Sul Romanzo, Anno 3 n. 4, ago. 2013

94
Webzine Anno 3, n° 4 Agosto 2013 In copertina: La memoria del corpo, di Franny Thiery. Con un'intervista esclusiva ad Antonia Arslan La forza della MEMORIA

description

Il numero 14 della Webzine "Sul Romanzo"

Transcript of Sul Romanzo, Anno 3 n. 4, ago. 2013

  • Web

    zine

    A

    nno

    3, n

    4

    Ago

    sto

    20

    13

    In c

    oper

    tina:

    La

    mem

    oria

    del

    corp

    o,di

    Fra

    nny

    Thi

    ery.

    Con un'intervista esclusiva ad

    Antonia Arslan Con un'intervista esclusiva ad

    Antonia Arslan

    La forza della MEMORIALa forza della MEMORIA

  • Sul Romanzo n 4 Agosto 2013

    La Webzine di uno dei pi seguiti blog letterari

    www.sulromanzo.itLa Webzine di uno dei pi seguiti blog letterari

    www.sulromanzo.it

    6.510.000pagine visitate

    fino a luglio 2013

    3.100 visite uniche al giorno

    93.000 visite uniche

    nell'ultimo mese

    3.100 visite uniche al giorno

    93.000 visite uniche

    nell'ultimo mese

    6.510.000 pagine visitate

    fino a luglio 2013

    e vai dritto al punto. blog, webzine e agenzia letteraria

    Per la tua pubblicit scrivi a: [email protected]

  • Sul Romanzo n 4 Agosto 2013 3

    5 Editoriale di Morgan Palmas

    6 Il senso della memoria alla svolta del nuovo millennio di Emiliano Zappal

    12 Memoria, meraviglie e marketing di Daniele Duso

    18 Artisti, manipolatori di memoria di Maria Antonietta PinnaLe t t e r at u r a

    22 Una bambina e il suo doppio. Intervista ad Antonia Arslan di Alberto Carollo

    30 Le confessioni di un italiano. Memoria e passioni di Martino Santillo

    34 Vincenzo Consolo e le forme della memoria di Michela Matani

    40 Siamo tutti prigionieri dei nostri ricordi di Beatrice Mantovani

    44 Seamus Heaney. Poesia come memoria viva di Monica Raffaele Addamo

    48 Versioni di s, archivi e creazione di mondi di Carlotta Susca

    51 La memoria ai tempi del cyberpunk di Giulia Taurino

    pag. 34 pag. 18

    pag. 6

    Sto r i a

    60Miracolo a Sant'Anna, un caso di memoria tradita? Revisionismo storico al cinema di Elena Spadiliero

    64 Romanzo partigiano di Vincenzo NeveCi n e m a

    70Sono un tipo senza storia. Etica e memoria in Memento di Christopher Nolan di Alberto Carollo

    74 Lepica del quotidiano: intervista a Costanza Quatriglio di Alessandro PuglisiFoto g r a F i a

    80 La fotografia memoria? di Annamaria TrevaleSo C i o L o g i a

    88 Mosaico di memorie: il Brasile narra il 900 di Paola Paoletti

    pag. 44

    pag. 64

    pag. 74

    pag. 88

  • Sul Romanzo n 4 Agosto 2013

    Nella pagina a fianco:Campo di grano con cipressi, Vincent van Gogh, 1889. National Gallery, Londra (UK).

    DirettoreMorgan Palmas

    CaporedattoreGerardo Perrotta

    RedattoriDaniele DusoLeonardo PalmisanoAlessandro PuglisiStefano Verziaggi

    Art DirectorDaniele Vignato

    IllustratriceFranny Thiery

    Hanno collaborato a questo numero

    Monica Raffaele Addamo, Alberto Carollo, Daniele Duso, Beatrice Man-tovani, Michela Matani, Vincenzo Neve, Morgan Palmas, Paola Paolet-ti, Maria Antonietta Pinna, Alessandro Puglisi, Martino Santillo, Elena Spadiliero, Carlotta Susca, Giulia Taurino, Annamaria Trevale, Emilia-no Zappal.

    Si ringraziano

    Antonia Arslan, per lintervista concessa.

    Carlo Scortegagna, Web master.

    Gian Carlo Calma, per la rappresentazione fotografica del quadro La stanza della memoria.

    Sergio Capuzzimati, per la rappresentazione fotografica del quadro Il viaggio.

    Elio Lutri, per la rappresentazione fotografica del quadro La memoria perduta.

    Gianluca Puglia, per la rappresentazione fotografica del quadro Geno-Cide.

    Note legaliSul Romanzo Rivista elettronica di informazione e cultura in fase sperimentale, pertanto non rappresenta una testata giornalistica e laggiornamento dei contenuti avviene senza nessuna periodicit. Non pu, dunque, essere considerato un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 2001.Gli autori sono responsabili per i contenuti dei loro articoli.Tutti i contenuti della rivista sono rilasciati con licenza Creative Commons, Attribuzione Non commerciale Condividi allo stesso modo 2.5 Italia. Per le rappresentazioni fotografiche, si invita a contattare la Redazione ([email protected]) che fornir tutte le informazioni necessarie per il Copyright.

    Sul Romanzo dichiara la propria disponibilit ad adempiere agli obblighi di legge verso gli eventuali aventi diritto delle immagini pubblicate per le quali non stato possibile reperire il credito.

    Per informazioni, contatti con redattori e/o autori, proposte di collabo-razione o pubblicit: [email protected]

    Webzine Anno 3, n 4 Agosto 2013

  • 5Sul Romanzo n 4 Agosto 2013 5

    Buona lettura.

    Morgan [email protected]

    di Morgan Palmas

    Leditoriale

    Vivere senza paure. Sembra complesso oggi, in un mondo nel quale gli attacchi pi o meno frontali opprimono con continuit. Vince chi sa attraver-sarsi ci ha confessato Antonia Arslan nellinter-vista esclusiva concessa per questo nuovo numero della Webzine. Perch indagare il passato, anche attraverso la memoria, riporta al presente sensa-zioni, pensieri ed emozioni che obbligano a rista-bilire la forza che attinge alle nostre profonde ri-sorse interiori. una scelta di cui dovremmo farci carico per arginare le derive razziste e omofobe che si stanno diffondendo nel nostro Paese.

    Gli eventi della contemporaneit fanno smisurata-mente eco allinsistente ossessione di cogliere ogni secondo quanto accade, e ci illudiamo di conosce-re perch il conosciuto sfiora ogni nostra giornata con notizie, tweet, articoli. Ma la memoria non una disputa con langolo di attualit che riesce a sommergere gli altri angoli; la memoria sfida lo-blio senza contese sullimportanza o meno, sulla relazione o meno, sulla convenienza o meno, essa divampa con sprezzante senso di onest sul mondo e, di conseguenza, dovrebbe colpire lanima, non la retina di ognuno di noi.

    La marcia della memoria accerchia la responsabi-lit, non si scappa. Neanche lalterit irriducibile, protesa verso lindifferenza o il vantaggio, pu il-ludersi di condizionare tutti. Vi sono periodi della storia che appaiono consacrati allirresponsabilit ed proprio in quei periodi che il bosco malato del tempo invoca giustizia. Forse non convince neppu-re lentusiasmo cieco di chi ricorda come gli eventi fossero totem da venerare, con una placida e super-ba attitudine al moralismo.

    Immaginate che la memoria sia una favilla in un caminetto: quanto ci richiesto dalla responsabili-t non scaldarci al suo cospetto, ma uscire di casa, cercare legna e portarla per tenere viva la fiamma. Di recente, camminavo per i boschi di Asiago, ter-ra cara a Mario Rigoni Stern, dove si sono consu-mate due guerre mondiali e dove lodore di morte, anche se con la malinconia che soltanto il tempo sa donare, pervade ogni albero. Per un lembo di terra caddero migliaia di giovani, chi con i gas, chi per una mina, chi fucilato, chi morto di stenti fra il sangue. Dimenticare fa morire di nuovo quei gio-vani, li consegna alla disfatta umana. Dimenticare fa morire tanti altri che nelle loro piccole battaglie sono stati soldati coraggiosi.

    Due sono i valori sui quali dovremmo interrogar-ci quando si parla di memoria: fermezza e impe-gno. La fermezza di non trascurare e limpegno di rispettare quanti hanno sacrificato la vita per il bene delle generazioni future. Ci possono esse-re momenti di smarrimento, nei quali la bussola perde ogni speranza, ciononostante il basto del-la vita deve garantirci la fiducia per sostenere i pesi della storia. Forse accorgersi della propria irrisoria debolezza di fronte alle vicende uma-ne e parimenti della consapevolezza che il pi delle volte si lotta sapendo di perdere porta con s la bellezza: ogni sconfitta trasforma quanto ci circonda, e la responsabilit verso la memoria una dolce sconfitta contro lindifferenza di chi non sa capire o non vuole capire. Combattere sulla linea che separa loblio e il ricordo pu rap-presentare una ragione sufficiente di vita perch altri possano godere della luce che non conosce ombre.

  • 6 Sul Romanzo n 4 Agosto 2013

    Il senso della memoria alla svolta del nuovo millenniodi Emiliano Zappal

    Ricordati di non dimenticare Tag-line del film Memento, di Christopher Nolan.

    Memento il secondo lungometraggio diretto dallo straordinario regista inglese Christopher Nolan, ispirato a un racconto breve del fratello Jonathan. Tradotto dallimperativo latino, il titolo signifi-ca appunto ricordati. Questo perch il prota-gonista, Leonard Shelby, un uomo incapace di ricordare. In seguito a un incidente, ha perso la memoria a breve termine. Si muove spaesato tra personaggi che cercano d'ingannarlo e manipo-larlo, alla ricerca dellassassino di sua moglie. Per orientarsi nel mondo costretto ad aggrapparsi a una serie di appunti, alle istantanee che scatta con una Polaroid e ai promemoria che incide sulla sua stessa pelle. Per rendere la patologia del suo perso-naggio, Nolan ricorre a una particolarissima tec-nica di montaggio, mettendo in sequenza lultima scena seguita dalla prima in ordine cronologico, poi la penultima seguita dalla seconda e cos via, concludendo la pellicola con la scena che, nella normale successione temporale degli eventi, sa-rebbe, invece, collocata al centro. In questo modo, gli spettatori diventano compartecipi del dramma di Leonard: non hanno modo di dare un ordine alle cose e agli eventi, sono costretti a perdere il contatto con la realt. Leonard sa chi , conosce la sua infanzia, ricorda il mondo in cui vive, ma incapace di andare avanti, paralizzato nel passa-to. La sua vita non ha evoluzione.

    Il film di Nolan ci mostra fino a che punto un uomo senza memoria, seppur scaltro e aitante, sia incapace dintessere una relazione disciplinata e coerente con il mondo che lo circonda. Non affatto scontato. Spesso dimentichiamo di essere in grado di ricordare. Ce ne rendiamo conto solo quando vorremmo dimenticare, senza riuscirci. Chi non ricorda il passato non ha presente e non ha futuro. Senza memoria esiste solo un limbo pri-

    vo di tempo. Il bambino inizia il suo processo di apprendimento consapevole nel momento in cui comincia a immagazzinare, elaborare e consolida-re le informazioni che raccoglie sul mondo. Cos come la coscienza storica possibile solo quando si in grado di tramandare le acquisizioni culturali del passato.

    Adoperiamo, per, adesso una distinzione di tipo semantico. Quando si parla di memoria, si fa ri-ferimento a due concetti diversi, vicini tra loro, ma non del tutto sovrapposti. Il primo dei due inten-de la memoria come elemento storico-sociale, ovvero come facolt di tramandare scoperte, fatti, successioni, acquisizioni culturali, allinterno di un processo/progresso temporale. In questo senso, parliamo, dunque, della memoria nel suo aspetto collettivo, che riguarda luomo in quanto specie e, quindi, gli eventi che lo vedono coinvolto nel suo arco evolutivo fino ad oggi. Ed questo un fatto allo stesso tempo sincronico e diacronico: sincroni-co, perch ha a che fare con lo sviluppo e lo stato culturale di un popolo, la coscienza che questo ha del mondo che gli sta intorno; diacronico, perch procede in verticale lungo lasse della storia, affon-da le radici nelle origini comuni e procede come un albero dalle numerosissime ramificazioni. Da questo punto di vista, la memoria inizia con la storia. E la storia inizia con i primi uomini che narrano le loro avventure e le loro esperienze di-segnandole sulle pareti spoglie delle caverne, con i racconti intorno al fuoco che, dando vita a miti e leggende, ci raccontano chi siamo e chi eravamo, cosa siamo stati e perch.

    La memoria da intendere, dunque, come livel-lo di conoscenza che un popolo ha del suo passato o che luomo, inteso come specie, ha del suo intero processo evolutivo. questo elemento a determi-nare i punti di riferimento, nonch i nostri punti cardinali. Solo la memoria ci consente di dare un senso al nostro procedere nel corso dei secoli, di

  • Sul Romanzo n 4 Agosto 2013 7

    distinguere il prima dal dopo, il momento x dal momento y. Non a caso in principio fu il verbo. Perch prima di esso non esisteva nulla e, dunque, non cera nessun ricordo.

    A destra Achille combatte contro Pente-silea, Anfora attica a figure nere, VI sec. a.C.. British Museum, Londra (UK).

    Sotto Un'immagine dal film 300, di Zack Snyder, 2007.

  • 8 Sul Romanzo n 4 Agosto 2013

    Cos la memoria acquisisce un valore etico (chia-ramente), ma anche salvifico e trascendentale. Per-ch solo ci che non viene ricordato destinato alloblo. Ci che si dimentica scompare e non esi-ste. Ci di cui non si ha memoria non mai esistito. Per questo i faraoni, al di l di qualunque motiva-zione religiosa, hanno eretto delle immense tombe sul sangue e sulla pelle di centinaia di schiavi. Per rimanere immortali. Per questo la celebrazione della poesia e delle arti. Per questo le statue e i ri-tratti, le raffigurazioni, gli archi di trionfo. Il nostro Ugo Foscolo impiega quasi trecento endecasillabi per spiegarcelo. Lasciare un segno su questa terra lunico modo che abbiamo per vivere per sem-pre. Limpresa dei valorosi eroi delle Termopili sa-rebbe stata vana, se non fosse stata ricordata negli anni. E Achille stesso decide di affrontare il fato e combattere a Troia solo per non essere dimentica-to, per diventare eterno.

    Riflettere su questo aspetto ci fa intendere quan-to grande e profondo sia lo stravolgimento in atto nella nostra societ. Una volta di pi. Perch la nostra la societ delleterno presente e della me-moria perpetua. In cui ogni cosa viene archiviata e ricordata, trasformata da elemento mortale, fatto di corpo carne e sangue, a sostanza digitalizzata, immortalata per sempre. La memoria ha, oggi, un aspetto totalmente diverso. Senza cantori e ar-chitetti. Neil Armostrong che fa i primi passi sulla luna, luomo che sventola la bandiera di fronte ai

    carri armati a piazza Tienamen, J.F.K. che si af-floscia sulla sua decappottabile, trafitto da un pro-iettile, sono immagini gi indelebili, gi eterne. E questo per il semplice fatto di essere state registrate e immortalate. La memoria nel mondo contempo-raneo , dunque, nientaltro che un enorme archi-vio, un database in cui vengono raccolte e affastella-

    Sopra Un'immagine del Rivoltoso Sconosciuto, il famoso manifestante di piazza Tie-nanmen.

  • Sul Romanzo n 4 Agosto 2013 9

    te le notizie della nostra esistenza. Ciascuno di noi, nel momento in cui cura il suo profilo Facebook, parla di s sui social network, si sta sforzando di pian-tare un vessillo, gridare la propria presenza, comu-nicare il proprio passaggio in un determinato po-sto e in un determinato momento. Per questo agli scienziati lidea dellimmortalit appare sempre meno peregrina. Arriver un giorno in cui luomo potr collegare il suo cervello a una macchina e vivere allinfinito. Solo di immagini e di ricordi. Di memoria.

    E siamo arrivati qui al secondo significato della parola memoria, da intendere anche come ele-mento biologico-neuronale e, quindi, personale e individuale. Perch la memoria collettiva possi-bile solo grazie alla facolt di ricordare del singolo uomo. Memoria la capacit di collegare le espe-rienze della nostra vita le une con le altre, ponendo i fatti in sequenza, immagazzinando conoscenze, cercando di non vivere ogni cosa come un fatto di-staccato e a s stante. Vivere il presente, rivivendo continuamente il passato come tale.

    Per luomo, memoria significa sopravvivenza e adattamento. Memoria significa vita.Tutti gli esseri animati riescono biologicamente a sopravvivere, a imparare e a ricordare perch una struttura cerebrale a forma di cavalluccio mari-no, lippocampo, permette di formare tracce fisi-che, modifiche molecolari che consentono succes-

    A destra Una raffigurazione ideale del poeta Omero.

    Sotto:a sinistra Menestrelli e trovatori medievali;a destra Gli annali sono documenti d'archivio che narrano

    succintamente i maggiori eventi storici e le catastrofi na-turali pi rilevanti che coinvolgono un popolo.

  • 10 Sul Romanzo n 4 Agosto 2013

    sivamente il riconoscimento e il ricordo, facilitano il percorso seguito in precedenza. Tanto pi gli esseri sono complessi, tanto pi ingarbugliato e in-tegrato il sistema, anche se i meccanismi di base restano simili, dalle specie inferiori alluomo.Eventi, fatti, nomi, esperienze, emozioni segna-no delle modifiche chimiche nel cervello che per-mettono di associare elementi e situazioni fra loro, rendendo uniche per ciascuno di noi le esperienze stesse, le motivazioni, i valori e anche i ricordi. Il cervello un organo nobile e delicato ed soggetto alle intemperie del tempo che passa e alle modifiche patologiche che possono verificarsi durante la vita. La memoria non si perde, si degrada; si riduce la propria funzionale attivit perch sempre pi sog-getta a interferenze e distrazioni e solo apparente-mente migliorata da ausili protesici, vecchi e nuovi.Se non si esercita, la memoria si riduce.Distinguiamo una memoria autonoetica da una noetica. La prima istintiva, automatica e proce-durale, filogeneticamente pi antica, e ci permette di svolgere attivit e imparare movimenti o eser-cizi complicati senza esserne a pieno consapevoli. Questo tipo di memoria resistente e pu darci una mano nelle situazioni patologiche pi concla-mate e spaventose, come la malattia di Alzheimer. La seconda fondamentalmente consapevole, dichiarativa, perch risponde alle domande pi semplici: chi, come, quando, dove, perch, con che cosa, etc. Ma pi fragile, pi elaborata, pi inte-

    grata e, perci, pi fallace. la forma che si sfalda pi spesso e ci pu rendere smemorati.

    La scrittura ha consentito alluomo di fare il bal-zo dalla preistoria alla storia moderna, ma lo ha reso, allo stesso tempo, pi vulnerabile, perch ha potuto esercitare di meno la sua arte oratoria e ha esercitato di meno le potenzialit della pro-pria mente. Si dice che Socrate fosse contrario alla scrittura, e non solo per ragioni filosofiche: aveva intuito che lo rendeva meno capace. Pi recente-mente calcolatrici e calcolatori, computer e telefo-ni parlanti hanno protesizzato le nostre memorie, sostituendosi al cervello, ingannandolo, facendogli credere di essere di aiuto. I potenti mezzi di inte-razione sociale attuali, i social network, la comuni-cazione globalizzata stano riducendo le nostre residue capacit. Il nostro pensiero non origina-le, ma adattato e mutuato dagli altri. Le idee non sono nostre e sono sempre meno creative. Anche la stessa scrittura, fra acronimi, interiezioni, emozio-ni surrogate, spesso sgrammaticata, telegrafica, cuneiforme, pittorica e poco espressiva. Questo ci rende integrati agli altri e ci fa sentire accettati, ma ci allontana, purtroppo, dalla nostra piena in-dividualit, dalla nostra capacit funzionale, ridu-cendo la nostra abilit mnesica e rendendoci pi vulnerabili e supponenti.Siamo pi connessi ma pi sterili, facciamo pi cose ma ne dimentichiamo il doppio; non ci con-

  • Sul Romanzo n 4 Agosto 2013 11

    Riferimenti bibliografici

    Je suis un phnomne opera teatrale di Peter Book, tratto da Una memoria prodigiosa di Aleksandr Lurija, Bouffes du Nord.

    Aleksandr Lurjia, Una memoria prodigiosa: viaggio tra i misteri del cervello umano, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 2002.

    Oliver Sacks, Luomo che scambi sua moglie per un cappello, Milano, Adelphi, 1986.

    Memento, film di Christopher Nolan, 2000.

    Per gli aspetti scientifici, si ringrazia il neurologo, dott. Giuseppe Zappal.

    centriamo abbastanza, usiamo pseudonimi e di-mentichiamo presto i nomi di conoscenti e paren-ti, favorendo linvecchiamento cellulare, anche in et giovanile. Crediamo di essere diventati onni-potenti, ma siamo solo pi dipendenti dagli ausili meccanici ed elettronici. Dimentichiamo in fretta e spesso anche cose importanti.

    Luomo post-umano, iper-connesso e iper-tecnolo-gizzato sembra dunque essersi spinto al di l dei propri confini biologici, sembra aver sconfitto gli ostacoli naturali. In realt, non cos. Come il Leonard Shelby di Nolan, lotta contro i suoi stes-si limiti e lo fa con post-it sempre pi sofisticati e Polaroid sempre pi avanzate. Fotografa, appun-ta e ricorda. Tutto. Ma ammucchiare ricordi non costituisce alcuna memoria. Perch una memoria senza coscienza una memoria inutile. Cos come non riuscire pi a ricordare diventa, per il perso-naggio di Memento, una barriera posta tra lindivi-duo e il mondo, la causa del suo rapporto proble-matico con la realt, allo stesso modo lincapacit di dimenticare provoca lalterazione delle nostre facolt intellettuali, causa disorientamento, inca-pacit di scegliere e di capire. Allo stesso modo di chi non riesce a ricordare, anche chi non capace di dimenticare soffre di una sindrome patologica. interessante citare il caso di Salomon Cere-cevskij, raccontato dal neuropsicologo sovietico Aleksandr Lurija nel suo libro Una memoria prodi-giosa, e poi portato sulla scena dal drammaturgo

    inglese Peter Brook con il suo Je suis un phnomne. Cerecevskij era incapace di dimenticare, ricordava ogni fatto, ogni nome, ogni volto, ogni dettaglio. Era persino capace di attribuire un colore ai suoi ricordi. Ma la sua prodigiosa capacit, alla fine, lo condusse alla follia. Lincapacit di trovare pace nelloblo, anche momentaneo, divenne presto in-sostenibile, impossibile. questo, forse, il rischio a cui il nostro modello di societ ci sta sottoponendo. Questo uno dei pericoli che incombono sul nuovo prototipo di uomo, dotato di protesi tecnologiche impensabili per la natura. Ricordare tutto e trop-po. Ma se tutto indimenticato, allora nulla pu pi essere indimenticabile, nel senso di essenziale. Nessun fatto si distingue dagli altri. Se una societ che non ricorda viene paralizzata dallignoranza, una societ che smette di dimenticare, alla fine, probabilmente destinata a cadere preda della follia.

    Un'immagine dal film Matrix, dei fratel-li Wachowski, 1999.

  • 12 Sul Romanzo n 4 Agosto 2013

    Memoria, meraviglie e marketingdi Daniele Duso

    Probabilmente, non un caso se nei miti della Grecia antica la madre di tutte le muse era Mne-mosine. Senza memoria non c sapere e non c arte, che organizzazione del sapere. Mnemosine era, appunto, per gli antichi greci, lincarnazione della memoria. Figlia di Urano, dopo aver incon-trato Zeus, che giacque con lei per nove notti di fila, Mnemosine diede alla luce nove bimbe, le Muse, ispiratrici dei poeti.

    Dal mito alla storia si passa attraverso la leggen-da. Leggendaria , infatti, la memoria di Ciro II di Persia, detto Ciro il Grande, del quale si dice fosse in grado di ricordare perfettamente i nomi di tutti i suoi soldati. E leggendario anche il racconto di quanto accadde al poeta Simonide di Ceo, detto lingua di miele, al quale ogni storia dellarte di ricordare dedica il primo capitolo. Racconta Cicerone nel suo De oratore (risalente al 55 a.C.) che Simonide fosse stato invitato a pranzo da Scopa, un nobile facoltoso di Crannone, in Tes-saglia, per allietare il convivio. Fu verso la fine del pranzo che un servo chiam Simonide alla porta, comunicandogli che era atteso fuori da due gio-vani. Uscito, Simonide si guard in giro non scor-

    gendo nessuno, ma sent un improvviso boato alle sue spalle. Per ragioni sconosciute il pa-lazzo croll, seppellendo vivi il nobile Scopa e tutti i convitati. a tal punto che entra in gio-co la memoria, che poi divenne proverbiale, di Simonide. Occorreva identificare le vitti-

    me, sfigurate dallincidente, e a riuscirci fu appun-to il poeta, che ricostru mentalmente la struttura del palazzo e della sala, ricordando perfettamente dove ognuno dei commensali era seduto durante il pranzo.Lepisodio di Simonide collocato nel 477 a.C., e da questa data si soliti fissare linizio di quella che diventer col tempo larte della memoria, o mne-motecnica. Lepisodio, in s verosimile, annun-cia, infatti, quelli che sono i pilastri fondamentali dellars memoriae: limmagine da ricordare (il volto), la disposizione spaziale e la componente emotiva.

    Su questa prodigiosa capacit della mente umana avevano gi speculato i filosofi dellantica Grecia.

  • Sul Romanzo n 4 Agosto 2013 13

    Tra gli altri Platone, che, nel Teeteto, ipotizza che vi sia nella nostra anima una cera impressionabi-le, in alcuni pi abbondante, in altri meno, e Aristotele, che, in Della memoria e della reminiscenza, definiva la memoria come la passione prodotta dalla sensazione nellanima un qualcosa come un disegno. Col tempo, intanto, cresceva la necessit di codi-ficare le conoscenze acquisite attorno a quella che andava a definirsi sempre di pi come unarte,

    unabilit sviluppabile. Allincirca attorno all85 a.C. venne composta la famosa opera Retorica ad Herennium, attribuita erroneamen-te a Cicerone, ma in realt di autore ignoto. Di mano ciceroniana, invece, certamente unaltra opera, il famoso De oratore, gi ci-tato, risalente al 55 dopo Cristo. Pi tardi, anche Quintiliano torn sul tema allinter-no dellInstitutio oratoria, sul finire del I secolo d.C., cos come fece Agostino dIppona, che nel suo Confessionum libri XIII, scritto attorno

    al 400 d.C., d una delle definizioni ancor oggi pi poetiche della memoria: ... in certo senso il ven-tre della mente, e cibo dolce o amaro la gioia e la tristezza: una volta affidate alla memoria possono esservi custodite, ma come cose passate nel ventre non possono pi aver sapore....

    In una rassegna dei personaggi pi curiosi con abi-lit mnemoniche prodigiose non pu certo man-care Lucius Licinius Lucullus, vissuto a Roma tra

    Nelle due pagine, da sinistra a destra:

    Probabile raffigurazione di Simonide in un mosaico pom-peiano.

    Scuola di Atene (part.), Raffaello Sanzio, 1509-1511 circa. Mu-sei Vaticani (Citt del Vaticano).

    Busto di Cicerone. Musei Capitolini, Roma (I).

    Un ritratto di Marco Fabio Quintiliano.

  • 14 Sul Romanzo n 4 Agosto 2013

    1274 attraverso illuminazione divina) ancora resta un punto di riferimento per studiosi e appassiona-ti di mnemotecnica e per i cultori di una filosofia che, non a caso, porta il suo nome: il lullismo, un sistema di riferimenti a esoterismi, cabala e alchi-mia, scritture geroglifiche, scritture artificiali, che punta alla creazione di una lingua universale e alla scoperta dei principi costitutivi di ogni sapere. A Lullo si sono ispirati personaggi come Nicola Cu-sano, Pico della Mirandola, Giordano Bruno e il teorico della pansofia Jan Komensky (Comenius), mentre le sue riflessioni sullarte combinatoria ser-viranno a Cartesio e Leibniz per porre le basi della scienza moderna.

    Nato un paio di secoli dopo rispetto a Lullo, anche litaliano Pietro Tomai, passato ai posteri come Pietro da Ravenna, dalla citt nella quale era ve-nuto al mondo, ricordato come una figura im-portante nella storia della mnemotecnica. Il suo

    gli permise di applicare, sul campo di battaglia, tutte le conoscenze teoriche apprese nei pochis-simi giorni precedenti, dimostrandosi un ottimo generale anche grazie allacuta intelligenza di cui era dotato.

    Pure, nel corso del Medioevo, si continua a tratta-re ampiamente dellarte di ricordare con riflessioni che, almeno dai documenti pervenutici, principal-mente pensano alla sua applicazione in ambito religioso. Cos avviene, ad esempio, con la Summa Theologiae, che Tommaso dAquino scrisse nella se-conda met del Duecento. In essa, lautore ripren-de i principi ciceroniani, ma con limmagine che si fa strumento conoscitivo per la didattica cristiana e per le sacre scritture.Teologo cristiano, filosofo e missionario, anche uno dei personaggi principali dellarte della me-moria. Nato nella prima met del Duecento a Pal-ma di Maiorca, Ramon Llull, italianizzato in Rai-mondo Lullo, con la sua Ars Magna (testo scritto nel

    Phoenix seu artificiosa memoria, stampato a Venezia nel 1491 e poi ristampato varie volte nel corso del secolo successivo, fu quello che oggi chiameremo senza esitazioni un best seller. Di Pietro si dice che conoscesse a memoria, parola per parola, lintero corpus del diritto canonico e decine di orazioni ci-ceroniane. Ma soprattutto di lui, teologo dellars memorativa, si ricorda la riflessione sulle imma-gini da associare ai luoghi della memoria, che devono eccitare limmaginazione. Il miglior sug-gerimento, in questo senso? Facile: basta colloca-

    il 117 e il 56 avanti Cristo. Di lui oggi si ricordano probabilmente solo lo stile di vita insolente e, so-prattutto, gli stupefacenti banchetti. A tuttoggi, infatti, pranzi e cene ai quali non manca proprio nulla vengono definiti luculliani. Eppure Lucul-lo rimasto negli annali anche per altre imprese: si racconta che, quando part per lOriente, non sapesse quasi nulla di tattica militare, tuttavia por-t con s alcuni libri. La sua memoria prodigiosa

  • 15Sul Romanzo n 4 Agosto 2013 15

    re delle fanciulle nude nei luoghi, perch, dice il ravennate, gli uomini ricordano con pi facilit limmagine di una fanciulla nuda che qualunque altra immagine.Pietro da Ravenna diede il la, con la sua opera, ad un canto allunisono di decine di stampatori che, in gran parte dalla citt di Venezia, diffusero in Europa, nel corso del XVI secolo, oltre al sempre richiestissimo Phoenix, testi come il Congestorium ar-tificiosae memoriae di Johann Romberch, il Thesaurus artificiosae memoriae di Cosimo Rosselli e il Dialogo nel quale si ragiona del modo di accrescere e conservare la memoria di Lodovico Dolce.

    4.000 versi) dal primo verso allultimo e anche al contrario.Pure del Conte di Saint-Germain si diceva che avesse una memoria prodigiosa, anche se poi il suo nome pass ai posteri per ragioni pi leggendarie: la scoperta del segreto della pietra filosofale che gli avrebbe garantito infinite ricchezze e leterna giovinezza. E in effetti, seppur morte lo colse, il 27

    febbraio 1784, esistono tuttora numerosi gruppi New Age che dichiarano di ispirarsi diretta-

    mente a lui.

    Sono, invece, pi certi e documentati i casi di Blaise Pascal, morto a 39 anni nel

    1662, del quale si dice tenesse a memo-ria interi capitoli delle sue opere, ela-

    borandoli e riordinandoli fino a che non era convinto della loro forma

    definitiva, e di Leonhard Euler, matematico e fisico svizzero

    vissuto nel Settecento e noto

    Tornando ai personaggi memorabili, troviamo colui che, nellimmaginario popolare, viene iden-tificato come il simbolo della memoria prodigio-sa. Di Pico della Mirandola, umanista vissuto nella seconda met del Quattrocento, nel breve splendore rinascimentale della corte di Lorenzo il Magnifico, si dice sapesse recitare a memoria la Divina Commedia (composta, lo ricordiamo, di circa

    Nelle due pagine, da sinistra a destra:

    Sant'Agostino nello studio, Sandro Botticelli, 1480 circa. Chiesa di Ognissanti, Firenze (I).

    San Tommaso d'Aquino con la Summa, Beato Angelico, 1442 cir-ca. Museo nazionale di San Marco, Firenze (I).

    Un ritratto di Raimondo Lullo.Pico della Mirandola, Cristofano dell'Altissimo(?), primo decen-

    nio del XV secolo. Galleria degli Uffizi, Firenze (I).

  • 16 Sul Romanzo n 4 Agosto 2013

    Bibliografia

    T. Gregory e M. Morelli (a cura di), LEclisse delle memorie, Roma-Bari, Laterza, 1994.

    Jacques Le Goff, Storia e memorie, To-rino, Einaudi, 1982.

    Paolo Rossi, Clavis Universalis: arti della memoria e logica combinatoria da Lullo a Leibniz, Bologna, Il Mulino, 1983.

    Paolo Rossi, Il passato, la memoria, lo-blio, Bologna, Il Mulino, 1991.Frances Yates, Larte della memoria, Torino, Einaudi, 1972.

    agli appassionati di al-gebra semplicemente come Eulero. Egli sa-peva ripetere lEneide di Virgilio dallinizio alla fine, oltre a ricor-dare perfettamente la prima e lultima riga di ogni pagina delledizione su cui laveva studiata.

    In tempi pi recenti, larte di ricordare stata af-frontata in modo sempre pi scientifico. Ne tratt a lungo Bergson, a cavallo tra Ottocento e Nove-cento, e in seguito, anche per saperne di pi di questa facolt della nostra mente, nacque il filone delle neuroscienze. Lantica ars memoriae, via via, diventata un argomento alla portata di tutti, tanto che nel corso del Novecento sono nati personaggi come Harry Lorayne, che si definisce specialista

    in memoria di formazione, e sono state ideate delle vere e proprie competizioni di mnemonismi, che si replicano periodicamente; mentre si spreca-no in libreria i volumi che insegnano suggerimenti, tecniche e trucchi per migliorare la nostra capacit di ricordare e, con essa, anche tutta una serie di altre abilit ai limiti del credibile. Eppure dirigenti dazienda, finanzieri, banchieri e industriali, ma anche politici e illusionisti ci credono eccome, e spendono migliaia di euro per partecipare a cor-si che insegnano a potenziare la memoria e, con essa, la mente tutta.

    Quanto ci sia di reale e quanto sia, piuttosto, in buona parte dovuto a studiate abilit di marketing un dato probabilmente insondabile. Quel che si sa che ricordare, anche molto, davvero possibi-le. Basti pensare a due personaggi famosi e a noi

    vicinissimi nel tempo, come Vittorio Gassman e Roberto Benigni. Del pri-mo, scomparso nel 2000, si sa che aveva memorizzato qualcosa come 70 ore di opere di drammaturgia, men-tre Benigni continua a dimostrare tut-

    tora, in occasioni pi o meno pubbliche, di saper recitare intere parti della Commedia dantesca a me-moria.A chi obietta che pure queste sono due menti di uomini straordinari basti allora, sulla memoria, la citazione di un altro grande italiano, Leonardo Da Vinci, secondo il quale a torto si lamentan li omini della fuga del tempo, incolpando quello di troppa velocit, non saccorgendo quello essere di bastevole transito; ma bona memoria, di che la na-tura ci ha dotati, ci fa che ogni cosa lungamente passata ci pare esser presente.

    Sopra Ritratto di Blaise Pascal.

    A destra Ritratto fotogra-fico di Henri Bergson.

  • Sul Romanzo n 4 Agosto 2013 17

    Paura generale del nuovo giorno, Zuzanna Niemier.

    Il vantaggio della cattiva memoria che si gode parecchie volte delle stesse cose per la prima volta.

    Friedrich Nietzsche, Umano, troppo umano, 1878.

  • 18 Sul Romanzo n 4 Agosto 2013

    di Maria Antonietta Pinna

    Artisti, manipolatori di memoria

    Il termine memoria racchiude varie sfumature di senso e tempo. Pu essere individuale, collettiva o storica, a breve termine e a lungo termine. Se-condo la psicologia cognitiva, e secondo Tulving, essa semantica o episodica nellambito delle-splicito, manifestantesi per ricordi vivi alla co-scienza. Limplicito, invece, riguarda lincoscien-za, meccanismi che affiorano senza che si possa percorrere, a livello cosciente, la strada che li ha portati a crescere, trasformandoli in dato certo. Citiamo, ad esempio, liter che ha portato allassi-milazione di un movimento complesso: ci si ricor-da il movimento, ma non le fasi della sua cresci-ta. Entrambe le memorie, esplicita ed implicita, vengono suddivise, a loro volta, in sottotipi, allo scopo di rendere pi chiara questa facolt della nostra mente.Lamnesia, in seguito a un trauma o a ipossia, comporta disagio, dolore, stordimento, perch la memoria il bastone che consente di appoggiarci al mondo senza cadere. Essa rappresenta il filo dArianna della nostra storia personale e sociale, la trama o il labirinto su cui il destino si diverte a punteggiare gli avvenimenti. La memoria diven-ta materia su cui, e per cui, fare arte, quando lo scrittore decide di manipolarla per costruire le sue storie che contengono sempre un po della sua esperienza passata e presente e, paradossal-mente, anche futura. Si attiva allora, per esempio in un romanzo, unoperazione di trascendimento dellio, per cui lo scrivente parla di se stesso senza parlarne, ossia si mette in scena enucleando dei simboli che deformano la memoria e la lavora-no per ottenere nuove forme creative. Se da un lato biografie, memoriali, diari e opere cronachi-stiche in genere cercano di essere fedeli alla me-moria, la letteratura la sua amante infedele che la manipola per comunicare. Oltre la percezione delloggetto, c un mondo in cui la fantasia sin-treccia strettamente con la realt, rafforzandola. Sinnesca, cos, un processo paradossale per cui il poeta sul filo mnemonico dice il falso, enuclea un paradosso, semplicemente per esprimere la veri-t, esplodendo sulla pagina bianca uno stato da-nimo che da particolare diviene universale. Un esempio di tale procedimento di manipolazione mnemonica il dialogo del primo atto de La can-tatrice calva di Eugne Ionesco. Moglie e marito, il signore e la signora Martin, non ricordano di conoscersi. Scena quarta atto primo:

    Sotto Ritratto fotografico di Eugne Ionesco.

  • Sul Romanzo n 4 Agosto 2013 19

    SIGNOR MARTIN Mi scusi, signora, non vor-rei sbagliare, ma mi pare di averla gi incontrata da qualche parte.

    SIGNORA MARTIN Anche a me, signore, pare di averla incontrata da qualche parte.

    SIGNOR MARTIN Non lavr, signora, per caso intravista a Manchester?

    SIGNORA MARTIN Potrebbe darsi. Io sono na-tiva di Manchester! Tuttavia non ricordo bene, signore; non potrei dire se l che lho vista, o no!

    SIGNOR MARTIN Dio mio, veramente curio-so!...Sta di fatto che io, signora, ho lasciato Man-chester circa cinque settimane fa.

    SIGNORA MARTIN Veramente curioso! Biz-zarra coincidenza! Anchio, signore ho lasciato Manchester circa cinque settimane fa.

    SIGNOR MARTIN Io ho preso il treno delle otto e mezzo del mattino, quello che arriva a Londra a un quarto alle cinque, signora.

    SIGNORA MARTIN Veramente curioso, vera-mente bizzarro! Incredibile coincidenza! Io ho preso lo stesso treno, signore!

    SIGNOR MARTIN Dio mio, veramente curioso! Non potrebbe darsi allora, signora, che io labbia vista in treno?

    SIGNORA MARTIN possibile, verosimile e plausibile, e dopo tutto, perch no? Io per non me ne ricordo, signore!

    SIGNOR MARTIN (sognante) Curiosa, curiosis-sima, incredibilmente curiosa circostanza! Nella mia camera da letto c un letto. Il mio letto coperto da un piumino verde. Questa camera, con il suo letto e il suo piumino verde si trova in fondo al corridoio tra il water e la biblioteca, cara signora.

    SIGNORA MARTIN Quale coincidenza, gran Dio, quale coincidenza! La mia camera da letto ha un letto con un piumino verde e si trova in fondo al corridoio tra la biblioteca, caro signore, e il water!

    SIGNOR MARTIN Quant bizzarro, curioso e strano! Mi lasci dunque dire, cara signora, che noi abitiamo nella medesima camera e che dor-miamo nello tesso letto, cara signora. forse l che ci siamo incontrati!.

    Dal, nel suo dipinto La persistenza della memoria, de-forma gli orologi, che diventano molli, nella con-sapevolezza che il tempo meccanico ha ritmi diffe-renti da quelli della memoria umana. Relativit di spazio e tempo, inconscio visivo, tutto interiore nel contrasto cromatico tra colori caldi e freddi, nella lunghezza e profondit delle ombre cui contrasta il giallo che scioglie le certezze. Lorologio molle il tema della memoria che intrinsecamente deformazione, elemento transeunte, soggetto ai colpi del tempo che ne trasforma profondamente la struttura. La memoria, infatti, non rimane mai identica a se stessa, cambia continuamente sotto la sferza temporale, nostro malgrado si arricchisce di nuovi particolari inesistenti, oppure trasforma quelli originari fino allinconsapevole deformazio-ne. Il suo legame con il tempo , pertanto, di odio-amore. Lartista scioglie il tempo comune per pro-iettarsi in un mondo altro, di metafisica fluttuante e simbolica, in cui cogliere nessi e processi di una

    A destra:Sopra Ritratto fotografico di Salvador Dal

    Sotto La persistenza della memoria, Salvador Dal, 1931. The Museum of Modern Art di New York, New York (US).

    Nella prossima pagina:Sopra Study for Portrait III (after the life mask of William Blake),

    Francis Bacon, 1955. Collezione privata.

    Sotto Labyrinth of Memory, Chiharu Shiota, 2012.

  • 20 Sul Romanzo n 4 Agosto 2013

    memoria oltre-temporale, che si nutre di favola e sensazioni visive. La retina comunica, attraverso il colore, impulsi primari al resto del corpo, risveglia istinti che superano la precisione regolata della vita per calarsi nellincanto dellinconscio e veder-ne lassurdo come spettacolo.Anche Francis Bacon corrode il ricordo nella di-struzione e corruzione dei volti resi irriconoscibili in una sorta di deformante e doloroso oblo. La memoria, in questo modo, si obnubila nel mito del signor Nessuno. I tratti somatici identificativi del soggetto scompaiono, in una prospettiva di simbo-lica sintesi, nella sfumatura di un colore dangoscia che comunica una tensione non definita n defini-bile in termini di preciso rigore; sfumature croma-tiche che proiettano nellindistinto, nel bilico che precede labisso; lannullamento, la cancellazione, lalienante consapevolezza che lessere la pittu-ra scrostata dellillusione confusa nei chiaroscuri della memoria che non pi lucida. Un percor-so interiore esploso nella cromatica evidenza delle tele senza volto. La messa in scena delloblo che sfugge ad ogni preciso contorno, diramandosi in sensazioni che ben si adattano alla crisi delluomo contemporaneo. Perdere se stessi nellimmemore vasto limbo della mancata agnizione, non ricono-scersi, confondersi con il nulla.Chiharu Shiota lartista del pieno e del vuoto, con presenza e assenza in un eterno rincorrersi, in cui la memoria soggettiva deposita parti intricate di noi nei posti che abbiamo abitato, negli oggetti che abbiamo usato: la confusione sinaptica, il gro-viglio come estetica di un ricordo tradito. Unarte nostalgica, in cui linconscio intrappola loggetto con nodi e trame da sogno da cui difficile stacca-re locchio, prigioniero di prospettive atte a comu-

    nicare un delirio interiore proiettato allesterno. Lartista scava oltre labisso dopo la caduta, pensa pi in profondit alimentandosi con il suo stesso masochismo, si nutre di s per superarsi in vista di nuove universali possibilit. La memoria soltan-to un mezzo, la barca di Caronte su cui lanima pu affrontare il viaggio verso linferno personale cosmicizzato e alienato. Langoscia si scioglie cos in canto, in melodia, i cui ritmi hanno lo scopo di evidenziare la lacerante evidenza dello stare su un mondo imperfetto, nel quale il tempo si diverte a beffarci. La scrittura la delusione del tempo, la vittoria della memoria che si stacca dalla pagi-na per alimentare i cervelli con la sua essenza, un viaggio, un percorso in cui perfino chi tiene la pen-na in mano non sa dove andr a finire. Il tempo, comunque, mentre si scrive paralizzato dentro i confini di unastuta fantasia che lo preme, lo lega, lo tiene avvinto. Lo svolgersi un non svolgersi, in questa prospettiva, o meglio un dipanarsi in un metatempo, fratello gemello della memoria e astu-to distruttore del tempo ordinario. Sulla strada di Mmemosine si pu giocare dunque, come bambini alle prese con una materia nuova, da esplorare e toccare, in vista dellottenimento di un effetto verit che pu passare anche attraverso le maglie dellassurdo, perch la cantatrice Calva si pettina sempre nello stesso modo e gli artisti, quelli veri, altro non sono che dei manipolatori di memoria che giocano al buio, senza maschere n infingimenti.

  • Sul Romanzo n 4 Agosto 2013 21

    Letteratura

    La stanza della memoria,

    Gian Carlo Calma.

  • 22 Sul Romanzo n 4 Agosto 2013

    di Alberto Carollo

    Una bambina e il suo doppio

    Volentieri. Proprio in questo periodo sto rico-struendo il testo di un convegno tenutosi a Reg-gio Calabria con gli Istituti superiori. Il tema riguardava la memoria e aveva come titolo Una bambina e il suo doppio, proprio dalla Masseria delle allodole. Stavo giusto pensando alle persone e ai libri; ritengo che la memoria sia informazione sui fatti, eventi che gi conosci, ma che attraverso i testi puoi riportare alla mente, arricchirli. Magari sono fatti della tua storia, o della storia della tua famiglia e del tuo popolo. Con laiuto di certi li-bri tutto si ricompatta. Questo , per, un tipo di memoria storica, una memoria che non ti porta a scrivere un romanzo. Casomai scriverai un sag-gio, ma pure i saggi hanno bisogno dispirazione, di una forte tensione interna. Io sono approdata tardi alla forma romanzo; a volte mi dico che sono lenta e, in effetti, cos. Poi, magari, vado in pro-fondit, ma sono lenta nellacquisizione di certi fatti. Credo che per stimolare un racconto con dei personaggi e delle situazioni forti, da far s che i lettori le adottino, che abbiano un transfert con essi, bisogna che tu, scrittore, prima lo viva come

    Intervista ad Antonia Arslan

    Nella sua opera, il tema della memoria centrale. Prendiamo come punto di par-tenza la trilogia narrativa La masseria delle allodole (Rizzoli, 2004), La strada di Smirne (Rizzoli, 2009) e il pi recente Il Libro di Mush (Skira, 2012). C, in questi libri, la volont di restituire per gradi un patrimonio che non solo personale, bens il tassello di una pi vasta memoria collet-tiva e storica che appartiene allumanit (il genocidio degli Armeni ad opera della dittatura dei Giovani Turchi, 1915). Tutto ci stato reso possibile e si concretizza-to grazie a un processo lungo e laborioso di individuazione e integrazione di unidenti-t; alcuni riferimenti letterari (penso alla sua traduzione de Il canto del pane del po-eta Daniel Varujan) e alcune persone a lei vicine lhanno aiutata a dar voce a questa parte di s che ancora risiedeva nellom-bra. Ce ne vuole parlare?

  • Quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno

    Chiamiamo il nostro mondo Flatlandia, non perch sia cos che lo chiamiamo noi"Natale non Natale senza regali", si lament Jo, sdraiata sulla coperta

    Avevo riletto i miei appunti, e non ne ero soddisfattoEra di primo mattino, e il sole appena sorto luccicava sulle scaglie del mare appena increspato.

    Succedeva sempre che a un certo punto uno alzava la testa e la vedeva. Al bar Sport non si mangia quasi mai. C' una bacheca con delle paste,

    ma puramente coreografica.Norman Bates ud il rumore e ne rimase sconvolto.

    Sotto le rosse mura di Parigi era schierato l'esercito di Francia.Mi sento sempre attratto dai postidove sono vissuto, le case e i loro dintorni.

    - Attenzione! C' un mutante, laggi!

    Agenzia letteraria

    Valutazione Inediti e Rappresentanza

    Per saperne di pi scrivi a [email protected]

    Sei uno scrittore in cerca di pubblicazione?

    una specie di rinascita interna, di ri-emersione dal profondo di te di cose che si erano depositate, di fatti, ma soprattutto sequenze di immagini che si collegano, poi, al racconto. Il racconto stesso ti stato fatto in una determinata localit, in un dato momento che rivivi nel tuo pensiero. Ecco perch, per tanti anni, dei racconti di mio nonno Yerwant non avevo quasi memoria. Mi ricordavo solo questa grande estate con lui; mi ero ammala-

    ta di una strana e misteriosa febbre di cui non si riusciva a trovare la causa. A un certo punto, mio nonno venne nella mia camera. Mi disse che ave-va trovato la penicillina. Mi inform che sarebbe stata unesperienza dolorosa (ne avrei dovute fare 36!) e che mi avrebbe dato 50 lire a puntura. Ne volli 100, poi ci accordammo per 75 lire. Era un bravo medico, aveva 85 anni allepoca. Disse a mio padre, che pure era medico: La bimba la

  • 24 Sul Romanzo n 4 Agosto 2013

    porto io in convalescenza perch tu non sei capa-ce di seguirla. Mi port in montagna, dove mi ristabilii. Durante il nostro soggiorno, quel vec-chio signore anatolico mi raccont la storia della masseria e del massacro del suo popolo. Questa storia cos piena di luci, di elementi, di colori, di feste in famiglia e poi limprovviso irrompe-re dellorrore. Non c niente di nuovo in queste storie: quante ne abbiamo ascoltate? Eppure per te tutto nuovo, perch si tratta della tua storia, della tua famiglia. Diversi anni dopo, ebbi modo di leggere che i giovani armeni di terza genera-zione cominciavano a domandarsi perch nessu-no ne parlava, perch questa cappa di silenzio. Si parlava della Shoah, ma non della scomparsa del popolo armeno. Era accaduto solo ventanni prima; Hitler stesso, secondo alcune fonti stori-che, ne accenn con i suoi ufficiali: Noi possia-mo fare quel che vogliamo. Chi si ricorda oggi dello sterminio degli Armeni?. Quando comin-ci a guardare dentro la Storia, tutto si allaccia. I soldati tedeschi erano in Anatolia nella Prima Guerra Mondiale; Hitler era soldato altrove, ma si parlavano tra camerati. Ci sono infinite testi-monianze di soldati tedeschi inorriditi da quanto vedevano fare agli Armeni da parte dei Turchi. Furono testimoni passivi o attivi del genocidio? Si sta ancora discutendo. Di certo, passivi lo furono. Personalmente non partecipai alle manifestazioni dei giovani armeni; in seguito, per, mi accad-dero due fatti. Primo, ascoltai due meravigliosi concerti a Venezia di un coro armeno di Parigi. Avevano una vocalit straordinaria; il loro reper-torio era composto da canzoni popolari di prima del 1915; il secondo evento fu quella pergola di

    glicine, grande come questa stanza (il suo studio di Padova, n.d.r.), dove mio nonno mi raccont la sua storia. Il viola del glicine, lorrore del san-gue, la testa decapitata di suo fratello gettata ad-dosso alla moglie. Sangue, carne, vita e morte mi hanno fatto capire che, in qualche modo, dovevo parlarne. Mio nonno sopravvisse per miracolo; in seguito, si richiuse in se stesso, col suo fardello di dolore. Studi a Venezia, divenne uno dei medici pi importanti dEuropa. Ha voluto preservare i suoi figli; si apr solo con me, una bambina, a ottantanni suonati. Tornando a me, per scrivere ci vuole una forte spinta; devi sentire che qual-cosa pulsa, vuole uscire. Allinizio ho indugiato. Avevo fatto tante cose di critica letteraria, non mi ero mai cimentata con la narrativa. Poi, una mia amica americana, Siobhan Nash-Marshall (che ha scritto la premessa di un mio recente saggio) mi incit: devi farlo, non puoi aspettare ancora, non puoi lasciare pagine sparse di qua e di l. In seguito, ho incontrato Varujan; niente accade per caso: ho compreso che era un poeta migliore di quanto emergesse dalle sue traduzioni. Mi sono detta: devo curare una nuova traduzione, devo rendere meglio la prosodia, il ritmo delle sue quartine. Dopo questa esperienza, ho capito che queste voci dovevano uscire.

    Quanta importanza ha dato, nel suo lavo-ro artistico e critico, alla documentazione,

    Sotto Civili armeni in marcia forzata verso un campo di prigionia, sorvegliati da soldati turchi armati. Kharpert, Impero Ottomano, aprile 1915.

  • Sul Romanzo n 4 Agosto 2013 25

    alla verifica sulle fonti e alla loro condivi-sione?Naturalmente lei capisce che quel che le dicevo pocanzi, quel nucleo iniziale di storie, solo lini-zio. Dal canto mio, sono abituata a una precisione quasi maniacale. Non mi sarei mai permessa di scrivere senza verificare; ho controllato tutto: dalle localit alle date, attraverso le lettere famigliari. Mi sono impegnata a fondo in quel lavoro di storiciz-zazione che imprescindibile. Non si pu giocare sullemotivit e basta, altrimenti alcuni aspetti di-ventano ipertrofici e sbilanciano il tuo lavoro. Guai se lasci andare la piena dellemozione; il lettore non ti segue pi. Poi ti rileggi e ti rendi conto che ridondante, enfatico; dieci aggettivi in una frase quando ne bastano due. Per La masseria delle allodo-le avevo tanti ricordi famigliari che ho controllato, sviscerato e verificato, con un pizzico dinvenzione che assicura la tenuta del romanzo. Per La strada di Smirne, invece, ho fatto un lavoro enorme di ri-cerca che mi ha occupato per molti anni. Lintu-izione principale stata che lincendio di Smirne (1922) uno snodo cruciale nella vicenda delle mi-noranze in Anatolia. Dopo lincendio di Smirne, cala il silenzio su tutto. Non solo sugli Armeni, ma anche sugli Assiri, sui Greci, sui Greci del Ponto, massacrati senza piet come gli Armeni. Quelli sul mar Egeo, invece, li hanno cacciati verso la Grecia. Se lei ci crede, sulla vicenda di Smirne in italiano non c nulla: solo testi in francese e inglese. Il la-voro di documentazione deve essere certosino per essere degnamente condiviso, ma bisogna impedi-re di farsi travolgere dal particolare.

    Recentemente Guerini e Associati ha ri-stampato unedizione, riveduta e amplia-ta, di un suo saggio del 1999, Dame, gal-line e regine. La scrittura femminile ita-liana fra 800 e 900. Si tratta di un corpus di saggi critici che una vera e propria ricognizione in una galassia sommersa, ovvero la scrittura al femminile del perio-do fra lUnit dItalia e la Prima Guerra Mondiale (1861-1914). Leggendo questo libro, si entra in una dimensione popola-ta da una infinita schiera di novellatori (come scrisse Benedetto Croce) e di intel-

    lettuali, di giornali-ste, di appendiciste e di poetesse, di edu-catrici, di favoliste e di scrittrici per lin-fanzia, di critiche e di traduttrici. Alcu-ne di queste figure hanno avuto grande fortuna critica e di pubblico (Matilde Serao, Neera, Sibil-la Aleramo); altre rischiavano di finire nelloblio. Come ha strutturato queste

    ricerche? Cosa le hanno rivelato le sue ri-cerche e ritiene di aver restituito, in parte, alla storia letteraria italiana la sua met oscura?Ho chiesto a una mia collaboratrice, Marina Pa-squi, di controllare tutte le note, perch avevo messo insieme molti articoli nel corso degli anni. Poteva esserci qualche ripetizione. Non ho inteso cambiare il testo; a parte qualche refuso, gli arti-coli rispecchiano come la pensavo allepoca della loro stesura. il lettore che deve farsi unidea; ci sono le date, le indicazioni bibliografiche e tutto lapparato che richiede un saggio critico. Ho ap-profondito e ampliato quegli aspetti che merita-vano integrazioni alla luce di nuove acquisizioni; tutti noi miglioriamo, ne conviene? Il lavoro che ho fatto sulle scrittrici stato, in un certo senso, un lavoro preparatorio a tutto quello ch venuto poi. Se lo guardo da una certa distanza, noto che sono in tante. Gi il numero ti d lidea di quel che lAccademia letteraria italiana ha relegato nellom-bra per pi di sessantanni. Non sar grave come le tragedie genocidarie, ma il silenzio calato su scrittrici come Paola Drigo, su veri e propri capo-lavori del 900. Esaltano ancora certe sciocchezze; io lo so, ho insegnato per anni letteratura italiana. Il mio incontro con Neera, per esempio, si reso possibile per il tramite del nipote, Corradino Mar-tinelli, che aveva conservato minuziosamente tutte le sue carte e le sue lettere. Il vero amore della mia vita era mia nonna, mi confess una volta. Neera aveva tessuto rapporti con letterati impor-tanti del suo tempo, come Capuana e De Roberto. Mi sono detta che quello in cui ero incappata era larchivio della corrispondenza di una scrittrice, ma che, simile a quello, ce nerano altri. Da cosa nasce cosa e ne uscirono fuori altre: una per tutte Caro-lina Invernizio, la pi grande scrittrice italiana di romanzi dappendice. E poi c da dire che la scrit-tura al femminile non cominciata, come si pensa, nel secondo dopoguerra. iniziata quando le don-ne non avevano ancora facolt di voto ma erano signore della scrittura, delle professioniste che si guadagnavano il pane collaborando con giornali, riviste, editori. Tra le scrittrici cerano grandi rap-porti; erano molto meno progredite degli uomini in campo politico, ma compivano quelle opere che i politici comprendevano perfettamente, vale a dire diffondere leducazione femminile. Queste donne avevano imparato a leggere e leggevano le cose pi diverse. Ho frequentato larchivio di Neera, ho con-tribuito a sistemarlo, ho pubblicato tutta una serie di lettere. Mi sono occupata del suo carteggio con Croce. Le sorelle Croce, che non aprivano larchi-vio a nessuno, mi hanno permesso, per fortuna, di avere accesso alle lettere e di compiere quellaspet-to cos importante in un carteggio che la bilatera-le. Poi Capuana, poi Verga; poi una singola lettera che aveva il potere dilluminarti, di gettare nuova luce su un aspetto dellautrice o della sua opera.

    Ho riscontrato delle analogie tra la forza inesausta delle donne armene nella trage-

  • 26 Sul Romanzo n 4 Agosto 2013

    ______ _ __________ ________

    Prima FaseEntro il 30/08/2013, gli interessati dovranno inviare una Proposta di Argo-mento, indicando il tema che intendono trattare.La Proposta dovr: essere redatta in formato word (.doc), in lingua italiana e usando come font Times New Roman 12;

    riportare in alto a destra: nome e cognome dellautore, luogo e data di nascita, codice fiscale e indirizzo e-mail;

    presentare in modo chiaro ed esauriente largomento che si intende af-frontare (lunghezza massima 10 righi);

    essere inviata a mezzo e-mail al seguente indirizzo: [email protected].

    Non saranno ammessi alla valutazione interviste, racconti, poesie, estratti di romanzo, opere teatrali, semplici recensioni e tutto quanto sia anche solo indirettamente riconducibile ad essi.

    Seconda FaseEntro il 07/09/2013, lautore ricever une-mail, con la quale la Redazio-ne comunicher la sua decisione.In caso di accettazione della Proposta di Argomento, lautore dovr presen-tare un articolo completo entro il 30/09/2013.Larticolo dovr essere: redatto utilizzando il modello di documento che sar inviato dalla Re-dazione;

    in lingua italiana e di una lunghezza compresa tra un minimo di 8.000 caratteri (spazi inclusi) e un massimo di 11.000 caratteri (spazi inclusi);

    inedito; inviato allindirizzo e-mail che sar comunicato dalla Redazione allatto dellaccettazione della Proposta di Argomento.

    Valutazione degli articoliLa valutazione sar condotta internamente alla Redazione di Sul Romanzo e in modalit blind review.Gli autori degli articoli ritenuti idonei per la pubblicazione saranno infor-mati a mezzo e-mail.

    Per mancanza di spazio nel numero, potrebbe non essere possibile pub-blicare tutti gli articoli ritenuti idonei; tuttavia, col consenso degli autori, saranno pubblicati in un numero successivo o nel sito internet del Blog www.sulromanzo.it.

    Criteri di inammissibilitIndipendentemente dalla qualit dellargomento proposto, si riterranno inammissibili: proposte presentate dagli attuali collaboratori di Sul Romanzo, per i quali esistono gi linee di collaborazione interne alla Redazione;

    proposte e/o articoli che ledono il diritto alla privacy di terze persone e/o che presentano elementi riconducibili a calunnia e/o diffamazione;

    proposte e/o articoli che presentano un possibile conflitto di interessi; articoli che ledono il diritto dautore di terze parti; articoli gi editi, indipendentemente dal canale di pubblicazione.

    Note finaliLinvio dellarticolo non d diritto alla pubblicazione.Gli autori sono i soli responsabili per i contenuti dei loro articoli e per la loro originalit e, in caso di pubblicazione sulla Webzine e/o sul blog, man-terranno i diritti sul loro articolo e cedono alla rivista il diritto di prima pubblicazione dello stesso in formato cartaceo e in formato elettronico sotto una Licenza Creative Commons Attribuzione che permette ad altri di condivi-dere lopera indicando la paternit intellettuale e la prima pubblicazione sulla Webzine Sul Romanzo. Resta intatto il diritto dellautore a distribuire la versione dellarticolo pubblicato, successivamente alla sua pubblicazione nella Webzine o sul Blog, indicando, per, Sul Romanzo come mezzo della prima pubblicazione.I nomi degli autori e tutti i dati eventualmente rilasciati in fase di presen-tazione e pubblicazione degli articoli saranno utilizzati esclusivamente per gli scopi dichiarati e/o per tenere gli autori informati su eventuali iniziative indette da Sul Romanzo. In nessun caso, verranno resi disponibili a terzi.

    La Redazione di Sul Romanzowww.sulromanzo.it [email protected]

    Per partecipare, sufficiente attenersi alle seguenti indicazioni:

    Webzine Sul RomanzoInvito a presentare articoli Numero 5/2013

    La Redazione della Webzine Sul Romanzo lancia il presente Invito a presentare articoli per il numero 5/2013.

    Gli articoli potranno essere incentrati su un tema liberamente scelto dall'autore.

  • Sul Romanzo n 4 Agosto 2013 27

    dia; quel loro ricomporre la tela degli af-fetti, dei legami famigliari e delle memo-rie e (pur su fronti molto diversi) la com-battivit delle protagoniste della ribalta letteraria tra 800 e 900. Mi riferisco alle irridenti invettive di Jolanda, orgogliosa rivendicatrice dei valori femminili; alla strenua resistenza di Neera non priva di ambivalenze e cedimenti , opposta al tentativo di ingerenza piuttosto invasiva sui suoi testi da parte di Hrelle, celebre traduttore di DAnnunzio. Parlando della Marchesa Colombi e del suo In risaia, lei scrive che () la storia di una donna e del suo misurarsi con la realt e utiliz-za unespressione che mi sono appuntato per la sua icastica bellezza: Vince chi sa attraversarsi. Vuole commentare queste mie considerazioni? vero. Se vogliamo, il mio stato anche un viaggio alla scoperta di me stessa. Voglio dire, uno ha prima di tutto un rapporto con se stesso. Volersi bene, ne parla pure il Vangelo: Ama il prossimo tuo come te stesso. Andare oltre, imparare a controllare le emozioni, non negarle, ma incanalarle, imporsi delle cose, trovare una disciplina. un po quello che facevo pure da ragazza. Mio padre, come le ho detto, era medico. Andava a letto verso le 11 di sera. Io mi trasferivo nel suo studio, mi mettevo alla macchina da scrivere e scrivevo dei dialoghi con me stessa. Mi facevo delle domande, mi chiedevo perch hai fatto cos; non mi davo delle risposte

    ma il fatto stesso di aver formulato le domande mi aiutava. Una tentazione che capita a una ragazza, ieri come oggi, quella della chiacchiera intermi-nabile; una cosa piacevole, ma che non pu anda-re avanti a lungo, altrimenti ti svuoti, non hai pi niente da dare. Ora basta mi dicevo, hai biso-gno di tornare a sedimentare, di ricaricarti.

    La stessa tenacia lha dimostrata anche lei, nel corso di un episodio di grande disagio e difficolt occorsole personalmente nel 2009. Levento traumatico di unimprovvi-sa setticemia, il coma indotto e il reparto di rianimazione. Un vissuto che ha sentito la necessit di condividere e descrivere in Ishtar 2. Cronache dal mio risveglio (Riz-zoli, 2010). Se la sente di parlarci in breve di questa esperienza in una dimensione parallela?S. Riguardo al coma non ho molto da dire: ci passi attraverso. Alcuni sostengono di aver avuto delle sensazioni. Io no; percepivo, per, lo scorrere del tempo. Quando hanno cominciato a risvegli-armi dal coma, sta-to come riaffiorare, sentire che esistevo, che dovevo ritrovare la mia essenza. Ero, per, limitata; pen-savo di parlare, ma avevo questo tubo in gola. Loro non

  • 28 Sul Romanzo n 4 Agosto 2013

    te lo dicono, perch se lo scopri ti agiti, cominci a sentire il tubo e ti devono sedare. comunque brutto che non te lo dicano; io continuavo a parla-re nella mia testa, ma nessuno mi ascoltava. Ce-rano delle immagini, cos concrete e reali alla mia percezione: questi ammassi di fil di ferro circon-dati di bambagia che avanzavano per soffocarmi. Dovevo combattere; dovevo guardarli fissamente e loro si fermavano. Oppure questo buco davan-ti al mio letto, che in realt era la finestra dalla quale guardavano nellaltra stanza. Sembrava un antro dal quale provenivano sussurri malefici. stata unesperienza cruciale; da un lato, capisci che nella vita importante badare allessenziale, in tutto; dallaltro alto, scoprire che puoi resiste-re, anche se terribile. Quando mi hanno tolto il tubo, pensavo fosse finita, invece tutto era appena cominciato. Ora devi re-imparare a respirare, mi sono detta. Poi tutto quellaffetto di cui sei cir-condata, la premura delle infermiere, la passione e la professionalit con la quale svolgono il loro lavoro. Ti senti sempre accudita; comprendi interamente la tua fragilit.

    Parlando di Le stanze ritrovate, mi duole un po, da veneto quale sono, constatare dai suoi studi che, pur con alle spalle una ric-ca tradizione rinascimentale e cinquecentesca (Isotta Nogarola, Gaspara Stampa) e settecentesca (Isabella Teotochi Albrizzi) lOt-to-Novecento non abbia prodotto delle scrittrici dalle voci forti. Le rotte letterarie e editoriali con-vergevano, piuttosto, nella vici-na Lombardia, mentre il Veneto assume unimmagine di regione conservatrice e un po bigotta. Nel vol-gere del secolo, una delle voci pi originali Giovanna Zangrandi, al secolo Alma Be-vilacqua, emiliana dorigine ma cadorina dadozione, valligiana al cento per cento. Ci racconta in breve della testimonianza di questa scrittrice immersa in un clima da deserto dei Tartari, per riprendere una-cuta espressione di Andrea Zanzotto?Riguardo a Le stanze ritrovate. Scrittrici venete dal Quat-trocento al Novecento (a cura di A. Arslan, A. Chemel-lo, G. Pizzamiglio; Eidos, Milano-Venezia, 1991 e 1994, n.d.r.), il libro andrebbe ristampato perch, purtroppo, la casa editrice ha chiuso i battenti, pure se abbiamo fatto due edizioni ed stato recen-sito in tutto il mondo, anche in America. Il merito stato di questa piccola editrice illuminata, Vittoria Surian: andiamo a ricercare le autrici, ne sceglia-mo 24 gi lasciandone da parte un sacco. Questo vuol dire che la civilt letteraria veneta stata, for-se, lunica in Italia a riconoscere la scrittura femmi-nile. Queste donne le facevano pubblicare, lascia-vano loro spazio e voce. Questo importantissimo. Nel 900, ho messo la Zangrandi e Paola Drigo (ho escluso le viventi). Maria Zef (1936) della Drigo e I

    Brusaz (1954) della Zangrandi sono due libri bellis-simi. Nel caso della Drigo, originaria di Castel-franco. La Zangrandi, invece, compie una scelta. Era unassistente universitaria, aveva una laurea in chimica e una strada davanti a s, ma a un certo punto ha avuto una crisi esistenziale ed andata a vivere a Cortina, dove pubblic per i giornaletti fascisti. Dopo si cerc di nasconderlo, ma non vedo perch. Hai ventanni, il Fascismo al potere e rie-sci a pubblicare solo cos, perch non dovresti? Poi diventata staffetta partigiana, ha maturato le sue idee, ma non per questo i critici revisionisti o le as-sociazioni di ex-partigiani devono volere solo eroi senza macchia e senza paura. Se Moravia ha scrit-to lettere di supplica al Duce sar pur peggio della Zangrandi che, appassionata di sport, scrive degli articoletti sullo sci. Durante la guerra, alla Zan-grandi viene fuori questa storia straordinaria della Sabina dei Brusaz, figura di arcaica madre-regina, con la sua elementare fisicit e la sua istintiva sag-

    gezza, che balza fuori da una storia di miseria, di fame, disonore.

    Nel suo libro, dedica un ca-pitolo al romanzo rosa; ge-nere dato spesso per morto, ancora molto presente nel mercato editoriale italiano, sia come prodotto autoctono sia come riflesso e traduzione di prodotti esteri. Dalla sem-preverde Liala a Sveva Casa-ti Modignani, dalle collezio-ni Harmony o Blue Moon ai Galeoni Sonzogno, pare che il romanzo sentimentale non sia stato intaccato dal femmi-nismo e dalla rivoluzione dei costumi. Sembra, anzi, che

    queste produzioni perpetuino una visio-ne statica e anacronistica della donna. Lei afferma, in Dame, galline e regine, che le confezioni artigianali del periodo doro (se non presentavano i caratteri intrinse-ci dellopera darte) avevano perlomeno una certa vivacit esteriore, erano pi au-tonome e originali. A proposito dellaura scandalistica della Contessa Lara e dei suoi amori irregolari, sostiene che nella scrittrice non ci fosse nessun ribellismo, () ma unaffannosa ricerca della stabili-t nella trasgressione. Questo mi ha fatto venire in mente alcune recenti e fortuna-te produzioni commerciali, fruite da un pubblico in prevalenza femminile e che ben si attagliano al suo inciso: penso, una per tutte, a Cinquanta sfumature di grigio (2011) di E.L. James. Quale raffronto fa-rebbe Arslan tra lieri e loggi del romanzo sentimentale?Confesso che non ho letto le Sfumature; penso che questi romanzi siano delle derive dove si mescola-no una certa espansivit sessuale con una base che

  • Sul Romanzo n 4 Agosto 2013 29

    rimane costante. Il rosa ha sempre avuto uno sta-tuto; un genere e vanno rispettate alcune regole. C un modo di scrivere rosa che ha origine in Francia, a fine 800; la Bibliothque rose, la Con-tessa di Sgur e tutte quelle scrittrici molto interes-santi che ancora conserviamo, sono traduzioni del-la Salani degli anni 30. Poi cerano i famosi Delly, che per le lettrici italiane erano la Delly. I Delly sono lo pseudonimo di due fratelli (maschio e fem-mina) che vivevano a Versailles e hanno avuto una fortuna editoriale incredibile, con romanzi tradotti in tutto il mondo. Si era attestato un canone; per esempio, prima di pagina 5 o 7 non era possibile far incontrare i due protagonisti; lui e lei dovevano incappare in alcune traversie, pi o meno perico-lose, ma il finale era sempre lieto. Io credo che il rosa risponda a unesigenza insopprimibile della mente femminile, che vuole essere rassicurata. Non importa quanto una donna dica o sia indipenden-te, il fatto esclusivo che possa generare una vita, di avere in s una vita che germoglia, la rende pi fragile, pi sentimentale. Non una negazione; io mi addentro sempre con cautela in queste cose, ne ho detto e scritto: uomini e donne, siamo diversi. la complementarit quella che importa. Dobbiamo essere diversi, non ci devessere la supremazia di un genere sullaltro. Non c cosa pi bella di questa complementarit. Ho sempre avuto un buon rap-porto con gli uomini, ma anche con le donne. Que-sto deriva dal fatto di sapere chi sei e come porsi in relazione. un fatto innegabile che sia una donna a dare alla luce un figlio; non c niente da dire al riguardo. Io ho avuto una figlia; ho provato questo stato danimo; senti che da sola sei fragile, che una parete sottile che divide questa creatura che hai al tuo interno da tutto quel che c fuori e che dovr

    affrontare poi. Intanto tu ce lhai, dentro di te e io non sono una sentimentale; lei che conosce la mia scrittura sa quel che intendo: sono una decisa, che va al nocciolo delle cose e se vado sul sentimentale taglio me stessa allegramente. Vedo cose concrete: i fil di ferro e il tubo del mio ricovero in ospedale erano reali per me. E dentro la pancia c una cosa concreta. Non dico che una sia sempre incinta; dico che questo il modo di percepirsi al femmini-le, anche per chi decide di non avere figli. Queste donne non possono certo negare che potrebbero averne. Una donna coraggiosa, vivace e spregiudi-cata, sensuale come la Contessa Lara, una che ha avuto un sacco di avventure e non ha avuto figli, ma poi ha questa collezione di bambole e scrive Il romanzo della bambola. Questi libri andrebbero ri-stampati, non dei saggi su questi libri. Semmai uno va ad approfondirli dopo che li ha letti, col piacere di scoprire ulteriori elementi.

    Ha dei progetti in cantiere, un prossimo li-bro di narrativa in gestazione?Ora sta maturando una mia esperienza personale; desidero tornare su un volumetto, Le luci del 45, uscito come allegato al Corriere della Sera nellagosto di due anni fa, e ampliarlo. L c tutta la mia in-fanzia; c pure il nonno armeno, ma forti sono an-che le immagini. Pensi ai miei occhi di bimba: una citt che improvvisamente si illumina. C il copri-fuoco, in casa si tiene la luce bassa perch non ci si pu far vedere di fuori; arrivano i bombardamenti, si avverte quel rumore sordo e basso: le fortezze volanti! A volte era un solo aereo, che chiamavamo Pippo, un ricognitore che ogni tanto sganciava una bomba, non sapevi n quando n dove sarebbe ca-duta. Questo sar il mio prossimo lavoro.

  • 30 Sul Romanzo n 4 Agosto 2013

    di Martino Santillo

    Sopra Le cinque giornate di Milano, Baldas-sare Verazzi, prima del 1886. Museo del Risorgimento di Milano (I).

    A sinistra Il frontespizio della prima edi-zione Le Monnier: Le confessioni di un ottuagenario.

    Le confessioni dun italiano. Memoria e passioni

    Le confessioni dun italiano , per un lettore doggi, unintroduzione alla storia del Risorgimento italiano. Si tratta di un romanzo di Ippolito Nievo, scritto tra la fine del 1857 e la met del 1858. In quel periodo, Cavour stringeva la sua alleanza con Napoleone III e preparava, cos, la Seconda Guerra dIndipen-denza, a cui lo stesso Nievo parte-ciper, arruolandosi nei Cacciatori delle Alpi.

    Il testo appartiene al genere del ro-manzo storico ed formulato come unautobiografia. Il protagonista, infatti, narrando la sua vita, dise-gna la storia italiana dal 1775 al 1858. Ne Le confessioni, la finzione e la storia si mescolano e si amalga-mano grazie alla voce narrante di Carlino Altoviti, che diventa, nelle mani di Nievo, il filtro attraverso cui passa tutto il mondo descritto. In questo romanzo, dunque, Nievo gioca con la storia, che il princi-pale oggetto della narrazione.

    Il protagonista, giunto Al limitare della tomba, sente il bisogno di scrivere la propria storia, analiz-zandone i comportamenti e le scel-te nel momento stesso in cui li ri-corda. Nel gioco di finzione, quin-di, gli attori sono diversi: mentre il personaggio Carlino agisce sulla scena, il vecchio Carlino, nellatto di ricordare, commenta a posterio-ri le proprie azioni.

    Ponendo allattenzione del lettore la storia picaresca del protagonista e la continua riflessione del narratore ottuagenario, il romanzo mostra le

  • Sul Romanzo n 4 Agosto 2013 31

    sue finalit educative e morali. Inoltre, Le confessioni ha anche una forte connotazione politica, e quella che il lettore ha davanti non solo la cronistoria di Carlino, ma soprattutto la formulazione di un'i-dentit ben precisa: da veneziano a Italiano.

    Attraversando le vicende storiche del periodo tra la fine del Settecento e la prima met dellOtto-cento, Carlino vive gli anni della trasformazione e della consapevolezza storica delle masse1, diven-tando il simbolo del popolo italiano. Le esperienze di Carlino sono le esperienze di una generazione, o meglio di pi generazioni, come si vede negli ul-timi capitoli del romanzo, quando le gesta dei figli richiamano quelle del padre.

    Il valore corale, n speciale n eroico, della scrit-tura autobiografica di Carlino fondamentale, e per comprenderlo bisogna contestualizzare stori-camente lopera. Nella finzione del testo, Carlino comincia la sua biografia nel 1849, a seguito duna grande sconfitta, quella cio riportata dallarmata sarda, nella battaglia di Novara (23 marzo), contro gli austriaci di Radetzky. Dopo le illusioni legate ai moti del 1848, Carlino decide di testimoniare le proprie azioni, cos che i primi atti del cambiamen-to popolare possano essere conosciuti dai giovani, i quali potranno arricchirsi delle esperienze di Car-lino e appassionarsi ai valori in cui ha creduto.

    Al di fuori della finzione, Nievo scrive tra il 1857 e il 1858, a dieci anni circa dalla fine dei moti del 1848 e a conclusione, quindi, di quello che viene definito decennio di preparazione. Il periodo che va dal 1849 al 1859 considerato un periodo di flessione e di analisi2. Questi anni sono avvertiti, per chi li visse, peculiari e diversi dai precedenti, poich lo spirito rivoluzionario non si manifesta pi nella forma dello scontro, ma nello sforzo di costruzione culturale e identitaria. La compo-sizione de Le confessioni va considerata in accordo con questo periodo di impegno pedagogico, in cui appare chiaro lintento di Nievo di creare un per-sonaggio credibile, n romanzesco, n sublime, dal carattere comune, capace di parlare a un pubblico ampio e multiforme, cos che latto del ricordo per-sonale di un individuo diventi la costruzione della memoria di un popolo. Per questo, Nievo ricorre alla non-forma romanzo, genere ormai presente nel panorama culturale italiano, da sempre legato alla comunicazione diretta verginibus puerisque (si veda, ad esempio, la lettera inviata da Foscolo ad Alfieri nellottobre 1802).

    Sotto Caricatura di Ippolito Nievo; e l'inizio del manoscritto autografo de Le confessioni dun italiano.

  • 32 Sul Romanzo n 4 Agosto 2013

    La narrazione e il ricordo del passato recente sono finalizzati, quindi, allo sviluppo della civilt nazio-nale. Ricordare diventa, dunque, un movimento duplice, non solo il tentativo di costruzione di un passato comune, ma, al contempo, di un futuro co-mune.

    Nievo sceglie la narrazione della storia come stru-mento grazie al quale perseguire questo impegno educativo. Le confessioni un romanzo in cui la sto-ria non oggetto di una trattazione critica, ma uno degli elementi di un racconto di passioni. Nel corso dei ricordi, Carlino non si sofferma mai sul racconto degli eventi fine a se stesso, ma narra so-prattutto il punto di contatto che la storia ha con la vita dei singoli individui. Per comprendere questo aspetto utile ricordare uno dei luoghi centrali del romanzo: la caduta della Repubblica di Venezia. Questevento uno snodo importantissimo, poi-ch, da qui in poi, la storia (intesa come sequenza di eventi sovranazionali) dal fondo della scena vie-ne in primo piano. Nel caso di Venezia, Carlino tocca le questioni pi importanti del discorso po-litico di fine Settecento, e non lo fa con freddezza scientifica, ma attraverso la figura di un s giovane e illuso, appassionato agli ideali democratici.

    Il dibattito storiografico intorno alla caduta della Repubblica di San Marco viene raccontato da Nie-vo attraverso lo sguardo duplice di Carlino, grazie al rapporto dialettico che sinstaura tra il perso-naggio ingenuo e il narratore consapevole delle vicende narrate. Attraverso le esperienze di Carli-no, Nievo rende percepibile, ad esempio, la dimen-sione delle problematiche storiche reali, o ideali. Il rapporto personaggio-narratore si fa determi-nante, creando, cos, una visione completa della delusione post-Campoformio. Londa dingenuo entusiasmo del giovane Carlino viene ridimensio-nata dalla voce disillusa del vecchio narratore. Se

    da un lato, infatti, la fede negli ideali democratici e nella libert fa s che Carlino non comprenda ci che avviene e celebri la caduta della Repubblica come un trionfo, dallaltro il giudizio disincantato dellottuagenario mostra al lettore la realt dei fat-ti, compiangendo un sacrificio.

    Le analisi storiografiche, che analizzano gli eventi italiani negli anni dal 1789 al 1799, sottolineano come a una forte tensione ideale e rivoluzionaria non corrisponda una partecipazione popolare. Questa duplice realt resa dal Nievo immedia-tamente percepibile dal confronto delle due figure di Carlino.

    Uno dei tanti altri esempi da poter citare, tra gli episodi della vita di Carlino, la caduta della Repubblica partenopea. Tutta la criticit di una letteratura, precedente e seguente la scrittura di Nievo, riguardante gli eventi del fatidico 1799 na-poletano, viene sintetizzata in una sola scena nella narrazione di Carlino: la decapitazione di Ettore Carafa.

    Nievo fa s che le sorti del protagonista si leghino a questo personaggio per rendere fortemente dram-matica la scena finale del capitolo diciassettesimo. Carlino, infatti, viene arruolato come ufficiale nella legione del Carafa, con la quale attraversa il regno borbonico. Ettore Carafa lincarnazione della virt patriottica, un personaggio titanico e alfieriano. La morte di questo eroe drammatico in nome della virt pone un velo di falsit sulla liber-

    Sopra La battaglia di Novara del 1849, Ignoto, XIX secolo.

  • La Webzine di uno dei pi seguiti blog letterari

    www.sulromanzo.itLa Webzine di uno dei pi seguiti blog letterari

    www.sulromanzo.it

    Per la tua pubblicit scrivi a [email protected]

    Sul Romanzo n 4 Agosto 2013 33

    t italiana, e il racconto di Carlino mostra come i tempi di quegli eroi fossero immaturi alla rinascita del paese. Esattamente come per lepisodio vene-ziano, linsieme della figura personaggio-narratore crea una commistione di voci che chiariscono, e amplificano la percezione degli eventi storici.

    Se questo episodio del racconto di Nievo in-dubbiamente sintetico, rispetto a qualsiasi trat-tazione critica, la scena della decapitazione del Carafa amplifica, per, fortemente la ricezione del dramma repubblicano, poich lavora sulla perturbazione sentimentale. Tutta la scrittura di Nievo tende allemozione. La soggettivit della narrazione giustifica, infatti, la compartecipa-zione emotiva del narratore agli eventi narrati, e questa crea, a sua volta, la compassione del lettore alla vicenda. Ecco, dunque, che la Storia diventa memoria soggettiva, ma condivisibile e condivisa attraverso il ricordo, che non evento storico, ma passionale.

    La storia vive attraverso il ricordo del singolo e gra-zie alla sua trasposizione emotiva. Lo stesso Car-lino lo scrive diverse volte: Il tempo non tempo che per chi ha denari a frutto: esso per me non fu mai altro che memoria desiderio amore speranza. La partecipazione al processo culturale e politico, che Nievo e tanti altri cercano, viene cos perse-guita con la trasformazione di eventi storici in forti pulsioni3. Questo processo di trasformazione, che sottende il romanzo, emerge chiaramente in un altro luogo del racconto, quando Carlino ci parla del proprio sagrario dei ricordi: un insieme di minutaglie, ciocche di capelli e oggettini, legati a ricordi importanti. Il fatto si che quei simboli del passato sono nella memoria dun uomo, quello che i monumenti cittadini e nazionali nella memo-ria dei posteri. Ricordano, celebrano, ricompensa-

    no, infiammano: sono i sepolcri di Foscolo che ci rimenano col pensiero a favellare coi cari estinti: giacch ogni giorno passato un caro estinto per noi, unurna piena di fiori e di cenere. Un popo-lo che ha grandi monumenti onde inspirarsi non morr mai del tutto, e moribondo sorger a vita pi colma e vigorosa che mai.

    Ai Sepolcri di Foscolo, che ricordano la storia uni-taria di un popolo, vengono associati i simboli di una storia individuale. La duplicit tra la storia collettiva e la storia del singolo, tra la memoria in-tima e quella comune, viene da Nievo intrecciata attraverso un viaggio nella memoria recentissima della storia italiana, che mostra come lidentit di un popolo non si debba perseguire solo attraverso linsegnamento sublime dei grandi, ma soprattutto attraverso la passione pi vera e personale, quella cio dellitaliano comune.

    NOTE:

    1 Gyrgy Lukcs, Il romanzo storico, Einaudi, 1965.2 Giovanni Maffei, Nievo e la Dialettica: Gioberti

    in Nievo, in AA.VV. Ippolito Nievo tra letteratura e storia, Bulzoni, 2004.

    3 Carla Gaiba, Il tempo delle passioni. Saggio su Le confessioni dun italiano di Ippolito Nievo, Il Mulino, 2002.

  • 34 Sul Romanzo n 4 Agosto 2013

    Vincenzo Consolo e le forme della memoriadi Michela Matani

    La memoria il perno ideologico, tematico e linguistico-stilistico attorno a cui ruotano tut-te le opere di Vincenzo Consolo. Lurgenza del recupero memoriale la motivazione prima alla scrittura sempre civile dellautore di SantAgata di Militello; ne determina soggetti e temi, influen-do inevitabilmente sulle strutture narrative; in-scritta nelle forme della lingua e nella sofisticata elaborazione retorica e ritmica della sua prosa. Cos fin dal debutto sulle scene letterarie del-lo scrittore con un testo inizialmente trascurato o considerato in chiave genetica (come opera pri-ma contenente solo i germi di un percorso che si sarebbe sviluppato in seguito), in realt del tutto compiuto. Gli intenti e la pulsione alla scrittura vi sono gi manifesti.E dichiarano che c una ferita alle origini del per-corso letterario di Vincenzo Consolo. Di quelle profonde che segnano un destino. Probabilmente, lo scrittore siciliano lo sapeva. Come sapeva che April is the cruellest month, tanto da porre queste parole di Eliot a epigrafe del suo primo lavoro, La ferita dellaprile (1963). Forse, sapeva anche che in

    quella ferita, non rimarginabile, avrebbe dovuto a pi riprese immergersi per nutrirsene e reinventar-si. Il che, insieme alle ricerche approfondite che le sue opere presuppongono, aiuta a comprendere i lunghi tempi di gestazione dei suoi lavori. una ferita molteplice e complessa quella raccon-tata nel romanzo desordio; inferta dalla presa di coscienza dellorrore della guerra, del dominio in-contrastato dellipocrisia, dalla scoperta della per-versione e dalla delusione politica. Profondissima questultima per uno scrittore che, di l dallade-sione a unideologia storica, ha sviluppato un cri-ticismo etico (come ebbe a definirlo Di Legami1) di forte impronta militante. Se la speranza in un progresso costruttivo viene meno in modo definitivo, lunica strada che si apre alladulto lesilio dalla propria terra, dalla possi-bilit di partecipare al processo di emancipazione da un destino che conferma la sua astorica immu-tabilit. Ch se formalmente La ferita dellaprile si colloca nellambito del genere autobiografico, di formazione e storico (o storico-metaforico, se-condo una definizione proposta a pi riprese dal-

    Ritratto fotografico di Vincenzo Consolo.

  • Sul Romanzo n 4 Agosto 2013 35

    Letteratura

    lo stesso Consolo), nella sostanza racconta di un esilio che esclude ogni ritorno, pure sentito come irrinunciabile. Ed ecco allora la ferita riaprirsi, sublimarsi in arte e alimentare una volont di re-sistenza che non si vuole sconfitta e decide lago-nismo proprio della narrativa consoliana. Perch senza radici non vi identit, n privata n collet-tiva. Non vi , dunque, civilt. Alla cui costruzione lo scrittore non intende rinunciare. E perch, se non si torna alle radici, viene a mancare il motivo a ogni agire. Dove le radici non sono solo il pas-sato privato e storico; anzi sono in primo luogo il passato delle forme linguistiche, delle intonazioni, dei ritmi che a quel passato appartengono e che quel passato restituiscono. Le forme della scrittura allora, tese espressionisticamente, racconteranno e insieme saranno la memoria; urleranno la rivolta contro lazzeramento del passato e inciteranno a un risveglio coscienziale.Nel primo romanzo (gi espressione di una perso-nalit originale, nel panorama culturale che vede nascere la Neoavanguardia e imporsi un postmo-derno destrutturante e ludico), accade, dunque,

    La memoria, Ren Magritte, 1948. Collezione dello Stato belga.

  • 36 Sul Romanzo n 4 Agosto 2013

    che ladulto ripercorra a ritroso la sua vita fino a ricongiungersi con il s adolescente di cui rivive le vicende, ripronuncia la lingua, ritrova il mondo e le sue voci. Proprio lo scarto creato dalla distanza il motore della spinta al recupero, che condu-ce a riassaporare le parole perdute, dimenticate, espulse dalla memoria, cariche del desiderio, della nostalgia (oltre che dellironia, necessario antido-to alla disperazione) dellesiliato. Parole che sono ora, per ladulto lontano e colto, una riconquista personale, ma soprattutto letteraria: in un detta-to segnato dal plurilinguismo che caratterizzer tutta la produzione consoliana, il dialetto rivis-suto nella sua vitalit orale e gestuale, ma anche come segno carico di storia e civilt. Tanto pi che dialetto e italiano aulico e arcaico si intrecciano e sovrappongono fino a confondersi in unambigui-t preziosa e raffinata, quando la forma dialettale coincida con aulicismi e arcaismi della lingua na-zionale. E la dimensione orizzontale della scrittura si verticalizza. La parola un vortice che affonda le sue profonde e insondabili radici in un passa-to denso di stratificazioni e interscambi culturali per esplodere, sensuale e vertiginosa, sulla pagina scritta. E a tendere la prosa ulteriormente, ecco la plurivocit che, sulle orme di Gadda e della tra-dizione siciliana (in primis dellinaggirabile Verga), drammatizza il narrato (frequentissimi i discorsi indiretti e diretti liberi), esaltando la plasticit e la gestualit della parola e della voce che la pronun-ci. Lo spessore del tessuto linguistico e la vivacit del discorso narrativo sinnestano, inoltre, in una fitta trama ritmica che solo in parte riproduce il movimento sintattico-intonativo delloralit dialet-tale. Sono rime, assonanze e consonanze, allittera-zioni, versi canonici incastonati nel dettato prosa-stico, ripercussioni di cadenze generatrici di echi, calati in strutture sintattiche rigorosamente orga-

  • Sul Romanzo n 4 Agosto 2013 37

    nizzate e retoricamente elaboratissime. Memoria naturale e memoria culturale, di nuovo. Basti leggere lincipit: Dei primi anni che passai a viaggiare mi rimane la strada arrotolata come un nastro, che posso svolgere: rivedere i tornanti, i fossi, i tumuli di pietrisco incatramato, la croce di ferro passionista; sentire ancora il sole sulla co-scia, lodore di beccume, la ruota che saffloscia, la naftalina che vapora dai vestiti. La scuola me la ricordo appena. C invece la corriera []2.Lautore siciliano ha gi trov