PERIODICO DI INFORMAZIONE DEL MOVIMENTO...

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Resta con noi Signore, perché si fa sera, e facci testimoni della tua Pasqua WWW.TESTIMONIDELRISORTO.ORG PERIODICO DI INFORMAZIONE DEL MOVIMENTO TESTIMONI DEL RISORTO > > L’UOMO NUOVO E LA SFIDA DELLA MISERICORDIA FRANCESCA COCOMERO NESSUN MINORE RESTI SENZA DIRITTI. NO ALLA SCHIAVITÙ INFANTILE ALVARO HERRERO COSIO 18 GIOVANI 22 SUL MONDO > 10 ECUMENISMO UN SEGNO DI SPERANZA: ECUMENISMO E INTERRELIGIOSITÀ AGOSTINO AVERSA Anno 2016: Giubileo della Misericordia Convegno Ecclesiale Nazionale Firenze 2015 FORMAZIONE / SGUARDI N. 1 2016

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Resta con noi Signore, perché si fa sera, e facci testimoni della tua Pasqua

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PERIODICO DI INFORMAZIONE DEL MOVIMENTO TESTIMONI DEL RISORTO

>

>

L’UOMO NUOVO E LA SFIDADELLA MISERICORDIAFRANCESCA COCOMERO

NESSUN MINORE RESTI SENZA DIRITTI. NO ALLA SCHIAVITÙ INFANTILEALVARO HERRERO COSIO

18GIOVANI

22SUL MONDO

> 10ECUMENISMO

UN SEGNO DI SPERANZA:ECUMENISMO E INTERRELIGIOSITÀAGOSTINO AVERSAAnno 2016:

Giubileo della Misericordia

Convegno Ecclesiale NazionaleFirenze 2015

FORMAZIONE/

SGUARDI

N. 12016

Periodico quadrimestrale. Registrazione Tribunale diRoma n. 579 del 28/12/2001

� Direttore responsabile:Massimo Tarantino - [email protected]

� Consiglio di redazione:Cesira Ambrosio, Agostino Aversa, Concetta Boc-cia, Paolo Cicchitto, Anna Massa, Silvana Mora,Dina Moscioni, Sabino Palumbieri, Maurizio Parot-to, Luis Rosón Galache

� Segreteria di redazione:Maurizio Parotto, Silvana Mora - [email protected]

� Hanno collaborato a questo numero: Daniela Amato, Agostino Aversa, Ugo Cepparulo,Paolo Cicchitto, Antonio Cocomero, FrancescaCocomero, Anna Cretella, Francesca Del Sette,Alvaro Herrero Cosio, Anna Massa, Anna MariaMerola, Dina Moscioni, Sabino Palumbieri, Ros-sella Parreira, Alberto Pellè, Luis Rosόn Galache,Arturo Sartori, Salvatore Spalice

� Segreteria amministrativa:Dina Moscioni - [email protected] Cicchitto - [email protected]

� Sede: 00136 Roma - Via Matteo Babini, 11

L’invio di articoli e fotografie include il consenso per l’eventuale pubblica-zione, pertanto, anche se non pubblicati, non saranno restituiti. Gli articolifirmati impegnano esclusivamente gli autori. Tutti i diritti riservati.

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Finito di stampare: aprile 2016

Testimoni del RisortoE-mail: [email protected]

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Volontari per il Mondo -Onlus00139 Roma, Via Matteo Babini, 11tel. 081 8711297 - fax 081 3944177E-mail: [email protected]

In copertina: La Pietà “Bandini” di Miche-langelo (Museo dell’Opera del Duomo, in Fi-renze) accompagnava l’invito al ConvegnoEcclesiale Nazionale, tenuto a Firenze nel2015, intitolato In Gesù Cristo il nuovo uma-nesimo. Il nostro periodico ha accolto la pro-posta e dedica la “Formazione” alla Centra-lità della persona nel nuovo umanesimo.

3 In questo numero...a cura della Redazione

4 Finestra della CoordinatriceDina Moscioni

5 Cristo: la persona al centroSabino Palumbieri,Fondatore del Movimento TR

7 La persona chiamata alla pienezzaLuis Rosón Galache,Guida spirituale del Movimento TR

9 La crisi della dimensionesoggettiva ed etica del lavoroArturo Sartori

10 Un segno di speranza:ecumenismo e interreligiositàAgostino Aversa

12 In-FormazioneAnna Massa

13 SandraPaolo Cicchitto

14 5x1000: piccolo gesto tanto benePaolo Cicchitto

16 Un progetto di/per giovaniSalvatore Spalice

17 Un fiume di personeDaniela Amato e Ugo Cepparulo

18 L’uomo nuovo e la sfidadella MisericordiaFrancesca Cocomero

19 La rivoluzione di don BoscoAntonio Cocomero e Rossella Parreira

20 Contemplare il volto di Gesù RisortoAnna Cretella

21 “Prendiamoci cura del creato, la nostra casa comune”Cenacolo Penisola Sorrentina

22 Nessun minore resti senza diritti. No alla schiavitù infantileAlvaro Herrero Cosio

24 Benedetti quelli che…Anna Maria Merola

25 Visita ai Beati Maria e LuigiBeltrame QuattrocchiAlberto Pellè

26 La gente non deve sapereFrancesca Del Sette

27 Notizie di famiglia

sommarioN. 1 - 2016

PERIODICO DI INFORMAZIONE DEL MOVIMENTO TESTIMONI DEL RISORTO

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In Gesù Cristo il nuovo Umanesimo”: è il tema di fondo scelto quest’annoper la sezione destinata alla Formazio-ne, ispirato dal 5° Convegno EcclesialeNazionale, tenuto a Firenze nel no-vembre del 2015.Il taglio con cui il tema viene affron -tato in questo numero è “nel rispettodella persona e della vita”: il nostroFonda tore ci aiuta a scoprire che ilcuore del nuovo umanesimo, incarna-to in Cristo, è l’imprescindibile centra-lità della persona, e in tale prospettivala nostra Guida spirituale ci ricordacon fermezza che la persona è chia -mata alla pienezza.I due interventi sono accompagnati daun’acuta riflessione che mette in luce l’attualecrisi della dimensione soggettiva ed etica del la-voro: la conclusione è un riferimento concretoall’importanza della persona nella visione cri-stiana della vita, con un appassionato invito amettere l’uomo al centro dell’analisi economi-ca e sociale del lavoro.Le pagine dedicate alla formazione ci invitanoanche, con forza, a seguire i segni di speranzache continuano a venire dal mondo dell’ecu-menismo e dai rapporti tra le diverse religioni,che vedono Papa Francesco impegnato perl’unità dei cristiani e nel dialogo con i nostri“fratelli maggiori”.

� La sfida della misericordia e la rivoluzione diDon Bosco sono temi scelti dai Giovani comeriflessione sugli inviti che vengono dal Giubileoin corso e dalla straordinaria attualità del dirit-to dei ragazzi a essere felici e a coltivare i proprisogni e le proprie speranze.

� La sezione Volontari per il mondo dedica un affettuoso “grazie” a Sandra Terracciano perla sua testimonianza nella cura e nel coordi -

In questo numero…

1-2016 3Editoriale

a cura della Redazione

namento delle adozioni a distanza, iniziate, inpratica, con il nostro movimento e portateavanti da sempre con impegno ed entusiasmogiovanile ma, soprattutto, con l’affetto e la sen-sibilità di una madre.

� Tra le numerose pagine dedicate alla vita dei cenacoli abbiamo dato particolare rilievo a un forte invito dei nostri amici del Cenacolodi Burgos, in Spagna, a partecipare con impe-gno alle iniziative per la lotta alla schiavitù infantile, uno dei più infami atti di sfruttamen-to della persona, soprattutto perché rivolto aipiù indifesi.

�� Infine, l’annuncio degli Esercizi Spirituali diquest’anno, che saranno centrati sul tema dellamisericordia, una parola che esprime «lo stiledi una Chiesa “in uscita” con le porte aperte agliultimi, agli emarginati. È il cuore del Vangelo diGesù. Soprattutto, è il concetto che forse megliodi ogni altro spiega la testimonianza, la vita dipapa Francesco»1.

1 Riccardo Maccioni, Avvenire, 9 gennaio 2016.

questo primo periodo d’incarico, ho avu -to modo di cogliere tante sfumature delnostro Movimento e di vivere degli incon-

tri davvero significativi come la visita ai cenacolidella Campania e la partecipazione alle Giornatedi Spiritualità della Famiglia Salesiana.Con Alberto e don Luis ci siamo recati nei novecenacoli della Campania, accolti con il calore del-l’amicizia fraterna e con le delizie culinarie che inquesta Regione abbondano, specialmente nel pe-riodo natalizio. Le testimonianze di ogni tierrino mi hanno aiuta-to a capire che quel “vieni e vedi” dà frutti davverofecondi. In alcuni cenacoli, quali Portici, Castel-lammare 2 e Salerno 2, si respira forte il senso di

Nelle Giornate di Spiritualità della Famiglia Sale-siana l’incontro e il confronto con persone prove-nienti da luoghi diversi innestate nell’unica radicedi quell’albero fecondo, ci fa capire che la debolez-za che può accompagnare il lavoro quotidiano èsuperabile quando ci rendiamo conto che possia-mo condividere con molti le scelte più importantidella nostra interiorità e della nostra missionarie-tà. In quei giorni ho avuto l’occasione di conosce-re da vicino il Rettor Maggiore, don Ángel Artime,che mi ha salutato così: “Che il Signore ti benedica,benedica i tuoi e il vostro/nostro Movimento Testi-moni del Risorto. Siete luce per tutti noi”.Sono stati due momenti di vera Grazia, come inun’oasi di pace.

Da Gerusalemme a Gerico,testimoni credibili della Pasqua di Gesùcome i discepoli di Emmaus

4 La finestra della Coordinatrice1-2016

Dina MoscioniCoordinatrice Generale del Movimento

In

Il Cenacolo della Penisola Sorrentina in festa per la visita della Coordinatrice e della Guida spirituale

Il Rettor Maggiore, don Ángel Artime,presenta la Strenna 2016

Comunità. In altri la relazione del Cenacolo nellaChiesa locale è molto viva, a livello parrocchiale,nelle strutture salesiane e nell’ambito diocesano,come per Gragnano, Castellammare 1, Napoli, Sa-lerno 1 e Penisola Sorrentina. C’è poi il cenacolo “del Paradiso” a Torre Annun-ziata, che s’incontra nella bellezza di Villa Tiberia-de con assiduità e clima di famiglia. Per tutti l’es-sere nel TR è una vocazione, è lo stile di essere cri-stiano per cercare di irradiare la Gioia pensandoagli altri, a partire dalla propria famiglia di sanguee dalla famiglia del cenacolo.

Poi però, bisogna scendere “da Gerusalemme aGerico”, dalla città della preghiera alla città degliaffari, dai momenti gioiosi di condivisione con ifratelli alla quotidianità spesso triste e incom-prensibile. Riesco a essere testimone coerente,mediazione per gli altri della Pasqua di Gesù?Confesso la mia difficoltà, ma trovo forza nellanostra fede di discepoli in cammino, nella con -divisione con tutti voi “compagni di viaggio”, fra-telli di fede e di sogni, nell’icona dei discepoli diEmmaus.

er tanto tempo, non solo in passato ma an-che al presente, si è parlato di Umanesimoassociato al Rinascimento come dell’epoca

che chiudeva il Medioevo e apriva l’epoca moder-na. Il senso era soprattutto dell’epoca della classi-cità, cioè di tipo letterario.Oggi giustamente per una visione antropologicaampia l’umanesimo parte dall’uomo e indica losviluppo di tutto l’uomo in ogni uomo.È interessante notare che nel regno animale, a cuiappartiene anche l’uomo con il suo salto essenzia-le di qualità, solo tra gli uomini si può dire: questoè più umano di quello. Non si può invece dire tra icani: questo è più cane di quello.Il “più umano” deriva dal fatto che ognuno puòsviluppare l’essere umano, che si è trovato in donodal suo Creatore, può svilupparsi al più o al menograzie alle sue scelte: in fondo grazie alla sua liber-tà. Si potrebbe affermare che l’animale ha un’es-senza statica mentre l’uomo ha un’essenza per co-sì dire dinamica. Ecco il concetto di umanesimo inuna visione antropologica integrale e non decur-tata dallo scientismo o inquinata dai materialismio economicismi.

Ora – come ha ben potuto documentare in formamultilaterale il 5° Convegno Ecclesiale Nazionale –solo in Gesù si può parlare di Umanesimo.

1-2016 5In Gesù Cristo il nuovo Umanesimo.Nel rispetto della persona e della vita

Sabino PalumbieriFondatore del Movimento TR

P

«Ha amato me e ha dato se stesso

proprio per me»

Cristo: la persona al centro

Cristo è l’uomo integrale, è la novità. Anzi è l’unicanovità. Sant’Ireneo afferma – alla conclusione diun articolato discorso – «Ha portato la novità por-tando se stesso».Qui non si nega che possano esserci umanesimoche prescindano dalla visione cristiana, ma si af-ferma che non possono essere umanesimi inte -grali, pieni.Gesù è l’uomo unico. È l’Unico, sia nella sua eter-na divinità che nella sua integrale umanità.La storia del pensiero – specie recente – documen-ta ampiamente la distanza tra umanesimi incom-pleti e quello integrale. Orbene, Gesù come pie-nezza dell’umanesimo incarna e insegna la impre-scindibile centralità della persona .Anche qui occorre precisare che il concetto di per-sona coincide con quello di individuo. Questo di-ce semplicemente: in-dividuo, un non-diviso, un

tutt’uno dell’essere, ma c’è il rischio di interpre -tarlo come chiuso in sé. La persona, viceversa, èessenzialmente apertura, relazione, dialogo, con-costruzione.Gesù persona divina-umana è appassionato dellapersona vera, di ogni persona umana. Per essa si èincarnato. Per essa è vissuto. Per essa ha dato lasua vita. Per essa ha vinto l’invincibile umano cheè la morte. Per essa è asceso al cielo per andare aprepararci un posto. Per essa ha effuso il suo SantoSpirito che ha fatto di tanti un corpo solo, il pro-lungamento di quello di Cristo. E così si è costitui-ta la Chiesa.E va notato che il Signore ci ha amati singolar -mente. Nella lettera ai Galati San Paolo esclama:«Ha amato me e ha dato se stesso proprio per me».Il nostro vero nome è quello di amato. E si tratta di un amore sicuro e duraturo.Ogni persona è nobile e grande perché amata e costata il prezzo impareggiabile del sacrificio delFiglio di Dio.E notiamo che anche se tale persona si macchia didelitti orribili, ciò non toglie che resta la sua digni-tà. Quindi ognuno di noi è spronato a collaborareper la correzione e il miglioramento di una per -sona che si è resa indegna. Si può redimere. Se ca-duto, si può rialzare. È possibile il passaggio dalfango alla luce.Come Gesù e con Lui noi possiamo sperare, ama-re, rialzare, come Lui dobbiamo essere appassio-nati nel servizio di ogni persona, portandole nonsolo affetto ma attenzione e dedizione. Anzi, ve -nera zione. Sì, perché sul piano creazionale è iconavivente di Dio. A livello salvifico è addirittura par-tecipe della stessa natura divina, come sottolineal’apostolo Pietro nella sua seconda lettera con cuichiama i battezzati partecipi della stessa natura divina. La venerazione per ogni persona umana èla base per costruire insieme la civiltà dell’amore.Oggi, in un mondo di minacce antiche e di nuo-ve inedite, questo messaggio è urgente. Perchél’umanità è attrezzata ahinoi per autodistruggersie vedere pertanto il trionfo dell’odio e della so-praffazione.La civiltà dell’amore è l’assetto umano come Diolo ha sognato e come Gesù lo ha pagato.Aiutiamo concretamente a costruirla. Insieme,pietra su pietra.È possibile.È doveroso.È urgente.Lo Spirito del Risorto è la nostra forza per con-co-struirla e per anticipare qualche linea del Regno diDio. Che è Regno di giustizia, di amore e di pace.

6 In Gesù Cristo il nuovo Umanesimo.Nel rispetto della persona e della vita1-2016

Così Rembrandt, nel suo Ritorno del figliol prodigo, ha fissato ilgesto di amore con cui il padre misericordioso attira a sé il figliotornato, per rialzarlo e ridargli la sua dignità

1. Dire pienezza è dire felicità

Se domandiamo a una persona cosa cerca in fondonella vita, in tutto quello che fa, senza dubbio ci ri-sponde che vuole essere felice. Ma non è facile che cidica con precisione cos’è la felicità, come la intende.Molti la identificano con gioia, con il fatto di esserecontenti, tranquilli, euforici, esultanti, o avere buonafortuna. Ma se noi ci limitiamo alla sua radice etimo-logica, il termine felicità ci offre qualche segreto e in-comincia a rivelarci ciò che può significare realmentela felicità.Felicitas deriva dall’aggettivo felix: fecondo, fertile,fruttifero. Per tanto la felicità ha a che fare, nella per-sona, con una certa forma di fertilità personale, di fe-condità, di capacità di andare oltre. Nello stesso senso,il sinonimo beatitudine, dal verbo beo, beare, beatumsignificava, inizialmente, riempire, colmare, arricchi-re, e poi, per estensione: fare felice e rallegrare. Sup-pone pertanto qualcosa che fa felice in quanto arric-chisce e pertanto colma la persona. Non è un sempli-ce essere contento, ma una situazione di vincere delledifficoltà nel proprio cammino di crescita.Sembra allora che la persona sia un essere dinamicoe che uno dei dinamismi più intimi della persona siaquello di crescere verso la sua pienezza, l’andare oltre,aspirare a esistere in pienezza e a essere di più. Non èvero che la persona tende solo a essere e mantenersinell’esistenza o in semplice equilibrio omeostatico.La persona è sempre voler andare oltre, in più. E que-sto succede nella misura in cui va attualizzando le sue potenzialità e la sua vocazione, nella misura in cuisi apre alla realtà, scopre un senso, mette in ordinetutte le sue dimensioni e supera quanto blocca questa

aspirazione. Questo dinamismo è stato percepito daPindaro o Fichte come il primo imperativo morale:“Diventa chi sei” (Arriva a essere chi sei).

2. Desiderio di pienezza e inquietudine esistenziale

In ogni persona, in un modo o nell’altro, per un cam-mino o un altro, constatiamo che esiste un desideriodi pienezza, di aspirazione a esistere in pienezza, ovolontà di essere. Il dinamismo di base della personaè l’aspirazione a esistere in pienezza. È un desiderioche va più in là di tutti i desideri particolari, di quellinaturali e di quelli promossi socialmente. E questo de-siderio è attivo anche senza avere coscienza di esso.Diceva J. Mouroux che «la persona è un essere tesoverso avanti, strappato continuamente da ciò che èdall’urgenza di ciò che deve essere» (Senso cristianodell’uomo, 143).Possiamo constatare empiricamente che ogni perso-na aspira sempre a un di più (professionalmente, eco-nomicamente, affettivamente), e risulta difficile chequalcuno sia soddisfatto di quanto raggiunto in qual-siasi ambito della vita (“Ea est hominum conditio, utnemo sua sorte sit contentus”). Ma è anche cosa ma-nifesta che la soddisfazione dei desideri non calmamai il desiderio. Il desiderio «nasce al di sopra di tuttoquanto possa mancare o soddisfarlo» (E. Lévinas). Inrealtà, la persona stessa è desiderio. Al di là dei desi-deri e del volere concreto della persona, la persona èvolere, desiderio, è un volere che mai si sazia né si sod-disfa. In questo senso, Blondel ha distinto con grandefinezza tra volontà che vuole e volontà voluta. La vo-lontà voluta è quella che si dirige agli oggetti concreti.Ma, al di là della soddisfazione fornita da questi og-

1-2016 7In Gesù Cristo il nuovo Umanesimo.Nel rispetto della persona e della vita

Luis Rosón GalacheGuida spirituale del Movimento TR

LA PERSONACHIAMATA ALLA PIENEZZA

“La gloria di Dio è l’uomo vivente”(Sant’Ireneo)

8 In Gesù Cristo il nuovo Umanesimo.Nel rispetto della persona e della vita1-2016

getti, la persona continua a volere. La persona è vole-re, volontà di pienezza. E lo è in tale maniera che l’at-tività totale di una persona si capisce soltanto a partireda questo orientamento verso un assoluto trascen-dente come meta ultima della volontà.Per questo la persona non può mai essere in quiete: ildesiderio è inquietudine, domanda, ricerca. Lancia lapersona alla ricerca di quello che può darle un senso.Ma quello che la persona cerca continuamente è pie-nezza, equilibrio, vivere in maniera unificata ed equi-librata tutte le sue dimensioni: corporale, intellettua-le, affettiva e volitiva. Ed è anche desiderio di vivere inmaniera unificata l’esigenza di coltivare la propria in-timità con quella di realizzare l’apertura mediantel’incontro.Questo desiderio di pienezza si concretizzerà per ognipersona in un orientamento essenziale nella propriavita. Al di là di quanto ci dice Maslow, non è la propriarealizzazione ciò che in ultima istanza cerca la perso-na. La persona cerca pienezza, dalla quale dipenderàla sua felicità. Ma proprio perché la persona percepi-sce o esperimenta questo desiderio, percepisce ancheuna carenza, una privazione. Per questo, la sua vita èinquietudine e dolore: percepisce la distanza tra ciòche è e ciò che è chiamata a essere. Ma l’inquietudine,il dolore o la tristezza non sono l’ultima parola: il desiderio porta con sé una promessa di pienezza. Perquesto la persona è speranza di pienezza. E, come tale, la sua vita può essere felicità invocata, gioia.

3. La persona: freccia lanciata all’infinito

La persona percepisce ciò che è, ma anche ciò che ancora non è e vuole essere. Se sperimenta questa carenza e questa privazione significa che vorrebbe essere ciò che ancora non è, per cui la sua vita è ilcammino tra ciò che è e ciò che vuole essere e ancoranon è. Per realizzare questo cammino deve metterein gioco la sua libertà.Ogni persona aspira a un orientamento o attuazioneessenziale nella sua vita. Perché? Perché è il modo per-

sonale nel quale ognuno realizza e vive la sua chiama-ta alla pienezza. Ripeto: non è la sua realizzazione ciòche in ultima istanza cerca la persona, né lo stare benecon sé stessa. La persona cerca la pienezza, dalla qua-le dipenderà la felicità, e non viceversa.Siamo felici nella misura in cui camminiamo verso lapienezza, ma se cerchiamo direttamente la felicitànon la troveremo. La felicità è una porta che si apreverso fuori. E questo significa che non è qualcosa didonato. La felicità, anche se è un dono, non viene nel-le nostre mani senza fare nulla, ma mettendo in giocola nostra vita. La persona cresce soltanto impegnandosicon quello che scopre essere la cosa preziosa. È quelprezioso ciò che la sollecita. Questa scoperta fa sì chela persona abbia delle convinzioni, degli ideali, e sonoquesti a farla muovere. La persona sceglie quello chescopre come prezioso e si impegna per esso, ricono-scendo che è qualcosa più grande di lui stesso e chemerita il suo impegno (P. Ricoeur).Ma questa pienezza è una meta mai definitivamenteraggiunta. Per questo la persona è una freccia lanciataverso l’infinito e non si può accontentare di niente dimeno. La persona è fatta per l’infinito e non troveràriposo fino ad arrivare all’infinito. Il che, tradotto intermini di vita quotidiana, significa camminare con-tinuamente in cammino verso la pienezza. La felicitàsta sempre nel cammino e non tanto nella meta, per-ché c’è sempre un aldilà. La persona è gerundiale: èessendo. È una realtà essenzialmente dinamica, unarealtà che è ciò che è essendo ciò che è, donando di séla propria realtà con la continua realizzazione nelcontesto di un progetto di vita.

Don Luis nominato responsabile dell’EPU, l’Equipe Pastorale Universitaria dell’Ateneo Salesiano.

Auguri da tutto il Movimento per il nuovo impegnativo compito!

propongo un breve percorso di riflessione sul“lavoro” secondo la nostra visione cristiana,

con l’intento di individuarvi principi valoriali da risco-prire o quantomeno da rendere più evidenti nei nostritempi a dimostrazione che la considerazione del lavo-ro attiene soprattutto ad aspetti etici e culturali.Jean Louis Ska1 smentisce il nostro immaginario cri-stiano in cui spesso associamo il lavoro alle primeconseguenze del peccato originale e quindi come ca-stigo, mentre invece secondo il racconto della creazio-ne (“Il Signore Dio prese l’uomo e lo pose nel giardinodell’Eden perché lo lavorasse e lo custodisse”; Genesi 2, 15) il lavoro esisteva già prima del peccato, trattan-dosi di una decisione divina che segue immediata-mente la creazione dell’uomo e pertanto fa parte delladignità della creatura di Dio. Per la Bibbia la stessa vitaè un passaggio dalla schiavitù alla libertà, dalla servitùal servizio (l’esodo), e quindi dal lavoro sperimentatocome alienazione al lavoro sperimentato come com-pimento: si lavora innanzitutto perché il lavoro ha unvalore in se stesso!Nella parabola evangelica del padre misericordioso(più nota come del “figliol prodigo”) i due figli rappre-sentano due possibili perversioni del lavoro: il figlioprodigo va a lavorare dal padre solo o almeno preva-lentemente perché spinto dalla fame, dalla ne-cessità materiale; il figlio primogenito menogrossolanamente è spinto dalla necessitàpsicologica di temere l’immagine del pa-drone che nella sua mente ha preso ilposto di suo padre. In altra parabola ilpadrone non vuole rispettare il principiodi proporzione tra salario e durata del la-voro, è assorbito dall’intento di finire lavendemmia ad ogni costo e perciò è felicedi trovare braccianti anche in ritardo: unavolta assicurata una stretta giustizia, quel checonta di più è aver lavorato, aver tutti partecipato all’opera comune senza tener conto delle differenzequantitative, il semplice fatto di poter lavorare nellastessa vigna e per lo stesso signore è indicato comegrazia: la solidarietà nel lavoro è già la ricompensa del lavoro!

La C.E.I.2 ha in più occasioni osservato che attual-mente la relazione di lavoro ha le caratteristiche delmercato, nel senso che il lavoro è trattato in manierasostanzialmente analoga a qualsiasi altra merce � dapreparare e vendere bene, al miglior prezzo, ritenen-dolo completamente inserito nel quadro economicodi domanda e offerta puramente quantitativa: se netrascurano gli aspetti relazionali e sociali, che vannooltre la finalità di reperire i mezzi materiali con cui vi-vere, fino ad incidere sulla progettualità e sulla forma-zione della personalità individuale in genere in unarelazione sensata con se stessi e con gli altri, comerealizzazione di sé nella piena integrazione con gli al-tri (“Qualsiasi lavoro presuppone un’idea sulla relazio-ne che l’essere umano può o deve stabilire con l’altro da sé”, Papa Francesco3). Si stenta, cioè, a considerareil lavoro come una realtà pluridimensionale, che toc-ca contestualmente i livelli biologico, psicologico, so-ciale, economico, culturale con sconfinamento nel-l’ambito dei valori ultimi e pertanto meritevole di unprogramma di umanizzazione di esso, di umanizza-zione di se stessi nel lavoro contrastando chi conside-ra il lavoro come un’attività eticamente indifferentenella quale sarebbe addirittura impossibile compor-tarsi secondo virtù, e infine di umanizzazione degli al-

tri attraverso il lavoro in quanto testimonianza at-tiva che comporta la promozione di relazioni

di lealtà, amicizia e confidenza tra le personenell’ottica della compartecipazione a unprogetto che trascende i singoli individui eindica il loro bene comune.Tale caratteristica di propensione umanaalla socialità contenuta nel lavoro determi-na la priorità del senso e del significato eti-

co di esso rispetto alle caratteristiche orga-nizzative e strumentali: il lavoro umano perse-

gue lo scopo di “migliorare la condizione umana”(Adam Smith) e pertanto il mantenere l’uomo al cen-tro dell’analisi economica e sociale del lavoro nonpuò essere considerata una posizione superata.

1-2016 9Formazione/Riflessioni

Mantenere l’uomo al centro dell’analisi economica e sociale del lavoro

1 Jean-Louis Ska sj, Antico Testamento, 2.2 Temi e letture, settembre 2015.3 C.E.I., Comitato per il progetto culturale.

Arturo SartoriCenacolo di Lecce

LA CRISI DELLADIMENSIONE SOGGETTIVAED ETICA DEL LAVORO

Vi

XX giornata di dialogo con gli EbreiQuest’anno la XX giornata didialogo con gli Ebrei, NostraAetate n. 4, si è conclusa unpercorso riflessivo sulle DieciParole (Esodo 20,1-17) in cuil’Altissimo ci insegna a purifi-care i nostri desideri: “Non de-sidererai la casa del tuo prossi-mo. Non desidererai la moglie

del tuo prossimo, né il suo schiavo né la sua schiava, né il suo bue né il suo asino, né alcuna cosa che appar-tenga al tuo prossimo”.Mons. Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto, presi-dente della Commissione Episcopale per l’Ecumeni-smo e il dialogo interreligioso, e Rav Giuseppe Momi-gliano, presidente dell’Assemblea dei Rabbini d’Italia,pregando hanno detto: “Voglia l’Eterno sostenere i no-stri sforzi, donarci la Sapienza necessaria per indivi-duare i passi futuri di questo cammino comune, e be-nedire ogni tratto di strada che riusciremo a compiereinsieme”.

Visita di Papa Francesco alla Sinagoga di Roma, tempio maggiore degli EbreiLa visita è stata scandita da tre discorsi iniziali;Discorsodel Presidente della Comunità ebraica di Ro-

ma, Ruth Dureghello;Discorso del Presidente dell’Unione delle Comunità

ebraiche italiane, Renzo Gattegna;Discorso del Rabbino Capo, Riccardo Di Segni.

Papa Francesco ha detto di seguire le orme dei suoipredecessori, Giovanni Paolo II nel 1986, che coniòl’espressione “Fratelli maggiori”, e Benedetto XVI nel2010. Fratelli maggiori nella fede. Indifferenza e oppo-sizione in questi ultimi anni si sono mutate in colla-borazione e benevolenza. Insieme alle questioni teo-logiche non dobbiamo perdere di vista le grandi sfi-de ecologiche. Una ecologia integrale è prioritaria;l’umanità deve conoscere il messaggio biblico dellacura del creato. «Cari fratelli maggiori, Dio ha per noiprogetti di salvezza, come dice il profeta Geremia (Ger29,11): “progetti di pace per concedervi un futuro disperanza”. Che il Signore ci benedica e ci protegga…Shalom alechem».

UN SEGNO DI SPERANZA:ECUMENISMO e INTERRELIGIOSITÀ

10 Formazione/Ecumenismo1-2016

17 GENNAIO 2016: GIORNATA PER L’APPROFONDIMENTO E LO SVILUPPO DEL DIALOGO TRA CATTOLICI ED EBREI

L’anno 2016 si è aperto allo sguardo cristiano con un ventaglio di avvenimenti che induconoall’ottimismo e alla speranza per un futuro ecumenico e interreligioso delle nostre comunità,a oltre 50 anni dal Decreto “Unitatis Redintegratio” e dalla Dichiarazione “Nostra Aetate”

Agostino Aversa, Cenacolo della Penisola Sorrentina

È noto che la divisione ufficiale tra la Chiesa cattolicaromana e la Chiesa ortodossa risale al 1054, quandoavvenne quello che nella storiografia occidentale èchiamato “Scisma d’Oriente” e dagli ortodossi è detto“Scisma dei latini” o “Scisma d’Occidente”. Anche seda tempo i riti delle due Chiese si erano differenziati,fu con la scomunica che papa Leone IX lanciò al pa-triarca di Costantinopoli Michele I Cerulario – e con ilreciproco anatema – che i cristiani occidentali e quelliorientali si separarono. La principale ragione della di-visione era che la Chiesa ortodossa non riconosceva ilprimato del vescovo di Roma, cioè il papa, sui quattropatriarcati orientali che si dividevano i territori del-l’Impero romano d’Oriente.Il 12 febbraio Papa Francesco ha incontrato il Patriar-ca di Mosca Kirill, cioè il capo della Chiesa ortodossarussa. L’incontro è avvenuto a Cuba, all’aeroporto in-ternazionale dell’Avana José Martí, dove il Papa ha fat-to scalo nel suo viaggio verso il Messico mentre il Pa-triarca è in visita ufficiale nell’Isola. È la prima voltanella storia che un pontefice incontra un patriarca diMosca. Il portavoce del Vaticano, padre FedericoLombardi, ha detto che Cuba è stata scelta perchérappresenta un luogo “neutro” ma significativo perentrambe le chiese, lontano dai territori europei dovesono avvenuti i conflitti tra le diverse confessioni cri-stiane (ciò si ritrova anche nella Dichiarazione finale).Due ore è durato il dialogo in spagnolo e russo tra ilPapa e il Patriarca, in una sala nella quale sono statiammessi, insieme ai due protagonisti, solo i due inter-preti, il cardinale Kurt Koch, presidente del pontificioconsiglio per l’Unità dei cristiani, e il metropolita Hi-larion, stretto collaboratore di Kirill. «Due vescovi, ha spiegato il Pontefice, che parlanodelle situazioni delle loro chiese. Poi della situazionedel mondo, delle guerre, guerre che adesso si rischianon essere più tanto “a pezzi”, ma che coinvolgono ilmondo. […] Ma io vi dico davvero ha ribadito io sentivo una gioia interiore, una gioia del Signore. Lui

parlava liberamente e anche io parlavo liberamente».Dopo aver sottolineato che «si è fatto un programmadi possibili attività in comune perché l’unità si fa cam-minando», il Papa ha tenuto a precisare che la dichia-razione congiunta non è «una dichiarazione politica,non è una dichiarazione sociologica, è una dichiara-zione pastorale. Anche quando si parla di secolari-smo, di cose chiare, la manipolazione biogenetica, èpastorale, di due vescovi che si sono incontrati conpreoccupazione pastorale».Il documento contiene 30 punti debitamente motiva-ti e inizia così: «La grazia del Signore Gesù Cristo,l’amore di Dio Padre e la comunione dello SpiritoSanto siano con tutti voi» (2 Cor 13, 13).L’incontro e la dichiarazione mettono in evidenzal’appello congiunto dei due leader per la fine dellapersecuzione dei cristiani in Medio Oriente e alleguerre nella regione. La dichiarazione ha ancheespresso la speranza che l’incontro potesse contribui-re al ristabilimento dell’unità dei cristiani tra le duechiese. Una serie di altre questioni è stata menzionatanella dichiarazione, tra cui ateismo, secolarismo, con-sumismo, migranti e rifugiati, l’importanza della fa-miglia e del matrimonio tra uomo e donna e le preoc-cupazioni relative all’aborto ed eutanasia.È da tutti definito un documento storico e altamentesimbolico.

12 FEBBRAIO 2016: L’INCONTRO TRA PAPA FRANCESCO E IL PATRIARCA DI MOSCA KIRILL

1-2016 11Formazione/Ecumenismo

Il Rabbino Capo Riccardo Di Segni ha apprezzato cheil papa, all’apertura della Porta Santa, abbia detto:«aprite le porte della giustizia», parte del Salmo (118-19) che gli ebrei recitano nelle loro liturgie festive. Unpassaggio molto bello e ripreso da tutti i media è statoquello della tradizione rabbinica secondo la quale ungesto ripetuto tre volte diventa “chazapà” - consuetu-dine. Segno di una nuova era dopo il Concilio. Di Se-gni ha concluso con la preghiera dell’amidà, «Che tisiano gradite, o Signore, mia forza e mio Redentore, lemie parole e l’espressione del mio cuore».Non possiamo tralasciare, in questo contesto, la di-chiarazione dei Rabbini Ortodossi dello scorso 3 di-cembre, per significare che i tempi sono cambiati enuova aria spira nel dialogo ebraico-cristiano.

«Dopo quasi due millenni di reciproca ostilità e alie-nazione, noi rabbini ortodossi che conduciamo comu-nità, istituzioni e seminari in Israele, negli Stati Uniti ein Europa, riconosciamo l’opportunità storica che sipresenta ora davanti a noi. Noi cerchiamo di fare la vo-lontà del nostro Padre celeste accettando la mano checi viene offerta dai nostri fratelli e sorelle cristiani».Hanno scritto infine: «Noi ebrei e cristiani abbiamoin comune più di ciò che ci divide: il monoteismo eticodi Abramo; il rapporto con l’Unico Creatore del Cielo edella Terra, che ama e si prende cura di tutti noi; le Sa-cre Scritture ebraiche; la fede in una tradizione vinco-lante; i valori della vita, della famiglia, della misericor-dia, della giustizia, della libertà inalienabile, dell’amo-re universale e della definitiva pace nel mondo».

anzi forse chi da anni ha detto ilsuo “sì” a questo servizio nel Mo-vimento, necessita più degli altridi una formazione che lo motivinuovamente, che gli faccia sco-prire o ri-scoprire le proprio abi-lità e aspirazioni. I lavori di gruppo che spesso svol-giamo nei nostri incontri nazio-nali ci fanno capire, oltre la bel-lezza di quanto emerge, il bisognodi formarci per offrire un serviziosempre più attento alle esigenzedi tutti e quanto più omogeneoper il raggiungimento degli obiet-tivi. Ho sempre pensato che il mio primo “sì” detto in oratorio peranimare e assistere i ragazzi e ancora più quello detto qui nelnostro Movimento, solo sedici anni fa, sia un “sì” oltre che a unostile di vita, anche alla volontà diessere in formazione continua;credo che il limite più grande diun animatore sia il “copia incolla”.

parola “formazio-ne” allude a un

processo che ha una plu-ralità di dimensioni, in-gredienti, mete e obiettivi. Per questo è facile fare del-le ri duzioni. Possiamo ac-contentarci di una formazio-ne che sia soltanto “informazio-ne”, quando ci si concentra trop-po sui contenuti trasmessi dal-l’autorità competente; oppurepotremmo pensarla in termini di“coinvolgimento”, dove l’unicoobiettivo è far partecipare fisica-mente ed emotivamente le perso-ne, senza l’autorevolezza di unfratello più maturo, che dovrebbeaccompagnare, supportare, pro-vocare, condividere e anche tra-smettere. Il rischio più grande, soprattuttoquando si tratta di formare glianimatori, è limitarsi a un sem -plice “addestramento”, come sefosse sufficiente imparare dellebuone tecniche.Il nostro Movimento ha semprecreduto in una formazione orga-nica della persona, che abbrac-cia le varie dimensioni della vitaumana: il sapere, l’interiorità, lerelazioni, l’esperienza pratica. È ilprincipio dell’incarnazione che cichiede questa fedeltà all’esistenzanella sua globalità: in Gesù con-templiamo il volto di un Dio chesi è completamente immerso nel-la nostra umanità; la vita umana– in tutte le sue sfaccettature – di-venta il terreno in cui si gioca lanostra relazione con Dio.

IN-FORMAZIONE

12 Formazione/Riflessioni

E seguire Gesù, essere suoi disce-poli, significa fare un percorso diumanizzazione. Oggi più che mai è necessario im-parare nuovi linguaggi, avere fles-sibilità mentale e apertura allenovità. La formazione continuaconsente di migliorare in modoimportante il livello di motivazio-ne degli animatori, l’intero climadella comunità, l’efficienza e l’ef-ficacia del cenacolo sul territoriolocale. Coinvolgere gli animatorie i responsabili tutti in percorsi diformazione permette loro di sen-tirsi parte integrante di una squa-dra. Fornire loro gli strumenti e leconoscenze per migliorare e svol-gere al meglio il loro ruolo è unmodo per rinvigorire l’intero Mo-vimento. Essere animatori da sempre o es-serlo da poco non fa differenza,

1-2016

Anna Massa, Referente Ambito Formazione

La

La formazione organica di una persona deve abbracciare le varie dimensioni della vita: il sapere, l’interiorità, le relazioni, l’esperienza pratica

13Volontari per il mondo

hi conosce il TR, cono-sce Sandra Terraccia-no. Lei è una figura

istituzionale del nostro Mo-vimento, c’è sempre stata,sin dall’inizio. Quando il TR emetteva i primi vagiti,Sandra racconta con orgoglio, molti incontri si face-vano a casa sua. Sono trascorsi oltre trenta anni eSandra è sempre stata presente col suo impegno e lasua testimonianza, così come quando è nata la no-stra associazione di volontariato e senza esitazioniha deciso di assumere il coordinamento delle ado-zioni a distanza. Un impegno che ha continuamente mantenuto congrande dedizione, con amore, donando tempo edenergie ai “suoi” bambini del Perù prima, e del Ruan-da e del Camerun poi. Quando ne parla le s’illumi-nano gli occhi: quei bambini adottati sono figlisuoi… e sono tanti! Una volta le ho detto: Sandra, ungiorno, quando saremo tutti nella vita gloriosa, tisentirai chiamare e, voltandoti, vedrai un esercito di persone che ti correranno incontro gioiose e tiabbracceranno dicendoti tutta la loro gratitudine e

il loro affetto: saranno i bambini che tu hai aiutatocon le adozioni a distanza.In tutti questi anni ha registrato ogni cosa meticolo-samente, riempiendo i suoi tanti quadernoni con fo-tografie, schede informative, atti di nascita e ogni ti-po di notizia e, cosa eccezionale, ne ricorda ogni par-ticolare: è la memoria storica di tutte le adozioni del-la nostra associazione. Ha sempre controllato ognicosa con grande scrupolo, mantenendo i contatti trai bimbi e le madrine italiane con un’attenzione chesolo le madri sanno avere. Nel suo caso dovrei dire lenonne, le grandi nonne, giacché il 16 aprile di que-st’anno compie ben 86 anni. Che Dio te li benedicatutti e ti dia sempre l’entusiasmo giovanile che ticontraddistingue. Intorno a te, cara Sandra, ci strin-giamo tutti insieme noi del TR, tutte le madrine e, soprattutto, le centinaia di bambini, alcuni ormaigrandi con figli, per dirti un immenso grazie.

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Paolo Cicchitto,Presidente Associazione “Volontari per il mondo” - ONLUS

Anche quest’anno il nostro appello a voi, ai vostri amici, ai vostri parenti

14 Volontari per il mondo

on c’è niente di più stimo-lante di un inizio d’annocon una bella notizia. Que-

st’anno, proprio la mattina di Ca-podanno, mentre ero ancora as-sonnato per la notte di San Silve-stro, ho ricevuto dal Camerun laconferma che la CEI aveva appro-vato l’ultimo progetto presentato,stanziando un’ingente somma perla costruzione della E� cole Primai-re de L’Enfant Je� sus. Sapevo quan-to la CEI fosse favorevole ai pro-getti destinati alle scuole, essendoi più validi per la promozione deiPaesi in via di sviluppo, ma erostupito dalla rapidità dei tempi,perché il progetto era stato pre-sentato appena tre mesi prima.La rapidità dei lavori non è statada meno. Il 4 gennaio è già stataposta la prima pietra della scuolaa Dimako, un villaggio poco di-stante da Doumé, dove dimora ilvescovo, monsignor Jan Ozga. LeSuore Carmeélites de l’Enfant Jé-sus sono state molto contente dipotere finalmente avere una scuo-la in grado di ospitare circa 400bambini. Nel loro villaggio i bam-bini sono spesso abbandonati a sestessi, per nulla seguiti sia neglistudi che nella vita. Tanti piccolirimangono regolarmente a digiu-

no e sono malnutriti.Le suore invece cerca-no di dare loro un pa-sto caldo, di farli stu-diare, anche giocare e di formarli ai valo-ri umani e cristiani. Eil nostro desiderio, eimpegno concreto, èdi creare i presuppostiper dare loro un futu-ro migliore e un am-biente sano e sicurodove poter crescere. Tutto questocon la nuova struttura che sicura-mente, data la bravura delle suore,sarà bellissima, sarà più facile.Ora attendo con impazienza laprossima estate per poter ammi-rare da vicino la costruzione rea-lizzata e immagino il primo gior-no di scuola, quando i piccoli en-treranno per la prima volta in quelmondo nuovo, a loro sconosciuto.

Tutto è iniziato col contributo del5x1000 del 2013 destinato alla no-stra associazione. Appena ho in-contrato monsignor Jan Ozga, gliho detto: «Ci sono dei fondi chepossiamo destinare alla Diocesi,cosa ne vogliamo fare?» Lui, senzaesitazione, mi ha risposto: «Unascuola!». In altra occasione aveva

affermato che ogni volta che si costruisce una scuola, si demoli-sce una prigione. E ha veramenteragione, se si pensa a quanti nemanda in prigione l’ignoranza.Fare cultura è stato da sempre ilnostro impegno primario, perchésiamo fermamente convinti chesia la strada più valida per lo svi-luppo di questi paesi.

Sarà una gioia mostrarvi le fotodella scuola finita e piena di vita.Intanto ringrazio di cuore la CEIche ha sostenuto generosamenteil nostro progetto, tutti i benefat-tori che hanno destinato alla no-stra associazione il 5x1000 e unacara amica di Roma che con unacospicua offerta ha contribuito alla realizzazione dell’opera.

1-2016

Con i contributi ricevuti con la destinazione alla nostra Associazione del 5 x mille del 2013 è stato possibile realizzare un progetto straordinario: la Scuola Primaria del Bambino Gesù a Dimako, nel Camerun.

Il progetto, presentato a settembre scorso, è stato approvato dalla CEI, che ha elargito un sostanzioso contributo.

Nelle foto: lo stato dei lavori che stanno seguendo le linee del progetto

5 x Mille: piccolo gesto, tanto bene!Grazie a quanti ci hanno aiutato destinando alla nostra Associazione il 5 per mille.

N

Caro Paolo,sia lodato Gesù Cristo. Ti saluto cordialmente

e Felice Anno Nuovo 2016. Auguro che il Signorecolmi delle sue benedizioni te e tutta la tua fa-miglia e la vostra Associazione.Io sono Sr. Virgilia, carmelitana della Comunitàdi Dimako.Come superiora della comunità, ho assunto laresponsabilità della costruzione della scuola.È una gioia per noi vedere l’avvenire dei nostribambini in una scuola ben costruita per loro.Caro Paolo, grazie per le vostre donazioni per lascuola. Le fondamenta sono già state completa-te e dalle foto potete vedere a che punto è ora lacostruzione. Ti ringrazio molto, il mio ringra-ziamento va anche a tutti i benefattori che han-no contribuito a questo progetto. Che il Signorevi colmi delle sue benedizioni.Ti ricordo che io sono ancora la coordinatricedei dispensari sanitari della diocesi di Doumé

Abong-Mbang. Le esigenze sono tante, per aiu-tare la gente che ha seri problemi di salute e, sepuoi fare qualche cosa anche per aiutarci inquesto, vi saremo molto grati. Ancora una voltagrazie di tutto. In unione di preghiera.

Sr. Virgilia

1-2016 15Volontari per il mondo

Ricordiamo a tutti che la legge n. 266 del 2005 consente ai contribuenti italiani di destinare il5 per mille dell’IRPEF

a organizzazioni di volontariato, enti di ricerca, fondazioni, ecc. È bene chiarire che il 5 per mille non sostituisce l’8 permille destinato alle confessioni religiose. Le due possibilità coesistono e, dunque, l’una non è alternativa all’altra. È altresiimportante ricordare che il 5 per mille, al pari dell’8 per mille, non costa assolutamente nulla al cittadino contribuente,entrambe costituiscono piccole quote di imposta a cui lo Stato rinuncia in favore di organizzazioni no-profit

� apporre la firma nell’apposito riquadro della dichiarazione dei redditi destinato alle ONLUS;� riportare in detto riquadro, sotto la propria firma, il codice fiscale dell’Associazione “Volontari per

il Mondo” - ONLUS, che è il seguente: 96339750588

COME FARE

La lettera di suor Virgilia, madre superiora della Co-munità delle Suore Carmelitane, è arrivata dritta alcuore. È stata una gioia vedere le immagini dei lavoriavviati, anche se ci sono, per ora, solo il grigio del ce-mento e il rosso caratteristico della terra africana.Quando i lavori saranno finiti, lo scenario cambieràcompletamente. Ci sarà il verde intenso del prato e icolori brillanti dei fiori, che le suore amano tanto, gliocchi stupendi dei bambini africani e l’aria sarà pienadella loro gioiosa vivacità. La scuola sarà molto acco-gliente, costruita secondo i criteri moderni riguardoalla sicurezza e al confort, e i bambini che la frequen-teranno avranno la possibilità di cominciare a costrui-re il loro futuro in modo gioioso e sereno. Ogni giornoriceveranno un piatto caldo e saranno amorevolmen-te assistiti e seguiti nella loro crescita.

A Napoli il 7 febbraio scorso “1, 2, 3 gocce di bene… nell’oceano”, una serata di divertimento esolidarietà a favore del quartiere di Messa Carrière, in Camerun, e per rilanciare l’importanzadelle adozioni a distanza come valore non solo sociale ma anche educativo

16 Volontari per il mondo

progetto nato con la clas-se di Giuseppe D’Andrea

e proseguito con la mia classequando loro si diplomarono. E quando parlo di progetto, parlodi Marlène, parlo di una bimbadel Camerun, ormai una ragazzagrande. Una bambina da cui ri -cevevamo foto e lettere circa duevolte all’anno e a cui anche noiscrivevamo e mandavamo foto.Sono passati quasi cinque annidal mio diploma liceale, sei da chelasciammo l’iniziativa passando iltestimone ad altri studenti, eppu-re il progetto è andato avanti. Èstata per me e i miei compagniuna bella iniziativa, che ci ha re-

sponsabilizzato e sensibilizzato,che ha dato un valore aggiuntoall’esperienza scolastica, per il fat-to di occuparcene noi studenti inprima persona.Di Marlène ho sentito parlarenuovamente in occasione dellospettacolo della compagnia “Tric-caballacche”, al Teatro Nostra Si-gnora di Fatima a Napoli, spetta-colo organizzato per realizzareuna scuola in Camerun dall’asso-ciazione “Vita Attiva” con “Volon-tari per il Mondo” - onlus. Udirenominare il suo nome, rivedereuna sua foto, ascoltare la prof.ssaCalbi e Giuseppe parlare di lei edel progetto ha fatto riaffiorare in me bei ricordi e una piacevolesensazione. Perché so che qualcu-no si prende ancora cura di Mar-lène, perché io con la mia classeho partecipato attivamente al pro-getto e quindi alla crescita di quel-la bambina, perché io so che quel-la bambina è una persona reale incarne ed ossa che ha veramenteusufruito dei nostri aiuti. Infatti lo stesso Peppe, grazie al-l’aiuto di tutta la scuola, tramite

“Volontari per il Mondo”, è partitoper il Camerun per andare a tro-vare Marlène e verificare comefosse realtà ciò che per tutti noiera solo un’astrazione e constata-re di quanto altro aiuto abbianobisogno quelle persone (vedi TRNews 2/2015, a pag. 15).Purtroppo, oggi, in quello che èstato il mio liceo, iniziative del ge-nere non vengono più fatte, noncapisco bene perché. Spesso ci sidimentica che il ruolo principedella scuola è quello di formarel’individuo nel suo complesso, nelsuo aspetto culturale, ma anchemorale. Per far sì che quegli in -dividui, da adulti, siano personeoneste e consapevoli che una,due, tre gocce nell’oceano non siperdono, ma possono fare la dif-ferenza per qualcuno.

1-2016

Un progetto di/per giovani

Matteo, Anna, Peppe, Salvatore: quattro “classi” di studenti unite da uno stesso fine di solidarietà

P.S. Nel Salvadanaio della bontà, messonell’atrio del teatro accanto al video incui venivano proiettate immagini e mu-sica dell’Africa, una bimba ha chiestoquanto “almeno” bisognava mettere den-tro. Alla risposta “quanto vuoi”, ha detto“ho solo 70 centesimi” e con un sorrisoha donato tutto quello che aveva!Gli spettatori si affrettano a entrare in sala

Salvatore Spalice, Gruppo giovani del TR

Un

popolo in cammino tra associazioni laicali,giovani, consacrati ma soprattutto tantissi-

me famiglie con bambini ha invaso il circo Massimodi Roma con una manifestazione pacifica ma forte edecisa a sostegno della famiglia naturale, il 30 gennaio,nel Family Day. A raccontare ciò che è avvenuto sulpalco ci hanno pensato con modi e commenti contra-stanti i giornali e le televisioni, ma non hanno raccon-tato come è stato viverlo tra i partecipanti.Il viaggio in autobus, ognuno a spese proprie, per rag-giungere Roma è già parte integrante della giornata,pranzo al sacco ma anche scarpe comode, pensandoa metropolitane affollate e percorsi a piedi tra le bel-lezze dei Fori Imperiali e del Colosseo. È difficile rac-contare l’emozione di vedere tante persone di tutte leetà sventolare bandiere e intonare canti sacri e slogansulla famiglia, il clima di allegria e fratellanza anchetra persone di diversi credi religiosi, la felicità nel ve-dere il fiume di persone che continuava ad arrivare an-che dopo l’inizio delle relazioni. La questione delleunioni civili non può essere liquidata con frasi precon-fezionate, dietro le immagini patinate ci sono storieconcrete ma soprattutto persone, sentimenti, dirittiinalienabili dei più piccoli e dei più deboli. MassimoGandolfini, psichiatra e organizzatore dell’evento, loha espresso con chiarezza e concretezza.A tutti, esperti e non che parlano in ogni trasmissionetelevisiva, senza contraddittori, di arretratezza cultu-rale italiana sul divieto di adozione dei figli per le cop-pie omosessuali, ha risposto sostenendo che con que-sta scelta l’Italia conferma di essere faro di civiltà del-l’Europa, perché non si può indicare come progressocivile programmare la nascita di un bambino che poisarà strappato alla sua madre naturale, come accade

necessariamente se viene data la possibilità alla cop-pie omosessuali di diventare coppie genitoriali, apren-do le porte al ricorso necessario all’utero in affitto.«L’utero non è un forno ma è la culla dove il bambinoinizia a sperimentare il legame con la propria madrebiologica sin dal momento del concepimento. L’uteroin affitto è inciviltà pura, è il ritorno prepotente di unasocietà fondata sulla schiavitù della donna, poveramerce nelle mani dei ricchi», ha ribadito Gandolfini.I medesimi concetti sono stati espressi da JenniferLahl, infermiera americana che si batte da anni per ladifesa dei diritti delle donne e dei bambini in tutto ilmondo. Lahl ha portato la sua esperienza, testimo-niando, con grande partecipazione emotiva, il doloree la povertà umana che si celano dietro il miraggio del-la genitorialità a tutti i costi e i beceri interessi econo-mici che presuppongono queste pratiche. Ascoltandoil suo toccante discorso, il fiume di persone è rimastoin un lungo silenzio quasi innaturale per poi sciogliersiin applausi ed urla di ammirazione. Poi serenamente abbiamo intrapreso la via del ritorno.Non so dire se anche per altri gruppi è stato semplicee agevole il rientro, ma per noi tutto si è svolto con unasemplicità che ci ha piacevolmente sorpresi. Sulla viadella fermata del metrò i canti dei gruppi neocatecu-menali e le loro danze ci hanno accompagnati; dopouna breve fila abbiamo preso il treno della metro perandare all’appuntamento con il nostro autobus e ab-biamo persino trovato posto a sedere, il viaggio di ri-torno è sembrato più breve, anche grazie alle preghie-re. Si, il popolo del Family Day pregava Dio, insieme aquanti, in Italia e in Europa, hanno veramente a cuorele sorti dei più deboli e stanno avendo il coraggio dimanifestarlo.

1-2016 17Sguardi sul mondo

Un fiume di persone

Daniela Amato e Ugo Cepparulo, referenti Ambito Famiglia

Un

La giornata della Famiglia a Roma

fatto che non è mai troppo tardi, non siamo da soli,e che sbagliare è solo il modo migliore per imparare.Chi siamo noi? Che posizione assumeremo in questo scenario insubbuglio, in cui tutti cercano di venderci a buonmercato la propria verità? Cerchiamo una Verità, laSua Verità. E in questa Verità, impostare la nostra vita. Solo così potremo diventare uomini nuovi, im-pegnati, che si sporcano le mani e “battono il pugnosul tavolo”: facendo di Cristo il nostro esempio e delVangelo la nostra risposta.

8 dicembre 2015 la Chiesa ha inaugurato unnuovo Giubileo, che si incentra e prende vitadalla conoscenza e dalla pratica della Mise-

ricordia. Questo nuovo anno si apre sullo sfondo diun panorama geopolitico internazionale estrema-mente delicato e sfaccettato che, a partire dalla crisidei migranti alla minaccia terroristica dello StatoIslamico in Medio Oriente, costituisce, come maiprima, una sfida al nostro essere uomini del mondo. Ogni cittadino, politico, governante, laico o religiosoha oggi il compito di prendere una decisione, di sce-gliere quale strada imboccare al bivio della suaumanità: apertura o chiusura, dialogo o scontro,comprensione o rifiuto. Ognuno di noi, tuttavia,nella particolare occasione offerta dal Giubileo, puòusufruire di una chiave di lettura in più, di un assonella manica, che così apertamente e concretamen-te ci viene offerto dalla Chiesa e, prima ancora,dall’esempio di Cristo stesso: operare Misericordia. Esistono, della Misericordia, pratiche sia spiritualiche corporali di cui tutti possiamo avvalerci, nellaquotidianità di ogni giorno. Dal consigliare ai dub-biosi, all’ammonire i peccatori, al sopportare pa-zientemente le persone moleste, per quello checoncerne le opere spirituali, e dal vestire gli ignudi,dar da bere e da mangiare agli assetati e agli affama-ti, ad alloggiare i pellegrini, per quelle compresenella dimensione corporale. Consigli diretti, concreti ed efficaci, in una ricettacosì semplice da sembrarci quasi ridicola, fino a chenon si prova a metterla in atto. La difficoltà della sfida che Cristo, ora più che mai,ci mette davanti, è proprio questa: fare della sempli-cità e dell’onestà intellettuale e spirituale il nostromodus operandi, coerenti con la nostra fede e con lamissione che ognuno di noi è chiamato a compiere,nella costruzione del Suo Regno. Certo, più facile a dirsi che a farsi, si potrebbe pen-sare, ma il miglior modo per arrivare alla traguardoè compiere il primo passo, sempre coscienti del

18 Giovani1-2016

Francesca CocomeroGruppo TR Giovani di Roma

L’UOMO NUOVOE LA SFIDA DELLAMISERICORDIA

L’

Il tema della Pasqua Giovane ci ricorda l’atteggia-mento con cui il Signore chiama ad accogliere gli al-tri nella nostra vita: a braccia aperte. Misericordia,Missione e Servizio i canali attraverso cui portareavanti questa chiamata.Non è stata una Pasqua come le altre: ognuno ha sa-puto fare sintesi di se stesso, entrando con discrezio-ne in contatto con l’altro e creando un clima profon-do di condivisione. Lavorare e pregare insieme è im-parare a mettersi in gioco, in queste giornate quantonella vita, ed è questo a cui noi tutti siamo chiamati,dai nostri doveri di studenti, amici, figli, fino alla curadi ogni relazione che intessiamo con l’altro.

LA RIVOLUZIONE DI DON BOSCO

19Giovani

obbiamo essere sinceri:quando è nata l’idea diuno spettacolo sulla testi-

monianza lasciata da don Bosco,ci siamo sentiti, all’inizio, in diffi-coltà. Quello che ci preoccupavadavvero era come “imbastirlo”, co-me muoverci sul palco, impararee recitare le battute, rispettare itempi, le entrate. La maggior par-te di noi, infatti, non aveva mai re-citato, ci sentivamo un po’ impre-parati, sprovveduti e anche ansio-si. Però su una cosa non eravamoinsicuri: le idee non ci sarebberomancate. Don Bosco aveva porta-to una rivoluzione nel modo in cuiguardare ai giovani. Sicuramenteè stato determinante l’aiuto che ciè venuto da parte di Susi Moceri-no, che ha creato la sceneggiaturaplasmandola sui nostri suggeri-menti e di Sebastiano Coticelli,che ha invece curato la parte pret-tamente tecnica. Purtroppo, abi-tando in città diverse, ci è spessomancata anche la possibilità diprovare più volte per acquistaresicurezza. Ma l’intraprendenza diDon Bosco supera ogni limitegeografico e alla fine siamo riusci-ti a vivere un’intensa esperienza digruppo, a volte scontrandoci, mapiù spesso confrontandoci, soste-nendoci a vicenda, suggerendol’uno all’altro, aiutandoci. Il no-stro obiettivo era quello di raccon-tare Don Bosco in uno degli aspet-ti che ci tocca più da vicino: lascuola. Al di là delle etichette chedocenti e studenti si scambianovicendevolmente, al di là dei pre-concetti, dei luoghi comuni dei

professori chiusi neiloro ruoli e dei ragazzisvogliati e ribelli, c’èstato un uomo che ha saputomostrare un’altra via: quella deldiritto dei ragazzi a essere felici,a coltivare i propri sogni e le pro-prie speranze, mostrando comegli adulti possano fare tanto perciascuno di loro, superando leconvenzioni e le barriere. Attra-verso anche alcune scene in par-ticolare (quella che concerne ilbullismo, ad esempio) abbiamovoluto trasmettere il valore delleesperienze e la futilità delle opi-nioni. Ma sicuramente il perso-naggio fondamentale di tutto lospettacolo è il “povero” supplente:egli infatti rompe gli schemi abi-tuali, li “smonta”, si pone verso iragazzi anzitutto ascoltandoli,non pensa al posto loro, ma, con ilsuo comportamento, li spinge apensare. Non tenta di ingraziarse-li, non possiede preconcetti neiconfronti dei suoi studenti, anzi,nei loro confronti nutre un pro-fondo rispetto, non soffermandosialla “superficie”, ma comprenden-do la loro inestinguibile voglia divivere e di cambiare. Ecco perchél’arrivo di un supplente, che èsempre stato sinonimo di “vacan-za”, diventa l’inizio di un cambia-mento radicale, tanto nei rapporticon gli altri che con se stessi.

1-2016

APPUNTAMENTI 27/31 Agosto 2016 Esercizi Spirituali - Nocera Umbra (PG)Per Info e prenotazioni:

Titta Boccia: 3294816751Sebastiano Coticelli: 3294816717

Antonio Cocomero e Rossella ParreiraGruppo TR Giovani di Salerno

Don Bosco in scena: i diritti dei giovani visti dai giovani

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al 12 al 14 febbraio si sono svolti gli Esercizispirituali ignaziani, nella stupenda cornicedi Villa Tiberiade a Torre Annunziata: gior-

nate di spiritualità, scandite dall’alternarsi di pre-ghiera comunitaria, lectio guidate da don Luis edeserto individuale. Punti chiave: Misericordia,Missione e Servizio.La prima lectio, la parabola del Buon Samaritano(Luca 10) è una vera antologia di Misericordia. Unuomo qualunque rimanda i suoi impegni per soc-correre uno sconosciuto. Gli 11 verbi dei vv. 33-35,inanellati sapientemente, mostrano il significatodi farsi prossimo, di avere compassione: sentire ildolore dell’altro, mettersi nella sua prospettiva,capire i suoi veri bisogni. Ciò non deriva dal nostrobuon cuore, la Tenerezza del cuore che si traducein Misericordia è un dono del Signore da invocare,solo così potremo servire i poveri, senza servirci diloro (don Milani).La seconda lectio, la Samaritana al pozzo (Gio-vanni 4), ha introdotto il tema della Missione. Neivv. 28-30 la donna, illuminata dalla Fede, messe anudo le sue fragilità, lascia la brocca, corre in città,invita la gente! Lei, venuta al pozzo di nascosto,non si vergogna più, è pronta a confessare ciò dicui è stata testimone. E noi siamo disposti a lascia-re le nostre brocche ai piedi del Risorto? Brocchepiene di potere, ricchezza, orgoglio, egoismo. Sia-mo disposti a correre verso gli altri per testimonia-re, invitare? La nostra missione di risorti in Cristoè quella di pasqualizzare il mondo, non preoccu-pandoci di raccogliere i frutti.

La lavanda dei piedi (Giovanni 13), temadella terza meditazione, è icona della Chiesadel grembiule (don Tonino Bello). Nel v. 4, treverbi chiariscono il servizio cristiano: si alzò,depose le vesti, cinse l’asciugatoio. Gesù,Dio incarnato, si alza da tavola per servire;Egli è per noi Via e Vita. Chi si nutre alla Mensa del Signore non puòstare seduto. L’Eucarestia è un energetico po-tente, non sopporta la sedentarietà, obbligaal movimento. Se non ci alziamo da tavolal’Eucarestia rimane un tempo incompiuto.Gesù depone le vesti: si spoglia della sua re-galità. Sappiamo noi deporre le nostre vesti?Deporre le vesti è entrare nella logica del po-

vero, senza complicità con le distorsioni del mon-do, è discernere il vero Bene. È necessario poi, co-me Gesù, cingersi l’asciugatoio e diventare servi fi-no in fondo. Il segreto del Servizio è la condivisione,è dare all’altro qualcosa di noi, è trasmissione glo-bale della nostra vita, è rinunciare alle comoditàper offrirci ai fratelli con la sola arma del grembiu-le, per offrire un servizio nutrito di preghiera.Siamo dunque pronti a scendere da Gerusalemmea Gerico, per portare la Sua Misericordia, la nostratestimonianza e il nostro servizio?

20 Formazione /Esercizi Spirituali per Responsabili1-2016

Contemplare il volto di Gesù RisortoEsercizi spirituali per responsabili

Anna Cretella, Cenacolo di Napoli

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La statua di Maria Ausiliatrice a Villa Tiberiade

“Prendiamoci cura del Creato, la nostra casa comune”

21 e 22 novembre dello scorso anno, presso laRAS di Castellammare di Stabia, si è svolta laGiornata di Richiamo con il titolo Prendia-

moci cura del Creato, la nostra casa comune.La giornata, dopo la messa, è iniziata con due inter-venti magistrali, presentati, da due studiosi, sottoforma di powerpoint, con belle immagini e filmatimozzafiato.La prima relazione è stata tenuta dal Prof. MaurizioParotto1: La casa comune: il pianeta in cui la vita èarrivata a riflettere su se stessa; la seconda dal Prof.Don Joshtrom I. Kureethadam2: I dieci comanda-menti verdi dell’enciclica Laudato si’.

Maurizio ha diviso il suo intervento in quattro parti:– Un creato in evoluzione;– l’uomo e la Terra;– il nostro pianeta oggi;– verso un’etica ambientale.

La relazione è stata svolta mediante diapositive:ogni diapositiva è stata ampiamente spiegata men-tre il pubblico godeva delle immagini.Si è capito perché la nostra Terra non è statica co-me la vedeva il libro biblico del Qoèlet, ma è in continua trasformazione. Il relatore ha passato inrassegna giganti come S. Paolo, Tommaso d’Aquino,Teilhard de Chardin, citando spesso la Gaudium et Spes.Inoltre le immagini dell’universo, la storia della Ter-ra ieri e oggi, i cambiamenti climatici su ampia sca-la, la perdita di grandi superfici di suolo coltivabile,l’impoverimento delle falde idriche, l’inquinamen-

to idrico e atmosferico e le risorse minerarie e dienergia in esaurimento hanno suggestionato e pro-blematicizzato un uditorio attento e interessato cheha compreso che bisogna andare urgentementeverso un’etica ambientale definita dall’enciclicaLaudato si’: dobbiamo tutti salvaguardare il creato.Don Joshtrom, dopo la proiezione di interessanti fil-mati e il commento del suo powerpoint, si è soffer-mato sui dieci comandamenti verdi, una delle suelettura dell’enciclica, passando in rassegna il docu-mento pastorale di Papa Francesco con interessanticonsiderazioni da filosofo della scienza. I dieci co-mandamenti verdi di Papa Francesco si trovanoelencati e discussi nel testo, di recente pubblicazio-ne, curato da don Joshtrom3 (pag. 34).I primi cinque sono rivolti a comprendere la crisi incui versa la nostra casa comune da una prospettivaolistica (tutta, intera, totale), gli altri cinque desi-gnano il percorso che dobbiamo fare per la curadella nostra casa comune. Tutti ci siamo resi contoche bisogna muoversi prima che sia troppo tardi.La bella e suggestiva Eucaristia “La Messa sul mon-do”, celebrata dal salesiano indiano don Joshtrom, igruppi di riflessione monotematici e le conclusionidelle nostre guide hanno chiuso la giornata di ri-chiamo facendoci portare a casa, carichi di interro-gativi, impegni e slanci verso una prassi attuativadella LAUDATO SI’.

1-2016 21Formazione /Giornate di Richiamo

… il pianeta in cui la vita è arrivata a riflettere su se stessa, illustrato dal Prof. Maurizio Parotto

1 Università “Roma Tre”.2 Università Pontificia Salesiana.3 Joshtrom I. Kureethadam (a cura di), Cura della casa comune. Introduzionea Laudato si’ e Sfide e prospettive per la sostenibilità. Ed. LAS-ROMA, 2015.

I dieci comandamenti verdi, proposti dal Prof. Don Joshtrom I. Kureethadam

Cenacolo Penisola Sorrentina

Il

NESSUN MINORE RESTI SENZA DIRITTI.NO ALLA SCHIAVITÙ INFANTILE

22 Sguardi sul mondo

al Cenacolo dei Testimonidel Risorto di Burgos, vo-gliamo sensibilizzare l’opi-

nione pubblica ed essere la vocedei senza voce: i Bambini. L’impe-gno da parte della nostra Comu -nità di Vita è quello di diffonde-re questa notizia ovunque ci tro-

viamo. I diritti dei bam-bini devono essere unapriorità per tutti i citta-dini e soprattutto pernoi come cristiani.Nel 1989, la comunitàinternazionale ha ri-conosciuto e si è im-

pegnata agarantire a tutti ibambini del mondo ipiù essenziali e ina-lienabili diritti uma-ni, vale a dire il dirit-to alla vita, alla sa -lute, alla protezionedalla violenza e dagliabusi, così come il di-ritto all’istruzione e algioco.Ma oggi, a ventiseianni di distanza, que-

sti diritti continuano a essere ne-gati a milioni di bambini in tuttoil mondo. Sono innumerevoli lenotizie che parlano di schiavitùinfantile, sessuale e di altre atro-cità effettuate sui più vulnerabilidi questo mondo.Le varie voci del nostro blog que-st’anno 2015-2016:http://esclavitudinfantilno.blogspot.com.es/ci informano sulla situazione disofferenza di milioni di bambininel nostro pianeta. Una sofferen-

1-2016

Alvaro Herrero CosioCenacolo TR in formazione di Burgos (Spagna)

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23Sguardi sul mondo

za che non si ferma e che le isti-tuzioni internazionali sembranoincapaci di arginare.Riteniamo pertanto indispensa-bile mantenere il nostro impe-gno a sradicare con decisione laviolenza e lo sfruttamento subitida tante vittime innocenti e indi-fese. Questa è la nostra ragiond’essere e, certamente, quella ditutti voi che accedete a questapiattaforma di informazioni eche vogliamo mostrare a tuttal’Italia.Vorremmo, in questi giorni, rad-doppiare i nostri sforzi e riceverela vostra partecipazione e, con ivostri commenti, diventare unaltoparlante che diffonda piùlontano e più in alto possibile ungrido clamoroso:

celebrerà la Giornata internazio-nale di lotta alla schiavitù infan-tile; chiediamo una preghiera eun impegno per i più vulnerabilidelle nostre città, nei nostri di-versi paesi.Come ha ricordato il Segretariogenerale delle Nazioni Unite nelsuo messaggio dello scorso anno,6,3 milioni di bambini minoren-ni sono morti nel 2013; 168 mi-lioni di bambini di età compresatra i 5 e i 17 anni sono stati sotto-posti a sfruttamento del lavoro e, altro dato scioccante, secondol’organizzazione l’11% delle ra-gazze in tutto il mondo sono co-strette a sposarsi pri-ma di compiere 15anni di età.Senza dubbio, questecifre rappresentanoun invito a continua-re ad impegnarsi nel-la denuncia di questesituazioni sofferte datante vittime e anchea lottare con impe-gno rinnovato in tanti

1-2016

Errata corrige: Le immagini a pag. 24 del TRnews 3-2015 sono del Cenacolo di Burgos e non del Cenacolo di Santa Fe, come indicato in didascalia. Ci scusiamo per l’errore.

NO alla schiavitù infantile. Sì ai di-ritti di tutti i bambini del mondo.Questo grido, questa rivendica-zione, rimangono purtroppo ne-cessari perché il progresso, il be-nessere e la dignità sono nega-ti quotidianamente a milioni dibambini. Non dobbiamo dimen-ticare che il prossimo 16 aprile si

angoli del mondo per riconqui-stare la loro dignità.Continuiamo a pretendere daiPaesi e dalle Organizzazioni in-ternazionali che pongano tra i lo-ro obiettivi prioritari la soluzionedefinitiva alla sofferenza e allosfruttamento dei bambini e, allostesso tempo, continuiamo a por -tare avanti iniziative di denunciacoraggiosa, audace e decisa.Ci auguriamo il vostro sostegnoe partecipazione, grazie a tutti.Un caro saluto e una preghieradalla Spagna.

(Ringraziamo Marco Lupi per la traduzione)

uando siamo entrati nell’ala del-l’Istituto Salesiano destinata al-

l’Infermeria che ospita i sacerdoti am-malati e avanti negli anni, uno di noi èrimasto colpito da un quadretto allepareti, il Cantico dell’Anziano:

Da qui, due iniziative.Recuperare, dal patrimonio straordinario delleesperienze dei nostri anziani, il volto del loro TR, lenarrazioni, spesso emozionate, che diventano pernoi semi di speranza e fedeltà.Da questo comune sentire, è nato anche il progettodi incontrare i sacerdoti salesiani ammalati.A parte il primo impaccio iniziale, più nostro cheloro, la saletta in cui erano riuniti si è trasformataprestissimo in un angolo di casa, con le chiacchie-re proprio come intorno a un focolare, odore di ci-bo nell’aria, canzoni un po’ arrangiate, note di chi-tarra, mani che si stringono.Don F., occhi che parlano, che racconta, con un filodi voce e con qualche difficoltà, della ‘sua’ Napoli edel suo desiderio di tornarci; don C., che ci raccon-ta, con gusto, una barzelletta d’altri tempi che ci ri-porta alla mente il sorriso contagioso e la vivacitàdel nostro carissimo don L’Arco, che sicuramenteci accompagna in questa esperienza.Molti hanno conosciuto Don Sabino, si rallegranoper il suo impegno fiorito nella famiglia del TR egioiscono della nostra presenza. Don D., di ‘appe-na’ 101 anni, che ricorda vividamente l’alluvionedel ’54, vissuta a Vietri sul Mare, ci lascia una toc-cante benedizione, e Don A., illuminato da un sor-riso biricchino, ci assicura che il mattutino delgiorno seguente sarà a noi dedicato.Siamo commossi, tutto così semplice, così vero, lavita è un perfetto cerchio di diversità e comunione,dalla presenza del piccolo Mario di pochi mesi aDon D. di 101 anni. Ci salutiamo con la loro richie-sta di animare una loro S. Messa del mattino.Torneremo presto, molto presto.

Per attingere forza dalla forza del loro cammino

24 Cenacoli1-2016

Benedetti quelli che mi guardano con simpatia.Benedetti quelli che comprendono il mio camminare stanco.

Benedetti quelli che parlano a voce alta per minimizzare la mia sordità.

Benedetti quelli che stringono con calore le mie mani tremanti.

Benedetti quelli che si interessano della mia lontana giovinezza.

Benedetti quelli che non si stancano di ascoltare i miei discorsi, già tante volte ripetuti.

Benedetti quelli che comprendono il mio bisogno di affetto.

Benedetti quelli che mi regalano frammenti del loro tempo.

Benedetti quelli che si ricordano della mia solitudine.

Benedetti quelli che mi sono vicini nella sofferenza.Benedetti quelli che rallegrano gli ultimi giorni della mia vita.

Benedetti quelli che mi sono accanto nel momento del passaggio.

Quando entrerò nella vita senza fine, mi ricorderò di loro presso il Signore.

“Capita ogni tanto che un istante vi catturi” .

(G. Braden)

Benedettiquelli che…

Anna Maria Merolacon il Cenacolo Salerno 1

Capita a volte che idee “buone” nascano da mo-menti di riflessione segnati da qualche sottile ma-linconia, dal peso del vuoto di chi non c’è più, dallaconstatazione che alcune significative assenze so-no il segnale di una malattia, di una impossibilità-impedimento ad essere lì con noi, nel Cenacoloche hanno contribuito a creare, a fondare.Poi però, dal grigio di quei pensieri un po’ dolenti,una luce, un intento e uno ‘slogan’:“Gli anziani, nostra grande risorsa”.

Q

due febbraio scorso ci siamo recati con Dina alSantuario del Divino Amore di Roma, accoltigioiosamente dal Rettore, don Luciano Cha-

gas Costa. Abbiamo pensato in questo luogo di offrireil quadro (donato a Dina durante il Consiglio genera-le di settembre), con i ritratti dei beati Maria e LuigiBeltrame Quattrocchi, co-patroni del TR insieme adon Bosco, così da poter essere maggiormente valo-rizzato e visibile ai tanti pellegrini che si recano a pre-gare sulla tomba dei beati. Il Rettore, apprezzandol’omaggio, lo collocherà nella sala dove si tengono gliincontri di pastorale familiare. Quale luogo migliore!Il quadro è stato accompagnato da una lettera di pre-sentazione (duplicata e posta nel retro del ritratto),della coordinatrice generale per motivare la donazio-ne a nome del TR e onorare Maria e Luigi quale cop-pia per eccellenza di unità coniugale.Che Pasqua! in uno dei luoghi preposti ora a PortaSanta nell’Anno Giubilare della Misericordia. Immer-si in un’atmosfera di intimità spirituale con i beati, cisentiamo proprio con Luigi e Maria. Ci tornano nel-l’animo alcuni esempi durante il loro periodo, inquella società intrisa di mutamenti politici, sociali,culturali e di esodo che, come oggi, incisero sullecondizioni di vita della gente, specialmente la più po-vera, sradicata dai sani principi educativi, culturali edel lavoro. I coniugi nel quotidiano vissero, comesappiamo, “l’ordinario in modo straordinario”, dandotestimonianza di coraggio e speranza atti a far sì cheognuno, lasciandosi guidare dallo Spirito Santo, purnei momenti più difficoltosi della vita può trovare laforza, la serenità e dare nel proprio piccolo un sanocontributo. E pensare che anche noi abbiamo fre-quentato la casa dei beati durante il percorso di spi-ritualità coniugale guidati da don Sabino e ospitati daEnrichetta, la quartogenita di Maria e Luigi, che con-divideva l’itinerario di fede e di amicizia nel TR.Con il quadro abbiamo donato alcune copie di due li-bri sulla vita dei beati: Questi Borghesi… I beati Luigie Maria Beltrame Quattrocchi, di Giorgio Papàsogli, lastoria speciale di una coppia «borghese, … un inno al-la bellezza e alla dignità di tutto ciò che è veramente

Visita ai Beati Maria e Luigi Beltrame Quattrocchi

1-2016 25Vita del movimento

nel Santuario del Divino Amore di RomaAlberto Pellè, Cenacolo di Roma

umano, una testimonianza del valore altissimo di una vita vissuta con consapevolezza e responsabilitàda due, che hanno saputo in tutto e per tutto essereuno...». La fede in Dio di Maria Beltrame è così ge -nuina da far “breccia nel grande cuore” del coniugeLuigi. E le pagine da lei scritte poco dopo la morte delmarito, sono raccolte come reliquia all’interno del-l’altro libricino. Un testo poetico d’altri tempi ma purattuale: L’ordito e la Trama. Radiografia di un matri-monio, che è la bella testimonianza profondamenteumana e spirituale di due sposi. Una coppia di quasicento anni fa che continua a tessere e a trasmettere ilvitale amore di Famiglia dal sapore eterno.

Il

La tomba dei Beati Maria e Luigi nel Santuario

La Coordinatrice Generale del nostro Movimento e il Rettore del Santuario del Divino Amore

è svolta al Teatro delle Muse di Roma la re-plica, offerta in beneficienza per la costru-zione della scuola primaria a Dimako, in

Camerun, del divertentissimo spettacolo LA GENTENON DEVE SAPERE, scritto e diretto da Geppi diStasio, che lo ha anche interpretato, accanto a Wan-da Pirol e Rino Santoro.Tra gli altri attori Antonio Lubrano, Roberta Sanzò,Carmen Landolfi, Nunzio della Marca, Marisa Car-luccio, Carlo Badolato e Valentina Celentano. Tutti ipersonaggi particolari di questa umoristica storiad’amore ambientata nei primi anni 70, a Napoli.Una commedia che oscilla però tra i toni grotteschie quelli più riflessivi di natura etica e denuncia so-ciale e che perciò non riesco completamente a defi-nire proprio per la varietà di sfaccettature ironiche esentimentali di cui si pregia. Mi rifaccio quindi alleparole dell’autore stesso, che così ne parla: «definirequesta una commedia grottesca equivarrebbe a dar-le allo stesso tempo una definizione attendibile e va-ga. Se consideriamo gli ingredienti primari del Grot-tesco, cioè un teatro ove convivono in uno sconcer-tante scontro tragico e comico, in cui la realtà disa-dorna si contamina di fantasia, l’appellativo apparequanto mai appropriato. Però se proviamo ad im-maginare un Teatro in cui manchi la fusione sopradescritta viene a mancare la definizione stessa diTeatro in senso universale. Se il Grottesco è un giuo-co che partecipa del tragico, un tentativo di esorciz-zare il demoniaco attraverso la riproduzione dob-biamo concludere che tutto il Teatro così come qual-siasi forma di arte non può essere che grottesco. NeLa gente non deve sapere coesistono entrambi glielementi, quindi è semplicemente una pièce teatralein piena regola...».

La trama è piuttosto complessa e a tratti difficile daseguire tanti sono gli intrecci che la costruiscono: ungioielliere che finisce in galera per colpa del suo so-cio (il quale però riesce a farlo scagionare dalle ac-cuse grazie alla falsa testimonianza di un’amica) faun voto a Sant’Eligio, protettore dei gioiellieri, a cau-sa del quale dovrà trovare, redimere e sposare la piùgrande prostituta di Napoli. Provini e selezioni non proteggono dall’inganno idue in cerca che vengono appunto rigirati da unadonna pazzamente innamorata del gioielliere datantissimi anni. E tra un prete che non vuole celebrare il matrimonioe una donna perbene disposta finanche a diventareprostituta sul serio pur di non perdere il suo grandeamore ecco che iniziano una serie di inaspettati col-pi di scena che tengono viva l’attenzione dello spet-tatore adulto e ragazzo (in sala erano presenti unatrentina di scolari divertiti dalle macchiette e dallebattute comiche a raffica).Il testo si articola dunque senza interruzioni o cedi-menti, vertendo sempre più in finale sull’amaracondizione di “ipocrisia” e perbenismo di facciata.

In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me. (Mt 25, 34-40)

26 Cenacoli /Volontariato1-2016

L’associazione Volontari per il mondo e il TR, Testimoni del Risorto, con questo spettacolo di beneficenzaintendono collaborare a realizzare la costruzione di una SCUOLA PRIMARIA a DIMAKO, in Camerun.

Il Cenacolo di Roma ringrazia la Compagnia teatrale diretta da Geppi di Stasio per la generosa offerta dello spettacolo e tutte le persone che, condividendo l’amore per i poveri, sono intervenute numerosissime allo spettacolo contribuendo alla raccolta dei fondi.

scritto e diretto da Geppi di Stasio

SiFrancesca Del Sette, giornalista

� Sopra la giovane famiglia Aversa

� Accanto due nonni “famosi”: Lello Nicastro con il nipotino Andrea e Cesira Ambrosio Aversa con la nipotina Serena

FESTA GRANDE nel Cenacolo di Santa Fe in Argentina!Angel e José Luis si sono sposati il 7 febbraio e festeggiano circondati dagli amici del Cenacolo.Tutto il Movimento TR si unisce alla loro gioia con la preghiera e con l’augurio di una lunga e serena vita da costruire insieme giorno per giorno, accompagnati sempre dal Risorto.

1-2016 27Cenacoli /Notizie di famiglia

Sono nati:Bianca, nipote di Ruggiero e Angela Quarto, coordinatori del Cenacolo di Bari, 3 febbraio 2016Andrea, figlio di Emanuele e Teresa, nipote di Susy e Lello Nicastro, coordinatore emerito del TR, 3 febbraio 2016Serena, figlia di Salvatore e Cristina, nipote dei nostri indimenticabiliCesira e Agostino Aversa, 20 febbraio 2016

HANNO RAGGIUNTO LA CASA DEL PADRE

Luigi, fratello di Vanda Rosa, Cenacolo di Roma, 13 novembre 2015Fratello di Rosalba Vetrano, Cenacolo di Taranto, 17 novembre 2015 Alfonso, fratello di Angelo Cinque, Cenacolo di Salerno, 29 novembre 2015Ines, Cenacolo di Salerno 1, 28 gennaio 2016Ines Jole, mamma di Gabriella Gentile Cataldi, Cenacolo di Roma, 29 gennaio 2016Elisabetta, zia di Antonietta Raco del Cenacolo Francavilla in Sinni, 8 febbraio 2016

La Famiglia TR si ingrandisce...

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Per saperne di più contattaci o visita il nostro sito! L’Associazione è ONLUS, la ricevuta del versamento è valida ai fini delle detrazioni fiscali

Partecipa anche tu ai nostri progetti di promozione e sviluppo in Camerun, in Ruanda, in Moldavia e in BrasileSe vuoi, puoi versare un contributo per la realizzazionedi uno dei seguenti obiettivi progettuali:• adozione a distanza € 30 (mese) • adotta un insegnante € 100 (mese) • adotta una ragazza madre € 30 (mese) • aiuto per un orfanello di Suor Immacolata € 20 (mese) • borsa di studio per scuole superiori € 50 (mese)•borsa di studio per l’Università € 100 (mese) •borsa di studio per semina-rista € 100 (mese) • per scavare un pozzo € 1.500 • per scavare un pozzoartesiano € 10.000 • colonia estiva per un orfanello € 30 • un generatoreelettrico € 1.500 •per un nostro progetto (offerta libera)

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Pellegrinaggio del TR nell’Anno Santo della Misericordia - 30 aprile 2016 Roma Catacombe di San Callisto - Visita alle catacombe e Via Lucis sulle tombe dei martiri

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ESERCIZI SPIRITUALI27-31 agosto 2016

A Nocera Umbrapresso

Hotel Fonte Angelica

Località Stravignano Bagni, 22206025 NOCERA UMBRA (PG)

Inoltre, per i ragazzi, secondo un programma differenziato per fasce di età:� riflessioni sul tema � attività di animazione � laboratori

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