luigi Pietroluongo, coordinatore del Cenacolo di Cassino e presidente dell’Anastasis, ha ricevuto un importanteincarico nazionale per conto della fio.PSD (Federazione Italiana Organismi per le Persone Senza Dimora).È stato nominato in una Commissione di tre “saggi” che, per conto del Ministero delle Politiche Sociali, scriveràle linee guida sulla lotta alla povertà; guida operativa che sarà, poi, presentata in Conferenza Stato-Regioni.

A Luigi gli auguri più cordiali da tutto il TR per il prestigioso incarico, che svolgerà in spirito dicarità ed umiltà come ha sempre fatto.

Lello Nicastro - Coordinatore Generale

Sabrina SubacchiCenacolo di Milano 1

…una fede che, grande semplicemente quanto un granello di senapa, può operare degli straordinari miracoli quotidiani.

un tale miracolo operato dalla fede.Il resto della storia di Carlo è fattodel prendersi cura dei suoi ragazzi(scherzando dice di essere contem-poraneamente papà e “mammo”);e poi dell’accudimento dei suoi 3 nipotini, della dedizione allamamma ultranovantenne, delle‘orecchie tese’ al centro di ascoltodella sua parrocchia, dell’aiuto ri-volto a chiunque abbia bisogno.Il sorriso e l’ottimismo che imman-cabilmente lo accompagnano rap-presentano la testimonianza piùcredibile di una fede che, grandesemplicemente quanto un granello disenapa, può operare degli straordinarimiracoli quotidiani.

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Grazie a Papa Francesco, il giornopiù importante per il Pianeta non èpassato sotto silenzio. Nell’udienzadel 5 Giugno il Papa ha ricordato lacommemorazione laica dell’Am-biente, nonostante la Chiesa Catto-lica celebri la Giornata Mondiale perla Salvaguardia del Creato il 1° Set-tembre. Il 5 Giugno ricorre la Gior-nata Mondiale dell’Ambiente, istituitanel 1972 dall’ONU. Attraverso taleiniziativa, l’UNEP (United NationEnvironment Programme) ci permettedi divenire agenti del cambiamentoa favore di uno sviluppo sostenibilee solidale.Il tema per quest’anno, Think-Eat-Save (Pensa-Mangia-Preserva), èuna campagna contro lo spreco dicibo, sovrabbondante per alcuni escarso per altri. Per chi vive nell’ab-bondanza è un’occasione per pren-dere coscienza dei danni ambienta-li, anche irreversibili, cheil consumo scriteriato dicibo arreca al Pianeta e perrendersi conto delle spe -requazioni alimentari esi-stenti tra diverse zone epopoli della Terra. Urgeun consumo sostenibile,consistente nel fare di più emeglio con meno, riducendol’uso delle risorse, il degrado e l’in-quinamento migliorando la qualitàdella vita per tutti.Nelle nazioni sviluppate si acquistamolto più di ciò che realmente ser-ve e perciò si produce un’enorme

quantità di rifiuti. Think-Eat-Save cisprona a una maggiore attenzioneall’impatto ambientale delle sceltealimentari. Ci spinge a ridurre lospreco di cibo, risparmiare, mini-mizzare l’impatto ambientale dellasua produzione: scegliere cibi bio-logici, acquistare prodotti locali,preferire diete vegetariane.Mentre il Pianeta è in difficoltà perfornire sufficienti risorse ai suoi 7miliardi di abitanti, la FAO (Foodand Agricolture Organization del-l’ONU) stima che un terzo dellaproduzione alimentare viene spre-cata. Ogni anno 1,3 miliardi di ton-nellate di cibo si buttano; equiva-lente al cibo totale prodotto nel-l’Africa sub-Sahariana e a più dellametà del raccolto mondiale annualedi cereali. La produzione globale dicibo occupa il 25% delle terre abi-tate ed è responsabile del 70% delconsumo di acqua, dell’80% del-la deforestazione e del 30% delleemissioni di gas serra. L’impatto

dello spreco di cibo non èsolo economico. Più ciboin putrefazione crea piùmetano, uno dei più peri-colosi gas serra, che con-tribuisce ai cambiamenticlimatici. Il rifiuto organi-co è il secondo maggiorcomponente nelle disca-riche, che sono tra le fonti

maggiori di emissioni di metano.Da tempo il pianeta non riesce piùa sostenere i forsennati ritmi di con-sumo. È necessario uno stile di vitapiù sostenibile, per consentire allegenerazioni future l’accesso alla lo-

ro giusta quota di risorse.Nel mondo, una persona su sette vaa letto affamata e più di 20.000 bam-bini sotto i 5 anni muoiono ognigiorno di fame; uno ogni 4 secondiper un totale di oltre 7 milioni l’an-no! Dietro i numeri palpitano cuori,ci sono sentimenti. Sono anime chepregano lo stesso Dio che noi, satol-li e indifferenti, preghiamo. Ma se ilPadre è unico, non sono nostri fra-telli? E pensare che con il cibo spre-cato si possono sfamare 200 milionidi persone l’anno!

“Nel mondo, una persona su sette va a letto affamata e più di 20.000 bambini sotto i 5 anni muoiono ogni giorno di fame”

Il Papa il 5 Giugno ha detto che «Ilcibo che si butta via è come se fosse ru-bato dalla mensa di chi è povero, di chiha fame». Inoltre, «la persona umanaè in pericolo, questo è certo, e il pericoloè grave perché la causa del problemanon è superficiale ma profonda, non èuna questione di economia ma di eticae di antropologia». Ma nulla cambiaperché «ciò che domina il mondo sonoi soldi» e «se a comandare è il denaro,si altera l’equilibrio di una creazionenella quale Dio Padre ha dato il compitodi custodire la Terra non ai soldi, ma a noi uomini e donne».

Ruggiero QuartoCenacolo di Barletta

PENSAMANGIAPRESERVA

Ambiente12 Testimoni del Risorto

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IL CENACOLO DI BERTOUAPadre Aloys Ghislain Mewoli Mbala II, responsabile di Cenacolo, ha avuto mandato ufficiale

dal Vescovo per la diffusione della spiritualità del TR nella diocesi di Bertoua

Dopo la visita ai detenuti della pri-gione centrale di Bertoua (Came-run), ai quali spesso i “Volontariper il mondo” hanno portato spe-ranza e gioia, oltre che sostegnomateriale, i giovani del Cenacolo diBertoua dei “Testimoni del Risor-to” e gli amici del movimento han-no partecipato per la terza volta alpellegrinaggio diocesano. Nei pri-mi due incontri avevamo già avutomodo di presentare il TR. Questavolta abbiamo partecipato più di-rettamente all’organizzazione, fa-cendo vivere un momento essen-ziale della nostra spiritualità, chepian piano sta portando frutti nellapastorale della diocesi. Per la pri-ma volta, con la partecipazione deiresponsabili diocesani dei giovani,della pastorale e della catechesi, ilCenacolo ha vissuto la Via Lucis.Sabato 6 aprile 2013, una settimanadopo la festa di Pasqua, circa 400persone, nonostante la fatica dei 62km fatti a piedi tra le località diTongo Gandima e Betare-Oya, hannoseguito con attenzione la presenta-zione della Via Lucis, che – è statospiegato – «è la continuazione dellaVia Crucis, con quattordici stazioni.L’obiettivo principale è seguire il cam-mino spirituale degli apostoli e dei pri-mi discepoli che passavano dalla delu-sione e dallo scoraggiamento della pas-sione e della morte allo stupore e allagioia dell’incontro con il Risorto». Aipartecipanti al pellegrinaggio, mol-ti dei quali giovani di 14 anni o più,l’esperienza della Via Lucis a Ber-toua è apparsa come un camminodi fede che invita a vivere i valoridella vita, della pace e dell’amoredi fronte alla negazione di Diopro posta dalla società moderna.«La Via Lucis si presenta anche comeun impegno per la nuova evangelizza-

zione, la costruzione di una speranzanella vita quotidiana dell’uomo».La processione con le candele e leimmagini, dopo la preghiera ini-ziale, ha riunito ragazzi, sacerdoti,religiosi della comunità San Miche-le Arcangelo di Betare-Oya, una co-munità che collabora molto alle at-tività dei “Volontari per il mondo”in Camerun. Durante un’ora, sta-zione dopo stazione, tutti hannoascoltato la Parola di Dio, accom-pagnando con canti, pregando perun mondo più sano e una gioventùcapace di testimoniare la sua fedeal Risorto in ogni situazione dellapropria vita. Alla fine, nella Chiesa della Madonnadi Lourdes di Betare-Oya, tutti hannorinnovato le loro promesse del bat-tesimo prima di ricevere la benedi-zione finale. Per noi del Cenacolodi Bertoua è stata scritta una pagi-na importante della storia del mo-vimento TR. La Via Lucis è stata in-fatti accolta molto positivamentedalle varie comunità presenti. Mol-te sono le richieste che ci arrivanodi duplicazione e diffusione delleimmagini e del testo utilizzato,quello scritto da Don Sabino per la

V Giornata della Gioventù (Roma,agosto 2000) e tradotto in francesegrazie alla collaborazione dei sale-siani del Camerun.Ringraziamo di cuore tutta la fami-glia TR per l’assistenza spirituale e materiale con cui ha collaborato,anche da lontano, alla preparazio-ne di questo evento ecclesiale.

Padre Aloys durante la celebrazione della Via Lucis

Nella Chiesa di Betaré Oya Padre Stanislao, missionario polacco, durante la celebrazione della Via Lucis

Camerun 13Volontariper il mondo

IL CENACOLO DI BERTOUAVIVE LA SUA PRIMA ESPERIENZA DI VIA LUCIS

Padre Aloys Ghislain Mewoli

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Fin dalla nascita le due ali che hanno permesso alTR di volare sono state la Via Lucis (frutto spiritualedella nostra preghiera e della nostra formazione) eil volontariato (frutto concreto di quanto maturatospiritualmente).Saremo giudicati secondo la carità al termine dellanostra vita: “venite benedetti dal Padre mio perché avevofame e mi avete dato da mangiare, avevo sete… ero carce-rato…” ci dice il Signore e “mostrami la tua fede senzale opere ed io con le mie opere ti mostrerò la mia fede” am-monisce l’apostolo Giacomo.Fin dal 2004 sono stato incaricato dal TR, nell’ambi-to dell’associazione Volontari per il Mondo-Onlus, diverificare “sul posto”,stimolare e possibil-mente meglio orga-nizzare le attività divolontariato dei cena-coli. Dalle prime visi-te ai cenacoli, effettua-te per far conoscere la nostra associazione,emerse quante attivitàin ogni realtà localeerano già in corso, siaa livello individualeche di Cenacolo: è daquesto “ascolto” chenacque l’opuscolo Ilbene che non fa rumore.Volutamente in esso, poiché “la mano destra nondeve sapere cosa fa la sinistra”, sono stati citati solo i nomi dei numerosi “benefattori”, così da mo-strare quanto è attivo il Cenacolo nel suo insiemedal punto di vista della Carità. Ci è piaciuto dedicarequesto lavoro ad Elvira di Castellammare e a tutticoloro che ci hanno lasciato, veri testimoni del no-

stro TR, con i quali un giorno celebreremo insiemela Pasqua.Abbiamo continuato questo progetto, perché ci èsembrato un mezzo utile per raccordare e cercare disviluppare sempre meglio le attività. L’insieme delleiniziative svolte in questi anni dai singoli Cenacolile ritrovate appunto nell’opuscolo ricordato. Ne ci-to solo qualcuna, perché dalla memoria del passa -to/presente traggano forza idee e realizzazioni fu-ture. Tra queste, la Giornata degli Ospiti delle casedi Madre Teresa, continuata per 20 anni; gli spetta-coli a favore di Perù, Camerun, Rwanda, in cui si so-no impegnati per anni i cenacoli “storici” e anche,più recentemente, cenacoli di nuova costituzione;l’esperienza di assistenza ai senza casa (che quest’an-no ha compiuto 18 anni!) della Stazione Tiburtina a

Roma. Poi i “laborato-ri di beneficenza”, neiquali la mano amoro-sa e sapiente di tantinostri fratelli e sorel-le ha contribuito nonpoco e da sempre allaraccolta di fondi per ipoveri; gli incontri digioco e le serate di be-neficenza organizzatea casa propria in favo-re delle situazioni didisagio e di povertà dichi ci è più prossimo,la collaborazione conle mense per i pove-

ri… un’infinità di opere svolte nel silenzio, che te-stimoniano come fin dall’inizio del nostro camminola Parola si sia fatta “carne” col sacrificio quotidianoe silenzioso.Cosa dire: meditare attentamente, ringraziando il Si-gnore di quanto ci ha permesso di fare e chiedere aLui l’aiuto per fare ciò che ancora non è stato fatto.

“Mostrami la tua fede senza le opere ed io con le mie opere ti mostrerò la mia fede”.

(S. Giacomo)

14 Volontariper il mondoVolontariato ad intra

Armando AdreoniResponsabile Volontariato ad intra

IL BENECHE NON FARUMOREMemoria e futuro del Volontariato ad intra

Alla stazione Tiburtina di Roma volontari assistono i senzatetto

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CORTO AMORE

Quando iniziai a pensare alla realizzazione dellospettacolo e tutto era solo ancora una bozza di pro-getto, sentii già di essere una persona fortunata, per-ché avevo un sogno al quale stavo per dare vita. Il so-gno era quello di mettere su uno spettacolo teatrale,che avesse un valore non solo artistico ma anche sociale. Tanti bambini nel mondo non possono faremergere i propri sogni, precludendosi così ogni pro-spettiva di costruzione di un futuro! Se i bimbi nonhanno futuro, allora che societàstiamo costruendo? Così comin-ciai a lavorare per creare non unsemplice spettacolo, ma un even-to di beneficenza. Contattai su -bito una mia amica che opera inun’associazione e le prospettail’idea. La sua risposta carica dientusiasmo mi fece capire che lascelta era giusta e senza che nean-che me ne rendessi conto subitoseguì la disponibilità di altre as -sociazioni.Nove associazioni di volontaria-to, ognuna con un suo progetto afavore dei bambini, e noi a orga-nizzare un evento che potesse sostenerle. La cosa misembrava bellissima, tanto da farmi mettere in secon-do piano tanti altri aspetti organizzativi e farmi con-centrare sulla qualità dello spettacolo, nel cui titoloemerge con forza la parola AMORE. Improvvisamen-te si sono aperti spazi e disponibilità inattese. Moltiartisti mi hanno offerto il loro contributo gratuito.

Abbiamo avuto uno sponsor, il proprietario di “Co-lori di mare”, che mi ha raccontato di essersi com-mosso un giorno vedendo, in un museo di Perugia,un quadro con il Cristo crocifisso, dietro a cui c’erauna scritta: Questo è quello che io ho fatto per voi. «Da al-lora – mi dice – mi accompagna la domanda: “Cosafaccio io per gli altri?” Un giorno spero, grazie allacooperazione con un prete indiano, di riuscire a crea-re una fabbrica lì. Intanto si può dare una mano qui,per restituire un poco agli altri del tanto che si è rice-vuto». Insomma, il tema “AMORE” sembra far pren-dere forma e sostanza al tutto.

Arriviamo alla sera dello spetta-colo. Teatro Politeama. Artisti etecnici si danno da fare per prova-re e apportare le ultime modificheai costumi e al trucco… c’è mol-ta ansia, come sempre prima di un debutto. Intanto nell’atrio tan-ta animazione. Le associazioni sono impegnate vicino ai lorostand a presentare prodotti e ma-teriale illustrativo. Le giovani hostess, studentesse dell’IstitutoDe Sanctis, aiutano gli intervenutia orientarsi fra le diverse propo-ste. Poi, finalmente, l’ingresso insala. Dopo la proiezione di imma-

gini di presentazione delle associazioni e l’estrazionedi alcuni premi, la sala diviene buia e nel silenzio sisente una voce amplificata che dice: «Amó, hai calatola pasta?». Lo spettacolo inizia…Come è stato? Per avere un vostro parere… spero dipotervi invitare a una prossima replica. Con amore,anzi, con Corto Amore!

Per il Volontariato 15Volontariper il mondo

Giuseppe De VitaIdeatore e regista dello spettacolo

Luca Trapanese (a destra), presidente del-l’Associazione A ruota libera, allo stand diVolontari per il mondo del TR, con GiulioSica (collaboratore). Riflessi nello specchioaltri partecipanti alla serata di beneficenza.

A Napoli tante associazioni in rete – tra queste “Volontari per il mondo” – per una solidarietà comuneuno spettacolo teatrale per aiutare i bambini in difficoltà

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SIAMO GRATI ALLACARITÀ

Vi scrivo dal Ruanda, dove sono missionario da molti anni. Sono di nazionalità croata, prete salesiano dal 1984. Sonopartito per il Ruanda immediatamente dopo la mia ordinazione sacerdotale e ho vissuto qui come missionario per diecianni. Nel 1994, a causa della guerra (un genocidio, in tre mesi è stato ucciso più di un milione di persone!), ho lasciatoquesta terra, credendo che fosse una partenza senza ritorno.A Roma ho conosciuto Don Sabino Palumbieri, fondatore dei “Testimoni del Risorto”, il quale, prima che tornassi inRuanda, mi ha chiesto se attraverso me il Movimento potesse fare qualcosa per le persone di questo paese martoriato.Ho pensato che si potevano aiutare i bambini, (in quel periodo vi erano più di 2000 orfani in Ruanda, bambini senzafamiglia, senza nessuno che se ne occupasse). Ed è così che è sorto il progetto dell’adozione a distanza. Progetto chedura da circa 14 anni.Successivamente mi sono reso conto che non era sufficiente aiutare i piccoli e, grazie al sostegno che ho ricevuto dagliappartenenti ai Cenacoli dei Testimoni del Risorto, ho destinato la maggior parte di questi aiuti ai ragazzi, ai giovanipoveri che studiano all’università. In questi 14 anni abbiamo potuto sostenere una ventina di studenti, non solo i piccoli che vanno all’asilo, ma anche studenti che hanno frequentato e concluso l’università. Alcuni, grazie a questistudi, hanno trovato dei buoni impieghi, così oggi lavorano, sono sposati, hanno una loro famiglia.Con i contributi dei benefattori sosteniamo il piccolo centro professionale di Don Bosco, fondato da un mio confratellocroato. Esso è frequentato da circa 200 giovani, ai quali, con un corso di due anni, viene data la possibilità di imparareun mestiere al fine di trovare un lavoro.In particolare il cenacolo di Potenza ci ha permesso di aiutare una donna che è rimasta vedova durante il genocidio.Suo marito è stato massacrato davanti ai suoi occhi, con il figlio più piccolo. È rimasta sola con tre bambine.Ringrazio tutti i benefattori, anche a nome dei bambini e dei giovani che hanno ricevuto il vostro aiuto. Col vostro sostegno potrò continuare a venire incontro alle esigenze di tanti poveri, giovani soprattutto.Che Dio vi protegga e vi benedica. Padre Sebastijan Markovic

I testimoni raccontano…Mi chiamo Yves C., ho quasi 31 anni. Sono nato in una famiglia di 4 figli, 2maschi e 2 femmine. Durante il genocidio ho perso i miei genitori e mio fra-tello maggiore, che conosceva bene Padre Sebastijan. Mio padre era un se-guace di Don Bosco, mia madre era agente sociale di un’organizzazioneamericana che si chiamava “Progetto San Francisco”. Dopo il genocidio sonorimasto con le mie due sorelle. Ho conosciuto padre Sebastijan presso lamia parrocchia e ho partecipato alle attività dell’oratorio durante le vacanze.

Mi chiamo Cristiano, ho 21 anni, sono del Ruanda dove avevo la mia fami-glia. Mio padre, mia madre e il mio fratellino sono morti durante il genocidiodel 1984. Sono rimasto solo io.

Posso dire che Padre Sebastijan ha cambiato la mia vita dalla strada allascuola. Mi ha molto aiutato così come fa con altri poveri. Aiuta anche mianonna, soprattutto per le cure mediche. Dopo la morte dei miei genitori si è preso l’incarico di aiutarmi negli studi. Ho finito il liceo e sono al II anno di Università. Grazie a lui capisco che la mia vita ha un avvenire.

Mi chiamo M.S., sono vedova a causa dell’AIDS e sono Presidente dell’Associazione TUZAMURANE. Ho tre figli di cuiuno è anche sieropositivo. In questa Associazione noi ci troviamo bene perché condividiamo la miseria e la situazionedell’AIDS. Inoltre lavoriamo insieme per migliorare le no stre condizioni di vita. Ci riuniamo per dare un senso alla nostravita e per progredire insieme.

Trascrizione dal Cd e traduzione di Consiglia Polito del Cenacolo di Napoli

16 Volontariper il mondoRuanda

Dal DVD prodotto da padre Sebastijan Markovic,missionario salesiano in Ruanda

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oggi la fede in modo efficace, sull’impegno a vivereuna Chiesa povera per i poveri, sulla mancanza dietica nella vita pubblica. Nelle risposte il papa ha par-lato di trasmissione della fede in famiglia, di fede vis-suta, di preghiera, di testimonianza, e di coraggio epazienza alla base dell’annuncio del Vangelo. Tra l’altro ha raccontato un midrash biblico di un rab-bino del secolo XII: “Per costruire la Torre (di Babele) eranecessario fare i mattoni, che per tutto il lavoro che richie-devano, erano un tesoro. E quando cadeva un mattone, erauna tragedia nazionale e l’operaio colpevole veniva punito.Ma se cadeva l’operaio non succedeva niente. Questo suc-cede oggi: se cadono gli investimenti, le banche, questa èuna tragedia, se le famiglie stanno male, non hanno damangiare allora non fa niente: questa è la nostra crisi di

oggi. La Chiesa po-vera per i poveri vacontro questa men -talità”.Nella Messa diPentecoste, il Papa,durante l’omelia,ha fatto riflettere sutre parole legate al-l’azione dello Spiri-to: novità, armonia,missione.Alla fine di questa

“rinnovata Pentecoste”, che ha trasformato PiazzaSan Pietro in un “cenacolo a cielo aperto”, papa Fran-cesco ha ringraziato i movimenti e le aggregazionilaicali per il loro amore alla Chiesa, esortandoli a por-tare Gesù Cristo fino alle terre più lontane: è lo Spi -rito che dà la forza di non chiudersi nelle proprie certezze e di testimoniare ovunque il Vangelo se -condo la diversità dei carismi, rendendo la Chiesa viva e armoniosa.

Il Pontificio Consiglio per la promozione della nuovaevangelizzazione ha organizzato per il 18 e 19 mag-gio, solennità di Pentecoste, l’Evento Internazionaledell’incontro dei Movimenti, delle Associazioni e delle Aggregazioni laicali con Papa Francesco. L’ini-ziativa si è inserita nella cornice delle celebrazionidell’Anno della Fede. Tema: “Credo, Domine, adaugenobis fidem!”, ritornello dell’Inno della Fede. Scopo:chiedere a Dio abbondanza di Spirito Santo, affinchési rinnovino oggi nella Chiesa prodigi come ai tempidella Chiesa nascente.Le aggregazioni laicali – oltre 150 realtà ecclesiali cattoliche – sono il frutto maturo del Concilio Vatica-no II, “novella Pen-tecoste”. La loro“Magna charta” èla Christifideles laici,scritta da GiovanniPaolo II nel 1988.Anche il TR fa par-te della Consultadelle Aggregazionie Movimenti laicalied è stato presen-te, alla Veglia e allaCelebrazione dellaDomenica di Pentecoste, con alcuni rappresentanti(Lazio, Campania, Puglia), che si sono trovati immer-si in una realtà composita, di circa 200 mila laici, pro-venienti persino dalla Nuova zelanda.Nel pomeriggio di sabato 18 maggio, testimonianzee musica si sono alternate a momenti di riflessionedel Papa, che durante l’omelia della Veglia ha rispo-sto a quattro quesiti, posti dai partecipanti, sulla cer-tezza della fede e la sua fragilità, su come comunicare

LA PENTECOSTE DEL TRa Roma, con Papa Francesco

Vita del Movimento 17Testimoni del Risorto

Alcuni membri del Movimento TR in Piazza San Pietro durante la celebrazione di Papa Francesco della Messa di Pentecoste

Questa “rinnovata Pentecoste” ha trasformato Piazza San Pietro in un “cenacolo a cielo aperto”

Agostino AversaCenacolo di Sorrento, già Coordinatore Generale del TR

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NOI, GIOVANI TIERRINI DI NAPOLI

Quante esperienza e quanti cam-biamenti nel progetto di quest’an-no del gruppo giovani di Napoli!Ci hanno coinvolto molte novità: inprimis la location, che ci ha vistipassare dalla casa Salesiana “Isti-tuto Sacro Cuore” del Vomero, allapiù piccola “casa salesiana” Coti-celli-Boccia, che ha favorito lo svi-luppo di un ambiente familiare, ri-baltando la concezione di gruppooccasionale e trasformandola inmomento di condivisione e di vitaquotidiana. Ciò ha favorito mag-giormente l’integrazione di alcunidi noi che si erano allontanati, perdiversi motivi, dal TR e che tornan-do hanno trovato una vera “fami-glia” ad accoglierli.Ognuno si è interessato all’altronon più solo come individuo ap-partenente al gruppo, ma comepersona in sé, con i suoi problemie le sue difficoltà, abbiamo condi-viso i momenti sereni e non e gliobiettivi da raggiungere, dando vi-ta a un rapporto di amicizia sinceroe interessato, che ci ha permesso di aiutarci a vicenda non solo nelcammino di crescita spirituale, maanche nello sviluppo personale enella quotidianità.Gli incontri quindicinali si sono ba-sati sia sulle prime 7 stazioni dellaVia Lucis, sia sulla pedagogia diDon Bosco. Su quest’ultimo puntogli incontri sono stati tenuti a tur-no da noi ragazzi. Abbiamo volu-to sviluppare temi come “Il buoncristiano e l’onesto cittadino, oggi”,“Don Bosco e i diritti umani”, “Il van-gelo della bontà”. Questo ha permes-so non solo ad alcune persone di li-

berarsi dalle proprie timidezze e diessere più partecipi, ma ha anchemesso in moto il nostro interesseverso questi argomenti, dandocimodo di poter creare un’idea pro-pria da mettere in discussione congli altri.Rinvigoriti dalle nuove dinamichedi gruppo e dalla voglia di mettersiin gioco, ci siamo impegnati in unprogetto di volontariato, pressol’oratorio salesiano del Rione amici-zia di Secondigliano, incrociandouna realtà che non avevamo maivissuto prima. Abbiamo affiancatogli animatori dell’oratorio durantele attività e i giochi e abbiamo se-guito con loro un gruppo di bam-bini della fascia d’età della scuolaprimaria, offrendo il nostro aiuto eil nostro spirito tierrino, e ponendo

le basi per un progetto a più ampiospettro, che ci vedrà maggiormenteinseriti in questo contesto dall’an-no prossimo. Quest’esperienza ciha permesso di venire a contattocon i sogni e le passioni di bambinila cui unica realtà proposta è spes-so un futuro difficile e con pocheprospettive, aiutando sicuramentetutti nella crescita personale e spi-rituale, dando anche ad alcuni dinoi spunti e “suggerimenti” per lapropria vocazione.Tutto ciò ha permesso anche diproiettarci all’anno prossimo nonsolo come gruppo che cresce nellafede, ma soprattutto come indivi-dui che la incarnano nella quoti-dianità e che si impegnano a ren-derla tangibile attraverso il proprioesempio di vita, nella società.

Giovani18 Testimoni del Risorto

Gruppo giovani di Napoli a Sant’Agata dei Goti

Luglio: 25-28 campo comunitario TR a Sant’Àgata dei Goti per giovanissimie giovani (dai 15-18, dai 19-25)Agosto: EESS 24-28 tutte le fasce d’età dai 6 ai 25 anni!

Info:  Tytta Boccia, Coordinatrice Settore Giovani,3294816751; [email protected]

Il 18 giugno 2013 si è laureato in Comunicazione Sociale, pressol’Università Pontificia Salesiana, ANTONINO GARUFI, del gruppo Giovani che sperimenta il Tr di Roma ed è collaboratore del TRnews!La sua tesi, conseguita con il massimo dei voti, si è incentrata sulla “Competenza musicale in Gino Stefani”.

Nella foto: Antonino (al centro) festeggia con gli amici

Giuseppe Ronga e Nino Formatocon il Gruppo Giovani di Napoli

Congratulazioni!!!

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GIOCHIAMO INSIEMECruciverba tierrino. Rispondendo alle diciannove definizioni orizzontali compariranno

nel riquadro verticale, evidenziato in grassetto, tre semplici parole: scopri quali.

1.  Uno dei nomi del figlio di Dio.2.  Azione evangelizzatrice della fede cristiana del XX secolo.3.  Lettera enciclica sulla speranza di Benedetto XVI.4.  Dimensione dell'uomo che crede.5.  L’Arcangelo Gabriele incontra Maria: festa liturgica 25 Marzo.6.  Così viene chiamata Margherita Occhiena.7.  “Non c’è... più grande di dare la vita per i propri amici”.8.  Il giorno del Signore.9.  Tratto caratteristico del cristiano.

10.  L’anno della... che stiamo vivendo, finirà il 24 Novembre 2013.11.  Il primo degli Evangelisti.12.  Cognome del fondatore del Movimento TR.13.  Coloro che non hanno, non sanno e non sono.14.  Sono quattro nel rosario: “gaudiosi, dolorosi, gloriosi, luminosi”.15.  Il nome scelto da Jorge Mario Bergoglio.16.  In questo comune in provincia di Napoli, vi è un cenacolo TR.17.  Don Bosco divise con lui “tutto a metà” (cognome)18.  Bibbia: dopo il Vecchio c’è il... ?19.  Don Bosco si rivolgeva ai... poveri.

Giovani 19Testimoni del Risorto

Antonino Garufi

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Dalle catacombeallametropoli

Gli splendori antichi dell’o -dierna Roma permettono, acoloro che ne hanno intenzio-ne, di astrarsi dal caotico affol-lamento turistico. Carichi disperanza e sorrisi, nel tempoPasquale dei primi giorni delmese mariano, la “famiglia ro-mana” del movimento eccle-siale Testimoni del Risorto haavuto l’opportunità di com-piere questa esperienza: vive-re una Via Lucis in un luogostorico, lontano dal caos citta-dino per immergersi nel mi-stero. Un’esperienza vissutadi quelle più rilassanti e medi-tative, non dal carattere “fuoridal comune” ma una semplice

processione in preghiera co-munitaria. Nel «pio esercizio– infatti, come declama il Di-rettorio su pietà popolare e Li-turgia – i fedeli percorrendoun cammino, considerano levarie apparizioni in cui Gesù[...] manifestò la sua gloria aidiscepoli in attesa dello Spiri-to promesso». Questa la di-mensione peregrinante, riba-dita dal testo magisteriale, cheabbiamo ripetuto e rivissutocome discepoli in ascolto, inattesa, in cammino.E come popolo in camminoabbiamo ascoltato la Sua Paro-la, abbiamo ricordato l’eventocentrale della nostra fede; cisiamo incamminati da diverseparti del mondo in un luogo

VIA LUCIS

Nella foto: il cammino peregrinante compiuto a Roma nei pressi delle Catacombe di San Callisto

Antonino Garufi

Le 14 stazioni luminose nel parcodell’Appia Antica. Una sempliceprocessione in preghieracomunitaria, lontanadal caos cittadino

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antico: la regina viarum. Cosìveniva chiamata l’Appia Anti-ca dal popolo romano in lin-gua latina. La via delle vie, laRegina. Come tutte le regineaveva, ed ha, la sua impor -tanza. Essa legava Roma conBrindisi, legava l’inizio con lafine, legava terra e mare: per-metteva ai romani di giungerefino all’antica Grecia, facevatoccare l’Oriente. Fungeva dasnodo centrale ed era statapensata proprio per questo,già dal nome consegnatole dalcensore che iniziò la sua co-struzione. Nei pressi di questastrada, sotto la terra che abbia-mo sormontato, si trovano lecatacombe romane delle pri-me comunità cristiane: le cata-combe di San Callisto, sorteverso la metà del II sec. d.C.;in superficie invece potevamoammirare le terre fertili, i cam-pi ricchi di alberi d’ulivo che,ancora adesso, continuano acrescere.In quel magnifico posto abbia-mo contemplato le meravigliedel Signore che è risorto pernoi. Dalle profonde radici deiprimi cristiani ai testimoni dioggi: noi. Nel dinamismo del-la preghiera due volte ci sia-mo spostati: dapprima all’in-terno del nostro essere, raccol-ti nel silenzio siamo entrantinel nostro cuore e abbiamopresentato la nostra persona e

i nostri cari a Lui. Le 14 stazio-ni “luminose” e “illuminate”(dal sole di quella bellissimagiornata) ci hanno consegnatoquell’energia che ci ha per-messo e ci permette di tirarfuori la nostra gioia. Sono sta-te “illuminanti” poiché hannolasciato il nostro cuore ricol-mo del Suo Amore, pronti perpoterlo dare e donare a chidavvero ne ha bisogno. Abbia-mo sentito la Sua presenza vi-va, siamo usciti da noi (ecco ilsecondo movimento) per ac-cogliere l’altro. Una giornatadi spostamenti: dal passatosotto i nostri piedi al presentedell’amico accanto a noi, daldentro al fuori, dal silenzio al-la Parola, dalla Resurrezionealla Pentecoste, dalla terra alcielo, «per crucem ad lucem».Tanti i simboli che abbiamoincontrato, il cero simbolo delMessia che è risorto, con lafiamma viva del “fuoco nuo-vo” della veglia pasquale cherappresenta Cristo glorioso,Lui illumina i credenti, Lui illumina i nostri passi. È lo stesso cero che è stato immerso nell’acqua benedet-ta, al fonte battesimale che al-lude al battesimo ricevuto.L’evangeliario aperto nelle pa-gine della Resurrezione e quelmazzo di fiori dai colori vi-vi, segno della vita nuova chepro fumavano.

Via Lucis 21Testimoni del Risorto

La preghiera è stata guidata da don Maciej (Mattia) Sarbinowski

I simboli proposti dalla Via Lucis pregata e vissuta: la Parola, il Cero e i fiori

La preghiera e le riflessioni lette coralmente dal celebrante,dal lettore e dalle guide

Don Sabino, raccolto in meditazione, ascolta la preghiera dalui offerta alla Chiesa nel 1988 e ormai diffusa nel mondo

Il gruppo degli animatori che con il canto hanno saputo esprimere la gioia del Cristo Risorto

I momenti più significativi

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«Via Lucis»… Un percorso di luce

e di speranza

L’esperienza vissuta a Casalnuovo di Napoli nel po-meriggio del 22 aprile, IV domenica di Pasqua, per ini-ziativa condivisa tra l’Associazione Centocuori, dell’Ist.S. Cuore, e la Comunità San Giacomo, ha dato vita,nell’anno della fede, ad un cammino di meditazione edi riscoperta del Mistero centrale della fede cattolica:la Risurrezione di Cristo.Un cammino che non si è limitato a ripresentare, nellesue 14 stazioni, gli eventi post-pasquali dei Vangeli,ma che ha inteso ripercorrere le strade della ferialità, irioni e le case abitate dalla gente, i vicoli angusti, lascuola, la piazza, dove ogni giorno si fanno i conti conle fatiche e le preoccupazioni, con i problemi concreti,con i disagi familiari, con le crisi dei valori, dell’educa-zione, dell’economia, del lavoro, che attanagliano que-sto nostro tempo, e portare in questo tessuto, nelle tra-me più nascoste del vissuto umano, la Luce della Spe-ranza che promana dalla Risurrezione del Signore.Abbiamo sperimentato che questa Luce, benché siasufficiente a se stessa, ha tuttavia bisogno di testimonicredibili, capaci di illuminare coloro che sono immersi

nel buio del male e della sofferenza. È stato compresomeglio il senso delle parole evangeliche: “non si può accendere una lanterna e tenerla nascosta sotto il moggio”:solo ponendola su un lucernario, ben in vista, potrà illuminare coloro che vi sono attorno. Sull’invito diCristo ad essere “luce del mondo”, abbiamo pertantovissuto la gioia di avanzare come “figli della Luce”, lasciandoci pervadere dal mistero della Risurrezioneper condividerlo con i fratelli che il Signore ha volutoporre sul nostro cammino. È parso chiaro che questopercorso simbolico è in realtà quello che ogni buon cri-stiano dovrebbe compiere quotidianamente, nel pro-prio cuore, come un “esodo” personale di conversione,ma anche nei luoghi in cui egli vive, per recare a tuttie ovunque la gioia del messaggio pasquale.Come nella Sindone è impressa la Sua icona, auspi-chiamo che la Luce del Risorto, che è rifulsa per la fededi tanti testimoni, abbia impresso in modo indelebilenei cuori di tutti e, in particolare dei più deboli e biso-gnosi, l’impronta del Cristo crocifisso e risorto per lasalvezza del mondo!

Via Lucis22 Testimoni del Risorto

TRA NOVITÀ E TRADIZIONE LE VIAE LUCIS NEL NAPOLETANOVia Lucis anche in una bella iniziativa promossa dal movimento dei Cursillos per i 40 anni di attività. Il 26 aprile, in unaVeglia dal significativo titolo “tanti carismi… una fede”, ci siamo ritrovati in tanti movimenti laicali ad animare ciascuno unsegmento della serata, presentando una propria modalità di preghiera. Noi abbiamo proposto alcune stazioni della ViaLucis, con le meditazioni di don Sabino, intervallate dai canti nei quali Susy ha coinvolto tutti i presenti. Una edizione“breve” della Via Lucis, ma suggestiva e partecipata.

Ciro EspositoDiacono della Parrocchia S. Giacomo Apostolo di Castelnuovo (NA)

Sull’invito di Cristo ad essere “luce del mondo”, abbiamo pertanto vissutola gioia di avanzare come “figli della Luce”

7 aprile - È ormai una tradizione consolidata la Via Lucisnella Domenica della Divina Misericordia, promossa dallaComunità parrocchiale della Chiesa di S. Artema a Monte-ruscello-Pozzuoli.

1° giugno - Come ogni anno, Via Lucis delle cop-pie del corso prematrimoniale nella Chiesa di S.Maria della Libera a Napoli, che hanno voluto ri-cordare l’evento con questo mosaico di immagini.

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La luce di CristoRisorto

Tanto semplice quanto significativa la celebrazionedella “VIA LUCIS 2013”, che si è svolta questo po-meriggio nei locali dell’Istituto Penale per i Mino-renni del Capoluogo, alla presenza della direttriceDott.ssa Maria Cristina Festa, degli agenti, del per-sonale insegnante e dei giovani detenuti dell’Isti-tuto, oltre che di un folto gruppo di appartenentiad associazioni e a parrocchie cittadine.L’iniziativa, che ormai trova posto da anni nell’am-bito del rapporto della struttura detentiva con lacomunità esterna, è portata avanti con particola-re attenzione dall’Associazione di“Volontariato Vincenziano” di Poten-za (sotto la spinta dell’inesauribileSignora Gina Scarmiglia Ferrigni)ed è adiuvata con sensibilità frater-na dal Cenacolo locale del “TR-Te-stimoni del Risorto”, che della ViaLucis può dirsi da tempo attentacuratrice nella Chiesa locale.La celebrazione è stata presiedutada don Gennaro Curcio, sacerdotedella chiesa potentina, ed è stata arricchita dai canti tipici dell’an-nuncio pasquale, che inneggianoalla risurrezione, alla gioia e allasperanza cristiana.E proprio su questa tematica si è incentrato il per-corso di preghiera delle 14 Stazioni della VIA LU-CIS che, come si sa, pongono in rilievo i momentidella vita di Cristo e della chiesa nascente dalla Pa-squa alla Pentecoste (la tomba vuota, l’apparizionedi Gesù agli apostoli, l’incontro di Emmaus per fi-nire alla discesa dello Spirito Santo ed al mandato

evangelizzatore). Suggestivo e commovente è statoil fatto che le varie preghiere relative ad alcune Stazioni sono state lette dai giovani detenuti con attenta partecipazione.«La luce – ha detto don Gennaro nella sua breveconclusione – è la nostra speranza e la nostra cer-tezza, perché è quella di Cristo che, venuto sullaterra per amore di Dio Padre, non abbandona maie nessuno, e tanto meno i giovani che, in partico -lare, soffrono nel peccato e nella riparazione».E la VIA LUCIS offre proprio questo spunto di ri-flessione, che oggi appare più che mai attuale: siamo un po’ tutti peccatori; ecco perché, come tali, dobbiamo superare, con l’aiuto del Cristo Ri-

sorto, i dubbi, le incertezze e quei“punti neri”, che talvolta pesanosulle nostre esistenze, per rinvigo-rire quella speranza, che in moltiè divenuta tiepida a causa dei po-chi, che non compiono il propriodovere.In questo momento pasquale,dobbiamo tutti rafforzare la no-stra fede ed il proprio impegno,non soltanto cristiano, per evitareche il futuro sia sempre più scuroe l’anno della fede, che la chiesa stavivendo, passi invano e non dia ifrutti della solidarietà e della riap-

pacificazione fraterna, che va perseguita nel nomedell’amore e, quindi, del rispetto reciproco e delservizio gratuito, come tanto attentamente va rac-comandando Papa Francesco, a cui tutti, nello spi-rito della fratellanza, dobbiamo guardare come ilPietro di oggi, che guida con modestia e vigore ilpopolo di Dio e chiama a condividere il percorsoumano tutti, anche i lontani e chi ha sbagliato.

Via Lucis 23Testimoni del Risorto

Cristo… venuto sulla terra per amore di Dio Padre, non abbandona mai nessuno, e tanto meno i giovani che, in particolare, soffrono nel peccato e nella riparazione

Vittorio ViggianoCenacolo di Potenza

negli occhi, lucidi,dei giovani detenuti nell’Istituto Penaleper i Minorenni di Potenza

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Celebrata la prima Via Lucispresso la Parrocchia S. Pietro Apostolo in Monticchio(Sant’Agata sui due Golfi, Napoli)

La Comunità parrocchiale di Monticchio, che gravita nella zonapastorale di Sant’Agata dei Due Golfi – diocesi di Sorrento-Ca-stellammare di Stabia –, ha celebrato e vissuto, il giorno 26 mag-gio 2013, alle ore 19:30, nella chiesa di S. Pietro Apostolo, la suaprima Via Lucis, antico e sospirato sogno di Fortunatina De Gre-gorio, nostra Tierrina. Ella, che da anni si stava impegnando perdiffondere la Via Lucis nel suo paesino di Pastena, in quest’ul-timo periodo è riuscita a coinvolgere il suo giovane parroco, donMario Cafiero. In breve tempo si sono stabiliti i primi contattitra Agostino, Cesira e don Mario, definendo collaborazioni, offerta dei libretti da parte del Cenacolo edata della Via Lucis da celebrare a Monticchio, perché parrocchia più grande della zona e con migliorelogistica per l’accoglienza. Il parroco è stato un entusiasta organizzatore della celebrazione, sicché la suacomunità ha vissuto fino in fondo la forte carica spirituale di questa preghiera comunitaria, che si è svoltacon la partecipazione anche dei fedeli delle altre parrocchie viciniori in un’assemblea numerosissima.Tutti, dall’inizio alla fine, hanno seguito con grande attenzione e interesse, immersi in un profondo e ma-gico raccoglimento. Il coro bellissimo, l’animazione mirata e il rinnovo delle promesse battesimali hannoreso l’esperienza spiritualmente significativa, vera e propria catechesi. A chiusura della serata don Mario,come tutti pieno di gioia pasquale, ha espresso l’intenzione di avere altre occasioni di incontro con il Mo-vimento TR presentato, in premessa alla celebrazione, da Agostino ai presenti di tutta la zona pastorale.Ringraziamo, come cenacolo, lo Spirito Santo che attraverso la perseveranza di Fortunatina e la disponi-bilità di don Mario ci ha aperto la possibilità di nuovi orizzonti.

Ernesta Letizia, Cenacolo Penisola Sorrentina

A BARLETTA c’è un culto molto profondo e sentito per la Madonna, tanto chela città è stata denominata dal Municipio Civitas Mariae.In particolare, si venera la Madonna dello Sterpeto, un’icona miracolosa molto an-tica, custodita presso l’omonimo Santuario, ubicato appena fuori Barletta. La Ma-donna dello Sterpeto è anche la protettrice della città ed è festeggiata, assieme aSan Ruggiero protettore, nella festa patronale, nella seconda domenica di Luglio.Durante l’intero mese di Maggio, l’icona della Madonna viene trasportata in città,in solenne processione, ed esposta nella cattedrale di Santa Maria, stupenda basi-lica romanica posta nel borgo antico marinaro di Barletta. Qui, tutti i giorni delmese in questione, si celebrano riti in onore della Madonna. Particolarmente im-portante, anche per la presenza degli ammalati e disabili accompagnati dall’UNI-TALSI, è la Santa Messa solenne di ogni sabato sera.Sia lo scorso anno che quest’anno, durante il Tempo di Pasqua ricadente nei sabatidi Maggio, nella Messa di cui sopra, è stata celebrata la Via Lucis, con la cattedrale

gremita di fedeli. In particolare, all’inizio della Santa Messa, noicomponenti del cenacolo del TR di Barletta, in processione conle candele accese, abbiamo animato la Via Lucis e dopo abbiamoanche animato la Messa.È stata un’esperienza davvero toccante, sia per il contesto religioso e sia per l’ambiente dove si è svolta la Via Lucis. È stataaltresì un’importante occasione per far conoscere il nostro Movimento e il nostro carisma alla cittadinanza.

Ruggiero Quarto, Cenacolo di Barletta

Via Lucis24 Testimoni del Risorto

Sant’Agata sui due Golfi, Napoli

Sulle orme della Via Lucis

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A sostegno delle iniziative dei Volontari per il mondo, il Cenacolo di Roma ha organizzato uno spettacolodi beneficenza, per aiutare la costruzione di una scuola tecnico-professionale in Camerun. Ed è stata permolti un’occasione per ritrovare sogni mai dimenticati, che parlavano di pace, amore, fratellanza…

The Beatles Love, andato in scenaal teatro Viganò, è un musical mul-timediale o forse un vero e proprioconcerto animato da coloratissimecoreografie e balletti in cui la ta-lentuosa compagnia Le barche dicarta, diretta da Tommaso Sbardel-la, c’ha fatto tornare indietro neltempo, cantare e battere le mani alritmo dei mitici Beatles. Le canzo-ni intramontabili che hanno resounici gli anni ’60 sono state ripro-poste dal quartetto della fedelissi-ma cover band “I Mirrors”, nei pan-ni degli “scarafaggi”, intervallateda immagini originali commenta-te da intense voci fuori campo.La partenza è suggestiva, silenzio,buio, uno sparo: è l’8 dicembre1980 e John Lennon viene ammaz-zato. Il simbolo di un’epoca, unpacifista sognatore con valori im-mensi ed un’anima creativa fuo-ri dal comune, con uno sparo…muore. «L’arte è una espressione deldolore. Penso che tutta la vita lo sia egli artisti vengono sempre denigrati operseguitati, perché riescono a mo-strare più di qualsiasi altro, questo do-lore». Dice la voice over sulle fotoche scorrono di John bambino in-sieme a Paul, il suo amico del cuo-re. Uniti dal dolore della perditaprematura delle loro mamme edalla passione per la musica, die-dero vita, insieme, alla prima fu-sione di idee e sound.E in un mix di ballo e canzoni, sul-le note di I feel fine, From me toyou e She loves you il pubblico ini-zia ad essere trascinato in quelleatmosfere: impossibile non reagireall’entusiasmo e alla bravura deiballerini sorridenti e scatenati, inabiti vintage. E ancora: Come to-gether, Girl, Lady Madonna, YellowSubmarine, Don’t let me down,Twist and shout, Rock’n roll music,

The long and winding road,Help.Ognuna di queste canzoni portacon sé mille ricordi… «Prima deiBeatles le canzoni parlavano solo diminiere e ferrovie. Con loro si comin-ciò a parlare di pace, amore, fratellan-za… Furono i primi cantanti di estra-zione operaia a restare tali e quali, anon cambiare accento».«Gli anni 60 furono gli anni della ri-voluzione sociale. E i Beatles furonoparte integrante di questo cambia-mento che in realtà è una evoluzioneancora in atto. Ebbero molta influenzama non potere. Concentrarono nellaloro musica l’energia delle nuove ge-nerazioni, rendendola positiva».Yesterday, Tell me why, Revolution,Give peace a chance e in ultimo,meravigliosa, Imagine. «Eravamo semplicemente 4 ragazziche si volevano bene, siamo stati one-sti gli uni con gli altri. E siamo stationesti con la musica: la musica erapositiva nell’amore e l’amore è stato il nostro messaggio».Ho voluto riportare alcune partidel testo in voce off proprio per me-morizzarlo e per l’impatto forteche queste parole hanno avuto sunoi spettatori, specie sulle nuo-ve generazioni. Infatti, la cosa più

bella, tra tutte le emozioni grandiche lo spettacolo ha provocato, èstata l’attenzione del gruppetto dibambini in prima fila, tra cui miofiglio. Una quinta elementare se-micompleta assorta e rapita dallenote di sogni così lontani. Per loro,bimbi di 10 anni arrivati a sostene-re l’opera della loro cara maestra(Maria Pacello, responsabile delVolontariato del Cenacolo di Ro-ma), è stata una vera e propriascoperta. Erano lì per aiutare ra-gazzi meno fortunati ad avere una scuola, ad avere speranza, adavere un domani. Ma nel frattem-po imparavano a conoscere “chierano i Beatles” e attraverso queimessaggi canori ritrovavano ilsenso dell’amicizia, della solida-rietà al di là delle razze e dei con-fini geografici, della lotta senza ar-mi per un pianeta sano, vivo, conun grande cuore d’umanità. Chis-sà che davvero quel sogno irrea-lizzabile che ha mosso un tempotanti giovani non possa in un fu-turo non troppo lontano diventarevero, concreto, tangibile. In fondobasterebbe poco e, come dicevaMadre Teresa, «l’oceano non è chel’unione di mi gliaia di piccole gocce».

Notizie dai cenacoli 25Testimoni del Risorto

Francesca Del Sette

THE BEATLES LTHE BEATLES L VEVE

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Abbiamo contemplato e invocato Maria, quale Madre e Testimone del Cristo Risorto: le nostre tristezze, sofferenze e inquietudini, alleviate dal Suo sorriso, dal Suo tenero abbraccio

Si è svolto presso la Parrocchia Re-dentore, parrocchia fortementemariana e salesiana, il solenne tri-duo a Maria Ausiliatrice, animatoda Don Ciavarella, Vicario gene -rale dell’Arcidiocesi di Bari e con-clusosi il 24 Maggio con la con -celebrazione Eucaristica, seguitadalla processione per le vie delQuartiere Libertà. In questi incon-tri abbiamo sperimentato attraver-so la preghiera e le profonde rifles-sioni su Maria, nostra Madre Ce-leste e Ausiliatrice dei Cristiani, lagioia di essere suoi figli, di essereprotetti dal suo amore, di avere unmodello di fede e di speranza.Abbiamo contemplato e invocatoMaria, quale Madre e Testimonedel Cristo Risorto: le nostre tristez-ze, sofferenze ed inquietudini, al-

leviate dal Suo sorriso, dal Suo te-nero abbraccio, dal Suo Amorematerno diventano più facili daaccettare e da superare perché conLei il Cristo Risorto ci dona la spe-ranza che illumina il nostro cam-mino verso il Regno.Infine abbiamo pregato per queigiovani profondamente delusi edepressi, senza lavoro e senza va-lori affinché Maria, Madre dellasperanza, possa aiutare noi geni-tori, gli educatori, i sacerdoti e ipolitici a divenire Testimoni credi-bili, capaci di trasmettere i veri va-lori della vita e sentimenti di spe-ranza per affrontare e superarequesto tragico momento di crisi.O Maria, Madre e Maestra di gioiae di speranza intercedi per noi af-finché “lo Spirito Santo possa dareun soffio di Resurrezione a questa generazione” (don Sabino).

Notizie dai cenacoli26 Testimoni del Risorto

La Statua di Maria Ausiliatrice, portata in processione nelle vie

del Quartiere Libertà di Bari

MARCIA DELLA PACE PASQUA DI RISURREZIONE

DAL CENACOLO DI OSTUNI-CISTERNINO Armando e Rosalba Balestrazzi

Il 17 febbraio 2013 le contrade di Cister-nino con i loro trulli sono state attraver-sate dall’8a edizione della Marcia della Pace “Fraternità senza confini”. La stradapiù difficile da seguire è proprio quelladella pace, ma diventa una strada percor-ribile se si fermano le guerre politiche, re-ligiose ed economiche: con questa mar-cia, che è stata intensamente partecipata,si è voluto parlare della Pace ricordandoil sacrificio di Padre Francesco Convertini,missionario salesiano di pace.

I riti Pasquali e le cerimonie centrali della nostra fede cristiana e del no-stro movimento di Testimoni del Risorto si sono svolti anche quest’annoin una sede, se possibile, ancora più degna. Come già vi avevamo rac-contato, lo scorso anno il Pala Convertini, la struttura che ospitava i tantifedeli della Famiglia Salesiana e parrocchiani dell’Oratorio Salesiano diCisternino, era stato gravemente danneggiato da un violento fortunale,ma l’aiuto di tanti generosi catechisti, cooperatori, tierrini, ex alunni esacerdoti, con in testa un tenace e determinato Don Gaetano, è riuscitoa completare in pochi mesi il restauro della tensostruttura. I riti pasqualisi sono quindi svolti di nuovo nel Pala Convertini, in un’atmosfera di lu-ce, di gioia, di canti, che esprimeva perfettamente lo spirito della nostrafede e del nostro carisma: è veramente Risorto!

MARIA, MADRE E TESTIMONE DEL RISORTO

Alma MiollaCenacolo di Bari

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Penso che abbiate sentito in televisione, qualche settimana dopo l’elezione del Pon tefice, lasua preghiera delle 5 dita. Il testo è stato scritto da Papa Francesco una quindicina di anni fa, quando era Vescovo di Buenos Aires.Lo stile è molto semplice e immediato e dimostra come la fede non è complicata. La manosi presenta come uno strumento utile alla preghiera con le sue cinque dita, che diventano

cinque suggerimenti di preghiera che, in sintesi, Papa Francesco esprime così:Il pollice è il dito a te più vicino. Comincia quindi col pregare per coloro che ti sono più vicini.

Pregare per i nostri cari è “un dolce obbligo” (C.S. Lewis).Il dito successivo è l’indice. Prega per coloro che insegnano, educano e curano. Hanno bisogno di sostegno e saggezzaper indicare agli altri la giusta direzione.Il terzo dito è il più alto. Ci ricorda i nostri governanti. Prega per loro, per gli imprenditori, i dirigenti… hanno bisognodella guida di Dio.Il quarto dito è l’anulare. È questo il nostro dito più debole, come può confermare qualsiasi insegnante di pianoforte.È lì per ricordarci di pregare per i più deboli, per chi ha sfide da affrontare, per i malati e per i coniugi.E, per ultimo, il nostro dito mignolo, il più piccolo di tutti, come dobbiamo sentirci noi di fronte a Dio e al prossimo.Il mignolo ti ricorda di pregare per te stesso. Dopo che avrai pregato per tutti gli altri, sarà allora che potrai capiremeglio quali sono le tue vere e reali necessità.Penso che dovremmo proprio impegnarci a far diventare queste cinque indicazioni parte integrante della nostra vita dipreghiera. In particolare vi segnalo la frase finale dell’ultimo punto. Vale come un testo di mistica. È da meditare neinostri deserti personali e nella nostra quotidianità, senza dimenticare le parole di Gesù “In verità vi dico: qualsiasicosa chiederete al Padre nel nome mio, Egli ve la darà”. (Cfr. Gv 16, 23). Diversamente la nostra preghiera difficilmentepotrà giungere oltre il nostro soffitto. E voi che ne pensate di questa preghiera? Cesira

Questa è la nuova rubrica nata in seno al Consiglio Generale come esigenza di partecipazione attiva del Movimento al TRnews: possono essere riflessioni sui temi affrontati, su quelli da suggerire, sulle domande e sui dubbi da chiarire…Aspettiamo il contributo di tutti: scrivete a [email protected]

Fuori dal recinto. Giovani, fede, chiesa: uno sguardo diverso, Alessandro Caste-gnaro, in collaborazione con Giovanni Dal Piaz e Enzo Biemmi. Editrice Ancora, 2013.

Un libro appassionato, fondato su ricerche quantitative e qualitativecondotte sui giovani dai sociologi dell’Osservatorio Socio-Religioso

Triveneto. Un testo destinato a chi opera nel campo dell’educazione, con al-cune concrete ipotesi di lavoro, ma anche a quanti vogliono comprendere, attraverso gliocchi delle nuove generazioni, come sta cambiando il sentimento religioso degli italiani.“Fuori dal recinto”: un invito all’apertura. Non da parte dei giovani a tornare nella Chiesa,ma da parte della Chiesa a tornare tra i giovani, dando loro la parola e lasciando spazioal loro protagonismo in modo che non siano “una generazione priva di prerogative”, e che possano vivere, almeno per qualche istante, “l’isola che non c’è”, ma “che viene”.

(a cura di Ivan Terze)

Rubriche 27Testimoni del Risorto

Hanno raggiunto la casa del Padre:AntonioOliveto, co-fondatrore del Cenacolo di Barletta con la moglie Francesca, 19 aprile 2013Cecilia, la madre di Arturo Sartori, animatore del Cenacolo di Lecce, 11 maggio 2013Tonino Petraccone, fratello della nostra cara Donata Scalzo del Cenacolo di Roma, 12 maggio 2013Maria Pia Impedovo, Cenacolo di Santo Spirito, 21 maggio 2013. Come suo desiderio, avallato dal marito, si sta procedendo ai vari

esami per la donazione degli organi. Maria Pia conferma così, sino in fondo, di essere vera testimone di fede e di Cristo Risorto. Nelsuo dolore terreno giunto troppo presto per la prematura morte del suo unico figlio, è stata per tutti noi un esempio di forza e di Fede!

Michele fratello di Carmelina Rapacciuolo, del Cenacolo di Gragnano, 30 maggio 2013Mariano, il padre di Ruggiero Quarto, coordinatore del Cenacolo di Barletta, 11 giugno 2013

Ricordiamo con la preghiera: 17 giugno 2013: un anno fa ci lasciava la nostra compagna di viaggio Enrichetta, figlia deinostri protettori Beati Luigi e Maria Beltrame Quattrocchi

Nozze d’argento: Marco e Anna Maria Gallo, del Cenacolo di Salerno, giugno 2013

Nati: Sofia, figlia di Giuseppe e Loredana, ha allietato i nonni Antonio e Antonietta Raco, del Cenacolo di Francavilla sul Sinni

Anche questa è una nuova rubrica, nella quale si vogliono condividere letture e approfondimenti,scoperte di libri nuovi o riscoperta di vecchi testi.

La parolaai lettori

Sfogliando qualche libro

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Prima Giornata di Richiamo

Incontri Nazionali TR2013-2014

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VOLONTARI PER IL MONDO - ONLUSwww.testimonidelrisorto.it

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L’Associazione è ONLUS, la ricevuta del versamentoè valida ai fini delle detrazioni fiscali

Partecipa anche tu ai nostri progetti di promozione e sviluppo in Camerun, in Ruanda, in Moldavia e in BrasileSe vuoi, puoi versare un contributo per la realizzazionedi uno dei seguenti obiettivi progettuali:• adozione a distanza € 30 (mese) • adotta un insegnante € 100 (mese) • adotta una ragazza madre € 30 (mese) • aiuto per un orfanello di Suor Immacolata € 20 (mese) •borsa di studio per scuole superiori € 50 (mese)• borsa di studio per l’Università € 100 (mese) • borsa di studio per semi-narista € 100 (mese) • per scavare un pozzo € 1.500•per scavare un poz-zo artesiano € 10.000 • colonia estiva per un orfanello € 30 • un genera-tore elettrico € 1.500 • per un nostro progetto (offerta libera)

Per la destinazione del 5‰ C.F. 96339750588

Castellammare - Ras

23-24 novembre 2013