Tavole ematologiche

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Riv Ital Med Lab (2013) 9:232–233 DOI 10.1007/s13631-013-0040-0 RECENSIONE Tavole ematologiche Piero Cappelletti Ricevuto: 18 ottobre 2013 / Accettato: 21 ottobre 2013 / Pubblicato online: 23 novembre 2013 © Springer-Verlag Italia 2013 T. Artusi, G. Bonacorsi. Tavole Ematologiche. Edizioni SIGEM, Modena, 2013, 524 pagg., 1309 immagini. ISBN 978-88-738-7036-4 L’Ematologia nasce morfo- logica con le conte di An- dral e le colorazioni di Ehr- lich, grazie alla tecnologia microscopica e dei coloran- ti. L’identificazione morfo- logica delle cellule del san- gue apre la strada all’i- dentificazione clinica delle malattie del sangue, come testimonia il cambiamento del titolo dell’opera fonda- mentale di Ferrata da “Mor- fologia del sangue normale e patologico” del 1912 a “Le Emopatie” del 1919–1921. Per molti decenni la morfologia è la stella polare della clinica e della tecnologia ematologi- ca. Gli scritti di Marcel Bessis negli anni ’70 e ’80 del seco- lo scorso, per esempio, riflettono il trionfo della morfologia ematologica, sorretta dalla tecnologia microscopica sempre più raffinata e capace di fotografare il movimento con l’ek- tacitometro, confermando quel legame forma-funzione così caro agli ematologi, ma anche la crisi della morfologia tra- dizionale, a fronte di quella che Maxwell Wintrobe definisce la rivoluzione tecnologica dell’Ematologia, prepotentemen- te esplosa nel secondo dopoguerra con l’automazione del- le conte cellulari e la possibilità di misurare accuratamente i loro volumi, a partire dalla scoperta del metodo resistivo P. Cappelletti (B ) IRCCS CRO, Aviano, (PN), Italia e-mail: [email protected] da parte di Wallace Coulter tra il 1949 e il 1956, e poi con l’automazione del riconoscimento della morfologia leuco- citaria, sulla base della meccanizzazione della citochimica dagli anni ’70 in poi. Nel 2005 Barbara Bain, celebrando i sessanta anni del Journal of Clinical Pathology, comparava i decenni passati dell’Ematologia—fatti di pipette, camere di conta e strisci di sangue—con i decenni a venire—fatti di automazione, reti neurali e diagnostica molecolare. Tuttavia nello stesso anno, sul New England Journal of Medicine, dava avvio a una riva- lutazione della morfologia che non si è più fermata. Ancora oggi, dunque, nell’era tecnologica dell’Ematologia, il pro- gresso tecnologico di strumenti, di filosofie e tecniche anali- tiche “oltre” e “senza” microscopio, di analisi subcellulare e molecolare, si accompagna a una rinnovata capacità morfo- logica classica, strumentale, citofluorimetrica, citogenetica e molecolare, ognuna delle quali “vede” una parte del proble- ma diagnostico e necessita di integrazione e “ricostruzione” per risolvere il quesito clinico. La caratteristica dell’ema- tologo di laboratorio è, infatti, quella di utilizzare in mo- do integrato tutti gli strumenti disponibili (morfologia, emo- citometria, citochimica, citofluorimetria, citogenetica, bio- logia molecolare) per giungere a una risposta clinicamente “valida”. Da queste considerazioni nasce la definizione di Emato- logia di Laboratorio, coniata dal Gruppo di Studio in Ema- tologia (GdS-E) della SIMeL sul modello della definizio- ne di Medicina di Laboratorio: fornire informazioni e con- sulenza, per la diagnosi, lo screening e il monitoraggio di malattie ematologiche (Ematologia ematologica) o di ano- malie ematologiche nel corso di malattie non primitivamen- te ematologiche (Ematologia non ematologica), attraverso una rete di mezzi tecnici e disciplinari (citometrici, morfo- logici, citochimici, citofluorimetrici, biochimici, molecolari, citogenetici ecc.), su materiali di pazienti umani.

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Riv Ital Med Lab (2013) 9:232–233DOI 10.1007/s13631-013-0040-0

R E C E N S I O N E

Tavole ematologiche

Piero Cappelletti

Ricevuto: 18 ottobre 2013 / Accettato: 21 ottobre 2013 / Pubblicato online: 23 novembre 2013© Springer-Verlag Italia 2013

T. Artusi, G. Bonacorsi. Tavole Ematologiche. EdizioniSIGEM, Modena, 2013, 524 pagg., 1309 immagini.ISBN 978-88-738-7036-4

L’Ematologia nasce morfo-logica con le conte di An-dral e le colorazioni di Ehr-lich, grazie alla tecnologiamicroscopica e dei coloran-ti. L’identificazione morfo-logica delle cellule del san-gue apre la strada all’i-dentificazione clinica dellemalattie del sangue, cometestimonia il cambiamentodel titolo dell’opera fonda-mentale di Ferrata da “Mor-

fologia del sangue normale e patologico” del 1912 a “LeEmopatie” del 1919–1921. Per molti decenni la morfologiaè la stella polare della clinica e della tecnologia ematologi-ca. Gli scritti di Marcel Bessis negli anni ’70 e ’80 del seco-lo scorso, per esempio, riflettono il trionfo della morfologiaematologica, sorretta dalla tecnologia microscopica semprepiù raffinata e capace di fotografare il movimento con l’ek-tacitometro, confermando quel legame forma-funzione cosìcaro agli ematologi, ma anche la crisi della morfologia tra-dizionale, a fronte di quella che Maxwell Wintrobe definiscela rivoluzione tecnologica dell’Ematologia, prepotentemen-te esplosa nel secondo dopoguerra con l’automazione del-le conte cellulari e la possibilità di misurare accuratamentei loro volumi, a partire dalla scoperta del metodo resistivo

P. Cappelletti (B)IRCCS CRO, Aviano, (PN), Italiae-mail: [email protected]

da parte di Wallace Coulter tra il 1949 e il 1956, e poi conl’automazione del riconoscimento della morfologia leuco-citaria, sulla base della meccanizzazione della citochimicadagli anni ’70 in poi.

Nel 2005 Barbara Bain, celebrando i sessanta anni delJournal of Clinical Pathology, comparava i decenni passatidell’Ematologia—fatti di pipette, camere di conta e strisci disangue—con i decenni a venire—fatti di automazione, retineurali e diagnostica molecolare. Tuttavia nello stesso anno,sul New England Journal of Medicine, dava avvio a una riva-lutazione della morfologia che non si è più fermata. Ancoraoggi, dunque, nell’era tecnologica dell’Ematologia, il pro-gresso tecnologico di strumenti, di filosofie e tecniche anali-tiche “oltre” e “senza” microscopio, di analisi subcellulare emolecolare, si accompagna a una rinnovata capacità morfo-logica classica, strumentale, citofluorimetrica, citogenetica emolecolare, ognuna delle quali “vede” una parte del proble-ma diagnostico e necessita di integrazione e “ricostruzione”per risolvere il quesito clinico. La caratteristica dell’ema-tologo di laboratorio è, infatti, quella di utilizzare in mo-do integrato tutti gli strumenti disponibili (morfologia, emo-citometria, citochimica, citofluorimetria, citogenetica, bio-logia molecolare) per giungere a una risposta clinicamente“valida”.

Da queste considerazioni nasce la definizione di Emato-logia di Laboratorio, coniata dal Gruppo di Studio in Ema-tologia (GdS-E) della SIMeL sul modello della definizio-ne di Medicina di Laboratorio: fornire informazioni e con-sulenza, per la diagnosi, lo screening e il monitoraggio dimalattie ematologiche (Ematologia ematologica) o di ano-malie ematologiche nel corso di malattie non primitivamen-te ematologiche (Ematologia non ematologica), attraversouna rete di mezzi tecnici e disciplinari (citometrici, morfo-logici, citochimici, citofluorimetrici, biochimici, molecolari,citogenetici ecc.), su materiali di pazienti umani.

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Tuttavia la morfologia classica continua ad assumere unruolo centrale, per le sue caratteristiche di fondamento del-l’Ematologia come disciplina da Paul Ehrlich in poi e peril fascino e le suggestioni di cui è capace come ha magi-stralmente descritto Marcel Bessis. Di conseguenza, l’in-contro del GdS-E SIMeL con Tullio Artusi, più di quin-dici anni fa, è stato, inevitabilmente, un momento magi-co, dettato dalla magnifica e sterminata iconografia del pro-fessore, dalla capacità di chiarezza descrittiva e di correla-zioni clinico-sperimentali del maestro, dall’entusiasmo con-tagioso per il valore informativo ed estetico delle formecitologiche dell’appassionato cultore dell’Ematologia.

Da questo fecondo incontro è nata la possibilità di questostraordinario libro “Tavole Ematologiche” di Tullio Artusie Goretta Bonacorsi, che rappresenta solo una piccola partedelle possibilità illustrative che il professor Artusi ha creatodurante la sua intera vita e trasmesso in tutti questi anni,ma che mantiene e trasferisce al lettore tutta la ricchezzavisiva, la chiarezza espositiva e la partecipazione emotivache gli incontri diretti con Tullio Artusi hanno riservato aipartecipanti ai corsi e convegni del GdS-E SIMeL.

Artusi dice anche “Ci siamo accinti a questa fatica an-zitutto per le sollecitazioni degli allievi della nostra Scuo-la di Specializzazione . . .”. Il sottotitolo dell’opera è infat-ti “50 anni di Cito- ed Istodiagnostica della Scuola Ema-tologica Modenese”, scuola di estrazione ferratiana a radi-ce marcatamente clinico-morfologica, a cui contribuironole figure pioneristiche di Storti, Mauri, Perugini, Soldati eQuaglino, per acquisire poi l’attuale forte impronta bio- egenetico-molecolare con U. Torelli, G. Torelli e Luppi, ma“che ha continuato a fare morfologia, cioè diagnostica al mi-croscopio a tutto campo, studiando in ogni soggetto emo-patico cito- e istopatologia come parti intercomplementaridi un tutto, ugualmente necessarie al giudizio diagnosticocomplessivo . . .”. Per l’ordine di presentazione delle singoleentità—i Capitoli riguardano il midollo nella sua complessi-tà cellulare ed extra-cellulare, gli eritrociti e loro patologie,trombociti e patologie associate, mastcellule e basofili, gra-nulociti neutrofili e malattie mieloproliferative, monociti eLMMC, mielofibrosi idiopatica, sindromi mielodisplastiche,leucemie acute mieloidi—Artusi si è attenuto a un criteriofortemente incentrato su ontogenesi e morfologia, a costo diallontanarsi dall’ufficialità della World Health Organization(WHO), i cui schemi e classificazioni sono tuttavia semprerichiamati.

Tullio Artusi ha voluto limitare la parte didascalica e de-scrittiva all’essenziale—“non dunque un testo-atlante, ma

pure e semplici tavole ematologiche” dice l’Autore conl’understatement che lo caratterizza—puntando tutto sullapotenzialità trasmissiva ed evocativa delle sue immagini.E noi, come il cieco di Gerico che implorava “domine, utvideam”, riusciamo a “vedere” interamente la grandezza ela profondità dell’Ematologia morfologica e clinica.

In uno dei tre Editoriali del 1999 dedicato all’Evidence-Based Haematology e in particolare all’Evidence-BasedMorphology, Reid e Galloway applicavano i cinque passidell’Evidence-Based Medicine (EBM): convertire le infor-mazioni in questioni risolvibili, raggiungere il massimo diefficacia dalla migliore evidenza disponibile, valutare criti-camente le evidenze, applicare le evidenze alla pratica clini-ca, valutare la propria attività. Difficoltà erano riscontrate intutti i passaggi descritti, ma fondamentale era ed è stabilireun gold standard morfologico in grado di essere trasmesso,comparato e verificato. Gli autori riponevano le loro spe-ranze in un’espansione del ruolo dello schema nazionaledi assicurazione esterna di qualità (NEQAS), ma temeva-no che lo sforzo di fondare l’evidenza morfologica potesseessere realisticamente limitato a pochi e isolati campi del-la morfologia ematologica. Da allora molti progressi sonostati prodotti, inizialmente a opera dell’ICSH (InternationalCouncil for Standardization in Haematology) e dell’ISLH(International Society for Laboratory Hematology) e più re-centemente dall’EHA (European Hematology Association)in particolare con il suo ELN Morphology Database, prodot-to dall’European Morphology Consensus Panel (EMCP) aresponsabilità G. Zini e M.B. Bené, con l’obiettivo di armo-nizzare l’identificazione delle cellule ematologiche in am-bito europeo per creare abilità e competenze morfologichecondivise e diagnosi comparabili in tutti i centri ematologicieuropei. Il database presenta 227 immagini per 600 cellule.Il cammino è assolutamente fondamentale per un’ematolo-gia morfologica evidence-based, ma ancora molto lungo. Illibro di Artusi e Bonacorsi—ben 1309 immagini delle 4000meravigliose che l’autore ha “salvato” digitalizzandole dal-la sua immensa collezione—è, sotto questo profilo, un’este-sa base di evidenze morfologiche prontamente disponibili,necessarie alla diagnostica del singolo caso (effectiveness),pronte alla comparazione critica e utili alla condivisione, alconfronto e alla verifica fra pari.

Le “Tavole Ematologiche” di Artusi e Bonacorsi sono,dunque, il breviario del morfologo da tenere sul banco di la-voro, il tomo di consultazione dell’ematologo per ricordarei corrispettivi morfofunzionali della clinica e il libro d’oreper la felicità estetica del cultore della materia.