QUESTO SGUARDO LO OSSESSIONAVA · 2016. 10. 18. · GENT E I IL MISTERO DEL QUADR O DELL'AV DOI...

2
GENTE I IL MISTERO DEL QUADRO DELL'AVO DI CAPROTTI, DISCEPOLO DI LEONARDO DA VINCI IL FONDATORE DI ESSELUNGA LO DONÒ PER NON VEDERLO PIÙ: «DI NOTTE IL SUO VOLTO MI LASCIAVA DI GHIACCIO», DICEVA QUESTO SGUARDO LO OSSESSIONAVA di Marco Pagani S ono tutti d'accordo sul fatto che Bernardo Caprotti, il proprietario dell'Esselunga scomparso a 90 anni il 30 settembre, fosse un genio dell'imprenditorialità. Ha creato il pri- mo dei suoi supermercati nel 1957, ora sono 151, danno lavoro a più di 20 mi- la persone e il valore dell'intera catena è stato stimato in circa 6 miliardi di euro. Certo, il senso degli affari l'aveva nel Dna, visto che era nato da una fa- miglia di industriali tessili di successo. Ma nel caso di Bernardo Caprotti, il "buon sangue non mente" del saggio proverbio potrebbe essergli stato pas- sato in eredità, geneticamente, da un antenato che per genialità e creatività batterebbe tutti in famiglia. L'avo in questione potrebbe addirittura offu- scare la fama di uno dei più eclettici artisti della storia: Leonardo da Vinci. È stata la lettura del testamento lascia- to da Bernardo Caprotti a riportare al- la luce una vicenda sorprendente. Nell'atto notarile l'imprenditore ri- cordava di avere do- nato alla Pinacoteca Ambrosiana di Mila- no (seppur lamen- tandosi di essersene pentito) un quadro raffigurante il volto di Cristo, realizzato da Gian Giacomo Caprotti (1480-1524), il suo ante- nato appunto. Gian Giacomo Caprotti era uno dei discepoli di Leonardo (1452- 1519), accolto dal Maestro in casa sua quando aveva appena dieci anni. Il ge- nio da Vinci se lo tenne accanto per un quarto di secolo, prima in qualità di garzone, poi in veste di aiutante e mo- dello e perfino, secondo quanto tra- mandato, come compagno di vita. Leo- nardo lo chiamava Salai, un modo L'ENIGMA DELLA FIRMA Il Cristo di Gian Giacomo Caprotti (1480-1524). «La scritta Salai, soprannome di Caprotti, può indicare l'autore o il modello: in questo caso il Cristo avrebbe il volto dello stesso Gian Giacomo», spiega l'esperto. GENTI 65

Transcript of QUESTO SGUARDO LO OSSESSIONAVA · 2016. 10. 18. · GENT E I IL MISTERO DEL QUADR O DELL'AV DOI...

Page 1: QUESTO SGUARDO LO OSSESSIONAVA · 2016. 10. 18. · GENT E I IL MISTERO DEL QUADR O DELL'AV DOI CAPROTTI DISCEPOL, DOI LEONARD DO A VINCI IL FONDATORE DI ESSELUNGA LO DONÒ PER NON

GENTE I IL MISTERO DEL QUADRO DELL'AVO DI CAPROTTI, DISCEPOLO DI LEONARDO DA VINCI

IL FONDATORE DI ESSELUNGA LO DONÒ PER NON VEDERLO PIÙ: «DI NOTTE IL SUO VOLTO MI LASCIAVA DI GHIACCIO», DICEVA

QUESTO SGUARDO LO OSSESSIONAVA di Marco Pagani

Sono tut t i d'accordo sul fatto che Bernardo Caprotti, il proprietario dell'Esselunga scomparso a 90

anni il 30 settembre, fosse un genio dell'imprenditorialità. Ha creato il pri-mo dei suoi supermercati nel 1957, ora sono 151, danno lavoro a più di 20 mi-la persone e il valore dell'intera catena è stato stimato in circa 6 miliardi di euro. Certo, il senso degli affari l'aveva nel Dna, visto che era nato da una fa-miglia di industriali tessili di successo.

Ma nel caso di Bernardo Caprotti, il "buon sangue non mente" del saggio proverbio potrebbe essergli stato pas-sato in eredità, geneticamente, da un antenato che per genialità e creatività batterebbe tut t i in famiglia. L'avo in questione potrebbe addirittura offu-scare la fama di uno dei più eclettici artisti della storia: Leonardo da Vinci. È stata la lettura del testamento lascia-to da Bernardo Caprotti a riportare al-

la luce una vicenda s o r p r e n d e n t e . Nell'atto notarile l 'imprenditore ri-cordava di avere do-nato alla Pinacoteca Ambrosiana di Mila-no (seppur lamen-tandosi di essersene pentito) un quadro raffigurante il volto di Cristo, realizzato da Gian Giacomo Caprotti (1480-1524), il suo ante-nato appunto.

Gian Giacomo Caprotti era uno dei discepoli di Leonardo (1452-1519), accolto dal Maestro in casa sua quando aveva appena dieci anni. Il ge-nio da Vinci se lo tenne accanto per un quarto di secolo, prima in qualità di garzone, poi in veste di aiutante e mo-dello e perfino, secondo quanto tra-mandato, come compagno di vita. Leo-nardo lo chiamava Salai, un modo

L'ENIGMA DELLA FIRMA Il Cristo di Gian Giacomo Caprotti (1480-1524). «La scritta Salai, soprannome di Caprotti, può indicare l'autore o il modello: in questo caso il Cristo avrebbe il volto dello stesso Gian Giacomo», spiega l'esperto.

GENTI 65

Page 2: QUESTO SGUARDO LO OSSESSIONAVA · 2016. 10. 18. · GENT E I IL MISTERO DEL QUADR O DELL'AV DOI CAPROTTI DISCEPOL, DOI LEONARD DO A VINCI IL FONDATORE DI ESSELUNGA LO DONÒ PER NON

IL MISTERO DEL QUADRO DIPINTO DALL'AVO DI CAPROTTI, ALLIEVO DI LEONARDO DA VINCI

UN TALENTO SENZA UGUALI Un ritratto in età avanzata di Leonardo da Vinci (1452-1519), un uomo di ingegno e talento universale: era pittore, inventore, astronomo, ingegnere.

per dire diavolo, un soprannome giu-stificato da quello che l'artista scrisse di lui in un manoscritto definendolo "ladro, bugiardo, ostinato, ghiotto". Una certa scaltrezza Gian Giacomo Caprotti la mise in mostra di sicuro, tanto da riuscire fin dal 1499 a pren-dere il controllo della "Vigna di Leo-n a r d o " [da poco di nuovo visitabile, ndr.], i

filari di uva nel centro di Milano che Ludovico il Moro donò a Leonardo co-me omaggio alle sue opere milanesi.

Passano i secoli, finché un altro Ca-protti, Bernardo, si imbatte per caso in un quadro attribuito a Gian Giacomo. Sfogliando un catalogo della Casa d'aste Sotheby's, il 25 gennaio 2007, l'impren-ditore rimane incantato dallo sguardo di quel Cristo e con l'aiuto dello storico dell'arte Maurizio Zecchini, da tempo suo fidato consigliere, lo acquista per circa 500 mila dollari. Inizialmente lo tiene nel suo appartamento: "Nel buio della notte - mi alzavo sempre a prende-re il mio latte - quello sguardo, illumina-

to da un modesto faretto, mi lasciava di ghiaccio", è la testimonianza scritta la-sciata dal patron di Esselunga.

Quando il quadro viene sottoposto a un restauro, Maurizio Zecchini si ac-corge che potrebbe nascondere un se-greto. Lo storico dell'arte raccoglie le sue osservazioni nel libro Leonardo da

Vinci e Gian Dome-

«LO COMPRÒ nico Caprotti detto

A UN'ASTA Salai - L'enigma di

PER 500 MILA un dTdoM

app(;na

riedito da Marsilio. D O L L A R I » , «È davvero un qua-RICORDA dro enigmatico. Di

Z E C C H I N I sicuro ha delle part i di qualità

straordinaria. Se, per esempio, si con-frontano i peli della barba sotto il mento del Cristo di Caprotti e il vello dell'agnello che appare nell'opera di L e o n a r d o Sant'Anna, la Vergine e il

Bambino con l'agnellino, c o n s e r v a t o al

Museo del Louvre di Parigi, la somi-glianza del trat to è grande», spiega a

UNA VITA CON IL GENIO Gian Giacomo Caprotti in un ritratto d'epoca. Rimase 25 anni al fianco di Leonardo, per il quale fu aiutante, modello e probabilmente anche compagno di vita.

Gente lo studioso. Il dubbio è che si tratti

di un'opera finora scono-sciuta di Leonardo. Oppure è l'allievo ad avere in realtà creato alcuni capolavori del Maestro? In entrambi i casi sarebbe una scoperta straor-dinaria... «Non si può esclu-dere a priori che Caprotti abbia raggiunto un livello pittorico così elevato. Ma allo stesso tempo del Ca-protti non si conosce nes-sun altro quadro di tale perfezione. Vedete, il miste-ro continua», dice Zecchini.

Secondo qualcuno, do-nando il dipinto del suo an-tenato alla Pinacoteca Am-brosiana, Bernardo Caprot-

ti avrebbe voluto prendersi il merito di avere trovato un Leonardo inedito. Non ricevendo un tale riconoscimento si pentì del regalo. «Sull'attribuzione a Leonardo il dottor Caprotti è sempre stato categorico: non ha mai voluto che fosse ipotizzata. Avrebbe desiderato che il quadro diventasse il protagoni-sta di nuove analisi, eventi, mostre, che avrebbero dato più visibilità e autore-volezza alla Pinacoteca Ambrosiana come centro di studi leonardeschi. Va ricordato, infatti, che l'istituzione mi-lanese, oltre a opere del genio toscano e dei suoi allievi, conserva dal 1637 lo strepitoso Codice Atlantico, fatto di 1.119 fogli pieni di annotazioni verga-te a mano dal Maestro. Per questo la Pinacoteca Ambrosiana è famosa come la "Casa di Leonardo". Ma i suoi rappre-sentanti non si sono resi disponibili al progetto cui pensava Caprotti. Il dot-tore faceva un altro mestiere, ma sa-rebbe riuscito a fare del bene anche lì».

Marco Pagani

66 GENTE