Tempo di Avvento - fioratorio.it · Gesù si fece obbediente fino alla morte di croce e “per...

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Parrocchia delle Il 27 novembre incomincia il tempo di avvento, quel tempo liturgico particolare che precede la festa del Natale. È un tempo caratterizzato dalla dimensione del “saper aspettare”, del “saper desiderare” in ATTESA che Qualcuno arrivi. È un tempo che ci educa ad aspettare , noi che vogliamo sempre andare più veloci per non “perdere tempo”! Il Natale è la festa dell’arrivo di Dio nelle nostre vite. A Natale Dio ci viene incontro attraverso il Figlio Gesù; Dio ci viene incontro parlando la nostra stessa lingua: la vita umana! Dio si fa uomo, per partecipare completamente alla nostra esperienza umana e per far sì che la nostra esperienza umana partecipi pienamente della vita di Dio. L’avvento diventa allora un tempo propizio per preparare questo avvenimento... Certo, Gesù non nasce più in una culla, ma viene ancora oggi partorito dalla presenza delle comunità cristiane che nella loro piccolezza e debolezza accettano di renderlo presente con la testimonianza della loro fede. Anche per gli adulti sarebbe bello prepararsi al Natale con lo stesso desiderio con cui i bambini attendono e desiderano l’arrivo (l’avvento) di Santa Lucia... quanto più grande è il desiderio e l’attesa tanto più grande sarà la gioia della sorpresa e dell’incontro con il dono. Il natale è ancora troppo inquinato dalla retorica delle luci, della festa, dei regali... il Natale cristiano racconta un’altra storia che il presepe ci ricorda: è la storia di un Dio che ci viene incontro nel silenzio di una notte come tante altre, nella povertà e nell’indigenza, nella solitudine e nel pericolo di una imminente persecuzione... Dio ha deciso di infangarsi dentro questa nostra storia che non è tutta rosa e fiori... Dio ha deciso di mettersi in gioco per non lasciarci schiavi della paura e dell’egoismo, per consegnarci la speranza che questa vita umana è solo un piccolo inizio di una eternità piena di gioia, quella vera, quella che nasce dal dono di sé Tempo di Avvento stessi... Dio non si è accontentato di dircelo a parole, è venuto incontro a noi come uomo per raccontarcelo con la vita: quella di un bimbo, di un ragazzo, di un adolescente, di un giovane, di un UOMO, che muore per amore. Questo tempo di avvento sia coltivato nella preghiera; impariamo a ritagliarci qualche minuto di silenzio nella giornata, non lasciamoci vincere dalla fretta e dalle cattive abitudini che ci portano a vivere “di corsa” perdendo però di vista il traguardo... troviamo il tempo di riflettere sul vangelo, di fare qualche buona lettura, di pregare con figli o nipoti, di spegnere la TV o il cellulare, di resettare tutto quello che ingombra le nostre giornate, la nostra anima. Sentiremo che qualcosa cambia, il desiderio e la nostalgia di Dio si depositerà come piccolo seme dentro di noi. Buon avvento. Il vostro parroco Don Vinicio .

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Parrocchia delle

Il 27 novembre incomincia il tempo di avvento, quel tempo liturgico particolare che precede la festa del Natale. È un tempo caratterizzato dalla dimensione del “saper aspettare”, del “saper desiderare” in ATTESA che Qualcuno arrivi. È un tempo che ci educa ad aspettare , noi che vogliamo sempre andare più veloci per non “perdere tempo”! Il Natale è la festa dell’arrivo di Dio nelle nostre vite.

A Natale Dio ci viene incontro attraverso il Figlio Gesù; Dio ci viene incontro parlando la nostra stessa lingua: la vita umana! Dio si fa uomo, per partecipare completamente alla nostra esperienza umana e per far sì che la nostra esperienza umana partecipi pienamente della vita di Dio. L’avvento diventa allora un tempo propizio per preparare questo avvenimento... Certo, Gesù non nasce più in una culla, ma viene ancora oggi partorito dalla presenza delle comunità cristiane che nella loro piccolezza e debolezza accettano di renderlo presente con la testimonianza della loro fede. Anche per gli adulti sarebbe bello prepararsi al Natale con lo stesso desiderio con cui i bambini attendono e desiderano l’arrivo (l’avvento) di Santa Lucia... quanto più grande è il desiderio e l’attesa tanto più grande sarà la gioia della sorpresa e dell’incontro con il dono.

Il natale è ancora troppo inquinato dalla retorica delle luci, della festa, dei regali... il Natale cristiano racconta un’altra storia che il presepe ci ricorda: è la storia di un Dio che ci viene incontro nel silenzio di una notte come tante altre, nella povertà e nell’indigenza, nella solitudine e nel pericolo di una imminente persecuzione... Dio ha deciso di infangarsi dentro questa nostra storia che non è tutta rosa e fiori... Dio ha deciso di mettersi in gioco per non lasciarci schiavi della paura e dell’egoismo, per consegnarci la speranza che questa vita umana è solo un piccolo inizio di una eternità piena di gioia, quella vera, quella che nasce dal dono di sé

Tempodi Avvento

stessi... Dio non si è accontentato di dircelo a parole, è venuto incontro a noi come uomo per raccontarcelo con la vita: quella di un bimbo, di un ragazzo, di un adolescente, di un giovane, di un UOMO, che muore per amore.

Questo tempo di avvento sia coltivato nella preghiera; impariamo a ritagliarci qualche minuto di silenzio nella giornata, non lasciamoci vincere dalla fretta e dalle cattive abitudini che ci portano a vivere “di corsa” perdendo però di vista il traguardo... troviamo il tempo di riflettere sul vangelo, di fare qualche buona lettura, di pregare con figli o nipoti, di spegnere la TV o il cellulare, di resettare tutto quello che ingombra le nostre giornate, la nostra anima. Sentiremo che qualcosa cambia, il desiderio e la nostalgia di Dio si depositerà come piccolo seme dentro di noi. Buon avvento.

Il vostro parrocoDon Vinicio .

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Cosa vuol dire “sia santificato il tuo nome?” Diciamolo subito: vuol dire “fa che tutti gli uomini conoscano il tuo amore”.

Per noi oggi il nome è solo un termine di riconoscimento in mezzo a tante persone, ma anticamente indicava l’identità profonda di una persona.

Nella bibbia ci sono due momenti significativi in cui Dio si presenta! Il primo è quando Mosè chiede a Dio il nome (Esodo 3,13-15) e Dio risponde “Io sono colui che sono” che vuol dire “io sono colui che sta dalla tua parte!”; poi Mosè aggiunge: “Il Signore, Dio dei vostri padri, Dio di Abramo, Dio di Isacco, Dio di Giacobbe, mi ha mandato a voi”. Il termine in ebraico è JHWH, una parola di 4 lettere (tetra-gramma sacro) che per rispetto non viene pronunciata ed è tradotta con “Signore”. In questa rivelazione del nome scopriamo che Dio ama presentarsi come un Dio personale (di Abramo, Isacco e Giacobbe), e soprattutto vicino al suo popolo, alle sue sofferenze, al suo grido di aiuto.

C’è un secondo momento importante nella rivelazione del nome di Dio ed è nell’incarnazione

La preghiera cristiana:…sia santificato il tuo nome...

del suo Figlio. Lo annuncia l’angelo a Maria: “Lo chiamerai Gesù” (Luca 1,31), che significa “il Signore salva”. E in effetti in Gesù Dio si è rivelato definitivamente all’umanità come colui che salva, che ci ama. Dio ha così manifestato chi è veramente: un Padre misericordioso, talmente “vicino” all’umanità da assumerne nel Figlio la nostra carne mortale, e da offrire il Figlio stesso come il seme di una umanità nuova che per germogliare “deve morire e risorgere il terzo giorno”. Gesù è l’Emmanuele, il “Dio con noi”.

Come scrive anche san Paolo ai Filippesi, Cristo Gesù si fece obbediente fino alla morte di croce e “per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra” (2,9-11). Il nome di Dio, chi è veramente Dio, si manifesta pienamente in Gesù Cristo, incarnato, morto e risorto per noi.

Se dire “sia santificato il tuo nome?” vuol dire “fa che tutti gli uomini conoscano il tuo amore”, semplicemente chiediamoci se con la nostra vita, le nostre parole, le nostre scelte rendiamo presente Dio così come si è rivelato in Cristo: un Padre misericordioso, che ama, perdona, fa crescere, libera, incoraggia, dona, muore, dà la vita. E’ la sfida a cui siamo chiamati come cristiani. È la testimonianza che ci è chiesta affinché tutti possano ri-conoscere Dio e il suo amore; questa è la “vita eterna: che conoscano Te, Unico e vero Dio”.

Durante il mese di ottobre (mese missionario) abbiamo riflettuto lasciandoci guidare dalla

figura di Madre Teresa di Calcutta, recentemente canonizzata da papa Francesco. Normalmente

quando pensiamo a lei il pensiero va subito ai poveri ma come abbiamo ripetutamente

sottolineato la sua santità e la sua grandezza non è stato frutto della sua estesa opera

“sociale”, piuttosto dalla preghiera quotidiana e dal desiderio sempre più grande di soddisfare la “sete” di Gesù. “Ho sete” è l’espressione di

Dio che per bocca di un povero ha scatenato in Madre Teresa il desiderio di corrispondere sempre

più profondamente all’amore di Dio, anche nei momenti prolungati di oscurità.

Il segreto del suo “successo” è stato tutto qui: “io faccio tutto per Gesù”. Madre Teresa ha molto amato Gesù, per questo ha molto amato i poveri e chi le stava attorno. La sua vera esigenza e la sua

vera “intransigenza” era l’amore per Dio.

Perciò chiediamo per la sua intercessione che la nostra vita sia sempre animata dal desiderio di amare Dio; è vero, come lei diciamo che siamo solo “delle piccole matite” nelle sue mani, è Lui

che scrive la storia ma lo fa insieme a noi.

Dio ci doni la forza di essere docili testimoni nelle sue mani.

Il frutto del silenzio è la preghiera Bisogna che tutti noi troviamo il tempo di restare in silenzio e di contemplare, soprattutto se viviamo nelle metropoli.

Dio è amico del silenzio: dobbiamo ascoltare Dio perché ciò che conta

non è quello che diciamo noi, ma quello che Egli dice a noi e attraverso di noi. Puoi pregare in qualsiasi momento e ovunque.

Io credo che davvero la benzina della nostra vita sia la preghiera.

Il frutto della preghiera è la fedeLa fede è dono di Dio e cresce mediante la preghiera,

come la speranza e l’amore: e queste sono le tre virtù principali della vita interiore. Conoscerti e credere in te stesso significa poter conoscere

Dio e credere in Dio. La conoscenza di se stessi infonde umiltà e la conoscenza

di Dio infonde amore.

Il frutto della fede è l’amore La peggiore malattia dell’Occidente oggi

non è la tubercolosi o la lebbra, ma è il non sentirsi desiderati né amati,

il sentirsi abbandonati. L’unica cura è l’amore.

Una volta che comprendi quanto Diosia innamorato di te,

puoi vivere solo irradiando quell’amore. L’amore non ha senso se non viene condiviso.

Ciò che conta non è quanto fai, ma quanto amore metti in ciò che fai e condividi con gli altri.

Amare significa anche accettare la sofferenza con gioia. Dio ama chi dona con gioia.

Il frutto dell’amore è il servizio La preghiera attiva è amore, e l’amore attivo è servizio. Siamo tutti figli di Dio, perciò è importante condividere

i suoi doni. Ci rendiamo conto che quello che facciamo

è solo una goccia nell’oceano, ma l’oceano senza quella goccia sarebbe più piccolo.

Il frutto del servizio è la paceLe opere dell’amore sono sempre opere di pace.

Ogni volta che dividerai il tuo amore con gli altri, ti accorgerai della pace che giunge a te e a loro.

Dove c’è pace c’è Dio; è così che Dio tocca le nostre vite e mostra il Suo amore per noi,

riversando pace e gioia nei nostri cuori. E’ soltanto Dio che ha il potere di donare e di togliere:

condividi dunque tutto ciò che ti è stato dato,compreso te stesso.

Non ci vuole molto, può bastare un sorriso: il mondo sarebbe diverso se sorridessimo di più.

Perciò sorridi, sii allegro, contento che Dio ti ami.26

Madre Teresa di Calcutta

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Cari genitori, giocate coi vostri figli, inventate “cose nuove” con loro, siate creativi, “perdete tempo” con loro... è il tesoro che si porteranno dietro per tutta la vita.

Quando Don Bosco fu ordinato sacerdote pensò la propria azione pastorale, mettendovi il gioco come elemento fondamentale. Il suo primo programma si esprimeva in un trinomio: giocare, stare assieme, fare catechismo.

Lui stesso giocava con i ragazzi. Non fu difficile constatare che il cortile attirava più della chiesa. Molti giovani che non sarebbero venuti in chiesa, erano invece attratti dal cortile.

Non solo, ma in questa prima esperienza percepì l’importanza del gioco nella totalità della vita del ragazzo povero, sottomesso al lavoro durante la settimana, costretto alla dipendenza e condannato all’assenza di legami affettivi gratificanti.

L’importanza del gioco per il giovane era stata percepita anche da altri, ma forse alcuni non gli avevano attribuito altra finalità che quella di un onesto passatempo: la formazione viene dal lavorare - era il loro pensiero – e dallo studiare; il gioco prepara ed assicura le energie e la disposizione per quei momenti che sono quelli che realmente contano.

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RITIRI Don Bosco, nella sua esperienza di educatore, percepì che il gioco, oltre ad essere un elemento equilibrante e quindi necessario, sviluppa aspetti specifici nella formazione totale del ragazzo. È divenuto, quindi, per lui oggetto di riflessione, di osservazione, di organizzazione e di guida.

Scrive egli stesso del suo Oratorio: «Io avevo già fatto disporre di quanti più giuochi potevo, il cavallo di legno, l’altalena, le sbarre per il salto, tutti gli altri attrezzi di ginnastica». Così il gioco concepito sin dall’inizio come un punto importante nel programma educativo e pastorale, seguiva il calendario liturgico e l’itinerario catechistico, e segnava la vita della comunità giovanile. I giochi erano ordinari tutte le domeniche, ma diventavano straordinari nelle principali festività.

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Novembre

La Scuola dell’Infanzia

“SACRO CUORE”

apre le porte ai genitori

e bambini per visitare,

conoscere e divertirsi nella scuola!!!!

dell’Infanzia Apostole del Sacro Cuore di GesùVia Fiorine N. 56

24020 Clusone - BG

Tel. 0346. 22080

Scuola dell’Infanzia “Sacro Cuore”

Via Fiorine, 56/A

24023 Clusone - BG Tel. 0346.22080 Fax: Fax 0346/921383

E-MAIL: [email protected]

OPEN

DAYSabato

26 Dalle ore

10 alle 12

e dalle

14 alle 16

Non perdete

l’occasione!!!!!!

NOI CI SIAMO!! E VOI????

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Festa con i NonniGli angeli non possono essere dappertutto... meno male che ci sono i nonni!!!Venerdì 28 ottobre, come da tradizione, abbiamo festeggiato i nostri amati nonni; con una poesia, una canzone e da quest’anno... ZUMBAAAAAA!!!

Come gesto simbolico per ringraziare tutti i nonni, che quotidianamente aiutano le nostre famiglie, non poteva mancare l’elezione di Mr nonno e Mrs nonna.

La gioia e l’emozione negli occhi dei bambini, i sorrisi e l’orgoglio dei nonni, rendono come ogni anno questa giornata... una giornata SPECIALE!!!

SANTELLA

È abitudine di qualche maleducato/a (per definirlo con una parola educata) lasciare cose non

adeguate fuori dal cassonetto della CARITAS dove si raccolgono SOLO scarpe e vestiti; così come è

abitudine di qualcun altro/a appropriarsi di cose che vengono lasciate e che improvvisamente spariscono.

La zona adiacente alla chiesa non è una discarica ma occasione di generosità per dare il nostro

superfluo (si spera in buono stato) a chi non può permettersi il necessario. Tirate voi le conclusioni.

Purtroppo qualcuno 2 settimane fa ha cercato (supponiamo) di rubare gli spiccioli che sono in una cassetta murata della nostra cappellina dei morti vecchi; per far questo hanno rovinato la cancellata di ferro che protegge la santella; se qualcuno volesse dare una mano per recuperare il cancello preso a mazzate ne saremmo riconoscenti.A parte il gesto inqualificabile mi dispiace davvero molto perché ciò offende la fede delle persone devote a quel luogo e a chi con amore e cura tiene pulito e decoroso l’ambiente.Preghiamo il Signore anche per queste persone, evidentemente povere anche interiormente.

belingheripietro

Domenica 2 ottobre 2016è stato battezzato Pietro Belingheri. Auguri a papà Vanni e a mamma Veronica.

Battesimo

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Ci trovianche su

OratorioFiorine di Clusone

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CARITAS