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Tecnologie dell’informazione per le imprese e il territorio Innovazione in Emilia-Romagna 2010

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Tecnologie dell’informazione per le imprese e il territorio

Innovazione in Emilia-Romagna

2010

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Tecnologie dell’informazione

per le imprese e il territorio

Innovazione in Emilia-Romagna

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Una regione sistema

centrata sull’impresa e sull’innovazione

Prefazioni a cura di:

Regione Emilia-Romagna

Microsoft

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Giancarlo Muzzarelli

Assessore Attività produttive, piano energetico e sviluppo

sostenibile, economia verde, edilizia,

autorizzazione unica integrata

Regione Emilia-Romagna

Alfredo Peri

Assessore Programmazione territoriale, urbanistica, reti di

infrastrutture materiali e immateriali, mobilità, logistica e trasporti

Regione Emilia-Romagna

Questo esame della struttura produttiva regionale svolta dalla visuale

dell‟adozione delle nuove tecnologie che possono contribuire

all‟evoluzione dei sistemi di produzione, dei modelli organizzativi e dei

comportamenti delle imprese è di significativa utilità anche per

l‟elaborazione delle future linee strategiche della Regione.

Bisogna dire che le imprese regionali, anche con il supporto delle

politiche regionali e l‟azione concertata delle organizzazioni

imprenditoriali e del lavoro, e delle altre istituzioni, hanno preso

crescente convinzione della necessità di mettere l‟innovazione al primo

posto tra le azioni necessarie non solo per lo sviluppo e il successo, ma

spesso anche per la stessa sopravvivenza e per la difesa dei livelli di

attività e redditività già raggiunti.

Naturalmente le imprese si sono impegnate in questa attività di

innovazione sui prodotti e di rinnovamento delle strutture organizzative

nei limiti delle competenze a loro disposizione e delle risorse che

l‟ambiente esterno è riuscito a fornire. Per questo motivo è

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particolarmente importante capire quali sono le eventuali carenze, le

parti deboli o mancanti di questi percorsi, anche per meglio indirizzare

le politiche regionali, soprattutto in uno scenario di risorse pubbliche

limitate come quello che si prefigura per i prossimi anni.

Purtroppo, la nostra economia, come quella di tutto il continente

europeo e del Nord America è stata duramente colpita da una crisi

internazionale di portata eccezionale, che, a parte le situazioni di crisi

dei sistemi finanziari, dal punto di vista produttivo ha colpito proprio

quei paesi e quelle regioni maggiormente proiettati a competere sul

mercato globale.

Non a caso, a fronte di paesi come Cina, India e Brasile che continuano

a crescere, l‟Europa e il Nordamerica sono ancora in difficoltà.

Non è stata, e non è, una crisi passeggera: è durata sette trimestri, dal

secondo trimestre del 2008 sino al quarto 2009. Tecnicamente, la

recessione è finita all‟inizio del 2010, ma la ripresa è incerta e debole.

In questo difficile contesto nazionale, e nell‟assenza di reali politiche di

sviluppo, l‟Emilia-Romagna secondo le stime redatte a novembre da

Unioncamere regionale e Prometeia, e riportate nel rapporto curato

congiuntamente da Unioncamere regionale e Regione Emilia-Romagna,

dovrebbe chiudere il 2010 con un aumento reale del Pil dell‟1,5%.

La convinzione è che la stessa caratteristica che ci ha reso

particolarmente esposti a questo shock esogeno, sia quella che ci stia

dando più opportunità di ripresa, grazie alla crescita del commercio

internazionale e quindi del nostro export (che è cresciuto, nei primi 6

mesi del 2010, dell‟11,7%). Nel prossimo biennio quasi la metà delle

imprese prevede di aumentare la propria propensione all‟export e

nessuna segnala di volerla ridurre. Purtroppo, non pare che vi siano

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prospettive per una ripresa del mercato interno, a parte alcuni segmenti.

Uno di questi, quello legato all‟innovazione in campo energetico a

livello domestico, di singole unità produttive e di centrali a basso

impatto ambientale e paesaggistico appare essere tra i più interessanti e

su cui le imprese regionali si sono già fortemente posizionate.

Grazie soprattutto all‟export, quindi, stiamo vedendo un po‟ di ripresa:

la preoccupazione per la situazione occupazionale resta tuttavia alta,

anche se l‟Emilia-Romagna presenta ancora dati occupazionali migliori

sia alla media nazionale che a quella della ripartizione nord-orientale.

Ma l‟intenzione è quella di recuperare il più possibile l‟occupazione

perduta e soprattutto di creare spazi significativi per coloro che si

affacciano sul mercato del lavoro, in particolare per tutti i giovani che si

sono impegnati a raggiungere livelli di competenza avanzati, sempre più

necessari per le prospettive del sistema economico regionale e per i quali

bisogna creare adeguate prospettive di crescita professionale. Per questo

le politiche per promuovere l‟innovazione a tutti i livelli è essenziale per

creare spazi per nuove figure che possano accrescere il dinamismo, il

potenziale creativo, la capacità di innovazione delle imprese.

In questo scenario la comprensione del contributo che un utilizzo pieno

e aggiornato delle ICT può dare non solo e non tanto per uscire dalla

crisi, ma per rientrare a pieno titolo nei nuovi trend di sviluppo che si

vanno affermando, è un fattore su cui puntare in maniera decisa. A

tutt‟oggi infatti (come testimoniato da questa indagine ma anche da

quella annuale ISTAT “Tecnologie dell‟informazione e della

comunicazione nelle imprese” piuttosto che quella specifica rivolta alle

imprese femminili della nostra regione, svolta nel 2010 nell‟ambito del

Piano Telematico dell‟Emilia-Romagna) le ICT sono viste

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prioritariamente come uno strumento di comunicazione, con il

primeggiare della e-mail su ogni altra modalità di scambio, in particolare

rispetto a sistemi di lavoro collaborativo e a distanza che caratterizzano

invece le economie più dinamiche. In sostanza nelle imprese a tutt‟oggi

le ICT hanno significato una automatizzazione dei sistemi in essere, ma

non un cambiamento della organizzazione e del posizionamento della

impresa nel suo ambito di attività. E‟un salto difficile da fare, anche per

la Pubblica Amministrazione è un percorso in essere, e necessita di

grande attenzione sia verso la dimensione infrastrutturale che verso

l‟area delle competenze, non a caso è uno dei pilastri su cui continuano a

insistere le politiche quadro della Unione Europea : abbiamo imparato,

dai Piani Telematici precedenti, che il Digital Divide non è l‟unico

ostacolo, e che una volta portata la rete, questa va alimentata di

contenuti, ricchi e nuovi, con servizi rivolti alla filiera di produzione

piuttosto che ai clienti finali, perché possa essere fattore competitivo. E

che Questi contenuti necessitano di competenze costantemente

aggiornate, per poter essere prodotte ma anche usate e messe a valore.

Per questo il tema delle competenze, del contrasto al knowledge divide

resta un tema di punta della nuova programmazione in ambito ICT della

Regione (PiTER 2011-2013), per i cittadini come per le imprese. Un

ambito in cui, in stretta collaborazione con le Associazioni e le Imprese

che hanno nell‟ICT il loro business, svilupperemo tutte quelle azioni che

concorrono a rendere l‟ICT più attraente in tutte le potenzialità.

Il tessuto regionale nel suo insieme ha una adeguata propensione a

compiere questi sforzi. Ci vogliono gli interventi e le politiche giuste a

supporto.

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Nonostante l‟emergenza determinata da questa crisi, la prospettiva che

riteniamo fondata è quella di insistere nella direttrice indicata dalla

stessa Unione Europea, in particolare nell‟ambito degli obiettivi di

“Europa 2020”, cioè quello di una economia competitiva e sostenibile

basata sulla conoscenza e sull‟innovazione. Nonostante le difficoltà e i

ritardi del sistema paese l‟Emilia-Romagna intende continuare a

qualificarsi come regione europea d‟avanguardia, come le viene

riconosciuto dalle stesse istituzioni europee.

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Pietro Scott Jovane

Amministratore Delegato

Microsoft Italia

Il momento storico che stiamo attraversando rappresenta una sfida per le

imprese e per le economie locali che in Italia come in molte altre aree

hanno subito un rallentamento. Molti analisti prevedono una moderata

ripresa ma sbaglierebbe chi dovesse ritenere che ciò che si è verificato

negli ultimi mesi rappresenti un fenomeno passeggero. Il cambiamento

che si è verificato sullo scenario economico globale richiede un cambio

di prospettiva.

Per garantire la crescita occorre incrementare la produttività e la

capacità di innovazione. L‟esperienza di altri Paesi, in Europa e nel

mondo, ci offre una «lezione» da cui è possibile imparare per reagire al

cambiamento e riprendere il cammino nella direzione dello sviluppo:

investire in innovazione genera produttività e quindi ricchezza, per

l‟impresa e per il Paese. Microsoft® investe in modo costante e

sistematico per spingere sempre più avanti la frontiera dell‟Information

Technology per l‟innovazione, in modo che i benefici della tecnologia

possano essere accessibili a un numero sempre più ampio di

organizzazioni di ogni dimensione. In Italia, storicamente, gli

investimenti in IT hanno spesso avuto un carattere conservativo e molte

imprese e organizzazioni considerano tali investimenti un centro di

costo: le analisi esposte nelle pagine che seguono lo mostrano con

chiarezza.

Microsoft offre alle aziende di ogni dimensione tecnologie che

indirizzano il tema dell‟efficienza e del contenimento dei costi ma

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l‟innovazione ha anche un ruolo di primo piano nella generazione di

valore, ed è questo il ruolo con cui ci proponiamo alle imprese italiane,

mettendoci al loro fianco affinché il loro potenziale si possa realizzare,

anche attraverso la tecnologia.

Crediamo in particolare che negli anni a venire la crescita economica

possa essere trainata in maniera decisa dall‟adozione delle tecnologie

legate ai servizi offerti online (cloud computing). Da nostre recenti

elaborazioni sono emersi alcuni dati importanti che illustrano come la

cloud economy possa rappresentare quella svolta legata all‟innovazione

che da troppo tempo stiamo aspettando. Risulta, per esempio, che le

attività riconducibili al cloud computing in tutto il mondo

aggiungeranno in ricavi almeno 800 miliardi di dollari nelle economie

locali entro il 2013. In particolare, nella UE, l‟adozione del cloud

computing potrà creare nei prossimi anni più di 100.000 nuove aziende

di piccole e medie dimensioni e più di 1 milione di nuovi posti di lavoro

in tutti i settori che utilizzano l‟IT, oltre a un incremento del prodotto

interno lordo pari allo 0.3%. Inoltre, si assisterà a un incremento

dell‟occupazione legata all‟ecosistema dello sviluppo di applicazioni e

soluzioni cloud e a nuove necessità di formazione specifica.

Le tecnologie dell‟informazione e la loro applicazione

all‟organizzazione delle imprese e dei servizi pubblici possono offrire

grandi opportunità all‟Italia. Recuperare il ritardo che affligge il nostro

sistema produttivo è una sfida possibile e, in un‟ottica di sistema, anche

una responsabilità sociale ed economica per tutti gli attori coinvolti,

dalle imprese alle Università, dalle associazioni di categoria agli enti

territoriali. Perché il cambiamento può essere un‟opportunità da

cogliere, tutti insieme.

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Indice

Capitolo I

La struttura economica dell’Emilia-Romagna e la situazione

congiunturale a seguito della crisi economica internazionale .... 16

Capitolo II

Le politiche industriali regionali ................................................. 33

Capitolo III

Gli investimenti in innovazione tecnologica presso le PMI

dell’Emilia-Romagna .................................................................... 50

Introduzione ................................................................................. 50

I risultati della survey ................................................................... 53

Capitolo IV

Scenari a supporto dell’innovazione delle imprese ................. 96

Produttività individuale e organizzazione del lavoro ................... 98

Comunicazione digitale ............................................................. 103

Amministrazione digitale ............................................................ 109

Progettazione digitale ................................................................ 112

Marketing e vendite digitali ........................................................ 117

Capitolo V

Impatto della situazione economica sul territorio, ruolo

dell’ICT e politiche regionali: il caso Emilia-Romagna .......... 125

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CNA Emilia-Romagna ............................................................... 126

Unioncamere Emilia-Romagna ................................................. 132

Confindustria Emilia-Romagna .................................................. 147

Microsoft .................................................................................... 153

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Capitolo I

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La struttura economica dell’Emilia-

Romagna e la situazione congiunturale

a seguito della crisi economica

internazionale

Andrea Margelli – Ervet

Silvano Bertini – Regione Emilia-Romagna

L‟Emilia-Romagna è una regione con una forte caratterizzazione

manifatturiera. Nonostante l‟aumento dell‟occupazione nei settori

terziari, è l‟attività manifatturiera, in particolare attraverso la propria

capacità di esportazione a trainare il sistema economico, anche in gran

parte della sua componente nei servizi.

La struttura produttiva industriale è caratterizzata da una presenza

articolata di forme imprenditoriali: un numero ancora vasto di

microimprese anche in forma artigianale, un numero molto inferiore ma

crescente e soprattutto con un crescente impatto occupazionale, di

piccole e medie imprese in genere altamente dinamiche, circa 300

imprese oltre la soglia delle PMI (cioè oltre i 250 addetti; sono presenti

anche imprese manifatturiere di tipo cooperativo, anche se la maggior

parte delle cooperative si concentrano nel settore agricolo, delle

costruzioni, del commercio e degli altri servizi.

La molteplicità delle forme imprenditoriali, oltre che la numerosità delle

imprese, è un elemento che garantisce una elevata elasticità al sistema

produttivo, in grado di valorizzare a seconda dell‟evoluzione degli

scenari economici, quelle con le migliori potenzialità; favorisce inoltre

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Capitolo I

17

una elevata concorrenzialità interna con la continua specializzazione

delle imprese già affermate e l‟emergere continuo di nuovi protagonisti

in nuove nicchie di mercato.

La struttura produttiva si è auto-organizzata intorno ad alcuni grandi

filoni tematici che rappresentano i clusters della regione:

l‟agroalimentare, l‟edilizia e le costruzioni, la meccanica e la

motoristica, il biomedicale, il sistema moda. Questi clusters si articolano

in orizzontale e verticale con numerosi comparti settoriali collegati tra

loro da legami tecnologici o di mercato. Tutto ciò genera un sistema

estremamente complesso di circolazione di conoscenze e competenze,

una sorta di fertilizzazione incrociata che favorisce la realizzazione di

nuove soluzioni e innovazioni tecnologiche. Negli ultimi anni, di queste

reti fanno sempre più parte anche settori terziari tradizionali e avanzati,

dalla logistica e distribuzione, fino ai servizi specialistici avanzati e

all‟informatica. Tutto questo rende il sistema industriale dell‟Emilia-

Romagna un terreno fertile per la generazione di percorsi innovativi.

Questo rende il sistema fortemente proiettato sul mercato estero

nonostante la prevalenza di imprese medio-piccole, con una propensione

all‟export molto elevata. Caratteristica che consente di cogliere

rapidamente le opportunità che si presentano sui vari mercati, anche se,

nei casi di crisi congiunturale mondiale generalizzata, come quella del

2008-2010, rende il sistema molto esposto.

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Capitolo I

18

Emilia-Romagna Italia

1995 2009 1995 2009

Popolazione residente 3.896 4.363 56.844 60.263

Prodotto interno lordo 94.810 106.436 1.084.022 1.207.875

Consumi finali interni 67.360 82.777* 855.635 1.022.697*

Spesa per consumi finali

delle famiglie 52.339 64.191 644.282 743.934

Investimenti fissi lordi 18.494 24.226* 202.413 274.850*

Esportazioni 21.773 36.477 196.860 291.733

Tabella 1 - Quadro macroeconomico - Milioni di euro - Valori concatenati -

anno di riferimento 2000 - Fonte: elaborazione dati ISTAT, conti

economici regionali, 2010. * dati al 2007

Con una popolazione di oltre 4 milioni di abitanti, pari a circa il 7,2 % di

quella italiana, l‟Emilia-Romagna rappresenta l‟8,8% del Pil e l‟8,1%

della domanda interna. Contribuiscono a sostenere il livello del Pil sia

gli elevati livelli dell‟occupazione che contribuiscono a mantenere

elevati i consumi finali delle famiglie (che incidono per l‟8,6% del totale

nazionale), sia un sistema produttivo competitivo caratterizzato da una

quota consistente di esportazioni e d‟investimenti (pari rispettivamente

12,8% e all‟8,8%).

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Capitolo I

19

Emilia-Romagna Italia

Tasso disoccupazione 4,8 7,8

Tasso occupazione 15-64 anni 68,5 57,5

Tasso di disoccupazione di lunga durata 1,3 3,5

Tasso di attività 72,6 63,0

Tabella 2 - Mercato del lavoro (2009) - Fonte: elaborazione dati ISTAT, conti

economici regionali, 2010. * dati al 2007

In relazione ai fattori che contribuiscono a mantenere elevata la

domanda interna gioca un elemento fondamentale il mercato del lavoro

che si caratterizza per elevati tassi di occupazione, tra i più alti in Italia,

e per un‟elevata partecipazione della popolazione. La disoccupazione

risulta molto contenuta così come quella di lunga durata, intesa come

quota di persone in cerca di occupazione da oltre 12 mesi sul totale delle

persone in cerca di occupazione.

Anche i dati pro-capite confermano un buon livello del Pil per abitante

che nel 2009 si attesta ad un valore superiore per oltre il 20% alla media

italiana. In riferimento all‟andamento invece, nel 2009, a seguito della

crisi economica internazionale, si registra in Emilia-Romagna una

maggior contrazione del livello del Pil pro-capite rispetto alla media

nazionale. Tale aspetto è connesso sia ad una peggiore dinamica del Pil

reale sia da un forte aumento della popolazione. In relazione al primo

punto si osserva un eccezionale andamento negativo: nel 2009 il Pil in

termini reali è calato del -5,8 in Emilia-Romagna e del -5 in Italia. Tale

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Capitolo I

20

differenza scaturisce da una maggiore elasticità dell‟andamento del Pil

reale della regione, che risulta più sensibile alla dinamica della domanda

estera del settore manifatturiero ed all‟andamento dei consumi dei beni

intermedi nella quale è specializzata (macchinari etc…).

Fig. 1 PIL pro-capite – valori Euro corrente - Fonte: elaborazioni Regione

Emilia-Romagna su dati ISTAT

Avendo la crisi colpito drasticamente il settore industriale, anche le altre

regioni italiane più fortemente caratterizzate dalla presenza

dell‟industria manifatturiera sono risultate le più penalizzate; in

Lombardia e Piemonte il Pil si è ridotto rispettivamente del 6,3 e del 6,2

per cento, mentre nel Veneto si è registrato un calo analogo a quello

dell‟Emilia-Romagna. Anche durante la precedente crisi economica,

2001-2003, la nostra regione registrò un andamento peggiore di quello

nazionale per poi risultare più performante nel momento in cui

l‟economia nazionale e soprattutto internazionale entrò in un ciclo

Pil pro-capite- valori Euro corrente

0

5000

10000

15000

20000

25000

30000

35000

1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009

Emilia Romagna Italia

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Capitolo I

21

economico espansivo. Ci aspettiamo così, ed anche le previsioni1

concordano su questo, che il ritorno ad un incremento del Pil reale

previsto dal 2010 e negli anni successivi, seppure a ritmi ancora lenti,

vedano un sorpasso della nostra regione rispetto alla media nazionale.

Fig. 2 Tassi annuali di crescita – PIL reale – valori concatenati 2000 - Fonte:

elaborazioni Regione Emilia-Romagna su dati ISTAT

Il secondo aspetto che ha influenzato negativamente la dinamica del Pil

espresso in termini pro-capite è connesso all‟aumento della popolazione,

soprattutto inattiva. Negli anni passati il miglioramento del mercato del

lavoro nella regione, sostenuto da un‟elevata offerta di lavoro, ha

accentuato il fenomeno dell‟immigrazione per compensare la carenza di

manodopera nel tessuto produttivo. Al fenomeno dell‟immigrazione,

1 Si veda a tal proposito Ervet, Economia regionale: congiuntura e previsioni,

Settembre 2010 in www.ervet.it

Tassi annuali di crescita-Pil reale- valori concatenati 2000

-8,0

-6,0

-4,0

-2,0

0,0

2,0

4,0

6,0

8,0

1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009

Emilia Romagna Italia

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Capitolo I

22

sopratutto straniera, è seguito l‟aumento delle nascite come conseguenza

diretta dei ricongiungimenti familiari e della maggior fertilità della

popolazione straniera. Come si nota dall‟andamento della popolazione,

l‟Emilia-Romagna ha così incrementato la popolazione in misura

davvero rilevante. Tra il 1995 ed il 2009 la popolazione residente nella

regione è aumentata di 466 mila unità, segnando un +12% sul totale il

doppio rispetto alla media italiana che è stata pari al 6%. Anche negli

ultimi tre anni la popolazione è continuata a crescere a ritmi

costantemente superiori. Aumenta in particolar modo la popolazione

nelle fasce inferiore ai 15 anni, grazie alla ripresa delle nascite specie da

stranieri, ma anche quella over 65 anni a causa dell‟invecchiamento

della popolazione locale. Tale aspetto non ha solamente influito

sull‟andamento degli indicatori pro-capite, incrementando la parte di

popolazione inattiva, ma ha anche determinato un mutamento strutturale

demografico che ha ed avrà riflessi nella struttura economica della

regione, specie in un miglior bilanciamento demografico e nel minor

invecchiamento della popolazione.

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Capitolo I

23

Fig. 3 Tassi annuali di crescita della popolazione - Fonte: elaborazioni

Regione Emilia-Romagna su dati ISTAT

Come visto sopra, le buoni condizioni del mercato del lavoro regionale e

l‟aumento della domanda di lavoro degli ultimi anni sono il frutto di una

struttura produttiva caratterizzata da imprese manifatturiere molte

competitive e con un‟alta propensione all‟export.

Il settore industriale, del quale la manifattura contribuisce per circa

l‟80%, continua anche nel 2009 ad avere un peso rilevante sulla

produzione del valore aggiunto regionale, pari ad oltre il 30% del totale

contro una media italiana del 25%. Anche in Emilia-Romagna si registra

la crescita del settore terziario, un processo comune a tutti i paesi

industrializzati che stanno via via riducendo il peso della manifattura a

favore di servizi, in taluni casi anche ad alto valore aggiunto (IT, servizi

alle imprese etc.), ma in misura minore rispetto alla media nazionale.

Tassi annuali di crescita della popolazione

0,0

0,2

0,4

0,6

0,8

1,0

1,2

1,4

1,6

1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009

Emilia Romagna Italia

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Capitolo I

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Valore aggiunto e PIL per settore di attività economica nel 2008 (1)

(milioni di euro, valori concatenati, anno di riferimento 2000 e valori percentuali)

SETTORI E VOCI

Valori Assoluti (2)

Quota% (2)

Var. % sull’anno precedente

2005 2006 2007 2008 (3)

Agricoltura, silvicoltura e pesca

3,088,2 3,0 -5,5 -2,4 -0.2 6,2

Industria 34,374,7 33,5 1,0 5,5 2,7 -3,2

Industria in senso stretto

… … -0,3 5,8 3,1 …

Costruzioni … … 6,9 4,3 1,3 …

Servizi 65,101,0 63,4 1,6 3,0 2,1 0,8

Commercio, riparazioni, alberghi, trasporti e comunicazioni.

… … 2,1 2,3 2,5 …

Intermediazione monetaria e finanziaria, attività immobiliari e imprenditoriali

… … 1,6 4,1 1,4 …

Altre attività di servizi

… … 1,0 2,0 2,8 …

Totale valore aggiunto

102,615,2 100,0 1,2 3,7 2,3 -0,4

PIL 114,355,4 - 1,1 3,5 2,1 -0,7

PIL pro capite

(4) (5)

26,551,7 124,4 -0,2 2,6 1,0 -2,0

(1) Valore aggiunto a prezzi base, valori concatenati riferiti al 2000. - (2) L’utilizzo degli indici a catena comporta la perdita di additività delle componenti concatenate espresse in termini monetari. Infatti la somma dei valori concatenati delle componenti di un aggregato non è uguale al valore concatenato dell’aggregato stesso. – (3) Per il 2008 sono disponibili soltanto le stime preliminari aggregate a livello di settore agricolo, industriale e dei servizi. – (4) PIL ai prezzo di mercato per abitante, in euro. – (5) La quota del PIL pro capite è calcolata ponendo la media dell’Italia pari a 100.

Tabella 3 - Valore aggiunto - Fonte: elaborazioni Regione Emilia-Romagna su

dati ISTAT

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Capitolo I

25

Fig. 4 Peso del settore Industria sul totale - Fonte: elaborazioni Regione

Emilia-Romagna su dati ISTAT

L‟export ha iniziato a crescere dal 1997, da quando cioè si è attivato il

processo di globalizzazione spinto dalla crescita del commercio

internazionale. L‟elevata vocazione manifatturiera della regione è infatti

connessa ad un sistema produttivo caratterizzato da PMI orientate

all‟export, con una propensione che arriva a volte a superare il 70% del

fatturato, fortemente interconnesse con gli altri paesi industriali europei

(come Germania e Francia), con la quale spesso vengono instaurate reti

produttive più lunghe. Così in questi ultimi anni, il valore aggiunto

dell‟industria è cresciuto a tassi superiori rispetto alla media nazionale.

La forza del settore manifatturiero è caratterizzata dalla presenza di PMI

specializzate che precedentemente erano localizzate in singoli distretti,

ma che in questi anni hanno ampliato le loro relazioni produttive

Peso del settore Industria sul totale

0,0

5,0

10,0

15,0

20,0

25,0

30,0

35,0

40,0

1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009

Emilia Romagna Italia

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Capitolo I

26

costruendo reti lunghe verso l‟estero sia in filiali commerciali, sia in

decentramenti produttivi o seguendo una crescita esterna finalizzata al

superamento delle relazioni distrettuali. Se negli anni passati la

competitività delle imprese era garantita da una rete di sub-fornitori

caratterizzata da un‟alta flessibilità organizzativa, un‟elevata

specializzazione di prodotto rese possibili anche da buone relazioni

sindacali, nell‟ultimo decennio, il crescere della concorrenza con gli altri

paesi emergenti in settori tradizionali (tessile, moda, ceramica), ha

incentrato la sfida delle leve competitive nell‟innovazione e

nell‟internazionalizzazione. Così le imprese della regione hanno

investito sempre di più in brevetti, in innovazione di processo e di

prodotto, spostando la propria produzione verso prodotti sempre più

differenziati o ad alto valore aggiunto.

Fig. 5 Valore delle esportazioni in % del PIL - Fonte: elaborazioni Regione

Emilia-Romagna su dati ISTAT

Valore delle esportazioni in % del PIl

0,0

5,0

10,0

15,0

20,0

25,0

30,0

35,0

40,0

1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008

Emilia Romagna Italia

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Capitolo I

27

Il profilo settoriale dell‟industria manifatturiera regionale si è così

spostato su alcuni settori ad elevata specializzazione regionale, come

quello delle macchine e dei metalli ed in quello alimentare grazie alla

presenza di alcuni grandi gruppi europei. Questi tre settori producono il

67% del valore aggiunto regionale. Tutti gli altri settori mostrano

nell‟ultimo decennio un andamento in contrazione, soprattutto i settori

più tradizionali che sono anche quelli più esposti alla concorrenza

internazionale.

2000 2007

% sul totale 2007

Var. % 2000-2007

Industrie alimentari, delle bevande e del tabacco

3.430 4.265 15,4 24,4

Industrie tessili e dell’abbigliamento 1.938 1.688 6,1 -12,9

Industrie conciarie, fabbricazione di prodotti in cuoio, pelle e similari

537 337 1,2 -37,2

Fabbricazione della pasta-carta, della carta e dei prodotti di carta; stampa ed editoria

1.083 1.060 3,8 -2,1

Cokerie, raffinerie, chimiche, farmaceutiche

1.451 1.300 4,7 -10,4

Fabbricazione di prodotti dalla lavorazione di minerali non metalliferi

2.814 2.557 9,2 -9,1

Produzione di metallo e fabbricazione di prodotti in metallo

3.808 4.382 15,8 15,1

Fabbricazione di macchine e apparecchi

meccanici, elettrici e ottici; mezzi di trasporto

8.882 10.020 36,1 12,8

Industria del legno, della gomma, della plastica e altre manifatturiere

2.188 2.157 7,8 -1,4

Tabella 4 - Emilia-Romagna, valore aggiunto per settori Milioni di euro -

Valori concatenati - anno di riferimento 2000 - Fonte: elaborazione dati

ISTAT, conti economici regionali, 2010

In realtà l‟andamento delle esportazioni evidenzia come quasi tutti i

prodotti di specializzazione produttiva regionale, tradizionali e non,

abbiano registrato una crescita del valore delle esportazioni dal 2000 al

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Capitolo I

28

2009. Vi è quindi, anche all‟interno di settori che risultano in difficoltà,

sia per la contrazione del valore aggiunto sia per la contrazione del

numero degli occupati, un certo numero d‟imprese che si sono collocate

in segmenti di mercato tali da resistere e superare la concorrenza

internazionale. Il settore tessile e dell‟abbigliamento, per esempio, che

negli ultimi anni ha visto ridurre il numero delle imprese, del valore

aggiunto e degli occupati, è risultato in forte crescita sul fronte

dell‟export, superando la variazione % media regionale. Si è quindi di

fronte ad un duplice fenomeno: da un lato i settori di specializzazione a

medio-alto contenuto tecnologico, si rafforzano e crescono in termini di

valore della produzione; dall‟altro i settori più tradizionali si stanno

riorganizzando, attraverso un processo di selezione delle imprese che

vede rafforzarsi quelle inserite in nicchie di mercato ad alto valore

aggiunto fortemente orientate all‟export mentre quelle che non riescono

a ristrutturarsi escono lentamente dal mercato.

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Capitolo I

29

2000 2009 Var. % 2000 -

% sul totale

Prodotti alimentari 1.818.871.160 2.858.105.744 57,14 7,84

Bevande 254.680.497 302.051.351 18,60 0,83

Tabacco 58.688 12.738 -78,30 0,00

Prodotti tessili 283.602.350 345.190.049 21,72 0,95

Articoli di abbigliamento (anche in pelle e in pelliccia)

2.226.386.856 3.037.742.862 36,44 8,33

Articoli in pelle (escluso abbigliamento) e simili

573.688.999 729.333.339 27,13 2,00

Legno e prodotti in legno e sughero

149.532.688 141.777.698 -5,19 0,39

Carta e prodotti di carta 239.257.102 276.475.670 15,56 0,76

Prodotti della stampa e della riproduzione di supporti registrati

1.628.670 2.251.645 38,25 0,01

Coke e prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio

19.803.432 46.066.921 132,62 0,13

Prodotti chimici 1.708.474.645 1.995.483.782 16,80 5,47

Prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici

154.408.356 657.393.064 325,75 1,80

Articoli in gomma e materie plastiche

794.963.757 946.293.851 19,04 2,59

Altri prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi

3.543.054.908 3.116.418.618 -12,04 8,54

Prodotti della metallurgia 743.383.976 1.391.647.082 87,20 3,82

CH25 – Prodotti in metallo, esclusi macchinari e

1.081.328.421 1.379.803.710 27,60 3,78

Computer e prodotti di elettronica e ottica

796.005.294 773.962.346 -2,77 2,12

Apparecchiature elettriche e apparecchiature uso domestico

1.532.002.063 1.764.399.129 15,17 4,84

Macchinari e apparecchiature NCA

9.080.340.542 18,76 29,56

Autoveicoli, rimorchi e semirimorchi

2.411.391.565 2.963.654.114 22,90 8,12

Altri mezzi di trasporto 570.457.372 619.498.375 8,60 2,31

Mobili 502.853.206 503.512.170 0,13 1,38

Prodotti delle altre industrie manifatturiere

658.250.006 844.282.373 28,26 2,31

Totale esportazioni regionali 29.954.562.308 21,81 100,00

Tabella 5 - Emilia-Romagna, esportazioni per settore, valori in Euro - Fonte:

elaborazione dati ISTAT coeweb

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Capitolo I

30

Se l‟industria manifatturiera risulta in continua evoluzione dimostrando

una dinamicità ed adattamento alle condizioni di mercato, il settore dei

servizi continua a crescere ma senza quei fattori di competitività che

invece sono presenti nell‟industria.

2000 2007

% sul totale 2007

Var. % 2000-2007

Commercio all’ingrosso e al dettaglio, riparazione di autoveicoli, motocicli e di beni personali per la casa

12.022 11.811 18,4 -1,8

Alberghi e ristoranti 4265 3.682 5,7 -13,7

Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni 6.004 6.801 10,5 13,3

Intermediazione monetaria e finanziaria 4.224 5.510 8,6 30,5

Attività immobiliari, noleggio, informatica, ricerca, altre attività professionali e imprenditoriali

19.172 20.562 32,0 7,3

Pubblica amministrazione e difesa, assicurazione sociale obbligatoria

3.391 3.713 5,8 9,5

Istruzione 3.019 3.390 5,3 12,3

Sanità e altri servizi sociali 4297 5.496 8,5 27,9

Altri servici pubblici, sociali e personali 2.885 2.458 3,8 -14,8

Servizi domestici presso famiglie e convivenze

703 1.057 1,6 50,3

Tabella 6 - Emilia-Romagna, valore aggiunto per settori Milioni di euro -

Valori concatenati - anno di riferimento 2000 - Fonte: elaborazione dati

ISTAT, conti economici regionali, 2010

Ad eccezione dei settori degli “altri servizi pubblici” e quelli del

commercio e del turismo, tutti gli altri settori risultano in crescita. Nello

specifico il settore dei servizi avanzati in senso ampio si conferma come

il settore dei servizi più importante, seguito dalla logistica e trasporti. Si

tratta quindi di settori fortemente connessi con l‟industria che

dimostrano così una forte interconnessione.

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Capitolo I

31

Fig. 6 Produttività, valori correnti - Fonte: elaborazioni Regione Emilia-

Romagna su dati ISTAT

Risulta invece differente la competitività tra i due settori. Mentre la

produttività nel settore industriale è stata crescente per tutto il decennio

fino all‟anno precedente la crisi, quella del settore dei servizi ha

mantenuto un andamento decrescente che si è accentuato dal 2001 in

avanti. L‟aumento dell‟occupazione nel periodo 2000-2007 è stato pari

ad oltre il 15% più del doppio rispetto all‟incremento del valore

aggiunto che è risultato di appena oltre il 7%. In particolari i settori dei

servizi dove si è riscontrato maggiormente questo fenomeno sono stati il

settore del commercio, del turismo ed i settori dei servizi alla persona e

sociali.

Valore delle esportazioni in % del PIl

0,0

5,0

10,0

15,0

20,0

25,0

30,0

35,0

40,0

1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008

Emilia Romagna Italia

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Capitolo I

32

2000 2007

% sul totale 2007

Var. % 2000-2007

Commercio all’ingrosso e al dettaglio, riparazione di autoveicoli, motocicli e di beni personali per la casa

297,4 305,5 22,3 2,7

Alberghi e ristoranti 95,9 118,9 8,7 24,0

Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni 98,7 93,9 6,9 -4,9

Intermediazione monetaria e finanziaria 49,6 54,6 4,0 10,1

Attività immobiliari, noleggio, informatica, ricerca, altre attività professionali e imprenditoriali

190,4 269,0 19,6 41,3

Pubblica amministrazione e difesa, assicurazione sociale obbligatoria

80,2 77,6 5,7 -3,2

Istruzione 89,0 100,4 7,3 11,7

Sanità e altri servizi sociali 122,0 137,1 10,0 12,4

Altri servici pubblici, sociali e personali 89,8 98,7 7,2 9,9

Servizi domestici presso famiglie e convivenze

76,2 113,8 8,3 49,3

Tabella 7- Emilia-Romagna, occupati totali settore dei servizi - Fonte:

elaborazione dati ISTAT, conti economici regionali, 2010

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Capitolo II

33

Le politiche industriali regionali

Silvano Bertini

Assessorato alle attività produttive Regione Emilia-Romagna

Le politiche industriali della Regione Emilia-Romagna, in particolare da

quando, con i “decreti Bassanini” e poi con le modifiche del Titolo V

della Costituzione, si è avuto un sostanzialmente decentramento

regionale nella gestione delle politiche di sviluppo (come già indicato

anche dalle modalità di programmazione dei Fondi Strutturali Europei

sin dall‟inizio degli anni 90), hanno puntato a rendere il sistema

produttivo in grado di affrontare con successo le sfide competitive in un

nuovo contesto, i cui riferimenti sostanziali si possono riassumere in:

entrata nell‟euro, moneta comune ai paesi forti dell‟Unione Europea

e, a sua volta, moneta forte sul mercato internazionale dei cambi;

integrazione europea, cioè partecipazione ad un mercato, sempre più

basato su regole comuni, e impegno al rispetto del patto di stabilità,

con forti implicazioni restrittive sui margini di manovra della finanza

pubblica;

globalizzazione della concorrenza, con l‟ingresso nello scenario

competitivo in particolare di grandi paesi come Cina, India, resto del

Sud Est asiatico, Brasile, nonché dei paesi dell‟Europa Centro-

Orientale e dei paesi del bacino del Mediterraneo.

A fronte di questo scenario, a cui hanno fatto nel tempo da contorno

diverse crisi (spesso legate a crisi finanziarie locali con ricaduta globale,

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Capitolo II

34

fino all‟ultima del 2008-2009), e un continuo declino della domanda

interna italiana, non c‟era altra strada che puntare a migliorare la

competitività internazionale delle imprese attraverso il loro

rafforzamento in termini di innovazione, cioè elevando il loro livello di

ricerca, sviluppo tecnologico e sviluppo organizzativo.

La grande sfida era ed è tuttora quella di accompagnare un sistema

incentrato su piccole e medie imprese e un numero limitato di grandi

imprese (in buona parte in forma cooperativa) fino alla condizione di

reggere all‟urto della concorrenza, preservare e accrescere occupazione

e reddito, mantenere uno sviluppo ancora piuttosto equilibrato a livello

territoriale. Non sono da trascurare i vantaggi più tipici delle PMI per

affrontare questa sfida: la specializzazione tecnica, la flessibilità

organizzativa e decisionale, la presenza in reti e reticoli di relazioni e in

clusters altamente competitivi. Ma contemporaneamente bisogna

considerare i limiti e i punti di debolezza: la dimensione delle risorse,

l‟abitudine a lavorare per il breve periodo, il basso livello manageriale e

di competenze innovative, specie in campo informatico.

Considerando il decennio passato, al netto dell‟ultima crisi

internazionale, si può dire che la sfida è stata affrontata con relativo

successo su più aspetti: forte crescita della propensione all‟export,

contenuto livello di decentramento di capacità produttiva, significativa

crescita dell‟impegno in innovazione e in ricerca, situazione di quasi

piena occupazione. Più contenuta è stata invece la crescita del PIL,

segno che comunque, vi è stata una pressione concorrenziale sulla

remunerazione dei fattori produttivi o che la crescente intensità

innovativa non sia stata adeguatamente riconosciuta dal mercato, forse

per lo scarso potere contrattuale delle imprese.

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Capitolo II

35

La crisi esplosa nel settembre 2008/2009 ha colto l‟Emilia-Romagna in

una fase di forte slancio e l‟ha colpita duramente, proprio per la sua

crescente dipendenza dalla domanda mondiale, più che italiana ed

europea. L‟impatto è stato particolarmente significativo in termini di

caduta dei livelli di attività produttiva e di aumento dei lavoratori in

mobilità. Tuttavia, pur considerando le situazioni socialmente delicate

che si sono generate, vi è motivo di ritenere che il sistema regionale sia

in grado di recuperare una buona quota dei livelli perduti proprio grazie

alle risorse dell‟innovazione, sia per quanto riguarda le esportazioni, già

in significativa ripresa, sia per quanto riguarda l‟intercettazione di nuove

nicchie di crescita anche sul mercato interno, come quelle legate al

risparmio energetico e alla sostenibilità.

Le grandi direttrici delle politiche regionali dell’ultimo

decennio

Le politiche industriali regionali sono state attuate principalmente

attraverso i seguenti programmi:

il Programma Regionale Triennale per le Attività Produttive, che ha

avuto una prima attuazione 1999-2002 ed una successiva 2003-2005,

poi prorogata fino alla elaborazione di un nuovo Programma, ancora

non avvenuta;

i programmi attuativi del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale

(FESR), in particolare il DocUP Obiettivo 2 2000-2006, rivolto in

quella fase solo alle aree più in difficoltà della regione, vale a dire

l‟area montana appenninica e l‟area tra Ravenna e Ferrara,

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Capitolo II

36

impegnate nella riconversione dalla chimica, e poi il Programma

Operativo Regionale Obiettivo Competitività e Occupazione 2007-

2013, tuttora attivo e valido per l‟intero regionale.

Questi interventi rivolti specificamente alle politiche industriali si sono

realizzati anche in relazione con altri interventi regionali, in particolare

quelli relativi alla formazione professionale, alle politiche territoriali, al

sistema regionale dei trasporti, alle politiche energetiche e, infine, al

Piano Telematico Regionale per quanto riguarda le politiche per lo

sviluppo della società dell‟informazione, in particolare nella sfera della

Pubblica Amministrazione.

Le politiche industriali si sono rivolte principalmente ai seguenti ambiti:

1. Sostegno agli investimenti per l‟innovazione di processo e di

gestione, in particolare mobilitando risorse creditizie a medio-lungo

termine utilizzabili a condizioni agevolate dalle imprese e con

l‟utilizzo della garanzia dei fondi regionali.

2. Rafforzamento del sistema regionale della garanzia al credito, con

particolare riguardo ai processi di innovazione,

internazionalizzazione e avvio di impresa, attraverso la

capitalizzazione dei consorzi fidi regionali.

3. Sostegno alla ricerca e sviluppo delle imprese e al trasferimento

tecnologico per l‟innovazione da parte delle Università e dei centri di

ricerca; tra il primo e secondo programma Triennale, e poi con il

POR FESR 2007-2013, vi è stato un salto di qualità con

l‟approvazione di una nuova legge regionale per la ricerca

industriale, l‟innovazione e il trasferimento tecnologico, la Legge

Regionale n.7/2002, che ha consentito di elaborare un programma

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Capitolo II

37

specifico, il PRRIITT, finalizzato a sostenere un sistema innovativo

regionale incentrato sul dialogo e la collaborazione tra imprese e

centri di ricerca.

4. Sostegno all‟evoluzione organizzativa e all‟adozione della

certificazione di qualità; nel primo Programma Triennale è stato

realizzato un Piano Qualità Regionale, che è poi proseguito con

azioni specifiche anche nei programmi successivi, rivolgendosi

sempre più all‟innovazione organizzativa complessiva delle imprese

e allo sviluppo in rete.

5. Sostegno ad iniziative per favorire la nascita di nuove imprese, in

particolare di alta tecnologia e lo sviluppo del lavoro autonomo

professionale.

6. Sostegno ai processi di internazionalizzazione, sia attraverso un

programma promozionale realizzato in accordo con le associazioni

imprenditoriali e le camere di commercio, sia con i servizi dello

Sportello per l‟Internazionalizzazione per accedere ai servizi

finanziari e assicurativi del Ministero dello Sviluppo Economico, sia

sostenendo progetti di internazionalizzazione congiunti da parte di

più imprese, in associazione di filiera o in consorzi.

7. Semplificazione amministrativa attraverso il completamento della

rete degli Sportelli Unici per le Attività Produttive su tutti i comuni

della Regione e loro progressivo potenziamento, aggiornamento e

messa in rete.

8. Realizzazione su specifici territori di aree industriali attrezzate,

incubatori e altre infrastrutture e servizi per lo sviluppo e

l‟innovazione dei sistemi produttivi locali.

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Capitolo II

38

Gli orientamenti recenti

Con la crisi si è determinata una situazione di emergenza produttiva e

occupazionale, che ha indotto la Regione, da un lato, con l‟istituzione di

un “Tavolo per la crisi” a seguire diverse situazioni critiche dal punto di

vista occupazionale, a promuovere e concordare soluzioni di

salvaguardia occupazionale, anche con il ricorso agli ammortizzatori

sociali, dall‟altro ad orientare temporaneamente le risorse disponibili

verso strumenti di sostegno alla disponibilità di liquidità da parte delle

imprese. Con l‟utilizzo di misure comunque già previste nel Programma

Triennale per le Attività Produttive, è stato quindi costituito un fondo di

garanzia di circa 50 milioni di Euro, finalizzato a sostenere l‟accesso al

credito non solo per investimenti, ma anche per affrontare crisi di

liquidità da parte delle PMI. Questo evidentemente ha comportato la

destinazione di una annualità dei fondi regionali di sviluppo, ancora

trasferiti dal Ministero, a questo obiettivo. Dopodiché, con la manovra di

luglio, è stato decretato l‟azzeramento di questa voce di trasferimento

alle regioni dal 2011, il che significa un forte taglio delle risorse per lo

sviluppo regionale nei prossimi anni.

Per quanto riguarda gli interventi strutturali, il punto di riferimento è

rimasto praticamente soltanto il POR FESR 2007-2013, che

all‟emergere della crisi era già stato approvato, con buona parte delle

risorse già impegnate o programmate per procedure in corso.

Gli interventi previsti nel POR hanno caratteristiche strutturali, quindi

sono essenziali per favorire la ripresa e il rilancio competitivo delle

imprese regionali, in particolare con la fine della situazione di crisi che

stiamo ancora attraversando. Nonostante la situazione di crisi, la

struttura del Programma Operativo è stata ritenuta adeguata ed in grado

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Capitolo II

39

di rispondere alle esigenze di rilancio del sistema produttivo, con

aggiustamenti molto limitati, di ordine prevalentemente tecnico.

La struttura del POR è su 4 assi. Il primo riguarda il rafforzamento del

sistema regionale della ricerca e del trasferimento tecnologico. Il

secondo riguarda il sostegno all‟innovazione e lo sviluppo di strumenti

finanziari per accelerare lo sviluppo delle imprese che realizzano

progetti innovativi o delle nuove imprese ad alto potenziale di crescita.

Il terzo asse riguarda lo sviluppo sostenibile e quindi l‟adozione di

tecnologie per il risparmio o l‟innovazione energetica, accompagnata

anche da investimenti infrastrutturali nelle aree produttive

ecologicamente attrezzate. Il quarto asse ha la finalità di promuovere il

turismo attraverso la riqualificazione storico-culturale dei centri urbani o

la riqualificazione di ambienti naturali per il loro sfruttamento turistico

sostenibile.

Dal nostro punto di vista, sono in particolare i primi due assi che

interessano rispetto alla finalità della ricerca qui presentata.

La Rete Regionale dell’Alta Tecnologia e i Distretti

Tecnologici

L‟azione già avviata con il PRRIITT, aveva un duplice obiettivo. Da un

lato, quello di far emergere le imprese maggiormente impegnate nella

ricerca e nell‟innovazione tecnologica nell‟ambito dei nostri sistemi

produttivi, di spingerle ad aumentare il proprio impegno nell‟attività di

ricerca in termini di risorse umane e di avviare contratti di

collaborazione con i centri di ricerca delle Università, degli enti di

ricerca. In sintesi, l‟intervento della Regione ha puntato a determinare

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Capitolo II

40

una trasformazione nella natura dei nostri sistemi produttivi, i famosi

distretti, promuovendo una loro evoluzione da poli di aggregazione

produttiva a poli di aggregazione di conoscenze e competenze, da

distretti produttivi a distretti tecnologici. In effetti, oltre alle maggiori e

più note imprese leader della regione, già da tempo impegnate

nell‟innovazione con il supporto delle proprie strutture di ricerca e

sviluppo, dagli interventi regionali è emerso un vasto numero si imprese

medie e piccole altamente dinamiche e organizzate per gestire un

approccio al mercato basato sulla continua evoluzione dei prodotti.

Dall‟altro lato, la Regione ha perseguito anche l‟obiettivo di organizzare

l‟attività di ricerca di rilevanza industriale, utile al trasferimento

tecnologico, al fine di renderla accessibile alle imprese e di creare

contesti in cui i gruppi di ricerca siano in grado di elaborare non

tecnologie abilitanti e nuove soluzioni per i settori produttivi. In questo

senso, obiettivo già dichiarato nella Legge Regionale 7/02 è quello di

creare una rete di strutture di ricerca industriale e trasferimento

tecnologico per il sistema produttivo regionale.

Le risorse destinate a questi due obiettivi sono state particolarmente

rilevanti, considerate le disponibilità della Regione Emilia-Romagna:

circa 250 milioni negli ultimi 6 anni.

Per quanto riguarda il primo obiettivo, sono poco meno di 800 le

imprese che hanno usufruito di finanziamenti alla ricerca, per la maggior

parte piccole e medie imprese. In base ai vincoli apposti dalla Regione

nei bandi stessi, a conclusione degli ultimi progetti finanziati nel 2009,

quasi 1200 giovani neolaureati in materie tecnico-scientifiche saranno

alla fine stati assunti dalle imprese per svolgere attività di ricerca e

sviluppo. Inoltre, saranno stati conclusi circa 800 contratti di

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Capitolo II

41

collaborazione tra le imprese e le Università o gli enti di ricerca,

attraverso i rispettivi centri di ricerca.

Per rafforzare questo orientamento alla tecnologia dei distretti, la

Regione ha finalizzato l‟intervento cofinanziato dal Ministero dello

Sviluppo Economico per i distretti produttivi, allo sviluppo dell‟attività

di ricerca applicata e a rafforzarne le dinamiche innovative. Il bando,

intitolato proprio “Dai distretti produttivi ai distretti tecnologici” ha

puntato a sostenere progetti di ricerca realizzati prioritariamente dalle

aziende leader dei vari distretti, per sviluppare nuove tecnologie

abilitanti rilevanti per un loro avanzamento tecnologico, effettuando poi

una attività di diffusione e condivisione dei risultati a livello

precompetitivo. Sono stati selezionati 35 progetti, realizzati da 105

imprese, distribuiti su 14 distretti produttivi strategici per la regione:

Alimentare;

Sistema moda;

Ceramica e tecnologie per la ceramica;

Tecnologie per i nuovi materiali per le costruzioni;

Farmaceutica/Biotecnologie;

Biomedicale e protesica;

Nuovi materiali per la meccanica;

Meccanica per il packaging;

Automazione/controlli/meccatronica;

Meccanica agricola;

Motoristica e componentistica auto;

Nautica;

Tecnologie per le reti e i servizi energetici;

ICT/multimedia.

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Capitolo II

42

Anche questi progetti prevedono oltre 100 assunzioni di giovani

provenienti da facoltà scientifiche e un 10% del budget destinato ad

attività di diffusione dei risultati al resto delle imprese del distretto

attraverso seminari, formazione, materiali divulgativi e strumenti

informatici. Inoltre prevedono almeno il 20% del budget in spese per

contratti con strutture di ricerca universitarie e non, prioritariamente con

quelle della Rete Regionale dell‟Alta Tecnologia.

A proposito della Rete Regionale dell‟Alta Tecnologia, con il POR

FESR, essa è stata rifinanziata e riorganizzata attraverso il programma

dei tecnopoli. Attraverso una procedura negoziale, sono stati approvati

programmi di ricerca e di acquisizione di attrezzature scientifiche per

oltre 160 milioni di Euro e progetti di realizzazione o ristrutturazione

edifici da destinare ai tecnopoli per altri 80 milioni di Euro circa.

I tecnopoli saranno quindi le sedi fisiche dove a regime verranno ospitati

i laboratori di ricerca industriale e trasferimento tecnologico, con le

annesse strutture di servizio e spazi per nuove imprese. I laboratori sono

strutture di ricerca orientate al trasferimento tecnologico dotate di

autonomia scientifica e gestionale, configurati in prevalenza come

consorzi o come centri interdipartimentali di ricerca all‟interno delle

Università. Dal punto di vista tematico, i laboratori sono aggregati in sei

piattaforme regionali: la meccanica avanzata e i materiali,

l‟agroalimentare, l‟edilizia e le costruzioni, l‟energia e l‟ambiente, l‟ICT

e il design, le scienze della vita.

Sono 35 i laboratori che sono stati finanziati attraverso il programma dei

tecnopoli, distribuiti su più sedi e indicando, complessivamente 132

ambiti di ricerca e almeno 520 risultati in termini di prototipi, modelli,

procedure, metodologie. Ad essi si aggiungono ulteriori 10 strutture, in

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Capitolo II

43

parte altri laboratori, in parte centri per l‟innovazione, portando così a 45

i soggetti attualmente partecipi alla Rete.

Tale numero potrebbe innalzarsi, anche senza il finanziamento regionale

attraverso la procedura di accreditamento regionale, rivolta ad attestare

le condizioni organizzative e procedurali minime, dei laboratori e dei

centri per relazionarsi efficacemente con le imprese e con il mercato in

generale. L‟accreditamento è infatti aperto a tutte le strutture pubbliche e

private che realizzano attività di ricerca applicata per le imprese in

condizioni di autonomia e con condizioni minime di struttura. Esso è

invece obbligatorio per tutti i laboratori finanziati col programma

tecnopoli ed è condizione necessaria per entrare a far parte della Rete

attraverso le sue piattaforme.

L‟attività di coordinamento dell‟ASTER attraverso le piattaforme mira a

coordinare gli ambiti di ricerca tra i laboratori, a promuovere

collaborazioni, ad organizzare l‟attività promozionale delle piattaforme,

a catalogare le competenze e le risorse dei laboratori, a monitorare la

loro attività verso le imprese.

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Capitolo II

44

I principali risultati con le politiche regionali per la ricerca e

l’innovazione:

Dal lato delle imprese

777 Progetti di ricerca e sviluppo delle imprese, in particolare PMI

35 Progetti di ricerca delle imprese leader dei distretti produttivi

(appena approvati grazie al primo finanziamento per i distretti

produttivi)

1300 Giovani laureati in materie tecnico scientifiche assunti da

queste imprese per svolgere attività di ricerca e sviluppo

850 Contratti di collaborazione delle imprese con centri di ricerca

delle Università degli enti di ricerca, di altri organismi di

ricerca

190 Brevetti già depositati generati dai progetti finanziati

12 Laboratori di ricerca delle imprese avviati o rifinalizzati

19 Start ups sostenute nel loro avvio.

8 Nuove imprese che hanno visto un intervento di venture capital

attraverso il Fondo Ingenium, promosso dalla Regione

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Capitolo II

45

Dal lato dell’offerta di ricerca

35 Laboratori di ricerca industriale realizzati dalle

Università e dagli enti e altri organismi di ricerca,

organizzati in 6 piattaforme tematiche (meccanica

avanzata e materiali, scienze della vita e biotecnologie,

edilizia e costruzioni, agroalimentare, energia e

ambiente, ICT e design) che costituiscono la Rete

Regionale per l‟Alta Tecnologia

10 Centri per l‟innovazione impegnati a supportare in

particolare le imprese minori nell‟innovazione

Circa 600 Giovani ricercatori impegnati full time nei programmi di

ricerca dei laboratori

Circa 1100 Professori e ricercatori confermati impegnati a tempo

parziale nell‟attività dei laboratori

Circa 700 Risultati in termini di prototipi, modelli, studi,

caratterizzazioni, procedure e altro realizzati dai

laboratori, già censiti nel primo periodo di attività

10 Spin offs accademici generati dai laboratori

20 Brevetti depositati dai laboratori.

In sostanza, per quanto riguarda il tema della ricerca e del trasferimento

tecnologico per l‟innovazione, la Regione ha sviluppato una azione di

sistema, volta a creare reti tra gruppi di ricerca su specifici ambiti

tecnologici e imprese nell‟ambito dei diversi distretti produttivi.

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Capitolo II

46

Il supporto all’innovazione nelle imprese

Come ricordato sopra, oltre a sostenere l‟innovazione tecnologica, la

Regione ha puntato anche a favorire lo sviluppo e la qualificazione delle

imprese. Nei primi anni con il primo Programma Triennale, il Piano

Qualità Regionale aveva realizzato interventi per favorire la

certificazione ISO, l‟adozione di sistemi di qualità Vision 2000, lo

sviluppo della qualità in reti di imprese.

Recentemente, con il POR FESR, è stato realizzato un intervento rivolto

alla qualificazione organizzativa delle PMI e in particolare le spese per il

reclutamento di un manager temporaneo all‟interno dell‟impresa e spese

per l‟acquisto di hardware e software per lo sviluppo di sistemi

informatici e di telecomunicazioni avanzati, aspetto spesso carente,

soprattutto nelle piccole e medie imprese. In questo ambito sono stati

oltre 730 i progetti presentati, oltre 500 quelli finanziati.

Ancora di recente, ed in vista della situazione di crisi e di accentuata

debolezza finanziaria delle imprese, la Regione ha deciso di promuovere

lo sviluppo di reti di impresa, attraverso l‟adozione del contratto di rete,

come proposto a livello statale. Tali reti potevano riguarda in modo

particolare le fasi pre e post produttive, in particolare, la progettazione e

la logistica. Il bando richiedeva addirittura 5 imprese come numero

minimo di partecipanti a tali reti, ma nonostante questo sono stati

presentati ben 251 progetti, quasi tutti finanziati.

In questo campo sono rimasti poi attivi interventi rivolti a specifiche

categorie economiche sulla base di leggi dedicate, come l‟artigianato e

le imprese cooperative, e strumenti trasversali per facilitare l‟operatività

delle imprese nel sistema, in particolare i consorzi fidi per la garanzia

creditizia e l‟accesso al credito per gli investimenti delle PMI, estesi al

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Capitolo II

47

credito a breve per la liquidità con la situazione di crisi, come abbiamo

ricordato sopra.

Infine, sono stati realizzati interventi rivolti all‟innovazione di tipo

sostenibile e in particolare all‟innovazione in campo energetico e

soprattutto sono in corso di avviamento programmi di interventi

infrastrutturali per il completamente di 29 aree produttive

ecologicamente attrezzate, distribuite su tutta la Regione.

Le imprese del futuro

Un elemento importante da valorizzare per la nostra regione è il sistema

di supporto alla nascita e allo sviluppo di nuove imprese, in particolare

quelle a contenuto tecnologico. In realtà, tra strumenti e facilities, nella

regione vi sono tutte le condizioni per accompagnare al mercato e allo

sviluppo dell‟attività produttiva le nuove imprese nei settori più

complessi. Tra questi si possono ricordare i seguenti punti:

1. Il sostegno allo sviluppo delle idee di impresa fino alla redazione di

un progetto di impresa, che viene realizzato attraverso il progetto

SPINNER, che attraverso una rete presente in tutte le sedi

universitarie intercetta e assiste giovani nello sviluppo delle idee e

per la loro trasformazione in business plan. Questo progetto ha avuto

un vasto impatto, sostenendo molte centinaia di giovani ed altrettanti

progetti di impresa o di trasferimento tecnologico dei risultati alle

imprese. Una azione coerente e sinergica con questo progetto è

quella del progetto We Tech Off, che assiste la formazione

embrionale dell‟impresa e la fase di pre-incubazione.

2. L‟ospitalità delle imprese in fase di seed e start up. Tutte le

Università e gli enti di ricerca hanno strutture più o meno adeguate

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Capitolo II

48

per ospirare gli spin offs, a volte con incubatori specificamente

dedicati, a volte nell‟ambito degli istituti e dei dipartimenti. Sono

stati inoltre realizzati ulteriori 9 incubatori per ospitare nuove

imprese (4 nella provincia di Ferrara).

3. Sportelli Unici per le Attività Produttive. Sono ormai presenti su

tutto il territorio regionale offrendo un accesso più agevole agli

adempimenti burocratici necessari per la nascita e l‟avvio delle

attività delle imprese.

4. Incentivi all‟avvio di nuove imprese. La Regione emana

periodicamente bandi per sostenere l‟avvio di nuove imprese,

offrendo contributi alle spese iniziali di costituzione, insediamento,

primo investimento, sulla base di un business plan. Sono stati

recentemente emanati bandi a sostegno di nuove imprese di alta

tecnologia, con 31 progetti approvati e a sostegno di nuove imprese

cooperative, anche da parte di disoccupati a seguito di crisi aziendali;

35 sono le imprese complessivamente finanziate.

5. Capitale di rischio. In Emilia-Romagna è stata realizzata una delle

poche esperienze di successo di realizzazione di fondi di venture

capital a capitale pubblico, il Fondo Ingenium. Ciò è avvenuto una

prima volta con il DocUP Obiettivo 2 2000-2006, con la possibilità

di intervenire esclusivamente nelle aree limitate di tale intervento, e

in particolare nelle province di Ferrara e Ravenna. Sono state

finanziate 7 imprese di alta tecnologia, in fase di start up e con buone

prospettive di una crescita rapida. Visto il successo e

l‟apprezzamento anche a livello europeo, è in corso di avvio la

replica di questa esperienza con i fondi POR FESR 2007-2013. Il

nuovo fondo Ingenium, prende avvio nel 2011.

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Capitolo II

49

Accanto a questi strumenti della Regione, bisogna ricordare che sul

territorio sono state avviate ulteriori iniziative, grosso modo in questi

ambiti, da parte delle Province o persino a livello comunale, che

arricchiscono un‟offerta già articolata e integrata di strumenti e servizi a

sostegno della nuova impresa.

Nonostante lo shock della crisi, l‟Emilia-Romagna intende quindi

continuare a favorire il dinamismo imprenditoriale e il cambiamento nel

sistema produttivo, processi essenziali per recuperare il terreno perduto

e per riavviare una nuova fase di crescita.

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Capitolo III

50

Gli investimenti in innovazione

tecnologica presso le PMI

dell’Emilia-Romagna

NetConsulting

Introduzione

Negli ultimi tre anni, il sistema economico globale ha vissuto un periodo

estremamente sfidante con importanti ricadute sulle imprese dei Paesi

più avanzati, in particolar modo sulle realtà di piccole e medie

dimensioni attive nel comparto industriale.

In Italia, l‟impatto della crisi è stato particolarmente significativo nelle

Regioni con una maggior presenza di PMI nel sistema produttivo ed

imprenditoriale, come per esempio l‟Emilia-Romagna.

Tuttavia, sono soprattutto le realtà meno propense ad innovare ad essere

state maggiormente impattate dalle difficili condizioni congiunturali

mentre le aziende ed i distretti che hanno saputo fare dell‟innovazione

una leva competitiva, anche attraverso l‟uso di strumenti ICT, hanno

reagito in modo più efficace alla situazione di crisi, in molti casi

beneficiando di politiche regionali di supporto al cambiamento e agli

investimenti in tecnologia.

Su questo aspetto concordano molte analisi e ricerche condotte, nella

maggioranza dei casi, a livello nazionale.

Per questo motivo, Microsoft e NetConsulting – in collaborazione con

Regione Emilia-Romagna, Unioncamere e le associazioni regionali di

CNA e Confindustria - hanno ritenuto opportuno approfondire queste

tematiche ad un livello regionale svolgendo un‟indagine presso un panel

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Capitolo III

51

di piccole e medie dimensioni localizzate in Emilia-Romagna (con un

numero di dipendenti inferiore a 250 e comunque polarizzate nella

fascia dimensionale inferiore a 20 addetti).

La scelta dell‟Emilia-Romagna è stata supportata dalla presenza

significativa, in questa area, di realtà manifatturiere che si riflette in un

tessuto imprenditoriale estremamente solido caratterizzato da un PIL per

abitante e da un tasso di occupazione particolarmente elevati, molto

spesso superiori alla media nazionale (Fig.7) .

Fig. 7 La relazione tra il peso dell’Industria manifatturiera ed il PIL per

abitante e l’occupazione - Fonte: elaborazione Regione Emilia-Romagna

su ISTAT, Conti Economici Territoriali

L‟indagine si è svolta nel mese di Ottobre attraverso una serie di

interviste indirizzate a interlocutori business o IT di 403 aziende

dell‟Emilia-Romagna attive in molteplici comparti del settore Industria.

UmbPie

FVG

Tos

EmR

EmR

Ven

Lom

Pie

FVG

Tos

Ven

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Capitolo III

52

I principali temi trattati sono i seguenti:

l‟impatto della crisi sulle PMI e i tempi per la ripresa;

le principali contromisure adottate;

gli investimenti aziendali: andamento, aree e ostacoli;

il ruolo delle politiche aziendali sul territorio;

l‟informatica a supporto delle aziende (dotazioni, spesa IT etc.);

il ruolo degli skill e delle competenze.

Di seguito vengono presentati e commentati i principali risultati

dell‟indagine.

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Capitolo III

53

I risultati della survey

Dati generali

Come già anticipato, il panel d‟indagine è composto da 403 aziende.

Si tratta, nella maggioranza dei casi – poco meno del 60% - di realtà di

piccole dimensioni con organici pari, al massimo, a 49 dipendenti. Tali

realtà, comunque, sono concentrate in prevalenza nella classe

dimensionale inferiore, ovvero con staff compresi tra i 10 e i 19

dipendenti.

Da un punto di vista dei comparti di attività, il campione di aziende

partecipanti all‟indagine ha una composizione estremamente variegata.

Tuttavia, le risposte mostrano una maggiore polarizzazione sul settore

Metallurgia/ Siderurgia (27,3% dei casi) e Metalmeccanico (16%)

mentre gli altri comparti interessano percentuali significativamente

inferiori di aziende. Tra questi spiccano l‟Industria automobilistica

(5,7%), tessile e abbigliamento (4,5%) e ceramica (2,3%) il cui peso è

determinato in modo significativo dalla presenza sul territorio regionale

di importanti distretti (Fig. 8).

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Capitolo III

54

Fig. 8 Composizione percentuale del panel per dimensione e settore

industriale di attività - Fonte: indagine sulle PMI dell’Emilia-Romagna,

Ottobre 2010 (NetConsulting/Microsoft)

La dimensione del panel in termini di risorse mediamente impiegate

trova un riscontro puntuale nel livello dei ricavi generati dalle aziende

partecipanti all‟indagine che, infatti, appare, nella maggioranza dei casi,

piuttosto contenuto.

In dettaglio, le risposte mostrano come nel 2009 il 60% delle aziende

abbia sviluppato un fatturato inferiore a 5 milioni di Euro con una

prevalenza di casi di ricavi inferiori a 2,5 milioni di Euro.

Il restante 40% si colloca in classi di fatturato al di sopra della soglia di

7,5 milioni di Euro. Di queste aziende la maggioranza ha dichiarato

ricavi compresi tra 10 e 25 milioni di Euro.

Le previsioni al 2010 conducono a risultati sostanzialmente analoghi

confermando di fatto le dinamiche precedentemente tratteggiate.

da 10 a 19 dipendenti

36,5%

da 20 a 49 dipendenti

23,3%

da 50-99 dipendenti

23,8%

da 100 a 249 dipendenti

16,4%

Alimentare3,2%

Tessile/abbigliamento

4,5% Chimico farmaceutica

1,7%

Metallurgia/ siderurgia

27,3%

Automotive5,7%

Elettronica, strumenti di precisione

4,0%

Metalmeccanica

16,0%

Ceramica2,3%

Altro35,3%

Dimensioni Settore

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Capitolo III

55

Tuttavia, vale la pena segnalare che, entro la fine del 2010, il peso delle

aziende che si collocano nella classe di fatturato più bassa, ovvero

inferiore a 500.000, dovrebbe diminuire a favore delle fasce di reddito

superiori con un conseguente incremento di aziende che registreranno

una crescita dei propri ricavi (Fig. 9).

Fig. 9 Composizione percentuale del panel per classe di fatturato, 2009-2010E - Fonte: indagine sulle PMI dell’Emilia-Romagna, Ottobre 2010

(NetConsulting/Microsoft)

Nella maggioranza dei casi (63,4%) la partecipazione delle aziende

all‟indagine ha visto un ruolo attivo dei Responsabili Sistemi

Informativi. Nel restante 36,6% delle aziende, soprattutto nelle realtà di

minori dimensioni, le figure coinvolte nell‟indagine appartengono al

Top Management, e sono rappresentate in primis dal titolare (21,8%),

seguito dal Direttore Amministrativo (14,4%) e, in un numero

nettamente inferiore di casi, dal Direttore Generale (0,4%).

2009 2010

20,0% 14,3%

13,3% 21,4%

13,3% 14,3%

13,3%14,3%

6,7%7,1%

20,0%21,4%

13,3% 7,1%

Sopra 25 mln€

Da 10 mln a 25 mln€

Da 7.5 mln a 10 mln€

Da 2.5 mln a 5 mln€

Da 1 mln a 2.5 mln€

Da 500.000 a 1mln€

Fino a 500.000€

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Capitolo III

56

Il risultato dipende in gran parte dal fatto che le aziende di minori

dimensioni dispongono meno frequentemente di divisioni IT strutturate

e, quindi, di responsabili IT dedicati. Di conseguenza, in queste realtà il

Top Management – e in particolare il titolare - ha responsabilità molto

estese che coprono anche la gestione degli investimenti IT e, più in

generale, delle tematiche relative a innovazione e Ricerca & Sviluppo

(Fig. 10).

Fig. 10 Composizione percentuale del panel per ruolo dell’interlocutore -

Fonte: indagine sulle PMI dell’Emilia-Romagna, Ottobre 2010 (NetConsulting/

Microsoft)

Titolare21,8%

Direttore Generale

0,4%

Direttore Amministrativo

14,4%Responsabile

Sistemi

Informativi63,4%

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Capitolo III

57

Gli effetti della crisi economica

La crisi economica che ha colpito tra il 2008 ed il 2009 l‟intero sistema

imprenditoriale nazionale ha impattato anche le realtà industriali

dell‟Emilia-Romagna.

In maggior dettaglio:

per il 68,2% dei partecipanti all‟indagine l‟impatto della crisi

economica si è attestato su livelli medio alti pur non mettendo mai a

rischio l‟esistenza delle aziende (30,3%) ma determinandone, al

massimo, il ridimensionamento del giro d‟affari (38%, Fig. 11);

per il 24,6% del panel, al contrario, le attività aziendali non sono

state in alcun modo influenzate negativamente dalla difficile

situazione congiunturale (22,6%) e, addirittura, in alcuni casi (2%),

la crisi economica ha rappresentato uno stimolo significativo

all‟avvio di strategie che hanno consentito alle aziende di migliorare

il proprio posizionamento sul mercato (internazionalizzazione,

innovazione di prodotto/ processo, politiche commerciali etc.);

per una quota marginale di aziende (7,2%), l‟impatto della crisi

economica è stato così negativo da mettere in serio predicato la

sopravvivenza delle aziende stesse.

Le situazioni di maggiore sofferenza sono state riscontrate, in

particolare, tra le aziende più piccole (fino a 19 dipendenti) che sono

tradizionalmente più deboli da un punto di vista finanziario e che,

quindi, sono più vulnerabili in caso di condizioni di mercato difficili.

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Capitolo III

58

Le realtà di medio – piccole dimensioni (con un numero di dipendenti

compreso tra 20 e 49), pur avendo risentito significativamente della

crisi, appaiono, invece, più dinamiche e hanno cercato di sfruttare, più

delle altre imprese, la difficile situazione congiunturale per mettere in

atto strategie di crescita.

Le aziende di medio - grandi e grandi dimensioni (oltre i 50 dipendenti)

hanno dichiarato con frequenza superiore alla media complessiva di non

aver risentito in modo significativo della crisi economica mantenendo di

fatto il proprio posizionamento. Tali realtà dispongono, generalmente, di

riserve finanziarie e, più in generale, di backlog di attività e progetti che

ne garantiscono la sopravvivenza anche in situazioni di contrazione dei

consumi.

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Capitolo III

59

Dati in %, risposta singola

Fig. 11 L’impatto della crisi sulle attività aziendali, analisi dimensionale -

Fonte: indagine sulle PMI dell’Emilia-Romagna, Ottobre 2010 (NetConsulting/

Microsoft)

La percezione mediamente positiva dell‟intensità e gravità dell‟impatto

della crisi sulle attività aziendali appare coerente con le previsioni

espresse dal panel circa la ripresa economica.

Per il 63,8% dei partecipanti all‟indagine, infatti, la ripresa economica è

già in corso (45,4%) o si manifesterà entro la fine dell‟anno in corso o,

al massimo, nei primi mesi del 2011 (18,5%).

La ripresa economica si colloca decisamente più avanti nel tempo, a

partire dal 2012, per una quota nettamente inferiore di aziende, pari al

7,1%. Tuttavia, un non trascurabile 11,3% del campione non intravede

ancora alcun segnale di ripresa.

10-19 dipendenti

20-49 dipendenti

50-99 dipendenti

100-249 dipendenti

Totale

10,9%3,2% 7,3% 4,5% 7,2%

32,7%

25,5%33,3%

27,3%30,3%

37,4%

45,7%35,4%

31,8%

38,0%

18,4%20,2% 22,9%

34,8%

22,6%

0,7% 5,3% 1,0% 1,5% 2,0%Per l'azienda la crisi è stata un'opportunità per migliorare il

posizionamento sul mercato

Poco. L'azienda ha mantenuto il posizionamento sul mercato

Abbastanza, ma l'azienda ha mantenuto o ridotto di poco il proprio giro d'affari

Molto, ma senza mettere a rischio l'esistenza dell'azienda

Ha messo a rischio la sopravvivenza dell'azienda

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Capitolo III

60

In allineamento alle risposte presentate precedentemente, sono le

imprese di dimensioni superiori, con oltre 50 dipendenti, a essere più

fiduciose mentre le aziende più piccole scontano situazioni economico-

finanziarie generalmente più sfidanti e prevedono tempi di ripresa più

lunghi (Fig. 12).

Dati in %, risposta singola

Fig. 12 I tempi per la ripresa economica, analisi dimensionale - Fonte:

indagine sulle PMI dell’Emilia-Romagna, Ottobre 2010 (NetConsulting/

Microsoft)

Per rispondere alla situazione di crisi congiunturale, la maggioranza

delle aziende che ha partecipato all‟indagine (76,2%) ha ritenuto

necessario avviare specifiche contromisure.

Le risposte fornite in tal senso mostrano una decisa polarizzazione delle

azioni intraprese su strategie di razionalizzazione dei costi.

10-19 dipendenti

20-49 dipendenti

50-99 dipendenti

100-249 dipendenti

Totale

39,7%48,9% 49,5% 50,8% 45,8%

17,8%

20,7% 17,9%18,5%

18,5%

19,2%

17,4% 15,8% 16,9%17,5%

6,8%

5,4%3,2% 1,5% 4,8%

2,7%

2,2%1,1% 3,1% 2,3%13,7%

7,6% 12,6% 9,2% 11,3% Al momento non si intravede nessun segnale di ripresa

Dopo il 2012

Nel 2012

Seconda parte 2011

Fine 2010/inizio 2011

E' già in corso

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Capitolo III

61

In particolare, le razionalizzazioni hanno interessato:

le attività di gestione e produzione (48,9%);

le politiche di riduzione degli organici (40,4%).

Tuttavia, è interessante notare come percentuali non trascurabili di

aziende abbiano indicato anche iniziative volte ad incrementare

l‟efficacia delle attività puntando, in particolare:

sul miglioramento della relazione con i clienti, elemento ritenuto

critico dal 13,4% del panel per poter incrementare le vendite in

periodi di contrazione dei consumi;

sulla ridefinizione dell‟offerta, citata da un ulteriore 13,4% di

aziende, per rendere più appealing la proposizione commerciale sotto

molteplici punti di vista (per esempio ampliamento o al contrario

ridimensionamento dell‟offerta);

sugli investimenti in R&S e innovazione (12,4%) diretti sia sui

processi interni che sull‟offerta.

Tra le altre azioni che sono state indicate, vale la pena segnalare anche

le attività di revisione dei processi aziendali in una logica di maggiore

efficacia (7,8%) e la focalizzazione sul core business (6,2%). L‟impegno

per un maggiore e migliore uso di strumenti IT a supporto del business è

stato, invece, dichiarato, da una percentuale contenuta (2,6%) di aziende

(Fig. 13).

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Capitolo III

62

Dati in %, risposte multiple

Fig. 13 Principali azioni business per rispondere alla crisi - Fonte: indagine

sulle PMI dell’Emilia-Romagna, Ottobre 2010 (NetConsulting/Microsoft)

Le strategie di controllo e razionalizzazione dei costi occupano le prime

posizioni delle priorità business di tutte le aziende, a prescindere dalle

loro dimensioni.

Tuttavia, a seconda della classe dimensionale di appartenenza, le

risposte mostrano alcune peculiarità specifiche:

le piccole realtà (10-19 dipendenti) sono più concentrate rispetto alla

media complessiva su attività volte ad aumentare l‟efficienza

economica dell‟azienda e su politiche di ridefinizione dell‟offerta;

le aziende di medio-piccole dimensioni (20-49 addetti) sembrano

essere realtà molto flessibili. Hanno, infatti, citato con frequenza

Miglioramento della capacità decisionale (cruscotti)

Creazione di reti d'impresa

Internazionalizzazione commerciale

Miglioramento del Time to market

Acquisizioni & Fusioni

Maggiore e migliore utilizzo dell'IT a supporto del business

Gestione rischi finanziari

Focalizzazione sul core business

Miglioramento efficacia dei processi

Incremento investimenti in R&S e innovazione

Miglioramento della relazione con i clienti

Ridefinizione offerta

Riduzione personale

Razionalizzazione dei costi (di gestione e produzione)

0,7%

1,0%

1,3%

1,6%

2,0%

2,6%

2,9%

6,2%

7,8%

12,4%

13,4%

13,4%

40,4%

48,9%

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Capitolo III

63

superiore alla media iniziative volte all‟incremento dell‟efficacia

aziendale con riferimento soprattutto all‟avvio di investimenti in

Ricerca & Sviluppo e innovazione, nonché di politiche di gestione

delle relazioni con i clienti. Inoltre, tali aziende mostrano un

impegno lievemente superiore alla media ad utilizzare in modo

efficace strumenti informatici e appaiono lievemente più propense

all‟internazionalizzazione delle attività;

le aziende di medio-alte dimensioni (50-99 dipendenti) mostrano la

maggior dinamicità in relazione a pressoché tutte le possibili azioni e

contromisure da mettere in atto per ridurre gli effetti della crisi e

questo si riflette nell‟avvio di piani industriali mediamente più

articolati che toccano molteplici aree di intervento;

le realtà di maggiori dimensioni si distinguono per un maggior

“attendismo” dovuto, in gran parte alla loro maggiore rigidità. Il

28,8% di tali aziende (contro il 23,8% del totale campione) ha,

infatti, dichiarato di non aver messo in atto alcuna contromisura. E le

azioni che sono state avviate hanno caratteristiche piuttosto

tradizionali e appaiono polarizzate su politiche di riduzione del

personale nel tentativo di rendersi più flessibili e di reagire più

velocemente ai cambiamenti. Le iniziative volte ad aumentare

l‟efficacia aziendale sono state citate da percentuali nettamente

inferiori di aziende. Tuttavia, va segnalato un maggior ricorso all‟uso

dell‟IT e una maggior vocazione all‟internazionalizzazione.

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Capitolo III

64

Gli investimenti aziendali: andamento, aree e ostacoli

Le previsioni circa la ripresa economica delle attività aziendale trovano

conferma nell‟andamento atteso degli investimenti entro la fine del

2010:

per l‟84,4% dei partecipanti all‟indagine, gli investimenti aziendali si

manterranno stabili (65%) o cresceranno con tassi di incremento

compresi tra l‟1% e il 9% (15,9%) o addirittura superiori al 10%

(3,5%);

la quota di aziende per le quali gli investimenti subiranno un calo

entro il 2010, più o meno intenso, risulta pari al 14,6% con una

prevalenza di imprese che prevede tassi di decrescita tutto sommato

contenuti, inferiori al 10% (Fig. 14).

Coerentemente con i risultati fino ad ora presentati, sono le aziende più

grandi – forti di situazioni finanziarie più solide – ad aver indicato le

dinamiche più positive.

Al diminuire delle dimensioni aziendali, invece, cresce il numero di

aziende che prevedono trend di investimento negativi.

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Capitolo III

65

Dati in %, risposta singola

Fig. 14 Andamento previsto degli investimenti aziendali (2009-2010), analisi

dimensionale - Fonte: indagine sulle PMI dell’Emilia-Romagna, Ottobre 2010

(NetConsulting/Microsoft)

Sebbene tutte le aree di destinazione degli investimenti siano ritenute

mediamente poco prioritarie, lo sforzo finanziario delle aziende appare

diretto in particolare, sia ad oggi che in prospettiva, verso iniziative

volte a migliorare la qualità della produzione aziendale, a partire dalla

fase di formulazione per arrivare alla fase di sviluppo dell‟offerta.

Sono, quindi, oggetto frequente di investimento:

le attività di ricerca e sviluppo, volte a rivedere ed innovare la

proposizione commerciale delle aziende;

e le linee di produzione, per modernizzare i processi produttivi e,

allo stesso tempo, incrementarne il livello di efficienza (Fig. 15).

10-19 dipendenti

20-49 dipendenti

50-99 dipendenti

100-249 dipendenti

Totale

4,1% 1,1% 3,1% 2,5%5,4% 7,4%

4,2% 4,5% 5,5%

9,5% 8,5%4,2% 1,5%

6,7%

63,9% 68,1%

62,5%66,7%

65,0%

13,6% 10,6%22,9% 18,2%

15,9%

1,4% 4,3% 3,1%7,6% 3,5%

2,0% 1,5% 1,0%Non risponde

Nel 2010 è prevista un aumento degli investimenti rispetto al 2009 superiore al 10%

Nel 2010 è prevista un aumento degli investimenti rispetto al 2009 tra l'1 e il 9%

Nel 2010 gli investimenti rispetto al 2009 sono previsti stabili

Nel 2010 è prevista una riduzione complessiva degli investimenti rispetto al 2009 tra l'1 e il 9%

Nel 2010 è prevista una riduzione complessiva degli investimenti rispetto al 2009 tra il 10 e il 20%

Nel 2010 è prevista una riduzione complessiva degli investimenti rispetto al 2009 superiore al 20%

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Capitolo III

66

Gli investimenti su altre aree, tra cui anche le iniziative relative all‟uso

di strumenti ICT, appaiono tutto sommato meno intensi. Evidentemente,

in tali ambiti, gli investimenti sono prevalentemente incrementali

rispetto al passato e sono, quindi, caratterizzati da entità economiche più

limitate.

L‟analisi dimensionale delle risposte mostra una maggiore intensità

degli investimenti presso le aziende più grandi, soprattutto quelle con

più di 100 dipendenti, che – vista la loro complessità - presentano

significative esigenze di investire e rinnovarsi e che hanno una capacità

di spesa generalmente più rilevante di quella delle altre realtà.

Scala da 1 (poco importante) a 5 (molto importante)

Fig. 15 Aree principali di investimento, 2009-2010 - Fonte: indagine sulle PMI

dell’Emilia-Romagna, Ottobre 2010 (NetConsulting/Microsoft)

1,1

1,3

1,4

1,5

1,5

1,6

1,6

1,8

2,2

1,2

1,4

1,5

1,7

1,7

1,7

1,7

2,2

2,6

0,0 0,5 1,0 1,5 2,0 2,5 3,0

Nuovi immobili

Mezzi di trasporto

Investimenti produttivi all'estero

ICT

Formazione

Tutela ambientale

Investimenti commerciali all'estero

Ricerca & Sviluppo

Linee di produzione

2010

2009

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Capitolo III

67

Nel corso del 2010, il principale ostacolo all‟avvio di investimenti, in

qualsiasi ambito, è rappresentato dalla difficile situazione di mercato e,

quindi, dalla contrazione della domanda.

Questo fattore è stato citato dal 48,6% delle aziende del panel e appare

particolarmente sentito presso le aziende di minori dimensioni che sono

solitamente afflitte da situazioni finanziariamente più deboli (Fig. 16).

Un altro elemento di freno agli investimenti citato piuttosto

frequentemente dai partecipanti all‟indagine è costituito dalle

problematiche connesse alla stretta creditizia, quindi dalle difficoltà a

reperire le risorse finanziare, segnalate dal 22,1% dei partecipanti

all‟indagine e, in particolare, dalle realtà più piccole.

Tra gli altri fattori di freno che sono stati segnalati con minore

frequenza, particolarmente rilevanti appaiono le difficoltà

amministrative e burocratiche (citate dal 9,4% del panel) che sono

connesse alle procedure da avviare per ottenere, per esempio, incentivi o

finanziamenti.

Tale elemento è stato citato con frequenza superiore alla media dalle

aziende di grandi dimensioni che scontano una significativa lontananza

dal territorio e che hanno in genere molteplici interlocutori di

riferimento. Al contrario, le realtà di medie dimensioni hanno canali di

comunicazione meno articolati e quindi hanno minori difficoltà di

comunicazione con Enti e autorità preposte a elaborare pratiche e a

rilasciare informazioni.

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Capitolo III

68

Dati in %, risposte multiple

Fig. 16 Principali fattori di ostacolo agli investimenti, 2010 Fonte: indagine

sulle PMI dell’Emilia-Romagna, Ottobre 2010 (NetConsulting/Microsoft)

Il problema dell‟accesso al credito appare, quindi, molto sentito, in

particolare, dalle realtà più piccole.

Le criticità connesse a questo aspetto sono molteplici ed hanno tutte

sostanzialmente lo stesso peso (Fig. 17).

Le risposte mostrano, infatti, un diffuso malcontento delle aziende del

panel nei confronti delle politiche di accesso al credito avviate dagli

istituti di credito sotto tutti i principali punti di vista, ovvero – in ordine

decrescente di intensità:

le soglie di accesso al credito sono ritenute troppo basse;

i tassi di interesse sono generalmente troppo elevati;

Nessuna difficoltà particolare

Difficoltà a reperire risorse umane

Investimenti elevati effettuati l'anno precedente

Difficoltà amministrative e burocratiche. Difficoltà a reperire informazioni necessarie

Difficoltà a reperire risorse finanziarie

Insufficiente livello della domanda attesa

15,1%

0,5%

5,5%

9,4%

22,1%

48,6%

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Capitolo III

69

le condizioni sulle garanzie sono molto spesso troppo restrittive;

la documentazione e le procedure per ottenere i crediti sono troppo

complesse.

Coerentemente con quanto evidenziato precedentemente sono le aziende

più piccole a mostrare la maggiore insoddisfazione.

Scala da 1 (bassa criticità) a 5 (elevata criticità)

Fig. 17 Principali criticità legate all’accesso al credito - Fonte: indagine sulle

PMI dell’Emilia-Romagna, Ottobre 2010 (NetConsulting/Microsoft)

Il ruolo delle politiche aziendali

Un ulteriore elemento molto importante a supporto della crescita

aziendale è rappresentato dalle politiche business volte a migliorare le

relazioni tra azienda e territorio con conseguenze positive sulla capacità

La documentazione e le procedure per beneficiare dei crediti sono troppo complesse

Le condizioni sulle garanzie sono troppo restrittive

Le banche non concedono credito sopra una certa soglia

I tassi di interesse sono troppo elevati

2,5

2,6

2,7

2,7

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Capitolo III

70

di risposta delle organizzazioni aziendali alle difficili condizioni

economico-finanziarie.

Due sono le principali tipologie di politiche aziendali in tal senso:

da un lato, iniziative per aumentare la sostenibilità dell‟azienda da un

punto di vista dell‟impatto ambientale anche attraverso un utilizzo

più attento ed efficiente delle risorse;

dall‟altro, creazione di reti ed aggregazioni di impresa, in una logica

di evoluzione del concetto tradizionale di distretto industriale,

sostenute anche dal Governo e volte a sostenere la competitività e

l‟innovazione del sistema imprenditoriale con ricadute positive sugli

aspetti economici delle attività aziendali.

Nonostante l‟indiscutibile importanza di queste tematiche, le risposte

mostrano un atteggiamento tutto sommato tiepido nei confronti di

entrambe le tipologie di politiche e iniziative che, infatti, in molti casi,

sono ritenute espressione della moda del momento (la sostenibilità

ambientale, soprattutto) e, in molti altri, sono influenzate negativamente

da una generale sfiducia nei confronti delle istituzioni (reti e

aggregazioni di impresa).

Al di là dei risultati puntuali, comunque, il panel sembra riconoscere

l‟utilità di politiche di sostenibilità soprattutto in relazione

all‟opportunità di migliorare l‟immagine aziendale sul mercato. Infatti,

in un contesto come l‟attuale in cui la sensibilità verso le tematiche

green sta aumentando, l‟avvio di politiche volte a ridurre l‟impatto

ambientale delle attività contribuisce a migliorare il posizionamento sul

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Capitolo III

71

mercato delle aziende e rappresenta, quindi, un possibile stimolo

all‟incremento delle vendite e del giro d‟affari.

Le politiche green sono inoltre ritenute fondamentali da un punto di

vista economico a sostegno della riduzione dei costi aziendali. Un

utilizzo più consapevole e responsabile di risorse e materiali consente,

infatti, di limitarne gli sprechi e, quindi, i costi associati. Gli ambiti in

cui si concentrano i possibili risparmi sono molteplici e riguardano – per

esempio – gli impianti di produzione, le attività di packaging e di

formulazione dell‟offerta, nonché l‟approvvigionamento di materie

prime.

Ciò è vero soprattutto per le grandi realtà, in particolare quelle con oltre

100 dipendenti, che sono caratterizzate da attività con un impatto

ambientale significativo e che, quindi, traggono maggior beneficio

dall‟avvio di politiche green.

Al contrario, le aziende di minori dimensioni svolgono nella

maggioranza dei casi attività con minori ricadute ambientali e, quindi,

mostrano un atteggiamento generalmente meno attento verso queste

tematiche (Fig. 18).

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Capitolo III

72

Scala da 1 (poco importante) a 5 (molto importante)

Fig. 18 Benefici delle politiche per la sostenibilità ambientale - Fonte:

indagine sulle PMI dell’Emilia-Romagna, Ottobre 2010 (NetConsulting/

Microsoft)

Relativamente alla creazione di reti e aggregazioni di impresa, promossa

in modo significativo dalle istituzioni politiche nazionali, le risposte

mostrano un interesse decisamente ancora embrionale che, come già

anticipato, è in gran parte influenzato dalla mancanza di fiducia

nell‟operato del Governo e degli Enti della Pubblica Aministrazione.

Anche in questo caso, la percezione di queste iniziative appare

lievemente superiore se si considerano le risposte fornite dalle realtà più

grandi tradizionalmente più familiari con i concetti di partnership e

accordo.

Riduzione costi IT

Revisione prodotti/packaging

Razionalizzazione approvvigionamento materie prime

Razionalizzazione impianti di produzione

Riduzione complessiva dei costi aziendali

Miglioramento immagine dell'azienda sul mercato/marketing

1,9

2,1

2,2

2,4

2,5

2,6

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Capitolo III

73

La validità di questi strumenti di aggregazione come sostegno alle

piccole e medie imprese appare particolarmente evidente in relazione

all‟opportunità di:

raggiungere economie di scala, che consentono molteplici risparmi

economici grazie all'incremento della dimensione della capacità

produttiva;

collaborare con altre aziende a livello sia commerciale (anche in

un‟ottica di internazionalizzazione) che di sviluppo del business.

Altri benefici legati alla realizzazione di raggruppamenti di imprese

sono legati all‟aumento del potere contrattuale delle aziende che si

riflette sia in condizioni più vantaggiose per l‟approvvigionamento di

materie prime e materiali grezzi sia nel miglioramento delle garanzie per

poter accedere a crediti bancari (Fig. 19).

Scala da 1 (poco importante) a 5 (molto importante)

Fig. 19 Benefici delle politiche di aggregazione di aziende sul territorio -

Fonte: indagine sulle PMI dell’Emilia-Romagna, Ottobre 2010 (NetConsulting/

Microsoft)

A livello strategico, per delineare linee congiunte di sviluppo del business, anche preliminarmente ad iniziative di M6A

Per ridurre i costi di approvvigionamento di materie prime e raw material

Per aumentare la capacità di contrattazione con gli istituti bancari

Per raggiungere maggiori economie di scala

Per strutturare iniziative commerciali congiunte anche in logica di internazionalizzazione

2,1

2,1

2,2

2,2

2,2

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Capitolo III

74

Il sentimento di generale sfiducia manifestato dalle aziende del panel

relativamente alle iniziative promosse dal Governo di aggregazione tra

imprese trova conferma anche nel giudizio poco lusinghiero che i

partecipanti all‟indagine hanno dato al ruolo degli Enti della Pubblica

Amministrazione sul territorio (Regioni, Comuni, associazioni di

categoria etc.) e di altri soggetti, con caratteristiche contigue alle

istituzioni pubbliche (Università, altre associazioni etc.), nel supportare

l‟innovazione all‟interno delle imprese.

Il sostegno esercitato da tali soggetti appare mediamente insufficiente

soprattutto per quanto riguarda le Università e gli Enti pubblici.

Scala da 1 (basso supporto) a 5 (supporto elevato)

Fig. 20 Il supporto all’innovazione degli Enti sul territorio - Fonte: indagine

sulle PMI dell’Emilia-Romagna, Ottobre 2010 (NetConsulting/Microsoft)

Università

Enti della Pubblica amministrazione

Associazioni di categoria

1,4

1,9

2,1

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Capitolo III

75

Il ruolo delle Associazioni di categoria risulta, invece, più apprezzato,

sebbene si attesti su valori comunque molto contenuti, grazie anche al

fatto che il mandato di tali istituzioni è rappresentato proprio dalla

promozione delle attività delle aziende attive nei settori di loro

pertinenza (Fig. 20). L‟analisi delle risposte per dimensione aziendale

non conduce a risultati significativamente diversi ad eccezione di una

sensibilità più spiccata delle grandi realtà nel valutare positivamente il

ruolo dei soggetti considerati.

I risultati mostrano, quindi, l‟esistenza di un gap rilevante tra le esigenze

delle aziende utenti e il sostegno che Enti ed istituzioni riescono ad

offrire, e mette quindi in evidenza una serie di opportunità per i fornitori

IT relativamente all‟avvio di politiche territoriali che riescano a

soddisfare il bisogno delle imprese di adottare strumenti informatici a

supporto delle attività e in allineamento alle strategie business.

L’informatica a supporto delle aziende in un momento

di crisi

Il ruolo dell‟informatica a supporto dello svolgimento delle attività

aziendali è percepito come importante dalle aziende partecipanti

all‟indagine e, soprattutto, dalle realtà più grandi che vantano

generalmente un ricorso più strutturato e significativo a strumenti ICT.

Più in dettaglio, le aree su cui l‟importanza delle dotazioni informatiche

appare più rilevante riguardano sia le relazioni dell‟azienda con gli attori

esterni sia la gestione interna delle attività, anche in ottemperanza a

specifiche normative:

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Capitolo III

76

per quanto riguarda il primo aspetto, si segnala l‟adozione di

applicativi per la gestione della relazione con i clienti nonché di

strumenti per la gestione della collaborazione con partner

commerciali e fornitori;

relativamente alla gestione interna delle attività, le aree su cui l‟uso

dell‟informatica appare maggiormente rilevante sono rappresentate:

o dalla gestione amministrativa e finanziaria,

o dalla gestione della produzione (in particolare nelle grandi

aziende manifatturiere con linee di produzione complesse),

o dalla gestione documentale (su cui gli investimenti sono guidati

anche da aspetti di compliance),

o dalla gestione degli acquisti (a supporto anche del monitoraggio

dell‟efficienza aziendale, Fig. 20).

Meno significativo è, invece, il supporto dell‟IT nei seguenti ambiti:

gestione risorse umane: rappresenta un‟area tradizionalmente

esternalizzata le cui le scelte tecnologiche sono generalmente

l‟espressione di outsourcer o fornitori di servizi e, pertanto, vedono

raramente un ruolo attivo da parte delle aziende. Inoltre, in

quest‟ambito prevalgono le attività di gestione amministrativa,

focalizzata su paghe e stipendi, in cui il contributo dell‟innovazione

IT è contenuto a sfavore di iniziative relative allo Human Capital

Management per le quali, invece, l‟uso di strumenti IT innovativi è

molto più sviluppato;

sviluppo prodotto: le attività di formulazione e revisione dell‟offerta

condotte dalle aziende del campione sono ancora prevalentemente di

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Capitolo III

77

stampo tradizionale; i pacchetti applicativi a supporto della gestione

del ciclo di vita dei prodotti e, in particolare, delle fasi di ideazione e

progettazione, sono tradizionalmente usate solo da grandi realtà

industriali non presenti, se non in minima parte, nel panel

d‟indagine;

supporto alle decisioni strategiche: prevalgono ancora i casi di

aziende in cui le decisioni strategiche vengono prese senza l‟aiuto di

nessuno strumento IT. Fanno eccezione le aziende di maggiori

dimensioni, all‟interno delle quali l‟adozione di applicativi di

Business Intelligence supporta da un punto di vista tecnologico i

processi decisionali, e più in generale le realtà in cui il Top

Management percepisce il valore dell‟IT per la crescita aziendale.

Scala da 1 (basso supporto) a 5 (supporto elevato)

Fig. 21 Principali aree business supportate dagli strumenti IT - Fonte:

indagine sulle PMI dell’Emilia-Romagna, Ottobre 2010 (NetConsulting/

Microsoft)

Gestione risorse umane

Sviluppo prodotto

Supporto alle decisioni strategiche

Gestione collaborazione con partner commerciali e fornitori

Gestione acquisti

Gestione relazione con i clienti

Gestione produzione

Gestione documentale

Gestione amministrazione e finanza

Comunicazione (Mail)

2,9

3,0

3,1

3,3

3,3

3,4

3,4

3,4

3,5

3,9

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Capitolo III

78

Lo scambio di informazioni e documentazione tra le aziende e i loro

ecosistemi/ reti business appare molto articolato e vede l‟utilizzo

contemporaneo di un‟ampia gamma di strumenti, sia elettronici che

tradizionali.

L‟analisi degli strumenti elettronici mostra che:

l‟e-mail rappresenta il canale di comunicazione più sviluppato –

anche in assoluto - che, grazie anche al suo utilizzo da parte della

quasi totalità dei dipendenti aziendali, meglio si presta a veicolare

documenti di varia natura, quali, in ordine decrescente di frequenza,

ordini (89,8%), fatture (75,4%), informazioni commerciali (71%),

informazioni tecniche (65,8%), informazioni destrutturate (57,1%),

normative/ legali (48,1%) e altra documentazione legata alle attività

aziendali (come per esempio, pianificazione attività produttiva,

logistica, informazioni per i dipendenti etc.);

l‟uso del sistema gestionale è polarizzato sulla gestione dei

documenti di pianificazione delle attività produttive e logistiche

(rispettivamente 55,1% e 52,9%) nonché di ordini e fatture (37% e

38,5%) e consente, quindi, l‟alimentazione automatica di applicativi

per la formulazione dei budget e per la rendicontazione finanziaria

delle attività aziendali;

il portale interno presenta tuttora un potenziale di crescita inespresso.

Il suo uso è estremamente limitato e per il momento è indirizzato

unicamente a veicolare informazioni più o meno destrutturate e,

comunque, rivolte ai dipendenti;

l‟adozione di sistemi di chat e di videoconferenza è stata segnalata

da un numero assolutamente trascurabile di partecipanti all‟indagine.

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Capitolo III

79

Tra i canali di tipo tradizionale va segnalato il ruolo tuttora significativo

del fax che continua a supportare lo scambio non solo di ordini e fatture

ma anche di documenti informativi di varia natura, da quelli più

destrutturati a quelli relativi a normative, aspetti commerciali etc.

L‟uso del telefono, invece, appare più limitato anche se ancora piuttosto

presente per l‟invio o ricezione di ordini e per lo scambio di

informazioni destrutturate (Fig. 22).

Dati in %, risposte multiple

Fig. 22 Uso di canali elettronici e tradizionali per lo scambio di documenti

aziendali - Fonte: indagine sulle PMI dell’Emilia-Romagna, Ottobre

2010 (NetConsulting/Microsoft)

Al crescere delle dimensioni aziendali, le risposte mostrano:

da un lato, un incremento nella frequenza dello scambio e

condivisione dei documenti aziendali;

0,0%10,0%20,0%30,0%40,0%50,0%60,0%70,0%80,0%90,0%

Ordini

Fatture

Informazioni tecniche

Pianificazione attività

produttive

Pianificazione logistica

Informazioni varie

/destrutturate

Informazioni normative/ legali

Informazioni commerciali

Politiche di acquisto

Informazioni per i dipendenti

Email Portale interno

Sistema gestionale Chat/ Videoconferenza

0,0%

10,0%

20,0%

30,0%

40,0%

50,0%

60,0%

70,0%Ordini

Fatture

Informazioni tecniche

Pianificazione attività

produttive

Pianificazione logistica

Informazioni varie

/destrutturate

Informazioni normative/ legali

Informazioni commerciali

Politiche di acquisto

Informazioni per i dipendenti

Fax Telefoni

Canali elettronici Canali tradizionali

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Capitolo III

80

dall‟altro, una maggiore incidenza dei canali elettronici a sfavore di

fax e telefono; oltre all‟e-mail, infatti, le aziende di grandi

dimensioni (con più di 100 addetti) utilizzano con frequenza

superiore alla media complessiva i sistemi gestionali, per lo scambio

di ordini e fatture, e anche i portali interni, soprattutto per la

condivisione della situazione degli ordini da parte delle risorse che

operano in mobilità.

La dotazione IT

Infrastrutture

Da un punto di vista infrastrutturale, le aziende del panel presentano un

livello di informatizzazione tipico delle realtà industriali e tanto

maggiore al crescere delle dimensioni aziendali (Fig. 23), ovvero:

il numero di PC desktop è mediamente inferiore all‟organico

aziendale in quanto nelle imprese industriali sono molti gli addetti

(operai, tecnici etc.) che per mansioni svolte non richiedono l‟uso di

personal computer (il numero medio di PC desktop nel panel è pari a

26, nel caso di aziende con oltre 100 dipendenti sale a 82);

l‟uso di PC laptop riguarda, in generale, un insieme selezionato di

risorse, generalmente quadri o, comunque, impiegati di alto livello

(nel panel il numero medio di PC portatili è pari a 8 e sale a circa 31

nel caso delle realtà di maggiori dimensioni);

analogamente, gli smartphone vengono tradizionalmente assegnati al

Top Management per supportarne le attività in mobilità e questo

spiega il numero medio nettamente inferiore rispetto alle altre

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Capitolo III

81

tipologie di macchine e dispositivi (circa 5 è il numero medio per

azienda del panel, il numero sale a poco meno di 20 nel caso di

imprese di grandi dimensioni);

il numero di server dipartimentali è mediamente pari a 3 e sale a 10

nel caso di organizzazioni estese.

Dati in unità, valori medi

Fig. 23 Dotazioni infrastrutturali del panel, analisi dimensionale - Fonte:

indagine sulle PMI dell’Emilia-Romagna, Ottobre 2010 (NetConsulting/

Microsoft)

Applicazioni

La dotazione applicativa delle imprese appartenenti al panel appare

polarizzata sui sistemi gestionali/ ERP e di produttività individuale

(office automation e posta elettronica) che peraltro, nel 2010, sono stati

frequentemente oggetto di piccoli progetti di manutenzione correttiva ed

evolutiva e che continueranno ad esserlo anche nel 2011, sebbene con

un‟intensità in calo.

PC desktop PC portatili Smartphone Server

5,71,5 0,5 0,9

13,8

3,5 1,8 1,7

30,7

7,02,8 3,6

82,3

30,5

19,7

10,0

26,0

8,04,5 3,2

10-19 dipendenti

20-49 dipendenti

50-99 dipendenti

100-249 dipendenti

Totale

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Capitolo III

82

Nel corso del 2010, poco meno dell‟86% delle aziende del panel ha

dichiarato di aver avviato interventi sulle proprie applicazioni.

L‟analisi delle risposte relative alle iniziative di manutenzione/ revisione

applicativa mostra che:

la maggioranza delle aziende ha avviato progetti in area gestionale/

ERP di varia natura, come per esempio upgrade di soluzioni già in

uso, implementazione di nuove piattaforme applicative, installazione

di nuovi moduli, diverse modalità di fruizione etc. Sono in

particolare le aziende di grandi dimensioni ad aver citato con

maggiore frequenza interventi di evoluzione sul proprio parco

installato. Tali realtà hanno in genere basi applicative installate

stratificate nel tempo che, quindi, richiedono più frequentemente

attività di revisione, razionalizzazione ed integrazione;

seguono i progetti sui pacchetti di produttività individuale e posta

elettronica, particolarmente frequenti tra le realtà di minori

dimensioni che, infatti, basano su questi prodotti software la gestione

di gran parte delle loro attività aziendali. Sono, infatti, molte le

piccole organizzazioni business che usano i fogli di calcolo o editor

di testo per informatizzare la contabilità, la gestione commerciale, le

attività di pianificazione etc.;

molto meno frequenti, e comunque concentrati prevalentemente nelle

aziende a maggiore complessità, sono gli interventi avviati

nell‟ambito delle soluzioni di CRM e dei siti Internet, Intranet ed

Extranet. L‟uso di applicativi in area CRM e la presenza su Internet

sono, infatti, molto più sviluppati proprio tra le realtà che hanno

esteso le loro filiere e che si relazionano generalmente con un

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Capitolo III

83

numero elevato di attori – sia interni (dipendenti) che esterni (clienti,

fornitori, partner etc.) – e che, pertanto, traggono beneficio

dall‟adozione di soluzioni IT a supporto.

Dati in %, risposte multiple

Fig.24 Principali aree applicative interessate da progetti - Fonte: indagine

sulle PMI dell’Emilia-Romagna, Ottobre 2010 (NetConsulting/Microsoft)

Gli interventi e progetti diretti sulla dotazione applicativa delle aziende

possono riguardare anche la modalità di fruizione, da parte delle aziende

stesse, delle soluzioni software in uso.

A questo proposito, ad affiancare una modalità di gestione dei sistemi

informativi di tipo tradizionale, si sta affacciando sul mercato una

diversa modalità di fruizione delle soluzioni attraverso un servizio a

fronte del pagamento di un canone fisso.

Supporto alle vendite e all'azione commerciale (CRM Vendite, CRM Marketing per campagne marketing, soluzioni

analitiche, profilazione clienti, CRM customer care per contact center)

Sito aziendale, Intranet/ Enterprise portal, Extranet/ Portale aperto a business partner e fornitori

Produttività individuale (office automation) e Posta elettronica

Gestionale ERP

1,0%

1,0%

14,4%

65,8%

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Capitolo III

84

Ciò significa che le aziende possono non essere più proprietarie né delle

componenti infrastrutturali né delle soluzioni software, a cui infatti è

possibile accedere attraverso un browser e un collegamento al Data

Center in cui risiedono.

Il concetto legato a un utilizzo delle soluzioni informatiche a servizio

rappresenta una valida alternativa alla realizzazione di sistemi

informativi integrati all‟interno dell‟azienda in quanto consente anche a

realtà non strutturate, o con risorse limitate, di accedere a strumenti di

gestione evoluti. Gli impatti tecnologici ed economici dei progetti

applicativi risultano così limitati. L‟azienda, infatti, può utilizzare le

applicazioni in modo quasi immediato, con una minima dotazione

tecnologica (è sufficiente un PC con interfaccia e accesso al Web) e con

il supporto del fornitore per tutto quello che riguarda manutenzione,

upgrade e sicurezza.

Nonostante ciò, le risposte del panel sull‟argomento mostrano un

atteggiamento tuttora tiepido nei confronti della possibilità di utilizzare i

prodotti software come un servizio a fronte del pagamento di un canone

(Fig. 25):

l‟8,5% delle aziende del panel ritiene che l‟utilizzo di soluzioni

informatiche in modalità di servizio sia una valida alternativa; di

queste realtà la maggioranza comunque non ne prevede l‟adozione

nei prossimi due anni (6%) mentre una quota minoritaria di aziende

(2,5%) ha dichiarato di fare già uso di soluzioni che vengono pagate

per mezzo di un canone mensile;

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Capitolo III

85

il 32,5% dei partecipanti all‟indagine ha dichiarato di non aver fatto

alcuna valutazione a riguardo;

il restante 59% delle aziende non sembra credere al potenziale dei

servizi per varie ragioni per varie ragioni; nella maggioranza dei casi

questa visione è una conseguenza del timore di non poter governare

direttamente le infrastrutture ICT. Peraltro queste valutazioni spesso

non tengono conto:

o dei costi legati all‟acquisto e gestione dell‟infrastruttura;

o dei livelli di sicurezza che difficilmente aziende di queste

dimensioni possono garantire rispetto a quelli di un hosting

partner;

o della possibilità di usufruire di soluzioni sempre allo stato

dell‟arte.

Dati in %, risposta singola

Fig. 25 Adozione e percezione del modello di software a servizio, analisi

dimensionale - Fonte: indagine sulle PMI dell’Emilia-Romagna, Ottobre 2010

(NetConsulting/Microsoft)

SI. Già utilizzo il Software come se fosse un servizio

pagando un canone mensile

per il suo utilizzo 2,5%

SI ma non credo che questa

modalità sarà adottata nei

prossimi 2 anni 6,0%

Non saprei. Non sono ancora state fatte valutazioni in

tal senso 32,5%

Non credo che la nostra azienda si indirizzerà verso

questo tipo di soluzioni 45,3%

Credo che non sia un'opportunità

7,3%

Conosco ancora poco/ non

conosco per nulla l'offerta di software "a

servizio" 6,5%

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Capitolo III

86

Da un punto di vista dimensionale, sono le aziende di maggiori

dimensioni, con oltre 50 dipendenti – e soprattutto quelle con più di 100

risorse – a mostrare la maggiore propensione verso il paradigma del

Cloud Computing, sia come effettiva adozione sia come percezione e

valutazione del modello, per due ragioni principali:

fattori culturali: le realtà più grandi hanno in genere un

atteggiamento meno diffidente nei confronti dell‟esternalizzazione

delle proprie dotazioni IT;

fattori di mercato: i player IT hanno evoluto nel tempo il target delle

loro offerte SaaS, composto in prima battuta esclusivamente da

aziende di piccole e medie imprese, estendendolo anche ad imprese

di maggiori dimensioni e formulando offerte particolarmente

attraenti relative a processi verticali e di nicchia.

In modo del tutto coerente sono le aziende più piccole ad aver segnalato

il maggior scetticismo e il minor livello di conoscenza sul tema.

Secondo i partecipanti all‟indagine, il modello “della nuvola” si presta

ad essere adottato, in particolare, nell‟ambito delle suite di CRM ed

ERP, dei prodotti di collaboration e di gestione documentale; mentre

appare, invece, meno adatto nel caso di pacchetti di produttività

individuale e posta elettronica (Fig. 26):

i prodotti di CRM costituiscono il primo ambito di applicazione,

peraltro di successo, del concetto di software on demand e

continuano a rappresentare un‟area di innovazione preferenziale in

tal senso;

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Capitolo III

87

i prodotti ERP in modalità a servizio sono, invece, evoluti nel tempo

da veicolo per indirizzare le piccole e medie aziende a base per le

strategie commerciali in aree di nicchia/ processi verticali delle

grandi realtà. Altri applicativi, come per esempio la Business

Intelligence, sono caratterizzati da maggiori difficoltà

nell‟applicazione del modello a servizio vista la tradizionale

diffidenza verso la gestione esterna di dati aziendali ritenuti sensibili;

l‟uso di applicazioni per la collaboration e di gestione documentale

riguarda generalmente aziende propense ad aprirsi all‟esterno e ad

esternalizzare le proprie attività, che quindi rappresentano un target

che guarda ai servizi con interesse;

l‟offerta di applicazioni hosted di produttività individuale sconta la

scarsa consuetudine degli utenti finali ad usare questi prodotti in

modalità as-a-service e si sta, quindi, arricchendo da servizi di

personalizzazione e di consulenza.

Le divisioni IT

La maggioranza del campione (61,2%) ha dichiarato che le attività di

implementazione e gestione IT vengono svolte prevalentemente da

risorse interne, in modo esclusivo (38,1%) o in collaborazione con

consulenti esterni (23,1%).

Il ricorso a risorse esterne riguarda il restante 38,8% di aziende,

comunque nella maggioranza dei casi attraverso la creazione di team di

lavoro misti.

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Capitolo III

88

Scala da 1 (poco adatto) a 5 (molto adatto)

Fig. 26 Possibile adozione del SaaS nelle diverse aree applicative - Fonte:

indagine sulle PMI dell’Emilia-Romagna, Ottobre 2010 (NetConsulting/

Microsoft)

Da un punto di vista dimensionale si osserva che:

le aziende di minori dimensioni mostrano una maggior propensione

ad utilizzare risorse interne, in alcuni casi supportate da consulenti

esterni. In queste realtà è frequente che le problematiche IT,

generalmente, di scarsa rilevanza, vengano gestite da dipendenti

interni che hanno un ruolo IT formalizzato o che hanno una

maggiore familiarità con gli aspetti tecnologici dell‟azienda ;

le organizzazioni con organici compresi tra i 20 e i 99 dipendenti

appaiono maggiormente orientate verso il ricorso a risorse esterne,

esclusivo attraverso software house esterne (situazione frequente

nella fascia dimensionale più bassa) o con il controllo di dipendenti

Produttività individuale

Mail

Collaborazione

Gestione documentale

Gestione relazione con i clienti (CRM)

Gestionale/ ERP

1,9

1,9

2,0

2,0

2,0

2,2

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Capitolo III

89

interni (nella la fascia superiore dove le aziende hanno generalmente

divisioni IT strutturate);

le realtà più grandi, grazie ad una maggior formalizzazione delle

mansioni IT al loro interno, prediligono il ricorso a team di lavoro

misti dove le risorse interne si occupano della gestione e governance

dei progetti e le risorse esterne svolgono, invece, le attività operative

(Fig. 27)

Dati in %, risposta singola

Fig. 27 Le modalità di implementazione e gestione delle soluzioni IT, analisi

dimensionale - Fonte: indagine sulle PMI dell’Emilia-Romagna, Ottobre

2010 (NetConsulting/Microsoft)

Nonostante il ricorso alle risorse interne appaia piuttosto significativo,

soprattutto da parte delle aziende di maggiori dimensioni, le risposte del

panel mostrano un numero medio di dipendenti in area sistemi

informativi estremamente limitato, pari a 2,9 persone:

10-19 addetti 20-49 addetti 50-99 addetti 100-249 addetti

Totale

40,8% 37,4% 37,9% 33,3%

45,8%

27,2%24,2% 28,4%

24,2%

18,5%

19,0%20,9%

22,1% 36,4%

17,5%

12,9% 17,6% 11,6% 6,1% 4,8%Vengono gestite completamente da una software house esterna

Vengono gestite da gruppi misti con dipendenti e da consulenti esterni con prevalenza di risorse interne

Vengono gestite da gruppi misti con dipendenti e da consulenti esterni con prevalenza di risorse esterne

Vengono seguite completamente da risorse interne all'azienda

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Capitolo III

90

le divisioni IT delle aziende, con un organico compreso tra 10 e 49

addetti, impiegano mediamente 2,4 persone;

le funzioni Sistemi Informativi delle aziende con 50 dipendenti e

oltre impiegano, invece, mediamente 3,7 persone.

Il risultato può essere interpretato alla luce di una serie di chiavi di

lettura.

In prima battuta, le aziende del panel non sembrano essere caratterizzate

da situazioni IT estremamente complesse e non sembrano essere

particolarmente impegnate in iniziative di innovazione tecnologica.

Ciò è dimostrato dal valore della spesa IT sostenuta dalle realtà aziendali

che, infatti, per oltre la metà del panel (53,3%), nel 2009 è risultata

abbastanza contenuta, inferiore ai 5.000 Euro all‟anno sebbene, entro la

fine del 2010, dovrebbe crescere lievemente (Fig. 28).

Pertanto, nella maggioranza dei casi, le problematiche IT possono

essere, nella maggioranza dei casi, adeguatamente risolte da un numero

ristretto di risorse, eventualmente con il supporto di consulenti o società

esterne.

Tuttavia, è necessario sottolineare che al crescere delle dimensioni

aziendali aumenta la complessità delle attività IT e ciò risulta evidente

nel livello di spesa informatica che, infatti, per le imprese di maggiori

dimensioni, con più di 100 dipendenti, appare mediamente più elevato.

Tra il 32% ed il 36% circa di tali aziende ha dichiarato, rispettivamente,

per il 2009 ed il 2010 spese IT superiori a 100.000 Euro e poco più del

9,1% di queste realtà ha dichiarato per l‟anno in corso investimenti

superiori a 1 milione di Euro.

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Capitolo III

91

Dati in %, risposta singola

Fig. 28 Andamento della spesa IT, 2009-2010E - Fonte: indagine sulle PMI

dell’Emilia-Romagna, Ottobre 2010 (NetConsulting/Microsoft)

Secondariamente, le responsabilità in ambito informatico travalicano

molto spesso i confini delle strutture IT. È, quindi, possibile che al di là

dell‟esistenza o meno di divisioni IT, che possono essere più o meno

strutturate, le responsabilità in ambito IT risiedano in figure aziendali

che non operano in aree tecnologiche (per esempio, ufficio tecnico).

Ne è una prova il fatto che, soprattutto da un punto di vista economico,

le scelte relative agli investimenti IT vengono prese nella maggioranza

dei casi da membri del Top Management, in primis il titolare (86,1%) e

il responsabile amministrativo (10,4%), e in seconda battuta altri

responsabili business (6,9%) e responsabile marketing, e solo nel 6,2%

dei casi dal responsabile EDP/ CIO (Fig. 29):

2009 2010E

33,3% 30,2%

20,0%15,6%

7,8%11,5%

24,4%22,9%

5,6%9,4%

6,7% 8,3%2,2%

2,1%

Sopra 1mln€

Da 500.000 a 1mln€

Da 100.000 a 500.00 €

Da 50.000 a 100.000€

Da 10.000 a 50.000€

Da 5.000 a 10.000€

Da 2.500 a 5.000€

Da 1 a 2.500€

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Capitolo III

92

il titolare ha responsabilità estese a molteplici ambiti aziendali,

inclusi quelli tecnologici soprattutto nelle realtà più piccole dove

maggiore è l‟accentramento decisionale sulla proprietà;

il ruolo del CFO, invece, è particolarmente rilevante tra le aziende

più grandi dove le attività di contabilità economico-finanziaria sono

in genere affidate a aree amministrative in staff al Top Management;

i responsabili business hanno un peso prevalente in organizzazioni

con più di 20 addetti dove l‟uso di strumenti IT è più sviluppato e

supporta direttamente le attività aziendali per cui i referenti delle

varie funzioni hanno un ruolo attivo nel promuovere o meno

l‟adozione di pacchetti applicativi all‟interno dell‟azienda;

il peso del responsabile Sistemi Informativi appare più rilevante

nelle aziende con oltre 100 dipendenti dove più frequente è la

presenza di divisioni IT.

Dati in %, risposte multiple

Fig. 28 Processo decisionale degli investimenti IT - Fonte: indagine sulle PMI

dell’Emilia-Romagna, Ottobre 2010 (NetConsulting/Microsoft)

Responsabile EDP - CIO

Responsabili business

Responsabile amministrativo

Titolare

6,2%

6,9%

10,4%

86,1%

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Capitolo III

93

Le competenze professionali

La formazione rappresenta un elemento estremamente importante ai fini

della crescita professionale.

Nonostante ciò, la partecipazione a corsi di formazione, tra le risorse del

panel, appare poco significativa. Le risposte fornite mostrano, infatti, per

il 2010 una percentuale estremamente rilevante, ed in crescita rispetto

all‟anno scorso, pari al 41,7%, di risorse che non hanno seguito alcun

corso di preparazione.

Il quadro risulta ancor più sconfortante se si considera che per la

maggioranza dei rispondenti che hanno dichiarato di aver partecipato a

corsi di formazione, l‟aggiornamento ed il miglioramento delle proprie

competenze costituisce generalmente, sia ad oggi che in prospettiva, un

fenomeno sporadico o, comunque, mirato a specifiche attività e non

investe il complesso delle competenze professionali (Fig. 30).

I corsi di formazione sono appannaggio pressoché esclusivo delle realtà

aziendali di maggiori dimensioni che:

da un lato, hanno organici più articolati e con maggiori esigenze di

qualificazione e riqualificazione professionale delle risorse, anche in

relazione alla possibilità di riconvertirle verso altri mansioni;

dall‟altro, hanno una maggior tradizione nel campo della gestione

delle risorse umane da un punto di vista dei percorsi professionali di

crescita e dello sviluppo delle competenze.

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Capitolo III

94

Dati in %, risposta singola

Fig. 30 Attività di qualificazione e formazione delle risorse, 2009-2010 -

Fonte: indagine sulle PMI dell’Emilia-Romagna, Ottobre 2010 (NetConsulting/

Microsoft)

I partecipanti all‟indagine valutano mediamente bene le competenze

professionali complessive delle risorse attive in azienda.

A prescindere dalle dimensioni aziendali, particolarmente ben percepite

sono le competenze manageriali mentre le competenze informatiche

presentano i maggiori margini di miglioramento, nella maggioranza dei

casi, comunque, ben supportate dalla preparazione professionale dei

fornitori esterni di servizi IT (Fig. 31).

2009 2010E

2,2% 2,7%

27,5% 29,5%

30,8% 26,1%

39,5% 41,7%Nessuna formazione

Scarsa intensità (qualche caso sporadico)Intensità media (corsi formazione mirati)

Intensità elevata (aggiornamento continuo)

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Capitolo III

95

Scala da 1 (scarse competenze) a 5 (elevate competenze)

Fig. 291 Valutazione delle competenze professionali - Fonte: indagine sulle

PMI dell’Emilia-Romagna, Ottobre 2010 (NetConsulting/Microsoft)

Competenze informatiche interne all'azienda

Competenze dei fornitori di servizi informatici

Competenze manageriali interne all'azienda (capacità

di vision e competenze strategiche)

3,3

3,7

3,9

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Capitolo IV

96

Scenari a supporto dell’innovazione delle

imprese

NetConsulting

In questa sezione del Rapporto si intende descrivere, in modo semplice e

diretto, il supporto che la tecnologia e l‟innovazione offrono

all‟imprenditore e ai suoi collaboratori nello svolgimento dell‟attività di

impresa.

L‟obiettivo è quello di presentare i benefici derivanti dall‟utilizzo

dell‟IT anche presso realtà di medio piccole dimensioni, se questo viene

calato nella realtà aziendale nel modo e nei tempi corretti,

evidenziandone i ritorni in termini di incremento della produttività,

riduzione degli sprechi e degli errori, riduzione dei tempi di esecuzione,

miglioramento della qualità delle attività.

Si tratta quindi di risultati concreti, sia per gli obiettivi di business, sia in

termini di soddisfazione e motivazione del personale, sia, infine, di

efficacia delle attività e delle relazioni con i clienti.

L‟intento è di fare emergere il valore, concreto, misurabile, che l‟IT può

portare a tutte le aziende, di ogni dimensione.

Con l‟obiettivo di essere funzionale al business, l‟IT deve infatti essere

considerato un investimento da valorizzare e ottimizzare, calandolo nelle

specificità di ogni azienda, non un costo da contenere.

Al fine di fare emergere il valore della tecnologia e dell‟innovazione per

le imprese, di seguito vengono illustrati alcuni ambiti di applicazione

dell‟IT:

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Capitolo IV

97

la produttività individuale e l‟organizzazione del lavoro;

la comunicazione;

l‟amministrazione;

la progettazione del lavoro in team;

il marketing e le vendite.

Alcuni esempi semplici ed intuitivi - seppure non esaustivi di tutti gli

ambiti di applicazione delle soluzioni analizzate – permetteranno di

evidenziare i reali vantaggi per l‟organizzazione, il personale, i clienti.

Questa sezione del rapporto si conclude con la descrizione di una

modalità di utilizzo delle soluzioni IT che può rappresentare una reale

opportunità per le PMI in quanto abbatte i costi iniziali

dell‟investimento e quelli in infrastruttura, permettendone la pressoché

immediata fruizione in una modalità che si può definire di servizio al

consumo, superando quindi anche il problema delle licenze e del loro

aggiornamento. In figura 32 vengono schematizzate le tematiche trattate.

Fig. 302 Le tematiche trattate - Fonte: NetConsulting

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Capitolo IV

98

Produttività individuale e organizzazione del lavoro

Le imprese sono composte, principalmente, dalle persone che ci

lavorano.

Oltre ad esse, per operare un‟impresa utilizza e trasforma beni e servizi e

impiega risorse finanziarie. Ma un‟azienda non può perseguire i propri

obiettivi di business se non attraverso il suo patrimonio più prezioso: il

proprio personale.

Obiettivo dell‟impresa è quindi quello di incrementare la produttività dei

propri dipendenti per aumentare il suo stesso valore e la soddisfazione

dei clienti, ponendo attenzione alla centralità e alla motivazione delle

risorse umane.

Persone motivate e contente del proprio lavoro esprimeranno al meglio

la propria professionalità nelle relazioni con gli altri colleghi, nei

rapporti con i fornitori, nei contatti con i clienti e con gli altri attori con

cui si interfacciano (consulenti dell‟azienda, pubblica amministrazione,

banca).

Per incrementare la soddisfazione e la produttività dei propri dipendenti,

occorre adottare gli strumenti corretti, riducendo al massimo le attività

dispersive e manuali e la possibilità di errore e permettendo alle proprie

risorse di concentrarsi sulle attività a maggiore valore per l‟azienda.

L‟utilizzo di specifici strumenti IT consente l‟incremento della

produttività dei dipendenti e dell‟efficacia delle attività svolte in

modalità digitale, permettendo inoltre di velocizzare le attività di

condivisione delle informazioni, delle comunicazioni, dei documenti e

di svolgere le attività di aggiornamento in modo tempestivo.

Si analizza ora nel dettaglio come l‟Information Technology può

supportare le persone nello svolgimento delle proprie attività.

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Capitolo IV

99

Il contributo dell’IT all’incremento della produttività

individuale

I principali software di produttività individuale permettono di utilizzare

strumenti di gestione delle attività quotidiane in modo semplice e

intuitivo, e sono sempre più arricchiti da funzionalità che aiutano nel

gestire la mole – in continua crescita - di informazioni e comunicazioni,

nonchè di archiviare o recuperare tramite strumenti dinamici i

documenti e i dati che servono.

Tra le principali attività gestibili tramite una soluzione di produttività

individuale, si evidenziano:

Creare e aggiornare documenti, reportistica e materiale commerciale,

quale, per esempio una brochure di marketing o, ancora, un catalogo

o una presentazione dell‟azienda, in modo agevole e veloce. Il

documento può essere condiviso da un team di lavoro che può

operare contemporaneamente sul contenuto ottimizzando i tempi di

realizzazione. Il documento può quindi essere diffuso tramite diversi

canali: stampa, posta elettronica, web.

Creare e gestire reportistica a supporto delle previsioni e dei

consuntivi di vendita, ordini, produzione, attraverso l‟utilizzo di fogli

di calcolo che permettono di realizzare grafici e tabelle.

Creare e aggiornare database di clienti e prospect.

Utilizzare la posta elettronica e il calendario per condividere

informazioni all‟interno e all‟esterno dell‟azienda, gestire la propria

rubrica e i contatti, programmare l‟agenda in modo condiviso con i

colleghi, organizzare e gestire riunioni.

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Capitolo IV

100

Ma le nuove funzionalità messe a disposizione dagli strumenti di

produttività individuale permettono anche di organizzare e gestire la

enorme e crescente mole di dati e informazioni che proprio i nuovi

canali di comunicazione – e-mail, newsletter, istant messaging, forum e

blog – hanno contributo a creare e di reperire velocemente il documento

ricercato tramite il titolo o una frase in esso contenuta.

Esiste, inoltre, anche la possibilità di accedere alle informazioni in

mobilità attraverso i diversi device a disposizione e di mantenere i dati

sincronizzati.

Anche organizzare una riunione diventa un‟attività semplice: è possibile

confrontare le singole agende e convocare o spostare

una riunione, suggerire orari e date alternative.

Se per esempio un responsabile commerciale si trova fuori

dal suo ufficio ed ha la necessità di accedere agli ultimi

report delle campagne marketing e ai dati degli ordini per

ciascuna linea di prodotto, può collegarsi dal suo PC mobile

in modalità protetta al server aziendale e accedere ai

documenti, inviare un messaggio o un’e-mail al

responsabile marketing o collegarsi con lui tramite webcam

per alcuni chiarimenti, e condividere il documento per

commentarlo insieme.

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Capitolo IV

101

E‟ possibile inoltre gestire una riunione anche con persone collegate in

chat o via webcam, condividendo una presentazione oppure un

documento e effettuando contemporaneamente interventi sullo stesso

documento.

Il responsabile commerciale si trova ora all’estero, ma

intende comunque effettuare la riunione settimanale con i

suoi capo area che si tiene ogni venerdì ed è schedulata nel

calendario di tutti gli agenti mensilmente.

La riunione prevede la condivisione dei documenti con gli

ordinativi per macro regioni e prevede anche la

presentazione di un nuovo prodotto che verrà lanciato sul

mercato nel corso della settimana successiva ai responsabili

commerciali da parte del responsabile marketing.

La riunione quindi avviene con alcuni partecipanti collegati

da remoto tramite il sistema di videocomunicazione e

sfruttando le webcam dei PC mobili, permette di visionare e

commentare insieme la presentazione del prodotto e di

condividere i budget, aggiornabili anche in tempo reale sulla

base del lancio del prodotto sul mercato.

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Capitolo IV

102

I benefici attesi

Numerosi sono i benefici sull‟attività lavorativa e sulla soddisfazione e

motivazione delle risorse portati dall‟introduzione di tecnologie e

strumenti IT.

Le tecnologie infatti possono:

Ridurre le attività più operative e a basso valore aggiunto;

Contenere il rischio di errore nell‟esecuzione delle attività;

Ridurre i tempi di realizzazione di documenti, reportistica;

Migliorare la qualità degli output prodotti;

Incrementare la gestibilità, condivisione e aggiornamento delle

informazioni e documenti aziendale;

Migliorare la gestione delle attività in base alla priorità/strategicità,

Garantire la sicurezza e la protezione di informazioni sensibili e

critiche per il business anche in mobilità e in casi di accesso ai

sistemi aziendali dall‟esterno.

Per amplificare i benefici attesi, potrebbe essere utile effettuare l‟analisi

della distribuzione dei carichi di lavoro, dell‟eventuale presenza di colli

di bottiglia nelle attività o di inefficienze e delle competenze, con

l‟obiettivo di garantire maggiore fluidità nei processi e nelle attività

lavorative dei singoli dipendenti.

Le soluzioni tecnologiche, infatti, migliorano e semplificano le attività

quotidiane, riducendo e ottimizzando i tempi dei processi solo se

utilizzate in modo adeguato e a fronte di eventuali revisioni

organizzative.

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Capitolo IV

103

Comunicazione digitale

L‟importanza della comunicazione all‟interno di un‟azienda e tra

l‟azienda e i suoi partner, fornitori e clienti, è un aspetto ormai evidente

a tutti.

Inoltre, quello che si evince sempre di più è che con l‟aumentare delle

informazioni a disposizione, anche le esigenze di comunicazione e di

condivisione aumentano.

Le imprese infatti sono organizzazioni sempre più complesse, che per

operare in modo efficiente ed efficace agiscono sulla specializzazione

del lavoro e sulla definizione di ruoli e mansioni ben precisi. Questa

organizzazione del lavoro ovviamente incrementa l‟esigenza di

confronto e condivisione tra ruoli, processi, persone, incrementando

notevolmente il flusso delle informazioni.

Se tutto ciò fosse gestito senza l‟utilizzo della posta elettronica,

significherebbe faldoni interi di documenti che passano da una sede

all‟altra e da un ufficio all‟altro, documenti persi o abbandonati in

qualche stanza, altri duplicati, aggiornamenti non tracciati,

autorizzazioni non concesse e diversi errori umani nei vari processi.

Inoltre bisognerebbe mettere in conto la necessità di archiviare

qualunque documento per il tempo minimo necessario, sia esso

prescritto dalla normativa vigente oppure derivante dalla sua rilevanza

per il business, ciò significherebbe altri costi in magazzini, addetti,

trasporto, smaltimento.

Anche l‟era della posta elettronica, però, non ha risolto tutti i problemi:

se non viene correttamente archiviata può andare persa con i propri

allegati, generalmente vi è un abuso di attachment, destinatari e persone

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Capitolo IV

104

in conoscenza, versioni successive di documenti e risposte che possono

compromettere la reale efficacia dello strumento, allungare i tempi delle

attività e il rischio di errori.

Tutto questo può generare un incremento dell‟inefficienza e dello sforzo

necessario per mettere ordine tra i flussi documentali, con conseguenze

negative anche sulla produttività e sulla motivazione delle persone, oltre

che sulla capacità collaborativa e partecipativa di ciascuno agli obiettivi

di business dell‟azienda.

Il contributo dell’IT al miglioramento della

collaborazione e comunicazione aziendale

L‟IT può essere di notevole aiuto nel supportare la collaborazione

aziendale, soprattutto se permette alle persone di uno specifico team di

lavoro di condividere un unico ambiente in cui gestire le risorse, quali i

documenti prodotti dal team e le relative versioni, lo stato di

avanzamento del progetto, il budget iniziale e progressivo, gli output.

Un ambiente condiviso permette al team di lavorare in modo efficiente

ed efficace senza perdere tempo tra diverse applicazioni, o per

organizzare riunioni di allineamento, e offre la possibilità al project

leader di avere sottomano la situazione del progetto e i suoi costi.

Tutto ciò è possibile per esempio tramite l‟adozione di una Intranet in

cui ritagliare spazi dedicati ai singoli progetti aziendali.

Più in generale una Intranet è un vero e proprio sito web accessibile solo

ai dipendenti e alle persone autorizzate che permette di trasferire e

gestire una serie di processi in modo digitale. Una Intranet può

permettere di:

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Capitolo IV

105

visualizzare tutti i documenti e i processi che li hanno generati

accedere all‟ambiente e alle informazioni in esso contenute anche da

remoto e tramite diversi dispositivi (PC, cellulare, tablet,

smartphone)

creare “bacheche virtuali” quali quella per il dipendente, con la

possibilità di visualizzare e archiviare le comunicazioni e i cedolini,

predisporre e inviare note spese, richiedere autorizzazioni per

trasferte e acquisti

realizzare un sistema di job posting interno per agevolare la

rotazione delle mansioni

rilasciare e partecipare a sessioni di formazione/informazione (sui

prodotti, sulle competenze, sulle metodologie) tramite diverse

modalità di e-learning

mettere a disposizione programmi e contenuti attraverso un‟unica e

semplice interfaccia

permettere la riusabilità di format e contenuti per accorciare i tempi

di delivery dei prodotti e dei servizi

agevolare la libera circolazione di idee e progetti in tutta l‟azienda

tramite la realizzazione di discussioni e forum tematici.

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Capitolo IV

106

Un altro valido strumento per sostenere e incentivare la cooperazione tra

i dipendenti è relativo all‟adozione di piattaforme IT di collaborazione

integrata.

Spesso la comunicazione tra colleghi avviene in modalità multicanale,

tramite diversi devices, può quindi succedere di trascurare alcuni

messaggi molto importanti perché l‟attenzione era concentrata su altre

attività.

La Intranet per esempio può essere un valido strumento per

mantenere sempre aggiornata la rete di vendita sulle novità

del catalogo di prodotti e servizi e, al contempo, ricevere

informazioni in tempo reale relativi agli ordini e alla

situazione dei budget di vendita.

Un agente può, collegandosi da remoto, accedere all’area

specifica della Intranet in cui trovare gli aggiornamenti del

catalogo, il materiale a supporto (brochure, depliant) e le

presentazioni commerciali.

Può, a sua volta, aggiornare il proprio stato relativo agli

ordini, al budget raggiunto (e quindi alla componente

variabile del suo stipendio), inviare le note spese, visionare

messaggi relativi alla forza di vendita.

Il capoarea e il responsabile commerciale possono accedere

alla situazione dei budget e delle vendite sempre aggiornate

con report sintetici e di immediata lettura grazie al supporto

di tramite tabelle e grafici.

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Capitolo IV

107

L‟utilizzo di strumenti di comunicazione integrata permettono di

superare la divisione tra canali di ricezione – e-mail, istant messaging,

telefono cellulare o fisso, conferenze audio/video/web, VoIP –

eliminando le barriere tra le diverse piattaforme e rendendo più facile ed

efficace il raggiungimento delle persone.

I benefici attesi

I benefici raggiungibili attraverso l‟introduzione di strumenti evoluti e

integrati di comunicazione e collaborazione sono numerosi, per

esempio:

Riduzione dei tempi di progetto;

Riduzione dell‟utilizzo di carta;

Con una piattaforma di comunicazione integrata è possibile

identificare e rintracciare ciascun utente in modo univoco,

quest’ultimo può manifestare la propria disponibilità ad

essere contattato oppure evidenziare il suo stato di

occupato.

Inoltre, può indicare il canale preferito per essere contattato

rispetto all’attività che sta svolgendo o al luogo in cui si trova.

Per chi chiama, è possibile utilizzare un canale che poi viene

indirizzato su un altro: per esempio è possibile lasciare un

messaggio vocale che viene notificato all’utente con un’e-

mail.

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Capitolo IV

108

Incremento dell‟efficacia della comunicazione tra colleghi;

Riduzione degli errori e della duplicazione delle risorse;

Incremento della produttività e dei risultati;

Riduzione dei costi legati a trasferte, spostamenti, riunioni;

Maggiore possibilità di riutilizzo di risorse e semilavorati;

Miglioramento del clima aziendale e del team e incremento della

soddisfazione.

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Capitolo IV

109

Amministrazione digitale

Per un‟impresa avere sempre la visione corretta e aggiornata di come sta

procedendo il proprio business nel corso dell‟anno, del valore del

portafoglio ordini, del fatturato e dello scostamento rispetto ai budget

iniziale, è un aspetto cruciale per la crescita e lo sviluppo.

Anche questa attività tuttavia, può essere gestita in diverse modalità. Vi

sono aziende in cui l‟ufficio contabilità e amministrazione gestisce

manualmente tutti i documenti in entrata e in uscita - bolle, ordini,

fatture - ed effettua controlli incrociati con elevato rischio di errore,

nonché l‟archiviazione fisica di tutta la documentazione. Altre aziende,

la maggior parte, prevedono accanto a procedure di tipo tradizionale

l‟utilizzo di più applicativi, di diversa natura ed “età”, difficilmente

integrati, con relativa duplicazione di password, necessità di trasferire

dati da un sistema all‟altro in modo manuale o tramite interfacce più o

meno facili da usare.

Le attività amministrative e contabili sono cruciali per un‟impresa, la

mancata ottimizzazione ed integrazione dei processi che le sottendono,

potrebbe portare a diverse criticità, quali:

maggiore rischio di errori umani, difficilmente tracciabili

maggiore movimentazione di documentazione cartacea, che porta

con se‟ la necessità di un numero superiore di risorse umane addette

alla protocollazione, gestione e archiviazione dei documenti

tempi più lunghi richiesti da ogni attività e dai controlli necessari per

verificarne la congruità.

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Capitolo IV

110

Senza dimenticare che i dati contabili e amministrativi e il loro

confronto con i budget devono confluire in prospetti sintetici e analitici a

supporto delle decisioni del top management, che richiederebbero tempi

ridotti per avere le informazioni necessarie da immettere nel ciclo

produttivo.

Il contributo dell’IT all’amministrazione

Sul mercato sono disponibili diversi strumenti IT che possono

supportare i processi sottesi all‟area amministrazione e contabilità.

Le soluzioni più integrate, permettono di gestire tutte le fasi

dell‟amministrazione, dal ciclo attivo e passivo fino al controllo di

gestione e alla parte finanziaria e si spingono anche oltre, gestendo

l‟amministrazione e gestione del personale, e integrandosi con tutti i

processi relativi alla creazione dell‟ordine fino alle soluzioni di business

intelligence.

Se ci si limita all‟analisi del nucleo dell‟amministrazione e della

contabilità, è già evidente il vantaggio di disporre un unico applicativo

che permetta di visionare lo stato degli ordini, quello delle fatture

evidenziando quelle scadute e le relative note di credito o addebito, le

registrazioni degli incassi e dei pagamenti, senza dovere uscire dal

sistema e utilizzare diversi software.

Anche la possibilità di avere a disposizione una reportistica sempre

aggiornata e di semplice lettura non è un aspetto da trascurare. Inoltre, la

possibilità di gestire le fatture e le altre documentazioni contabili in

modalità elettronica fino all‟archiviazione e conservazione è un notevole

risparmio di tempo e denaro.

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Capitolo IV

111

I benefici attesi

I benefici ottenibili dall‟introduzione di una soluzione di

amministrazione digitale sono evidenti, sotto diversi aspetti:

Risparmio di tempi e risorse economiche

Riduzione degli errori e delle perdite di dati

Maggiore sicurezza dovuta alla possibilità di accedere ad un unico

ambiente per ogni operazione amministrativa, contabile, finanziaria

Omogeneizzazione del flusso dei dati, delle informazioni e dei

documenti

Situazione contabile e finanziaria sempre aggiornata

Reportistica e prospetti di sintesi personalizzabili

Condivisione delle informazioni tra aree funzionali e responsabili

Riduzione del processo decisionale del management aziendale

Una soluzione IT per l’amministrazione digitale

può consentire ai responsabili di diverse funzioni (acquisti,

produzione, logistica per esempio) di customizzare la

reportistica sulla base delle proprie esigenze. Inoltre, è

sempre possibile accedere agli applicativi e ai report in

mobilità, quindi anche fuori ufficio ed in trasferta.

Le funzionalità di employee portal potrebbero poi essere utili

per attivare presso la Intranet aziendale un’area rivolta al

personale con le comunicazioni tra amministrazione e

dipendenti come: chiusure aziendali e piano ferie, note

spese, cedolini, variazioni contrattuali, scadenze fiscali.

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Capitolo IV

112

Progettazione digitale

Una fase cruciale per tutte le aziende, di servizi e industriali, è quella

della progettazione e ideazione. Di un prodotto, un prototipo, un nuovo

servizio o un packaging.

La progettazione e l‟ideazione sono fasi strategiche per le imprese

perché da esse prende vita tutto il ciclo di vita del prodotto e del servizio

che culmina con la messa in produzione o lo sviluppo e quindi con

l‟immissione sul mercato finale.

Quindi è evidente come sia importante gestire al meglio la

progettazione, poiché da essa dipende il successo dell‟azienda e dei suoi

prodotti e servizi.

L‟attività di progettazione è caratterizzata da processi complessi che

richiedono l‟intervento di diverse risorse (umane, economiche, materiali

e immateriali, come i brevetti), conoscenze e competenze, tecnologie.

Il successo di un prodotto e la sua corretta immissione sul mercato, la

sua capacità di generare margine, dipendono quindi fortemente anche

dall‟ottimizzazione e dall‟efficienza della fase di progettazione.

Il processo di ideazione quindi permette, se ben strutturato e reso fluido

da una buona organizzazione, di:

Ottenere efficienza ed efficacia;

innovare il parco prodotto/servizio dell‟azienda;

ridurre il time to market e i tempi del ciclo di vita della

progettazione/prototipazione/produzione/commercializzazione;

ottimizzare la collaborazione tra le diverse figure professionali

coinvolte e gestire le risorse;

mantenere una visione aggiornata sul budget e sullo stato di

avanzamento dell‟attività.

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Capitolo IV

113

Esigenze simili posso essere ritrovate presso le società di servizi e

consulenza e gli studi professionali che si rivolgono al business, in cui è

da un lato impossibile scindere la fase di progettazione dalla fase di

delivery dell‟attività e dove la principale componente dell‟offerta è

rappresentata dalle proprie risorse umane.

Queste aziende, lavorando per progetti, basano il proprio successo sulla

concertazione delle attività svolte per il cliente da parte dei propri

professionisti.

Il contributo dell’IT alla progettazione

Sicuramente l‟IT può supportare adeguatamente l‟attività di

progettazione di aziende di piccole, medie e grandi dimensioni, in

particolare migliorando l‟efficacia e l‟efficienza del processo, ovvero

migliorando la qualità, permettendo di ridurre i tempi di progetto e

controllando i costi.

Da questo punto di vista, uno strumento particolarmente utile e flessibile

è offerto dalle soluzioni di Project Management, ovvero applicazioni che

permettono alle aziende di gestire un‟attività di progettazione e sviluppo

prodotti e il relativo team consentendo di:

Individuare le singole attività che compongono un progetto,

gestendone tempi e risorse, evidenziando le fasi critiche e lo stato di

avanzamento progressivo

Valutare i progetti a rischio o con performance inferiori alla media,

anche grazie a report sintetici e grafici che evidenziano gli indicatori

più importanti (es percentuale di stato di avanzamento)

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Capitolo IV

114

Ottenere una visione complessiva dei progetti in corso, identificando

la performance complessiva del portafoglio

Analizzare eventuali risultati alternativi in base a diverse scelte

strategiche e il loro impatto sull‟andamento dei progetti all‟interno di

modelli di simulazione e forecasting

Gestire i carichi di lavoro sulle singole commesse e in modo

complessivo, ottimizzando le attività

Aggiornare i costi di progetto analizzando eventuali scostamenti

rispetto ai budget ed individuando le attività critiche

Queste soluzioni permettono di gestire al meglio le fasi di progettazione

se sono implementate in condizioni di processi ben delineati e integrati e

se possono essere integrate a soluzioni collaborative e di comunicazione

digitali.

Per gestire al meglio i progetti e per agevolare il lavoro dei team è infatti

opportuno potere condividere agevolmente le informazioni e i

documenti, comunicare in modo chiaro e potere rispondere in modo

tempestivo a eventuali cambiamenti.

Questo è ancora più vero in una situazione come quella attuale in cui i

team di lavoro sono sempre più distribuiti geograficamente e spesso si

trovano a dovere cooperare da diversi Paesi.

Questa tendenza a formare team su base internazionale rende ancora più

necessario condividere informazioni e documenti in un ambiente

dedicato e sicuro, anche tenendo conto della importanza strategica di

queste attività e della necessità di proteggere prototipi, marchi, brevetti.

Gestire un team diffuso richiede quindi una maggiore attenzione alle

attività di Project Management e una loro integrazione a soluzioni di

collaboration e di gestione documentale.

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Capitolo IV

115

Una soluzione di Project Management, inoltre, permette alle singole

risorse di potere programmare in modo ottimale la propria attività

quotidiana e la propria partecipazione al progetto.

I benefici attesi

Quali sono, in sintesi, i benefici di uno strumento di pianificazione dei

progetti e della ideazione di un prodotto?

Sicuramente sono riconducibili ad una maggiore visibilità sullo stato di

un progetto con una reale riduzione dei tempi dovuta alla possibilità di

contenere le riunioni di stato di avanzamento, gli scambi di e-mail tra

membri del team per capire cosa si sta facendo, gli errori di

assegnazione o di realizzazione delle attività, e permettendo al contempo

Una risorsa del team può visualizzare sulla propria pagina

personale i task e le attività da svolgere settimanalmente in

relazione ad ogni progetto su cui si trova allocata. Inoltre,

ha la visione d’insieme delle attività da svolgere su tutti i

progetti e può inserire, rispetto a quanto definito dal Project

Manager, il reale stato di avanzamento dell’attività,

visualizzando eventuali fasi critiche e gli scostamenti.

Un Project Manager dispone di una vista relativa allo stato

di avanzamento per singolo progetto con il dettaglio per

risorsa allocata. Le stesse viste sono disponibili con

riferimento ai costi complessivi e per singole risorse

allocate.

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Capitolo IV

116

una maggiore efficienza dell‟intero processo e un maggiore

coordinamento dell‟attività del team.

Questo consente, a livello aziendale, di godere di benefici in termini di:

Riduzione del tempo di realizzazione di un progetto e del ciclo di

vita di progettazione di un prodotto,

Riusabilità delle esperienze e dei team per progetti/prodotti simili,

Monitoraggio e visibilità costanti sull‟andamento dei progetti e sui

costi di sviluppo dell‟azienda.

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Capitolo IV

117

Marketing e vendite digitali

Per qualsiasi tipologia di azienda, mantenere e ampliare la propria base

di clienti è un fattore fondamentale per il successo e per la

sopravvivenza sul mercato. Peraltro, è un‟attività sempre più complessa

in una situazione congiunturale globale difficile come quella attuale e

con l‟incremento del livello competitivo tra le aziende che ormai ha

valicato i confini nazionali.

E‟ quindi sempre più importante quindi conoscere i propri clienti e il

loro comportamento di acquisto e monitorare il mercato potenziale,

registrando anche il livelli di gradimenti dei propri prodotti e servizi sul

mercato.

In generale, quindi, si può osservare che aree quali quella commerciale e

il marketing necessitano di avere una visione aggiornata e completa sui

clienti e sul mercato, per rispondere prontamente alle evoluzioni della

domanda e per non vedersi scalzare da concorrenti più pronti e flessibili.

Le esigenze sono molteplici. In particolare l‟area vendite ha necessità di

gestire al meglio la selezione e il contatto del cliente in base anche alla

profilazione effettuata dal marketing e di gestire sia la fase di vendita

vera e propria, con le varie formulazioni commerciali, sia quella post

vendita e di assistenza.

Il marketing ha necessità di monitorare l‟efficacia delle campagne

realizzate e l‟‟impatto sull‟andamento delle vendite, rilevare il

gradimento nel tempo di un prodotto, effettuare comunicazioni per

lanciare nuovi prodotti, gestire diversi canali di contatto e di

comunicazione, individuare le modalità più efficaci di promozione,

mantenere aggiornato il database clienti ed effettuare analisi e

segmentazioni sempre più precise dei propri clienti.

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Capitolo IV

118

Non bisogna dimenticare inoltre che il web è sempre più utilizzato dai

clienti e dai potenziali acquirenti per chiedere e ricevere informazioni

sui prodotti, effettuare confronti, scambiare opinioni sull‟azienda.

Diventa quindi fondamentale per il marketing monitorare il web per

capire cosa si dice dell‟azienda e dei suoi prodotti attraverso l‟analisi di

blog, forum, social network, siti di comparazione, per rimanere

aggiornato sulle tendenze di mercato e sulle mosse della concorrenza,

per raccogliere informazioni volte a migliorare i prodotti e i servizi ai

clienti o per migliorare la propria immagine e trasmetterla al mercato.

Infatti, nell‟era del web 2.0 ogni azienda, grande o piccola, deve

imparare a misurarsi e a conversare con i propri clienti in situazioni

molto meno informali come, per esempio, un blog, ma più efficaci dal

punto di vista della comunicazione e del passaparola.

Tutte queste attività sono importanti e necessarie e diventano di

complessa soluzione all‟aumentare di determinate caratteristiche:

I clienti dell‟azienda sono molto differenziati tra loro

La gamma di prodotti è ampia e profonda

La domanda è molto variabile, perché ciclica o stagionale

Molteplici sono i canali di interazione con i clienti

Diversificati sono i mercati geografici di presenza dei clienti e dei

centri distributivi

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Capitolo IV

119

Il contributo dell’IT alle attività di marketing e vendite

Come analizzato sopra, un‟azienda, anche la più piccola e con uno o

pochi prodotti, necessita di disporre di diverse informazioni sempre

aggiornate sul mercato, i clienti, gli ordini, il web per rispondere

prontamente alle evoluzioni della domanda e per non trovarsi scalzata da

altri concorrenti.

Oltre alla numerosità e ampiezza delle informazioni necessarie, queste

devono essere adeguatamente gestite per non generare criticità nei

processi di vendita e di gestione del cliente e non causare il suo

abbandono.

Quindi, le informazioni devono essere sempre aggiornate e affidabili,

facilmente accessibili e gestibili secondo le diverse esigenze. I dati

devono essere di elevata e costante qualità, in modo da potere essere

confrontati anche nel tempo, eventualmente tramite il calcolo di

specifici indicatori.

Affinché sia possibile gestire tutta questa serie di esigenze e la mole di

informazioni e dati, le aziende possono contare sul prezioso contributo

di soluzioni specifiche, definite di Customer Relationship Management

che permettono di profilare e segmentare i clienti costruendo un

database completo e aggiornato in relazione all‟anagrafica, ai prodotti

acquistati, al comportamento di acquisto e di contatto.

Una soluzione di CRM permette all‟ufficio vendite e marketing di

instaurare una corretta relazione con il proprio cliente e di mantenerla

nel tempo, attraverso adeguate strategie di retention, riducendo il rischio

di abbandono.

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Capitolo IV

120

Le soluzioni di CRM inoltre permettono di integrare i diversi canali di

raccolta delle informazioni e di contatto con il cliente e di monitorare le

campagne di comunicazione e le rilevazioni di customer satisfaction.

Le soluzioni di CRM sono generalmente accessibili anche in mobilità.

Questo può essere un punto di forza per esempio per mantenere

aggiornata la forza vendita sull‟ultima campagna di customer

satisfaction effettuata.

Soluzioni di CRM che permettono di analizzare comportanti e profili dei

clienti, di sviluppare e monitorare campagne marketing sui diversi

media, di organizzare campagne di customer satisfaction, offrono poi la

possibilità di accedere a report analitici o sintetici in modo flessibile e

sempre aggiornato.

Accanto a soluzioni di CRM, l‟IT permette anche di sfruttare le

opportunità di business e di marketing offerte dal web, attraverso

strumenti di monitoraggio e utilizzo della rete per comunicare con la

propria community di clienti e prospect.

In questo caso, gli strumenti possono permettere di effettuare analisi di

customer satisfaction on line, di gestire newsletter graficamente

accattivanti, di raccogliere ordini o rilasciare preventivi on line e di

utilizzare il web 2.0 per raggiungere i clienti.

Questi strumenti garantiscono all‟azienda una maggiore efficacia e

immediatezza delle azioni sui clienti, con una forte riduzione dei tempi

di implementazione rispetto alle stesse iniziative di tipo “tradizionale”.

Occorre però tenere ben presente che questo tipo di attività on line è

fatta prevalentemente dalle risorse umane e richiede creatività, capacità

di attrarre attenzione, generare conversazioni e interazioni con i

potenziali clienti.

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Capitolo IV

121

I benefici attesi

Una soluzione di CRM deve innanzitutto adattarsi alle esigenze

dell‟azienda, molteplici infatti possono essere le criticità e le

problematiche da gestire e sulle quali un strumento di questo tipo può

agire. E‟ quindi quanto mai opportuno che l‟imprenditore e l‟azienda si

interroghi prima della scelta sul perché intende ricorrere a questa

soluzione e su quali sono le esigenze che intende soddisfare.

Detto questo, in generale una soluzione di CRM può supportare

l‟azienda nel:

Gestire il rapporto con i clienti: permettendo di inserire tutte le

informazioni relative al cliente in un unico repository e tracciando la

history dei contatti e del tipo di necessità o richiesta e lo stato della

stessa, i canali utilizzati, i prodotti/servizi acquistati e il livello di

customer satisfaction;

Risolvere i problemi e le criticità nel minore tempo possibile e tenere

traccia delle richieste più frequenti dei clienti per evidenziare

eventuali modifiche da apportare all‟offerta

Monitorare l‟efficacia e l‟efficienza delle campagne e organizzare le

periodiche analisi di customer satisfaction

Gestire in modo integrato, semplice, sicuro e aggiornato una enorme

mole di informazioni, garantendo ad esse il massimo livello di

sicurezza e di privacy e l‟accesso anche in mobilità.

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Capitolo IV

122

Servizi on line (cloud computing)

Per attivare e sfruttare le potenzialità degli strumenti che l‟IT mette a

disposizione le aziende oggi hanno una possibilità in più, ovvero quella

di non acquistare piattaforme hardware e software sulle quali fare girare

i propri applicativi, ma di usufruirne attraverso Internet (“la nuvola”),

adottando il cosiddetto Cloud Computing.

Cloud Computing significa infatti utilizzare applicazioni che vengono

gestite esternamente all‟azienda, la quale non deve affrontare ingenti

spese in acquisto e aggiornamento tecnologico di hardware e software,

da operatori in grado di garantire a ciascun cliente il massimo livello di

protezione dei propri dati e di sicurezza, sgravando l‟azienda da queste

incombenze.

Vi sono già diverse applicazioni accessibili in questa modalità: la posta

elettronica, la gestione archiviazione condivisione dei documenti, le

soluzioni di CRM. Il vantaggio immediato per gli utenti è che il

Infatti, per accedere alle applicazioni in cloud è sufficiente

disporre di una connessione ad Internet e, tramite un

sistema di autenticazione sicura, accedere alla soluzione

desiderata che non risiede dunque sui Server dell’azienda

ma è gestita e mantenuta presso i Datacenter del fornitore

che si occuperà di tutti gli aspetti relativi all’esercizio,

all’aggiornamento e alla sicurezza dell’applicazione.

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Capitolo IV

123

personale aziendale può accedere alle informazioni, da qualsiasi

postazione connessa ad Internet, e in totale mobilità.

Il risultato per l‟azienda è la possibilità di adottare finalmente alla

tecnologia abbassando di molto i costi – siano essi quelli di acquisto che

di manutenzione e aggiornamento - e la fase di implementazione e roll-

out di un applicativo, riducendo i tempi di progetto.

Tutto ciò ovviamente significa, anche per un‟azienda di piccole e medie

dimensioni avere la possibilità di accedere a tutte le applicazioni fino a

qui descritte, contendo i costi in investimenti, mantenendo una struttura

flessibile e concentrata sul business, attivando nuove modalità di

collegamento con i clienti.

Un‟altra opportunità che le piccole e medie imprese possono cogliere,

attraverso il cloud, è quella di iniziare davvero a ragionare il logica di

Per esempio, per una rete di imprese che decide di gestire

congiuntamente gli acquisti di materie prime, potrebbe

essere possibile utilizzare via Internet

un’applicazione/portale dedicato in cui vedere lo stato dei

singoli ordini, la consegna della merce, lo stato delle fatture

delle aziende consorziate, la situazione di magazzino dei

fornitori, eventuali sconti e promozioni offerte, il database

dei fornitori, lo stato di bandi di gara in corso, il tutto senza

portarsi in casa le infrastrutture necessarie e

semplicemente pagando il fornitore per l’utilizzo.

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Capitolo IV

124

reti di imprese o di filiera, condividendo con le altre aziende partner

soluzioni che permettano di collaborare, scambiare informazioni,

comunicare, integrare i processi mantenendo la propria autonomia e

individualità.

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Capitolo V

125

Impatto della situazione economica sul

territorio, ruolo dell’ICT e politiche

regionali: il caso Emilia-Romagna

Interventi e opinioni dei protagonisti

A cura di:

CNA Emilia-Romagna

Confindustria Emilia-Romagna

Unioncamere Emilia-Romagna

Microsoft

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Capitolo V

126

CNA Emilia-Romagna

Fabio Giovannini

Vice Presidente CNA e Presidente CNA Innovazione

L‟attenzione di CNA nei confronti dell‟introduzione dell‟innovazione

nella piccola e media impresa è chiaramente espressa attraverso

l‟esistenza stessa di CNA Innovazione, la struttura interamente dedicata,

voluta e realizzata dall‟Associazione regionale. Si tratta di un

investimento importante che sosteniamo dal 2005 e che offre alle

imprese risposte concrete, tagliate su misura e vicine alle loro esigenze;

CNA Innovazione, oltre ad un centro regionale, opera infatti attraverso

una rete di nodi dislocati su tutti i territori provinciali.

Preferiamo parlare di innovazione, quindi, attraverso le numerose

esperienze sul campo di questi anni; siamo abituati a raccontare i casi

concreti frutto del lavoro con le imprese. Questi casi raccontano molto

spesso quello che le grandi teorie faticano a mettere a fuoco, in

particolare in relazione alle imprese di piccole dimensioni. Se pensiamo

nello specifico ad una delle sfaccettature più rilevanti dell‟innovazione,

quella dell‟ICT, l‟esperienza maturata insieme alle aziende ne dimostra

certamente la criticità. Per le PMI, caratterizzate da logiche di tipo

artigianale in cui il driver è concentrato prevalentemente nella figura

dell‟imprenditore, dal punto di vista della dotazione di ICT si rilevano:

uno scarso presidio organizzativo del tema; una delega a figure esterne

all‟azienda delle competenze, delle dotazioni strumentali e delle attività

di base; il possesso di funzionalità di riferimento legate agli obblighi

amministrativi, normativi, fiscali; il crescente interesse nei confronti del

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Capitolo V

127

versante web, come vetrina virtuale sulla quale non è più possibile non

essere presenti. In questo panorama di evidente criticità, CNA ritiene

che la tematica dell‟ICT, proprio in virtù del ruolo fondamentale che

ricopre, meriti di essere inquadrata all‟interno di un discorso più ampio e

completo di innovazione organizzativa e manageriale. L‟introduzione

della più evoluta tecnologia all‟interno di un‟impresa impreparata a

riceverla e ad integrarla all‟interno della sua struttura organizzativa

rischia spesso di generare più danni che vantaggi. È provato infatti che

un‟innovazione mal gestita e non declinata con coerenza all‟interno

della strategia complessiva dell‟azienda – dalle fasi di progettazione e

ricerca e sviluppo, alla produzione, fino alla vendita – può nuocere

piuttosto che favorire il miglioramento. Per questo crediamo che sia

fondamentale prestare la massima attenzione alla crescita delle

competenze gestionali degli imprenditori e per questo abbiamo lavorato

a lungo per scalzare l‟idea di fondo che si possa considerare innovazione

solo quella tecnologica. Oggi è finalmente più chiara la consapevolezza

della necessità di collegare l‟innovazione tecnologica con le scelte

strategiche, di mercato e di carattere organizzativo. Per questa ragione

da anni supportiamo le imprese nel collocare l‟innovazione all‟interno

della strategia e della gestione delle loro aziende attraverso interventi

giusti, tarati sulle loro caratteristiche e sulle loro esigenze, dimostrando

l‟efficacia e l‟impatto che queste azioni hanno sui risultati aziendali.

Lavoriamo molto, infatti, sfruttando la forza dell‟esempio, dei casi di

studio, delle testimonianze. Conosciamo il potere dell‟emulazione e

sappiamo quanto la dimostrazione dei risultati ottenibili attraverso un

determinato intervento possa influire sulle decisioni con effetti

altrimenti inimmaginabili. Come associazione possiamo dire di

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Capitolo V

128

conoscere i nostri imprenditori al punto di avere l‟umiltà di ammettere

che il rapporto che hanno con noi, come con qualsiasi esperto esterno,

non è minimamente paragonabile alla fiducia che ripongono nei

confronti dei loro colleghi, imprenditori come loro. Pertanto, facendo

leva sui casi di successo raccontati anche dalla voce stessa dei loro

protagonisti, valorizzando cioè le avanguardie, stimoliamo chi necessita

di fare passi avanti nell‟intraprendere percorsi di miglioramento su

determinate dimensioni aziendali e lo guidiamo. Costruiamo percorsi di

consulenza personalizzati, che, pur attingendo alle metodologie ed agli

approcci più evoluti riconosciuti a livello internazionale, sono pensati e

tarati sulle caratteristiche delle piccole imprese. „Think small first‟ dice

lo Small Business Act, il “faro” che da qualche anno la Commissione

Europea porta all‟attenzione di tutti i Paesi dell‟Unione per ricordare i

principi su cui si deve fondare una politica economica efficace e capace

di dare risposte ad un tessuto imprenditoriale composto per il 99,8% da

piccole imprese.

Per accompagnare le imprese nei percorsi di miglioramento, da più di un

decennio investiamo così nel sistema che consente di raccogliere,

secondo un processo di analisi scientificamente validato - messo a punto

in collaborazione con le maggiori università italiane - esempi positivi di

pratiche gestionali adottate dalle imprese per ottenere risultati di alto

livello. Il lavoro, iniziato alla fine degli anni ‟90, ha portato allo

sviluppo un impianto completo che parte dalla sensibilizzazione, passa

attraverso la “diagnosi” ed approda alla “cura” delle imprese attraverso

5 step fondamentali. Il primo: un‟attività propedeutica di creazione della

cultura dell‟innovazione, imprescindibile in particolare quando il cliente

finale è la piccola impresa, realizzata attraverso l‟organizzazione di

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Capitolo V

129

iniziative divulgative capaci di creare il terreno necessario ad innescare

processi di investimento in innovazione ed azioni specifiche di

trasferimento tecnologico. Un esempio di successo è rappresentato da I

Cocktail della Ricerca, incontri orientati ad avvicinare aziende e

ricercatori. Il secondo step: l‟analisi delle aziende attraverso il

benchmarking2, metodologia riconosciuta a livello internazionale che

consente lo studio delle imprese, l‟identificazione dei punti di forza e di

debolezza ed il confronto con le aziende best-in-class. Il terzo passaggio:

la descrizione delle buone prassi alla base delle performance aziendali,

la loro valorizzazione nell‟ambito del Repertorio delle Imprese

Eccellenti, la loro scomposizione in elementi applicabili ed adottabili da

altre imprese e la loro diffusione. Il quarto: la stesura di piani di

miglioramento personalizzati per le singole imprese, progettati sulle loro

specificità ed orientati ad intervenire sulle criticità rilevate in fase

diagnostica. Infine, il quinto step: l‟accompagnamento durante la

realizzazione dei percorsi di miglioramento attraverso l‟inserimento di

temporary manager in azienda.

In questo quadro, che non rappresenta un modello con un inizio ed una

fine, ma un percorso circolare orientato al miglioramento continuo, mi

preme riportare l‟attenzione su uno dei primi passaggi enunciati: il

rapporto tra piccola impresa e ricerca. Considero infatti questo uno dei

nodi cruciali, una delle leve su cui, in particolare in questo momento di

2 Il Benchmarking offre alle imprese la possibilità di confrontarsi con altre al fine di trarne

degli insegnamenti. Si basa su un meccanismo comprovato che individua e determina,

obiettivamente, la priorità delle aree che, all‟interno dell‟azienda, necessitano di miglioramenti. Rappresenta anche un ottimo strumento per misurare i progressi fatti nel

tempo. In Europa viene definito come: “Un processo continuo e sistematico per il

confronto delle performance di aziende, funzioni o processi rispetto alle migliori su scala mondiale, mirando non soltanto al raggiungimento di questi livelli di prestazioni, ma al

loro superamento.” (DG Enterprise, Commissione Europea)

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Capitolo V

130

difficoltà, noi, come tutte le associazioni e i soggetti intermediari,

abbiamo il dovere di intervenire. Credo sia fondamentale quindi creare

innanzitutto le occasioni in cui queste due anime possano confrontarsi in

modo equilibrato, per superare con i fatti sia l‟idea di una ricerca

autoreferenziale e chiusa nella sua torre d‟avorio e

contemporaneamente, sia l‟idea di una ricerca troppo schiacciata sul

mercato, solo finalizzata a generare profitti, senza visione di lungo

termine.

Cna Innovazione per questo organizza da più di 5 anni iniziative in cui

l‟imprenditore ha la possibilità di confrontarsi direttamente e in un

rapporto paritetico con il ricercatore. Partendo innanzitutto da “I

Cocktail della Ricerca”3, a cui viene successivamente dato seguito

attraverso la messa in campo di azioni più mirate: incontri tra piccoli

gruppi di imprese con singoli gruppi di ricerca; visite ai laboratori; visite

alle imprese; incontri one-to-one per incrociare fabbisogni tecnologici

specifici con filoni precisi di studi e competenze.

Aggiungo infine che, data la rilevanza della tematica dell‟innovazione,

CNA si confronta da sempre con le maggiori esperienze a livello

internazionale, proprio nell‟ottica dello scambio e dell‟adattamento al

contesto locale delle best practice. Cito in particolare alcuni network

europei e progetti transnazionali a cui stiamo partecipando: C-Plus

3 I Cocktail della Ricerca” sono iniziative finalizzate a far incontrare e dialogare, in

un‟atmosfera rilassata e informale, rappresentanti del mondo industriale e di quello

accademico sulle modalità e le opportunità di collaborazione tra sistema della ricerca pubblico e impresa. Sono stati realizzati diversi appuntamenti in luoghi diversi della

regione, su differenti temi legati all'innovazione. La partecipazione si è attestata sui 100

partecipanti di media ad ogni incontro, per un totale di oltre 1.000 partecipanti. Maggiori informazioni sugli eventi organizzati sono presenti sul sito www.cnainnovazione.net.

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Capitolo V

131

(Implementing world-class clusters in Central Europe), I3SME

(Introducing Innovation Inside SMEs), ACCESS (Accelerating regional

competitiveness and sector based excellence through innovation

management tools and techniques), ESBN (European Benchmarking

Network).

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Capitolo V

132

Unioncamere Emilia-Romagna

Come affronta il sistema camerale il tema dell’innovazione?

Il sistema delle Camere di commercio è tradizionalmente attivo nel

favorire l‟innovazione delle imprese. Un simile impegno, consolidatosi

nel tempo, è connaturato al ruolo istituzionale proprio di pubblica

amministrazione che svolge funzioni di interesse generale per il sistema

delle imprese, curandone lo sviluppo nell‟ambito delle economie locali.

Esso è stato ulteriormente rafforzato dal decreto legislativo 23/2010 di

riforma dell‟ordinamento camerale, che prevede esplicitamente tra le

funzioni delle Camere di commercio anche la promozione

dell'innovazione e del trasferimento tecnologico per le imprese. In

coerenza a tale compito, e con la consapevolezza che su questo tema si

gioca gran parte del futuro del nostro tessuto imprenditoriale, i recenti

indirizzi strategici pluriennali delle Camere di Commercio, che coprono

il quinquennio del mandato degli organi di direzione, individuano tutte

le macro-aree su cui focalizzare l‟attenzione per la promozione

dell‟innovazione. In particolare, fra le linee d‟azioni comuni alla

maggior parte delle Camere di commercio vi è il supporto

all‟innovazione e al trasferimento tecnologico alle piccole e medie

imprese, il miglioramento del raccordo tra Università/centri di

ricerca/laboratori e sistema economico locale, anche in sinergia con altri

enti e soggetti istituzionali, lo sviluppo di iniziative che aumentino la

cultura dell'innovazione, l‟incentivazione all‟aggregazione delle imprese

al fine di ridurre i costi e aumentare le capacità competitive sui mercati

internazionali. Un altro importante punto di riferimento è rappresentato

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Capitolo V

133

dal documento di Unioncamere Emilia-Romagna “Strategie camerali per

l‟innovazione” del luglio 2007 (www.uc-rer.camcom.gov.it/portali-

tematici/Strategie camerali per linnovazione.pdf/view) , che delinea 17

possibili ambiti d‟intervento camerale, i quali fanno riferimento agli

orientamenti comunitari in tema di supporto all‟innovazione delle

imprese, alle esperienze accumulate dal sistema camerale e alle esigenze

del nostro contesto territoriale.

A completare il quadro strategico su cui si muove il sistema camerale,

va ricordato l‟Accordo quadro triennale del 2009 tra Regione ed

Unioncamere Emilia-Romagna per una nuova fase di sviluppo e per la

competitività dell‟economia regionale, che individua tra le nove linee

prioritarie di lavoro comune una dedicata alle politiche comunitarie,

sviluppo sostenibile, innovazione e ricerca. In sintesi, tale linea d‟azione

prevede di valorizzare l‟attività del consorzio SIMPLER aderente alla

rete comunitaria Enterprise Europe Network, che vede il coinvolgimento

di Unioncamere Emilia-Romagna, Aster e l‟azienda speciale

Eurosportello della Camera di commercio di Ravenna , al fine di

favorire un più efficace utilizzo da parte delle imprese delle opportunità

e delle risorse comunitarie e di attivare azioni congiunte sui versanti

della ricerca industriale e del trasferimento tecnologico per le imprese.

Inoltre, sempre in collaborazione con Aster si prevedono iniziative per la

diffusione dei servizi forniti dalla rete regionale della ricerca industriale

e del trasferimento tecnologico dell‟Emilia-Romagna e la realizzazione

di un monitoraggio sistematico delle opportunità offerte dai programmi

di ricerca e alta formazione, la valorizzazione dell‟attività del sistema

camerale svolta in campo brevettuale e nell‟Osservatorio regionale sui

fabbisogni di innovazione delle imprese.

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Capitolo V

134

Da un punto di vista operativo, in base ai dati dell‟Osservatorio

camerale, il sistema camerale regionale nel 2009 deteneva sette

partecipazioni in istituti di assistenza e diffusione dell‟innovazione

tecnologica e le risorse investite a vario titolo nell‟ambito in

considerazione (incentivi alle imprese, partecipazioni, etc.)

ammontavano a 4.913.946 Euro.

Con riguardo ai servizi offerti, occorre menzionare in primo luogo

l‟attività degli uffici brevetti e marchi, che oltre a ricevere le domande di

brevetto nazionale per le invenzioni, i modelli di utilità, i disegni e

modelli, e le domande di registrazione per i marchi nazionali ed

internazionali, offrono informazioni e assistenza in materia di invenzioni

e marchi d‟impresa, ricerche di anteriorità e sullo stato dell‟arte in un

determinato campo, monitoraggio dei depositi, oltre a dare impulso

attraverso convegni, seminari e incontri di formazione alla cultura

brevettale e alla diffusione dei brevetti come strumento di protezione e

diffusione del know how tecnologico a tutela degli investimenti di

ricerca.

I brevetti e gli altri strumenti di protezione della proprietà intellettuale

non sono soltanto un fondamentale strumento della tutela dei risultati

della ricerca: essi costituiscono uno dei migliori sistemi per avere

accesso in modo rapido e puntuale agli ultimi ritrovati della tecnica Per

le imprese, poi, l'utilizzazione dell'informazione brevettuale è utilissima

anche ai fini del marketing: individuando, infatti, uno o più depositanti

di una certa tipologia di brevetti è possibile contattare tali soggetti per

proporre loro un bene od un servizio che integri o migliori l'oggetto del

loro brevetto. E‟ anche per tale ragione che l‟Ufficio brevetti della

Camera di commercio di Bologna ha aderito alla rete Europea PatLib. Il

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Capitolo V

135

Centro di Consultazione Brevettuale PATLIB di Bologna fa parte di una

rete di 140 biblioteche brevettuali presenti in tutta Europa.

I PATLIB sono biblioteche brevettuali, con personale qualificato e con

banche dati su cd rom messe a disposizione dall'Ufficio Europeo dei

Brevetti (European Patent Office - EPO) e dall'UIBM e con altre banche

dati commerciali. I PatLib sono collegati in rete con gli altri PatLib dei

28 stati membri dell'Ufficio Europeo dei Brevetti. La rete PatLib si

avvale inoltre dei Centri PIP - Patent Information Point, di cui fanno

parte gli uffici brevetti delle Camere di commercio di Ferrara, Modena,

Parma , Ravenna, Reggio Emilia. Essi sono infatti stati progettati quali

punti di accesso ai centri PatLib, con una dotazione strumentale minore

rispetto a questi ultimi, ma con una diffusione capillare sul territorio. La

presenza dei PIP, in costante collegamento con i centri PatLib, permette

di incrementare il numero di soggetti economici che beneficeranno del

servizio e di estendere il raggio di azione dei centri PatLib. I centri PIP

sono inoltre in grado di fornire informazioni relative ai marchi nazionali,

comunitari e internazionali. Il personale dei centri PIP segue lo stesso

percorso formativo del personale dei PatLib per quanto riguarda l'uso di

esp@cenet, l'uso della classificazione internazionale e la teoria sulla

proprietà industriale.

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Capitolo V

136

Tabella 8 - Attività di deposito Marchi e Brevetti - Fonte: elaborazione su

Osservatorio camerale 2010

Altri ambiti collegati all‟innovazione in cui le Camere, a seconda delle

esperienze maturate localmente, sono attive, riguardano l‟assistenza in

materia di Qualità e Certificazione, l‟affiancamento alle imprese nei loro

processi di R&S e nel loro finanziamento, offerti da varie aziende

speciali camerali (in Emilia-Romagna va ricordato al riguardo in

particolare l‟operato dell‟azienda speciale C.I.S.E. che focalizza la

propria missione sull‟innovazione, il trasferimento tecnologico

Innovazione, la responsabilità sociale, l‟ambiente e le tecnologie

dell‟Informazione e Comunicazione).

Domande di deposito

Bo

log

na

Ferr

ara

Fo

rlì-

Ce

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Mo

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na

Parm

a

Pia

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Rave

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Reg

gio

-

Em

ilia

Rim

ini

To

tale

Invenzioni 832 15 8 321 102 11 48 122 60 1.519

Modelli di utilità

100 7 13 19 13 3 16 23 17 211

Marchi 1664 465 303 869 123 436 569 392 5.141

Marchi internazionali

161 48 2 187 31 7 4 81 14 535

Disegni e modelli

70 2 10 12 1 3 12 5 115

Modelli ornamentali

0 0 0 0 0 0 5 0 5

Istanze varie 210 18 4 356 21 3 115 38 28 793

Annotazioni 136 48 6 83 20 5 19 57 15 389

Trascrizioni 115 22 12 79 14 7 28 32 20 329

Traduzione brevetti UE

272 21 0 99 16 1 2 9 420

Servizi dei PATLIB-PIP

272 118 0 0 0 0 142 9 0 541

Seminari organizzati in tema di proprietà industriale

1 1 0 0 0 0 1 1 3 7

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Capitolo V

137

L‟azione svolta si è intensificata negli ultimi anni, anche a seguito dello

sviluppo della rete degli sportelli tecnologici delle Camere di

commercio, coordinata da Unioncamere Emilia-Romagna, che si

prefigge di rafforzare il ruolo delle Camere di commercio nel sostenere i

processi d‟innovazione delle imprese del territorio, attraverso interventi

di informazione, seminari di orientamento (che nel corso del 2009 hanno

registrato la partecipazione di 660 persone), focus group con le imprese

e indagini sull‟innovazione in rapporto alle dinamiche economiche dei

territori.

Nell‟ambito delle iniziative che coinvolgono gli sportelli tecnologici

delle Camere di commercio, si inquadra l‟aggiornamento e

l‟implementazione dell‟Osservatorio sui fabbisogni tecnologici e sulla

domanda di innovazione delle imprese (http://www.uc-

rer.camcom.gov.it/portali-tematici/sportelli-tecnologici-delle-camere-di-

commercio-dellemilia-romagna). L‟Osservatorio offre un contributo

concreto, su scala regionale, per dare indicazioni importanti agli attori

economico sociali e istituzionali che sono chiamati a favorire i processi

d‟l‟innovazione, quali strumenti necessari al progresso economico ed al

miglioramento della qualità della vita. Recentemente, a questo riguardo

è stata realizzata l'indagine sui fabbisogni tecnologici e sulla domanda di

innovazione delle imprese, implementata attraverso un ampliamento

dell‟ambito di indagine e della numerosità del campione di imprese

coinvolte. La nuova impostazione metodologica ha permesso di

raccogliere indicazioni sulla domanda e sulle esigenze prioritarie valide

sia per l‟aggregato regionale che per i territori provinciali di riferimento

ottenendo così una significatività statistica più rilevante anche in ambito

provinciale. I dati raccolti, provenienti da circa 1.500 questionari, hanno

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Capitolo V

138

consentito l‟elaborazione di analisi a livello regionale e provinciale volte

ad evidenziare lo stato delle dinamiche tecnologiche in atto nelle PMI

locali e verificare il ruolo che la tecnologia e la ricerca hanno o possono

avere per lo sviluppo competitivo del territorio. È stato inoltre elaborato

un report che analizza a livello regionale i dati delle prime 3 indagini

condotte nell‟ambito dell‟Osservatorio Innovazione; è da rilevare che

l‟Osservatorio è predisposto per l‟accesso on line libero e gratuito ai dati

raccolti, che possono essere quindi elaborati da chiunque.

Quale è in particolare il contributo camerale sull’innovazione collegata

allo sviluppo delle Tecnologie dell’informazione e comunicazione

(ICT)?

Il sistema camerale, nell‟ambito delle Pubbliche Amministrazioni, ha

saputo cogliere più di altri le potenzialità insite nelle Tecnologie

dell‟informazione e comunicazione, giocando un ruolo da protagonista

nel contribuire alla semplificazione amministrativa soprattutto grazie

alla qualità dei servizi offerti per via telematica. Tale impostazione,

attraverso l‟uso più avanzato dell‟ICT, punta ad instaurare un effettivo

dialogo telematico tra la Pubblica Amministrazione, le imprese e gli

intermediari professionali, alleggerendo i tempi delle procedure,

consentendo risparmi di tempo e denaro alle imprese, contribuendo a

innescare processi di aggiornamento tecnologico nel settore privato,

sollecitato ad utilizzare nuove e più efficienti modalità di interazione col

settore pubblico. Si tratta a ben vedere di incidere su fattori riconosciuti

di competitività e attrattività del territorio.

Per tale motivo, il già citato Accordo quadro triennale tra Regione ed

Unioncamere Emilia-Romagna per una nuova fase di sviluppo e per la

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Capitolo V

139

competitività dell‟economia regionale del 2009, prevede una specifica

attività in comune che riguarda il tema della Semplificazione

amministrativa e e-government. In sintesi, in base a tale protocollo le

parti si impegnano a:

a) stimolare la ricerca e lo sviluppo di iniziative congiunte sui temi

della governance dei sistemi a rete e sulle tecnologie a supporto

dell‟e-government, prendendo a riferimento gli indirizzi del Piano

telematico regionale;

b) promuovere la semplificazione delle procedure amministrative

attraverso la dematerializzazione degli adempimenti, con l‟utilizzo

dei sistemi telematici, della firma digitale, della posta elettronica

certificata, della comunicazione unica prevista dalla legge 40/2007;

c) garantire la piena utilizzabilità nei confronti delle procedure

informatiche della comunicazione unica;

d) implementare l‟utilizzo delle modalità telematiche per i procedimenti

che presentano come oggetto l‟esercizio di attività produttive e di

presentazione di servizi e che vanno presentate allo sportello unico

per le attività produttive.

Gli obiettivi dell‟accordo quadro trovano una loro conferma negli

indirizzi strategici pluriennali delle Camere di Commercio dell‟Emilia-

Romagna, che peraltro mostrano particolare favore per il processo di

dematerializzazione della documentazione prodotta nell‟ambito della

loro attività in quanto consente di offrire migliori servizi alle imprese,

inducendo al tempo stesso significative riduzioni della spesa. I processi

di gestione cartacea dei documenti, infatti, sono caratterizzati da

eccessiva onerosità, difficoltà di condivisione e archiviazione, mancanza

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Capitolo V

140

di trasparenza, tempi di ricerca elevati, facilità di errori, smarrimenti,

perdite ed altre tipologie d‟inefficienze.

Al riguardo, dovendo indicare alcuni degli indirizzi ricorrenti nella

programmazione pluriennale, la diffusione degli strumenti telematici che

favoriscono tale dialogo (Business key, CNS, Smart card, e posta

certificata) così come l‟ulteriore implementazione della gestione

telematica delle comunicazioni ed interrogazioni del Registro Imprese e

delle altre banche dati camerali costituiscono linee d‟azione strategica

condivise, così come la valorizzazione e il miglioramento della qualità

dei dati contenuti negli archivi e nei registri informatici delle Camera di

commercio, per renderli sempre più adeguati a fornire alle imprese

elementi informativi fondamentali nelle decisioni aziendali. Sentita è

anche l‟esigenza di promuovere l‟azione di semplificazione

amministrativa attraverso la diffusione della pratica telematica in

raccordo con altre Pubbliche amministrazioni, anche tenendo conto

dell‟avvio della comunicazione unica (su cui si tornerà in prosieguo),

che prevede l‟adempimento degli obblighi riguardanti l‟Agenzia delle

entrate, l‟Inail, l‟Inps e le Camere di commercio rivolgendosi ad un solo

canale telematico: il Registro delle imprese.

Gli obiettivi sopra accennati trovano puntuale applicazione nell‟attività

delle Camere di commercio.

In primo luogo, in questi anni un grande impegno è stato profuso per

promuovere l‟utilizzo della firma digitale che, consentendo di

autenticare un documento informatico con la stessa efficacia giuridica

della firma autografa su carta, ha impresso una grande spinta al processo

di informatizzazione. L‟introduzione della firma digitale ha portato

indubbi vantaggi anche sul piano della riduzione dei tempi di evasione

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Capitolo V

141

delle pratiche, con impatto molto positivo sia sulla soddisfazione

dell‟utenza che sulla riduzione dei carichi interni di lavoro.

L‟utilizzo della firma digitale risulta complementare ad una serie di altri

servizi e strumenti innovativi, attivati da ognuna delle nove Camere di

commercio operanti nel territorio dell‟Emilia-Romagna. Ci si riferisce a

Smart Card, CNS, Business Key, Telemaco Pay e alle carte

cronotachigrafiche. La Smart Card, sostituita a partire dal 2005 dalla

Carta Nazionale dei servizi (CNS), è una carta a microprocessore che

contiene oltre al certificato di “firma”, anche un certificato di

autenticazione che consente l‟identificazione del titolare in rete presso

qualsiasi Pubblica Amministrazione, assicurando l‟autenticità delle

informazioni. La Smart Card è funzionale alla presentazione all‟ufficio

del Registro imprese delle pratiche in via telematica, alla richiesta on-

line di rilascio di certificati e visure, estrazioni di bilanci e copie degli

atti depositati ed inoltre, in virtù di un sistema di archiviazione ottica su

scala nazionale, consente di recuperare copie di atti e bilanci depositati

in tutte le Camere di commercio sul territorio italiano, evitando la

continua produzione del cartaceo.

La Carta Nazionale dei Servizi (CNS), che ha progressivamente

sostituito la Smart Card, consente di accedere ai servizi erogati per via

telematica dalla Pubblica Amministrazione su tutto il territorio

nazionale. Si presenta, quindi, come uno strumento fondamentale per

rendere immediatamente fruibili i servizi già in rete e per accelerarne la

diffusione.

La Business Key può essere considerata lo strumento più innovativo

distribuito dalle Camere di commercio, sul versante dell‟accessibilità dei

servizi offerti per soddisfare in ogni momento e in ogni luogo le

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Capitolo V

142

esigenze degli utenti (imprese e professionisti). Essa consente non solo

di firmare digitalmente i documenti, ma anche di usufruire di altri

servizi strettamente riservati al possessore, quali per esempio

l‟archiviazione dei documenti ufficiali dell‟impresa, l‟accesso al

Registro delle imprese e ai documenti aggiornati della propria impresa

(visure, statuto, bilanci, cariche), o la custodia delle password.

Il grafico n. 1 evidenzia un trend positivo nella distribuzione di Smart

Card, CNS e Business Key per impresa attiva. Il tasso di copertura, in

costante crescita per singola Camera, ha fatto registrare a livello

regionale un incremento di più di sette punti in percentuale tra il 2008 e

il 2009.

L‟applicazione della firma digitale ai servizi camerali, come si è già

sottolineato, ha determinato un significativo cambiamento nella

modalità di presentazione delle pratiche. Il Registro imprese è stato il

primo servizio camerale a sperimentare un elevato grado di

telematizzazione, ma la tendenza si sta progressivamente estendendo. Se

infatti si prende a riferimento a livello aggregato l‟incidenza delle

pratiche telematiche rispetto al totale delle pratiche relativamente a

Registro Imprese, Albo Artigiani, Marchi e Brevetti e Registro Protesti,

il livello di telematizzazione delle pratiche del sistema camerale

regionale preso nel suo complesso si è attestato nel 2009 al 77 %.

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Capitolo V

143

Bologna Ferrara Forlì

Cesena Modena Parma Piacenza Ravenna

Reggio Emilia

Rimini Unione Sistema

Camerale

2009 2008 2009 2008 2009 2008 2009 2008 2009 2008 2009 2008 2009 2008 2009 2008 2009 2008 2009 2008

% 75,32 65,8 27,96 25,35 55,19 49,59 52,13 23,51 52,135 23,51 49,63 41,19 64,64 53,81 37,17 33,13 67,89 50,15 54,71 47,78

Smart Card -CNS Business Key

80,73 71,91 11,49 10,64 26,290 23,85 42,20 19,22 22,05 20,53 17,18 14,70 29,49 24,90 23,01 20.94 28,10 26,10 280,11 251,20

Imprese attive

107,18 109,22 41,12 42,001 47,63 48,10 80,93 81,77 51,47 47,40 36,62 35,70 45,633 46,28 61,91 63,24 41,39 52,04 511,951 525,787

Tabella 9 - Andamento temporale del rapporto Smart Card, CNS e Business

Key su imprese attive - Fonte: elaborazione Unioncamere Emilia-Romagna su

dati Infocamere

Tale tendenza è destinata a consolidarsi ulteriormente, con l‟entrata a

regime, dal 1° aprile 2010, della Comunicazione Unica per la nascita

d‟impresa. A partire da questa data le comunicazioni di avvio

dell‟impresa sono obbligatoriamente presentate unicamente per via

telematica o su supporto informatico all‟ufficio del Registro delle

imprese utilizzando il software ComUnica. L‟obbligo è esteso anche alle

imprese individuali. Con la normativa sulla Comunicazione unica, per la

prima volta l‟ente camerale viene individuato dal legislatore come il

referente unitario per le imprese che riceve attraverso la posta elettronica

certificata le informazioni in prima battuta, le elabora e le manda agli

0,00%

20,00%40,00%

60,00%80,00%

2009

2008

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Capitolo V

144

altri tre soggetti per poi completare il circuito telematico degli

adempimenti inviando ai richiedenti il codice fiscale, la partita IVA e le

iscrizioni al Registro imprese, all‟INPS e all‟INAIL.

In prospettiva, sempre per quanto riguarda la semplificazione

amministrativa e i processi di “dematerializzazione” , l‟obiettivo è di

portare tutta la modulistica prodotta dalle Camere di commercio sul web

per la compilazione on line agevole e accessibile. In questa direzione va

il Progetto Modulistica on line a cura di Unioncamere Emilia-Romagna.

Vanno inoltre ricordati altri strumenti sviluppati dal sistema camerale

grazie alle tecnologie dell‟informazione e comunicazione che possono

contribuire a migliorare il contesto operativo delle imprese. E‟ questo il

caso, per esempio, delle applicazione per la cosiddetta business

intelligence.

Oggi è più che mai essenziale raccogliere informazioni per trarre

valutazioni e stime riguardo al contesto aziendale proprio e del mercato

a cui ci si riferisce e per supportare adeguatamente le decisioni del

management. Le organizzazioni utilizzano le informazioni raccolte

attraverso una strategia di business intelligence per incrementare il loro

vantaggio competitivo. Al riguardo, il sistema camerale può offrire alle

imprese un servizio di assoluta eccellenza, quale Telemaco Pay

(https://telemaco.infocamere.it/). Si tratta di un servizio on line delle

Camere di commercio che consente la circolazione delle informazioni

mediante l‟accesso, tramite internet, al patrimonio informativo del

Registro Imprese italiano e di quello Europeo (EBR - European

Business Register) e ottenere le informazioni online sulle imprese

italiane ed europee, sui loro soci ed amministratori.

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Capitolo V

145

Tramite tale servizio, è possibile per esempio sapere se un soggetto ha i

poteri per rappresentare la sua impresa, o se è il proprietario di

un‟azienda, o se cliente ha procedure concorsuali aperte; si può

conoscere attraverso i dati di bilancio se un concorrente fattura più della

propria impresa oppure come finanzia la sua attivitrà, o se il potenziale

fornitore o cliente è stato protestato

Telemaco Pay non solo consente di focalizzare la ricerca su un'impresa

in modo puntuale, ma anche di creare elenchi di imprese ritagliati su

specifiche esigenze. Permette inoltre di accedere alle domande di

deposito di marchi e brevetti ed altre rilevanti informazioni. Tale

servizio completa il ciclo della gestione delle pratiche amministrative,

poiché è possibile assolvere alla funzione di pagamento in via telematica

dei servizi richiesti.

Un altro strumento degno di rilievo è la carta crono tachigrafia. Essa

corrisponde ad un dispositivo che permette di utilizzare il tachigrafo

nelle diverse funzioni. Lo strumento viene rilasciato dalle Camere di

commercio a partire dal 2005. Dal 2006 è diventato obbligatorio

installare il tachigrafo digitale su tutti gli automezzi che hanno

determinati requisiti elencati nel Regolamento CE 561/2006. La carta

cronotachigrafica è una smart card che interagisce con il tachigrafo

digitale per la memorizzazione delle informazioni sui tempi di guida e

riposo; la sua introduzione nasce dall‟esigenza comune di disporre di

strumenti più sicuri e più affidabili per i conducenti di automezzi pesanti

e per le aziende di trasporto, al fine di migliorare le condizioni di lavoro

degli autotrasportatori e conseguentemente la sicurezza stradale.

Infine, anche sul piano delle azioni di sensibilizzazione delle imprese sui

temi dell‟ICT il sistema regionale è presente. Oltre alle iniziative della

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Capitolo V

146

già ricordata Azienda speciale C.I.S.E. della Camera di commercio di

Forlì-Cesena, che fornisce supporto e orientamento alle imprese

nell‟ambito in questione, va ricordata la partecipazione delle Camere di

commercio, coordinate dall‟Unione regionale, al progetto Opta,

promosso da Aster, e mirato a diffondere fra le piccole e medie imprese,

attraverso tre diverse azioni – un‟indagine, un ciclo di incontri e un

concorso - la conoscenza delle attuali opportunità offerte dalle

tecnologie dell‟informazione e della comunicazione e il loro efficace

utilizzo. Dopo il settore agroindustriale e quello della moda, il target

individuato per la terza edizione (2010) è stato quello dell‟imprenditoria

femminile.

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Capitolo V

147

Confindustria Emilia-Romagna

Anna Maria Artoni

Presidente Confindustria Emilia-Romagna

Gli scenari economici nei quali si intrecciano le dinamiche produttive e

competitive delle imprese si sono radicalmente modificati nel tempo,

soprattutto in seguito all‟allargamento delle frontiere dell‟economia

globale che genera, a sua volta, equilibri nuovi: si tratta di fenomeni ad

intensità crescente, sostanzialmente inarrestabili che rischiano di mettere

definitivamente in discussione il rapporto tra i tradizionali paesi avanzati

e quelli in via di sviluppo; tra quelli produttori di manifattura a qualità

elevata, quelli meramente consumatori e quelli detentori delle materie

prime.

La recente crisi globale ha avuto una portata mai sperimentata, che ha

colpito profondamente le principali filiere regionali a partire dalle PMI,

con il risultato che la nostra struttura industriale non sarà più come

prima. Allo stesso tempo la nuova struttura della domanda porterà a

nuovi mercati e creerà spazi per nuovi prodotti e servizi, che

premieranno chi avrà capacità di innovare, differenziarsi e creare valore,

ancora più che in passato.

Il posizionamento della nostra Regione è dunque sottoposto a costante

tensione ed erosione dai fenomeni globali sopra richiamati e richiede un

continuo aggiustamento verso l‟alto per il suo mantenimento e

rafforzamento. È chiaro che la crisi che stiamo attraversando comporta

la necessità prioritaria di andare a cercare la domanda laddove vi sono

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Capitolo V

148

segnali di ripresa. Si tratta di una sfida fondamentale anche se molto

complessa per un sistema di PMI come il nostro.

L‟Emilia-Romagna produttiva ha mostrato capacità di reazione e di

adattamento a questi scenari in continua evoluzione, attraverso processi

di riorganizzazione e cambiamento strutturale. Il sistema industriale si

sta progressivamente riposizionando nella logica di un forte

orientamento alla ricerca, all‟innovazione, allo sviluppo tecnologico,

all‟internazionalizzazione, alla crescita del terziario produttivo, come

leve fondamentali per lo sviluppo di un‟economia proiettata verso una

dimensione globale dei mercati. In questi anni, crescenti investimenti in

ricerca e innovazione, in prodotti a maggior valore aggiunto, in

maggiore capacità produttiva, in migliore organizzazione delle imprese

(interna ed esterna) hanno consentito un miglioramento progressivo

delle posizioni che l‟industria della regione attualmente occupa nella

scala del valore.

L‟innovazione nasce sempre da un‟iniziativa propulsiva dell‟impresa; si

sviluppa più intensamente quanto più nell‟impresa si rendono disponibili

risorse economiche ed intellettuali che concorrono alla creazione di

nuove opportunità.

L‟innovazione è un fenomeno trasversale, orizzontale: la capacità del

sistema economico di sviluppare innovazione deriva da un insieme di

condizioni tali per cui il sistema nel suo insieme riesce a produrre in

modo continuativo e strutturale conoscenza che genera valore.

Liberalizzazione del mercato, crescita delle competenze, dinamismo ed

articolazione del mercato del lavoro, disponibilità di adeguate

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Capitolo V

149

infrastrutture sono condizioni necessarie per sviluppare i processi di

innovazione.

Lo sviluppo di una politica industriale complessiva deve dunque poter

coniugare da un lato interventi finalizzati a liberare risorse nelle imprese

con azioni sul sistema economico e, dall‟altro, interventi specifici

indirizzati al sostegno della ricerca e dell‟innovazione, creando

infrastrutture, organizzando opportunità e sviluppando relazioni tra i

protagonisti dell‟innovazione.

Il nostro sistema industriale ha saputo reagire alla crescente

competitività internazionale con una significativa riorganizzazione nei

processi produttivi. Il tessuto industriale dell‟Emilia-Romagna,

incentrato in gran parte su in sistema di piccole e medie imprese e su

esperienze distrettuali, si è evoluto negli ultimi anni verso forme di

organizzazione basate sulle reti e le filiere produttive, con

un‟articolazione territoriale diffusa e ricca di casi d‟eccellenza,

consapevole che di fronte alla globalizzazione non si rimane a lungo

competitivi operando da soli o con sistemi verticali e rigidi di

subfornitura. Si tratta di forme di aggregazione che favoriscono lo

sviluppo, la cooperazione a monte e a valle dei processi produttivi, le

attività di ricerca e innovazione, l‟internazionalizzazione e la crescita

dell‟export.

Si prefigura quindi una manifattura evoluta, un‟”industria futura” ove il

tasso di innovazione e conoscenza in tutte le fasi aziendali (dal progetto

al prodotto) aumenta significativamente e diventa componente decisiva:

evolve il modello organizzativo tipico del sistema produttivo (da reti

verticali di sub-fornitura a filiere produttive; da distretti territorialmente

definiti a meta-distretti; da sistemi diffusi di piccole imprese a fenomeni

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Capitolo V

150

di aggregazione e accorpamento) come contributo a questo ingente

lavoro di riposizionamento competitivo. In tale contesto, un ruolo

determinante è dettato dalle risorse umane, che rappresentano il motore

principale dello sviluppo e della capacità di innovazione e

differenziazione delle imprese. Occorre puntare sulla loro

valorizzazione, attraverso la formazione e la qualificazione, attraverso

una maggiore integrazione tra università e imprese per definire i bisogni

del sistema produttivo e attraverso un‟accresciuta mobilità di persone fra

mondo della ricerca e mondo produttivo. Attraverso la mobilità delle

persone si può sostenere il flusso di conoscenza che è alla base dello

sviluppo e della competitività dei sistemi economici.

L‟analisi economica mostra ormai con grande evidenza come proprio la

dimensione territoriale regionale sia sempre più determinante per

spiegare le dinamiche della crescita economica. La stessa Unione

Europea ha individuato nelle regioni (nella logica “europea” di area

vasta) il livello territoriale a cui realizzare le proprie principali politiche

sviluppo.

Le politiche industriali regionali, per quanto riguarda l‟Emilia-Romagna,

sono state in questi anni capaci di accompagnare in modo positivo il

sistema produttivo, favorendo la crescita competitiva delle imprese e

consentendo ad un gran numero di PMI di investire, di innovare, di

stabilire collaborazioni con il sistema della ricerca e di avviare processi

di internazionalizzazione.

Le Regioni sono chiamate a sostenere le attività di ricerca industriale

delle imprese, specie le PMI, i processi di innovazione e lo sviluppo di

reti per il trasferimento tecnologico e di raccordo con il sistema

territoriale della Ricerca pubblica (università, centri di ricerca, ecc…).

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Capitolo V

151

Ciò dovrebbe tuttavia avvenire nel quadro di un sistema-Paese in grado

di offrire un contesto favorevole, condizioni generali incentivanti e

capacità di destinare risorse importanti ai grandi progetti strategici per

l‟industria italiana. Su questi punti sarebbe necessario individuare un

equilibrio tra i livelli di Governo in grado di apportare effettivo valore

aggiunto al sistema industriale.

Si tratta dunque di agire sulla governance delle politiche per

l‟innovazione, garantendo coerenza fra le politiche ai vari livelli

(regionale, nazionale, europeo), considerando l‟innovazione come una

componente strategica centrale nelle scelte di politica industriale.

In tale contesto, un utilizzo più efficiente di ICT, specie nella logica

della gestione integrata delle risorse aziendali, potrebbe rappresentare un

fattore decisivo per l‟innovazione e la crescita della produttività, in

particolare della cd. produttività totale dei fattori, ovvero quella che

emerge dall‟organizzazione e dalla combinazione efficiente dei fattori

produttivi. L‟ICT ha rappresentato l‟elemento chiave per la crescita

della produttività in molti paesi ed in molti settori dell‟economia (es. nel

settore dei servizi: logistica, attività finanziarie, distribuzione, ecc.). La

nostra regione si colloca su livelli di produttività mediamente più elevati

della media italiana benché ancora distante, in termini di trend di

crescita, dalle aree più dinamiche a livello internazionale.

L‟importanza dell‟ICT nelle dinamiche di innovazione delle imprese

assume particolare rilevanza in rapporto al tema dell‟innovazione

organizzativa: sia interna all‟impresa, sia interaziendale in termini di

rapporto tra imprese lungo la filiera (o la rete).

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Capitolo V

152

Quest‟ultimo punto è particolarmente importante, soprattutto rispetto al

ruolo che l‟ICT può avere, per esempio, nello sviluppo e nell‟evoluzione

dell‟industria manifatturiera in una logica di filiera: l‟organizzazione per

filiere comporta la necessità di gestire in modo integrato i flussi di

informazioni e di processo produttivo: l‟ICT rappresenta l‟infrastruttura

tecnologica su cui si sostiene l‟attività e lo sviluppo della filiera. L‟ICT

è in grado di favorire i processi di integrazione e di gestione efficiente

della filiera a monte e a valle, connettendo committenti – subfornitori –

mercato e consentendo un corretto flusso di informazioni in entrambe le

direzioni. In questa logica di “gestione diffusa” dell‟informazione ogni

componente della filiera deve essere in grado di interagire con gli altri in

modo efficiente (per ridurre i costi e concentrare le attività su ciò che è

realmente in grado di generare valore per il cliente e il mercato) ed

efficace (per rispondere con rapidità agli stimoli del mercato).

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Capitolo V

153

Microsoft

Paolo Valcher

Direttore Innovazione e sviluppo territoriale

Microsoft Italia

La fase di turbolenza che le economie mondiali hanno attraversato ha

manifestato una portata significativa per durata e conseguenze. La crisi

rappresenta tuttavia un‟occasione per mobilitare e ricalibrare le risorse

esistenti in vista della creazione di nuovo sviluppo a livello locale, uno

sviluppo che può rappresentare un contributo importante per la riduzione

delle disparità sociali, l‟aumento degli investimenti e la crescita delle

imprese.

Da sempre Microsoft è impegnata nel supportare le aziende nel loro

processo di innovazione tecnologica attraverso l‟offerta di strumenti IT

in grado di aumentarne la competitività e favorirne la crescita.

Promuoviamo la diffusione di una cultura aperta all‟innovazione. Si

tratta di una proposta diretta a dimostrare concretamente a imprenditori

e manager come la tecnologia garantisca una reale possibilità di ridurre i

costi migliorando la capacità operativa delle aziende e rendendo

possibili risultati positivi già a breve termine.

In questo contesto, il ruolo di Microsoft non può ridursi a quello di

semplice provider di prodotti tecnologici ma è piuttosto quello di un

consulente in grado di fornire, con la collaborazione dei propri partner

sul territorio, soluzioni IT a diretto supporto dell‟innovazione e della

crescita delle attività aziendali, con una particolare focalizzazione sulle

piccole e medie imprese che costituiscono la maggioranza del tessuto

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Capitolo V

154

imprenditoriale italiano e che rappresentano, pertanto, un elemento

fondamentale per lo sviluppo del Paese.

Molte di queste realtà sono caratterizzate da un ritardo che sta

penalizzando la competitività del nostro sistema produttivo. Riteniamo

che l‟Information Technology possa contribuire fortemente a colmare il

divario che separa l‟economia del nostro Paese da quella di altri partner

europei; soprattutto se utilizzata per la revisione e l‟automatizzazione

dei processi aziendali e per un miglioramento della qualità e delle

competenze delle risorse umane e manageriali.

La tecnologia gioca un ruolo determinante in questa riqualificazione. È

ormai dimostrato che le imprese e i sistemi Paese che investono

maggiormente in ICT ottengono risultati migliori in termini di

performance, di produttività e di crescita.

In questo quadro, Microsoft mette al servizio delle imprese il proprio

contributo di soluzioni, conoscenza ed esperienza, sia direttamente sia

attraverso l‟ecosistema dei partner, assumendo un ruolo di consulenza e

creando un contesto in grado di promuovere la diffusione

dell‟innovazione.

Questo approccio si è tradotto in tre principali ambiti di azione:

da un lato, la continua innovazione della propria offerta tecnologica

– attraverso sia l‟introduzione di nuovi prodotti e soluzioni, o

l‟aggiornamento degli strumenti esistenti, sia mediante l‟adozione di

nuovi modelli architetturali;

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Capitolo V

155

dall‟altro, l‟avvio di iniziative specifiche sul territorio volte a fornire

alle PMI soluzioni, servizi, risorse e informazione anche con il

supporto di un‟ampia gamma di attori locali (partner, istituzioni

pubbliche, associazioni di categoria, organi di formazione etc.);

infine, il supporto alla Pubblica Amministrazione Locale affinché

possa adottare le nuove soluzioni tecnologiche per offrire ai cittadini

e alle proprie imprese del territorio i servizi necessari, per essere più

veloci, più aggiornati e più competitivi sul mercato.

Entrambe le strategie trovano una sintesi appropriata, da un punto di

vista organizzativo, nella costituzione di divisioni di Microsoft Italia

dedicate espressamente alla Piccola e Media Impresa e alla Pubblica

Amministrazione. Da un punto di vista locale, invece, si traducono nella

promozione di iniziative vicine alle esigenze del territorio in

collaborazione con le istituzioni e con altri attori in grado di contribuire

a creare un‟intesa ampia che possa coniugare le esigenze e le interazioni

tra pubblico e privato. Da un punto di vista di mercato, infine, queste

strategie si traducono nell‟iniziativa Destinazione Impres@, avviata da

Microsoft nel dicembre del 2008, allo scopo di guidare le piccole e

medie imprese nei processi di adozione delle tecnologie a supporto della

crescita del business.

La divisione di Microsoft Italia dedicata alle Piccole e Medie Imprese ha

l‟obiettivo di fornire soluzioni alle PMI attraverso un ramificato

ecosistema di partner, ai quali offriamo tecnologia, risorse e formazione

con l‟obiettivo di garantire ai clienti la massima qualità nei servizi

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Capitolo V

156

erogati e nelle soluzioni fornite. I partner hanno un ruolo rilevante anche

nel rapporto con la Pubblica Amministrazione locale e la sanità:

abbiamo instaurato con diverse realtà di questi settori un dialogo diretto

e proficuo, nell‟intento di sviluppare sinergie a livello locale tra i diversi

soggetti coinvolti - enti, software house, partner, amministrazioni e

istituzioni pubbliche – contribuendo a creare le premesse per un

rinnovato sviluppo economico basato sull‟innovazione. In Emilia-

Romagna, in particolare, sono più di 1300 le aziende IT che partecipano

alla comunità dei partner Microsoft.

L‟iniziativa Destinazione Impres@ prevede diverse attività volte a

promuovere prodotti e modelli architetturali innovativi e ad erogare

servizi rivolti alla piccola e media impresa. Il supporto di Destinazione

Impres@ riguarda al momento alcune aree principali quali la

promozione dell’imprenditorialità, il supporto alle start up,

l‟accesso al credito, tramite il programma Microsoft Financing, la

formazione sull‟utilizzo ottimale del software, attività di informazione

e aggiornamento, iniziative di ricerca e innovazione, attraverso il

Microsoft Innovation Center di Torino.

Il nostro approccio verso l‟innovazione tecnologica trova i suoi

principali punti di forza nella profonda conoscenza delle piccole e medie

imprese e del territorio su cui tali aziende operano, una conoscenza resa

possibile sia dall‟incontro con le realtà produttive attraverso concreti

progetti IT sia grazie alla collaborazione con enti e istituzioni locali.

L‟azione di promozione dell‟innovazione che svolgiamo si rivolge

naturalmente anche verso la Pubblica Amministrazione e in particolare

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Capitolo V

157

verso quella locale: per enti e amministrazioni poter sperimentare nuovi

sistemi per ridurre i costi, guardando alla riorganizzazione dei servizi e

all‟attuazione di politiche di efficienza e trasparenza amministrativa, è

un‟opportunità di rilancio. Sostieniamo attivamente lo sviluppo

dell‟innovazione nel Paese, condividendo gli obiettivi dei piani nazionali

e regionali e mettendo a disposizione della Pubblica Amministrazione le

proprie conoscenze e competenze, oltre a risorse e specialisti ICT,

partner e consulenti di eGovernment. In particolare Microsoft Italia ha

condiviso esperienze e competenze maturate con successo a livello

nazionale e internazionale in diversi ambiti, quali i servizi al cittadino e

alle imprese, per rendere disponibile un accesso rapido e funzionale alle

informazioni e ai servizi delle Amministrazioni, attraverso processi più

semplici, iniziative di partecipazione attiva (e-Democracy): per aiutare

le Amministrazioni a ricevere le esigenze dei cittadini al fine di rendere

un miglior servizio pubblico, progetti per la realizzazione di servizi

evoluti e semplificati per consentire lo scambio delle informazioni e la

dematerializzazione.

L’IT come driver di efficienza, innovazione e riduzione

dei costi

In questo solco si colloca la presente pubblicazione che desidera

evidenziare l‟importanza dell‟integrazione dell‟IT nei processi aziendali

partendo da un‟analisi dell‟esistente e della percezione da parte delle

piccole e medie aziende della regione. Desidera inoltre fornire degli

ambiti chiari e di facile comprensione in cui gli strumenti IT possono

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Capitolo V

158

migliorare le attività delle aziende. Sono stati individuati alcuni scenari

aziendali, in particolare:

produttività individuale e organizzazione del lavoro;

collaborazione e comunicazione;

amministrazione e contabilità;

progettazione;

marketing e vendite.

Siamo convinti che uno dei migliori investimenti che un‟impresa possa

fare oggi riguarda le tecnologie dell‟informazione: possono aiutare a

ridurre i costi, ad aumentare la produttività delle persone e ad abilitare la

crescita delle aziende. L‟IT è, infatti, uno dei moltiplicatori in grado di

rilanciare l‟economia: informatizzare significa anche razionalizzare,

nell‟ottica di aumentare la competitività. Mai come oggi le tecnologie

dell‟informazione e della comunicazione sono protagoniste del valore di

business delle organizzazioni. Secondo Gartner, entro il 2012 l‟IT sarà

annoverata tra i primi tre fattori di successo delle migliori aziende,

mentre le barriere generate dall‟IT potranno invece rivelarsi tra i

maggiori motivi di perdita di performance. La tecnologia consente di

ridurre costi e sprechi, contribuendo a un minore utilizzo della carta, alla

riduzione dei consumi, all‟ottimizzazione delle infrastrutture

informatiche e al miglioramento dei risultati delle imprese.

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Capitolo V

159

Il cloud computing: un’opportunità per le imprese

e il territorio

Le tecnologie informatiche hanno conosciuto diverse “epoche” che

hanno caratterizzato le modalità di erogazione delle soluzioni e anche il

costo delle tecnologie. Negli anni settanta si conoscevano le tecnologie

mainframe, ancora utilizzate oggi dalle grandi organizzazioni finanziarie

e dagli enti pubblici centrali. Gli anni ottanta hanno invece introdotto sul

mercato i Personal computer e le applicazioni client/server, mentre

Internet e le applicazioni Web hanno dominato la seconda metà degli

anni novanta e l‟inizio del nuovo millennio. Ciascuna di queste diverse

fasi tecnologiche ha rappresentato un ampliamento delle opportunità a

disposizione di un numero crescente di utilizzatori a cui corrispondeva

una riduzione dei costi per l‟accesso alle soluzioni. Oggi si annuncia una

nuova rivoluzione, un nuovo cambio di paradigma, che va sotto il nome

di cloud computing. Cloud computing significa semplicemente gestire le

proprie applicazioni e attività esternamente (online), invece che in sede

attraverso una propria infrastruttura.

Anni fa, Internet era spesso rappresentata nei diagrammi come una

nuvola (cloud): una sorta di gigantesco etere nel cielo. È una buona

metafora: attualmente i dati e i programmi non devono necessariamente

risiedere su un server presso la sede di un‟organizzazione; possono

infatti essere “ospitati” (o memorizzati) su Internet o, come si suol dire,

“in the cloud”. I vantaggi non sono pochi. Per prima cosa, tali servizi

online sono erogati da operatori esperti che gestiscono tutta l‟architettura

informatica e consentono anche di beneficiare di servizi IT normalmente

progettati e riservati solo alle grandi organizzazioni. Esistono già

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Capitolo V

160

versioni online delle più diffuse applicazioni, quali la posta elettronica, i

sistemi per la gestione e condivisione dei documenti, l‟archiviazione, i

portali e le soluzioni per la gestione delle relazioni con i clienti (CRM) e

con i cittadini. Questo approccio permette di ridurre i costi, soprattutto

quelli iniziali, ma anche quelli di supporto e manutenzione, perché

l‟azienda o l‟ente pubblico che sceglie una soluzione di tipo cloud

dispone sempre delle versioni più aggiornate del software, senza

bisogno di supporto IT per l‟aggiornamento.

Grazie alla scalabilità dei servizi cloud e della virtualizzazione è

possibile gestire dati sensibili in completa sicurezza e riservatezza senza

doversi dotare di costose dotazioni hardware: il tutto è gestito dal

Provider che offre il servizio. Il personale interno può lavorare su

documenti e applicazioni da qualsiasi postazione connessa a Internet, in

ufficio, in viaggio oppure anche da casa.

È un trend che si sta imponendo, perché permette di tradurre in costi

operativi correnti ingenti somme precedentemente allocate in conto

capitale, sfruttando la scalabilità e l‟accessibilità delle nuove tecnologie

erogate come servizio. Non è un‟opportunità che si annuncia per

domani: il cloud computing è disponibile oggi per aziende e

organizzazioni di ogni dimensione. Si tratta di un passo ulteriore verso

la democratizzazione della tecnologia, in quanto rende disponibili – a

basso costo – strumenti e tecnologie in precedenza appannaggio

esclusivo delle grandi imprese: a tutto vantaggio delle PMI, ma anche

degli enti locali, delle associazioni di categoria, delle istituzioni

educative, come le scuole e le Università. Si tratta di quella rete di attori

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Capitolo V

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produttivi a cui questa pubblicazione è rivolta, e dalla cui collaborazione

sinergica e sistemica può nascere uno sviluppo concreto sul nostro

territorio, non senza il contributo di Microsoft.

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Hanno collaborato

CNA Emilia-Romagna

Fabio Giovannini

Vice Presidente – Presidente CNA Innovazione

Confindustria Emilia-Romagna

Anna Maria Artoni

Presidente

ERVET S.p.A.

Emilia-Romagna Valorizzazione Territorio

Andrea Margelli

Microsoft

Pietro Scott Jovane

Amministratore Delegato

Paolo Valcher

Direttore Innovazione e Sviluppo Territoriale

NetConsulting

Giancarlo Capitani

Amministratore Delegato

Vittorio Arighi

Direzione Progetti Strategici

Regione Emilia-Romagna

Giancarlo Muzzarelli

Assessore Attività produttive, piano energetico e sviluppo sostenibile,

economia verde, edilizia, autorizzazione unica integrata

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Alfredo Peri

Assessore Programmazione territoriale, urbanistica, reti di

infrastrutture materiali e immateriali, mobilità, logistica e trasporti

Silvano Bertini

Direzione Generale Attività Produttive

Sandra Lotti

Responsabile Piano Telematico

Unioncamere Emilia-Romagna

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